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Dominio e segno di funzioni con radicali

Domini di funzioni che coinvolgono radicali e frazioni algebriche


Una funzione reale di variabile reale è assegnata di solito specificando solo l’espressione nu-
merica e non anche il dominio e il codominio. Per esempio, si dice: la funzione f definita
da
1
f (x) = 2 .
x − 5x + 6
Si dà per scontato che il dominio sia il più grande sottoinsieme di R per cui ha senso calcolare
l’espressione data. Allora, per essere precisi, il dominio si chiama anche dominio massimale
o dominio naturale (sono sinonimi). Per esempio, nel caso della funzione f qui sopra, il
dominio, che scegliamo di denotare con D, è l’insieme dei numeri reali diversi da 2 e da 3.
Infatti, la funzione f è ben definita se il denominatore della frazione algebrica è diverso da
zero, cioè se x2 − 5x + 6 ̸= 0. Scomponendo otteniamo ( x − 2)( x − 3) ̸= 0, cioè x ̸= 2 ∧ x ̸= 3.
Scritto con gli intervalli:
D = (−∞, 2) ∪ (2, 3) ∪ (3, +∞).
Quindi, determinare il dominio di una funzione che coinvolge dei radicali è la stessa cosa
di determinare le CE dei radicali stessi (di tutti i radicali presenti) e, eventualmente, delle
frazioni algebriche che compaiono (di tutte e frazioni algebriche che compaiono).
Per le CE dei radicali, bisogna ricordare che:

• se il radicale ha indice pari, bisogna imporre che l’argomento del radicale sia maggiore
o uguale a zero (l’intero argomento del radicale, non solo una parte). Per esempio, la
funzione s
6 x3 − x2
f (x) =
x2 − 3x − 4
ha CE che sono determinate dalla risoluzione della disequazione fratta

x3 − x2
≥ 0.
x2 − 3x − 4
Risolvendola (bisogna saper risolvere le disequazioni fratte) si trova

CE : − 1 < x ≤ 1 ∨ x > 4,

cioè, scrivendo il dominio con gli intervalli,

D = (−1, 1] ∪ (4, +∞).

Non avremmo dovuto mettere le CE anche sulla frazione algebrica? Cioè, non avremmo
dovuto richiedere anche che x2 − 3x − 4 ̸= 0? È superfluo: questa condizione è già
automaticamente presa in considerazione quando risolviamo la disequazione fratta (se
la risolviamo bene).
2

• se il radicale ha indice dispari, non c’è nessuna condizione da imporre per l’esistenza del
radicale. Per esempio, la funzione
p
7
f ( x ) = x2 − 1

ha dominio D = R = (−∞, +∞). Attenzione: questo non vuol dire che quando vediamo
un indice dispari possiamo tralasciare di mettere le CE senza guardare dentro il radicale:
potrebbero esserci delle CE da mettere che non dipendono dalla presenza del radicale,
ma dalla presenza di una frazione algebrica. Per esempio, nella funzione
r
1
f (x) = 3 ,
x−1
non bisogna mettere CE sul radicale, ma bisogna comunque mettere le CE sulla frazione
algebrica. In questo caso, bisogna imporre x − 1 ̸= 0, cioè x ̸= 1, quindi il dominio di f
sarà
D = (−∞, 1) ∪ (1, +∞).

Per ora abbiamo considerato solo esempi in cui compare un solo radicale (e/o una sola
frazione algebrica). Se ne compare più di uno, dobbiamo mettere le CE su tutti, e le CE
devono essere soddisfatte contemporaneamente, cioè: le CE vanno messe a sistema. Facciamo
un esempio: determiniamo il dominio della funzione seguente
r √6
x+3 2x − 3 1
f (x) = 4 + √ + 2 + x − 3.
x−1 3
x−7 x − 2x

È complicata (più di quelle che metto in verifica...) ma serve per capire bene quali sono le
diverse situazioni che possono capitare. Analizziamo ogni termine singolarmente:
r
x+3
• nel primo addendo 4 compare una radice quarta, quindi imponiamo che il suo
x−1
argomento sia maggiore o uguale a zero. Troviamo la condizione

x+3
≥ 0,
x−1
che è soddisfatta se e solo se x ≤ −3 ∨ x > 1;

6
2x − 3
• l’addendo √ 3
è il più difficile: qui abbiamo due radicali. Quello a numeratore
x−7
ha indice pari, quindi imponiamo che il suo argomento sia maggiore o uguale a zero:
2x − 3 ≥ 0, cioè
3
x≥ .
2
Quello a denominatore ha indice dispari, quindi non richiede CE. Non è finita: abbiamo
pur sempre una frazione,
√ quindi dobbiamo richiedere che il denominatore non sia zero.
Imponiamo cioè che 3 x − 7 ̸= 0. Poiché un radicale è zero se e solo se il suo argomento
è zero, abbiamo la condizione x − 7 ̸= 0, cioè

x ̸= 7.
3

1
• l’addendo è una frazione algebrica, dobbiamo quindi richiedere che il denomi-
x2− 2x
natore sia diverso da zero. Imponiamo x2 − 2x ̸= 0, cioè, scomponendo, x ( x − 2) ̸= 0,
quindi
x ̸= 0 ∧ x ̸= 2.

• l’ultimo addendo, x − 3, è un semplice polinomio, ed è sempre definito: su di esso non


mettiamo alcuna CE.

Tutte queste CE che abbiamo trovato vanno ora messe a sistema poiché devono valere
contemporaneamente. Quindi, le CE dell’intera funzione si trovano risolvendo il sistema

x+3

x ≤ −3 ∨ x > 1



x −1
 ≥ 0 


x ≥ 3

 

2x − 3 ≥ 0

√ o equivalentemente 2
3
x − 7 ̸ = 0 x ̸ = 7

 


 

 
 2
 
x ̸= 0 ∧ x ̸= 2
x − 2x ̸= 0

3
Risolvendolo, si trova la soluzione ≤ x < 2 ∨ 2 < x < 7 ∨ x > 7. Scritto con gli intervalli:
2
 
3
D= , 2 ∪ (2, 7) ∪ (7, +∞).
2

Studio del segno di una funzione in cui appaiono radicali e frazioni algebriche
I fatti che dobbiamo tenere presente sono i seguenti:

• un radicale è nullo se e solo se il suo argomento è nullo. Quindi, per esempio, il radicale
√6
x−1

è nullo se e solo se x = 1, il radicale


r
4 x+2
,
1−x
che ha CE: −2 ≤ x < 1, è nullo se e solo se x = −2, mentre il radicale
r
9 1
x7 − x6 + x5 − x4 + x3 − x2 + x − 1
non è nullo per nessun valore di x ∈ R.

• un radicale di indice pari non è mai negativo. Siccome sappiamo già come stabilire
quando è nullo, sappiamo anche stabilire quando è positivo: sarà positivo nei pezzi del
dominio rimanenti. Esempio: studiamo il segno della funzione
s
2
8 x − 3x + 2
f (x) = .
2x + 1
4

Prima dobbiamo trovare il dominio (e in ogni caso, i conti che facciamo per trovare il
dominio verranno riciclati per trovare il segno di f ). Scomponiamo e otteniamo
s
( x − 1)( x − 2)
f (x) = 8 .
(2x + 1)
( x − 1)( x − 2)
Facciamo lo studio del segno della frazione algebrica :
(2x + 1)
1 1 2
-
2
x−1 − − 0 + +
N
x−2 − − − 0 +
D 2x + 1 − 0 + + +
( x − 1)( x − 2) − ∄ + 0 − 0 +
(2x + 1)

A questo punto possiamo facilmente aggiungere allo schema dei segni della frazione
algebrica lo schema dei segni dell’intero radicale (in cui indichiamo anche il suo dominio,
scrivendo ∄ dove non è definito):

1 1 2
-
2
x−1 − − 0 + +
N
x−2 − − − 0 +
D 2x + 1 − 0 + + +
( x − 1)( x − 2) − ∄ + 0 − 0 +
(2x + 1)
s
+ 0 0 +
8 ( x − 1)( x − 2)
∄ ∄ ∄
(2x + 1)

1
Quindi: la funzione f è definita solo per − < x ≤ 1 ∨ x ≥ 2, cioè, il suo dominio è
2
 
1
D = − , 1 ∪ [2, +∞),
2
1
è nulla se e solo se x = 1 ∨ x = 2, è positiva se e solo se − < x < 1 ∨ x > 2 e non è
2
nulla per alcun valore di x ∈ R.
• un radicale di indice dispari ha sempre lo stesso segno del proprio argomento. Questo
caso quindi è più facile: ricicliamo in parte i conti fatti al punto precedente e studiamo,
per esempio, il segno della funzione g definita da
s
2
7 x − 3x + 2
g( x ) = .
2x + 1
L’argomento è lo stesso di prima, ma ora il radicale ha indice dispari. Lo schema dei
segni viene modificato come segue:
5

1 1 2
-
2
x−1 − − 0 + +
N
x−2 − − − 0 +
D 2x + 1 − 0 + + +
( x − 1)( x − 2) − ∄ + 0 − 0 +
(2x + 1)
s
− + 0 − 0 +
7 ( x − 1)( x − 2)

(2x + 1)

Come vediamo, in questo caso non c’è differenza tra le ultime due righe della tabella,
perché il radicale di indice dispari ha le stesse CE e lo stesso segno del suo argomento.
Quindi: la funzione g è definita su tutto R eccetto che per x = −1/2, cioè, il suo dominio
è    
1 1
D = −∞, − ∪ − , +∞ ,
2 2
1
è nulla se e solo se x = 1 ∨ x = 2, è positiva se e solo se − < x < 1 ∨ x > 2 ed è
2
1
negativa se e solo se x < − ∨ 1 < x < 2.
2
Cosa fare quando in una funzione compare più di un radicale, magari con indici diversi, e
magari anche dei polinomi? Si fa lo studio dei segni di ogni fattore separatamente.
Vediamo un esempio (come al solito, molto più difficile di quelli che metto in verifica, ma
ci serve per esaminare tutti i casi che si possono presentare). Studiamo il dominio e il segno
della funzione h definita da

| x + 2| · 4 3x + 5
h( x ) = ( x − 1) 11√ .
x2 − 5x + 6
Esaminiamo i singoli fattori:
• il fattore x − 1 è facile: è zero se e solo se x = 1, è positivo se e solo se x > 1 e negativo
altrimenti;
• il fattore | x + 2| è un valore assoluto, quindi è sempre positivo o nullo ed è nullo se e
solo se il suo argomento è nullo, cioè se e solo se x = −2;

• il radicale 4 3x + 5 ha indice pari, è definito se e solo se x ≥ −5/3 e quando è definito è
sempre positivo eccetto che per x = −5/3;

11 2
• il radicale x − 5x + 6 ha indice dispari, quindi ha lo stesso segno del suo argomento,
che scomponiamo come x2 − 5x + 6 = ( x − 2)( x − 3). Ci conviene fare lo schema dei
segni di questo fattore separatamente:

2 3

x−2 − 0 + +
x−3 − − 0 +
x − 2)( x − 3)
(√ + 0 − 0 +
11 2
x − 5x + 6 + 0 − 0 +
6

Ora facciamo lo schema riassuntivo dei segni di tutto:

5 1 2 3
−2 −
3
x−1 − − − 0 + + +
N √| x + 2| + 0 + + + + +
4
√ 3x + 5 ∄ ∄ 0 + + + +
11 2
D x − 5x + 6 + + + + 0 − 0 +
h( x ) ∄ ∄ ∄ 0 − 0 + ∄ − ∄ +

Concludiamo che le CE per la funzione h sono date da x ≥ −5/3 ∧ x ̸= 2 ∧ x ̸= 3, cioè


 
5
D = − , 2 ∪ (2, 3) ∪ (3, +∞),
3

che la funzione è nulla per x = −5/3 e per x = 1, che è positiva per 1 < x < 2 e per x > 3 e
che è negativa per −5/3 < x < 1 e 2 < x < 3.

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