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20 novembre 2009
2
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
Indice
3
4 INDICE
5 Funzioni di trasferimento 83
5.1 Determinazione e caratteristiche della funzione di trasferimento 84
5.2 Transitori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
5.2.1 Risposta allo scalino di un sistema del secondo ordine 86
5.2.2 Risposta al gradino di sistemi del primo ordine . . . . 89
5.2.3 Esempi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
5.3 Risposta di regime - analisi in frequenza . . . . . . . . . . . . 92
5.3.1 Diagrammi asintotici di Bode . . . . . . . . . . . . . . 99
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Capitolo 1
Modelli di sistemi
meccanici
5
6 CAPITOLO 1. MODELLI DI SISTEMI MECCANICI
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CAPITOLO 1. MODELLI DI SISTEMI MECCANICI 7
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8 CAPITOLO 1. MODELLI DI SISTEMI MECCANICI
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CAPITOLO 1. MODELLI DI SISTEMI MECCANICI 9
1.3 Conclusioni
Lo studio del problema dinamico prevede quindi la definizione di un modello
che possa adeguatamente descrivere il comportamento del sistema in studio.
La definizione del modello comprende anche la determinazione dei parametri
che lo descrivono (geometrici, di massa, strutturali, forze motrici e resistenti,
ecc.).
Successivamente si dovra scrivere lequazione di moto (piu equazioni per
sistemi a piu gradi di liberta) le cui caratteristiche potranno dare indicazioni
sul comportamento dinamico del sistema. Lequazione differenziale risultan-
te potra essere integrata in forma chiusa o numericamente per analizzare i
transitori.
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10 CAPITOLO 1. MODELLI DI SISTEMI MECCANICI
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Capitolo 2
11
12 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 13
1. Rotazione ruota.
La rotazione della ruota coincide con la coordinata libera, per cui il
vettore velocita di rotazione sara un vettore perpendicolare ed entrante
nel piano del foglio con modulo ;
2. Baricentro.
La posizione del baricentro puo essere espressa dalla coordinata x nel
sistema di riferimento di figura, ovvero in notazione vettoriale x = x~i
dove ~i e il versore dellasse assunto come riferimento, parallelo al piano
stradale. Il legame fra la posizione x del baricentro e la coordinata
libera e x = R a partire da unarbitraria origine. Il vettore velocita si
ottiene derivando rispetto al tempo il vettore posizione. In questo caso
la derivazione e semplice in quanto il verso del vettore non varia in
funzione della coordinata libera, rimane, per ogni posizione raggiunta,
parallelo al piano stradale. Il vettore velocita sara allora diretto come
~i di modulo x = R. Analogamente il modulo dellaccelerazione saraa
x = R.
E ora possibile applicare il bilancio di potenze espresso dalla 2.4 per i due
punti individuati nellesempio:
da cui
Cm (t)
(t) = . (2.6)
mG R 2
Lequazione di moto trovata fissa il legame fra laccelerazione del mo-
tociclo e la coppia applicata alla ruota. Lintegrazione di questa equazione
differenziale a coefficiente costanti del secondo ordine ci permette di risalire
alla legge oraria che descrive il movimento del veicolo.
R
(t) = (0) + (t)dt
R (2.7)
(t) = (0) + (t)dt
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14 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
S i
v i = (2.9)
t
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 15
dS i dS i d
vi = = = i . (2.10)
dt d dt
Il vettore i descrive il legame fra lo spostamento infinitesimo di un punto
per una variazione infinitesima d della coordinata libera, dipende da ,
che fissa la configurazione geometrica raggiunta, non dipende dal tempo,
e quindi descrive una caratteristica geometrica del punto Pi . Viene indi-
cato come velocita geometrica o rapporto di trasmissione generalizzato; e
descritto dai due parametri tipici dei vettori, modulo e anomalia, che sono
funzione della sola coordinata libera , per cui i = i ().
La velocita di un punto di un corpo del sistema e rappresentata dal
prodotto della velocita geometrica del punto per la velocita della coordinata
libera
v i = i . (2.11)
La velocita geometrica i e allora un vettore tangente alla traiettoria come
lo e il vettore velocita v i
i = | i |~t . (2.12)
Puo essere facilmente determinata dallanalisi cinematica, come la velocita
del punto calcolata per velocita unitaria = 1 della coordinata libera.
2.1.1 Esempio
In riferimento alla figura 2.4, rappresentante una parte della sospensione di
figura 2.2 viene illustrato il calcolo di del baricentro della ruota. Per il
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16 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 17
d i d ~ d| i | ~ d~t
i = = | i |t = t + | i | . (2.16)
d d d d
La derivata del versore tangente alla traiettoria rispetto alla coordinata
libera puo essere determinata ricorrendo alla relazione di Frenet. Facendo
riferimento alla figura 2.5, si considera unapprossimazione del secondo or-
dine della traiettoria nel punto Pi . Per una variazione infinitesima d della
0
coordinata libera il punto Pi raggiunge la posizione Pi con uno spostamento
dS. A tale spostamento corrisponde lo spostamento angolare d misurato
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18 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
|dS| | |d
|d~t| = |~t|d = 1 = (2.17)
ai = i 2 + i (2.20)
d| i | ~ | i |2
ai = i 2 + i = t+ ~n 2 + | i |~t , (2.21)
d
per cui laccelerazione e determinabile in funzione delle derivate di ordine 0,
1 e 2 della coordinata libera; infatti e necessario calcolare la velocita geome-
trica () e laccelerazione geometrica (), per poi applicare la relazione
2.20.
2.2.1 Esempio
Il calcolo dellaccelerazione geometrica del baricentro della ruota di figura
2.6, rappresentante una parte della sospensione di figura 2.1, puo essere
condotto in due modi.
Il primo prevede di derivare rispetto alla coordinata libera lespressione
della velocita geometrica , espressa dalla relazione 2.13. Si ottiene
h i
= d = a ~i sin( + /2) + ~j cos( + /2)
d h i
= a ~i cos() ~j sin() .
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 19
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20 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
N
X
F i i mi i i 2 mi i2 = 0 . (2.23)
i=1
2.3.1 Esempi
Equazione di moto per una sospensione
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 21
Fc 1 + Fe 3
=
m22
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22 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 23
dove ~t1 e il versore tangente alla traiettoria seguita dal punto, quindi
ruotato di + /2 rispetto alla direzione orizzontale assunta come
riferimento. Laccelerazione geometrica 1 e normale alla traiettoria
(il modulo di e costante) e ha modulo pari ad a.
1 = a~n1 .
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24 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 25
tk y(tk )
t0 y0 condizioni iniziali
t1 y1 = y0 + hf (t0 , y0 )
t2 y2 = y1 + hf (t1 , y1 )
t3 y3 = y2 + hf (t2 , y2 )
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26 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
tk Y (tk )
t0 Y0
0 0
t1 Y 1 = Y 0 + hY 0 = +h
0 f (t0 , 0 , 0 )
1 1
t2 Y 2 = Y 1 + hY 1 = +h
1 f (t1 , 1 , 1 )
Y k+1 = Y k + Y k h , (2.40)
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 27
Cm () Fr R Cm () Kr (R)2 R
= = . (2.41)
mR2 mR2
La coppia motrice Cm applicata e funzione della velocita della coordinata
libera, ha andamento parabolico come illustrato in figura. I parametri del
modello sono: Cm0 = 70 Nm, 0 = 100 rad/s, R = 0.2 m, m = 90 kg,
2
Kr = 0.7 N/(m/s) . Le condizioni iniziali sono: (0) = 0 e (0) = 0.
Il programma di integrazione e costituito da una funzione principale
dinmoto.m riportata in figura 2.11. Nella prima parte vengono fissate le
condizioni iniziali ed il passo di integrazione, nella seconda viene eseguita
lintegrazione vera e propria tramite un ciclo for, mentre nellultima parte
vengono visualizzati i risultati.
La parte di integrazione utilizza il metodo di Eulero per lintegrazione
della velocita e dellaccelerazione, basandosi sullaccelerazione espressa dalla
2.41 valutata al passo di integrazione corrente, il cui valore numerico viene
determinato con la funzione acc.m riportata in figura 2.12. Questa funzione
determina il valore dellaccelerazione in funzione della derivata di ordine 0
e 1 della coordinata libera; il valore dellaccelerazione dipende inoltre dal
raggio R della ruota motrice.
La determinazione dellaccelerazione si basa su altre due funzioni, ripor-
tate in figura 2.13, che consentono il calcolo della forza resistente e della
coppia motrice in funzione della velocita .
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28 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
function dinmoto
clear all
close all
%raggio della ruota
R = 0.2;
%%
t=0;
%tempo di integrazione
tend = 10;
%intervallo di integrazione
h=0.01;
%contatore cicli
cc=1;
%condizioni iniziali
%velocita e posizione nulla
alpha = 0;
dalpha = 0;
for t=0:h:tend
ddalpha=accbar(R,alpha, dalpha);
%integrazione velocita
alpha = alpha + dalpha*h;
%integrazione accelerazione
dalpha = dalpha + ddalpha*h;
%
%salvo risultati nella matrice
ris(cc,:) = [t,alpha,dalpha,CoppiaMotrice(dalpha)];
%
t=t+h; %incremento la variabile di integrazione
cc = cc+1; %incremento il contatore dei cicli
end
return
return;
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 29
function Fr=ForzaResistente(dx)
%calcola la forza resistente in funzione della velocita di avanzamento
%parametri: velocita di avanzamento
Kr = 0.7;
Fr = Kr*dx.^2;
return
function Cm=CoppiaMotrice(dalpha)
%calcola la coppia motrice in funzione della velocita di rotazione della
%ruota
Cm0 = 70;
w0 = 100;
Cm = Cm0*(1 - (dalpha/w0).^2);
return
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30 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
in cui compare la somma delle energie cinetiche dei corpi che costituisco-
no il sistema e la somma di tutte le energie potenziali associate alle forze
applicate al sistema. Nel calcolo dellenergia cinetica si e fatto riferimento
alla massa generalizzata dei corpi, senza distinguere fra traslazioni di punti
di massa e rotazioni di corpi con momento dinerzia diverso da zero. Nella
2.43 si e inoltre esplicitata la dipendenza dellenergia cinetica e potenziale
dalla derivata di ordine 0 e 1 della coordinata libera, senza introdurre delle
variabili fisiche di comodo per la descrizione del movimento dei punti di
massa o di applicazione delle forze esterne.
Il primo membro della 2.42 fa allora riferimento al lavoro virtuale delle
forze dinerzia e dei campi di forza che ammettono potenziale, mentre il
secondo membro Q fa riferimento al lavoro delle forze applicate al sistema
che non rientrano nel primo membro dellequazione.
Il termine Q prende il nome di componente lagrangiana della sollecita-
zione attiva P
F k pk
Q = k (2.44)
ed e determinabile come la somma dei lavori virtuali delle forze esterne
per una spostamento virtuale della coordinata libera diviso lo stesso
spostamento virtuale della coordinata libera. Ricordando quanto esposto
nel paragrafo 2.1, e ricordando che il lavoro virtuale e quello compatibile
con i vincoli e che gli spostamenti virtuali possono essere presi piccoli a
piacere, la 2.44 puo essere espressa in termini di k = dsk /d
X
Q = Fk k (2.45)
k
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CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL 31
2.5.1 Esempio
Facendo riferimento al manovellismo riportato in figura 2.8 ed allo sviluppo
dellesercizio proposto nel paragrafo 2.3.1 viene determinata lequazione di
moto con lequazione di Lagrange. Lenergia cinetica del manovellismo sara
1 1 1
T = m1 (b)2 + JG 2 + m2 x2 ,
2 2 2
la dipendenza della velocita x del corsoio e gia stata determinata nel para-
grafo 2.3.1 " #
r2 sin(2)
x = r sin + p = 2 ()
l2 r2 sin2
per cui risulta
1 1 1
T = m1 (b)2 + JG 2 + m2 22 2 .
2 2 2
Il meccanismo giace nel piano orizzontale, nellespressione della lagran-
giana non compare quindi lenergia potenziale della forza peso, L = T .
Le derivate della lagrangiana che compaiono al primo membro della 2.42
risultano allora
T = m1 b2 + JG + m2 22
d d2
T = m1 b2 + JG + m2 (22 + 22 )
dt dt
d d2 d 2
T = m1 b2 + JG + m2 (22 + 22 )
dt d dt
d
T = m1 b2 + JG + m2 (22 2 2 + 22 )
dt
d2 2
T = m2 2 = m2 2 2 2
d
Il primo membro dellequazione di Lagrange risulta allora
m1 b2 + JG + m2 (2 2 2 + 22 )
La componente lagrangiana della sollecitazione attiva Q e
Q = Fr 2 + Cm
e quindi lequazione di lagrange porta allequazione differenziale
(m1 b2 + JG + m2 22 ) + m2 2 2 2 = Fr 2 + Cm
riconducibile con semplici passaggi alla 2.27
Fr 2 + Cm m2 2 2 2
=
m1 b2 + JG + m2 22
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32 CAPITOLO 2. EQUAZIONE DI MOTO PER SISTEMI AD UN GDL
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Capitolo 3
Comportamento dinamico
in un intorno della
posizione di equilibrio
x = r(1 cos )
s = arccos(1 xs /r) .
33
CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
34 DI EQUILIBRIO
Bilancio di potenze
La posizione di equilibrio e individuata dal valore 0 della coordinata libera,
e determinabile dal principio dei lavori virtuali, che puo essere espresso nella
forma X
Fi i = 0 ,
dove la sommatoria e estesa a tutte le forze generalizzate applicate al siste-
ma. Viene indicato con ~i il versore dellasse x assunto come misura della
posizione del corsoio e con ~k il versore dellasse perpendicolare ed uscente
dal piano del foglio. Quindi la coppia applicata alla manovella sara espressa
dalla relazione C0 = C0~k, mentre la forza elastica applicata al corsoio sara
F e = Fe (~i) in cui Fe = k(x xs ) = kr(cos s cos ).
I rapporti di trasmissione dei punti di applicazione delle forze esterne
risultano rispettivamente 3 = 1 ~k per la coppia applicata alla manovella,
e 2 () = dx/d~i = r sin ~i per la forza elastica applicata al corsoio. La
posizione 0 di equilibrio e allora determinabile della relazione
C0 3 + F e 2 = C0 kr2 (cos s cos 0 ) sin 0 = 0 .
Lequazione di moto che descrive il comportamento dinamico in un
intorno della posizione di equilibrio e
m + k = 0
in cui X
m = i20 mi
e !
X dF i
k = i0 + F i0 i0 .
d =0
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 35
m = m1 12 + m2 22 (0 ) + JG ,
da cui
k = kr sin 0 r sin 0 + kr(cos s cos 0 )r cos 0
k = kr2 (sin2 0 + cos s cos 0 cos2 0 ) .
In questultima relazione i termini cos s cos 0 cos2 0 rappresentano
leffetto dellintensita della forza elastica nella posizione di equilibrio, quindi
in questo caso la rigidezza equivalente dipende anche dal valore delle for-
ze che determinano la posizione di equilibrio. Infatti si osserva che se la
posizione di equilibrio coincidesse con la posizione di molla scarica (ovvero
0 = s e quindi C0 = 0), rimarrebbe solamente leffetto della variazione
2 2
del modulo della forza esterna dF 2
d =0 20 = kr sin 0 , essendo nullo il
valore della forza elastica nella posizione di equilibrio. La coppia C0 appli-
cata alla manovella non compare nellespressione della rigidezza equivalente
in quanto il rapporto di trasmissione che lega la rotazione della manovella
alla coordinata libera e costante (unitario).
Equazione di Lagrange
Le espressioni di m e k possono essere ottenute seguendo anche lapproc-
cio di Lagrange. Si dovranno scrivere le espressioni dellenergia cinetica
associata alle masse in movimento e quelle dellenergia potenziale associata
alle forze elastiche. Nel caso in cui le espressioni ottenute non siano rispet-
tivamente delle forme quadratiche in per lenergia potenziale ed in per
lenergia cinetica, lapplicazione dellequazione di Lagrange 2.42 porterebbe
ad unequazione di moto in generale non lineare con coefficienti non costanti.
Lanalisi del comportamento dinamico in un intorno della posizione di
equilibrio statico, puo essere efficacemente condotta operando sullequazione
di moto linearizzata, in modo da ottenere unequazione differenziale ordi-
naria a coefficienti costanti del secondo ordine. La forma linearizzata del-
lequazione di moto puo essere ottenuta sviluppando in serie di Taylor le
espressioni dellenergia cinetica e potenziale in un intorno della posizione di
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
36 DI EQUILIBRIO
1 1
V = k(x xs )2 = kr2 (cos s cos )2 ,
2 2
lenergia cinetica e
1 1 1 1
T = (JG + md2 )2 + m2 x2 = (JG + md2 )2 + m2 (r sin )2 ,
2 2 2 2
mentre la componente lagrangiana della sollecitazione attiva e
Q = C0 .
V
= Q
da cui risulta
kr2 (cos s cos 0 ) sin 0 = C0 ,
come precedentemente gia ottenuto.
Lespressione dellenergia cinetica T e potenziale V trovate non sono
rispettivamente una forma quadratica in e in . Si procede allora al loro
sviluppo in serie di Taylor in un intorno della posizione di equilibrio; per
lenergia cinetica si considerera la funzione approssimante
1
T () = T (0 ) + O0 = (JG + md2 + m2 r2 sin2 0 )2
2
che risulta una forma quadratica in . Per lenergia potenziale si considerera
la funzione approssimante
V 1 2 V
V () = V (0 ) + ( ) + ( 0 )2 + O2
=0 2 2 =0
0
quadratica in .
Considerando L = T V ed applicando la 2.42 otteniamo
d d
L= T = (JG + md2 + m2 r2 sin2 0 ) = m
dt dt
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 37
m + k = 0
in cui
k = kr2 sin2 0 + (cos s cos 0 ) cos 0
come precedentemente determinato.
3.1.2 Pendolo
Il pendolo presentato in figura 3.2 e posto nel piano verticale, e si assume
come coordinata libera la rotazione del pendolo misurata a partire dalla
direzione verticale. La molla di costante elastica k sia scarica per una
rotazione = s del pendolo.
La posizione di equilibrio puo essere determinata imponendo lequilibrio
alla rotazione attorno alla cerniera o. La forza elastica Fe dovuta allallun-
gamento della molla risulta Fe = kl = kR( s ). Il momento dovuto
al richiamo elastico della molla risulta M1 () = kR( s )R in senso an-
tiorario, mentre quello dovuto alla forza peso e M2 () = mgl sin in senso
orario. Nella condizione di equilibrio i momenti citati si devono bilanciare
M1 () = M2 () da cui, risolvendo in si ricava la posizione di equilibrio
0 . Risulta
kR( s )R = mgl sin
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
38 DI EQUILIBRIO
Bilancio di potenze
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 39
Si osservi che il sistema e stabile se k > 0, ovvero se kR2 > mgl cos ; fa-
cendo riferimento alla figura 3.3, questa circostanza si verifica allora quando
la curva M1 () interseca la curva M2 () con una pendenza maggiore. Infat-
ti kR2 rappresenta la pendenza della curva M1 , mentre il termine mgl cos
rappresenta la pendenza della curva M2 . In particolare quando s = 0,
ovvero quando nella posizione di molla scarica il pendolo e allineato alla
direzione verticale, le curve citate hanno due punti di intersezione, A e B.
Nella posizione di equilibrio A risultera k < 0 ed e percio di equilibrio
instabile; in B risulta invece k > 0 e la posizione di equilibrio e allora
stabile.
Metodo energetico
Per applicare il metodo energetico si devono determinare le espressioni
dellenergia cinetica e dellenergia potenziale associate al sistema.
Lespressione dellenergia cinetica risulta
1
T = m(l)2 .
2
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
40 DI EQUILIBRIO
m + k = 0 (3.1)
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 41
contributo delle forze applicate, ma che porta sempre alla stessa equazione
di moto 3.1. Facendo riferimento alla figura 3.4, lequazione di moto che de-
scrive il comportamento dinamico in un intorno della posizione di equilibrio
e
m x + k x = 0 (3.2)
coincidente con la 3.1, sostituendo x a .
m 2 + k = 0 , (3.6)
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
42 DI EQUILIBRIO
avendo considerato
p k > 0 ed essendo m > 0.
Il termine k /m e una caratteristica del sistema in studio, e funzione
dei coefficienti dellequazione di moto, viene indicata con 0 e prende allora
il nome di pulsazione propria del sistema.
1,2 = i0 (3.8)
2 0
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 43
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
44 DI EQUILIBRIO
Nel caso in cui sia diversa da zero la sola velocita iniziale xt0 , risulta
= /2, e landamento di x(t) e riportato in figura 3.7. In questo caso
nelle condizioni di equilibrio viene imposta alla massa una velocita iniziale
xt0 , allora essa inizia ad oscillare attorno alla posizione di equilibrio con
unampiezza pari a xt0 /0 e con una frequenza fn .
cosa accade alla forza totale ???
La soluzione x(t) puo essere espressa anche in unaltra forma, infatti,
ricordando la formula di addizione degli angoli per il coseno, dalla 3.12 si
ottiene
x(t) = C cos cos(0 t) C sin sin(0 t) (3.15)
x(t) = A cos 0 t + B sin 0 t (3.16)
e quindi
B C sin B
= tan = , (3.17)
A C cos A
per cui dalla 3.13 risulta
B xt /0
= 0 . (3.18)
A xt0
In definitiva si ottiene allora
xt0
x(t) = xt0 cos 0 t + sin 0 t . (3.19)
0
Questa relazione poteva ovviamente essere ottenuta dalla 3.16 imponendo
le condizioni iniziali espresse dalla 3.3.
La soluzione x(t) puo allora essere espressa in tre forme equivalenti:
(3.23)
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 45
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
46 DI EQUILIBRIO
2 m + r + k = 0 . (3.30)
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 47
x(t)
xt0 = 1, xt0 = 0
xt0 = 1, xt0 = 20
xt0 = 1, xt0 = 80
2 + 2h0 + 02 = 0 (3.31)
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
48 DI EQUILIBRIO
x(t)
xt0 = 1, xt0 = 0
xt0 = 1, xt0 = 20
xt0 = 1, xt0 = 80
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 49
h < 1 soluzioni complesse coniugate 1,2 = 0 h i 1 h2 :
Indicando con p
1 = 0 1 h2 (3.38)
la soluzione dellequazione di moto risulta
x(t) = z1 e(h0 +i1 )t + z2 e(h0 i1 )t = eh0 t z1 ei1 t + z2 ei1 t
(3.39)
Ricordando lo sviluppo della 3.9 la soluzione dellequazione di moto
puo essere espressa nelle forme
eh0 t
t
mentre la seconda rappresenta un moto armonico A cos 1 t+B sin 1 t,
quindi di periodo T1 = 2/1
A cos 1 t + B sin 1 t
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
50 DI EQUILIBRIO
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 51
x(t)
xa0
xa1
xa2
x a3
t
Fe = kl ,
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
52 DI EQUILIBRIO
n
25
20
15
10
0 h
0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0.1
Figura 3.13: Numero n di periodi dopo i quali lampiezza di oscillazione si
dimezza, in funzione dellindice di smorzamento h
3.1 indica le rigidezze di alcuni elementi meccanici valutata per piccoli spo-
stamenti lineari o torsionali in un intorno della posizione indicata. Tale
valore di rigidezza puo essere efficacemente utilizzato per tutti quei modelli
nei quali la massa dellelemento elastico e molto piu piccola rispetto alla
massa ad esso collegata. Se questa condizione non e verificata, nello studio
delle vibrazioni si dovra tenere conto anche della massa distribuita lungo
lelemento elastico. Nella tabella si e indicato con I il momento dinerzia
della sezione rispetto allasse neutro, mentre con Jp il momento polare della
sezione. La tabella 3.2 indica le espressioni di I e JP per alcune semplici
sezioni.
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 53
3.3.1 Esempi
Pendolo torsionale
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
54 DI EQUILIBRIO
Verricello
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 55
EA Ed2 /4
k2 = = [ N/m] .
l2 l2
Queste due rigidezze sono fra loro poste in serie, per cui sono equivalenti ad
una rigidezza
k1 k2
kl = .
k1 + k2
Lequazione di moto in un intorno della posizione di equilibrio e allora
M x + kl x = 0
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
56 DI EQUILIBRIO
EA
l
Gd4
64nR3
3EI
l3
3EIl
a2 b2
GJp
l
12EI
l3
24EI
l3
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
DI EQUILIBRIO 57
d4 d4
Ix = 64 , Jp = 32
bh3
Ix = 12
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CAPITOLO 3. COMPORTAMENTO DINAMICO IN UN INTORNO DELLA POSIZIONE
58 DI EQUILIBRIO
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
Capitolo 4
Sistemi ad un grado di
liberta forzato
Nel caso in cui siano applicate delle forze variabili nel tempo, come pre-
sentato in figura 4.1, il sistema e detto forzato. Questa e una situazione
abituale in una grande classe di dispositivi meccanici. Si pensi ad esempio
alle forze applicate al telaio di un veicolo dal motore, alle forze esercita-
te da masse eccentriche rotanti, ecc. Leffetto introdotto dalla forza F (t)
sul moto del sistema, e quindi sulla deformazione delle parti elastiche, ri-
sultera essere funzione sia dellintesita della forza sia del sua variabilita in
funzione del tempo. Si cerchera di introdurre una metodologia sistematica
per lapproccio a questo tipo di problemi, ed in particolare faremo sempre
riferimento a sistemi lineari o linearizzati in un intorno della posizione di
equilibrio. Come visto nel capitolo 3, lequazione di moto per questo tipo di
sistemi e descritta da unequazione differenziale ordinaria del II ordine.
Per generalita si prendera in considerazione una forzante di tipo sinu-
soidale, come mostrato in figura 4.1, con espressione generale F0 sin t,
in cui F0 e lampiezza della forza generalizzata applicata, con andamento
sinusoidale di periodo T = 2/.
I risultati che otterremo si potranno estendere a tutti i tipi di forzanti, in
quanto esse possono essere espresse come somma di funzioni sinusoidali per
mezzo della serie di Fourier. Facendo riferimento a sistemi lineari la risposta
complessiva risultera allora la somma delle risposte dovute ai singoli termini
dello sviluppo in serie di Fourier.
Si cerchera di mettere in evidenza il rapporto fra la variazione st che
subirebbe la coordinata libera se venisse applicata una forza costante di
modulo F0 , e lampiezza di oscillazione in un intorno della posizione di
equilibrio dovuta allapplicazione della forzante F (t) = F0 sin t.
59
60 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
m +r + k = F0 sin t (4.2)
mx+rx + kx = 0 (4.4)
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 61
3
xo (t)
2 xp (t)
xg (t)
0 t
-2
-3
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62 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
mD2 = mx
rD = r x
F0
kD = kx
mD2 sin(t+)+rD sin( +t+)+kD sin(t+) = F0 sin t (4.9)
2
La relazione 4.9 esprime lequilibrio dinamico del sistema 4.1 come chiu-
sura vettoriale delle forze che partecipano allequilibrio. Il poligono di forze
risultante ruota con velcocita (termine che compare in tutti gli addendi
della 4.9), mentre la configurazione del poligono dipende da D (ampiezza
di oscillazione dellintegrale particolare) e dallo sfasamento della risposta
xp (t) rispetto alla forzante F (t).
La figura 4.3 presenta lequilibrio dinamico del sistema forzato. Si os-
serva che prese positive le rotazioni antiorarie, langolo risulta negativo,
quindi loscillazione xp (t) e ritardata dellangolo rispetto alla forzante. La
forza elastica e parallela allo spostamento, quindi di modulo kD; la forza
dissipativa di ampiezza rD e sempre ortogonale alla forza elastica, mentre
la forza dinerzia di modulo mD2 ha verso opposto rispetto alla risposta.
La chiusura vettoriale indicata, essendo note le direzioni relative dei
vettori, permette la determinazione dellampiezza D della risposta di regime
e dello sfasamento . Dalla chiusura vettoriale si determina
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 63
|Cd |
100
10
0.1
/0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
64 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 65
0
/0
-20
h
-40
-60
-80
-100
-120
-140
-160
-180
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
a << 1
La forzante F0 e equilibrata prevalentemente dalla forza elastica. In-
fatti 0 e la risposta xp (t) e poco sfasata rispetto alla forzante;
a1
La forzante F0 e equilibrata dalla forza dissipativa. In questo caso
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
66 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
mx
r x
mx
r x
F0
F0
kx kx r x
mx
kx
F0
a >> 1
La forzante F0 e equilibrata dalla forza dinerzia. In questo caso
180 , la derivata seconda xp (t) della risposta e poco sfasata rispetto
alla forzante.
|Cd |
1.4 a b c
1.2
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0
/0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5
Figura 4.9: Valori di a per i quali si sono valutati gli equilibri dinamici di
figura 4.8, per h = 0.4
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 67
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68 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
D sin(t + ) con
F0 1 me2 1
D= p = p (4.17)
k (1 a2 )2 + (2ah)2 k (1 a2 )2 + (2ah)2
da cui moltiplicando numeratore e denominatore per M si ottiene
me 2 1
D= a p (4.18)
M (1 a )2 + (2ah)2
2
e
DM a2
=p . (4.19)
me (1 a2 )2 + (2ah)2
Lo sfasamento della risposta rispetto alla forzante conserva invece lespres-
sione gia trovata
2ah
= arctan . (4.20)
(1 a2 )
Lampiezza delloscillazione D della macchina rotante rapportata a me/M
e indicata in figura 4.12; risulta nulla per a = 0, cresce, mantenendosi limita-
ta grazie lo smorzamento, fino al raggiungimento della zona di risonanza,per
poi decrescere avvicinandosi asintoticamente al valore unitario.
Per a >> 1 il movimento verticale del telaio della macchina rotante e
sfasato di rispetto al movimento verticale della massa sbilanciata, ed ha
unampiezza D tale per cui il baricentro della macchina rotante, dovuto al
contributo della massa M1 e m, ha una posizione costante.
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 69
M D/me
100
10
h
0.1
0.01
/0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
MD
Figura 4.12: me , per h = 0.01, 0.05, 0.1, 0.25, 0.5
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70 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
in cui
r
tan =
tan = 2ah . (4.24)
k
Lequazione di moto 4.22 diventa allora
p
mx+rx + kx = Y0 k 2 + (r)2 sin(t + ) (4.25)
del tutto analoga a quella vista per i sistemi forzati, in cui ora la forzante ha
uno sfasamento al tempo t = 0. Il moto imposto al vincolo si traduce allora
in una forzante di modulo F0 dipendente dallampiezza dello spostamento
impresso e da k, r e di pulsazione coincidente con quella del movimento
del vincolo.
La risposta di regime e allora facilmente determinabile con le relazioni
gia viste, risulta
x(t) = D sin(t + + ) , (4.26)
analoga alla 4.5 a cui si e aggiunto lo sfasamento iniziale della forzante.
Lampiezza di oscillazione D risulta
p
F0 1 Y0 k 2 + (r)2 1
D= p = p
k 2 2
(1 a ) + (2ah) 2 k (1 a )2 + (2ah)2
2
(4.27)
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 71
TR
100
10
h
0.1
0.01
/0
0 1 2 3 4 5
e quindi p
1 + (2ah)2
D = Y0 p = Y0 TR . (4.28)
(1 a2 )2 + (2ah)2
Questa equazione mette in relazione lampiezza Y0 dello spostamento im-
presso al vincolo con lampiezza D delloscillazione della massa, il rapporto
D/Y0 fra le due ampiezze, e detto trasmittibilita e viene indicata con TR .
La figura 4.15 mostra landamento della trasmissibilita in funzione del rap-
porto a = /0 e dellindice di smorzamento h. La trasmissibilita risulta
unitaria per a = 0, si amplifica nella zona di risonanza, per poi decrescere e
tendere asintoticamente
a 0 per a . La trasmissibilita
risulta unitaria
per a = 2, risulta sempre minore di 1 per a > 2, indipendentemente
dallindice di smorzamento h.
Lo sfasamento della risposta x(t) rispetto allo spostamento del vincolo
imposto risulta = + , ed e tale per cui
tan tan
tan() = tan( + ) = , (4.29)
1 + tan tan
da cui ricordando che tan = 2ah/(1 a2 ) si ottiene
2a3 h
tan() = tan( + ) = (4.30)
1 a2 + (2ah)2
un cui il segno indica che la risposta e in ritardo rispetto allo spostamento
imposto al vincolo. La figura 4.16 mostra landamento dello sfasamento della
risposta in funzione della pulsazione dello spostamento del vincolo imposto
e dellindice di smorzamento.
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
72 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
0
/0
-20
h
-40
-60
-80
-100
-120
-140
-160
-180
0 1 2 3 4 5
Figura 4.16: Fase della risposta per spostamento del vincolo imposto, per
h = 0.01, 0.05, 0.1, 0.25, 0.5
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 73
per cui risulta la somma delle componenti lungo lasse delle ordinate della
forza elastica, di modulo kD e fase t + , e della forza dissipativa, di
modulo rD e fase t + + /2, come rappresentato in figura 4.17. La
stessa figura mostra che la forza trasmessa
e la proiezione lungo lasse delle
ordinate della forza Ft di modulo D k 2 + 2 r2 e fase t + + , in cui
e tale per cui tan = r/k = 2ah.
Ricordando la 4.11 il modulo della forza trasmessa a terra e allora,
p F0 1 p
Ft = D k 2 + 2 r2 = p k 2 + 2 r 2 (4.33)
k (1 a2 )2 + (2ah)2
p
1 + (2ah)2
Ft = F0 p . (4.34)
(1 a2 )2 + (2ah)2
Questultima relazione mostra che il modulo della forza trasmessa a terra
dipende dal modulo F0 della forzante e dalla trasmissibilita gia introdotta
nel paragrafo 4.3. Il rapporto Ft /F0 fra il modulo della forza trasmessa
ed il modulo della forzante e allora la trasmissibilita, per cui e possibile
trasmettere a terra una forza minore della forzante solo se la trasmissibilita
e < 1. Landamento della trasmissibilita e riportato in figura 4.15, per cui
si trasmette verso terra una forza minore della forzante di pulsazione solo
se la pulsazione propria 0 del sistema e tale per cui
a= > 2. (4.35)
0
La figura 4.18 mostra con linea tratteggiata la forza trasmessa a terra per
le tre zone di funzionamento: statico, di risonanza e sismografico. Il modulo
della forza trasmessa diminuisce in modo marcato per valori di a > 1, in
accordo allandamento della trasmissibilita rappresentato nella figura 4.15.
Da questanalisi risulta allora che il problema di limitare le forze scari-
cate a terra da un sistema forzato coincide con il problema di limitare le
oscillazioni di un sistema forzato per spostamento del vincolo imposto.
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74 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
mx
mx
r x
r x
F0 F0
r x
kx kx mx
kx
F0
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 75
TR + 1 g 1
f2 = . (4.38)
TR (2)2 st
La figura 4.20 riporta il legame fra st e f per alcuni valori della trasmis-
sibilita. Tutti i punti al di sopra di una retta fissata da una determinato
valore della trasmissibila, individuano un valore di frequenza e di deforma-
ta statica che portano a trasmissibilita inferiori a quella che fissa la retta
stessa.
4.6 Esempi
Esercizio 1:
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
76 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
f [ Hz]
100
TR = 0.8
TR = 0.5
TR = 0.2
TR = 0.1
TR = 0.02
10
1
st [ mm]
1 10 100 1000
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 77
Esercizio 2:
Un delicato sistema di misura viene installato nei laboratori di una sede produttiva.
Le macchine operatrici qui presenti generano delle vibrazioni del piano dofficina di
ampiezza massima 1 mm e con frequenze nellintervallo 2025 Hz. Considerando il
solo moto verticale dello strumento si richiede di determinare gli isolatori necessari
allo strumento in modo che le sue oscillazioni non superino i 50 m. Il peso dello
strumento e 1200 N.
La trasmissibilita richiesta e TR = 50/1000 = 0.05 che, se verificata per la frequen-
za piu bassa dellintervallo indicato, e verificata anche per le frequenze maggiori.
Considerando allora la frequenza f = 20 Hz, la deformata statica richiesta agli
isolatori e
TR + 1 g 1
st = = 13 mm .
TR (2)2 f 2
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78 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
k = 1200/0.013 =
A tele deformata statica corrisponde una rigidezza complessiva p
92 kN/m, ed una frequenza propria dello strumento pari a 0 = g/st = 27.4 rad/s =
4.26 Hz.
Esercizio 3:
lequazione di moto;
lampiezza di oscillazione della cassa del veicolo nelle condizioni di regime;
la velocita di avanzamento del veicolo per la quale si raggiungono le condi-
zioni di risonanza
per quale velocita lampiezza di oscillazione di regime e minore di 20 mm
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 79
Esercizio 4:
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
80 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
y0 [ m]
1e-005
1e-006
1e-007
1e-008
/0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
Esercizio 5:
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CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO 81
verificare nelle condizioni di regime il tiro della fune che sostiene la massa
m.
Lunica forza esterna che concorre alla definizione della rigidezza equivalente e
parte della forza applicata in A dipendente dalla coordinata libera (kR).
Infatti il precarico della molla nelle condizioni di equilibrio e la forza peso non
compaiono in quanto sono applicate in punti che hanno rapporto di trasmissione
costante rispetto alla coordinata libera, mentre la forza applicata in A che rappre-
senta leffetto dovuto allo spostamento del vincolo (F a1 = ky0 sin t) e nulla nelle
condizioni di equilibrio statico e non dipende dalla coordinata libera. La rigidezza
equivalente risulta allora
!
X dF i
k = i + F i (kR)R = kR2 .
d= ===00 0 i0
Leffetto dello spostamento del vincolo imposto viene introdotto tenendo conto
del lavoro virtuale prodotto per un incremento della coordinata libera rapportato
allincremento della coordinata libera stessa che, come visto, e rappresentato dal
prodotto scalare fra la forza ed il rapporto di trasmissione del punto di applicazione
F a1 A = ky0 sin(t)R .
Lequazione di moto risulta allora
(J + mr2 ) + (kR2 ) = kRy0 sin(t) .
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
82 CAPITOLO 4. SISTEMI AD UN GRADO DI LIBERTA FORZATO
Per la verifica del tiro T della fune che sorregge la massa m, si devono conside-
rare tutte le forze applicate alla massa. Dalla figura, lequilibrio alla traslazione
verticale della massa otteniamo
T + rm = mg T = m(g r) 0 .
Il minimo valore del tiro della fune si verifica in corrispondenza del valore massimo
dellaccelerazione max , che per la risposta di regime e max = D2 = 54 rad/s2 .
Il valore massimo dellaccelerazione della massa imposto dalla risposta di regime
e amax = max r = 5.4 m/s2 < g, per cui Tmin = m(g amax ) = 8.8 N, la fune
risulta sempre tesa.
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Capitolo 5
Funzioni di trasferimento
Questo legame fra forzante (ingresso) e risposta (uscita) del sistema puo
essere efficacemente rappresentata per mezzo dello schema a blocchi di figura
5.1, nel quale il blocco G rappresenta il sistema lineare, la cui dinamica e
descritta da unequazione differenziale ordinaria a coefficienti costanti.
83
84 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
X(s) 1
G(s) = = . (5.3)
F (s) ms2 + rs + k
N (s)
G(s) = (5.4)
D(s)
in cui N (s) e D(s) sono dei polinomi nella variabile complessa s primi fra
loro.
Le radici del polinomio al numeratore N (s) sono detti zeri della funzione
di trasferimento, mentre le radici del polinomio al denominatore sono detti
poli della funzione di trasferimento. Se i coefficienti dellequazione differen-
ziale di partenza sono reali, anche gli zeri ed i poli sono reali oppure, se
complessi, compaiono in coppie complesse coniugate.
Per la funzione di trasferimento 5.3, il calcolo dei poli porta alla soluzione
del polinomio in s
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 85
Figura 5.2: Posizione dei poli complessi coniugati per un sistema oscillante
posizione nel piano e tale per cui il coseno dellangolo indicato e cos =
h0 /0 = h e quindi coincide con lindice di smorzamento. Allaumentare
di lindice di smorzamento diminuisce, per = /2 i poli sono immaginari
coniugati e giacciono sullasse immaginario (h = 0). In questo caso la
risposta libera del sistema e oscillatoria non smorzata. Al diminuire di
lindice di smorzamento cresce, per cui il sistema sara in condizioni di
smorzamento critico per = 0. In tale condizione i poli sono coincidenti
e giacciono sullasse reale e la risposta libera del sistema e esponenziale
decrescente senza oscillazioni. Per valori di indice di smorzamento maggiore,
i poli saranno reali e distinti, appartenenti allasse reale.
Risulta conveniente in alcune circostanze assegnare alla funzione di tra-
sferimento una forma che metta in evidenza gli zeri ed i poli, ovvero rap-
presentando i polinomi N (s) e D(s) raccolti in fattori
Q Q 2 2
i (1 + i s) l (1 + 2hl s/0l + s /0l )
G(s) = g Q Q 2 2 (5.7)
s m (1 + Tm s) k (1 + 2hk s/0 k + s /0 k )
nella quale le produttorie con indice i e m evidenziano gli zeri ed i poli reali,
mentre le produttorie con indice l e k evidenziano gli zeri ed i poli complessi
coniugati.
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
86 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
5.2 Transitori
da cui
X(s) 1 1 1
G(s) = = = (5.11)
F (s) 2
ms + rs + k m s + 2h0 + 02
2
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 87
p
nella quale 0 = k/m e h = r/2m0 .
Le funzioni di trasferimento del secondo ordine hanno allora una forma
generale del tipo
1
G(s) = 2 . (5.12)
s + 2h0 + 02
x(t)
F0 /k
1.8
h = 0.1
1.6
h = 0.2
1.4 h = 0.6
1.2
0.8
0.6
0.4
0.2
t
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
Come gia visto sistemi del secondo ordine di questo tipo possono pre-
sentare delle oscillazioni nella risposta libera se il parametro h, detto indice
di smorzamento, e minore dellunita. Viene ora presentata la risposta al
gradino di un sistema del secondo ordine, nellipotesi di 0 < h < 1. In tali
condizioni la funzione di trasferimento ha poli complessi coniugati
p
p1,2 = 0 h i0 1 h2 (5.13)
di modulo 0 .
Considerando un segnale di forza in ingresso a gradino di altezza F0 , con
trasformata di Laplace (vedi appendice B)
Fo
F (s) = (5.14)
s
la risposta x ha trasformata di Laplace
1 1 F0 F0 1
X(s) = G(s)F (s) = = .
m s2 + 2h0 + 02 s m s(s2 + 2h0 + 02 )
(5.15)
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
88 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
x(t)
F0 /k
1.6
0.50
1.4 0
40
1.2
0.8
0.6
0.4
0.2
t
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
Il valore di regime a cui tende la risposta nel domino del tempo puo
essere facilmente determinata dalla X(s) applicando il teorema del valore
finale (vedi appendice B),
F0 F0
x() = lim sX(s) = lim s G(s) = F0 G(0) = . (5.17)
s0 s0 s k
La risposta x(t) nel dominio nel tempo, come presentato nellesempio
che segue, e ottenibile antitrasformando X(s), per cui
1 1 F0 1
x(t) = L [X(s)] = L (5.18)
k s(s2 + 2h0 + 02 )
e quindi
F0 0 ht h
x(t) = sca(t) + e cos(1 t) + sin(1 t) . (5.19)
k 1 h2
in cui 1 = 0 1 h2 , mentre sca rappresenta la funzione gradino unitario.
Questa espressione mette in evidenza che la risposta si assesta, eventualmen-
te compiendo delle oscillazioni, attorno al valore pari a F0 /k = /02 . Le
figure 5.4 e 5.5 riportano delle risposte x(t) al variare dei parametri della
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 89
Y (s) 1
G(s) = = . (5.20)
U (s) s + 1
1 1
Y (s) = G(s)U (s) = . (5.21)
s + 1 s
= A( s + 1) + Bs . (5.24)
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
90 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
0.6
0.4
0.2
t
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
5.2.3 Esempi
Esercizio 1:
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 91
mx+rx + kx = F0 u(t) .
F0 F0
ms2 X(s)+rsX(s)+kX(s) = X(s) =
s s(ms2 + rs + k)
F0
= A(s2 + 20 hs + 02 ) + (Bs + C)s .
m
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
92 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 93
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
94 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
(5.34)
1 1 1
= F0 p = F0 p
2
(k m ) + (r) 2 k (1 a )2 + (2ah)2
2
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 95
|G(i)|db
-50
-60
-70
-80
-90
-100
-110
-120 log
0.1 1 10 100 1000
arg |G(i)|
0
-20
-40
-60
-80
-100
-120
-140
-160
-180 log
0.1 1 10 100 1000
Figura 5.8: Diagrammi di Bode del modulo e della fase per il sistema del
secondo ordine di figura 5.7
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
96 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
per cui la larghezza di banda puo essere definita come quel range di fre-
quenza che vanno dalla frequenza nulla fino alla frequenza per la quale il
modulo della risposta in frequenza si scosta non piu di 3db dalla valore in
continua (figura 5.10).
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 97
ingressi uscite
sin i t |G(ii )| sin(i t + arg G(ii ))
1 0.0015
0.8
0.6 0.001
0.4 0.0005
0.2
0 0
-0.2
-0.4 -0.0005
-0.6 -0.001
-0.8
-1 t -0.0015 t
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
+ +
1 0.0015
0.8
0.6 0.001
0.4 0.0005
0.2
0 0
-0.2
-0.4 -0.0005
-0.6 -0.001
-0.8
-1 t -0.0015 t
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
+ +
1 0.00015
0.8
0.6 0.0001
0.4 5e-005
0.2
0 0
-0.2
-0.4 -5e-005
-0.6 -0.0001
-0.8
-1 t-0.00015 t
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
3 0.0025
0.002
2 0.0015
1 0.001
0.0005
0 0
-0.0005
-1 -0.001
-2 -0.0015
-0.002
-3 t -0.0025 t
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 99
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
100 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
|Ga (i)|db
60
40 g=0
20 g=1
g=2
0
g=-1
-20
-40
-60
-80
-100
-120 log
0.1 1 10 100 1000
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 101
|Gb (i)|db
10
esatto
5 asintotico
-5
-10
-15
-20 log
1 10 100 1000
Nel caso in cui sia << 0 k tale contributo e nullo (log 1 = 0). Nel ca-
so in cui sia >> 0 k tale contributo e 20 log 2 che nel piano log
|G(i)|db rappresenta una retta con pendenza di 40 db/decade. Rias-
sumendo risulta
20 log 1 = 0 << 0 k
20 log |1 + 2hk i/0 k 2 /0 2k | '
40 log >> 0 k
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
102 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
|Gc (i)|db
50
40 h = 0.1
30 h = 0.4
h = 0.75
20
asintotico
10
0
-10
-20
-30
-40 log
1 10 100 1000
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO 103
|G(i)|db
-50
-60
-70
-80
-90
-100
-110
-120 log
0.1 1 10 100 1000
arg |G(i)|
0
-20
-40
-60
-80
-100
-120
-140
-160
-180 log
0.1 1 10 100 1000
Figura 5.14: Diagrammi di Bode asintotici del modulo e della fase della
figura 5.8
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
104 CAPITOLO 5. FUNZIONI DI TRASFERIMENTO
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
Capitolo 6
Introduzione al controllo
dei sistemi meccanici
e = lB v (6.1)
105
106 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
i
F i
F
B
B
F = lB i. (6.2)
Per generare coppia allalbero del motore si deve quindi creare un cam-
po magnetico in cui disporre uno o piu conduttori percorsi da corrente.
Per raggiungere tale scopo si utilizzano due avvolgimenti, in uno dei quali
viene imposta la corrente di alimentazione per generare il campo magneti-
co di intensita desiderata, mentre nellaltro viene imposta una tensione di
alimentazione, da cui dipende il valore della corrente che ne percorre gli av-
volgimenti. In alcuni casi viene imposta la corrente anche in questo secondo
avvolgimento.
Lavvolgimento in cui viene imposta la tensione di alimentazione e detto
avvolgimento di armatura, solitamente e lavvolgimento rotorico, ed in esso
circola la corrente che interagisce con il flusso magnetico B, responsabile
della generazione della coppia. Lavvolgimento in cui si impone la circo-
lazione della corrente per la generazione del campo magnetico viene detto
avvolgimento di campo, o avvolgimento statorico.
In un motore corrente continua viene imposta una corrente allavvolgi-
mento di campo per creare il flusso di campo magnetico allinterno della
macchina. Per ottenere coppia sul rotore della macchina e necessario ren-
dere solidale con il rotore una o piu spire percorse da corrente. Queste spire
costituiscono lavvolgimento rotorico e vengono connesse con lalimentazione
esterna per mezzo di un collettore a lamelle. Il collettore ha un certo nume-
ro di coppie di lamelle, disposte in senso assiale, fra di loro elettricamente
isolate, su cui strisciano le spazzole e a cui sono collegate gli avvolgimenti
del rotore. La continuita elettrica fra alimentazione e spire del rotore colle-
gate al collettore e garantita da contatti striscianti detti spazzole (realizzate
nella maggior parte dei casi in grafite).
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 107
F
B
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
108 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
spazzola
Va
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 109
Vcem = Kv . (6.4)
Mm = Kt i . (6.5)
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
110 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
Va K K2
Mm = . (6.7)
R R
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 111
(Jm + Jr0 )
Va (s) = (R + Ls) s(s) + K(s) (6.13)
K
e quindi la funzione di trasferimento
(s) 1 1
= (6.14)
Va (s) K (1 + e s)m s + 1
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
112 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
|G(i)|
100
e = m
e = 0.05m
10 e = 0
0.1
0.01 log
0.1 1 10 100 1000 10000
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 113
|G(i)|
10
K
2K
4K
1
0.1
0.01 log
0.1 1 10 100 1000 10000
(s) 1 1
= 2 2 (6.18)
Va (s) K s /0 + s2h/0 + 1
K2
pm = (6.19)
R(Jm + Jr0 )
(s) 1 1
G(s) = = . (6.20)
Va (s) K m s + 1
Il diagramma asintotico di Bode e riportato nella figura 6.9.
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
114 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
M
10
K
2K
8
4K
0
0 100 200 300 400 500 600
In ogni caso il modulo dei poli complessi coniugati e del semplice polo
meccanico aumenta al diminuire dellinerzia J = Jm + Jr0 complessiva e al-
laumentare della costante di coppia K del motore. Un aumento del modulo
dei poli indica un aumento della velocita di risposta del sistema. Linfluenza
della costante K sulla funzione di trasferimento e sulla curva caratteristica
e rappresentata nelle figure 6.10 e 6.11. Allaumentare della costante carat-
teristica K del motore diminuisce pero il guadagno in continua, ovvero a
parita di tensione di alimentazione si ottengono velocita di regime minori.
Questo comportamento e mostrato in figura 6.11 in cui, a parita di tensione
di alimentazione, un aumento di K porta ad un aumento della pendenza e
ad un arretramento della curva caratteristica.
Mr
Mm
Va + I + ?
- h - 1
R(1+se )
- K - h - 1 -
sJ
6
Vcem
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 115
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
116 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 117
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
118 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 119
nominalmente uguali. Inoltre tale approccio non tiene conto del comporta-
mento dinamico dellintero sistema. Lapproccio della regolazione ad anello
chiuso permettera di eliminare buona parte di queste limitazioni.
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
120 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
da cui si ottiene
(s) R(s)G(s)
H(s) = = . (6.29)
r (s) 1 + R(s)G(s)
Come indicato presentando le caratteristiche delle funzioni di trasferi-
mento, la stabilita del sistema e la sua risposta dinamica sono direttamente
collegate ai poli della H(s). Essi dipendono dal regolatore R(s) utilizza-
to. Unaccorta scelta del funzione di trasferimento del regolatore permet-
te allora, entro i limiti di linearita del sistema, di ottenere un desiderato
comportamento dinamico del sistema ad anello chiuso.
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 121
Regolatore proporzionale
In questo caso il regolatore ha funzione di trasferimento R(s) = Kp , mentre
la funzione di trasferimento del motore accoppiato al carico, trascurando
il transitorio della parte elettrica, e espresso dalla 6.20. La funzione di
trasferimento ad anello chiuso risulta allora dalla 6.29
1 1
Kp K m s+1
H(s) = 1 1 (6.31)
1 + Kp K m s+1
K2 KKp
p= (6.33)
RJ RJ
piu piccolo in senso algebrico del polo K 2 /RJ (vedi 6.19) della G(s), fun-
zione di trasferimento del sistema motore e carico in anello aperto. Il polo
diventa sempre piu piccolo allaumentare della costante Kp del regolatore,
ad indicare il fatto che il sistema diventa sempre piu veloce allaumentare
di Kp (si veda a tale proposito il paragrafo 5.2.2 di pagina 89). La figura
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
122 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI 123
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
124 CAPITOLO 6. INTRODUZIONE AL CONTROLLO DEI SISTEMI MECCANICI
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
Appendice A
Per un sistema in equilibrio statico con vincoli bilateri, a cui sono applicate
le forze f i nei punti pi , la condizione di equilibrio e espressa secondo il PLV
nella forma X
f i pi = 0 (A.1)
in cui pi e lo spostamento virtuale invertibile (essendo i vincoli bilateri)
del punto pi .
Lequilibrio di sistemi meccanici in moto vario puo essere studiato con la
stessa relazione ricorrendo al principio di DAlambert, considerando quindi
accanto alle forze attive agenti sul sistema anche le forze dinerzia. Lespres-
sione risultate sara allora
X
(f i mi ai ) pi = 0 . (A.2)
125
126 APPENDICE A. DAL P.L.V. AL TEOREMA DELLENERGIA CINETICA
che porta alla relazione che lega la somma dei lavori compiuti dalle for-
ze motrici, forze resistenti e dissipative alla variazione dellenergia cinetica
dellintero sistema
X 1
Lm Lr Lp = mi vi2 . (A.7)
2
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
Appendice B
Trasformata di Laplace
Z +i
1 1
f (t) = L [F (s)] = F (s)est ds , > . (B.2)
2i i
127
128 APPENDICE B. TRASFORMATA DI LAPLACE
f (t) F (s)
(t) (impulso) 1
1
u(t) (gradino unitario)
s
k
kt (rampa di pendenza k)
s2
1
et
s+
sin t
s2 + 2
s
cos t
s2 + 2
e0 ht p 1
sin( 1 h2 0 t)
2
1 h 0 s2 + 20 hs + 02
p p
h s + 20 h
e0 ht cos( 1 h2 0 t) + sin( 1 h2 0 t)
1 h2 s2 + 20 hs + 02
p p
h s
e0 ht cos( 1 h2 0 t) sin( 1 h2 0 t)
1 h2 s2 + 20 hs + 02
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
APPENDICE B. TRASFORMATA DI LAPLACE 129
per cui, nelle condizioni poste, e possibile introdurre nel dominio della tra-
sformate loperatore di derivazione s. Moltiplicando nel dominio delle tra-
sformate la funzione complessa F (s) per s equivale a derivare nel dominio
del tempo.
B.3 Linearita
La trasformata e lantitrasformata di Laplace godono della proprieta di
linearita:
L [f (t) + g(t)] = F (s) + G(s) , (B.7)
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
130 APPENDICE B. TRASFORMATA DI LAPLACE
N (s)
F (s) = (B.12)
D(s)
N (s)
F (s) = Qn Qm 2 2 (B.13)
i=1 (s + pi ) k=1 (s + 20k hs + 0 k )
X Ai n
N (s)
F (s) = Qn , (B.14)
i=1 (s + pi ) i=1
s + pi
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo
APPENDICE B. TRASFORMATA DI LAPLACE 131
appunti delle lezioni - Sistemi Meccatronici - 2009/2010 prof. Paolo Righettini - Universita di Bergamo