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PSICOACUSTICA MUSICALE

1. INTRODUZIONE MATEMATICA

 Insiemi numerici

 Funzioni matematiche

 Grafico di una funzione

 Misura degli angoli e degli archi

 Funzioni trigonometriche

 Circonferenza goniometrica

 Archi associati

 Archi complementari

 Valori delle funzioni trigonometriche di alcuni archi

 Formule trigonometriche
1

INSIEMI NUMERICI

N = {1, 2, 3,…} insieme dei numeri naturali

Z = {…-3, -2, -1, 0, 1, 2, 3,…} insieme dei numeri relativi


m
Q= con m, n  Z e n  0 insieme dei numeri razionali
n
R = n, m con n  Z e m N  0 insieme dei numeri reali

R- Q insieme dei numeri irrazionali

Nome insieme: lettera maiuscola X

Elemento dell’insieme: lettera minuscola x

Simbolo di appartenenza di un elemento ad un insieme x  X

Esempio di numeri irrazionali:

  3,1428......... e  2,7182........ 2  1,4142........ log 2  0,301029........

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FUNZIONI MATEMATICHE

Nello studio di un qualunque problema matematico si osserva che vi sono


quantità il cui valore si mantiene inalterato e altre che invece variano. Le
prime grandezze vengono dette costanti mentre le seconde variabili.

Molte variabili a loro volta dipendono da altre variabili. In questo caso le


prime vengono anche dette funzioni delle seconde.

In generale quindi, tutte le volte che una variabile y dipende da un’altra

variabile x si dice che la prima è funzione della seconda e si scrive:

y  f (x)

y viene anche definita variabile dipendente e x variabile indipendente.

In maniera più rigorosa, se y  f (x) vuol dire che per qualunque valore

di x deve esistere sempre uno e un solo valore di y .

Ciò significa che la variabile dipendente y deve sempre essere di primo

grado.

Una funzione si dice implicita quando la legge matematica che la


rappresenta non evidenzia la dipendenza della variabile dipendente da
quella indipendente.

Ad esempio:

5 x 2  3 y  4 yx  3x

è una funzione implicita in quanto non risulta immediata la dipendenza di


y da x .

Una funzione è detta esplicita quando invece tale legame è evidente.

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Praticamente, esplicitare una funzione vuol semplicemente dire che deve


essere isolata al primo membro la variabile dipendente.

Nel caso dell’esempio precedente si ha:

3x  5 x 2
5 x 2  3 y  4 yx  3x  y(3  4 x)  3x  5 x 2  y
3  4x

3x  5 x 2
L’espressione y  è invece una funzione esplicita!
3  4x

Ricapitolando: le due scritture

5 x 2  3 y  4 yx  3x

3x  5 x 2
y
3  4x

rappresentano entrambe la stessa funzione matematica ma in forma


differente.

L’insieme dei valori che può assumere la variabile x di una funzione


y  f (x) viene definito dominio della funzione mentre l’insieme dei valori

assunti dalla funzione, ossia dalla variabile dipendente y , si definisce

codominio della funzione.

Il dominio di una funzione viene anche detto campo di esistenza (C.E.)


della funzione1.

Dominio e codominio dipendono fortemente dal tipo di funzione in esame.


È infatti la forma della funzione che limita e vincola sia i valori assunti dalla
variabile indipendente che da quella indipendente.

1
In realtà fra dominio e campo di esistenza esiste una sottile differenza che però non prendiamo in
considerazione in tale contesto perché poco rilevante.

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Es:

1 1
y  x; y  Log ( x)  sin
x x 1

la prima funzione ha un C.E. vincolato dal fatto che il denominatore della


frazione non può essere nullo e l’argomento della radice non può essere
mai negativo e quindi si trova, combinando i due:

C.E.  x  0

mentre per la seconda, l’argomento del logaritmo2 deve essere positivo


mentre la frazione non può essere nulla quindi

C.E.  x  0
(che include anche il valore x  1 non accettabile per via della frazione).

2
Vedremo in seguito i logaritmi, ai quali non può appunto mai essere passato un valore negativo.

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GRAFICO DI UNA FUNZIONE

Qualunque funzione matematica ha una propria rappresentazione grafica


in un sistema di assi cartesiani.

Il grafico di una funzione è l’insieme dei punti le cui coordinate verificano


l’equazione della funzione. Infatti sussiste la seguente proprietà, detta
condizione di appartenenza:

condizione necessaria e sufficiente affinché un punto P( xP , y P )


appartenga ad una curva è che le coordinate x P e y P del punto

soddisfino l’equazione della funzione di cui la curva è il grafico.

In sostanza la condizione di appartenenza dice che sostituendo al posto


della x l’ascissa del punto e al posto della y la sua ordinata, l’equazione

della funzione deve dare un’identità.

Es: verificare se i punti A(1; 5) e B (2; 3) appartengono alla curva di

equazione y  x 2  8 x  12 .

Per il punto A ponendo nell’equazione x  1 e y  5 si ha:

5  1  8  12  55

quindi il punto A appartiene alla curva il cui grafico passa proprio per A .

Per il punto B invece, ponendo nell’equazione x  2 e y  3 si ha:

3  4  16  12  30

e non essendo un’identità, non è verificata. Quindi la curva non passa per
il punto B ma solo per il punto A .

Si dice ordine di una curva il grado massimo della variabile indipendente.

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Il grado di una curva coincide anche col numero di intersezioni che la


curva ha con l’asse delle ascisse.

Infatti, data una certa funzione y  f (x) , le intersezioni con l’asse delle

ascisse si ottengono ponendo il valore y  0 . L’equazione f ( x)  0 ammette

tante soluzioni pari al suo grado. Tali soluzioni sono appunto le ascisse dei
punti di intersezione con l’asse x (le ordinate di tali punti valgono
naturalmente tutte zero).

Allo stesso tempo, per trovare le intersezioni con l’asse y basta porre

x  0 . In questo caso la soluzione sarà solo una, per via della definizione di
funzione.

Le intersezioni di una curva con gli assi cartesiani in realtà derivano dal
fatto che, per calcolare le intersezioni fra 2 o più curve basta risolvere il
sistema formato dalle loro equazioni.

Es: Trovare, se esistono, i punti in comune fra le due curve di equazione


x  y  1  0 e x 2 1  y  x .

Mettendo a sistema le due equazioni si trova:

 x  y 1  0  x  y 1  x  y 1
 2     2
x  1  y  x  y  1  1  y  y  1 y  2y 11 y  y 1  0
2

 x  y 1
x  y 1  x  0
  2   2 44  
y  2y 1  0  y  1 y 1
 2

Pertanto le due curve si incontrano in un unico punto, di coordinate (0; 1) .

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Da un punto di vista grafico, il campo di esistenza (o dominio) e il


codominio di una funzione indicano le porzioni di piano in cui la curva
esiste o non esiste.

Es:

1
la funzione irrazionale y  non ammette valori di x compresi fra
x2  9
 3 e 3 infatti come si osserva dal grafico, la curva (rami rossi in figura)
non esiste nel tratto del piano compreso fra le due rette verdi verticali.

Il codominio inoltre è sempre positivo, infatti la curva non esiste al di sotto


dell’asse delle ascisse (ossia per valori di y negativi).

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MISURA DEGLI ARCHI E DEGLI ANGOLI

Si consideri la figura in cui O è il centro mentre A e B sono due punti


qualunque di una circonferenza.

Il tratto di circonferenza AB viene definito arco sotteso all’angolo AOˆ B .

Si definisce ampiezza di un arco l’ampiezza dell’angolo sotteso dall’arco


stesso.

Pertanto risulta immediato notare come l’ampiezza di un arco sia


indipendente dalla misura del raggio della circonferenza cui appartiene e
quindi dalla lunghezza dell’arco stesso.

Misura e ampiezza di un arco sono quindi due grandezze differenti e


indipendenti.

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Generalmente gli angoli si misurano in gradi (°) mentre gli archi in


radianti (rad). Vista la corrispondenza biunivoca esistente fra i due è però
indifferente utilizzare i gradi e i radianti sia per gli angoli che per gli
archi.

Grado: 360ma parte dell’angolo giro

Radiante: rapporto fra arco AB e raggio della circonferenza

AB A' B' A' ' B' '


   
AO A' O A' ' O

Dalla definizione di radiante3 segue che l’angolo giro misura 2 radianti.

Relazione fra gradi e radianti:

grado radiante

360 2

3
Infatti, come si ricorda dai corsi di geometria, la misura della circonferenza è pari a 2 r .

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FUNZIONI TRIGONOMETRICHE

Si consideri la figura seguente in cui dai punti P , P ' e P ' ' vengono
condotte le perpendicolari nei punti H .

È immediato notare come i triangoli rettangoli PHO , P' H ' O e P' ' H ' ' O
siano tre triangoli simili (teorema di Talete) e pertanto risulta che

PH P' H ' P' ' H ' '


 
OP OP ' OP ' '

In sostanza, i tre rapporti non variano al variare del punto P (e quindi


della proiezione H) ma dipendono esclusivamente dall’ampiezza
dell’angolo  . È quindi possibile definire una serie di funzioni dipendenti
dall’angolo, per questo definite goniometriche (dal greco gonos = angolo)
o trigonometriche (trigonos, cioè tre angoli di un triangolo).

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CIRCONFERENZA GONIOMETRICA

La circonferenza goniometrica è un utile strumento per ricavare


definizioni e importanti informazioni sulle diverse funzioni goniometriche.

È una semplice circonferenza di raggio unitario sulla quale si trova un


punto P che identifica un angolo  al centro della circonferenza.

Circonferenza di raggio unitario  OP  1

  angolo tra raggio OP e asse delle ascisse

  positivo in senso antiorario e negativo in senso orario

sin  = proiezione di OP nell’asse delle ordinate = OH '

cos  = proiezione di OP nell’asse delle ascisse = OH

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Sempre dalla circonferenza goniometrica, immaginando che il punto P si


muova liberamente in senso antiorario a partire dal punto A , si trova:

 sin 0  0 cos 0  1

 
 sin 90  sin 1 cos 90  cos 0
2 2

 sin 180  sin   0 cos180  cos   1

3 3
 sin 270  sin   1 cos 270  cos   0
2 2

 sin(   k 360)  sin(   k 2 )  sin  con k  Z

 cos(  k 360)  cos(  k 2 )  cos  con k  Z

Le ultime due proprietà indicano che le funzioni seno e coseno


sono funzioni periodiche di periodo 2 (o 360°), il che significa
che incrementi dell’angolo di multipli interi del periodo non modificano
il valore della funzione.

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Le figure seguenti4 illustrano i grafici delle due funzioni sin x e cos x al


variare di x .

Le figure evidenziano come le due funzioni siano periodiche e limitate


fra  1 e 1 , e come i grafici del seno e del coseno siano uguali a meno
di uno sfasamento di  / 2 . Infatti risulta


cos x  sin( x  )
2

4
Una applicazione java per calcolare i valori e i grafici delle principali funzioni trigonometriche è disponibile
all’indirizzo http://ww2.unime.it/dipart/i_fismed/wbt/ita/wf2/SinCosTan/sincostan_ita.htm

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Dalla circonferenza trigonometrica (applicando il teorema di Pitagora) si


ottiene un’importantissima formula che lega fra loro le due funzioni
trigonometriche di uno stesso angolo:

sin 2   cos 2   1

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ARCHI ASSOCIATI

Si consideri la circonferenza goniometrica e i 4 archi identificati dai


diversi punti P .

Come si osserva facilmente, i quattro archi hanno tutti gli stessi valori
per ciascuna funzione trigonometrica, a parte il segno, e vengono per
questo motivi detti archi associati.

Noto il valore di una certa funzione trigonometrica per un dato angolo 


appartenente al primo quadrante, si conoscono immediatamente le
stesse funzioni per gli altri tre angoli associati.

Quindi noti i valori delle funzioni trigonometriche per gli angoli del primo
quadrante, si risale immediatamente ai valori della stessa funzione per gli
altri archi ad essi associati.

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In particolare:

 l’arco P' A ossia l’angolo P' Oˆ A si chiama supplementare5 di 

 l’arco P ' ' A ossia l’angolo P' ' Oˆ A differisce di  o 180° rispetto ad 

 l’arco P ' ' ' A ossia l’angolo P' ' ' Oˆ A è esplementare6 o opposto7 di  .

Risulta quindi:

 due archi supplementari hanno stesso seno mentre il coseno è


opposto

sin   sin(    ) cos    cos(   )

 due archi che differiscono di  hanno seno e coseno opposti

sin    sin(    ) cos    cos(   )

 due archi esplementari hanno stesso coseno mentre il seno è


opposto

sin    sin( 2   )   sin(  ) cos   cos( 2   )  cos(  )

Da quest’ultimo punto sugli angoli opposti si trovano due importanti


proprietà:

 cambiare segno all’argomento del seno equivale a cambiare segno


del seno

 cambiare segno all’argomento del coseno non modifica il coseno

5
Due angoli si definiscono supplementari quando la loro somma è un angolo piatto (180°)
6
Due angoli si definiscono esplementari quando la loro somma è un angolo giro (360°)
7
Si noti come, dato un angolo  , il suo esplementare e il suo opposto siano lo stesso angolo.

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ARCHI COMPLEMENTARI

Pur non essendo archi associati, anche per gli archi complementari8 si
possono trarre importanti analogie fra le loro funzioni trigonometriche.


Come si osserva dalla figura, due archi complementari come AOP   e
 
AOP'    hanno uno il seno uguale al coseno dell’altro e viceversa
2
ossia risulta:

 
cos   sin(   ) e sin   cos( )
2 2

8
due angoli si definiscono complementari quando la loro somma è un angolo retto (90°)

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VALORI DELLE FUNZIONI TRIGONOMETRICHE DI ALCUNI ARCHI

arco seno coseno


0 0 1

 2 1 0

 0 1

3 2 1 0

2 0 1

arco seno coseno

 6 12 3 2

5 6 12  3 2

7 6 1 2  3 2

11 6 1 2 3 2

arco seno coseno

 4 2 2 2 2

3 4 2 2  2 2

5 4  2 2  2 2

7 4  2 2 2 2

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arco seno coseno

 3 3 2 12

2 3 3 2 1 2

4 3  3 2 1 2

5 3  3 2 12

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FORMULE TRIGONOMETRICHE

All’interno di una espressione trigonometrica non è possibile usare per le


normali operazioni di somma e moltiplicazione (e quindi sottrazione e
divisione) le normali regole dell’algebra ma bisogna applicare delle
formule apposite.

FORMULE DI ADDIZIONE E SOTTRAZIONE

Sono formule che consentono di ottenere la funzione trigonometrica di un


arco equivalente alla somma o alla differenza di altri due archi.

 Seno della somma o differenza di due archi:

sin(    )  sin  cos   sin  cos 

 Coseno della somma o differenza di due archi:

cos(   )  cos  cos   sin  sin 

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FORMULE DI DUPLICAZIONE

Consentono di ottenere la funzione trigonometrica di un arco equivalente


al doppio di un altro arco di cui si conoscono le funzioni trigonometriche.

 sin 2  sin(    )  2 sin  cos 

 cos 2  cos(   )  cos 2   sin 2 

FORMULE DI BISEZIONE

Consentono di ottenere la funzione trigonometrica di un arco equivalente


alla metà di un altro arco di cui si conoscono le funzioni trigonometriche.

 1  cos 
 sin 
2 2

 1  cos 
 cos 
2 2

Il doppio segno presente nelle formule dipende dal quadrante in cui si


trova l’angolo.

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FORMULE DI PROSTAFERESI 9

Trasformano somme e differenze di funzioni trigonometriche in prodotti.

   
 sin   sin   2 sin cos
2 2

   
 sin   sin   2 cos sin
2 2

   
 cos   cos   2 cos cos
2 2

   
 cos   cos   2 sen sen
2 2

FORMULE DI WERNER

Trasformano un prodotto in somme e differenze.

1
 sin  sin   [cos(   )  cos(   )]
2

1
 cos  cos   [cos(   )  cos(   )]
2

1
 sin  cos   [sin(    )  sin(    )]
2

9
Il termine prostaferesi deriva dalle parole greche prostesis e aferesis che significano somma e differenza.

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