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MECCANICA E DINAMICA
DELLE MACCHINE LM
Parte II
http://www.unibo.it/docenti/alessandro.rivola
http://diem1.ing.unibo.it/mechmach/rivola
https://campus.unibo.it
Indice
1
2 INDICE
8 Sistemi continui 85
8.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
8.2 Vibrazioni trasversali nelle funi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
8.2.1 Equazione del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
8.2.2 Pulsazioni e modi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
8.2.3 Moto libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
8.2.4 Condizioni iniziali: esempio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
8.3 Vibrazioni longitudinali nelle travi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
8.3.1 Equazione del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
8.3.2 Trave a mensola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
8.3.3 Altre condizioni al contorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
8.3.4 Ortogonalita delle forme modali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92
8.4 Vibrazioni torsionali nelle travi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94
8.4.1 Equazione del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94
8.5 Vibrazioni flessionali nelle travi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
8.5.1 Equazione del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
8.5.2 Trave a mensola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
8.5.3 Trave appoggiata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
8.5.4 Altre condizioni al contorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
8.5.5 Ortogonalita, masse e rigidezze modali . . . . . . . . . . . . . . . . 99
8.6 Riepilogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
4 INDICE
10 Modellazione 130
10.1 Esempi di modelli a PC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130
10.1.1 Asta soggetta a vibrazioni assiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130
10.1.2 Vibrazioni flessionali di una trave appoggiata . . . . . . . . . . . . 134
10.1.3 Modello di un aereo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136
10.1.4 Modello di un autoveicolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137
10.1.5 Modello di una pressa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
10.1.6 Modello di un meccanismo con gioco . . . . . . . . . . . . . . . . . 142
10.1.7 Modello di un azionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
10.2 Modellazione di meccanismi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149
10.2.1 Perche studiare il comportamento dinamico di un meccanismo? . . 149
10.2.2 Modellare i meccanismi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151
10.2.3 Il modello a Parametri Concentrati . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155
10.2.4 Integrazione delle equazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161
INDICE 5
M Simulink 215
M.1 Introduzione a Simulink . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215
M.2 Istruzioni di base di Simulink . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215
M.2.1 Libreria SOURCES . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 216
M.2.2 Libreria SINKS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 217
M.2.3 Libreria CONTINUOUS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 218
M.2.4 Libreria DISCONTINUITIES . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219
M.2.5 Libreria MATH OPERATIONS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 220
M.2.6 Libreria LOOKUP TABLES . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 222
M.2.7 Libreria SIGNAL ROUTING . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
M.3 Esempi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
7
8 CAPITOLO 4. DINAMICA E MDV: INTRODUZIONE E RICHIAMI
4.3 La Modellazione
Vedere un sistema come un insieme di elementi interconnessi tra loro, ci porta a dover
stabilire come il comportamento dei singoli elementi e quello delle connessioni tra essi
influenza il comportamento dellintero sistema. Dal punto di vista metodologico lelemento
caratterizzante e la modellazione dei sistemi meccanici, che fornisce il mezzo fondamentale
per arontare in modo corretto ed eciente lampia gamma dei problemi di dinamica delle
macchine.
Figura 4.3: Sistema di controllo computerizzato per impianto con turbina a vapore per
generazione di energia elettrica ([Pal99])
stesso tempo troppo complesso. Il modello fisico puo essere lineare o non lineare, in
funzione del comportamento dei componenti del sistema. Modelli lineari permettono una
soluzione rapida e sono semplici da trattare. Modelli non lineari a volte rivelano certe
caratteristiche del sistema che non possono essere correttamente predette impiegando
modelli lineari.
A volte il modello viene gradualmente migliorato in modo da ottenere risultati piu
accurati. Le Figg. 4.1 e 4.2 mostrano alcuni esempi. Inizialmente viene usato un modello
elementare per investigare rapidamente il comportamento globale del sistema. Successi-
vamente il modello viene ranato includendo altri componenti ed eetti in modo che il
comportamento del sistema possa essere osservato piu nel dettaglio.
Spesso un sistema che opera sotto azioni esterne e in condizioni mutevoli nel tempo,
richiede un sistema di controllo, in modo da produrre i risultati desiderati. Il ruolo del
sistema di controllo e duplice: deve portare le condizioni operative del sistema ai valori
desiderati e deve mantenerle anche in presenza di disturbi e/o variazioni delle condizioni
esterne (vedi ad esempio il sistema di Fig. 4.3).
Il progetto di un sistema dinamico spesso implica anche lo studio del sistema di control-
lo piu appropriato. Daltra parte i progettisti del sistema di controllo richiedono modelli
che descrivano le proprieta dinamiche dominanti del sistema da controllare. Pertanto,
modellazione e controllo dei sistemi dinamici costituiscono una unica area di studio.
4.3. LA MODELLAZIONE 11
rilevamento sperimentale
acc [m/s^2]
modelli specifici sulla base dellesperienza acquisita. Per esempio si e sicuri di poter usare
il modello di resistenza v = Ri senza bisogno di alcuna verifica, almeno fino a quando le
condizioni operative (tensione, temperatura, . . . ) si mantengono entro certi limiti.
La Fig. 4.4 mostra un esempio di validazione per quanto riguarda il modello del moto
del cedente di un meccanismo, mentre la Fig. 4.5 mostra la comparazione tra la forma
modale di un componente meccanico ottenuta tramite il modello ad elementi finiti (reticolo
blu) e quella ottenuta dallanalisi sperimentale (reticolo rosso). Una volta che il modello
e validato, puo essere usato per prevedere il comportamento del sistema in questione.
Figura 4.5: Esempio di validazione - forma modale: blu) reticolo FEM; rosso) reticolo
sperimentale
Un gran numero di sistemi meccanici puo essere descritto impiegando un numero finito
di gdl; cio accade quando sono presenti elementi dotati di elevata elasticita e scarsa massa
e, al contempo, elementi di notevole massa ed elevata rigidezza, come nel caso dei sistemi
di Fig. 4.1b, Fig. 4.2b e Fig. 4.3b. Quando, al contrario, il sistema ha un numero infinito
di punti di massa e/o non presenta concentrazioni di zone o membri deformabili, e
necessario un numero infinito di coordinate per specificare la sua configurazione deformata.
Modelli aventi un numero di gdl finito sono detti discreti o a parametri concentrati,
mentre quelli con un numero infinito di gradi di liberta sono detti continui. Ai primi viene
dato particolare risalto in 10, mentre i secondi sono trattati in 8.
Spesso, i sistemi continui sono approssimati tramite modelli discreti; in tal modo e piu
semplice ottenere la soluzione del problema dinamico. Sebbene trattare un sistema come
continuo dia risultati esatti, i metodi di analisi che impiegano modelli continui sono limitati
ad una tipologia di sistemi molto ridotta, come ad esempio travi a sezione uniforme,
piastre sottili, membrane, etc. Di conseguenza, la maggior parte dei sistemi viene studiata
impiegando modelli discreti. In generale, risultati piu accurati sono ottenibili aumentando
il numero di gdl.
14 CAPITOLO 4. DINAMICA E MDV: INTRODUZIONE E RICHIAMI
Figura 4.10: Esempio di modellazione mediante il metodo degli elementi finiti (FEM)
Sistema da modellare
Parametri Parametri
concentrati distribuiti
Discretizzazione FEM
Fondamenti di Meccanica delle Vibrazioni Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici
Figura 4.11: Metodologie di modellazione
Diversi sono i modelli impiegati per i membri dotati di elevata elasticita rispetto agli
altri elementi del sistema meccanico. Tali membri non si considerano dissipare energia e
solitamente sono considerati privi di massa.
Molle lineari Se la molla funziona nel campo elastico entro il limite di proporzionalita,
la forza che si sviluppa quando la molla si deforma e proporzionale alla deformazione
stessa. La costante di proporzionalita e detta rigidezza ed il suo inverso e chiamato
cedevolezza.
La forza F che deforma una molla di rigidezza k e proporzionale allo spostamento
relativo x = x1 x2 degli estremi, e il lavoro compiuto viene immagazzinato come energia
potenziale V :
1
V = kx2 (4.1)
2
Anche altri elementi elastici, quali ad esempio travi, si comportano come molle. Per
esempio si consideri la trave incastrata di figura, avente allestremo libero una massa
concentrata m e si assuma per semplicita che la massa della trave sia trascurabile nei
16 CAPITOLO 4. DINAMICA E MDV: INTRODUZIONE E RICHIAMI
W 3EI
k= = 3 (4.3)
st l
Molle non lineari Gli elementi elastici seguono un comportamento lineare solo entro
certi limiti della deformazione. Oltre certi valori di deformazione, la tensione eccede il
limite di proporzionalita del materiale e la relazione tra fora e deformazione diviene non
lineare.
In molte applicazioni pratiche si assume che le deformazioni siano piccole e pertanto si
considerano le molle come aventi comportamento lineare. In altri casi, anche se la molla
e non lineare, si approssima ad una molla lineare mediante un processo di linearizzazione:
Sia F un carico statico agente su una molla non lineare causandone una deformazione
x . Se la forza F viene incrementata di una quantita F , la molla si deforma ulteriormente
4.5. FONDAMENTI DI MECCANICA DELLE VIBRAZIONI 17
di una quantita x. La nuova forza F + F puo essere espressa in serie di Taylor (vedi
Appendice B) attorno alla posizione di equilibrio statico:
dF 1 2
2d F 1 n
nd F
F + F = F (x + x) = F (x ) + x + x + . . . + x (4.4)
dx x 2! dx2 x n! dxn x
Per piccoli valori di x, i termini contenenti derivate di ordine elevato possono essere
trascurati ottenendo:
dF
F + F = F (x + x) = F (x ) + x (4.5)
dx x
1 1 1 1
= + + ... + (4.7)
keq k1 k2 kn
keq = k1 + k2 + . . . + kn (4.8)
18 CAPITOLO 4. DINAMICA E MDV: INTRODUZIONE E RICHIAMI
Smorzamento viscoso
Attrito Coulombiano
Smorzamento isteretico ( o strutturale)
Smorzamento Viscoso E quello usato piu frequentemente nello studio delle vibrazioni.
4.5. FONDAMENTI DI MECCANICA DELLE VIBRAZIONI 19
Si puo ricorrere anche alla rappresentazione mediante numeri complessi. Infatti, ogni
vettore X nel piano xy puo essere rappresentato con il numero complesso: X = a + ib,
dove a e b sono rispettivamente la parte reale e la parte immaginaria.
Se si indica (vedi Fig. 4.21) con A lampiezza del vettore X e con il suo argomento
(langolo compreso tra il vettore e lasse x), X puo essere espresso come:
con: ( )
1 b
A= a2 + b2 ; = tan (4.14)
a
22 CAPITOLO 4. DINAMICA E MDV: INTRODUZIONE E RICHIAMI
Usando la rappresentazione con numeri complessi, il vettore rotante di Fig. 4.21 puo
essere scritto come:
X = Aeit (4.16)
dove e anche detta frequenza circolare di rotazione ed e espressa in rad/s. Derivando
rispetto al tempo si ha:
dX d ( it )
= Ae = iAeit = iX (4.17)
dt dt
dX2 d2 ( it ) d ( )
= Ae = iAe it
= 2 Aeit = 2 X (4.18)
dt2 dt2 dt
da cui si vede che loperazione di derivazione si traduce nel moltiplicare il vettore per i,
od anche nel moltiplicare lampiezza del vettore per e ruotarlo in avanti di 90 gradi
(vedi Fig. 4.22).
Un importante concetto in molte applicazioni e quello del lavoro compiuto da una forza,
che varia armonicamente con una certa pulsazione, per uno moto armonico avente la
4.5. FONDAMENTI DI MECCANICA DELLE VIBRAZIONI 23
stessa pulsazione. Sia data la forza P = P0 sin(t + ) agente su un corpo dotato di legge
di moto x = x0 sin t. Il lavoro compiuto dalla forza in un periodo 2/ vale:
2/ 2/ 2
dx 1 dx
W = P dx = P dt = P d(t) =
0 0 dt 0 dt
2
P0 x0 sin(t + ) cos(t)d(t) =
0
2
(4.19)
P0 x0 cos t[sin(t) cos ) + cos(t) sin )]d(t) =
0
2 2
P0 x0 cos [sin(t) cos(t)]d(t) + P0 x0 sin cos2 (t)d(t).
0 0
Il primo integrale nellultima delle (4.19) e nullo mentre il secondo vale per cui in
definitiva si ha:
W = P0 x0 sin (4.20)
4.5.4 Ottava
Quando il massimo valore di una banda di frequenza e il doppio del minimo, tale banda e
detta banda dottava. Ad esempio, ciascuna banda 75150 Hz, 150300 Hz, e 300600 Hz,
e una banda dottava. In ciascun caso, il massimo ed il minimo valore della frequenza,
che hanno un rapporto pari a 2:1, si dice che dieriscono di unottava.
4.5.5 Decibel
Le varie quantita che si incontrano nel campo delle vibrazioni e del rumore, come ad esem-
pio, spostamento, velocita, accelerazione, pressione, potenza, sono spesso rappresentate
usando la notazione dB (decibel ). In origine il decibel e stato definito con riferimento a
potenze elettriche come: dB = 10 log(P/P0 ), dove P0 e un valore di riferimento.
Poiche la potenza elettrica e proporzionale al quadrato della tensione (X), il decibel
puo anche essere espresso come:
( )2 ( )
X X
dB = 10 log = 20 log (4.21)
X0 X0
Riferimenti Bibliografici
[Fab91] M. Fabrizio. La meccanica razionale e i suoi metodi matematici, volume 1 of
Collana di matematica. Testi e manuali. Zanichelli, Bologna, 1991.
[Pal99] William J. Palm. Modeling, Analysis, and Control of Dynamic Systems. John
Wiley & Sons Inc, Toronto, 2nd edition edition, 1999.
[Rao10] Singiresu S. Rao. Mechanical Vibrations. Prentice Hall, Upper Saddle River,
N.J, 5th edition edition, 2010.
Capitolo 5
cx + kx = 0 (5.1)
cz + k = 0 (5.2)
con radice reale negativa: z1 = k/c. La soluzione dellequazione del moto e pertanto:
k
x(t) = A1 e c t (5.3)
k
x(t) = x0 e c t (5.4)
0.5
0
0 0.05 0.1
Figura 5.1: Esempio di risposta del sistema Molla-Smorzatore
25
26 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
x(t) 1.5
x0>0 v0>0
1
m x0>0 v0<0
c 0.5
0
0 0.2 0.4 0.6
Figura 5.2: Sistema MassaSmorzatore: schema e risposta libera
mx + cx = 0 (5.5)
mz + c = 0 (5.7)
mx + kx = 0 (5.12)
5.1. VIBRAZIONI LIBERE 27
x(t) 1
k 0.5
0
m
0.5
1
0 0.5 1
Figura 5.3: Sistema MassaMolla: schema e risposta libera
Figura 5.4: Vibrazioni libere del sistema MassaMolla nel piano delle fasi
x(t)
k
m
c
Si definisce smorzamento critico ccr il valore della costante di smorzamento per il quale si
ha: ( c )2 k
= 0;
2m m
risulta quindi:
k
ccr = 2m = 2 km = 2mn . (5.27)
m
Per un sistema smorzato si definisce fattore di smorzamento il rapporto tra la costante
di smorzamento c e lo smorzamento critico ccr , cioe:
c c
= = . (5.28)
ccr 2mn
Il radicando che compare nella (5.29), ( 2 1), e negativo e le due radici (5.29) risultano
pertanto complesse e coniugate e si possono esprimere come:
( )
z1,2 = n i 1 2 . (5.30)
( )
Introducendo la cosiddetta pulsazione naturale del sistema smorzato s = n 1 2 ,
si ha: z1,2 = n is e lintegrale dellequazione del moto diventa:
( )
x(t) = en t C1 eis t + C2 eis t (5.31)
0 0.5 1
Figura 5.6: Risposta libera di un sistema sottosmorzato
30 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
x(0) = x0 e x(0) = v0 .
Si ottiene:
v0 + n x0
D = x0 , E= (5.34)
s
Il moto risulta oscillatorio, pseudoperiodico, smorzato:
( )
n t v0 + n x0
x(t) = e x0 cos s t + sin s t (5.35)
s
0.15
0.1
0.05
0
0 0.2 0.4
Figura 5.7: Risposta libera di un sistema sovrasmorzato
C1 + C2 = x0 z1 C1 + z2 C2 = v0 . (5.37)
5.1. VIBRAZIONI LIBERE 31
5.1.5 Osservazioni
La Fig. 5.8 confronta il moto del sistema massamollasmorzatore nei tre dierenti casi
appena esaminati (sistema sottosmorzato; sistema con smorzamento critico; sistema
sovrasmorzato).
Le due radici dellequazione caratteristica (5.24), z1 e z2 , con i corrispondenti valori del
fattore di smorzamento , possono essere rappresentati in un piano complesso (Fig. 5.9).
La semicirconferenza di raggio n rappresenta il luogo delle radici per valori di compresi
tra 0 ed 1. Questo tipo di rappresentazione consente di vedere leetto del fattore di
smorzamento sul comportamento del sistema. Infatti, per = 0 si hanno le due radici
immaginarie z1,2 = in ; per 0 < < 1, le radici sono complesse e coniugate e collocate
simmetricamente rispetto allasse reale; quando = 1, le due radici sono coincidenti e
pari a n ; infine, per > 1, entrambe giacciono sullasse reale (per che tende a , una
tende a 0 mentre laltra tende a ).
La risposta libera del sistema massamollasmorzatore puo essere rappresentata nel
piano delle fasi, come indicato in Fig. 5.10.
due istanti di tempo corrispondenti a due massimi consecutivi, il rapporto tra le ampiezze
delloscillazione risulta:
x(t1 ) x1 X0 en t1 sin(s t1 )
= = (5.39)
x(t2 ) x2 X0 en t2 sin(s t2 )
x1 en t1
= n (t1 +T ) = en T (5.40)
x2 e
Per valori del fattore di smorzamento sucientemente piccoli ( < 0.4), si puo porre con
buona approssimazione: = 2.
Se si considerano, anziche due oscillazioni successive, n oscillazioni successive, si ot-
tiene: x1 /xn+1 = enn T , il cui logaritmo naturale vale: ln (x1 /xn+1 ) = nn T = n. In
definitiva risulta: ( )
1 x1
= ln (5.42)
n xn+1
Figura 5.10: Risposta libera del sistema a un grado di liberta nel piano delle fasi
del verso della velocita della massa m e dunque si puo scrivere nella forma:
mx + mg sgn(x) + kx = 0 (5.44)
Lequazione del moto e pertanto una equazione dierenziale non lineare e, in quanto
tale, non puo essere risolta con i metodi tradizionali. Si puo procedere suddividendo il
dominio dei tempi in intervalli corrispondenti ai cambiamenti di verso della velocita (vedi
Appendice E). In alternativa, si puo procedere con metodi numerici di integrazione.
Un sistema con attrito coulombiano (vedi Fig. 5.12) presenta le seguenti caratteristiche:
Figura 5.12: Risposta libera del sistema massamolla con attrito coulombiano
a h
W = aX 2 = ceq X 2 ; ceq = = . (5.48)
36 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
dove e
k e nota come rigidezza complessa del sistema e e una costante adimensionale
detta fattore di smorzamento strutturale.
che eguagliate forniscono mn2 = k, da cui: n = k/m.
Il metodo energetico per il calcolo della frequenza naturale e di fondamentale impor-
tanza. Infatti, per sistemi piu complessi, la determinazione delle frequenze naturali spesso
e cos complicata da divenire praticamente impossibile. In tali casi, una generalizzazione
del metodo energetico, nota come metodo di Rayleigh conduce, anche se con una certa
approssimazione, alla determinazione della prima pulsazione naturale del sistema.
y
l k, M
dy
x(t)
Figura 5.15: Sistema massamolla con molla dotata di massa
Si consideri il sistema massa-molla di Fig. 5.15 in cui la molla ha massa non trascurabile.
Lorigine delle oscillazioni x(t) della massa concentrata m sia la posizione di equilibrio
statico e si indichi con l la lunghezza della molla in tale posizione. Se la massa M della
molla e distribuita uniformemente, la massa dm di un tratto infinitesimo dy di molla vale
dm = (M/l)dy.
Volendo stimare la prima pulsazione naturale del sistema occorre, secondo il metodo
di Rayleigh, formulare una ragionevole ipotesi sulla forma del primo modo di vibrare.
A tal scopo, si puo ragionevolmente ipotizzare che, nel primo modo di vibrare, le varie
sezioni della molla si distribuiscano linearmente lungo di essa: in altre parole si assume
la deformata statica come approssimazione della prima forma modale.
Per piccole oscillazioni, lipotesi formulata implica che lo spostamento della sezione di
molla alla generica distanza y dallestremo fisso e pari a g(t, y) = (x/l)y, ossia e esprimibile
come prodotto di due funzioni: z(y) = y/l funzione lineare della sola variabile y, e x(t)
funzione solo del tempo t: g(t, y) = z(y) x(t).
Lenergia cinetica e potenziale del sistema si esprimono rispettivamente come:
38 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
( )2 ( )
1 2 1 g 1 2 M 2 l ( y )2 1 M
T = mx + dm = mx + x dy = m+ x2
2 2 t 2 2l 0 l 2 3 (5.53)
1 2 1 2
V = k [g(t, y)y=l ] = kx
2 2
Se si assume il moto armonico della massa m nella forma x(t) = A cos n t, si ha:
( )
1 2 2 M 1
TM AX = A n m + = VM AX = A2 k (5.54)
2 3 2
da cui si ricava la pulsazione naturale del sistema:
k
n = . (5.55)
m + M/3
In conclusione leetto della massa della molla puo essere messo in conto aggiungendo un
terzo della sua massa M alla massa concentrata m.
5.1.9.2 Manometro
I sistemi fluidi, come quelli solidi, sono soggetti a moti vibratori. Con riferimento al
manometro a tubo illustrato in Fig. 5.16, impiegando il metodo energetico, si puo calcolare
la frequenza naturale di oscillazione del fluido nel tubo. Detta S la sezione del tubo,
la densita del fluido e g laccelerazione di gravita, se x e lo spostamento del liquido dalla
posizione di equilibrio, lenergia cinetica e potenziale del fluido sono date da:
1 x x
T = Slx2 ; V = gSx + gSx = gSx2 . (5.56)
2 2 2
x
x
x y(x)
l
Figura 5.17: Trave appoggiata con massa concentrata in mezzeria
Si consideri la trave appoggiata di Fig. 5.17, avente massa m, con una massa concen-
trata M in mezzeria. Volendo stimare la prima pulsazione naturale del sistema, si tratta
di assumere una ragionevole deformata per la trave vibrante. A questo scopo si puo con-
siderare la deformata statica corrispondente ad un carico in mezzeria (vedi Appendice
F): [
3x ( x )3 ] l
y(x) = 4 ymax ; 0x (5.59)
l l 2
Quando la trave vibra nel primo modo, il moto di una sua generica sezione a distanza
x dallappoggio di sinistra si puo allora esprimere come [v(x, t) = y(x)(t)], essendo
(t) = cos n t un moto armonico alla pulsazione del primo modo.
Lenergia cinetica si puo scrivere come:
[( ) ]2 ( )2
1 v 1 v
T = M + dm =
2 t x=l/2 2 t
l/2 ( ) (5.60)
1 [ ]2 1 m 2
2 1 17
M (t) ymax + (t) y(x)2 dx = 2 ymax
2
M+ m
2 2 l 0 2 35
In assenza della massa concentrata M , tale risultato puo essere confrontato con lespres-
sione esatta della prima pulsazione di una trave appoggiata (si veda 8.5.3), mostrando
una dierenza inferiore all1%. Da cio emerge la grande potenza del metodo energetico
di Rayleigh.
40 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
m, J G
k
F(t)
G
R
c
Assunta ora, come variabile indipendente per descrivere il moto del sistema vibrante, la
traslazione x del baricentro, si procede alla scrittura dellequazione del moto impiegando
diversi metodi.
Per un sistema ad un gdl lequazione di Lagrange puo essere scritta come segue (vedi
Appendice A.8): ( )
d T T V
+ = Q, (5.69)
dt q q q
in cui q e la generica coordinata indipendente scelta per descrivere il moto del sistema.
Risulta conveniente scrivere le varie forme di energia esprimendole dapprima in funzione di
coordinate fisiche: tali coordinate possono essere per esempio spostamenti dei baricentri (o
rotazioni) dei diversi corpi che compongono il sistema, allungamenti relativi delle estremita
di elementi elastici, spostamenti dei punti di applicazione delle forze, ecc . . . . In seguito
si introducano i legami tra le variabili fisiche e la coordinata generalizzata prescelta.
Se si considera, come unica variabile indipendente, lo spostamento x del baricentro del
disco: q = x, e come variabili fisiche la rotazione e lallungamento l della molla, le
espressioni dellenergia cinetica e dellenergia potenziale risultano:
1 1 1
T = mx2 + JG 2 ; V = kl2 . (5.70)
2 2 2
Il lavoro virtuale compiuto dalla forza dissipativa viscosa e: Wd = clx
e quello compiuto dalla forza esterna e: We = f (t)x.
42 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
mx + cx + kx = F0 cos t (5.72)
F(t)
m
x(t)
c k
F0 F0 /k
X0 = = ( )2 ( )2 ;
(k + m 2 )2 c2 2
2
1 2 + 2
n n
(5.75)
2
c
tan = = ( n )2 .
(k m )
2
1
n
Figura 5.20: Rappresentazione dellequazione del moto (5.72) nel piano complesso
4
3
2.5
3
2
X0 / (F0/k)
2 1.5
1
1
0.5
0 0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 0 0.5 1 1.5 2 2 2.5 3
( / n)2 ( / n)
(a) (b)
Figura 5.21: Ampiezza (a) e fase (b) della risposta forzata a regime, in funzione del
rapporto (/n )2 .
44 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
0.8
XRF / XRA
0.6
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2
Si ottiene lequazione:
(1 r2 )2 + (2r)2 = 8 2 , cioe: r4 + 2(2 2 1)r2 + 1 8 2 = 0,
46 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
Per valori piccoli dello smorzamento si ha 2 << 1 per cui si puo approssimare:
r1,2 1 2, da cui si ricava il valore del fattore di smorzamento:
r22 r12
= . (5.82)
4
In particolare, se si approssima n (2 + 1 )/2, si ha:
22 12 (2 1 )(2 + 1 ) 2 1
= 2
2
. (5.83)
4n (2 + 1 ) 2n
Lintervallo di pulsazioni comprese tra 1 e 2 viene chiamato banda di mezza potenza.
Tale denominazione deriva dal fatto che la potenza media dissipata ad ogni ciclo per
eetto dellattrito viscoso, in corrispondenza di 1 e 2 , e approssimativamente la meta
di quella dissipata in condizioni di risonanza di fase. Infatti, in generale, lespressione
della potenza media dissipata in un ciclo dallo smorzatore viscoso per un moto armonico
x(t) = X cos(t ) e:
1 T 2 1
Pm = cx dt = cX 2 2 .
T 0 2
Si ha quindi:
Pm1,2 2
cX1,2 2
1,2 2
r1,2 1 2 1
= 2 2
= (5.84)
PmRF cXRF n 2 2 2
Quanto detto fornisce la base per un metodo di rilevazione sperimentale dello smor-
zamento. Infatti, trovato sperimentalmente landamento dellampiezza della risposta a
regime in funzione del rapporto r, si possono determinare 1 , 2 e n , e quindi si puo
calcolare .
5.2. VIBRAZIONI FORZATE 47
Figura 5.24: Risposta del sistema non smorzato alleccitazione armonica in risonanza
mx + kx = F0 cos n t.
mx + cx + kx = F0 cos n t.
48 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
1
x(t)
0.5
0.5
1
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
Time
mx + kx = F0 cos t.
Figura 5.26: Risposta del sistema non smorzato alleccitazione armonica ( < n )
Figura 5.27: Risposta del sistema non smorzato alleccitazione armonica ( > n )
Il moto risulta la sovrapposizione di due moti: uno ha pulsazione pari a quella della
forzante, laltro ha pulsazione pari a quella naturale del sistema. La Fig. 5.26 rappresenta
il caso in cui la pulsazione della forzante e inferiore a n ( < n ), mentre la situazione
opposta e rappresentata in Fig. 5.27 ( > n ).
Ora, se la pulsazione della forzante e molto vicina alla pulsazione naturale del sistema,
pur mantenendosi distinta da questultima, nasce un fenomeno noto come battimento. In
questo tipo di vibrazione lampiezza aumenta e diminuisce con andamento regolare. Il
fenomeno puo essere spiegato considerando il caso in cui entrambe le condizioni iniziali
siano nulle; allora si ha:
F0 /m
x(t) = X0 (cos t cos n t) = cos(t cos n t), (5.89)
|n2 2 |
che si puo scrivere anche come:
( )
F0 /m n + n
x(t) = 2 2 sin t sin t ., (5.90)
|n 2 | 2 2
Ipotizzando che sia poco piu piccola di n e ponendo: n = 2, dove e una
piccola quantita positiva, risulta n e n + 2. Pertanto: n2 2 = 4. In
conclusione la legge di moto assume la forma:
( )
F0 /m
x(t) = sin t sin t. (5.91)
2
50 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
Il moto puo essere inteso come un moto avente pulsazione la cui ampiezza varia len-
tamente ( e piccolo) con periodo 2/ (vedi Fig. 5.28). La frequenza di battimento b e
definita come b = 2 = n .
4
X0 / (A/m)
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
( / n)2
Figura 5.29: Ampiezza del rapporto X0 m/A in funzione del rapporto (/n )2 nel caso di
oscillazioni forzate con eccitazione sinusoidale di ampiezza proporzionale a
mx + cx + kx = A 2 cos t.
(A/m)(/n )2 2/n
X0 = . tan = . (5.92)
1 2 /n2
(1 2 /n2 )2 + (2/n ) 2
5.2. VIBRAZIONI FORZATE 51
4
3
2.5
3
2
X0 / (F0/k)
2 1.5
1
1
0.5
0 0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 0 0.5 1 1.5 2 2 2.5 3
( / n)2 ( / n)
(a) (b)
Figura 5.30: Smorzamento strutturale: ampiezza (a) e fase (b) della risposta forzata a
regime, in funzione del rapporto (/n )2
Si puo notare che, nel caso di smorzamento strutturale, la risposta x(t) raggiunge il
suo valore massimo, F0 /(k), in corrispondenza della risonanza = n , al contrario di
quanto avviene nel caso di smorzamento viscoso in cui il massimo e raggiunto per < n .
Inoltre, per valori non nulli di , langolo non si annulla mai (nemmeno per = 0). Nel
caso di smorzamento struturale leccitazione e la risposta non sono pertanto mai in fase.
52 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
si dice impulso della forza F . Si faccia ora tendere a zero lintervallo t, imponendo che
sia: +
lim = F (t)dt = I.
t0
I I n t
x(t) = sin n t x(t) = e sin s t (5.96)
mn ms
Ovvero: x(t) = Ih(t), avendo indicato con h(t) la risposta del sistema ad un impulso
unitario.
F( )
d =t
x F( ) d
t-
=t
Figura 5.31: Forza eccitatrice di forma arbitraria e risposta del sistema allimpulso F ( )d
5.2. VIBRAZIONI FORZATE 53
F ( )d n (t )
dx(t) = e sin s (t ) = F ( ) h(t ) d, (5.97)
ms
essendo h(t) la risposta del sistema allimpulso unitario.
Se il sistema e lineare, la risposta sara la somma delle risposte ai singoli impulsi
elementari, ovvero: t t
x(t) = dx(t) = F ( )h(t )d. (5.98)
0 0
Lintegrale a secondo membro della (5.98) viene detto integrale di convoluzione o integrale
di Duhamel.
54 CAPITOLO 5. SISTEMI A UN GRADO DI LIBERTA
Riferimenti Bibliografici
[FMM05] E. Funaioli, A. Maggiore, and U. Meneghetti. Lezioni di Meccanica applicata
alle macchine - Prima parte - Fondamenti di meccanica delle macchine. Patron
editore S.r.l., Bologna, 2005.
[Pal99] William J. Palm. Modeling, Analysis, and Control of Dynamic Systems. John
Wiley & Sons Inc, Toronto, 2nd edition edition, 1999.
[Rao10] Singiresu S. Rao. Mechanical Vibrations. Prentice Hall, Upper Saddle River,
N.J, 5th edition edition, 2010.
Capitolo 6
x1(t) x2(t)
c1 F1(t) F2(t) c
c2 3
k1 m1 k2 m2 k3
Figura 6.1: Sistema vibrante a due gradi di liberta: schema e diagrammi di corpo libero
Si consideri il sistema a due gdl rappresentato in Fig. 6.1, costituito da masse molle e
smorzatori viscosi. Il moto del sistema e completamente descritto dalle coordinate x1 (t) e
x2 (t), che definiscono la posizione delle masse m1 e m2 a partire dalle rispettive posizioni
di equilibrio statico.
Lapplicazione del principio di dAlembert fornisce le equazioni del moto:
dove:
[ ] [ ] [ ]
m1 0 k1 + k2 k2 c + c2 c2
[M ] = , [K] = , [C] = 1
0 m2 k2 k2 + k3 c2 c2 + c3
55
56 CAPITOLO 6. SISTEMI A DUE GRADI DI LIBERTA
x1(t) x2(t)
k1 k2 k3
m1 m2
m1 x1 + (k1 + k2 ) x1 k2 x2 = 0
(6.6)
m2 x2 k2 x1 + (k2 + k3 ) x2 = 0
Assumendo che sia possibile avere un moto armonico delle masse m1 e m2 alla medesima
pulsazione , con la stessa fase , ma con ampiezze dierenti, si considerino le soluzioni
delle Eqq. (6.6) nella forma:
x1 (t) = X1 cos(t + )
(6.7)
x2 (t) = X2 cos(t + )
dove le costanti X1 e X2 sono le ampiezze delle oscillazioni di x1 (t) e x2 (t), e e la fase.
Sostituendo le (6.7) nelle equazioni del moto (6.6), si ottiene:
([ ] )
m1 2 + (k1 + k2 ) X1 k2 X2 cos(t + ) = 0
( [ ] ) (6.8)
k2 X1 + m2 2 + (k2 + k3 ) X2 cos(t + ) = 0
Poiche le Eqq. (6.8) devono essere soddisfatte per tutti i valori di t, i termini tra parentesi
devono annullarsi, il che conduce a:
[ ]
m1 2 + (k1 + k2 ) X1 k2 X2 = 0
[ ] (6.9)
k2 X1 + m2 2 + (k2 + k3 ) X2 = 0
Questo mostra che per il sistema e possibile avere una vibrazione libera nella forma (6.7)
quando e uguale a 1 e 2 date dalla (6.11). Le 1 e 2 sono dette pulsazioni naturali
del sistema.
Restano da determinare i valori delle ampiezze X1 e X2 , che dipendono dalle pulsazioni
naturali 1 e 2 . Denominati i valori di X1 e X2 corrispondenti a 1 come X11 e X21 e
58 CAPITOLO 6. SISTEMI A DUE GRADI DI LIBERTA
I vettori seguenti, corrispondenti alle pulsazioni 1 e 2 , sono i modi di vibrare del sistema
e possono essere espressi come:
{ } { }
X11 X11
{X1 } = =
X21 r1 X11
{ } { } (6.13)
X12 X12
{X2 } = =
X22 r2 X12
i modi possono essere denominati come modi normali (normal modes) della vibrazione o
vettori modali (modal vectors) del sistema.
La vibrazione libera del sistema puo essere espressa come:
x1 (t) = X11 cos(1 t + 1 ) + X12 cos(2 t + 2 )
x2 (t) = X21 cos(1 t + 1 ) + X22 cos(2 t + 2 ) = (6.14)
= r1 X11 cos(1 t + 1 ) + r2 X12 cos(2 t + 2 )
dove le costanti X11 , X12 , 1 e 2 sono determinate dalle condizioni iniziali.
Le Eqq. le (6.16) possono essere viste come un sistema di quattro equazioni algebriche
nelle quattro incognite:
A = X11 cos 1 , B = X12 cos 2
C = X11 sin 1 , D = X12 sin 2
6.3. MOTI RIGIDI 59
x1(t) x2(t)
k
m1 m2
Si consideri il sistema a due 2 gdl rappresentato in Fig. 6.3 (ad esempio, potrebbe
essere il modello di due vagoni ferroviari). Le equazioni del moto libero sono le seguenti:
[ ]{ } [ ]{ } { }
m1 0 x1 k k x1 0
+ =
0 m2 x2 k k x2 0
yj (t) = Yj eit j = 1, 2
Se si definisce la quantita:
dove:
[ ] { } { }
Z11 (i) Z12 (i) Y1 F10
[Z( i)] = ; {Y } = ; {F0 } = .
Z21 (i) Z22 (i) Y2 F20
La matrice [Z(i)] e detta matrice impedenza. La soluzione della Eq. (6.21) e data dalla:
Le Eqq. (6.24) sostituite nelle yj (t) (j=1, 2) forniscono le soluzioni delle Eqq. (6.19). Le
risposte reali xj (t) sono la parte reale delle risposte complesse yj (t).
6.4. VIBRAZIONI FORZATE 61
x1(t) x2(t)
Fcos t c
m m k
k k
6.4.1 Esempio
Si debba trovare la risposta a regime del sistema di Fig. 6.4 quando la massa associata al
grado di liberta x1 e eccitata dalla forzante armonica F1 (t) = F cos t. Le equazioni del
moto sono:
[ ]{ } [ ]{ } [ ]{ } { }
m 0 x1 0 0 x1 2k k x1 F cos t
+ + =
0 m x2 0 c x2 k 2k x2 0
Se si considera la forzante nella forma complessa F (t) = F eit , si possono assumere come
soluzioni le: yj (t) = Yj eit (j = 1, 2), con xj (t) = [yj (t)] = [Yj eit ].
Se, in prima istanza, non si considera la presenza dello smorzatore (c = 0), il sistema
risulta quello di Fig. 6.2 nel caso in cui m1 = m2 = m e k1 = k2 = k3 = k, per il quale le
pulsazioni naturali al quadrato erano fornite dalle (vedi 6.1.1):
k 3k
12 = , 22 = .
m m
In tale caso, le funzioni Zrs (i) valgono:
Z11 () = Z22 () = m 2 + 2k; Z12 () = Z21 () = k.
e, di conseguenza, le ampiezze Yj (j = 1, 2), in generale complesse, risultano ora reali ed
espresse dalle:
(m 2 + 2k)F (m 2 + 2k)F
Y1 () = =
(m 2 + 2k)2 k 2 (m 2 + 3k)(m 2 + k)
kF kF
Y2 () = =
(m + 2k) k
2 2 2 (m + 3k)(m 2 + k)
2
Come ovvio, da tali espressioni, risulta che le pulsazioni naturali sono quelle particolari
pulsazioni che, annullando le quantita a denominatore, portano le ampiezza allinfinito.
k
Ponendo: 02 = e sostituendo nelle relazioni che forniscono Y1 e Y2 , si ha:
m
( ) ( )
2 F 2 F
2 2 2 2
0 k k
Y1 () = ( )
2 2
=( 2
) (0 )
2
2 2 1 3 2 1 2
0 0 0
F F
Y2 () = ( k =( )k( )
)
2 2 2
2
2 2 1 3 2 1 2
0 0 0
62 CAPITOLO 6. SISTEMI A DUE GRADI DI LIBERTA
4 4
|Y1| / (F / k)
|Y2| / (F / k)
3 3
2 2
1 1
0 0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
/ 0 / 0
Figura 6.5: Ampiezza delle risposte per il sistema di Fig. 6.4 nel caso in cui c = 0
Nel caso di presnza dello smorzatore viscoso tra la massa m2 ed il telaio, le funzioni
Zrs (i) diventano:
Z11 (i) = m 2 + 2k; Z22 (i) = m 2 + ic + 2k; Z12 (i) = Z21 (i) = k.
Di conseguenza, le ampiezze Yj (j = 1, 2) risultano ora complesse ed espresse dalle:
(m 2 + ic + 2k)F
Y1 (i) =
(m 2 + ic + 2k)(m 2 + 2k) k 2
kF
Y2 (i) =
(m + ic + 2k)(m 2 + 2k) k 2
2
k
Al solito, ponendo: 02 = e introducendo il parametro adimensionale:
m
c c
a= =
2m0 2 km
possono essere poste nella seguente forma:
( )
2 F
2 + i2a + 2
0 0 k
Y1 (i) = ( 2
)( ) ;
2
2 + i2a + 2 2 2 1
0 0 0
F
Y2 (i) = ( k )( ) .
2 2
2 + i2a + 2 2 2 1
0 0 0
La Fig. 6.6 mostra landamento del modulo dellampiezza della risposta del primo grado
di liberta in funzione del rapporto adimensionale /0 e per diversi valori del parametro
a. Si vede che quando a 1 il sistema tende a comportarsi
come un sistema ad un gdl
con ununica risonanza che vale n = 2k/m (/0 = 2). In eetti, allaumentare
della costante di smorzamento c (e quindi del parametro a), e come se la massa m2 fosse
solidale al telaio.
6.5. SMORZATORE DINAMICO (MASS DUMPER) 63
16
14 a=10
12
|Y1| / (F / k)
10
8
6 a=0.2
4
2 a=1
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
/ 0
Figura 6.6: Ampiezza della risposta x1 (t) per il sistema vibrante di Fig. 6.4 allaumentare
dello smorzamento
Fcos t
Machine (m1)
x1
k2
k1/2 m2 k1/2
x2
xj (t) = Xj cos t j = 1, 2
Di conseguenza risulta:
(m2 2 + k2 )F
X1 () =
(m1 2 + k1 + k2 )(m2 2 + k2 ) k22
k2 F
X2 () =
(m1 + k1 + k2 )(m2 2 + k2 ) k22
2
Se e soddisfatta la condizione:
k1 k2
= 2 =
m1 m2
si ha per x1 (t) una antirisonanza, ossia la massa m1 non vibra. Posto:
2 k1 2 k2
10 = ; 20 =
m1 m2
le espressioni di X1 () e X2 () risultano:
( )
2 F F
1 2
20 k1
X1 () = ( )( ) ; X2 () = ( )k1( ) ;
2 k2 2 k2 2 k2 2 k2
1 2 + 1 2 1 2 + 1 2
10 k1 10 k1 10 k1 10 k1
che possono essere diagrammate in funzione del rapporto adimensionale /10 (vedi
Fig. 6.8).
6 6
5 5
|X1| / (F / k1)
|X2| / (F / k1)
4 4
3 3
2 2
1 1
0 0
0 0.5 1 1.5 2 0 0.5 1 1.5 2
/ 10 / 10
In altre parole, la massa m1 non oscilla poiche la massa m2 trasmette alla massa m1 una
forza uguale ed opposta alleccitazione; infatti:
m2 2
k2 (x2 x1 ) = m2 x2 = m2 2 X2 cos t = F 2 cos t = 2 F cos t = F cos t.
k2 20
1.5
/ 10
0.5
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
m2 / m1
Figura 6.9: Pulsazioni naturali dello smorzatore dinamico in funzione del rapporto m2 /m1
Laggiunta di una massa introduce pero nel sistema una seconda risonanza. Le due
risonanze si possono trovare ponendo a zero il denominatore di X1 () (o di X2 ()):
( )( ) ( )
2 k2 2 k2 4 2 k2
1 2 + 1 2 = 0; ossia: 4
2 2+ + 1 = 0.
10 k1 10 k1 10 10 k1
Riferimenti Bibliografici
[MMF11] U. Meneghetti, A. Maggiore, and E. Funaioli. Lezioni di meccanica applicata
alle macchine - Terza parte - Dinamica e vibrazioni delle macchine. Patron
editore S.r.l., Bologna, 2011.
[Rao10] Singiresu S. Rao. Mechanical Vibrations. Prentice Hall, Upper Saddle River,
N.J, 5th edition edition, 2010.
Capitolo 7
Come si puo vedere dalla Eq. (7.2), gli elementi mij della matrice massa rappresentano
lazione inerziale agente sulla massa i-esima in corrispondenza di una accelerazione unita-
ria della coordinata in cui e concentrata la massa j-esima (essendo nulle le accelerazioni
delle restanti n-1 coordinate). Gli elementi mij sono detti coecienti di influenza iner-
ziali. Gli elementi kij della matrice rigidezza rappresentano lazione elastica agente sulla
massa i-esima in corrispondenza di uno spostamento unitario della coordinata in cui e
67
68 CAPITOLO 7. SISTEMI A N GRADI DI LIBERTA
concentrata la massa j-esima (essendo nulli gli spostamenti delle restanti n-1 coordinate).
Essi sono noti anche come coecienti di influenza per la rigidezza.
Al fine di determinare i modi propri di vibrare del sistema si assuma una risposta nella
forma:
xj (t) = Xj eit j = 1, 2, . . . , n
Si ottiene:
2 [M ]{X} + [K]{X} = {0} (7.3)
dove: {X} = {X1 X2 ... Xn }T e il vettore delle ampiezze di oscillazione delle masse.
Si perviene ad un sistema di equazioni analogo a quello gia visto nel caso dei sistemi a
due gradi di liberta:
[A I] {X} = {0} (7.4)
per il quale deve essere:
det [A I] = 0 (7.5)
avendo posto [A] = [M ]1 [K] (matrice dinamica).
Le radici i dellequazione caratteristica (7.5) sono gli autovalori della matrice [A] e
sono pari al quadrato delle pulsazioni naturali del sistema: i2 = i . Sostituendo gli
autovalori i nella Eq. (7.4) si ottengono i corrispondenti autovettori, che forniscono i
modi di vibrare:
X11
X12
X1n
X21 X22 X2n
{X}1 = , {X}2 = , . . . {X}n = .
...
...
...
Xn1 Xn2 Xnn
Si noti che, essendo la Eq. (7.4) un sistema di n equazioni omogenee, gli autovettori
risultano definiti a meno di una costante arbitraria.
Talvolta puo essere utile formulare le equazioni del moto delle masse del sistema in
modo diverso dalle (7.1). A cio si perviene utilizzando i coecienti di influenza per la
cedevolezza (flessibilita) ij . Essi vengono definiti come lo spostamento della coordinata
i-esima provocato da una forza unitaria applicata nella coordinata j-esima. Nel caso delle
oscillazioni libere di un sistema ad n gradi di liberta, le azioni applicate sono solo quelle
inerziali e pertanto lo spostamento della massa i-esima vale:
n
n
xi = ij mij xj (i = 1, 2, . . . , n) (7.6)
j=1 j=1
La matrice:
11 12 ... 1n
21 22 ... 2n
[D] =
... ...
... ...
n1 n2 ... nn
e detta matrice cedevolezza (flessibilita).
7.1. SISTEMI NON SMORZATI 69
Confrontando la Eq. (7.7) con la Eq. (7.1) scritta nel modo seguente:
si riconosce che: [D] = [K]1 ossia la matrice flessibilita [D] e linversa della matrice
rigidezza [K]. Se si sostituiscono le soluzioni xj (t) nella Eq. (7.7), si ottiene:
ed anche:
0 = {X}j T [K]{X}i (7.15)
Le Eqq. (7.14) e (7.15) definiscono il carattere di ortogonalita dei modi propri di vibrare
nei confronti delle matrici massa e rigidezza. Tale proprieta e di fondamentale importanza
per procedere al disaccoppiamento delle equazioni del moto del sistema (vedi 7.1.5).
Nel caso in cui i = j, la Eq. (7.13) risulta soddisfatta per ogni valore finito del termine
{X}i T [M ]{X}i . Si definiscono massa modale e rigidezza modale rispettivamente gli scalari
forniti dai prodotti:
7.1.3 Normalizzazione
Ricordando che gli autovettori sono definiti a meno di una costante arbitraria, e possibile
operare diverse normalizzazioni degli autovettori medesimi. Ad esempio, osservando la
relazione che definisce la massa modale, si vede come sia possibile individuare per ogni
autovettore {X}i lo scalare pi tale da rendere unitaria la rispettiva massa modale Mi :
1
Mi = pi {X}i T [M ] pi {X}i = 1; pi = ; (i = 1, 2, . . . , n).
{X}i [M ]{X}i
T
Adottando tale normalizzazione (nota come normalizzazione rispetto alla matrice massa),
dalla (7.11) scritta per i = j, risulta che ogni rigidezza modale Ki e pari al quadrato della
relativa pulsazione naturale i :
Per lortogonalita dei modi propri, il seguente prodotto e una matrice diagonale:
M1 0 ... 0
0 M2 ... 0
[]T [M ][] =
... ... ... ... = [M ]P (7.18)
0 0 ... Mn
7.1. SISTEMI NON SMORZATI 71
Gli elementi della diagonale principale della (7.18) sono le masse modali ; la matrice prende
il nome di matrice massa modale (principale). Analogamente si ha:
K1 0 ... 0
0 K2 ... 0
[]T [K][] =
... ... ... ... = [K]P (7.19)
0 0 ... Kn
In questo caso gli elementi della diagonale principale sono le rigidezze modali e la matrice
prende il nome di matrice rigidezza modale (principale).
La matrice massa principale e la matrice rigidezza principale permettono di disaccop-
piare le equazioni del moto.
Se si adotta la normalizzazione rispetto alla matrice massa, le matrici massa principale e
rigidezza principale diventano, rispettivamente:
2
1 0 ... 0 1 0 ... 0
0 1 ... 0 0 2 2 ... 0
[M ]P = = [I];
... ... ... ... [K] P =
... ... ... ...
0 0 ... 1 0 0 ... n 2
ossia:
[M ]P {q} + [K]P {q} = {0} (7.21)
avendo posto:
{q} = []1 {x} (7.22)
Le (7.22) definiscono le coordinate modali (principali). Poiche, come visto (7.1.4),
[M ]P e [K]P sono matrici diagonali, le equazioni del moto (7.21) risultano disaccoppiate.
Risolte le (7.21) in termini di coordinate modali, si passa da queste alle coordinate di
origine con la trasformazione:
{x} = []{q} (7.23)
[K]{X}1 = 0 [K]{X}2 = 0
[K]{X}i = i 2 [M ]{X}i (i = 3, 4, . . . , n)
Dalle prime due si ricava:
e risulta altres:
{X}1 T [K]{X}2 = 0
che, assieme alla precedente, costituisce la relazione di ortogonalita nei confronti della
matrice rigidezza. Per contro, nella relazione da cui si ricava lortogonalita nei confronti
della matrice massa (Eq. (7.13)), per i primi due modi la dierenza (2 1 ) e nulla, ossia
in generale si ha:
{X}1 T [M ]{X}2 = 0
Pertanto, la presenza di moti di corpo rigido puo dare luogo alla presenza nella matrice
massa modale di termini al di fuori della diagonale.
In generale, la matrice []T [C][] e simmetrica ma non diagonale, per cui le equazioni
del moto non sono piu disaccoppiate. Se pero per lo smorzamento si adotta lipotesi di
smorzamento proporzionale, cioe si esprime la matrice [C] attraverso la:
in cui la matrice [C]P e una matrice diagonale detta matrice smorzamento modale (prin-
cipale):
C1 0 ... 0
0 C2 ... 0
[C]P = ... ... ...
...
0 0 ... Cn
e Ci = {X}i T [C]{X}i sono gli smorzamenti modali. Le equazioni del moto risultano
pertanto completamente disaccoppiate.
In analogia a quanto fatto per il sistema ad un gdl, si possono definire lo smorzamento
(modale) critico e il fattore di smorzamento modale attraverso le:
Ci Ci Ci i
i = = = = + (7.25)
CCRi 2 Ki Mi 2Mi i 2i 2
7.3. VIBRAZIONI FORZATE 73
Inserite nelle equazioni del moto (7.26), premoltiplicando per []T si ha:
1 1
T = 2 {X}T [M ] {X} ei2t ; V = {X}T [M ] {X} ei2t
2 2
Se il sistema e conservativo vale il principio di conservazione dellenergia meccanica
(TM AX = VM AX ), per cui si ottiene:
1 1
TM AX = 2 {X}T [M ] {X} = VM AX = {X}T [K] {X}
2 2
da cui si puo ricavare il seguente rapporto:
7.5.1 Esempio
" #
!
#
" !
#
!
Figura 7.1: Esempio di applicazione del metodo di Rayleigh-Ritz
22.5 m p + 4.5 k p = 0
cioe in definitiva:
1 1
[] = 2.5 2
3 1
ovvero:
x1 1 1 { }
p
x2 = 2.5 2 1
p2
x3 3 1
Si ottiene allora:
[ ] m 0 0 1 1 [ ]
T 1 2.5 3 22.5 8
[] [M ][] = 0 2m 0 2.5 2 = m
1 2 1 8 10
0 0 m 3 1
[ ] 3k k 0 1 1 [ ]
1 2.5 3 4.5 2
T
[] [K][] = k 2k k 2.5 2 = k
1 2 1 2 12
0 k k 3 1
Le equazioni del moto sono pertanto:
[ ] [ ]
22.5 8 4.5 2
m {p} + k {p} = {0}
8 10 2 12
Lequazione caratteristica e:
161 m2 4 283 k m 2 + 50 k 2 = 0
da cui si ricavano:
1 1
{X}1 = []{P }1 = 2.521 {X}2 = []{P }2 = 1.739
3.169 3.084
78 CAPITOLO 7. SISTEMI A N GRADI DI LIBERTA
si sarebbe ottenuto:
[
] [ ]
T 22.5 14 T 4.5 3
[] [M ][] = m [] [K][] = k
14 10 3 4
da cui:
k k
1 = 0.4461 2 = 1.2488
m m
con un errore sulla prima pulsazione dello 0.25% e sulla seconda dello 0.15% rispetto ai
valore esatti. I corrispondenti modi sono:
{ } { } { } { }
P1 1 P1 1
= =
P2 1 0.1066 P2 2 1.6242
da cui si ricavano:
1 1
{X}1 = []{P }1 = 2.5596 {X}2 = []{P }2 = 1.199
3.2386 2.204
{X}j T [K]{X}j ( )
j =2
= R {X}j
{X}j T [M ]{X}j
esso non e altro che il rapporto tra la rigidezza modale Kj e la massa modale Mj .
Se alcune masse e/o rigidezze del sistema subiscono una modifica, ovviamente anche le
frequenze e i modi cambiano. Se con [M + M ] e [K + K] si indicano rispettivamente
le nuove matrici massa e rigidezza, si avra:
{X} j T [K + K] {X}j ( )
2 = = R {X}j
j
{X} j T [M + M ] {X}j
Se ora si assume che sia {X}j = {X}j , ossia che la forma modale conseguente alle
modifiche coincida con quella relativa al sistema senza modifiche, si puo scrivere:
ovvero:
{X}j T [K]{X}j
1+
{X}j T [K]{X}j
2
= j 2
j
{X}j T [M ]{X}j
1+
{X}j T [M ]{X}j
7.6.1 Esempio 1
Come esempio di applicazione del metodo si consideri il sistema a n=3 gdl rappresentato
in Fig. 7.2, le cui matrici massa e rigidezza sono:
2m 0 0 3k 2k 0
[M ] = 0 m 0 [K] = 2k 3k k
0 0 3m 0 k k
Si impieghi il metodo di Rayleigh per trovare il nuovo valore 3 della terza pulsazio-
ne naturale se la rigidezza della seconda molla viene portata da 2k a 2.5k. Lenergia
potenziale e cinetica massime del terzo modo sono rispettivamente:
1 1 1 1
V3M AX = {X}3 T [K]{X}3 = K3 ; T3M AX = 3 2 {X}3 T [M ]{X}3 = 3 2 M3
2 2 2 2
dove K3 e M3 sono rispettivamente la terza rigidezza modale e la terza massa modale.
A seguito della modifica di rigidezza, si ha:
1 1 1
V3M AX = {X}3 T [K + K]{X}3 ; T3M AX = 3 2 {X}3 T [M ]{X}3 = 3 2 M3
2 2 2
"
# !
# "
!
"
$ !
7.6.2 Esempio 2
Si consideri ancora lo stesso sistema di Fig. 7.2 ma si calcoli la terza frequenza naturale
qualora la seconda massa passi al valore 1.3 m. Questa volta risulta:
3 2 1 1
= =
3 2
{X}3 [M + M ]{X}3
T
{X}3 [M ]{X}3
T
1+
M3 M3
0 0 0 0 0 0
[M ] = 0 0.3m 0 = 0 m 0
0 0 0 0 0 0
La terza massa modale M3 e:
M3 = {X}3 T [M ]{X}3 = 8.006 m.
Inoltre e:
{X}3 T [M ]{X}3 = m (X23 )2 = 0.3 m (2.4195)2
v v u
u
u 1 k u 1 k
3 = 3 u = 1.9798 u = 1.793 .
t {X}3 [M ]{X}3
T
mt 0.3 m (2.4195) 2
m
1+ 1+
M3 8.006 m
Il valore esatto della
terza pulsazione a seguito della variazione della seconda massa e:
3 ESAT T O = 1.807 k/m ovvero si e compiuto un errore pari a 0.77%.
7.7. ESEMPIO - SISTEMA A 3 GDL 81
"
# !
# "
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"
$ !
cioe:
x1 (t) = X11 cos(1 t + 1 ) + X12 cos(2 t + 2 ) + X13 cos(3 t + 3 )
x2 (t) = 1.3948X11 cos(1 t + 1 ) + 0.6914X12 cos(2 t + 2 ) 2.4195X13 cos(3 t + 3 )
x3 (t) = 2.0378X11 cos(1 t + 1 ) 0.4849X12 cos(2 t + 2 ) + 0.2249X13 cos(3 t + 3 )
dove X11 , 1 , X12 , 2 , X13 , 3 sono costanti che soddisfano le condizioni iniziali.
Per lo studio delle vibrazioni forzate, si consideri una forzante armonica applicata
alla massa centrale. Il vettore delle forzanti e dunque:
F1 0
{F (t)} = F2 sin t = F2 sin t
F3 0
Il vettore delle forzanti modali risulta:
1.3948
[]T {F (t)} = 0.6914 F2 sin t
2.4195
1 0.4
x1 x1
x2 x2
0.5 x3 0.2 x3
0 0
0.5 0.2
1 0.4
0 10 20 30 0 10 20 30
Time [s] (a) Time [s] (b)
Figura 7.4: Risposte del sistema a 3 gdl di Fig. 7.3: a) =1.1 rad/s; b) =2.5 rad/s
Posto m=1, k=1, F2 =2, landamento delle oscillazioni delle tre masse per due valori della
pulsazione della forzante (=1.1 rad/s e =2.5 rad/s) e riportato in Fig. 7.4.
La Fig. 7.5 riporta il modulo delle FRF tra un generico grado di liberta ed il grado di
liberta in cui e applicata la forzante.
FRF Amplitude
4 |H12|
10
|H22|
2 |H32|
10
0
10
2
10
4
10
0 1 2 3
[rad/s]
Riferimenti Bibliografici
[Inm13] D. J. Inman. Engineering Vibration. Prentice Hall, Boston, 4 edition edition,
2013.
[Rao10] Singiresu S. Rao. Mechanical Vibrations. Prentice Hall, Upper Saddle River,
N.J, 5th edition edition, 2010.
Capitolo 8
Sistemi continui
8.1 Introduzione
Lanalisi di un sistema continuo (ossia a infiniti gradi di liberta) puo essere vista come
estrapolazione, per n tendente a infinito, dellanalisi di sistemi discreti a n gdl: il pro-
blema e quello di realizzare analiticamente questo passo formale in quanto, nel continuo,
le equazioni saranno, a dierenza del caso dei discreti, alle derivate parziali, poiche le
grandezze che definiscono il moto del sistema in questo caso dipendono sia dal tempo t,
sia dallo spazio.
Tutti i sistemi reali dovrebbero essere studiati mediante modelli continui. La soluzione
rigorosa si ha pero soltanto in casi particolarmente semplici, mentre per strutture comples-
se la soluzione analitica, utilizzando le equazioni proprie del continuo, non e ottenibile. In
tali situazioni diventa percio indispensabile ricondursi a schemi discreti, mediante oppor-
tune metodologie: a parametri concentrati o a elementi finiti. Lo studio che verra condotto
sul continuo assume percio un aspetto principalmente didattico, propedeutico anche al-
la descrizione dei metodi di discretizzazione; ci si limitera inoltre a casi particolarmente
semplici, per i quali sia possibile una trattazione analitica in forma chiusa.
85
86 CAPITOLO 8. SISTEMI CONTINUI
b) Il moto della fune avviene in un piano qualunque contenente lasse della fune: a tale
scopo si deve ritenere la fune dotata di simmetria rispetto al suo asse baricentrico.
T
T y(x,t)
T T
x dx
l
ed epercio rappresentato da due onde che si propagano in versi opposti con velocita
T
c= .
Conviene pero cercare lintegrale della (8.2) nella forma:
d2 f (t) T d2 (x)
(x) = f (t) (8.5)
dt2 dx2
che si puo scrivere:
1 d2 f (t) T 1 d2 (x)
= (8.6)
f (t) dt2 (x) dx2
8.2. VIBRAZIONI TRASVERSALI NELLE FUNI 87
Perche possa essere verificata la (8.6), entrambi i membri non possono che essere uguali
ad una medesima costante, che puo essere indicata come 2 (si dimostra infatti che tale
costante e negativa); si ottengono dunque le seguenti:
d2 f (t) d2 (x)
+ 2 f (t) = 0; + 2 (x) = 0 (8.7)
dt2 dt 2 T
Gli integrali delle (8.7) sono:
D = 0; C sin l = 0.
Non potendo essere C = 0 (essendo D nullo) deve annullarsi il seno di l, ossia deve
essere:
l = i (i = 0, 1, 2, . . . )
Escludendo il valore i = 0 (a cui corrisponde una pulsazione nulla), le infinite pulsazioni
proprie risultano:
i T
i = (i = 1, 2, . . . ) (8.9)
l
Dalla (8.9) si vede che le infinite i risultano tutte multiple di una pulsazione fonda-
mentale:
T
1 =
l
A ogni pulsazione propria i , corrisponde un modo proprio di vibrare [(x)]i definito dalla
deformata spaziale assunta dal sistema in corrispondenza della i ad esso associata:
i 2
[(x)]i = [(x)]=i = sin i x = sin i x = sin x = sin x (8.10)
T l i
2
[(x)]1 = sin 1 x = sin 1 x = sin x = sin x
T l 1
Si osserva che essa ha un solo massimo (ventre o antinodo) in centro campata essendo la
lunghezza donda del primo modo pari a 1 = 2l.
Per li-esimo modo di vibrare, dalla (8.10) appare invece evidente come la forma modale
presenti i ventri o antinodi e i + 1 nodi, ossia punti con spostamento nullo.
La definizione di lunghezza donda i (vedi (8.11)) puo entrare nella scrittura della
pulsazione propria del sistema:
T i T 2 T
i = i = = (8.12)
l i
Si osservi che il valore della generica pulsazione, oltre a crescere con la tensione T e a
decrescere con (massa per unita di lunghezza della fune), risulta anche inversamente
proporzionale alla lunghezza donda del modo associato.
Studiando un sistema continuo qualunque si avranno, dunque, infinite pulsazioni pro-
prie e, corrispondentemente, infiniti modi di vibrare. Nella Figura 8.2 si riportano, a
titolo di esempio, le prime cinque frequenze proprie e relative deformate di una fune tesa
avente i seguenti dati:
lunghezza l = 30 m; tiro T = 30000 N ; massa per unita di lunghezza = 1.5 kg/m.
ix
y(x, t) = Ci sin (Ai sin i t + Bi cos i t)
i=1
l
x y(x, 0)
y(x, 0) = Y sin ; =0
l t
deve essere:
ix x
y(x, 0) = Ci sin (0 + Bi ) = Y sin
i=1
l l
y(x, 0)
ix
= Ci sin (i Ai 0) = 0
t i=1
l
Dalla prima risulta: i = 1 e B1 C1 = BC = Y e dalla seconda: A1 = A = 0.
In altre parole, lintegrale della (8.2) e:
Casi con altre condizioni al contorno ed un altro esempio con condizioni iniziali sono
riportati in Appendice J.
90 CAPITOLO 8. SISTEMI CONTINUI
N N+ N dx
x
dx
Se le condizioni al contorno sono quelle della trave a mensola (vedi Fig. 8.4): per x = 0
deve aversi u = 0, mentre allestremo libero (x = L) e N = 0. Si ottiene:
( )
u
u(0, t) = (0) f (t) = 0 N (L, t) = ES =0
x L,t
ossia: ( )
d(x)
(0) = 0 e = 0.
dx x=L
Con riferimento al caso della trave a mensola, la soluzione dei due integrali (8.24),
integrando per parti, porta a:
L L
di dj 2
ES dx = i Si j dx
0 dx dx 0
L L (8.25)
di dj
ES dx = j2 Si j dx
0 dx dx 0
da cui, integrando per parti, per qualunque condizione al contorno (per quanto detto
sopra), risulta:
( )2
L di
0
ES dx
2 dx Ki
i = L = (8.30)
S 2i dx Mi
0
dove Ki e Mi sono rispettivamente la rigidezza e la massa modale per il sistema conside-
rato. In altre parole, si ha:
L ( )2 L
di
Ki = ES dx Mi = S 2i dx (8.31)
0 dx 0
Si noti come, in base alla (8.30), sia evidente che la costante 2 e positiva, ossia 2
e una quantita negativa, come assunto (ma non ancora dimostrato) gia a partire dalla
introduzione di tale costante nello studio delle vibrazioni della fune tesa (8.2.1).
94 CAPITOLO 8. SISTEMI CONTINUI
+ dx
x
M
Mt Mt+ t dx
x
dx
T
T+ dx
x
v(x,t) dx
M (x, t)
+ T (x, t) = 0 (8.40)
x
che, sostituita nella (8.36) fornisce:
[ ]
2 v(x, t) 2 2 v(x, t)
S(x) + 2 EI(x) =0
t2 x x2
2 v(x, t) 4 v(x, t)
S(x) + EI =0 (8.41)
t2 x4
EI 1 d4 (x) 1 d2 f (t)
=
S (x) dx4 f (t) dt2
in cui entrambi i membri non possono che essere uguali ad una medesima costante, che
puo essere indicata come 2 . Si ottengono dunque le due seguenti equazioni ordinarie:
d2 f (t) d4 (x) S 2
+ 2 f (t) = 0; + (x) = 0 (8.42)
dt2 dt4 EI
che ammettono le soluzioni:
x
Figura 8.7: Vibrazioni flessionali: trave a mensola
ossia:
cos l cosh l = 1
Questa, una volta risolta, fornisce una infinita discreta di prodotti l da cui si ricavano
le infinite pulsazioni .
x
l
Ricordando che il seno iperbolico si annulla solo per valori nulli del suo argomento, non
puo essere sinh l = 0 (ne risulterebbe infatti = 0), deve quindi essere sin l = 0, ossia
deve aversi:
i l = i (i = 1, 2, . . . )
98 CAPITOLO 8. SISTEMI CONTINUI
Ki
e risulta: i2 =
Mi
100 CAPITOLO 8. SISTEMI CONTINUI
8.6 Riepilogo
Si riepilogano in Tabella 8.3 le equazioni di equilibrio, i quadrati delle pulsazioni proprie
espresse some rapporto tra rigidezza e massa modale, le espressioni dellenergia cinetica
T e potenziale V per i sistemi continui precedentemente studiati (8.3, 8.4, 8.5).
1
L ( u )2 1
L ( )2 1
L ( v )2
T = 2 0
S t
dx T = 2 0
Jo t
dx T = 2 0
S t
dx
L ( u )2 L ( )2 l ( )2
1 1 1 2v
V = 2 0
ES x
dx V = 2 0
GIp x
dx V = 2 0
EI x2
dx
b) si esprimono, sulla base di tale ipotesi, lenergia cinetica e quella potenziale (di
deformazione);
x
Figura 8.10: Metodo approssimato di Rayleigh: trave a mensola
Con riferimento alla trave a mensola di Fig. 8.10 e ricordando quanto visto al 8.5, si
assuma la seguente deformata:
[ ( ) ]
x 2 ( x )3
(x) = 3
l l
per cui risulta: [ ( ) ]
x 2 ( x )3
v(x, t) = 3 p(t) = (x)p(t)
l l
Innanzitutto si noti che sono soddisfatte le condizioni geometriche al contorno:
[ ] [ ] [ ( ) ]
v(x, t) d(x) x 2 ( x )3
v(0, t) = 0; = p(t) = 3 p(t) = 0
x 0 dt 0 l l 0
Essendo poi: [ ( ) ]
v(x, t) dp(t) x 2 ( x )3 dp(t)
= (x) = 3
t dt l l dt
[ ]
2 v(x, t) d2 (x) 6 6x
2
= 2
p(t) = 2 3 p(t)
x dx l l
risulta:
l (
)2 ( )2 l ( )2
1 v 1 dp(t) 2 1 dp(t) 33
T = S dx = S (x) dx = S l
2 0 t 2 dt 0 2 dt 35
( 2 )2 l( 2 )2
1 l v 1 2 d (x) 1 12
V = EI 2
dx = EI p(t) 2
dx = EI p(t)2 3
2 0 x 2 0 dx 2 l
102 CAPITOLO 8. SISTEMI CONTINUI
Risulta nuovamente:
420 EI
2 =
33 Sl4
( )2
1 l
2v 1 EI ( 2 )
V = EI dx = 4p1 + 12p2 2 + 12p1 p2
2 0 x2 2 l 3
Ricordando che i valori esatti sono (si vedano la Tabella 8.2 e la (8.43) in 8.5):
3.5160 EI 22.0345 EI
1 = 2 =
l2 S l2 S
1
1
Approssimata
0.9 Approssimata
Esatta 0.8
Esatta
0.8
0.6
0.7
0.4
0.6 0.2
0.5 0
0.4 0.2
0.3 0.4
0.2 0.6
0.1 0.8
0 1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x/l (a) x/l (b)
Figura 8.11: Forme modali esatte () e approssimate (*) per la trave a mensola: a) primo
modo; b) secondo modo
{ } {( ) ( ) } { } ( x )2 ( x )3
{ } P1 x 2 x 3 P1
1 (x) 2 (x) = = (0.8221) +
P2 2 l l P2 2 l l
In Fig. 8.11 e riportato il confronto tra le forme modali esatte e quelle approssimate
appena ottenute.
Infine, lequazione del moto approssimato e:
v(x, t) = i (x)pi (t) = 1 (x)p1 (t) + 2 (x)p2 (t) = v1 (x, t) + v2 (x, t)
i=1,2
con:
v1 (x, t) = 1 (x)P11 sin 1 t + 2 (x)P21 sin 1 t
v2 (x, t) = 1 (x)P12 sin 2 t + 2 (x)P22 sin 2 t
8.8. VIBRAZIONI FORZATE 105
2 u(x, t) E 2 u(x, t)
=
t2 x2
Si vede quindi che H tende ad per l = (2i 1) (i = 1, 2, . . . ), cioe quando la
E 2
pulsazione della forzante coincide con una delle pulsazioni naturali del sistema (si veda
la (8.19) in 8.3.2).
Loscillazione alla generica ascissa x vale:
( )
u(x, t) = (x)f (t) = H sin x sin t = U (x) sin t
E
( )
F sin x
E
con U (x) ampiezza delloscillazione: U (x) = ( ).
ES cos l
E E
( )
|U (l)| ES sin
La Fig. 8.13 riporta landamento di: = ( 2 ) in funzione del
Fl cos
2 2
rapporto adimensionale:
(2i 1) 2
= = l
i E
abs(U(l)) ES / Fl
3
2.5
1.5
0.5
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
*
L 1
Massa Modale i-esima: Mi = S i (x)2 dx = Sl
0
2
( 2 )2
L i (x) i4 4 EI
Rigidezza Modale i-esima: Ki = 0 EI dx =
x2 2l3
In conclusione, i modi pari non risultano eccitati (daltra parte la forzante e in mezzeria).
Al contrario, per quelli dispari, lintegrale particolare e:
k1
F/Kk k1 2l3 (1) 2
fk (t) = ( )2 (1) 2 sin t =