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1 Introduzione 1
1.1 Dispositivi antiurto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.1.1 Ricerca in ambito automobilistico . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2 Airbag . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.1 Breve ragguaglio storico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.2 Architettura e descrizione qualitativa . . . . . . . . . . . . 5
1.2.3 Applicazioni in ambito aeronautico . . . . . . . . . . . . . 8
2 Strumenti di calcolo 15
2.1 Approccio multi-corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.1.1 Applicazioni per impatti e dinamica non lineare . . . . . . 16
2.1.2 Confronto con modellazione ad elementi finiti . . . . . . . 17
2.1.3 Sviluppi futuri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.2 MUSIAC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.2.1 Breve ragguaglio storico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.2.2 Descrizione generale del programma . . . . . . . . . . . . . 21
2.2.3 Descrizione dei moduli costitutivi . . . . . . . . . . . . . . 22
2.2.4 Descrizione delle strutture costitutive . . . . . . . . . . . . 24
2.2.5 Descrizione del runfile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
I
II INDICE
6 Conclusioni 95
6.1 Sviluppi futuri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
6.1.1 Perfezionamento del modello . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
6.1.2 Generalizzazione libreria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
6.1.3 Debugging di Musiac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
Ringraziamenti 99
Bibliografia 105
IV INDICE
Elenco delle figure
V
VI ELENCO DELLE FIGURE
IX
X ELENCO DELLE TABELLE
Capitolo 1
Introduzione
1
La ricerca ingegneristica in ambito di sicurezza passiva per autoveicoli vede il suo inizio nel
1958 presso Ford Motor Company.
2
In italiano è presente l’espressione desueta cuscino salvavita.
1
2 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
1.2 Airbag
L’airbag è un dispositivo di sicurezza passiva di tipo gonfiabile.
Nelle autovetture può essere installato all’interno del volante, della plancia, dei
sedili o lateralmente, per proteggere i passeggeri nelle più svariate ipotesi di urto
[6].
Nel 1999 si vede la comparsa dell’airbag laterale in modelli Volkswagen (v. figura
1.3, da [9]), del gruppo Ford e Toyota; in particolare per quest’ultima il modello
Avensis è la prima autovettura disponente di un totale di nove airbag, inclusi i
nuovi a tendina (v. figura 1.4) e di protezione delle ginocchia (brevetto Kia).
4 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
una eventuale seconda capsula (negli airbag ibridi) che contiene del gas inerte
precompresso che va a gonfiare il sacco;
Fra la prima capsula e il sacco negli airbag pirotecnici è presente una rete metallica
a maglie fini che blocca l’accesso al sacco alle particelle solide e che raffredda i
gas che lo gonfiano (v. figura 1.10). Non è presente negli airbag ibridi in quanto
non sono presenti particelle solide nella seconda capsula contenente il gas inerte
e perché il gas inerte è più freddo dei fumi originati dall’esplosione della prima
capsula.
Gli airbag ibridi sono più veloci dei pirotecnici e per questo vengono utilizzati
per gli airbag laterali e per gli airbag a tendina: lo spazio fra l’occupante e le
porte è limitato, quindi il sacco deve dispiegarsi più velocemente possibile. Per gli
airbag frontali del guidatore e del passeggero si può scegliere fra i due. Gli airbag
ibridi necessitano di una quantità di carica minore dei pirotecnici, quindi la loro
produzione è facilitata e meno costosa sotto questo punto di vista.
Esistono poi airbag dual stage, che sono costituiti da una coppia di airbag ibridi
o pirotecnici ma con un solo sacco. La centralina può scegliere di attivare una
sola carica pirotecnica e gonfiarlo parzialmente oppure attivarle entrambe ma
distanziate temporalmente. Il primo caso si può avere se sul sedile è presente un
bambino od un occupante leggero: la loro ridotta quantità di moto non necessita
il dispiegamento completo del sacco. Il secondo caso è utilizzato per ridurre la
violenza dell’impatto dell’occupante con l’airbag.
8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
3
Come la realizzazione del naso del velivolo con assorbitori in schiuma o Honeycomb.
1.2. AIRBAG 9
Pertanto vi sono una serie di costi per le compagnie aeree che poco invitano alla
ricerca in questo senso [14].
Si offre in ogni caso un’immagine di riferimento in figura 1.14.
Più economica e con migliore accoglienza da parte delle compagnie aeree4 è stata
l’introduzione di airbag nelle cinture di sicurezza, del tipo in figura 1.15.
4
Sistema già installato sulle flotte di Air Canada, Cathay Pacific, Air New Zealand, Virgin
Atlantic Airways, Emirates, Iberia, South African Airways.
1.2. AIRBAG 11
5
Il comparto simulativo è stato affrontato con il codice ad elementi finiti LS-DYNA.
6
International KRASH Users’ Seminar.
1.2. AIRBAG 13
Si illustrano nel seguito alcune figure, per crash su terra 1.20 e su acqua
1.21.
Strumenti di calcolo
15
16 CAPITOLO 2. STRUMENTI DI CALCOLO
Il multi-corpo, all’opposto degli elementi finiti, viene usato per avere una visione
globale del comportamento di una struttura; fornisce le informazioni richieste
dando una rappresentazione globale della deformata permettendo di effettuare
un’analisi parametrica [21].
É altresı̀ innegabile che gli elementi finiti non lineari ed i formalismi multicor-
po che modellano direttamente la deformabilità dei corpi stanno rapidamente
convergendo verso un comune inquadramento del problema [20].
La maggior parte dei punti elencati è stata oggetto di indagine approfondita, come
testimonia la considerevole mole di letteratura scientifica fiorita negli anni ’90 del
secolo scorso e nei primi anni di quello presente, ed i risultati si possono già riscon-
trare in non pochi software commerciali di varia diffusione in ambito accademico,
sia industriale.
Tuttavia, lo sviluppo non può ritenersi concluso per la maggior parte di questi
punti: al contrario, per molti di essi nuovi problemi devono essere risolti, e nuove
necessità di ricerca ed industriali si fanno avanti nel mondo del multi-corpo. Tra
queste, un ruolo importante è occupato dalla multidisciplinarietà nel senso più
ampio, solo in parte evidenziato nella precedente lista della meccatronica e dal-
l’interazione con i fluidi.
2.1. APPROCCIO MULTI-CORPO 19
2.2 MUSIAC
MUSIAC (Multi Scale Impact and Crash) [25] è un software multicorpo esplici-
to per problemi di dinamica veloce ed impatto, evoluzione di VeDyAC, è stato
sviluppato presso il Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di
Milano. Viene utilizzato per un’ampia gamma di problemi di sicurezza passiva,
sia in campo aeronautico (impatto di componenti strutturali e di velivoli ed eli-
cotteri completi), sia automobilistico (impatto contro barriere stradali).
Se ne può apprezzare il logo in figura 2.1.
Il codice di calcolo VeDyAC nacque verso la fine degli anni settanta, grazie alla
collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Mi-
lano con Institute for Road Research SWOV olandese, allo scopo di studiare gli
effetti delle collisioni stradali e di analizzare il comportamento delle barriere di
sicurezza.
VeDyAC è l’acronimo di Vehicle Dynamics and Crash ma tale definizione ora
è decisamente riduttiva; infatti, nonostante il programma sia nato per simulare
fenomeni di dinamica e d’impatto di veicoli, grazie a successivi sviluppi ha ac-
quisito maggiore versatilità, cosı̀ da poter essere utilizzato per un’ampia gamma
di simulazioni di dinamica. Si citano, ad esempio, studi di bio meccanica degli im-
patti, di dinamica di treni e di ricostruzione d’incidenti stradali in cui, partendo
dalle condizioni finali dei veicoli, si ricava la dinamica dell’incidente [21].
Tali motivi hanno portato al recente nuovo “battesimo” del codice in MUSIAC.
2.2. MUSIAC 21
Per quanto riguarda la parte di post-processing grafico, cioè di visione delle ani-
mazioni, esistono due visualizzatori ufficiali:
2
Ma esiste una routine automatizzata per la generazione di geometrie di barriere stradali.
22 CAPITOLO 2. STRUMENTI DI CALCOLO
accelerazioni;
velocità angolari e lineari;
posizione ed orientamento, mediante gli angoli nautici di rollio, imbar-
data e beccheggio, rispetto al sistema di riferimento principale, di ogni
corpo rigido, forze e momenti negli elementi deformabili;
forze negli elementi di contatto;
energia totale del sistema.
Per una comprensione più completa delle sintassi accennate, si rimanda ai manuali
di VeDyAC [21] e MUSIAC [25].
Corpi rigidi I corpi rigidi sono le masse discrete in cui viene suddivisa la strut-
tura per definirne le proprietà inerziali, dotati di massa e momenti d’inerzia con-
centrati. Si specificano la posizione del baricentro della massa che il corpo rigido
rappresenta, i suoi momenti d’inerzia rispetto ad una terna baricentrica solidale
al corpo rigido stesso e l’orientazione di tale terna di riferimento locale rispetto
alla terna globale della struttura.
Tali corpi perfettamente rigidi sono in grado di scambiarsi due tipi di forze: di
connessione, realizzata mediante elementi deformabili; di contatto attraverso su-
perfici appositamente definite.
Si riporta nel seguito la sintassi:
MASS : im [: nome]
INER[TIA] : m, Jxx, Jyy, Jzz, Jxz, Jyz, Jyz, Kc
[POSI[TION] : x1, y1, z1 [,x2, y2, z2, x3, y3, z3] ]
ENDM[ASS]
Scopo: definire le proprietà inerziali della massa, la sua posizione nel sistema di
riferimento della struttura e il sistema di riferimento locale connesso alla massa.
Nodi I nodi sono punti collegati al corpo rigido ed ad esso solidali. Attraverso
tali componenti l’utente può definire le connessioni tra le varie masse con gli
elementi deformabili, i sistemi di riferimento degli elementi deformabili stessi e gli
elementi di contatto. Vengono indicati in successione nella libreria tutti nodi della
struttura; ad ognuno di essi corrisponde una riga di testo indicata nella seguente
sintassi.
Si riporta nel seguito la sintassi:
NODE[S]
:
in, im, xn, yn, zn
:
ENDN[ODES]
Scopo: definire la posizione di tutti i nodi del blocco STRU[CTURE].
2.2. MUSIAC 25
Elementi deformabili Gli elementi deformabili sono enti privi di massa alle
cui estremità viene concentrata la deformabilità della struttura. Per ciascuno dei
gradi di libertà l’utente specifica la legge che descrive il comportamento meccanico:
libero, elastoplastico (TELP) o elastoplastico con gioco (TPLA). Occorre pertanto
indicare i parametri caratteristici quali i coefficienti di rigidezza elastico e plastico,
il coefficiente di viscosità, la forza o il momento di plasticizzazione, lo spostamento
o l’angolo a rottura e, in caso di gioco iniziale, il suo valore. Inoltre è possibile
definire una legge costitutiva dell’elemento deformabile per punti attraverso la
funzione denominata TFUN. Sono definiti 6 tipi di elementi deformabili:
BEAM Trave identificata per mezzo di una terna intrinseca. È deformabile per
azione assiale, momento flettente e momento torcente. Queste possibili de-
formazioni sono rappresentate mediante sei gradi di libertà: spostamento dei
due nodi di estremità lungo l’asse della trave e loro rotazione attorno agli
assi ad esso perpendicolari, rotazione attorno all’asse della trave.
POINT Giunto sferico definito per mezzo di una terna intrinseca. È dotato di sei
gradi di libertà (tre di traslazione e tre di rotazione attorno agli assi di cui
occorre specificare le proprietà meccaniche).
ROD Asta identificata per mezzo di una terna intrinseca. È deformabile solamente
per azione assiale. Occorre descrivere il comportamento meccanico rispetto
a quest’unico grado di libertà.
BELT Cavo definito da due nodi di estremità e da una serie di nodi intermedi in cui
è obbligato a scorrere senza attrito. É in grado di reagire unicamente a carichi
di trazione, è appositamente dedicato alla simulazione del comportamento
delle cinture di sicurezza.
Si riporta la sintassi:
DEFO[ORMABLE ELEMENTS]
_ : _
| ROD | ;data-nitem
| : |
|_PROD _| ;data-nitem
_ : _
| BEAM | ;data-nitem
| : |
|_PBEA[M] _| ;data-nblock
_ : _
| POIN[T] | ;data-nitem
| : |
|_PPOI[NT] _| ;data-nblock
_ : _
| CABL[E] | ;data-nitem
| : |
|_PCAB[LE] _| ;data-nblock
_ : _
| DUMPE[R] | ;data-nitem
| : |
|_PDUMP[ER]_| ;data-nblock
_ : _
| BELT | ;data-nitem
| : |
|_PBEL[T] _| ;data-nblock
ENDD[EFORMABLE ELEMENT]
2.2. MUSIAC 27
Elementi di contatto Elementi associati ad uno o più corpi rigidi per simula-
rne i contatti.
Ne sono previsti quattro tipi: sfera, piano, cilindro e poliedro e scaricano le forze
sui nodi scelti dall’utente.
Sono previsti solo i seguenti contatti: sfera-sfera, sfera-piano, piano-cilindro, piano-
poliedro e cilindro-poliedro.
Elemento particolare contemplato in MUSIAC è la wheel, introdotta per model-
lare le ruote di veicoli e carrelli di atterraggio. Trattata come un corpo rigido, è
costituita da uno o più cilindri coassiali liberi di ruotare intorno ad un asse.
Per ognuno degli elementi di contatto, occorre specificare particolari proprietà,
ossia la pressione ed il volume iniziali, il coefficiente di attrito e le velocità di
riferimento, normale e tangenziale; queste sono necessarie al codice MUSIAC per
calcolare le forze che si generano durante il contatto; in questo modo è possibile,
variando opportunamente i parametri, adattare la legge che lega la forza alla com-
penetrazione dei corpi in funzione del tipo di materiale che si vuole modellare.
La simulazione di due corpi che si toccano viene ottenuta immaginandoli come
contenitori deformabili di gas in pressione; quello dotato di pressione minore, com-
penetrato dall’altro, si comprime seguendo una legge di trasformazione politropica.
28 CAPITOLO 2. STRUMENTI DI CALCOLO
Si riporta la sintassi:
CONT[ACT BODIES]
_ : _
| SPHE[RE] |
| : |
|_PSPH[ERE] _|
_ : _
| CYLI[NDER] |
| : |
|_PCYL[INDER] _|
_ : _
| PLAN[E] |
| : |
|_PPLA[NE] _|
_ : _
| POLY[HEDRON] |
| : |
|_PPOL[HEDRON] _|
ENDC[ONTACT BODIES]
2.2. MUSIAC 29
Per una comprensione più completa delle sintassi accennate, si rimanda ai manuali
di VeDyAC [21] e MUSIAC [25].
Si riporta nel seguito la sintassi:
NAME : nome
TIME : dt,tmax,dtout
CONS[TANTS] : g,delf,[kt],[nra],[ndm],[ndiv],[kw],[fr]
STRU[CTURE]
[E- DE[FORMABLE]]
[E-TO[UCH]]
STRU[CTURE] struttura costituita dagli elementi esposti nel paragrafo 2.2.4, con
la seguente sintassi:
STRU[CTURE] : is [: name]
POSI[TION] : x1,y1,z1 [,x2,y2,z2,x3,y3,z3]
VELO[CITY] : vx,vy,vz [,kV [,wx,wy,wz,kW]]
INCL[UDE] : nome file della libreria della struttura
ENDS[TRUCTURE]
Oltre alla STRU[CTURE] canonica, esiste anche la tipologia AMOS, che è una
struttura a moto imposto.
A questo tipo di struttura viene imposta una cinematica attraverso un
file .pre che contiene l’andamento temporale dei vettori di accelerazione
(traslazionale e rotazionale) della struttura.
30 CAPITOLO 2. STRUMENTI DI CALCOLO
Lo sviluppo di questo progetto costituisce una novità per quanto riguarda le si-
mulazioni di airbag, in quanto tutte le modellazioni di riferimento trovate in let-
teratura si riferiscono ad algoritmi scritti per codici ad elementi finiti: su tutti
LS-DYNA, che dispone di un modulo preimpostato per l’inserimento di airbag
nella struttura simulativa; seguono MSC Dytran [17] e PamCrash [26].
L’unico codice multicorpo che implementa un algoritmo di airbag è MADYMO1
[27], che dispone anch’esso di un modulo già pronto per questo tipo di simulazioni,
ma che trova applicazione solo in campo automobilistico.
Si comprende dunque quanto questo tipo di progetto sia una autentica sfida in un
campo quasi pionieristico, dal momento che tutta la letteratura di riferimento [28]
prende le mosse da tipologie di modellazioni ed applicazioni differenti da quelle
proposte in questa sede.
1
Anche se in realtà si tratta di una suite di multicorpo, FEM e CFD incorporati in un unico
programma.
31
32 CAPITOLO 3. LINEE GUIDA PER LA MODELLAZIONE DI AIRBAG
p = (γ − 1)ρe (3.1)
Dove ṁ23 è la portata di massa persa per via delle valvole di sfogo e la porosità
del materiale costituente il sacco.
L’espressione della variazione di energia interna a seguito del flusso di gas prende
la forma:
Ė = cp (ṁin T1 + ṁout T2 ) − pV̇ (3.4)
I valori reali di pressione possono essere calcolati in modo analogo a quanto fatto
nell’equazione 3.1.
I valori di portata massica in ingresso, cosı̀ come le temperature, possono essere
stimati per via sperimentale.
In sintesi, si può notare come per la UP/CV Technique non vi sia discretizzazione
del flusso di fluido. Tutto l’approccio è basato su equazioni scalari termodinamiche.
Estensioni accennate per quanto riguarda l’unfolding dovrebbero essere conside-
rate, cosı̀ come la possibilità di considerare miscele di gas o dipendenze dalla
temperatura dei coefficienti specifici.
É un modello semplificato che non considera effetti locali dei fluidi: dal punto di
vista della modellazione di airbag può non interessare in tutte quelle situazioni in
cui il dummy urta il sacco già completamente gonfio ed in posizione di progetto;
la situazione è differente in tutte le condizioni di carico cosidette OoP (Out of
Position), in cui il passeggero entra in contatto con l’airbag in uno stadio anti-
cipato rispetto al dispiegamento completo, o in una posizione non convenzionale
(con cinture di sicurezza slacciate oppure in generale per simulazioni di airbag a
tendina [9]).
Come è lecito aspettarsi, il tempo di calcolo è sicuramente molto basso, il risparmio
computazionale è evidente.
34 CAPITOLO 3. LINEE GUIDA PER LA MODELLAZIONE DI AIRBAG
Figura 3.2: Spostamento della mesh ALE a due istanti temporali adiacenti
3.1. APPROCCI ATTUALI 35
Conservazione dell’energia:
Dove v rappresenta la velocità del materiale e ẋ la velocità dei punti della griglia.
ρ rappresenta la densità, b le forze esterne, mentre gli ultimi due termini dell’e-
quazione di conservazione dell’energia rappresentano sorgenti e pozzi di calore. D
è il classico tensore costitutivo.
Si può facilmente notare che, se i termini tra parentesi quadre vengono annullati,
si ottiene un sistema Lagrangiano, mentre se ẋ è annullato, si ottiene un puro
sistema Euleriano.
Termini di advezione, cioè trasporto tra elementi, devono essere considerati per
assicurare stabilità ed accuratezza dello schema numerico. Per airbag ibridi sono
stati sviluppati modelli con miscele di gas. Per quanto riguarda invece il passo
temporale di calcolo, il flusso di massa relativo allo spostamento della griglia pone
un limite addizionale sul valore di step temporale.
É facile capire come questo tipo di modello sia molto accurato in tutte le tipologie
non convenzionali di dispiegamento di airbag, come i sopra citati casi OoP [40], a
scapito di un maggiore costo computazionale.
36 CAPITOLO 3. LINEE GUIDA PER LA MODELLAZIONE DI AIRBAG
3.1.3 C Method
Concetto di base è l’assunzione che la pressione statica di un gas in un volume V
sia proporzionale all’energia cinetica traslazionale totale delle molecole costituenti
il gas [29]. La pressione p deriva dunque da urti di molecole con i bordi del volume
considerato.
Energia cinetica:
2 Wk
p= (3.8)
3 V
Massa molecolare e velocità:
1X
Wk = mi vi2 (3.9)
2 N
m
Figura 3.3: Schematizzazione del Corpuscular method : confronto tra molecole reali
e particelle simulative
3.1. APPROCCI ATTUALI 37
dp Cp /Cv
=− p (3.10)
dV V
Eventuali derive dall’equilibrio termico non sono modellate perfettamente, ma il
risultato è comunque soddisfacente per le analisi di airbag. É necessario fare atten-
zione che il numero di particelle non sia troppo basso, dal momento che determina
la grandezza del volume del sacco gonfiato.
Per quanto concerne le proprietà di porosità del materiale dell’airbag, possono es-
sere impostate direttamente dal programma LS-DYNA, mentre i ventings richiedono
una modellazione aggiuntiva, operazione necessaria per ottenere un calcolo corret-
to del volume del sacco ed una soddisfacente stima dell’interazione con la pressione
atmosferica.
Il metodo a pressione uniforme o del volume di controllo (UP o CV), nella sua
semplicità e basso costo computazionale, trova un ottimo riscontro in tutte quelle
applicazioni non di dettaglio come potrebbe essere la modellazione multicorpo:
ottiene ottimi risultati nelle condizioni di urto con airbag completamente gonfio,
e considera una trattazione gasdinamica sufficientemente precisa, che non trascura
effetti di porosità del materiale e di eventuali valvole di sfogo.
38 CAPITOLO 3. LINEE GUIDA PER LA MODELLAZIONE DI AIRBAG
Figura 3.4: Mesh convenzionale “a disco” per airbag frontale, con elementi
quadrangolari
Lo stesso concetto può essere applicato [49] per una mesh con elementi triangolari
in MSC Dytran: si veda a riguardo la figura 3.5
Figura 3.5: Mesh convenzionale “a disco” per airbag frontale, con elementi
triangolari
2
Chiaramente ci si riferisce alla forma in configurazione pre-gonfiaggio, escludendo ogni
ripiegamento.
3
É questo il caso degli airbag a tendina, non contemplato in questa trattazione.
3.2. TIPI DI GEOMETRIE 39
Una geometria quadrangolare può essere usata per esperimenti elementari di va-
lidazione airbag [2], con sfere, semi-sfere (cfr. fig. 3.6) o cilindri impattanti sul
sacco gonfiato. Tuttavia non esiste alcun motivo (oltre alla facilità e comodità di
trattare geometrie quadrangolari durante la fase di pre-processing) per cui questa
forma sia da preferirsi a quella circolare [1].
In una simulazione [17] di CABS (cfr. par. 1.2.3) realizzata con MSC Dytran,
viene presentata una geometria irregolare con mesh ad elementi triangolari.
Viene riportata in figura 3.7 la configurazione indeformata. La sequenza di gon-
fiaggio è già stata riportata in questa sede in figura 1.17, cui si rimanda.
Una stima della pressione richiesta per riempire un airbag può essere ricavata
da semplici calcoli di meccanica. Assumendo che la faccia frontale dell’airbag sia
in quiete iniziale (vi = 0) e facendo un guess di velocità e spazio finale (vf e d)
percorso dall’airbag, l’accelerazione a del sacco può essere calcolata dalla seguente
relazione:
vf2 − vi2 = 2ad (3.11)
La forza esercitata da un gas su un airbag di massa stimata (o precalcolata) si
può perciò calcolare dalla seconda legge di Newton:
F = ma (3.12)
Questa assunzione è confermata dalla letteratura [51] [49], per cui si possono
sommariamente classificare in tre gruppi le principali curve di gonfiaggio trovate:
4
Alla quale bisogna aggiungere la pressione atmosferica per ottenere la pressione totale.
3.3. PRESSIONE DI GONFIAGGIO 41
Figura 3.12: Andamento pressione totale di airbag al variare della sezione dei
ventings
La seconda [52], in figura 3.13, evidenzia come la scelta di un airbag bonded, cioè
“saldato” (curva rossa) produca minor perdita di pressione rispetto ad uno a facce
cucite (curva blu), dal momento che si aggiungono inevitabilmente dei piccoli fori
di sfogo dell’aria.
Si sono seguite alcune ipotesi molto ragionevoli e validate dalla ricerca bibliografica
di cui si è fatto ragguaglio nei capitoli precedenti:
una discretizzazione delle masse sul disco in accordo con l’approccio multi-
corpo, ovvero non eccessivamente fitta e tale da soddisfare il comportamento
reale dell’airbag durante gonfiaggio ed assorbimento di urti;
45
46 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
i centri di gravità delle masse (MASS in Musiac) siano distanziati tra loro da
un elemento quadrato privo di massa;
É bene ricordare che per Musiac questo sia il primo tipo di applicazione con un
cosı̀ elevato numero di elementi di cosı̀ piccola scala, assemblati in una singola
struttura (cfr. paragrafo 4.3).
1
Dal momento che la mesh globale non è regolare e quadrata.
48 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Figura 4.2: Architettura generale del modello multicorpo di airbag con sistemi di
riferimento adottati, da MusiacDotNet
Il sistema di riferimento del modello è una terna destra che trova origine nel centro
del disco, con asse x allineato con l’orizzontale, asse y allineato con la verticale
ed asse z uscente dal piano del foglio. Ne deriva dunque che la faccia superiore
dell’airbag sia posizionata ad una quota relativa di 5 mm, mentre quella inferiore
sia posizionata ad una quota relativa di –5 mm.
4.2. CREAZIONE DEL MODELLO 49
Queste facce sono state unite lungo la circonferenza cosı̀ da rispettare i seguenti
accoppiamenti: 1FnQ–2FnQ, dove n = 1 . . . 4.
Si tratta di due superfici realizzate in modo complementare, al fine di mantenere
un equilibrio nel modello, nonchè un comportamento il più possibile simmetrico:
ad un elemento di massa della prima faccia è accoppiato un elemento privo di
massa, circondato da RODS/CABLES sulla seconda, e viceversa.
É bene osservare che la faccia inferiore, 2F, presenta una massa nell’origine: questa
condizione facilita la possibilità di vincolo simmetrico della struttura (airbag) ad
un piano fisso od un’altra struttura di Musiac.
50 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Si riporta dunque nei paragrafi successivi una spiegazione, la più esaustiva pos-
sibile, delle scelte ponderate in merito alla numerazione degli elementi costitutivi
della struttura airbag. Essa viene fatta analizzando solo il primo quadrante (1Q)
di ciascuna faccia. Le coordinate nodali possono essere trasformate negli altri
quadranti tramite la tabella 4.1 di trasformazione:
Tabella 4.1: Traformazione coordinate nodali, valida per prima e seconda faccia
Figura 4.4: Convenzioni adottate per numerazione di masse, primo quadrante della
prima faccia, da ANSYS
Figura 4.5: Convenzioni adottate per numerazione di masse, primo quadrante della
seconda faccia, da ANSYS
Figura 4.6: Convenzioni adottate per numerazione di nodi, primo quadrante della
prima faccia, da ANSYS
Figura 4.7: Convenzioni adottate per numerazione di nodi, primo quadrante della
seconda faccia, da ANSYS
“Cuciture” Si può notare dalle figure 4.6 e 4.7 che i nodi di estremità sono con-
divisi, come è lecito, da entrambe le facce. Per scelta modellistica, essi rispettano
la numerazione della seconda faccia.
I nodi circondanti questa massa hanno una numerazione univoca a sole 3 cifre, ed
è definita in tabella 4.2:
Quadrante Nodo
1Q 203
2Q 204
3Q 201
4Q 202
56 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Figura 4.8: Modello per numerazione di rods, primo quadrante della prima faccia,
da ANSYS
Se presentano 5 cifre, giacciono tra due quadranti (cioè attraversano gli assi),
seguendo la seguente regola per le cifre:
2
Non è stato possibile mostrare un’immagine con numerazione delle RODS in quanto ANSYS
non permette di definire una numerazione degli elementi lineari. Sarebbe stata in ogni caso una
figura poco leggibile; facendo uso delle tabelle allegate e confrontando i codici sorgenti della
struttura airbag è possibile capire la legge di numerazione in modo molto veloce.
58 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Figura 4.9: Modello per numerazione di rods, primo quadrante della seconda
faccia, da ANSYS
“Cuciture” Si può notare dalla figura 4.9 che le rods di estremità sono condi-
vise, come è lecito, da entrambe le facce.
Per scelta modellistica, esse seguono una numerazione simile a quella della seconda
faccia, a 4 cifre, ma con la seguente legge:
3
Non è stato possibile mostrare un’immagine con numerazione delle RODS in quanto ANSYS
non permette di definire una numerazione degli elementi lineari. Sarebbe stata in ogni caso una
figura poco leggibile; facendo uso delle tabelle allegate e confrontando i codici sorgenti della
struttura airbag è possibile capire la legge di numerazione in modo molto veloce.
60 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Nel caso di trattazione, con una definizione oraria dei nodi per la superficie supe-
riore ed antioraria per la superficie inferiore, si ottiene una definizione dei corpi
di pressione tale per cui, in presenza di pressione positiva, il disco viene gonfiato
su entrambe le superfici, come una comune palla.
Pertanto, nel caso di trattazione, con una definizione antioraria dei nodi per la
superficie superiore ed oraria per la superficie inferiore, si ottiene una definizione
dei corpi di contatto tale per cui l’airbag può entrare in contatto con altre strutture
di Musiac scambiando forze di contatto che sono in verso opposto alle forze di
pressione (di gonfiaggio).
4.3. TABELLA RIEPILOGATIVA ELEMENTI COSTITUTIVI 61
Tipologia Quantità
Masse 1F 76
Masse 2F 85
Masse totali 161
Elementi deformabili 640
Corpi di pressione 642
Corpi di contatto 642
Si ricorda che la massa centrale della superficie inferiore dell’airbag può essere
rimossa per il fissaggio dello stesso ad un telaio, cosı̀ come il corpo di contatto
associato.
In realtà il riepilogo del numero di corpi di contatto è utile solo a fini reportistici,
in quanto il costo computazionale dipende solamente dal numero di contatti effet-
tivamente realizzabili durante una simulazione, che spesso non coinvolgono tutti
i corpi di contatto (o solo alcuni ma in modo reiterato).
62 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Scelta una massa totale di 320 g, si è diviso per il numero totale di corpi rigidi,
ottenendo una prima stima della massa dei corpi rigidi, pari a 2 g.
Sapendo che non tutti i corpi rigidi sono quadrati di lato identico, si è scelto un
valori di l pari alla distanza tra i centri di massa degli stessi: 6 mm.
Lo spessore dei corpi, inferiore al millimetro, si è considerato trascurabile.
1
Jx = M (l2 + t2 ) ' 6 ∗ 10−3 [kg ∗ m2 ] (4.1)
12
1
Jy = M (l2 + t2 ) ' 6 ∗ 10−3 [kg ∗ m2 ] (4.2)
12
1
Jz = M (2l2 ) ' 1.2 ∗ 10−4 [kg ∗ m2 ] (4.3)
12
4.4. PRIMA STIMA DEI PARAMETRI 63
Il risultato ottenuto è da dividersi per due in quanto vi sono due RODS parallele
per ogni piastra, perciò k = 1.5 ∗ 104 [N/m].
Pertanto si è ottenuta una prima stima dello smorzamento critico delle strutture
lineari, che non essendo metalliche ma più facilmente tessuti con trama ed ordito,
lavorano in condizione di smorzamento critico o supercritico.
4
Si è utilizzato lo stesso modulo anche per il calcolo del passo temporale di calcolo per ogni
simulazione.
64 CAPITOLO 4. REALIZZAZIONE DEL MODELLO DI AIRBAG
Per la definizione delle proprietà dei poliedri di contatto, Musiac richiede 5 parametri,
per ogni chiarimento sul significato dei termini si rimanda al manuale [25]:
Una nota: in Musiac V0 non rappresenta il volume iniziale del solido, bensı̀ un
parametro definito dall’utente per simulare il più fedelmente possibile le molteplici
tipologie di contatto. Assegnando, infatti, un volume iniziale piccolo, tale che il
V tenda rapidamente V0 , si vede che al crescere della compenetrazione aumenta
sensibilmente anche la pressione rendendo cosı̀ l’effetto di un rapido irrigidimento;
viceversa, un volume iniziale grande comporta modeste variazioni di pressione.
I parametri di riferimento P0 e V0 vengono valutati in base a prove sperimentali
sui componenti [21].
4.4. PRIMA STIMA DEI PARAMETRI 65
Questa modifica interessa non tanto la fase di gonfiaggio, che in caso di pres-
sione costante è leggermente accelerata mentre applicando una legge temporale
di pressione come da letteratura (cfr. par. 3.3) è inevitabilmente rallentata, quan-
to soprattutto quella di sgonfiaggio: dopo circa 0.1s non vi è più portata di gas
all’interno del sacco dell’airbag (che si sta sgonfiando tramite valvole di sfogo e
porosità del materiale) ed è quantomeno forzato pensare che la pressione possa
rimanere ancora costante.
É però possibile spiegare quanto eseguito: per lasciare massima libertà di azione
all’utente, si è elaborata una routine di lettura della legge temporale di pressione
da file esterno. In tal modo l’utilizzatore ha la capacità di modellare qualsivoglia
tipo di legge temporale di pressione, che può provenire da fonti bibliografiche,
oppure da calcoli autonomi di natura gasdinamica, che non trascurino alcun effetto
della sezione dell’area dell’insufflatore, di valvole di sfogo o porosità del materiale.
semplice gonfiaggio;
67
68 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
Figura 5.1: Sequenza di gonfiaggio airbag con pressione costante nel tempo, da
muspic
l’airbag non perde pressione e non si sgonfia mai, è sicuramente una con-
dizione troppo ideale1 se si vogliono effettuare simulazioni più lunghe di 100
ms.
1
Prevede assenza di valvole di sfogo, o portata di gas insufflante infinita in presenza di valvole
di sfogo.
5.1. SEMPLICE GONFIAGGIO 69
Successivamente, si è proceduto con una analisi grafica con il fine ultimo di:
Figura 5.3: Sequenza di gonfiaggio airbag con pressione variabile nel tempo, con
approccio UP (verde) ed ALE (rosso)
Figura 5.4: Sequenza di gonfiaggio airbag con pressione variabile nel tempo ed
elementi CABLES, da muspic
Il buon senso potrebbe suggerire la scelta di elementi CABLES, dal momento che il
materiale costituente il sacco è un tessuto di Nylon, e come tale non può reggere
sostanzialmente alcun carico di compressione. Tuttavia, questo tipo di elementi di
Musiac presenta comportamenti anomali in situazioni di gonfiaggio (da pressione
nulla) e di sgonfiaggio: è ravvisabile in figura 5.4 nelle prime quattro sequenze
(gonfiaggio) ed ultime quattro sequenze (sgonfiaggio).
Di contro, la ovvia semplicità rispetto ad un elemento ROD porta un calcolo con
CABLES-airbag ad essere meno dispendioso dal punto di vista computazionale, con
un risparmio di tempo pari a circa 1/3 rispetto al calcolo effettuato con RODS.
72 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
Figura 5.5: Sequenza di gonfiaggio airbag con pressione variabile nel tempo ed
elementi RODS, da muspic
un piano di appoggio.
I valori numerici e gli istanti temporali in cui sono presenti valori massimi e minimi
sono coerenti con il tipo di modellazione realizzata, nonchè con la letteratura di
riferimento [1].
76 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
Manichino: è un modello Hybrid III 50°, validato con prove TNO su sedile
rigido, verificato con prove LAST e Siemens, con sedile ad attenuazione, rispetti-
vamente senza e con bottoming. É vincolato al sedile tramite doppie cinture, alte
e basse.
78 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
2
Chiaramente si tratta di una decelerazione.
80 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
Figura 5.14: Legge temporale di gauge pressure mutuata dalla letteratura [1] [2],
per test CABS
scelta di una legge temporale di gonfiaggio, non solo tale da rispettare gli
andamenti proposti in letteratura, ma anche da offrire un rateo di sgonfiaggio
dell’airbag non eccessivamente ripido, che ha dimostrato causare problemi
di instabilità nel calcolo. A tal motivo si è scelta la legge temporale proposta
da Marklund [2], confrontabile in figura 3.8 a destra;
Figura 5.15: Sequenze test senza Airbag (con cinture superiori), da muspic
Si può apprezzare una tipica dinamica pendolare del torace dell’occupante, con
urto contro il piano strumenti o sedile anteriore a 108 ms.
5
AMD Athlon X2 @ 1.9 GHz e 3 Gb di memoria ram.
5.3. TEST FRONTALE CABS 83
Si possono apprezzare:
HIC Head Injury Criterion, indice che si basa sull’elaborazione della accelera-
zione del baricentro della testa del manichino:
In tabella 5.1 si riporta il confronto dei valori di HIC rilevati nelle varie simulazioni.
Si può notare come in assenza di airbag il collo sia decisamente più sollecitato. Il
criterio NIC-FMVSS di forza massima per impatto frontale pone come limiti, per
test con manichini Hybrid III 50°, 4170 N per il valore massimo e –4000 N per il
minimo: entrambi non vengono raggiunti in nessuna delle simulazioni.
88 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
Figura 5.20: Tensione cinture superiori in test CABS – Curve intere e tratteggiate
risultano sovrapposte in quanto il campo di velocità è simmetrico
Si nota come in assenza di airbag, le cinture siano decisamente più caricate, al-
meno di un fattore 7.
Per il tipo di cinture usate, viene rispettato il limite FAR di 7.78 kN (su ciascuna
cintura superiore) e 8.9 kN (sulla somma delle tensioni delle cinture superiori),
riepilogata nella sezione di lesioni del torace.
5.3. TEST FRONTALE CABS 89
I dati estratti denotano una accelerazione toracica pressochè simile in tutte le si-
mulazioni: in nessun caso viene raggiunto il limite di 60 g imposto dalle normative
EuroNCAP, NHTSA–IIHS (Usa) e NRMA (Aus) [54].
Ancora una volta può essere di importanza non trascurabile per lesioni secon-
darie il primo picco di accelerazione intorno ai 38 ms, dovuto al dispiegamento
dell’airbag.
90 CAPITOLO 5. VERIFICA DEL MODELLO
In figura 5.23 è mostrata la sequenza iniziale e finale (durata totale 150 ms) della
simulazione, già eseguita in passato per validare le strutture costitutive di Musiac
(cabina, carrelli, architettura generale dell’elicottero simulato) confrontando i dati
con quelli ottenuti dall’esperimento reale eseguito da Agusta Westland.
5.4.2 Procedura
Installazione airbags: come suggerito dai cataloghi dell’azienda produttrice di
questi dispositivi [18], vengono posizionati 4 airbag in posizione sottostante alla
cabina passeggeri, come da figura 5.24.
In primo luogo, la massa dei corpi rigidi costituenti l’airbag è stata aumentata,
cosı̀ come i momenti di inerzia:
M = 6 * 10−2 [kg]
Jx =Jy = 3.6 * 10−3 [kg*m2 ]
Jz = 7.2 * 10−3 [kg*m2 ].
Gli elementi deformabili RODS mantengono le proprietà degli esperimenti prece-
denti in termini di rigidezza, ma smorzamento pari a 150 Ns/m.
In secondo luogo, ma non di meno importanza, la pressione di gonfiaggio degli
airbags è 130000 Pa, come suggerito dalla letteratura [13].
Il calcolo è stato effettuato a pressione costante per semplici motivi di carattere
computazionale, la qual cosa non va ad alterare la bontà dei risultati ottenuti.
5.4. TEST REAPS 93
Scelta massa di riferimento: per l’analisi dei risultati, come massa più rap-
presentativa della condizione di impatto si è scelta la massa 5 della struttura
elicottero, rappresentante un elemento trasversale della cabina, di cui in figura
5.25:
e la figura 5.27 per un confronto dei valori numerici di accelerazione sulla pavi-
mentazione dell’elicottero:
Conclusioni
Per quanto riguarda l’algoritmo di airbag in sè, le migliorie attuabili per poter
aumentare la realisticità della simulazioni sono elencate nei paragrafi successivi.
95
96 CAPITOLO 6. CONCLUSIONI
dia in uscita il file .PRS con legge temporale di gonfiaggio, già ottimizzata in modo
tale da ottenere pieno gonfiaggio in corrispondenza delle condizioni di accelerazioni
più critiche per l’occupante.
Per il momento, nel modello proposto questa dinamica non è stata modellata, per
due motivi molto semplici:
l’uso di airbag in ambito aeronautico è ancora agli albori, per cui ci si scon-
tra con una inevitabile difficoltà (o impossibilità se si pensa al segreto azien-
dale/militare) nel reperimento di dati ufficiali riguardanti il ripiegamento di
airbag per uso aeronautico;
Anche questa feature si potrebbe facilmente integrare nel pacchetto delle (già
tante) funzioni di Musiac.
SPAT Srl e Prof. Giavotto per avermi dato la possibilità di lavorare con (e
su) Musiac e per l’impostazione iniziale dell’attività.
Sara per avermi dato motivazione ed equilibrio necessari per affrontare questo
biennio.
Giuliana, Lucio, “Piga” e “Pigi” amici e colleghi ideali, che ringrazio per il
sostanziale aiuto nel completamento degli ultimi esami di progetto.
100 CAPITOLO 6. CONCLUSIONI
Bibliografia
101
102 BIBLIOGRAFIA
[26] A. Chawla S. Mukherjee A. Sharma. A tool for developing fe meshes for folded
airbags. Technical Report New Delhi 110016, Department of Mechanical
Engineering Indian Institute of Technology.
[27] Airbag modelling checklist - madymo v7.2, uniform pressure & gasflow.
Madymo Manual.
[29] A. Hirth A. Haufe L. Olovsson. Airbag simulation with ls-dyna: Past – present
– future. 6. LS-DYNA Anwenderforum, Frankenthal, 2007.
[36] W.A. van der Veen. Simulation of a compartmented airbag deployment using
an explicit, coupled euler/lagrange method with adaptive euler domains.
[37] G. Hashimoto e K. Ono. A fixed eulerian mesh-based scheme using level set
function for airbag deployment simulation including the effect of outside air.
V European Conference on Computational Fluid Dynamics, Lisbon, PT, Jun
2010.
[50] R. Casiday e R. Frey. Gas laws save lives: The chemistry be-
hind airbags. http://www.chemistry.wustl.edu/~edudev/LabTutorials/
Airbags/airbags.html. Ultima visita: 14 Marzo 2011.
[55] B. M. Bowman e M. P. Reed. User’s guide for the umtri airbag skin burn
model. Technical report, University of Michigan, USA, 1996.