Prefazione
Questo volume raccoglie gli appunti di alcune lezioni di algebra lineare e geometria da me
svolte presso la Facolt di Ingegneria dell'Universit "Federico II" di Napoli.
La prima parte dedicata allo studio degli spazi vettoriali di dimensione finita. La nozione di
determinante di una matrice quadrata e le ragioni del suo utilizzo sono gli aspetti essenziali del
secondo capitolo. Lo studio e la risoluzione dei sistemi di equazioni lineari largomento
sviluppato nel terzo capitolo. Il quarto capitolo dedicato allo studio dei prodotti scalari di uno
spazio vettoriale reale.
Il problema della triangolazione e della diagonalizzazione di una matrice quadrata
l aspetto essenziale del quinto capitolo.
Una esposizione breve della geometria analitica del piano e dello spazio conclude il volume.
La vastissima letteratura sugli argomenti trattati non giustifica la stesura di queste note le
quali hanno solo lo scopo di aiutare gli studenti che hanno seguito le mie lezioni, nella
preparazione dell'esame. Sar utile per lo studente integrare lo studio di questi appunti con la
lettura di qualche altro testo sugli stessi argomenti e di livello universitario.
Hilbert- Ah , quello l. Ma certo che lo conosco. Una volta stato uno dei miei allievi.
Dopo diventato poeta: evidentemente gli mancata la fantasia per dedicarsi
alla matematica.
CAPITOLO I
Spazi vettoriali
1. Gruppi abeliani.
Un'operazione (interna)
in un insieme S un'applicazione
S xS
S
composto y " .
L'operazione detta associativa se risulta :
x,y,z S ,
(x
z = x
(y
z).
= y
x.
se risulta :
xe= ex=x
e = e e' = e'.
x=e.
e conseguentemente :
l operazione
( ii )
( iii )
associativa ;
Quando come segno per l'operazione si usa il simbolo + , si dir che stata adottata la
notazione additiva ed in tal caso l'elemento neutro, se esiste, si indica con 0 e viene detto zero ed
il simmetrico di un elemento x viene indicato con -x ed detto opposto di x . Se come simbolo
per rappresentare l'operazione si usa il simbolo
moltiplicativa ; in tal caso l'elemento neutro se esiste viene indicato con 1 e viene detto unit ed
il simmetrico di un elemento x viene indicato con x -1 o con
1
x
ESEMPIO I . Sia Z =
{..-2 , -1 , 0 , 1 , 2 .. }
ESEMPIO II. Sia Q l'insieme dei numeri razionali e sia + l'usuale addizione tra numeri
razionali . Lo studente verifichi che la coppia (Q, +) un gruppo abeliano.
ESEMPIO II . Sia Q* l'insieme dei numeri razionali non nulli e sia . l'usuale
moltiplicazione tra numeri razionali . Lo studente verifichi che (Q*, .) un gruppo abeliano.
ESEMPIO III. Sia Rn l'insieme delle n-uple ordinate di numeri reali. Definiamo in Rn la
seguente operazione di addizione:
(xl, x2,..., xn) + (y1, y2,..., yn) = (xl + y1, x2 + y2 , .., xn + yn)
Lo studente verifichi che ( Rn, + ) un gruppo abeliano.
ESEMPIO IV. Una matrice A di tipo (m,n) (con m,n N ) ad elementi reali una tabella
di mn
Indicando con aij il numero che si trova nella riga di posto i e nella colonna di posto j A pu cos
scriversi
a 11 a 12 ........ a 1n
a 21 a 22 ........ a 2n
A=
...
a
........
a
m2
mn
m1
mn
Rispetto a tale operazione l'insieme M mn (R) un gruppo abeliano avente come elemento neutro la
matrice 0 = ( 0 ) ad elementi tutti nulli e come opposto di ogni elemento A=(aij) la matrice
- A = (-aij)
ESEMPIO V . Sia R linsieme dei numeri reali . Denotiamo con R [x1,x2,..,xn] l'insieme
dei polinomi di grado al pi uno a coefficienti in R nelle indeterminate ( x1,..
Se
ao + aix1+...+ anxn
xn ).
bo+b1x1+...+ bnxn
sono due siffatti polinomi si definisce somma dei due il seguente polinomio
ao + bo + (a1+ b1) x1 +....+ (an+ bn) xn
E' facile verificare che rispetto a tale operazione l'insieme R [x1,x2,..,xn] un gruppo abeliano .
2. Nozione di campo.
Sia K un insieme con almeno due elementi e munito di due operazioni interne che indicheremo
rispettivamente con + e
elemento neutro che indicheremo con 0 ed esista un elemento diverso da 0 e che indicheremo con
1 che sia elemento neutro per loperazione prodotto.
La terna (K, + , . ) detta un campo se sono verificate
le seguenti propriet :
1) (K , +) un gruppo abeliano ;
2) il prodotto associativo e commutativo ;
3) ogni elemento diverso da zero ha inverso ;
ii) Il prodotto di due elementi zero se e solo se uno dei due elementi zero .
Si ha cio
ab = 0 se e solo se a = 0 oppure b = 0.
Dimostrazione. Se a =0 oppure b=0 per la i) ab = 0 . Viceversa supponiamo ab = 0 .
Se a = 0 l'asserto provato ; se a 0 moltiplichiamo ambo i membri dell'uguaglianza ab=0 per
l'inverso a-1 di a . In tal modo si ha :
Da quanto ora provato segue che se a e b sono due elementi di K diversi da zero allora il loro
prodotto ab diverso da zero . Se poniamo K* = K -{0} allora facile controllare che (K*, . ) un
gruppo abeliano.
Sono esempi di campi : l'insieme dei numeri razionali ; l'insieme dci numeri reali; l'insieme
dei numeri complessi , (rispetto alle usuali operazioni di addizione e moltiplicazione).
tra vettori
+:VxV
V
:KxV
V.
la quale fa corrispondere ad ogni coppia ( , v) scalare- vettore ancora un vettore indicato con
* v
Linsieme V detto uno spazio vettoriale sul campo K , rispetto alle operazioni + e
, se
(3.2)
*v + *w = *(v + w)
(3.3)
*v + *v = ( + )*v
(3.4)
1*v = v
(3.5)
( . )*v = *( *v )
ESEMPIO 2. Nell'insieme Mm,n(K) delle matrici di tipo m,n ad elementi nel campo K
definiamo le seguenti due operazioni di addizione e prodotto esterno
( aij ) + ( b ij ) = ( aij + b ij )
* ( aij ) = ( aij )
Lo studente verifichi che rispetto a tali operazioni l'insieme Mm,n(K) uno spazio vettoriale su K .
ESEMPIO 3. Denotiamo con K[x1,x2,..,xn] l'insieme dei polinomi di grado al pi uno nelle
indeterminate ( x1,..
(ao + a1x1+...+ anxn) + (bo+b1x1+...+ bnxn) = ao + bo + (a1+ b1)x1 +....+ (an+ bn)xn
*(ao + a1x1 +...+ anxn ) = ao + a1x1 +...+ anxn
Si verifichi che rispetto a tali due operazioni l'insieme K[x1,x2,..,xn] uno spazio vettoriale sul
campo K .
( + 0)v = v + 0 v = v
e questa comporta
0v = 0 .
2.
se e solo se
= 0 oppure v = 0
1
si ha
per
1
1
( v )=
0=0
da cui segue
1
1
( v ) = ( ) v = 1v = v = 0.
10
-1 si
Sia V uno spazio vettoriale sul campo K . Un sottospazio di V un suo sottoinsieme non
vuoto H verificante le seguenti due propriet :
(i)
( ii )
v , w H => v + w H
K , v H => v H
Ogni sottospazio contiene almeno il vettore nullo. Infatti poich H non vuoto esso possiede
almeno un vettore v. Moltiplicando v per 0 si ottiene , per la (ii) , ancora un vettore di H e quindi H
possiede il vettore nullo.
Evidentemente scegliendo H = {0} oppure H = V si realizza un sottospazio. Tali sottospazi sono
detti banali.
Come si possono costruire sottospazi non banali ? Vediamo.
w = l v1+ 2 v2
+.
+ h vh
+.
+ h vh sono detti
11
Quando ogni vettore di V esprimibile come combinazione lineare dei vettori vl,...,vh cio
quando risulti V = [v1,..., vh] allora il sistema { v1,v2, ...,vh } detto un sistema di generatori per
lo spazio vettoriale V e lo spazio V detto finitamente generabile ( in quanto attraverso un numero
finito di suoi vettori si possono generare tutti gli altri ).
Noi supporremo sempre che lo spazio vettoriale
S1 = {(1 , 0 ) , (0 , 1 )}
S2 = { (2 , 0 ) , (0 , 2 ) , ( 2 , 3 ) }
S3 = { (1 , 0 ) , (3, 1 ) }
S4 = { (1 , 0 ) , (4 , 0) }
I vettori di S1 sono un sistema di generatori in quanto ogni coppia ( a , b ) risulta una loro
combinazione lineare risultando precisamente
( a, b ) = a (1 , 0 ) + b (0 , 1 )
I vettori di S2 sono anch essi un sistema di generatori in quanto ogni altra coppia ( a , b )
risulta una loro combinazione lineare risultando ad esempio
( a, b ) =
a
b
(2 , 0 ) +
(0 , 2) + 0 ( 2 , 3 )
2
2
I vettori di S3 sono anch essi un sistema di generatori se ogni altra coppia ( a , b ) risulta
una loro combinazione lineare cio se sia possibile trovare due numeri e tali che risulti :
12
( a, b ) = (1 , 0 ) + (3 , 1 )
Questa relazione equivalente a :
( a, b ) = ( + 3 , )
e quindi basta scegliere
= b ed
= a 3b .
I vettori di S4 non sono un sistema di generatori in quanto le sole coppie che si possono
costruire con le coppie (1 , 0 ) , (4 , 0) sono le coppie del tipo (a , 0 ).
Si osservi che i vettori di S1 sono un sistema di generatori ma altres risultano quelli di S2 .
Nel sistema S1 i due vettori sono entrambi essenziali perch con un solo dei due non si
potrebbe costruire laltro. Nel sistema S2 lultimo vettore sembra invece svolgere un ruolo
marginale per la costruzione degli altri vettori . Come si pu decidere ,in presenza di un sistema di
generatori, quali vettori siano indispensabili e quali no ?
Per rispondere a questa domanda occorre introdurre la seguente nozione dipendenza ed
indipendenza lineare di un sistema di vettori.
Siano assegnati h vettori v1,v2, ...,vh . Il vettore nullo generato dai vettori v1,v2, ...,vh in modo
molto semplice quando si moltiplichi ognuno di essi per 0, si ha cio :
0 = 0 v1+ 0 v2
+.
+ 0 vh
Se questa lunica possibilit che abbiamo per costruire il vettore nullo a partire dai vettori
v1,v2, ...,vh allora tali vettori vengono detti linearmente indipendenti.
Quando i vettori non sono linearmente indipendenti essi vengono detti linearmente dipendenti.
Quindi ribadendo se i vettori v1,v2, ...,vh sono linearmente dipendenti allora esistono h scalari
l, 2,. h non tutti nulli , tali che risulti
l v1+ 2 v2
+.
+ h vh = 0
Le proposizioni che seguono aiutano a stabilire se alcuni vettori assegnati siano o meno
linearmente dipendenti .
13
v1,v2, ...,vh
(*)
supposto ad esempio che sia
v1= -
avendo posto
1
( 2v2 +. + hvh) = 2v2 + . + hvh
1
i = -
i
1
caso v1 , dipende dai rimanenti. Viceversa supponiamo che uno dei vettori dipenda dai rimanenti e
per fissare le idee supponiamo sia lultimo di essi a dipendere dai rimanenti . Sia quindi
vh = l v1+ 2 v2 +. + h-1 vh-1 .
Da questa relazione segue
0 = l v1 + 2 v2 +. + h-1 vh-1 - vh = l v1 + 2 v2 +. + h-1 vh-1 + (-1 )vh
la quale mostra che i vettori sono linearmente dipendenti in quanto il vettore nullo stato ottenuto
con scalari non tutti nulli figurando tra essi lo scalare -1 .
Dalla proposizione ora provata segue questa propriet che ci sar spesso utile nel seguito.
Proposizione 3.2 Siano v e w due vettori entrambi non nulli . I vettori v e w sono
dipendenti se e sole essi sono proporzionali.
due dei
vettori
14
equivale alla proposizione che segue e che serve a caratterizzare i sistemi di vettori linearmente
indipendenti.
Proposizione 3.4 I vettori v1,v2, ...,vh sono linearmente indipendenti se e solo se nessuno
di essi dipende dai rimanenti.
facilmente si riconosce che lo spazio generato da v1,v2, ...,vh coincide con lo spazio W generato
dai soli vettori v2, ...,vh . Al fine di valutare da quali vettori sia costituito H sembra quindi non
essenziale la presenza del vettore v1
fossero dipendenti allora uno di essi supponiamo sia v2 dipende dai rimanenti . Ma allora lo spazio
W generato da v2, ...,vh coincide con lo spazio T
essere eliminato avendo constatato che risulta
e cos anche v2 pu
iterato si arrester quando non c pi un vettore che dipende dai rimanenti e cio quando i vettori
rimasti siano linearmente indipendenti .
Queste considerazioni mostrano che se i vettori
15
Teorema di Steinitz.
Siano assegnati due sistemi di vettori S ={ a1,a2, ...,am } e T = { b1,b2, ...,bt } .
Se i
vettori di S sono linearmente indipendenti ed ognuno di essi dipende dai vettori di T allora il
numero dei vettori di S minore o eguale al numero di vettori di T , risulta cio m t .
Dimostrazione. Faremo la dimostrazione ragionando per induzione sulla cardinalit t di T .
Proviamo che il teorema vero se t=1. Se t=1 allora T possiede un sol vettore b1 e noi dobbiamo
provare che anche S non pu avere pi di un vettore . Supponiamo per assurdo che S abbia almeno
due vettori a1,a2 . Poich ogni vettore di S dipende dai vettori di T si ha
a1 = b1
ed
non pu essere il
a1 e quindi a2 =
a1 . S ha quindi due vettori proporzionali e ci assurdo perch i
suoi vettori sono linearmente indipendenti. Supponiamo quindi t > 1 e vero il teorema per t -1.
Poich ogni vettore di S dipende dai vettori di T sussistono le seguenti relazioni :
a1 = l b1+ 2 b2
+.
+ t bt
a2 = l b1+ 2 b2
+.
+ t bt
+.
+ t bt
..
am = l b1+ 2 b2
2,.
allora ricavare b1 come combinazione di a1 , b2, ,bt si ha cio per b1 una espressione del tipo
b1 = l a1+ 2 b2
+.
+ t bt
+.
+ t bt
+.
+ t bt
..
am = l b1+ 2 b2
16
a2 - k la1 = 2b2
+.
+ t bt
..
am - kma1= 2 b2
I vettori
+.
+ t bt
w2 = a2 - k la1 ,..
quanto se uno di essi dipendesse dai rimanenti anche in S ci sarebbe un vettore che dipende dai
rimanenti, ed inoltre ognuno di essi dipende dai vettori b2, , bt che sono in numero di t-1.
Poich per t-1 il teorema vero si ha m-1 t-1 e quindi , come si voleva, m t.
Una prima importante conseguenza del teorema ora provato la seguente
lintero n
detto la
dimensione di V.
(*)
+.
+ h vh = 0
+.
= l v1+ 2 v2
+ h vh = 0
+.
+ h vh = 0 + l v1+ 2 v2
+.
+ h vh =
17
e questa per la supposta indipendenza dei vettori v1,v2, ...,vh comporterebbe altres
l=0 , 2=0 , ..., h =0 e quindi gli scalari ( , l,
2,.
1
( l v1+ 2 v2
avendo posto i = -
+.
+ h vh ) = l v1+ 2 v2
+.
+ h vh
i= 1,2,.., h.
dipende dai vettori di B, in forza del teorema di Steinitz, risulta h n . Pertanto n il massimo
numero di vettori indipendenti di V.
Viceversa supponiamo che V possegga n vettori indipendenti v1,v2, ...,vn e che tale numero
sia il massimo numero di vettori indipendenti che V possiede. Se w un qualunque vettore diverso
dai vettori v1,v2, ..., vn
allora il sistema
n+1
aggiungendo w ai vettori
proposizione 3.6, w quindi combinazione lineare dei vettori v1,v2, ...,vn . Poich anche i singoli
vettori vi dipendono da v1,v2, ...,vn
essendo tali vettori anche indipendenti essi costituiscono una sua base e pertanto V ha dimensione
n.
18
Al fine di fornire alcune caratterizzazioni delle basi di uno spazio vettoriale ci utile
richiamare alcune semplici definizioni . Sia X un sottoinsieme di un insieme S, ed X sia munito di
una certa propriet p . Si dice che X massimale rispetto alla propriet p se ogni insieme Y
che contenga propriamente X non ha pi la propriet p . Si dice che X minimale rispetto alla
propriet p se ogni sua parte propria non ha pi la propriet p .
Proposizione 3.9 Per un sistema S = {v1 , v2,, vn} di vettori di uno spazio vettoriale V
sono equivalenti le seguenti affermazioni :
19
suo vettore ad esempio di v1 , i vettori{v2,, vn} che restano non sono pi un sistema di generatori
in quanto essendo {v1 , v2,, vn} indipendenti nessuno dei suoi vettori pu essere generato dai
rimanenti. Pertanto S minimale rispetto alla propriet di essere un sistema di generatori. Viceversa
se sappiamo che i vettori di S sono un sistema di generatori ma minimale rispetto a tale propriet
allora i suoi vettori sono indipendenti . Infatti se fossero dipendenti uno di essi e, per fissare le idee,
sia il primo , dipende dai rimanenti. Ma allora come gi visto in precedenza risulta [v2,, vn] =
= [v1 , v2,, vn] = V. Quindi anche T ={ v2,, vn} un sistema di generatori pur essendo una parte
propria di S il che va contro la supposta minimalit di S rispetto alla propriet di essere un sistema
di generatori.
Lequivalenza tra a) e d) stata gi acquisita con la proposizione 3.7.
Proviamo infine lequivalenza tra a) ed e). Proviamo che a) implica e). Se trovassimo t vettori
w1 , w2,, wt che generano V per il teorema di Steinitz risulta n t . Quindi ogni altro sistema di
generatori ha cardinalit almeno n . Lintero n esprime quindi la minima cardinalit di un sistema di
generatori e quindi linsieme S come sistema di generatori ha cardinalit minima. Viceversa se
sappiamo che S un sistema di generatori e che come tale ha cardinalit minima allora i vettori
v1 , v2,, vn che lo costituiscono sono indipendenti. Infatti se fossero dipendenti uno di essi e, per
fissare le idee, sia il primo , dipende dai rimanenti. Ma allora come gi visto in precedenza risulta
[v2,, vn]=[v1 , v2,, vn]= V.Quindi anche T ={ v2,, vn} un sistema di generatori pur essendo
di cardinalit n-1 mentre avevamo supposto che n fosse la cardinalit minima di un sistema di
generatori.
Dalle proposizioni provate segue che se uno spazio vettoriale V finitamente generabile ha
dimensione n , l intero n pu anche essere definito come il numero massimo di vettori
indipendenti che V possiede o come il numero minimo di generatori di V .
Possiamo ora valutare la dimensione dello spazio vettoriale numerico illustrato nellesempio I .
ESEMPIO I. (Kn , + , . K) . In tale spazio i vettori (1, 0,.. , 0), (0, 1 ,0.. 0), ..,( 0, 0,.., 1)
20
il che prova che essi sono anche indipendenti. I vettori (1, 0,.. , 0), (0, 1 ,0.. 0), ..,( 0, 0,.., 1)
sono quindi una base , detta base canonica , di Kn che ha quindi dimensione n .
Aver stabilito che la dimensione di
Kn
sia
ci consentir di
saper valutare
semplicemente anche la dimensione degli altri spazi vettoriali mostrati negli altri esempi II e III.
Per giustificare la nostra affermazione saranno molto utili le considerazioni che seguono.
Concludiamo tale numero illustrando un esempio di spazio vettoriale sul campo reale di
dimensione tre che sar molto utilizzato nel capitolo dedicato alla geometria analitica.
Se
v = AP e w = 0 assumeremo v + 0 = v
Se v = AP ed un numero reale . Si definisce v = AT il segmento cos ottenuto .
21
segmento AT ha :
direzione , lunghezza | AT | = | ||AP | , verso se > 0 e verso opposto se < 0.
Si prova che linsieme VA con le due operazioni ora definite uno spazio vettoriale . I segmenti
AP saranno in seguito chiamati vettori geometrici applicati in A .
Lo spazio vettoriale VA ha dimensione tre come ora proveremo.
Siano e1 = A U1 , e2 = AU2 ed e3 = AU3 tre segmenti non nulli e non complanari .
Tali vettori sono tali che nessuno di essi pu essere generato dagli altri due e sono quindi
indipendenti . Inoltre, riferendoci ai vettori indicati in figura ,
v
P
v
e3
A
e2
e1
v
a
Si ha
AP = v = v + v = a + b + v
Ma , per opportuni scalari , ,
a = e1
b = e2
v = e3
e quindi
v = a + b + v= e1 + e2 + e3
22
I tre vettori e1, e2 , e3 sono quindi una base di VA che ha cos dimensione tre .
1.
f biettiva.
2.
f ( v + v ) = f( v ) + f( v )
3.
f ( v ) = f( v )
Gli isomorfismi sono quindi particolari funzioni lineari perch sono quelle biettive .Quando
esiste un isomorfismo tra i due spazi vettoriali tali spazi vengono detti tra loro isomorfi.
Si prova facilmente che se f un isomorfismo tale risulta anche la funzione f-1 e che
componendo due isomorfismi si ottiene ancora un isomorfismo.
ao + a1x1+...+ anxn
la (n+1)-pla (ao , a1,.. an) dei suoi coefficienti si realizza un isomorfismo tra gli spazi vettoriali
K[x1,...,xn] e Kn+1.
Se si associa ad una matrice
a 11 a 12 ........ a 1n
a 21 a 22 ........ a 2n
...
a
a
........
a
m2
mn
m1
il vettore numerico
23
di Kmn che si ottiene disponendo in sequenza ed in orizzontale una dopo laltra le righe della
matrice si realizza un isomorfismo tra gli spazi vettoriali Mm,n(K) e Kmn .
Vediamo ora se per ogni spazio vettoriale possiamo trovarne un altro magari pi semplice
ad esso isomorfo. Vediamo.
Sia quindi V uno spazio vettoriale sul campo K di dimensione n e sia B = ( e1 , e2,., en )
una sua base ordinata ( riferimento ). Poich i vettori e1 , e2,., en sono un sistema di generatori
per V ogni vettore v risulta una loro combinazione lineare si ha cio
e1 , e2,., en
( x1 - y1 ) = ( x2 y2 ) =..= ( xn yn ) =0
e cio
x1 = y1 , x2 = y2,, xn = yn
24
Pertanto gli unici scalari che danno luogo a v sono i numeri ( x1 , x2,., xn ) .
Quanto provato ci consente quindi di costruire una funzione tra V e Kn associando ad ogni
vettore v di V la n-pla ( x1 , x2,., xn ) delle sue coordinate
f:v V
( x1 , x2,., xn ) Kn
Tale funzione , come facile verificare, biettiva e lineare e quindi un isomorfismo tra V e Kn ,
detto coordinazione di V nel riferimento fissato.
Abbiamo cos provato la seguente importante
Proposizione 4.1 Ogni spazio vettoriale V sul campo K di dimensione finita n isomorfo allo
spazio vettoriale numerico Kn.
f : Vn
Wm
una applicazione lineare tra gli spazi vettoriali Vn e Wm costruiti sullo stesso campo K e
dimensione finita n ed m rispettivamente.
f : Vn
Wm
determinata quando si conoscono i valori che essa assume sui vettori di una base ordinata
(e1, e2,.,en ) di Vn .
Dimostrazione. Sia quindi (e1, e2,.,en ) una base ordinata di Vn
e supponiamo di
conoscere i vettori immagine f(e1) , f ( e2) , ,f (en) Questa conoscenza ci permetter di calcolare f
su un qualunque vettore v di Vn . Infatti sia v un qualunque vettore di Vn .
Poich (e1, e2,.,en ) una base esistono n scalari ( 1, 2,., n )
25
v= l e1+ 2 e2
+.
+ n en
+.
+ n f (en)
Proposizione 4.2 Una applicazione lineare f tra V e W trasforma il vettore nullo di V nel
vettore nullo di W. Ne segue che se f iniettiva in particolare se f un isomorfismo esso trasforma
altres un vettore non nullo di V in un vettore non nullo di W.
Dimostrazione. Sia v un vettore qualunque di V , per la linearit di f risulta
sono dipendenti esistono scalari ( l, 2,. h ) non tutti nulli per cui risulti :
l v1+ 2 v2
+.
+ h vh = 0
Applicando f ad ambo i membri, tenendo conto della linearit e della proposizione 4.2 si ha
l f(v1)+ 2 f(v2)
+.
+ h f(vh ) = f( 0 ) = 0
,,
f(vh )
f iniettiva e siano v1,v2, ...,vh , h vettori indipendenti di V. Dobbiamo provare che anche i vettori
f(v1) , f(v2)
,,
i quali si abbia
26
l f(v1)+ 2 f(v2)
+.
+ h f(vh ) = 0
+.
+ h vh ) = 0
Poich f iniettiva lunico vettore che si trasforma nel vettore nullo di W il vettore nullo di V e
cos :
l v1+ 2 v2
+.
+ h vh = 0
,,
f(vh )
si ha allora
l= 2=. h =0 e ci prova
sono indipendenti.
Sia
f:V
W
N ={ v V , f(v)= 0 }
T = f(V) = { f(v) , v V }
27
Inoltre
Proposizione 4.4 La funzione f iniettiva se e solo se il suo nucleo ridotto al vettore
nullo.
Dimostrazione. Se f iniettiva abbiamo gi osservato che lunico vettore che si trasforma
nel vettore nullo il vettore nullo e quindi N={ 0 }. Viceversa supponiamo che sia N={ 0 }. Se
per due vettori v e v risulta f(v) = f(v) si ha per la linearit di f , f( v-v) = 0 e cos v-v N.
Ma per ipotesi N={ 0 } e quindi v - v = 0 e cio v = v. Pertanto f iniettiva .
f(e1) , f(e2)
,,
,,
cui sia w = f(v). Poich i vettori e1 , e2,., en generano V si ha per opportuni scalari l, 2,. n
v = l e1 + 2 e2 +.+ n en
Si ha allora
w = f(v) = f ( l e1 + 2 e2 +.+ n en )= l f(e1 ) + 2 f( e2 ) +.+ n f( en )
la quale mostra che i vettori f(e1) , f(e2)
,,
parte finale della proposizione ovvia ricordando che un isomorfismo trasforma vettori
indipendenti in vettori indipendenti.
(*)
dimN + dimT = n
28
altrettanto vera se N = V. Supponiamo quindi N non banale e sia h = dimN . Scelti h vettori
e1 , e2,., eh
indipendenti in N cio una sua base aggiungiamo ad essi altri n-h vettori di V,
vh+1,vh+2, ...,vn in modo che i vettori e1 , e2,., eh vh+1,vh+2, ...,vn siano una base di V.
Se ora mostriamo che i vettori f( vh+1), f(vh+2), ..., f(vn) sono una base per T si ha dimT= n-h
e quindi la (*).Cominciamo a provare che sono indipendenti.Siano h+1 , h+2 , . , n scalari per i
quali risulti
h+1 f( vh+1)+ h+2 f(vh+2)+ . + n f(vn) = 0
Per la linearit di f la relazione scritta equivale a
f( h+1 vh+1 + h+2 vh+2 + . + n vn) = 0
la quale mostra che il vettore
h+1 vh+1+ h+2 vh+2 + . + n vn
appartiene al nucleo. Si ha quindi , per opportuni scalari l, 2,. h
h+1 vh+1+ h+2 vh+2 + . + n vn =
l e1 + 2 e2,.+ h eh
=0
e quindi per lindipendenza dei vettori e1 , e2,., eh vh+1,vh+2, ...,vn si ha come si voleva
h+1
h+2
qualunque vettore di T= f(V) . Esiste allora un vettore v in V per cui sia w = f(v). Poich i vettori
e1 , e2,., eh vh+1,vh+2, ...,vn sono una base di V si ha per opportuni scalari
l, 2,. n
29
Proposizione 4.7 Due spazi vettoriali V e W costruiti sullo stesso campo e di dimensione
finita sono isomorfi se e solo se essi hanno la stessa dimensione.
Dimostrazione. Se c un isomorfismo f : V
W
e1 , e2,., en
f:vV
( x1 , x2,., xn ) Kn
g:w W
( y1 , y2,., yn ) Kn
Come conseguenza di questo teorema possiamo allora valutare la dimensione degli spazi
vettoriali illustrati negli esempi II e III del n.3. Avendo gi osservato che K[x1,x2,..,xn] isomorfo a
Kn+1 e che Mm,n (R) isomorfo a Kmn si ha per quanto ora provato che
dim K[x1,x2,..,xn]= n+1
30
Concludiamo tale numero con una proposizione di cui faremo un grande uso nelle
applicazioni successive.
Proposizione 4.8
Sia f : V
f(v1) , f(v2)
,f(vh) .
abbia cio v= l v1 + 2 v2 +.+ h vh Applicando f e tenendo conto della sua linearit si ha che
f(v)= l f(v1 )+ 2 f(v2 )+.+ h f(vh).
Viceversa supponiamo che il vettore f(v) sia combinazione lineare dei vettori
.
f(v1) , f(v2)
dimostrazione.
1. per ogni H , T
H,
H T
dim H dimT
H T
31
H = {(a , 0 ) , a R }
T = {(0 , b) , b R}
Facilmente si riconosce che H e T sono sottospazi mentre il sottoinsieme X = H T non
un sottospazio risultando ad esempio
(2, 0) X , (0, 5) X
viene anche
H1 H2 Ht
seguente
L = { a1 + a2 + .. + at , a1 H1 , a2 H2 , , at Ht }
Proviamo infine la seguente importante propriet :
3. per ogni H , T
(3.1)
si ha
lo spazio
( formula di Grassmann ).
32
Dimostrazione. Possiamo supporre che nessuno dei due sottospazi H e T sia contenuto
} allora
i vettori
H+T. Se essi risultano altres indipendenti allora sono una base. Siano quindi l , 2 , .., h ,
1, 2 , .., t scalari tali che risulti
l e1 + 2 e2 + ..+ h eh + 1w1 + 2 w2 + ..+ t wt = 0 .
Da questa segue
l e1 + 2 e2 + ..+ h eh = - ( 1w1 + 2 w2 + ..+ t wt ).
Posto
a = l e1 + 2 e2 + ..+ h eh
b = 1w1 + 2 w2 + ..+ t wt
a = 0 e b = 0.
Ma
(w1 , w2,., wt )
vettori indipendenti
l = 2 =.= h = 1= 2 = = t= 0
come si voleva provare.
Supponiamo quindi che sia H T diverso dal vettore nullo e sia i = dim H T . Siano
( e1 , e2,., ei ) vettori indipendenti di H T cio una base di H T . Usando la proposizione
3.7 si possono trovare h -i vettori vi+1 , vi+2 ,. , vh di H (H T ) , scelti in modo che
( e1 , e2,., ei vi+1 , vi+2 ,. , vh ) sia una base di H e si possono trovare t -i vettori
wi+1 , wi+2 ,. , wt di T H T scelti in modo che ( e1 , e2,., ei wi+1 , wi+2 ,. , wt ) sia una
base di T. Se proviamo che i vettori ( e1 , e2,., ei vi+1 , vi+2 ,. , vh wi+1 , wi+2 ,. , wt ) sono una
33
v= a+b
con a H
b T.
Essendo ( e1 , e2,., ei vi+1 , vi+2 ,. , vh ) una base di H e ( e1 , e2,., ei wi+1 , wi+2 ,. , wt ) una
base di T si ha
v = a + b = l e1 + 2 e2 + ..+ i ei + i+1 vi+1 + i+2 vi+2 + ..+ h vh + l e1 + 2 e2 + ..+
+ i ei + i+1 wi+1 + i+2 wi+2 + ..+ t wt
la quale mostra che v combinazione lineare dei vettori ( e1 , e2,., ei vi+1 , vi+2 ,. , vh wi+1 ,
wi+2
,.
, wt
indipendenti . Siano
l , 2 ,. , h
(**)
ed
Poich
34
una base,
i vettori
Osserviamo esplicitamente che nella dimostrazione ora fatta abbiamo provato che se H e T
hanno in comune il solo vettore nullo unendo una base di H ad una base di T si ottiene un insieme
di vettori linearmente indipendente , base per lo spazio generato da H e T.
Tale propriet con un semplice processo di induzione sul numero t di sottospazi pu essere
cos generalizzata .
Proposizione 5.1 Siano H1 , H2, , Ht , t ( t 2 ) sottospazi di uno spazio vettoriale Vn
di dimensione n sul campo K. Se ogni Hi interseca nel solo vettore nullo lo spazio generato dai
rimanenti sottospazi allora unendo una base di H1 , con una base di H2 e .. con una di Ht si
ottiene un insieme di vettori linearmente indipendente , base per lo spazio H1+ H2 ++ Ht
generato da H1 H2 Ht .
Concludiamo tale numero introducendo una utile nozione. Due sottospazi H e T di uno
spazio vettoriale Vn sono detti
supplementari
H T ={ 0
se risulta
H + T = Vn
35
dim H + dim T = n
Proposizione 5.2
H = [ e1 , e2 , , et ]
generati rispettivamente da
e1 , e2 , , et
Vn .I sottospazi
T = [ et+1 , e t+2, , en ]
e da
et+1 , e t+2, , en
supplementari.
Dimostrazione. Poich
di Vn
e1 , e2 , , en
una base di
si ha :
v = 1 e1 + 2 e2+ + t et + t +1 et+1 + t+2 e t+2+ + n en
(*)
Posto a = 1 e1 + 2 e2+ + t et e
mostra che
b=
v = a + b con a H e
la relazione (*)
Da questa segue
e1 , e2 , , en
indipendenti, 1 = 2 = t = t +1 = t + 2
= = n = 0 .
Si ha quindi v = 0 e ci mostra per larbitrariet di v in H T che H T = { 0 }.
La proposizione che segue inverte in un certo senso la proposizione ora provata
36
Se
e1 , e2 , , et
una base di H e
e1 , e2 , , et et+1 , e t+2
, en
et+1 , e t+2
, en
e t+2
, en
1 , 2 , t , t +1 , t + 2 .. , n scalari per i
quali risulti
Posto
a=
1 e1 + 2 e2+ + t et
si ha che a H e
b = - t +1 et+1 - t + 2 e t+2 - - n en
e T supplementari si ha H T =
e quindi a = b = 0 .
Se il vettore
a = 1 e1 + 2 e2+ + t et = 0
si ha per lindipendenza di
e1 , e2 , , et ,
1 = 2 = = t = 0
e da
b = - t +1 et+1 - t + 2 e t+2 - - n en = 0
si ha per lindipendenza di et+1 , e t+2
, en che t +1 = t + 2 = = n = 0 e ci prova
lasserto.
Quando si tenga conto della proposizione 5.2 e della proposizione 3.7 del capitolo I facile
verificare che sussiste la seguente proposizione
Proposizione 5.4. Sia H un sottospazio dello spazio vettoriale Vn. E sempre possibile
costruire un sottospazio T supplementare di H .
37
se
v=a+b
Infatti da a + b = a + b
v = a + b allora
a = a e
segue a - a = b - b
b - b H T . Ma poich
come si voleva a = a e
H T =
b = b .
si ha a - a = 0 e
b - b = 0 e quindi
b = b .
A titolo di esempio si consideri lo spazio vettoriale R2 delle coppie ordinate di numeri reali.
In tale spazio i sottospazi H =
( a, 0 ) , a R
T =
(0 , b ) , b R
} sono
(a , b ) = ( a , 0 ) + ( 0 , b )
38
C A P I T O L O II
Matrici e determinanti
39
1. Introduzione.
di V la n-pla
Se supponiamo che essi siano dipendenti , esisteranno opportuni scalari , ,., non tutti
nulli tali che risulti :
(ai1,ai2,...,ais)
(bi1,bi2,...,bis)
. (wi1,wi2,...,wis)
E ovvio che anche essi sono dipendenti in quanto con gli stessi scalari , ,., non tutti nulli
sopra adottati si ha ancora :
(ai1,ai2,...,ais) + (bi1,bi2,...,bis) + . + (wi1,wi2,...,wis) = ( 0,0 , .,0 ).
Usando un linguaggio poco preciso ma espressivo possiamo riassumere l'osservazione fatta dicendo
40
che : se si " accorciano " dei vettori numerici dipendenti essi restano dipendenti .
Ne segue che se si " allungano " dei vettori numerici indipendenti essi restano indipendenti.
Mostriamo quanto detto con un esempio . Nello spazio V = R4 delle quaterne ordinate di
numeri reali i vettori ( 1 , 0 , 2 , 1 ) , ( 0 , 3 , 1 , 1 ) , (4 , 3 , 9 , 5 ) sono dipendenti risultando :
8 ( 1 , 0 , 2 , 1 ) + 2 ( 0 , 3 , 1 , 1 ) 2 (4 , 3 , 9 , 5 ) = (0, 0, 0, 0)
Le tre coppie (2 ,1) , ( 1, 1 ) , (9, 5 ) ottenute accorciando le tre quaterne date (considerando di
ognuna solo gli ultimi due numeri) sono anch esse dipendenti risultando ancora
8 (2 , 1 ) + 2 (1 , 1 ) 2 (9 , 5 ) = (0, 0)
Sempre nello stesso spazio le due quaterne ( 1 , 0 , 2 , 1 ) , ( 0 , 3 , 1 , 1 ) sono indipendenti in
quanto non proporzionali e cos le due sestine
( 1 , 0 , 2 , 1 , 2 , 2 ) , ( 0 , 3 , 1 , 1 , 7 , 5)
ottenute aggiungendo ad ognuna di esse ulteriori due numeri sono ancora indipendenti.
Diamo ora la nozione di determinante di una matrice quadrata.
A o detA
al seguente
modo :
Se n=1 e cio A = ( a )
41
A=
Se aij
a 21 a 22 a 2n
..
a n1 a n2 a nn
matrice quadrata dordine n-1 ottenuta cancellando in A la riga i e la colonna j .Tale complemento
quando venga moltiplicato per ( -1 ) i+j detto complemento algebrico di aij e viene denotato col
simbolo
Aij . Si pu provare che si ottiene lo stesso elemento di K , sia che si esegua questo
calcolo
lungo una qualunque riga i = 1,2,.,n di A e sia che si esegua questo calcolo
lungo una qualunque colonna j = 1,2,,n di A . Tale scalare viene chiamato determinante di A .
Riepilogando , per calcolare il determinante di A , si deve scegliere una riga o una colonna e poi
eseguire la somma dei prodotti degli elementi della linea scelta per i rispettivi complementi
algebrici .
a 11
A =
a 21
a 12
a 22
42
si ha :
A11 = a22
ed
A12 = - a21
Avendo definito il determinante di A quando A ha ordine uno siamo stati in grado di calcolare il
determinante di A quando A ha ordine due . Ma allora sapremo calcolare il determinante anche
quando A ha ordine tre in quanto i complementi algebrici dei suoi elementi si otterranno attraverso
il calcolo di determinanti di matrici dordine due. Per le stesse ragioni, sapendo calcolare il
determinante di A quando essa ha ordine tre sapremo calcolare il determinante di A anche quando
ha ordine quattro e cos via. Sappiamo quindi calcolare il determinante di A quando essa ha ordine n
se sappiamo calcolare il determinante di una matrice dordine n-1.
A titolo di esempio si voglia calcolare il determinante della matrice C reale dordine tre seguente :
C=
1 2 -1
2 0 4
4 2 8
auspicabile che su qualche riga o colonna figurino molti zeri perch ci riduce il numero di calcoli
43
da effettuare. C una propriet dei determinanti che viene incontro a questa nostra esigenza .
Enunceremo tale propriet omettendo la sua dimostrazione .
Sussiste allo scopo la seguente :
Proposizione 2.1 Il determinante di una matrice quadrata dordine n non cambia se si
aggiunge ad una sua riga ( o colonna ) una combinazione lineare delle altre righe ( o delle altre
colonne ).
C=
1 2 -1
2 0 4
4 2 8
possiamo applicare la propriet ora enunciata per semplificarne il calcolo. A tale scopo possiamo
sommare alla terza riga di C la seconda riga moltiplicata per -2 e si ottiene la seguente matrice B
B=
1 2
2 0
0 2
-1
4
0
I teoremi che seguono sono molto importanti in quanto chiariscono il perch sia molto utile
saper calcolare questo scalare che abbiamo chiamato determinante . Proviamo la seguente
44
combinazione lineare delle altre e supponiamo ad esempio che lultima riga sia combinazione
lineare delle altre , risulti cio
combinazione lineare delle altre -1a1 - 2a2 +..- n-1an-1 sappiamo che si ottiene una matrice B
che ha lo stesso determinante di A . Ma lultima riga di B ha tutti gli elementi eguali a zero e quindi
detA=detB=0.
Dal teorema ora provato segue il seguente importante corollario:
Proposizione 2.4 . Se il determinante di una matrice quadrata A diverso da zero allora
le righe e le colonne di A sono linearmente indipendenti .
Vediamo qualche utile applicazione delle cose dette. Supponiamo si voglia stabilire se le tre
quaterne (1,1,0,1) , (0,1,2,1) , (1,0,0,3) siano o meno linearmente indipendenti . Consideriamo
la matrice A che si ottiene assumendo come sue righe le quaterne date .
1 1 0 1
A = 0 1 2 1
1 0 0 3
1 1 0
B= 0 1 2
1 0 0
costituita dalle prime tre colonne di A ha il determinante diverso da zero (infatti esso due )
e quindi per la proposizione 2.4 le sue righe sono indipendenti . Poich le righe di A sono un
45
allungamento delle righe di B e poich allungando vettori indipendenti essi restano indipendenti
si conclude che le quaterne assegnate sono linearmente indipendenti.
Concludiamo tale numero con qualche utile osservazione.
definizione che il calcolo del determinante di una matrice quadrata A dordine n non sia agevole
quando lordine n abbastanza grande. Ci sono per alcune matrici particolari per le quali il
calcolo del determinante non presenta difficolt. Vediamo.
Una matrice A= ( aij) quadrata dordine n detta triangolare ( bassa ) se
per ogni j > i , risulta aij = 0 mentre detta triangolare ( alta ) se per ogni j < i aij = 0 .
A=
a 11
a 21
a
31
..
a n1
0 ...... 0
a 22 0.0
a 32 a 33 0...0
a n2 ...a nn
a 11
0
A= 0
...
( triangolare bassa )
a 22 .a 2n
0 a 33 ...a 3n
0 0 ... 0 .... a nn
a 12 . a 1n
( triangolare alta )
Gli elementi ( a11, a22 , ., ann ) della matrice A sono detti gli elementi della diagonale
( principale ) di A .
Una matrice A ( aij) quadrata dordine n detta diagonale se risulta per ogni i j ,
aij = 0 .
Con un semplice ragionamento di induzione si prova facilmente che se A =( aij) una
matrice quadrata dordine n ed A triangolare o diagonale allora
det A = a11. a22 . ..ann
cio il suo determinante il prodotto degli elementi della sua diagonale principale.
46
3. Prodotto di matrici.
Siano
a = (a1 , a2 , , an ) ,
b = (b1 , b2 , , bn )
elementi di un campo K .
Si definisce prodotto scalare di tali due n-ple, lo scalare
a x b = a1 b1 + a2 b2 + an bn
che si ottiene eseguendo la somma dei prodotti degli elementi di egual posto.
Siano A = (a ij ) e B = (b ij ) due matrici ad elementi nel campo K . La matrice A sia di
tipo (m , n ) e quella B di tipo ( n , p ) (quindi il numero di colonne di A deve esser eguale al
numero di righe di B ). In tale situazione si pu definire prodotto delle due matrici ( righe per
colonne ) la matrice C = AB di tipo ( m , p ) il cui generico elemento cij si ottiene eseguendo il
Sia ora M = Mn ,R lo spazio vettoriale di tutte le matrici quadrate dordine n sul campo K . Se A
e B sono due elementi di M il loro prodotto ( che eseguibile ) ancora un elemento di M. Tale
prodotto non ha la propriet commutativa . Mostriamo ci con un esempio.
Siano A e B le seguenti matrici quadrate dordine tre :
A=
1, 1, 0
0, 0,0
0, 0, 0
1, 0 , 0
1, 0 , 0
0, 0 , 0
B=
2, 0,0
AB = 0 , 0 , 0
0, 0, 0
47
Mentre risulta :
1, 1, 0
BA = 1 , 1 , 0
0, 0, 0
1 , 0 ,......, 0
0 , 1 , .......,0
I=
.....
0, 0,.......,1
lelemento neutro rispetto al prodotto tra matrici. Risulta infatti per ogni matrice A di M
AI = IA = A.
det I = 1.
Sia A una matrice quadrata dordine n . L inversa della matrice A, se esiste , una matrice A-1
anchessa quadrata dordine n , che abbia la seguente propriet :
A A-1 = A-1 A = I .
Allo scopo di determinare quali matrici sono dotate di inversa ci utile provare preliminarmente la
seguente propriet :
se i = j
48
2.
se i j
....
a a .............. ........a
in
i1 i2
A = ..
a j1 a j2 .............. .......a jn
..
a a ....................a
nn
n1 n2
e la matrice ausiliaria B , eguale alla matrice A tranne che nella riga di posto j dove presenta di
nuovo la riga ai
a 11 a 12 .................. ..a 1n
....
a a .............. .......a
in
i1 i2
B= ..
a i1 a i2 .............. .......a in
..
a n1 a n2 ....................a nn
Per tali matrici , (essendo in tutto eguali tranne che nella riga di posto j ), risulta
0= detB = bj1 Bj1 + bj2 Bj2 + .. + bjn Bjn = ai1 Aj1+ ai2 Aj2 + +ain Ajn
Un altra utile propriet , di cui omettiamo la dimostrazione , la seguente :
49
3.
Attraverso luso delle propriet 1., 2. ,3 ora stabilite siamo ora in grado di provare la
seguente importante:
Dimostrazione . Se la matrice A ammette inversa esiste una matrice A-1 tale che risulti
A A-1 = I . Si ha det(A A-1) = detA det A-1 = det I = 1 da cui segue det A 0.
Viceversa supponiamo sia detA = k 0 . Tenendo conto delle 1 e 2 la matrice :
A-1 =
A 11 A 21 .. A n1
A 12 A 22 ..A n2
..
A 1n A 2n . A nn
1
k
a 11 a 12 ........ a 1n
a 21 a 22 ........ a 2n
A=
...
m1 a m2 ........ a mn
50
una matrice di tipo (m ,n ) sul campo K. Indicheremo le sue m righe coi simboli a1 , a2,., am
le sue n colonne coi simboli a1 , a2,., an
i1
, a i 2 ,., a i t
In modo analogo supponiamo che nella matrice A ci siano s colonne per esempio le prime s
con le seguenti propriet :
j)
jj)
51
lasserto.
Poich le righe a
i1
, a i 2 ,., a i p
a1
) = l(
i1
)+2(
a i2
)+ . + p ( a i p
a2
) = l(
i1
) + 2 (
a i2
)+ . + p ( a i p
..
) = l(
am
i1
) + 2 (
ai2
)+ . + p ( a i p
( a1
) = l( a i1
) + 2 ( a i 2 ) + .+ p( a i p )
( a2
) = l( a i1
) + 2 ( a i 2 ) + .+ p( a i p )
) = l( a i1
) + 2 ( a i 2 ) + .+ p( a i p )
..
..
( a m
52
e quindi si ha
a1j
a 2j
.. = a
..
a mj
i1 j
1
1
.. + a
i2 j
..
1
2
2
.. + .. + a
ip
..
2
p
p
..
..
p
Abbiamo cos provato che ogni colonna di A combinazione lineare dei p vettori
1
2
1
2
.. , .. , .. ,
..
..
2
1
p
p
..
..
p
Steinitz t p .
Nella matrice trasposta AT di A le righe di A sono le colonne di AT e le colonne di A sono
le righe di AT
Applicando alla matrice trasposta quanto gi provato per A si ha allora p t e lasserto cos
provato.
Illustreremo ora un teorema molto utile in quanto esso fornisce un metodo per il calcolo del
rango di una matrice.Prima per occorre dare alcune semplici definizioni.
Sia A una matrice di tipo m ,n sul campo K.
Si scelgano h righe a
i1
di A i cui elementi sono quelli che si trovano contemporaneamente sulle righe e colonne scelte sar
da noi chiamata un minore dordine h di A.
Quindi la prima riga di H ha per elementi gli elementi della riga a
j1 , j2 ,., jh
i1
. La seconda riga di H ha per elementi gli elementi della riga a i 2 che occupano i
posti j1 , j2 ,., jh . Lultima riga di H ha per elementi gli elementi della riga
a i h che occupano i posti j1 , j2 ,., jh .Facciamo un esempio.
53
1, 2 , 5 ,1, 0
A= 3 , 3 , 2 , 0 , 4
1, 0 , 3 , 4 , 2
Se si scelgono la prima e la terza riga e la quarta e quinta colonna di A la matrice H che tali scelte
determinano
1, 0
H=
4, 2
Se si scelgono la prima e la seconda riga e la prima e la seconda colonna di A la matrice L che tali
scelte determinano
1, 2
L=
3, 3
i1
, a i 2 ,., a i h di A e le colonne a j1 ,
j j1 , j2 ,., jh
i1
1 , 2, 1
L3,4 = 3 , 3 , 0
1 , 0, 4
1 , 0, 1
H 2,1 = 4 , 2, 3
0 , 4 , 3
, a i 2 ,., a i h ,
54
Teorema degli orlati. Sia A una matrice di tipo m,n sul campo K. Sia H un minore dordine h
di A ottenuto scegliendo le righe a i1 , a i 2 ,., a i h di A e le colonne a j1 , a j2 ,., a jh di A. Se
risulta :
1.
detH= 0
2.
j j1 , j2 ,., jh )
allora :
i)
le righe
a i1 , a i 2 ,., a i h
ii)
combinazione lineare
le colonne a j1 , a j2 ,., a jh
combinazione lineare.
Ne segue che il rango di A h.
Dimostrazione . Poich H ha il determinante diverso da zero allora le sue righe e le sue
i1
i1
, a i 2 ,., a i h .
Per le ipotesi fatte le matrici Hi,1 , H i,2,.., H i,n ottenute orlando H con la riga di posto i e
tutte le colonne da 1 ad n hanno tutte il determinante eguale a zero.
a i1 j1
L
detHi,1 = det
a
i h j1
a ij
1
a i1 jh
L
L
a i h jh
a i1 j1
L
detHi,2 = det
a
i h j1
a ij
1
a i1 jh
L
L
L
a i h jh
a ijh
a ijh
a i11
L
=0
a ih 1
a i1
a i1 2
L
=0
a ih 2
a i2
55
M
a i1 j1
L
detHi,n = det
a
i h j1
a ij
1
a i1 jh
L
L
L
a i h jh
a ijh
i,2,..,
a i1n
L
=0
a ihn
a in
i,n
Indichiamo tali
i1 1
1 +. + a i h 1 h
a i1 = 0
i1 2
1 +. + a i h 2 h
a i2 = 0
i1 n
1 +. + a i h n h
a in = 0
ai = - ( 1 a
i1
e dividendo per
ai = -
1
( 1 a
+. + h a i h )
i1
+. + h a i h )
i1
,. , a i h
i1
,. , a i h .
56
Proposizione 4.2 Sia A una matrice quadrata dordine n . Le righe e le colonne di A sono
dipendenti se e solo se il suo determinante eguale a zero.
Proposizione 4.3 Sia A una matrice quadrata dordine n . Le righe e le colonne di A sono
indipendenti se e solo se il suo determinante diverso da zero.
57
C A P I T O L O III
Sistemi di equazioni lineari
58
In questo capitolo studieremo i sistemi di equazioni lineari , cio sistemi S di questo tipo
dove sia i
coefficienti aij ed i
Quando i termini noti c1 ,c2,,cn sono tutti eguali a zero il sistema detto omogeneo.
Una soluzione del sistema una n-pla ordinata ( y1 , y2,., yn ) di elementi di K soluzione
delle equazioni del sistema cio verificante
..
a m1y1 + a m2 y 2 .. + a mn y n = c m
Quando il sistema ha almeno una soluzione esso detto compatibile .Quando esso non ha
soluzioni detto
Assegnato un sistema
22 2
2n n
2
S 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = c m
possiamo considerare le seguenti due matrici : la prima , denotata con A , detta matrice
incompleta , o dei coefficienti quella che ha per elementi i coefficienti delle incognite
59
a 11 , a 12 ,....a 1n
a 21 , a 22 .. a 2n
A=
..
a , a ,. a
mn
m1 m2
a 21 , a 22 .. a 2n c 2
A =
..
a , a ,. a c
mn m
m1 m2
contiene oltre i coefficienti anche i termini noti disposti come sua ultima colonna.
Indichiamo con A1 , A2 , ., An le n colonne di A e con C la colonna dei termini noti.
a 11
a 21
1
A =
..
a
m1
a 12
a 22
2
A =
..
a
m2
a 1n
a 2n
n
A =
..
a
mn
c1
c2
C=
..
c
m
Con tali notazioni il sistema S pu essere scritto in modo equivalente nella seguente forma
vettoriale :
S:
Se
(1.1)
A1 x1+ A2 x2 + . + An xn = C
e questa mostra che il vettore C dei termini noti combinazione lineare dei vettori A1 , A2 , ., An
colonne di A . Viceversa se il vettore C dei termini noti combinazione lineare dei vettori
60
A1 , A2 , ., An , colonne di A cio se si ha
A1 y1+ A2 y2 + . + An yn = C
(1.2 )
allora ( y1 , y2,., yn )
Ci sono quindi tante soluzioni quanti sono i modi in cui C si p ottenere come combinazione
lineare dei vettori A1 , A2 , ., An .
22 2
2n n
2
S 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = c m
61
p = p . Siano a j1 , a j2 ,., a j p
p colonne indipendenti della matrice A ed in numero massimo cio tali che ogni altra colonna di A
risulti una loro combinazione lineare. Se mostriamo che ogni colonna di A risulta combinazione
lineare delle colonne a j1 , a j2 ,., a j p allora tali colonne sono un sistema massimo di colonne
indipendenti di A che ha cos anche essa rango p . Una qualunque colonna a j di A diversa dalla
colonna c
essendo anche colonna di A dipende da a j1 , a j2 ,., a j p . Poich per ipotesi il
sistema ha soluzioni , per la proposizione 1.1. la colonna c dipende dalle colonne di A . Ma
poich le colonne di A dipendono da a j1 , a j2 ,., a j p allora anche c
dipende dalle colonne
a j1 , a j2 ,., a j p . Avendo provato che ogni colonna di A dipende dalle colonne a j1 , a j2 ,.,
a jp
resta provato che tali colonne sono colonne indipendenti di A ed in numero massimo per
Si voglia ad esempio stabilire per quale valore del parametro reale h il seguente sistema S
ha soluzioni .
2x + y + hz = 4
S = x - 2y + 2z = 1
3x + y + z = 5
62
2 1
A = 1 - 2
3 1
2
1
2 1 h 4
A = 1 - 2 2 1
3 1 1 5
La matrice
2 1
L = 1 - 2
3 1
1
5
3
7
3
7
il
risultando p = 2 e p = 3 .
Le proposizioni 1.1 e 1.2 ora provate forniscono criteri per stabilire la compatibilit del
sistema ma non offrono metodi di determinazione delle soluzioni quando si sia accertato che queste
esistono.
Vedremo ora come si trovano le soluzioni di un sistema S quando si sia stabilito che le
soluzioni esistono.
S =
..
a n1x1 + a n2 x 2 .. + a nn x n = c n
abbia n equazioni ed n incognite . In tal caso la matrice A incompleta del sistema avendo n
righe ed n colonne quadrata e quindi possibile calcolare il suo determinante . Se risulta
63
det A 0
allora il sistema ha soluzioni in quanto risulta p = p = n . Proveremo ora che nelle ipotesi in cui
siamo il sistema ha una sola soluzione . Per provare ci utile scrivere il sistema in una forma
equivalente detta forma matriciale.
a , a .. a 2n
A = 21 22
..
a , a ,. a
nn
n1 n2
i seguenti vettori
noti )
x1
x2
X =
..
x
n
c1
c2
C =
..
c
n
forma matriciale :
A X = C
64
a 21 , a 22 .. a 2n
..
a , a ,. a
nn
n1 n2
S:
det A=
x1
x2
..
x
n
c1
c2
= ..
c
n
A X = C
per A-1
A-1 la
si ha che la
(1.2)
( x1 , x2,., xn )
di A
esplicitamente :
x1
x2
..
x
n
A11 , A 21 ,.... A n1
A12 , A 22 .. A n2
..
A , A ,. ... A
2n
nn
1n
c1
c2
..
c
n
(1.3)
xi =
c2
con la colonna
..
c
n
A 1i c1 + A 2i c 2 + ... + A ni c n
65
a 11 , a 12 ,.... c1 ..
a 21 , a 22 ... c 2 ..
..
a , a ,... c ..
n
n1 n2
Bi =
Poich le matrici
A e B
a 1n
a 2n
a nn
elementi della colonna i-sima di A. Ne segue che al numeratore della (1.3) ciascun elemento
i
ci
y1 =
det B1
,
detA
y2 =
det B 2
,
detA
regola di Cramer
Bi ( i= 1,2,,n )
yn =
):
det Bn
detA
66
c1
c2
sostituendo la sua i-sima colonna con la colonna
..
c
n
x + y + z = 4
S = x - y + z = 2
x + y - 3z = 0
1 1 1
A = 1 -1 1
1 1 - 3
1 1 1 4
A = 1 - 1 1 2
1 1 - 3 0
Essendo detA = 8 per la proposizione 1.3 tale sistema ha una sola soluzione che si determina con
la regola di Cramer .Risulta allora
4 1 1
16
1
x =
det 2 - 1 1 =
=2
8
8
0 1 - 3
1 4 1
8
1
y =
det 1 2 1 = = 1
8
1 0 - 3 8
1 1 4
8
1
z =
det 1 - 1 2 = = 1
8
1 1 0 8
67
detA = 0.
Prima di passare allesame di questi casi sono molto utili le seguenti considerazioni.
a 11 x 1 + a 12 x 2 .. + a 1n x n + c1 = 0
a x + a x .. + a x + c = 0
22 2
2n n
2
21 1
S = ..
a x + a x .. + a x + c = 0
m2 2
mn n
m
m1 1
1 x 1 + 2 x 2 + .... + n x n + = 0
in cui una delle equazioni che qui abbiamo rappresentato , per distinguerla , con
1x1 + 2 x 2 .. + n x n + = 0
(1.4)
1x1 + 2 x 2 .. + n x n + =
2 ( a 21x1 + a 22 x 2 .. + a 2n x n + c 2 ) +. + m ( a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n + c m )
Consideriamo il sistema
a 11 x 1 + a 12 x 2 .. + a 1n x n + c1 = 0
a x + a x .. + a x + c = 0
22 2
2n n
2
S = 21 1
..
a m1 x 1 + a m2 x 2 .. + a mn x n + c m = 0
68
Viceversa se ( y1 , y2,., yn ) una soluzione del sistema S , stante la (1.4) , essa anche
soluzione del sistema S . In conclusione eliminando da S una equazione che sia combinazione
lineare delle altre si ottiene un sistema che ha una equazione in meno ma che ha le stesse soluzioni
del sistema S .
Kn+1
lapplicazione
f : ( a1x1+ a2 x2 +.+ an xn + c )
( a1, a2, .. .., an, c)
che associa al polinomio a1x1 + a2x2..+ anxn + c la n+1 pla (a1, a2, .. an, c ) dei suoi coefficienti.
Sia ora assegnato un sistema S compatibile di m equazioni in n incognite.
a11x1 + a12 x 2 .. + a1n x n + c1 = 0
a x + a x .. + a x + c = 0
22 2
2n n
2
S = 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n + c m = 0
e sia
a11 , a12 ,....a1n c1
a 21 , a 22 .. a 2n c 2
A =
..
a , a ,. a c
mn m
m1 m2
la sua matrice completa. Ora le righe della matrice A sono le immagini tramite lisomorfismo f
delle equazioni del sistema per cui un numero massimo di equazioni indipendenti del sistema si
otterr in corrispondenza ad un numero massimo di righe indipendenti di A .
69
Ora poich il sistema S per ipotesi compatibile , le due matrici A ed A del sistema hanno lo
stesso rango e sia p il rango di A ed A. Se H la sottomatrice quadrata dordine p di A con
determinante diverso da zero ( ma che ha tutti i suoi orlati con determinante nullo ) che ci ha
permesso di stabilire il rango di A allora le p righe di A che concorrono alla formazione di H sono
un sistema massimo di righe indipendenti di A . Le stesse righe nella matrice A costituiscono
anche in A che anchessa rango p , un sistema massimo di righe indipendenti di A
Le equazioni corrispondenti a tali righe sono quindi indipendenti ed inoltre ogni altra equazione
risulta una loro combinazione lineare. Attraverso il calcolo del rango di A (uguale a quello di A )
utilizzando il teorema degli orlati , abbiamo cos stabilito quali siano le equazioni del sistema S
che debbono essere mantenute e quali invece possono essere eliminate, senza alterare linsieme
delle soluzioni del sistema. Quando si sia effettuata questa scelta il sistema ha sempre la seguente
forma :
ci sono nel sistema S , p equazioni ed n incognite con p n . Vediamo perch .
Inizialmente per il sistema, ci sono tre possibili casi :
Caso 1 .
m = n ma det A = 0
Caso 2. m > n Ci siano cio pi equazioni che incognite . In tal caso la matrice A ha una forma di
rettangolo alto ma stretto con m righe ed n colonne . Poich il rango esprime il massimo
numero di colonne indipendenti risulta p n . Se p = n si ricade nel caso esaminato nella
proposizione 1.3 e pertanto possiamo supporre che sia p < n. Anche in questo caso mantenendo le
p equazioni indipendenti si hanno
p equazioni ed n incognite con p < n.
Caso 3.
m < n . Ci siano cio meno equazioni rispetto al numero di incognite . . In tal caso la
matrice A ha una forma di rettangolo basso ma largo con m righe ed n colonne. Poich il rango
p di A esprime il massimo numero di righe indipendenti risulta p m < n. Anche in questo caso
mantenendo le p equazioni indipendenti si hanno
70
Dopo quanto detto dobbiamo quindi prendere in considerazione un sistema S compatibile con p
equazioni indipendenti ed n incognite con p < n
a 21 a 22 ..a 2n
A=
..
a a . a
pn
p1 p2
incompleta del sistema ha rango p e quindi essa possiede una sottomatrice quadrata H dordine p
con il determinante diverso da zero corrispondente a p colonne indipendenti di A.
Per rendere semplice la scrittura, quindi solo per semplicit , supponiamo che siano le prime p
colonne di A a determinare con le sue p righe tale sottomatrice H.
a 21 a 22 a 2p ..a 2n
A=
..
a a a . a
pp
pn
p1 p2
71
- a 2n y n c 2
a 21x1 + a 22 x 2 .. + a 2p x p = - a 2p +1y p +1 S =
..
a p11x1 + a p2 x 2 .. + a pp x p = - a pp +1y p +1 - ... - a pn y n c p
cio diventa un sistema con p equazioni e p incognite e con la matrice H dei suoi coefficienti
avente il determinante diverso da zero. Tale sistema per la proposizione 1.3 ha una sola
soluzione (y1 , y2 , , yp ) e cos la n-pla
conseguenze .
i) due soluzioni e che abbiano eguali i valori di posto p+1 , p+2 ,, n coincidono.
biettiva .
= |
S|
n-p
soluzioni .
72
Poich ogni soluzione determinata sulla base della scelta dei valori yp+1 , yp+2 , , yn
assegnati alle incognite
( spesso
infinite
xp+1 , xp+2 , , xn
applicando di volta in volta la regola di Cramer. Questa difficolt come ora vedremo pu essere
superata dopo aver discusso della risoluzione dei sistemi omogenei.
2. Sistemi omogenei.
22 2
2n n
S = 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = 0
a)
Il sistema S omogeneo compatibile una sua soluzione ( detta soluzione banale ) essendo
la n-pla (0,0,.,,0) .Ne segue che le due matrici A ed A hanno sempre lo stesso rango che
indichiamo con p .
Possiamo quindi supporre che sia p < n in modo che il sistema ammetta | K |
Denotiamo al solito con
soluzioni.
qualit
un sottoinsieme di Kn .
73
22 2
2n n
S = 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = 0
dimensione n-p.
AX=0
( dove al solito
a 11 a 12 ........ a 1n
a 21 a 22 ........ a 2n
A=
...
a
........
a
m2
mn
m1
x1
x2
X=
..
x
n
0
0=
..
y1
y2
Y=
..
y
n
Se
z1
z2
Z=
..
z
n
soluzione .
74
Y S , Z
1)
2) K
, Y
Y+Z
resta provato che S un sottospazio di Kn . Proveremo ora che esso ha dimensione n-p .
Poich A ha rango p per semplicit supporremo che le prime p righe e che le prime p
colonne di A siano indipendenti . Linsieme delle soluzioni del sistema S coincide allora con
linsieme delle soluzioni del sistema ridotto S costituito dalle prime p equazioni di S .
a p1x1 + a p2 x 2 + + a pn x n = 0
Per quanto detto al numero 1 di questo capitolo , ogni soluzione di S determinata sulla base
della scelta dei valori yp+1 , yp+2 , , yn assegnati alle incognite
xp+1 , xp+2 , , xn .
Sia allora
p+1
= ( 1 , 2 , .., p , 1 , 0, ,0 )
p+2
= ( 1 , 2 , .., p , 0 , 1, ,0 )
e .
= ( 1 , 2 , .., p , 0 , 0, ,1 )
75
Tali soluzioni sono n-ple indipendenti perch sono indipendenti gli n-p
vettori numerici
Sia ora
yp+1 p+1 ,
Ma sempre perch
yp+2 p+2 ,
...,
yn
che si ottiene eseguendo questa somma , presenta anchessa agli ultimi n-p
posti i valori
yp+1 , yp+2 , , yn
( .
, yp+1 , yp+2 , , yn )
p+1 , p+2
S.
, ..,
Lo spazio
=Y
La proposizione ora provata non solo fornisce la dimensione dello spazio S delle soluzioni
del sistema S ma offre anche un metodo per determinare una sua base.
76
Facciamo un esempio.
2x + y + z + 2t = 0
S =
x + y + z + t = 0
A =
1, 1, 1, 1
2, 1
ha rango due risultando det
1,1
= 1 e pertanto lo spazio
delle soluzioni un
x + y = 1
Applicando a tale sistema la regola di Cramer si trova
soluzione di S la quaterna
= ( 0 , -1 , 1, 0 )
Ponendo z = 0 e t = 1 , S diventa
2x + y = - 2
x + y = - 1
77
Lo spazio
x = -1 ed y = 0. Quindi la seconda
= ( -1 , 0 , 0, 1 )
S=
[( 0 , -1 , 1, 0 ) ,( -1 , 0 , 0, 1 ) ]
Ci che ora faremo giustifica linteresse mostrato per la risoluzione di un sistema omogeneo.
c1 , c2 , , cn
omogeneo
soluzioni
ognuna delle quali va trovata assegnando a certe n-p incognite dei valori arbitrari ed applicando al
corrispondente sistema la regola di Cramer . Le soluzioni del sistema S si possono per pi
facilmente calcolare attraverso la determinazione delle soluzioni del sistema omogeneo associato
come mostra la seguente :
78
22 2
2n n
2
S = 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = c m
non omogeneo e compatibile . Tutte le soluzioni di S si ottengono sommando ad una sua soluzione
tutte le soluzioni del sistema
22 2
2n n
So = 21 1
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = 0
omogeneo associato ad S .
So il
una soluzione di So
A = C ed allora si ha
A( + )= A
+ A = C + 0 = C
ancora una soluzione di S . Se mostriamo che una qualunque soluzione di S si ottiene in questo
modo allora il teorema provato. Sia quindi una soluzione di S . Poich e sono
soluzioni di S si ha A = C
e A
= C e quindi
A ( - ) = A - A
Pertanto = -
scelta.
= C -C=0
fornir la soluzione
79
+ a1n x n = 0
a11x1 + a12 x 2 ..
a x + a x ..
+ a 2n x n = 0
21 1
22 2
S =
..
a n -1 ,1x1 + a n -1, 2 x 2 + + a n -1, n x n = 0
A=
a 11 a 12 . ......
a 21 a 22 .....
...
a n -1 ,1 , a n -1, 2 ,
a 2n
...
a n -1, n
a 1n
del sistema possiede almeno una sua sottomatrice quadrata dordine n-1 con il determinante
diverso da zero. Ora le soluzioni del sistema formano un sottospazio di dimensione 1 per cui per
determinare tutte le sue soluzioni basta determinare una sua soluzione (y1 , y2 ,, yn ) non nulla.
Denotiamo con L1 , L2 , , Ln
1 =det L1 ,
2 = det L2 , ,
n = det Ln
80
1 ,
, ,
, , (-1)n-1 n )
soluzione di ogni
equazione del sistema e che quindi se in ogni equazione del sistema si sostituiscono al posto delle
incognite (x1, x2, ., xn ) i numeri ( 1 , - 2 , , (-1)n-1 n ) si ottiene zero.
Vediamo.
Consideriamo le n-1 matrici quadrate dordine n , M1. M2 , , M n-1, cos ottenute:
M1 ha come prima riga la prima riga di A e le altre n-1 righe eguali alle righe di A.
M2 ha come prima riga la seconda riga di A e le altre n-1 righe eguali alle righe di A.
.
M n-1 ha come prima riga la riga di posto n-1 di A e le altre n-1 righe eguali alle righe di A.
a 11 a 12 . ......
a 11 a 12 . ......
M1 = a 21 a 22 .....
...
a , a
n -1 ,1 n -1, 2 ,
a 21 a 22 .......
a 11 a 12 . ......
M2 = a 21 a 22 .....
...
a , a
n -1 ,1 n -1, 2 ,
.
.
a 1n
a 2n
...
a n -1, n
a 1n
a 1n
a 2n
...
a n -1, n
a 2n
...
81
a n -1 ,1 , a n -1, 2 ,
a 11 a 12 . ......
Mn-1 = a 21 a 22 .....
...
a , a
n -1 ,1 n -1, 2 ,
a 1n
a 2n
...
a n -1, n
n -1, n
Ognuna di tali matrici avendo ciascuna due righe eguali ha il determinante eguale a zero.
Sviluppando det Mi i = 1,2,.. , n-1
(-1)n-1 n )
1 4
2 3
2 4
2 2
2 1
2, 2, 3
dei coefficienti cancellando la prima , la seconda e la terza
ottenute dalla matrice A =
2
,
1
,
4
colonna.Quindi una base per lo spazio delle soluzioni la terna ( -11 , 14 , -2 ) . Poich tale spazio
ha dimensione 1 le sue soluzioni si ottengono considerando la terna ( -11 , 14 , -2 ) e tutte quelle
ad essa proporzionali.
82
C A P I T O L O IV
Prodotti scalari
83
1. Prodotti scalari.
In questo capitolo Vn denoter sempre uno spazio vettoriale di dimensione n definito sul
campo reale. Un prodotto scalare in Vn una funzione
s : Vn x Vn R
di Vn x Vn in R , simmetrica e bilineare , cio avente le seguenti propriet:
1.
s( v , w ) = s( w , v )
2.
s( v+v ,w ) = s( v, w ) + s( v, w )
3.
s( v , w) = s( v , w )
2. s( v , w+w) = s( v, w ) + s( v , w)
3. s( v , w) = s( v , w )
e ci giustifica il termine bilineare dato ad s.
Inoltre dalla 3 segue che
Proposizione 1.1 Il prodotto scalare di s(v , w) di v con w zero se uno dei due vettori il
vettore nullo.
84
s(v ,0) = s(v , a + (-a))= s(v ,a) + s(v ,-a)= s(v,a) s(v,a) = 0
Esempio 1. Si consideri lo spazio vettoriale Rn delle n-ple ordinate di numeri reali. Come
gi detto, si chiama prodotto scalare dei vettori a = ( a1, a2,.,an) e b = ( b1, b2,.,bn) il
numero reale
<
> : Rn x Rn
sopra definita un prodotto scalare definito positivo in Rn . Tale prodotto scalare chiamato
standard o euclideo.
s ( v , w ) = | AP | | AP| cos
85
(i)
AP = s(v, v)
(ii)
non negativo
v = s(v, v)
(1 . 1)
Inoltre se v e w sono due qualunque vettori di Vn diremo che essi sono ortogonali e
scriveremo v
(1.2)
w se risulta s( v , w ) = 0. In simboli
s( v , w ) = 0
86
Proposizione 1.2 Il vettore nullo ha lunghezza zero ed ortogonale ad ogni altro vettore.
Se v e w sono due vettori tra loro ortogonali anche i vettori v e w , per ogni coppia
di scalari e , sono tra loro ortogonali. Risulta infatti
s( v , w) = s( v , w ) = 0.
Quindi accorciando o allungando due vettori v e w tra loro ortogonali essi
restano ortogonali.
Quando si moltiplichi un vettore non nullo v per il numero k =
w =
1
v
w = s(w, w) =
s(kv, kv) =
k 2 s(v, v) = k
1
v
il vettore
Infatti risulta
s(v, v ) =
1
| v|
v
= 1.
Di qui in avanti Vn uno spazio vettoriale reale dotato di un prodotto scalare s definito
positivo.
Proposizione 1.3 Siano v1 , v2 ,vh h vettori , ciascuno non nullo, e a due a due
ortogonali. Allora i vettori v1 , v2 ,vh
Dimostrazione. Siano 1, 2 , h
sono indipendenti
= 1 s ( v1 , v1 ) + 2 s ( v2 , v1 ) + .+ h s ( vh , v1 )
87
ora essendo per ipotesi v1 non nullo ed ortogonale a tutti gli altri vettori si ha
s ( v1 , v1 ) > 0
e s ( v2 , v1 ) = = s ( vh , v1 ) = 0 .
La proposizione ora provata mostra che se siamo in grado di trovare nello spazio Vn ,
vettori non nulli e1, e2 , ., en a due a due ortogonali allora tali vettori essendo indipendenti
costiuiscono una base. Una siffatta base sar detta ortogonale . Inoltre come abbiamo gi osservato
anche possibile rendere i vettori
reciproca ortogonalit . Una base
generato dai vettori e1, e2,, et .Poich il vettore wt+1 non appartiene al sottospazio
H = [e1, e2,, et ] , per ogni scelta degli scalari 1, 2,, t il vettore
et+1 = wt+1 + 1e1 + 2e2 ++ t et
non nullo e non appartiene ad H . Vediamo se possibile scegliere gli scalari 1, 2,, t
in
88
s ( et+1 , e1 ) = s ( wt+1 , e1 ) + 1 s ( e1 , e1 )
s ( et+1 , e2 ) = s ( wt+1 , e2 ) + 2 s ( e2, e2 )
..
s ( et+1 , et ) = s ( wt+1 , et ) + t s ( et , et )
Pertanto il vettore et+1 risulter ortogonale ai vettori e1, e2,, et cio risulter
s ( et+1 , e1 ) = s ( et+1 , e2 ) = .= s ( et+1 , et ) = 0
quando si scelga :
1 = -
s(w t+1 , e1 )
s(e1 , e1 )
2 = -
s(w t+1 , e 2 )
s(e 2 , e 2 )
..
..
t = -
s(w t+1 , e t )
s(e t , e t )
ora costruito si
pu quindi ripetere il procedimento ora illustrato cos da costruire un altro vettore et+2 ortogonale
ad essi .
Dopo n-t passi si perverr quindi a costruire n vettori e1, e2,, en a due a due ortogonali
89
w = 1e1 + 2e2 + + n en
e ( 1, 2,, n )
delle loro
Sia sempre Vn uno spazio vettoriale reale dotato di un prodotto scalare s definito positivo .
Sia ora H un sottospazio di Vn .
Proviamo la seguente
s ( w , v ) = s ( w , v ) = 0
90
supplementari . Lasserto ovvio se H banale . Supponiamo quindi H non banale . Sia t = dimH
e sia e1, e2,, et una base ortogonale di H. Completiamo la base e1, e2,, et
in una base B = { e1, e2,, et
vettori
et+1 . en
et ,et+1 . en
ortogonale di H
w = t+1et+1 + + n en
v = 1e1 + 2e2 + + n et di H
et+1 . en . Se w un
si ha
per i j
(*)
+ t+1et+1
+ + n en
0 = s ( w , ei ) = i s (ei , ei )
91
Proposizione 1.6
definito positivo . Siano e1, e2,, et , t suoi vettori ed H = [e1, e2,, et ] il sottospazio da essi
generato. Un vettore w ortogonale a ciascuno dei vettori e1, e2,, et
se e solo se
appartiene al sottospazio H .
Concludiamo con qualche utile applicazione delle cose provate in questo numero.
Si consideri un sistema omogeneo di m equazioni lineari ciascuna in n incognite.
a11x1 + a12 x 2 .. + a1n x n = 0
a x + a x .. + a x = 0
21 1
22 2
2n n
..
a m1x1 + a m2 x 2 .. + a mn x n = 0
e sia
a 11 a 12 ........ a 1n
a 21 a 22 ........ a 2n
A=
...
a
........
a
m2
mn
m1
= dim H = n-p.
Abbiamo cos ritrovato il risultato gi stabilito per i sistemi omogenei nella proposizione 2.1
del capitolo III.
92
CAPITOLO V
Triangolazione e diagonalizzazione di una matrice quadrata
93
Abbiamo visto nei capitoli precedenti quanto sia utile il calcolo del determinante di una
matrice quadrata A dordine n
chiaro come tale calcolo sia poco agevole quando lordine n di A sia molto grande.
Vogliamo ora illustrare un procedimento, traducibile in un programma per il computer ,che
consenta di semplificare tale calcolo.
Sia quindi
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
A = ..
a n1 a n2 a nn
ottiene una nuova matrice A che differisce da A solo nella riga di posto i ma che ha lo stesso
determinante di A. Quando si agisce sulla matrice A nel modo ora indicato si dice che si effettuata
su A una trasformazione elementare sulle sue righe. Noi opereremo per semplicit ed omogeneit
solo sulle righe di A pur consapevoli che il procedimento che illustreremo potrebbe essere
effettuato anche sulle colonne di A.
Useremo questa simbologia
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
..a i .......
a a a
nn
n1 n2
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
........... a i + a j ...
a a a
n1 n2
nn
94
per indicare che stiamo trasformando la riga ai di posto i con la nuova riga a i + a j .
Vogliamo ora provare che
Proposizione 1.1 Con un numero finito di trasformazioni elementari sulle righe possibile
trasformare la matrice A in una matrice B che ha lo stesso determinante di A ma che ha lultima
colonna eguale a ( 0, 0, , 1 ).
In simboli
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
A= ..
a n1 a n2 a nn
b11 b12 0
b 21 b 22 0
b n1 b n2 1
Una volta provata la proposizione 1.1 possiamo evidenziare i vantaggi che ne derivano.
Il vantaggio che il determinante della matrice B eguale al determinante della matrice H che si
ottiene cancellando nella matrice B lultima sua riga e lultima sua colonna.
Quindi con questo primo passo abbiamo ricondotto il calcolo del determinante di A al calcolo del
determinante di H che per ha ordine n-1.
Se la matrice H non possiede una riga o una colonna nulla possiamo ripetere sulla matrice H il
procedimento usato per trasformare A in B e cos il determinante di H sar eguale al determinante
di una matrice H dordine n-2. Avremo quindi
determinante di A , forse molto grande , al calcolo del determinante di una matrice A , abbastanza
piccola.
95
Caso 1 :
ann = 1
Se ann = 1
lultima riga moltiplicata per -h si ottiene una nuova matrice B che ha lelemento bin = 0 ,come
desiderato.
In simboli :
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
a n1 a n2 1
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
a a . 1
n1 n2
trasformazioni elementari sulle sue righe si pu pervenire ad una matrice B con lultima colonna
eguale a (0,0,,1) come richiesto.
Caso 2 :
ann = 0
Se ann = 0 allora poich lultima colonna di A non il vettore nullo esiste i , i < n tale
che sia ain 0 . Posto h = ain allora sommando allultima riga di A la riga a i moltiplicata per
1
si ottiene una matrice B che lelemento bnn = 1
h
In simboli :
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
a a 0
n1 n2
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
..a i ....... h
.......... ... . 1
Caso 3 :
Posto a = ann e
h = ain
ain 0 .
96
per
(a 1)
h
In simboli :
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
..a i ....... h
a a a
n1 n2
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
..a i ....... h
.......... ... . 1
Caso4 :
ain = 0 .
In simboli
a 11 a 12 ..0
a 21 a 22 .0
a n1 a n2 a nn
.......... . a nn
a 21 a 22 0
a n1 a n2 . a nn
Riepilogando, il procedimento ora illustrato applicato alla matrice A conduce alla matrice B
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
A= ..
a n1 a n2 a nn
b 11 b 12 0
b 21 b 22 0
b n1 b n2 1
97
b 21 b 22 b 2, n -1
H=
ha una riga o una colonna nulla detH = 0. In caso contrario possiamo ripetere il
procedimento sulla matrice H normalizzandola cio rendendo lultima sua colonna eguale a
( 0,0,,1).
Ora ogni trasformazione elementare fatta sulle righe di H pu ottenersi eseguendo la stessa
operazione sulle corrispondenti righe di B che presentano ormai lultimo numero eguale a zero.
Questa osservazione in sostanza la dimostrazione della seguente proposizione che corollario
della proposizione 1.1.
Supposto che tutte le matrici H che di volta in volta appaiono si possono normalizzare allora
bii=1 i 1
In simboli
a 11 a 12 a 1n
a 21 a 22 a 2n
A= ..
a n1 a n2 a nn
b 11 0 0
b 21 1 0
b n1 b n2 1
98
2 2 ..... 2
A=
.....
......
n
n n
una matrice quadrata dordine n ad elementi nel campo K. Se ( v1 , v2 ,.,vn) una n-pla ordinata
di vettori di Vn col simbolo
1 1 .... . 1
2 2 ..... 2
( v1 , v2 ,.,vn)
= ( w1 , w2 ,.,wn)
.....
......
n
n n
w1 = 1 v1 + 2 v2 +.+ n vn
w2 = 1 v1 + 2 v2 +.+ n vn
.
wn = 1 v1 + 2 v2 ++ n vn .
Sia ora M(n, K) linsieme delle matrici quadrate dordine n ad elementi su un fissato
campo K.
Le matrici quadrate non degeneri di M(n, K) cio quelle che hanno il determinante diverso
da zero formano gruppo rispetto al prodotto (righe per colonne ) di matrici e tale gruppo , detto
gruppo lineare , viene indicato col simbolo GL (n,K).
sono dette simili se esiste una matrice P non degenere tale che
99
A = P-1 B P
f : Vn
Vn
non nullo
(2.1)
f (v ) = v
Lo scalare che figura nella (2.1) chiamato lautovalore dell autovettore v ed in ogni caso
esso chiamato un autovalore della funzione f .
Se un autovalore della funzione f possiamo considerare tutti gli autovettori di f che
hanno lo scalare come loro autovalore.
100
v Vn : f (v ) = v
appartiene al sottoinsieme V .
Il sottoinsieme V , come facile verificare , un sottospazio di Vn . Esso chiamato
l autospazio
a 11 a 12 .... a 1n
a 21 a 22 .....a 2n
A=
.....
a a .....a
nn
n1 n2
una matrice quadrata dordine n ad elementi nel campo K . Denotiamo con Kn lo spazio vettoriale
numerico di dimensione n su K . Se
x1
x
X= 2
.
x
n
un elemento di Kn eseguendo il prodotto (righe per colonne ) di A per X si ottiene un altro
vettore Y
101
y1
y
Y = 2 =
.
y
n
a 11 a 12 .... a 1n
a 21 a 22 .....a 2n
.....
a a .....a
nn
n1 n2
x1
x2
.
x
n
di Kn , dove esplicitamente :
y1 = a 11 x 1 + a 12 x 2 + .. . + a 1n x n
y = a x + a x + .. + a x
2
21 1
22 2
2n
n
..
y n = a n1 x 1 + a n2 x 2 + .. + a nn x n
0
1
u2 = , .., un =
.
0
e con a1 , a 2 , , a n
0
0
.
1
102
u1 , u2 , . , un
della funzione lineare A . Ne segue che se la matrice A ha rango p allora lo spazio immagine ha
dimensione p e conseguentemente il nucleo della funzione A ha dimensione n-p. Se quindi A
una matrice non degenere e quindi di rango n , la funzione lineare A biettiva ed quindi un
isomorfismo.
Per ci che segue molto importante la seguente :
Proposizione 2.2 Sia A una matrice quadrata dordine n . Sia ( p1 , p2 ,.,pn) una base
ordinata di Kn e sia P la matrice non degenere avente per colonne i vettori
( p1 , p2 ,.,pn).
Siano (Ap1 , Ap2 ,.,Apn) i vettori corrispondenti ai vettori ( p1 , p2 ,.,pn) tramite la funzione A
e sia B la matrice cos costituita :
(2.1)
p 21 p 22 .....p 2n
( u1 , u2 ,.,un)
= ( p1 , p2 ,.,pn)
.....
p p .....p
nn
n1 n2
(2.2)
b 21 b 22 .....b 2n
( p1 , p2 ,.,pn)
= (Ap1 , Ap2 ,.,Apn)
.....
b b .....b
nn
n1 n2
Ora moltiplicando la matrice A per la matrice P si ottiene una matrice le cui colonne sono i vettori
103
(2.3)
a 21 a 22 .....a 2n p 21 p 22 .....p 2n
( u1 , u2 ,.,un)
.....
= (Ap1 , Ap2 ,.,Apn)
.....
a a .....a p p .....p
nn n1 n2
nn
n1 n2
(2.4)
a 21 a 22 .....a 2n p 21 p 22 .....p 2n
( u1 , u2 ,.,un)
.....
=
.....
a a .....a p p .....p
nn n1 n2
nn
n1 n2
p11 p12 .... p1n
p 21 p 22 .....p 2n
= ( u1 , u2 ,.,un)
.....
p p .....p
nn
n1 n2
b 21 b 22 .....b 2n
.....
b b .....b
nn
n1 n2
La proposizione ora provata ci offre un suggerimento per poter risolvere il problema che
abbiamo posto e cio di trovare una matrice B simile ad A e di forma diagonale.
Sussiste infatti la seguente importante
autovettori della funzione lineare A . Detti (1, 2 , ,n) gli autovalori degli autovettori
( p1 , p2 ,.,pn) si ha
Ap1 = 1p1
Ap2 = 2p2 ,
.. . , Apn
= npn
ed allora
le coordinate di Ap1 nella base ( p1 , p2 ,.,pn) sono ( 1 , 0 , ..,0 )
le coordinate di Ap2 nella base ( p1 , p2 ,.,pn) sono ( 0 , 2 , ..,0 )
104
0 2 .......0
B=
.....
0 0 .........
n
Viceversa supponiamo che la matrice A sia diagonalizzabile e cio simile ad una matrice D
1 0 .... ... 0
0 2 .......0
D=
.....
0 0 .........
n
di forma diagonale . Esiste quindi una matrice P non degenere tale che risulti
D = P-1 A P
o equivalentemente AP = PD
Siano( p1 , p2 ,.,pn) le colonne della matrice P . Essendo P non degenere tali colonne sono
indipendenti e formano quindi una base di Kn . Inoltre da AP = PD segue che
Ap1 = 1p1
Ap2 = 2p2 ,
.. . , Apn
= npn
105
(2.5)
Posto
x1
x
X= 2
.
x
n
ed
a 11 a 12 .... a 1n
a 21 a 22 .....a 2n
A=
.....
a a .....a
nn
n1 n2
..
a n1 x 1 + a n2 x 2 + .. + a nn x n = o x n
(a 11 - ) x 1 + a 12 x 2 + .. + a 1n x n = 0
a x + ( a - ) x + .. + a x = 0
21 1
22
2
2n n
..
a n1 x 1 + a n2 x 2 + .. + ( a nn - ) x n = 0
a 22 - o .......a 2n
a 21
det
=0
.....
a
.....
a
n2
nn
o
n1
106
Abbiamo quindi determinato la condizione cui deve soddisfare o per essere autovalore di A :
o autovalore di A se sottraendo nella matrice A agli elementi a11, a22, .,ann della sua
diagonale lo scalare o si ottiene una matrice con determinante zero .
a 11 - t
a
p(t) = det ( A It ) = det 21
.....
a
n1
a 12 ..........a 1n
a 22 - t .......a 2n
a n2 ..... a nn - t
che sviluppato fornisce un polinomio di grado n e le cui radici , ma solo quelle appartenenti a K,
forniscono gli autovalori della funzione A .
Il polinomio
p(t) = det (A I t ) = (-1)n t n + ........
chiamato il
a 22 - o .......a 2n
a 21
det
= 0
.....
a
a n2 ..... a nn - o
n1
107
a 11 - o a 12 .... ..........a 1n
a 22 - o .......a 2n
a 21
e quindi la matrice
ha rango r < n . Lo spazio delle soluzioni del
.....
a
.....
a
n2
nn
o
n1
sistema
(a 11 - ) x 1 + a 12 x 2 + .. + a 1n x n = 0
a x + ( a - ) x + .. + a x = 0
21 1
22
2
2n n
..
a n1 x 1 + a n2 x 2 + .. + ( a nn - ) x n = 0
Sia ora sempre o un autovalore della funzione A . Poich lo scalare o radice del polinomio
caratteristico p( t ) allora per un il teorema di Ruffini risulta che tale polinomio divisibile per
( t - o) . Si ha cio
p ( t ) = ( t - o) q(t)
con q(t) polinomio di grado n-1 .
Se o non radice di q(t) cio si ha q(o ) 0
polinomio p(t ) .
Se invece risulta q(o ) = 0 allora , riapplicando il teorema di Ruffini , si ha
q(t) = ( t - o) g(t)
con g(t) polinomio di grado n-2 e quindi
p ( t ) = ( t - o)2 g(t)
Se risulta g(o ) 0 allora o detta una radice doppia del polinomio p(t) .
Iterando il ragionamento si perviene alla seguente definizione .
La radice o del polinomio p(t) si dice che ha molteplicit algebrica s se risulta
p ( t ) = ( t - o)s (t)
(o) 0
108
il primo
( e questo intero ci
Proposizione 2.5 Due matrici A e B simili tra loro hanno lo stesso polinomio
caratteristico.
Dimostrazione. Siano quindi A e B due matrici quadrate dordine n e simili tra loro. Esiste
pertanto una matrice P non degenere per cui si abbia B = P-1 A P . Si ha allora
det ( B I t) = det (P-1 A P I t ) = det (P-1 A P P-1 I t P ) = det [P-1 (A - I t ) P] =
= det P-1 det (A - I t ) det P = det (A - I t )
essendo det P-1 det P = 1 .
, , wn in modo
109
0 o .......0 .......
..
B = 0 0 ....... o .......
0 a s +1 , s +1 .. a s +1 n
0 0
........
0 a n , s +1 .. ... a nn
0 0
Tale matrice , sempre per la proposizione 2.2 , simile ad A ed ha quindi per la proposizione 2.5
lo stesso polinomio caratteristico di A . Si ha quindi
p ( t ) =det (A I t ) = det ( B I t) = ( o - t )s g(t)
e questa mostra che la molteplicit algebrica di o almeno s . L asserto cos provato.
Per i nostri scopi sono molto utili le proposizioni che seguono. I vettori utilizzati in tali
proposizioni , dora in poi . per semplicit di scrittura , non saranno pi indicati in grassetto.
vero in quanto un autovettore , essendo un vettore non nullo , risulta da solo linearmente
indipendente. Supponiamo quindi h > 1 e vero lasserto per h-1 .
Supponiamo per assurdo che i vettori p1,p2,,ph siano linearmente dipendenti . Poich per
lipotesi dinduzione p1,p2,,ph-1 sono indipendenti , il vettore ph combinazione lineare di
p1,p2,,ph-1 . Si ha quindi che esistono opportuni scalari 1, 2 , , h-1 per cui risulti
( 2. 6)
Applicando ad ambo i membri della (2. 6) la funzione lineare A si ha , tenendo conto che i vettori
p1,p2,,ph sono autovettori di autovalori 1 , 2 , . , h
(2.7)
110
h ph = 1 h p1 + 2 h p2 ++ h-1 h ph-1
(2. 9 )
Poich , per lipotesi dinduzione i vettori p1,p2,,ph-1 sono linearmente indipendenti , la (2.9)
sussiste solo con scalari tutti nulli, e pertanto si ha :
1 (h - 1) = 0 , 2 (h - 2) = 0 , . , h-1 (h - h-1) = 0
(2.10)
Proposizione 2.8.
essi interseca nel solo vettore nullo lo spazio generato dai rimanenti.
Dimostrazione. Per semplicit proviamo che
V 1 ( V 2 + ..+ V h ) =
Sia v un vettore di V 1 ( V 2 + ..+ V h ) e supponiamo per assurdo che v sia non nullo e
quindi un autovettore . Poich v appartiene al sottospazio V 2 + ..+ V h
(2.11)
con
allora
v = v2 + . + vh
v2 V 2 , , vh V h
Applicando ad ambo i membri della (2.11) la funzione lineare A si ottiene , ricordando
111
che v V 1 e che v2 V 2 , , vh V h
1v = 2 v2 ++ hvh
(2.12)
(2.13)
(2.14)
Poich gli autovalori 2 , . , h sono distinti , per la proposizione (2.7), gli autovettori
v2 ,. ,vh sono linearmente indipendenti e quindi la (2.14) pu sussistere solo con scalari tutti
nulli. Si ha quindi 1 = 2 = . = h
tra loro.
Le due proposizioni ora provate hanno importanti conseguenze come ora faremo vedere.
Ricordiamo che il problema che abbiamo posto e che stiamo studiando il seguente :
Una matrice A quadrata d ordine n ad elementi in un campo K sempre diagonalizzabile ?
Una risposta al problema data dalla proposizione 2.3 la quale afferma che A diagonalizzabile se
esolo se esiste una base di autovettori per la funzione lineare A .
Ma tale base esiste sempre ? Vediamo.
Un caso favorevole espresso dalla seguente :
Proposizione 2.9
in K distinte
1 , 2 , . , n
sono linearmente
indipendenti e quindi costituiscono una base per lo spazio Kn . Lasserto segue quindi dalla
proposizione 2.3.
Cosa si pu dire se invece il polinomio p(t) ha radici multiple sempre nel campo K ?
112
La proposizione che segue risponde a tale quesito ed inoltre fornisce una risposta completa
al problema della diagonalizzabilit della matrice A .
Proposizione 2.10
in K
Dimostrazione. Supponiamo che A sia diagonalizzabile. Per la proposizione 2.3 esiste allora
una base B =
p1,p2,,pn
mettendo insieme quelli che hanno lo stesso autovalore. Siano 1 , 2 , . , t gli autovalori
distinti forniti dagli autovettori p1,p2,,pn . Sia
T1
T2
.
Tt
1 , 2 , . , t .
V i
i = 1,2,,t
si ha
:
n1 dim V 1 s1
n2 dim V 2 s2
nt dim V t st
Si ha allora
113
Inoltre da
altrimenti n < n .
Quindi :
dim V 1 = s1, dim V 2 = s2 , .., dim V t = st
algebrica.
Viceversa supponiamo ora che il polinomio caratteristico di A abbia n radici
1, 2,, n
nel campo K e che ognuna di esse abbia molteplicit algebrica eguale a quella
geometrica . Raggruppiamo le radici mettendo insieme quelle eguali tra loro. Siano
1 , 2 , . , t
Supponiamo che
1 appaia s1 volte tra le radici 1, 2,, n .
2 appaia s2 volte tra le radici 1, 2,, n .
.
t appaia st volte tra le radici 1, 2,, n .
Quindi
1 ha molteplicit algebrica s1 .
2 ha molteplicit algebrica s2 .
..
t ha molteplicit algebrica st .
ed inoltre ovviamente
s1 + s2 +.. + st = n.
Poich per ipotesi la molteplicit algebrica eguale a quella geometrica si ha :
dim V 1 = s1, dim V 2 = s2 , .., dim V t = st
Siano ora
114
B1 una base di V 1
, B2 una base di V 2
, , Bt una base di V t .
ad essi
corrispondenti sono tali che ciascuno di essi interseca nel solo vettore nullo lo spazio generato dai
rimanenti ed allora per la proposizione 5.1 del capitolo I , unendo le basi B1 , B2,.. , Bt si
ottiene un insieme B costituito da s1 + s2 +.. + st = n autovettori indipendenti di Kn , cio
una base di autovettori.
Per la proposizione 2.3 allora A diagonalizzabile e lasserto completamente provato.
Concludiamo con qualche esempio.
Esercizio 1.
A = 1
1
0
1
0
1
1
x + z = 0
x + y + z = 0
x + z = 0
115
x + z = 0
x + y + z = 0
le cui soluzioni sono il sottospazio di dimensione 1 generato da (-1 , 0 , 1 ). Il nucleo di A non
ridotto al solo vettore nullo e quindi la funzione lineare A non biettiva.
Il polinomio caratteristico di A :
1 - t
det (A I t ) = 1
1
0
1- t
0
1 = ( 1 t ) [ ( 1 t )2 - 1] = t ( 1 t ) ( t 2 )
1 - t
Gli autovalori di A sono quindi i numeri 0 , 1, 2 . Tali valori sono distinti e quindi A
diagonalizzabile per la proposizione 2.9.
Esercizio 2.
A = 0
0
0
1
0
2
2
diagonalizzabile .
Svolgimento.
Il polinomio caratteristico di A :
1 - t
det (A I t ) = 0
0
0
1- t
0
2 ( 1 t )2 (2 t )
2 - t
0x + 0y + z = 0
116
Esse sono quindi un sottospazio S di dimensione due. Due soluzioni indipendenti di tale sistema
sono (1,0,0) e (0,1,0) e quindi
S = [ (1,0,0) , (0,1,0) ] .
117
C A P I T O L O VI
Geometria analitica
118
1. Introduzione
utilizzati nelle
argomento, utile ricordare due risultati di algebra lineare acquisiti nella prima parte .
Indichiamo con V = R[ x, y ,z] lo spazio vettoriale dei polinomi di grado al pi uno nelle variabili
x,y,z a coefficienti reali. L applicazione
: V -----> R4
(ax + by + cz + d ) -----> (a , b , c , d )
Per tale ragione la dipendenza tra polinomi pu essere ricondotta alla corrispondente
dipendenza tra i vettori numerici dei loro coefficienti.
ax + by + cz + d se e solo se la quaterna (a , b , c , d )
119
Se r
una retta del piano ed A e B sono due suoi punti distinti le componenti del vettore
(AB) nel riferimento fissato sono date dai seguenti due numeri reali :
= xB xA
= yB - y A
r
B
A
Questi due numeri reali non entrambi nulli (essendo A e B distinti ) forniscono la misura relativa
dei segmenti evidenziati in neretto in figura, proiezioni di (AB) sugli assi del riferimento. Si noti
che se si ruota un poco (AB) questi due numeri cambiano e precisamente uno dei due aumenta e
laltro diminuisce. Pertanto questi due numeri aumentano entrambi o diminuiscono entrambi se e
solo se si allunga o si accorcia (AB) ; di pi esse ,ad esempio, si triplicano se (AB) si triplica , si
dimezzano se (AB) si dimezza e cos via.
I numeri reali ( , )
molto utile per le applicazioni . Se i punti A e B vengono sostituiti da altri due punti distinti C e D
120
=( yD - y C) = (yB - y A) =
Pertanto i numeri direttori di r sono una coppia di numeri reali non entrambi nulli e definiti a
meno di un fattore di proporzionalit non nullo.
Analogamente se siamo nello spazio ed r una sua retta scelti due punti distinti A e B su r , i tre
numeri reali ( non tutti e tre nulli )
= xB xA ,
= yB - yA
= zB - zA
) numeri direttori di r sono mai tutti e tre nulli contemporaneamente e sono definiti
I numeri direttori , una volta noti , possono essere utilizzati per valutare leventuale parallelismo tra
rette sia nel piano e sia nello spazio. Sussistono infatti le seguenti equivalenze :
Teorema 1 . Due rette r ed r del piano sono parallele se e solo se esse hanno gli stessi numeri
direttori (cio i numeri direttori ( , ) di r sono eguali o proporzionali ai numeri ( , )
direttori di r) .
Teorema 2 . Due rette r ed r dello spazio sono parallele se e solo se esse hanno gli stessi numeri
direttori (cio i numeri direttori ( , , , ) di r sono eguali o proporzionali ai numeri direttori
( , , , ) di r ) .
Ricordiamo che se (AB) e (CD) sono due vettori non nulli del piano o dello spazio, si
definisce loro prodotto scalare il numero reale che si ottiene eseguendo il seguente calcolo
= | AB | | CD | cos
121
formano. Ovviamente i due segmenti risultano tra loro ortogonali se e solo se il loro prodotto
scalare si annulla . Avendo scelto il riferimento monometrico ed ortogonale allora ben noto che
risulta
= | AB | | CD | cos = +
avendo indicato con ( , ) le componenti di (AB) e con
(, ) le componenti di (CD).
(, , v ) le componenti di
(CD).
I numeri direttori una volta noti possono essere quindi utilizzati per valutare leventuale
ortogonalit tra rette sia nel piano e sia nello spazio.
Questi teoremi mostrano come sia essenziale saper determinare di una retta i suoi numeri
direttori . Si possono dedurre tali numeri da una rappresentazione della retta ? Vediamo.
122
Intanto , come si rappresenta una retta ? C un modo di rappresentare allo stesso modo
una retta sia che essa sia una retta del piano o dello spazio. Vediamo come .
Sia r una retta del piano e siano A e B due suoi punti distinti . Un punto P(x,y) del piano
appartiene ad r se e solo se risulta
(AP) = (AB)
o equivalentemente se e solo se :
( x- xA , y - yA ) = ( xB xA , yB - yA )
(1)
x = x A + ( x x A )
y = y A + ( y y A )
Le (1) forniscono al variare del parametro nel campo reale le coordinate (x,y) dei punti di r e
per questo motivo vengono chiamate le equazioni parametriche di r .
Si noti che nelle (1) i due numeri che accompagnano il parametro sono i numeri direttori di r.
Pertanto se la retta r rappresentata parametricamente i numeri direttori sono i due numeri che
accompagnano il parametro .
Sia ora r una retta dello spazio e siano A e B due suoi punti distinti . Un punto P(x,y,z)) dello
spazio appartiene ad r se e solo se risulta
(AP) = (AB)
o equivalentemente se e solo se :
123
( x- xA , y - yA , z - zA ) = ( xB xA , yB - yA , zB - zA)
(2)
x = x A + (x B x A )
y = y A + (y B y A )
z = z + (z z )
A
B
A
Le (2) forniscono al variare del parametro nel campo reale le coordinate (x,y,z) dei punti di r e
per questo motivo vengono chiamate le equazioni parametriche di r .
Si noti che nelle (2) i tre numeri che accompagnano il parametro sono i numeri direttori di r.
Pertanto se la retta r rappresentata parametricamente i numeri direttori sono i tre numeri che
accompagnano il parametro .
Sia r una retta del piano ed A e B due suoi punti distitnti . Un punto P (x,y) del piano appartiene
ad r se e solo se risulta (AP) = (AB) cio se e solo se i due vettori AP ed AB sono dipendenti .
Poich il passaggio alle componenti di un vettore un isomorfismo allora la dipendenza dei due
vettori (AP) ed (AB) equivale alla dipendenza dei vettori numerici ( x- xA , y - yA ) ,
( xB xA , yB - yA ) . Questi due vettori numerici sono dipendenti se e solo se risulta :
(1*)
x - xA ,
det
xB - xA ,
x y 1
y - yA
= det x A y A 1 = 0
yB - yA
x y 1
B B
124
(i)
ax + by + c = 0
(x, y)
coordinate dei
punti di r . La
(i) detta la
y = 5 + 3
(a)
Usando (1*)
det 2
4
y
5
8
1 =0
1
si ha :
(b)
3x - 2y +4 =0.
Si noti che allequazione (b) si poteva pervenire anche usando la rappresentazione parametrica (a).
Infatti da (a) segue
x2
2
y5
3
125
ax + by + c = 0
lequazione ax + by + c = 0 e pertanto si ha :
a xB + b yB + c = 0
a xA + b yA + c = 0
a (xB xA ) + b (yB yA ) =0
o equivalentemente
xB - xA
det
-b
yB - yA
= 0
a
yB yA
r :
ax + by + c = 0
r :
ax + by + c = 0
126
(j)
b
b'
=0
ax + by + c = 0
r :
ax + by + c = 0
r :
ax + by + c = 0
aa + bb = 0
127
Concludiamo tale numero cercando di rappresentare tutte le rette che passino per un fissato punto
A( xo , yo ) . Tale insieme di rette viene chiamato fascio di rette di centro A .
Siano r ed r due rette per A ( xo , yo ) rappresentate da :
r :
ax + by + c = 0
r :
ax + by + c = 0
(** )
con ( , )
(ax + by + c) + ( ax + by + c ) = 0
(0,0 )
rappresenta una retta ancora per il punto A in quanto le coordinate di A la soddisfano qualunque sia
la scelta dei coefficienti e . Se ogni retta per A si ottiene mettendo nella (**) un opportuno
valore di ed un opportuno valore di allora al variare di questi due parametri e
la
(**) descrive tutte le rette per A e quindi rappresenta il fascio di rette di centro A.
Sia quindi r una qualunque retta per A rappresentata dallequazione :
r :
ax + by + c = 0
ax + by + c = 0
risulta compatibile in quanto la coppia ( xo , yo ) una sua soluzione. Ne consegue che la matrice
completa ha lo stesso rango di quella incompleta e quindi ha rango due .
Risulta allora
128
a b c
Le tre righe di tale matrice sono quindi dipendenti e poich le prime due sono indipendenti allora la
terza combinazione lineare delle prime due e cos si ha lasserto.
Due rette per il punto A( xo , yo ) di semplice rappresentazione sono quelle per A parallele agli
assi coordinati cio le rette di equazione
x - xo = 0
ed y - yo = 0
( x - xo ) + (y - yo) = 0
al variare di ,
rappresenta tutte le rette per A e per tale motivo viene chiamata lequazione
129
x - xA
det x B - x A
x - x
C A
y - yA
z - zA
yB - yA
zB - zA
yC - yA
zC - zA
y z
x
xA yA zA
= det
x
yB zB
x
C yC zC
1
=0
1
Sviluppando il determinante sopra scritto si ottiene un equazione di primo grado in x, y , z del tipo
ax + by + cz + d = 0
. Ovviamente ogni
equazione proporzionale ad essa avendo le stesse soluzioni rappresenta pur sempre il piano .
Si prova facilmente che , viceversa , unequazione di primo grado in x . y, z rappresenta un piano
dello spazio .
A titolo di esempio si voglia rappresentare il piano per i tre punti A ( 1 , 0 , 0 )
B(0,1,2)
C(1 , 1 , 3). Per le argomentazioni precedenti lequazione di tale piano si ottiene sviluppando il
determinante :
x
1
det
0
y z
0 0
1 2
1 3
1
=0
1
ax + by + cz + d = 0
ax + by + cz + d = 0
130
ax + by + cz + d = 0
S:
matrici
a b
A =
a' b'
c
c'
a b
A =
a' b'
c d
c' d'
Se il rango di A due allora anche A ha rango due e quindi il sistema S ha infinite soluzioni. In
questo caso quindi i due piani hanno una retta in comune ed il sistema
S fornisce una
Se la matrice A ha rango uno allora bisogna controllare il rango di A . Se anche A ha rango uno
allora le due righe di A sono proporzionali e quindi i due piani dati coincidono e sono quindi
paralleli ( impropriamente ) . Se il rango di A due il sistema S non ha soluzioni e quindi i due
piani non avendo punti in comune sono tra loro paralleli ( propriamente ). La conclusione delle
nostre argomentazioni pu essere riassunta nel seguente teorema analogo al teorema 1.1 gi
stabilito per due rette di un piano .
Teorema 2.1
Siano e
ax + by + cz + d = 0
ax + by + cz + d = 0
I piani
( a , b , c ) = ( a , b , c )
Abbiamo cos visto che una retta r dello spazio pu essere rappresentata in due modi : in forma
131
parametrica oppure con un sistema di due equazioni rappresentative di due piani distinti che la
contengono.
ax + by + cz + d = 0
r:
a' x + b' y + c' z + d' = 0
Se A (xA
yA
zA )
e B ( xB
yB
zB )
a xB + b yB + c zB + d = 0
a xA + b yA + c zA + d = 0
a xB + b yB + c zB + d = 0
a xA + b yA + c zA + d = 0
(ii)
a (x B - x A ) + b (y B - y A ) + c (z B - z A ) = 0
sono una soluzione non nulla del sistema omogeneo (nelle incognite l , m n ) seguente :
a l + bm + c n = 0
132
e quindi essi possono ottenersi ( come gi visto nel capitolo III ) calcolando, a segno alterno, i
determinanti delle matrici
b'
c'
a'
c
c'
a'
b
b'
a' b'
c
c'
x = x o +
y = y o +
z = z +
o
r:
ha coordinate (xo +
, yo +
zo +
le sue coordinate soddisfano lequazione del piano cio se vale la seguente eguaglianza :
(jjj)
a ( xo + ) + b (yo + ) + c (zo + ) + d = 0 .
Quindi ogni valore di che renda soddisfatta la (jjj) d luogo ad un punto della retta che giace
anche nel piano. Bisogna quindi determinare le soluzioni della (jjj ) pensata come equazione in .
La (jjj) come equazione in di primo grado e del tipo :
133
A + B = 0
(jjj)
Avendo posto
A=a + b + c
Ora se risulta
A 0
B = a xo + + b yo + c zo + d .
B
ed in tal caso
A
B
A
trovato.
Se invece A = 0 ed B = 0 allora ogni valore di
Teorema 2.2
rappresentato dallequazione
a + b + c = 0.
ed un piano
134
ortogonale ad ogni vettore OP del piano e quindi OA ortogonale al piano . La retta OA che ha
numeri direttori ( a, b , c ) quindi ortogonale al piano di equazione ax + by + cz = 0 .
Ovviamente un piano parallelo a conserva gli stessi coefficienti (a , b , c ) ed una retta parallela
alla retta OA conserva gli stessi numeri direttori e cos provato il seguente teorema :
Teorema 2.3
piano di equazione
risulta ortogonale ad un
se e solo se risulta
( , , ) = ( a, b , c )
Siano ora dati due piani e distinti e non paralleli e sia t la retta ad essi comune.
I piani e siano rappresentati rispettivamente da
ax + by + cz + d = 0
ax + by + cz + d = 0
Si consideri un punto A non appartenente ai due piani e siano r la retta per A ortogonale a ed r la
retta per A ortogonale a . La retta r essendo ortogonale a ha numeri direttori (a , b , c ) ed r
essendo ortogonale a ha numeri direttori ( a, b, c). Il piano determinato da r ed r
135
ortogonale alla retta t e contiene il quadrilatero di lati r, r,s, s , avendo indicato con s la retta
e con s la retta .
ovviamente tra loro supplementari essendo retti gli altri due. Inoltre i piani e sono tra loro
ortogonali se e solo se un angolo retto. Valgono cos le seguenti equivalenze :
<=> =
<=> =
< = > r r
Ne segue che i due piani sono ortogonali se e solo se tali risultano le due rette r ed r. Tenendo
conto del teorema II di pagina 121, resta provato il seguente
ax + by + cz + d = 0
ax + by + cz + d = 0
136
a a + b b + c c = 0
3. Fasci di piani
ax + by + cz + d = 0
r:
l insieme di tutti i piani che contengono la retta r chiamato fascio di piani di asse r.
Sia P (xo , yo
zo )
(** )
(ax + by + cz + d ) + ( ax + by + cz + d ) = 0
con ( , )
(0,0 )
rappresenta ancora un piano per la retta r in quanto le coordinate di P soddisfano tale equazione
qualunque sia la scelta dei coefficienti e . Se ogni piano per r si ottiene mettendo nella (**)
un opportuno valore di ed un opportuno valore di allora al variare di questi due parametri
e la (**) descrive tutti i piani per r e quindi rappresenta il fascio di piani di asse r .
Sia quindi un qualunque piano per r rappresentato dallequazione :
ax + by + cz + d = 0 .
ax + by + c z + d = 0
137
ha infinite soluzioni fornite dalle coordinate dei punti di r . Pertanto le due matrici del sistema
hanno lo stesso rango . Ora la matrice incompleta
a b
A= a' b'
a" b"
c'
c"
ha rango due altrimenti il sistema avrebbe una unica soluzione e cos anche quella completa
a b c d
deve avere rango due . Pertanto le tre righe di A sono dipendenti e poich le prime due sono
indipendenti si ha che la terza riga combinazione delle prime due. Si ha cos lasserto.
4. Stelle di piani .
In tale numero cercheremo di rappresentare tutti i piani che passino per un fissato punto
A( xo , yo , zo) . Tale insieme di piani viene chiamato stella di piani di centro A .
Siano , e tre piani per A ed aventi in comune il solo punto A. I piani , e
siano rappresentati da
ax + by + cz + d = 0
ax + by + cz + d = 0
ax + by + cz + d = 0
Poich i tre piani dati hanno in comune il solo punto A allora il sistema formato dalle tre equazioni
che rappresentano i tre piani , e ha una sola soluzione e quindi la sua matrice incompleta
138
(*)
(ax + by + cz + d ) + ( ax + by + c z + d)+ ( ax + by + cz + d) = 0
con ( , , )
(0,0,0 )
0 :
ax + by + cz + d = 0
a' x + b' y + c' z + d' = 0
ax + by + cz + d" = 0
a o x + b o y + co z + d o = 0
risulta compatibile in quanto la terna ( xo , yo , zo ) una sua soluzione. Ne consegue che la matrice
completa ha lo stesso rango di quella incompleta e quindi ha rango tre.
Risulta allora
a b c
a
o bo co
d'
=0
d"
d o
Le quattro righe di tale matrice sono quindi dipendenti e poich le prime tre sono indipendenti
allora la quarta combinazione lineare delle prime tre e cos si ha lasserto.
Tre piani per il punto A(xo , yo , zo) di semplice rappresentazione sono quelli per A paralleli ai
139
x - xo = 0
y - yo = 0
z - zo = 0
( x - xo ) + (y - yo) + (z - zo ) = 0
al variare di , e rappresenta tutti i piani per A e per tale motivo viene chiamata lequazione
della stella di piani di centro A .
Concludiamo con
alcuni esercizi .
Prima di far ci
evidenziamo alcune
semplici propriet d'incidenza tra, punti , rette e piani dello spazio utili per le
applicazioni .
C' un sol piano per A parallelo a . Tale piano contiene tutte le rette per
A parallele a .
b)
3. Siano dati una retta r ed un piano non contenente r . La retta r sia incidente il
140
x - 2y = 0
x +z-2 =0
r:
Si rappresentino
1. La retta per A parallela ad r .
2. La retta per A ortogonale a
3. Il piano per A parallelo a .
4. Il piano per A ortogonale ad r
5. Il piano per A ed r .
6. Il piano per r ortogonale a .
7. La retta per A incidente r e parallela a .
8. La retta per A incidente r ed ortogonale ad r .
Soluzioni .
-2
0
141
Quesito 1.
La retta richiesta dovendo essere parallela ad r deve avere gli stessi numeri direttori
di r quindi essa si rappresenta parametricamente al seguente modo:
x = 1 + 2
y =1+
z = 2 2
Quesito 2 .
y =1+
z = 2 3
Quesito 3.
Inoltre tale piano dovendo essere parallelo a deve soddisfare la condizione di parallelismo
tra piani. Bisogna pertanto scegliere (a , b ,c) proporzionali a
(2 , 1 , -3 ). Il piano
Quesito 4 .
Inoltre tale piano dovendo essere ortogonale ad r deve avere i coefficienti (a ,b,c )
proporzionali ai numeri direttori di r che sono (2, 1, -2). Il piano richiesto ha quindi
equazione
2(x-1) + (y-1) -2(z-2) = 0
cio
2x + y -2z + 1 = 0.
142
Quesito 5.
Tale piano (h+k)x -2hy + kz -2k = 0 contiene il punto A se le coordinate di A sono una sua
soluzione quindi se h+ k -2k +2k -2k = h-k = 0. Quindi h=k e pertanto il piano richiesto
(scegliendo h = k =1 ) 2x-2y +z -2= 0.
Quesito 6.
Quesito 7
La retta richiesta dovendo passare per A ed incidere r si trova sul piano che contiene
A ed r. Dovendo inoltre passare per A ed essere parallela a si trova sul piano per A
parallelo a . Quindi la retta richiesta dovendo stare su questi due piani la retta comune a
questi due piani e quindi si rappresenta con
2x 2y + z - 2 = 0
2x + y - 3z + 3 = 0
Quesito 8
La retta richiesta dovendo passare per A ed incidere r si trova sul piano che contiene
A ed r. Dovendo inoltre passare per A ed essere ortogonale ad r si trova sul piano per A
ortogonale a r. Quindi la retta richiesta dovendo stare su questi due piani la retta comune
a questi due piani e quindi si rappresenta con
2x 2y + z - 2 = 0
2x + y - 2z + 1 = 0
143
Indice
Capitolo I - Spazi vettoriali
1.
2.
3.
4.
5.
Introduzione . pag. 39
Determinante di una matrice quadrata . . pag. 40
Prodotto di matrici pag. 46
Rango di una matrice pag .49