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LEZIONE 1: Rn

SORIN DRAGOMIR

Abstract. Lo scopo della Lezione 1 `e di rivedere brevemente


le strutture algebrica e geometrica di Rn (lo spazio Euclideo n-
dimensionale) e iniziare lo studio della sua struttura topologica.

1. Introduzione
Come appreso dalle lezioni di Algebra Lineare e Geometria lo spazio
Euclideo n-dimensionale `e
Rn = {(x1 , , xn ) : x1 , , xn R} ,
ossia Rn consiste di tutte le n-uple ordinate (x1 , , xn ) le cui com-
ponenti xi sono numeri reali (1 i n). La terminologia adottata
`e motivata dal fatto che Rn si organizza in modo naturale come uno
spazio vettoriale reale n-dimensionale; inoltre Rn viene dotato di una
norma (la norma Euclidea) che consente la misurazione della distanza
fra due punti in Rn e in definitiva conduce a considerazioni di carattere
geometrico. Nelle sezioni successive rivederemo brevemente le strutture
fondamentali, algebrica e geometrica, con le quali Rn `e equipaggiato.
Gli oggetti principalmente studiati nel corso di Analisi Matematica II
sono le funzioni di pi`u variabili reali. La seguente definizione occupa
dunque un luogo centrale nella presente esposizione.
Definizione 1. Sia A Rn un sottoinsieme. Una funzione f : A R
si dice funzione reale di pi`
u variabili reali. 
Una delle mete del corso di Analisi Matematica II `e quella di costru-
ire un calcolo differenziale e integrale adatto per lo studio delle funzioni
di pi`
u variabili reali, nel senso della Definizione 1. Ci`o segue essenzial-
mente il percorso adottato nel corso di Analisi Matematica I attraverso
generalizzazioni opportune dei concetti di derivata (di una funzione
reale di una variabile reale) e di integrale definito (secondo Riemann).
Come si vedr`a non `e possibile, a livello iniziale, costruire un calcolo
differenziale utile nello studio di simili funzioni se non quando A `e un
sottoinsieme aperto di Rn . Inizieremo dunque col definire le nozioni di
insieme aperto e di insieme chiuso e con la descrizione delle propriet`a
fondamentali di tali insiemi.
1
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2. La struttura algebrica di Rn .
Per ogni coppia di elementi x, y Rn e ogni scalare reale R
si definiscono le operazioni (di addizione e moltiplicazione con scalari
reali, rispettivamente)
(1) x + y = (x1 + y1 , , xn + yn ), x = (x1 , , xn ),
x = (x1 , , xn ), y = (y1 , , yn ).
Dotato delle operazioni (1) linsieme Rn diventa uno spazio vettori-
ale sul campo di numeri reali, ossia uno spazio vettoriale reale, per il
quale il vettore nullo `e 0 = (0, , 0) mentre lopposto di un vettore
x = (x1 , , xn ) `e x = (x1 , , xn ). Nel corso di Algebra Lineare
e Geometria Analitica si dimostra inoltre che Rn `e uno spazio vettori-
ale di dimensione finita e cio`e Rn ammette basi che consistono di un
numero finito di vettori. Questo numero, detto dimensione di Rn , `e
precisamente n. Ad esempio i vettori {e1 , , en } definiti da
e1 = (1, 0, , 0), , en = (0, , 0, 1),
formano una base di Rn (detta la base canonica). Che ogni altra base
possiede lo stesso numero di elementi `e precisamente il contenuto del
teorema della dimensione.

3. La struttura geometrica di Rn
Per ogni x, y Rn si pone
Xn
xy = xi yi = x1 y1 + + xn yn .
i=1

Il numero reale x y R `e il prodotto scalare (Euclideo) dei vettori x e


y. Il prodotto scalare gode delle seguenti propriet`a
(2) (x + y) z = x z + y z, (x) y = (x y) ,

(3) x y = y x,

(4) x x 0 e x x = 0 x = 0,
per ogni x, y, z Rn e R. E ` importante, e di comune uso,
la seguente terminologia. Le propriet`a (2) si chiamano ladditivit`a e
lomogeneit`a del prodotto scalare nel primo argomento (brevemente si
parla della linearit`a del prodotto scalare nel suo primo argomento). Le
stesse propriet`a sussistono rispetto al secondo argomento del prodotto
scalare giacche esso possiede la propriet`a (3), detta di simmetria. In-
fine si fa riferimento alla propriet`a (4) dicendo che il prodotto scalare
Euclideo `e definito positivo.
LEZIONE 1: Rn 3

Esercizio 1. Dimostrare le propriet`a (2)-(4) del prodotto scalare Euclideo.


Per ogni x = (x1 , , xn ) Rn poniamo
v
u n
uX q
kxk = x x = t xi = x21 + + x2n .
2

i=1

Per ogni numero a 0 la sua radice quadrata a `e un numero non
negativo. Il numero non negativo kxk `e la norma (Euclidea) di x. Essa
gode delle seguenti propriet`a
(5) kxk 0, e kxk = 0 x = 0,

(6) kxk = || kxk,

(7) kx + yk kxk + kyk,


per ogni x, y Rn e ogni R. Si parla della propriet`a (5) dicendo
che la norma Euclidea `e definita positiva. La (6) `e la propriet`a di
omogeneit`a della norma Euclidea mentre la (7) `e la diseguaglianza di
Minkowski.
Si osservi che la norma Euclidea non `e omogenea nel senso che viene
attribuito a questa espressione nella teoria delle applicazioni lineari1.
Infatti lo scalare nella parte destra della formula (6) compare in
modulo.
Se n = 1 allora e quindi
q
kxk = x21 = |x1 |, x = (x1 ) R1 , x1 R,
cioe nel caso n = 1 la norma Euclidea `e il comune modulo di un nu-
mero reale. In questo caso la diseguaglianza di Minkowski diventa la
famigliare diseguaglianza
|x + y| |x| + |y|, x, y R.
Esercizio 2. (i) Dimostrare le propriet`a (5)-(6) della norma Euclidea.
(ii) Dimostrare che
|x y| kxk kyk, x, y Rn ,
(la diseguaglianza di Schwartz) e
|x y| = kxk kyk R : y = x.
(iii) Dimostrare la diseguaglianza di Minkowski.
1Se V e W sono spazi vettoriali reali e f : V W `e unapplicazione allora
f : V W `e lineare se f (x + y) = f (x) + f (y) (cioe f `e additiva) e f (x) = f (x)
(cioe f `e omogenea) per ogni x, y V e ogni R.
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Per ogni x, y Rn si pone


v
u n
uX
d(x, y) = kx yk = t (xi yi )2 .
i=1

Il numero non negativo d(x, y) `e la distanza Euclidea fra x e y. La


distanza Euclidea gode delle seguenti propriet`a
(8) d(x, y) 0 e d(x, y) = 0 x = y,

(9) d(x, y) = d(y, x),

(10) d(x, y) d(x, z) + d(z, y),


per ogni x, y, z Rn . La propriet`a (9) `e la propriet`a di simmetria della
distanza Euclidea mentre la (10) `e la diseguaglianza del triangolo.
Esercizio 3. Dimostrare le propriet`a (8)-(10) della distanza Euclidea.
Perche riteniamo che assegnare ad Rn il prodotto scalare Euclideo,
la norma e la distanza Euclidea, significa dotare Rn di una struttura
geometrica? Per rispondere alla domanda posta consideriamo ad es-
empio il caso n = 2. Se u = (x, y) R2 `e un vettore in R2 con x > 0 e
y > 0 allora si pu`o rappresentare (rispetto ad un sistema di assi ortog-
onali (xOy)) come un punto P , di coordinate (x, y), situato nel primo
quadrante. Sia A la proiezione di P sullasse Ox sicche OP A `e un
triangolo rettangolo con lipotenusa OP . Le lunghezze dei cateti sono
rispettivamente OA = x e P A = y sicche, per il teorema di Pitagora,
lipotenusa ha lunghezza
p
OP = x2 + y 2 = kuk.
Dunque, se si pensa al vettore u come il vettore di posizione OP ~ allora
la norma di u `e la lunghezza del vettore.
Siano u, v R2 due vettori. Nelle lezioni di geometria Euclidea si
introduce langolo formato dai due vettori. Se u e v si identificano coi
~ e OQ
vettori di posizione OP ~ allora le rette OP e OQ formano quattro
angoli, eguali due a due. Si sceglie di chiamare angolo formato dai
vettori u e v uno dei quattro angoli la cui misura `e compresa fra 0 e
/2. Se [0, /2] `e (la misura del)langolo formato dai vettori u e
v allora si pu`o dimostrare (ci`o fa loggetto delle lezioni di geometria
analitica) che
(11) u v = kuk kvk cos .
Dalla formula (11) segue facilmente che due vettori non nulli u e v
sono perpendicolari, cioe formano un angolo = /2, se e solo se il
LEZIONE 1: Rn 5

loro prodotto scalare Euclideo `e nullo. Ecco che gli oggetti introdotti
(norma, prodotto scalare, ecc.) sono alla base di considerazioni di
carattere geometrico nel piano R2 . Si pu`o dimostrare che la formula
(11) `e vera anche per vettori u, v R3 e quindi conduce a considerazioni
geometriche nello spazio. Per n 4 non `e possibile a priori introdurre
la nozione di angolo fra due vettori e, com`e noto dalle lezioni di ge-
ometria analitica, si procede nella maniera seguente. Siano x, y Rn .
Si dice che i vettori x e y sono ortogonali se x y = 0. Infine se
x 6= 0 e y 6= 0 si chiama angolo fra x e y lunica soluzione [0, /2]
dellequazione
|x y|
(12) cos = .
kxk kyk
Lequazione (12) ha ununica soluzione giacche la funzione cos : [0, /2]
[0, 1] `e biiettiva e (per la diseguaglianza di Schwartz)
|x y|
[0, 1].
kxk kyk
Dunque i vettori x, y Rn \ {0} sono ortogonali se e solo se langolo
formato da x e y ha misura = /2.

4. La struttura topologica di Rn
Sia un punto x0 Rn e un numero positivo R > 0.
Definizione 2. Linsieme
B(x0 , R) = {x Rn : d(x0 , x) < R}
si dice palla di centro x0 e raggio R. 
Le palle si dicono spesso anche intorni sferici (in Rn ). La notazione
B(x0 , R) viene dalla parola inglese ball.
Esercizio 4. Siano 0 < r < R due numeri positivi. Si dimostri che
B(x0 , r) B(x0 , R) per ogni x0 Rn .
La seguente nozione ha un ruolo centrale nella presente sezione.
Definizione 3. Un insieme A Rn si dice aperto se per ogni punto
x0 A esiste un numero positivo R > 0 tale che B(x0 , R) A. 
Ad esempio il semipiano
A = {(x, y) R2 : y > 0}
`e un insieme aperto in R2 . Infatti se p = (x, y) A `e un punto
arbitrario di A allora la palla B(p, y/2) `e completamente contenuta
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in A, come il lettore si convincer`a facilmente. Un contro esempio `e


linsieme
A = {(x0 , y0 ) + tv : t R}, v R2 , kvk = 1,
ossia la retta che passa per (x0 , y0 ) R2 , di vettore direttore v. Linsieme
A non `e aperto. Infatti preso comunque un punto p A, una palla
qualsiasi di centro p possiede anche punti non situati sulla retta A e
quindi non pu`o essere completamente contenuta in A.
Proposizione 1. Le palle sono insiemi aperti.
Dimostrazione. Sia A = B(x0 , R) Rn una palla. Sia x1 A
un punto qualsiasi. Vogliamo trovare un raggio r > 0 di modo che
B(x1 , r) A. Si consideri
r = min{d(x0 , x1 ), R d(x0 , x1 )} > 0.
Per dimostrare che B(x1 , r) A sia x B(x1 , r) un punto qualsiasi. Si
possono distinguere due casi a seconda di come I) r = d(x0 , x1 ) oppure
II) r = R d(x0 , x1 ). Nel primo caso
R
d(x0 , x1 ) R d(x0 , x1 ) = d(x0 , x1 )
2
e quindi (per la diseguaglianza del triangolo)
d(x0 , x) d(x0 , x1 ) + d(x1 , x) < d(x0 , x1 ) + r = 2 d(x0 , x1 ) R,
ossia d(x0 , x) < R. Nel secondo caso
d(x0 , x) d(x0 , x1 ) + d(x1 , x) < d(x0 , x1 ) + r =
= d(x0 , x1 ) + R d(x0 , x1 ) = R
e quindi nuovamente d(x0 , x) < R. Dunque x B(x0 , R) e data
larbitrariet`a della scelta di x in B(x1 , r) segue che in definitiva tutti
punti di B(x1 , r) si trovano in B(x0 , R) ossia B(x1 , r) B(x0 , R). 
Gli insiemi aperti in Rn godono delle seguenti propriet`a i) linsieme
vuoto e linsieme totale Rn sono insiemi aperti, ii) lunione degli
elementi di una qualsiasi famiglia di aperti `e un insieme aperto, e iii)
lintersezione di due insiemi aperti `e un insieme aperto.
Esercizio 5. Dimostrare le propriet`a (i)-(iii) degli insiemi aperti in Rn .
Definizione 4. Un insieme C Rn si dice chiuso se esiste un insieme
aperto A Rn tale che C = Rn \ A. 
Dunque per definizione sono chiusi i complementi degli insiemi aperti.
Gli insiemi chiusi in Rn possiedono le seguenti propriet`a i) e Rn sono
insiemi chiusi, ii) lintersezione degli elementi di una qualsiasi famiglia
LEZIONE 1: Rn 7

di insiemi chiusi `e un insieme chiuso, e iii) lunione di due insiemi chiusi


`e un insieme chiuso.
Esercizio 6. 1) Si dimostrino le proriet`a (i)-(iii) degli insiemi chiusi in Rn .
2) Si dimostri che linsieme B(x0 , R) = {x Rn : d(x0 , x) R} `e un
insieme chiuso in Rn .
3) Mostrare che il semipiano C = {(x, y) R2 : y 0} `e un insieme
chiuso.

Sia Rn un sottoinsieme. Si denoti con linsieme dei punti


x Rn tali che per ogni R > 0 si ha
B(x, R) 6= , B(x, R) (Rn \ ) 6= .
Dunque consiste di tutti punti x con la propriet`a che una qualsiasi
palla di centro x interseca tanto quanto il suo complementare Rn \ .
Definizione 5. Linsieme si chiama il bordo di . 
Esercizio 7. Si consideri linsieme = {(x, y) R2 : x > 0}. Si dimostri
che = {(0, y) R2 : y R}.

Sia A Rn un sottoinsieme. Si denota con A linsieme che consiste di


tutti punti x A per cui esiste un raggio R > 0 tale che B(x, R) A.

Definizione 6. Linsieme A si chiama linterno di A. I punti x A


si
dicono punti interni di A. 
Esercizio 8. Mostrare che A `e un insieme aperto. Dare un esempio di
6= e tuttavia A non sia aperto.
insieme A R2 tale che A

Definizione 7. Sia Rn un sottoinsieme. Linsieme = si


chiama la chiusura di . 
Esercizio 9. 1) Mostrare che per ogni insieme Rn la sua chiusura
Rn `e un insieme chiuso.
2) Mostrare che per ogni x0 Rn e ogni R > 0 si ha

B(x0 , R) = B(x0 , R), B(x0 , R) = {x Rn : d(x0 , x) = R}.

Esercizio 10. Sia S Rn un sottoinsieme. Si ponga


d(S) = sup{kx yk : x, y Rn }.

d(S) si chiama il diametro dellinsieme S. Linsieme S `e limitato (rispetti-


vamente illimitato) se d(S) `e un numero (se d(S) = ). Si dimostri che per
ogni insieme limitato S Rn esistono un punto x0 Rn e un raggio R > 0
tali che S B(x0 , R).
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5. Successioni di punti in Rn
Definizione 8. Una funzione a : N Rn definita sullinsieme N dei
numeri naturali a valori in Rn si dice successione (di punti) in Rn . 
Come ogni funzione, una successione a : N Rn si pu`o considerare
nota se si conoscono le immagini di tutti i punti del suo dominio di
definizione i.e. se sono noti i punti a(k) Rn per ogni k N. In altre
parole si conosce a : N Rn se si conosce linsieme {a(k) Rn : k
N}. E` comune denotare a(k) con ak e scrivere linsieme {ak : k N}
nella forma succinta {ak }kN oppure {ak }k1 .
Definizione 9. Una successione {ak }k1 Rn si dice convergente se
esiste a Rn tale che per ogni  > 0 esiste un rango k 1 tale che
ak B(a, ) per ogni k k . 
Proposizione 2. Se un punto a Rn che gode delle propriet`a nella
Definizione 9 esiste allora esso `e unico.
Dimostrazione. La dimostrazione si conduce per riduzione ad as-
surdo. Siano a, a0 Rn tali che a 6= a0 e per ogni  > 0 esistono due
ranghi k 1 e k0 1 di modo che ak B(a, ) per ogni k k e
ak B(a0 , ) per ogni k k0 . Siccome a 6= a0 allora r = d(a, a0 ) > 0.
Sia  = r/3 e sia
Nr = max{k , k0 } = max{kr/3 , kr/3
0
} 1.
Segue che ak B(a, r/3) B(a0 , r/3) per ogni k Nr . Dunque
r r 2r
r = d(a, a0 ) d(a, ak ) + d(ak , a0 ) < + = ,
3 3 3
una contraddizione. Q.e.d.
In base alla Proposizione 2 `e lecito chiamare a nella Definizione 9 il
limite della successione {ak }k1 e adottare la scrittura limk ak = a.
` comune scrivere anche ak a per k caso nel quale si dice che
E
la successione {ak }k1 tende ad a.
Proposizione 3. Sia {ak }kN Rn una successione e a Rn un
punto. Se
ak = (a1k , , ank ), k N, a = (a1 , , an ),
allora sono equivalenti i seguenti enunciati
i) limk ak = a.
ii) limk ajk = aj per ogni 1 j n.
LEZIONE 1: Rn 9

Dimostrazione. (i)=(ii). Sia  > 0. Poiche limk ak = a esiste


k 1 tale che ak B(a, ) per ogni k k ossia kak ak <  per ogni
k k . Adoperiamo le diseguaglianze
|vi | kvk, 1 i n, v = (v1 , , vn ) Rn ,
sicche i
ak ai kak ak < , 1 i n,
per ogni k k . Cio significa che aik ai per k e per ogni i
{1, , n}. La dimostrazione dellaffermazione (ii)=(i) presenta un
elemento creativo addizionale ma cho non dovrebbe risultare estraneo
a quanti hanno seguito il corso di Analisi Matematica I. Per ipotesi
aik ai per k (e per ogni 1 i n). Dunque per ogni  > 0
esiste un rango ki 1 dal quale in poi i termini della successione
{aik }k1 si trovano nellintorno sferico di raggio  i.e. |aik ai | <  per
ogni k ki . Si ponga
k = max{ki : 1 i n}
sicche |aik ai | <  per ogni k k e per ogni indice 1 i n. Sia
> 0. Laffermazione precedente
vale per  > 0 arbitrario sicche vale
in particolare per  = / n. Precisamente se N = k/n allora

ak ai < ,
i
(13) k N , 1 i n.
n
Infine per ogni > 0 (sfruttando le n diseguaglianze (13))
v s 
u n 2
uX
i 2
kak ak = t |ak a | < n
i =
i=1
n

per ogni k N i.e. ak a per k . Lelemento creativo men-


zionato sopra consiste nella scelta di . Come nel corso di Analisi
Matematica I tale scelta ha soltanto il vantaggio delleleganza e una di-
mostrazione costruttiva e chiaramente disponibile (il lettore `e invitato
a trovarla).
Definizione 10. Una successione {ak }k1 Rn si dice di Cauchy se
per ogni  > 0 esiste un rango k 1 tale che kak a` k <  per ogni
k k e ` k . 
Esercizio 11. i) Si dimostri che una successione {ak }k1 Rn `e di Cauchy
se e solo se le successioni di numeri reali {ajk }k1 R sono di Cauchy per
ogni 1 j n, dove
ak = (a1k , , ank ) Rn , k 1.
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ii) Si dimostri che una successione {ak }k1 di punti in Rn `e di Cauchy se


e solo se {ak }k1 `e convergente.

6. Funzioni continue
Definizione 11. Sia A Rn un sottoinsieme e f : A R una funzione
a valori reali. Sia x0 Rn e ` R. Si supponga che esistano successioni
{ak }k1 A di modo che limk ak = x0 . Si dice che la funzione f
ha limite ` nel punto x0 , e si scrive limxx0 f (x) = `, se per ogni
successione {ak }k1 A che tende ad x0 la successione di numeri reali
{f (ak )}k1 R tende a ` i.e.
lim ak = x0 = lim f (ak ) = `.
k k

Si noti che il punto x0 nella definizione precedente non appartiene
necessariamente al dominio di definizione della funzione f . I punti x0
Rn per cui esistono successioni {ak }k1 A tali che limk ak = x0
sono i punti della chiusura A di A. Poiche lo scopo di queste lezioni `e
quello di impartire conoscenze di calcolo differenziale e integrale (per
funzioni di pi`
u variabili reali) ad allievi dei corsi di laurea in ingegneria
vengono presentati solo minimi elementi di topologia generale (e non
analizzeremo oltre simili elementi qualitativi).
Definizione 12. Sia A Rn un insieme aperto e f : A R una
funzione. Si dice che f `e continua nel punto x0 A se limxx0 f (x) =
f (x0 ). 
Si osservi che, poiche nella Definizione 12 il dominio A della funzione
f `e aperto, successioni {ak }k1 A che tendono ad x0 esistono sempre.
Infatti esiste R > 0 tale che B(x0 , R) A. La successione {1/k}k1
tende a 0 per k quindi esiste kR 1 tale che 1/k < R per ogni
k kR . Segue che B(x0 , 1/k) B(x0 , R) come sfere concentriche, per
ogni k kR . Andiamo ora a scegliere un punto in ciascuna delle palle
{B(x0 , 1/k) : k kR } i.e. sia ak B(x0 , 1/k) per ogni k kR . Abbi-
amo costruito una successione di punti di A che tende a x0 . Il lettore
scontento dal fatto che i termini della successione in questione hanno
indici che partono da kR anziche da 1 scelga a1 , , akR 1 comunque
in A (sempre che kR 2). Dalla costruzione
1
kak x0 k < , k kR ,
k
e quindi limk ak = x0 . Il lettore dovrebbe verificare questultima
affermazione in termini di  > 0 e k 1.

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