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1.

Introduzione Lelasticit della domanda uno dei primi concetti che uno studente apprende nei corsi base di Economia politica, laddove lelasticit definita come la misura di come varia la domanda al variare del prezzo. Lassunto appare talmente chiaro e limpido nella sua definizione che sembrerebbe non dover dar luogo ad ulteriori spiegazioni.eppure non sono pochi gli studenti (e talvolta anche qualche docente forse dimentico degli studi di analisi infinitesimale) che franano miseramente di fronte allimpostazione di un calcolo apparentemente cos banaleI motivi di ci sono a nostro avviso molteplici: in primo luogo perch spesso si tende a confondere il concetto di elasticit con quello di pendenza di una curva; poi perch non sembra troppo comprensibile il fatto che lelasticit in un punto di una curva di domanda (ossia una volta fissati prezzo e quantit) possa cambiare se varia il suo luogo geometrico di appartenenza (in altre parole se varia la curva di domanda pur mantenendo il punto le stesse coordinate); infine c una terza considerazione, ed forse quella che ingenera le maggiori confusioni: ovvero il fatto che, dopo Marshall, la variabile prezzo viene rappresentata in ordinata e dunque il calcolo della derivata insito nella formula dellelasticit deve essere fatto sulla funzione inversa di domanda (dal momento che si parla di elasticit della domanda rispetto al prezzo e non viceversa)In questo breve lavoro tenteremo pertanto di fare chiarezza su questo argomento, tentando anche di fornire qualche esempio che ci auguriamo possa risultare utile al riguardo. 2.- Brevi richiami sul significato geometrico di derivata e del rapporto incrementale Approfondiamo in questo paragrafo un concetto che dovrebbe far parte del bagaglio essenziale di chiunque abbia fatto un corso di analisi matematica, ma che purtroppo viene sovente dimenticato nonostante su di esso che si basa lintera costruzione del calcolo differenziale sin dai tempi di Newton e Leibniz che ne furono, luno indipendentemente dallaltro, e con approcci diversi, gli indiscussi fondatori: quello di derivata in un punto di una funzione.

Figura 1

2.1 - Sia dato un punto P sulla traiettoria descritta dalla curva f(x) come rappresentata in figura 1.Tracciata in P la retta tangente alla curva noto dagli studi di trigonometria piana che la tangente trigonometrica dellangolo CPA (in figura i punti A e C sono stati presi sulla verticale condotta dal punto di ascissa 0,5 con A avente stessa ordinata di P) data dal rapporto tra i cateti AC (seno di CPA ) e AP (coseno di CPA ). noto che tale rapporto (che un numero reale, e pu assumere qualsiasi valore compreso tra e + ) anche detto coefficiente angolare della retta in questione e ne rappresenta linclinazione o pendenza (positiva se la retta orientata nella direzione III-I quadrante, negativa in caso contrario). evidente, per un banale teorema di similitudine fra triangoli, che ove avessimo preso i punti A e C sulla verticale di un qualsiasi altro punto di ascissa, anche assai prossimo allascissa di P, il rapporto anzidetto non varierebbe affatto, dato che la retta ha una pendenza costante. Ebbene, immaginando allora che la nostra figura sia

ingrandita milioni di volte rispetto alloriginale, non avremo difficolt a definire i segmenti AP e AC come delle quantit infinitesime, nel seguito indicate rispettivamente con dx (differenziale della x) e dy (differenziale della y)1. ' Prende il nome di derivata in un punto di una funzione, e si indica con il simbolo f ( x 0 ) ' oppure y il rapporto tra il differenziale della y e il differenziale della x (confluente in quel
( xo )

punto, sia pure da una distanza infinitesima)2. In formule:


A C senC PA dy f ' ( x0 ) = tgC PA = = = A A P dx cos CP

(2.1)

Riassumendo: la derivata in un punto di una funzione il coefficiente angolare della retta tangente alla funzione in quel punto ed data dal rapporto tra il differenziale della funzione e il differenziale della x 2.2 Riguardiamo ora nuovamente alla figura 1 non pi come un ingrandimento rispetto alloriginale (come al comma precedente) ma nella sua scala normale: AP visto adesso come un incremento di ascissa, solitamente indicato con x, rispetto al quale corrisponde, sulla verticale condotta da A, lulteriore punto B sulla curva. Il segmento AB lincremento y che ha subito la funzione nel tratto di ascissa da P ad A (nella figura da 0,2 a 0,5). fondamentale, per le considerazioni che faremo nel seguito, osservare che y non coincide affatto con dy mentre, al contrario, x e dx sono congruenti, ossia uguali o sovrapponibili. Il rapporto tra i due incrementi, che prende il nome di rapporto incrementale, non quindi la derivata nel punto P, ma linclinazione della retta secante ( e non tangente)3 la curva in P e in B; in formule:
A B sen PA B y tg PA = B = = A A P x co BP s

(2.2)

Posta in tal modo la questione, proviamo ora a diminuire progressivamente liniziale incremento x da A verso P come in figura 2:

Le notazioni usate sono dovute a Leibniz, che le coni nel 1676, tre anni dopo aver avuto lintuizione improvvisa, durante la lettura delle opere di Pascal, che la determinazione della tangente ad una curva dipendeva dal rapporto tra le differenze delle ordinate e delle ascisse quando queste diventano infinitamente piccole (Boyer, Storia della matematica, Mondatori) 2 Del tutto involontariamente abbiamo usato quasi la stessa terminologia di Newton quando, qualche anno prima di Leibniz, scoprendo quello che chiamava il suo metodo, ovvero il calcolo infinitesimale, rifletteva sulle flussioni, ossia sulla velocit con cui variano grandezze capaci di variare con continuit e, appunto, sui fluenti. 3 Non confonda il lettore il concetto di tangente geometrica (che una retta) con quello di tangente trigonometrica (che invece un numero, funzione di un angolo, e identifica linclinazione rispetto allasse x di una retta geometrica, sia essa tangente, secante o esterna a qualsivoglia luogo di punti): al proposito si osservi appunto che nella formula (2.2) il simbolo t B PA sta ad indicare la tangente trigonometrica della secante. g

Figura 2 Si vede chiaramente (nella figura 2 sono state soltanto tracciate in rosso altre due linee verticali rispetto alla figura 1) che mentre langolo CPA non muta (dunque la derivata nel punto P rimane la stessa), aumenta progressivamente langolo BPA di inclinazione della retta secante, che man mano tende a sovrapporsi a quello della retta tangente in P. Da quanto esposto risulter chiaro che quando lincremento di ascissa x tende a zero, ossia ad annullarsi, la secante evolve nella tangente. Ci sta ad indicare che per calcolare la derivata di qualsivoglia funzione sar sufficiente fare il limite del rapporto incrementale per x che tende a zero4. In formule avremo pertanto: dy y f ( x + x) f ( x ) f ' ( x) = = lim = lim (2.3) dx x0 x x0 x Volendo dimostrare, ad esempio, che la derivata generica5 della funzione y = x2 y = 2x baster porre: ( x + x ) 2 x 2 f ' ( x) = y ' = lim ottenendo immediatamente x 0 x x 2 + 2 x(x ) + (x) 2 x 2 x (2 x + x) y ' = lim = lim = lim (2 x + x) = 2 x x 0 x 0 x 0 x x
4

Per le considerazioni che faremo in seguito appare opportuno sottolineare che nel caso di una retta rapporto incrementale e derivata ovviamente coincidono, data la congruenza tra y e il differenziale della funzione. 5 Anche qui non si confonda la derivata generica di una funzione (che ancora una funzione, con le eccezioni dei casi y = k , ove la derivata 0, e y = mx+q, con derivata pari a m, ovvero al coefficiente angolare della retta, giusto quanto pi volte richiamato, compresa la precedente nota 4) con la derivata in un punto della funzione, per calcolare la quale sufficiente sostituire nella derivata generica lascissa del punto desiderato ottenendo linclinazione della retta tangente alla funzione in quel punto.

Analogamente, per la funzione

y=

la cui derivata, come noto, y ' =


x + x x x

1 2 x

avremo:

y ' = lim

x 0

da cui, razionalizzando si perviene a:


y ' = lim

x 0

= lim

x 0

x + x x x + x + x x + x x = lim x 0 x x x + x + x 1 1 = x + x + x 2 x

1 x + x + x

3. Derivata della funzione inversa di una funzione Una funzione si dice inversa di una funzione (tralasciamo qui le considerazioni sullinvertibilit) quando possibile esprimere in un intervallo la x come funzione di y in maniera che ad un valore di y ne corrisponda uno ed uno solo di x. In parole povere, data una funzione nella forma y = f(x), la funzione inversa si ottiene esplicitando la x e portandosi nella forma x = g(y). Sono ad esempio funzioni inverse delle funzioni: a) y = mx+q b) y = x2 c) y = ln x d) y = sen x e) y = x 6 rispettivamente : a-1) x =
y q m

b-1)

x=

c-1) x = ey

d-1) x = arcseny

e-1) x = y2

La derivata di una funzione inversa espressa dalla relazione:


x' = g ' ( y ) = dx 1 = dy y'

(3.1)

ed quindi data dal reciproco della derivata della funzione iniziale. Come esempi valgano i seguenti: la funzione y = 2x+3 derivata x' =
1 2
y 3 la cui 2

ha per derivata y =2; la sua funzione inversa x =

la funzione y = x2

ha per derivata generica y =2x; la sua funzione inversa


1 1

x=

la

cui derivata generica x' = 2 y = 2 x2 la funzione y = senx ha per derivata generica y =cosx; la sua funzione inversa x = arcseny la cui derivata x' =
1 1 y
2

1 1 = x' = 2 x . Nel punto x = 3 si avr y = 6 ed 6


= 1 1 ( senx )
2

1 cos x

la funzione y = ln x ha per derivata generica y ' = la cui derivata generica x' = e y = e ln x

1 ; la sua funzione inversa x = ey x 1 = x . Nel punto x = 5 si avr x = 5 ed y ' = 5

Si badi bene al fatto che nella simbologia usata per indicare una funzione inversa, come ad esempio a-1, lesponente -1 non sta ad indicare il reciproco della funzione, come si soliti invece fare in Italia dove, ad esempio, (sen x)-1 sta ad indicare la cosecante y =

1 . Nella senx

simbologia anglosassone (e nelle calcolatrici tascabili) lesponente -1 identifica linversa.

4. Elasticit della domanda rispetto al prezzo Come accennato in introduzione, definiamo elasticit della domanda di una merce rispetto al prezzo della stessa il rapporto tra la variazione relativa della quantit domandata e la variazione relativa del prezzo7:
eD q p q q = = p q p p

(4.1)

opportuno sottolineare alcuni aspetti della (4.1): a) normalmente una curva di domanda rappresentata da una funzione non crescente, per cui ad una diminuzione di prezzo corrisponde in genere un aumento della domanda (e viceversa) e quindi le due (eventuali) variazioni sono di segno opposto; questo comporta che il coefficiente di elasticit sempre negativo (o almeno fino a quando la curva si mantiene decrescente); si soliti pertanto impiegare il simbolo di valore assoluto in ossequio ad un rigore non soltanto formale della questione, ma proprio per sottolineare la circostanza che una elasticit pari, ad esempio, a -1,5 da considerarsi maggiore di una elasticit pari a -1 cosa che risulterebbe esattamente allopposto ove considerassimo i valori algebrici, b) poich il coefficiente di elasticit considera variazioni relative esso un numero puro e quindi indipendente dalle unit di misura con cui sono espressi il prezzo e le quantit domandate, c) nella formula p e q rappresentano prezzo e quantit iniziali, ossia prima della variazione. Assumendo che le quantit q e p denotino variazioni infinitesime in un intorno di un punto di coordinate (q0; p0) giacente su una curva di domanda, cos come fatto per la derivata in un punto di una funzione, potremo dunque riguardare alla (4.1) nel modo seguente:
eD = p0 dq p = 0 q(' p0 ) q0 dp q0

(4.2)

da cui discende che lelasticit in un punto di una curva di domanda il prodotto di due fattori: il primo costituito dal rapporto prezzo-quantit in quel punto, e il secondo dal valore assoluto della derivata della funzione inversa del prezzo rispetto alla domanda in quel punto (ossia dal valore assoluto del reciproco del coefficiente angolare della retta tangente alla curva nel punto considerato). Cos concepita, lelasticit della domanda, mutuandone il concetto dalla fisica newtoniana, pu definirsi la reattivit in un punto della curva di domanda ad adeguarsi ad una variazione infinitesima del prezzo mediante una altrettanto infinitesima variazione in senso opposto della quantit di merce domandata, quasi cio, una sorta di predisposizione istantanea della domanda a reagire alle variazioni del prezzo lungo una traiettoria insita nella legge che sottende la mutua dipendenza tra le due grandezze. Si noti al riguardo, tuttavia, che il concetto di elasticit riferibile ad una curva di domanda statica, vale a dire ad una ipotetica e supposta relazione tra prezzo e quantit; del resto superfluo sottolineare che se una curva di domanda descrivesse una sequenza temporale dellandamento prezzi-quantit, non avrebbe alcun interesse calcolare lelasticit (che in tal caso andrebbe peraltro riferita ad un intervallo e non ad un punto) perch questa rifletterebbe allora un caso a posteriori, forse adatto a scopi descrittivi ma non certo di natura investigativa. Rinviando ai testi di economia politica gli ulteriori approfondimenti sul concetto di elasticit (in particolare sulle disquisizioni riguardanti i suoi diversi gradi afferenti alle variegate tipologie di beni) concluderemo largomento occupandoci di delineare nel prossimo
7

Cozzi-Zamagni, Principi di economia politica, edizioni Il Mulino

paragrafo alcuni esempi che ci auguriamo possano meglio rispondere ai quesiti pi consueti, e a volte intriganti, sul grado di elasticit. 5. Elasticit in un punto: caso generale e casi particolari Occupiamoci per iniziare dal caso banale di una curva statica di domanda lineare come quella riportata in figura 3 e di equazione y = -2x+18. Nel punto A di coordinate (4; 10) lelasticit, applicando la formula (4.2) sar data da della derivata y = 2.
20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 C A B

eA =

10 1 5 = =1,25 4 2 4

essendo

1 2

il reciproco del valore assoluto

Figura 3

0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Naturalmente, trattandosi di una retta, avremmo ottenuto lo stesso risultato se anzich usare variazioni infinitesime avessimo usato grandi variazioni, come ora verificheremo, ricalcolando lelasticit di A dapprima rispetto alla variazione in B, di coordinate (6;6) e poi ancora rispetto a C, di coordinate (8; 2) servendoci della formula (4.1) anzich della (4.2) come visto nella nota 4.
4 6 0,5 4 eA/ B = = = 1,25 10 6 0,4 10 4 8 1 4 eA/ C = = = 1,25 10 2 0,8 10

Calcoliamo ora lelasticit in B e in C:


eB = 6 1 1 = = 0,5 6 2 2 eC = 2 1 1 = = 0,125 8 2 8

notiamo che man mano che il punto si muove scendendo lungo la retta la sua elasticit diminuisce al punto che da una valore maggiore dellunit nel punto A, tende a diventare sempre meno elastica, ossia ad irrigidirsi (si noti che nel punto C il suo valore appena 0,125). Lesempio mostra comunque, inequivocabilmente, che in generale lelasticit diversa nei vari punti della curva di domanda e chiarisce che per un giudizio sul grado di elasticit il soffermarsi solo sulla pendenza in un punto di una curva di domanda (che uno degli aspetti di quella confusione che sottolineavamo nellintroduzione) ingannevole, dal momento che una tipica informazione quantitativa come la pendenza dipende dalle unit di misura dei fenomeni osservati, e quindi necessita di essere, per cos dire, affiancata da uno strumento ulteriore, nel caso in questione il rapporto prezzo/quantit che, moltiplicato per il reciproco

della pendenza, affranca, come pi volte richiamato, il concetto di elasticit dalle unit di misura adoperate. Al riguardo, appena il caso di osservare che negli esempi fatti proprio il rapporto tra il prezzo e la quantit a determinare la variazione dellelasticit, dal momento che la pendenza della curva costante in ogni punto, circostanza che potrebbe indurci a sospettare che lelasticit diminuita forse proprio perch la domanda (ci riferiamo al punto C) ha raggiunto livelli di soddisfazione tali che una nuova diminuzione di prezzo comporta nel consumatore una tendenza ad una sorta di indifferenzama queste considerazioni esulano dalle finalit di queste brevi note e le lasciamo volentieri ai colleghi pi esperti di noi in materie economiche. 5.1 Un attento esame della figura 3 suggerisce anche un metodo geometrico (dovuto a Marshall e ad Abba Lerner) di misurazione dellelasticit in un punto A che, ancora grazie ad un teorema di similitudine fra triangoli rettangoli, dato dal rapporto tra i segmenti TR e OR (figura 4), dove T lintercetta con lasse delle ascisse della retta
20 18 16 14 12 10 8 6

Figura 4

4 2 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

R
9 4

T
5

tangente alla curva nel punto considerato e R lascissa del punto.


= = 1,25 . Volendo esprimere il metodo Per la figura 3 si ritrova infatti: e A = 4 4 a descritto in formule, detta y = mx+q la retta tangente alla curva nel punto A, si ottiene immediatamente:
q 1 m xA 18 10 = 1 = = 1,25 24 8 eA =

(5.1)

ed infatti, ancora una volta, ritroviamo: e A

5.2 Esaminiamo adesso il caso proposto nella figura 5, nella quale la curva di domanda costituita dalliperbole di equazione y =

50 50 , la cui derivata y ' = ; la curva passa ( x +1) 2 x +1

per lo stesso punto A della figura 3 di coordinate (4;10); si verifica facilmente che in tale punto la derivata vale -2 e dunque la derivata dellinversa pari a 0,5. La retta della figura 3 e liperbole sono dunque tangenti nel punto A, che pertanto mantiene la stessa elasticit pur giacendo su una curva di equazione diversa.

20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Figura 5 La stessa cosa non pu invece dirsi per il punto di ascissa 6 (che sulla retta aveva ordinata 6, mentre sulliperbole ha ora ordinata pi elevata, pari a vale ora
49 ); il rapporto prezzo/quantit aumentato, come pure aumentato il valore 50
50 , mentre la derivata dellinversa 7

della derivata dellinversa (essendo diminuita la pendenza, che il suo reciproco). Anche lelasticit pertanto aumentata, ed ora pari a e B ' = 7 6 49 =1,2147 come del resto evidente anche dal grafico della figura 6 ove il metodo geometrico di MarshallLerner mostra tutti i suoi vantaggi rispetto ai metodi analitici.
20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

50

50

Figura 6 5.3 Esaminiamo adesso il caso inverso al precedente, ossia quello di una iperbole passante per il punto B della figura 3 e tangente alla retta y = -2x+18. evidente che lelasticit in B dovr risultare pari a 0,5, ossia a quella calcolata in precedenza. Liperbole in questione, riportata nella figura 7, ha infatti equazione y = dunque nel punto x = 6 tale derivata vale ancora -2. 8
18 18 e derivata y ' = ( x 3) 2 x 3

20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Figura 7 per diminuita, e di molto, lelasticit nel punto di ascissa 4, la cui ordinata ora 18: si noti che pur essendo cresciuto dell80% il rapporto prezzo/quantit (che adesso 4,5 mentre nel caso della retta era
1 8 , pari a 4

1 0 , ossia 2,5), diminuita del 900% la derivata 4 1 1 dellinversa (che ora in valore assoluto mentre, ricordiamo, era per la retta). 1 8 2

Nel punto considerato lelasticit vale ora e A' =

18 1 1 = = 0,25 4 18 4

ed piuttosto rigida.

5.4 - Da quanto esposto appare chiaro che lelasticit della domanda in un punto quindi funzione della curva di domanda (oltre che del rapporto prezzo/quantit) e dunque ogni volta un giudizio sul grado di elasticit puntuale va quindi ben ponderato prima di essere formulato: non detto infatti che lelasticit tenda a diminuire allaumentare dei valori di ascissa pur nel caso di curve decrescenti, come gli esempi forniti nei paragrafi precedenti hanno dimostrato e come ora verr chiarito definitivamente con lulteriore esempio che desumiamo dalla figura 8, per i cui calcoli si rimanda al lettore come esercitazione. In questo ultimo esempio esaminiamo ancora una iperbole che passa per entrambi i punti di coordinate (4;10) e (6;6) e la cui equazione y =
20 1 8 1 6 1 4

30 . x 1

Figura 8

1 2 1 0 8 6 4 2 0 0 2 4 6 8 1 0 1 2 1 4 1 6 1 8 20

Nel grafico sono state tracciate le rette tangenti nei due punti presi in esame unitamente alla consueta retta di equazione y = -2x+18 (che adesso ovviamente secante delliperbole). Noti

il lettore, servendosi del metodo geometrico, che pur non essendo variati i rispettivi rapporti prezzo/quantit, sono per variate le inclinazioni delle due rette tangenti, per cui nel punto (6;6) lelasticit maggiore di quella del punto (4,10). 6. Elasticit costante Per finire, diamo un rapido sguardo allunico caso di elasticit costante e uguale a 1 in ogni punto che, come noto dai corsi di economia politica, quello k k delliperbole equilatera di equazione y = e derivata y ' = 2 riportata in figura 9. x x
18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 1 2 3 4

figura 9 Per la dimostrazione sufficiente osservare che il rapporto tra il prezzo (y) e la quantit (x) in ogni punto, qualunque sia k, pari a x' =
p k 1 k = = 2 e che la derivata della funzione inversa q x x x

x2 ossia proprio il reciproco del rapporto tra prezzo e quantit, pertanto lelasticit , k

in modulo, sempre uguale a 1.

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