BIANCHIN FRANCESCO
CORSO “OPERATORE PASTICCIERE / PANIFICATORE”
INDICE ANALITICO:
1. STORIA DELLA PANIFICAZIONE.
2. PREPARAZIONE DELL’IMPASTO.
2.1 METODI.
2.2 REGOLE PER LA PREPARAZIONE DEL PANE.
2.3 CALCOLO DELLE TEMPERATURE DEI LIQUIDI.
2.4 CALCOLO DELLE TEMPERATURE DEI LIQUIDI PER LA
BIGA.
2.5 CALCOLO DELLE TEMPERATURE DEI LIQUIDI PER LA
POOLISH.
3. FARINA.
3.1 METODOLOGIE PER LA PRODUZIONE.
3.2 DESCRIZIONE DELLE TIPOLOGIE DI FARINE.
4. LIEVITI.
4.1 CENNI STORICI SUL LIEVITO.
4.2 PASTA MADRE.
4.2.1 DESCRIZIONE DELLA PASTA MADRE.
4.3 LIEVITO DI BIRRA.
4.3.1 DESCRIZIONE DEL LIEVITO DI BIRRA.
5. SALE.
6. ACQUA.
7. MALTO.
7.1 DESCRIZIONE DEL MALTO.
8. INGREDIENTI SUPPLEMENTARI.
8.1 TIPOLOGIE DI INGREDIENTI SUPPLEMENTARI.
1. STORIA DELLA PANIFICAZIONE
Iniziò tutto grazie ad un chicco di grano che un nostro antenato trovò, annusò e schiacciò tra i denti per
assaggiarlo. Mille anni dopo in Egitto a seguito di un’inondazione del Nilo vennero sommerse le scorte di farina.
Grazie alle favorevoli condizioni ambientali e alle colture batteriche naturali che erano presenti nell’ambiente
stesso dettero luogo ad una reazione chimica: la “fermentazione”. Per salvare le scorte di farina bagnata provarono
a rimescolarla con dell’altra asciutta e in questo modo vennero a conoscenza della lievitazione tramite lievito
madre. Con l’introduzione del forno con camera di combustione separata da quella di cottura si ebbe la
rivoluzione in termini di cottura.
Gli Ebrei non avendo a disposizione il lievito crearono un pane privo di lievitazione, il pane azzimo.
I Romani adottarono i procedimenti di panificazione degli Egizi e sembrerebbe che siano stati i primi a utilizzare
un mezzo meccanico per impastare gli ingredienti.
In Grecia si preferiva aggiungere al lievito madre del succo d’uva per renderlo ancora più prelibato. In realtà si
racconta che già nel III secolo a.C. i Greci fossero divenuti maestri nella panificazione, con la produzione di 70
tipi di pane.
I semi, per la produzione della farina, venivano dapprima separati dalle spighe mietute e successivamente tostati e
frantumati grazie all’ausilio di due pietre.
La farina bianca, a causa dei molteplici processi di lavorazione, aveva un alto valore commerciale e solo i
benestanti potevano permettersela. Più era bianca e maggiore era il suo pregio, assumendo il ruolo di simbolo del
rango sociale e della ricchezza di un persona.
I primi mulini furono il mezzo per la macinazione dei chicchi destinati a formare la farina.
Con l’invenzione del motore a vapore si iniziarono ad inventare metodi e macchinari sempre diversi, per la
produzione di farine di vario tipo e in larga scala.
Soprattutto nel XIX secolo ci furono invenzioni rivoluzionarie. Furono introdotti i rulli d’acciaio che
frantumavano e polverizzavano i semi, migliorandone così la raffinazione, e il sistema delle molle che separava
meglio la crusca e il germe (ovvero la parte ricca di grasso). Nelle industrie moderne , il grano subisce numerosi
trattamenti. I semi vengono puliti , finemente macinati, polverizzati e setacciati per separarli dalla crusca e rendere
la farina più fine. Il germe viene asportato per permettere una più lunga conservazione della farina. Esso verrà
usato successivamente o trasformato in olio.
2. PREPARAZIONE DELL’IMPASTO
2.1 METODI
Esistono tre principali metodi di panificazione:
• Metodo diretto: si impastano tutti gli ingredienti in un’unica fase. Si ottengono prodotti in tempi ridotti e
abbastanza morbidi. I tempi di conservazione sono relativamente bassi e il sapore acidulo è poco
accentuato.
• Metodo semidiretto: si impastano tutti gli ingredienti in un’unica fase ma con l’aggiunta di pasta da
riporto (cioè un pezzo dell’impasto avanzato il giorno precedente e lasciato fermentare).
• Metodo indiretto. Vi sono due fasi: la prima consiste nel preparare un pre-impasto cioè la biga, poolish o
pasta madre; nella seconda si aggiungono ai pre-impasti il restante degli ingredienti.
Pre-impasti (per quanto concerne la pasta madre si può trovare al capitolo 4.2) :
• BIGA:
100% Farina forte + 44% Acqua + 1% Lievito compresso
Pre-impasto asciutto ottenuto con farina, acqua e lievito con un successivo tempo di fermentazione tra le
16 e le 48 ore. Per creare una biga bisogna avere una farina forte con grado W superiore a 300. Con il
crescere della temperatura la percentuale di lievito viene ridotta dall’1% allo 0,7-0,8% del peso della
farina, mentre l’acqua può essere aumentata fino al 50% in inverno o diminuita fino al 40% in estate. Con
temperature calde si può inserire il sale (0,5%) nella biga rallentando la fermentazione.
La temperatura finale della biga deve essere intorno ai 21 °C.
I tempi con impastatrice a spirale sono di circa 3-4 minuti in 1^ velocità, con braccia tuffanti sono di circa
4-5 minuti e con impastatrice a forcella sono di circa 6-7 minuti.
Le bighe corte, 16-20 ore, hanno bisogno di 18°C di temperatura per la fermentazione (16°C in estate e 20
°C in inverno).
Le bighe lunghe, 48 ore, necessitano di una temperatura di 4°C per la fermentazione e di una temperatura
di 18°C nelle ultime 48 ore.
• POOLISH:
per fermentazione di 2 ore,
Pre-impasto liquido ottenuto da farina, acqua e lievito compresso. La quantità di lievito varia in base al
tempo di fermentazione:
• 1-2 ore → 2,5 – 3 %
• 4-5 ore → 1,5 %
• 7-8 ore → 0,5 %
• 10-12 ore → 0,2 %
• 15-18 ore → 0,1 %
La temperatura finale del poolish è di 25 °C, mentre quella ambiente deve essere intorno ai 20-22°C.
3. FARINA
Il frumento fa parte della famiglia delle Graminacee e il suo frutto detto cariosside permette,
tramite trasformazione, la produzione della farina di grano duro o grano tenero. Quest’ultima viene
suddivisa in base al grado di macinatura in integrale – 2 – 1 – 0 – 00, mentre in semola e semolino per il
grano duro.
Dopo la brillatura del chicco si otterranno tre parti principali:
• Crusca, ricopre l’endosperma e composta principalmente da fibre non solubili. Rappresenta il 14,5%
del chicco ed è ricca di fibre, proteine, vitamine e minerali. Ha la capacità di assorbire l’acqua tre
volte in più del suo peso;
• Endosperma, o mandorla/albume farinoso, contiene la maggior parte dell’amido presente nel chicco
(circa il 70-72%). L’endosperma rappresenta l’83% del chicco;
• Germe, o embrione della pianta, è il germe della vita che può dare origine ad un’altra pianta.
Rappresenta il 2,5% del chicco, ma è la parte che contiene più elementi nutritivi. E’ ricco di grassi
(10% circa) e di conseguenza molto deperibile nel breve periodo.
Appartiene alla famiglia delle Poaceace e si adatta bene a tutti i climi e a moltissimi terreni. Introdotto in
Europa prese il nome di granoturco per la sua provenienza esotica. La farina viene ottenuta macinando il
granoturco e privandolo dei germi con i quali si fa un tipo di olio alimentare. I chicchi possono avere
varie colorazioni in base alla varietà.
Il seme di mais è composta da tre parti:
• Pericarpo o involucro.
• Endosperma, costituente il 90% dell’amido.
• Embrione, dove vi si trova il germe ed è ricco di elementi nutritivi.
Il mais dentato è destinato all’alimentazione del bestiame e i semi di colore bianco, giallo o rosso, sono
duri, farinosi e scarsamente zuccherini. Il mais dolce è destinato al consumo umano e i semi di colore
giallo o bianco sono teneri, lattiginosi o zuccherini. Se non conservato al fresco, il calore trasforma lo
zucchero in amido. Viene utilizzato per produrre:
• Fecola di mais o amido modificato (si ottiene estraendo l’amido dall’endosperma. Ha proprietà
addensanti e gelatificanti).
• Semola di mais (si ottiene riducendo i chicchi di mais essiccati in granuli più o meno fini.
Proviene dai semi privati del germe per avere un irrancidimento più lento. Conferisce una
consistenza più croccante agli alimenti).
• Farina di mais (prodotto dalla macinazione del chicco di mais essiccato, dove il germe viene
spesso eliminato per avere dei tempi di conservazione più lunghi. Contiene poco glutine e deve
essere abbinato ad un amido).
• Germe di mais (è l’embrione da quale si svilupperà una nuova pianta. Il germe è ricco di
elementi nutritivi ed è formato in gran parte da grassi cha fanno irrancidire prima il prodotto).
• Olio di mais (di colore ambra o oro scuro).
• Fiocchi di mais (sono pronti al consumo).
Farina di segale:
Appartiene alla famiglia delle Poaceae. Viene macinata grossolanamente ed è ricca di tutti i suoi elementi
nutritivi. Il suo glutine è molto meno elastico di quello del grano e trattiene meno l’umidità. L’impasto ha
una bassa lievitazione, presentandosi più denso e compatto. L’utilizzo della farina di segale integrale
comporta come risultato un pane di colore scuro, quasi nero. Questa colorazione è dovuta all’elevata
quantità di zuccheri contenuti in questo tipo di farina a differenza di quella di frumento, ma anche
all’attività amilasica. E’ utilizzata per la preparazione del pane pumpernickel (di provenienza tedesca, dal
gusto acido e di consistenza pesante), alle crepe, ai biscotti, ai muffin e a pasticcini.
Le farine di segale sono di due tipi:
• Farina di segale scura
• Farina di segale chiara
Farina di avena:
Appartiene alla famiglia delle Graminacee. Cresce su terreni poveri dove la coltura del cereale non è
praticabile. E’ simile al miglio. L’avena deve essere liberata della sabbia, dai ramoscelli e da altre
impurità. I chicchi vengono seccati e tostati. Una volta raffreddati quelli grossi vengono separati dai più
piccoli. I più grossi sono destinati al consumo umano, mentre il restante è usato per il bestiame. I chicchi
vengono brillati e macinati per ottenere grani uniformi dai quali si ottengono i fiocchi d’avena. Si
conserva la crusca e il germe perché non viene effettuata la raffinazione. La farina d’avena è priva di
glutine e non può lievitare, infatti deve essere unita alla farina di grano per fare il pane. Dopo la brillatura
mantiene praticamente tutti i valori nutritivi, perché la crusca e il germe aderiscono alla mandorla. In
compenso possiede un antiossidante naturale che permette di resistere all’irrancidimento. Ha un buon
vantaggio dal punto di vista di fibre solubili che permettono di ridurre il tasso di colesterolo.
Appartiene alla famiglia delle Graminacee. Il riso è il cereale più consumato al mondo dopo il grano. Il
riso si suddivide in 2 gruppi:
• Sativa: o riso bianco, originario dell’Asia.
• Glaberima: o riso rosso, coltivato in Africa.
Inoltre si suddivide in chicco a grano corto (o tondo), medio e lungo. Il riso selvatico (nero) proviene da
una differente specie. Riso a grano corto (o tondo), è ricco di amido. Riso grano medio è più corto ma più
raffinato del riso a grano lungo, rimane consistente e leggero ma si incolla raffreddando. Riso a grano
lungo è leggero e non colloso e si sgrana facilmente. Se troppo cotto o mescolato diventa colloso. La
guaina dura (la pula) del chicco di riso non è commestibile perciò deve essere brillato.
4. LIEVITI
6 ACQUA
GOCCE DI
CIOCCOLATO: Formate in maggior parte da burro di cacao vanno inserite praticamente a fine lavorazione,
evitando che il calore dovuta alla lavorazione dell’impasto sciolga le gocce così intaccando il
colore finale dell’impasto.
UVETTA: Deriva dall’uva sultanina dopo la fase di essicazione. Va inserita praticamente a fine lavorazione,
evitando che il calore e l’eccessiva lavorazione faccia fuoriuscire l’olio dall’uvetta che
intaccherebbe il colore finale dell’impasto.
FICHI
SECCHI: Sono il frutto (sicono) raccolto in piena maturazione e fatto essiccare al sole. Vanno inseriti
praticamente a fine lavorazione perché non rilascino colore nella fase d’impasto.
UOVA: L’uovo è da considerarsi un liquido essendo molto viscoso e quindi può essere utilizzato in una
ricetta in sostituzione di un altro liquido. Normalmente si utilizza il tuorlo dell’uovo e con gli
albumi si possono ricavare delle meringhe. Va inserito dopo i liquidi e prima dei grassi.
LATTE: E’ un liquido che viene aggiunto all’impasto conferendogli un gusto dolciastro. La presenza di
grassi riduce il periodo di conservazione ma in compenso il pane appena sfornato è
particolarmente morbido. Va inserito al posto o dopo l’acqua.
BURRO: Simile al latte contiene più grassi ed è più denso. Prima del suo utilizzo va ammorbidito o portato
allo stato di crema per poter essere ben amalgamato nell’impasto. Non deve assolutamente essere
inserito sciolto, altrimenti si avrà difficoltà con l’assorbimento durante la lavorazione. Va
aggiunto dopo il liquido ma prima dello zucchero e del sale.
SITOGRAFIA:
Soluzioni proposte dallo stagista Osservazione degli impasti con relativo richiamo al datore di lavoro in
caso di qualche particolarità favorevole o meno dell’impasto, con
successiva discussione del caso.
Proposte e suggerimenti del tutor Il primo approccio fu osservativo per un apprendimento visivo di ogni
fase di esecuzione nel complessivo della preparazione di tutte le
tipologie di pane e relativi prodotto da forno.
Spiegazione sull’utilizzo e il funzionamento dei macchinari per la
riuscita del prodotto e per la messa in sicurezza dell’operatore.
Nei periodi di clima certo si effettuava una valutazione del cambio
delle impostazioni delle centraline per la temperatura dell’acqua,
della cella di lievitazione, del forno e delle percentuali di vapore da
utilizzare.
Soluzioni proposte dallo stagista Osservazione degli impasti con relativo richiamo al datore di lavoro in
caso di qualche particolarità favorevole o meno dell’impasto, con
successiva discussione del caso.
Proposte e suggerimenti del tutor Il primo approccio fu osservativo, su indicazione del datore di lavoro,
per un apprendimento visivo di ogni fase di esecuzione nel
complessivo della preparazione di tutte le tipologie di pane e relativi
prodotto da forno.
Spiegazione sull’utilizzo e il funzionamento dei macchinari per la
riuscita del prodotto e per la messa in sicurezza dell’operatore.
Nei periodi di clima incerto si effettuava una valutazione del cambio
delle impostazioni delle centraline per la temperatura di acqua, della
cella di lievitazione, del forno e delle percentuali di vapore da
utilizzare.