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Molte volte le cause dei dissesti e del degrado dei monumenti sono di natura geotecnica: pendii instabili,
terreni di fondazione cedevoli, degrado delle caratteristiche meccaniche dei terreni, deterioramento dei
materiali costituenti la struttura di fondazione, terremoti, scavi di gallerie, abbassamento del livello di falda
e subsidenza. Il tipico sistema sottosuolo monumento è rappresentato nella figura 1:a ciascuna riga
corrisponde una differente tipologia di monumento (insediamenti rupestri, rovine storiche, castelli e palazzi,
chiese, torri, antichi centri abitati); a ciascuna colonna corrisponde una differente condizione geotecnica per
morfologia o per caratteristiche del sottosuolo. (da Cecconi et al., 1997)
La tecnica costruttiva delle fondazioni e in generale delle opere sotterranee è parte del patrimonio storico-
culturale di una civiltà, e come tale, le loro vestigia sono da considerare monumenti.
Tuttavia se durante la storia del monumento agenti naturali e antropici hanno alterato le condizioni di
stabilità generale del Sistema Sottosuolo-Monumento, possono essere necessari interventi di rinforzo e/o di
consolidamento delle fondazioni e del terreno. Nei limiti del possibile, tali interventi devono essere
progettati in modo da rispettare l’originario modo di funzionamento del sistema di fondazione e comunque
da non pregiudicare l’integrità di eventuali strutture archeologiche sottostanti. Il principio generale di
autenticità è tuttora raramente applicato alle fondazioni dei monumenti.
Non solo gli storici dell’architettura e i restauratori, ma gli stessi ingegneri geotecnici, spesso considerano le
fondazioni solo come la struttura d’appoggio del monumento, su cui è lecito intervenire senza scrupoli di
ordine storico – archeologico. I rilievi e le rappresentazioni grafiche degli edifici monumentali molto spesso
si limitano alla struttura in elevazione, come se le fondazioni e il volume di terreno significativo non fossero
parte integrante del sistema.
Per un accurato progetto di restauro conservativo di un monumento sono necessarie molte e diverse
competenze, storiche, architettoniche, strutturali, tecnologiche, etc... e molto spesso la competenza
geotecnica è essenziale. Se il restauro si estende alle fondazioni è necessario conoscere come furono
realizzate.
Le fondazioni esistono da quando esistono le costruzioni. Tuttavia per molti millenni, in pratica fino al XIX
secolo, l’arte di progettare e realizzare le fondazioni aveva unicamente carattere empirico e intuitivo. Ciò è
dovuto in parte al ritardo con cui si è sviluppata la meccanica del terreno rispetto alla meccanica dei solidi e
dei fluidi , in parte alla difficoltà tecnica di indagare sulla natura dei terreni di fondazione nel volume
significativo, e quindi spesso fino a profondità elevate, in parte alla mancanza dei moderni materiali da
costruzione, acciaio e cemento armato, e delle moderne tecnologie di scavo. Tuttavia, sebbene progettati in
modo empirico, alcuni accorgimenti costruttivi delle fondazioni dell’antichità sono molto efficaci e, in parte,
sono stati “riscoperti” e utilizzati nella moderna tecnica delle fondazioni.
Le colonne dei templi greci trasmettevano al terreno il loro carico concentrato attraverso solide travi di
fondazione. Ogni colonna era posta su lunghi blocchi di pietra levigata sovrapposti in due o tre strati, che
formavano la parte superiore di una fondazione di larghezza maggiore della colonna, in modo da
trasmettere al terreno una pressione uniforme e non elevata.
I blocchi erano connessi l’uno all’altro con grappe di ferro, per diffondere meglio il carico, ma sopratutto per
evitare l’allontanamento dei blocchi durante i terremoti. Le grappe in ferro erano alloggiate in cavità
leggermente più grandi di esse, e nell’intercapedine era versato piombo fuso, sia per proteggere il ferro
dalla ruggine, sia per evitare concentrazioni di tensione dovuti a errori di assemblaggio, a dilatazioni
termiche, a movimenti di assestamento e al moto sismico.
Il più importante sviluppo della tecnica delle fondazioni nell’antichità ebbe luogo in epoca Romana, con
l’introduzione del calcestruzzo pozzolanico (una miscela di detriti lapidei di cava, sabbia pozzolanica e calce)
e con la formalizzazione delle regole empiriche del buon costruire da parte di Vitruvio. Le fondazioni
continue erano realizzate utilizzando pareti di mattoni come cassaforma per il getto del calcestruzzo, e per
contrastare la spinta della massa fluida erano utilizzati tiranti di legno come collegamenti trasversali .
In epoca romanica le fondazioni erano di norma realizzate con grossi ciottoli sui lati e pietrisco o detriti nella
parte centrale, su cui veniva versata malta di calce o di calce e argilla.
In epoca gotica le fondazioni erano in genere meglio realizzate, con calce di buona qualità e blocchi di pietra
tagliati o, più tardi, in muratura di mattoni. Spesso gli strati esterni della fondazione erano di pietre
squadrate. Tre esempi di fondazioni di epoca gotica in Polonia.
Le fondazioni
dei muri che si affacciavano sui canali e
talvolta anche dei muri esterni degli edifici
più grandi erano costruite su un doppio
graticcio di assi di legno su pali in legno. Le
fondazioni delle murature interne erano
più semplicemente realizzate tramite un
allargamento della muratura, che veniva
appoggiata su uno strato di pietre o di assi
di legno.
Come già detto, la tecnica delle fondazioni rimase sostanzialmente invariata per molto tempo, e solo nel
XIX° secolo compì sostanziali progressi. Di seguito sono rappresentate le fondazioni di due edifici
“moderni”: il Monastero di Savina Maggiore in Erzegovina del XVIII secolo e del Palazzo del Reichstag di
Berlino del XIX secolo.