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quasi 1.280 kmq, di certo non poteva bastare ad una popolazione 1.200.000 - 1.500.000 abitanti
la casa romana non poteva esser presa a modello dalle case di Pompei ed Ercolano dove prevaleva
la classica domus indipendente perchè a Roma prevalevano le insulae, insomma più palazzi che ville.
Pertanto l'abitazione degli antichi romani era di due tipi: la domus e l'insula.
La domus invece era una costruzione solida e tranquilla, poderosa e signorile, di pianta rettangolare,
solidamente costruita su un solo piano con mattoni o calcestruzzo costituita da mura quasi senza
finestre verso l'esterno ma totalmente aperta verso l'interno.
La casa si sviluppava in orizzontale ed era composta da molte stanze con funzioni diverse
Le domus più prestigiose erano più ampie ed erano composte di due parti principali: la prima
gravitava attorno all'atrio, la seconda attorno al peristylium, un grande giardino porticato su cui si
affacciano altre stanze.
Le case popolari, cioè le insule, avevano aperture soprattutto verso l'esterno, un po' come i palazzi di
oggi. Infatti le insule erano palazzi, a volte isolate, a volte costituivano una serie di edifici disposti a
quadrilatero, con un cortile centrale, porte, finestre e scale sia verso l'esterno sia verso l'interno.
Degli edifici romani abbiamo le prime notizie verso la metà dell'VIII sec. a.c., quando gli aristocratici
romani trasformano le loro capanne (casae) in domus.
Verso la metà del VI sec. a.c. si cominciano a costruire muri un poco più solidi, formati da un muretto
in ciottoli di tufo con sopra un elevato in argilla. Il tetto poi, all'uso etrusco, divenne un tetto in tegole e
coppi.
Alla fine del VII sec. a.c. le mura delle case furono interamente edificate in ciottoli squadrati di tufo e
le porte ebbero stipiti in tufo lavorato.
Verso la metà del VI sec. a.c. l'abitazione romana seguì del tutto il modello etrusco, cioè la casa che
si sviluppa attorno all'atrio
Tra la fine del III sec. a.c. e la metà del II sec. a.c. la casa romana si trasforma interamente sul
modello etrusco, ma senza un piano urbanistico. Poi Nerone ne fece sviluppare uno ma relativo solo
a una parte del Palatino.
Dal 110 - 120 d.c. si sviluppano sempre di più le insulae, in cui abitavano il proprietario e gli affittuari.
OSTIUM
Era la soglia d'ingresso che immetteva in un corridoio (vestibulum), che, a sua volta, conduceva alla
vera e propria entrata (fauces); da qui si passava al cortile interno, detto atrio, dotato di lucernario
(atrium). In epoca imperiale la domus si fornì anche di una seconda uscita di servizio detta posticum
posta normalmente sul lato della parete più ampia della casa, per permettere il passaggio della
servitù e dei rifornimenti senza ingombrare l'ingresso principale.
In quanto alla porta vera e propria essa era di legno massiccio e borchiato, fornito internamente di
poderosi catenacci. Spesso il legno era lavorato a cassettoni con rinforzi orizzontali e verticali, spesso
dotata di battenti di bronzo raffiguranti sfingi, teste di leone, di lupo, o si qualche divinità.
VESTIBULUM
Era un breve e stretto corridoio che dall'ostium portava alle fauces, l'entrata vera e propria della casa.
Il vestibolo non era molto illuminato eppure spesso aveva un soffitto a volta decorato con dipinti o
stucchi.
Dobbiamo sempre considerare l'illuminazione artificiale, con candele e torce, includendo pure delle
torce fissate ai muri per le serate eleganti, dove gli ospiti potevano ammirare ogni passaggio della
domus, apprezzando sia la finezza dei padroni di casa sia le loro possibilità economiche. Per questo
tutto ciò che poteva venire ornato lo era, trattandosi di affreschi o marmi in opera sectile o stucchi su
pareti e soffitti.
FAUCES
L'entrata principale si trovava generalmente su uno dei due lati più corti della casa. La porta era
costituita da un alto portone in legno a due battenti con grosse borchie in bronzo; al centro di ogni
battente non era raro trovare raffigurata la testa in bronzo, di un lupo o di un leone che stringeva in
bocca un grande anello da usare come batacchio.
Spesso poi per terra c'era un mosaico con la figura di un cane minaccioso con la scritta "Cave
canem", attenti al cane, un avviso ai questuanti ma soprattutto ai ladri.
ANDRON
Attraverso un corridoio chiamato andron, (da cui la parola androne, cioè ingresso), dall'atrio si
raggiungeva il peristylium, la parte piu' interna e spettacolare della casa. Era qui, nella parte
posteriore della casa, che si svolgeva di solito la vita privata della famiglia, tutta raccolta intorno ad un
giardino ben curato.
Anche l'androne veniva ornato nelle domus più signorili con dipinti, mezzecolonne, stucchi ecc., e
pure con tendaggi e talvolta panchine o scranni. Da lì si accedeva al peristlio e da questo prendeva
luce.
ATRIUM
L'atrio (atrium) era in epoca arcaica la stanza del focolare al centro della domus, dove i muri erano
anneriti dal fumo (ater) e attorno al quale si svolgeva la vita familiare. Questa usanza fu presto
abbandonata ma restò a simboleggiare il focolare una piccola piattaforma rialzata interna all'impluvio,
il cartibulum.
Il cartibulum era quel tavolinetto di pietra o di marmi vari che quasi sempre si rinvenne a Pompei,
Ercolano costituito da una lastra marmorea sorretta da due grosse lastre lavorate e poggiate sopra
strette basi.
Le due lastre erano scolpite a foggia di animali come grifoni, sfingi, leoni ecc. o se più semplici, con
motivi floreali.
}L'Atrio poteva essere:
- Displuviatum, di derivazione greca ed etrusca, con pendenza del tetto verso le pareti laterali che
faceva sgrondare l'acqua in docce ai quattro angoli.
- Testudinatum, privo dell'impluvio, utilizzato solo in ambienti piccoli e di scarsa importanza. In linea
con l'ingresso, nella parete opposta dell'atrium, si apriva il tablinium che affacciava a sua volta sul
peristylium.
LALARIUM
Posto nell'atrio era una rientranza fatta e decorata in varie fogge, o con soffitto arcuato o con un
tettuccio di mattoni o legno o pietra.
Ma una domus poteva avere anche più di un larario, sicuramente uno più grande ed altri minori, da
tenere nei cubicula o fuori della porta per non doversi recare necessariamente nell'atrio quando si
aveva la necessità di pregare.
ecco invece gli arnesi che si custodivano nel larario per il rito quotidiano:
- Acerra un cofanetto, di forma quadrangolare o cilindrica, dove si conservava l’incenso da usare nei
sacrifici
- Salinum vasetto del sale purificato.
- Gutus contenitore di latte o vino destinati ad uso sacro. Poteva essere in terracotta, in metallo, in
vetro o in pietra.
- Patera piattino delle offerte, tondo in genere ma qualche volta ovale. Veniva usato in tutte le
circostanze di riti religiosi.
- Incensus varie qualità di resine, o misture di resine ed incensi che venivano bruciate su carboncini..
- Turibulum bruciatore di incenso ed erbe. In genere in metallo su cui si poneva la sabbia, il
carboncino e sopra l'incenso.
- Lucerna una lucerna sacra usata esclusivamente per il rito del larario. La sua luce veniva accesa
all'inizio del rito e spenta al suo termine.
CAVEDIO
Così si denominò cavedio (cavaedio) lo spazio scoperto al centro della domus, che oggi si definirebbe
chiostrina. Poteva essere di vaie misure, perloppiù quadrato se l'atrio era quadrato o rettangolare
come l'altro.
La sua ampiezza dipendeva pure dalla locazione della villa, più grande se la domus era in zona più
meridionale o assolta e più ristretta al nord o in zone più fredde.
Esso era contornato al perimetro da un muro, sul quale si aprivano le porte di accesso alle varie
stanze. Queste prendevano pertanto da esso aria e luce, offrendo protezione dalla pioggia e dall'afa
estiva
COMPLIVIUM E IMPLUVIUM
In genere il compluvium aveva delle antefisse che ornavano gli spioventi interni del tetto che potevano
essere intravisti dall'atrio, di solito in terracotta semplice o decorata e colorata. Le antefisse potevano
avere teste di divinità, o teste di grifoni o semplicemente fregi floreali, eseguiti in terracotta colorata.
Trattavasi della vasca in pietra posta aldisotto del compluvium che serviva a raccogliere l'acqua
piovana. In genere era ornata di marmi, talvolta con colonne, statue o vasi sempre di pietra
TABLINIUM
Il Tablinium era una grande sala, aperta come un'esedra sull'atrium nella parete di fronte alla porta
d'ingresso.
Non era chiusa da una porta, ma separata dall'atrium con una tenda o con una parete mobile in
legno.
Il Tablinium era il luogo in cui il padrone di casa teneva i suoi rapporti con l'esterno: trattava i suoi
affari e riceveva i clientes.
In questa domus il tablinium è chiuso verso l'esterno, ma in molte case si apriva, con splendido effetto
scenografico, verso il peristilio: un giardino circondato da un portico e abbellito da statue, affreschi e
fontane.
Il mosaico sul pavimento è ricostruito sulla base delle parti che sono state effettivamente ritrovate.
PERISTYLIO
l peristylium consisteva in un giardino (Hortus) in cui crescevano con ordine ed armonia erbe e fiori
Era la zona più luminosa, e spesso una delle più sontuose. Nel peristilio non era raro trovare anche
una piscina, in genere stretta e lunga. Nel Peristylium affacciavano anche le camere da letto
padronali, generalmente a due piani, sostenuti da colonne: lo arricchivano numerose opere d'arte e
ornamenti marmorei.
CUBICULI
Le camere da letto si chiamavano cubicoli. Esse, come indica il nome, erano stanze piccole, il più
delle volte prive di finestre e si aprivano ai lati sinistro e destro dell'atrium. In genere i padroni
dormivano in letti divisi, talvolta in un'unica stanza, talvolta in due stanze separate. In ogni caso il letto
matrimoniale per i romani non esisteva.
L'arredamento dei cubicula erano i letti, i più diffusi erano dei lettini a una piazza (lectuli); vi erano poi
quelli a due piazze per gli sposi (lectus genialis). I letti potevano essere in bronzo, più spesso in legno
lavorato o in legni pregiati esotici che lucidati emanavano tanti colori come le piume di un pavone
(lecti pavonini).
CULINA
Si affacciavano sul peristylium anche la cucina (culina) che, vista la sontuosita' dei banchetti si
potrebbe pensare fosse una stanza grande come sullo stile di quelle medievali, invece era il locale
piu' piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, invaso
dal fumo che usciva da un buco sul soffitto vista l'assenza di fumaioli, con la presenza di un camino,
un piccolo forno per il pane e l'acqua.
BALNEUM
Si affacciavano sul peristylium anche la cucina (culina) che, vista la sontuosita' dei banchetti si
potrebbe pensare fosse una stanza grande come sullo stile di quelle medievali, invece era il locale
piu' piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, invaso
dal fumo che usciva da un buco sul soffitto vista l'assenza di fumaioli, con la presenza di un camino,
un piccolo forno per il pane e l'acqua.
TRICLINIUM
La sala da pranzo veniva chiamata triclinio perché conteneva tre letti a tre posti, su cui i romani si
sdraiavano durante i banchetti.
Si trovava nell'una o nell'altra parte della casa, spesso in entrambe. Pertanto si poteva avere più di un
triclinio, in genere i due lati si usavano a riguardo della stagione.
HORTUS
Nella parte posteriore della casa, al cui centro vi era il peristilio (peristylium), si svolgeva di solito la
vita privata della famiglia, tutta raccolta intorno ad un giardino ben curato (Hortus), che poteva anche
essere circondato da un portico a colonne (porticus) e ornato da statue, marmi e fontane, dove
affacciavano le camere da letto (i cubicola) padronali.
PISCINULA
l termine piscinula deriva da piscis, pesce, in quanto vasca atta a contenere i pesci, che divenne
tuttavia una delle bellezze dei peristilii.
Essa costituiva uno dei maggiori pregi del peristilio, perchè nella stagione calda contribuiva con le
piante a tenere l'aria più fresca.