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Tesi di Dottorato
Emanuele Martelli
Dottorato di Ricerca in Meccanica Teorica ed Applicata, XVIII ciclo
1 Introduzione 7
1.1 Limiti degli attuali ugelli convenzionali . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Ugelli capaci di adattarsi alla quota . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.3 Ugello dual bell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.4 Aspetti critici dell’ugello dual bell . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.5 Metodo numerico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.6 Struttura della tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
3
4 INDICE
10 Conclusioni 163
6 INDICE
Capitolo 1
Introduzione
7
8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
seguito dei carichi laterali. Quindi, il massimo rapporto d’espansione degli ugelli
che devono funzionare dal livello del mare è scelto in modo tale da evitare la sepa-
razione del flusso alle condizioni nominali di pressione in camera di combustione.
Di conseguenza, la prestazione nel vuoto dei motori che funzionano per tutta la
fase di volo, come il Vulcain e lo SSME, è limitata.
– ugelli estendibili
( Ugelli con plug
A differenza del caso precedente, questi ugelli espandono il flusso su una su-
perficie esterna, permettendo, almeno teoreticamente, un adattamento con-
tinuo alla quota. Un’altra caratteristica è la possibilità di disegnare ugelli
compatti e a basso peso con alti rapporti di espansione. Ciò rende il plug
una soluzione interessante per le applicazioni monostadio (SSTO: single
stage to orbit), ma anche per multistadio e space planes.
( Ugelli expansion-deflection (ED)
Il comportamento aerodinamico dell’ugello ED è simile a quello del plug,
in quanto l’espansione avviene in un ambiente libero a pressione costante
e la quota controlla questo processo di espansione. A differenza del plug
però, negli ugelli ED l’espansione avviene all’interno dell’ugello.
( Ugelli con inserti meccanici in gola
Questo concetto è caratterizzato da un ugello convenzionale con area di
uscita fissata e un inserto meccanico nella regione di gola per variare l’area
di questa e di conseguenza il rapporto d’area.
( Motori dual mode
I motori dual mode, con uno o due tipi di propellente, offrono una capacità
operativa che si adatta alla traiettoria di volo, caratteristica molto vantaggio-
sa, specie se si pensa ad applicazioni SSTO. Questo concetto prevede l’uso
di una combinazione di propellenti più densa con prestazioni moderate du-
rante il decollo, per provveddere una spinta maggiore nella fase iniziale del
volo, ed una combinazione di propellenti caratterizzati da prestazioni mag-
giori nel vuoto, per avere un più alto impulso specifico. I motori di questo
tipo si distinguono in ugelli dual throat e ugelli dual expander.
Per una trattazione più dettagliata dei vari tipi di concetti esposti si può con-
sultare, ad esempio, [71].
In questa tesi di dottorato si studia il comportamento fluidodinamico dell’ugello
dual bell. Questo tipo di ugello è indicato dall’Agenzia Spaziale Europea come
possibile sviluppo del motore criogenico principale di Ariane 5. Nel seguito si
illustrano nel dettaglio le caratteristiche principali di quest’ugello.
sessanta dalla Rocketdyne. Negli ultimi 15 anni è rinato un certo interesse negli
USA [23], in Giappone [27] e Europa [18, 19, 24, 46]. In fig. 1.1 si vede il profilo
della parete del dual bell, caratterizzato da una prima campana, detta base, da uno
spigolo (o punto di inflessione) e dalla seconda campana, detta estensione. La
ragione principale dell’interesse per questo concetto risiede nella caratteristica di
avere due quote di adattamento grazie ad uno spigolo nella parete, senza quindi
parti meccaniche aggiunte (con i conseguenti problemi di aumento del peso e di
affidabilità).
Alle basse quote, lo spigolo induce una separazione simmetrica e controllata, in
quanto l’espansione centrata crea un gradino nell’andamento della pressione a
parete (fig. 1.1) e questo forza il punto di separazione a rimanere ancorato nel-
la sezione dello spigolo per un certo intervallo di pressioni ambiente (e quindi
di quote). Questa caratteristica permette all’ugello di funzionare con la prima
campana (Operating Mode 1, OM1), che avendo un basso rapporto d’area evita
l’insorgere di pericolosi carichi laterali ed aumenta la prestazione avendo ridotto
il grado di sovraespansione. Alle alte quote il flusso è attaccato alla parete della
seconda campana fino alla sezione di uscita ed il secondo (e più grande) rapporto
d’area diventa operativo (Operating Mode 2, OM2). Grazie all’incremento del
rapporto d’area, si ottiene un aumento della prestazione.
In fig. 1.2 sono mostrati i campi di Mach a )+*,.-0/ -213,45 e a )+*,.-6/ -613
875 , avendo indicato con -9/ la pressione in camera di combustione e -01 la pres-
sione ambiente. Nel primo caso il flusso è separato, con il punto di separazione
ancorato allo spigolo. È ben visibile l’urto obliquo di ricompressione e lo strato
di mescolamento tra la corrente supersonica dell’ugello e la zona di ricircolazione
nella regione a flusso separato, alimentata dalla corrente esterna. Per il )+* più al-
to il flusso è attaccato nella seconda campana. Si vede bene l’espansione centrata
generata dallo spigolo, ed anche le onde di compressione generate dall’estensio-
ne a pressione costante, necessarie a riallineare il flusso dopo l’espansione, e che
coalescono in un urto debole verso la sezione di uscita dell’ugello.
La figura 1.3 mostra le caratteristiche di prestazione del dual bell in funzione del-
la quota. La pressione nella regione di flusso separato all’interno dell’estensione,
durante OM1, è leggermente minore di quella ambiente, e induce una perdita di
spinta chiamata resistenza di aspirazione (aspiration drag). Inoltre la transizione
tra le due modalità operative avviene prima del punto di ottimo, dato dall’inter-
sezione delle curve degli impulsi specifici dei due ugelli base, e questo porta ad
un’ulteriore perdita. Infine, il contorno non ottimizzato del dual bell porta ad
un’inefficienza nella modalità OM2 con flusso tutto attaccato. Diverse campagne
numeriche hanno evidenziato che le perdite dovute alle imperfezioni del contorno
risultano essere dello stesso ordine di grandezza delle perdite per divergenza negli
ugelli convenzionali [18, 46].
Per quanto riguarda la transizione tra OM1 e OM2, si vuole che questa sia il più
12 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
-1
10
Spigolo
Estensione
Base
-2
10
rapida possibile, per ridurre l’intervallo di tempo in cui possono presentarsi dei
carichi laterali. Considerazioni analitiche, esperimenti e simulazioni numeriche
[23, 46] mostrano che il comportamento del flusso durante la transizione dipende
fortemente dalla geometria dell’estensione. Una transizione rapida, o comunque
continua, può avvenire con un profilo a pressione costante o un profilo a gradiente
di pressione positivo. Nel primo caso il punto di separazione trova soluzioni di
equilibrio indifferente nell’estensione e ad una perturbazione risponde muoven-
dosi dalla regione dello spigolo fino alla fine dell’ugello. Nel secondo caso invece
il punto di separazione trova una regione di instabilità, ed una volta entratovi ar-
riva fino alla fine dell’ugello con una velocità tanto maggiore quanto maggiore è
il valore del gradiente positivo [46]. Nel caso di parete a gradiente di pressione
negativo invece il punto di separazione trova soluzioni stabili (eventualmente non
simmetriche) a seconda del PR e di conseguenza la durata della transizione dipen-
de dalla velocità di variazione della pressione esterna o della pressione in camera
di combustione.
Metodologie per disegnare i dual bell sono presentate in [20, 46]. La base è dise-
gnata in modo classico come un profilo parabolico od un profilo ideale troncato,
per massimizzare la prestazione al livello del mare. L’estensione dell’ugello è
disegnata con il metodo delle caratteristiche: si assegna il profilo di pressione a
parete ed il contorno è disegnato come una linea di corrente di getto libero.
1.4. ASPETTI CRITICI DELL’UGELLO DUAL BELL 13
Figura 1.3: Prestazione del’ugello dual bell. Confronto con due ugelli a campana
(baseline nozzle 1: stesso rapporto d’area della base del dual bell; baseline nozzle
3: stesso rapporto d’area dell’estensione del dual bell) [71]
sono eccitati. Al contrario con l’aggettivo caldo si intende che nel flusso sono
importanti i fenomeni di non equilibrio.
Si vogliono studiare infine i carichi termici in un dual bell disegnato per essere
applicato ad un primo stadio di lanciatore (ad esempio Ariane 5) ed alimentato
con una miscela LOX/LH2 (ossigeno ed idrogeno liquidi). Durante il funziona-
mento al livello del mare, con il flusso separato nella seconda campana, il cam-
po fluidodinamico in questa zona risulta molto complesso ed è caratterizzato dal
flusso di aria dall’esterno e dallo strato di mescolamento turbolento con il getto
caldo supersonico dell’ugello. Un aumento del carico termico può essere causato
dal trasporto turbolento di gas caldi verso la parete; inoltre è possibile che il gas
caldo, ricco in combustibile, reagisca con l’ossigeno dell’aria, aumentando ulte-
riormente il flusso termico.
Nel caso di flusso tutto attaccato (OM2) si vuole vedere quali sono gli andamenti
delle temperature di parete e dei flussi di calore, considerando le condizioni di
parete adiabatica, isoterma e radiativa. Si analizza anche qual’è l’effetto dello
spigolo sull’andamento della temperatura di parete e sul flusso di calore. Come
tecnica di raffreddamento si è studiato nel dettaglio il film cooling, tecnica possi-
bile nel caso si utilizzi un ciclo aperto a generatore di gas e si reimmetta lo scarico
delle turbomacchine nel divergente dell’ugello, per incrementare la prestazione
oltre che per raffreddare.
17
Capitolo 2
Modello termodinamico
I flussi all’interno degli ugelli usati per gli endoreattori sono caratterizzati da una
ampio campo di temperature e di velocità (da condizioni subsoniche in camera di
combustione a flussi ad alti numeri di Mach nel divergente). Il flusso in camera di
combustione è ad alte temperature (intorno ai 3500 K, considerando ad esempio
miscele LOX/LH2) ed è caratterizzato dalla presenza di specie dissociate. Duran-
te l’espansione nell’ugello avvengono processi di ricombinazione, con rilascio di
calore a favore dell’entalpia del flusso. Di conseguenza l’ipotesi di gas ideale non
può essere utilizzata a causa delle reazioni chimiche. Inoltre, sempre a causa del-
le alte temperature, i livelli vibrazionali delle molecole vengono eccitati, fattore
che allontana ulteriormente dall’ipotesi di gas ideale. Nello strato limite a parete,
nello strato di mescolamento tra due getti e attraverso un urto, i gradienti delle
proprietà fisiche diventano abbastanza elevati da creare fenomeni di non equili-
brio traslazionale e rotazionale, come gli sforzi viscosi, la conduzione di calore
e la diffusione di massa [22]. Usualmente, nello studio di questi flussi con forti
condizioni di non equilibrio si assume che si possono definire delle variabili di
stato e che la loro interazione possa descriversi tramite equazioni identiche nella
forma a quelle corrispondenti per il caso di equilibrio [69].
Nel seguito si definisce un’equazione per l’energia interna della singola specie
chimica all’interno di una miscela di gas reagenti, ed un’equazione di stato, per
legare la pressione all’energia interna tramite la temperatura. Si ricava inoltre
l’espressione della velocità del suono congelata per un gas in non equilibrio chi-
mico. Infine vengono presentati gli specifici modelli termodinamici usati nelle
simulazioni numeriche.
19
20 CAPITOLO 2. MODELLO TERMODINAMICO
; ]\ ; ]
\ d ;
W (2.2)
_^a`cb _^a`
dove N indica il numero delle specie b componenti la miscela, è la densità
della specie X -esima, fe la densità della miscela e la frazione b di massa.
Di conseguenza si vede b che l’energia
b interna della miscela dipende da N variabili
di stato: la temperatura e N-1 frazioni di massa, visto che tra quest’ultime vale il
vincolo e _^a` dag
.
Nel trattare\ miscele di gas reagenti è conveniente introdurre i calori specifici (a
pressione e volume costante) congelati (definiti cioè considerando la miscela a
composizione congelata [1]):
] ]
FEh \ jDFEHGlk lc \ jDlTG (2.3)
i^a` _^a`
Si può anche definire una costante della miscela come:
]
*, \ dm*!W,J3n?FE (2.4)
_^a`
con *!o *hp jq , dove *Lp è la costante universale dei gas e q il pe-
so molecolare della specie. Infine si introduce il rapporto tra i calori specifici
congelati: r
l
(2.5)
FE
Nel modello sviluppato si considerano soltanto miscele in equilibrio termico,
ed ogni possibile contributo all’energia interna (come quello vibrazionale) viene
2.3. EQUAZIONE DI STATO 21
incluso dentro TEHG . Polinomi del quart’ordine vengono utilizzati per interpolare i
valori di FEHG [54]:
t u v
FEHGU `sN t :?N u : N v : N w : (2.6)
Molti effetti di accoppiamento e non armonici sono stati introdotti nelle cur-
ve interpolanti. Usualmente i coefficienti hanno un’intervallo di validità che si
estende fino a 5000 K, e in alcune applicazioni questo può costituire una seria
limitazione. In ogni caso, non appena nuovi coefficienti vengono resi disponibili,
possono essere implementati direttamente nel modello.
La semplificazione di considerare i livelli vibrazionali in equilibrio con la tempe-
ratura non sembrerebbe costituire una grossa limitazione, in quanto negli ugelli
presi in considerazione (principalmente utilizzati per i primi stadi del lanciatori)
l’ipotesi di equilibrio termico è ragionevole [29]. L’analisi condotta in [29] si basa
sulla validità del modello di Landau-Teller [69], che prevede per le molecole un
comportamento da oscillatori armonici. Questo modello si basa sull’assunzione
che le distribuzioni delle popolazioni sui livelli vibrazionali seguano la distribu-
zione di Boltzmann. Recenti evidenze sperimentali mostrano che queste distri-
buzioni possono deviare da quelle di Boltzmann nei flussi con forte espansioni e
questo potrebbe avere un certo impatto nella valutazione delle proprietà termodi-
namiche. Uno sviluppo della ricerca condotta in questa tesi potrebbe essere rivolto
a verificare la portata di questi effetti nella valutazione caratteristiche termodina-
miche.
Va infine notato che il modello di gas ideale si può includere come caso particolare
di questo modello di equilibrio termico.
] ]
-x \ -2W \ D*hm: (2.7)
_^a` _^a`
b
yz ; (2.13)
~lG FE
z
Sostituendo si trova l’interessante r risultato:r
t -
*L:
(2.14)
3.1 Introduzione
Le equazioni del moto per una miscela di gas in non equilibrio chimico possono
essere derivate dalla teoria cinetica di non equilibrio [22, 69]. Le assunzioni di
base per la validità della formulazione sono:
2. il raggio delle particelle è piccolo rispetto al libero cammino medio, per cui
la densità è bassa abbastanza da poter considerare solo collisioni binarie:
3. non c’è correlazione tra le velocità di due particelle che partecipano ad una
collisione binaria (caos molecolare);
Ogni specie ha una funzione di distribuzione d , dipendente dalla velocità ter-
mica , dalla posizione e dal tempo : j'lI kkK . È utile per il seguito
definire il valore medio di una generica quantità nello spazio delle velocità:
23
24 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
Si definiscono poi la velocità media della specie e la velocità della miscela, otte-
nuta da una media pesata, in cui i pesi sono le masse delle specie:
6 U
+k ]
\ (3.2)
i^a`
b b
dove rappresenta la velocità della particella e è il numero delle specie. È
utile riscrivere e come:
9N?Bk V
N. (3.3)
]
6 <+k \ 6¡¢5 (3.4)
_^a`
b
Si può notare dall’eq. 3.3 (sinistra) che la differenza tra la velocità media delle
specie e la velocità media della miscela è dovuta ai fenomeni di non equilibrio
traslazionale, che danno origine alla viscosità, alla conduttività termica e ai fe-
nomeni di diffusione di massa. Quando questi vengono trascurati, le velocità di
diffusione saranno identicamente nulle e tutte le specie avranno 6¡ .
L’integrazione dell’equazione di Boltzman nello spazio delle velocità porta all’e-
quazione generale di trasporto per la specie:
IB£a ¤¥!K
z NQ¦§IB£a ¥
¨!KaI ¤¥!K (3.5)
z
con £0 indicante il numero di densità della specie (numero di particelle per unità
di volume), mentre WI ¨©!K rappresenta il contributo delle forze esterne, delle
interazioni tra specie differenti e all’interno della specie stessa e la produzione
della quantità ¨¥ .
Questa equazione sarà la base per la derivazione delle equazioni alle derivate
parziali del moto. Queste rappresentano l’estensione delle equazioni di Navier-
Stokes, usualmente derivate per gas ideale, a miscele di gas in non-equilibrio
chimico. Ad essere rigorosi la funzione di distribuzione utilizzata nell’equa-
zione (3.1) è applicabile soltanto ad una gas composto da punti materiali senza
struttura interna. Ciononostante la (3.5) e’ valida sempre (teoria macroscopica
fenomenologica).
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 25
z NQ¦§I KWN¦§I K©«%¬k X¤ª
k8®®kF (3.6)
bz
dove è la densità della b X -esima specie
b e «3 è il termine sorgente dovuto alle
reazioni
b chimiche, la cui modellizzazione verrà esposta in seguito.
L’equazione di continuità della miscela si ottiene semplicemente sommando le N
equazioni (3.6). Usando la definizione della densità, l’eq. (3.4) ed il fatto che
e «%a¡¢5 , si ottiene:
z N°¦§I <¨K¨n.¦§µ¶V5 (3.10)
bz
b
dove µ rappresenta il tensore degli sforzi, in cui si distinguono i contributi dovuti
agli sforzi di pressione e quelli dovuti agli sforzi viscosi:
µ¶gn{-2·©N°¸ (3.11)
26 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
]
»ogncÇ#¦:?N \ BP#m (3.14)
_ ^a`
b
dove P2 è l’entalpia della X -esima specie.
Abbiamo infine il flusso di massa della specie X -esima, che si può esprimere con
un’approssimazione tramite la legge di Fick [1]:
È
W 2gn ËÊ%¦Ìj (3.15)
dove ËÊ rappresenta il coefficiente
b di diffusione
bÉ multi-componente della spe-
cie X -esima
É nella miscela.
Tramite le relazioni costitutive si sono legati i flussi alle varibili di stato e/o alle
variabili di integrazione. Rimanangono da modelizzare i coefficienti di trasporto.
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 27
Coefficiente di viscosità
Una formula teorica per la viscosità si ricava dalla analisi asintotica al prim’ordi-
ne che a partire dalla teoria cinetica porta alle equazioni di Navier-Stokes. Questa
formula è strettamente valida per gas monoatomici e si basa sul fatto che si pre-
sume nota la funzione potenziale intermolecolare. Buoni risultati si ottengono,
per i gas in generale, usando i potenziali di Lennard-Jones, che si possono trovare
tabulati [1]. Le formule per considerare le miscele di gas monoatomici sono state
ricavate [9], ma sono molto costose computazionalmente, a causa della presenza
di matrici di coefficienti.
Sono state proposte curve interpolanti, basate su esperimenti sul singolo compo-
nente. I loro vantaggi principali sono la semplicità e la disponibilità di formu-
le semi-empiriche per determinare i valori delle miscele. Un’espressione mol-
to usata è l’estensione della legge di Sutherland per gas perfetto ad un generico
componente:
Î `HÍ w
½WW§IB:LK
k X¤g
k8®®kF (3.16)
:?N.¥
dove Î e U sono coefficienti empirici.
La viscosità della miscela si può ottenere tramite la regola semi-empirica di Wilke
[70], che è un’estensione di una equazione alla Sutherland per i sistemi multi-
componente, ricavata dalla teorica cinetica, con diverse semplificazioni:
t
] q | `Ô tÕ q | `Ô v×
m½W
½W
½¶ \ k Ñ Ð Ò ys
ÓN q
ÓN¢Ö y
_^a`
e ÐÏ ÐÑ Ð 7 Ð ½ Ð q Ð
Ï (3.17)
con , frazione molare della specie X -esima.
Ï
Conducibilità termica
Anche la conducibilità termica può essere ricavata da un’analisi asintotica per pic-
cole deviazioni dall’equilibrio. E analogamente formule semplificative sono state
proposte, come formule alla Sutherland per i singoli componenti, la cui espressio-
ne è identica alla eq. (3.16), tranne che per i valori dei coefficienti Î e ¥ . Per le
miscele si usa la regola di Wilke, sostituendo nell’espressione Ç al posto di ½< ed
usando esattamente lo stesso termine Ñ Ð della viscosità.
Diffusione
Il modello più semplice per ottenere il coefficiente di diffusione BÊ è quello di
considerare costante il numero di Lewis Ø ; . Partendo dalla sua definizione:
É
28 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
Ç Ç
Ø ; k ËÊ. (3.18)
l JØ ;
É É
si utilizza quindi un unicobcoefficiente
É b
di diffusione globale.
½ ½<ÙÚ1JÊN?½WÛ (3.19)
½aÛBJ
Ç ÇÙÜ1lÊN (3.20)
)ÞÝ&Û
³ ³ ½aÛ
ÙÜ1lÊN (3.21)
FÛ
dove il pedice à indica la proprietà di trasportobß laminare e ½sÛ rappresenta la vi-
scosità turbolenta, )ÞÝ8Û il numero di Prandtl turbolento, che si considera costante
e uguale a 0.9, áÛ il numero di Schmidt turbolento, preso uguale a 0.75 [26].
Il modello di turbolenza
ß utilizzato in questa tesi è quello ad un’equazione di Spa-
lart and Allmaras [64]. In questo modello si utilizza un’equazione per la eddy
viscosity cinematica âÄ,âjÛ ã` :
â â
â áè t â â
z N?ä Ð z næ z
¯
I Þ
â N â 6 K z À
± n æ z z
Ð
z z2å z å9ç
2 z å9ç
2 z2å9ç z2å9ç | t
â
TèS`<é âên?Fëa`ëy (3.22)
ß
gli ultimi due termini a primo membro rappresentano la diffusione turbolenta (si è
utilizzata la notazione tensoriale, per cui gli indici ripetuti indicano sommatoria).
Il primo termine a secondo membro indica la produzione di turbolenza, mentre il
secondo la sua distruzione dovuta alla presenza di una parete ( indica la distanza
dalla parete più vicina).
Si riportano nel seguito i valori delle costanti e dei coefficienti usati nell’equazione
(3.22):
TèS`©V5#®
8ì2kíTè t V5#Üî#kíTã t ºïð®
k æ ,Å dÆ k
áèS`
ÓN.áè t
Të0`© ñ N æ kíTë t 5# Æ kíFë u ,Åðk ñ ,5#Úì2
k
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 29
u
jã`© u ò u kóã t ô
3n ò k
N° ã` N ã`
ò ò
u `Ô ö
ÓN°Tëö â
ëVõ ¯ u ± k k õVÝ'N°Fë t IBÝ ö nOÝK
o
õ ö N° ëö ò â
â t â t ã t k
ÝÞ t t f
k é N ñ ´÷ Åøù Ð øù Ð
é ñ
` ß ß ß
Il tensore øù Ð t I ä9ß Ð n ä Ð K è la metà del tensore vorticità. Alla parete
z z2å z z2å
il valore di â è posto uguale a 0. Questo modello è stato corretto per tenere in
conto degli effetti di comprimibilità, che diventano importanti quando si studiano,
ad esempio, strati di mescolamento tra flussi supersonici. La trattazione che segue
e la correzione adottata sono prese da [51].
L’effetto più visibile della comprimibilità è la riduzione del tasso di crescita dello
strato di mescolamento rispetto al caso incomprimibile, a parità di rapporto tra
le
ü velocità delle correnti (ÝV ú tá ú©` ). Usando lo spessore di vorticità áû
ú I ä #Klʤ1Jý come misura dello spessore dello strato di mescolamento, si
z z
possono correlare bene i dati sperimentali tramite la relazione:
|
M Tû
'nOÝ
y " û (3.23)
M
{N.Ý
å
" û è un parametro adimensionale, funzione principalmente del numero di Mach
convettivo þ/ÿ I¬ú{`'nôú t K I `{N t K , con velocità del suono. Per strati di
mescolamento a bassa velocità ( þ¿/ 5#Úì ), " û º5ð
î7 . Gli effetti della compri-
mibilità diventano importanti per þ /{
5# ed il valore di " û decresce quasi della
metà per þ¿/{º
.
Per ciascun strato di mescolamento è possibile definire il rapporto:
di Mach della corrente esterna superiori a 5, si possono ottenere alti valori per
þé / all’interno dello strato limite comprimibile, e questo può modificare signifi-
cativamente il termine di produzione alterando l’equilibrio. Come conseguenza
il profilo di velocità si discosta dalla legge di parete. Nelle applicazioni studia-
te in questa tesi il Mach esterno non eccede il valore di 5, per cui gli effetti di
comprimibilità non devrebbero essere rilevanti.
R
/
R
/
R
/ (3.32)
Nel terzo caso, la reazione non ha il tempo di svilupparsi, e la miscela può consi-
derarsi congelata rispetto a quella reazione. Il secondo caso rappresenta la condi-
zione generale di chimica finite rate, in cui bisogna prendere in considerazione la
cinetica delle reazioni. Infine, nel primo caso la reazione ha il tempo per svilup-
parsi, e di conseguenza può raggiungere il suo stato di equilibrio dato dalla Legge
di Azione di Massa [67]. L’ipotesi di flusso congelato o in equilibrio rappresen-
tano buone approssimzioni in situazioni particolari. Ad esempio si può utilizzare
l’ipotesi di equilibrio chimico per il flusso all’interno di una camera di combustio-
ne, fino alla gola e l’ipotesi di flusso congelato nel divergente). Ma un’accurata
predizione delle concentrazioni delle specie e degli scambi energetici (ad esempio
il rilascio di calore dato dalle reazioni esotermiche di ricombinazione) richiede di
simulare le reale cinetica del sistema chimico.
Si consideri un sistema di specie, in cui avvengono reazioni:
32 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
Õ | ã | ã ×
] Ù Ù
«%W q ISâ } Ð n.â } Ð K
con X¨ô
kTÅðk&®k . I termini ÇRF} Ð e ÇèS} Ð rappresentano i tassi di reazione in avanti e
indietro, e si assume che siano funzioni note della temperatura. Dalla condizione
di equilibrio si può vedere che:
Ç RF} Ð
!Ä/áID:cK (3.35)
ÇèS} Ð
con Ä/áID:LK funzione della temperatura, legata alla costante di equilibrio ÀIB:LK :
ã ã
Ä/FIB:LK©" ID:LK&I*hp: - ¹ $K # # (3.36)
; &%('*)+ Ô ,.- >
+IB:LK (3.37)
ü / ¹
0
con > rappresentante la variazione della funzione di Gibbs per lo stato stan-
dard.
Per la determinazione del tasso di reazione ÇðR si ricorre ad espressioni alla Arrhe-
nius a tre parametri:
]
L \ dm& (3.44)
_^a`
dove 8 rappresenta l’entropia della singola specie:
=.>
M: -2
8W8} ¹ N J8} nO*!BADC (3.45)
>&@ G C : - ¹
con -2! Ü- pressione parziale della specie X -esima, potendo esprimere L
d qdq Ï e q
efIBd dq BK massa molecolare mediata. Facendo usoÏ delle
espressioni sopra riportate si può esprimere:
G
- ;E GH F #JI
H
G LG K >NMO
G (3.46)
- ¹
P Q
dove ID:cK indica la parte dell’entropia rdella
Ï specie X -esima che dipende dalla
temperatura. Di conseguenza si esprime la densità dall’equazione di stato:
t - (3.47)
b che compare nella equazione di continuità
Per esprimere la derivata della densità
facciamo ricorso alla relazione della termodinamica:
]
:!MLVM ; N -9M0I K¨n ½WmMj (3.48)
I Þ * K
M#`g
ÓN?: z (3.51)
:
z
dopo alcuni passaggi algebrici, utilizzando la (3.48) e la (3.50) si può scrivere per
il differenziale della densità:
r
r
M M
] ; ½W
ARC<I *ÞK
ªn N d
M N ¯ n n z ±3Mj (3.52)
b * M#` *L: *L: M#`I n
K d
z
b `
con TS t . In questo modo si è ottenuto il M in funzione della variazione
di , e d . b
A questo punto si introduce la variabile:
'
4
(3.53)
e si nota che valgono le seguenti relazioni per la sua derivata sostanziale e spaziale
rispettivamente:
r
³ ³ ³
4
IJ
K ] Il
K : lI
K ADCsI *ÞK j
³ ¯ Nªz ± ³ N ¯ z n z z ± ³ (3.54)
: d M `
2 : d :
z z z z r
IJ
K
] Il
K : Il
K ADCsI *ÞK
¦U4' ¯ N z ±!¦ N ¯ z n z z ±!¦Ìj (3.55)
: d M2` : d
z z z z
Andando a sostituire nell’espressione (3.52) e di seguito nell’equazione di
continuità (3.40) si ottiene, dopo alcuni passaggi algebrici:
³ ³
4
³ N.` ¦§8¶n?` ³ V
" (3.56)
*
con:
`M#` j ` (3.57)
36 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
Å: lI
K
` N z (3.58)
M#` : r
z
r | ³
] ; ½
W
JI
K t
<I Þ
ARC * K d
V ` ¯n N N z n y n z ± ³
*L: *L: 8 ` j ` M#`I n
K d
z z (3.59)
: Il
K t
z (3.60)
M `
# :
z
Si deve esprimere adesso il gradiente di pressione che compare nell’espressione
del bilancio della quantità di moto (3.40) in termini di 4 , e . Si parte ancora
dall’espressione (3.48), scritta adesso in funzione dell’entalpia specifica Po ; N
- :
b M- ]
:!McMPn n ½W M d (3.61)
dove: b
]
MPxVJM:?N P#DM d (3.62)
ricordando che il potenziale chimico ½s è uguale alla funzione di Gibbs per unità
di massa, si può scrivere:
½WW,P#0n¿:L& (3.63)
con P# entalpia della specie X -esima.
Facendo uso delle espressioni precedentemente ricavate e dopo diversi passaggi
algebrici si riesce a scivere:
r
|
¦Þ- ] sI Þ * KADC
Å t l IJ
d K
¦W4n3:c¦ÄNc: ¯ &9n z Jêy n n.Å z ± ¦Ìd
8` d M#` M#` ` M#` ` j
z z (3.64)
b
Sostituendo nell’equazione di bilancio della quantità di moto si ottiene:
³ r t r t
] X
³ N ¦ 4ùn
U ¦ÿ%N B¦dW5 (3.65)
8` * *
X
³ N ¦ 4ùn
U ¦ÿùN B¦dW ¦Ì¸ (3.71)
8` * *
³ ³b
*
] j
³ IJnL¦´»ÿN°¦Z Y¸êK¨n ½W ³ (3.72)
- :
Per comodità definiamo i termini sorgente come:
[
«%
~lG< ¦§I ËÊ%¦ÌdDKsN (3.73)
bÉ
b
b
Ê. ¦Ì¸ (3.74)
b ³
[ *
] d
© Ilnc¦´»ÌNQ¦ÀJY¸²K¨n ½W ³ (3.75)
- : r ³
Si manipola ora la (3.70) aggiungendo e sottraendo il termine ³ e facen-
*
do uso della (3.72) si ottiene:
38 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
r
³ r ³ r
4
[ [
³ N ¦§8¶n ³ V ÿ N I nQ
K è (3.76)
` * 8 ` *
Infine, si riscrive di nuovo il sistema esplicitando la derivata sostanziale, indi-
cando con il pedice IKJÛ la derivata parziale rispetto al tempo:
[
j } Û#N?¶¦Ìj< ~J (3.77)
r r
[
4 Û9N ¶j¦W4¨N ¦´&ín &ÛWn ¶j¦ÿc è (3.78)
8 ` ` * *
r t r t
] X
r &Û#N?íj¦Äc (3.80)
8`{M#` j ` (3.81)
Å: lI
K
z ` N (3.82)
M#` :
z
t : z Il
r K (3.83)
M#` :
z
ADCsI *ÞK
M#`g
ÓN?: z (3.84)
:
r z
Dobbiamo quindi esprimere:
sI Þ * K ARC Il
K
z k r z
: :
z z
Si esprimono entrambe come funzioni di : . Poiché * non dipende da : , per
la prima possiamo scrivere direttamente: r z z r
r
ARC<I *ÞK
z z (3.85)
: :
z z
3.3. TRATTAZIONE MATEMATICA DELLE EQUAZIONI DEL MOTO 39
z z y ªn t z (3.86)
: : n
Å :
z z r z
Bisogna quindi esprimere la derivata di gamma rispetto alla temperatura. A questo
fine si ricorre alla definizione di (eq. (2.3) e eq. (2.5)) e si ricorda che la
derivazione parziale rispetto a : è fatta considerando la composizione congelata
(si veda l’espressione (3.50)):
r
|
e d Dl8} HID:LK
z z y (3.87)
: : e dmTEF} JID:cK
\ ] z z \ ]
l t
z jDl8} HID:cK] n z jmFEF} JIB:LK
] (3.88)
FE : E :
z z
ricordando che 8} nLFEF} s,*h e osservando che ^ > e dmJ8} ¬IB:LK
ae ^ > d l} HIB:LK
r
r
] J8}
z Il
3n K ¯Bd z ± r (3.89)
: TE :
z z
Nell’equazioni di governo compaiono anche le derivate parziali di rispetto
alle frazioni di massa, come ad esempio nelle espressioni (3.59) e (3.66):
r
|
z _ARC<I *Þ
K
k z y
j d
z z
Cominciando dalla r prima: r
J8} FEF} *cX
z _ARCsI *ÞK
0 z I`ARC KsN z IaARC3*ÞK n N (3.90)
d j d l TE *
z z z
mentre la seconda si esprime come: r
r
|
densità Z
pressione -b Z
2
lunghezza à Z
peso molecolare q Zù q
costante del gas * Zù,*!p d\
L q
c
temperatura :aù
Z .-#Z I*!Z \ZTc K
Zù ÷ -2Z Z b
velocità
HZù,à Z Z b
tempo
entropia &Z%V! * Z
velocità del suono Z% Z
tensore degli sforzi Zù?-2Z
tensore degli sforzi viscosi :W ß Zù.-#Z
coefficiente di viscosità ½<Z
energia interna ; Zù.-2Z Z
entalpia P#Z%?-2Z b Z
flusso termico d&Zù.-2Z Zb
calore specifico FZÓ,FElZù,! * Z
½ Å >
¸ªr ; ¯ n Æ SI ¦§8¨KJ·NQ¦ÀN,I¦¨K ±
* Z
r
Ç
]
»¶gn ; Ç2¦:Qn ; ; P#¦d
n
* FZ )¥Z Ø ZT* ZF)ÞÝ&Z
[
Infine il termine (3.73), che esprime ~lG , diventa:
bÉ
[
«%
~lGs ¦§I ¦ÌjBKsN
)+Ý&ZØ ; TZ * ; Z
bÉ
b b
3.4 Formulazione lambda per problemi bidimensio-
nali
3.4.1 Discretizzazione delle equazioni del moto
Per integrare le equazioni alle derivate parziali che compongono il sistema di in-
teresse si usano tecniche alle differenze finite, in cui si sostituiscono alle derivate
presenti nelle equazioni le differenze tra i valori delle variabili in un numero finito
di punti (o nodi) del campo, in cui è discretizzato il dominio continuo di integra-
zione.
Il piano computazionale di riferimento BI b N k b K è costituito da nodi distribuiti su un
å
reticolo cartesiano equispaziato. A questi nodi si associano, tramite una legge di
metrica, i nodi del piano fisico I k2K , rappresentante il dominio di integrazione
å
in cui si vuole ottenere la soluzione del sistema di equazioni. In questo dominio
nel piano fisico si stabilisce un sistema di coordinate curvilinee, che disegnano
un reticolo, le cui intersezioni rappresentano i punti di integrazione. Le griglie
cosı̀ costruite vengono definite strutturate. Nota la legge che lega il piano fisico e
quello computazionale, il sistema di equazioni dovrà essere riscritto nelle variabili
del piano computazionale, dove appariranno nuovi termini legati alla trasforma-
zione, detti termini metrici. Nel seguito si useranno griglie ortogonali, in cui le
linee coordinate di famiglie diverse nel piano fisico sono mutuamente ortogonali.
Questa caratteristica permette vantaggi in termini di accuratezza e di semplicità
nella scrittura delle equazioni e delle condizioni al contorno. Un potente strumen-
to per disegnare griglie ortogonali nei problemi bidimensionali è costituito dalle
trasformazioni conformi [40]. Spesso, in alcuni problemi, è necessario addensa-
re il numero di nodi in particolari zone del campo (come ad esempio negli strati
limiti o nelle zone di mescolamento), per cui viene fatta una prima trasformazio-
ne (stretching) del piano computazionale passando attraverso un piano intermedio
42 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
M ¶´IDN k
KM (3.92)
dove è la velocità del suono e k aI lnmpoqðrk o$sRCGqK rappresenta al variare di q il
generico versore del piano I k#K . Su ciascuna superficie caratteristica individuata
å
dal versore k , e quindi anche lungo la corrispondente bicaratteristica, deve essere
verificata la corrispondente equazione di compatibilità:
¦W4
4 Û6NO<ÛW k
N,IBN r tk
K Nu®IBíj¦ÄKlv
k
N (3.93)
8 ` ` r
N r ¦§8on &Ûar n IBN tk
K¦ÿùN (3.94)
* *
] X ] X
M ¶V¤M (3.96)
lungo la quale devono essere verificate le equazioni di compatibilità:
&Û2N?¶j¦ÿL5 (3.98)
che coincidono con le (3.77) e (3.80), a meno dei termini sorgente. Per le corri-
spondenti equazioni di Navier-Stokes in non equilibrio chimico basta aggiungere
[ [
i termini sorgente ~lG e .
Il metodo à 4TM si basa sulla scrittura di 4+N equazioni scalari indipendenti,
ottenute combinando le 4 equazioni di compatibilità di onda acustica, scritte nelle
direzioni (con i due possibili versi) delle linee coordinate del reticolo d’integra-
zione, e le N+1 equazioni di compatibilità della linea di corrente.
Prima di procedere con la formulazione, si introducono i vettori w e x , rappre-
sentanti i versori delle linee coordinate di un sistema di riferimento curvilineo
È
ortogonale nel piano I k#K ed y e , versori di un sistema di riferimento cartesiano
å
nello stesso piano. Si definisce quindi:
[ È
ä;wN x ¢úzy6N (3.99)
I versori delle linee coordinate possono essere espressi in funzione di quelli
del sistema di riferimento cartesiano attraverso l’angolo ó,ùI k#K :
å
È È
wó"
lnmpo9{
y2|
N ogsDC3 k x¿g}
n o$sRC3~
y2
N lmto0 (3.100)
È
si introduce poi il versore ¶" y u wZ}x . Si può vedere facilmente che:
¦§8 ,¦´Iä;wN {K{!wíj¦Ìä²Nxj¦
x N|oíj¦Ì (3.102)
IBíj¦ÄKl ´IB¶¦ÌäaK$wxN,IB¶j¦ Kx¶N,IDíj¦ÌKJä
n w (3.103)
Utilizzando le identità (3.102) e (3.103) nella (3.93) si può scrivere:
r r
] X
4 Û<n &Û2N?<Ûa k
N d } Û#N
8 ` * r r *
] |
¦W4 X
NIBxN tk
n Khy ¦ÿùN ¦Ìj N
` * *
IID¶j¦äWKwN,IDíj¦
K xíNIB¶¦Ä¨r KJä
N k
n ¨KsN
w
[
] X
[
N Iaw¶j¦ÌäêNxj¦ N¶íj¦ÌK èWN?ÊóN ~lG (3.104)
*
44 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
NIDN ¤K y
w ¦W4¨NQ¦ÌäÄn ¦ÿùN ¦Ìj N
8 ` * *
[
N x{¦ n N.¢
| èWNOÊOw
r r
] X
F4 ÛWn 6
ä Û0n &Û2N d } Û#N
` r * r *
] |
X
NÌIDín ¤K y
w ¦W4{n.¦Ìäÿn ¦Ä%N D¦Ìj N
8 ` * * r
[
] X
[
N {¦
x N N.¢ èUn Ê Bw N ~lG
*
r r
] X
NIBN {Khy
x ¦W4¨NQ¦ n ¦ÿÓN ¦d N
8 ` * * r
[
] X
[
N ¨¦äÀN²äÀN.ô
w èWNOÊOx¶N ~lG
*
r r
] X
NIDN ¤Khy
w ¦W4¨NQ¦ÌäÄn ¦ÿùN ¦Ìj N
8 ` * * r
[
] X
[
N n|²äêN.ô
x è¤nÊOx N ~lG (3.105)
*
avendo introdotto le variabili:
` `{" N
4N.ä w{k
t t n
4ÓnOäí w©k
b u
u u !4N N x k
'
b
v v
n
í x k
'
b u4{n (3.107)
¦ 4N°¦Ìäÿn
U ¦Ä%N D¦Ìj<
` r r * *
] X
,¦oI4N?äaK¤n r ¦ÿùN
* * r
]
D¦ÌjðN°8` t ¦W4
X
ú ö ¶j¦ÿ (3.114)
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 47
[
pcVÊ Bw (3.116)
[
Eh
ÊOx (3.117)
tramite le quali si può esprimere il sistema completo in forma più compatta:
r r v
] ]
ú¥ðN°Åú w nON
X
[
ÛUV`z
4 &Ûan I md } ÛDKn èp (3.118)
* * _^a`
[
&ÛsªnÞú ö N (3.121)
[
d} Û<ªnÞú9} #N ~lGHk X¤ª
kF (3.122)
N.X
å
Nel piano computazionale b il dominio di integrazione è un quadrato 5#k8
n
5#k8
, discretizzato con un reticolo cartesiano equispaziato. Il piano intermedio
48 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
si ottiene con una trasformazione non conforme di b , data dalle funzioni e !e9Ib K
å
e fÀ"f<Iiðb K . In questo modo il dominio di integrazione viene trasformato in un do-
minio rettangolare discretizzato con reticolo sempre cartesiano, ma non più equi-
spaziato. Questa trasformazione di stretching permette il disaccopiamento delle
funzioni di trasformazione, consentendo di passare direttamente dalle derivate in
I e2gk f2K a quelle in BI b N
` k ðb K attraverso le eNý , f~ e loro inverse. Per ottenere il domi-
å
nio di integrazione nel piano fisico è necessario trovare la legge di trasformazione
conforme / I K , che esiste ed è unica. Si introducono ora, per comodità, le
grandezze õ , , Ñ ` e Ñ t , che permettono di esprimere le derivate nel piano fisico
in modo compatto. Esse sono definite dalle relazioni:
M /
; eý%N?Xfjý gnhXe~{Nfj~
õÀ (3.123)
M
/ /
MADmtõ
Ñ `sN.X Ñ t
/ n XS ªnhX / n? (3.124)
M
in cui sono state applicate alcune proprietà delle trasformazioni conformi [34],
ed in cui è sempre l’angolo formato localmente tra i due sistemi di coordinate
(3.100). Il logaritmo
nella
definizione di Ñ ` e Ñ t serve a far sı̀ che esse rappresen-
tino le derivate e .
Bisogna adesso fare in modo che nel sistema appaiano esplicitamente le derivate
nel piano . Per fare questo si vede che per uno scalare vale la relazione:
È /
¦ÿºýy2NQ~ IS
w N° {
x K (3.125)
rappresentando adesso w e x i versori che, nel piano fisico, sono tangenti alle
coordinate f¢ d& e e & rispettivamente. A questo punto è possibile
riscrivere le (3.112)-(3.115) come:
r r
/
]
d } N.` t
X
ú©`{ IBäÀN K ¯ I4N?äaK n N 4 ± N
Å * r * r
/
]
Dj } N.` t
X
N ¯ I4¨N.äaK n N 4 ± (3.126)
Å * *
r r
/
]
ú t Dj } N°8` t
X
IBäÄn K ¯JI4ùn¿äWK n N 4 ± N
Å * r * r
/
]
md} N°8` t
X
N ¯ I4{nOäaK n N 4 ± (3.127)
Å * *
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 49
r r
/
]
ú u d } N.` t
X
äO¯JI4N K n N 4 ±²N
Å * r * r
/
]
mj } N.` t
X
N I N K ¯ I4¨N K n N 4 ± (3.128)
Å * *
r r
/
]
ú v mj } N.` t
X
ä ¯ I4Ón K n N 4 ± N
Å * r * r
/
]
md} N°8` t
X
N I n K ¯Ia4Ón K n N 4 ± (3.129)
Å * *
r r
/
]
ú w Dd} N°8` t
X
ä ¯ 4 n N 4 ± N
Å 8 ` * r * r
/
]
d } N°8` t
X
N ¯ 4 n N 4 ± (3.130)
Å ` * *
/
ú ö I äa N K (3.131)
/
ú9} W Iä9d } N d } KTk X¤g
k (3.132)
/
g
IBä0 N K (3.133)
/
ôªn I n ä0 K (3.134)
Osservando che valgono le relazioni:
º ý¡ b k ,~ b (3.135)
å
ed introducendo le nuove variabili:
ý ý ý
¼ t ¼ u
/ / /
¼ ` b IäÀN K b IäÌn K b ä (3.136)
å å å
~ ~ ~
¼ t ¼ u
/ / /
¼ ` b I N K b I n K b (3.137)
ý ý
* ` "4N?ä * t ! 4ùn ä (3.138)
~ ~
* t u * t u
4N 4{n (3.139)
possiamo quindi riscrivere in forma più compatta le (3.126)-(3.134):
50 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
r r
ý ý ] X
t 4tý ± N
ú{`© ¼ ` ¯ I* ` Kýh
n Nýù
N Dj }¢ýÓ
N°8`
Å * r * r
~ ý ] X
t 4T~ ±
N ¼ u ¯ I* ` Ki~ù
n ~
N mj }£~©
N.` (3.140)
Å * *
r r
ý ý ]
ú t t 4tý ± N
X
¼ t ¯ I* t K ýh
n Nýù
N Dj }¢ýÓ
N°8`
Å * r * r
~ ý ] X
t 4~ ±
N ¼ u ¯ I* t Ki~ù
n ~
N mj }£~©
N.` (3.141)
Å * *
r r
ý ~ ]
ú u t 4t&ý ±²N
X
¼ u ¯ I* ` Ký!
n Nýù
N md }¢ýÓ
N.`
Å * r * r
~ ~ ] X
t 4~ ±
N ¼ ` ¯ I* ` KB~%
n *~©
N md }£~
NQ8` (3.142)
Å * *
r r
ýu ~t ]
ú v t 4t&ý ±²N
X
¼ ¯I* Ký!
n Nýù
N md }¢ýÓ
N.`
Å * r * r
~ ~ ] X
t 4~ ±
N ¼ t ¯ I* t KB~%
n *~©
N md }£~
NQ8` (3.143)
Å * *
| r r
ýu * ý ` N°* tý ]
ú w t 4tý ±²N
X
¼ ¯ y n N Dd}¢ýÓ
N°8`
Å Å ý * *
Õ ~ ~t | r r ×
~u * ` N°* ] X
t 4~
N ¼ y n *~{
N mj }£~©
N.` (3.144)
Å Å ~ * *
ý ýu
ú ö º¼ u Nýù NQ¼ *~ (3.145)
ýu ýu
ú9} Wº¼ d}¢ý% N°¼ d }£~j k X¨ô
kF (3.146)
ýu ~u
§,¼ Gýù NQ¼ 6~ (3.147)
ý ý ~t ~
ºgn
(3.148) IS¼ t .
n ¼ ` K ¤
ýh
nI¼ n?¼ ` KJä0G~¥
Å
ý8} ~
Le ¼ indicano la direzione delle linee bicaratteristiche, ed i termini che le
contengono a fattore sono segnali che si propagano lungo quella linea bicaratteri-
stica. È opportuno allora raggruppare in ciascuna equazione i termini contenenti
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 51
ý8} ~
a fattore la stessa ¼ , in modo che essi vengano poi discretizzati con differenze
upwind, fatte cioè da una sola parte, a seconda del verso di propagazione del se-
ý8} ~
gnale, individuato dal segno della ¼ .
Per scrivere il sistema in maniera ancora più compatta si introducono ulteriori
variabili:
r r
ý
ý ý
] X
t 4tý ±
` g n ¼ ` ¯ I* ` KBýh
n ¤ýh
n Nýù
N mj }¢ýù
N°8` (3.149)
Å * *
r r
ý
ý ý ] X
t 4t&ý ±
t g n ¼ t ¯I* t Kýù
N ¤ý3
n Nýù
N Dj }¢ýÓ
N°8` (3.150)
Å * *
ý ý
u ª nL¼ u I ýù N.ä0¤ý
K (3.151)
ýv ýu
gnL¼ Ný (3.152)
ý ý
gnL¼ u d } ý k X¤g
k (3.153)
r r
~
~ ~ ] X
t 4~ ±
` gn ¼ ` ¯ I* ` KB~©
N?äaG~%
n *~{
N md}£~©
N°8` (3.154)
Å * *
r r
~
~ ~ ] X
t 4~ ±
t g n ¼ t ¯ I* t iK ~%
nOä0G~% n *~©
N d }£~
N°8` (3.155)
Å * *
u ~ ªnL¼ ~u Iä¦~% n
G~& K (3.156)
~ ~
v gnc¼ u ~ (3.157)
~ ~
ªnL¼ u d£} ~d k X¤ª
kF (3.158)
y ` NQ t QN ` N° t N
[
4ÛU8` è N 8Ûan mj } Û (3.159)
* *
ý ý ~
n t NQ u N p
[
ä6Û<º ` . (3.160)
~ ~ ý
Û<º ` n. t N° u N E
[
(3.161)
ý ~
&Ûs, v NQ v N
[
(3.162)
ý ~ [
j } ÛWº NQ N ~lGHk X¤g
k (3.163)
Bisogna ancora scrivere i termini diffusivi in termini di derivate nel piano
computazionale. A tale scopo è necessario trovare delle espressioni per ¦ #» ,
52 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
È
¦ Y , I¦Yd¸êK{pw , I¦Y¸êK{§x e ¨¢Y¦À!YW¸ . La trattazione che segue è presa
direttamente da [40], a cui si può far riferimento per i passaggi algebrici.
Si calcola innanzitutto ¦ :
/
¦À IB w N? x{K©
/
_ Iä n Kw©wNIä n KwxíN,I N?äa K
x¦wN,I N.ä0 K xªx
(3.164)
e si definiscono le variabili:
; `H` /
IBä
n
K©
/
Iäªý¡ b N Ñ t K
å
; `t
Ñ `¤nOä Ñ t K
/ /
Iä N n N.ä0 K IBä«~ b N ý¡ b
Å Å å
;8tHt
/
I
N.ä0
K©
/
I
~ b n ä Ñ `K (3.165)
che sono le componenti della parte simmetrica del tensore gradiente di velo-
cità. Di qui:
>
¦ÀN,I¦¨K ÅG ; `H`$w©wN ; ` t IwvxíN|x¦w¨KUN ;8tHt xªx
(3.166)
¦§8 ; `H`sN ;8tHt (3.167)
Åd½
:¥`H` Æ * ; Z IÅ ; `H`¨n ;8tHt K
Åd½
:¥` t Æ * ; Z
; `t
Åd½
: tHt Æ * ; Z IÅ ;8tHt n ; `H`K (3.169)
¦§¸g
/
b
:U`H`¬ý' N
t nIB:U`H`¨n : Ht t K Ñ t Q
b [Û_1F:U` ~3 N Åj:U` t Ñ `®
BwN
/å
:¥` t ý% N db [Û_1F: tHt ~3 : Ht t K Ñ s` N°Åj:U` t Ñ t
x
N b n
IB:U`H`n (3.170)
å
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 53
e dalla simmetria di ¸ :
>
¦ZY¸ô I¦xNQ¦ K¯Y¸ôV:U`H` ; `H`UN°Åj:U` Ft ; ` t NO: tHtT;8tHt (3.171)
Å
da cui:
½ t t t Å ; t
¯Å2I ; H` ` NQÅ ; ` t N ; Ht t n I ` H U
` N ;8tHt K ± (3.172)
* ; Z Æ
¨
È
Si calcolano infine il vettore flusso termico » ed i vettori flusso di massa e la
loro divergenza.
r
» ` Nr d
d w
t x
/
r Ç
]
` n ¯ «ý¡
: N P#mj }¢ý¡ b ±
n
)ÞÝ&Z* ; Z å
d b
r
å
Ç ] bÉ
t n
/
¯ : ~ b
N
P# d }£~ b ± (3.173)
n
)ÞÝ&Z* ; Z
d
bÉ
e di qui si ottiene procedendo come sopra:
t
bÉ /
& b d ~
)ÞÝ&Z* ; ZØ ; Z
È
N bb É & t ~' n & ¥` ý Ñ t N & t ý Ñ `K
/
¦´ I b &¬` ý'
B ± ² (3.175)
å
[ [
Si hanno quindi tutti i termini per poter calcolare Ê , e quindi è
> >
IS¦NQ¦À KB IS¦NQ¦À Kl1N°Å ;8uHu ¡ (3.180)
IS¦§8¨KJ1 IS¦§8¨KJ1N 8; uHu (3.181)
Di conseguenza si ha per il tensore degli sforzi viscosi ¸ :
¸ô´IB:U`H`KJ1 wwN,IB:U` t KJ1dIawxíNx¦w¤K¥NIB: tHt KJ1¬xªx NBI : Hu u JK 1¬¡ (3.182)
Åd½
ID:¥`H`JKJ1 Æ * ; Z ISÅ ; `H`¨n ;8tHt n ;8uHu K
Åd½
ID:¥` t KJ1 Æ * ; Z
; `t
Åd½
ID: Ht t JK 1 Æ * ; Z ISÅ ;8tHt n ; `H`¨n ;8uHu K
Åd½
ID: Hu u JK 1 Æ * ; Z ISÅ ;8uHu n ; `H`¨n ;8tHt K (3.183)
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 55
definendo: b
È t t
:aýF~ I¸ºByK¤ V:¥`H`.o$sRC3t ³lnmpo9N?:U` t Ialnmpo ín°ogsDC K¨t n : tHt ogsRC h´lmto9
È È
:0~J~ I¸º K¨ V :U`H`.ogsRC N°Åj:U` t o$sRC3³lmto9ín¿: tHt lmto (3.189)
e poichè in questo caso la direzione 3 normale al piano fisico coincide con quella
circonferenziale q del problema assialsimmetrico, risulta : u ý. :0ý u : u ~
:0~ u 5 e quindi:
IBÊùKJ13§IBÊùKùN :0ýF~¡lmto9N,ID:a~J~'n¿: Hu u N
K ogsDC3
BwN
bn :aýF~@ogsDC3N,IB: Hu u n :a~J~KNlmto6v
x (3.190)
b
In tutti i termini aggiuntivi appare a denominatore la distanza dall’asse di
simmetria, che è spesso uno dei bordi del campo di integrazione. Per quanto ri-
guarda il termine 1 definito in (3.178), l’unico presente anche nel caso euleriano,
esso dà luogo sull’asse di simmetria ad una forma indeterminata, essendo propor-
zionale al rapporto tra la velocità radiale, che deve essere nulla per la simmetria, e
la distanza dall’asse stesso. Si può allora risolvere l’indeterminazione applicando
il teorema di de l’Hôpital, per cui sull’asse:
56 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
;8uHu Iä
ogsDC!xN
lmto9K
V
1 z z (3.191)
z z
e, essendo nullo il valore della velocità in direzione radiale sull’asse, questa deri-
vata viene discretizzata nel rapporto tra il valore del numeratore nel primo nodo
all’interno del campo e quello della sua distanza dall’asse stesso. Lo stesso pro-
cedimento vale per i calcolo di ;uHu nei termini viscosi. Per il calcolo di Ê si ha,
partendo da (3.190):
ý
ý ý ý Á ý Á
I ` K ¶ç Ê ªn ü ¾BI¼ ` K ¶ç Ê , N I¼ ` K ¶ç Ê
¾BI* ` K ¶ç Ê
n I* ` K ¶ç Ê N
ì b
ý
å ý Á ý ý Á
n ü ¾ I¼ ` K ¶ç Ê I K ¶ç Ê NIS¼ ` K ¶ç Ê I K ¶ç Ê ¾ I ` K ¶ç Ê V n I ` K ¶ç Ê N
ì b r r
å Á
ý ý
n ü ¯I¼ ` K ¶ç Ê I K ¶ç Ê NIS¼ ` K ¶ç Ê I K ¶ç Ê ¶ ± ¾BISK ¶ç Ê n ISK ¶ç Ê N
ì b rX * r *X
å
] ý ý Á
n ü ¯IS¼ ` K ¶ç Ê I K ¶ç Ê N,I¼ ` K ¶ç Ê I K ¶ç Ê ± ¾ IBdBK ¶ç Ê n IBdBK ¶ç Ê
ì b * *
å
(3.195)
ü ü b , mentre £
dove £¤k
sono gli indice dei nodi tali che b ¢£ b e x
b e£
sono
å å
ý £ £ ; ý £ V£ÄN
centrate, in accordo alla loro natura [36]. In questi termini sono presenti sia de-
rivate di variabili note al passo Ç , sia derivate di variabili ottenibili dalle derivate
note al passo Ç . Allora in un primo ciclo si calcolano le derivate prime e quindi le
variabili ; `H`ák ; ` t k ;8tHt gk dj`árk d t k & } `T®k & } t . Calcolati i valori di queste variabili in tutto il
campo si può procedere alla seconda derivazione. Infine, i termini che non con-
tengono derivate spaziali, come il termine sorgente assialsimmetrico ed il termine
sorgente delle specie, vengono calcolati esplicitamente al passo Ç .
Si ottengono cosı̀ i valori delle derivate temporali al passo Ç e di conseguenza la
soluzione al tempo ÇxN§
Å dalle (3.194). Si risolvono prima le N (3.163) per
calcolare d } Û e la (3.162)r per 8Û , da usarsi poi nelle (3.159) per il calcolo della 4áÛ .
Una volta calcolata la 4 al passo ÇùNO
Å da questa si deve ricavare la temperatura,
necessaria al calcolo di , insieme alle concentrazioni, che sono a questo r punto
già state aggiornate. La 4 è una funzione implicita della : , per cui si ricorre al
teorema del punto unito per risolverla [16]. Dalla conoscenza di 4 e di si può
poi calcolare la velocità del suono congelata .
Le derivate temporali al tempo ÇÌNg
Å necessarie per ottenere dalle (3.194) la
soluzione al tempo ÇoN
sono ottenute sostituendo nelle (3.159)-(3.163) alle
º Ii-ô
kTÅðk Æ k*
ì »d+ k#K delle corrispondenti ¼ º cosı̀ definite:
å
ý µ ý µ ý
I K ¶ç Ê , Å2IS K ¶ ç Ê V n I K ¶ç Ê
~ c µ ~ c µ ~
I K ¶ç Ê , Å2IS K ¶ç Ê n IS
K ¶ç Ê (3.197)
c c
dove:
ý
; ý
IS¼ K ¶ç Ê 5¼¸ £ V £n
IS¼ K ¶ç Ê 5¼¸ £ £ÌNV
~ ¶ ~ ¶
n
; 5´¸
I ¼ K ç Ê
5½¸ IS¼ K ç Ê £ÌNV
(3.198)
ü á ý ü ~ ü
ü k ¼ b ʤ1Jýc
6 IS¼ b kT¼ ðb Kák X¨ô
k8®®k Æ (3.199)
¼6b ʤ1lý b å å
å
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 59
ü
Nello studio dei transitori il deve essere lo stesso in corrispondenza ad ogni
ü
nodo della griglia di integrazione, per cui si prende il minimo calcolato nel
campo di integrazione. Nel caso in cui invece si ricerchino soluzioni üstazionarie, si
può accelerare la convergenza, utilizzando in ogni nodo il massimo consentito
ü
dalla condizione CFL locale, e si parla in questo caso di locale. Nel caso di
problemi viscosi l’analisi di stabilità è più complicata, e la regola utilizzata [55]
è:
ü t ü t
ü 7
© k ¼2é ʨ1lýÞ I ; å k ; K (3.200)
¼6é ʤ1lý å * Z * Z
ü
dove * ; Z indica il numero di Reynolds di riferimento. Il locale sarà dato dal
più piccolo tra (3.199) e (3.200).
Nel caso di flussi reagenti entrano in gioco i tempi caratteristici della chimica, che
sono in genere più piccoli dei tempi fluidodinamici e viscosi. Questo fa sı̀ che il si-
stema sia caratterizzato da un’elevata rigidità numerica, e nel caso di integrazione
esplicita si è legati alla dinamica più veloce, che è generalmente quella di qualche
reazione del meccanismo di reazione. Per accelerare il processo di integrazione
si deve ricorrere a tecniche di integrazione point implicit o all’operator splitting.
Per riferimento si può consultare [38].
Nelle equazioni discretizzate compaiono anche i termini metrici e per la loro
discretizzazione si può far riferimento a [40].
Ingresso ed uscita
Per imporre le condizioni al contorno bisogna vedere quali sono i segnali prove-
nienti dall’esterno del dominio di integrazione, cosa che equivale, nella formula-
zione lambda, ad individuare quali derivate spaziali dovrebbero essere calcolate
utilizzando i nodi esterni al campo. Considerando ad esempio i bordi sinistro e
destro del campo di integrazione (si ricorda che il piano computazionale è un ret-
ý
tangolo), queste derivate saranno quelle corrispondenti ai valori di ¼ positivi per
il bordo b ,5 e negativi per il bordo b ª
. Nel seguito descriviamo il problema
å å
considerando solo il bordo sinistro, quelle per gli altri bordi saranno identiche con
le opportune sostituzioni.
( Ingresso supersonico. In questo caso si ha äí : i ìN+ segnali provengo-
no tutti dall’esterno del campo e bisogna specificare quindi ì6Nê condizioni
al contorno. Ciò equivale ad imporre lo stato del flusso all’ingresso.
4 Û 5
ä6Û 5
Û 5
&Û 5
j } Û 5#k kX¥g
kF (3.201)
I n
K Å
ISP ¹ KlÛ ÄIB:LK$4¬4Û2N.ä9ä6ÛHkÄIB:LK \
` >
3n"S ` ^ > S ]
S S ^
Û 5
À
8 Û DI K
d } Û Á©lIDKák kX¨ô
kF (3.202)
[
avendo fatto l’ipotesi che f5 e quindi . Dalle (3.202) si
ý ý v ý , ý ) in funzione delle
possono ricavare i valori incogniti di ( ` , u ,
derivate in direzione b .
1. Pressione assegnata.
La condizione è in tal caso -9ÛL¾ IDK , espressa quindi in termini di
derivata temporale. Tramite le equazioni di stato e l’espressione del-
l’entropia è possibile esprimere tradurre questa condizione in un’e-
spressione in cui si legano 4FÛlkL&ÛHk-2Û e d } Û . Da questa espressione si
può ricavare poi la `
ý
Condizioni di parete
– Per la temperatura:
1. Parete adiabatica
Si pone l’ulteriore relazione : ,5 .
2. Parete isoterma
Il valore della temperatura nota :Wë è imposto direttamente.
– Per le frazioni di massa:
1. Parete completamente catalitica.
Parete in cui le reazioni chimiche sono catalizzate a velocità infi-
nita, cioè le frazioni di massa raggiungono il loro valore di equi-
librio rispetto al valore della temperatura e pressione locali:
dW§IBdDKJ[ º
nel considerare più domini di integrazione, che hanno una parte del loro confine
in comune e su cui va imposta la continuità del campo come condizione di rac-
cordo (tecnica multiblocco o multidominio). In questa tesi è stata ampliata questa
tecnica per flussi multispecie, a partire dal lavoro in [39, 40], a cui si rimanda per
maggiori dettagli.
Capitolo 4
La formulazione quasi lineare trattata nelle sezioni precedenti presenta molti van-
taggi in termini di efficienza ed accuratezza. Tuttavia questa formulazione ha il
limite di non essere in grado di trattare gli urti interni al campo di integrazione. Si
possono seguire due strade per poter risolvere le discontinuità presenti all’interno
del campo.
La prima soluzione consiste nell’accoppiare alla formulazione quasi lineare una
tecnica di shock fitting. Le tecniche di shock fitting di tipo floating sono state am-
piamente utilizzate nel passato con buoni risultati, ad esempio da Moretti [35], da
Salas [57] e da Dadone [10]. I principali svantaggi di questa tecnica consistono
nella complessità dell’algoritmo e nella difficoltà nel trattare interazioni comples-
se tra urti.
Per questo motivo si è deciso di seguire in questa tesi un’altra strada, che consiste
nel risolvere gli urti utilizzando una formulazione conservativa, mentre le restan-
ti parti del dominio di calcolo continuano ad essere risolte con la formulazione
lambda. Questa tecnica ibrida è stata formulata da Paciorri [50]. Esiste un’am-
pia libertà nella scelta dello schema conservativo. In particolare, nella presente
formulazione è stato utilizzato uno schema ai volumi finiti basato sul metodo di
Godunov [15].
65
66CAPITOLO 4. TRATTAMENTO DEGLI URTI: FORMULAZIONE IBRIDA
z ªn IS ÇG Æ µDÈ à `Ô t } Ð NQ G Æ µDÈ à } Ð `Ô t N° G É µDÈ à `Ô t } Ð NQ G É µDÈ à } Ð `Ô t K
zb
1
c c c c
(4.2)
dove à è la lunghezza del lato della cella e è il valore medio del flusso di massa
sul lato, definito dalla:
=
Bw¥Màs ä ¶ àsº à
b b
essendo w il versore normale uscente dal contorno della cella, e ä ¶ la proiezione
del vettore velocità rispetto a tale versore.
Per quanto riguarda l’equazione della quantità di moto, applicando il teorema
della media al primo termine a primo membro e sviluppando il secondo termine
si ottiene:
I Kl } Ð
b b
4.1. LO SCHEMA DI INTEGRAZIONE AI VOLUMI FINITI 67
i+1,j+1
i,j+1
i-1,j+1
i,j i+1,j
i-1,j
i,j-1 i+1,j-1
i-1,j-1
dove x è il versore tangente ai lati della cella diretto in senso antiorario e ä@Ë è la
corrispondente proiezione del vettore velocità. Proiettando la (4.3) rispetto alla
base controvariante ÌBÍ
Î e indicando i flussi di quantità di moto come
E ¶ ä ¶ ä ¶ N -
E
ËL b ä ¶ ä Ë
si ottiene l’equazione: b
I KH } Ð
\
z gn I E ¶ ÇG Æ w íÍ QN E
Ë GÇÆ x Í K à `Ô t } Ð ] N
bz
µDÈ µDÈ
1
\
Í K à® } Ð `Ô t 3
c c
n E ¶ G Æ
µDÈ
íÍ Q
w N E
Ë G Æ
µDÈ
x ] N
1
\
Í K à® `Ô t } Ð 3
c c
n ISE ¶ ¢G É µDÈ
w ¶Í NQEË GÉ µDÈ
x ] N
1
\
Í K à® } Ð `Ô t
c c
n ISE ¶ G É
µDÈ
íÍ
w NQEË G É
µDÈ
x ] (4.4)
1
c c
Analogamente all’equazione della conservazione della massa, si procede per l’e-
quazione dell’energia, posto:
j[©
Î Nó-*
ä ¶
b
68CAPITOLO 4. TRATTAMENTO DEGLI URTI: FORMULAZIONE IBRIDA
si ottiene:
I Î HK } Ð
z ªn Ij[ GÇÆ µDÈ NQj[ G Æ µDÈ NQ[ GÉ µDÈ N°j[ G É µDÈ K (4.5)
bz 1
c c c c
Le equazioni (4.2),(4.4) e (4.5) si possono scrivere in forma vettoriale:
»a} Ð
z ªn IB /¬} `Ô t } Ð NÏ } Ð `Ô t NÏ ` Ô t } Ð NÏ } Ð `Ô t K
1
z
dove s/ è il vettore delle variabili conservate e Ï è il vettore dei flussi.
1S Ó 5 5
` tS
×
; ` ; ` n ä t` ,
×
ä t t1 Óß ý 0 ~ 9 h
; t ; t
lmto lnmto
:
ÐÑ
t ä $1 S Ó ß b ý lmto0
b ~ lnmto9 n ä ,
h
Ñ
1 t1 1
Ø
³ ³
6 ` s/
³ : ³ (4.6)
Integrando esplicitamente questo residuo, con una tecnica predictor-corrector,
si ottiene uno schema accurato al secondo ordine anche nel tempo.
La formulazione ibrida corregge solamente il residuio euleriano. I termini viscosi
vengono aggiunti al residuo euleriano corretto come termini sorgente, insieme al
termine sorgente assialsimmetrico quando necessario.
x
λ
dλ/dx x
d2λ/dx2 x
In questo capitolo vengono descritte una serie di simulazioni il cui fine è quello
di validare il codice numerico sviluppato. I confronti vengono fatti con casi pro-
va presi dalla letteratura e con casi di cui si conosce la soluzione analitica. Per
quanto riguarda la parte di non equilibrio chimico si è calcolata la combustione di
idrogeno ed ossigeno in un canale 2D piano. Si è poi studiato il flusso euleriano
in non equilibrio chimico nel motore Vulcain di Ariane 5. Per lo studio degli stra-
ti di mescolamento si è studiata l’interazione di due correnti parallele a diversa
composizione e si è riprodotto un caso di film cooling su lastra piana. Infine, per
quanto riguarda la formulazione ibrida si è eseguito una simulazione di un flus-
so supersonico su una rampa e si è calcolato il flusso supersonico sovraespanso
all’interno di un ugello ideale troncato.
M d «%
(5.1)
M
b
ottenuta implementando uno schema di Runge-Kutta e non considerando gli effet-
ti della fluidodinamica, per cui temperatura e pressione sono considerate costanti.
73
74 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE
Ú
2 t Û N
t 3 t Ú
Û
Ú
N
ÚÅ Å Ú Å
4 Û NÅ
Å
t Ú
5
ÚÅ
Å'N Ú Û
Ú Å
N
Ú
ÚÅ Å Ú Å
Å
6 Å'Ú N Å Ú
Û
ÚÅ
N Ú
Å
7 Å
Å Ú N Û
ÅÚ
NÅ
8 Å
Å N Û
Å
N Å
Å
Å Å Å Å
u t
con Ç in d dà ; nO o ö d jà ; nO . Il tasso di reazione inversa Çè si ricava
dalla costante di equilibrio ÿ/áID:cK secondo la (3.35).
Convergenza Per la convergenza nel tempo si verifica l’andamento della nor-
ma Ø t del residuo e l’andamento della differenza tra flusso di massa entrante ed
uscente, fig. 5.1. Si distingue il residuo delle variabili di integrazione k{äUk kÓ
da quello dellet frazioni di massa . Il primo raggiunge in circa 15000 iterate un
` Í u
valore di
5 ö , mentre il secondo arriva a
5 ` . L’errore sul flusso di massa è
dello 0.28%, ed anche questo dato mostra una buona convergenza.
Confronto dei risultati I valori delle frazioni di massa di t , t e t lungo
Ú Ú
di massa in funzione del tempo e per ottenerle in funzione dello spazio si usa
la velocità assiale del flusso, considerandola costante. L’andamento delle frazio-
ni di massa ed il punto di accensione ( Å cm) sono correttamente predetti
å
dalla soluzione numerica (fig. 5.2). La deviazione dei valori dopo il punto di ac-
censione è dovuta al fatto che nella soluzione in forma chiusa non si tiene conto
della variazione delle grandezze termodinamiche (pressione e temperatura). In
fig. 5.3 sono mostrati gli andamenti assiali delle frazioni di massa dei radicali
Ú Ú
k ,e , mentre in fig. 5.4 si vede l’andamento dell’entropia. Questa pri-
ma dell’accensione
Å Å
è costante, indicando quindi l’assenza di reazioni chimiche ed
il congelamento chimico della composizione. Quando comincia la reazione, per
Å cm, l’entropia ha un incremento, che è indice del non equilibrio chimi-
åco. A valle dell’accensione il gradiente di entropia diminuisce, fatto che indica
l’avvicinamento alle condizioni di equilibrio chimico, che comunque non vengo-
no raggiunte all’interno del canale, visto che nella sezione di uscita il gradiente
di entropia è ancora diverso da zero. In fig. 5.5 e 5.6 vengono mostrati i campi
bidimensionali di pressione, Mach, temperatura e frazione di massa dell’ t . Si
Ú
Log10 Res(a,u,v,s)
Log10 Res(yi)
Err % Flusso di massa
0 0.04
-2 0.035
-6
0.02
-8 0.015
-10 0.01
0.005
-12
0
-14
-0.005
5000 10000 15000 20000
k
Figura 5.1: Storia della convergenza per i residui e per il flusso di massa
1.06 0.06
1.04
0.05
H2 and H2O Mass Fraction
1.02
O2 Mass Fraction
0.04
1 O2 RK
O2 revmbf
0.98 H2 RK 0.03
H2 revmbf
0.96 H2O RK
H2O revmbf
0.02
0.94
0.92 0.01
0.9
0
0 0.02 0.04 0.06 0.08
x (m)
O
0.0007
0.03
H
OH
0.0006
0.025
O, OH Mass Fraction
0.0005
H Mass Fraction
0.02
0.0004
0.015
0.0003
0.01
0.0002
0.005 0.0001
0 0
0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12
x (m)
Ú Ú
Figura 5.3: Frazioni di massa per i radicali , e
Å Å
30
29.8
29.6
29.4
s
29.2
29
28.8
0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14
x (m)
Å
5.1. COMBUSTIONE IN UN CANALE 2-D PIANO 79
0.06
0.05
0.04
H2O Mass Fraction
202x16 cells
100x16 cells
0.03
0.02
0.01
Å
0.051679
Å
Mach
5
REVMBF
4.5 Ostlund
3.5
Machwall
2.5
1.5
1
0 0.5 1 1.5 2 2.5
x/re
Figura 5.9: Mach a parete, confronto tra la simulazione numerica eseguita con
ReVMBF e la simulazione condotta da Östlund [49]
5.2. FLUSSO NELL’UGELLO HM60 DEL MOTORE VULCAIN 83
Tabella 5.5: Confronto degli impulsi specifici per il caso di non equilibrio chimico
Modello V.A.C. ReVMBF
Isp (s) non-eq. 450.1 453.4
In figura 5.10 si riportano gli andamenti delle frazioni di massa delle specie com-
ponenti la miscela lungo l’asse di simmetria. Si può notare come il meccanismo
di reazione faccia in modo che l’effetto finale sia quello di una produzione di
t Ú e di una riduzione delle altre specie. Le reazioni chimiche avvengono prin-
cipalmente
Å
fino alla regione a valle della gola, mentre andando più avanti nel
divergente le concentrazioni delle specie tendono a congelarsi, a causa della di-
minuizione della temperatura. La vicinanza o meno alle condizioni di equilibrio
chimico o al congelamento della composizione possono essere viste anche guar-
dando all’andamento dell’entropia , fig. 5.11. Il flusso è euleriano ed in equilbrio
vibrazionale, per cui l’unico termine sorgente per l’entropia è costituito dal non
equilibrio chimico. Fino alla gola ( ´5 ) l’entropia ha un valore costante, indi-
å
cando una situazione di equilibrio chimico, subito dopo l’entropia aumenta con
un forte gradiente, indice di una situazione di non equilibrio chimico. Più a val-
le questo gradiente diminuisce, dato che la miscela si avvicina alla condizione di
congelamento, che però non è mai raggiunta nell’ugello, visto che anche all’uscita
il gradiente di entropia è diverso da zero. In fig. 5.12 sono riportati gli andamenti
della temperatura e del numero di Mach sull’asse di simmetria per il caso di mi-
scela congelata ed il caso di non equilibrio chimico. Si può notare come a causa
r
del rilascio di energia chimica la temperatura sia più alta rispetto al caso di mi-
scela congelata. Questo comporta una diminuizione del Mach nel caso di reazioni
chimiche ed una diminuizione del della miscela, fig. 5.11. In tabella 5.5 è ripor-
tato il confronto dell’impulso specifico calcolato con ReVMBF ed il dato fornito
da VAC, la differenza è dello 0.73%. La differenza invece tra l’impulso specifico
nel caso di non equilibrio chimico ed il caso frozen è del 4.57%, indicando quin-
di l’aumento di prestazione dato dall’energia chimica restituita al flusso. Si vede
infine in fig. 5.13 il campo della frazione di massa dell’ t . Come nelle figure
Ú
0.95
0.04
0.9
0
0.89
-0.5 0 0.5 1 1.5 2
x
60.25 1.34
60.248 1.32
1.3
60.246
s
1.28
60.244
1.26
60.242
1.24
60.24
1.22
60.238
1.2
60.236
1.18
-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5
x (m)
r
Finite rate
Finite rate 6.0
3500.0 Frozen
Frozen
3000.0 5.0
2500.0 4.0
Mach
T (K)
2000.0 3.0
1500.0 2.0
1000.0 1.0
500.0 0.0
-0.5 0 0.5 1 1.5 2
x
1.5
H2O 0.90
y (m)
0.5
0
0 0.5 1 1.5 2
x (m)
Å
86 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE
N2 50%
O2 50 %
Mach = 1.7
N2 80%
O2 20%
Figura 5.14: Schema del canale in cui si mescolano due correnti a composizione
differente
0.00575
0.0055
0.00525
0.005
y
0.00475
0.0045
0.00425
0.006 yi di N2 CFD++
yi di N2 VMBF
0.005
Y
0.004
In fig. 5.21 si mostra il confronto tra i profili numerici e quello sperimentale della
temperatura adiabatica di parete. I risultati numerici includono i valori calcola-
ti da Aupoix et al. con differenti modelli di turbolenza: il modello algebrico di
Baldwin, i modelli Çcä n ã di Chien, di Jones e di So, quelli calcolati con ReVMBF,
che impiega il modello di Spalart e Allmaras corretto per tenere in conto gli effetti
della comprimibilità, ed i risultati ottenuti con il solutore commerciale CFD++,
usando un modello Çÿ n ã . Si deve notare innanzitutto che il comportamento dei
dati sperimentali è differente da come ci si aspetterebbe, infatti questo non mostra
un andamento costante della temperatura a monte del film breaking. Ciò è do-
vuto ad un non perfetto isolamento termico dell’apparato sperimentale. Tuttavia,
per · 5# Æ Å m la temperatura di parete comincia a crescere più rapidamente,
å
indicando quindi il film breaking. I risultati ottenuti con ReVMBF mostrano un
buon accordo con il profilo di So ed il film breaking è ben predetto dal modello di
Spalart e Allmaras utilizzato.
Splitter plate
Adiabatic wall
0.15
0.125
T0: 0.3 0.4 0.6 0.8 0.9
0.1
0.075
y
0.05
Film breaking
0.025
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x
x = 0.049 m x= 0.19 m
x= 0.30 m
genera dal punto triplo della riflessione di Mach. Questa distorsione è appena ac-
cennata nella griglia più rada, mentre il livello più fitto cattura più accuratamente
5.5. FLUSSO SUPERSONICO SU RAMPA DI
tâ 93
la discontinuità di contatto.
Nelle fig. 5.25 e 5.26 è stata evidenziata la parte del campo dove è utilizzata la for-
mulazione conservativa, sempre per il primo ed il terzo livello di griglia. Questa
parte occupa una piccola porzione del dominio di calcolo. Come è lecito aspettar-
si, la griglia più fitta descrive con più dettaglio la struttura dell’urto, in particolare
sono evidenziate di più la riflessione di Mach e la discontinuità di contatto.
Infine nella fig. 5.27 sono riportati gli andamenti del numero di Mach sulla parete
inferiore e superiore per tutti e tre i livelli di griglia. Questi vengono confron-
tati con i valori della soluzione esatta. Sulla parete superiore i tre livelli danno
soluzioni molto simili, tranne nella zona subito a valle del primo urto obliquo,
che migliora però all’aumentare della risoluzione, mentre nella zona dell’espan-
sione le soluzioni sono coincidenti. Tornano a differire nella zona della riflessione
dell’urto obliquo sulla parete superiore, a causa delle differenze nella cattura del
disco di Mach sul bordo inferiore. Per quanto riguarda il confronto con la solu-
zione analitica l’accordo è buono, a meno delle dispersioni provocate dalla cattura
degli urti, dalle singolarità geometriche e dalla costruzione della griglia. La dif-
ferenza maggiore la si ha nel Mach a valle della espansione centrata, che risulta
inferiore a quello analitico.
Per quanto riguarda l’andamento del numero di Mach sulla parete inferiore, si
conosce il livello minimo raggiunto dal numero di Mach, indicato dalla linea 1 ,
94 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE
0.8
0.6
0.4
15°
M1 M2
0.2 Min=2
M3<1
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
ma non la posizione di tale minimo. Il valore calcolato differisce dello 0.54% nel
caso della griglia più fitta. L’altezza e la posizione del disco di Mach ottenute in
questa simulazione sono molto simili a quelle ottenute in [50].
Griglia 100 x 50
0.8
Mach: 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.6 1.7 1.8 1.9
0.6
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Mach: 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.6 1.7 1.8 1.9
0.6
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
0.8
Zona di applicazione
dei volumi finiti
0.6
Griglia 150 x 50
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Figura 5.25: Regione in cui si applica lo schema ai volumi finiti per il calcolo
dell’urto, griglia
5ßód5
0.8
Zona di applicazione
dei volumi finiti
0.6
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Figura 5.26: Regione in cui si applica lo schema ai volumi finiti per il calcolo
dell’urto, griglia Æ 55ß
85 5
5.6. UGELLO SUPERSONICO SOVRAESPANSO 97
1.8
1.6
1.4
1.2
1
0.8
0.6
A
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x
Figura 5.27: Distribuzione del numero di Mach sulla parete inferiore e superiore
98 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE
mento lungo la direzione della corrente in prossimità del bordo d’uscita, e questo
al fine di descrivere meglio il processo di separazione incipiente [60]. Per quanto
riguarda le condizioni al contorno, si hanno due ingressi subsonici nei due bordi
sinistri: la camera di combustione e l’ingresso della corrente del campo esterno
all’ugello. Qui vengono assegnate la pressione e la temperatura totale e la direzio-
ne della correte. Per quanto riguarda l’uscita sul bordo destro non viene assegnata
nessuna condizione, sul bordo superiore viene imposta la pressione esterna, si im-
pone che il bordo inferiore sia un’asse di simmetria ed infine le pareti vengono
considerate adiabatiche.
In fig. 5.29 viene mostrato il campo di Mach. È ben visibile la separazione dello
strato limite per Ø
5#®
a causa della sovraespansione del flusso nell’ugello.
å
La sovraespansione causa l’urto obliquo di ricompressione, che si origina dal pun-
to di separazione ed è necessario al flusso supersonico per adattarsi alla pressione
ambiente. Il distacco della corrente infatti agisce come una rampa di compressione
e dalla coalescenza delle caratteristiche si forma l’urto obliquo, che si riflette poi
sull’asse di simmetria con un disco di Mach. Dietro a questo si ha la formazione
una bolla di flusso subsonico. A valle degli urti si ha poi, per il getto supersonico,
la nota successione di compressioni ed espansioni, come è anche visibile in fig.
5.30, dove si vede il campo del logaritmo della pressione. Si nota anche in fig.
5.29 lo strato di mescolamento che separa la corrente supersonica dell’ugello da
quella subsonica dell’ambiente esterno. In fig. 5.31 viene mostrato il profilo
dell’ugello ed il rapporto tra la pressione di parete e la pressione in camera di
combustione (la scala delle pressioni è logaritmica). Si nota la forte espansione
a valle delle gola, che si riduce poi di intensità più a valle nel divergente. Nel
punto di separazione si ha un incremento rapido della pressione a parete, causato
dall’urto di ricompressione. Dopo il rapido incremento la pressione raggiunge un
valore di plateau, dopo il quale aumenta di poco fino al valore finale, che è leg-
germente minore del valore ambiente. In fig. 5.32 viene mostrato un particolare
della pressione a parete nella zona di separazione e viene riportato anche il valore
della pressione di separazione predetto dal criterio di Schmucker [60]:
-# ¹Í v
§Il
Ü77 þ9n
K ö
-61
dove -2 è il valore minimo della pressione che si raggiunge nel flusso attaccato su-
bito prima della separazione ed þ¿ è il Mach isentropico calcolato dalla -9 . Questo
criterio ha origine sperimentale ed in figura è riportata una banda di incertezza di
è
5 %. Si vede come il punto di separazione calcolato sia al limite superiore della
banda di incertezza, indicando perciò che la regione in cui deve separare il flusso è
ragionevolmente predetta. La posizione del punto di separazione è influenzata dal
livello di griglia utilizzato, in particolare è necessario descrivere correttamente lo
strato di mescolamento per determinare il corretto livello di pressione nella zona
5.6. UGELLO SUPERSONICO SOVRAESPANSO 99
0.4
0.3
y (m)
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x (m)
0.4
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x (m)
0.4
log p: -2.4 -2.2 -2 -1.8 -1.6 -1.4 -1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2
0.3
y (m)
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x (m)
10
0 0.1
pw/pc 0.08
parete
0.06
pw/pc
-1
10
y/L
0.04
0.02
-2
10
0
0 0.05 0.1 0.15
x/L
0.03
pw/pc
0.02
pw/pc
0.01
0
0.08 0.1 0.12 0.14 0.16 0.18
x/L
ricircolante, dal modello di turbolenza e dalla presenza della corrente esterna. Per
cui sono tante le incertezze che possono influenzare la soluzione. In ogni caso
questa prova era rivolta soprattutto a sperimentare la tecnica ibrida in una con-
figurazione assialsimmetrica, turbolenta e con griglia multiblocco, ed i risultati
raggiunti vengono considerati ragionevolmente soddisfacenti.
102 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE
Parte II
103
Capitolo 6
105
106 CAPITOLO 6. ANALISI DELLE CONFIGURAZIONI GEOMETRICHE
volta che si siano assegnati ãè , ã[ , à [ (rispettivamente il rapporto d’area della base,
dell’estensione e la lunghezza dell’estensione) e il profilo di pressione a parete
(costante, crescente linearmente,...):
1. si assegna un valore di primo tentativo alla pressione a valle del punto 1
(cioè a valle dell’espansione centrata, fig. 6.1), e si genera un profilo con il
metodo MOC.
B
A re
rb
rt lb
lt
-61h¢ïð®
8ì kPa e una pressione in camera -0/ variabile per ottenere differenti rap-
porti di pressione )+* ª-6/ -61 , indicanti il grado di sovraespansione. I risultati
sono adimensionalizzati rispetto alla pressione in camera e al raggio di gola.
Tutte le simulazioni riportate nel seguito sono state eseguite con griglie simili, ed
aventi lo stesso numero di celle (14240). Il livello di risoluzione adottato è il risul-
tato di un’analisi dell’influenza della griglia sulla qualità della soluzione, condotta
in [32, 44].
0.05
p/pc COP1
dp/dx COP1 120
0.010 p/pc COP2
dp/dx COP2
d(p/p c) / d(x/l)
PR
p / pc
0 100
0.005
COP1
COP2
80
-0.05
0.10 0.15
x / l 10 x’ s 15
Figura 6.3: Pressioni a parete e gra- Figura 6.4: Posizioni del punto di sepa-
dienti di pressione per i profili COP1 e razione al variare del )+* , calcolati co-
COP2 me una sequenza di quasi stazionari per
i profili COP1 e COP2
- .- 5 °
N %I n 5 K
å å
Quindi ogni profilo della famiglia è identificato assegnando il gradiente costante
, mentre il valore - 5 è calcolato al fine di soddisfare i vincoli su ãFè , ã[ e à [ . In
questo studio si è considerato un singolo profilo LIP, caratterizzato da un gradiente
6.2. DISEGNO E CARATTERISTICHE DELLE ESTENSIONI 111
0.05
p / pc LIP
dp / dx LIP 120
0.010 dp / dx = 0
PR
d(p/p c) / d(x/l)
p / pc
0 100
0.005
80
-0.05
0.1 0.15
10 15
x / l x’ s
Figura 6.5: Pressione a parete e Figura 6.6: Posizioni del punto di sepa-
gradiente di pressione per il profilo LIP razione al variare del )+* , calcolati co-
me una sequenza di quasi stazionari per
il profilo LIP
adimensionale f5#Ü555#
î . Il corrispondente comportamento della pressione a
parete e del gradiente, ottenuti da un simulazione turbolenta, è mostrato in fig.
6.5.
La sequenza di simulazioni quasi stazionarie comprende i casi da )+* 75 a
)+*
Å5 ed è mostrata in fig. 6.6. Innanzitutto si può notare che il )+* di
transizione è più alto rispetto ai COP. Questo si spiega considerando che il valore
della pressione a valle del punto 1 è minore nel caso del LIP rispetto al caso COP.
A causa del valore più alto del gradiente di pressione positivo nell’estensione,
si ha una transizione del punto di separazione più netta (fig. 6.6), e quando la
separazione lascia la regione del punto di inflessione, può ancora trovare soluzioni
stabili alla fine dell’ugello, come nel caso COP, ma in una regione molto più
ristretta nella regione di uscita.
p / pc PIP 0.05
dp / dx PIP
dp / dx = 0 120
0.010
d(p/p c) / d(x/l)
PR
p / pc
0 100
0.005
80
-0.05
0.10 0.15
x / l 10 x’ s 15
Figura 6.7: Pressione a parete e Figura 6.8: Posizioni del punto di sepa-
gradiente di pressione per il profilo PIP razione al variare del )+* , calcolati co-
me una sequenza di quasi stazionari per
il profilo PIP
w
questo studio si è scelto un’estensione PIP caratterizzata da V ÅðÜîê#
85 . Gli
andamenti della pressione e del gradiente a parete nel caso viscoso sono mostrati
in fig. 6.7. Il valore finale del gradiente che si raggiunge all’uscita dell’ugello è
circa due volte quello costante del LIP.
La sequenza di quasi stazionari va da )+* 45 a ) *
Å5 ed è mostrata in
fig. 6.8. La transizione avviene ad un ) * ancora più alto rispetto ai casi COP e
LIP, sempre a causa di un valore inferiore per il minimo di pressione raggiunto a
valle dello spigolo 1 . Per il PIP abbiamo una sola soluzione per il punto di se-
parazione sul bordo di uscita dell’ugello, a differenza delle geometrie precedenti,
che mostravano un’addensamento delle soluzioni.
Tabella 6.1: Confronto dei coefficienti di spinta nel vuoto per i tre differenti ugelli
dual bell.
Ugello " $
' " $ "%$ } é wrt COP wrt Base1
% )+*!ÛiZ
Ideale 1.720 100.0% n n n
COP 1.676 97.4% 0.00% +1.88% 102
LIP 1.672 97.2% -0.24% +1.64% 110
PIP 1.670 97.1% -0.36% +1.52% 120
Base
1 1.645 95.6% -1.85% +0.00% n
ê
Indica un ugello fatto solo con la base del dual bell.
COP1
COP2
LIP
PIP
y / l B
0.05
A
0.00
0.10 0.15
x / l
migliore.
Capitolo 7
115
116 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE
permette una griglia meno fitta nella regione dello strato limite, e di conseguenza
è permesso un più alto passo temporale. La nuova pressione di partenza in came-
ra di combustione è -9/!
ËÅd7î MPa, corrispondente ad un numero di Reynolds
in camera * ;8¹ Åð ïïÿ<
85 ö . I tempi di transizione illustrati nel seguito sono
adimensionalizzati tramite la durata della variazione di pressione in camera, cioè
l/+
Ü5 ms. L’evoluzione temporale della pressione a parete è illustrata
ü in fig.
7.2, dove i vari andamenti sono separati da una intervallo di tempo ª5# Æ . Il
punto di separazione è identificato dal rapido aumento della pressione a parete, e
si può vedere come all’inizio questo si muova lentamente, per poi accelerare nella
zona a gradiente costante o positivo, a seconda del tipo di estensione. Nel caso
COP si può anche osservare la decelerazione del punto di separazione verso la
fine dell’ugello.
Il tempo di transizione, indicato con Z in tabella 7.1, può essere definito come il
tempo trascorso dall’istante in cui il punto di separazione lascia la sua posizione
iniziale, fino all’istante in cui raggiunge la nuova posizione di equilibrio vicino al
bordo di uscita. Risulta interessante dividere questo tempo in due intervalli: nel
primo, Z¬} ` , il punto di separazione si muove dalla posizione iniziale al punto in
cui c’è il minimo valore di pressione a valle dello spigolo (fig. 7.1), questa regione
viene definita regione di inflessione ed indicata con il parametro àB ; nel secondo,
Z¬} t , il punto di separazione si muove dalla posizione di minima pressione fino alla
posizione finale. Per cui il primo intervallo indica il tempo trascorso dal punto
di separazione nella regione a gradiente di pressione negativo, in cui il punto di
separazione può trovare soluzioni stabili, a seconda del )+* , come negli ugelli
convenzionali. Questo intervallo Z¬} ` aumenta passando dal COP al PIP a causa
del più grande angolo di espansione. In ogni caso questo tempo dipende princi-
palmente dalla variazione del )+* , e rappresenta il tempo in cui il dual bell opera
ancora in OM1, col punto di separazione localizzato nella regione di inflessione
( à in fig. 7.1).
Il parametro più importante per caratterizzare la transizione è quindi l’intervallo
Z¬} t , durante il quale il punto di separazione compie il movimento attraverso tut-
ta la seconda campana. Come riportato in tabella 7.1, più è grande il valore del
7.1. EFFETTO DELLA GEOMETRIA SULLA TRANSIZIONE 117
Minimum
pressure 0.0005
point
Inflection
point
0.01
li
d(p/pc)/d(x/rt)
pw/pc
pw/pc
0.005
d(pw/pc)/d(x/rt)
wall
-0.0005
6 8 10 12 14 16
x/rt
gradiente positivo nell’estensione, più è piccolo l’intervallo Z¬} t , che mostra una
riduzione del 23% passando dal COP al PIP. Questa è una caratteritica molto im-
portante, in quanto, più è breve la transizione, più sarà breve l’intervallo di tempo
in cui possono manifestarsi i carichi laterali, riducendo cosı̀ il rischio di un cedi-
mento strutturale. È anche interessante notare come il tempo totale Z non varia
monotonicamente passando dal COP al PIP, a causa degli opposti andamenti di
Z¬} ` e Z¬} t .
Il confronto tra i diversi comportamenti dei profili è anche mostrato in fig. 7.3, in
cui si vedono i profili di pressione a parete per le tre geometrie, presi agli stessi
istanti di tempo: f
Åðk'
ðk3
Ü7 . Per i primi due istanti, il punto di separazio-
ne nel LIP e PIP è indietro rispetto a quello del COP. Nell’ultimo istante si vede
invece l’effetto delle diverse accelerazioni: il LIP mostra un punto di separazione
subito a valle di quello del COP, mentre il PIP sta ancora a monte. Si ricorda che
il tempo di variazione in camera va da 5 a g
, per cui negli istanti presi in
considerazione, in camera c’è già il valore finale, mentre nell’estensione si sente
in ritardo l’effetto di variazione del ) * .
118 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE
0
COP
10
∆t=const
p’10-1
t
10-2
0 5 10 15
x’
LIP
100
∆t=const
10-1
p’
-2
10
0 5 10 15
x’
PIP
100
∆t = const
10-1
p’
-2
10
0 5 10 15
x’
0.03
COP t = 1.2 ms
LIP t = 1.2 ms
PIP t = 1.2 ms
p / pc
0.02
0.01
0
0.05 0.10 0.15
x / l
0.03
COP t = 1.5 ms
LIP t = 1.5 ms
PIP t = 1.5 ms
p / pc
0.02
0.01
0
0.05 0.10 0.15
x / l
0.03
COP t = 1.8 ms
LIP t = 1.8 ms
PIP t = 1.8 ms
p / pc
0.02
0.01
0
0.05 0.10 0.15
x / l
Figura 7.3: Confronto dei profili di pressione a parete ad istenti fissati per le
geometrie COP, LIP e PIP
120 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE
del Reynolds e si può notare come, anche nel caso con il più alto numero di Rey-
nolds, la sua larghezza sia non trascurabile. L’analisi dei gradienti di pressione
permette di dare una valutazione quantitativa del parametro àB Ý&Û : questo va 2.15
per * ;
Ü5 ð
5 ö a 0.98 per * ; ÃÅðÜî²
5 . Questi risultati mostrano come la
à
100
∆t/tr = 18
-1
10
pw/pc
-2
10
0 5 10 15
x/rt
pw/pc
0.9 0.05
d(pw/pc)/(x/rt)
xs/rt 0.8
100
vs/vr
as/ar, d(pw/pc)/d(x/rt) x 100
0.7
as/ar
vs/vr, pw/pc x 100
0.6
0.5
t/tr
0
0.4
50
0.3
0.2
0.1
0 0 -0.05
8 10 12 14 16
x/rt
Re = 2.55 108
Re = 6.40 107
7
Re = 1.60 10
6
Re = 3.99 10
5
Re = 9.97 10 0.0005
0.01
wall
d(pw/pc)/d(x/rt)
pw/pc
0.005
-0.0005
8 10 12 14 16
x/rt
Tabella 7.3: Tempi di transizione al variare del )+*
555ß )+* 1.8 7.1 510.0
HÛiZ HZ 65 66 65
ü
transizione si riduce un poco se )+*ºô
e quindi il )+* finale è 123, diventan-
ü
do HÛiZ HZ%Vî Æ , mentre ulteriori incrementi nel ) * non influenzano più il tempo
di transizione. Per questaü ragione si sono considerate solo rampe di pressione in
camera con piccoli )+* , per escludere qualsiasi effetto del )+* .
0.0005
ltr
xi xf 300
0.010
d(pw/pc)/d(x/rt)
200
pw/pc
t/tr
pw/pc
d(pw/pc)/d(x/rt)
0.005
xs Re=3.73 106
5 100
xs Re=9.74 10
-0.0005 0
6 8 10 12 14 16
x/rt
Figura 7.7: Regione comune di transizione ( àmÛiZ ) confrontata con l’evoluzione del
punto di separazione per due diversi * ; e con un tipico andamento di pressione a
parete in OM2
-3
xs d(PR)/d(t/tr) = 1.8 10
100 vs/vr 0.8 0.05
as/ar
xs d(PR)/d(t/tr) = 7.1 10-3
vs/vr
as/ar 0.6
xs d(PR)/d(t/tr) = 0.51
vs/vr
as/ar
as/ar
vs/vr
0.4 0
t/rt
0
0.2
0 -0.05
10 11 12 13 14 15
x/rt
Figura 7.8: Confronto delle posizioni del punto di separazione, delle velocità e
delle accelerazioni per differenti valori del transitorio in camera
7.2. EFFETTO DEL NUMERO DI REYNOLDS SULLA TRANSIZIONE 127
del 40%.
Questo risultato può essere utile quando si tenta di estrapolare i risultati dalle pro-
ve sperimentali ad ugelli a scale differenti. Una scalatura puramente geometrica
dei tempi di transizione tra ugelli aventi la stessa forma, lo stesso gas operativo e
r
temperatura in camera, è possibile solo per ugelli aventi lo stesso numero di Rey-
nolds. Per esempio, nel caso di un ugello in scala con -a/ô
ïdì MPa, Ý&Û<,5#Ü5#
m,
Úì , :W/+ Æ 55 K e azoto come gas operativo, si ha * ; Æ ï²6
5 ö . Come
mostrato in tabella 7.4 il tempo adimensionale di transizione è ÛiZ HZÓ,îî . Consi-
derando il valore del tempo di riferimento JZ%5# 5Å7 Æ ms, il tempo di transizione
risulta HÛiZùg
Ü7 ï ms. Se si considera un ugello della stessa forma geometrica, ma
tre volte più grande (Ý8Û´5# 5 Æ ), con lo stesso gas operativo e stessa temperatura
in camera, questo avrà lo stesso * ; se la -0/ è tre volte inferiore. Con lo stesso * ;
il tempo di transizione scala esattamente con la lunghezza di riferimento (cioè il
raggio di gola Ý8Û ). Infatti il tempo adimensionale di transizione è lo stesso, mentre
il tempo di riferimeno varia solo perchè è cambiato il raggio di gola. L’ugello con
ÝÛ{´5#Ü5 Æ m avrà quindi un tempo di transizione ÛiZ fðÜî#
ms. Al contrario, se
la pressione in camera è lasciata uguale, il * ; sarà tre volte più grande, e quin-
di oltre alla variazione del tempo di riferimento JZ , bisogna considerare anche la
variazione del tempo di transizione adimensionale. Un’interpolazione dei dati in
tabella 7.4 fornisce un lÛiZ HZÓº Æ e di conseguenza il tempo di transizione risulta
più breve ed uguale a 4.5 ms.
128 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE
7
xs/rt Re = 1.39 10
vs/vr
100 as/ar
xs/rt Re = 3.73 106
vs/vr
as/ar 0.8
xs/rt Re = 9.74 10
5 0.02
vs/vr
50 as/ar
0.6
as/ar
vs/vr
0
t/tr
0.4
0
0.2
-0.02
-50
0
9 10 11 12 13 14 15
xs/rt
100
80
60
t tr/t r
40
20
0
0 5E+06 1E+07
Re
Nella modalità operativa al livello del mare e a bassa quota (OM1) il flusso è attac-
cato alla base e separato a valle dello spigolo. Nel caso ideale la discontinuità tra
le due campane causa un’espansione centrata e quindi un gradino nell’andamento
della pressione a parete, per cui, durante la modalità con flusso separato, il punto
di separazione è forzato a rimanere nella discontinuità per un certo intervallo della
pressione ambiente (e quindi di quota), evitando cosı̀ l’insorgere di carichi laterali.
Ma nella realtà, a causa della viscosità, il gradino euleriano diventa una regione a
larghezza finita, dove il gradiente di pressione ha valori negativi come negli ugelli
convenzionali e come si è visto nelle sezioni precedenti. In questa zona, definita
come regione di inflessione, il punto di separazione può trovare soluzioni di equi-
librio stabile, ma non simmetriche, a causa delle inevitabili asimmetrie del flusso,
e di conseguenza possono nascere carichi laterali come negli ugelli convenzionali.
Al fine di capire le possibili cause all’origine dei carichi laterali per il dual bell, si
sono analizzati i parametri geometrici e fisici che influenzano la dimensione della
regione di inflessione. In particolare si è cercato di trovare una metodologia per
scalare i risultati dei modelli in scala freddi alle applicazioni reali calde.
129
130CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL
dove [Fp e [ sono le ascisse degli estremi della linea di separazione. La (8.2)
å å
può essere semplificata scrivendo:
ü
¨Ù6§I_-21%ní-2BK
1cÙ6´Ii-61ùní-2DK$4jI [ n [FpjK©§I_-21%ní-2BK4 RFÙ (8.4)
å
å
ü
dove -2 è la pressione a parete subito a monte della separazione, RFÙ è la lunghezza
dell’area di separazione asimmetrica e 4 è una misura dell’effettiva ü asimmetria
della separazione in direzione circonferenziale. Per calcolare RFÙ , Schmucker ha
assunto che le fluttuazioni di pressione a parete siano proporzionali alla pressione
a parete nominale:
ü
-2ë -#ë
ÄRFÙ
" (8.5)
-6/ -6/
ü
Applicando un criterio di separazione, si può esprimere àBÙ R come l’interse-
zione tra le curve rappresentanti la fluttuazione di pressione e la curva del criterio
di separazione, come mostrato in fig. 8.2:
ü -2ë
àÙ RLuÿRFÙ_Ý&Û ñ ñ
Ôm¬ó M ñ ¬õ TG®Ôm õ M (8.6)
-6/ ñ é K ¬ò
ñ n
é K
ñ é K ýáÔSZô M ó
¥ é K ýáÔSZôM
Dopo alcune manipolazioni algebriche, ed usando il criterio di separazione di
Schmucker [60]:
-2 ¹Í v
§Il
77 þ9n
K ö
-21
si può scrivere:
ü -2ë
àÙ R !ÿRFÙ_Ý&Û
-6/
ñ
ñ é K ò Ôm¥ó M ñ
ñ
` K ö ` M Ô t
ö ö G `HÍ tH¹HuHt (8.7)
ñ 3
n K `HÍ àà G ` M cG
K ýáÔSZô M
ñ S
é
S
|
Ý t 2
- 2
- 1 -2
¨Ù6,Åp0÷ ÿRFÙ Ý Û
Ý&Û -61 -6/
- 1 y
3n
2
- 1
6
ñ
Ôm¬ó M ñ
ñ é K ¬ò
ñ
` K ö ` M Ô t
ö ö G `HÍ tH¹HuHt (8.8)
ñ é
KýáÔSZô ñ 3
M
n K `HÍ àà
S
G ` M cG
S
ü `
Poiché il àDRFÙ è proporzionale a M8- M
(dove l’apice indica i valori adi-
å
mensionalizzati con la pressione in camera 0 - / ed il raggio di gola Ý8Û ), il gradiente
132CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL
di pressione a parete è il fattore più importante per il livello del carico laterale.
Quando il gradiente cresce in modulo, il carico laterale diminuisce (si ricorda che
queste espressioni valgono per ugelli convenzionali con M8- M 5 ).
å
Nel caso degli ugelli dual bell, la pressione a parete ed il suo gradiente hanno
l’andamento illustrato in figura 8.3. In corrispondenza della discontinuità geome-
trica c’è una forte caduta di pressione e dopo, considerando una configurazione
LIP per l’estensione, la pressione a parete incrementa linearmente. L’estensione
quindi è una zona di instabilità per il punto di separazione. Questo comportamento
della pressione dovrebbe teoricamente evitare l’insorgere di carichi laterali. Infat-
ti, nel caso di profilo di pressione euleriano, il punto di separazione può solo stare
nel punto di inflessione, dove M8- M
Û j , e quindi sulla base dell’espressione
å
(8.8) il carico laterale è nullo. In realtà, a causa della viscosità, il gradiente di
pressione ha un valore finito, che varia da valori negativi molto alti fino a zero,
per poi diventare positivo nell’estensione LIP. Quindi, durante l’OM1, il punto di
separazione, invece di essere ancorato esattamente allo spigolo, può muoversi in
una regione a gradiente negativo, come negli ugelli convenzionali. Questa regione
a gradiente negativo è stata chiamata regione di inflessione nelle sezioni preceden-
ti, ed è quella zona del gradiente che va dallo spigolo all’ascissa del minimo di
pressione a parete (fig. 8.3) ed è definita dal parametro adimensionale àB Ý&Û .
Può essere utile tentare di valutare il tempo che il punto di separazione può pas-
sare nella regione di inflessione durante l’ascesa del lanciatore, al fine di chiarire
meglio perchè la modalità OM1 può essere pericolosa dal punto di vista dei ca-
richi laterali. A questo fine è stato disegnato un dual bell caldo in scala reale
(LIP01), le cui proprietà sono riportate in tabella 8.1. I rapporti d’area della base
e dell’estensione sono stati presi da [24]. r
Il campo fluidodinamico turbolento del LIP01 è stato calcolato con il solutore
ReVMBF, per cui si tiene conto della variazione del con la temperatura. In fig.
8.4 è riportata la pressione a parete e il suo gradiente nella regione di inflessione.
Si nota che questa regione può essere divisa in due zone: la prima va dallo spi-
golo fino al punto 1 , in cui il gradiente di pressione ha una valore uguale al 10%
del valore massimo (preso in modulo e che si ha ovviamemente nello spigolo); la
seconda zona va dal punto 1 al punto di minima pressione (indicato come punto
). Nella prima zona il gradiente di pressione ha un valore molto alto in modulo,
e di conseguenza ci si aspetta un livello molto basso di carichi laterali. Invece
nella zona 1´u n , ci si aspetta un più alto livello di carichi laterali. È quindi
interessante valutare il tempo che il punto di separazione potrebbe spendere nella
seconda zona, durante l’ascesa del lanciatore. Seguendo l’approccio riportato in
[18], l’intervallo di tempo critico è dato dalla fase di salita in cui la pressione di se-
parazione è compresa tra i valori -9ë0} 5 e -#ëa} , che possono essere tradotti in valori
Ý
di pressione ambiente -91T} 5 e -61F} usando il criterio di separazione di Schmucker.
Ý
Considerando un semplice modello isotermo per la parte bassa dell’atmosfera, la
8.1. CARICHI LATERALI 133
ricircolazione
urto di
separazione
linea di
separazione
urto di
separazione
ricircolazione
0.001
pw/pc
Separation criterion
∆llf
∆pw/pc
pw/pc
Figura 8.2: Calcolo della lunghezza dell’area della separazione non simmetrica
134CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL
ü ü
-21T} 5 -61F} 5
5
n g
n
-61 I -61 K&I K
Ý Ý
Ý
z z z z z z
Õ ×
*ó:a1F} Ù ;Êûõ ü F
H +
-2ëa} 5 -2ëa}
ø ¹Í v n ø Ý
¹Í v [
77{þë0} K 3 M n
ù ö
77Óþóëa} K ú M n
ù ö
-61F} Ùõ I K
(8.9)
ottiene 5
Æ s. Questo è un intervallo di tempo abbastanza grande, per
Ý
cui è necessario essere capaci di predire quali intensità potrebbero avere i carichi
laterali in questa fase della traiettoria.
8.1. CARICHI LATERALI 135
Minimum
pressure
0.0005
point
Inflection
point
0.01
li
d(p/pc)/d(x/rt)
pw/pc
0
Inviscid expansion
0.005 pw/pc
d(pw/pc)/d(x/rt)
wall
-0.0005
6 8 10 12 14 16
x/rt
Figura 8.3: Andamento della pressione a parete e suo gradiente per un dual bell
LIP
0.003 pw/pc
dp/dx
0.001
0.002
dp’/dx’
pw/pc
0.001
A
B -0.001
16 17 18 19 20 21 22
x/rt
Figura 8.4: Pressione a parete e suo gradiente per un dual bell caldo in scale reale
136CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL
Ò
dý ú¤ý-2ý ý
* ; ýc Ò å å þý V* 8; ¹ } Z ô å ¢ ¾ ISþý k proprietà del gas K
b ½©ID:aýjK*!ý8:0ý ½©IB:0ýjK &Ý Û
(8.13)
r funzione ¾ è indipendente dalla scala dell’ugello e dà la distribuzione del nu-
La
mero di Reynolds in funzione del numero di Mach locale e delle proprietà del gas
( , ½ e loro variazione nell’ugello). È importante sottolineare che ¾ è principal-
mente una funzione del þý , e, assegnate le proprietà del gas, approsimativamente
8.2. REGIONE DI INFLESSIONE 137
r
raddoppia per þý che varia da 1 a 4, ed il suo tasso di crescita aumenta all’aumen-
tare del þý . La dipendenza di ¾ dalle proprietà del gas è più debole, specialmente
a bassi þý : ¾ incrementa di circa un fattore
Å'n¿
Æ quando decresce da 1.4 a
1.2. Considerando questa piccola variazione e la difficoltà a scalare la dipendenza
dalle proprietà del gas, questa dipendenza si trascura nel seguito. Per cui si può
scrivere per lo spessore dello strato limite nello spigolo:
è à è ¹ Ít
,5# Æ ï I* ; èHK
ÝÛ &Ý Û ¹ Ít
¹
| Íà Ò r
à è ½ B
I a
: J
/ K !
* / ¬ W
: /
5ð Æ ï y ¯ Ò ± ¾ôISþèFk proprietà del gas K
ÝÛ - /¬Ý&Û
6 / ¹ Ít
| ¹ Íà Ò r
àè ½IB:a/JK *L/¬:W/
y ¯ Ò ± ¾ôISþèJK (8.14)
ÝÛ -6/HÝ&Û /
1. è ÝÛ : spessore adimensionale dello strato limite alla fine della base;
å
sione nell’estensione.
å
brio vibrazionale (il della miscela varia a causa della variazione di temperatura
nell’ugello) e chimicamente congelato.
Tre dual bell sono stati disegnati partendo dal LIP01 e cambiando l’angolo ,
mantenendo invariati il gradiente di pressione a parete M8- M
e la lunghezza
å
della base àmè Ý&Û . La lunghezza totale à ÝÛ diventa più piccola all’aumentare di .
Poichè il parametro àmè Ý&Û è lo stesso in tutti i casi, lo spessore di strato limite alla
8.3. EFFETTO DEI PARAMETRI GEOMETRICI 139
Tabella 8.2: Dati geometrici per il dual bell in scala reale per differenti valori
dell’angolo dello spigolo .
M8- M à &Ý Û -6è -2Ê¥ ¶ ®à Ý&Û
run
å
LIP0a 12.65 0.00003 35.0 3.08 3.69
LIP01 13.68 0.00003 30.9 3.39 3.78
LIP0b 17.62 0.00003 26.5 4.84 4.13
LIP0c 23.07 0.00003 24.0 7.52 4.26
Tabella 8.3: Dati geometrici per il dual bell in scala reale per differenti valori del
gradiente di pressione a parete.
M8- M à Ý&Û -6è -2Ê¥ ¶ à® Ý&Û
run
å
LIP01 13.68 0.00003 30.9 3.39 3.78
LIP02 17.76 0.00007 30.9 4.06 2.65
LIP03 23.25 0.00011 30.9 5.08 1.65
fine della base è lo stesso, e tenendo costante anche M- M , è l’unico parametro
å
lasciato libero nell’equazione (8.16). L’effetto del cambiamento di è descritto
in fig. 8.5(b), dove sono riportati gli andamenti della pressione a parete insieme
ai loro gradienti. Si noti che i profili sono stati traslati in modo che l’origine
dell’ascissa cada in corrispondenza dello spigolo.
All’aumentare di il flusso espande di più e come conseguenza il valore del
minimo di pressione -6Ê¥ ¶ a valle dell’espansione decresce e la sua posizione si
sposta a valle, allargando di conseguenza la lunghezza della regione di inflessione.
In tabella 8.2 sono riportati i nomi delle simulazioni, gli angoli , i gradienti di
pressione, il rapporto tra la pressione a parete alla fine della base e la pressione a
parete a valle dell’espansione (-9è -2Ê¥ ¶ ) e la lunghezza della regione di inflessione
à® Ý&Û . Si può notare che incrementando di un fattore 1.8, àD Ý&Û aumenta di circa
il 15%, quindi indicando una bassa sensibilità di àD Ý&Û all’angolo dello spigolo.
å
140CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL
Tabella 8.4: Dati geometrici per il dual bell in scala reale per differenti valori della
lunghezza relativa della base àDè Ý&Û .
à è Ý&Û M- M à Ý&Û -6è -2ʤ ¶ à Ý&Û
run
å
LIP01 16.60 13.68 0.00003 30.9 3.39 3.78
LIP04 14.38 10.99 0.00003 28.7 2.67 3.09
LIP05 12.17 7.60 0.00003 26.4 1.95 2.24
α = 12.7°
α = 13.7°
0.08
0.004 α = 17.6°
α = 23.1°
0.06
boundary
α
0.003
layer
dp’/dx’
0.04
pw/pc
y/rt
0
δb
0.02 0.002
rt lb le
0
0.001
lt
-0.02
-0.0005
-0.05 0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0 5 10 15
x/rt x/rt-lb/rt
(a) Parametri geometrici dell’ugello dual (b) Pressione a parete e gradiente di pres-
bell. sione nella regione di inflessione al variare
dell’angolo dello spigolo.
0.003 0.003
dp’/dx’
dp’/dx’
pw/pc
pw/pc
0 0
0.002 0.002
0.001 0.001
-0.0005 -0.0005
0 5 10 15 0 5 10 15
x/rt-lb/rt x/rt-lb/rt
(c) Pressione a parete e gradiente di pres- (d) Pressione a parete e gradiente di pres-
sione nella regione di inflessione al variare sione nella regione di inflessione al variare
del gradiente di pressione del LIP. della lunghezza della base.
nel numero di Reynolds, che a sua volta appare nello spessore di strato limite, e
questo influenza la lunghezza della regione di inflessione. Per cui, al fine di avere
le stessa regione di inflessione adimensionale in un’applicazione in scala, la pres-
sione in camera di combustione deve essere variata in maniera inversa rispetto alla
variazione di Ý&Û , al fine di avere lo stesso numero di Reynolds nell’ugello in scala
ed in quello reale. Ad esempio, per simulare il comportamento del LIP01, carat-
terizzato da un flusso caldo, con -0/ô
Å MPa e Ý&ÛsV5#
m, un ugello in scala con
gas caldo e Ý&Û¥º5#Ü5 m richiede una pressione in camera -0/©¢Ådì MPa. Sebbene
in questo modo si ottenga una scalatura corretta, bisogna considerare che il livel-
lo di r pressione in camera è molto alto, e va ricordato che la pressione in camera
influenza il grado di avanzamento delle reazioni chimiche, quindi la composione
ed il della miscela.
sub-cold
0.008 0.0008
0 full-hot 5
10
sub-cold
full-hot
4 0.0004
0.006
-1
10
3
dp’/dx’
pw/pc
pw/pc
Mw
0.004
2
Wall contour
10-2
-0.0004
1
0.002
-3
10 0 -0.0008
0 5 10 15 20 25 10 15 20 25
x/rt x/rt
(a) Distribuzione del numero di Mach e (b) Pressioni a parete e loro gradienti per il
della pressione a parete per il dual bell dual bell freddo in scala e il dual bell caldo
freddo in scala e il dual bell caldo in scala in scala reale (simulazioni turbolente).
reale (simulazioni euleriane).
0.1
Mach: 0.5 1.1 1.7 2.2 2.8 3.4 4.0 4.6 5.1 5.7
0.08
0.06
y
0.04
0.02
0
0 0.05 0.1 0.15 0.2
x
1.2
Mach: 0.5 1.1 1.7 2.2 2.8 3.4 4.0 4.6 5.1 5.7
1
0.8
y
0.6
0.4
0.2
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5
x
Figura 8.7: Campi di Mach per il dual bell in scala freddo (sopra) ed il dual bell
caldo in scala reale
Capitolo 9
In questa sezione si affrontano gli aspetti termici delle applicazioni reali del dual
bell. L’applicazione di riferimento è sempre quella relativa ad un endoreattore a
propellenti liquidi criogenici per il primo stadio di un lanciatore. Si sono eseguite
simulazioni turbolente quasi stazionarie per calcolare le temperature ed i flussi
di calore a parete sotto le ipotesi di parete adiabatica, radiativa, isoterma e con
film cooling. Il film cooling è la tecnica di raffreddamento che verrà trattata con
maggior dettaglio in questo lavoro. Questa tecnica è utilizzata nel motore Vulcain
2 dello stadio principale del lanciatore Ariane 5 [8].
145
146 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
all’uscita per il caso radiativo è circa di 1570 K, valore troppo alto per poter usare
solamente lo scambio radiativo per contenere le temperature, e bisogna ricorrere
a metodi di raffreddamento attivo. In fig. 9.2 sono riportati i flussi di calore per
il radiativo ed isotermo insieme al profilo del dual bell. Si notano innanzitutto
i picchi nella zona della gola, che è quindi la zona più critica. Si vede anche la
diminuzione del flusso di calore a causa del fan di espansione allo spigolo. È
evidente infine come il flusso di calore nel caso radiativo sia inferiore.
3500
3000
Parete adiabatica
Parete radiativa
2500
Parete isoterma
Tw, K
2000
1500
1000
500
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
x, m
Figura 9.1: Andamento della temperatura a parete nel caso adiabatico, radiativo e
isotermo
2E+07
Parete radiative
1.5E+07 Parete isoterma
Profilo dual bell
qw (J/m s)
2
1E+07
5E+06
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
x (m)
0.0035
0.0004
Parete adiabatica
0.003
Parete radiativa
Parete isoterma
0.0025 0.0002
dp’/dx’
pw/pc
0.002
0
0.0015
-0.0002
0.001
-0.0004
0.0005
15 20 25 30
x/rt
Figura 9.3: Andamento della pressione a parete nella regione di inflessione nel
caso adiabatico, radiativo e isotermo
scolamento tra le due correnti e questo tende a rompere il film isolante. I valori
più alti di efficienza si raggiungono invece per immissione parallela alla corrente
principale. Gli esperimenti mostrano inoltre che il film è molto più efficace in cor-
renti supersoniche rispetto alle correnti subsoniche [2]. Un film supersonico deve
infatti essere espanso attraverso un ugello, per cui il film ha un nucleo inviscido
con uno strato limite molto sottile, di conseguenza le scale turbolente sono più
piccole ed il mescolamento è ridotto.
Nel dual bell raffreddato con film cooling, si inietta un film in condizione superso-
nica ed il getto secondario è quindi caratterizzato da un nucleo inviscido. Il mesco-
lamento con la corrente principale avviene attraverso uno strato di mescolamento,
che sviluppandosi si fonde a valle con le strato limite di parete del getto secon-
dario. Prima della fusione la temperatura di parete è quella di recupero del getto
freddo, la parete infatti è considerata adiabatica, condizione necessaria per defini-
re l’efficienza del film cooling. A valle del punto di fusione la parete comincia a
risentire del mescolamento tra le due correnti e la temperatura di parete comincia
a crescere (film breaking [2]). Per cui un ruolo importante nell’efficienza del film
cooling è giocato dal tasso di diffusione dello strato di mescolamento, che dipende
pricipalmente dal numero di Mach del film e della corrente principale, dal rappor-
to tra le portate in massa specifiche primaria e secondaria ( þ,*g I äWKR I äaKHÊ )
e tra le portate in massa primaria e secondaria ( ¼ó R Ì Ê ) [41]. b È essenziale
b
150 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
Convergenza di griglia
Per controllare la convergenza di griglia si è calcolato lo stesso caso di film coo-
ling con due diversi livelli di griglia: il primo caratterizzato da 40848 nodi ed il
secondo livello caratterizzato da 91740 nodi. In fig. 9.6 ed in fig. 9.7 si vedono
gli andamenti della temperatura e della pressione a parete, rispettivamente. Si può
vedere che i risultati sono praticamente sovrapposti. Di conseguenza si è utilizzato
il primo livello di griglia per tutte le simulazioni.
T, K
3500
2900
2300
Film injection
1700
1100
500
0
10
0.8
I livello di griglia 10
-1 I grid level
pw/pc
10-2
0.4
0.2
-3
10
0
-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
x (m) x (m)
Figura 9.6: Temperatura a parete per i Figura 9.7: Pressione a parete per i due
due livelli di griglia livelli di griglia
152 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
h = 8 mm
h =11 mm
Mf = 1.01
3500 Mf = 1.01 3500 Mf = 1.20
Mf = 1.20 Mf = 1.40
3000 3000
Mf = 1.40 Mf = 1.60
Mf = 1.60 Mf = 1.80
2500 2500
Mf = 1.80 Mf = 2.00
Tw, K
Tw, K
2000
Mf = 2.00 2000
1500 1500
1000 1000
500 500
noti che l’origine dell’ascissa è posta nel punto di iniezione). All’inizio l’efficien-
za ha valore uguale ad 1, indicando che la parete è isolata dalla corrente calda.
Dopo la fusione dello strato di mescolamento con lo strato limite l’efficienza co-
mincia a diminuire. All’aumentare del parametro þ,* si vede che l’efficienza si
mantiene unitaria per una distanza più lunga e a parità di P ha un valore più
å
alto all’aumentare di þ,* . Anche negli andamenti dell’efficienza è ben evidente
l’effetto dell’espansione centrata allo spigolo: si riduce il tasso di mescolamento
e la curva dell’efficienza cambia nettamente la sua pendenza. È utile introdurre
anche il parametro adimensionale [ P , definito come la distanza a valle del pun-
å
to di iniezione in cui l’efficienza ha un valore maggiore di 0.95 (condizione di
film quasi ideale). La figura 9.11 mostra l’andamento di [ P per le due altezze
å
del canale, al variare di þ,* . Si vede innanzitutto come all’aumentare di þ,* , la
condizione di film quasi ideale è mantenuta per una distanza maggiore. Questo
perchè all’aumentare di þ,* il getto secondario è caratterizzato da un contenuto
maggiore di energia e quantità di moto. Si vede poi che a parità di þ,* , le condi-
zoni di film quasi ideale si ottengono più a valle per il canale più alto. Questo può
essere attribuito al nucleo inviscido più grande, per cui il flusso principale deve
viaggiare per una distanza maggiore prima di raggiungere la parete. Si nota che
per il caso Pxª
mm, il valore di [ P corrispondente al valore di þ,* più gran-
å
de si scosta molto dall’andamento degli altri punti e questo perchè f risulta ancora
maggiore di 0.95 a valle dello spigolo e quindi a valle dell’espansione centrata (si
veda anche la fig. 9.10).
Il parametro f è utile per correlare i vari dati. I risultati calcolati nelle simulazio-
ni vengono rappresentati su un diagramma in scala logaritmica al fine di trovare
154 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
1.1 90
1.05
80
h= 11 mm
1x x
MR h = 8 mm
0.95
70
0.9
x
0.85 60
xe/h
0.8
η
0.75 x x 50
x
x
0.7
x 40
0.65 x
0.6 x
30
0.55
0.5 20
0 50 100 150 200 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2
x/h MR
mm ideale (f5#Ü4 )
1.1
1 x x x x x x x x x
x
x
x
h = 8 mm, MR=0.454, O/F=6.00 x
x
0.9 h = 8 mm, MR=0.555 x
h = 8 mm, MR=0.671
h = 8 mm, MR=0.796
0.8 h = 8 mm, MR=0.931
η
h = 8 mm, MR=1.078
h = 11 mm, MR=0.454
h = 11 mm, MR=0.555
0.7 h = 11 mm, MR=0.671
h = 11 mm, MR=0.796
h = 11 mm, MR=0.931
h = 11 mm, MR=1.078
0.6 x h = 11 mm, MR=0.671, O/F=4.73
Correlazione (1)
0
10 101 102
x/(MR h) (cp,m/cp,f)
Figura 9.12: Valori dell’efficienza del film cooling fino allo spigolo in funzio-
ýÿ / ï
ne del paramtetro di correlazione / ï C e confronto con la retta di regressione
(correlazione (1))
1.1
1 x x x x x x x xx
x
x
x
xx
0.9 x
x
h = 8 mm, MR=0.454, O/F=6.00 x
x
h = 8 mm, MR=0.555 x
0.8 x
h = 8 mm, MR=0.671 x
x
h = 8 mm, MR=0.796
0.7 h = 8 mm, MR=0.931
η
h = 8 mm, MR=1.078
h = 11 mm, MR=0.454
0.6
h = 11 mm, MR=0.555
h = 11 mm, MR=0.671
h = 11 mm, MR=0.796
0.5 h = 11 mm, MR=0.931
h = 11 mm, MR=1.078
x h = 11 mm, MR=0.671, O/F=4.73
Correlazione (1)
0.4 0
10 101 102 103
x/(MR h) (cp,m/cp,f)
Figura 9.13: Valori dell’efficienza del film cooling in funzione del paramtetro di
ýÿ / ï
correlazione / ï C e coonfronto con la retta di regressione (correlazione (1))
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 157
440
Isp, fc
Isp,1
435 Isp,2
430
Isp (s)
425
420
415
410
0.02 0.03 0.04 0.05 0.06
λ
Figura 9.14: Valori dell’impulso specifico al variare di ¼ ; j®8} RT/ : impulso specifico
con film cooling; 8} ` : impulso specifico con espansione secondaria fino alla pres-
sione monodimensionale dell’estensione; ®} t : impulso specifico con espansione
secondaria fino alla pressione monodimensionale della base
158 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
film è minore per l’iniettore più piccolo. Il valore minimo della pressione a parete
a valle dell’espansione cresce al crescere di ¼ , la regione di inflessione si allarga
e come conseguenza di questi due fatti il valore medio del modulo del gradiente
di pressione diminuisce, incrementando quindi il possibile carico laterale quando
il punto di separazione è nella regione di inflessione (si veda l’eq. (8.8)). Tutti
questi dati sono riportati in tabella 9.3 e 9.4 insieme al Side Load Factor (SLF,
fattore di carico laterale), un parametro indicante il rapporto tra il carico laterale
con film cooling e quello senza film cooling ( ¼5 ), calcolati con l’eq. (8.8).
In fig. 9.17 si riporta la lunghezza della regione di inflessione in funzione del para-
metro ¼ . Senza iniezione à Ý&Û< Æ Ëï7 , mentre con ¼x,5#Ü5#
7 , che è il più piccolo
dei valori considerati, à Ý&Û cresce fino al valore 4.74. Dopo, incrementando ¼ , la
regione di inflessione si allarga, raggiungendo un valore pari a 5.52 volte il raggio
di gola per ¼Y5#Ü5 4 , che è il più alto valore considerato. Confrontando questi
dati e considerando i valori estremi di ¼ e àm Ý&Û , si vede che à Ý&Û incrementa di
un fattore 1.16, ma richiede un aumento di ¼ di un fattore 3.3, indicando quindi
che la regione di inflessione non è tanto sensibile alla variazione di ¼ , ma alla
presenza in sè di un gas secondario. Questo r può essere spiegato considerando che
il cambiamento nel flusso e nelle proprietà termodinamiche, come il numero di
Mach ed il rapporto dei calori specifici , causato dal film cooling, modifica l’e-
spansione di Prandtl-Meyer, e quindi l’andamento della pressione a parete nello
spigolo. Riportare il valore di à Ý&Û in funzione di ¼ fa quasi collassare i dati, da-
to che l’informazione sull’altezza del canale è contenuta dentro il rapporto delle
portate. Un retta di regressione è stata tracciata (e riportata sempre in fig. 9.17) a
partire dai dati ottenuti con il film cooling (escludendo quindi il caso per ¼,5 ):
Relazioni di questo tipo possono essere utili per avere una prima approssimazione
della lunghezza della regione di inflessione, quando le condizioni operative rien-
trano nell’intervallo utilizzato per generare questa base di dati.
Per quanto riguarda il fattore di carico laterale SLF, si è visto che il carico laterale
è inversamente proporzionale al modulo del gradiente di pressione, che decresce
al crescere di ¼ , per cui il SLF cresce. Questo incremento può anche essere di un
fattore 1.43 considerando il caso con più alto ¼ in rapporto al caso senza film. Co-
munque è importante osservare che, considerando solo i casi con film ( ¼ · 5ð 5#
87 ),
l’incremento del SLF con ¼ è piccolo, come si può vedere anche in fig. 9.18 dove
si riporta il SLF in funzione di þ,* per le due altezze. All’interno dell’intervallo
di þ* considerati il fattore di carico laterale aumenta solo dell’1%.
Consideriamo infine l’andamento delle temperature di parete sul bordo di uscita
(:0ëa} [ ) dell’ugello al variare del ¼ . Come già visto questa diminuisce al crescere
della portata del film, scendendo fino al valore di 1061.5 K nel caso più favorevo-
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 159
h = 8 mm
h = 11 mm
0.0E+00
dp’/dx’
dp’/dx’
pw/pc
pw/pc
-2.0E-04
1.0E-03
λ 1.0E-03
λ
-4.0E-04 -4.0E-04
16 18 20 22 24 16 18 20 22 24
x/rt x/rt
Figura 9.15: Pressioni a parete e gra- Figura 9.16: Pressioni a parete e gra-
dienti di pressione al variare di ¼ per dienti di pressione al variare di ¼ per
Pÿª
mm Pÿ,7 mm
Tabella 9.3: Riassunto delle caratteristiche utilizzate per calcolare il SLF per h =
11 mm
à ÝÛ -2Ê -6/ -2/lK M0I Ý&ÛK SLF
run ¼ 0
M _
I -
v v å
0 0.00 3.78 î#Ü45
5 v ì# î5c
85 v 1
Æ
1 0.025 4.88 ïðÜ5î
5 v Üì 7c
85 v 1.32
Æ
2 0.030 5.05 ïð®
3
5 v Üì 5c
85 v 1.35
3 0.037 5.22 ïð®
î
5 v Æ Æ ÅL
85 v 1.39
Æ
4 0.044 5.35 ïð ÅÅc
5 v ËÅïL
85 v 1.41
Æ Æ
5 0.051 5.45 ïð Å4
5 v ËÅ
85 1.42
6 0.059 5.52 ïð Æ 7
5
Æ ËÅð
'
85 v 1.43
h = 1.1 cm
7 4000
h = 0.8 cm
li/rt=4.38+20.56λ
3500
6
3000
5
2500
Tw,e
li/rt
4
2000
3
1500
2
1000
1 500
0 0.02 0.04 0.06
λ
1.4
1.2
SLF
h = 11 mm
1 h = 8 mm
0.8
0 0.5 1 1.5
MR
Tabella 9.4: Riassunto delle caratteristiche utilizzate per calcolare il SLF per h =
8 mm
à ÝÛ -2Ê -6/ -2/lK M0I Ý&ÛK SLF
run ¼ 0
M _
I -
v v å
0 0.00 3.78 î#Ü45
5 v ì# î5c
85 v 1
Æ
1 0.018 4.74 ïðÜ5 ïc
5 v î ÅL
85 v 1.20
Æ
2 0.022 4.82 ïðÜ57
5 v Ëîc
85 v 1.22
3 0.027 4.88 ïðÜ57
5 v Æ Ëð
'
85 v 1.24
Æ
4 0.032 4.99 ïð®
Åc
5 v Üì îc
85 v 1.26
5 0.037 5.14 ïð®
4
5 v Æ Æ 4c
85 v 1.29
Æ Æ Æ
6 0.043 5.25 ïð Å
5 ì
85 1.31
162 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
Capitolo 10
Conclusioni
163
164 CAPITOLO 10. CONCLUSIONI
parete radiativa ed isoterma rispetto al caso adiabatico, grazie alla riduzione dello
spessore di strato limite.
Lo studio parametrico sul film cooling ha mostrato che l’iniezione di un gas se-
condario nello strato limite della corrente principale può efficacemente ridurre la
temperatura di parete. Inoltre, immettendo il flusso secondario (tipicamente lo
scarico delle turbomacchine, se parliamo di un ciclo aperto a generatore di gas) a
monte dello spigolo, si vede che l’espansione centrata riduce il tasso di mescola-
mento tra le due correnti e il film protegge meglio e per una distanza più lunga la
parete. È stato poi trovato un parametro di correlazione per predire l’efficienza del
film cooling, almeno fino allo spigolo. Non è stato possibile invece far collassare
i dati dell’efficienza a valle dell’espansione centrata.
Uno studio delle prestazioni ha confermato che scaricare il fluido delle turbomac-
chine nel divergente dell’ugello principale permette un incremento maggiore delle
prestazioni rispetto al caso in cui il flusso secondario venga espanso in un ugello
secondario.
Si è anche visto però che il film cooling altera la regione di inflessione, che au-
menta in lunghezza all’aumentare della portata secondaria, incrementando sensi-
bilmente il pericolo di carichi laterali rispetto alla configurazione pulita. È neces-
sario quindi un compromesso tra l’esigenza di raffreddare la parete e l’esigenza di
ridurre il rischio di carichi laterali.
Le analisi numeriche sulle applicazioni in scala fredde sono state condotte con
il solutore numerico VMBF (Viscous Multi-Block and shock-fitting) sviluppato
da Nasuti [40]. Questo solutore si basa sullo schema lambda di Moretti e risol-
ve gli urti con la tecnica di shock fitting. Per trattare le applicazioni calde, in
cui sono importanti i livelli energetici vibrazionali e il non equilibrio chimico, è
stato sviluppato in questo lavoro il solutore ReVMBF. Questa versione conser-
va la formulazione quasi lineare, adattata per considerare miscele multi-specie in
non equilibrio chimico ed in equilibrio vibrazionale. A differenza di VMBF però
impiega una tecnica ibrida per trattare gli urti: lı̀ dove vengono individuate le
discontinuità si adotta una tecnica di integrazione ai volumi finiti alla Godunov.
In questo modo si accoppia alla maggiore accuratezza che garantisce il metodo
quasi-lineare, la robustezza delle formulazioni integrali nel trattare interazioni di
urti. I vari sviluppi del codice sono stati validati riproducendo casi presi dalla let-
teratura.
166 CAPITOLO 10. CONCLUSIONI
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