Antonio Maschietti
A. A. 2006–2007
Indice
Notazioni 5
3 Combinatoria classica 33
3.1 Tecniche elementari per contare . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.2 Il principio della media . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
3.3 Configurazioni combinatorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
3.3.1 Disposizioni con ripetizione . . . . . . . . . . . . . . . 38
3.3.2 Disposizioni senza ripetizioni o k−permutazioni . . . . 38
3.3.3 Combinazioni e coefficienti binomiali . . . . . . . . . . 39
3.3.4 Il teorema del binomio . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
3.3.5 Combinazioni con ripetizioni . . . . . . . . . . . . . . 45
3.4 Una raccolta di esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
3.5 Il principio di inclusione/esclusione . . . . . . . . . . . . . . . 49
3.6 Partizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
3.7 Il principio dei cassetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
4 Analisi asintotica 61
4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
4.2 Le notazioni O e o . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
4.3 Le notazioni di Vinogradov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
4.4 La notazione o e l’equivalenza asintotica . . . . . . . . . . . . 67
4.5 Manipolazione delle stime O e o . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
4.6 La formula di Stirling . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
4.7 Le formule di sommazione di Eulero e di Abel . . . . . . . . . 73
4.8 La distribuzione dei numeri primi . . . . . . . . . . . . . . . . 76
5 Il metodo probabilistico 87
5.1 Distribuzioni di probabilità finite . . . . . . . . . . . . . . . . 87
5.2 Probabilità condizionata ed indipendenza . . . . . . . . . . . 89
5.3 Definizione assiomatica di probabilità . . . . . . . . . . . . . . 91
6 Funzioni generatrici 93
6.1 Serie di potenze: aspetto formale . . . . . . . . . . . . . . . . 94
6.2 Convergenza uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
6.3 Funzioni generatrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
Bibliografia 107
Notazioni
Simbolo Significato
N Insieme dei numeri naturali 1, 2, 3, . . . , n, . . .
N0 {0, 1, 2, . . . , n . . . }
[n] Sottoinsieme {1, 2, . . . , n} di N
Q Insieme dei numeri razionali
R Insieme dei numeri reali
R+ Insieme dei numeri reali positivi
C Insieme dei numeri complessi
|S| Cardinalità dell’insieme S
A\B Insieme degli elementi di A che non appartengono a B
Capitolo 1
Prologo: Cosa è la
combinatoria
Abbiamo sette giorni durante i quali ciascuna ragazza passeggia una sola
volta con ciascuna delle altre quattordici, ed ogni giorno passeggia con altre
due. Dimostrare che il problema ha soluzioni non è completamente banale.
Tale problema fu posto e dimostrato da Kirkman nel 1847. Il problema può
essere generalizzato nel numero delle scolare. Soltanto nel 1967 è stato dimo-
strato che soluzioni esistono per ogni numero di ragazze congruo a 3 modulo
6. ♣
♣ Esempio 1.3. In uno strano paese vi sono due quartieri, il quartiere dei
PARI e quello dei DISPARI, ciascun quartiere composto dello stesso numero
n di abitanti. Ciascun quartiere vuole fondare dei club in modo tale da averne
più dell’altro. Ma le regole per fondare i club riflettono il loro nome.
Teorema 1.4. (1) Il quartiere dei PARI può costituire al più 2n/2 club.
(2) Il quartiere dei DISPARI può fondare al massimo n club.
ormazioni bibliografiche:
www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Euler.html
10 Capitolo 1: Cosa è la combinatoria
f (n) = 2f (n − 1) = 2 × 2f (n − 2) = · · · = 2 × 2 × × · · · × 2 = 2n .
# mesi # coppie
0 1
1 1
2 2
3 3
4 5
... ...
La risposta a questioni di questo tipo ci viene offerta dalla teoria delle fun-
zioni generatrici. A seconda del problema in questione le funzioni generatrici
sono o elementi dell’anello delle serie formali di potenze oppure funzioni
analitiche. Questa teoria getta un ponte tra i due tradizionali aspetti della
Matematica: la matematica del discreto e la matematica del continuo. Di que-
sta teoria tratteremo soltanto gli aspetti introduttivi, con qualche escursione
nella teoria delle funzioni analitiche. ♣
Capitolo 2
Nozioni preliminari e
notazioni
Riportiamo qui di seguito alcune delle notazioni che saranno adottate, alcuni
elementi di teoria degli insiemi, le proprietà di base dei numeri interi e la
terminologia dei grafi.
Di norma gli insiemi saranno indicati con lettere latine maiuscole, A,...,
S,..., X, Y , Z, mentre gli elementi di un insieme con lettere latine minuscole.
A particolari insiemi riserveremo altre notazioni, che saranno di volta in
volta specificate. Ad esempio, N, Z, Q, R, C denoteranno, rispettivamente,
gli insiemi dei numeri interi positivi (numeri naturali), dei numeri interi
relativi, dei numeri razionali, dei numeri reali, dei numeri complessi.
La relazione di appartenenza viene indicata con il simbolo ∈ e la scrittura
x ∈ X si legge “x appartiene ad X ” oppure “x è un elemento di X”, mentre
x∈ / X si legge “x non appartiene ad X ”. Se S è un insieme tale che x ∈ X
per ogni x ∈ S, si dice che S è un sottoinsieme di X e si scrive S ⊆ X. Si ha
che S = X se, e soltanto se, S ⊆ X e X ⊆ S.
F (S) = {y ∈ Y | ∃ x ∈ X : y = F (x)} .
F −1 (y) = {x ∈ X | F (x) = y}
F −1 (T ) = {x ∈ X | F (x) ∈ T }
è la controimmagine di T .
Una applicazione F : X → Y si dice iniettiva se per ogni coppia di
elementi distinti x, x0 ∈ X risulta F (x) 6= F (x0 ). F si dice suriettiva se
F (X) = Im(F ) = Y , cioè se la controimmagine di ogni elemento di Y è
non vuota. Quando F è iniettiva e suriettiva, si dice che F è un’applicazione
biunivoca.
Le seguenti inclusioni sono facili da verificare:
(1) F −1 (F (S)) ⊆ S, per ogni S ⊆ X;
(2) F (F −1 (T )) ⊆ T , per ogni T ⊆ Y ;
(3) se T1 ⊆ T2 ⊆ Y , allora F −1 (T1 ) ⊆ F −1 (T2 ).
Nella (1) (risp., (2)) vale il segno di uguaglianza se, e soltanto se, F è
iniettiva (risp., suriettiva).
Se F : X → Y è un’applicazione biunivoca, è possibile definire l’applica-
zione G : Y → X, ponendo, per ogni y ∈ Y
G(y) = x ⇐⇒ F (x) = y .
(2) F : S → S è iniettiva;
(3) F : S → S è suriettiva.
La facile dimostrazione è lasciata per esercizio.
2.2. L’insieme delle parti 15
S ∪ T := {x ∈ X | x ∈ S oppure x ∈ T } ;
S ∩ T := {x ∈ X | x ∈ S e x ∈ T } .
\ \
F −1 ( Ti ) = F −1 (Ti ) .
i∈I i∈I
X \ S = {(S) = {x ∈ X | x ∈
/ S} .
Se F : X → Y è un’applicazione e T ⊆ Y , allora
F −1 ({(T )) = {(F −1 (T )) .
Q
tale che pi (x) = x(i) = xi , per ogni x ∈ i∈I Xi . È facile verificare che pi è
un’applicazione suriettiva per ogni i ∈ I. Se pensiamo ciascun elemento x del
prodotto cartesiano identificato con la sua immagine e chiamiamo l’elemento
xi ∈ Xi la i−esima componente di x, allora pi associa ad x la sua i−esima
componente.
[x]ρ = {y ∈ X | x ρ y}
18 Capitolo 2: Nozioni preliminari e notazioni
x ρ y ⇐⇒ ∃ i ∈ I : x, y ∈ Si
X
F /Y
O
q i
X/ρF / Im(F )
F
1. 1 ∈ S; e
2. n ∈ S =⇒ n + 1 ∈ S
allora S = N.
Logicamente equivale al principio del buon ordinamento:
Supponiamo che P (n) sia una proposizione tale che non è vero
che P (n) sia verificata per ogni numero naturale. Allora esiste un
numero naturale minimo n0 per il quale P (n0 ) è falsa; in altre
parole, P (m) è vera per ogni m < n0 , ma P (n0 ) è falsa.
1. a | a , 1 | a , a | 0;
2. 0 | a se e solo se a = 0;
3. a | b e a | c implica a | (b + c);
4. a | b implica a | −b;
5. a | b e b | c implica a | c;
6. a | b e b | a se e solo se a = ±b.
n = ±ph1 1 · · · phr r
dove i pi sono primi distinti e gli hi interi positivi. Inoltre, questa espressione
è unica, a meno dell’ordine dei fattori.
Dimostrazione. Sia S l’insieme dei numeri interi non negativi della forma
a − zb con z ∈ Z. Questo insieme è non vuoto (contiene a) e quindi possiede
un minimo. Sia r questo minimo. Dunque r = a − qb con q ∈ Z e r ≥ 0 per
definizione. Inoltre è r < b, perché altrimenti si avrebbe 0 ≤ r − b e r − b =
a − (q + 1)b ∈ S, contraddicendo la minimalità di r. Ciò prova l’esistenza di
r e q. Per quanto riguarda l’unicità, supponiamo che a = qb + r = q 0 b + r0 .
Si ricava
r0 − r = b(q − q 0 ) . (2.1)
Per ipotesi il primo membro della (2.1) è minore di b in valore assoluto.
D’altra parte, se è q 6= q 0 allora il secondo membro della (2.1) dovrebbe valere
almeno b in valore assoluto. Deve essere perciò q = q 0 e quindi r = r0 ,
Ovviamente hdi ⊆ ha, bi. Dimostriamo allora che hdi ⊇ ha, bi. Infatti, sia
c ∈ ha, bi. Basta provare che d | c. Eseguiamo la divisione con resto:
c = qd + r , con 0 ≤ r < d .
Poiché c | ab e c | cbt, segue che c divide il primo membro della (2.2) e quindi
c | b.
Dimostrazione. Per ipotesi p | ab. Gli unici divisori di p sono ±1 e ±p. Quindi
(p, a) vale 1 oppure p. Se p | a, non vi è più nulla da dimostrare. Sia allora
p -. Deve essere (p, a) = 1. Dal teorema precedente segue p | b.
• / •O •
• / • • •
1 a
5 2 e b
4 3 d c
non sono isomorfi: i vertici 2 e 5 sono incidenti tre lati, mentre nel secondo
grafo vi sono tre vertici b, e, d incidenti tre lati. ♣
Storicamente il primo testo dove si possono trovare grafi è la pubbli-
cazione di Eulero “Solutio problematis ad geometriam situs pertinentis”,
Comment. Acad. Sc. Petrog. 8 (1736), 128–140. È in effetti un problema
di topologia.
La cittadina tedesca di Königsberg (figura 2.2) si trova alla confluenza di
due fiumi, comprende un isolotto ed è divisa in quattro parti, corrispondenti
alle quattro regioni di terra che si venivano a formare (figura 2.3): le due
sponde A e B , l’isolotto C e la parte di terra D che si trova tra i due fiumi
prima della confluenza. In città c’erano i sette ponti indicati in figura. I
cittadini di Königsberg sottoposero a Leonhard Euler (Eulero) un problema
che non erano riusciti a risolvere: tracciare un percorso che, partendo da una
qualsiasi delle quattro zone della città, attraversasse tutti e sette i ponti una
ed una sola volta ritornando alla fine al punto di partenza.
f
A D
e g
b a
c
C B
d
f
A D
e g
a
b c
C B
d
C1
∆(G) = max{d(v) | v ∈ V }
♣
28 Capitolo 2: Nozioni preliminari e notazioni
I gradi dei vertici contano le adiacenze. Pertanto d(v) ≥ 0 per ogni ver-
tice v. Inoltre se un grafo G ha n vertici, allora ciascun vertice può essere
adiacente al più con n − 1 vertici. Quindi d(v) ≤ n − 1.
Dimostrazione. Ciascun lato vw contribuisce due volte alla somma dei gradi:
una volta come d(v), l’altra come d(w).
Combinatoria classica
n
X k
X n
X
xi = xj + xs = 2y .
i=1 j=1 s=k+1
Poiché ns=k+1 xs è pari, allora kj=1 xj deve essere pari e dunque k è pari
P P
(se sommiamo un numero dispari di numeri dispari, la somma è sempre
dispari).
Teorema 3.7 (Eulero 1736). In ogni grafo la somma dei gradi dei suoi
vertici è due volte il numero dei suoi lati e, quindi, è pari.
34 Capitolo 3: Combinatoria classica
1 X 2|E| 2(n − 2)
d(x) = ≤ < 2.
|V | |V | n
x∈V
[n]
x /S
f
f ◦x
S
N = n(n − 1)(n − 2) . . . (n − k + 1) .
3.3.3. Combinazioni e coefficienti binomiali 37
Proposizione 3.16.
n n
= . (3.5)
k n−k
Dimostrazione. C’è una corrispondenza biunivoca tra la famiglia dei sottoin-
siemi di cardinalità k e la famiglia di quelli di cardinalià n−k (al sottoinsieme
X ⊆ S si associ il sottoinsieme S \ X).
Proposizione 3.17.
n+1 n n
= + . (3.6)
k k k−1
S = {(x, X) | x ∈ X ⊆ A , |X| = k}
1
Informazioni biografiche su Blaise Pascal:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Pascal.html
3.3.3. Combinazioni e coefficienti binomiali 39
1
1 1
1 2 1
1 3 3 1
1 4 6 4 1
1 5 10 10 5 1
1 6 15 20 15 6 1
in due modi diversi: un modo ci darà il primo membro della (3.7), l’altro
modo il secondo membro. Se fissiamo l’elemento x, ci sono k−1 altri elementi
di X da scegliere tra n − 1 elementi. In altre parole, ci sono n−1
k−1 coppie
(x, X) ∈ S che hanno x fissato. Poiché |A| = n, si ha
n−1
|S| = n .
k−1
n
La formula (3.7) ci permette di avere una formula esatta per k . Si ha
cioè:
Proposizione 3.19.
n n(n − 1)(n − 2) . . . (n − k + 1)
= . (3.8)
k k!
donde la formula.
3.3.4. Il teorema del binomio 41
f (x)
g(x) = .
(1 + x)α
α α α
Poiché (esercizio) (k + 1) k+1 +k k =α k , allora
x1 + x2 + · · · + xn = k
nN = kV (n, k) . (3.15)
2. Dimostrare l’identità
n
n+1 X k
= .
r+1 r
k=r
3.4. Una raccolta di esercizi 45
3. Dimostrare che
n−1
X
n
2 −1= 2k .
k=0
5. Verificare che
n k n n−t
= .
k t t k−t
6. Dimostrare che
n
X n n−k n m
=2 .
k m−k m
k=0
y1 = x1 , yi = xi − x − i − 1 , 2 ≤ i ≤ k , yk+1 = n − xk + 1 .
n
Soluzione: Vi sono k s.i. di cardinalità k. Pertanto dobbiamo calcolare
n
X n
k .
k
k=0
La sostituzione x = 1 dà il risultato
N = n2n−1 .
C’è anche una formulazione equivalente, nota come metodo del crivello:
x ∈ Ai1 ∩ · · · ∩ Ais
k k
" # " #
X k X k
1− (−1)s+1 =1− 1− (−1)s =
s s
s=1 s=0
1 − [1 − (1 − 1)k ] = 1 − 1 = 0
Ai = {x ∈ N | 2 ≤ x ≤ n , pi |x} .
√
Si osservi che |Ai | = bn/pi c. Sia m = b nc. L’insieme dei numeri primi
minori od uguali ad n è allora, in base alla Proposizione 3.30,
A \ (A1 ∪ A2 ∪ · · · ∪ Am ) .
3.5. Il principio di inclusione/esclusione 49
Si osservi che Ai1 ∩ · · · ∩ Aij è l’insieme dei numeri divisibili per pi1 , . . . pij e
che
|Ai1 ∩ · · · ∩ Aij | = n/pi1 pi2 . . . pij .
Pertanto possiamo scrivere
Xm X
(−1)j+1
π(n) = (n − 1) − n/pi1 pi2 . . . pij . (3.21)
j=1 1≤i1 <···<ij ≤m
in generale
k
|Ai1 ∩ · · · ∩ Aij | = (k − j)n , con scelte per 1 ≤ i1 < · · · < ij ≤ k .
j
Allora il numero delle applicazioni suriettive è
[k
A \ Ai .
i=1
P = {P (k) | k ∈ N0 }
P1 = {P (i + 1) − P (i) | i ∈ N0 } .
Si pone
n
X 1
Dn := n! (−1)k .
k!
k=0
3.6 Partizioni
Sia S un insieme. Una partizione di S è una famiglia P di s.i. non vuoti di
S, a due a due disgiunti la cui unione è S. Gli elementi di P si chiamano le
parti della partizione. Sia |S| = n. Il numero di Bell B(n) è il numero delle
partizioni di S. Se P = {P1 , P2 , . . . , Pk } è una partizione di S, allora
Dunque una partizione determina una partizione dell’intero n: cioè una suc-
cessione non crescente di interi positivi la cui somma è n. Il termine partizio-
ne viene dunque usato in due accezioni diverse. Il numero di partizioni p(n)
è il numero delle partizioni dell’intero n. Dunque p : N → N è una funzione
aritmetica. Il suo studio rientra nella cosiddetta teoria additiva dei numeri.
Ad esempio p(4) = 5, infatti
4 = 3 + 1 = 2 + 2 = 2 + 1 + 1 = 1 + 1 + 1 + 1;
p(5) = 6, infatti
5 = 4 + 1 = 3 + 2 = 3 + 1 + 1 = 2 + 1 + 1 + 1 = 1 + 1 + 1 + 1 + 1.
Teorema 3.37 (Dirichlet 1879). Sia x un numero reale. Per ogni naturale
n, esiste un numero razionale p/q tale che 1 ≤ q ≤ n e
x − p < 1 ≤ 1 .
q nq q2
Si noti che nessuno dei numeri {ax} cade in un estremo di questi intervalli,
poiché x è irrazionale. Per il principio dei cassetti qualche intervallo contiene
più di uno di questi numeri, e siano {ax} e {bx}, con a > b. La loro differenza
è allora minore di 1/n. Posto q = a − b, esiste un intero p tale che |qx − p| <
1/n, che implica |x − p/q| < 1/(nq). Inoltre, q è la differenza di due interi
dell’intervallo [1, n + 1], per cui q ≤ n.
Proposizione 3.38. In ogni grafo ci sono almeno due vertici con lo stesso
grado.
Veniamo ora al teorema di Mantel, che tratta una tipica proprietà estre-
male dei grafi: quale è il massimo numero di lati di un grafo su n vertici privo
di triangoli? Un triangolo in un grafo è un insieme di tre vertici a due a due
adiacenti.
3.7. Il principio dei cassetti 55
1 (n − k)2
eB ≤ 1 − .
k 2
otteniamo
n−k 2
k k
|E| ≤ eA + eB + eA,B ≤+ + (k − 1)(n − k)
2 2 k
n−k 2 1 n2
k
= 1− = 1− .
2 k k 2
Capitolo 4
Analisi asintotica
4.1 Introduzione
La matematica è ricca di formule esatte ed identità. Abbiamo già visto la
semplicissima formula che dà il numero dei sottoinsiemi di un insieme finito
ed altre formule combinatorie nelle quali intervengono coefficienti binomia-
li. Tuttavia in molti problemi concreti le situazioni dove una soluzione o
formula esatta esiste sono l’eccezione piuttosto che la regola. Si incontrano
nei vari campi della matematica (analisi, combinatoria, teoria dei numeri,
ed altri) talune funzioni che devono essere studiate, per la loro importanza,
ma per le quali non è nota alcuna formula esatta, e talvolta si ritiene che
queste non possano proprio esserci. In tali casi si cercano stime asintotiche
per queste funzioni, cioè approssimazioni per mezzo di funzioni semplici, che
ci permettano di dedurre come le funzioni oggetto di studio si comporti-
no asintoticamente, cioè quando l’argomento della funzione va ad infinito.
Nelle applicazioni, molto spesso, queste approssimazioni sono utili quanto le
formule esatte, e talvolta, anzi, anche di più.
D’altra parte anche se si ha a disposizione una formula esatta per una
funzione enumerativa combinatoria, non è detto che questa formula indichi
con immediatezza la velocità di crescita della funzione. Come esempio, si
pensi alla funzione fattoriale : n! = n(n − 1) · · · 2 · 1. È una funzione scritta in
modo compatto e semplice. Tuttavia per la maggior parte degli usi quantitivi
è inadeguata. Per questo motivo si sono cercate delle stime asintotiche, cioè
approssimazioni per n → ∞. Stime grossolane, che nondimeno ci danno
un’idea della velocità di crescita della funzione fattoriale, possono ottenersi
abbastanza facilmente. Infatti
n! = n(n − 1) · · · 2 · 1 ≥ 2 · 2 · · · 2 = 2n−1
58 Capitolo 4: Analisi asintotica
od anche
n! = n(n − 1) · · · 2 · 1 ≥ 3 · 3 · · · 3 = 3n−1 .
Queste sono stime dal basso (limitazioni inferiori). Una stima dall’alto (limi-
tazione superiore) è
n! = n(n − 1) · · · 2 · 1 ≤ n · n · · · n = nn−2 .
4.2 Le notazioni O e o
Nell’analisi asintotica vengono usate due notazioni speciali, ed alcune varia-
zioni di esse, note come O grande ed o piccolo. Daremo la loro definizione e
mostreremo come manipolare le espressioni che le contengano.
Consideriamo dapprima il più semplice, e più frequente, caso che si incon-
tra nell’analisi asintotica: il comportamento di una funzione della variabile
reale x quando x → ∞.
1
Informazioni bibliografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Stirling.html
4.2. Le notazioni O e o 59
f (x) = O(g(x)) ,
Per definizione dobbiamo determinare costanti c ed x0 tali che |x| ≤ cex per
ogni x ≥ x0 . Possiamo limitarci a x > 0. Basta dimostrare che la funzione
h(x) = x/ex è limitata in [x0 , +∞). A tal fine, la funzione h(x) è non
negativa e continua in [0, +∞), vale 0 per x = 0 e limx→+∞ h(x) = 0 (si usi
il teorema di de l’Hopital). Ne segue che la funzione è limitata in [0, +∞).
Quindi la stima O vale con x0 = 0 ed ogni valore di c che maggiori h(x) in
questo intervallo.
Si osservi che in questo semplice esempio è possibile determinare il miglior
valore possibile per la costante c. Infatti la funzione h(x) ha massimo assoluto
in [0, +∞), che vale 1/e. Pertanto si può assumere c = 1/e. ♣
♣ Esempio 4.3. Le argomentazioni dell’esempio precedente vanno bene anche
in situazioni più generali. Ad esempio, consideriamo le funzioni f (x) = (x +
1)A e g(x) = exp((log x)1+ ), ove A ed sono costanti positive, ma arbitrarie.
La funzione h(x) = f (x)/g(x) è non negativa e continua in [1, +∞), e tende
60 Capitolo 4: Analisi asintotica
P (x) = O(xn ) .
Per x ≥ 1 si ha
n n
!
X X
i
|P (x)| ≤ |ai |x ≤ |ai | xn .
i=0 i=0
Pn
Pertanto la stima cercata vale per x0 = 1 e c = i=0 |ai |. ♣
In molti casi le funzioni che intervengono nella notazione O dipendono da
uno o più parametri. Può allora essere importante conoscere se la costante
della stima dipenda da questi parametri. Se la costante vi dipende è consue-
tudine indicare questa dipendenza ponendo i parametri stessi come indici al
simbolo O, scrivendo, ad esempio, Ok , Ok, , e simili.
Quando è possibile scegliere la costante della stima in modo indipendente
dai parametri coinvolti si dice che la stima è uniforme o che vale uniforme-
mente rispetto al parametro o parametri. Certamente le stime uniformi danno
informazioni più significative ed utili di quelle non uniformi, ed è spesso uno
degli scopi principali quello di ottenere stime che valgano uniformemente.
La notazione O vale in un contesto più generale. Siano f e g funzioni
di una variabile reale o complessa x ed S un sottoinsieme di numeri reali o
complessi contenuto nell’ intersezione degli insiemi di definizione di f e di g.
Definizione 4.5. Si dice che f è O grande di g per x ∈ S, e si scrive
f (x) = O(g(x)) (x ∈ S) ,
Qui z è una variabile complessa e |z| < r è un modo succinto per denotare
il disco aperto di centro 0 e raggio r: D(0; r) = {z ∈ C | |z| < r}.
La funzione log(1 + z) è analitica nel disco D(0; 1) e il suo sviluppo in
serie di potenze è
∞
X (−1)n+1 n
log(1 + z) = z .
n
n=1
Pertanto in D(0; 1) si ha
∞ ∞
X 1 n X 1
| log(1 + z)| ≤ |z | ≤ |z n | = |z| .
n 1 − |z|
n=1 n=1
( ∞ n
P
n=1 |z | è una serie geometrica di ragione |z| < 1 meno il primo termine
1)
Se restringiamo z al disco D(0; r) con r < 1, allora la maggiorazione
precedente ci dà
1
|z| ≤ (1 − r)−1 |z| .
1 − |z|
Pertanto la stima cercata vale con la costante c = c(r) = (1 − r)−1 .
In questo esempio la costante della stima dipende da un parametro che
interviene nella definizione dell’insieme S. ♣
♣ Esempio 4.7. Per ogni numero reale positivo r si ha
Più in generale per ogni numero naturale n ed ogni numero reale positivo r
♣
62 Capitolo 4: Analisi asintotica
3. f (x) g(x) significa che entrambe f (x) g(x) e f (x) g(x) sono
verificate.
Nel caso f (x) g(x) si dice che f (x) e g(x) hanno lo stesso ordine di
grandezza. È facile verificare:
Proposizione 4.8. La relazione f (x) g(x) vale se e solo se esistono
costanti positive c1 e c2 ed una costante c0 tali che
Sia poi
1
h(x) = log(1 + ) (x − m) + log m
m
4.6. La formula di Stirling 67
1 1
log x ≤ log m + (x − m) ≤ log m + , x ∈ [m, m + 1] (4.7)
m m
1
log(1 + t) ≥ t − t2 , t ∈ [0, 1] . (4.8)
2
In particolare dalla (4.8) per ogni naturale m si ha
1 1 1
log 1 + ≥ − . (4.9)
m m 2m2
Poiché la serie m≥1 1/(2m2 ) converge, il limite (4.6) esiste ed è finito. Sia
P
c questo limite.
A conclusione di tutti questi calcoli troviamo
Z n Z n
f (x)dx = h(x) + c + o(1)
1
Z1 n Z n
= (h(x) − g(x))dx + g(x)dx + c + o(1) .
1 1
Pertanto
Z n Z n Z n
g(x)dx = f (x)dx + (g(x) − h(x))dx − c + o(1) ,
1 1 1
ovvero
1
log(n!) =n log n − n + log n + (1 − c) + o(1)
2
= log nn + log n1/2 − n + (1 − c) + o(1)
= log(nn+1/2 ) − log en + log e1−c + o(1)
!
n1+1/2
= log C + o(1) ,
en
Per n = 0 ed n = 1 si ha rispettivamente
I0 = π/2 , I1 = 1 .
Integrando per parti si perviene alla formula ricorsiva
n−1
In = In−2 , n ≥ 2, I0 = π/2 , I1 = 1 . (4.11)
n
Distinguendo i due casi, indice pari oppure dispari, si trova
(2n)!π
I2n =
22n+1 (n!)2
4.7. Le formule di sommazione di Eulero e di Abel 69
22n (n!)2
I2n+1 = .
(2m + 1)!
Poiché I2n+2 ≤ I2n+1 ≤ I2n , si ottiene
da cui si trae
24n (n!)4 π
lim = . (4.12)
n→∞ (2n)!(2n + 1)! 2
C2 1 −(2n+3/2) π
lim 1 + = ,
4 n→∞ 2n 2
√
da cui C = 2π.
X Z b Z b
f (n) = f (t)dt + {t}f 0 (t)dt + f (a){a} − f (b){b} , (4.13)
a<n≤b a a
Sommando da m + 1 a k si ottiene
Z k k
X X
0
btc f (t)dt = (nf (n) − (n − 1)f (n − 1)) − f (n)
m n=m+1 a<n≤b
X
=kf (k) − mf (m) − f (n) ,
a<n≤b
da cui si trae
X Z k
f (n) = − btc f 0 (t)dt + kf (k) − mf (m)
a<n≤b m
Z b
=− btc f 0 (t)dt + kf (b) − mf (a) .
a
Dimostrazione. ..........
2
Informazioni biografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Abel.html
4.8. La distribuzione dei numeri primi 71
Dimostrazione. ...........
x π(x) x/π(x)
103 168 5.95238
106 78498 12.73918
109 50847534 19.66664
1012 37607912018 26.59015
1015 29844570422669 33.50693
1018 24739954287740860 40.42045
π(x) x/ log x .
3
Informazioni biografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/history/ Mathematicians/Gauss.html
4
Informazioni biografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Hadamard.html
5
Informazioni biografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Vallee_Poussin.html
6
Informazioni biografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Mathematicians/Chebyshev.html
74 Capitolo 4: Analisi asintotica
Ciascun addendo di questa sommatoria vale 0 oppure 1 e per k > log(2m)/ log p
ciascun addendo è 0. Quindi νp (N ) ≤ log(2m)/ log p. Si ottiene allora
X log(2m)
π(2m) log(2m) = log p
log p
p≤2m
X 1
≥ νp (N ) log p = log N ≥ m log 2 = (log 2)(2m) .
2
p≤2m
In definitiva
1 2m
π(2m) ≥ (log 2) ,
2 log(2m)
che dimostra il teorema per gli interi pari. Consideriamo ora un intero dispari
n ≥ 3. Poniamo n = 2m−1 con m ≥ 2. Poiché la funzione x/ log x è crescente
per x ≥ 3 > e e poiché π(2m − 1) = π(2m) per m ≥ 2, si ha
1 2m 1 2m − 1
π(2m − 1) = π(2m) ≥ (log 2) ≥ (log 2) .
2 log(2m) 2 log(2m − 1)
Ciò prova il teorema anche per gli interi dispari.
4.8. Distribuzione dei numeri primi 75
Segue allora
ϑ(x)
π(x) ≥ .
log x
D’altra parte per ogni x > 1 e 0 < δ < 1 si ha
X X
ϑ(x) ≥ log p ≥ δ log x 1
xδ <p≤x xδ <p≤x
Si ottiene allora
ϑ(x)
π(x) ≤ xδ + .
δ log x
Per il teorema precedente il termine xδ è o(π(x)). Pertanto per x sufficien-
temente grande (ciò dipendendo da δ) si ha xδ ≤ (1 − δ)π(x) e quindi
ϑ(x)
π(x) ≤ .
δ 2 log x
Per ogni > 0 si può scegliere δ vicino ad 1 di modo che 1/δ 2 < 1 + , sicché
in corrispondenza di questo δ e per x sufficientemente grande si abbia
Teorema 4.22. ϑ(x) < 2x log 2 per ogni numero reale x > 1.
Dimostrazione. Basta dimostrare che ϑ(n) < 2n log 2 per ogni intero n ≥ 1,
poiché allora
ϑ(x) = ϑ(bxc) < 2 bxc log 2 ≤ 2x log 2 .
Per ogni intero positivo m consideriamo il coefficiente binomiale
2m + 1 (2m + 1)!
M= = .
m m!(m + 1)!
Si verifica facilmente che M è divisibile per tutti i primi p tali che m + 1 <
p ≤ 2m+1. Poiché M figura due volte nello sviluppo del binomio (1+1)2m+1 ,
si prova con facili passaggi che M < 22m+1 /2 = 22m . Ne segue:
X
ϑ(2m + 1) − ϑ(m + 1) = log p ≤ log M < 2m log 2 .
m+1<p≤2m+1
Se n = 2m + 1 è dispari, si ha
Teorema 4.24. X1
= log log x + O(1) .
p
p≤x
Teorema 4.25.
X log p
= log p + O(1) .
p
p≤x
7
Informazioni biografiche:
http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Biographies/Mertens.html
4.8. Distribuzione dei numeri primi 79
Il metodo probabilistico
n
X X
P(A1 ∪ A2 ∪ · · · ∪ An ) = (−1)s P(Ai1 ∩ · · · ∩ Ais ) . (5.5)
s=1 i1 <···<is
n
X
P(A | C) = P(A | Bi )P(Bi )/P(C) . (5.8)
i=1
Quindi la probabilità che il paziente abbia la malattia, atteso che sia risultato
positivo al test, è all’incirca 17%. L’intuizione corretta è che è più probabile
ottenere un falso positivo che avere effettivamente la malattia.
È bene osservare che ciò che realmente accade molto spesso è più compli-
cato. Il medico potrebbe somministrare il test perché certi fattori di rischio
o sintomi suggeriscono che la probabilità che il paziente abbia effettivamente
la malattia è più alta di quella di un membro della popolazione scelto a caso.
5.3. Definizione assiomatica di probabilità 85
1. Ω ∈ M;
2. se A ∈ M allora Ac := Ω \ A ∈ M; e
S
3. se {Ai | i ∈ N} è una successione di elementi di M, allora i∈N Ai ∈
M.
Proposizione 5.10. Sia f : Ω → [0, +∞) una funzione misurabile (lo spazio
topologico [0, +∞) è dotato della σ−algebra di Borel). Esiste una successione
di funzioni misurabili semplici sn : Ω → [0, +∞), con n ∈ N, tali che
ove {sn }n∈N è una successione di funzioni misurabili semplici come nella
Proposizione 5.10.
Capitolo 6
Funzioni generatrici
Nel capitolo precedente abbiamo visto diversi problemi combinatori che am-
mettono soluzione in termini di formule esatte. Questa situazione non è però
la norma. Molto spesso si ha a disposizione una em formula ricorsiva (vedi i
numeri di Fibonacci), cioè si conosce della successione {an }n≥0 non già una
formula esatta ma bensì una relazione che lega an ai termini che lo precedo-
no. Il problema che ci poniamo è allora di trovare metodi che ci permettano
di risolvere la ricorrenza. Ciò si può fare con l’ausilio delle funzioni genera-
trici. Per comprendere questo concetto, partiamo da un modo equivalente di
descrivere una successione.
Ricordiamo la definizione formale di polinomio: un polinomio è una suc-
cessione quasi ovunque nulla. Dunque i polinomi sono successioni. Ora un
polinomio si rappresenta anche con una espressione del tipo
n
X
a0 + a1 x + a2 x2 + · · · + an xn = ai xi
i=1
zioni analitiche noi sappiamo che una serie di potenze convergente definisce
nel suo disco di convergenza una ben determinata funzione analitica. Allora,
associata alla nostra successione una serie formale di potenze, se questa, co-
me serie di potenze, converge, essa definisce una ben determinata funzione
analitica, che può essere una risposta al nostro problema originario. Se poi
si volesse avere qualche informazione sui singoli numeri an , vi sono tecniche
ben sviluppate della teoria delle funzioni analitiche che ci permettono di ave-
re non già un’espressione esatta per an , ma piuttosto delle stime, che spesso
sono molto buone quando n è abbastanza grande (stime asintotiche).
Cominceremo a trattare l’aspetto formsle delle serie di potenze, per sof-
fermarci poi su alcune questioni riguardanti le funzioni analitiche.
f + g = (f0 + g0 , f1 + g1 , . . . , fk + gk , . . . ) , (6.1)
X
f g = (h0 , h1 , . . . , hk , . . . ) , dove hk = fi gj . (6.2)
i+j=k
g1 = −f0−1 f1 g0 .
f0 gk + f1 gk−1 + · · · + fk−1 g1 + fk g0 = 0 ,
che ha la soluzione
gk = −f0−1 (gk−1 f1 + · · · + g0 fk ) .
La (6.6) si scrive
(t) )
r−ord(f −f < . (6.7)
Se prendiamo = r−k , con k ∈ N, allora (6.7) ci dà ord(f − f (t) ) > k. Ora
(t) (t) (t)
f = (f0 , f1 , . . . , fk , . . . ) e f (t) = (f0 , f1 , . . . , fk , . . . ). Quindi
(t) (t) (t)
f − f (t) = (f0 − f0 , f1 − f1 , fk − fk , . . . ) .
Allora dev’essere
(t) (t) (t)
f0 = f0 , f1 = f1 , . . . , fk = fk , per ogni t > t() = t(k) .
Il caso che interessa è quando anche X è uno spazio metrico con funzione
distanza dX . Si ha il seguente
dY (f (x0 ), f (x)) ≤ dY (f (x0 ), fn (x0 ))+dY (fn (x0 ), fn (x))+dY (fn (x), f (x)) < .
ove
n
X
cn := ak bn−k , per ogni n ∈ N0 .
k=0
L’elemento neutro è 1 (si assume coincidente con l’elemento neutro di R).
94 Capitolo 6: Funzioni generatrici
X X
an z n bn z n = 1 .
n≥0 n≥0
Trasformata di Fourier
discreta
2. f ∗ (g ∗ h) = (f ∗ g) ∗ h.
3. δa ∗ δb = δa+b (mod n) .
4. (f ∗ δa )(x) = f (x − a).
È bene osservare che ea (x) non dipende dal rappresentante della classe
resto.
Nel seguito denoteremo con T il gruppo moltiplicativo dei numeri com-
plessi di modulo 1 (quindi T sta per 1−toro). Allora
ea : G → T
98 Capitolo 7: Trasformata di Fourier discreta
4. Uguaglianza di Parseval:
1 ˆ ˆ
hf, f i = hf , f i .
n
Capitolo 8
Teoria di Ramsey ed
Applicazioni
100 Capitolo 8: Teoria di Ramsey ed Applicazioni
Bibliografia
applicazione, 15 regola
biunivoca, 16 dell’addizione, 33
immagine, 15 della moltiplicazione, 33
iniettiva, 16 relazione, 19
suriettiva, 16 di equivalenza, 19
combinatoria, 7 sottografo, 29
configurazione combinatoria, 37 successione, 17, 98
Fibonacci, 11 unione, 17
numeri di, 11
funzione, 15
funzione analitica, 99
grafo, 26
isomorfismo, 26
matrice di adiacenza, 26
induzione
dimostrazione per, 21
principio di, 21
insieme
delle parti, 17
di indici, 17
intersezione, 17
partizione, 20
principio
della media, 36
prodotto cartesiano, 18