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Docente guida: Prof. M.

Onofri

Docente tutor: Prof. C. Bruno

Tesi di Dottorato

Studio della fluidodinamica interna di ugelli


propulsivi di tipo dual bell

Emanuele Martelli
Dottorato di Ricerca in Meccanica Teorica ed Applicata, XVIII ciclo

Università di Roma ”La Sapienza”, Roma, Italia


Dipartimento di Meccanica e Aeronautica
2
Indice

1 Introduzione 7
1.1 Limiti degli attuali ugelli convenzionali . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Ugelli capaci di adattarsi alla quota . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.3 Ugello dual bell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.4 Aspetti critici dell’ugello dual bell . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.5 Metodo numerico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.6 Struttura della tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

I Modellizzazione di flussi supersonici 17


2 Modello termodinamico 19
2.1 Considerazioni preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.2 Energia interna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.3 Equazione di stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.4 Velocità del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

3 Equazioni del moto 23


3.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
3.2 Equazioni di Navier-Stokes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
3.2.1 Modellizzazione degli sforzi viscosi . . . . . . . . . . . . 26
3.2.2 Modello di turbolenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
3.2.3 Operatore chimico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
3.3 Trattazione matematica delle equazioni del moto . . . . . . . . . 33
3.3.1 Equazioni di Eulero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.3.2 Equazioni in termini delle variabili  ,  ,  ,   . . . . . 33
3.3.3 Adimensionalizzazione delle equazioni . . . . . . . . . . 39
3.4 Formulazione lambda per problemi bidimensionali . . . . . . . . 41
3.4.1 Discretizzazione delle equazioni del moto . . . . . . . . . 41
3.4.2 Formulazione lambda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
3.5 Equazioni nel piano computazionale . . . . . . . . . . . . . . . . 47

3
4 INDICE

3.5.1 Problemi bidimensionali piani . . . . . . . . . . . . . . . 47


3.5.2 Problemi bidimensionali assialsimmetrici . . . . . . . . . 53
3.5.3 Discretizzazione delle derivate ed integrazione nel tempo . 56
3.5.4 Condizioni al contorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
3.5.5 Accumulo di errore sulla condizione al contorno . . . . . 63
3.5.6 Tecniche di integrazione multiblocco . . . . . . . . . . . 63

4 Trattamento degli urti: formulazione ibrida 65


4.1 Lo schema di integrazione ai volumi finiti . . . . . . . . . . . . . 65
4.2 Discretizzazione spaziale e temporale: passaggio tra le due for-
mulazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
4.3 Individuazione dell’urto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69

5 Simulazioni per la validazione del codice 73


5.1 Combustione in un canale 2-D piano . . . . . . . . . . . . . . . . 73
5.2 Flusso nell’ugello HM60 del motore Vulcain . . . . . . . . . . . 80
5.2.1 Composizione congelata . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
5.2.2 Non equilibrio chimico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
5.3 Strato di mescolamento tra due correnti a diversa composizione . . 86
5.4 Film cooling su lastra piana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
5.5 Flusso supersonico su rampa di
 . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
5.6 Ugello supersonico sovraespanso . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94

II Ugello dual bell 103


6 Analisi delle configurazioni geometriche 105
6.1 Metodo di progettazione dei profili . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
6.2 Disegno e caratteristiche delle estensioni . . . . . . . . . . . . . . 107
6.2.1 Estensione a pressione costante: COP . . . . . . . . . . . 109
6.2.2 Profilo a pressione crescente linearmente: LIP . . . . . . . 110
6.2.3 Profilo a pressione crescente parabolicamente: PIP . . . . 111
6.3 Confronto delle differenti estensioni . . . . . . . . . . . . . . . . 112

7 Calcolo dei tempi di transizione 115


7.1 Effetto della geometria sulla transizione . . . . . . . . . . . . . . 115
7.2 Effetto del numero di Reynolds sulla transizione . . . . . . . . . . 120
7.2.1 Selezione del profilo LIP . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120
7.2.2 Definizione della regione di transizione . . . . . . . . . . 120
7.2.3 Velocità di variazione della pressione in camera . . . . . . 122
7.2.4 Tempo di transizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125
INDICE 5

8 Considerazioni sui carichi laterali nel dual bell 129


8.1 Carichi laterali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129
8.2 Regione di inflessione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136
8.3 Effetto dei parametri geometrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138
8.3.1 Influenza dell’angolo dello spigolo  . . . . . . . . . . . 138
8.3.2 Influenza del gradiente di pressione a parete . . . . . . . . 139
8.3.3 Influenza della lunghezza della base . . . . . . . . . . . . 140
8.4 Effetto del numero di Reynolds . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
8.5 Scalatura caldo-freddo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142

9 Sistemi di raffreddamento nel dual bell 145


9.1 Configurazione di riferimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
9.2 Confronto parete adiabatica, radiativa ed isoterma . . . . . . . . . 146
9.2.1 Effetto sulla regione di inflessione . . . . . . . . . . . . . 147
9.3 Film cooling in un ugello dual bell . . . . . . . . . . . . . . . . . 147
9.3.1 Analisi parametrica del film cooling . . . . . . . . . . . . 150
9.3.2 Effetto sulle prestazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154
9.3.3 Effetto sulla regione di inflessione . . . . . . . . . . . . . 155

10 Conclusioni 163
6 INDICE
Capitolo 1

Introduzione

1.1 Limiti degli attuali ugelli convenzionali


Le principali richieste che vengono fatte ai futuri sistemi di trasporto spaziale sono
la riduzione dei costi per lancio e l’aumento dell’affidabilità dei sistemi e dell’ef-
ficienza operativa. Il motore è il sottosistema che è principalmente chiamato a
rispondere a queste esigenze, e si richiede a questo alte prestazioni con un bas-
so costo in complessità. La prestazione del motore è caratterizzata dall’impulso
specifico, definito come    !#"%$ . La velocità caratteristica  è
principalmente una caratteristica dei propellenti utilizzati, del rapporto di misce-
la e dell’efficienza di combustione. Il coefficiente di spinta "!$ dipende invece
dalla composizione del gas e dal rapporto d’area dell’ugello (area di uscita divi-
sa per l’area di gola), e si può interpretare come l’amplificazione data alla spinta
dall’espansione supersonica nell’ugello, rispetto alla spinta generata dalla came-
ra di combustione agente soltanto sull’area di gola. L’efficienza del processo di
espansione nell’ugello può essere descritta dal rapporto tra il coefficiente di spinta
misurato ed il valore ottenibile teoricamente.
Le principali cause di perdita di tipici motori ad alte prestazioni, come il Vulcain
di Ariane 5 o lo SSME (Space Shuttle Main Engine), sono riassunte in tabella 1.1
[71]. Il processo di combustione nella camera di combustione è caratterizzato da
perdite molto basse e le velocità caratterisitche & raggiungono quasi il valore teo-
rico negli attuali motori. Le perdite per attrito dovute allo strato limite turbolento
e quelle di divergenza sono tra le perdite più rilevanti nel processo di espansione
nell’ugello. Inoltre il non adattamento del flusso dell’ugello alla variazione della
pressione ambiente può indurre perdite di prestazione fino al 15%, rispetto al caso
di un ugello idealmente sempre adattato.
Gli ugelli convenzionali limitano la prestazione globale del motore durante l’asce-
sa del lanciatore a causa della loro geometria fissa. Infatti grosse perdite derivano

7
8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

Tabella 1.1: Perdite in ugelli convenzionali

Perdite Parametro influenzato Vulcain,% SSME, %


Miscelamento e combustione & 1.0 0.5
Non equilibrio chimico & , "'$ 0.2 0.1
Attrito "%$ 1.1 0.6
Divergenza, non uniformità "'$ 1.2 1.0
Flusso non addattato "'$ 0-15 0-15

dal funzionamento lontano dalle condizioni di progetto, sia quando il flusso è


sovraespanso durante le operazioni a bassa quota con la pressione ambiente mag-
giore di quella di uscita dell’ugello, sia quando il flusso è sottoespanso alle alte
quote con la pressione ambiente minore della pressione di uscita.
Nel caso di flusso sovraespanso, un sistema di urti fa adattare la pressione del
getto supersonico a quella ambiente. Gli ugelli per i primi stadi, come quello del
Vulcain o dello SSME, sono progettati in modo che non avvenga la separazio-
ne del flusso all’interno dell’ugello durante la fase al livello del mare e alle basse
quote. Il flusso dell’ugello risulterà adattato ad una certa quota (ad esempio 15000
m per il Vulcain [71]). Per quote maggiori l’ugello è sottoespanso e la perdita in
prestazione può arrivare al 15%. Si potrebbe progettare l’ugello per essere adatta-
to ad una quota maggiore, visto che la maggior parte del suo tempo la passa alle
altissime quote e nel vuoto, ma in questo modo il flusso separerebbe a terra e a
causa delle inevitabili asimmetrie genererebbe pericolosi carichi laterali.
La separazione del flusso negli ugelli sovraespansi e la sua predizione teorica so-
no state l’oggetto di molte ricerche negli ultimi decenni, e sono stati sviluppati
diversi modelli fisici ed ipotesi, si veda ad esempio [11] e [60]. Per una biblio-
grafia più ricca sull’argomento si veda [71]. Negli ugelli fortemente sovraespansi,
il flusso separa dalla parete per un certo rapporto tra la pressione a parete nel-
l’ugello e la pressione ambiente. Questa condizione di funzionamento, durante
le operazioni dell’ugello è indesiderata, in quanto il fronte di separazione è na-
turalmente tridimensionale ed è caratterizzato da forti non stazionarietà e asim-
metrie, che possono risultare in carichi laterali. L’origine fisica di questi carichi
può in particolare essere attribuita ad una configurazione asimmetrica della linea
di separazione, alle pulsazioni di pressione nel punto di separazione e nella zona
separata, all’accoppiamento aeroelastico, alla transizione tra la separazione libera
(free shock separation) e quella vincolata (restricted shock separation) e vicever-
sa [43], alle instabilità del flusso esterno ed al buffeting. I carichi laterali sono da
evitare, in quanto la loro intensità è tale che potrebbe portare alla rottura dell’u-
gello. In [60], ad esempio, si riporta la distruzione dell’ugello del motore J-2D a
1.2. UGELLI CAPACI DI ADATTARSI ALLA QUOTA 9

seguito dei carichi laterali. Quindi, il massimo rapporto d’espansione degli ugelli
che devono funzionare dal livello del mare è scelto in modo tale da evitare la sepa-
razione del flusso alle condizioni nominali di pressione in camera di combustione.
Di conseguenza, la prestazione nel vuoto dei motori che funzionano per tutta la
fase di volo, come il Vulcain e lo SSME, è limitata.

1.2 Ugelli capaci di adattarsi alla quota


Il miglioramento delle prestazioni dei motori può avvenire da una parte cercan-
do di aumentare le prestazioni dei sottosistemi di quelli già esistenti, dall’altra
ideando motori di nuova concezione. Per quanto riguarda il primo aspetto, dei
benefici si possono ottenere tramite il miglioramento di sottosistemi come turbine
e pompe. Un piccolo aumento di prestazione si può ottenere nei motori a ciclo
aperto a generatore di gas se si inietta lo scarico delle turbomacchine nell’ugello
principale invece che in ugelli ausiliari. Questo avviene in motori come l’F-1, il
J-2S e il Vulcain 2.
Un’analisi critica della tabella 1.1 mostra che un significativo miglioramento nel-
la prestazione può essere ottenuto se si riesce ad adattare la pressione di uscita
dell’ugello alla variazione della pressione ambiente durante la salita del lanciatore
nell’atmosfera.
Questo può essere ottenuto tramite ugelli che hanno dispositivi per il controllo del-
la separazione, che permette loro di avere due quote di adattamento, ed ugelli che
hanno la capacità di adattarsi in modo continuo alla quota. Si riporta nello sche-
ma che segue una classificazione generale degli ugelli adattanti o ACN (Altitude
Compensating Nozzle):

( Ugelli con sistemi per il controllo della separazione


In letteratura si trovano diverse proposte di ugelli con sistemi per il controllo
della separazione del flusso, tendenti principalmente a ridurre il livello dei
carichi laterali durante il decollo ed il volo a bassa quota. Inoltre, l’applica-
zione di questi concetti risulta anche in un miglioramento delle prestazioni,
grazie al fatto che si evita una significativa sovraespansione del flusso alle
basse quote.
Tra questi concetti distinguiamo:

– ugelli dual bell;


– ugelli con inserti fissi;
– ugelli con inserti temporanei;
– ugelli con iniezione di gas secondari, attiva o passiva;
10 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

– ugelli estendibili
( Ugelli con plug
A differenza del caso precedente, questi ugelli espandono il flusso su una su-
perficie esterna, permettendo, almeno teoreticamente, un adattamento con-
tinuo alla quota. Un’altra caratteristica è la possibilità di disegnare ugelli
compatti e a basso peso con alti rapporti di espansione. Ciò rende il plug
una soluzione interessante per le applicazioni monostadio (SSTO: single
stage to orbit), ma anche per multistadio e space planes.
( Ugelli expansion-deflection (ED)
Il comportamento aerodinamico dell’ugello ED è simile a quello del plug,
in quanto l’espansione avviene in un ambiente libero a pressione costante
e la quota controlla questo processo di espansione. A differenza del plug
però, negli ugelli ED l’espansione avviene all’interno dell’ugello.
( Ugelli con inserti meccanici in gola
Questo concetto è caratterizzato da un ugello convenzionale con area di
uscita fissata e un inserto meccanico nella regione di gola per variare l’area
di questa e di conseguenza il rapporto d’area.
( Motori dual mode
I motori dual mode, con uno o due tipi di propellente, offrono una capacità
operativa che si adatta alla traiettoria di volo, caratteristica molto vantaggio-
sa, specie se si pensa ad applicazioni SSTO. Questo concetto prevede l’uso
di una combinazione di propellenti più densa con prestazioni moderate du-
rante il decollo, per provveddere una spinta maggiore nella fase iniziale del
volo, ed una combinazione di propellenti caratterizzati da prestazioni mag-
giori nel vuoto, per avere un più alto impulso specifico. I motori di questo
tipo si distinguono in ugelli dual throat e ugelli dual expander.

Per una trattazione più dettagliata dei vari tipi di concetti esposti si può con-
sultare, ad esempio, [71].
In questa tesi di dottorato si studia il comportamento fluidodinamico dell’ugello
dual bell. Questo tipo di ugello è indicato dall’Agenzia Spaziale Europea come
possibile sviluppo del motore criogenico principale di Ariane 5. Nel seguito si
illustrano nel dettaglio le caratteristiche principali di quest’ugello.

1.3 Ugello dual bell


L’ugello dual bell è stato studiato per la prima volta nel 1949 al Jet Propulsion
Laboratory da Foster and Cowles [13] e l’idea fu brevettata alla fine degli anni
1.3. UGELLO DUAL BELL 11

sessanta dalla Rocketdyne. Negli ultimi 15 anni è rinato un certo interesse negli
USA [23], in Giappone [27] e Europa [18, 19, 24, 46]. In fig. 1.1 si vede il profilo
della parete del dual bell, caratterizzato da una prima campana, detta base, da uno
spigolo (o punto di inflessione) e dalla seconda campana, detta estensione. La
ragione principale dell’interesse per questo concetto risiede nella caratteristica di
avere due quote di adattamento grazie ad uno spigolo nella parete, senza quindi
parti meccaniche aggiunte (con i conseguenti problemi di aumento del peso e di
affidabilità).
Alle basse quote, lo spigolo induce una separazione simmetrica e controllata, in
quanto l’espansione centrata crea un gradino nell’andamento della pressione a
parete (fig. 1.1) e questo forza il punto di separazione a rimanere ancorato nel-
la sezione dello spigolo per un certo intervallo di pressioni ambiente (e quindi
di quote). Questa caratteristica permette all’ugello di funzionare con la prima
campana (Operating Mode 1, OM1), che avendo un basso rapporto d’area evita
l’insorgere di pericolosi carichi laterali ed aumenta la prestazione avendo ridotto
il grado di sovraespansione. Alle alte quote il flusso è attaccato alla parete della
seconda campana fino alla sezione di uscita ed il secondo (e più grande) rapporto
d’area diventa operativo (Operating Mode 2, OM2). Grazie all’incremento del
rapporto d’area, si ottiene un aumento della prestazione.
In fig. 1.2 sono mostrati i campi di Mach a )+*,.-0/  -213,45 e a )+*,.-6/  -613

875 , avendo indicato con -9/ la pressione in camera di combustione e -01 la pres-
sione ambiente. Nel primo caso il flusso è separato, con il punto di separazione
ancorato allo spigolo. È ben visibile l’urto obliquo di ricompressione e lo strato
di mescolamento tra la corrente supersonica dell’ugello e la zona di ricircolazione
nella regione a flusso separato, alimentata dalla corrente esterna. Per il )+* più al-
to il flusso è attaccato nella seconda campana. Si vede bene l’espansione centrata
generata dallo spigolo, ed anche le onde di compressione generate dall’estensio-
ne a pressione costante, necessarie a riallineare il flusso dopo l’espansione, e che
coalescono in un urto debole verso la sezione di uscita dell’ugello.
La figura 1.3 mostra le caratteristiche di prestazione del dual bell in funzione del-
la quota. La pressione nella regione di flusso separato all’interno dell’estensione,
durante OM1, è leggermente minore di quella ambiente, e induce una perdita di
spinta chiamata resistenza di aspirazione (aspiration drag). Inoltre la transizione
tra le due modalità operative avviene prima del punto di ottimo, dato dall’inter-
sezione delle curve degli impulsi specifici dei due ugelli base, e questo porta ad
un’ulteriore perdita. Infine, il contorno non ottimizzato del dual bell porta ad
un’inefficienza nella modalità OM2 con flusso tutto attaccato. Diverse campagne
numeriche hanno evidenziato che le perdite dovute alle imperfezioni del contorno
risultano essere dello stesso ordine di grandezza delle perdite per divergenza negli
ugelli convenzionali [18, 46].
Per quanto riguarda la transizione tra OM1 e OM2, si vuole che questa sia il più
12 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

Separazione allo spigolo OM1 e OM2


Separazione all’uscita
pwall/pc
Profilo dual bell

-1
10
Spigolo

Estensione
Base
-2
10

-0.02 0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14 0.16


x (m)

Figura 1.2: Campi di Mach in OM1 e


Figura 1.1: Geometria del dual bell e
OM2
andamenti della pressione a parete in

rapida possibile, per ridurre l’intervallo di tempo in cui possono presentarsi dei
carichi laterali. Considerazioni analitiche, esperimenti e simulazioni numeriche
[23, 46] mostrano che il comportamento del flusso durante la transizione dipende
fortemente dalla geometria dell’estensione. Una transizione rapida, o comunque
continua, può avvenire con un profilo a pressione costante o un profilo a gradiente
di pressione positivo. Nel primo caso il punto di separazione trova soluzioni di
equilibrio indifferente nell’estensione e ad una perturbazione risponde muoven-
dosi dalla regione dello spigolo fino alla fine dell’ugello. Nel secondo caso invece
il punto di separazione trova una regione di instabilità, ed una volta entratovi ar-
riva fino alla fine dell’ugello con una velocità tanto maggiore quanto maggiore è
il valore del gradiente positivo [46]. Nel caso di parete a gradiente di pressione
negativo invece il punto di separazione trova soluzioni stabili (eventualmente non
simmetriche) a seconda del PR e di conseguenza la durata della transizione dipen-
de dalla velocità di variazione della pressione esterna o della pressione in camera
di combustione.
Metodologie per disegnare i dual bell sono presentate in [20, 46]. La base è dise-
gnata in modo classico come un profilo parabolico od un profilo ideale troncato,
per massimizzare la prestazione al livello del mare. L’estensione dell’ugello è
disegnata con il metodo delle caratteristiche: si assegna il profilo di pressione a
parete ed il contorno è disegnato come una linea di corrente di getto libero.
1.4. ASPETTI CRITICI DELL’UGELLO DUAL BELL 13

Figura 1.3: Prestazione del’ugello dual bell. Confronto con due ugelli a campana
(baseline nozzle 1: stesso rapporto d’area della base del dual bell; baseline nozzle
3: stesso rapporto d’area dell’estensione del dual bell) [71]

1.4 Aspetti critici dell’ugello dual bell


In questa tesi si vogliono analizzare alcuni degli aspetti critici dell’ugello dual
bell. Si vogliono studiare in particolare le prestazioni, il rischio di subire carichi
laterali e gli aspetti termici relativi ad applicazioni in scala reale.
Per quanto riguarda le prestazioni si vuole vedere che influenza ha il tipo di con-
torno scelto per l’estensione. Da un’analisi del coefficiente di spinta nel vuoto si
può vedere che passando da una geometria a gradiente negativo ad una a gradien-
te positivo si ha un peggioramento della prestazione. Nel caso del dual bell però
l’estensione ha il vincolo di dover garantire una rapida transizione del punto di
separazione tra le due modalità operative. Di conseguenza si escludono a priori
le estensioni a gradiente di pressione negativo. Tramite simulazioni quasi stazio-
narie e non stazionarie si studiano le caratteristiche di transizione dei vari profili
e se ne valutano i tempi. Analizzando poi l’effetto del numero di Reynolds su
questi tempi si può trovare il modo per scalare i risultati dai modelli in scala alle
applicazioni reali.
Un altro aspetto importante è lo studio del rischio per il dual bell di subire carichi
laterali durante l’OM1, con il flusso separato allo spigolo. A causa della viscosità
questa regione non è caratterizzata dal gradino di pressione del caso ideale, ma
da una zona a gradiente negativo, dove possono verificarsi carichi laterali. Risulta
interessante quindi studiare quali sono i parametri geometrici e fisici che influen-
zano la lunghezza di questa regione, e come scalare i risultati dai modelli freddi
in scala alle applicazioni calde reali. Con l’aggettivo freddo si intende che il gas
operativo è a basse temperature, tali per cui le sue proprietà possono considerarsi
costanti, non intervengono reazioni chimiche e i livelli energetici vibrazionali non
14 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

sono eccitati. Al contrario con l’aggettivo caldo si intende che nel flusso sono
importanti i fenomeni di non equilibrio.
Si vogliono studiare infine i carichi termici in un dual bell disegnato per essere
applicato ad un primo stadio di lanciatore (ad esempio Ariane 5) ed alimentato
con una miscela LOX/LH2 (ossigeno ed idrogeno liquidi). Durante il funziona-
mento al livello del mare, con il flusso separato nella seconda campana, il cam-
po fluidodinamico in questa zona risulta molto complesso ed è caratterizzato dal
flusso di aria dall’esterno e dallo strato di mescolamento turbolento con il getto
caldo supersonico dell’ugello. Un aumento del carico termico può essere causato
dal trasporto turbolento di gas caldi verso la parete; inoltre è possibile che il gas
caldo, ricco in combustibile, reagisca con l’ossigeno dell’aria, aumentando ulte-
riormente il flusso termico.
Nel caso di flusso tutto attaccato (OM2) si vuole vedere quali sono gli andamenti
delle temperature di parete e dei flussi di calore, considerando le condizioni di
parete adiabatica, isoterma e radiativa. Si analizza anche qual’è l’effetto dello
spigolo sull’andamento della temperatura di parete e sul flusso di calore. Come
tecnica di raffreddamento si è studiato nel dettaglio il film cooling, tecnica possi-
bile nel caso si utilizzi un ciclo aperto a generatore di gas e si reimmetta lo scarico
delle turbomacchine nel divergente dell’ugello, per incrementare la prestazione
oltre che per raffreddare.

1.5 Metodo numerico


Le alte temperature presenti nelle applicazioni propulsive e la presenza di misce-
le di gas a composizione variabile, sia per effetto di reazioni chimiche che per il
mescolamento con getti a composizione differente (come per esempio nel caso di
raffreddamento con film cooling), rende necessario l’uso di un solutore delle equa-
zioni di Navier-Stokes in grado di tenere in conto degli effetti di non equilibrio
all’interno del campo fluidodinamico. Lo sviluppo di tale strumento numerico è
stato uno dei punti principali di questo lavoro di tesi.
Il codice sviluppato è un solutore 2-D assialsimmetrico multi-specie reagente del-
le equazioni di Navier-Stokes scritte in forma quasi-lineare e si basa sullo schema
lambda sviluppato da Moretti [35] (a cui veniva accoppiata una tecnica di shock-
fitting per risolvere le discontinuità nel campo). Una versione per trattare flussi
euleriani reagenti è stata fatta da Lentini e Onofri [30]. Una versione per trattare i
flussi viscosi (codice VMBF) bidimensionali assilassimmetrici è stata sviluppata
da Nasuti ed Onofri [42], mentre Valorani e Favini [68] hanno elaborato una for-
mulazione tridimensionale. Il codice attualmente in corso di sviluppo, ReVMBF,
è un’estensione di VMBF per trattare flussi viscosi reagenti in equilibrio vibrazio-
nale (una formulazione simile è stata sviluppata da Lentini in [29]). A differenza
1.6. STRUTTURA DELLA TESI 15

delle formulazioni precedenti, in questa le discontinuità vengono trattate con una


metodologia ibrida [50]: nelle zone del campo in cui viene individuato un urto si
passa dalla forma quasi-lineare ad una formulazione integrale alla Godunov.
Una serie di casi prova, presi dalla letteratura, viene riprodotta e presentata per
validare i vari sviluppi del codice.
In questa tesi è stato utilizzato sia il codice VMBF che il ReVMBF. In particolare
con il primo si sono condotte le simulazioni fredde per lo studio delle prestazioni
dell’ugello dual bell e della dinamica del punto di separazione. Le simulazioni
calde sono state invece condotte con ReVMBF.

1.6 Struttura della tesi


La tesi viene quindi strutturata nella maniera seguente:
( Capitoli 2 e 3: in questi capitoli viene trattato il modello termodinamico
utilizzato per descrivere i flussi supersonici all’interno degli ugelli, e si pre-
senta la particolare formulazione con cui vengono trattate le equazioni di
Navier-Stokes e la discretizzazione utilizzata per integrarle.
( Capitolo 4: si espone la formulazione ibrida per la trattazione degli urti.
( Capitolo 5: vengono illustrati i casi prova simulati per validare il solutore
numerico sviluppato.
( Capitoli 6-9 : in questo capitoli si analizza nel dettaglio il comportamen-
to fluidodinamico dell’ugello dual bell. La trattazione si può dividere nei
seguenti punti:

– analisi delle prestazioni a seconda della geometria utilizzata;


– analisi dei tempi caratteristici di transizione tra OM1 e OM2;
– analisi del rischio di carichi laterali in OM1;
– studio delle leggi di scala per estrapolare il comportamento dei modelli
in scala alle applicazioni reali;
– analisi degli aspetti termici nelle applicazioni in scala reale e studio
dettagliato della tecnica di raffreddamento con film cooling.
16 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
Parte I

Modellizzazione di flussi supersonici

17
Capitolo 2

Modello termodinamico

2.1 Considerazioni preliminari

I flussi all’interno degli ugelli usati per gli endoreattori sono caratterizzati da una
ampio campo di temperature e di velocità (da condizioni subsoniche in camera di
combustione a flussi ad alti numeri di Mach nel divergente). Il flusso in camera di
combustione è ad alte temperature (intorno ai 3500 K, considerando ad esempio
miscele LOX/LH2) ed è caratterizzato dalla presenza di specie dissociate. Duran-
te l’espansione nell’ugello avvengono processi di ricombinazione, con rilascio di
calore a favore dell’entalpia del flusso. Di conseguenza l’ipotesi di gas ideale non
può essere utilizzata a causa delle reazioni chimiche. Inoltre, sempre a causa del-
le alte temperature, i livelli vibrazionali delle molecole vengono eccitati, fattore
che allontana ulteriormente dall’ipotesi di gas ideale. Nello strato limite a parete,
nello strato di mescolamento tra due getti e attraverso un urto, i gradienti delle
proprietà fisiche diventano abbastanza elevati da creare fenomeni di non equili-
brio traslazionale e rotazionale, come gli sforzi viscosi, la conduzione di calore
e la diffusione di massa [22]. Usualmente, nello studio di questi flussi con forti
condizioni di non equilibrio si assume che si possono definire delle variabili di
stato e che la loro interazione possa descriversi tramite equazioni identiche nella
forma a quelle corrispondenti per il caso di equilibrio [69].
Nel seguito si definisce un’equazione per l’energia interna della singola specie
chimica all’interno di una miscela di gas reagenti, ed un’equazione di stato, per
legare la pressione all’energia interna tramite la temperatura. Si ricava inoltre
l’espressione della velocità del suono congelata per un gas in non equilibrio chi-
mico. Infine vengono presentati gli specifici modelli termodinamici usati nelle
simulazioni numeriche.

19
20 CAPITOLO 2. MODELLO TERMODINAMICO

2.2 Energia interna


L’energia interna per unità di massa di una specie gassosa in una miscela rea-
gente di gas termicamente perfetti può essere espressa come funzione della sola
temperatura : :
=?>
; < FEHGJIB:LKJM :ONQP6RSG (2.1)
>&@BADC
dove TEHGUVM ;   M: è il calore specifico a volume costante, funzione della sola
temperatura secondo l’ipotesi di gas termicamente perfetto, e PWRSG è il calore di
formazione della sostanza X -esima alla temperatura :YY:<ZH[SR . L’energia interna
per unità di massa della miscela può essere scritta come:

;  ]\ ; ]
  \ d ; 
W (2.2)
_^a`cb _^a`
dove N indica il numero delle specie b componenti la miscela,  è la densità
della specie X -esima, fe  la densità della miscela e  la frazione b di massa.
Di conseguenza si vede b che l’energia
b interna della miscela dipende da N variabili
di stato: la temperatura e N-1 frazioni di massa, visto che tra quest’ultime vale il
vincolo e _^a` dag
.
Nel trattare\ miscele di gas reagenti è conveniente introdurre i calori specifici (a
pressione e volume costante) congelati (definiti cioè considerando la miscela a
composizione congelata [1]):

] ]
FEh \ jDFEHGlk lc \ jDlTG (2.3)
i^a` _^a`
Si può anche definire una costante della miscela come:

]
*, \ dm*!W,J3n?FE (2.4)
_^a`
con *!o *hp jq  , dove *Lp è la costante universale dei gas e q  il pe-
so molecolare della specie. Infine si introduce il rapporto tra i calori specifici
congelati: r
l
 (2.5)
FE
Nel modello sviluppato si considerano soltanto miscele in equilibrio termico,
ed ogni possibile contributo all’energia interna (come quello vibrazionale) viene
2.3. EQUAZIONE DI STATO 21

incluso dentro TEHG . Polinomi del quart’ordine vengono utilizzati per interpolare i
valori di FEHG [54]:
t u v
FEHGU `sN t :?N u : N v : N w : (2.6)

Molti effetti di accoppiamento e non armonici sono stati introdotti nelle cur-
ve interpolanti. Usualmente i coefficienti hanno un’intervallo di validità che si
estende fino a 5000 K, e in alcune applicazioni questo può costituire una seria
limitazione. In ogni caso, non appena nuovi coefficienti vengono resi disponibili,
possono essere implementati direttamente nel modello.
La semplificazione di considerare i livelli vibrazionali in equilibrio con la tempe-
ratura non sembrerebbe costituire una grossa limitazione, in quanto negli ugelli
presi in considerazione (principalmente utilizzati per i primi stadi del lanciatori)
l’ipotesi di equilibrio termico è ragionevole [29]. L’analisi condotta in [29] si basa
sulla validità del modello di Landau-Teller [69], che prevede per le molecole un
comportamento da oscillatori armonici. Questo modello si basa sull’assunzione
che le distribuzioni delle popolazioni sui livelli vibrazionali seguano la distribu-
zione di Boltzmann. Recenti evidenze sperimentali mostrano che queste distri-
buzioni possono deviare da quelle di Boltzmann nei flussi con forte espansioni e
questo potrebbe avere un certo impatto nella valutazione delle proprietà termodi-
namiche. Uno sviluppo della ricerca condotta in questa tesi potrebbe essere rivolto
a verificare la portata di questi effetti nella valutazione caratteristiche termodina-
miche.
Va infine notato che il modello di gas ideale si può includere come caso particolare
di questo modello di equilibrio termico.

2.3 Equazione di stato


Nella sezione precedente si è assunto che la miscela reagente è composta da gas
termicamente perfetti, per i quali l’energia interna è funzione solo della tempera-
tura. Quest’ipotesi presume, a monte, l’assunzione che le particelle componenti
il gas esercitino tra di loro un interazione debole: il loro potenziale di interazione
decade molto rapidamente con la distanza e diventa trascurabile dopo una distanza
dell’ordine del raggio della particella. Strettamente legato a quest’assunzione è la
validità della legge di Dalton, per la quale le pressione della miscela è la somma
delle pressioni parziali dei componenti. L’applicabilità dell’assunzione di intera-
zione debole è ristretta alle condizioni di bassa densità e temperature medio-alte.
Nei casi di interesse per questo studio le predette condizioni si riscontrano sem-
pre. Conseguentemente si può scrivere una relazione tra pressione e temperatura
(equazione di stato) del tipo:
22 CAPITOLO 2. MODELLO TERMODINAMICO

] ]
-x \ -2W \ D*hm: (2.7)
_^a` _^a`
b

2.4 Velocità del suono


La velocità del suono appropriata per una miscela di gas reagenti in equilibrio
termico è la velocità del suono congelata, definita come:
t |
-
y{z (2.8)
l} ~lG
z
dove  è l’entropia per unità di massa. Dalla b definizione della pressione, eq. (2.7),
e dell’energia interna, eq. (2.2), si può vedere che -.-UI k ; k€DK . Da cui si ricava:
t | |h‚ ; | b
- -
y z Ny z ; y z (2.9)
[l} ~lG } ~lG l} ~lG
z z z
b
l’ultima derivata si ricava dalla prima legge delle termodinamica: b
; | -t
y z  (2.10)
H} ~lG
z
le altre due possono essere espresse b come: b
|
-
y z ƒ*L: (2.11)
[J} ~lG
| z‚ |
- b :
y{z ;  * y{z ; (2.12)
} ~lG ~lG
z b z
in cui la derivata della temperatura si ricava dalla definizione di energia inter-
na, eq. (2.1) e eq. (2.2):
|
:

y„z ;  (2.13)
~lG FE
z
Sostituendo si trova l’interessante r risultato:r
t -
 *L:… (2.14)

che non è un’approssimazione, ma corrisponde


b alla velocità del suono conge-
lata per flussi reagenti.
Capitolo 3

Equazioni del moto

3.1 Introduzione
Le equazioni del moto per una miscela di gas in non equilibrio chimico possono
essere derivate dalla teoria cinetica di non equilibrio [22, 69]. Le assunzioni di
base per la validità della formulazione sono:

1. le particelle sono caratterizzate da interazioni deboli e le forze intermole-


colari possono considerarsi trascurabili dopo una distanza dell’ordine del
raggio delle particelle. Di conseguenza ogni componente delle miscela si
comporterà come un gas termicamente perfetto;

2. il raggio delle particelle è piccolo rispetto al libero cammino medio, per cui
la densità è bassa abbastanza da poter considerare solo collisioni binarie:

3. non c’è correlazione tra le velocità di due particelle che partecipano ad una
collisione binaria (caos molecolare);

4. la funzione di distribuzione non varia sensibilmente in una distanza dell’or-


dine di grandezza del raggio di influenza delle forze intermolecolari o in
un tempo paragonabile alla durata di una collisione. Per cui l’equazione di
Boltzmann per la variazione della funzione di distribuzione delle specie è
valida [69].

Ogni specie ha una funzione di distribuzione †d , dipendente dalla velocità ter-
mica ‡ ˆ , dalla posizione ‰ e dal tempo Š : †j'†lI‹‡ ˆ‹kŒ‰kŒŠŽK . È utile per il seguito
definire il valore medio di una generica quantità  nello spazio delle velocità:

=Q’6“ =•’6“ =•’6“



cID‰„kŒŠŽK%‘! cI‹‡ ˆ‹kŒ‰kŒŠŽKŒ†lI–‡ ˆDkŒ‰kŒŠŽKŽM—8`JM— t M— u (3.1)
” “ ” “ ” “

23
24 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Si definiscono poi la velocità media della specie e la velocità della miscela, otte-
nuta da una media pesata, in cui i pesi sono le masse delle specie:

˜ ˆ6  U
˜ ™ ‘+k ]
ˆ š \ ˜ ˆ (3.2)
i^a`
b b
dove ˜ ™ˆ rappresenta la velocità della particella e › è il numero delle specie. È
utile riscrivere ˜ ˆ e ˜ ™ˆ come:

˜ ˆ9œN?žˆBk ˜ ™ V
ˆ  ŸN.‡ ˆ (3.3)

dove žˆ è la velocità di diffusione. Dalle definizioni precedenti si possono rica-


vare le seguenti importanti relazioni:

 ]
žˆ6 ‡ ˆ<‘+k \  žˆ6¡¢5 (3.4)
_^a`
b
Si può notare dall’eq. 3.3 (sinistra) che la differenza tra la velocità media delle
specie e la velocità media della miscela è dovuta ai fenomeni di non equilibrio
traslazionale, che danno origine alla viscosità, alla conduttività termica e ai fe-
nomeni di diffusione di massa. Quando questi vengono trascurati, le velocità di
diffusione saranno identicamente nulle e tutte le specie avranno ˜ ˆ6¡ƒ .
L’integrazione dell’equazione di Boltzman nello spazio delle velocità porta all’e-
quazione generale di trasporto per la specie:


IB£a ¤¥‘!K  ˜ ™ 
z NQ¦§IB£a ˆ¥
 ¨‘!K„ƒaI ¤¥‘!K (3.5)
Š
z
con £0 indicante il numero di densità della specie (numero di particelle per unità

di volume), mentre WI ¨©‘!K rappresenta il contributo delle forze esterne, delle
interazioni tra specie differenti e all’interno della specie stessa e la produzione

della quantità ¨¥‘ .
Questa equazione sarà la base per la derivazione delle equazioni alle derivate
parziali del moto. Queste rappresentano l’estensione delle equazioni di Navier-
Stokes, usualmente derivate per gas ideale, a miscele di gas in non-equilibrio
chimico. Ad essere rigorosi la funzione di distribuzione utilizzata nell’equa-
zione (3.1) è applicabile soltanto ad una gas composto da punti materiali senza
struttura interna. Ciononostante la (3.5) e’ valida sempre (teoria macroscopica
fenomenologica).
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 25

3.2 Equazioni di Navier-Stokes


L’equazione generale di trasporto per la specie (eq. 3.5), può specializzarsi per
dare origine all’equazione di continuità, quantità di moto ed energia, quando spe-
cifiche grandezze vengono fatte corrispondere alla quantità „ . Le equazioni di
conservazione globali per la miscela si possono ottenere direttamente sommando
tutte le componenti. Nel seguito si danno direttamente i risultati, i cui passaggi
possono essere visti in [6] e [28].
L’equazione di continuità delle specie può essere scritta quando ª   , massa
della specie X :


z NQ¦§I  KWN•¦§—I  žˆK©œ«%¬k X¤ª
k8­­®­®kF› (3.6)
bz Š
dove  è la densità della b X -esima specie
b e «3 è il termine sorgente dovuto alle
reazioni
b chimiche, la cui modellizzazione verrà esposta in seguito.
L’equazione di continuità della miscela si ottiene semplicemente sommando le N
equazioni (3.6). Usando la definizione della densità, l’eq. (3.4) ed il fatto che
e «%a¡¢5 , si ottiene:

z NQ¦§I ¨K„,5 (3.7)


bz Š
Nel seguito, al posto delle equazioni delle bdensità delle singole specie si useranno
le equazioni delle frazioni di massa. Sostituendo   al posto di  nelle equazioni
(3.6), espandendo le derivate e collezionando i termini, b si ha: b
³
d
j{¯ z N°¦§I ¨KH±²N ³ NQ¦´—I  žˆK©œ«% (3.8)
bz Š Š
b b b
Il termine tra parentesi quadre è l’equazione di continuità, per cui è nullo. Si può
scrivere quindi:
³
d
«%
³ N ¦§I  žˆK„ (3.9)
Š
b
In modo analogo a come si è fatto per b le equazionib di continuità, si può ricavare
l’equazione globale per il bilancio di quantità di moto:


z N°¦§I <¨K¨n.¦§µ¶V5 (3.10)
bz Š
b
dove µ rappresenta il tensore degli sforzi, in cui si distinguono i contributi dovuti
agli sforzi di pressione e quelli dovuti agli sforzi viscosi:

µ¶gn{-2·©N°¸ (3.11)
26 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Infine si scrive l’equazione di conservazione per l’energia totale ;d¹  ; N t ` ¶8 :


;8¹
z N°¦§I ;8¹ ¨K„º¦§IHµ8K¨nO¦§ » (3.12)
Šb
dove » indica il flussoz termico, lab cui modellizzazione è riportata nel seguito. In
questa formulazione sono state trascurate sin da subito le forze di volume.
Riassumendo, per descrivere un flusso viscoso in non-equilibrio chimico bisogna
conoscere due variabili di stato, N-1 concentrazioni delle specie ed il campo di
velocità. Le equazioni (3.7), (3.9), (3.10) e (3.12) formano un insieme completo,
in grado di chiudere il sistema, una volta che la velocità di diffusione, gli sforzi vi-
scosi, il flusso di calore e il termine sorgente chimico siano messi in relazione allo
stato termodinamico ed al vettore velocità tramite le relazioni costitutive, come si
vedrà nella sezione successiva.

3.2.1 Modellizzazione degli sforzi viscosi


Per quanto riguarda il trattamento degli sforzi viscosi, generalmente si conside-
rano flussi newtoniani, per i quali esiste una relazione lineare tra gli sforzi ed il
tasso di deformazione. Sotto quest’ipotesi possiamo scrivere:
>2Á
¸g,¼¤I–¦§&¨KJ·©N?½¿¾_¦ÀŸN,I–¦¨K (3.13)
dove ½ rappresenta il coefficiente di viscosità e ¼ è un coefficiente che com-
pare nella viscosità di volume (bulk viscosity): ½¤Â.üÄNœÅ dÆ ½ .t Di solito si usa
l’ipotesi di Stokes, per la quale ½¥Â¶,5 e di conseguenza ¼ªn u ½ .
Per miscele di gas in equilibrio termico, il flusso di calore » si esprime consi-
derando il contributo dato dal gradiente di temperatura, tramite il coefficiente di
conducibilità termica Ç (legge di Fourier) ed il contributo dato dalle velocità di
diffusione delle specie:

]
»ogncÇ#¦:?N \ BP#mžˆ (3.14)
_ ^a`
b
dove P2 è l’entalpia della X -esima specie.
Abbiamo infine il flusso di massa della specie X -esima, che si può esprimere con
un’approssimazione tramite la legge di Fick [1]:
È
W  žˆ2gn ËÊ%¦Ìj (3.15)
dove ËÊ rappresenta il coefficiente
b di diffusione
bÉ multi-componente della spe-
cie X -esima
É nella miscela.
Tramite le relazioni costitutive si sono legati i flussi alle varibili di stato e/o alle
variabili di integrazione. Rimanangono da modelizzare i coefficienti di trasporto.
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 27

Coefficiente di viscosità
Una formula teorica per la viscosità si ricava dalla analisi asintotica al prim’ordi-
ne che a partire dalla teoria cinetica porta alle equazioni di Navier-Stokes. Questa
formula è strettamente valida per gas monoatomici e si basa sul fatto che si pre-
sume nota la funzione potenziale intermolecolare. Buoni risultati si ottengono,
per i gas in generale, usando i potenziali di Lennard-Jones, che si possono trovare
tabulati [1]. Le formule per considerare le miscele di gas monoatomici sono state
ricavate [9], ma sono molto costose computazionalmente, a causa della presenza
di matrici di coefficienti.
Sono state proposte curve interpolanti, basate su esperimenti sul singolo compo-
nente. I loro vantaggi principali sono la semplicità e la disponibilità di formu-
le semi-empiriche per determinare i valori delle miscele. Un’espressione mol-
to usata è l’estensione della legge di Sutherland per gas perfetto ad un generico
componente:
Î  `HÍ w
½WW§IB:LK
k X¤g
k8­®­­®kF› (3.16)
:?N.¥
dove Î  e U sono coefficienti empirici.
La viscosità della miscela si può ottenere tramite la regola semi-empirica di Wilke
[70], che è un’estensione di una equazione alla Sutherland per i sistemi multi-
componente, ricavata dalla teorica cinetica, con diverse semplificazioni:
t
] q | ” `–Ô tÕ q | `–Ô v€×
m½W
 ½W 
½¶ \ k Ñ Ð  Ò ys
ÓN q
ÓN¢Ö y
_^a` œ
e ÐÏ ÐÑ  Ð 7 Ð ½ Ð q Ð
Ï (3.17)
con  , frazione molare della specie X -esima.
Ï
Conducibilità termica
Anche la conducibilità termica può essere ricavata da un’analisi asintotica per pic-
cole deviazioni dall’equilibrio. E analogamente formule semplificative sono state
proposte, come formule alla Sutherland per i singoli componenti, la cui espressio-
ne è identica alla eq. (3.16), tranne che per i valori dei coefficienti Î  e ¥ . Per le
miscele si usa la regola di Wilke, sostituendo nell’espressione Ǘ al posto di ½< ed
usando esattamente lo stesso termine Ñ  Ð della viscosità.

Diffusione
Il modello più semplice per ottenere il coefficiente di diffusione BÊ è quello di
considerare costante il numero di Lewis Ø ; . Partendo dalla sua definizione:
É
28 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Ç Ç
Ø ;  k ËÊ.  (3.18)
l J Ø ;
É É
si utilizza quindi un unicobcoefficiente
É b
di diffusione globale.

3.2.2 Modello di turbolenza


Gli effetti della turbolenza nel flusso vengono presi in considerazione modifi-
cando le proprietà di trasporto della miscela [26]. Il coefficiente di viscosità, di
conducibilità e di diffusione vengono calcolati nella maniera seguente:

½  ½<ÙÚ1JʚN?½WÛ (3.19)
½aÛBJ
Ç  ÇÙÜ1lʚN (3.20)
)ÞÝ&Û
³ ³ ½aÛ
 ÙÜ1lʚN (3.21)
FÛ
dove il pedice à  indica la proprietà di trasportobß laminare e ½sÛ rappresenta la vi-
scosità turbolenta, )ÞÝ8Û il numero di Prandtl turbolento, che si considera costante
e uguale a 0.9, áÛ il numero di Schmidt turbolento, preso uguale a 0.75 [26].
Il modello di turbolenza
ß utilizzato in questa tesi è quello ad un’equazione di Spa-
lart and Allmaras [64]. In questo modello si utilizza un’equazione per la eddy
viscosity cinematica âÄ,âjÛ  † ã` :

â â
â áè t â â
z N?ä Ð z næ z Œ
¯ –
I Þ
â N â 6 K z À
± n æ z z 
Š Ð
z z2å z å9ç
2 z å9ç
2 z2å9ç z2å9ç | t
â
ƒTèS`<é âên?Fëa`Ž†ëy (3.22)

ß
gli ultimi due termini a primo membro rappresentano la diffusione turbolenta (si è
utilizzata la notazione tensoriale, per cui gli indici ripetuti indicano sommatoria).
Il primo termine a secondo membro indica la produzione di turbolenza, mentre il
secondo la sua distruzione dovuta alla presenza di una parete ( indica la distanza
dalla parete più vicina).
Si riportano nel seguito i valori delle costanti e dei coefficienti usati nell’equazione
(3.22):
TèS`©V5#­®
8ì2kíTè t V5#­Üî#kíTã t ºïð­®
k æ ,Å dÆ k
áèS`
ÓN.áè t
Të0`© ñ N æ kíTë t ƒ5#­ Æ kíFë u ,Åðk ñ ,5#­Úì2
k
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 29
u
†jã`© u ò u kó† ã t ô 
3n ò k
N° ã` N † ã`
ò ò
u `–Ô ö

ÓN°Tëö â
† ëŸVõ ¯ u ± k  k õVÝ'N°Fë t IBÝ ö nOÝK
o
õ ö N° ëö ò â
â t â t † ã t k
ÝÞ t t f
k é  N ñ ´÷ Åøù Ð øù Ð
é ñ  
` ß ß ß
Il tensore øù Ð  t I ä9ß   Ð n ä Ð  ‹K è la metà del tensore vorticità. Alla parete
z z2å z z2å
il valore di â è posto uguale a 0. Questo modello è stato corretto per tenere in
conto degli effetti di comprimibilità, che diventano importanti quando si studiano,
ad esempio, strati di mescolamento tra flussi supersonici. La trattazione che segue
e la correzione adottata sono prese da [51].
L’effetto più visibile della comprimibilità è la riduzione del tasso di crescita dello
strato di mescolamento rispetto al caso incomprimibile, a parità di rapporto tra
le
ü velocità delle correnti (ÝV ú tá ú©` ). Usando lo spessore di vorticità áû 
ú  I ä  #Klʤ1Jý come misura dello spessore dello strato di mescolamento, si
z z
possono correlare bene i dati sperimentali tramite la relazione:
|
M Tû
'nOÝ
y ƒ" û (3.23)
M
{N.Ý
å
" û è un parametro adimensionale, funzione principalmente del numero di Mach
convettivo þ/ÿ I¬ú{`'nôú t K  I `{N t K , con velocità del suono. Per strati di

mescolamento a bassa velocità ( þ¿/ 5#­Úì ), " û º5ð­
î7 . Gli effetti della compri-
mibilità diventano importanti per þ /{‘…5#­ ed il valore di " û decresce quasi della
metà per þ¿/{‘º
.
Per ciascun strato di mescolamento è possibile definire il rapporto:

I‹M F û2 M KJ/ I Fû KJ/ " û ISþ/JK


å   ,† `&ISþš/JK (3.24)
I–M T û2 M lK  I Tû Kl " û I–5 K
å
che relaziona il tasso di crescita comprimibile con quello incomprimibile a parità
di Ý ed in funzione di þ¿/ [3].
L’effetto della comprimibilità sullo sforzo di taglio turbolento può essere descritto
da una singola funzione † t I–þ/ŽK , che relaziona lo sforzo di taglio massimo:

ä ʤt 1lý

 ü (3.25)
ú
dello strato di mescolamento comprimibile con il corrispondente incomprimi-
bile:

/º† t ISþ/JK   (3.26)
30 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Il valore di   può essere considerato costante per ogni strato di mescolamento


sotto le ipotesi di profili simili [65]
Le funzioni † ` e † t vengono ricavate dall’interpolazione di dati sperimentali [3,
72] ed assumono la forma:
w
î i
 IJ
ðNÌ4 þ / ö K
JNÄ5#­Úì2kƒ† t I–þ/JK„,5#­Úì
† `I–þ/JK©ƒ5#­Ü ì i
 Il
ðNž
8ì—þ / K
JNÌ5#­ î (3.27)

Modellizzazione degli effetti di comprimibilità


Nell’ipotesi di strato di mescolamento simmetrico rispetto all’asse delle (pa-
rallelo alla direzione del moto), il valore massimo del gradiente trasversale di
å
velocità I‹M—ä  M #Klʨ1lý , della eddy viscosity â > } ʤ1lý e dello sforzo di taglio turbolen-
   
to ä ʤ1Jý si raggiunge sull’asse stesso. Combinando l’equazione (3.26) con la
å
 â > I ä6  Ð N ä Ð 

chiusura di Boussinesq ( n ä BK ) e con la definizione
z z2å z z6å
dello spessore di vorticità si ottiene:
ü
â > } ʤ1lý  
B† t ISþ/JK ú F û I K (3.28)
å
Differenziando rispetto ad :
å
Mðâ > } ʤ1lý t ü M Tû I K
 B† ISþ/JK ú

å (3.29)
M M
å å
Tramite le equazioni (3.24) e (3.29) è possibile ottenere una relazione per correlare
il tasso di crescita della eddy viscosity in uno strato di mescolamento comprimibile
con quello in un flusso incomprimibile:
| |
Mâ > } ʨ1lý t Mâ > } ʤ1Jý
y º†`ISþ/JKŽ† I–þ/JKhy (3.30)
M / M 
å å
Quest’ultima relazione mostra che l’effetto della comprimibilità è quello di ridurre
il tasso di crescita di una fattore †—`0F† t . Per cui, moltiplicando per questo fattore il
termine di produzione nell’equazione di Spalart e Allmaras, si ottiene l’equazione
modificata:
³
â >
ƒ† `&I–þ/JKŒ† t ISþ/JKI–TèS`
 
³ â > KsNœ­­®­ (3.31)
Š
Questa correzzione non è però generale, in quanto richiede a priori la conoscenza
di þ/ , quantità spesso incognita in flussi complessi. Una generalizzazione del
modello si ottiene sostituendo ad þ¿/ una sua stima þš é / , calcolata sulla base di
grandezze locali. Per una trattazione più dettagliata si veda [51].
L’applicazione della correzione appena illustrata, valida per strati di mescolamen-
to, agli strati limite in flussi comprimibili, può peggiorare ulteriormente la capa-
cità del modello di Spalart e Allmaras rispetto al modello base. Infatti per numeri
3.2. EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES 31

di Mach della corrente esterna superiori a 5, si possono ottenere alti valori per
þšé / all’interno dello strato limite comprimibile, e questo può modificare signifi-
cativamente il termine di produzione alterando l’equilibrio. Come conseguenza
il profilo di velocità si discosta dalla legge di parete. Nelle applicazioni studia-
te in questa tesi il Mach esterno non eccede il valore di 5, per cui gli effetti di
comprimibilità non devrebbero essere rilevanti.

3.2.3 Operatore chimico


Nei flussi supersonici all’interno degli ugelli avvengono reazioni chimiche, rap-
presentate principalmente da processi di ricombinazione delle specie che si erano
dissociate in camera di combustione per le altissime temperature. In generale que-
ste reazioni non avranno il tempo di procedere verso il loro valore di equilibrio,
ma evolveranno secondo la loro cinetica.
In prima approssimazione si possono classificare i fenomeni chimici in base al
tempo disponibile che ha una reazione per completarsi. Si introduce un tempo
fluidodinamico  R , dato da una lunghezza caratteristica diviso una velocità carat-
teristica, ed un tempo chimico  / , stimato generalmente come il tempo necessario
per dimezzare (o raddoppiare) la quantità di una certa specie, per un’assegnata
temperatura e composizione iniziale. A questo punto possiamo considerare tre
diverse situazioni:


R 
/

R 


/

R 


/ (3.32)

Nel terzo caso, la reazione non ha il tempo di svilupparsi, e la miscela può consi-
derarsi congelata rispetto a quella reazione. Il secondo caso rappresenta la condi-
zione generale di chimica finite rate, in cui bisogna prendere in considerazione la
cinetica delle reazioni. Infine, nel primo caso la reazione ha il tempo per svilup-
parsi, e di conseguenza può raggiungere il suo stato di equilibrio dato dalla Legge
di Azione di Massa [67]. L’ipotesi di flusso congelato o in equilibrio rappresen-
tano buone approssimzioni in situazioni particolari. Ad esempio si può utilizzare
l’ipotesi di equilibrio chimico per il flusso all’interno di una camera di combustio-
ne, fino alla gola e l’ipotesi di flusso congelato nel divergente). Ma un’accurata
predizione delle concentrazioni delle specie e degli scambi energetici (ad esempio
il rilascio di calore dato dalle reazioni esotermiche di ricombinazione) richiede di
simulare le reale cinetica del sistema chimico.
Si consideri un sistema di › specie, in cui avvengono  reazioni:
32 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

â `H™ } Ð `Nžâ t ™ } Ð t Ní­®­­SNŸâ ™ Ð â `H™ ™ } Ð `NŸâ t ™ ™ } Ð t Ní­®­­SNŸâ ™ ™ } Ð kÀô


kTÅðk&­­®­k

}
Ï Ï \ Ï \ Ï Ï \ Ï \ (3.33)
dove â  ™ } Ð e â  ™ ™ } Ð rappresentano i coefficienti stechiometrici dellae specie  del-
la reazione 6n esima come reagenti e come prodotti rispettivamente. Il termine Ï
sorgente della specie X può essere scritto come [67]:

 Õ | ã ™   | ã ™ ™  ×
] Ù Ù
«%W q ISâ  ™ ™ } Ð n.â  ™ } Ð K
 

 Ç RF} Ð \ y q n.ÇèS} Ð \ y q (3.34)


Ð ^a` ÙÜ^a` b Ù ÙÜ^a` b Ù

con X¨ô
kTÅðk&­­®­k€› . I termini ǗRF} Ð e ÇèS} Ð rappresentano i tassi di reazione in avanti e
indietro, e si assume che siano funzioni note della temperatura. Dalla condizione
di equilibrio si può vedere che:

Ç RF} Ð
!Ä/áID:cK (3.35)
ÇèS} Ð

con Ä/áID:LK funzione della temperatura, legata alla costante di equilibrio ÀIB:LK :

㠙 ” 㠙™
Ä/FIB:LK©" ID:LK&I–*hp:  - ¹ $K # # (3.36)
”; &%('*)+ Ô ,.- >
+IB:LK„ (3.37)
ü / ¹
0
con > rappresentante la variazione della funzione di Gibbs per lo stato stan-
dard.
Per la determinazione del tasso di reazione ÇðR si ricorre ad espressioni alla Arrhe-
nius a tre parametri:

è ; &” 2.3 Ô , - >


ǗR!"1h: (3.38)

dove 1 , 4 e 6Î 5 sono tre coefficienti da determinarsi sperimentalmente. Nell’ese-


guire simulazioni di cinetica chimica conviene utilizzare i coefficienti sperimentali
più accurati a disposizione per calcolare il tasso di reazione in una direzione ed
utilizzare la costante di equilibrio per calcolare il tasso di reazione per la direzione
opposta.
3.3. TRATTAZIONE MATEMATICA DELLE EQUAZIONI DEL MOTO 33

3.3 Trattazione matematica delle equazioni del mo-


to
3.3.1 Equazioni di Eulero
I metodi per risolvere numericamente le equazioni di governo (3.9), (3.7), (3.10)
e (3.12), fanno di solito riferimento alle equazioni di Eulero. Queste ultime si
ottengono trascurando gli effetti diffusivi di viscosità, conducibilità e trasporto di
massa.
L’estensione di metodi utilizzati per la soluzione delle equazioni di Eulero alla
soluzione delle equazioni di Navier-Stokes è giustificata dai vantaggi che si otten-
gono disaccopiando nelle equazioni gli operatori importanti ovunque nel campo,
da quelli importanti solo in alcune zone del campo, come ad esempio l’operatore
viscoso in presenza di pareti o strati di mescolamento. Grazie a questo disaccop-
piamento si può mantenere un modello in grado di descrivere correttamente i feno-
meni ondosi, derivanti dalla natura iperbolica delle equazioni di Eulero e sfruttare
i solutori basati sul rispetto della propagazione dei segnali [40]. Le equazioni che
si vogliono risolvere vengono scritte secondo la formulazione quasi-lineare, in
quanto presenta dei vantaggi in termini di accuratezza ed efficienza:
³
d «%
³  k X¤g
k€› ,› ™ n…
(3.39)
Š
³b
³ N ¦§8šƒ5 (3.40)

³ b

³ NQ¦ -ƒ5 (3.41)
Š
³ b ;8¹
³ N°¦§I_-2¨K„,5 (3.42)
Š
b ³
dove si è introdotta la derivata sostanziale ³  z N°ód¦ . Nelle equazioni di
Š Š
conservazione delle specie si indica con › il numero ™ z totale delle specie presenti
nella reazione, e si usa la notazione › ,› ™ n…
per semplicità.

3.3.2 Equazioni in termini delle variabili 798;: , , ,


< = >@?

Per determinare completamente il flusso di una miscela reagente bisogna cono-


scere il campo di moto, e 2 + N variabili di stato, dove N indica il numero delle
specie componenti la miscela meno una. In questa formulazione si sono scelte le
N frazioni di massa  , l’entropia  e la variabile 4 definita come il rapporto tra
34 r CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

la velocità del suono e   I nV


K  Å , funzione dei calori specifici. Va notato
che la scelta di quali variabili di stato usare come incognite nel sistema comporta
un più o meno elevato grado di non linerarità del sistema. La scelta dell’entropia
aiuta ad abbassare il grado di non linearità. Si deve quindi riscrivere il sistema per
far apparire soltanto le variabili di stato scelte. In particolare dobbiamo esprimere
le grandezze : , - e (e le derivate di quest’ultime due) in funzione di ,  e   .
La temperatura può b essere scritta, usando la (2.14) come
r t
:V (3.43)
*
mentre è possibile esprimere la pressione a partire dalla definizione di entropia
della miscela [1]:

]
L \ dm& (3.44)
_^a`
dove 8 rappresenta l’entropia della singola specie:
=.>
M: -2
8Wƒ8} ¹ N J8}  nO*!BADC (3.45)
>&@ G C : - ¹
con -2! Ü- pressione parziale della specie X -esima, potendo esprimere L
d qdq  Ï e q 
 efIBd dq BK massa molecolare mediata. Facendo usoÏ delle
espressioni sopra riportate si può esprimere:
G
- ; E ”GH F ’ #JI
H
G  ™LG K >NMO
 G (3.46)
- ¹
P Q


dove  ™ ID:cK indica la parte dell’entropia rdella
Ï specie X -esima che dipende dalla
temperatura. Di conseguenza si esprime la densità dall’equazione di stato:

 t - (3.47)
b che compare nella equazione di continuità
Per esprimere la derivata della densità
facciamo ricorso alla relazione della termodinamica:

]
:!MLVM ; N -9M0I K¨n ½WmM—j (3.48)

dove ½W è il potenziale chimico della specie


b X -esima. Ricordando la definizione
dell’energia interna della miscela, eq. (2.2), si scrive per M ; :
]
M ; ƒTEM:ON ; DM d (3.49)
3.3. TRATTAZIONE MATEMATICA DELLE EQUAZIONI DEL MOTO 35
r
Per esprimere M : si fa ricorso alla derivata logaritmica del’eq. (3.43), ricordando
che nell’ipotesi di equilibrio vibrazionale è una funzione della temperatura, oltre
che della composizione: r
r
M:
M M0I *ÞK
 ¯–Å r n ± (3.50)
: M2` *
con M2` fattore indicante la dipendenza di da r : :

I Þ * K
M#`g
ÓN?: z (3.51)
:
z
dopo alcuni passaggi algebrici, utilizzando la (3.48) e la (3.50) si può scrivere per
il differenziale della densità:
r
r
M M
] ;  ½W
ARC<I *ÞK
ªn N d
 M N ¯ n n z ±3M—j (3.52)
b * M#` *L: *L: M#`I n…
K d
z
b ” `
con  TS t . In questo modo si è ottenuto il M in funzione della variazione
di ,  e d . b
A questo punto si introduce la variabile:

'
4
 (3.53)

e si nota che valgono le seguenti relazioni per la sua derivata sostanziale e spaziale
rispettivamente:
r
³ ³ ³
4
IJ
  K ] Il
  K : lI
 K ADCsI *ÞK j
³  ¯  Nªz ± ³ N ¯ z n z z ± ³ (3.54)
Š : Š d M `
2 : d  :
z z z z r

IJ
  K

] Il
 K : Il
 K ADCsI *ÞK
¦U4' ¯  N z ±!¦ N ¯ z n z z ±!¦Ìj (3.55)
: d M2` : d
z z z z
Andando a sostituire nell’espressione (3.52) e di seguito nell’equazione di
continuità (3.40) si ottiene, dopo alcuni passaggi algebrici:
³ ³
4 
³ N.` ¦§8¶n?` ³  V
" (3.56)
Š * Š
con:

`„ƒM#` j ` (3.57)
36 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO


Å : lI
 K
`„  N z (3.58)
M#` : r
z
r | ³
] ;  ½ 
W
JI
 K —t
<I Þ
ARC * K d
V  ` ¯n N N z n y n z ± ³
*L: *L: 8 ` j ` M#`I n…
K d Š
z z (3.59)

: Il
 K t 
z (3.60)
M `
# :
z
Si deve esprimere adesso il gradiente di pressione che compare nell’espressione
del bilancio della quantità di moto (3.40) in termini di 4 ,  e   . Si parte ancora
dall’espressione (3.48), scritta adesso in funzione dell’entalpia specifica Po ; N
-  :
b M- ]
:!McƒMPn n ½W M d (3.61)

dove: b
]
MPxVJ M:?N P#DM d (3.62)
ricordando che il potenziale chimico ½s è uguale alla funzione di Gibbs per unità
di massa, si può scrivere:

½WW,P#0n¿:L& (3.63)
con P# entalpia della specie X -esima.
Facendo uso delle espressioni precedentemente ricavate e dopo diversi passaggi
algebrici si riesce a scivere:
r
|
¦Þ- ] sI Þ * KADC
Å t l IJ
d K
 ¦W4n3:c¦Ä Nc: ¯ &9n z Jêy n n.Å z ± ¦Ìd
8` d M#` M#` ` M#` ` j
z z (3.64)
b
Sostituendo nell’equazione di bilancio della quantità di moto si ottiene:
³ r t r t
 ] X

³ N ¦ 4ùn
U ¦ÿ%N B¦dWƒ5 (3.65)
Š 8` * *
X

con  dato da: r


|
X
ARCsI *ÞK
Å t J Il
 K
Wƒ80n z lÀy n n.Å z (3.66)
j M#` M#` ` M#` ` d
z z
3.3. TRATTAZIONE MATEMATICA DELLE EQUAZIONI DEL MOTO 37

Rimane da esprimere l’equazione di conservazione dell’energia in funzione del-


l’entropia. Per fare questo, si parte ancora una volta dall’equazione (3.48), me-
diante la quale possiamo ricavare la derivata totale dell’energia interna:
³ ; ³ ³ ] ³
 - d
³  : ³ N ³ N ½W ³ (3.67)
Š Š bŠ Š
b b b
Sostituendo e semplificando si ottiene b infine:
³ ³

] j
³ ªn ½W ³ (3.68)
Š : Š

Introduzione dei termini sorgente viscosi


Per passare delle equazioni di Eulero a quelle di Navier-Stokes bisogna conside-
rare i termini viscosi. Questi vengono considerati come termini sorgente e sono
aggiunti direttamente alle equazioni di Eulero, come mostrato sotto:
³
j
«%
³  ¦§I ËÊù¦ÌjBKsN (3.69)
Š
³ bÉ ³

4
b 
b
³ N ¦§8¶n ³  V (3.70)
8` Š * Š `
³ r t r t
 ] X

³ N ¦ 4ùn
U ¦ÿùN B¦dW ¦Ì¸ (3.71)
Š 8` * *
³ ³b
 *
] j
³  IJnL¦´»ÿN°¦Z  Y—¸êK¨n ½W ³ (3.72)
Š - : Š
Per comodità definiamo i termini sorgente come:

[
«%
~lG< ¦§I ËÊ%¦ÌdDKsN (3.73)
bÉ
b
b
Ê. ¦Ì¸ (3.74)

b ³
[ *
] d
© Ilnc¦´ »ÌNQ¦ÀJY—¸²K¨n ½W ³ (3.75)
- : Š r ³

Si manipola ora la (3.70) aggiungendo e sottraendo il termine ³ e facen-
* Š
do uso della (3.72) si ottiene:
38 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
r
³ r ³ r

4 
[ [
³ N ¦§8¶n ³  V ÿ N I nQ
K „ è (3.76)
 ` Š * Š 8 ` *
Infine, si riscrive di nuovo il sistema esplicitando la derivata sostanziale, indi-
cando con il pedice I–KJÛ la derivata parziale rispetto al tempo:
[
j } Û#N?¶ ¦Ìj< ~J (3.77)
r r


[
€4 Û9N ¶j¦W4¨N ¦´&ín &ÛWn ¶j¦ÿc è (3.78)
8 `  ` * *
r t r t
] X

WÛ6NƒIBíj¦ÄKlN ¦W4ùn ¦ÄùN D¦ÌjaVÊ (3.79)


8` * *
[

r &Û#N?íj¦Äc  (3.80)

Derivate di rispetto alla temperatura e alle frazioni di massa


r
Nella trattazione delle precedenti sezioni sono state introdotte delle variabili ( d` ,
` , t , M#` ), contenenti le derivate di rispetto alla temperatura : . Le riportiamo
tutte insieme per comodità:

8`{ƒM#` j ` (3.81)
Å : lI
 K

z `„  N (3.82)
M#` :
z

t  : z Il
r K (3.83)
M#` :
z
ADCsI *ÞK
M#`„g
ÓN?: z (3.84)
:
r z
Dobbiamo quindi esprimere:

sI Þ * K ARC Il
 K
z k r z
: :
z z
Si esprimono entrambe come funzioni di  : . Poiché * non dipende da : , per
la prima possiamo scrivere direttamente: r z z r
r
ARC<I *ÞK

z  z (3.85)
: :
z z
3.3. TRATTAZIONE MATEMATICA DELLE EQUAZIONI DEL MOTO 39

e per la seconda scriviamo: r


r |
Il
  K Å

z  z y ªn  t z (3.86)
: : n…
Å :
z z r z
Bisogna quindi esprimere la derivata di gamma rispetto alla temperatura. A questo
fine si ricorre alla definizione di (eq. (2.3) e eq. (2.5)) e si ricorda che la
derivazione parziale rispetto a : è fatta considerando la composizione congelata
(si veda l’espressione (3.50)):
r
|
e d Dl8} HID:LK
z  z y  (3.87)
: : e dmTEF} JID:cK
\ ] z z \ ]

l t
z jDl8} HID:cK ] n z jmFEF} JIB:LK ] (3.88)
FE : E :
z z
ricordando che Ž8} –nLFEF} s,*h e osservando che ^ >  e dmJ8} ¬IB:LK
aƒe ^ >  d l} HIB:LK

si può scrivere alla fine: ^ ^

r
r

] J8} 
z  Il
3n K ¯Bd z ± r (3.89)
: TE :
z z
Nell’equazioni di governo compaiono anche le derivate parziali di rispetto
alle frazioni di massa, come ad esempio nelle espressioni (3.59) e (3.66):
r
|

z _ARC<I *Þ K
k z y 
j d
z z
Cominciando dalla r prima: r
J8}  FEF}  *cX
z _ARCsI *ÞK
0 z I`ARC KsN z IaARC3*ÞK„ n N (3.90)
d j d l TE *
z z z
mentre la seconda si esprime come: r
r
|


z y  ôn  t z gn  t  J 8} HIB:LK¤n TEF} JID:LK


(3.91)
j Å d Å T E
z z
3.3.3 Adimensionalizzazione delle equazioni
La forma adimensionale delle equazioni si ottiene esprimendo ciascuna delle gran-
dezze fisiche õ presenti in funzione di un loro valore di riferimento õ Z tipico del
40 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

flusso considerato. La grandezza adimensionale si ottiene quindi come õÌb ƒõ


 õ—Z .
Nel seguito indicheremo le grandezze adimensionali con lo stesso simbolo di quel-
le dimensionali, senza pericolo di confusione. I valori di riferimento sono legati
tra loro come segue:

densità Z
pressione -b Z
2
lunghezza  à Z
peso molecolare q Zù q
costante del gas * Zù,*!p d\
L q
c

temperatura :aù 
Z .-#Z I‹*!Z \ ZTc K
Zù ÷ -2Z  Z b

velocità
ŠHZù,à Z  Z b

tempo
entropia &Z%V! * Z

velocità del suono Z% Z
tensore degli sforzi Zù?-2Z
tensore degli sforzi viscosi :W ß Zù.-#Z
coefficiente di viscosità ½<Z
energia interna ; Zù.-2Z  Z
entalpia P#Z%?-2Z  b Z

flusso termico d&Zù.-2Z Zb
calore specifico ŽFZÓ,FElZù,! * Z

Si introducono poi alcuni numeri adimensionali di riferimento:



Z TZ àZ
numero di Reynolds: * ; Z%
b ½aZ
½WZFlFZ
numero di Prandtl: )+Ý8ZÓ
ÇZ
Ç Z
numero di Lewis: Ø ; Zù
ZTJFZ Z
Grazie al numero di Prandtl ed al numero di Lewis si possono definire una condu-
b É ³
cibilità di riferimento ÇZ ed un coefficiente di diffusione di riferimento Z :
J FZ
ÇZùV½aZ
)ÞÝ&Z
½WZ
ZÓ ;
Ø ZF)+Ý&ZŒlTZ
É
Le equazioni di Navier-Stokes adimensionalizzate risultano uguali alle (3.77)-
3.4. FORMULAZIONE LAMBDA PER PROBLEMI BIDIMENSIONALI 41

(3.80), rimangono invariate anche le equazioni di stato. Cambiano invece le


relazioni costitutive:

½ Å >
¸ªr ; ¯ n Æ SI ¦§8¨KJ·NQ¦ÀŸN,I–¦¨K ±
* Z
r
Ç
]
»¶gn ; Ç2¦:Qn ; ; P#‹¦d

* FZ )¥Z Ø ZT* ZF)ÞÝ&Z
[
Infine il termine (3.73), che esprime ~lG , diventa:
bÉ

[

«%
~lGs ¦§I ¦ÌjBKsN
)+Ý&ZŒØ ; TZ * ; Z
bÉ
b b
3.4 Formulazione lambda per problemi bidimensio-
nali
3.4.1 Discretizzazione delle equazioni del moto
Per integrare le equazioni alle derivate parziali che compongono il sistema di in-
teresse si usano tecniche alle differenze finite, in cui si sostituiscono alle derivate
presenti nelle equazioni le differenze tra i valori delle variabili in un numero finito
di punti (o nodi) del campo, in cui è discretizzato il dominio continuo di integra-
zione.
Il piano computazionale di riferimento BI b N k b K è costituito da nodi distribuiti su un
å
reticolo cartesiano equispaziato. A questi nodi si associano, tramite una legge di
metrica, i nodi del piano fisico I kŒ2K , rappresentante il dominio di integrazione
å
in cui si vuole ottenere la soluzione del sistema di equazioni. In questo dominio
nel piano fisico si stabilisce un sistema di coordinate curvilinee, che disegnano
un reticolo, le cui intersezioni rappresentano i punti di integrazione. Le griglie
cosı̀ costruite vengono definite strutturate. Nota la legge che lega il piano fisico e
quello computazionale, il sistema di equazioni dovrà essere riscritto nelle variabili
del piano computazionale, dove appariranno nuovi termini legati alla trasforma-
zione, detti termini metrici. Nel seguito si useranno griglie ortogonali, in cui le
linee coordinate di famiglie diverse nel piano fisico sono mutuamente ortogonali.
Questa caratteristica permette vantaggi in termini di accuratezza e di semplicità
nella scrittura delle equazioni e delle condizioni al contorno. Un potente strumen-
to per disegnare griglie ortogonali nei problemi bidimensionali è costituito dalle
trasformazioni conformi [40]. Spesso, in alcuni problemi, è necessario addensa-
re il numero di nodi in particolari zone del campo (come ad esempio negli strati
limiti o nelle zone di mescolamento), per cui viene fatta una prima trasformazio-
ne (stretching) del piano computazionale passando attraverso un piano intermedio
42 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

I e2kgf2K , ottenuto con una trasformazione del tipo ehe6IBb K e .


` f hf<Ii#b K , in cui il
å
reticolo è ancora cartesiano ma non più equispaziato.

3.4.2 Formulazione lambda


Le equazioni di governo scritte nelle sezioni precedenti in forma quasi-lineare ed
in funzione delle variabili 4 ,  ,  ed  , vengono ora ricombinate seguendo la teo-
ria delle caratteristiche per i sistemi iperbolici ([7, 40]). Nel caso delle equazioni
[
di Eulero (Ê, !Ã5 ) si possono ottenere due famiglie di superficie caratte-
ristiche: le superficie caratteristiche di onda acustica, tangenti ai piani inviluppati
dal cono di Mach per il punto (si ricorda che si parla di superficie dello spazio
I k€0kŒŠŽK ), e le superficie caratteristiche della linea di corrente, tangenti al fascio di
å `
piani passanti per la linea di corrente. Il cono di Mach è definito dalle j rette
dette bicaratteristiche:

M ‰¶´IDŸN k
KŽMŠ (3.92)
dove è la velocità del suono e k aI lnmpo qðrk o$sRCGqK rappresenta al variare di q il
generico versore del piano I k€#K . Su ciascuna superficie caratteristica individuata
å
dal versore k , e quindi anche lungo la corrispondente bicaratteristica, deve essere
verificata la corrispondente equazione di compatibilità:


¦W4
€4 Û6NO<ÛW k
N,IBN r tk
K Nu®IBíj¦ÄKlv
k
N (3.93)
8 ` ` r
N r ¦§8on &Ûar n IBN tk
KŽ¦ÿùN (3.94)
* *
] X ] X

N md} Û2N moj¦ÌdWV5 (3.95)


* *
r
ottenuta sommando alla (3.78)X la (3.79) moltiplicata scalaramente per w e le ›
(3.77) moltiplicate per  I *ÞK  . Operando
r nello stesso modo si ottiene la corri-
spondente equazione nel caso di Navier-Stokes reagente, che è quindi identica alla
(3.93) con il termine èsN°Ê? k N  I *ÞK6e
X
[ [
 ~lG a secondo membro invece
di 5 .
La linea di corrente è definita da un cono degenere in un’unica retta di equazione:

M ‰¶V¤MŠ (3.96)
lungo la quale devono essere verificate le equazioni di compatibilità:

j } Û#N?íj¦dWƒ5 (3.97)


3.4. FORMULAZIONE LAMBDA PER PROBLEMI BIDIMENSIONALI 43

&Û2N?¶j¦ÿLƒ5 (3.98)
che coincidono con le (3.77) e (3.80), a meno dei termini sorgente. Per le corri-
spondenti equazioni di Navier-Stokes in non equilibrio chimico basta aggiungere
[ [
i termini sorgente ~lG e  .
Il metodo à  4TM si basa sulla scrittura di 4+N equazioni scalari indipendenti,
ottenute combinando le 4 equazioni di compatibilità di onda acustica, scritte nelle
direzioni (con i due possibili versi) delle linee coordinate del reticolo d’integra-
zione, e le N+1 equazioni di compatibilità della linea di corrente.
Prima di procedere con la formulazione, si introducono i vettori w e x , rappre-
sentanti i versori delle linee coordinate di un sistema di riferimento curvilineo
È
ortogonale nel piano I k€#K ed y e , versori di un sistema di riferimento cartesiano
å
nello stesso piano. Si definisce quindi:
 [ È
 ƒä;wN x ¢úzy6N (3.99)
I versori delle linee coordinate possono essere espressi in funzione di quelli
del sistema di riferimento cartesiano attraverso l’angolo ó,ùI k€#K :
å
È È
wó"
 lnmpo9{
 y2|
N ogsDC3 k x¿g}
n o$sRC3~
 y2
N lmto0 (3.100)
È
si introduce poi il versore €¶"  y‚ u  wZ}x . Si può vedere facilmente che:

Mwó!x©M—Ók Mx gn!M&w¥ (3.101)


di conseguenze si possono facilmente dimostrare le seguenti identità:

 
¦§8 ,¦´—I‹ä;wN {K{!wíj¦Ìä²Nxj¦
x N|€ƒoíj¦Ì (3.102)

 
IBíj¦ÄKl ´IB¶ ¦ÌäaK$wxN,IB¶j¦ K„x¶N,IDíj¦ÌKJä 
n w (3.103)
Utilizzando le identità (3.102) e (3.103) nella (3.93) si può scrivere:
r r

] X

€4 Û<n &Û2N?<Ûa k
N  d } Û#N
8 ` * r r *
] |
¦W4 X

NIBxN tk
n Khy ¦ÿùN ‹¦Ìj N
` * *
IŒID¶j¦äWK„wN,IDíj¦ K xíNƒIB¶ ¦Ä¨r KJä
 
N k 
n ¨KsN
w

 [
] X
[
N Iaw¶j¦ÌäêNxšj¦ N€ƒ¶íj¦ÌK„ èWN?ÊóN  ~lG (3.104)
*
44 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Le equazioni di compatibilità di onda acustica scritte nelle direzioni delle linee


coordinate curvilinee si ottengono ponendo successivamente k "w{k8n…w©krx'k8n6x :
r r

] X

F4 Û6N.ä6Û0n &Û6N Dd } Û#N


 ` r * r *
] |

X

NIDŸN ¤K y
w ¦W4¨NQ¦ÌäÄn ¦ÿùN ‹¦Ìj N
8 ` * *
  [
N x{¦ n † N.¢
| èWNOÊO‡w

r r

] X

F4 ÛWn 6
ä Û0n &Û2N  d } Û#N
 ` r * r *
] |

X

NÌIDín ¤K y
w ¦W4{n.¦Ìäÿn ¦Ä%N D¦Ìj N
8 ` * * r
  [
] X
[
N {¦
x N† N.¢ èUn Ê Bw ŸN  ~lG
*

r r


] X

€4 Û6N Ûan &Û2N Dd} Û2N


8 ` r * r *
] |


X

NIBN {Khy
x ¦W4¨NQ¦ n ¦ÿÓN ‹¦d N
8 ` * * r
[
] X
[
N ¨¦äÀN†²äÀN.ô
w èWNOÊO‡x¶N  ~lG
*

r r

] X

F4 Û6N.ä6Û0n &Û6N Dd } Û#N


 ` r * r *
] |

X

NIDŸN ¤Khy
w ¦W4¨NQ¦ÌäÄn ¦ÿùN ‹¦Ìj N
8 ` * * r
[
] X
[
N n|†²äêN.ô
x è¤nÊOˆx N  ~lG (3.105)
*
avendo introdotto le variabili:

º €‰ ¶¶j¦Ä{k ªVíj¦Ì


† (3.106)
Seguendo la formulazione in [35] e [40], si introducono delle variabili di Rie-
mann generalizzate insieme alle direzioni delle corrispondenti bicaratteristiche:
3.4. FORMULAZIONE LAMBDA PER PROBLEMI BIDIMENSIONALI 45

Š
` `{" ŸN
 4N.ä w{k

Š
t t  n
 4ÓnOäí w©k
b u
Š
u  u !4„N  ŸN x k
'
b
Š
v  v 
 n
í x k
'
b u4{n (3.107)

A questo punto si può osservare che i vettori b Š 'I‹X²


k€ì—K sono la genera-
lizzazione in due dimensioni delle caratteristiche ¼0 definite per il caso mono-
dimensionale [35]. Allo stesso modo gli scalari  sono la generalizzazione delle
variabili di Riemann. C’è da osservare inoltre che b il sistema (3.105) è ridondan-
te, dato che l’entropia  e le frazioni di massa  si ricavano dalle (3.97) e (3.98).
Rimangono quindi tre incognite, 4 e le componenti della velocità con quattro equa-
zioni a disposizione. Seguendo un’idea di Butler [4], le equazioni (3.105) posso-
no essere ricombinate in tre equazioni sfruttando l’ortogonalità di w e x . Prima
di procedere con la ricombinazione, le (3.105) necessitano di una manipolazione
al fine di far apparire nelle equazioni stesse i gradienti delle variabili di Riemann
generalizzati. Per fare questo in ogni quarto termine dei primi membri si aggiunge
¦ 4 . Si prende come esempio la prima equazione:
e sottrae il termine U
r r

] X

¦ 4N°¦Ìäÿn
U ¦Ä%N D¦Ìj<
 ` r r * *

] X

 ¦W4N°¦ÌäÄn r ¦ÄùN B¦ÌjðNQ¦U4ùn?¦W43


8 ` * * r
]
‹¦ÌjðN°8` t ¦W43
X

,¦oI‹4„N?äaK¤n r ¦ÿùN
* * r
]
D¦ÌjðN°8` t ¦W4
X

º¦ `n ¦ÄùN (3.108)


* *
b
con 8` t fIl
!n?8`ŽK  ` . Le altre tre equazioni si trattano allo stesso modo. Per
scrivere ora la prima equazione ricombinata si sommano le 4 (3.105) e si sottrae
a tale somma due volte la (3.78) e due volte la sommatoria delle (3.77). Dopo le
opportune semplificazioni si ottiene:
r r

] X

4FÛWn &Û6N Dd } Û#N


v r  ` r * *
|

] ]
D¦ÌjðN°8` t W
X
Š
N 9 y ¦ an ¦ÄùN ¦ 4 n
Å _ ^a` * *
r rb | r
¦U4 ] X
[
] X
[
nh.y n ¦ÿùN B¦d N.¢ è<N  ~lG (3.109)
` * * *
46 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Definiamo per semplicità una nuova variabile:


r
[ ™ [
] X
[
è  è<N  ~lG
*
La seconda equazione si ottiene sottraendo la seconda alla prima delle (3.105):
r r |

]
‹¦dðN°8` t U
X
Š
ä6Û2N `¨¨y0¦ `¨n ¦ÿÓN ¦ 4 N
Å r r * *
b ] |

t t n ‹¦ÌjN°8` t ¦W4
X
Š 
n y ¦ ¦ÄùN n †
| œÊ Bw (3.110)
Å * *
b
la terza equazione si ottiene sottraendo la quarta alla terza delle (3.105):
r r |

Š u u ] X
t
Û6N y ¦ n ¦ÄùN B¦ÌdðN.` W¦ 4 N
Å r r * *
b ] |

Š v v X
t
n y ¦ n ¦ÿÓN D¦ÌdðN.` U¦ 4  N †²äœÊ ‡x (3.111)
Å * *
b
a queste vanno poi aggiunte le (3.97) e (3.98), necessarie a chiudere il sistema.
L’importanza di questa formulazione risiede nel fatto che, a parte i termini sorgen-

te e i termini locali come  , †²ä e † , gli altri termini contenenti derivate spaziali,
esprimono la differenziazione delle variabili di Riemann lungo direzioni giacen-
ti sullaX superficie del cono di Mach o lungo la direzione di  . Consideriamo un
ü
punto nello spazio X
fisico, da valutare al tempo ŠaN Š , e disegniamo un cono di
Mach a partire da andando indietro nel tempo. L’intersezione del cono con il
piano fisico al tempo Š è una circonferenza, il cui raggio è laX velocità del suono,
ed il suo centro ) è l’origine del vettore  che arriva fino a . A seconda della
scelta dei versori w e x , si identificano 4 punti sulla circonferenza, origini delle
Š
linee definite dai vettori  . È in questo modo facile identificare da quale cella
computazionale procede l’informazione, che è trasportata lungo una parallela ad
Š
uno dei  . In questo modo ognuno dei termini che formano le equazioni può
essere discretizzato usando le informazioni relative al suo dominio di dipendenza.
Si fanno adesso le seguenti posizioni:
r r |

]
B¦dðN.` t U
X
Š
ú¥W 0 y ¦ `¨n ¦ÿÓN ¦ 4 k X¤g
kۓ (3.112)
Å * *
b r r |


]
ú w 
X

¶ y ¦W4ùn ¦ÄùN D¦Ìj (3.113)


Å 8 ` * *

ú ö œ¶j¦ÿ (3.114)
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 47

ú9ŒŽ} WVí¦ÌdSk X¤g


k€› (3.115)

[
pcVÊ Bw (3.116)

[
Eh…ÊOˆx (3.117)
tramite le quali si può esprimere il sistema completo in forma più compatta:

r r v
] ] ™
ú¥ðN°Å—ú w nO•N
X
[
€ÛUV`z
4 &Ûan I md } ÛDK„n èpŽ (3.118)
* * _^a`

ä6Û<gn ú{`sN…ú t N†


 [
N p (3.119)

Ûsªn ú u N…ú v n|†²äêN


 [
E (3.120)

[
&ÛsªnÞú ö N  (3.121)

[
d} Û<ªnÞú9ŒŽ} #N ~lGHk X¤ª
kF› (3.122)

3.5 Equazioni nel piano computazionale


Le derivate nel piano fisico I k€2K vanno ora scritte nel piano computazionale
å
I b *
‡ k ðb K . La trattazione che segue è presa da [40], a cui si farà continuo riferimento,
å
soprattutto per molti passaggi di algebra tensoriale non riportati in questo lavoro.

3.5.1 Problemi bidimensionali piani


Per comodità i piani computazionale, intermedio e fisico sono descritti ciascuno
con una variabile complessa:

b ‘b N.Xp b
’
å
 e!N.X‹f
“

N.X– 

å
Nel piano computazionale  b il dominio di integrazione è un quadrato  5#k8
n
”
’
 5#k8

, discretizzato con un reticolo cartesiano equispaziato. Il piano intermedio
48 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

si ottiene con una trasformazione non conforme di  b , data dalle funzioni e !e9I‡b K
å
e fÀ"f<Iiðb K . In questo modo il dominio di integrazione viene trasformato in un do-
minio rettangolare discretizzato con reticolo sempre cartesiano, ma non più equi-
spaziato. Questa trasformazione di stretching permette il disaccopiamento delle
funzioni di trasformazione, consentendo di passare direttamente dalle derivate in
I e2gk f2K a quelle in BI b N
` k ðb K attraverso le eNý • , f–~ • e loro inverse. Per ottenere il domi-
å
nio di integrazione nel piano fisico è necessario trovare la legge di trasformazione
’
conforme   /  I K , che esiste ed è unica. Si introducono ora, per comodità, le
grandezze õ , , Ñ ` e Ñ t , che permettono di esprimere le derivate nel piano fisico
in modo compatto. Esse sono definite dalle relazioni:
’
M /
; ” ˜— ™eý%N?Xfjý gnhX‹e~{Nfj~
õÀ  (3.123)
M 

/œ /ž
MšADmt›õ
Ñ `sN.X Ñ t 
œ ž
’  / n XS ªnhX / n? (3.124)
M
in cui sono state applicate alcune proprietà delle trasformazioni conformi [34],
ed in cui  è sempre l’angolo formato localmente tra i due sistemi di coordinate
(3.100). Il logaritmo
ž
nella
œ
definizione di Ñ ` e Ñ t serve a far sı̀ che esse rappresen-
tino le derivate  e  .
Bisogna adesso fare in modo che nel sistema appaiano esplicitamente le derivate
’
nel piano . Per fare questo si vede che per uno scalare † vale la relazione:
È / œ ž
¦ÿ†Ÿº† ý‡y2NQ†~  IS† 
w N°† {
x K (3.125)
rappresentando adesso w e x i versori che, nel piano fisico, sono tangenti alle
coordinate f¢ Ÿd&Š e eƒ  Ÿ&Š rispettivamente. A questo punto è possibile
riscrivere le (3.112)-(3.115) come:

r r
/
]
 d } N.` t
X
œ œ œ œ
ú©`{ IBäÀN K ¯ I‹4„N?äaK n  N 4 ± N
Å * r * r
/
]
Dj } N.` t
X
 ž ž ž ž
N ¯ I‹4¨N.äaK n  N 4 ± (3.126)
Å * *

r r
/
]
ú t  Dj } N°8` t
œ œ X œ œ
IBäÄn K ¯JI‹4ùn¿äWK n  N 4 ± N
Å * r * r
/
]
md} N°8` t
X
 ž ž ž ž
N ¯ I‹4{nOäaK n  N 4 ± (3.127)
Å * *
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 49

r r
/
]
ú u   d } N.` t
X
 œ œ œ œ
äO¯JI‹4„N K n  N 4 ±²N
Å * r * r
/
]
mj } N.` t
ž X
  ž ž ž
N I N K ¯ I‹4¨N K n  N 4 ± (3.128)
Å * *

r r
/
]
ú v  mj } N.` t
X
 œ œ œ œ
ä ¯ I‹4Ón K n  N 4 ± N
Å * r * r
/
]
md} N°8` t
X
  ž ž ž ž
N I n K ¯ŒIa4Ón K n  N 4 ± (3.129)
Å * *

r r
/

]
ú w  Dd} N°8` t
X
œ œ œ œ
ä ¯ 4 n  N 4 ± N
Å 8 ` * r * r
/

]
 d } N°8` t
ž X
 ž ž ž
N ¯ 4 n  N 4 ± (3.130)
Å  ` * *
/ œ  ž
ú ö  ‹I äa N  K (3.131)
/ œ  ž
ú9ŒŽ} W I‹ä9d } N d } KTk X¤g
k€› (3.132)
/ œ  ž
g
† IBä0 N  K (3.133)
/  œ ž
ôªn I  n ä0 K (3.134)
Osservando che valgono le relazioni:
œ œ ž ž
º† ý¡• b k † † ,† ~–•  b (3.135)
å
ed introducendo le nuove variabili:
ý ý ý
¼ t  ¼ u 
/ œ / œ / œ
¼ `  b I‹äÀN K b I‹äÌn K b ä (3.136)
å å å
~ ~ ~
¼ t  ¼ u 
/ ž  / ž  / ž 
¼ `  b I N K b I n K b (3.137)

ý ý
* ` "4„N?ä * t ! 4ùn ä (3.138)

~ ~
* t u * t u
 
 4„N  4{n (3.139)
possiamo quindi riscrivere in forma più compatta le (3.126)-(3.134):
50 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

r r

ý ý ] X
t 4tý • ± N
ú{`© ¼ ` ¯ I‹* ` K‡ýh
• n Nýù
• N Dj }¢ýÓ
• N°8`
Å * r * r

~ ý ] X
t 4T~ • ±
N ¼ u Œ¯ I‹* ` Ki~ù
• n  ~„
• N mj }£~©
• N.` (3.140)
Å * *

r r

ý ý ]
ú t  t 4tý • ± N
X

¼ t ¯ I‹* t ‡K ýh
• n Nýù
• N Dj }¢ýÓ
• N°8`
Å * r * r

~ ý ] X
t 4~ • ±
N ¼ u ¯ I‹* t Ki~ù
• n  ~„
• N mj }£~©
• N.` (3.141)
Å * *

r r

ý ~ ]
ú u  t 4t&ý • ±²N
X

¼ u Ž¯ I‹* ` K‡ý!
• n Nýù
• N md }¢ýÓ
• N.`
Å * r * r

~ ~ ] X
t 4~ • ±
N ¼ ` ¯ I‹* ` KB~%
• n *~©
• N md }£~
• NQ8` (3.142)
Å * *

r r

ýu ~t ]
ú v  t 4t&ý • ±²N
X

¼ ¯ŽI‹* K‡ý!
• n Nýù
• N md }¢ýÓ
• N.`
Å * r * r

~ ~ ] X
t 4~ • ±
N ¼ t ¯ I‹* t KB~%
• n *~©
• N md }£~
• NQ8` (3.143)
Å * *

| r r

ýu * ý ` N°* tý ]
ú w  t 4tý • ±²N
X
œ
¼ ¯ y n  N Dd}¢ýÓ
• N°8`
Å Å ý• * *
Õ ~ ~t | r r ×

~u * ` N°* ] X
t 4~ •
N ¼ y n *~{
• N mj }£~©
• N.` (3.144)
Å Å ~• * *

ý ýu
ú ö º¼ u Nýù • NQ¼ *~ • (3.145)
ýu ýu
ú9ŒŽ} Wº¼ d}¢ý%• N°¼ d }£~j• k X¨ô
kF› (3.146)
ýu ~u
†§,¼ Gýù • NQ¼ 6~ • (3.147)

ý ý  ~t ~
ºgn
(3.148) IS¼ t .
 n ¼ ` K ¤
 ýh
• nœI–¼ n?¼ ` KJä0G~¥•

Å
ý8} ~
Le ¼  indicano la direzione delle linee bicaratteristiche, ed i termini che le
contengono a fattore sono segnali che si propagano lungo quella linea bicaratteri-
stica. È opportuno allora raggruppare in ciascuna equazione i termini contenenti
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 51

ý8} ~
a fattore la stessa ¼  , in modo che essi vengano poi discretizzati con differenze
upwind, fatte cioè da una sola parte, a seconda del verso di propagazione del se-
ý8} ~
gnale, individuato dal segno della ¼  .
Per scrivere il sistema in maniera ancora più compatta si introducono ulteriori
variabili:
r r
ý
ý ý 
] X
t 4tý • ±
† ` g n ¼ ` ¯ I–* ` KBýh
• n ¤ýh
• n Nýù
• N mj }¢ýù
• N°8` (3.149)
Å * *
r r
ý
ý ý ] X
t 4t&ý • ±
† t g n ¼ t ¯ŽI–* t K‡ýù

• N ¤ý3
• n Nýù
• N Dj }¢ýÓ
• N°8` (3.150)
Å * *
ý ý 
† u ª nL¼ u I ýù • N.ä0¤ý
• K (3.151)
ýv ýu
† gnL¼ Ný • (3.152)
ý ý
†  gnL¼ u d ˜} ý• k X¤g
k€› (3.153)

r r
~
~ ~ ] X
t 4~ • ±
† ` gn ¼ ` ¯ I‹* ` KB~©
• N?äaG~%
• n *~{
• N md}£~©
• N°8` (3.154)
Å * *
r r
~
~ ~ ] X
t 4~ • ±
† t g n ¼ t ¯ I‹* t iK ~%
• nOä0G~% • n *~©
• N  d }£~„
• N°8` (3.155)
Å * *
u† ~ ªnL¼ ~u I‹ä¦~% • n

G~&• K (3.156)
~ ~
† v gnc¼ u  ~ • (3.157)
~ ~
†  ªnL¼ u d£} ~d• k X¤ª
kF› (3.158)

Finalmente si può scrivere il sistema nella sua forma finale:


r r |
ý ý ~ ~ ™ ] X

y † ` NQ† t QN † ` N°† t N
[
4€ÛUƒ8` è N 8Ûan mj } Û (3.159)
* *
ý ý ~
n † t NQ† u N p
[
ä6Û<º† ` . (3.160)
~ ~ ý
Û<º† ` n.† t N°† u N E
 [
(3.161)
ý ~
&Ûs,† v NQ† v N 
[
(3.162)
ý ~ [
j } ÛWº†  NQ†  N ~lGHk X¤g 
k€› (3.163)
Bisogna ancora scrivere i termini diffusivi in termini di derivate nel piano
computazionale. A tale scopo è necessario trovare delle espressioni per ¦ #» ,
52 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO
È
¦ Y  , I–¦Yd¸êK{pw , I–¦Y¸êK{§x e ¨¢Y¦À!YW¸ . La trattazione che segue è presa
direttamente da [40], a cui si può far riferimento per i passaggi algebrici.
Si calcola innanzitutto ¦ :

/ œ ž
¦À  IB  w N? x{K©
/ œ  œ ž  ž  œ œ  ž ž
 _ I‹ä n  K„w©wŸNƒI‹ä n  K„w”xíN,I N?äa K x¦wN,I N.ä0 K xªx‚

(3.164)

e si definiscono le variabili:

; `H` /
IBä
œ
n

 K©
œ /
I‹äªý¡• b N Ñ t K
œ 

å
; `t 

Ñ `¤nOä Ñ t K
/ ž  œ  ž œ / ž  œ 
I‹ä N n  N.ä0 „ K  IBä«~ •  b N ý¡• b
Å Å å
;8tHt 
/
I
 ž
N.ä0
ž
K©
/ 
I –
ž
~ •  b n ä Ñ `ŽK (3.165)

che sono le componenti della parte simmetrica del tensore gradiente di velo-
cità. Di qui:

>
¦ÀŸN,I–¦¨K  ÅG ; `H`$w©wŸN ; ` t I‹wvxíN|x¦w¨KUN ;8tHt xªx‚
(3.166)
¦§8  ; `H`sN ;8tHt (3.167)

e quindi si può scrivere:

¸g…:¥`H`$w”wŸN?:U` t I‹wvx¶Nx¦w¤K¥NO: tHt xªx (3.168)

Åd½
:¥`H` Æ * ; Z I–Å ; `H`¨n ;8tHt K
Åd½
:¥` t  Æ * ; Z
; `t

Åd½
: tHt  Æ * ; Z I–Å ;8tHt n ; `H`ŒK (3.169)

che portano al risultato:

¦§ ¸g
/
 b
œ
:U`H`¬ý'• N­
t • nœIB:U`H`¨n : Ht t K Ñ t Q
b [–Û_1F:U` ~3 N Åj:U` t Ñ `®
BwN

:¥` t ý% N db [–Û_1F: tHt ~3 : Ht t K Ñ s` N°Åj:U` t Ñ t
‡x
œ
N b • ­ • n…IB:U`H`n (3.170)
å
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 53

e dalla simmetria di ¸ :


>
¦ZY—¸ô I–¦xNQ¦ K¯Y—¸ôV:U`H` ; `H`UN°Åj:U` Ft ; ` t NO: tHtT;8tHt (3.171)
Å
da cui:
½ t t t Å ; t
• ¯‹Å2I ; H` ` NQÅ ; ` t N ; Ht t n I ` H U
` N ;8tHt K ± (3.172)
* ; Z Æ
¨

È
Si calcolano infine il vettore flusso termico » ed i vettori flusso di massa ˆ e la
loro divergenza.

r
»  ` ŸNr d
d „w
t x

/
r Ç œ
] œ
` n ¯ «ý¡
: N P#mj }¢ý¡• b ±
n
)ÞÝ&ZŒ* ; Z å
d • b
r … å
Ç ] bÉ
t  n
/
¯ : ~ • b
ž
N
ž
P# d }£~ •  b ± (3.173)

)ÞÝ&ZŒ* ; Z
d š–

bÉ
e di qui si ottiene procedendo come sopra:

¦Udj`¨BwN°¦Ud t ‡x¶Ndj`Œ¦§BwxNd t ¦§‡x


¦§ » 
N  b d t ~' t Nd t Ñ `ŒK
œ ž /
 I b dj¥` ýù
B • ­ • n°d ` Ñ (3.174)
å
È
Allo stesso modo si procede per il flusso W ¦Ìj :
È
 & $` wƒ N & t x bÉ

/ œ
& ` d ý •
)ÞÝ&Z€* Z€Ø Z ; ; å
b

t 
bÉ / ž
&  b d  ~ •
)ÞÝ&Z€*œ ; Z€Ø ; Z ž
È
N  bb É & t ~' n & ¥` ý • Ñ t ‰ N & t ý • Ñ `ŽK
/
¦´  I b &¬` ý'
B • ± • ² (3.175)
å
[ [
Si hanno quindi tutti i termini per poter calcolare žÊ ,  e quindi è

3.5.2 Problemi bidimensionali assialsimmetrici


Le stesse equazioni bidimensionali, ricavate nelle sezioni precedenti, possono es-
sere utilizzate per studiare configurazioni assialsimmetriche (cioè problemi tri-
dimensionali in cui la soluzione è la stessa su ogni semipiano del fascio generato
dall’asse di simmetria) se modificate con alcuni termini aggiuntivi. Di conseguen-
za l’effetto dell’assialsimmetria viene trattato come un termine sorgente. Questi
54 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

termini derivano dalla trattazione degli operatori differenziali di gradiente e di-


vergenza per scalari, vettori e tensori, tramite cui si esprimono gli operatori as-
sialsimmetrici (indicati con ISKŽ1 ) in funzione di quelli piani (indicati con ISK– ). Per
una trattazione esauriente di può fare riferimento a [40], in questa tesi si riportano
È
direttamente i risultati. Si utilizza ancora la terna di versori ylk e € per definire
un sistema di coordinate cartesiano
È nel piano fisico, ma questa volta con y diretto
secondo l’asse di simmetria, radiale e € circonferenziale. Utilizzando quindi
le relazioni tra gli operatori si ottiene che le equazioni (3.77)-(3.80) nel caso as-
sialsimmetrico sono identiche a quelle nel caso piano purchè si modifichino le
[ È
espressioni di  , Ê e si aggiunga il termine IB. K a primo membro della

(3.78). Andando nel piano computazionale si vede che la (3.159) si riscrive come:
Ia4€Û–KJ13´Ia4€Û–K‹ÓN1 (3.176)
e ponendo:
È 
;8uHu  í ä…ogsDC'ŸN lnmto9
 (3.177)
 
si ha:
ƒ —;8uHu
1 (3.178)
Si tratta ora di riscrivere i termini di diffusione. Ricordando che la componente di
velocità in direzione circonferenziale è nulla per la condizione di assialsimmetria,
si ha:

I–¦¨KJ1%´IS¦À¨K‹ÓN ;8uHu €¡€ (3.179)


e le (3.166) diventano:

> >
IS¦NQ¦À KB  IS¦NQ¦À Kl1„N°Å ;8uHu €¡€ (3.180)
IS¦§8¨KJ1  IS¦§8¨KJ1N 8; uHu (3.181)
Di conseguenza si ha per il tensore degli sforzi viscosi ¸ :
¸ô´IB:U`H`ŒKJ1 w”wŸN,IB:U` t KJ1dIaw”xíNx¦w¤K¥NƒIB: tHt KJ1¬xªx NƒBI : Hu u JK 1¬€¡€ (3.182)
Åd½
ID:¥`H`JKJ1  Æ * ; Z ISÅ ; `H`¨n ;8tHt n ;8uHu K
Åd½
ID:¥` t KJ1  Æ * ; Z
; `t

Åd½
ID: Ht t JK 1  Æ * ; Z ISÅ ;8tHt n ; `H`¨n ;8uHu K
Åd½
ID: Hu u JK 1  Æ * ; Z ISÅ ;8uHu n ; `H`¨n ;8tHt K (3.183)
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 55

da queste ultime si ottiene per ¨ :


ì½ t
I‹¨'KJ1h§I‹¨'K‹%N ; Hu u n ;8uHu I ; H` `ŒKsN ;8tHt Á
Æ * ; Z ¾ (3.184)
[
Per il termine  :
³
[ *
] j
I ŽK‹L I 'K‹hnVIS¦§ »sKBˆ
6n
 ‹¨ ½W ³ (3.185)
- : Š
³
*

] j
Iadj`.lmto9ŸNd t
[
I ŽKJ13 ¯ŽI¨'Kl1%nVIS¦§ »sKBÓN o$sRChK¬±n ½W ³ (3.186)
-  : Š
[
Mentre per il termine ~J si prende in considerazione la parte di diffusione:
È È

IS¦§ D KJ13§IS¦§ DK‹ùN ID& `Nlnmpo9ŸN‰& t ogsDC3K (3.187)



È
nei flussi di massa  compaiono i gradienti delle concentrazioni, quindi gradienti
di scalari, e si può vedere che, dato † uno scalare, si ha IS¦ÿ†WK¬c§IS¦ÿ†WKJ1 .
Rimane da ricavare l’espressione per žÊ :

IBÊùK‹L I–¦§ ¸êK‹ (3.188)

definendo: b
È t t
:aýF~  I–¸ºBy–K¤ V:¥`H`.o$sRC3t ³lnmpo9ŸN?:U` t Ialnmpo ín°ogsDC K¨t n : tHt ogsRC h´lmto9
È È
:0~J~  I–¸º K¨ V  :U`H`.ogsRC ŸN°Åj:U` t o$sRC3³lmto9ín¿: tHt lmto  (3.189)

e poichè in questo caso la direzione 3 normale al piano fisico coincide con quella
circonferenziale q del problema assialsimmetrico, risulta : u ý. :0ý u  : u ~ 
:0~ u ƒ5 e quindi:

IBÊùKJ13§IBÊùK‹ùN  :0ýF~¡lmto9ŸN,ID:a~J~'n¿: Hu u N
K ogsDC3”
BwN


bn  :aýF~@ogsDC3ŸN,IB: Hu u n :a~J~KNlmto6v
‡x (3.190)

b
In tutti i termini aggiuntivi appare a denominatore la distanza  dall’asse di
simmetria, che è spesso uno dei bordi del campo di integrazione. Per quanto ri-
guarda il termine 1 definito in (3.178), l’unico presente anche nel caso euleriano,
esso dà luogo sull’asse di simmetria ad una forma indeterminata, essendo propor-
zionale al rapporto tra la velocità radiale, che deve essere nulla per la simmetria, e
la distanza dall’asse stesso. Si può allora risolvere l’indeterminazione applicando
il teorema di de l’Hôpital, per cui sull’asse:
56 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

;8uHu I‹ä…ogsDC!xN

lmto9K
V
1 z  z (3.191)
 
z z
e, essendo nullo il valore della velocità in direzione radiale sull’asse, questa deri-
vata viene discretizzata nel rapporto tra il valore del numeratore nel primo nodo
all’interno del campo e quello della sua distanza dall’asse stesso. Lo stesso pro-
cedimento vale per i calcolo di ; uHu nei termini viscosi. Per il calcolo di ŸÊ si ha,
partendo da (3.190):

Åd½ I ; `H`n ;8uHu KNo$sRC3ŸN ; ` t lmto9


IBÊùKl13´IBÊùKB%N ¯ ± wxN
* ; Z 
b N Åd½ I ;8tHt n ;8uHu N
K lnmto9xN ; ` t ogsRC3
¯ ±Gx (3.192)
* ; Z 
b
Ricordando che si tratta di un termine sorgente da calcolare in nodi appartenenti
all’asse di simmetria e che ô 5 (dato che l’asse corrisponde alla retta   5
del piano fisico, a sua volta corrispondente con la retta f del piano intermedio),
nell’espressione di IBŸÊùKJ1 restano i seguenti termini con  a denominatore: ; ` tá 
e I ;8tHt n ;8uHu K   . Anche in questi termini si può applicare il teorema di de l’Hôpital.
Dopo una serie di semplificazioni algebriche [40], il termine di correzione del caso
assialsimmetrico sull’asse si scrive:

Åd½ ; `t I ;8tHt n ;8uHu K


IBÊùKl13´IBÊùKBùN ¯ z  N z ± (3.193)
* ; Z
w x
 
b
dove le derivate sono discretizzate nel rapporto tra valore del numeratore nel primo
nodo all’interno del campo e distanza dall’asse di simmetria, essendo nullo il
valore del numeratore sull’asse.

3.5.3 Discretizzazione delle derivate ed integrazione nel tempo


Lo schema numerico di integrazione utilizzato è il classico schema esplicito a
due passi (predictor-corrector) [35] accurato al secondo ordine nello spazio e nel
tempo per la parte convettiva, cui sono aggiunti come termini sorgente i termini
diffusivi, ottenuti con derivate calcolate esplicitamente con differenze accurate al
secondo ordine. Sia Ç l’indice di integrazione nel tempo. La soluzione dopo il
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 57

primo mezzo passo (predictor) si ricava da:


ü
’šµ Š
I‹dmK ç Ê g ¶  I‹dDK ¶ç Ê N,IBd } ÛDK ¶ç Ê
c üÅ
’ µ Š
IS K ¶ç Ê gIS K ¶ç Ê N,I–8ÛBK ¶ç Ê
c üÅ
’ µ
š Š
I 4áK ¶ç Ê g‹I 4áK ¶ç Ê
‹ N,Ia4€Û–K ¶ç Ê
c üÅ
’ µ
š Š
IBäaK ¶ç Ê §IBäaK ¶ç Ê N,IBä9ÛBK ¶ç Ê
c üÅ
 ’ µ   Š
I K ¶ç Ê gI K ¶ç Ê N,I BÛ K ¶ç Ê (3.194)
c Å
La soluzione alla fine del passo di integrazione (passo ÇÄNô
) si ottiene poi con
il secondo mezzo passo (corrector), che si ricava da (3.194) sostituendo ÇÀNº
a
ÇÓN¿
 Å e ÇùN¿
 Å a Ç . Per calcolare le derivate temporali si riprendono le (3.159)-
ý
(3.163) e si mostra come discretizzare † ` , essendo poi le altre trattate con la stessa
logica. Nel calcolo delle derivate temporali al passo Ç si ha:

ý
ý ý ý Á ý Á
I–† ` K ¶ç Ê ªn ü ¾BI–¼ ` K ¶ç ™ Ê , N I–¼ ` K ¶ç ™ ™ Ê
¾BI‹* ` K ¶ç ™ Ê …
n I–* ` K ¶ç ™ ™ Ê N
ì b

ý 
å ý  Á ý ý Á
n ü ¾ I–¼ ` K ¶ç ʙ I K ¶ç ™ Ê NƒIS¼ ` K ¶ç ™ ™ Ê I K ¶ç ™ ™ Ê ¾ I‹ ` K ¶ç ™ Ê V n I– ` K ¶ç ™ ™ Ê N
ì b r r

å Á
ý ý
n ü ¯ŒI–¼ ` K ¶ç ™ Ê I K ¶ç ™ Ê NƒIS¼ ` K ¶ç ™ ™ Ê I K ¶ç ™ ™ Ê ¶ ± ¾BIS K ¶ç ™ Ê œ n IS K ¶ç ™ ™ Ê N
ì b rX * r *X
å

] ý  ý  Á
n ü ¯ŽIS¼ ` K ¶ç ™ Ê I K ¶ç ™ Ê N,I–¼ ` K ¶ç ™ ™ Ê I K ¶ç ™ ™ Ê ± ¾ IBdBK ¶ç ™ Ê œn IBdBK ¶ç ™ ™ Ê
ì b * *
å
(3.195)
ü  ü  b , mentre £
dove £¤k 
 
sono gli indice dei nodi tali che b ¢£ b e x
b  e£
sono
å å
 
ý £ ƒ£ ; ý  £ V£ÄNœ

IS¼ ` K ¶ç ʓ· 5"¸ ¹  I–¼ ` K ¶ç Ê 5!¸ ¹   (3.196)


£ V£n…
£ ƒ£

La (3.195) si ottiene da (3.159)-(3.163) discretizzando le derivate spaziali con


ý
differenze a due punti, fatte dalla parte determinata dal segno della IS¼ ` K ¶ç Ê , e so-
stituendo ai termini che moltiplicano le derivate il loro valor medio tra i due punti
ý
considerati. Un particolare trattamento è necessario nei nodi in cui I–¼ ` K ¶ç Ê cam-
bia segno. In questo caso infatti non è più corretto prendere il valore medio, ma
bisogna usare il valore locale.
Per quanto riguarda i termini diffusivi, questi sono discretizzati usando differenze
58 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

centrate, in accordo alla loro natura [36]. In questi termini sono presenti sia de-
rivate di variabili note al passo Ç , sia derivate di variabili ottenibili dalle derivate
note al passo Ç . Allora in un primo ciclo si calcolano le derivate prime e quindi le
variabili ; `H`ák ; ` t k ;8tHt gk dj`árk d t k & } `T®k & } t . Calcolati i valori di queste variabili in tutto il
campo si può procedere alla seconda derivazione. Infine, i termini che non con-
tengono derivate spaziali, come il termine sorgente assialsimmetrico ed il termine
sorgente delle specie, vengono calcolati esplicitamente al passo Ç .
Si ottengono cosı̀ i valori delle derivate temporali al passo Ç e di conseguenza la
soluzione al tempo ÇxN§
 Å dalle (3.194). Si risolvono prima le N (3.163) per
calcolare d } Û e la (3.162)r per 8Û , da usarsi poi nelle (3.159) per il calcolo della 4áÛ .
Una volta calcolata la 4 al passo ÇùNO
 Å da questa si deve ricavare la temperatura,
necessaria al calcolo di , insieme alle concentrazioni, che sono a questo r punto
già state aggiornate. La 4 è una funzione implicita della : , per cui si ricorre al
teorema del punto unito per risolverla [16]. Dalla conoscenza di 4 e di si può
poi calcolare la velocità del suono congelata .
Le derivate temporali al tempo ÇÌNg
 Å necessarie per ottenere dalle (3.194) la
soluzione al tempo ÇoN
sono ottenute sostituendo nelle (3.159)-(3.163) alle
†  º Ii-ô
kTÅðk Æ k€*
– ì »”d+ k€#K delle corrispondenti ¼   º cosı̀ definite:
å

ý ’šµ ý ’šµ ý
I–  K ¶ç Ê ,  Å2IS†  K ¶ ç Ê V n I–†  K ¶ç ™ Ê
~ ’šc µ ~ ’šc µ ~
I‹  K ¶ç Ê ,  Å2IS†  K ¶ç Ê n IS†
œ  K ¶ç ™ Ê (3.197)
c c

dove:
ý 
; ý  
IS¼  K ¶ç Ê ‘•5¼¸ £ V  £Ÿn•
IS¼  K ¶ç Ê 5¼¸ £ ƒ£ÌNV

~ ¶  ~ ¶ 
  n…
; 5´¸ 
 
–I ¼  K ç Ê … ‘ 5½¸ IS¼  K ç Ê ƒ£ÌNV
(3.198)

e calcolando i termini sorgente con le variabili calcolate in ÇxNf


 Å invece
che in Ç . Il vantaggio di questa tecnica è che, grazie alle (3.197), la formulazione
risulta accurata al secondo ordine nel tempo e nello spazio, pur facendo le derivate
spaziali con due soli nodi.
ü
Il passo di integrazione nel tempo Š è determinato in base alla condizione di CFL
(Courant-Friedrick-Lewis) cui è aggiunta una correzione nel caso viscoso. Sia  
una costante il cui valore massimo teorico perchè il metodo lambda sia stabile è
  Å come mostrato
ü in [14]. Tipicamente si considera un valore compreso tra
0.5 e 2. Allora il Š è determinato come:

ü á  ý ü ~ ü
Š„ ü k ¼ b ʤ1Jýc Ÿ
6 IS¼  b kT¼  ðb Kák X¨ô
k8­®­­®k Æ (3.199)
¼6b ʤ1lý b å å
å
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 59
ü
Nello studio dei transitori il Š deve essere lo stesso in corrispondenza ad ogni
ü
nodo della griglia di integrazione, per cui si prende il minimo Š calcolato nel
campo di integrazione. Nel caso in cui invece si ricerchino soluzioni üstazionarie, si
può accelerare la convergenza, utilizzando in ogni nodo il massimo Š consentito
ü
dalla condizione CFL locale, e si parla in questo caso di Š locale. Nel caso di
problemi viscosi l’analisi di stabilità è più complicata, e la regola utilizzata [55]
è:
ü t ü t
ü  7 
Š© k ¼2é ʨ1lýÞ Ÿ I ; å k ; K (3.200)
¼6é ʤ1lý å * Z * Z
ü
dove * ; Z indica il numero di Reynolds di riferimento. Il Š locale sarà dato dal
più piccolo tra (3.199) e (3.200).
Nel caso di flussi reagenti entrano in gioco i tempi caratteristici della chimica, che
sono in genere più piccoli dei tempi fluidodinamici e viscosi. Questo fa sı̀ che il si-
stema sia caratterizzato da un’elevata rigidità numerica, e nel caso di integrazione
esplicita si è legati alla dinamica più veloce, che è generalmente quella di qualche
reazione del meccanismo di reazione. Per accelerare il processo di integrazione
si deve ricorrere a tecniche di integrazione point implicit o all’operator splitting.
Per riferimento si può consultare [38].
Nelle equazioni discretizzate compaiono anche i termini metrici e per la loro
discretizzazione si può far riferimento a [40].

3.5.4 Condizioni al contorno


Il modo più corretto per assegnare le condizioni al contorno nella soluzione dei si-
stemi di equazioni iperbolici è quello di usare relazioni derivanti dalla teoria delle
caratteristiche, in cui si analizza la propagazione delle onde attraverso i contorni.
Una tecnica di questo tipo è la più naturale per la soluzione delle equazioni di Eu-
lero con la formulazione lambda. La presenza dei termini diffusivi nelle equazioni
di Navier-Stokes cambia la natura matematica del problema che non è più iper-
bolico e non possono più essere identificate delle direzioni caratteristiche. Inoltre
aumenta l’ordine del sistema e quindi il numero di condizioni da imporre.
Un possibile approccio [53] per trattare le condizioni al contorno di flussi compri-
mibili ad alto numero di Reynolds è quello di considerarle divise in due gruppi.
Il primo è costituito dalle condizioni al contorno di Eulero, il secondo è costi-
tuito dalle condizioni specifiche del problema viscoso, necessarie a completare
il maggior numero di condizioni richiesto, rispetto al sistema euleriano. Questo
approccio è principalmente seguito per la condizione di parete, mentre nei bordi
lontani dagli effetti diffusivi si impone solo il primo tipo di condizioni. I principali
tipi di contorno da considerare sono: ingresso ed uscita del flusso dal campo di
integrazione, parete ed asse di simmetria.
60 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

Ingresso ed uscita
Per imporre le condizioni al contorno bisogna vedere quali sono i segnali prove-
nienti dall’esterno del dominio di integrazione, cosa che equivale, nella formula-
zione lambda, ad individuare quali derivate spaziali dovrebbero essere calcolate
utilizzando i nodi esterni al campo. Considerando ad esempio i bordi sinistro e
destro del campo di integrazione (si ricorda che il piano computazionale è un ret-
ý
tangolo), queste derivate saranno quelle corrispondenti ai valori di ¼  positivi per
il bordo b ,5 e negativi per il bordo b ª
. Nel seguito descriviamo il problema
å å
considerando solo il bordo sinistro, quelle per gli altri bordi saranno identiche con
le opportune sostituzioni.
( Ingresso supersonico. In questo caso si ha äí‘ : i ìN+› segnali provengo-
no tutti dall’esterno del campo e bisogna specificare quindi ì6Nê› condizioni
al contorno. Ciò equivale ad imporre lo stato del flusso all’ingresso.

1. Flusso costante nel tempo ed uguale a quello inizialmente assegnato.


ý
I segnali †  incogniti possono essere ricavati da:

4 €Û  5
ä6ہ 5

Û  5
&Û  5
j } ہ 5#k kŒX¥g
kF› (3.201)

Nel caso in cui si assegni un flusso piano, uniforme in direzione  b ,


ý
dalle (3.159)-(3.163) e (3.201) si ricava la condizione † `  † t 
ý
† u ý  † v ý  †  ý  5 , altrimenti queste possono essere ricavate dalle
(3.159)-(3.163) e (3.201), dopo aver calcolato le derivate spaziali in  b .
( Ingresso subsonico. In questo caso si ha ‘§ä.‘´5 : Æ NV› segnali ( † ý ,
`
u† ý , † v ý , †  ý ) provengono dall’esterno del campo, mentre la derivata † t ý può
essere calcolata correttamente essendo ¼ t
ý  5 . Bisogna specificare Æ N•›
condizioni al contorno.

1. Temperatura totale, pressione totale, frazioni di massa assegnate e flus-


so di corrente diretto come le linee coordinate  b ƒ5 .

È la condizione al contorno usuale per il calcolo dei flussi negli ugelli


e si traduce in termini di derivate temporali in ID: ¹ Klۍ¿  ¾íIBŠŽKTk!I_- ¹ KHۄ
IBŠŽKTkÓI‹d} ¹ KlÛ<!
À [
 Á©lIDŠŽK e Û<,5#­ Tramite le equazioni di stato si possono

trasformare le funzioni assegnate in termini di 4 ,ä , e  . In particolare
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 61

la condizione sulla temperatura totale si traduce in una condizione sul-


la variazione dell’entalpia totale ISP ¹ KHÛ e quella sulla pressione totale in
una condizione sulla entropia: r

I n•
K  Å
ISP ¹ Klہ ÄIB:LK$4¬4€Û2N.ä9ä6ÛHkÄIB:LK„ \
’ ` >

3n"S ” ` ^ > S ]

 S S ^
Û  5
À
8 ہ DI ŠŽK
d } ہ Á©lIDŠŽKák kŒX¨ô
kF› (3.202)
 [
avendo fatto l’ipotesi che f5 e quindi  . Dalle (3.202) si
ý ý v ý , †  ý ) in funzione delle
possono ricavare i valori incogniti di ( † ` , † u , †
derivate in direzione  b .

( Uscita supersonica. In tal caso è ä  n : tutti i segnali provengono dal-


l’interno del campo e quindi tutte le derivate sono calcolate correttamente.
Non bisogna quindi specificare nessuna condizione al contorno.
( Uscita subsonica. È la situazione in cui n  
ä 5 , in cui Æ N°› segnali
ý ý ý ý
( † t , † u , † v , †  ) provengono dall’interno e quindi è necessario specificare
un’unica condizione per il calcolo di † ` .
ý

1. Pressione assegnata.
La condizione è in tal caso -9ÛL¾ IDŠŽK , espressa quindi in termini di
derivata temporale. Tramite le equazioni di stato e l’espressione del-
l’entropia è possibile esprimere tradurre questa condizione in un’e-
spressione in cui si legano 4FÛlkL&ÛHk„-2Û e d } Û . Da questa espressione si
può ricavare poi la † `
ý

( Condizioni radiativa (o non riflettente)


Con questa condizione [66] si pongono nulli i segnali provenienti dall’e-
sterno del campo, si suppone cioè che all’esterno la propagazione dei se-
gnali prosegua in un mezzo indisturbato. In questo caso particolare, l’unico
ý
segnale proveniente dall’esterno si considera di ampiezza nulla: † ` ,5 .

Condizioni di parete

Possiamo distinguere la condizione di parete non viscosa, di parete viscosa e di


asse di simmetria.
62 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

( Parete non viscosa. In questo caso la condizione al contorno è quella di


flusso diretto come la parete in quanto essa non può essere attraversata dal
gas. Considerando per esempio il caso in cui la parete sia sul bordo infe-
  
riore, ciò equivale alla condizione  Û'Y5 (essendo proprio la com-
ponente della velocità perpendicolare alla parete) che permette di affermare
~ ~ ~ ~ ~
sia che † u  5 , † v  5 e †   5 , essendo nulla ¼ u , sia di ricavare † `

dall’equazione Û<,5 .
( Parete viscosa. Dal punto di vista della propagazione dei segnali in dire-
zione normale alla parete, la condizione di parete viscosa non dà nessuna
informazione in più rispetto al caso non viscoso. La differenza dunque è
sull’ulteriore condizione che va imposta sulle derivate prime in un flusso
viscoso. Questo si può fare imponendo direttamente i valori ž delle variabili

a parete. Si può infatti dire che deve essere ä. 5 e - 5 , mentre
per le altre variabili di stato, temperatura : e frazioni di massa  [1], si
possono considerare i diversi casi:

– Per la temperatura:
1. Parete adiabatica ž
Si pone l’ulteriore relazione : ,5 .
2. Parete isoterma
Il valore della temperatura nota :Wë è imposto direttamente.
– Per le frazioni di massa:
1. Parete completamente catalitica.
Parete in cui le reazioni chimiche sono catalizzate a velocità infi-
nita, cioè le frazioni di massa raggiungono il loro valore di equi-
librio rispetto al valore della temperatura e pressione locali:

dW§IBdDKJ[ º

2. Parete parzialmente catalitica.


Per una parete con un grado arbitrario di cataliticità, le reazioni
chimiche avvengono a velocità finita. In condizioni stazonarie
possiamo scrivere [1]:
|
 ³ j
I «'/lKlW y z
f ë
b z
dove I «' /lKH indica il tasso di cataliticità alla parete, cioè la massa
della specie X persa sulla superficie per unità di area e di tempo.
3.5. EQUAZIONI NEL PIANO COMPUTAZIONALE 63

3. Parete non catalitica.


In questo caso non avvengono ricombinazioni alla parete, cioè
I «' /lKlW,5 e si può scrivere:
|
j
y z ƒ5
f ë
z
( Asse di simmetria. Questa condizione è equivalente a quella di parete non
viscosa sia per Eulero che per Navier-Stokes. La condizione di simmetria
   
pone infatti ôn e quindi  ÛUV5 .

3.5.5 Accumulo di errore sulla condizione al contorno


Per ciascuno dei casi descritti si può porre il problema di un accumulo dell’errore
di troncamento sulle derivate temporali [35]. Per evitare questo tipo di problema
bisogna imporre che le condizioni al contorno siano verificate non solo per le deri-
vate ma anche per i valori delle variabili. Questo si verifica particolarmente nelle
condizioni di ingresso e uscita, se la condizione non è data sulle derivate delle
variabili di integrazione, ma su una loro combinazione. È il caso ad esempio delle
condizioni di pressione totale, temperatura totale e direzione del flusso assegnate.
In tal caso dai valori di : ¹ e - ¹ si dovrebbe risalire a quelli di 4 , ä e  , conside-

rando che §5 . Poichè bisogna imporre queste condizioni in modo congruente
con quelle imposte sulle derivate, il modo corretto è quello di prendere per buona
la combinazione di 4 e ä corrispondente alla variabile di Riemann che si propaga
dall’interno del campo. Considerando per esempio il bordo b V5 , si considerano
’ ` å ý ’ `
corretti i valori calcolati al passo ÇÞNV
di ISP ¹ K ç (funzione di : ¹ ) e di I–* t K ç :
’ `
ISP ¹ K ç ,P ¹
ý ’ ` ’ ` ’ `
I‹* t K ç §aI 4áK ç nœI‹äaK ç
’ ` ’ `
e da questi si ricavano i nuovi valori di I‹4áK ç e I‹äaK ç . Da questi e da - ¹ si può
’ `
poi calcolare il valore corretto di IS K ç .

3.5.6 Tecniche di integrazione multiblocco


In molti casi la soluzione del campo di flusso in un ugello richiede di estendere il
dominio di integrazione anche al campo esterno all’ugello, ad esempio quando si
studiano i fenomeni di separazione negli ugelli sovraespansi. La generazione di
un’unica griglia per l’ugello ed il campo esterno mediante trasformazione confor-
me, ammesso che si riesca a generarla, risulterebbe complicata e probabilmente
comporterebbe l’uso di una griglia non opportuna. La soluzione consiste allora
64 CAPITOLO 3. EQUAZIONI DEL MOTO

nel considerare più domini di integrazione, che hanno una parte del loro confine
in comune e su cui va imposta la continuità del campo come condizione di rac-
cordo (tecnica multiblocco o multidominio). In questa tesi è stata ampliata questa
tecnica per flussi multispecie, a partire dal lavoro in [39, 40], a cui si rimanda per
maggiori dettagli.
Capitolo 4

Trattamento degli urti:


formulazione ibrida

La formulazione quasi lineare trattata nelle sezioni precedenti presenta molti van-
taggi in termini di efficienza ed accuratezza. Tuttavia questa formulazione ha il
limite di non essere in grado di trattare gli urti interni al campo di integrazione. Si
possono seguire due strade per poter risolvere le discontinuità presenti all’interno
del campo.
La prima soluzione consiste nell’accoppiare alla formulazione quasi lineare una
tecnica di shock fitting. Le tecniche di shock fitting di tipo floating sono state am-
piamente utilizzate nel passato con buoni risultati, ad esempio da Moretti [35], da
Salas [57] e da Dadone [10]. I principali svantaggi di questa tecnica consistono
nella complessità dell’algoritmo e nella difficoltà nel trattare interazioni comples-
se tra urti.
Per questo motivo si è deciso di seguire in questa tesi un’altra strada, che consiste
nel risolvere gli urti utilizzando una formulazione conservativa, mentre le restan-
ti parti del dominio di calcolo continuano ad essere risolte con la formulazione
lambda. Questa tecnica ibrida è stata formulata da Paciorri [50]. Esiste un’am-
pia libertà nella scelta dello schema conservativo. In particolare, nella presente
formulazione è stato utilizzato uno schema ai volumi finiti basato sul metodo di
Godunov [15].

4.1 Lo schema di integrazione ai volumi finiti


La formulazione ai volumi finiti utilizzata nello schema ibrido è di tipo vertex
centred. Le grandezze sono definite nei nodi ed intorno ad ogni nodo è costruita
una cella di calcolo, come illustrato in fig. 4.1. Ciascun vertice della cella è il

65
66CAPITOLO 4. TRATTAMENTO DEGLI URTI: FORMULAZIONE IBRIDA

baricentro dei nodi che lo circondano. Ad esempio il vertice I‹XWNV


 Åðk cNV
 ÅK è
definito come

I  } Ð N } Ð ’ `<N  ’ `H} Ð N  ’ `H} Ð ’ `ŽK


 ’šµ } Ð š
’ µ 
å ì å å å å
c c

  ’ µ }Ð ’ µ  I‹j } Ð N?d } Ð ’ `WN.d ’ `H} Ð N.j ’ `H} Ð ’ `lK


ì
Le equazioni integralic c per un flusso euleriano bidimensionale sono scritte sul

volume di controllo indicato nella figura 4.1:


= =
z M1.NÄà ˜ Bw¤M—às,5
bŠ Ù
5
= = ˜ z b
z M1.N à I ˜¤˜ N?·J-0K¥Bw¤M—às,5
5
Š Ù
= zb = Î b
z M1.N Ã
˜ Bw ¤M—às,5
5
Š Ù
zb bÅ (4.1)
˜ ˜ ˜ ˜
avendo indicato con Î  ; N l’energia totale e con ,P{N l’entalpia
Å Å
totale. In queste equazioni non compaiono le equazioniÅ di conservazione delle
r
specie, in quanto questa prima formulazione è stata sviluppata considerando la
composizione congelata. Inoltre viene considerato un rapporto dei calori specifici
costante. Applicando il teorema della media all’equazione di conservazione
della massa, si ottiene:
‚ ‚ ‚ ‚
} Ð

z ªn IS† ÇG Æ µDÈ   à ’ `–Ô t } Ð NQ† G   Æ µDÈ à } Ð ’ `–Ô t N°† ˜G É µDÈ   à ” `–Ô t } Ð NQ† G   É µDÈ à } Ð ” `–Ô t K
Š
zb
1
c c ‚ c c
(4.2)
dove à è la lunghezza del lato della cella e † è il valore medio del flusso di massa
sul lato, definito dalla: ‚
=
˜ Bw¥M—às ä ¶ àsº† à

b b
essendo w il versore normale uscente dal contorno della cella, e ä ¶ la proiezione
del vettore velocità ˜ rispetto a tale versore.
Per quanto riguarda l’equazione della quantità di moto, applicando il teorema
della media al primo termine a primo membro e sviluppando il secondo termine
si ottiene:
I ˜ Kl } Ð

z ªn ÃÊI ä ¶ ä ¶ N -0$K wN ä ¶


ä ˈx‚
Mà (4.3)
bz Š 1

b b
4.1. LO SCHEMA DI INTEGRAZIONE AI VOLUMI FINITI 67

i+1,j+1
i,j+1
i-1,j+1

i,j i+1,j
i-1,j

i,j-1 i+1,j-1
i-1,j-1

Figura 4.1: Cella di calcolo per lo schema ai volumi finiti

dove x è il versore tangente ai lati della cella diretto in senso antiorario e ä@Ë è la
corrispondente proiezione del vettore velocità. Proiettando la (4.3) rispetto alla
base controvariante ÌBÍ
 Î e indicando i flussi di quantità di moto come


†E ¶  ä ¶ ä ¶ N -
† E ËL b ä ¶ ä Ë
si ottiene l’equazione: b
I ˜ KH } Ð
\  
z gn –I † E ¶ ÇG Æ  w í‡Í QN † E Ë GÇÆ  x ‡Í ŽK à  ’ `–Ô t } Ð ] N
bz Š
µDÈ µDÈ
1


\  
‡Í ŽK à® } Ð ’ `–Ô t 3
c c
n † E ¶ G   Æ
µDÈ
í‡Í Q
w N † E Ë G   Æ
µDÈ
x ] N
1


\
 
‡Í ŽK à® ” `–Ô t } Ð 3
c c
n IS†E ¶ ¢G É µDÈ
 w ¶‡Í NQ†E„Ë G˜É µDÈ
 x ] N
1


\
 
š‡Í ŽK à® } Ð ” `–Ô t
c c
n IS†E ¶ G   É
µDÈ
íˆÍ
w NQ†E„Ë G   É
µDÈ
x ] (4.4)
1
c c
Analogamente all’equazione della conservazione della massa, si procede per l’e-
quazione dell’energia, posto:

†j[© 
Î Nó-*
ä ¶

b
68CAPITOLO 4. TRATTAMENTO DEGLI URTI: FORMULAZIONE IBRIDA

si ottiene:
I Î HK  } Ð

z ªn I–†j[ GÇÆ µDÈ   NQ†j[ G   Æ µDÈ NQ† [ G˜É µDÈ   N°†j[ G   É µDÈ K (4.5)
bz Š 1
c c c c
Le equazioni (4.2),(4.4) e (4.5) si possono scrivere in forma vettoriale:
»a} Ð

z ªn IB /¬}  ’ `–Ô t } Ð NÏ } Ð ’ `–Ô t NÏ  ” –` Ô t } Ð NÏ } Ð ” `–Ô t K
Š 1
z
dove s/ è il vettore delle variabili conservate e Ï è il vettore dei flussi.

4.2 Discretizzazione spaziale e temporale: passag-


gio tra le due formulazioni
Per costruire uno schema numerico di integrazione delle (4.2)-(4.4)-(4.5) è neces-
sario: i) definire le quantità Ï sui lati delle celle; ii) introdurre una discretizzazione
temporale. La discretizzazione spaziale permette di calcolare il residuo euleria-
no delle variabili conservate ( , ˜ , Î ). Successivamente, tramite una matrice
di trasformazione, si può passare b b dalb residuo per le variabili conservate a quello
delle variabili usate nella formulazione quasi-lineare ( , ˜ ,  ). Successivamente
si integra esplicitamente nel tempo il residuo calcolato.
I flussi sui lati delle celle sono calcolati usando uno schema alla Godunov [15]. Su
ciascun lato della cella è definito un problema di Riemann, in cui lo stato destro e
sinistro sono costituiti dai valori delle grandezze nei nodi adiacenti all’interfaccia.
Risolvendo il problema di Riemann si determina lo stato intermedio con cui si
calcolano i flussi su tutti i lati della cella. Le soluzioni calcolate in questo modo
sono accurate al prim’ordine nello spazio. Per costruire uno schema con ordine
di accuratezza superiore, bisogna cambiare la modalità per l’assegnazione dello
stato destro e sinistro. Per ottenere uno schema accurato al secondo ordine è stata
utilizzata una tecnica di tipo ENO (Essentially Non Oscillatory). Per ulteriori det-
tagli sullo schema di Godunov e la sua estensione al secondo ordine si può vedere
[33]. Un elemento del metodo di Godunov di grande importanza è il solutore del
problema di Riemann. Questo, nel caso di gas perfetti, può essere risolto in modo
esatto con un algoritmo iterativo molto complesso e computazionalmente molto
oneroso. Differenti autori hanno proposto dei solutori approssimati che utilizzano
espressioni semplici e non iterative, come il solutore di Roe [56].
Per quanto riguarda la discretizzazione nel tempo, si scrive innanzitutto il legame
differenziale tra il vettore delle variabili conservate ¤/ e quello delle variabili di

integrazione della formulazione lambda, che indichiamo con WL´I k€äUk kT K :
 /
s
Ms/¨V:²IB6 KJM6 k :²IB2 K© z
6
z
4.3. INDIVIDUAZIONE DELL’URTO 69
‚
dove ‚
t 
n , ‚
Ön×

1S Ó 5 5
` tS
×

; ` ; ` n ä t` ,
„ ×
ä t t1 Óß ý 0 ~ 9 ‚ h
; t ; t
lmto lnmto
:… 
ÐÑ
t  ä $1 S Ó ß b ý lmto0
b ~ lnmto9 n ä ,
h
Ñ
1 t1 1
Ø

N d ߬t Õ N N|d t¥Õ


ÑÒ 
1S Ó
„ K ”c ` M | K ” ` M b ä b n , K ”c ` M
S S S S S S
ß°Ô b t b b
 e I q  DlTDKcnf
, ä ` e ä sono let componenti controvarianti del-
Ô
dove
la velocità,  è l’angolo `H}
definito in (3.100), ; ý8} ~ le componenti cartesiane della
ß Ï
base controvariante. Tramite l’inversione della matrice : , si può ottenere il re-
siduo euleriano per le variabili di integrazione a partire da quello per le variabili
conservate, calcolato con i volumi finiti:

³ ³
6 ” ` s/
³ œ: ³ (4.6)
Š Š
Integrando esplicitamente questo residuo, con una tecnica predictor-corrector,
si ottiene uno schema accurato al secondo ordine anche nel tempo.
La formulazione ibrida corregge solamente il residuio euleriano. I termini viscosi
vengono aggiunti al residuo euleriano corretto come termini sorgente, insieme al
termine sorgente assialsimmetrico quando necessario.

4.3 Individuazione dell’urto


In genere gli urti sono generati dalla graduale coalescenza delle onde di compres-
sione o da una discontinuità nella pendenza di una parete solida. Considerando
il primo caso, si può vedere in fig. 4.2 come la coalescenza delle caratteristiche
sia preludio della possibile formazione di un urto [37]. La parte superiore della
figura 4.2 mostra alcune caratteristiche in un processo di coalescenza nel tempo,
la parte inferiore rappresenta la ¼ lungo l’asse al tempo iniziale, insieme alla sua
å
derivata prima e seconda. Il punto di flesso della ¼¤I K è il punto che va monitorato
å
perchè è quello che eventualmente diventerà l’origine di un urto. Lavorando su
una t distribuzione
t liscia di dati, è facile valutare un’approssimazione di M¼  M e
di M ¼  M con differenze a due punti. La possibile locazione di un urto può es-
å
å
sere trovata tramite interpolazione sopra l’intervallo spaziale che ha una derivata
seconda negativa a sinistra e positiva a destra. Si noti che la coalescenza avverrà
indipendentemente dal fatto che il flusso sia subsonico o supersonico su entrambi i
lati, quello che conta è la forma della curva, non la sua posizione verticale rispetto
all’asse orizzontale.
Nel trattare flussi complessi, possono verificarsi oscillazioni minori che possono
70CAPITOLO 4. TRATTAMENTO DEGLI URTI: FORMULAZIONE IBRIDA

essere confuse per degli urti. Un controllo dell’intensità dell’urto eliminerebbe


queste oscillazioni, non di meno qualche precauzione può essere presa nel defini-
re le approssimazioni delle derivata prima e seconda della ¼ . Si può procedere a
questo fine nel modo seguente: si rimpiazzi la ¼ ¶ , avendo indicato con £ il valore
nel nodo, con una media ai minimi quadrati, ü ottenuta con un’approssimazione li-
neare sopra 5 punti; la differenza prima ¼ è di conseguenza l’inclinazione della
retta interpolante, ed è data da:
ü
¼,¼ ¶ ’ `¤n.¼ ¶ ” `<NQÅ#IS¼ ¶ ’ t n.¼ ¶ ” t K
ü t ü ü
e la differenza seconda ¼ può essere ricavata sottraendo ¼ ¶ ” ` da ¼ ¶ :
ü t
` nO¼ ¶ ” t n?¼ ¶ ” `¤n.¼
¼ªnL¼ ¶ ’  NQÅ#IS¼ ¶ ’ t Q
¶ N ¼ ¶ ” uK
ü  ü
Le celle dove è presente un punto di flesso sono quelle dove t ¼ ¶ 5 e t ¼ ¶ ’ ` ·
5 . Una cella contenente un punto di flesso viene marcata e la locazione del punto
d’urto viene definita come:
ü t
¼ ¶ ü
© ¶ n ü t ü t
å å ¼ ’ `¤n
¶ ¼ ¶ å
Il punto non è accettato come punto d’urto quando il parametro Ù , funzione del
Mach [35], è minore di una certa tolleranza. In questo modo si eliminano urti con
un numero di Mach relativo troppo basso; Ùg‘f
­Ü5 Å è un criterio ragionevole ed

elimina punto d’urto con þ
­Ü5 Æ .
Una volta individuate le celle contenenti gli urti, viene definita una regione a ca-
vallo di questi punti, in cui applicare il metodo ai volumi finiti. La regione in
questione varia a seconda dell’ordine di accuratezza dello schema: 6-7 celle per
schemi al prim’ordine e 4-5 celle per schemi al secondo ordine. In questa formu-
lazione si considerano regioni di 6 celle anche per il secondo ordine, e questo al
’ `–Ô t
fine di evitare che nel calcolo delle I‹´  º K ç Ê
¶ (si vedano le (3.197)) si usino delle
†  º calcolate all’interno di un’urto.
–
4.3. INDIVIDUAZIONE DELL’URTO 71

x
λ

dλ/dx x

d2λ/dx2 x

Figura 4.2: Coalescenza delle caratteristiche


72CAPITOLO 4. TRATTAMENTO DEGLI URTI: FORMULAZIONE IBRIDA
Capitolo 5

Simulazioni per la validazione del


codice

In questo capitolo vengono descritte una serie di simulazioni il cui fine è quello
di validare il codice numerico sviluppato. I confronti vengono fatti con casi pro-
va presi dalla letteratura e con casi di cui si conosce la soluzione analitica. Per
quanto riguarda la parte di non equilibrio chimico si è calcolata la combustione di
idrogeno ed ossigeno in un canale 2D piano. Si è poi studiato il flusso euleriano
in non equilibrio chimico nel motore Vulcain di Ariane 5. Per lo studio degli stra-
ti di mescolamento si è studiata l’interazione di due correnti parallele a diversa
composizione e si è riprodotto un caso di film cooling su lastra piana. Infine, per
quanto riguarda la formulazione ibrida si è eseguito una simulazione di un flus-
so supersonico su una rampa e si è calcolato il flusso supersonico sovraespanso
all’interno di un ugello ideale troncato.

5.1 Combustione in un canale 2-D piano


Introduzione
Questo studio riguarda la combustione di idrogeno e ossigeno in un canale 2-D
piano. Il caso prova di riferimento è preso dal lavoro di Mani et al. [31]. Si cerca
di ottenere il punto di accensione della miscela ed il valore delle frazioni di massa
delle specie componenti la miscela. I risultati sono confrontati con una soluzione
in forma chiusa del sistema delle specie chimiche:

M d «%
 (5.1)
MŠ
b
ottenuta implementando uno schema di Runge-Kutta e non considerando gli effet-
ti della fluidodinamica, per cui temperatura e pressione sono considerate costanti.

73
74 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

Tabella 5.1: Specie e meccanismo di reazione


Specie Reazioni
Ú
t 1
Ú
Å  Û
Ú
N
Ú

Ú
2 t Û N
t 3 t Ú
Û
Ú
N
ÚÅ Å Ú Å
4 Û NÅ
Å
t Ú
5
ÚÅ
Å'N Ú Û
Ú Å
N
Ú

ÚÅ Å Ú Å

Å
6 Å'Ú N Å Ú
Û
ÚÅ
N Ú

Å
7 Å
Å Ú N Û
ÅÚ

8 Å
Å N Û
Å
N Å
Å
Å Å Å Å

Griglia. Una griglia di Å5Å܁•


8î celle è stata generata per descrivere il canale,
lungo
Åð­ ï cm e alto Åð­Üì cm. In [31] viene riportato che questo è un numero
adeguato di celle per descrivere corretamente il punto di accensione. Nel seguito
si vedrà l’effetto di ridurre la densità di punti in direzione assiale.
Condizione iniziale. La condizione iniziale corrisponde ad un flusso con Mach =
1.82, con temperatura statica T = 1390 K e pressione statica p=1atm. Le frazioni
di massa iniziale sono: 0.99310 per l’ossigeno e 0.00689 per l’idrogeno. Il flusso
è considerato laminare.
Condizioni al contorno. La condizione d’ingresso è considerata congelata (in-
gresso supersonico), le parete inferiore e quella superiore sono considerate eule-
riane e per l’uscita non si considera nessuna condizione (uscita supersonica).
Meccanismo di reazione Il meccanismo di reazione, comprendente 6 specie e 8
reazioni, è preso da [12] ed è riportato in tabella 5.1, mentre in tabella 5.2 sono
riportati i valori dei coefficienti da inserire nell’espressione del tasso di reazione
in avanti ǗR , che assume la forma:
” Þ Ô>
Ç RL!1!:…Ý ;
.

u t
con Ç in   d Ÿdà ; nO o   ö d Ÿjà ; nO . Il tasso di reazione inversa Ǘè si ricava
dalla costante di equilibrio ÿ/áID:cK secondo la (3.35).
Convergenza Per la convergenza nel tempo si verifica l’andamento della nor-
ma Ø t del residuo e l’andamento della differenza tra flusso di massa entrante ed

uscente, fig. 5.1. Si distingue il residuo delle variabili di integrazione k{äUk kÓ
da quello dellet frazioni di massa  . Il primo raggiunge in circa 15000 iterate un
” ` Í ” u
valore di
5 ö , mentre il secondo arriva a
5 ` . L’errore sul flusso di massa è
dello 0.28%, ed anche questo dato mostra una buona convergenza.
Confronto dei risultati I valori delle frazioni di massa di t , t e t lungo
Ú Ú

l’asse del canale sono confrontati con la soluzione in forma Å


chiusa
Å
del sistema
delle specie chimiche (tabella 5.1) presa da [31]. Questo sistema dà le frazioni
5.1. COMBUSTIONE IN UN CANALE 2-D PIANO 75

Tabella 5.2: Specie e meccanismo di reazione


A B C
1 ï­Ëß Å 
5 a` à -1.0 59349
2 ­Ëß 
5 t a` à -1.0 51987
3 ­Ëß Å 
5 ` -1.5 59386
4 7ð­Ëß 
5 a` và -1.0 50830
5 Å­Ëß Å 
5 ` u 0.0 8455
6 ï­Ëß 
5 ` u 0.0 5586
`
7 ­ 07 
5 u 0.0 9059
ì 
5 `
8 7ð­ÜU 0.0 10116

di massa in funzione del tempo e per ottenerle in funzione dello spazio si usa
la velocità assiale del flusso, considerandola costante. L’andamento delle frazio-
ni di massa ed il punto di accensione (  Å cm) sono correttamente predetti
å
dalla soluzione numerica (fig. 5.2). La deviazione dei valori dopo il punto di ac-
censione è dovuta al fatto che nella soluzione in forma chiusa non si tiene conto
della variazione delle grandezze termodinamiche (pressione e temperatura). In
fig. 5.3 sono mostrati gli andamenti assiali delle frazioni di massa dei radicali
Ú Ú
k ,e , mentre in fig. 5.4 si vede l’andamento dell’entropia. Questa pri-
ma dell’accensione
Å Å
è costante, indicando quindi l’assenza di reazioni chimiche ed
il congelamento chimico della composizione. Quando comincia la reazione, per
 Å cm, l’entropia ha un incremento, che è indice del non equilibrio chimi-
åco. A valle dell’accensione il gradiente di entropia diminuisce, fatto che indica
l’avvicinamento alle condizioni di equilibrio chimico, che comunque non vengo-
no raggiunte all’interno del canale, visto che nella sezione di uscita il gradiente
di entropia è ancora diverso da zero. In fig. 5.5 e 5.6 vengono mostrati i campi
bidimensionali di pressione, Mach, temperatura e frazione di massa dell’ t . Si
Ú

nota come lungo il canale, a causa della combustione in un flusso supersonico, Å


la
pressione e la temperatura aumentino ed il Mach diminuisca. In fig. 5.7 si con-
frontano gli andamenti della frazione di massa dell’ t per due livelli di griglia,
Ú

la prima con Åd5 U Å ?


î celle, la seconda con
5á
5 ?Å
î . Si vede che la griglia più
rada predice un’accensione anticipata verso l’ingresso, indicando quindi che non
c’è abbastanza risoluzione per catturare correttamente il processo di accensione.
La stessa griglia rada usata in [31] mostra un’accensione direttamente nella se-
zione di ingresso. Questa differenza indica una maggiore accuratezza del solutore
quasi-lineare sviluppato in questo lavoro rispetto al codice sviluppato in [31], che
è un codice up-wind, implicito, con operatore TVD.
76 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

Log10 Res(a,u,v,s)
Log10 Res(yi)
Err % Flusso di massa
0 0.04

-2 0.035

Err % Flusso di Massa


0.03
-4
0.025
Log10(L2)

-6
0.02

-8 0.015

-10 0.01

0.005
-12
0
-14
-0.005
5000 10000 15000 20000
k

Figura 5.1: Storia della convergenza per i residui e per il flusso di massa

1.06 0.06

1.04
0.05
H2 and H2O Mass Fraction

1.02
O2 Mass Fraction

0.04
1 O2 RK
O2 revmbf
0.98 H2 RK 0.03
H2 revmbf
0.96 H2O RK
H2O revmbf
0.02
0.94

0.92 0.01

0.9
0
0 0.02 0.04 0.06 0.08
x (m)

Figura 5.2: Risultati numerici per le frazioni di


Ú
t, t Ú
e t (linee) e confronto
con la soluzione in forma chiusa (punti). Å Å
5.1. COMBUSTIONE IN UN CANALE 2-D PIANO 77

O
0.0007
0.03
H
OH
0.0006
0.025
O, OH Mass Fraction

0.0005

H Mass Fraction
0.02
0.0004

0.015
0.0003

0.01
0.0002

0.005 0.0001

0 0
0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12
x (m)

Ú Ú
Figura 5.3: Frazioni di massa per i radicali , e
Å Å

30

29.8

29.6

29.4
s

29.2

29

28.8
0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14
x (m)

Figura 5.4: Andamento dell’entropia adimensionale in direzione assiale


78 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

p (atm) 1.005 1.075 1.145 1.215 1.285 1.355 1.425

Mach 1.47 1.51 1.56 1.61 1.67 1.72 1.76 1.81

Figura 5.5: Campi 2D di pressione e Mach

T (K) 1385 1460 1535 1610 1685 1760

H 2O 0.001 0.011 0.021 0.031 0.041 0.051

Figura 5.6: Campi 2D di temperatura e frazione di massa per t Ú

Å
5.1. COMBUSTIONE IN UN CANALE 2-D PIANO 79

0.06

0.05

0.04
H2O Mass Fraction

202x16 cells
100x16 cells
0.03

0.02

0.01

-0.02 0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14


x (m)

Figura 5.7: Frazione di massa dell’ t


Ú
per due livelli di griglia
Å
80 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

5.2 Flusso nell’ugello HM60 del motore Vulcain


Il Vulcain è il motore a liquido criogenico (LOX/LH2 ) del primo stadio del vettore
europeo Ariane 5. La predizione delle prestazioni propulsive di un ugello dipende
dalla scelta del modello termofluidodinamico utilizzato. In particolare, i fenomeni
che possono influenzare il calcolo della prestazione sono:
( le reazioni chimiche, tipicamente connesse alle reazioni di ricombinazione
atomica;
( gli effetti dell’eccitazione vibrazionale

All’ingresso dell’ugello la miscela di gas è caratterizzata da una grande quan-


tità di specie dissociate, prodotte dalle reazioni endotermiche di dissociazione che
avvengono all’interno della camera di combustione. In questi processi energia ter-
mica è assorbita dal fluido per rompere i legami molecolari, ed è cosı̀ sottratta ai
fini propulsivi. Invece durante la fase di espansione avviene una forte diminuizio-
ne della temperatura, che favorisce reazioni di ricombinazione atomica, che hanno
un carattere esotermico. Di conseguenza energia chimica viene rilasciata al flusso,
aumentando l’energia disponibile per fini propulsivi. Questi fenomeni avvengono
in differenti regimi chimici. Nella prima parte del convergente il flusso è vicino
alle condizioni di equilibrio chimico. Un regime di non equilibrio chimico può
essere identificato nella regione della gola. Infine, nel divergente, la grande dimi-
nuizione della temperatura comporta una riduzione dei tassi di reazione, facendo
avvicinare il flusso alla condizione di congelamento della composizione. I confi-
ni di queste tre zone non sono definiti, per cui una formulazione che tratti il non
equilibrio chimico permette una descrizione generale e più accurata del flusso.
Un’altra quota dell’energia disponibile in camera di combustione prima dell’in-
gresso nell’ugello è assorbita dalla miscela e conservata nei livelli vibrazionali
delle molecole. r Durante l’espansione anche questa parte verrà resa di nuovo di-
sponibile al flusso. Questo fenomeno comporta una variazione dei calori specifici
e quindi del della miscela. Nel modello utilizzato si considera l’equilibrio vi-
brazionale, in quanto trascurare i fenomeni di rilassamento vibrazionale risulta
un’ipotesi ragionevole nel trattare gli ugelli propulsivi [29].
Nel seguito si mostrano simulazioni euleriane del flusso nell’HM60 considerando
le ipotesi di:
1. flusso chimicamente inerte ed in equilibrio vibrazionale
2. flusso in non equilibrio chimico ed in equilibrio vibrazionale
e si confrontano gli impulsi specifici con dati della Volvo Aero Corporation (VAC).
Questi sono particolarmente interessanti dal momento che questa industria ha par-
tecipato alla costruzione dell’HM60. In tabella 5.3 sono riportate le condizioni
5.2. FLUSSO NELL’UGELLO HM60 DEL MOTORE VULCAIN 81

Tabella 5.3: Condizioni operative del motore Vulcain


Pressione (MPa) 10
Temperatura (K) 3541.8
tT Ú t n Ú   5.89
Frazioni
Å
di massa
in camera di combustione
Ú
t 0.0068574
Ú
0.0035207
t 0.040368
0.0025463
Å
tÚ 0.8950286
ÚÅ

Å
0.051679
Å

Tabella 5.4: Confronto degli impulsi specifici per il caso congelato


Modello V.A.C. ReVMBF
Isp (s) frozen 430.9 433.6

operative della camera di combustione. La composizione iniziale in camera di


combustione è ricavata tramite l’ipotesi di equilibrio chimico ed utilizzando il
codice Stanjan. Il modello di non equilibrio chimico utilizza il meccanismo di
reazione utilizzato nella simulazione della combustione nel canale 2D piano [12].
î  Æ Å celle.
La griglia utilizzata per il calcolo è una griglia mono-blocco con Å

5.2.1 Composizione congelata


In questa parte si simula il campo di Mach e lo si confronta con una simulazione
numerica condotta da Östlund in [49]. In fig. 5.8 è mostrato il campo di Mach
all’interno dell’ugello. Si può notare l’urto debole di compressione interna tipica
degli ugelli parabolici e causato da una discontinuità nella derivata seconda del
profilo nel punto di unione tra l’arco di circonferenza a valle della gola e la para-
bola del divergente. Il campo fluidodinamico è diviso in due parti da quest’urto:
la zona superiore mostra un’espansione minore di quella inferiore. In fig. 5.9 è
mostrato l’andamento del Mach a parete calcolato con ReVMBF e quello calcola-
to da Östlund (l’origine delle ascisse è posta nella sezione di gola). Si può notare
un ottimo accordo tra i due andamenti.
In tabella 5.4 si riportano i valori dell’impulso specifico calcolato da VAC e da
ReVMBF. La differenza tra i due valori è dello 0.6%.
82 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

1.0 2.5 4.0 5.5 7.0

Mach

Figura 5.8: Campo di Mach all’interno del Vulcain

5
REVMBF
4.5 Ostlund

3.5
Machwall

2.5

1.5

1
0 0.5 1 1.5 2 2.5
x/re

Figura 5.9: Mach a parete, confronto tra la simulazione numerica eseguita con
ReVMBF e la simulazione condotta da Östlund [49]
5.2. FLUSSO NELL’UGELLO HM60 DEL MOTORE VULCAIN 83

Tabella 5.5: Confronto degli impulsi specifici per il caso di non equilibrio chimico
Modello V.A.C. ReVMBF
Isp (s) non-eq. 450.1 453.4

5.2.2 Non equilibrio chimico

In figura 5.10 si riportano gli andamenti delle frazioni di massa delle specie com-
ponenti la miscela lungo l’asse di simmetria. Si può notare come il meccanismo
di reazione faccia in modo che l’effetto finale sia quello di una produzione di
t Ú e di una riduzione delle altre specie. Le reazioni chimiche avvengono prin-
cipalmente
Å
fino alla regione a valle della gola, mentre andando più avanti nel
divergente le concentrazioni delle specie tendono a congelarsi, a causa della di-
minuizione della temperatura. La vicinanza o meno alle condizioni di equilibrio
chimico o al congelamento della composizione possono essere viste anche guar-
dando all’andamento dell’entropia  , fig. 5.11. Il flusso è euleriano ed in equilbrio
vibrazionale, per cui l’unico termine sorgente per l’entropia è costituito dal non
equilibrio chimico. Fino alla gola ( ´5 ) l’entropia ha un valore costante, indi-
å
cando una situazione di equilibrio chimico, subito dopo l’entropia aumenta con
un forte gradiente, indice di una situazione di non equilibrio chimico. Più a val-
le questo gradiente diminuisce, dato che la miscela si avvicina alla condizione di
congelamento, che però non è mai raggiunta nell’ugello, visto che anche all’uscita
il gradiente di entropia è diverso da zero. In fig. 5.12 sono riportati gli andamenti
della temperatura e del numero di Mach sull’asse di simmetria per il caso di mi-
scela congelata ed il caso di non equilibrio chimico. Si può notare come a causa
r
del rilascio di energia chimica la temperatura sia più alta rispetto al caso di mi-
scela congelata. Questo comporta una diminuizione del Mach nel caso di reazioni
chimiche ed una diminuizione del della miscela, fig. 5.11. In tabella 5.5 è ripor-
tato il confronto dell’impulso specifico calcolato con ReVMBF ed il dato fornito
da VAC, la differenza è dello 0.73%. La differenza invece tra l’impulso specifico
nel caso di non equilibrio chimico ed il caso frozen è del 4.57%, indicando quin-
di l’aumento di prestazione dato dall’energia chimica restituita al flusso. Si vede
infine in fig. 5.13 il campo della frazione di massa dell’ t . Come nelle figure
Ú

precedenti si vede come la produzione avvenga principalmente Å


subito a valle della
sezione di gola.
84 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

H2, H, O2, O , OH mass fraction


0.05 0.96

0.95
0.04

H2O mass fraction


0.94
0.03
O2 mass fraction 0.93
O mass fraction
H2 mass fraction
0.02 0.92
H mass fraction
H2O mass fraction
OH mass fraction 0.91
0.01

0.9
0
0.89
-0.5 0 0.5 1 1.5 2
x

Figura 5.10: Andamento delle frazioni di massa sull’asse di simmetria


s non-eq.
60.256 s cong. 1.4
γ non-eq.
60.254 γ cong. 1.38
parete
60.252 1.36

60.25 1.34

60.248 1.32

1.3
60.246
s

1.28
60.244
1.26
60.242
1.24
60.24
1.22
60.238
1.2
60.236
1.18
-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5
x (m)
r

Figura 5.11: Andamento dell’entropia e di sull’asse di simmetria


5.2. FLUSSO NELL’UGELLO HM60 DEL MOTORE VULCAIN 85

Finite rate
Finite rate 6.0
3500.0 Frozen
Frozen
3000.0 5.0

2500.0 4.0

Mach
T (K)

2000.0 3.0

1500.0 2.0

1000.0 1.0

500.0 0.0
-0.5 0 0.5 1 1.5 2
x

Figura 5.12: Andamento di temperatura e numero di Mach sull’asse di simmetria


(confronto non equilibrio chimico/miscela congelata)

1.5

H2O 0.90
y (m)

0.91 0.92 0.93 0.94 0.95 0.96

0.5

0
0 0.5 1 1.5 2
x (m)

Figura 5.13: Campo della frazione di massa dell’ t


Ú

Å
86 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

N2 50%
O2 50 %
Mach = 1.7

N2 80%
O2 20%

Figura 5.14: Schema del canale in cui si mescolano due correnti a composizione
differente

5.3 Strato di mescolamento tra due correnti a diver-


sa composizione
In questa prova si simula l’interazione di due correnti supersoniche parallele a
composizione diversa. Lo scopo è quello di verificare la capacità del solutore di
descrivere la diffusione delle specie nello strato di mescolamento tra le due cor-
renti. La stessa simulazione viene eseguita con il codice allo sviluppo ReVMBF
e il solutore CFD++ della Metacomp Inc. per confronto. In fig. 5.14 è mostrato
uno schema del dominio computazionale, con le condizioni di ingresso.
Condizione iniziale. Corrente a Mach=1.7 di una miscela all’80% di › t ed al
20% di t
Ú

Condizione al contorno. Nel bordo sinistro abbiamo l’ingresso supersonico delle


due correnti: da metà altezza del canale entra una miscela a composizione diversa,
50% › t e 50% t . L’unico gradiente presente è quello di concentrazione, mentre
Ú

Mach, pressione e temperatura delle due correnti sono gli stessi.


Risultati della simulazione. In fig. 5.15 si vede il campo della concentrazione
dell’azoto, ed è ben visibile lo strato di mescolamento che si sviluppa dall’ingres-
so ed evolve spazialmente, aprendosi lungo l’asse delle ascisse. In fig. 5.16 è
mostrato il profilo di concentrazione dell’azoto prelevato dalla sezione di uscita,
calcolato con ReVMBF e CFD++ e si vede un ottimo accordo tra i due profili.

5.4 Film cooling su lastra piana


Introduzione
Uno studio sperimentale è stato condotto da Aupoix et al. all’ONERA per simu-
lare il film cooling in un endoreattore [2]. In fig. 5.17 è mostrato uno schema
dell’apparato sperimentale utilizzato. Questo è costituito da una galleria del vento
supersonica con una configurazione bidimensionale piana, in cui solo una pare-
te è disegnata per far espandere il flusso, mentre l’altra è piana, con un gradino
5.4. FILM COOLING SU LASTRA PIANA 87

yi N2: 0.51 0.56 0.60 0.64 0.69 0.73 0.77

0.00575

0.0055

0.00525

0.005
y

0.00475

0.0045

0.00425

0 0.05 0.1 0.15 0.2


x

Figura 5.15: Campo della frazione di massa dell’azoto


Sezione di uscita

0.006 yi di N2 CFD++
yi di N2 VMBF

0.005
Y

0.004

0.5 0.55 0.6 0.65 0.7 0.75 0.8


yi di N2

Figura 5.16: Frazione di massa dell’azoto lungo la direzione trasversale alla


corrente ( ) nella sezione d’uscita
88 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

per permettere l’iniezione del getto secondario. La piastra di misurazione è col-


locata nella regione a Mach costante. La sezione della camera di prova è alta
154 mm, larga 289 mm e lunga 450 mm. In questa configurazione il flusso prin-
cipale è composto di aria, con un numero di Mach þ Ê Åð­ ï7 , una pressione
totale - ¹ } ÊQº755 mbar e una temperatura totale : ¹ } ʕ Æ Å5 K. La corrisponden-
te pressione statica è -6­Ê  Æ 5 mbar e la temperatura statica è :W­ Ê 
Å K. Il
film criogenico è composto da una miscela di azoto e aria ed è caratterizzato da
þ¿Rê´Å , temperatura totale e statica : ¹ } R²
Å K e :<Rê§ï5 K rispettivamente.
La pressione statica è -0ƒ R  Æ 5 mbar, per cui la pressione del film è adattata a
quella del flusso principale. A queste condizioni di flusso corrisponde un Mach
convettivo þ¿/ uguale a 0.73, di conseguenza gli effetti di comprimibilità sono im-
portanti [51].
Simulazione numerica
La simulazione numerica è stato eseguita su un dominio di calcolo semplificato
ed illustrato in fig. 5.18, insieme alle condizioni al contorno utilizzate: ingresso
supersonico per il film ed il flusso principale, parete euleriana per il bordo supe-
riore, uscita supersonica (nessuna condizione) per il bordo sinistro ed infine parete
adiabatica per il bordo inferiore. Si noti che per semplicità la parete dell’inietto-
re del film è considerata a spessore nullo. In fig. 5.19 è rappresentato il campo
di temperatura totale : ¹ . È evidente nella figura lo strato di mescolamento tra le
due correnti, che si apre sempre più lungo l’ascissa del campo. Per ‘,5#­ Æ m si
å
ha la fusione tra lo strato di mescolamento e lo strato limite del film e la parete
comincia ad essere influenzata dalla temperatura totale del getto principale e la
temperatura adiabatica di parete aumenta (si veda anche la fig. 5.21). I profili di
temperatura totale ottenuti a differenti ascisse lungo la lastra piana dalla presente
simulazione con ReVMBF, dal solutore commerciale CFD++ (Metacomp inc.) e
da Aupoix et al. (dati numerici e sperimentali) sono confrontati in fig. 5.20. Tra
i vari risultati numerici ricavati da Aupoix et al. soltanto il modello di So [63] è
riportato, perchè è quello che mostra il miglior accordo con i dati sperimentali.
Anche i risultati numerici di ReVMBF si accordano bene con quelli sperimentali.
Come si può vedere in fig. 5.20, inizialmente il flusso del film è caratterizzato da
un nucleo inviscido, dato che è supersonico e che lo strato di mescolamento e lo
strato limite di parete del film sono distanti; si distinguono bene i due livelli di
temperatura totale del flusso primario e secondario. La progressiva diminuzione
dell’altezza di questo nucleo, via via che lo strato di mescolamento si sviluppa
spazialmente, è ben visibile in figura.
La qualità della simulazione numerica può essere valutata dalla correttezza della
predizione dell’evoluzione dello strato di mescolamento. Questa proprietà è fon-
damentale perchè il film cooling è efficiente fintanto che la temperatura adiabatica
della parete raffreddata non è influenzata dalla fusione dello strato di mescolamen-
to con lo strato limite. Quando questo avviene si ha il film breaking (fig. 5.19).
5.5. FLUSSO SUPERSONICO SU RAMPA DI
tâ 89

In fig. 5.21 si mostra il confronto tra i profili numerici e quello sperimentale della
temperatura adiabatica di parete. I risultati numerici includono i valori calcola-
ti da Aupoix et al. con differenti modelli di turbolenza: il modello algebrico di
Baldwin, i modelli Çcä n ã di Chien, di Jones e di So, quelli calcolati con ReVMBF,
che impiega il modello di Spalart e Allmaras corretto per tenere in conto gli effetti
della comprimibilità, ed i risultati ottenuti con il solutore commerciale CFD++,
usando un modello Çÿ“ n ã . Si deve notare innanzitutto che il comportamento dei
dati sperimentali è differente da come ci si aspetterebbe, infatti questo non mostra
un andamento costante della temperatura a monte del film breaking. Ciò è do-
vuto ad un non perfetto isolamento termico dell’apparato sperimentale. Tuttavia,
per · 5#­ Æ Å m la temperatura di parete comincia a crescere più rapidamente,
å
indicando quindi il film breaking. I risultati ottenuti con ReVMBF mostrano un
buon accordo con il profilo di So ed il film breaking è ben predetto dal modello di
Spalart e Allmaras utilizzato.

5.5 Flusso supersonico su rampa di å(æ


Ÿ
r

Per validare la tecnica ibrida si prende in esame un flusso euleriano con ª


­Üì e
con un numero di Mach þ ¶ ƒÅ all’interno di un condotto piano dove è presente
una rampa di compressione di
  , seguita da un’espansione sempre di
 , come
mostrato in fig. 5.22. Il flusso è caratterizzato dalla presenza di un urto obliquo,
che si genera ai piedi della rampa e che si riflette sulla parete inferiore con una
riflessione di Mach. A causa di questo tipo di riflessione, in prossimità della pa-
rete inferiore si forma una bolla subsonica. Dallo spigolo inferiore della rampa
si genera un’espansione centrata che interagisce con l’urto riflesso, il quale a sua
volta si riflette sulla parete superiore. Il flusso risulta quindi essere caratterizzato
da compressioni ed espansioni relativamente intense. La semplicità della confi-
gurazione permette il calcolo della soluzione esatta in differenti zone del campo.
In particolare, attraverso le relazioni di salto è possibile conoscere il valore del
numero di Mach þ.` a valle dell’urto obliquo e il valore minimo þ u nella zona
della riflessione di Mach. Inoltre utilizzando le relazioni di Prandtl-Meyer si trova
il valore þ t a valle dell’espansione centrata.
La simulazione è stata condotta con tre diversi livelli di griglia: il primo livello
è caratterizzato da
 á
5  5 celle, il secondo da ÅÅdá
5 ïdì celle ed infine il terzo
Æ
livello da 5á 5 °
55 celle. In fig. 5.23 ed in fig. 5.24 sono riportati i campi del
numero di Mach per il primo ed il terzo livello di griglia. Si distinguono netta-
mente il fan di espansione e l’urto obliquo originato dalla rampa, che si riflette
sulla parete inferiore con un disco di Mach. A valle di questo è possibile osserva-
re una bolla di flusso subsonico. La distorsione che le isolinee presentano vicino
alla parete inferiore è dovuta alla presenza della discontinuità di contatto che si
90 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

Figura 5.17: Schema dell’esperimento sul film cooling [2]


Inviscid wall

Supersonic inflow Supersonic outflow

Splitter plate

Adiabatic wall

Figura 5.18: Schema del dominio di calcolo


5.5. FLUSSO SUPERSONICO SU RAMPA DI
tâ 91

0.15

0.125
T0: 0.3 0.4 0.6 0.8 0.9

0.1

0.075
y

0.05
Film breaking
0.025

0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x

Figura 5.19: Campo di temperatura totale


92 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

x = 0.049 m x= 0.19 m

x= 0.30 m

Figura 5.20: Profili di temperatura totale; ç : sper.; ( : Aupoix et al. (modello di


So); linea blu: ReVMBF; linea rossa: modello ÇUnã con CFD++; x = 0 all’ingresso
del film

genera dal punto triplo della riflessione di Mach. Questa distorsione è appena ac-
cennata nella griglia più rada, mentre il livello più fitto cattura più accuratamente
5.5. FLUSSO SUPERSONICO SU RAMPA DI
tâ 93

Figura 5.21: Evoluzione della temperatura adiabatica di fiamma lungo la parete

la discontinuità di contatto.
Nelle fig. 5.25 e 5.26 è stata evidenziata la parte del campo dove è utilizzata la for-
mulazione conservativa, sempre per il primo ed il terzo livello di griglia. Questa
parte occupa una piccola porzione del dominio di calcolo. Come è lecito aspettar-
si, la griglia più fitta descrive con più dettaglio la struttura dell’urto, in particolare
sono evidenziate di più la riflessione di Mach e la discontinuità di contatto.
Infine nella fig. 5.27 sono riportati gli andamenti del numero di Mach sulla parete
inferiore e superiore per tutti e tre i livelli di griglia. Questi vengono confron-
tati con i valori della soluzione esatta. Sulla parete superiore i tre livelli danno
soluzioni molto simili, tranne nella zona subito a valle del primo urto obliquo,
che migliora però all’aumentare della risoluzione, mentre nella zona dell’espan-
sione le soluzioni sono coincidenti. Tornano a differire nella zona della riflessione
dell’urto obliquo sulla parete superiore, a causa delle differenze nella cattura del
disco di Mach sul bordo inferiore. Per quanto riguarda il confronto con la solu-
zione analitica l’accordo è buono, a meno delle dispersioni provocate dalla cattura
degli urti, dalle singolarità geometriche e dalla costruzione della griglia. La dif-
ferenza maggiore la si ha nel Mach a valle della espansione centrata, che risulta
inferiore a quello analitico.
Per quanto riguarda l’andamento del numero di Mach sulla parete inferiore, si
conosce il livello minimo raggiunto dal numero di Mach, indicato dalla linea 1 ,
94 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

0.8

0.6

0.4

15°
M1 M2
0.2 Min=2

M3<1
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1

Figura 5.22: Rampa di


ma non la posizione di tale minimo. Il valore calcolato differisce dello 0.54% nel
caso della griglia più fitta. L’altezza e la posizione del disco di Mach ottenute in
questa simulazione sono molto simili a quelle ottenute in [50].

5.6 Ugello supersonico sovraespanso


In questa parte viene verificata la formulazione ibrida in una simulazione per de-
scrivere il campo fluidodinamico di un ugello assialsimmetrico supersonico in
condizioni di sovraespansione. L’ugello è caratterizzato da un profilo ideale tron-
cato, con un raggio di gola ÝÛ¤¢5#­Ü5#
m, lunghezza relativa Ø  ÝÛUf
 e rapporto
di espansione ã!ªÅ Æ . In questa simulazione il rapporto tra la pressione in came-
ra di combustione e la pressione ambiente è )+* ª-0/  -61Ì ì ð­Ëï , mentre il PR
ideale (corrispondente alla condizione di adattamento) è uguale a 236. All’esterno
dell’ugello è presente una corrente a Mach uguale a 0.5.
Il dominio computazionale è costituito da 4 blocchi: uno per descrivere l’ugello e
gli altri tre per descrivere il campo esterno, come è possibile vedere in fig. 5.28.
Le griglie presentano un addensamento di punti in corrispondenza delle pareti per
descrivere con accuratezza gli strati limite. È possibile anche vedere un’addensa-
5.6. UGELLO SUPERSONICO SOVRAESPANSO 95

Griglia 100 x 50
0.8

Mach: 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.6 1.7 1.8 1.9
0.6

0.4

0.2

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1

Figura 5.23: Campo del numero di Mach per la rampa di


, griglia
5߁ó 5

Griglia 300 x 100


0.8

Mach: 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.6 1.7 1.8 1.9
0.6

0.4

0.2

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1

Figura 5.24: Campo del numero di Mach per la rampa di


, griglia Æ 550¿
55
96 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

0.8

Zona di applicazione
dei volumi finiti
0.6

Griglia 150 x 50
0.4

0.2

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1

Figura 5.25: Regione in cui si applica lo schema ai volumi finiti per il calcolo
dell’urto, griglia
5߁ó d5

0.8

Zona di applicazione
dei volumi finiti
0.6

Griglia 300 x 100

0.4

0.2

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1

Figura 5.26: Regione in cui si applica lo schema ai volumi finiti per il calcolo
dell’urto, griglia Æ 55߁
85 5
5.6. UGELLO SUPERSONICO SOVRAESPANSO 97

Parete superiore 150 x 50


3.4
Parete inferiore 150 x 50
3.2 Parete superiore 220 x 74
3 Parete inferiore 220 x 74
2.8 Parete superiore 300 x 100
2.6 Parete inferiore 300 x 100
2.4
Soluzione analitica
2.2
2
Mach

1.8
1.6
1.4
1.2
1
0.8
0.6
A
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x

Figura 5.27: Distribuzione del numero di Mach sulla parete inferiore e superiore
98 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

mento lungo la direzione della corrente in prossimità del bordo d’uscita, e questo
al fine di descrivere meglio il processo di separazione incipiente [60]. Per quanto
riguarda le condizioni al contorno, si hanno due ingressi subsonici nei due bordi
sinistri: la camera di combustione e l’ingresso della corrente del campo esterno
all’ugello. Qui vengono assegnate la pressione e la temperatura totale e la direzio-
ne della correte. Per quanto riguarda l’uscita sul bordo destro non viene assegnata
nessuna condizione, sul bordo superiore viene imposta la pressione esterna, si im-
pone che il bordo inferiore sia un’asse di simmetria ed infine le pareti vengono
considerate adiabatiche.
In fig. 5.29 viene mostrato il campo di Mach. È ben visibile la separazione dello
strato limite per  ؅‘œ5#­®

a causa della sovraespansione del flusso nell’ugello.
å
La sovraespansione causa l’urto obliquo di ricompressione, che si origina dal pun-
to di separazione ed è necessario al flusso supersonico per adattarsi alla pressione
ambiente. Il distacco della corrente infatti agisce come una rampa di compressione
e dalla coalescenza delle caratteristiche si forma l’urto obliquo, che si riflette poi
sull’asse di simmetria con un disco di Mach. Dietro a questo si ha la formazione
una bolla di flusso subsonico. A valle degli urti si ha poi, per il getto supersonico,
la nota successione di compressioni ed espansioni, come è anche visibile in fig.
5.30, dove si vede il campo del logaritmo della pressione. Si nota anche in fig.
5.29 lo strato di mescolamento che separa la corrente supersonica dell’ugello da
quella subsonica dell’ambiente esterno. In fig. 5.31 viene mostrato il profilo
dell’ugello ed il rapporto tra la pressione di parete e la pressione in camera di
combustione (la scala delle pressioni è logaritmica). Si nota la forte espansione
a valle delle gola, che si riduce poi di intensità più a valle nel divergente. Nel
punto di separazione si ha un incremento rapido della pressione a parete, causato
dall’urto di ricompressione. Dopo il rapido incremento la pressione raggiunge un
valore di plateau, dopo il quale aumenta di poco fino al valore finale, che è leg-
germente minore del valore ambiente. In fig. 5.32 viene mostrato un particolare
della pressione a parete nella zona di separazione e viene riportato anche il valore
della pressione di separazione predetto dal criterio di Schmucker [60]:
-# ” ¹Í v
§Il
­Ü77 þš9n…
K ö
-61
dove -2 è il valore minimo della pressione che si raggiunge nel flusso attaccato su-
bito prima della separazione ed þ¿ è il Mach isentropico calcolato dalla -9 . Questo
criterio ha origine sperimentale ed in figura è riportata una banda di incertezza di
è

5 %. Si vede come il punto di separazione calcolato sia al limite superiore della
banda di incertezza, indicando perciò che la regione in cui deve separare il flusso è
ragionevolmente predetta. La posizione del punto di separazione è influenzata dal
livello di griglia utilizzato, in particolare è necessario descrivere correttamente lo
strato di mescolamento per determinare il corretto livello di pressione nella zona
5.6. UGELLO SUPERSONICO SOVRAESPANSO 99

0.4

0.3
y (m)

0.2

0.1

0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x (m)

Figura 5.28: Griglia multiblocco

0.4

Mach: 0.2 0.6 1 1.4 1.8 2.2 2.6 3 3.4 3.8


0.3
y (m)

0.2

0.1

0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x (m)

Figura 5.29: Campo del numero di Mach nell’ugello e all’esterno


100 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE

0.4

log p: -2.4 -2.2 -2 -1.8 -1.6 -1.4 -1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2
0.3
y (m)

0.2

0.1

0
0 0.1 0.2 0.3 0.4
x (m)

Figura 5.30: Campo di pressione nell’ugello e all’esterno

10
0 0.1

pw/pc 0.08
parete

0.06
pw/pc

-1
10
y/L

0.04

0.02

-2
10
0
0 0.05 0.1 0.15
x/L

Figura 5.31: Profilo dell’ugello e andamento della pressione a parete


5.6. UGELLO SUPERSONICO SOVRAESPANSO 101

0.03

pw/pc

Criterio di Schmucker con


margine di incertezza: ±10%

0.02
pw/pc

0.01

0
0.08 0.1 0.12 0.14 0.16 0.18
x/L

Figura 5.32: Andamento della pressione a parete e criterio di Schmucker

ricircolante, dal modello di turbolenza e dalla presenza della corrente esterna. Per
cui sono tante le incertezze che possono influenzare la soluzione. In ogni caso
questa prova era rivolta soprattutto a sperimentare la tecnica ibrida in una con-
figurazione assialsimmetrica, turbolenta e con griglia multiblocco, ed i risultati
raggiunti vengono considerati ragionevolmente soddisfacenti.
102 CAPITOLO 5. SIMULAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEL CODICE
Parte II

Ugello dual bell

103
Capitolo 6

Analisi delle configurazioni


geometriche

In questa seconda parte si affronta lo studio numerico delle caratteristiche fluido-


dinamiche dell’ugello dual bell. I principali aspetti che vengono affrontati sono
le configurazioni geometriche, le caratteristiche di transizione tra le due moda-
lità operative, le prestazioni, il rischio di carichi laterali, gli aspetti termici nelle
applicazioni reali e le tecniche di raffreddamento. Per quanto riguarda il primo
aspetto si studia come variano le caratteristiche fluidodinamiche e le prestazioni a
seconda del tipo di geometria scelta per l’estensione. Si disegnano diversi profili e
si analizza come varia il coefficiente di spinta nel vuoto. La scelta del profilo non
è legata solo all’efficienza della geometria, ma anche alle caratteristiche di tran-
sizione che deve assicurare. In particolare si richiede che la transizione sia molto
veloce, per ridurre il tempo in cui potrebbero generarsi carichi laterali. Viene con-
dotta quindi una campagna di simulazioni non stazionarie per valutare quale tipo
di contorno assicuri migliori caratteristiche di transizione. Vengono inoltre ana-
lizzati i parametri che influenzano questi tempi.
Per quanto riguarda la prima modalità operativa viene studiato nel dettaglio l’an-
damento delle pressioni a parete nella regione dello spigolo. A causa della visco-
sità infatti, il comportamento reale è diverso da quello ideale e la regione dello
spigolo è caratterizzata da un valore negativo del gradiente di pressione, come
negli ugelli convenzionali e durante l’OM1 potrebbero sorgere dei carichi laterali
dannosi per la struttura. Si analizzano quindi in dettaglio quali parametri influen-
zano la larghezza di questa regione e come la si possa scalare dai modelli in scala
alle applicazioni reali.
L’ugello dual bell è principalmente pensato per essere applicato al motore princi-
pale di un lanciatore. Si affrontano gli aspetti termici di un’applicazione in scala
reale ed in particolare si studia nel dettaglio la tecnica di raffreddamento del film
cooling, adatta per motori a ciclo aperto a generatore di gas.

105
106 CAPITOLO 6. ANALISI DELLE CONFIGURAZIONI GEOMETRICHE

6.1 Metodo di progettazione dei profili


In questo capitolo si analizzano in dettaglio alcune caratteristiche riguardanti la
progettazione della geometria del dual bell. A questo fine è stato sviluppato un’ap-
propriato strumento per disegnare i profili dei dual bell [45], e tramite questo sono
state ottenute tre differenti tipologie per la seconda campana. Si analizzano gli an-
damenti della pressione a parete caratterizzanti ciascun tipo di profilo disegnato.
La transizione tra le due modalità operative viene qui studiata attraverso una suc-
cessione di simulazioni quasi stazionarie, per vedere quali posizioni di equilibrio
sono permesse all’interno della seconda campana in funzione dell’andamento del
gradiente di pressione a parete. Una volta determinate le caratteristiche di transi-
zione si studiano le prestazioni dei profili nel vuoto e le si confrontano.
Il processo per disegnare il profilo del dual bell può essere diviso in due parti: la
prima riguarda il disegno della base, la seconda il disegno dell’estensione. Per
entrambe è stato sviluppato uno strumento basato sul metodo delle caratteristiche
(MOC) [73].
La base del dual bell può essere disegnata usando il classico approccio per gli
ugelli a campana, e può essere usato un profilo ideale troncato, un profilo otti-
mizzato per dare spinta massima o un profilo parabolico. L’interesse principale di
questa analisi è rivolto alle conseguenze derivanti dal tipo di estensione scelto, per
cui si è disegnato un solo profilo ideale troncato per la base e questo è stato usato
per tutte le configurazioni geometriche studiate. Le caratteristiche di questo pro-
filo sono state selezionate seguendo la geometria del dual bell in scala disegnato
per gas freddo ed usato in [20]. La base di questo ha un rapporto di espansione
™
ãŒèÓY
î , una lunghezzar adimensionale à è ªïð­Üì (le lunghezze sono adimensiona-
lizzate usando il raggio di gola, ÝÛÓ
5 mm), ed ha come gas operativo azoto a
temperatura ambiente ( ª
­Üì ).
Il disegno della seconda campana (o estensione) è legato non solo a vincoli di
prestazione, ma anche alla necessità di garantire una transizione sicura. Come
detto nel capitolo introduttivo, per evitare una separazione stabile nell’estensione,
il gradiente di pressione a parete deve essere non negativo. Di conseguenza la se-
conda campana è disegnata con il calcolo, tramite il metodo delle caratteristiche,
di un profilo con un’andamento di pressione assegnato, e che soddisfa il suddetto
vincolo sul gradiente di pressione. Per quanto riguarda il metodo delle caratteristi-
che è interessante sottolineare che al fine di fornire un profilo con una risoluzione
sufficiente, il MOC necessiterebbe di un numero eccessivamente enorme di punti
sulla linea iniziale (cioè la prima caratteristica dell’espansione centrata). Di con-
seguenza la seguente procedura è stata sviluppata per disegnare l’estensione, una
6.2. DISEGNO E CARATTERISTICHE DELLE ESTENSIONI 107

volta che si siano assegnati ã€è , ãŒ[ , à [™ (rispettivamente il rapporto d’area della base,
dell’estensione e la lunghezza dell’estensione) e il profilo di pressione a parete
(costante, crescente linearmente,...):
1. si assegna un valore di primo tentativo alla pressione a valle del punto 1
(cioè a valle dell’espansione centrata, fig. 6.1), e si genera un profilo con il
metodo MOC.

2. se il profilo non passa per il punto † prefissato, il valore di pressione a valle


del punto 1 assegnato al passo 1) viene cambiato iterativamente, fino a che
la curva non passa per il punto † (con una certa tolleranza fissata).

3. una volta ottenuto il profilo desiderato, se ne calcola numericamente la deri-


vata seconda, che viene ricostruita tramite un’approssimazione polinomiale
ai minimi quadrati. Di conseguenza si ottiene un profilo descritto da una
funzione polinomiale, tramite integrazione.
Questa procedura basata sulla ricostruzione della derivata seconda del profilo ge-
nerato dal metodo MOC è stata introdotta per migliorare l’approccio base, che
consisteva nel ricostruire direttamente il profilo disegnato tramite MOC e che pre-
sentava alcuni svantaggi, che verrano illustrati nel seguito.
Tre differenti tipi di estensione sono state selezionate e disegnate, aventi in comu-
ne un rapposto di espansione ãF[{ Æ 7#­ ï e una lunghezza à [™ ,4#­Üî :
1. Profilo a pressione costante (COP).
Ne vengono considerati due: il primo (COP1) è disegnato con il metodo
base (ricostruzione del profilo), il secondo (COP2) con il nuovo metodo
(ricostruzione della derivata seconda).

2. Profilo a pressione crescente lineramente (LIP).


Si considera un solo profilo, disegnato con il nuovo metodo.

3. Profilo a pressione crescente parabolicamente (PIP).


Anche in questo caso si disegna un solo profilo con il nuovo metodo.

6.2 Disegno e caratteristiche delle estensioni


L’effetto dei differenti profili sulle caratteristiche fluidodinamiche del dual bell
durante la transizione e sulle prestazioni è analizzato tramite simulazioni quasi
stazionarie.
Tutte le analisi numeriche sono state condotte considerando l’azoto come gas ope-
rativo, con temperatura in camera di combustione :U/ Æ 55 K, pressione ambiente
108 CAPITOLO 6. ANALISI DELLE CONFIGURAZIONI GEOMETRICHE

B
A re
rb

rt lb
lt

Figura 6.1: Schema dell’ugello dual bell

-61h¢ ïð­®
8ì kPa e una pressione in camera -0/ variabile per ottenere differenti rap-
porti di pressione )+* ª-6/  -61 , indicanti il grado di sovraespansione. I risultati
sono adimensionalizzati rispetto alla pressione in camera e al raggio di gola.
Tutte le simulazioni riportate nel seguito sono state eseguite con griglie simili, ed
aventi lo stesso numero di celle (14240). Il livello di risoluzione adottato è il risul-
tato di un’analisi dell’influenza della griglia sulla qualità della soluzione, condotta
in [32, 44].

Figura 6.2: Griglia multiblocco per il dual bell


6.2. DISEGNO E CARATTERISTICHE DELLE ESTENSIONI 109

6.2.1 Estensione a pressione costante: COP


Il profilo a pressione costante è ottenuto cercando il valore di pressione a parete
a valle dell’espansione, che fornisce una soluzione passante per i punti 1 e † di
fig. 6.1. Per questo problema esiste una soluzione unica, data in questo caso dal
valore di pressione adimensionale - ™ ,5#­Ü55 Åî , assegnati i rapporti d’area ã€è„ª

e ãŒ[{ Æ 7#­ ï e la lunghezza adimensionale dell’estensione à [™ ,4ð­ î .
Per quanto riguarda le simulazioni, il valore di partenza della pressione in camera
è -6/{¢ì 555 kPa, che insieme al raggio di gola ÝÛ¤f
5 mm ed alle caratteristiche
del gas operativo alla temperatura di Æ 55 K, fornisce un numero di Reynolds in
camera * ;¹ ,7#­Üî„F
5 ö . Questo numero di Reynolds viene calcolato usando come
grandezze di riferimento i valori in camera della velocità del suono, della densità,
della viscosità ed il raggio di gola. Utilizzando l’equazione di stato dei gas perfetti
r
e la definizione di velocità del suono, il numero di Reynolds assume la forma:
Ò
8
; ¹ / -2/HÝ&Û
*  Ò (6.1)
½</ *!/¬:W/
Come detto in precedenza, per il profilo a pressione costante vengono generati due
contorni: il COP1 usando il metodo base, ed il COP2 usando il nuovo metodo.
L’estensione COP1 dovrebbe avere un andamento di pressione a parete costante,
invece questa è caratterizzato da un andamento della pressione oscillante intorno
ad un valor medio. Il livello delle oscillazioni è molto piccolo, ma l’effetto è
quello di creare, anche nel caso viscoso, un cambio di segno per il gradiente di
pressione. In fig. 6.3 sono mostrati i valori delle pressioni a parete ed i loro
gradienti per il COP1 ed il COP2. Si nota che per il COP1 si ha nell’estensione un
tratto a gradiente negativo subito a valle dello spigolo, dove a causa della viscosità
non si ha il salto di pressione come nel caso euleriano ma una regione a gradiente
negativo, poi uno a gradiente positivo ed ancora un tratto a gradiente negativo
nella parte finale.
Il COP2 presenta invece un andamento costante nel caso euleriano, e nel caso
viscoso si ha un valore positivo per tutta l’estensione (fig. 6.3). Il comportamento
della pressione a parete con flusso tutto attaccato (OM2) spiega il comportamento
della transizione ed è mostrato in fig. 6.4, dove si vedono le posizioni del punto di
separazione ™ al variare del ) * . Ogni soluzione stazionaria ha come condizione
å
iniziale quella ad un certo )+* , si cambia poi il valore della pressione in camera,
mantenendo costante il valore della pressione ambiente. Per quanto riguarda il
COP1, ci sono due regioni dove si possono avere soluzioni stabili per il punto di
separazione: subito a valle dello spigolo e nell’ultimo quarto dell’estensione. In
fig. 6.4 si vedono infatti per il COP1 soluzioni nelle due regioni sopra indicate,
mentre nella regione a gradiente positivo non si vedono soluzioni, come deve
essere, dato che è una regione instabile per il punto di separazione. Le presenza
110 CAPITOLO 6. ANALISI DELLE CONFIGURAZIONI GEOMETRICHE

0.05
p/pc COP1
dp/dx COP1 120
0.010 p/pc COP2
dp/dx COP2

d(p/p c) / d(x/l)

PR
p / pc

0 100

0.005

COP1
COP2

80
-0.05
0.10 0.15
x / l 10 x’ s 15

Figura 6.3: Pressioni a parete e gra- Figura 6.4: Posizioni del punto di sepa-
dienti di pressione per i profili COP1 e razione al variare del )+* , calcolati co-
COP2 me una sequenza di quasi stazionari per
i profili COP1 e COP2

nel COP1 di una regione a gradiente negativo nell’ultimo quarto dell’estensione


è svantaggiosa, in quanto è una regione di stabilità per il punto di separazione e
questo può provocare carichi laterali. Questo comportamento è causato dal profilo
disegnato con il metodo base, come visto in fig. 6.3. Da qui è nata l’esigenza di
migliorare il metodo di disegno. Il COP2 non ha regioni a gradiente negativo alla
fine dell’estensione, a differenza del COP1, ma mostra comunque delle soluzioni
stabili alla fine dell’ugello, vicine a quelle del COP1, ma a parità di PR queste
stanno più a valle e ciò mostra come il COP2 sia caratterizzato da una regione
di instabilità più grande. Inoltre l’analisi numerica indica anche che quando il
gradiente assume valori molto vicini allo zero, è ancora possibile trovare soluzione
stabili per il punto di separazione.

6.2.2 Profilo a pressione crescente linearmente: LIP


Per questo tipo di profili può essere ottenuta una famiglia di soluzioni. Infatti in
questo caso ci sono due parametri indipendenti che possono essere definiti: - ™5 e
ó´I_- ™ ní- ™5 K  à [™ , che definiscono la legge di pressione:
Ý

- ™ .- ™5 °
N %I ™ n ™5 K
å å
Quindi ogni profilo della famiglia è identificato assegnando il gradiente costante
 , mentre il valore - ™5 è calcolato al fine di soddisfare i vincoli su ãFè , ãŒ[ e à [™ . In
questo studio si è considerato un singolo profilo LIP, caratterizzato da un gradiente
6.2. DISEGNO E CARATTERISTICHE DELLE ESTENSIONI 111

0.05
p / pc LIP
dp / dx LIP 120
0.010 dp / dx = 0

PR
d(p/p c) / d(x/l)
p / pc

0 100

0.005

80
-0.05
0.1 0.15
10 15
x / l x’ s

Figura 6.5: Pressione a parete e Figura 6.6: Posizioni del punto di sepa-
gradiente di pressione per il profilo LIP razione al variare del )+* , calcolati co-
me una sequenza di quasi stazionari per
il profilo LIP

adimensionale •f5#­Ü555#
î . Il corrispondente comportamento della pressione a
parete e del gradiente, ottenuti da un simulazione turbolenta, è mostrato in fig.
6.5.
La sequenza di simulazioni quasi stazionarie comprende i casi da )+*  75 a
)+* 
Å5 ed è mostrata in fig. 6.6. Innanzitutto si può notare che il )+* di
transizione è più alto rispetto ai COP. Questo si spiega considerando che il valore
della pressione a valle del punto 1 è minore nel caso del LIP rispetto al caso COP.
A causa del valore più alto del gradiente di pressione positivo nell’estensione,
si ha una transizione del punto di separazione più netta (fig. 6.6), e quando la
separazione lascia la regione del punto di inflessione, può ancora trovare soluzioni
stabili alla fine dell’ugello, come nel caso COP, ma in una regione molto più
ristretta nella regione di uscita.

6.2.3 Profilo a pressione crescente parabolicamente: PIP


Per questo tipo di profili si introduce un ulteriore grado di libertà. In questo caso si
è scelta solo la famiglia di parabole caratterizzata da un valore nullo del gradiente
nel punto 1 . Per cui si ha:
t
- ™ O- ™5 |
N VùI ™ n ™5 K
å å
Assegnati ãŒè , ãŒ[ e à [™ , una famiglia di profili può essere disegnata, ognuno dato da
un valore di V , mentre il valore di - ™5 è tale da soddisfare i vincoli geometrici. In
112 CAPITOLO 6. ANALISI DELLE CONFIGURAZIONI GEOMETRICHE

p / pc PIP 0.05
dp / dx PIP
dp / dx = 0 120
0.010

d(p/p c) / d(x/l)

PR
p / pc

0 100

0.005

80
-0.05
0.10 0.15
x / l 10 x’ s 15

Figura 6.7: Pressione a parete e Figura 6.8: Posizioni del punto di sepa-
gradiente di pressione per il profilo PIP razione al variare del )+* , calcolati co-
me una sequenza di quasi stazionari per
il profilo PIP

” w
questo studio si è scelto un’estensione PIP caratterizzata da V• Åð­Üîê#
85 . Gli
andamenti della pressione e del gradiente a parete nel caso viscoso sono mostrati
in fig. 6.7. Il valore finale del gradiente che si raggiunge all’uscita dell’ugello è
circa due volte quello costante del LIP.
La sequenza di quasi stazionari va da )+*  45 a ) * 
Å5 ed è mostrata in
fig. 6.8. La transizione avviene ad un ) * ancora più alto rispetto ai casi COP e
LIP, sempre a causa di un valore inferiore per il minimo di pressione raggiunto a
valle dello spigolo 1 . Per il PIP abbiamo una sola soluzione per il punto di se-
parazione sul bordo di uscita dell’ugello, a differenza delle geometrie precedenti,
che mostravano un’addensamento delle soluzioni.

6.3 Confronto delle differenti estensioni


Le proprietà delle tre differenti geometrie per l’estensione sono confrontate in ter-
mini di caratteristiche di transizione e di prestazione, tramite il calcolo del coeffi-
ciente di spinta nel vuoto "3$ .
In fig. 6.9 sono mostrati i profili COP, LIP e PIP e si può vedere come l’angolo del
punto di inflessione aumenti passando dal COP al PIP, aumentando di conseguen-
za l’intensità dell’espansione. Dato il vincolo di passare per il punto † , maggiore
è l’angolo in 1 , maggiore è la curvatura del profilo. Questo ha delle conseguenze
sull’efficienza dell’ugello.
Da un’analisi comparata delle fig. 6.4, 6.6 e 6.8 si vede come all’aumentare del
6.3. CONFRONTO DELLE DIFFERENTI ESTENSIONI 113

Tabella 6.1: Confronto dei coefficienti di spinta nel vuoto per i tre differenti ugelli
dual bell.

Ugello " $
' " $  "%$ } ˜é wrt COP wrt Base1
% )+*!ÛiZ
Ideale 1.720 100.0% n n n
COP 1.676 97.4% 0.00% +1.88% 102
LIP 1.672 97.2% -0.24% +1.64% 110
PIP 1.670 97.1% -0.36% +1.52% 120
Base
1 1.645 95.6% -1.85% +0.00% n
ê
Indica un ugello fatto solo con la base del dual bell.

valore del gradiente di pressione positivo nell’estensione si riduca notevolmente


la regione nella parte finale dell’ugello in cui si trovano soluzioni per il punto di
separazione. Nel caso dell’estensione PIP questa zona si riduce ad un unico punto
sul bordo di uscita del profilo.
Le simulazioni quasi stazionarie fanno anche vedere come il rapporto di pressio-
ne di transizione )+*LÛiZ dipenda dal valore di pressione a parete raggiunto a valle
dell’espansione generata dallo spigolo. Per questa ragione, l’espansione più forte
che avviene nel LIP e nel PIP rispetto al COP sposta il )+* ÛBÝ verso valori più alti,
come riportato nell’ultima colonna di tabella 6.1.
Per quanto riguarda l’analisi delle prestazioni, il "h$ delle diverse geometrie è
confrontato con il valore ideale, calcolato per ã3 Æ 7ð­Ëï . In tabella 6.1 sono ripor-
tati nella seconda colonna i valori del "3$ per l’ugello ideale, per il COP, il LIP
ed il PIP insieme al "'$ di un ugello uguale alla base comune dei dual bell. Nella
terza colonna sono riportate le efficienze degli ugelli, valutate come rapporti tra il
loro "%$ ed il valore del "%$ dell’ugello ideale. La quarta colonna mostra la ridu-
zione del "%$ del LIP e del PIP rispetto al COP. Infine la quinta colonna mostra gli
incrementi del coefficiente di spinta dovuti alle estensioni, rispetto alla sola base.
I dati riportati mostrano che passando dal COP al PIP l’efficienza si riduce fino
ad un fattore dello 0.36%, che non è trascurabile se confrontata con il guadagno
totale in "%$ rispetto alla singola base del dual bell (+1.52% ë +1.88%). I valori
riportati per i coefficienti di spinta indicherebbero come l’estensione COP sia la
più vantaggiosa. Ma dal punto di vista delle caratteristiche di transizione, l’analisi
precedente ha mostrato però che proprio la geometria COP è la più svantaggiosa,
in quanto mostra a stazionario una serie di soluzioni stabili nell’ultimo quarto del-
l’estensione, indicando perciò il rischio di subire dei carichi laterali più durante
il passaggio tra le due modalità operative. Nel capitolo successivo si calcoleran-
no i tempi di transizione attraverso simulazioni non stazionarie e la valutazione
di questi servirà ad avere ulteriori elementi per indicare qual’è il tipo di profilo
114 CAPITOLO 6. ANALISI DELLE CONFIGURAZIONI GEOMETRICHE

COP1
COP2
LIP
PIP
y / l B

0.05
A

0.00
0.10 0.15
x / l

Figura 6.9: Confronto delle estensioni COP, LIP, PIP

migliore.
Capitolo 7

Calcolo dei tempi di transizione

In questo capitolo si studia la transizione del punto di separazione dallo spigolo


fino alla sezione finale dell’ugello. Per potere calcolare i tempi del passaggio tra
le due modalità operative si sono condotte delle simulazioni non stazionarie, in
cui, variando la pressione in camera di combustione tramite una certa legge tem-
porale, si provoca lo spostamento del punto di separazione lungo l’estensione. In
particolare si sono studiati gli effetti della geometria, quindi del tipo di gradiente
di pressione a parete, e del numero di Reynolds, quindi della scala dell’ugello,
sulla velocità dello punto di separazione durante la transizione.

7.1 Effetto della geometria sulla transizione


Nel selezionare il tipo di profilo per l’estensione dell’ugello dual bell bisogna
tenere in considerazione non solo l’efficienza della geometria ma anche delle ca-
ratteristiche di transizione. La geometria dell’estensione deve garantire una pas-
saggio tra le due modalità operative che sia il più rapido possibile, per evitare i
carichi laterali. Per quanto riguarda appunto il tempo di transizione, le simulazio-
ni non stazionarie mostrano che un’importante riduzione dei tempi si può ottenere
usando estensioni a gradiente di pressione positivo, rispetto al profilo a pressione
costante. È stata condotta una serie di simulazioni in cui si raddoppia la pressio-
ne in camera di combustione in un intervallo di tempo ŠŒ/h
­Ü5 ms, mantenendo
costante la pressione ambiente -01'§
8ì2­ Å4 kPa, ed il )+* aumenta linearmente da
90 a 180. L’intervallo di tempo ŠŽ/ selezionato è molto piccolo, se confrontato ad
esempio con i tempi caratteristici dell’accensione di un endoreattore a propellenti
liquidi, ma indispensabile per tenere i tempi di calcolo ad un livallo accettabile.
Si noti inoltre che la scelta di ridurre la pressione ambiente (e corrispondente-
mente la -9/ ) rispetto alle simulazioni quasi stazionarie è stata fatta per ridurre i
costi computazionali. Infatti, a parità di ) * , un numero di Reynolds inferiore

115
116 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

Tabella 7.1: Confronto dei tempi e dei rapporti di pressione di transizione.

Ugello Š ÛiZ¬} ` Š ÛiZ¬} t


  
Š ÛiZ
COP 0.87 0.73 1.60
LIP 0.93 0.60 1.53
PIP 1.05 0.56 1.61

permette una griglia meno fitta nella regione dello strato limite, e di conseguenza
è permesso un più alto passo temporale. La nuova pressione di partenza in came-
ra di combustione è -9/!
­ËÅd7î MPa, corrispondente ad un numero di Reynolds
in camera * ;8¹  Åð­ ïïÿ<
85 ö . I tempi di transizione illustrati nel seguito sono
adimensionalizzati tramite la durata della variazione di pressione in camera, cioè
Šl/+
­Ü5 ms. L’evoluzione temporale della pressione a parete è illustrata
ü ™ in fig.
7.2, dove i vari andamenti sono separati da una intervallo di tempo Š ª5#­ Æ . Il
punto di separazione è identificato dal rapido aumento della pressione a parete, e
si può vedere come all’inizio questo si muova lentamente, per poi accelerare nella
zona a gradiente costante o positivo, a seconda del tipo di estensione. Nel caso
COP si può anche osservare la decelerazione del punto di separazione verso la
fine dell’ugello.
Il tempo di transizione, indicato con Š ™Z in tabella 7.1, può essere definito come il
tempo trascorso dall’istante in cui il punto di separazione lascia la sua posizione
iniziale, fino all’istante in cui raggiunge la nuova posizione di equilibrio vicino al
bordo di uscita. Risulta interessante dividere questo tempo in due intervalli: nel
primo, Š ™Z¬} ` , il punto di separazione si muove dalla posizione iniziale al punto in
cui c’è il minimo valore di pressione a valle dello spigolo (fig. 7.1), questa regione
viene definita regione di inflessione ed indicata con il parametro àB ; nel secondo,
Š ™Z¬} t , il punto di separazione si muove dalla posizione di minima pressione fino alla
posizione finale. Per cui il primo intervallo indica il tempo trascorso dal punto
di separazione nella regione a gradiente di pressione negativo, in cui il punto di
separazione può trovare soluzioni stabili, a seconda del )+* , come negli ugelli
convenzionali. Questo intervallo Š ™Z¬} ` aumenta passando dal COP al PIP a causa
del più grande angolo di espansione. In ogni caso questo tempo dipende princi-
palmente dalla variazione del )+* , e rappresenta il tempo in cui il dual bell opera
ancora in OM1, col punto di separazione localizzato nella regione di inflessione
( à in fig. 7.1).
Il parametro più importante per caratterizzare la transizione è quindi l’intervallo
Š ™Z¬} t , durante il quale il punto di separazione compie il movimento attraverso tut-
ta la seconda campana. Come riportato in tabella 7.1, più è grande il valore del
7.1. EFFETTO DELLA GEOMETRIA SULLA TRANSIZIONE 117

Minimum
pressure 0.0005
point
Inflection
point
0.01

li

d(p/pc)/d(x/rt)
pw/pc

pw/pc
0.005
d(pw/pc)/d(x/rt)
wall

-0.0005
6 8 10 12 14 16
x/rt

Figura 7.1: Definizione della regione di inflessione

gradiente positivo nell’estensione, più è piccolo l’intervallo Š ™Z¬} t , che mostra una
riduzione del 23% passando dal COP al PIP. Questa è una caratteritica molto im-
portante, in quanto, più è breve la transizione, più sarà breve l’intervallo di tempo
in cui possono manifestarsi i carichi laterali, riducendo cosı̀ il rischio di un cedi-
mento strutturale. È anche interessante notare come il tempo totale Š ™Z non varia
monotonicamente passando dal COP al PIP, a causa degli opposti andamenti di
Š ™Z¬} ` e Š ™Z¬} t .
Il confronto tra i diversi comportamenti dei profili è anche mostrato in fig. 7.3, in
cui si vedono i profili di pressione a parete per le tre geometrie, presi agli stessi
istanti di tempo: Š ™ f
­ Åðk'
­ ðk3
­Ü7 . Per i primi due istanti, il punto di separazio-
ne nel LIP e PIP è indietro rispetto a quello del COP. Nell’ultimo istante si vede
invece l’effetto delle diverse accelerazioni: il LIP mostra un punto di separazione
subito a valle di quello del COP, mentre il PIP sta ancora a monte. Si ricorda che
il tempo di variazione in camera va da Š ™ ƒ5 a Š ™ g
, per cui negli istanti presi in
considerazione, in camera c’è già il valore finale, mentre nell’estensione si sente
in ritardo l’effetto di variazione del ) * .
118 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

0
COP
10
∆t=const

p’10-1
t

10-2

0 5 10 15
x’

LIP
100
∆t=const

10-1
p’

-2
10

0 5 10 15
x’

PIP
100
∆t = const

10-1
p’

-2
10

0 5 10 15
x’

Figura 7.2: Profili di pressione a parete durante la transizione, separati da un


intervallo costante di tempo, per le geometrie COP, LIP e PIP
7.1. EFFETTO DELLA GEOMETRIA SULLA TRANSIZIONE 119

0.03
COP t = 1.2 ms
LIP t = 1.2 ms
PIP t = 1.2 ms
p / pc

0.02

0.01

0
0.05 0.10 0.15
x / l

0.03
COP t = 1.5 ms
LIP t = 1.5 ms
PIP t = 1.5 ms
p / pc

0.02

0.01

0
0.05 0.10 0.15
x / l

0.03
COP t = 1.8 ms
LIP t = 1.8 ms
PIP t = 1.8 ms
p / pc

0.02

0.01

0
0.05 0.10 0.15
x / l

Figura 7.3: Confronto dei profili di pressione a parete ad istenti fissati per le
geometrie COP, LIP e PIP
120 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

Tabella 7.2: Dati relativi all’ugello LIP


dual bell LIP
Caratteristiche geometriche
ãŒè 13.56
ãŒ[ 38.65
à è  Ý&Û 7.4

à [ Ý&Û 9.6
™  ™
I–M8- M Klë#1ŽÙÚÙ 0.00016
r å
Condizioni in camera
:a/ (K) 300
1.4

7.2 Effetto del numero di Reynolds sulla transizione


Una volta analizzati gli effetti che le diverse geometrie per la seconda campana
hanno sulle prestazioni e sui tempi di transizione, si passa ora ad indagare il ruolo
del numero di Reynolds sul tempo di transizione. Tale effetto è studiato tramite
simulazioni quasi stazionarie e non stazionarie su un’unica geometria per la se-
conda campana. I risultati sono di particolare interesse per estendere i valori dei
dati misurati in esperimenti su modelli in scala alle applicazioni in scala reale.

7.2.1 Selezione del profilo LIP


Per queste simulazioni è stato preso in considerazione un unico tipo di geometria
per il dual bell, caratterizzato da una seconda campana con pressione a parete cre-
scente linearmente (ugello LIP). Il LIP è una delle configurazioni analizzate nella
sezione precedente, e si riportano i dati in tabella 7.2, dove ancora ãáè e ãŒ[ indicano
i rapporti d’area di base ed estensione, àDè e à [ sono le lunghezze di base ed esten-
sione, Ý&ÛUô
5 mm è il raggio di gola e I‹M- ™  M ™ Klë#1ŽÙÚÙ indica il valore del gradiente
å
di pressione di progetto dell’estensione. La geometria LIP è stata scelta perchè
non mostra soluzioni stazionarie per il punto di separazione nell’estensione, ha
rapidi tempi di transizione mentre riduce di poco il coefficiente di spinta nel vuoto
rispetto alla configurazione COP (si veda tabella 6.1).

7.2.2 Definizione della regione di transizione


Il comportamento dell’ugello durante la transizione da OM1 a OM2 è simulato
considerando differenti transitori in camera di combustione e differenti numeri di
7.2. EFFETTO DEL NUMERO DI REYNOLDS SULLA TRANSIZIONE 121

Reynolds dell’ugello. Si ricorda che quest’ultimo parametro è calcolato conside-


rando i valori di densità, viscosità e velocità del suono in camera di combustione
ed il raggio di gola. Nella condizione iniziale la posizione del punto di separa-
zione è localizzata quasi alla fine della regione di inflessione. La transizione del
punto di separazione è forzata tramite una piccola e lenta variazione di pressio-
ne in camera di combustione (a parità di pressione ambiente). Si vuole simulare
quindi il comportamento nella regione di instabilità, a differenza di quanto fatto
precedentemente, dove si simulava anche il passaggio nella regione di inflessione.
L’adimensionalizzazione delle variabili è fatta considerando per il tempo di rife-
rimento ŠlZ un valore basato sulla velocità del suono in camera / e sul raggio di
gola: ŠHZùƒÝ&Û  / . Inoltre la pressione iniziale in camera -0/¬} ¹ è usata per valutare il
numero di Reynolds di riferimento dell’ugello. La velocità e l’accelerazione del
punto di separazione sono adimensionalizzate rispettivamente con / e /  ŠHZ .
La tipica evoluzione della pressione a parete durante la transizione è illustrata in
ü
fig. 7.4, dove ogni andamento è separato dagli altri da un Š costante. In fig.
7.5 è mostrata l’evoluzione della separazione del flusso. In particolare si vede
la posizione del punto di separazione  (riportata sulle ascisse), la sua velocità
å
ed accelerazione nel tempo, insieme all’andamento di pressione a parete e al suo
gradiente nel caso di flusso tutto attaccato. In questo modo è possibile analizzare
la dinamica della separazione in relazione al gradiente di pressione nelle parete.
All’inizio il punto di separazione si muove lentamente, mentre sta nella regione di
minimo di pressione; dopo accelera fino a raggiungere un valore quasi costante di
accelerazione e conseguentemente si ha un aumento continuo di velocità. Verso la
fine dell’estensione l’accelerazione diminuisce fino a zero per poi cambiare segno,
indicando una decelerazione. Si possono quindi identificare tre differenti regioni:
una di accelerazione iniziale, una di transizione veloce ed una di decelerazione
verso la fine dell’estensione. In questo studio si è interessati al comportamento
del punto di separazione nella regione di transizione, che si estende per la mag-
gior parte della seconda campana.
Per facilitare il confronto delle transizioni per tutti i numeri di Reynolds conside-
rati si è definita una regione comune di transizione, che si estende da  ÝjÛ<g
5 a
 Ý&Û¤´
, come mostrato in fig. 7.7. Questa necessità deriva dal fatto å
che al va-
å
riare del numero di Reynolds varia anche la larghezza adimensionale della regione
di inflessione à ™ ºà  Ý&Û . Questa infatti dipende dallo spessore adimensionale del-
lo strato limite, che a sua volta dipende dal numero di Reynolds. All’aumentare
di questo, quindi all’aumentare della pressione in camera o del raggio di gola,
lo spessore adimensionale dello strato limite diminuisce e altrettanto fa à ™ . Que-
sto comportamento è illustrato in figura 7.6, dove si vedono gli andamenti della
pressione a parete adimensionale nella regione di inflessione insieme ai gradienti,
nella condizione di flusso tutto attaccato ed al variare del numero di Reynolds.
La figura mostra appunto come la regione di inflessione si riduca all’aumentare
122 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

del Reynolds e si può notare come, anche nel caso con il più alto numero di Rey-
nolds, la sua larghezza sia non trascurabile. L’analisi dei gradienti di pressione
permette di dare una valutazione quantitativa del parametro àB  Ý&Û : questo va 2.15
per * ; 
­Ü5 ð
5 ö a 0.98 per * ; ÃÅð­Üî²
5 . Questi risultati mostrano come la
à

regione di inflessione sia dell’ordine di grandezza del raggio di gola. Se si cal-


cola il numero di Reynolds in camera di combustione di un’applicazione come il
motore Vulcain, montato nel primo stadio di Ariane 5, si vede che questo è circa
uguale a î#­ÜîÓá
5ö . Quindi, anche nel caso di grandi applicazioni il numero di Rey-
nolds rientra nell’intervallo di valori considerato nelle presenti simulazioni, per
cui in un dual bell reale ci si può aspettare una regione di inflessione dell’ordine
di grandezza del raggio di gola. Questo si può spiegare considerando che nelle
applicazioni calde, a parità di prodotto -0/HÝ&Û , il * ; in camera è più piccolo che nel
caso freddo, a causa del più alto valore di :s/ e ½W/ (eq. (6.1)).
Prima di passare all’analisi della transizione, è interessante notare come il compor-
tamento del punto di separazione nella zona di decelerazione alla fine dell’esten-
sione non sia molto chiaro. Infatti la decelerazione non è giustificata dal gradiente
di pressione, che è circa lo stesso lungo tutta l’estensione e questa decelerazione è
stata osservata anche per valori più alti del gradiente di pressione. Probabilmente
il flusso nel bordo di uscita dell’ugello non è governato solo dal gradiente di pres-
sione a parete, ma subisce anche l’influenza della corrente esterna.
Nel seguito si esegue un’analisi comparativa dell’influenza di alcuni parametri sul
comportamento durante la transizione, in particolare sul tempo di transizione ŠŒÛiZ ,
valutato come il tempo necessario al punto di separazione per attraversare la re-
gione di transizione à ÛiZ (fig. 7.7). I parametri considerati sono: i) la velocità di
variazione della pressione in camera; ii) il numero di Reynolds dell’ugello.

7.2.3 Velocità di variazione della pressione in camera


All’aumentare della -9/ il punto di separazione si muove a valle. Ovviamente ci
sarà un ritardo tra l’istante in cui la -9/ comincia a variare e l’istante in cui il punto
di separazione comincia a muoversi. Inoltre, se la forzante per lo spostamento del
punto di separazione è la differenza tra il valore presente di pressione e quello ini-
ziale, allora la velocità di spostamento dipenderà dalla velocità di variazione della
pressione in camera. Questa è un’importante dipendenza, tuttavia è più legata al
funzionamento del motore o alla traiettoria del vettore (cioè alla velocità di varia-
zione della pressione ambiente) piuttosto che alla geometria dell’ugello. Qui si
vuole enfatizzare invece il ruolo della geometria e del corrispondente gradiente di
pressione sulla transizione. In particolare si vuole vedere come il numero di Rey-
nolds influenzi l’andamento di pressione a parete e quindi la dinamica del punto
di separazione. Si è condotta allora l’analisi considerando incrementi di pressione
in camera piccoli e molto lenti, al fine di eliminare la dipendenza dalla velocità di
7.2. EFFETTO DEL NUMERO DI REYNOLDS SULLA TRANSIZIONE 123

100

∆t/tr = 18

-1
10
pw/pc

-2
10

0 5 10 15
x/rt

Figura 7.4: Evoluzione della pressione a parete durante la transizione

pw/pc
0.9 0.05
d(pw/pc)/(x/rt)
xs/rt 0.8
100
vs/vr
as/ar, d(pw/pc)/d(x/rt) x 100

0.7
as/ar
vs/vr, pw/pc x 100

0.6

0.5
t/tr

0
0.4
50

0.3

0.2

0.1

0 0 -0.05
8 10 12 14 16
x/rt

Figura 7.5: Evoluzione della posizione, velocità e accelerazione del punto di


separazione durante la transizione
124 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

Re = 2.55 108
Re = 6.40 107
7
Re = 1.60 10
6
Re = 3.99 10
5
Re = 9.97 10 0.0005
0.01
wall

d(pw/pc)/d(x/rt)
pw/pc

0.005

-0.0005

8 10 12 14 16
x/rt

Figura 7.6: Pressione a parete e gradiente di pressione al variare del numero di


Reynolds

variazione della pressione in camera. In particolare, la variazione è tale per cui il


valore finale di ) * si raggiunge quando il punto di separazione sta ancora nella
regione di inflessione.
Per confermare che i risultati siano indipendenti dalla rampa di pressione in ca-
mera sono stati considerati tre differenti casi. Ognuno di questi casi, in cui si
mantiene costante la pressione ambiente, viene identificato dal tasso di variazione

del rapporto di pressione )+*Yu  M—) *  MaIDŠ  ŠHZ€K , il cui valore viene variato di due
”
ordini di grandezza (da §
5 a ´
). Questo confronto è stato eseguito a parità
di numero di Reynolds ( * ;  Æ ­ ïÄa
5 ö ), con il )+* che varia da 121.5 a 122
ü
( ) *,º5#­ ). La figura 7.8 mostra gli andamenti del punto di separazione, della

sua velocità ed accelerazione al variare del ) * . Si noti che l’origine dei tempi è
posta nell’istante in cui il punto di separazione entra nella regione di transizione.
Gli andamenti sono molto simili, le uniche piccole differenze sono originate da
velocità leggermente differenti all’ingresso della regione di transizione. Di con-
seguenza i tempi di transizione sono molto simili e sono riportati in tabellaü 7.3.

Questi tempi indicano che, nell’intervallo di ) * considerato e per il * ; e ) *
utilizzati, il tempo di transizione è indipendente dalla rampa di pressione in ca-
ü
mera. Se si considerano )+* più grandi, l’evoluzione del punto di separazione
potrebbe essere influenzata dal continuo incremento di pressione in camera. Si
 ” u
consideri ad esempio il caso con )+*§gïð­

85 : si è calcolato che il tempo di
7.2. EFFETTO DEL NUMERO DI REYNOLDS SULLA TRANSIZIONE 125


Tabella 7.3: Tempi di transizione al variare del )+*


555߁ )+* 1.8 7.1 510.0
ŠHÛiZ  ŠHZ 65 66 65

ü
transizione si riduce un poco se )+*ºô
­ e quindi il )+* finale è 123, diventan-
ü
do ŠHÛiZ  ŠHZ%Vî Æ , mentre ulteriori incrementi nel ) * non influenzano più il tempo
di transizione. Per questaü ragione si sono considerate solo rampe di pressione in

camera con piccoli )+* , per escludere qualsiasi effetto del )+* .

7.2.4 Tempo di transizione


Si è visto prima, tramite le simulazioni quasi stazionarie, che la larghezza del-
la regione di inflessione, e di conseguenza la geometria effettiva dell’estensione,
dipendono dal numero di Reynolds dell’ugello. Si vuole quindi vedere adesso
qual’è l’effetto della variazione del * ; sull’evoluzione del flusso separato durante
la transizione tra OM1 e OM2. A questo fine, sono state condotte tre simulazioni,
ognuna caratterizzata
u da un differente numero di Reynolds, ma tutte con lo stesso

)+*ƒºïð­®
h
5 . I numeri di Reynolds utilizzati sono mostrati in tabella 7.4.
La dinamica dei punti di separazione (posizione, velocità ed accelerazione in fun-
zione del tempo) per i vari Reynolds è illustrata in fig. 7.9. Qui si può vedere
come la variazione della geometria, causata dai differenti spessori di strato limite
causi una differenza nel comportamento del punto di separazione. In particolare
si nota come la velocità di  aumenti all’aumentare del * ; . Ad esempio, per w
å
* ; 
­Úì²
5 Œ ,   Ý&Û è uguale a 13 in circa metà tempo che per * ; ´4#­ ï+
5 .
å
Questo diverso comportamento si può spiegare considerando che all’aumentare
del Reynolds, si riduce la regione di inflessione ed aumenta la regione di instabi-
lità. Di conseguenza, poichè il punto di separazione parte sempre da una posizione
nell’intorno del minimo di pressione, all’aumentare del * ; comincia prima ad ac-
celerare e può raggiungere velocità maggiori. Quindi al variare del Reynolds si
modifica la geometria effettiva che governa la dinamica del punto di separazio-
ne. Si osservi che per facilitare il confronto, si è posto uguale a zero l’istante in
cui il punto di separazione entra nella zona di transizione. È interessante notare
che, a parte il caso a più basso numero di Reynolds, l’accelerazione del punto di
separazione sembri una funzione del gradiente di pressione: una valore costante
è raggiunto nella zona a gradiente costante. In tabella 7.4 ed in fig. 7.10 sono
riportati i tempi di transizione al variare del * ; . All’aumentare del numero di
Reynolds per un fattore 14, corrisponde una riduzione del tempo di transizione
126 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

0.0005
ltr
xi xf 300

0.010

d(pw/pc)/d(x/rt)
200
pw/pc

t/tr
pw/pc
d(pw/pc)/d(x/rt)
0.005
xs Re=3.73 106
5 100
xs Re=9.74 10

-0.0005 0
6 8 10 12 14 16
x/rt

Figura 7.7: Regione comune di transizione ( àmÛiZ ) confrontata con l’evoluzione del
punto di separazione per due diversi * ; e con un tipico andamento di pressione a
parete in OM2
-3
xs d(PR)/d(t/tr) = 1.8 10
100 vs/vr 0.8 0.05
as/ar
xs d(PR)/d(t/tr) = 7.1 10-3
vs/vr
as/ar 0.6
xs d(PR)/d(t/tr) = 0.51
vs/vr
as/ar
as/ar
vs/vr

0.4 0
t/rt

0
0.2

0 -0.05
10 11 12 13 14 15
x/rt

Figura 7.8: Confronto delle posizioni del punto di separazione, delle velocità e
delle accelerazioni per differenti valori del transitorio in camera
7.2. EFFETTO DEL NUMERO DI REYNOLDS SULLA TRANSIZIONE 127

Tabella 7.4: Tempi di w transizione al variare del * ;


* ; 4#­Ëïc
5 Æ ­ ïc
5 ö
­ÜìÞ
5 Œ
ŠHÛiZ  ŠHZ 82 66 50

del 40%.
Questo risultato può essere utile quando si tenta di estrapolare i risultati dalle pro-
ve sperimentali ad ugelli a scale differenti. Una scalatura puramente geometrica
dei tempi di transizione tra ugelli aventi la stessa forma, lo stesso gas operativo e
r
temperatura in camera, è possibile solo per ugelli aventi lo stesso numero di Rey-
nolds. Per esempio, nel caso di un ugello in scala con -a/„ô
­ ïdì MPa, Ý&Û<,5#­Ü5#
m,

­Úì , :W/+ Æ 55 K e azoto come gas operativo, si ha * ;  Æ ­ ï²6
5 ö . Come
mostrato in tabella 7.4 il tempo adimensionale di transizione è ŠŽÛiZ  ŠHZÓ,îî . Consi-
derando il valore del tempo di riferimento ŠJZ%ƒ5#­ 5Å7 Æ ms, il tempo di transizione
risulta ŠHÛiZùg
­Ü7 ï ms. Se si considera un ugello della stessa forma geometrica, ma
tre volte più grande (Ý8ۄ´5#­ 5 Æ ), con lo stesso gas operativo e stessa temperatura
in camera, questo avrà lo stesso * ; se la -0/ è tre volte inferiore. Con lo stesso * ;
il tempo di transizione scala esattamente con la lunghezza di riferimento (cioè il
raggio di gola Ý8Û ). Infatti il tempo adimensionale di transizione è lo stesso, mentre
il tempo di riferimeno varia solo perchè è cambiato il raggio di gola. L’ugello con
ÝÛ{´5#­Ü5 Æ m avrà quindi un tempo di transizione ŠŽÛiZ f ð­Üî#
ms. Al contrario, se
la pressione in camera è lasciata uguale, il * ; sarà tre volte più grande, e quin-
di oltre alla variazione del tempo di riferimento ŠJZ , bisogna considerare anche la
variazione del tempo di transizione adimensionale. Un’interpolazione dei dati in
tabella 7.4 fornisce un ŠlÛiZ  ŠHZÓº Æ e di conseguenza il tempo di transizione risulta
più breve ed uguale a 4.5 ms.
128 CAPITOLO 7. CALCOLO DEI TEMPI DI TRANSIZIONE

7
xs/rt Re = 1.39 10
vs/vr
100 as/ar
xs/rt Re = 3.73 106
vs/vr
as/ar 0.8
xs/rt Re = 9.74 10
5 0.02
vs/vr
50 as/ar
0.6

as/ar
vs/vr
0
t/tr

0.4
0

0.2
-0.02
-50

0
9 10 11 12 13 14 15
xs/rt

Figura 7.9: Confronto delle posizioni, velocità e accelerazioni del punto di


separazione durante la transizione al variare del * ;

100

80

60
t tr/t r

40

20

0
0 5E+06 1E+07
Re

Figura 7.10: Tempi di transizione al variare del numero di Reynolds dell’ugello


Capitolo 8

Considerazioni sui carichi laterali


nel dual bell

Nella modalità operativa al livello del mare e a bassa quota (OM1) il flusso è attac-
cato alla base e separato a valle dello spigolo. Nel caso ideale la discontinuità tra
le due campane causa un’espansione centrata e quindi un gradino nell’andamento
della pressione a parete, per cui, durante la modalità con flusso separato, il punto
di separazione è forzato a rimanere nella discontinuità per un certo intervallo della
pressione ambiente (e quindi di quota), evitando cosı̀ l’insorgere di carichi laterali.
Ma nella realtà, a causa della viscosità, il gradino euleriano diventa una regione a
larghezza finita, dove il gradiente di pressione ha valori negativi come negli ugelli
convenzionali e come si è visto nelle sezioni precedenti. In questa zona, definita
come regione di inflessione, il punto di separazione può trovare soluzioni di equi-
librio stabile, ma non simmetriche, a causa delle inevitabili asimmetrie del flusso,
e di conseguenza possono nascere carichi laterali come negli ugelli convenzionali.
Al fine di capire le possibili cause all’origine dei carichi laterali per il dual bell, si
sono analizzati i parametri geometrici e fisici che influenzano la dimensione della
regione di inflessione. In particolare si è cercato di trovare una metodologia per
scalare i risultati dei modelli in scala freddi alle applicazioni reali calde.

8.1 Carichi laterali


La generazione dei carichi laterali negli ugelli convenzionali in condizione di forte
sovraespansione è stata ampiamente studiata in letteratura. A titolo di esempio si
possono citare i lavori di Schmucker [59, 60, 61]. In particolare, in [61] Schmuc-
ker riporta che i carichi laterali sono causati da una distribuzione non simmetrica
e non stazionaria della linea di separazione (fig. 8.1). Le fluttuazioni della zona
di separazione sono causate da oscillazioni della pressione, dovute ad oscillazioni

129
130CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

della pressione in camera di combustione, alla ricircolazione dell’aria dall’am-


biente esterno ed alle reazioni chimiche nello strato limite. In base ai lavori spe-
rimentali di Nave e Coffey [47] sul motore J2-S e su modelli in scala freddi, sono
state tratte anche le seguenti considerazioni:
( il valore e la direzione del carico laterale sono non stazionari;

( l’intensità del carico laterale dipende dall’area della zona di separazione


non simmetrica;
( i carichi laterali sono amplificati da effetti dinamici;

( l’intensità del carico laterale diminuisce all’aumentare in modulo del valore


del gradiente negativo di pressione a parete (in quanto aumenta la stabilità
della separazione);
( valori del gradiente di pressione nulli o negativi portano a carichi laterali
grandi.

In base a queste considerazioni, Schmucker elabora un metodo per calcolare l’in-


tensità del carico laterale aerodinamico, dato da:
=ì A = t®í
¨‹Ù6 ¹ ¹ I_-61Óní-2ëWKNlnmto 
Má1 î (8.1)

dove M 1 î è un elemento della superficie dell’ugello, e  è l’angolo locale del con-


torno. Se la distribuzione di pressione fosse simmetrica non ci sarebbero carichi
laterali. In presenza invece di un’asimmetria, come illustrato in fig. 8.1, si origina
una forza in direzione normale all’asse di simmetria, data dall’integrazione delle
pressioni nell’area di separazione:
= ý F £A ïð = ®t í
¤–Ù9 ¹ Ii-61%ní-2ëWN
K lmto  M 1 î (8.2)
A
ýF -£ ï

dove –[Fp e –[ sono le ascisse degli estremi della linea di separazione. La (8.2)
å å
può essere semplificata scrivendo:

¨‹Ù fI_-61ùn¶-9–[ K„1L–Ù (8.3)


dove 1c–Ù è la proiezione della regione caratterizzata dalla separazione asimmetri-
ca, su un piano perpendicolare alla direzione del carico laterale.
Per predire l’intensità del carico, bisogna conoscere la differenza di pressione a
parete e l’area 1c–Ù . La differenza di pressione può essere predetta tramite un cri-
terio di separazione, mentre per predire l’area della separazione asimmetrica è
8.1. CARICHI LATERALI 131

necessario stabilire un modello per questo fenomeno. In base alle considerazioni


esposte prima, Schmucker ha ricavato che:

ü
¨–Ù6§I_-21%ní-2BK 1c‹Ù6´Ii-61ùní-2DK$4jI ‹ [  n –[FpjK©§I_-21%ní-2BK„4 RFÙ (8.4)
å å
ü
dove -2 è la pressione a parete subito a monte della separazione, RFÙ è la lunghezza
dell’area di separazione asimmetrica e 4 è una misura dell’effettiva ü asimmetria
della separazione in direzione circonferenziale. Per calcolare RFÙ , Schmucker ha
assunto che le fluttuazioni di pressione a parete siano proporzionali alla pressione
a parete nominale:
ü
-2ë -#ë
 ÄRFÙ
" (8.5)
-6/ -6/
ü
Applicando un criterio di separazione, si può esprimere àBÙ R come l’interse-
zione tra le curve rappresentanti la fluttuazione di pressione e la curva del criterio
di separazione, come mostrato in fig. 8.2:
ü -2ë

àÙ RLuÿRFÙ_Ý&Û ñ ñ
 —Ôm¬ó M ñ ¬õ TG®Ôm õ M (8.6)
-6/ ñ é K ¬ò
ñ n
é K
ñ é K ýáÔSZ‹ô M ó
¥ é K ýáÔSZôM
Dopo alcune manipolazioni algebriche, ed usando il criterio di separazione di
Schmucker [60]:
-2 ” ¹Í v
§Il
­ 77 þš9n…
K ö
-21
si può scrivere:
ü -2ë

àÙ R !ÿRFÙ_Ý&Û
-6/
ñ
ñ é K  ò —Ôm¥ó M ñ
ñ
` ’ K ö ” ` M Ô t ö ö G `HÍ tH¹HuHt (8.7)
ñ 3

n K `HÍ à à G ” ` M cG
K ýáÔSZ‹ô M
ñ S
é
S

Il valore del coefficiente di fluttuazione RFÙ va determinato sperimentalmente (per


il motore J2-D Schmucker trovò RFÙ9V5#­Ü5 ). La forma della linea di separazione
asimmetrica si determina tramite un coefficiente á÷ , tale che 43,ÅjÝ8LU÷ . Il valore
di riferimento usato nel modello di Schmucker è á÷ž 5#­ Æ nV5#­Úì [49]. Utiliz-
zando le espressioni sopra riportate possiamo infine scrivere per il carico laterale
aerodinamico:

|
Ý  t 2
-  2
- 1 -2

¨–Ù6,Åp0÷ ÿRFÙ Ý Û
Ý&Û -61 -6/
- 1 y
3n
2
- 1
6
ñ
 —Ôm¬ó M ñ
ñ é K ¬ò
ñ
` ’ K ö ” ` M Ô t ö ö G `HÍ tH¹HuHt (8.8)
ñ é
KýáÔSZ‹ô ñ 3
M
n K `HÍ à à
S
G ” ` M cG
S
ü ” `
Poiché il àDRFÙ è proporzionale a M8-  M
   
(dove l’apice indica i valori adi-
å
mensionalizzati con la pressione in camera 0 - / ed il raggio di gola Ý8Û ), il gradiente
132CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

di pressione a parete è il fattore più importante per il livello del carico laterale.
Quando il gradiente cresce in modulo, il carico laterale diminuisce (si ricorda che

queste espressioni valgono per ugelli convenzionali con M8-  M 5 ).
å
Nel caso degli ugelli dual bell, la pressione a parete ed il suo gradiente hanno
l’andamento illustrato in figura 8.3. In corrispondenza della discontinuità geome-
trica c’è una forte caduta di pressione e dopo, considerando una configurazione
LIP per l’estensione, la pressione a parete incrementa linearmente. L’estensione
quindi è una zona di instabilità per il punto di separazione. Questo comportamento
della pressione dovrebbe teoricamente evitare l’insorgere di carichi laterali. Infat-
ti, nel caso di profilo di pressione euleriano, il punto di separazione può solo stare
nel punto di inflessione, dove M8-  M
 
Û j , e quindi sulla base dell’espressione
å
(8.8) il carico laterale è nullo. In realtà, a causa della viscosità, il gradiente di
pressione ha un valore finito, che varia da valori negativi molto alti fino a zero,
per poi diventare positivo nell’estensione LIP. Quindi, durante l’OM1, il punto di
separazione, invece di essere ancorato esattamente allo spigolo, può muoversi in
una regione a gradiente negativo, come negli ugelli convenzionali. Questa regione
a gradiente negativo è stata chiamata regione di inflessione nelle sezioni preceden-
ti, ed è quella zona del gradiente che va dallo spigolo all’ascissa del minimo di
pressione a parete (fig. 8.3) ed è definita dal parametro adimensionale àB  Ý&Û .
Può essere utile tentare di valutare il tempo che il punto di separazione può pas-
sare nella regione di inflessione durante l’ascesa del lanciatore, al fine di chiarire
meglio perchè la modalità OM1 può essere pericolosa dal punto di vista dei ca-
richi laterali. A questo fine è stato disegnato un dual bell caldo in scala reale
(LIP01), le cui proprietà sono riportate in tabella 8.1. I rapporti d’area della base
e dell’estensione sono stati presi da [24]. r
Il campo fluidodinamico turbolento del LIP01 è stato calcolato con il solutore
ReVMBF, per cui si tiene conto della variazione del con la temperatura. In fig.
8.4 è riportata la pressione a parete e il suo gradiente nella regione di inflessione.
Si nota che questa regione può essere divisa in due zone: la prima va dallo spi-
golo fino al punto 1 , in cui il gradiente di pressione ha una valore uguale al 10%
del valore massimo (preso in modulo e che si ha ovviamemente nello spigolo); la
seconda zona va dal punto 1 al punto di minima pressione (indicato come punto
† ). Nella prima zona il gradiente di pressione ha un valore molto alto in modulo,
e di conseguenza ci si aspetta un livello molto basso di carichi laterali. Invece
nella zona 1´u n † , ci si aspetta un più alto livello di carichi laterali. È quindi
interessante valutare il tempo che il punto di separazione potrebbe spendere nella
seconda zona, durante l’ascesa del lanciatore. Seguendo l’approccio riportato in
[18], l’intervallo di tempo critico è dato dalla fase di salita in cui la pressione di se-
parazione è compresa tra i valori -9ë0} 5 e -#ëa} , che possono essere tradotti in valori
Ý
di pressione ambiente -91T} 5 e -61F} usando il criterio di separazione di Schmucker.
Ý
Considerando un semplice modello isotermo per la parte bassa dell’atmosfera, la
8.1. CARICHI LATERALI 133

ricircolazione

urto di
separazione
linea di
separazione
urto di
separazione

ricircolazione

xsepu xsep xsepo

Figura 8.1: Schema per la linea di separazione non simmetrica in un ugello


convenzionale

0.001
pw/pc
Separation criterion

∆llf
∆pw/pc
pw/pc

xsepu xsep xsepo


1.8 1.9 2 2.1
x

Figura 8.2: Calcolo della lunghezza dell’area della separazione non simmetrica
134CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

Tabella 8.1: Dati geometrici e condizioni operative in camera di combustione del


dual bell in scala reale LIP01
LIP01: dati geometrici
ÝÛ (m) 0.1
àè Ý&Û  16.6
ãŽè 48
à[  ÝÛ 14.3
ãŽ[ 115
à®Û  Ý&Û 30.9¹
 
Æ ­Üî7
M8- M  
0.00003
å
LIP01: camera di combustione
:a/ (K) 3500
r-2/ (MPa) 12
Ú
  (LOx/LH2) 6
1.19 ë 1.30
* ;8¹ } ‹Z ô
5 Œ

durata della fase critica Š 5 ” può esprimersi come:


Ý

ü ü
-21T} 5 ” -61F} 5 ”
Š ”
5
 n g
 n 
-61  Š I -61   K&I  ŒŠ K
Ý Ý
Ý
z z z z z z

Õ ×
*ó:a1F} –Ù ;Êû‹õ ü F
H +
 
-2ëa} 5 -2ëa}
 ø ” ¹Í v n ø Ý
” ¹Í v [

­ 77{þšë0} K  3 M n
‡ù ö
…
­ 77Óþóëa} K ú M n
ˆù ö
… -61F} –Ùõ I  K
(8.9)

dove :a1T} ‹Ù e -61F} –Ù indicano, rispettivamente, la temperatura e la pressione al


—
[
livello del mare e I  K Š la velocità verticale del lanciatore. Nel dual
z 5 z
bell considerato in fig. 8.4 -6ëa} 
Æ î Æ ï Pa, che corrisponde ad una pressione
ambiente uguale -91F} 5 ƒì 4î#
Å Pa e ad un’altitudine  5 , dî Æ Å m, mentre -2ëa} 5 
7 Å45 Pa, -61F}  Æ
8ì—ï
Pa e  ƒ77dì Æ m. In questo intervallo di quote, una tipica
componente verticale media di velocità è I  K+ Æ
ïð­ m/s. Con questi dati si
Ý Ý [

ottiene Š 5 ” 

­ Æ s. Questo è un intervallo di tempo abbastanza grande, per
Ý
cui è necessario essere capaci di predire quali intensità potrebbero avere i carichi
laterali in questa fase della traiettoria.
8.1. CARICHI LATERALI 135

Minimum
pressure
0.0005
point
Inflection
point
0.01
li

d(p/pc)/d(x/rt)
pw/pc

0
Inviscid expansion
0.005 pw/pc
d(pw/pc)/d(x/rt)
wall

-0.0005
6 8 10 12 14 16
x/rt

Figura 8.3: Andamento della pressione a parete e suo gradiente per un dual bell
LIP

0.003 pw/pc
dp/dx
0.001

0.002
dp’/dx’
pw/pc

0.001
A
B -0.001

16 17 18 19 20 21 22
x/rt

Figura 8.4: Pressione a parete e suo gradiente per un dual bell caldo in scale reale
136CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

8.2 Regione di inflessione


Le considerazioni esposte nella sezione precedente sui carichi laterali nel dual
bell, indicano che la fase OM1 potrebbe essere critica a causa dell’esistenza della
regione di inflessione. Per questo motivo nel seguito si studiano i parametri geo-
metrici e fisici che influenzano la dimensione della regione di inflessione e quindi
l’andamento della pressione a parete. Si è già visto nelle sezioni precedenti che
la regione di inflessione dipende dallo spessore dello strato limite alla fine della
prima base (e quindi dal numero di Reynolds dell’ugello). Più in generale è facile
riconoscere anche una dipendenza dall’espansione di Prandtl-Meyer allo spigolo
e dal tipo e dall’intensità del gradiente di pressione nell’estensione. In particola-
re, lo spessore di strato limite  I K per i flussi turbolenti su lastra piana [58] ha
å
l’espressione:
| ” ¹ Ít
 I K©ƒ5#­ Æ ï ú
y å (8.10)
å å ½ b
Assumendo spessore nullo in gola (ipotesi tipicamente usata nel trattare ugelli su-
personici), si può scrivere che lo strato limite all’inizio della regione di inflessione,
corrispondente all’uscita dalla base, ha spessore:
 è | ” ¹ Ít
àè ú¤èlà è è
,5ð­ Æ ï y (8.11)
Ý&Û ÝÛ ½<è b
dove il pedice 4 indica valori calcolati a parete nello spigolo. Il numero di Rey-
nolds locale, indicato tra parentesi nell’espressione (8.11), può essere espresso in
funzione di un numero di Reynolds di riferimento, basato sul raggio di gola e sui
valori della densità, temperatura e velocità del suono in camera di combustione.
Usando poi l’equazione di stato dei gas perfetti e la definizione di velocità del
r
suono, il numero di Reynolds di riferimento diventa:
Ò
8
; ¹ /HÝ&Û / -6/¬Ý&Û /
* }Z ô   Ò (8.12)
½©IB:ab /lK *L/S:a/ ½©IB:a/JK
ed usando la (8.12) il numero di Reynolds
r locale si esprime come:

Ò
dý ú¤ý-2ý ý
* ; ýc Ò å å þšý V* 8; ¹ } Z ô å ¢ ¾ ISþšý k proprietà del gas K
b ½©ID:aýjK*!ý8:0ý ½©IB:0ýjK &Ý Û
(8.13)
r funzione ¾ è indipendente dalla scala dell’ugello e dà la distribuzione del nu-
La
mero di Reynolds in funzione del numero di Mach locale e delle proprietà del gas
( , ½ e loro variazione nell’ugello). È importante sottolineare che ¾ è principal-
mente una funzione del þý , e, assegnate le proprietà del gas, approsimativamente
8.2. REGIONE DI INFLESSIONE 137

r
raddoppia per þý che varia da 1 a 4, ed il suo tasso di crescita aumenta all’aumen-
tare del þšý . La dipendenza di ¾ dalle proprietà del gas è più debole, specialmente
a bassi þšý : ¾ incrementa di circa un fattore
­ Å'n¿
­ Æ quando decresce da 1.4 a
1.2. Considerando questa piccola variazione e la difficoltà a scalare la dipendenza
dalle proprietà del gas, questa dipendenza si trascura nel seguito. Per cui si può
scrivere per lo spessore dello strato limite nello spigolo:

 è à è ” ¹ Ít
,5#­ Æ ï I–* ; èHK 
ÝÛ &Ý Û ¹ Ít
¹
| Íà Ò r

à è ½ „ B
I a
: J
/ K !
* / ¬ W
: /
 5ð­ Æ ï y ¯ Ò ± ¾ôISþšèFk proprietà del gas K‰
ÝÛ - /¬Ý&Û
6 / ¹ Ít
| ¹ Íà Ò r
àè ½„IB:a/JK *L/¬:W/
 y ¯ Ò ± ¾ôISþšèJK (8.14)
ÝÛ -6/HÝ&Û /

dove nell’ultimo termine ¾ indica una funzione di þ è . È necessario notare che


l’espressione (8.10) utilizzata per descrivere lo spessore di strato limite non tiene
in conto degli effetti di comprimibilità. Questi effetti dovrebbero essere rilevan-
ti per Mach esterni maggiori di 5 ([5, 51]), mentre in prossimità dello spigolo il
Mach esterno allo strato limite è inferiore a 5. Inoltre in questa parte si è più inte-
ressati alla ricerca di una dipendenza funzionale che di una relazione quantitativa,
ed l’espressione (8.10) è stata manipolata in modo tale da far apparire il numero
di Mach, per tenerne comunque conto.
La dimensione della regione di inflessione dipende anche dall’espansione di Prandtl-
Meyer allo spigolo. In particolare, seguendo la teoria per i flussi stazionari su-
personici di gas perfetti, attraverso il l’espansione centrata vale l’equazione di
’
r
compatibilità lungo la linea caratteristica " , e quindi l’espansione centrata e le
condizioni di flusso a valle possono essere espresse in funzione del numero di Ma-
ch a monte dell’espansione, dell’angolo della parete allo spigolo e del del gas.
Infine bisogna considerare che le onde di compressione generate dall’estensione
interagiscono con l’espansione centrata. L’effetto di quest’interazione è quello di
spostare la posizione del punto dove si raggiunge il minimo di pressione. L’inten-
sità di queste onde di compressione dipende dal valore di progetto del gradiente
di pressione dell’estensione, che è perciò un altro parametro che influenza la lar-
ghezza della regione di inflessione.
Riassumendo, la lunghezza adimensionale della regione di inflessione dipende dai
seguenti parametri (si veda anche la fig. 8.5(a)):

1.  è  ÝÛ : spessore adimensionale dello strato limite alla fine della base;

2. þè : numero di Mach euleriano di parete alla fine della base;


138CAPITOLO
r 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

3. : rapporto dei calori specifici;

4.  : angolo dello spigolo, relativo all’angolo di uscita della base;

5. 8M -  M  MaIi-2ë  -6/JK  M0I  Ý&ÛBK : valore adimensionale del gradiente di pres-


 

å
sione nell’estensione.
å

Per cui si può scrivere: r


 è  |
à  M8-
“¾ y k0þèFk k9Ók  (8.15)
Ý&Û Ý&Û M
å
Considerando l’equazioni (8.14) si può riscriverer àD  Ý Û come:
 |
à à è 8
; ¹ M8-
 ¾ y
! k9* } ‹Z ôŒk0þèFk k9Ók  (8.16)
Ý&Û Ý&Û M
å
Nel seguito si analizzano gli effetti dei parametri geometrici sulla lunghezza
della regione di inflessione. Inoltre si faranno considerazioni sulla legge di scala
per riprodurre la stessa lunghezza adimensionale della regione di inflessione in
un’applicazione reale calda, in un modello in scala caldo ed in un modello in
scala freddo.

8.3 Effetto dei parametri geometrici


Tutti i dual bell considerati nel seguito hanno in comune un’estensione di tipo
LIP. Questo significa che bisogna stabilire due parametri geometrici per definire
univocamente una seconda campana LIP. In particolare, una volta fissati l’angolo

 
dello spigolo  ed il gradiente di pressione dell’estensione M8- M , la lunghezza
å
dell’estensione àm[  Ý&Û è univocamente determinata. La geometria di riferimento è il
dual bell caldo in scala reale LIP01, le cui caratteristiche sono riportate in tabella
8.1. Il fluido operativo è costituito da una miscela di acqua e idrogeno, le cui con-
centrazioni derivano r dall’avere considerato la combustione completa di idrogeno
e ossigeno con rapporto  gôî#­ 5 . Il flusso nell’ugello è considerato in equili-
Ú

brio vibrazionale (il della miscela varia a causa della variazione di temperatura
nell’ugello) e chimicamente congelato.

8.3.1 Influenza dell’angolo dello spigolo ý

Tre dual bell sono stati disegnati partendo dal LIP01 e cambiando l’angolo  ,
mantenendo invariati il gradiente di pressione a parete M8-  M
 
e la lunghezza
å
della base àmè  Ý&Û . La lunghezza totale à  ÝÛ diventa più piccola all’aumentare di  .

Poichè il parametro àmè  Ý&Û è lo stesso in tutti i casi, lo spessore di strato limite alla
8.3. EFFETTO DEI PARAMETRI GEOMETRICI 139

Tabella 8.2: Dati geometrici per il dual bell in scala reale per differenti valori
dell’angolo dello spigolo  .
M8-  M à  &Ý Û -6è  -2Ê¥ ¶ ®à   Ý&Û
   
run 
å
LIP0a 12.65 0.00003 35.0 3.08 3.69
LIP01 13.68 0.00003 30.9 3.39 3.78
LIP0b 17.62 0.00003 26.5 4.84 4.13
LIP0c 23.07 0.00003 24.0 7.52 4.26

Tabella 8.3: Dati geometrici per il dual bell in scala reale per differenti valori del
gradiente di pressione a parete.  
M8-  M à  Ý&Û -6è  -2Ê¥ ¶ à®  Ý&Û
 
run 
å
LIP01 13.68 0.00003 30.9 3.39 3.78
LIP02 17.76 0.00007 30.9 4.06 2.65
LIP03 23.25 0.00011 30.9 5.08 1.65

fine della base è lo stesso, e tenendo costante anche M-  M ,  è l’unico parametro
 

å
lasciato libero nell’equazione (8.16). L’effetto del cambiamento di  è descritto
in fig. 8.5(b), dove sono riportati gli andamenti della pressione a parete insieme
ai loro gradienti. Si noti che i profili sono stati traslati in modo che l’origine
dell’ascissa cada in corrispondenza dello spigolo.
All’aumentare di  il flusso espande di più e come conseguenza il valore del
minimo di pressione -6Ê¥ ¶ a valle dell’espansione decresce e la sua posizione si
sposta a valle, allargando di conseguenza la lunghezza della regione di inflessione.
In tabella 8.2 sono riportati i nomi delle simulazioni, gli angoli  , i gradienti di
pressione, il rapporto tra la pressione a parete alla fine della base e la pressione a
parete a valle dell’espansione (-9è  -2Ê¥ ¶ ) e la lunghezza della regione di inflessione
à®  Ý&Û . Si può notare che incrementando  di un fattore 1.8, àD  Ý&Û aumenta di circa
il 15%, quindi indicando una bassa sensibilità di àD  Ý&Û all’angolo dello spigolo.

8.3.2 Influenza del gradiente di pressione a parete


L’effetto del gradiente di pressione è analizzato nell’ipotesi di lunghezza dell’e-
stensione fissata. Vengono quindi disegnati tre ugelli con diverso gradiente di
pressione e angolo  . Il primo è ancora il LIP01, gli altri sono caratterizzati da
valori più alti del gradiente di pressione e conseguentemente da valori più alti di
 , come mostrato in tabella 8.3. Dalla  figura 8.5(c) si può vedere come l’effetto di
aumentare il gradiente di pressione M8- M sia quello di ridurre à   ÝÛ , e che questo
 

å
140CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

Tabella 8.4: Dati geometrici per il dual bell in scala reale per differenti valori della
lunghezza relativa della base àDè  Ý&Û .
à è  Ý&Û M-  M à  Ý&Û -6è  -2ʤ ¶ à  Ý&Û
   
run 
å
LIP01 16.60 13.68 0.00003 30.9 3.39 3.78
LIP04 14.38 10.99 0.00003 28.7 2.67 3.09
LIP05 12.17 7.60 0.00003 26.4 1.95 2.24

effetto prevale rispetto a quello opposto dato dall’incremento di  . C’è quindi


un’alta sensibilità del parametro àm  Ý&Û verso il gradiente di pressione. Comunque
bisogna ricordare l’aspetto della prestazione: più è alto il gradiente di pressione,
peggiori sono le prestazioni in termini di "3$ .

8.3.3 Influenza della lunghezza della base


La lunghezza relativa della base àmè  Ý&Û influenza direttamente lo spessore di strato
limite all’inizio della regione di inflessione, come mostrato dall’equazione (8.11).
Due ulteriori ugelli sono stati disegnati rispetto al LIP01 con un valore più pic-
colo di à è  Ý&Û (tabella 8.4). Il gradiente di pressione e la lunghezza dell’estensione
( à [  Ý&Û ) sono tenuti costanti, mentre la lunghezza totale dell’ugello e l’angolo 
decrescono al decrescere di àmè  Ý&Û . I risultati sono riportati in tabella 8.4 e in fig.
8.5: diminuendo il parametro àDè  ÝÛ diminuisce la lunghezza adimensionale della
regione di inflessione. La ragione principale è che diminuendo la lunghezza rela-
tiva della base, diminuisce lo spessore adimensionale dello strato limite e quindi
la lunghezza à   Ý&Û diminuisce (come mostrato dall’equazione (8.14)). Anche la
riduzione di  rende la regione di inflessione più corta, ma si è visto che questo
effetto ha un’importanza minore.

8.4 Effetto del numero di Reynolds


L’effetto del numero di Reynolds è già stato analizzato precedentemente: questo
parametro agisce direttamente sullo spessore di strato limite (eq. (8.11)): all’au-
mentare del Reynolds lo spessore adimensionale di strato limite diminuisce e di-
minuisce la lunghezza della regione di inflessione.
Nel processo di sviluppo di nuovi motori si prevedono prove sperimentali caldi su
modelli in scala [17], con condizioni in camera rappresentative di situazioni reali,
al fine di poter avere un’estrapolazione affidabile dei dati alle scale reali. Infatti,
quando il gas e le condizioni in camera sono le stesse, si può applicare una sca-
latura puramente geometrica. Le variabili euleriane, come il numero di Mach, la
8.4. EFFETTO DEL NUMERO DI REYNOLDS 141

0.1 0.005 0.0005

α = 12.7°
α = 13.7°
0.08
0.004 α = 17.6°
α = 23.1°
0.06

boundary
α
0.003
layer

dp’/dx’
0.04

pw/pc
y/rt

0
δb
0.02 0.002

rt lb le
0
0.001
lt
-0.02

-0.0005
-0.05 0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0 5 10 15
x/rt x/rt-lb/rt

(a) Parametri geometrici dell’ugello dual (b) Pressione a parete e gradiente di pres-
bell. sione nella regione di inflessione al variare
dell’angolo dello spigolo.

0.005 0.0005 0.005 0.0005


dp’/dx’ = 0.00003 lb/rt = 12.17
dp’/dx’ = 0.00007 lb/rt = 14.38
dp’/dx’ = 0.00011 lb/rt = 16.6
0.004 0.004

0.003 0.003
dp’/dx’

dp’/dx’
pw/pc

pw/pc

0 0

0.002 0.002

0.001 0.001

-0.0005 -0.0005
0 5 10 15 0 5 10 15
x/rt-lb/rt x/rt-lb/rt

(c) Pressione a parete e gradiente di pres- (d) Pressione a parete e gradiente di pres-
sione nella regione di inflessione al variare sione nella regione di inflessione al variare
del gradiente di pressione del LIP. della lunghezza della base.

Figura 8.5: Effetto dei parametri geometrici sull’andamento della pressione a


parete e sulla regione di inflessione.

distribuzione della pressione e della temperatura dell’ugello in scala sono le stes-


se di quello reale. Invece, i parametri contenenti la lunghezza, come il numero di
Reynolds e lo spessore di strato limite, si riducono proporzionalmente al fattore
di scala geometrico. Come visto nell’equazione (8.14) il raggio di gola ÝjÛ appare
142CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

nel numero di Reynolds, che a sua volta appare nello spessore di strato limite, e
questo influenza la lunghezza della regione di inflessione. Per cui, al fine di avere
le stessa regione di inflessione adimensionale in un’applicazione in scala, la pres-
sione in camera di combustione deve essere variata in maniera inversa rispetto alla
variazione di Ý&Û , al fine di avere lo stesso numero di Reynolds nell’ugello in scala
ed in quello reale. Ad esempio, per simulare il comportamento del LIP01, carat-
terizzato da un flusso caldo, con -0/„ô
Å MPa e Ý&ÛsV5#­
m, un ugello in scala con
gas caldo e Ý&Û¥º5#­Ü5 m richiede una pressione in camera -0/©¢Ådì MPa. Sebbene
in questo modo si ottenga una scalatura corretta, bisogna considerare che il livel-
lo di r pressione in camera è molto alto, e va ricordato che la pressione in camera
influenza il grado di avanzamento delle reazioni chimiche, quindi la composione
ed il della miscela.

8.5 Scalatura caldo-freddo


Il punto di partenza in questo caso è un dual bell caldo in scala reale, già analizza-
to prima (LIP05, tabella 8.4), i cui dati principali sono riportati in tabella 8.5 per
comodità. Seguendo la dipendenza funzionale sviluppata nell’equazione (8.14),
l’ugello freddo in scala è disegnato in maniera tale da avere lo stesso valore per i
parametri che influenzano la lunghezza della regione di inflessione del LIP05. La
pressione in camera -9/ e la lunghezza relativar della base àDè  Ý&Û sono scelti al fine di
   r
riprodurre è Ý&Û . In particolare à è Ý&Û ha lo stesso valore, -9/ è scelta in modo tale
da compensare i differenti valori di Ý8Û , e :a/ . Considerando un modello in scala
con Ý&Û¥º5#­Ü5#
m e :W/„ Æ 55 K, con azoto come gas operativo ( §
­Üì ), il valore
richiesto per la -6/ per avere lo stesso Reynolds di riferimento in camera ( * ;j ¹ } ‹Z ô ) è
di 4.9 MPa. Le due estensioni LIP hanno lo stesso gradiente di pressione M8-  M ,
å
ma non è stato possibile avere la stessa lunghezza totale. Per cui è stato disegna-
to un ugello con un’estensione più corta, ma gli angoli dello spigolo sono molto
simili. I rapporti d’area della base e dell’estensione sono selezionati in modo tale
da ottenere gli stessi numeri di Mach monodimensionali nelle sezioni r di uscita
della base e dell’estensione che ci sono nel dual bell reale. I rapporti d’area del
modello freddo risultano più piccoli a causa del più alto valore del . La scelta
dello stesso valore per àmè  Ý&Û aiuta ad avere nel modello in scala una distribuzione
di Mach a parete (euleriana) molto simile a quella del LIP05 (fig. 8.6(a)). Si può
vedere come le distribuzionir del numero di Mach a parete siano molto simili, ed in
particolare i valori per þ¿è hanno una differenza percentuale dell’1.17%. Comun-
que, la differenza nei rende impossibile riprodurre il numero di Reynolds locale
e la distribuzione di pressione a parete. Di conseguenza il rapporto di pressione
-6è  -2Ê¥ ¶ è uguale a 1.95 per il caso caldo e 2.24 nel caso freddo (una differenza del
14.9%). Stabilito il criterio per selezionare la geometria e le condizioni operative
8.5. SCALATURA CALDO-FREDDO 143

Tabella 8.5: Dati geometrici e condizioni in camera di combustione per il dual


bell caldo in scala reale (LIP05) e per il dual bell freddo in scala (LIP06)
LIP 05: geometric data LIP 06: geometric data
Ý&Û (m) 0.1 Ý&Û (m) 0.01
à è Ý&Û  12.17 à è Ý&Û  12.17
ãŒè 48 ãŒè 14.8
àÛ Ý&Û 26.47 
àÛ Ý&Û 23
ãŒ[ 115¹ ãŒ[ 24.8¹
  ïð­Üî   ï­ËÅ
M- M  
0.00003 M- M  
0.00003
Combustion chamber
å Combustion chamber
å
r:W/ (K) 3500 r:W/ (K) 300
-6/ ( MPa) 12 -6/ (MPa) 4.9
1.19 ë 1.30 (Nitrogen) 1.4
*Ú ;8¹ } Z ô
5 Œ * ;8¹ } Z ô
85 Œ
  (LOx/LH2) 6

al fine di riprodurre i parametri di interesse, si conducono simulazioni stazionarie


turbolente per calcolare i campi fluidodinamici e le regioni di inflessione. In fig.
8.7 vediamo i campi del numero di Mach per il dual bell freddo in scala ed il dual
bell caldo in scala reale. Il modello in scala è lungo circa 23 cm, mentre il modello
in scala reale è lungo circa 2.64 m. Confrontando i campi si vede che, almeno fino
allo spigolo, la distribuzione del numero di Mach è abbastanza simile. Per quanto
riguarda gli andamenti delle pressioni a parete, le soluzioni mostrate in fig. 8.6(b)
mostrano che le lunghezze adimensionali delle regioni di inflessione sono mol-
to simili: I–à  Ý&ۖKŽR€ZH‹[ é„é  Åð­ Æ
e I‹à  Ý&ۋKJ/B1JÇÙ é  Åð­ËÅjì , risultanti in una differenza
ü
percentuale à  ÝÛÞ Åð­Ü4 %. Questo è un importante risultato, che conferma la
correttezza dell’espressione funzionale (8.16) per scalare la regione di inflessio-
ne da un dual bell caldo in scala reale ad un modello in scala freddo ed operato
con un gas differente. In letteratura è possibile trovare studi in cui si misurano i
carichi laterali in modelli di dual bell in scala e freddi, sia attraverso simulazioni
numeriche [52] che attraverso prove sperimentali in galleria del vento [21]. Le in-
dicazioni esposte sopra possono tornare utili nel tentativo di estrapolare i risultati
sui carichi laterali delle prove alle applicazioni reali.
144CAPITOLO 8. CONSIDERAZIONI SUI CARICHI LATERALI NEL DUAL BELL

sub-cold
0.008 0.0008
0 full-hot 5
10
sub-cold
full-hot
4 0.0004
0.006
-1
10
3

dp’/dx’
pw/pc
pw/pc

Mw
0.004
2
Wall contour
10-2
-0.0004
1
0.002

-3
10 0 -0.0008
0 5 10 15 20 25 10 15 20 25
x/rt x/rt

(a) Distribuzione del numero di Mach e (b) Pressioni a parete e loro gradienti per il
della pressione a parete per il dual bell dual bell freddo in scala e il dual bell caldo
freddo in scala e il dual bell caldo in scala in scala reale (simulazioni turbolente).
reale (simulazioni euleriane).

Figura 8.6: Riproduzione della regione di inflessione da un’applicazione reale


calda ad un modello in scala freddo.

Dual bell: modello freddo in scala

0.1

Mach: 0.5 1.1 1.7 2.2 2.8 3.4 4.0 4.6 5.1 5.7
0.08

0.06
y

0.04

0.02

0
0 0.05 0.1 0.15 0.2
x

Dual bell: modello caldo in scala reale

1.2
Mach: 0.5 1.1 1.7 2.2 2.8 3.4 4.0 4.6 5.1 5.7
1

0.8
y

0.6

0.4

0.2

0
0 0.5 1 1.5 2 2.5
x

Figura 8.7: Campi di Mach per il dual bell in scala freddo (sopra) ed il dual bell
caldo in scala reale
Capitolo 9

Sistemi di raffreddamento nel dual


bell

In questa sezione si affrontano gli aspetti termici delle applicazioni reali del dual
bell. L’applicazione di riferimento è sempre quella relativa ad un endoreattore a
propellenti liquidi criogenici per il primo stadio di un lanciatore. Si sono eseguite
simulazioni turbolente quasi stazionarie per calcolare le temperature ed i flussi
di calore a parete sotto le ipotesi di parete adiabatica, radiativa, isoterma e con
film cooling. Il film cooling è la tecnica di raffreddamento che verrà trattata con
maggior dettaglio in questo lavoro. Questa tecnica è utilizzata nel motore Vulcain
2 dello stadio principale del lanciatore Ariane 5 [8].

9.1 Configurazione di riferimento


Il dual bell di riferimento utilizzato è il LIP01, già discusso nelle sezioni prece-
denti, ed i cui dati geometrici e le cui condizioni in camera sono di nuovo riportate
in tabella 9.1 per comodità.
In questa parte si analizzano soltanto flussi senza separazione all’interno del-
l’ugello, per cui il dominio di calcolo è costituito soltanto dalla geometria dell’u-
gello, con condizioni al contorno di ingresso subsonico per la camera di combu-
stione sul bordo sinistro (si assegnano la pressione e la temperatura totale insieme
alla direzione del flusso), condizioni di efflusso supersonico sul bordo destro, asse
di simmetria sul bordo inferiore e parete adiabatica, isoterma o radiativa a secon-
da del particolare caso considerato. Nel caso di film cooling bisogna considerare
la condizione di ingresso per il getto secondario: si impone un flusso supersoni-
co, assegnando la pressione e la temperatura statiche, il Mach e la direzione della
corrente.

145
146 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

Tabella 9.1: Dati geometrici e condizioni operative in camera di combustione del


dual bell in scala reale LIP01
LIP01: dati geometrici
ÝÛ (m) 0.1
àè Ý&Û  16.6
ãŽè 48
à[  ÝÛ 14.3
ãŽ[ 115
à®Û  Ý&Û 30.9¹
 
Æ ­Üî7
M8- M  
0.00003
å
LIP01: camera di combustione
:a/ (K) 3500
r-2/ (MPa) 12
Ú
  (LOx/LH2) 6
1.19 ë 1.30
* ;8¹ } ‹Z ô
5 Œ

9.2 Confronto parete adiabatica, radiativa ed iso-


terma
La condizione di parete adiabatica si assegna imponendo che il gradiente di tem-
peratura a parete sia nullo. La condizione di parete isoterma si assegna ancora più
facilmente imponendo direttamente il valore di temperatura a parete. In questo
studio si è imposto un valore costante per tutta la parete ed uguale a 800 K. La
condizione isoterma serve a simulare in prima approssimazione una parete con
raffreddamento rigenerativo, cioè un sistema in cui un fluido scorre in canali al-
l’interno della parete al fine di asportare calore e ridurre la temperatura a parete a
livelli accettabili. Per quanto riguarda la parete radiativa, si impone la condizione
di stazionarietà, per cui il flusso di calore fornito dallo strato limite termico bilan-
cia quello che passa per conduzione attraverso la parete e che viene poi irraggiato
all’esterno. Nel caso qui simulato si è considerata una parete a spessore nullo ed
un coefficiente di emissività uguale ad 1 (ci si è messi cioè nelle migliori condi-
zioni per raffreddare la parete).
In fig. 9.1 sono riportati gli andamenti delle temperature a parete per i tre casi
considerati. Per il caso adiabatico e radiativo si vede una diminuzione della tem-
peratura a valle dello spigolo ( ·
­ îî m) a causa dell’espansione centrata, e
å
questo effetto è molto più rilevante nel caso di parete radiativa. La temperatura
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 147

all’uscita per il caso radiativo è circa di 1570 K, valore troppo alto per poter usare
solamente lo scambio radiativo per contenere le temperature, e bisogna ricorrere
a metodi di raffreddamento attivo. In fig. 9.2 sono riportati i flussi di calore per
il radiativo ed isotermo insieme al profilo del dual bell. Si notano innanzitutto
i picchi nella zona della gola, che è quindi la zona più critica. Si vede anche la
diminuzione del flusso di calore a causa del fan di espansione allo spigolo. È
evidente infine come il flusso di calore nel caso radiativo sia inferiore.

9.2.1 Effetto sulla regione di inflessione


Il raffreddamento della parete dell’ugello ha anche un effetto sulla larghezza della
regione di inflessione, e risulta interessante andare a quantificare la portata di
questo effetto, visto il legame di questa regione con i carichi laterali. In fig. 9.3
sono mostrati gli andamenti della pressione a parete ed i loro gradienti nella zona
della regione di inflessione. Si vede come la lunghezza di questa regione si riduca
nel caso di parete raffreddata e che questo effetto è più forte nel caso di parete
isoterma. Il parametro à   ÝÛ passa infatti dal valore 3.78 nel caso adiabatico a 3.56
nel caso radiativo a 3.22 nel caso isotermo. Si ha quindi, considerando gli estremi,
una riduzione del 17.4%. La spiegazione risiede nel fatto che raffreddando la
parete aumenta la densità dello strato limite e di conseguenza si riduce il suo
spessore. Vista la dipendenza diretta della lunghezza della regione di inflessione
dallo spessore di strato limite si spiega questa riduzione (si veda l’eq. (8.15)).
Il raffreddamento rigenerativo è utile quindi anche a contenere la lunghezza della
regione di inflessione.

9.3 Film cooling in un ugello dual bell


In un’applicazione reale si potrebbe pensare di utilizzare una tecnica di film coo-
ling per raffreddare una parte del divergente del dual bell, specialmente se si con-
sidera un motore con ciclo a generatore di gas, in cui si può utilizzare lo scarico
delle turbomacchine per raffreddare la parete. La tecnica del film cooling consi-
ste infatti nell’introdurre un getto secondario sulla superficie interna dell’ugello
(quindi nello strato limite della corrente principale), con l’obiettivo di isolare la
superficie non solo nell’immediata vicinanza del punto di iniezione, ma anche
per una certa distanza a valle [48]. Il film isolante agisce riducendo lo scambio
di calore convettivo dal getto caldo dell’ugello alla parete esposta. Seban et al.
[62] hanno investigato l’effetto dell’angolo di immisione del getto secondario sul-
l’efficienza del film cooling, ed hanno trovato che all’aumentare di quest’angolo
l’efficienza diminuisce: un’iniezione in direzione normale alla corrente principale
può ridurre l’efficienza del 50%. Aumentando l’angolo infatti, aumenta il me-
148 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

3500

3000
Parete adiabatica

Parete radiativa
2500
Parete isoterma
Tw, K

2000

1500

1000

500
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
x, m

Figura 9.1: Andamento della temperatura a parete nel caso adiabatico, radiativo e
isotermo

2E+07

Parete radiative
1.5E+07 Parete isoterma
Profilo dual bell
qw (J/m s)
2

1E+07

5E+06

0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
x (m)

Figura 9.2: Flussi di calore a parete nel caso radiativo ed isotermo


9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 149

0.0035

0.0004
Parete adiabatica
0.003
Parete radiativa
Parete isoterma
0.0025 0.0002

dp’/dx’
pw/pc

0.002
0

0.0015
-0.0002

0.001

-0.0004
0.0005

15 20 25 30
x/rt

Figura 9.3: Andamento della pressione a parete nella regione di inflessione nel
caso adiabatico, radiativo e isotermo

scolamento tra le due correnti e questo tende a rompere il film isolante. I valori
più alti di efficienza si raggiungono invece per immissione parallela alla corrente
principale. Gli esperimenti mostrano inoltre che il film è molto più efficace in cor-
renti supersoniche rispetto alle correnti subsoniche [2]. Un film supersonico deve
infatti essere espanso attraverso un ugello, per cui il film ha un nucleo inviscido
con uno strato limite molto sottile, di conseguenza le scale turbolente sono più
piccole ed il mescolamento è ridotto.
Nel dual bell raffreddato con film cooling, si inietta un film in condizione superso-
nica ed il getto secondario è quindi caratterizzato da un nucleo inviscido. Il mesco-
lamento con la corrente principale avviene attraverso uno strato di mescolamento,
che sviluppandosi si fonde a valle con le strato limite di parete del getto secon-
dario. Prima della fusione la temperatura di parete è quella di recupero del getto
freddo, la parete infatti è considerata adiabatica, condizione necessaria per defini-
re l’efficienza del film cooling. A valle del punto di fusione la parete comincia a
risentire del mescolamento tra le due correnti e la temperatura di parete comincia
a crescere (film breaking [2]). Per cui un ruolo importante nell’efficienza del film
cooling è giocato dal tasso di diffusione dello strato di mescolamento, che dipende
pricipalmente dal numero di Mach del film e della corrente principale, dal rappor-
to tra le portate in massa specifiche primaria e secondaria ( þ,*g I äWK€R  I äaKHÊ )
e tra le portate in massa primaria e secondaria ( ¼ó   R Ì  Ê ) [41]. b È essenziale
b
150 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

quindi poter disporre di un adeguato modello di turbolenza per poter descrivere


correttamente lo strato di mescolamento in regime comprimibile.
Poiché l’applicazione specifica è il dual bell, risulta anche rilevante studiare l’ef-
fetto dell’iniezione di un fluido con differenti proprietà termofisiche sull’anda-
mento della pressione a parete nella regione di inflessione e quindi come varia la
sua larghezza e quale effetto si può avere rispetto ai carichi laterali.

9.3.1 Analisi parametrica del film cooling


Per simulare il canale per l’iniezione del gas secondario si trasla in alto il profilo
dell’ugello dal punto scelto per l’iniezione fino al punto finale. L’iniezione è posta
in  Ý&ÛUª
85 , dove il rapporto d’area è ãù,Å7 e þ¿Ê° Æ ­Ëïd4 , avendo indicato con
þšÊ å il numero di Mach locale della corrente principale. Si utilizza una griglia di
calcolo multiblocco, per poter distribuire accuratamente la densità dei nodi. In
particolare, nella zona dell’iniezione, i nodi sono addensati in direzione normale
alla parete per descrivere bene gli strati limite e lo strato di mescolamento (fig.
9.4). Le griglie sono inoltre addensate in direzione della corrente, per aumentare
l’accuratezza della descrizione della parte iniziale dello strato di mescolamento,
in cui i gradienti in direzione della corrente sono grandi. Si sono selezionati due
diverse altezze del canale di iniezione: Pxg

mm e Pxº7 mm. Per ogni altezza
del canale la portata è variata cambiando il numero di Mach, la temperatura statica
e la pressione totale, tenendo costanti la temperatura totale e la pressione statica.
Quest’ultimo valore è scelto in modo tale che il film sia adattato alla corrente
principale.

Convergenza di griglia
Per controllare la convergenza di griglia si è calcolato lo stesso caso di film coo-
ling con due diversi livelli di griglia: il primo caratterizzato da 40848 nodi ed il
secondo livello caratterizzato da 91740 nodi. In fig. 9.6 ed in fig. 9.7 si vedono
gli andamenti della temperatura e della pressione a parete, rispettivamente. Si può
vedere che i risultati sono praticamente sovrapposti. Di conseguenza si è utilizzato
il primo livello di griglia per tutte le simulazioni.

Discussione dei risultati


In questo studio parametrico il numero di Mach del film þOR e la temperatura stati-
ca sono variati come riportato in tabella 9.2 per entrambe le altezze degli iniettori.
Si noti che ad ogni combinazione di P , :UR e þ¿R corrisponde un valore di þƒ* e
¼ , che definiscono il comportamento del film cooling, e che l’intervallo di valo-
ri considerato include valori che si trovano nelle applicazioni reali (per esempio
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 151

T, K
3500

2900

2300
Film injection
1700

1100

500

Figura 9.4: Griglia nella zona di Figura 9.5: Campo di temperatu-


iniezione del film ra statica e particolare della zona di
iniezione

0
10

0.8
I livello di griglia 10
-1 I grid level

II livello di griglia II grid level


0.6
Tw/Tc

pw/pc

10-2
0.4

0.2
-3
10

0
-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
x (m) x (m)

Figura 9.6: Temperatura a parete per i Figura 9.7: Pressione a parete per i due
due livelli di griglia livelli di griglia
152 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

Tabella 9.2: Condizioni del flusso secondario per h = 11 mm (sinistra) e per h = 8


mm (destra)
run :<R , K þ¿R ¼ MR run :<R , K þ¿R ¼ MR
1 640 1.01 0.025 0.45 1 640 1.01 0.018 0.45
2 604 1.20 0.030 0.56 2 604 1.20 0.022 0.56
3 565 1.40 0.037 0.67 3 565 1.40 0.027 0.67
4 525 1.60 0.044 0.80 4 525 1.60 0.032 0.80
5 487 1.80 0.051 0.93 5 487 1.80 0.037 0.93
6 450 2.00 0.059 1.08 6 450 2.00 0.043 1.08

¼ º5#­Ü5 Æ per il motore Vulcain 2).


þ

La figura 9.5 mostra il campo di temperatura statica per P¿



mm e þ?RÿYÅ .
Il nucleo dell’ugello è disturbato molto poco dall’iniezione del getto secondario,
grazie alle condizioni di pressione adattata. Nell’ingrandimento di fig. 9.5 è mo-
strato lo strato di mescolamento che si origina dall’iniettore. Immediatamente a
valle dello punto di iniezione la temperatura adiabatica di parete è la temperatu-
ra di recupero del refrigerante (fig. 9.8 e 9.9). Questo livello è mantenuto circa
costante fino al punto in cui lo strato di mescolamento non si fonde con lo strato
limite. Da questo punto in poi la parete è influenzata dal valore di temperatura
totale del getto caldo e la temperatura di parete comincia ad aumentare. Nello
spigolo ( f
­ îî m) avviene un piccolo decremento di temperatura grazie all’e-
å
spansione centrata, poi il suo valore continua a crescere a causa del mescolamento
e del gradiente positivo di pressione dell’estensione. È interessante notare che a
valle dello spigolo il tasso di mescolamento tra la corrente primaria e secondaria
cambia, diventando più piccolo, si vede infatti che diminuisce la pendenza della
curva della temperatura a parete. Questa caratteristica aiuta il film a proteggere
meglio la parete e per una distanza più lunga.

Efficienza del film cooling


Per lo studio parametrico del film cooling è utile introdurre come parametro di
correlazione l’efficienza del film cooling, definita, nel caso di flussi comprimibili
come [48]:
:a1lën :aZ
fÀ
:a1Jë t n :0Z
dove :W1lë è la temperatura adiabatica di parete e :<1Jë t è il suo valore nel punto
di iniezione del getto secondario. La temperatura di recupero :sZ è calcolata con-
siderando il flusso senza film cooling. In fig. 9.10 si vedono gli andamenti del
parametro f in funzione della distanza adimensionale  P , per P…

mm (si
å
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 153

h = 8 mm
h =11 mm
Mf = 1.01
3500 Mf = 1.01 3500 Mf = 1.20
Mf = 1.20 Mf = 1.40
3000 3000
Mf = 1.40 Mf = 1.60
Mf = 1.60 Mf = 1.80
2500 2500
Mf = 1.80 Mf = 2.00
Tw, K

Tw, K
2000
Mf = 2.00 2000

1500 1500

1000 1000

500 500

-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3


x, m x, m

Figura 9.8: Temperatura a parete al Figura 9.9: Temperatura a parete al


variare del þ R , Pxg

mm variare del þ R , PÄ,7 mm

noti che l’origine dell’ascissa è posta nel punto di iniezione). All’inizio l’efficien-
za ha valore uguale ad 1, indicando che la parete è isolata dalla corrente calda.
Dopo la fusione dello strato di mescolamento con lo strato limite l’efficienza co-
mincia a diminuire. All’aumentare del parametro þ,* si vede che l’efficienza si
mantiene unitaria per una distanza più lunga e a parità di  P ha un valore più
å
alto all’aumentare di þ,* . Anche negli andamenti dell’efficienza è ben evidente
l’effetto dell’espansione centrata allo spigolo: si riduce il tasso di mescolamento
e la curva dell’efficienza cambia nettamente la sua pendenza. È utile introdurre
anche il parametro adimensionale [  P , definito come la distanza a valle del pun-
å
to di iniezione in cui l’efficienza ha un valore maggiore di 0.95 (condizione di
film quasi ideale). La figura 9.11 mostra l’andamento di [  P per le due altezze
å
del canale, al variare di þ,* . Si vede innanzitutto come all’aumentare di þ,* , la
condizione di film quasi ideale è mantenuta per una distanza maggiore. Questo
perchè all’aumentare di þ,* il getto secondario è caratterizzato da un contenuto
maggiore di energia e quantità di moto. Si vede poi che a parità di þ,* , le condi-
zoni di film quasi ideale si ottengono più a valle per il canale più alto. Questo può
essere attribuito al nucleo inviscido più grande, per cui il flusso principale deve
viaggiare per una distanza maggiore prima di raggiungere la parete. Si nota che
per il caso Pxª

mm, il valore di [  P corrispondente al valore di þ,* più gran-
å
de si scosta molto dall’andamento degli altri punti e questo perchè f risulta ancora
maggiore di 0.95 a valle dello spigolo e quindi a valle dell’espansione centrata (si
veda anche la fig. 9.10).
Il parametro f è utile per correlare i vari dati. I risultati calcolati nelle simulazio-
ni vengono rappresentati su un diagramma in scala logaritmica al fine di trovare
154 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

una relazione esponenziale interpolante per la parte di decadimento di f . Vista la


dipendenza dell’efficienza dalla distanza assiale, dal rapporto delle portate speci-
fiche þ,* e dall’altezza del canale P conviene usare una parametro che contenga
queste grandezze. Per tenere anche conto delle differenti proprietà termofisiche si
utilizza inoltre il rapporto dei calori specifici Ž8} Ê  J8} R [25]. In fig. 9.12 si riporta-
J8} Ê
no i valori delle efficienze in funzione del parametro di correlazione: å , e si
P J8} R
vede che utilizzando questo parametro e le scale logaritmiche si ottiene il collasso
dei dati. Si noti che in fig. 9.12 sono riportati solo i tratti dell’efficienze fino allo
spigolo, cioè fino al cambio di pendenza delle curve. Si deriva quindi una legge
di potenza per descrivere la parte declinante delle curve:
| ” ¹ Íu à ¹
l8} Ê
fƒì2­ ïî7ÿy¤å
P l8} R

riportata in fig. 9.12 e chiamata correlazione (1). La correlazione sviluppata può


essere utile per predire in prima approssimazione il valore dell’efficienza in casi
le cui condizioni cadano nell’intervallo di valori utilizzati per ricavare i dati. Non
è stato possibile invece far collassare i dati relativi ai valori dell’efficienza corri-
spondenti alla zona a valle dello spigolo, come mostrato in fig. 9.13, uguale alla
fig. 9.12 ma considerando le curve per intero fino alla fine dell’ugello.
Ritornando alle figure 9.8 e 9.9 è interessante notare i valori raggiunti dalle tem-
perature a parete nella sezione finale: queste vanno da 1061 K a 1835.7 K per
PO

mm e da 1360 K a 2052.7 K per P?7 mm. Il valore più piccolo rag-
giunto è molto interessante (e si ricorda che questa temperatura è raggiunta in
condizioni adiabatiche), in quanto permetterebe l’impiego di materiali a più bas-
so costo per resistere al calore. Inoltre l’utilizzo del film cooling permette che la
parte terminale dell’ugello sia realizzata con una lamina metallica invece che con
un’assemblamento di tubi, favorendo anche per questo motivo una riduzione dei
costi.

9.3.2 Effetto sulle prestazioni


L’immettere lo scarico delle turbomacchine nel divergente serve anche ad incre-
mentare la prestazione del motore, rispetto al caso in cui si espandono i gas di
scarico in un ugello secondario. In fig. 9.14 sono riportati i valori dell’impulso
specifico 8® al variare dei rapporti delle portate ¼ (con Pÿg

mm) per il caso con
film cooling (88} RF/ ) e per il caso con immissione in ugelli secondari. In quest’ul-
tima configurazione si sono considerati due diversi rapporti di espansione per gli
ugelli secondari. Il primo rapporto è scelto in modo tale che le pressione di uscita
(monodimensionale) sia la stessa di quella dell’estensione. In questo modo si può
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 155

1.1 90

1.05
80
h= 11 mm
1x x
MR h = 8 mm
0.95
70
0.9
x
0.85 60

xe/h
0.8
η

0.75 x x 50
x
x
0.7
x 40
0.65 x

0.6 x
30
0.55

0.5 20
0 50 100 150 200 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2
x/h MR

Figura 9.10: Effetto di þ,* sull’ef- Figura 9.11: Distanza adimensionale


ficienza del film cooling per P  [  P per le condizioni di film quasi
å


mm ideale (f‘•5#­Ü4 )

valutare la differenza in termini energetici tra scaricare il fluido delle turbomac-


china nel divergente principale e in ugelli ausiliari. Si definisce questo impulso
specifico come ®8} ` . Nel caso dell’applicazione del dual bell come primo stadio
bisogna considerare che l’estensione opera in condizione di separazione di flusso,
per cui è il primo rapporto di espansione a funzionare e si è scelta la pressione
monodimensionale di uscita dell’ugello secondario uguale a quella monodimen-
sionale di uscita della base, e si definisce questo impulso come j8} t . Dai risultati
si vede come, nel caso di film cooling, all’aumentare di ¼ diminuisca l’impulso
specifico. Questo impulso specifico è lievemente maggiore rispetto al caso in cui
si scarichi negli ugelli secondari, anche nell’ipotesi di espandere lo scarico fino
alla stessa pressione di uscita della seconda campana. Questo risultato era co-
munque da aspettarsi, visto che è più conveniente dal punto di vista energetico
far mescolare il fluido secondario con il flusso principale che ha un’entalpia totale
molto maggiore.

9.3.3 Effetto sulla regione di inflessione


L’iniezione di un gas secondario nella corrente primaria ha l’effetto di modificare
le proprietà del flusso a parete. In particolare l’andamento della pressione a parete
è notevolmente differente rispetto al caso senza film cooling. In fig. 9.15 e 9.16
sono mostrate le pressioni a parete per entrambi gli iniettori, al variare del para-
metro ¼ . Si vede bene come la regione di inflessione sia alterata dalla presenza
del film cooling e come l’alterazione aumenti all’aumentare di ¼ . Confrontando i
  Ý8Û 
7 , si può anche notare che l’effetto del
gradienti di pressione per
îð­ 7
å
156 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

1.1

1 x x x x x x x x x
x
x
x
h = 8 mm, MR=0.454, O/F=6.00 x
x
0.9 h = 8 mm, MR=0.555 x

h = 8 mm, MR=0.671
h = 8 mm, MR=0.796
0.8 h = 8 mm, MR=0.931
η

h = 8 mm, MR=1.078
h = 11 mm, MR=0.454
h = 11 mm, MR=0.555
0.7 h = 11 mm, MR=0.671
h = 11 mm, MR=0.796
h = 11 mm, MR=0.931
h = 11 mm, MR=1.078
0.6 x h = 11 mm, MR=0.671, O/F=4.73
Correlazione (1)
0
10 101 102
x/(MR h) (cp,m/cp,f)

Figura 9.12: Valori dell’efficienza del film cooling fino allo spigolo in funzio-
ýÿ / ï 
ne del paramtetro di correlazione / ï  C e confronto con la retta di regressione
(correlazione (1))

1.1

1 x x x x x x x xx
x
x
x
xx
0.9 x
x
h = 8 mm, MR=0.454, O/F=6.00 x
x
h = 8 mm, MR=0.555 x
0.8 x
h = 8 mm, MR=0.671 x
x
h = 8 mm, MR=0.796
0.7 h = 8 mm, MR=0.931
η

h = 8 mm, MR=1.078
h = 11 mm, MR=0.454
0.6
h = 11 mm, MR=0.555
h = 11 mm, MR=0.671
h = 11 mm, MR=0.796
0.5 h = 11 mm, MR=0.931
h = 11 mm, MR=1.078
x h = 11 mm, MR=0.671, O/F=4.73
Correlazione (1)
0.4 0
10 101 102 103
x/(MR h) (cp,m/cp,f)

Figura 9.13: Valori dell’efficienza del film cooling in funzione del paramtetro di
ýÿ / ï 
correlazione / ï  C e coonfronto con la retta di regressione (correlazione (1))
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 157

440
Isp, fc
Isp,1
435 Isp,2

430
Isp (s)

425

420

415

410
0.02 0.03 0.04 0.05 0.06
λ

Figura 9.14: Valori dell’impulso specifico al variare di ¼ ; j®8} RT/ : impulso specifico
con film cooling; 8} ` : impulso specifico con espansione secondaria fino alla pres-
sione monodimensionale dell’estensione;  ®} t : impulso specifico con espansione
secondaria fino alla pressione monodimensionale della base
158 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

film è minore per l’iniettore più piccolo. Il valore minimo della pressione a parete
a valle dell’espansione cresce al crescere di ¼ , la regione di inflessione si allarga
e come conseguenza di questi due fatti il valore medio del modulo del gradiente
di pressione diminuisce, incrementando quindi il possibile carico laterale quando
il punto di separazione è nella regione di inflessione (si veda l’eq. (8.8)). Tutti
questi dati sono riportati in tabella 9.3 e 9.4 insieme al Side Load Factor (SLF,
fattore di carico laterale), un parametro indicante il rapporto tra il carico laterale
con film cooling e quello senza film cooling ( ¼ƒ5 ), calcolati con l’eq. (8.8).
In fig. 9.17 si riporta la lunghezza della regione di inflessione in funzione del para-
metro ¼ . Senza iniezione à   Ý&Û< Æ ­Ëï7 , mentre con ¼x,5#­Ü5#
7 , che è il più piccolo
dei valori considerati, à   Ý&Û cresce fino al valore 4.74. Dopo, incrementando ¼ , la
regione di inflessione si allarga, raggiungendo un valore pari a 5.52 volte il raggio
di gola per ¼Y5#­Ü5 4 , che è il più alto valore considerato. Confrontando questi
dati e considerando i valori estremi di ¼ e àm  Ý&Û , si vede che à   Ý&Û incrementa di
un fattore 1.16, ma richiede un aumento di ¼ di un fattore 3.3, indicando quindi
che la regione di inflessione non è tanto sensibile alla variazione di ¼ , ma alla
presenza in sè di un gas secondario. Questo r può essere spiegato considerando che
il cambiamento nel flusso e nelle proprietà termodinamiche, come il numero di
Mach ed il rapporto dei calori specifici , causato dal film cooling, modifica l’e-
spansione di Prandtl-Meyer, e quindi l’andamento della pressione a parete nello
spigolo. Riportare il valore di à   Ý&Û in funzione di ¼ fa quasi collassare i dati, da-
to che l’informazione sull’altezza del canale è contenuta dentro il rapporto delle
portate. Un retta di regressione è stata tracciata (e riportata sempre in fig. 9.17) a
partire dai dati ottenuti con il film cooling (escludendo quindi il caso per ¼,5 ):

à  Ý&Û<ƒì2­ Æ 73NQÅd5#­Ë dî ¼

Relazioni di questo tipo possono essere utili per avere una prima approssimazione
della lunghezza della regione di inflessione, quando le condizioni operative rien-
trano nell’intervallo utilizzato per generare questa base di dati.
Per quanto riguarda il fattore di carico laterale SLF, si è visto che il carico laterale
è inversamente proporzionale al modulo del gradiente di pressione, che decresce
al crescere di ¼ , per cui il SLF cresce. Questo incremento può anche essere di un
fattore 1.43 considerando il caso con più alto ¼ in rapporto al caso senza film. Co-
munque è importante osservare che, considerando solo i casi con film ( ¼ · 5ð­ 5#
87 ),
l’incremento del SLF con ¼ è piccolo, come si può vedere anche in fig. 9.18 dove
si riporta il SLF in funzione di þ,* per le due altezze. All’interno dell’intervallo
di þƒ* considerati il fattore di carico laterale aumenta solo dell’1%.
Consideriamo infine l’andamento delle temperature di parete sul bordo di uscita
(:0ëa} [ ) dell’ugello al variare del ¼ . Come già visto questa diminuisce al crescere
della portata del film, scendendo fino al valore di 1061.5 K nel caso più favorevo-
9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 159

h = 8 mm
h = 11 mm
0.0E+00

2.0E-03 0.0E+00 2.0E-03

dp’/dx’

dp’/dx’
pw/pc

pw/pc
-2.0E-04

1.0E-03
λ 1.0E-03
λ

-4.0E-04 -4.0E-04

16 18 20 22 24 16 18 20 22 24
x/rt x/rt

Figura 9.15: Pressioni a parete e gra- Figura 9.16: Pressioni a parete e gra-
dienti di pressione al variare di ¼ per dienti di pressione al variare di ¼ per
Pÿª

mm Pÿ,7 mm

Tabella 9.3: Riassunto delle caratteristiche utilizzate per calcolare il SLF per h =
11 mm
à  ÝÛ -2Ê  -6/  -2/lK  M0I  Ý&ۋK  SLF

run ¼ 0
M _
I -
” v ” v å
0 0.00 3.78 î#­Ü45 
5 v ì#­ î5c
85 v 1
” Æ ”
1 0.025 4.88 ïð­Ü5î 
5 v ­Üì 7c
85 v 1.32
” Æ ”
2 0.030 5.05 ïð­®

3
5 v ­Üì 5c
85 v 1.35
” ”
3 0.037 5.22 ïð­®
î 
5 v Æ ­ Æ ÅL
85 v 1.39
” Æ ”
4 0.044 5.35 ïð­ ÅÅc
5 v ­ËÅïL
85 v 1.41
” Æ Æ ”
5 0.051 5.45 ïð­ Å4 
5 v ­ËÅ
85 1.42
6 0.059 5.52 ïð­ Æ 7 
5
” Æ ­ËÅð
'
85 ” v 1.43

le. Questi risultati indicano quindi la necessità di un compomesso tra l’esigenze


di raffreddare la parete e l’esigenza di contenere il rischio di carichi laterali.
160 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL

h = 1.1 cm
7 4000
h = 0.8 cm
li/rt=4.38+20.56λ
3500
6

3000
5

2500

Tw,e
li/rt

4
2000

3
1500

2
1000

1 500
0 0.02 0.04 0.06
λ

Figura 9.17: Lunghezza della regione di inflessione e temperatura di parete


all’uscita :aë0} [ in funzione del rapporto delle portate in massa ¼

1.4

1.2
SLF

h = 11 mm
1 h = 8 mm

0.8
0 0.5 1 1.5
MR

Figura 9.18: Fattore di carico laterale (SLF) in funzione di þ,*


9.3. FILM COOLING IN UN UGELLO DUAL BELL 161

Tabella 9.4: Riassunto delle caratteristiche utilizzate per calcolare il SLF per h =
8 mm
à  ÝÛ -2Ê  -6/  -2/lK  M0I  Ý&ۋK  SLF

run ¼ 0
M _
I -
” v ” v å
0 0.00 3.78 î#­Ü45 
5 v ì#­ î5c
85 v 1
” Æ ”
1 0.018 4.74 ïð­Ü5 ïc
5 v ­ î ÅL
85 v 1.20
” Æ ”
2 0.022 4.82 ïð­Ü57 
5 v ­Ë îc
85 v 1.22
” ”
3 0.027 4.88 ïð­Ü57 
5 v Æ ­Ë ð
'
85 v 1.24
” Æ ”
4 0.032 4.99 ïð­®
Åc
5 v ­Üì îc
85 v 1.26
” ”
5 0.037 5.14 ïð­®
4 
5 v Æ ­ Æ 4c
85 v 1.29
Æ ” Æ Æ ”
6 0.043 5.25 ïð­ Å 
5 ­ ì
85 1.31
162 CAPITOLO 9. SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO NEL DUAL BELL
Capitolo 10

Conclusioni

In questa tesi di dottorato si è studiato nel dettaglio il comportamento fluidodi-


namico dell’ugello dual bell, un ugello di nuova concezione, appartenente alla
categoria degli ugelli capaci di adattarsi alla quota (ACN, altitude compensating
nozzles). Il suo scopo è quello di ridurre il livello dei carichi laterali al livello del
mare ed alla basse quote, e di aumentare le prestazioni lungo tutta la traiettoria di
volo. Il vantaggio principale è che queste caratteristiche sono ottenute grazie ad
uno spigolo nella geometria del divergente (da cui la forma a doppia campana),
senza quindi dover aggiungere parti meccaniche, che aumenterebbero la comples-
sità ed il peso del motore.
Una consistente campagna di simulazioni numeriche è stata condotta per studiare
i vari aspetti e le possibili controindicazioni di questa nuova geometria. Una pri-
ma parte di questo lavoro ha riguardato lo studio delle prestazioni a seconda del
tipo di geometria scelta per l’estensione (o seconda campana). Questa può esse-
re infatti caratterizzata da una parete a pressione decrescente (come negli ugelli
convenzionali), costante o crescente. L’analisi ha mostrato che il coefficiente di
spinta nel vuoto peggiora passando da pareti a gradiente negativo a pareti a gra-
diente positivo. Nel caso del dual bell però l’efficienza della geometria non basta
a selezionare il profilo, perchè questo deve garantire anche una transizione rapida
tra le due modalità operative, al fine di ridurre il tempo in cui possono applicar-
si i carichi laterali. Una parete a gradiente negativo permetterebbe al punto di
separazione di trovare soluzioni di equilibrio stabile ma non simmetriche nell’e-
stensione, a causa delle inevitabili asimmetrie del flusso, per cui si genererebbero
carichi laterali. Invece una parete a gradiente di pressione nullo o positivo garan-
tisce una transizione per tutta l’estensione, e questa tanto più veloce quanto più è
alto il valore del gradiente. In questo lavoro è stata individuata, in prima appros-
simazione, la geometria LIP (parete a gradiente di pressione positivo e costante)
come un buon compromesso tra le esigenze di prestazione e quelle di sicurezza
della transizione.

163
164 CAPITOLO 10. CONCLUSIONI

Dopo l’effetto della geometria si è studiato l’effetto del numero di Reynolds (e


quindi della scala dell’ugello) sul tempo di transizione, a parità di geometria per
il profilo. I risultati hanno mostrato che all’aumentare del numero di Reynolds il
tempo di transizione diminuisce, per cui questo, a parità di geometria, non scala
semplicemente con il fattore geometrico di scala. Questo va tenuto in considera-
zione quando si vogliano estrapolare i tempi di esperimenti in scala alle applica-
zioni reali. L’influenza del numero di Reynolds si spiega considerando che una
sua variazione modifica l’andamento della pressione a parete nella regione dello
spigolo. A causa della viscosità infatti il gradino di pressione ideale nello spigolo
diventa una regione a gradiente negativo, chiamata regione di inflessione. Questa
occupa una parte dell’estensione e la sua grandezza dipende dallo strato limite a
parete a monte dello spigolo. All’aumentare del Reynolds, lo strato limite si ridu-
ce di spessore, la regione di inflessione diminuisce la sua lunghezza ed aumenta
la regione di instabilità (o di equilibrio indifferente) della seconda campana, per-
mettendo al punto di separazione di aumentare la sua velocità.
La presenza della regione di inflessione rende critica la prima modalità operativa,
quando il dual bell opera con il flusso separato allo spigolo. Infatti una regione a
gradiente negativo può favorire i carichi laterali. Una stima approssimata prevede
che durante la fase di salita del lanciatore il punto di separazione potrebbe impie-
gare circa

secondi a transitare nella regione di inflessione, ed è un tempo molto
alto, in cui potrebbero verficarsi carichi laterali. È quindi importante studiare da
quali parametri geometrici e fisici dipende la lunghezza della regione di inflessio-
ne. L’analisi condotta ha mostrato la sua r dipendenza dallo spessore di strato limite
a parete a monte dello spigolo (quindi dalla lunghezza della base e dal numero di
Reynolds), dal numero di Mach, dal e dall’angolo dello spigolo (che influen-
zano l’espansione centrata) e dal gradiente di pressione a parete nell’estensione
(le onde di compressione generate dalla parete influenzano la posizione del mini-
mo di pressione). L’individuazione di questi parametri ha permesso di ottenere la
stessa lunghezza della regione di inflessione in un modello in scala freddo ed in
un’applicazione calda reale. Questo può essere utile per preparare gli esperimenti
con ugelli freddi in scala per misurare i carichi laterali.
Dopo aver studiato le strutture di flusso caratteristiche del dual bell ed affrontato
la dinamica della transizione tra le due modalità operative si è rivolta l’attenzione
agli aspetti termici di una applicazione reale calda di dual bell. In particolare si
sono studiati gli andamenti delle temperatura a parete nel caso di una parete adia-
batica, radiativa ed isoterma. Inoltre si è condotta nel dettaglio un’analisi parame-
trica della tecnica di raffreddamento con film cooling. I risultati hanno mostrato
innanzitutto che l’effetto dell’espansione centrata allo spigolo è quello di abbas-
sare la temperatura di parete ed il flusso di calore. Nel caso di parete radiativa
questo però non è sufficiente da solo per raffreddare adeguatamente la struttura.
Si è visto inoltre che la regione di inflessione si riduce sensibilmente nel caso di
165

parete radiativa ed isoterma rispetto al caso adiabatico, grazie alla riduzione dello
spessore di strato limite.
Lo studio parametrico sul film cooling ha mostrato che l’iniezione di un gas se-
condario nello strato limite della corrente principale può efficacemente ridurre la
temperatura di parete. Inoltre, immettendo il flusso secondario (tipicamente lo
scarico delle turbomacchine, se parliamo di un ciclo aperto a generatore di gas) a
monte dello spigolo, si vede che l’espansione centrata riduce il tasso di mescola-
mento tra le due correnti e il film protegge meglio e per una distanza più lunga la
parete. È stato poi trovato un parametro di correlazione per predire l’efficienza del
film cooling, almeno fino allo spigolo. Non è stato possibile invece far collassare
i dati dell’efficienza a valle dell’espansione centrata.
Uno studio delle prestazioni ha confermato che scaricare il fluido delle turbomac-
chine nel divergente dell’ugello principale permette un incremento maggiore delle
prestazioni rispetto al caso in cui il flusso secondario venga espanso in un ugello
secondario.
Si è anche visto però che il film cooling altera la regione di inflessione, che au-
menta in lunghezza all’aumentare della portata secondaria, incrementando sensi-
bilmente il pericolo di carichi laterali rispetto alla configurazione pulita. È neces-
sario quindi un compromesso tra l’esigenza di raffreddare la parete e l’esigenza di
ridurre il rischio di carichi laterali.
Le analisi numeriche sulle applicazioni in scala fredde sono state condotte con
il solutore numerico VMBF (Viscous Multi-Block and shock-fitting) sviluppato
da Nasuti [40]. Questo solutore si basa sullo schema lambda di Moretti e risol-
ve gli urti con la tecnica di shock fitting. Per trattare le applicazioni calde, in
cui sono importanti i livelli energetici vibrazionali e il non equilibrio chimico, è
stato sviluppato in questo lavoro il solutore ReVMBF. Questa versione conser-
va la formulazione quasi lineare, adattata per considerare miscele multi-specie in
non equilibrio chimico ed in equilibrio vibrazionale. A differenza di VMBF però
impiega una tecnica ibrida per trattare gli urti: lı̀ dove vengono individuate le
discontinuità si adotta una tecnica di integrazione ai volumi finiti alla Godunov.
In questo modo si accoppia alla maggiore accuratezza che garantisce il metodo
quasi-lineare, la robustezza delle formulazioni integrali nel trattare interazioni di
urti. I vari sviluppi del codice sono stati validati riproducendo casi presi dalla let-
teratura.
166 CAPITOLO 10. CONCLUSIONI
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