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INTRODUZIONE 2
2. RICHIAMI TEORICI 2
2.1. TRAVE DI EULERO – BERNOULLI 2
2.2. ELEMENTI ASSIAL – SIMMETRICI 3
2.3. TEORIA DELLE PIASTRE 5
2.4. METODO DEGLI ELEMENTI FINITI 6
2.4.1. ELEMENTI FINITI MONODIMENSIONALI – MODELLO DI TRAVE 6
2.4.2. ELEMENTI FINITI BIDIMENSIONALI 7
2.4.3. ELEMENTI FINITI TRIDIMENSIONALI – BRICK 8
2.5. ANALISI DELLE NON LINEARITÀ COSTITUTIVE 9
2.5.1. CERNIERE PLASTICHE DI ESTREMITÀ 9
2.5.2. MODELLAZIONE A FIBRE 9
2.6. METODI DI ANALISI 9
2.6.1. ANALISI MODALE 9
2.6.2. METODO DI NEWTON – RAPHSON 10
2.7. INSERIMENTO DATI INPUT 12
2.8. DISCRETIZZAZIONE DELLA STRUTTURA 12
2.9. CONDIZIONI DI VINCOLO 14
2.10. MATRICE DELLE MASSE E DI RIGIDEZZA 16
2.11. ANALISI DI CONVERGENZA 18
2.12. ANALISI MODALE 18
2.12.1. CASO A) – MATRICE DELLE MASSE CONSISTENT 19
2.12.2. CASO A) – MATRICE DELLE MASSE LUMPED 20
2.12.3. CASO B) – MATRICE DELLE MASSE CONSISTENT 21
2.12.4. CASO B) – MATRICE DELLE MASSE LUMPED 22
2.12.5. FREQUENZE MODALI 23
2.13. MODELLAZIONE CON SAP2000 23
2.13.1. CONFRONTO ANALISI MODALE TRA MATLAB E SAP2000 23
2.13.2. ANALISI PUSHOVER 24
3. ESERCIZIO 2 – ANALISI STRUTTURALE SEMPLIFICATA DEL PANTHEON 27
3.1. OGGETTO DELL’ELABORATO 27
3.2. DEFINIZIONE DEI MODELLI 27
3.3. MODELLI CON ELEMENTI FINITI ASSIAL – SIMMETRICI 29
3.3.1. CUPOLA INCASTRATA ALLA BASE – MODELLO A1 29
3.3.2. CUPOLA + ROTONDA INCASTRATA ALLA BASE – MODELLO A2 31
3.3.3. CUPOLA + ROTONDA INCASTRATA ALLA BASE – MODELLO A3 34
3.4. MODELLO CON ELEMENTI FINITI SHELL – MODELLO B 37
3.5. MODELLO CON ELEMENTI FINITI SHELL (CUPOLA) + BRICK (ROTONDA) – MODELLO C 39
3.6. CRITERIO DELLA TENSIONE NORMALE MASSIMA 42
3.7. ANALISI DI CONVERGENZA 45
3.8. ANALISI MODALE 47
3.9. CONCLUSIONI 48
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2.5. Analisi delle non linearità costitutive
2.5.1. Cerniere plastiche di estremità
Si tratta di una non linearità concentrata, cioè si ipotizza il comportamento elastico lineare lungo tutto
l’elemento e un comportamento elasto – plastico non lineare nei nodi, in corrispondenza dei quali si verifica
la formazione delle cerniere plastiche. È stato adottato un legame costitutivo è elasto – plastico incrudente.
< → =0→ =
−
> → =
L’attivazione della cerniera comporta una variazione della pendenza della retta tangente all’interno del
ciclo di Newton – Raphson.
̇ = ̇
dove è la matrice che governa il comportamento del materiale nel processo incrementale.
Utilizzando questo modello i risultati che si ottengono sono più accurati perché all’interno della sezione si
possono individuare sia la parte plastica e il nucleo elastico: si riesce quindi a seguire l’andamento della
plasticizzazione. L’accuratezza chiaramente dipende dal numero di fibre utilizzate.
Ω=− ̈ Ω+ Ω+ Γ
I campi di spostamento vengono interpolati sugli elementi finiti e per ottenere una forma matriciale delle
equazioni governanti si applica il Principio dei Lavori Virtuali. Le equazioni che si ottengono hanno la seguente
forma:
̈+ =
= è la matrice delle masse globale, i singoli elementi della matrice rappresentano le masse associate
ai nodi nel sistema di riferimento globale. La matrice delle masse di elemento Me può assumere varie forme:
nel caso in esame sono state prese in considerazione le tipologie consistent e lumped. La prima viene definita
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in maniera “coerente” come =∫ e comporta un accoppiamento tra le masse riferite al
problema assiale e quello trasversale. Le proprietà della matrice consistent sono che è simmetrica, definita
positiva e non diagonale. La matrice delle masse lumped si ottiene calcolando il vettore =
∫ e posizionando tale vettore sulla diagonale della matrice. La parte rotazionale viene
annullata per non avere termini negativi; in questa maniera i problemi diventano disaccoppiati.
Per calcolare i modi di vibrare ci si riconduce ad un problema agli autovalori. Una volta vincolato il sistema si
calcolano le soluzioni non banali che assumono la forma ( ) = e si ottiene l’equazione scritta nella
forma:
− + =
Si definisce = ∙ , raccoglie gli autovettori che esprimono le forme modali naturali, ciascuno di
essi regola la forma della deformata. Le soluzioni trovate in questa maniera non sono però uniche perché le
equazioni del sistema sono linearmente dipendenti; a questo consegue che ciascun autovettore è definito a
meno di una costante arbitraria. Quindi la forma di un modo di vibrare è unica ma rimane indeterminata
l’ampiezza.
Trovate le forme modali si premoltiplicano per le matrici delle masse e delle rigidezze. Dato che i modi
sono ortogonali si si ottengono delle matrici diagonali. Viene inoltre adottato il criterio di normalizzazione
rispetto alla massa, ovvero si fa in modo che le masse generalizzate associate a ciascun modo di vibrare siano
unitarie.
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2.11. Analisi di convergenza
L’obiettivo dell’analisi è cogliere la soluzione più accurata possibile. Prendendo in considerazione lo
spostamento del nodo in sommità, si nota che all’aumentare del numero degli elementi finiti per ogni
elemento si ottiene una soluzione migliore poiché il valore dello spostamento tende in maniera monotona al
massimo.
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Modello a)
Le cerniere plastiche di estremità sono state introdotte nel modello con la proprietà Hinge – M3, definendo
un diagramma Mc – φc.
700
600 Step 94
Step 42
Taglio alla base
500
400
300
Step 8
200
100
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Spostamenti
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Modello b)
In questo caso è stata considerata la proprietà Hinge – Fiber P-M2-M3; sono state inserite 23 fibre per ogni
elemento e, successivamente, sono state introdotte le coordinate e le aree corrispondenti ad ogni fibra.
700
600
Taglio alla base
500
400
300
200
100
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Spostamenti
Figura 10 – Pushover modello a fibre
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Si riportano di seguito i risultati ottenuti dall’analisi in termini di tensioni principali.
σMAX σMIN
Per quanto riguarda la cupola il comportamento è analogo al caso precedente, mentre analizzando la rotonda
si nota che sia le tensioni circonferenziali che quelle radiali sono di trazione nella parte superiore ed esterna.
Questo perché si genera un momento flettente dovuto all’eccentricità tra i baricentri della cupola e della
rotonda. Le compressioni sono concentrate alla base della rotonda.
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3.3.3. Cupola + rotonda incastrata alla base – Modello A3
Nel seguente modello si considera l’insieme cupola + rotonda, dove quest’ultima viene incastrata alla base.
La cupola è stata discretizzata attraverso 20 elementi finiti 2D, mentre per la rotonda è stata applicata una
mesh con 123 elementi finiti rettangolari 2D a 4 nodi.
Analogamente al caso precedente, è stata prestata una particolare attenzione ai nodi comuni tra la cupola e
la rotonda, facendoli coincidere.
In questo modello non è stato possibile applicare il carico distribuito q direttamente sul bordo superiore
dell’elemento asolid, ma è stato necessario proiettarlo lungo quel bordo ottenendo . In seguito tale carico
è stato trasformato in carico nodale equivalente attraverso la seguente relazione:
=2
In questo modo si trovano i carichi che agiscono su tutti gli anelli della cupola.
34
Figura 18 – Assegnazione carico distribuito sugli elementi
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3.5. Modello con elementi finiti shell (cupola) + brick (rotonda) – Modello C
Il seguente modello è definito considerando la geometria 3; è quindi costituito dall’insieme cupola + rotonda.
Si tratta di un modello tridimensionale, in cui la cupola viene definita attraverso la proprietà shell – thick,
mentre la rotonda con la proprietà brick. Per definire la geometria sono state utilizzate le coordinate
cilindriche (r, θ, z). La struttura è stata vincolata alla base della rotonda tramite incastri. È stata effettuata poi
una discretizzazione per un totale di 468 elementi finiti.
Per applicare il carico q sulla cupola è stato necessario proiettarlo; per fare ciò è stata utilizzata la proprietà
Uniform – Z projected. Infatti il carico diminuisce dal foro verso la base della cupola. Per la rotonda invece,
sulla faccia superiore degli elementi brick in alto è stato applicato un carico di tipo Solid load – Surface
Pressure.
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3.9. Conclusioni
Confrontando i vari modelli si nota che il modello assial – simmetrico riesce a cogliere la risposta strutturale
in termini di tensioni principali. Quindi tali modelli possono essere utilizzati in alternativa agli altri, riducendo
l’onere computazionale.
A2 B
A3 C
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