di curve e superfici
Corso di laurea in fisica - a.a. 2001/2002
Andrea Sambusetti
Curve regolari
s
e
La lunghezza dellarco di curva
tra
`(;
s
0 e s1 `
0 , s1 ) = s0 || (s)||ds.
R
La lunghezza di `e `() = I ||0 (s)||ds.
Esercizio 1.5 Si verifichi che la formula appena introdotta d`a lusuale lunghezza dei segmenti. Si verifichi inoltre che la lunghezza di un arco di circonferenza di raggio r e apertura `e uguale (come ci si aspetta) a r.
! Il teorema che segue motiva la definizione di lunghezza appena data per
Teorema 1.6 Sia : I R3 una curva, Per ogni > 0 esiste > 0 tale
che, se P `e una partizione di I di taglia |P| < , si ha |`() `(P )| < .
auspicabile che ogni sottoinsieme dello spazio che assomigli a una curva
(che sia, cio`e, parametrizzabile tramite un parametro reale) ammettesse
una parametrizzazione naturale, migliore di tutte le altre. Per esempio, si
potrebbe pensare di parametrizzare una curva tramite la sua lunghezza da un
suo punto fissato. Ci`o `e effettivamente sempre possibile per curve regolari,
come spiega la proposizione seguente, a meno di scegliere unorigine sulla
curva e una direzione di percorrenza.
4
d
cio`e si deve avere necessariamente ds
t(s) = +1/kdtd (t(s))k (poiche stiamo
cercando una riparametrizzazione concorde). Se s(t) : I J indica la funzione inversa di t(s), per il teorema di derivazione della funzione inversa
questa condizione `e equivalente alla condizione dtd s(t) = kdtd (t)k; ma questa
condizione determina precisamente la funzione s(t) a meno di una costante:
s(t) =
Z t
t0
k0 (t)kdt = `(; t0 , t)
(1)
cio`e a meno della scelta di unorigine (t0 ) su . Ora che si `e trovata euristicamente la soluzione, basta definire t(s) come la funzione inversa della
s(t) data dalla formula (1), e verificare che effettivamente (t(s)) ha allora
velocit`a unitaria.
Si noti che linversa di s(t) esiste, in quanto s0 (t) = k0 (t)k > 0 (dunque s(t)
`e una funzione crescente e quindi biiettiva), e che se `e C k anche s(t) e t(s)
lo sono.
(ii) Se t(s) `e unaltra funzione tale che (t(s)) abbia velocit`a unitaria, allora
il ragionamento appena fatto implica che la funzione inversa di t coincide
Triedro di Frenet
n00 = (00 N )N
||0 00 ||
||0 ||3
00
000
)
e = (||
0 00 ||2 .
Dimostrazione.
Le formule per v, T ed N sono evidenti. Daltra parte, si ha:
0 = vT ,
00 = v 0 T + vT 0 = v 0 T + v 2 kN
quindi
7
0 00 = v 3 kT N = v 3 kB
da cui si deduce che B =
Infine, si ha
0 00
||0 00 ||
ek=
(2)
||0 00 ||
.
||0 ||3
T (s) = T (h(s))
N (s) = N (h(s))
B(s) = B(h(s))
e che
dh
v(s) = | ds | v(h(s))
k(s) = k(h(s))
(s) = (h(s))
(regolare) della curva, ma solo dalla scelta del verso di percorrenza (si osservi
che N e k non dipendono neppure dal verso di percorrenza). Per questo si
dicono invarianti intrinseci di .
Congruenza di curve
che preservano la distanza euclidea, cio`e tali che d(F (X), F (Y )) = d(X, Y )
per ogni X, Y R3 . Per questo le congruenze sono anche chiamate trasformazioni rigide dello spazio.
! Il teorema che segue asserisce che le curve sono completamente determi
nate, a meno di un movimento rigido, dagli invarianti curvatura e torsione.
Precisamente, curve congruenti hanno stessa curvatura e torsione, e se due
curve dello spazio hanno stesse funzioni curvatura e torsione, allora sono
congruenti.
Teorema 3.6 (Teorema fondamentale delle curve dello spazio)
i) Sia : I R3 una curva biregolare, parametrizzata da l.a..
Se = F `e una curva congruente ad , allora si ha:
T = dF (T ), N = dF (N ), B = dF (B ), e k = k , =
dove il segno `e a seconda che la congruenza F preservi o inverta lorientazione
di R3 (i.e. a seconda che det(dF ) > 0 o det(dF ) < 0).
cos 6 T, u = T u = cos
12
kT 0 k2 = x002 + y 002 = k 2
(3)
(4)
perci`o, per (3) e (4), `e una curva piana biregolare con velocit`a e curvatura
costanti: `e dunque una circonferenza di raggio 1/k, di parametrizzazione
(s) = C + k1 (cos vs, sin vs). Quindi,
cos vs sin vs
,
, c1 s + c2 ) = P + (a cos t, a sin t, bt)
k
k
cio`e `e congruente a (una riparametrizzazione regolare di) Ea,b . 2
(t(s)) = C + (
Per la dimostrazione del Teorema 3.6, `e necessario ricordare alcune propriet`a elementari del prodotto vettoriale in E3 , che sono lasciate per esercizio
al lettore:
Proposizione 3.8 (Propriet`
a del prodotto vettoriale in E3 )
3
Siano u, v due vettori di E , ed A O(3). Si ha allora:
i) u v u e u v v;
ii) ku vk2 = kuk2 kvk2 sin2 6 (u, v) = kuk2 kvk2 (u v)2 ;
iii) (u v) w = det ([u]E [v]E [w]E );
iv) A(u v) = detA (Au Av) = Au Av.
([u]E indica qui il vettore delle coordinate di u rispetto alla base canonica)
13
Curve piane
N 0 = kvT
con v =k 0 k , k =k T 0 k /v .
!
(s s0 )2
(s s0 )2
0
(s) = (s0 )+ v(s0 )(s s0 ) + v (s0 )
T (s0 )+v 2 (s0 )k(s0 )
N (s0 )
2
2
dunque ((s) (s0 )) N (s0 ) = 12 v 2 (s0 )k(s0 )(s s0 )2 + O((s s0 )3 ) > 0 per
s s0 , perci`o (s) s+0 . 2
! Si ricordi che, per definizione, k 0 sempre. Per curve di E2 , per`o, `e
0
kalg (s) = k(s)
k(s)
se k(s) = 0
se N (s) = R 2 (T (s)), i.e. se B(s) = e3
se N (s) = R 2 (T (s)), i.e. se B(s) = e3
2k
X
(s s0 )i
(s s0 )2k+1 (2k+1)
(s) (s0 ) = T (s0 ) (s s0 ) +
ai
+
(s0 )
i!
(2k + 1)!
i=1
dunque
(s s0 )2k+1 (2k+1)
t
t
(t) = (x(t), y(t)) = t r sin , r 1 cos
, t R.
r
r
Studiare la cicloide. In particolare, determinare:
1) periodicit`a delle componenti, e possibile riduzione dello studio di ad un
intervallo pi`
u piccolo di R;
2) i punti e i valori singolari per , il limite del versore tangente nei punti
singolari, i punti a tangente orizzontale o verticale;
3) la curvatura algebrica e gli eventuali punti di flesso.
4) la tabella delle variazioni di x(t), y(t);
Disegnare landamento di tenendo conto delle informazioni precedenti.
Riparametrizzare tramite lunghezza darco, e calcolare `(; 0, 2).
Definizione 4.11 (Simmetrie di curve)
Siano P un punto ed r una retta del piano, e siano SP ed Sr rispettivamente
la simmetria rispetto a P e la simmetria (ortogonale) rispetto a r.
Una curva : I R2 si dice simmetrica rispetto al punto P (ovvero rispetto
ad una retta r) se SP (Im()) = Im() (ovvero se Sr (Im()) = Im()), cio`e
se il suo supporto `e simmetrico rispetto a P (ovvero rispetto a r).
! Per esempio, : I R2 `e simmetrica rispetto allasse x se
18
19
20
rette del piano e la teoria dei sistemi lineari, che linsieme degli zeri di una
funzione reale f (x, y) di due variabili sia sempre (se non `e vuoto) parametrizzabile da una curva:
Esercizio 5.5 Si denoti con [[x]] il pi`
u piccolo intero maggiore o uguale a
2
x, e sia f : R R la funzione f (x, y) = inf pQ [[|x p|]] + inf qQ [[|y q|]].
Linsieme S = {(x, y) | f (x, y) = 0} degli zeri di f `e il supporto di una curva
continua?
(Suggerimento: Se esistesse una curva continua (t) = (x(t), y(t)) con
Im() = S, allora la funzione t 7 2 + x(t) sarebbe continua e assumerebbe
valori positivi e negativi: quindi...)
! Il senso del teorema fondamentale che segue (visto nel corso di Analisi)
`e che, in effetti, linsieme degli zeri di una funzione reale f (x, y) di due
variabili (se non `e vuoto) `e, almeno localmente, parametrizzabile da una
curva, purche f verifichi opportune condizioni di regolarit`
a:
Definizione 5.6 (Punti regolari e punti critici)
Sia f : R2 R una funzione almeno C 1 , e sia S = {(x, y) | f (x, y) = 0}.
Un punto P si dice regolare per f se (df )P 6= 0.
Il punto P si dice critico per f se (df )P = 0.
Lequazione f (x, y) = 0 `e detta unequazione cartesiana di A.
Lequazione si dir`a regolare nei punti in cui f `e regolare.
?
23
Coniche
y1
x1
x1
y
x
x
2
2
2
=F
= A0
+a
(5)
...
...
...
yn
xn
xn
E
t
dove A0 = [1]B O(2, R) e a = (a1 , a2 , ..., an ) .
! Si osservi che la formula (5) pu`o anche interpretarsi come una congruenza
24
g(x1 , x2 ) =
x1
x2
!t
c11 c12
c12 c22
x1
x2
x1
c11 c12 c10
x1
La matrice [C]x1 ,x2 = c12 c22 c20 `e detta matrice della conica nelle coc10 c20 c00
!
c
c
11
12
ordinate cartesiane x1 , x2 , e la matrice [C]x1 ,x2 =
`e detta matrice
c12 c22
della forma quadratica associata, nelle coordinate x1 , x2 .
Il rango della matrice [C]x1 ,x2 `e detto il rango della conica; se `e massimo, la
conica `e detta non degenere, se `e minore di 3 la conica `e detta degenere.
Il segno di det[C]x1 ,x2 `e detto il tipo della conica.
! Si noti che i polinomi g, g e le matrici [C]x1 ,x2 , [C]x1 ,x2 associati ad una
ii) Ecdeg
:
1 ,c2
y12
c21
y22
c22
1
In realt`a, analizzando la dimostrazione di questo teorema e del Lemma 6.5, `e facile
convincersi che tipo e rango di una conica sono degli invarianti per affinit`
a, cio`e per trasformazioni affini biiettive di R2 (che sono trasformazioni pi`
u generali delle congruenze!). Ci
siamo limitati a citare linvarianza per congruenze in quanto siamo qui interessati alla
classificazione delle coniche a meno di trasformazioni rigide del piano.
25
y12
y22
iv)
y2 = cc21 y1 );
v)
vi)
Equivalentemente, esiste sempre una congruenza F : E E (cio`e un movimento rigido del piano) che trasforma C in uno degli insiemi sopra elencati.
Tali equazioni sono note come le forme canoniche delle coniche di E2 .
! Si noti che le coniche sopra elencate hanno tutte tipo o rango differente
y1
y2
=F
x1
x2
= A0
x1
x2
+a
x1
x2
=F
y1
y2
= B0
t
con B0 = A1
0 O(2, R) e b = (b1 , b2 ) .
26
y1
y2
+b
a1
b1
A0
B0
a2 e B =
b2
Si ponga A =
.
0 0 1
0 0 1
Allora, le matrici di C e della forma quadratica associata, nelle nuove coordinate y1 , y2 , sono date da:
[C]y1 ,y2 = B t [C]x1 ,x2 B
y1
x1
x1
y1
y
x
x
=
A
i.e.
=
B
2
2
2
y2
1
1
1
1
Dunque, se lequazione di C nelle coordinate x1 , x2 si scrive
(6)
x1
x1
x2 [C]x1 ,x2 x2 = 0
1
1
sfruttando (6) la stessa equazione in y1 , y2 si scriver`a:
y1
y1
t
y2 B [C]x1 ,x2 B y2 = 0
1
1
e dunque si ha [C]y1 ,y2 = B t [C]x1 ,x2 B. Pi`
u esplicitamente, [C]y1 ,y2 si scrive:
B0t
b1 b2
[C]x1 ,x2
0
1
c10 c20
c10
B0
c20
c00
0 0
b1
t
B [C]x1 ,x2 B0
b2
= 0
1
A1
0 [C]x1 ,x2 A0
1 0
0 2
x1
x2
A1
0
x1
x2
i.e.
x1
x2
= A0
x1
x2
0=
x1
x2
x1
x2
!t
[C]x1 ,x2
x1
x2
!t
x1
x2
+ 21 x1 + 22 x2 + 0
!
!
!
x1
y1
x1
1 /1
1 /1
1
=
+
= A0
+
x2
y2
2 /2
x2
2 /2
si ottengono coordinate cartesiane y1 , y2 rispetto alle quali C ha equazione
1 y12 + 2 y22 = . Se 1 e 2 hanno stesso segno, questa `e chiaramente
unequazione del tipo (ii) o (i), a seconda che = 0 o 6= 0 (si noti che, in
tale caso, ha lo stesso segno dei i , perche per ipotesi la conica `e non vuota).
Se invece 1 e 2 hanno segno opposto, a meno di scambiare eventualmente
y1 con y2 si ottiene unequazione che `e del tipo (iv) o (iii), sempre a seconda
che sia o meno nullo.
28
1 2 12
0
12
1 x1 +
=
0 22 x2 = 22 x2 +
1
1
22 21 2
e ponendo
y1
y2
x1
x2
0
22
1
1
= A1
0
12
21 2
x1
x2
0
22
1
1
12
21 2
interpretare come una congruenza tra C ed una conica della forma (i)-(vi),
poiche F si scrive come:
x1
x2
y1
y2
= SA0
x1
x2
+a
30
31
Superfici regolari
32
a.
Abbiamo definito una superficie S come limmagine di una parametrizzazione
di due variabili reali t, s; ora, perche il termine superficie sia giustificato,
dovremmo assumere che entrambi i parametri siano essenziali per descrivere
S (anche una curva pu`o essere descritta tramite due parametri reali; per
esempio limmagine di F (t, s) = (ts, 0, 0) `e una retta!).
Una condizione geometrica, intuitiva, che deve essere soddisfatta per avere
una vera superficie `e che da ogni punto P S, facendo variare il parametro
t (per s fissato) oppure facendo variare s (per t fissato), ci si muova su S
in due direzioni differenti (cio`e linearmente indipendenti); altrimenti, si tratterebbe di una superficie degenere. Questo `e precisamente la ragione della
condizione di regolarit`a in P : infatti, dire che rank (dF )(t0 ,s0 ) `e massimo (cio`e
uguale a 2) vuol dire che i vettori F
|
e F
|
sono linearmente int (t0 ,s0 )
s (t0 ,s0 )
dipendenti, e questi sono precisamente i vettori tangenti alle curve (contenute
in S) date da t 7 F (t, s0 ) e s 7 F (t0 , s) in P = F (t0 , s0 ).
` possibile prendere in considerazione la teoria delle
Ci limiteremo qui al caso C . E
k
superfici in ipotesi C per k qualsiasi: mentre per k 2 la teoria `e, per quanto concerne le
prime propriet`a elementari, essenzialmente la stessa di quella delle superfici C , per k = 0
si ottiene la teoria delle immersioni delle superfici topologiche nello spazio, che presenta
altrettante anomalie della teoria, per sempio, delle curve C 0 nel piano, cf. Problema 5.4.
2
33
34
Per mostrare, per esempio, che la superficie ottenuta prendendo lunione delle rette
verticali passanti per limmagine della curva dellesercizio 4.12 (papillon) non `e una
superficie propriamente immersa `e necessario disporre della nozione di spazio tangente, cf.
Esempio 9.7).
35
36
` ragionevole pensare che linsieme degli zeri di una funzione di tre vari! E
abili g(x, y, z) (sufficientemente buona, per esempio C ) sia un sottoinsieme dello spazio descrivibile tramite due parametri reali, cio`e una superficie
(con eventuali singolarit`a); infatti, la condizione g(x, y, z) = 0 vincola una
delle coordinate di un punto P = (x, y, z) S alla scelta delle altre due,
lasciando, intuitivamente, due gradi di libert`a a P .
Si pensi per`o ad esempio a:
Esercizio 8.1
Sia S = {(x, y, z) R3 | g(x, y, z) = (x2 + y 2 )(x2 + z 2 )(y 2 + z 2 ) = 0}.
S assomiglia allidea che abbiamo di una superficie?
` una superficie regolare?
E
! Il senso del teorema fondamentale che segue (analogo del Teorema del
Dini per le curve, cf. Teorema 5.7), `e che, in effetti, linsieme degli zeri di
una funzione reale g(x, y, z), se non `e vuoto, `e, almeno localmente, una
superficie propriamente immersa, purche g verifichi opportune condizioni di
regolarit`a.
Definizione 8.2 (Equazione cartesiana, punti regolari e punti critici)
Sia S = {(x, y, z) R3 |g(x, y, z) = 0}, dove g : U R3 R.
Lequazione g(x, y, z) = 0 si dice unequazione cartesiana dellinsieme S.
Se g `e una funzione almeno C 1 , un punto P si dice regolare per g se (dg)P 6= 0;
il punto P si dice critico per g se (dg)P = 0.
?
g
g
|(x0 ,y0 ,z0 ) 6= 0 (risp. x
|(x0 ,y0 ,z0 ) 6= 0), allora `e possibile
Analogamente, se y
esplicitare y in funzione di x, z (risp. x in funzione di y, z) in un intorno V
di P in S.
3
X
i,j=1
Lequazione cartesiana g(x1 , x2 , x3 ) = 0 di S pu`o scriversi, in forma matriciale, nella forma pi`
u compatta
g(x1 , x2 , x3 ) = (1 x1 x2 x3 )[S]xi (1 x1 x2 x3 )t = 0
dove [S]xi = (cij )i,j0 `e la matrice (simmetrica) di S nelle coordinate (xi ),
e la matrice [S]xi = (cij )i,j1 `e la matrice della forma quadratica associata,
nelle coordinate (xi ).
Il rango della matrice [S]xi `e detto il rango della quadrica: se il rango `e
massimo, la quadrica `e detta non degenere, se invece `e minore di 4 la quadrica
`e detta degenere. Come nel caso delle coniche, il rango di S non dipende
dalla particolare scelta di coordinate cartesiane utilizzate per descrivere la
quadrica.
?
ii)
iii) Icell
:
1 ,c2 ,c3
y12
c21
y12
c21
y22
c22
y22
c22
y12
c21
y12
c21
y32
c23
y32
c23
y22
c22
y22
c22
(paraboloide iperbolico);
(paraboloide ellittico).
a riportare la lista completa delle forme canoniche delle quadriche non degeneri. Chiaramente, `e possibile allungare la lista aggiungendo anche le
forme canoniche di tutte le quadriche degeneri. Alcune quadriche degeneri
sono state in effetti gi`a incontrate dal lettore: per esempio?
39
non perche essa presenti qualche difficolt`a, ma perche essa `e del tutto analoga
a quella del teorema di classificazione delle coniche. Si tratta semplicemente
di diagonalizzare la forma quadratica associata tramite coniugazione per una
matrice ortogonale A O(3), eseguire il corrispondente cambio di coordinate
xi 7 xi , ed infine, qualora x2i compaia con coefficiente non nullo nella nuova
equazione della quadrica, far sparire il termine di primo grado in xi tramite
una traslazione yi = xi + ai .
Esercizio 8.7 (Quadriche in forma canonica)
1) Disegnare le quadriche non degeneri canoniche studiandone le intersezioni
con i piani paralleli ai piani coordinati. Si tratta di insiemi limitati? Sono
insiemi Connessi?
2) Dare una parametrizzazione per ognuna di esse (si espliciti, ove possibile, una coordinata in funzione delle altre due, oppure si usino le funzioni
trigonometriche ed iperboliche).
3) Dimostrare che le quadriche non degeneri canoniche (e di conseguenza,
tutte le quadriche non degeneri) sono superfici non singolari (si usi il Teorema
8.3).
40
Spazio tangente
0 (0) = lim
g(Pn ) g(P )
(dg)P (Pn P )
n
=
+O(kPn P k2 ) (dg)P (v) = gradP v
kPn P k
kPn P k
42
Esercizio 9.4
1) Sia u = (x, y, z) un punto della sfera S = S(0, r) di raggio r. Verificare
che Tu S = u . Fare un disegno.
2) Dare unequazione cartesiana dei piani affini tangenti a ciascuna delle
superfici definite in 8.4 e 8.6, in un punto non singolare P = (x0 , y0 , z0 ).
! Il Teorema 9.3 ci dice che condizione necessaria perche un punto P di una
43
10
44
ip
Verificare che il paraboloide iperbolico Pa,b
non `e una superficie di rotazione,
rispetto ad alcun asse.
ip
(Suggerimento: intersecare Pa,b
con i piani passanti per O, e mostrare che
non si ottiene mai ununione di cerchi.)
46
11
!
E F
Allora [IP ]B =
dove:
F G
E=
f f
,
x x
F =
f f
,
x y
G=
f f
y y
! Si osservi che i coefficienti E(x, y), F (x, y), G(x, y) si possono defnire anche
!
E F
In tal caso, dunque, la matrice
non rappresenta la matrice della
F G
prima forma fondamentale di S in P .
Esercizio 11.4 Si scelgano parametrizzazioni regolari per le superfici definite in 8.4 e 8.7, e si calcoli la matrice della prima forma fondamentale di
tali superfici nelle coordinate scelte.
! I coefficienti E, F, G permettono di calcolare larea di una superficie S
Area(V ) =
x(V )
dx1 dx2
x
(V )=F (x(V ))
d
x1 d
x2 =
x(V )
x(V )
dx1 dx2
4
qualora lintegrale esista! Tale integrale esiste, per esempio (eventualmente infinito),
se U `e misurabile secondo Peano-Jordan, o se `e un insieme aperto.
48
(8)
49
! Larea di una superficie S non `e, in generale, il limite delle aree dei poliedri
50
12
51
13
52
f
f (P + tv) f (P )
= lim
v P t0
t
non ha senso, in quanto P + tv `e una retta passante per P S che, generalmente, non sar`a contenuta in S: dunque non possiamo calcolare f su P + tv,
poiche f `e una funzione definita solo su S!
La definizione giusta `e la seguente:
Definizione 13.1 (Derivate direzionali su superfici)
Sia f : S R funzione su una superficie non singolare, P S, v Tp S;
la derivata direzionale di f nella direzione v (o rispetto a v) in P `e il limite
(qualora esista)
f
f ((t)) f (P )
= lim
t0
v P
t
dove : I S `e una curva su S con (0) = P e 0 (0) = v.
Sia V = (V1 , V2 , V3 ) : S R3 un campo vettoriale, e P S, v Tp S;
la derivata direzionale di V nella direzione v in P `e, corrispondentemente,
definita come
V
V1 V2 V3
V ((t)) V (P )
=
= lim
,
,
v P t0
t
v P v P v P
con : I S, (0) = P e 0 (0) = v.
Spesso, la derivate direzionali su una superficie si scrivono senza indicare
il punto P ove sono calcolate, se `e chiaro dal contesto che v `e un vettore
tangente nel punto P .
Un campo vettoriale o una funzione che ammetta derivate direzionali continue in ogni punto di S ed in ogni direzione v TP S verr`a detto un campo
o una funzione C 1 su S.
Osservazioni 13.2 (Regole di calcolo delle derivate direzionali)
La prima osservazione importante `e che la definizione di derivata direzionale
non dipende dalla scelta della curva , ma solo da P = (0) e da v = 0 (0).
| :
Un modo per verificarlo `e la seguente regola pratica per il calcolo di V
v P
53
V
V (f (x1 , x2 ))
=
v P
u
(dove
V1
V2
(a1 V1 + a2 V2 ) = a1
+ a2
v
v
v
per ogni a1 , a2 R e v TP S.
iii) (Regola di Leibnitz) Se V1 , V2 : S Rn sono funzioni o campi C 1 su S:
V1
V2
(V1 V2 ) =
V2 + V1
v
v
v
per ogni v TP S (dove il segno `e da intendersi come usuale moltiplicazione,
oppure come prodotto scalare, a seconda dei differenti casi).
Definizione 13.3 (Operatore forma e II forma fondamentale)
Sia S una superficie non singolare, e sia NS il suo campo unitario normale.
Loperatore forma di S (o operatore di Weingarten) in un suo punto P `e
lapplicazione lineare WP : TP S TP S definita come 7
N
WP (u) =
u P
La seconda forma fondamentale di S nel punto P `e la forma bilineare
IIP : TP S TP S R definita come
IIP (u, v) = WP (u) v
! Si noti che WP : TP S TP S `e un endomorfismo di TP S : cio`e, manda
NS
kNS k2
=
(NS NS ) = 2
NS = 2WP (u) NS = 0
u
u
u
54
e dunque WP (u) TP S.
! Lendomorfismo WP `e simmetrico rispetto al prodotto scalare euclideo e,
a meno del segno. Ebbene, `e immediato verificare che, scegliendo come normale NS al posto di NS , si ha che:
a) W, II, k(u), k e H cambiano di segno;
b) K non varia (poiche (1)2 = 1!).
Quindi il segno delle curvature k(u), k e H dipende dalla scelta dellorientazione di NS , mentre K `e una funzione ben definita sulla superficie S, indipendente dalla scelta di NS .
8
dove, eventualmente, k + (P ) = k (P )
55
[II]B =
l m
m n
dove
l = fxx N
m = fxy N
n = fyy N
[W ]BB = [I]1
B [II]B =
!1
E F
F G
l m
m n
En+Gl2F m
2(EGF 2 )
lnm2
EGF 2
II(u, u)
k(u) =
=
||u||2
(u1 u2 )
l m
m n
||u||2
u1
u2
7) Le direzioni principali v di S in P , associate a k , si ottengono diagonalizzando la matrice [W ]BB . In alternativa, sono date da:
v = vx fx + vy fy TP S
dove (vx , vy ) sono rispettivamente soluzioni del sistema lineare:
h
II k I
i
B
"
[v ]B =
l m
m n
E F
F G
!#
vx
vy
=0
Dimostrazione.
1) Per definizione di matrice della forma bilineare II rispetto a B, si ha
[II]B =
l m
m
n
II(fx , fx ) II(fx , fy )
II(fy , fx ) II(fy , fy )
56
fy
NS
fy = II(fx , fy ) = m
fx
si ha m
= m.
NS fyx =
e poiche fxy = fyx
t
1
= [I]1t
B [II]B = [I]B [II]B
dato che [I]B e [II]B sono matrici simmetriche (si osservi che I `e la matrice
di un prodotto scalare definito positivo, dunque `e invertibile).
3) Si ricordi che la traccia di una matrice `e invariante per coniugazione.
Dunque, se una matrice `e diagonalizzabile, la sua traccia `e uguale alla somma
degli autovalori. Perci`o si ha
1
1
1
H = tr[W ]BB = tr[I]1
B [II]B = tr
2
2
2
"
1
1
= tr
2
EG F 2
G F
F E
57
l m
m n
E F
F G
!#
!1
l m
m n
En + Gl 2F m
2(EG F 2 )
K=
det[W ]BB
1
= det
EG F 2
G F
F E
l m
m n
!#
ln m2
=
EG F 2
[W ]BB
k id
vx
vy
[I]1
B [II]B
k id
vx
vy
=0
la quale `e equivalente, moltiplicando a sinistra per la matrice [I]B , alla condizione data nellenunciato. 2
Esercizio 13.6 Sia S il cilindro Cil(
z , r).
Si fissi un punto P S ed una parametrizzazione regolare di S vicino a P .
Si calcolino, con il metodo sopra indicato: H(P ), K(P ), k (P ), e k(P, u) per
ogni u TP S.
Si ripeta lo stesso esercizio per altre superfici non singolari definite in 8.4
e 8.7 (studiare in particolare il caso del paraboloide ellittico ed iperbolico,
quando c1 = c2 ).
58
14
59
superficie in P .
Se le curvature principali in P coincidono, allora il punto si dice ombelicale,
in quanto la superficie si piega, infinitesimalmente, in P , nella stessa misura
in ogni direzione.
Si noti infine che se le curvature principali in P sono distinte, allora anche le
direzioni principali in P sono distinte e, essendo gli autospazi di un operatore
simmetrico, sono ortogonali tra loro.
Dimostrazione del Teorema 14.3.
Poiche WP : TP S TP S `e simmetrico (rispetto al prodotto scalare euclideo),
sappiamo che esiste una base ortonormale di autovettori {v + , v } di WP ; i
rispettivi autovalori sono precisamente le curvature principali k + , k di S
in P . Se k + = k , il punto `e ombelicale e non c`e nulla da dimostrare.
Supponiamo quindi k + > k . Ora, ogni vettore unitario v TP S si pu`o
scrivere, rispetto a tale base: v = v() = v cos + v + sin . Ponendo allora
kS () = kS (v()), si ottiene:
60
come sia possibile approssimare una qualsiasi superficie non singolare, vicino
ad un suo punto P , tramite una quadrica.
Dimostrazione.
A meno di traslare la superficie, possiamo supporre che il punto P in considerazione sia lorigine. Possiamo inoltre, a meno di effettuare un movimento
rigido attorno allorigine, ammettere che TP S = Oxy, cio`e NS (P ) = z.
Infine, dato che le direzioni principali sono sempre ortogonali tra loro (a meno
che il punto in considerazione sia ombelicale, nel qual caso ogni direzione `e
principale), possiamo effettuare un ulteriore rotazione attorno allasse z che
porti le direzioni principali relative a k + (P ), k (P ) rispettivamente negli assi
x ed y. Chiaramente, tutte queste trasformazioni rigide non modificano la
posizione del piano tangente rispetto alla superficie!
Ora, poiche si `e supposto che NS (P ) = z, la nostra superficie S `e, vicino a P ,
un grafico rispetto allasse z: infatti, se g(x, y, z) `e unequazione cartesiana
di S, un vettore normale ad S in P `e dato da gradP g = (gx |P , gy |P , gz |P ) k z,
il che mostra che gz |P 6= 0, cio`e che si pu`o esplicitare z(x, y) in un intorno di
P su S. Dunque, S ammette una parametrizzazione, vicino al punto P , del
tipo F (x, y) = (x, y, z(x, y)), dove:
61
k+ 0
0 k
= [WP ]B =
[I]1
B [II]B
E F
F G
!1
l m
m n
zxx zxy
zxy zyy
63