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Dispense a cura del Prof. G. Sciortino
MECCANICA COMPUTAZIONALE
Indice
Prefazione
1 CLASSIFICAZIONE DELLE EQUAZIONI ALLE
DERIVATE PARZIALI.............................................................................4
1.1 Equazioni alle derivate parziali del secondo ordine.................................4
1.2 Sistemi del primo ordine in due variabili................................................5
2 METODI VARIAZIONALI........................................................................9
2.1 Elementi di calcolo delle variazioni........................................................9
2.2 Formulazione debole e formulazione variazionale di
problemi ellittici....................................................................................11
2.3 Principi variazionali nei problemi agli
autovalori.............................................................................................15
2.4 Metodi variazionali approssimati........................................................16
2.4.1 Metodo di Rayleigh-Ritz.............................................................16
2.4.2 Metodo di Galerkin.....................................................................17
2.4.3 Metodo di Rayleigh-Ritz nei problemi agli
autovalori.....................................................................................18
3 ESEMPI APPLICATIVI..........................................................................20
3.1 Equazione della membrana.................................................................20
3.1.1 Deformazione della membrana sotto l’azione
di un carico ripartito....................................................................20
3.1.2 Autovibrazioni della membrana..................................................23
3.2 Svuotamento a potenziale di un serbatoio...........................................27
3.3 Oscillazioni trasversali di una trave.....................................................33
3.3.1 Metodo di Rayleigh-Ritz per la trave.........................................38
3.4 Equazione della piastra.......................................................................39
3.4.1 Deformazione della piastra sotto l’azione
di un carico ripartito.....................................................................39
3.4.2 Autovibrazioni della piastra.........................................................41
4 APPENDICE:
RICHIAMI DI MATEMATICA E APPROFONDIMENTI........................45
4.1 Formule di Green-Gauss......................................................................45
4.2 Ortogonalità degli autovettori nei problemi
generalizzati agli autovalori.................................................................45
4.3 Ricerca del minimo assoluto di J come minimo vincolato..................46
4.4 Ricerca degli autovalori successivi al primo col metodo di
Rayleigh-Ritz.......................................................................................46
4.5 Trasformata di Fourier: interpretazione energetica............................47
4.6 Principio di Minima Azione................................................................48
4.7 Deduzione dell’equazione della membrana dal
Principio di Minima Azione.................................................................49
4.8 Deduzione dell’equazione delle oscillazioni trasversali di piccola
ampiezza di una trave mediante il Principio di Minima Azione..........51
5 METODI ALLE DIFFERENZE FINITE.................................................53
5.1 Considerazioni generali......................................................................53
1
5.2 Analisi degli schemi numerici..............................................................54
5.2.1 Consistenza.................................................................................54
5.2.2 Convergenza................................................................................56
5.2.3 Stabilità......................................................................................57
5.3 Schemi espliciti e schemi impliciti......................................................59
5.4 Condizione di stabilità di Von Neumann............................................59
5.5 Dissipazione e Dispersione.................................................................61
Bibliografia..............................................................................................63
2
Prefazione
Il presente testo raccoglie le lezioni da me tenute per il corso di Meccanica
Computazionale nell’ambito della Laurea Magistrale in Ingegneria Civile per la
Protezione dai Rischi Naturali. Il settore scientifico disciplinare in cui si inserisce
tale corso è MAT/07 (Fisica Matematica).
L’obiettivo di tale insegnamento è quello di fornire allo studente della Laurea
Magistrale gli elementi di base per inquadrare e risolvere, dal punto di vista
teorico e computazionale, alcuni problemi fisico-matematici che si incontrano sia
nell’ingegneria strutturale che in quella idraulica. I metodi numerici utilizzati
sono quelli variazionali approssimati e quelli alle differenze finite.
La scelta del contesto applicativo si focalizza su problemi che, sebbene sem-
plici dal punto di vista della geometria che li descrive, permettano di eviden-
ziare aspetti dinamici fondamentali per un corretto inquadramento concettuale
di problemi più complessi. Essendo il corso destinato a studenti di ingegneria,
molti aspetti matematici sono stati volutamente semplificati, a volte a scapito
del rigore.
Infine tutti i problemi applicativi sono stati risolti utilizzando il programma
di calcolo simbolico e numerico Mathematica. Tale strumento permette una
implementazione rapida e compatta dei programmi e, tramite le efficacissime
animazioni, fornisce uno strumento didattico versatile e stimolante per la for-
mazione di una corretta immagine mentale dei problemi affrontati.
Giampiero Sciortino
3
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
2 2
Stante la ∂x∂i ∂x
u
j
= ∂x∂j ∂x
u
i
si può supporre senza scapito di generalità che la
matrice A = ((aij )) dei coefficienti dei termini del secondo ordine sia simmetrica.
I suoi n autovalori saranno allora tutti reali. Denotiamo con n+ , n− , n0 rispetti-
vamente il numero di quelli positivi, negativi e nulli in un certo x = x0 , u = u0 .
Ovviamente n = n+ + n− + n0 . Diremo allora che in x = x0 , u = u0 l’equazione
(1) è di tipo (per brevità con ∧, ∨ indicheremo rispettivamente la congiunzione
”e” e la disgiunzione ”oppure”):
4
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
segue che:
det(A − λI) = λ2 √ − T rλ + ∆ = 0
2
λ1,2 = T r± T2r −4∆
T r + a + c, ∆ + ac − b , T r − 4∆ = (a − c)2 + b2 ≥ 0
2 2
5
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
La classificazione del sistema (6) si effettua in relazione alle proprietà del seguente
problema generalizzato agli autovalori (X + [x1, x2, ...xN ]T ):
A.X = λB.X
Pn (λ) + det(A − λB) (7)
supponendo che almeno una delle matrici A, B sia non singolare. Suppor-
remo nel seguito che det B 6= 0.
Diremo allora che il sistema (6) è:
ellittico se gli zeri di Pn (λ) = 0 sono tutti complessi
iperbolico se gli zeri di Pn (λ) = 0 sono tutti reali e il problema agli auto-
valori (7) ammette una base di autovettori
parabolico se gli zeri di Pn (λ) = 0 sono tutti reali e il problema agli auto-
valori (7) non ammette una base di autovettori.
Se le matrici A e B e il vettore C dipendono da x e y il sistema (6) è
lineare. Se dipendono anche da U il sistema è detto quasi lineare. Nel primo
caso la classificazione può essere punto-dipendente nel secondo anche soluzione-
dipendente.
Nel caso di sistema iperbolico, (denoteremo in seguito con t la variabile y
(variabile tempo)) la (7) diventa per ipotesi di non singolarità di B:
B −1 .A.X = λX (8)
∂U ∂U
B −1 .A. + = B −1 .C (11)
∂x ∂t
e quindi per le (10):
e ∂U ∂U ∂U ∂U
T −1 .D.T. + = B −1 .C ⇒ Λ.T. + T. = T.B −1 .C (12)
∂x ∂t ∂x ∂t
Consideriamo adesso alcuni casi particolari.
6
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
e
e = T.U ⇒ ∂ U = T. ∂U
U
∂(t, x) ∂(t, x)
e
∂U e
∂U
+ Λ. = T.B −1 .C (13)
∂t ∂x
o anche scritte per componenti:
fi
∂U ei
∂U
+ λi ei /Dt = (T.B −1 .C)
= D(i) U i
∂t ∂x
dove D(i) (·)/Dt + ∂(·)/∂t + λi ∂(·)/∂x rappresenta la derivata lungo la i −
h iT
esima linea caratteristica di pendenza dx/dt = λi , U e = U e1 , U
e2 , ..., U
eN ed
essendo (T.B −1 .C)i la i − esima componente del vettore T.B −1 .C.
Qualora nelle precedenti C = 0, segue che le U fi non variano lungo le cor-
rispondenti linee caratteristiche di pendenza dx/dt = λi , e il sistema può essere
integrato analiticamente ottenendo:
ei = fi (x − λi t)
U (14)
i = 1, 2, ..., N
le (12) diventano:
∂F(U) ∂F(U)
+ Λ. = T.B −1 .C (16)
∂t ∂x
o anche scritte per componenti:
7
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
i = 1, 2, ..., N
8
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
2 Metodi Variazionali
2.1 Elementi di calcolo delle variazioni
Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto (campo). In Ω definiamo il seguente spazio di
funzioni, detto spazio delle funzioni a quadrato sommabile in Ω così definito:
½ ¯ Z ¾
¯
2 ¯ n 2
L (Ω) = u(x) ¯x ∈ R , u(x) ∈ R, u(x) dΩ < ∞
Ω
Tale spazio è uno spazio vettoriale sul campo dei reali, nel quale possiamo
definire il seguente prodotto scalare fra due suoi elementi:
Z
(u(x), v(x)) + u(x)v(x)dΩ
Ω
J :A→R
u(x) → J[u]
J : A1 × A2 × ... × AM → R
(u1 (x), u2 (x), ..., uM (x)) → J[u1 , u2 , ..., uM ]
M = {v(x) |u + v ∈ A, ∀u ∈ A, ∀ ∈ R }
9
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
δJ[u0 ; v] = 0, ∀v ∈ M (18)
δ k J[u1 , u2 , ..., uM ; vk ] +
J[u1 , u2 , ..uk + k vk , ..uM ] − J[u1 , u2 , ..uk , ..uM ]
lim , ∀vk ∈ Mk
k →0 k
Nel caso di funzioni ordinarie, sussiste la proprietà che la derivata lungo una
assegnata direzione è data dal prodotto scalare del suo gradiente per il versore in
quella direzione. Anche per i funzionali sussiste una proprietà analoga. Si può
infatti dimostrare che, sotto determinate condizioni, δJ[u; v], che altro non è che
la derivata di J nella direzione v, può essere scritto come δJ[u; v] = (G, v), dove
G è una funzione (dipendente da u) appartenente a L2 (Ω). Per quanto detto è
naturale definire tale funzione il gradiente di J e scrivere
10
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
fu (x, u, u0 ) − fxu0 (x, u, u0 ) − fuu0 (x, u, u0 )u0 − fu0 u0 (x, u, u0 )u00 = 0 (22)
11
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Lasciando v del tutto arbitraria non si andrebbe molto oltre la (27). Facendo
invece appartenere sia u che v ad opportuni spazi la (27) può essere ulteriormente
trasformata. Siano allora:
© ª
A = u ∈ H 1 (Ω) |u = gD in SD
(28)
© 1
ª
M = v ∈ H (Ω) |v = 0 in SD
12
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
p(x)gN (x)v dS
SN
Una funzione u ∈ A e che soddisfa la (29) si dice soluzione debole del prob-
lema (24), mentre la (29) formulazione debole del problema (24). Evidentemente
ogni soluzione classica del problema (24) è anche una soluzione debole, ma in
generale non è vero il viceversa. Si può però dimostrare che per tutti i problemi
standard tipo equazione di Laplace, Poisson, e via dicendo, definiti in domini
ragionevoli, soluzioni deboli e classiche coincidono. Vi sono però alcuni prob-
lemi di interesse fisico che impostati classicamente sono mal posti, mentre la
formulazione debole è ben posta e dunque è l’unica possibile.
Vediamo ora sotto quali condizioni si può passare da una formulazione debole
tipo la (29) ad una formulazione di tipo variazionale. Supponiamo allora che
siano verificate le condizioni:
½
K[u, v] = K[v, u]
∀u ∈ A, ∀v ∈ M (31)
K[u, u] ≥ 0
13
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
segue che:
Z
J[u + εv] = p∇(u + εv) · ∇(u + εv) + q(u + εv)2 dΩ−
Ω
Z Z
2( pgN (u + εv) dS + f (u + εv) dΩ) =
SN Ω
∙Z Z Z ¸
J[u] + 2ε p∇u · ∇v + quv dΩ − ( pgN v dS + f v dΩ) + O( 2 ) =
Ω SN Ω
J[u] + 2ε [K[u, v] − F [v]] + O( 2 )
J[u + v] − J[u]
δJ[u; v] = lim = 2(K[u, v] − F [v])
→0
si ottiene la (33).
Dalla espressione del funzionale (34) si ricavano facilmente i funzionali asso-
ciati ai seguenti problemi (tutti di particolare interesse applicativo) deducibili
dal problema (24) come particolari sottocasi (il terzo problema non è immedi-
atamente deducibile dal (24) ma viene comunque riportato):
−∇2 u = f in Ω ⊂ Rn (35)
u = g in S = ∂Ω
−∇2 u = f in Ω ⊂ Rn (36)
∂u/∂n = g in S = ∂Ω
Z Z
Jb [u] = (∇u · ∇u − 2f u)dΩ − 2 gudS
Ω S
da minimizzare in A = H 1 (Ω)
14
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
−∇2 u = f in Ω ⊂ Rn (37)
∂u/∂n + pu = g in S = ∂Ω
Z Z
Jc [u] = (∇u · ∇u − 2f u)dΩ + (pu2 − 2gu)dS
Ω S
da minimizzare in A = H 1 (Ω)
Relativamente al problema alla Neumann (36), si può dimostrare che esso
ammette infinite soluzioni che differiscono fra loro per una costante arbitraria,
purché sia soddisfatta una condizione necessaria e sufficiente di risolubilità che
può essere così ricavata. Integrando l’equazione su Ω e applicando le formule di
Green-Gauss al primo membro segue:
Z Z Z Z Z
∂u
−∇2 udΩ = −∇ · (∇u)dΩ = −∇u · nd∂Ω = − d∂Ω = f dΩ
Ω Ω ∂Ω ∂Ω ∂n Ω
15
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Si può allora dimostrare che il funzionale (42) gode delle seguenti proprietà:
⎧
⎪
⎪ λ1 = min J[φ] = min J[φ]
⎪
⎨ φ∈A0 −{0} φ∈A0 ∩L
16
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
17
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
dove:
Z
Ajk + (p∇φj · ∇φk + qφj φk )dΩ
Ω
Z
Bjk + rφj φk dΩ, X + [c1 , c2 , .....cN ]T
Ω
18
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
∂(N + λ(1 e
e − D))/∂cr = ∂N/∂cr − λ∂D/∂cr = 0, r = 1, 2, ....N
e
A.X = λB.X, X T .B.X = 1 (55)
e =0
det(A − λB) (56)
minH(X) = min e1
N (X) = (X1T .A.X1 )/(X1T .B.X1 ) = λ (57)
X6=0 X T .B.X=1
λ1 = min J[φ]
φ∈A0 ∩L
19
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
3 ESEMPI APPLICATIVI
dovep
a = T0 /ρ, ρ =densità areolare=massa/area,
T0 =tensione=forza/lunghezza
F (x, y, t) =forza areolare=(forza/area) applicata al generico elemento d’area
nel punto della membrana di coordinate (x, y, z(x, y, t)) al tempo t.
Dalla relazione (35) sappiamo che il problema (60) equivale a trovare l’estremale
del seguente funzionale:
Z
J[z] = (∇z · ∇z − 2f z) dΩ (61)
Ω
© ª
in A = z ∈ H 1 (Ω) |z = 0 in ∂Ω
20
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
da cui:
N
X ®
ξ ijrs cij = f φr,s
i,j=1
®
ξ ijrs + (∂φr,s /∂x)(∂φi,j /∂x) + (∂φr,s /∂y)(∂φi,j /∂y) (65)
r, s = 1, 2, ...N
21
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Si può dimostrare che per N → ∞ la (67) tende alla soluzione esatta del
problema (60).
A titolo di esempio in figura 1 e 2 sono riportati i grafici 3D per due mem-
brane quadrate di lato unitario sollecitate rispettivamente dai seguenti due pesi
distribuiti, utilizzando N = 20 :
f =1
£ ¤
f = exp −35((x − Lx /4)2 + (y − Ly /2)2 )
0.06
1
0.04
0.02 0.8
0 0.6
0
0.2 0.4
0.4
0.6 0.2
0.8
10
Fig.1 f = 1
0.015
0.01 1
0.005 0.8
0 0.6
0
0.2 0.4
0.4
0.6 0.2
0.8
0
1
£ ¤
Fig.2 f = exp −35((x − Lx /4)2 + (y − Ly /2)2 )
22
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
−ω 2 u(x, y) = a2 ∇2 u
−∇2 u = λu (69)
L’equazione (69) va integrata sempre richiedendo che u sia nulla al contorno
cioè su ∂Ω (membrana fissata agli estremi) e richiedendo che u non sia identi-
camente nulla. La (69) allora è un problema agli autovalori del tipo (40) con
p = 1, q = 0, r = 1.
Risolviamolo allora col metodo di Rayleigh-Ritz calcolando il primo autoval-
ore e il primo modo di oscillazione. Poichè le funzioni linearmente indipendenti
devono appartenere allo spazio:
© ª
A0 = φ ∈ H 1 (Ω) |φ = 0 in S = ∂Ω
23
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
che equivale ad associare alla coppia (1, 1) l’indice j = 1, alla coppia (1, 2)
l’indice j = 2 e via dicendo, l’approssimante (70) diventa:
2
N
X
uN 2 = cj φj (73)
j=1
∙ ¸
j−1
r(j) = + 1, [•] + parte intera di • (74)
N
∙ ¸
j−1
s(j) = j − N
N
Con tale notazione la generica φj è data da:
e
A.X = λB.X (76)
dove:
Z Z
∂φj ∂φk ∂φj ∂φk
Ajk + ∇φj · ∇φk dΩ = ( + )dΩ (77)
Ω ∂x ∂x ∂y ∂y
Z Ω
Bjk + φj φk dΩ
Ω
ej r(j)2 π 2 s(j)2 π 2
λ = Ajj /Bjj = + (79)
L2x L2y
j = 1, 2, ......
24
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
25
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Valutiamo ora l’effetto relativo ad una diversa scelta delle funzioni φj . Tenendo
conto che si devono annullare al contorno della membrana, potremmo provare
con delle funzioni polinomiali del tipo:
Come si vede anche con soli quattro modi l’approssimazione, per eccesso
come dimostrato, dell’autovalore più piccolo è ottima. Tale fatto è chiaramente
legato alla analoga simmetria delle (81) e del primo modo di oscillazione. La
cattiva approssimazione degli autovalori successivi è invece legata al fatto che
le (81) non sono mai emisimmetriche. Calcolando dalle (76) l’autosoluzione
(c1 , c2 , c3 , c4 ) corrispondente al primo autovalore possiamo costruire l’autofunzione
approssimante il primo modo di oscillazione:
2
N
X
uN 2 = cj [x(x − 1)]r[j] [y(y − 1)]s[j] (82)
j=1
1
0.75 1
0.5
0.25 0.8
0 0.6
0
0.2 0.4
0.4
0.6 0.2
0.8
0
1
Fig. 5
26
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
0.002
0.0015
0.001
0.0005 0.8
0 0.6
0.2 0.4
0.4
0.6 0.2
0.8
Fig.6 Fig.7
y
Δψ
1
h
2
4
Δψ
3
a
x
b
Fig.8
27
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
½
∇2 ψ = 0 in Ω
(83)
ψ = g in ∂Ω
dove Ω = {x, y |0 < x < L, 0 < y < h }
Vediamo ora chi deve essere la funzione g affinché il problema di Dirichlet
(83) traduca correttamente il processo di efflusso. Innanzi tutto la frontiera ∂Ω
è composta di quattro parti S1 ∪ S2 ∪ S3 ∪ S4 indicate in figura con i numeri
1, 2, 3, 4. Le S2 e S4 sono superfici impermeabili e dunque su esse la ψ è costante
(vedremo poi che valore deve assumere). S3 è in parte impermeabile (0 ≤ x ≤
a ∪ b ≤ x ≤ L) + SIM P3 e in parte permeabile (a < x < b)+ SP3 , mentre S1 è
tutta permeabile. Ricordando le relazioni che legano la funzione di corrente ψ
al campo di velocità V + (Vx , Vy ):
Vx = ∂ψ/∂y
Vy = −∂ψ/∂x
28
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
© ¯ ª
nell’insieme A = ψ ∈ H 1 (Ω)¯ ψ = g su ∂Ω . Poichè g non è nulla, tale in-
sieme non è © uno spazio vettoriale
¯ ed èªnecessario definire anche lo spazio vet-
toriale M = φ ∈ H 1 (Ω)¯ φ = 0 su ∂Ω . Come abbiamo visto nei metodi vari-
azionali approssimati, la funzione approssimante si deve porre nella forma:
N
X
ψN 2 = ψ0 + cij φi,j (86)
i,j=1
ψ0 ∈ A, φi,j ∈ M
La scelta delle φi,j , tenendo conto che l’appartenenza ad M richiede che tali
funzioni si annullino sulla frontiera ∂Ω, può essere fatta utilizzando le funzioni:
iπx jπy
) sin(
φi,j = sin( ) (87)
L h
Per quanto riguarda la scelta di ψ 0 ,tale scelta è arbitraria ma l’appartenenza
ad A richiede che ψ 0 assuma su ∂Ω i valori di g. E’ allora naturale cercare di
vedere se g è prolungabile in Ω. Ora sappiamo che g1 (x) è il valore che assume
per y = h, mentre g3 (x) il valore che assume per y = 0. Per prolungarla in
maniera continua all’interno del dominio fluido, è naturale provare a connettere
tali due funzioni attraverso una combinazione lineare a coefficienti dipendenti
da y ponendo:
(h − y) y
gprolungata = ψ 0 = g3 (x) + g1 (x) (88)
h h
Come è immediato verificare tale funzione è definita e continua in tutto
Ω ∪ ∂Ω e su ∂Ω assume i valori di g. Va sottolineato che tale funzione è solo
continua, ma ha derivate discontinue come g. L’appartenenza ad A non richiede
però alcuna condizione di continuità delle derivate ma solo che queste siano a
quadrato integrabile (appartenenza ad H 1 (Ω)), condizione senz’altro verificata
data la finitezza delle derivate nei punti dove esistono.
Inseriamo ora l’approssimante (86) nel funzionale (85) e cerchiamo gli estremi
della funzione:
XN
Λ = J[ψ 0 + cij φi,j ] (89)
i,j=1
N
X ¿ À ¿ À
∂φi,j ∂φr,s ∂φi,j ∂φr,s ∂ψ 0 ∂φr,s ∂ψ 0 ∂φr,s
cij + = − + (90)
i,j=1
∂x ∂x ∂y ∂y ∂x ∂x ∂y ∂y
r, s = 1, 2, ...N
29
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
hQ rπb rπa
μrs = − (sin( ) − sin( ))
(b − a)πs L L
π2 r2 h s2 L
ηrs = ( + )
4 L h
Nelle Fig.9 e Fig.10 sono riportati i grafici delle linee di livello (linee di
corrente) per l’approssimante (86) con N = 20, relativi rispettivamente ad un
serbatoio quadrato di lato unitario con Q = 1. e con efflusso compreso nella
zona fra 0.4 < x < 0.6 e 0.6 < x < 0.8:
Fig. 9 Fig.10
30
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
ψN 2
H 1 (Ω ) C 2 (Ω )
N =0 N =5
Fig11
N = 20 N = 40
Fig.12
31
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
N
X
ϕN 2 = cij ϕi,j , Λ + J[ϕN 2 ] (94)
i,j=0
iπx jπy
ϕi,j + cos( ) cos( ), c00 + 0
L h
imponendo l’annullamento delle derivate parziali ∂Λ/∂crs si ottiene un sis-
tema lineare nelle incognite crs , i cui valori forniscono l’approssimante (94).
L’aver posto c00 + 0 è conseguenza del fatto che l’equazione di Laplace, con
condizioni alla Neumann, ammette infinite soluzioni che differiscono per una
32
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Fig.13
33
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
34
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
quanto ogni elemento della trave oscilla con uguale pulsazione ω k ) dell’equazione
omogenea che si ottiene dalla (95) ponendo F = 0, ossia dell’equazione:
∂ 2 z/∂t2 + a2 ∂ 4 z/∂x4 = 0 (101)
L’insieme di tutte le soluzioni di tale equazione, essendo questa lineare ed
omogenea, costituisce uno spazio vettoriale S come facilmente si verifica. Fra
due elementi (funzioni) z1 , z2 ∈ S (ossia soddisfacenti la (101)), definiamo il
seguente prodotto scalare:
ZL
(z1 , z2 ) + z1 z2 dx (102)
0
essendo Aj (t) dei coefficienti incogniti del tempo, che rappresentano l’ampiezza
(j)
del j-esimo modo di oscillazione zf (x). Inserendo la (104) nella (95) segue:
∞ (j)
X d2 Aj (t) (j) d4 zf (x)
2
( zf (x) + a Aj (t) ) = f (x, t)
j=1
dt2 dx4
35
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
d2 Ak (t)
+ ω 2k Ak (t) = fk (t) (106)
dt2
fk (t) (k)
fk (t) + (k) (k) , fk (t) + (f (x, t), zf (x))
(zf , zf )
d2 Ak (t)
+ ω 2k Ak (t) = fk (t) (107)
dt2
N
fk (t) 1 (k) 1 X (i) (k)
fk (t) + , fk (t) + (F (x, t), zf (x)) + F (t)zf (x(i)
c (t))
(k)
(zf , zf )
(k) ρS ρS i=1 c
(k)
L’ampiezza Ak (t) del k-esimo modo di oscillazione zf (x), soddisfa dunque
l’equazione di un oscillatore armonico di pulsazione propria ω k , eccitato dalla
36
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
(k)
forzante fk (t) proporzionale alla proiezione del carico sul modo stesso zf (x).
Se tale proiezione è nulla, il modo corrispondente non viene eccitato. Se la fk (t)
oscilla con pulsazione prossima alla ω k , allora il k-esimo modo di oscillazione
(k)
zf (x) va in risonanza. Se infine il carico non dipende esplicitamente dal tempo,
allora le fk (t) = fk sono delle costanti. Le (107) ammettono allora le soluzioni
costanti Ak = fk /ω 2k che inserite nella (104) forniscono la deformata della trave
(soluzione stazionaria) sotto l’azione statica del carico. Nel caso più generale,
l’integrazione delle (107) fornisce delle funzioni del tempo Ak (t) che inserite
nella (104) forniscono la deformata istantanea della trave z(x, t). Risolvendo
ad esempio le (107) con condizioni iniziali Ak (0) = 0, A0k (0) = 0, si sta impo-
nendo che all’istante zero la trave sia indeformata e ferma. Relativamente a tale
caso, supponiamo che il carico solleciti la trave, a partire dall’istante t = 0, per
un intervallo di tempo finito. Valutiamo allora l’energia che tale sollecitazione
trasferisce alla trave e come tale energia si distribuisce tra i vari modi di oscil-
lazione. L’energia della trave è la somma di quella cinetica e di quella elastica
e dunque:
Z
1 L ∂z ∂2z
Etrave = (ρS( )2 + EJ( 2 )2 )dx
2 0 ∂t ∂x
Inserendo allora lo sviluppo (104) segue:
∞ Z L ∞ Z L 2 (k) 2 (j)
1 X 0 0 (k) (j) 1 X d zf d zf
Etrave = ρSAk Aj zf zf dx + EJAk Aj dx
2 0 2 0 dx2 dx2
k,j=1 k,j=1
(108)
Ora integrando due volte per parti e sfruttando il fatto che:
(s) (s)
d4 zf /dx4 = λs zf , s = 1, 2, ...
si ha:
Z L d2 z (k) (j) Z L d4 z (k) Z
f d2 zf f (j)
L
(k) (j)
dx = z dx = λk zf zf dx
0 dx2 dx2 0 dx4 f 0
37
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
38
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
che può essere ottenuto moltiplicando entrambi i membri della (112) per
zf e integrando (va fatta una doppia integrazione per parti sul numeratore).
Le proprietà del funzionale (113) sono analoghe a quello già esaminato per i
problemi ellittici.
∂2z
ρ + a2 ∇4 z = F (x, y, t) (114)
∂t2
∂ 4 (·) ∂ 4 (·) ∂ 4 (·)
∇4 (·) + ∇2 ∇2 (·) = 4
+2 2 2 +
∂x ∂x ∂y ∂y 4
dove:
z =spostamento ortogonale al piano di appartenenza della piastra a riposo
F (x, y, t) =forza per unità di area applicata all’areola centrata in (x, y)
ρ =densità areolare=massa/area
a2 = Es3 /(12(1 − ν 2 ))
E =modulo elastico
s =spessore
ν =coefficiente di Poisson
∇4 z = f + F/a2 (115)
Risolvere tale equazione vuol dire trovare la deformata della piastra sotto
l’azione del carico ripartito F. Supponiamo che la piastra a riposo occupi un
dominio piano Ω del piano xy e che le condizioni di vincolo siano condizioni di
incastro. Si tratta allora di risolvere il seguente problema:
½
∇4 z = f in Ω
(116)
z = 0, ∂z/∂n = 0 su ∂Ω
Vediamo ora di dare una formulazione debole del problema (116). Sia allora:
© ¯ ª
A = M = v ∈ H 2 (Ω)¯ v = 0, ∂v/∂n = 0 su ∂Ω
Moltiplichiamo la prima delle (116) per una arbitraria v ∈ M e integriamo
su Ω. Otteniamo così:
39
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Z Z
4
∇ zvdΩ = f vdΩ
Ω Ω
Applicando due volte le formule di Green-Gauss al primo termine della prece-
dente e tenendo conto che z ∈ A in virtù delle condizioni al contorno e v ∈ M
si ricava facilmente:
⎧ Z Z
⎨
∇2 z∇2 vdΩ = f vdΩ
(117)
⎩ Ω ∀v ∈ M
Ω
e imponiamo che la (117) sia soddisfatta per tutte le v + φr,s (x, y), r, s =
1, 2, ..., N .
Denotando al solito con h·i l’integrazione in Ω, segue il sistema lineare:
N
X ® ®
cij ∇2 φi,j ∇2 φr,s = f φr,s , r, s = 1, 2, ..., N (119)
i,j=1
40
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
f =1
£ ¤
f = exp −35((x − Lx /4)2 + (y − Ly /2)2 )
assumendo una piastra quadrata di lato unitario e N = 10.
Per il caso di carico uniformemente distribuito su una piastra quadrata la
freccia esatta in mezzeria vale F L4x /(830a2 ). Avendo noi assunto f = F/(a2 ) =
1 e Lx = 1 segue che la freccia esatta è 1/830 ' 0.0012 mentre quella trovata
con N = 10 è 0.0010.
Il numero di modi necessari a raggiungere una determinata precisione dipende,
ovviamente, dalla scelta delle funzioni adottate per costruire la funzione ap-
prossimante.
0.001 0.0002
0.00075 1 0.00015 1
0.0005 0.0001
0.00025 0.8 0.00005 0.8
0 0.6 0 0.6
0 0
0.2 0.4 0.2 0.4
0.4 0.4
0.6 0.2 0.6 0.2
0.8 0.8
10 10
Fig.14
41
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
definito
© in: ¯ ª
A = u ∈ H 2 (Ω)¯ u 6= 0, (u = 0, ∂u/∂n = 0 su ∂Ω)
mentre©: ¯ ª
M = v ∈ H 2 (Ω)¯ v = 0, ∂v/∂n = 0 su ∂Ω
Valutiamo ora le funzioni che annullano la variazione prima di J. Si ha:
DδN − N δD N
δJ = = 0 ⇒ δN = δD = J[u]δD (124)
D2 D
Si ricava poi immediatamente che:
Z
δN = 2 ∇2 u∇2 vdΩ
ZΩ
δD = 2 uvdΩ
Ω
cosicchè le (124) diventano:
Z Z
∇2 u∇2 vdΩ = J[u] uvdΩ, ∀v ∈ M (125)
Ω Ω
∇4 u = J[u]u (127)
Tale equazione ci dice che gli estremali del funzionale (123) sono le autofun-
zioni del problema agli autovalori biarmonico (122) e, in corrispondenza di tali
funzioni, J[u] è proprio l’autovalore λ come mostra la (127). Poichè si può di-
mostrare che gli autovalori del problema biarmonico (122) sono numerabili e che
c’è un autovalore più piccolo, si tratta di trovare gli estremali uk del funzionale
(123) e valutare il più piccolo J[uk ], k = 1, 2, ....
Dal punto di vista numerico, costruita l’approssimante:
N
X
uN = cj φj , φj ∈ M (128)
j=1
42
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
con:
Z
Ajk + ∇2 φj ∇2 φk dΩ
ZΩ
Bjk + φj φk dΩ
Ω
X + [c1 , c2 , .....cN ]T
∂(N + λ(1 e
e − D))/∂cr = ∂N/∂cr − λ∂D/∂cr = 0, r = 1, 2, ....N
43
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
44
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
La precedente, nel caso che B sia la matrice identità, ci dice che autovettori
corrispondenti ad autovalori distinti, sono tra loro ortogonali.
Dim.
Per ipotesi: ½
A.X1 = λ1 B.X1
(133)
A.X2 = λ2 B.X2
segue:
(A.X1 )T = λ1 (B.X1 )T ⇒ X1T .A = λ1 X1T .B (134)
essendo per ipotesi AT = A, B T = B. E quindi, rispettivamente per la(134)
e per la (133), si ha:
½ T
X1 .A.X2 = (X1T .A).X2 = λ1 X1T .B.X2
⇒ λ1 X1T .B.X2 = λ2 X1T .B.X2
X1T .A.X2 = X1T .(A.X2 ) = λ2 X1T .B.X2
da cui:
(λ1 − λ2 )X1T .B.X2 = 0
Essendo per ipotesi λ1 − λ2 6= 0 ⇒ X1T .B.X2 = 0 ossia la tesi.
45
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
e (essendo questi
nelle N + k incognite X + (c1 , c2 , ..., cN )T ,μ1 ,μ2 ,...,μk−1 ,λ,
ultimi i k moltiplicatori di Lagrange). Sia ora (λ ek , Xk ) la coppia k − esimo
e e e
autovalore-autovettore (con λ1 < λ2 < ...λk ) del problema A.X = λB.X e verifi-
T
cante la Xk .B.Xk = 1. Verifichiamo allora che le N + k grandezze Xk ,(μs = 0,
ek verificano le (135). Inserendo infatti in queste equazioni
s = 1, 2, ...k − 1), λ
tali grandezze segue:
ek (1 − D))/∂cr = 0 ⇒ A.Xk = λ
∂G/∂cr = ∂(N + λ ek B.Xk
XkT .B.Xk = 1
XsT .B.Xk = 0, s = 1, 2, ...k − 1
46
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
47
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
e quindi tenendo conto della (138), segue che la ξ(t) verifica l’equazione
differenziale del prim’ordine:
48
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
t2
t1
Fig.1
49
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
s
∂z 2 ∂z 1 ∂z ∂z
1+( ) + ( )2 − 1 ' (( )2 + ( )2 )
∂x ∂y 2 ∂x ∂y
cosicchè risulta:
Z
1 ∂z 2 ∂z
U d = T0 ( (( ) + ( )2 )dΩ) (145)
Ω 2 ∂x ∂y
Infine il potenziale UF associato ad un carico distribuito F (x, y, t) (carico in
direzione verticale) è:
UF = zF (146)
cosicchè il potenziale complessivo −U = −U d + UF . L’azione per il sistema
membrana è dunque:
Z t2
AZ[z] = (E − U d + UF )dt =
t1
Z t2 Z ∙ ¸
1 ∂z 2 1 ∂z ∂z
dt ( ) ρ − T0 (( )2 + ( )2 ) + zF dΩ (147)
t1 Ω 2 ∂t 2 ∂x ∂y
Calcoliamo
© allora la variazione dell’azione. Per quanto
ª detto sui moti variati:
M = v(x, y, t)| v = 0 su ∂Ω, v|t=t1 = v|t=t2 = 0
Segue dopo brevi calcoli che:
¯
d ¯¯
δAZ[z; v] = AZ[z + v] =
d ¯ =0
Z t2 Z ∙ ¸
∂z ∂v ∂z ∂v ∂z ∂v
dt ρ − T0 ( + ) + vF dΩ (148)
t1 Ω ∂t ∂t ∂x ∂x ∂y ∂y
50
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
dalle (149) e (150) segue allora che l’annullamento della (148) può essere
scritto come:
Z t2 Z ∙ ¸
∂2z ∂2z ∂2z
δAZ[z; v] = dt −ρ 2 + T0 ( 2 + 2 ) + F vdΩ, ∀v ∈ M
t1 Ω ∂t ∂x ∂y
da cui segue l’equazione della membrana:
∂2z ∂2z ∂2z
ρ 2
− T0 ( 2 + 2 ) = F
∂t ∂x ∂y
coincidente con la (58).
51
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Il primo termine, integrando per parti nel tempo, può essere così trasformato:
Z t2 Z L Z L Z t2
∂z ∂v ∂z ∂v
dt ρS dx = dx ρS dt =
t1 0 ∂t ∂t 0 t1 ∂t ∂t
Z L ¯t Z t2
∂z ¯¯ 2 ∂2z
dx( ρS v ¯ − ρS 2 vdt) = (155)
0 ∂t t1 t1 ∂t
Z t2 Z L 2
∂ z
− dt ρS 2 vdx
t1 0 ∂t
da cui l’equazione:
∂2z ∂4z
ρS + EJ =F
∂t2 ∂x4
coincidente con la (95).
52
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
∂U ∂F(U)
+ =E (158)
∂t ∂x
dove:
dF(U)
=A
dU
ed essendo A una matrice N × N reale che, nel caso di sistemi iperbolici, ha
autovalori tutti reali ed è diagonalizzabile.
Il caso più semplice della equazione (157) è la cosiddetta scalar linear wave
equation che ha la forma:
∂Z ∂Z
+C =0 (159)
∂t ∂x
dove Z(x, t) è l’incognita e C è una costante.
Tale equazione verrà spesso usata per mettere in luce in maniera semplice ed
intuitiva alcune proprietà degli schemi numerici. L’utilizzo e l’implementazione
di specifici codici, non può prescindere da una analisi delle proprietà che uno
schema numerico deve possedere per essere in grado di rappresentare in maniera
adeguata una forma approssimata di una assegnata equazione differenziale. Tre
sono le caratteristiche fondamentali che deve possedere uno schema numerico:
esso deve risultare consistente, convergente e stabile. Nel diagramma di
seguito riportato, si evidenzia come la consistenza definisca una relazione fra la
struttura dell’equazione differenziale e la struttura della corrispondente formu-
lazione discreta, la stabilità una relazione tra la soluzione numerica computata
53
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Consistenza
⇓
Stabilità
⇓
Convergenza
⇓
Posto allora:
Zjn + Z(j∆x, n∆t)
con ∆x, ∆t > 0 e j, n interi, approssimando le derivate della Z nel generico
punto xj = j∆x, tn = n∆t nel seguente modo:
54
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
( n + 1) Δ t
N3
nΔt
N1 N2
( j − 1) Δx jΔx x
Fig.2
( Zt |nj + C Zx |nj )+
h i
Zt t |nj ∆t/2! − C Zx x |nj ∆x/2! + Zt t t |nj ∆t2 /3! + C Zx x x |nj ∆x2 /3! + ... = 0
(164)
Tale relazione mette in luce un aspetto molto importante che lega l’equazione
alle differenze (162) e l’equazione differenziale (160). Si nota infatti che i termini
entro le parentesi tonde esprimono esattamente ciò che l’equazione differenziale
(160) impone nel punto (xj , tn ), mentre i termini entro le parentesi quadre
rappresentano dei termini "spuri" che rappresentano l’errore strutturale che si
commette nel passare dalla forma differenziale alla forma discreta. In generale,
55
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Come si vede dalla (164) lo schema numerico definito dalla (162) è consis-
tente, essendo ERR = O(∆x) + O(∆t). Sulla base di quest’ultima, lo schema
viene inoltre detto del prim’ordine nello spazio e nel tempo (se fosse stato
ERR = O(∆x2 ) + O(∆t) avremmo detto del secondo ordine nello spazio e
del primo nel tempo).
Il concetto di consistenza è molto importante in quanto costituisce una prima
condizione necessaria affinché uno schema numerico possa fornire soluzioni che
approssimino bene quanto si vuole la soluzione esatta di una equazione differen-
ziale.
5.2.2 Convergenza
Discutiamo ora più in dettaglio il concetto di convergenza.
In termini molto intuitivi, diremo che lo schema numerico è convergente
alla soluzione esatta dell’equazione differenziale che discretizza, se la soluzione
esatta dell’equazione discretizzata approssima sempre meglio la soluzione esatta
dell’equazione differenziale al tendere a zero delle dimensioni del reticolo di
discretizzazione.
Formaliziamo quanto detto. Sia Dif f (U) = 0 l’equazione differenziale da
risolvere con assegnate condizioni al contorno e iniziali per t = 0. Ad un certo
istante t > 0 sia U(x, t) la soluzione esatta della Dif f (U) = 0 in x, t e Unj quella
esatta della Discr(Unj ) = 0 nel punto xj = j∆x, t = n∆t ottenuta con identiche
condizioni iniziali e al contorno dell’equazione differenziale. Se si verifica che:
¯ ¯
Convergenza ⇔ lim max ¯U(j∆x, n∆t) − Unj ¯ = 0 ,∀t > 0
(∆x,∆t)−>0 j
56
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
5.2.3 Stabilità
Premettiamo che l’analisi di stabilità che tratteremo, è una analisi lineare, nel
senso che a rigore si applica ad equazioni di tipo lineare. L’analisi di stabilità
di tipo non lineare, è a tutt’oggi non ancora sufficientemente sviluppata per
poter essere sintetizzata in termini sufficientemente generali. Va però detto che
l’analisi lineare fornisce informazioni estremamente utili se utilizzate come linee
guida per i problemi non lineari, ferma restando la necessità di confermarne la
validità in campo non lineare mediante sperimentazione numerica.
Consideriamo allora l’equazione (157) supponendo che la matrice A e il vet-
tore E siano costanti, in modo da considerare una equazione lineare. Sia poi
U(x, t) una soluzione della equazione (157) e W(x, t) una perturbazione sovraim-
posta a U. Imponendo allora che U(x, t) + W(x, t) soddisfi ancora la (157) e
ricordando che U(x, t) per ipotesi la soddisfa, segue che W(x, t) deve verificare
l’equazione:
∂W ∂W
+ A. =0 (165)
∂t ∂x
ossia l’omogenea associata alla (157). Studiando come evolve la pertur-
bazione W, si analizza la stabilità della soluzione U(x, t) rispetto ad una per-
turbazione sovraimposta. Si può dimostrare, data la linearità della (165), che
per lo studio della stabilità è sufficiente analizzare il comportamento di soluzioni
elementari della (165) del tipo:
Wf = VeIh(x−λt) (166)
√
dove I + −1, h un fissato numero d’onda reale e λ, V uno scalare e un
vettore da determinare. Imponendo che la Wf soddisfi la (165), si ricava im-
mediatamente che (λ, V) devono essere rispettivamente una coppia autovalore-
autovettore della matrice A. Essendo per ipotesi il sistema (165) iperbolico,
segue che gli autovalori di A sono tutti reali e quindi anche λ lo è. Il significato
fisico di λ è chiaramente quello di una celerità dell’onda sinusoidale rappresen-
tata dalla Wf . Segue che il modulo della perturbazione elementare Wf risulta
costante al variare di t e pari a:
¯ ¯
¯ ¯
|Wf | = |V| ¯eIh(x−λt) ¯ = |V|
¯ ¯
in quanto se λ è reale ¯eIh(x−λt) ¯ = 1. Poichè la perturbazione Wf non si
amplifica nel tempo, possiamo dire che la U(x, t) è una soluzione stabile.
Sia ora dato uno schema numerico Discr(Unj ) = 0 che discretizzi la (157),
e sia Discrom (Unj ) = 0 lo schema numerico che si ottiene ponendo E → 0 in
Discr(Unj ), ossia lo schema numerico che discretizza l’omogenea associata (165).
L’analisi di stabilità di tale schema viene fatta paragonando il comportamento
della soluzione elementare (166) con il comportamento di soluzioni elementari
analoghe ma relative all’equazione discretizzata Discrom (Unj ) = 0. Per la mag-
gior parte degli schemi di interesse applicativo (diremo più avanti quali sono
questi schemi), tali soluzioni elementari possono essere poste nella forma:
Wfjn = VeIh(j∆x−cn∆t) (167)
57
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
dove V è lo stesso vettore che compare nella (166) e ”c” prende il nome di
celerità numerica. Anticipiamo che, a differenza di λ che è reale, in genere c
è un numero complesso che si può quindi porre nella forma c = cR + IcI . Di
conseguenza segue:
¯ ¯
Wfjn = VeIh(j∆x−cR n∆t) ehcI n∆t =⇒ ¯Wfjn ¯ = |V| ehcI n∆t (168)
viceversa:
¯ n+1 ¯
¯Y ¯ > |Yn | ⇐⇒ |G.Yn | > |Yn | ⇒ Instabile (172)
58
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Un+1
j = F(Un , Un−1 , ..., Un−k ) (174)
k intero ≥ 0
59
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
g = 1 + r(e−Iα − 1)
C∆t/∆x ≤ 1
n n (1 − r) n
( Zt |j + C Zx |j ) = C∆x Zxx |j + O(∆x2 + ∆t2 ) (177)
2
L’equazione da cui siamo partiti "Zt + CZx = 0" è una equazione iperbolica
di puro trasporto. Lo schema numerico (176) essendo equivalente alla (177)
impone (nel generico nodo computazionale), invece che una equazione di puro
trasporto iperbolica, una equazione di trasporto-diffusione di tipo parabolico a
causa della presenza del termine di derivata seconda in x a secondo membro. Il
60
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
coefficiente (1−r)2 C∆x può essere interpretato, in analogia alle equazioni idrodi-
namiche, come una viscosità artificiale ”υ a ” che lo schema numerico introduce.
Rispetto però alla viscosità reale che è sempre positiva dovendo dissipare ener-
gia, la ”υa ” è dotata di segno.
Se infatti r < 1 (condizione di stabilità) segue che υa > 0 e il termine
diffusivo υ a Zxx |nj diventa un termine"pozzo" che smorza l’onda durante il suo
propagarsi. Se r = 1 segue che υa = 0, non vi è dissipazione e lo schema
numerico fornisce la soluzione esatta. Se infine r > 1 (condizione di instabilità)
segue che υ a < 0. Una viscosità negativa rende il termine diffusivo un termine
"sorgente" ed in tal caso l’onda nel suo propagarsi si amplifica senza limite,
rendendo instabile lo schema numerico
Concludendo tale paragrafo, possiamo riassumere brevemente quanto ot-
tenuto: consistenza e stabilità di uno schema numerico, studiate in ambito
lineare, sono delle condizioni imprescindibili che ogni schema deve soddisfare
per poter essere applicato con successo. Come abbiamo visto, limitandoci a
equazioni lineari, tali condizioni sono necessarie e sufficienti per la convergenza
della soluzione approssimata fornita dallo schema numerico alla soluzione esatta
dell’equazione differenziale.
Nell’ambito delle equazioni non lineari, le suddette condizioni non sono in
generale sufficienti pur rimanendo necessarie. Allo stato attuale delle conoscenze
infatti, solo la sperimentazione numerica può "empiricamente confermarne" la
sufficienza.
61
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Wf = Vk eIh(x−λk t)
Wfjn = Vk eIm(ck )nh∆t eIh(j∆x−Re(ck )n∆t) (181)
Re(ck ) = − arg(gk )/(h∆t), Im(ck ) = log(|gk |)/(h∆t)
Re(ck )
rk +
λk
ek + h∆t(λk − Re(ck ))
Rk + eIm(ck )h∆t)
62
G. Sciortino - Meccanica Computazionale
Bibliografia
63