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Dispense del Corso di Trasporti Aerei del Prof. L. La Franca - A.A. 08/09 LA MECCANICA DEL VOLO
1. Nomenclatura
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Università degli Studi di Palermo - Dipartimento di Ingegneria dei Trasporti
Dispense del Corso di Trasporti Aerei del Prof. L. La Franca - A.A. 08/09 LA MECCANICA DEL VOLO
L’impennaggio. detto anche coda del velivolo. È l'insieme dei timoni di direzione e di
profondità, di cui si tratta nel prossimo capitolo.
La fusoliera. È la parte che, oltre a unire le parti precedenti, alloggia i sedili per i piloti e per i
passeggeri, e l'eventuale vano bagagli.
L'insieme della fusoliera, dell'impennaggio, dell’ala, e del carrello, è chiamato cellula.
I tre assi si incontrano sempre nel baricentro dell’aereo. Le varie combinazioni fra i tre movimenti
fondamentali sopra citati permettono all’aereo di evoluire nelle tre dimensioni dello spazio.
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alianti, o comunque per gli aerei molto lenti. Per gli aerei lenti si usano profili con asimmetria
pronunciata, che viene man mano ridotta via via che aumenta la velocità operativa, fino a impiegare
i profili simmetrici per gli aerei velocissimi.
La Figura 6 mostra le varie parti e i parametri di un’ala, di
seguito brevemente descritti.
Il dorso, o estradosso, è la superficie superiore dell’ala.
Il ventre, o intradosso, è la superficie inferiore dell’ala.
Il bordo d’attacco è la linea anteriore che separa il dorso
dal ventre.
Il bordo d’uscita è la linea posteriore che separa il dorso
dal ventre.
Figura 5: Vari tipi di profilo alare
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Figura 9: L’angolo di assetto (α), formato dalla corda alare e dalla linea dell’orizzonte, è
dato anche dalla somma dell’angolo di incidenza (i) e dell’angolo di rampa (β)
2. La reazione aerodinamica
Quando un corpo e un fluido, quale appunto l’aria, si muovono uno rispetto all’altro così d
generare un vento relativo, il corpo va soggetto a una forza Ra risultante di infinite forze infinitesime
agenti sulla sua superficie, forza che, come illustra la Figura 10, si immagina applicata nel baricentro
del corpo stesso.
L’intensità della forza Ra , che per i corpi in moti nell'aria si chiama reazione aerodinamica, è
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corpo esposta al moto (sezione maestra), e c f è un coefficiente di forma che tiene conto appunto
della forma del corpo, nonché della sua posizione rispetto alla direzione di deflusso del fluido.
Per meglio comprendere la funzione del coefficiente di forma, si osservi la Figura 10, e si noti
che il corpo in a), pur avendo la stessa sezione maestra del corpo in b), a causa della sua forma meno
penetrante va soggetto a una Ra maggiore di quella del corpo in b).
Il Coefficiente di forma è un numero che viene ricavato per calcolo una volta che si sia misurata
la Ra , noti ρ , V , e S .
I corpi di Figura 10 sono intatti simmetrici, e quindi la Ra che agisce su di essi è diretta in modo
da opporsi al moto. Basta invece dare al corpo una forma qualunque, purché asimmetrica, perché la
Ra ammetta anche una componente risvolta verso il basso, o verso l’alto, o lateralmente.
Figura 10: L’influenza della forma sulla reazione aerodinamica: a parità di ogni altra
condizione, il corpo in (b) va soggetto a una Ra minore di quella del corpo in (a), grazie
alla sua forma più penetrante
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Figura 13: Il profilo alare, con la sua curvatura, costringe l’aria a lambire il dorso con
maggiore velocità, e quindi a creare una diminuzione di pressione
La differenza di pressione totale che si viene a formare fra il ventre e il dorso, la cui distribuzione
lungo il profilo è illustrata in Figura 14 come somma della pressione ventrale e della pressione
dorsale, fa sì che la reazione aerodinamica così ottenuta ammetta una componente verticale, cioè una
portanza, sufficientemente grande da vincere il peso dell’aereo, a fronte di una componente
orizzontale opposta al moto, cioè una resistenza, relativamente piccola.
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La portanza totale è generata per circa i 2/3 dalla depressione dorsale, e per 1/3 dalla pressione
ventrale.
essere espresse matematicamente con la stessa relazione che esprime appunto la Ra . Si può quindi
scrivere che:
1 1
P= ρV 2 Sc p e R = ρV 2 Scr
2 2
dove ρ è la densità dell’aria, S è la superficie alare, V è la velocità del vento relativo, e c p e cr è
possono essere modificati variando l’angolo di incidenza o variando la geometria del profilo
mediante parti mobili.
Si comprende perciò quanto sia importante conoscere la relazione che lega i coefficienti di ogni
profilo agli angoli di incidenza che esso può via via assumere.
Tale relazione può essere ricavata solo sperimentalmente ponendo l’ala in una galleria del vento,
e misurando con due dinamometri le forze che fanno spostare l’ala verso l’alto (la portanza P), e
all’indietro (la resistenza R).
La Figura 15 mostra in modo schematico il procedimento di misurazione dei valori della portanza e
della resistenza. Una volta letti nei dinamometri i valori di P e di R, si ricavano i valori di c p e di
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P R
cp = e cr =
1 ρV S 2 1 ρV 2 S
2 2
Ripetendo l’operazione per vari angoli di incidenza, si ricavano i corrispondenti valori dei
coefficienti.
3. La portanza
La portanza è sempre perpendicolare alla direzione del moto e all'asse trasversale del
velivolo. Ponendo un’ala nella galleria del vento e adottando il procedimento descritto per misurare
i valori di c p al variare dell’angolo di incidenza, riportando poi i valori su un diagramma, si ottiene
3.1 Lo stallo
La causa del brusco calo di portanza è lo stallo, vale a dire la separazione del flusso
aerodinamico dal dorso dell’ala, provocato dall'eccessivo valore dell'angolo di incidenza. Il
valore di incidenza che consente di ottenere il valore massimo di c p è perciò detto incidenza di
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stallo, o incidenza critica. Per gli aeroplani più comuni, tale valore si aggira intorno ai l5°÷16°,
mentre è minore nel caso di ali molto allungate come quelle degli alianti, ed è maggiore nel caso di
ali a basso allungamento.
La Figura 17 permette di notare che anche durante il volo alla normale velocità di crociera, cioè
quando l’angolo di incidenza è ben lontano dal valore critico, dopo che l’aria ha seguito il profilo
alare per una buona porzione del dorso, a un certo punto, perciò detto di separazione, se ne distacca
e forma una scia vorticosa.
Figura 17: Andamento del flusso aerodinamico e della distribuzione delle pressioni
all’aumentare dell’angolo di incidenza e al sopravvenire dello stallo
essere correlati per poter mantenere un aereo in volo a quota costante. Perché ciò avvenga, il peso Q
del velivolo e la portanza P devono in ogni istante essere uguali e contrari:
1
Q=P= ρV 2 Sc p
2
Essendo i fattori 1 ρS invariabili, se durante il volo varia il valore di c p o quello di V, deve
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Come conseguenza di ciò, quando c p è massimo, cioè quando l’ala è all’incidenza critica, la
velocità è al suo valore minimo, valore che prende appunto il nome di velocità di stallo, o minima
di sostentamento.
È, questo, un valore della velocità di estrema importanza, appunto perché al di sotto di tale valore
il velivolo cessa di essere tale, e comincia a comportarsi come un qualunque grave che cade verso il
suolo.
Il valore della velocità di stallo Vs si ricava dalla relazione della portanza:
1
Q=P= ρV 2 Sc pmax
2
da cui
2Q 2P
Vs = =
ρSc pmax ρSc pmax
Questa relazione ci dice che il valore della velocità di stallo è direttamente proporzionale alla
radice quadrata dei peso del velivolo, e inversamente proporzionate alla radice quadrata della
densità dell’aria, della superficie alare, e del coefficiente di portanza massimo.
Ciò significa che la velocità di stallo quando aumenta il peso e diminuisce quando esso
diminuisce. Il costruttore dichiara sul manuale di volo qual è la velocità di stallo relativa al peso
massimo dell’aereo.
Per quanto riguarda la densità dell’aria, essendo la Vs2 inversamente proporzionale a ρ , man
Però, dato che i calori di Vs , indicati dall’anemometro sono influenzati dalla quota allo
stesso modo in cui è influenzata la Vs reale, la Vs indicata dallo strumento è sempre valida dal
come detto in precedenza, dipende dall’angolo di incidenza e dalla geometria del profilo, non
potendosi in alcun motto aumentare l’incidenza oltre il suo valore critico senza incorrere nello
stallo, si può aumentare il c p max solo mediante dispositivi detti ipersostentatori, che sono appunto in
4 La resistenza
La resistenza totale che un’ala incontra, sempre direttamente opposta al moto, è data dalla
somma di tre diversi tipi di resistenza:
o la resistenza d'attrito;
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o la resistenza di forma;
o la resistenza indotta.
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La resistenza di forma è praticamente causata dalla scia che si genera a valle dell’ala dopo il suo
passaggio: quanto maggiore e turbolenta è la scia, tanto maggiore è la resistenza.
L'insieme della resistenza d’attrito e della resistenza di forma danno luogo alla resistenza di
profilo, cioè la resistenza il cui valore è direttamente proporzionale al quadrato della velocità
(vedere la Figura 19).
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volta con lo scopo di ottenere i valori di cr , si può tracciare un diagramma come quello di Figura
21, che illustra appunto l’andamento di cr in funzione dell’incidenza. Si può notare che il valore
di cr , per piccolo che sia, è comunque sempre maggiore di zero, non potendosi mai annullare
valore di incidenza negativa vicino allo zero (il cr minimo cade in corrispondenza di incidenza
zero nel caso dei profili simmetrici).
5. La turbolenza di scia
La turbolenza di scia è nota fin dagli inizi dell’aviazione: basta seguire da vicino un altro
aereo, o anche semplicemente attraversare la propria traiettoria eseguendo una virata di 360°, per
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Figura 23: La turbolenza provocata dai vortici alari di un che si muove in favor di vento se ne allontana a
grosso velivolo, può rappresentare un grave pericolo per un
velivolo leggero che li attraversi (a). Una volta lasciata velocità maggiore. Qualora, invece, il vento al
l’ala, i vortici scendono sotto la traiettoria dell’aereo e si
stabilizzano a una quota di circa 1000 ft più in basso a una traverso abbia una notevole velocità, entrambi i
distanza reciproca di circa due aperture alari, dopo aver
raggiunto un diametro pari a circa un’apertura alare (b) vortici vengono spinti verso il lato sottovento della
pista. Della traslazione dei vortici al suolo, specialmente in presenza di vento, devono tener conto
i piloti che operano su piste vicine a quella su cui sta operando o ha da poco operato un aereo
pesante.
6. La polare dell’ala
Prima di illustrare l’importanza e l’impiego della polare dell’ala, è bene definire la grandezza
conosciuta come efficienza dell’ala. L’efficienza E è il rapporto tra la portanza e la resistenza che l’ala
incontra volando con quel determinato angolo di incidenza:
1 ρV 2 Sc c
P
E= = 2
p
= p
R 1 ρV Scr cr
2
2
Essa rappresenta il rendimento dell’ala quando la stessa sviluppa quei determinati valori di c p e
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Osservando però i due diagrammi della Figura 16 e della Figura 21, che danno i valori di c p e cr
in funzione dell’incidenza, si nota che per ottenere grandi valori di portanza sono richiesti angoli di
incidenza elevati, ma che nel contempo i grandi angoli di incidenza generano anche grande resistenza.
Sorge perciò la necessità di ero ari il miglior compromesso fra i valori di portanza e di resistenza in
funzione dell’incidenza.
A tale scopo, fondendo fra loro i due diagrammi sopra citati, si ottiene un terzo diagramma, di
importanza fondamentale per lo studio delle caratteristiche aerodinamiche di un’ala, che si chiama
diagramma polare dell’ala.
Come illustra la Figura 25, la polare dell’ala è una curva ottenuta portando in ordinate i valori dei
c p , in ascisse i valori dei cr , e sulla curva stessa i corrispondenti valori dell’incidenza.
Perciò, ogni punto della polare dell’ala permette di
sapere:
¾ qual è l’incidenza di volo;
¾ quali sono, per quell’incidenza, i valori di c p e di cr , e
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Nei velivoli “acrobatici” si utilizzano profili configurabili, per particolari manovre, con grandi
valori di cp negativo, in grado da sviluppare una portanza negativa in grado di superare il peso del
velivolo e consentire il “volo rovescio”.
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