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Io e voi

Gi vivere, un gran miracolo Mervyin Peake


Siamo destinati a morire, e questa, credetemi, una gran fortuna. La maggior parte della gente, infatti, non
destinata a morire perch non destinata nemmeno a nascere. Tutta quella gente che avrebbe potuto essere
qui a scrivere al mio posto, ma che di fatto non vedr mai la luce del giorno, rappresenta un numero
spaventoso, forse pi grande addirittura della quantit dei singoli granelli di sabbia di tutti, e dico tutti, i
deserti sparsi qua e l nel mondo. Con ogni probabilit, tra quelle innumerevoli larve mai nate n cresciute vi
sarebbero stati poeti pi grandi di Dante Alighieri, William Blake, Giosu Carducci, Emily Dickinson, Ugo
Foscolo, Herman Esse, Giacomo Leopardi, Federico Garcia Lorca. Vi sarebbero stati scienziati pi grandi di
Isaac Newton, Charles Darwin, Albert Einstein, Ettore Majorana, Enrico Fermi, Stephen Hawking. Artisti pi
grandi di Leonardo Da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Vincent Van Gogh, Pablo Picasso, Salvador Dal,
musicisti pi in palla di Mozat, Beethoven, dei Beatles. Il numero di individui a cui il DNA potenzialmente
concederebbe di nascere, crescere e morire sensibilmente pi grande del numero delle persone
effettivamente nate. Luniverso ci ha messo un po a formarsi: tra eclissi, glaciazioni, estinzioni e piogge di
meteore, regna e guerreggia, guerreggia e regna, nonostante tutta questa gran mole di circostanze cos
incredibilmente avverse, siamo noi: voi e io, che nella nostra semplicissima ordinariet, siamo qui. E questa
vita, la nostra. Non credo ci si possa concedere addirittura il lusso di discutere la straordinariet di
questonore che la vita, della capacit che ci stata concessa di assistere, seppur per poco, al concerto
silenzioso di un universo misterioso che obbedisce (o forse no) a chiss quale legge, che qualcuno o
qualcosa, ha scritto con un atto creativo. A un certo punto la simmetria tra materia e anti-materia si spezzata
e a conferma del fatto che a qualcuno le simmetrie non piacevano proprio pi, comparso anche il tempo e
allora s che luniverso ha giurato fedelt alla decisione silenziosa ma solenne, e irreversibile, di scegliere un
verso di percorrenza: dal prima al poi, dal poco al tanto. Un movimento impercettibile ha disturbato il sonno
dei grumi di materia ordinatamente allineati tanto da farli cominciare a girare intorno a quelli pi densi con
velocit precise e proporzionali, energie inimmaginabili hanno scaldato lambiente e una particella grande
uno pi tardi soprannominata idrogeno ha cominciato a reagire con altri elementi primordiali. Basi azotate
con zuccheri e energia si sono compattati in nucleotidi, disposti in lunghi filamenti disposti a elica formando
lacido deossiribonucleico, per gli amici DNA, che trascrivendo informazioni e inviandole a specifiche
proteine catalizzatrici, ha cominciato a dare ordini e a prendere decisioni. Ancora pi piccoli, dentro al DNA
ci sono miliardi di fagiolini che sono chiamati geni: a loro volta, questi ospitano due strutture piccole piccole
chiamate alleli. E a seconda di come questi alleli si manifestano, da come sono scritti, da come reagiscono,
danno origine a quei due concetti ai quali oggi, con un po di sforzo e parecchi giri di parole, volevo arrivare:
genotipo e fenotipo. A questo punto mi torna difficile essere rigoroso: non il mio campo, e anche se lo
fosse, sarebbe tremendamente arduo: ma forse questo un bene, dato che potr prendermi la libert di
parlare di questi due usando un po di fantasia. Poco fa ho detto che luniverso ha scelto la direzione che va
dal prima al dopo e dal poco al tanto: ma questa sicuramente una licenza che mi sono scelto di prendere:
pensate forse che luniverso sappia cosa voglia dire prima o cosa voglia dire poco? Daltra parte questa
considerazione non dovrebbe stupire nessuno: anche tra popoli diversi succede che una certa cultura possa
disporre di parole diverse per parlare dello stesso concetto, ho sentito dire addirittura che gli irlandesi
dispongano almeno di una ventina di termini per discutere le gradazioni del rosso. Mettiamola cos: il
genotipo non ha bisogno di parole, il linguaggio universale e inequivocabile, quello che effettivamente
c scritto in un processo, una sequenza scialba di numeri che nessuna lingua, nessun vocabolario del mondo
in grado di tradurre: il fenotipo invece il manifestarsi del genotipo, la maniera in cui questo diventa
osservabile, ora s, da tutti gli osservatori possibili, provenienti da ogni parte del mondo e che quindi
potranno dargli ognuno un nome diverso dallaltro: e questo s che, stavolta, equivocabile. Esempio
istantaneo: i neri, i negri, le persone di colore, gli africani sono il fenotipo di individui il cui
genotipo determinato da particolari valori di melatonina e di vitamina D. Ma andiamo pi a fondo: Tutti
gli zingari sono ladri. Secondo voi nel gene del DNA di una cellula di una persona proveniente dallest
Europa c scritto attenzione: sono zingaro, perci rubo? Che idiozia. Nessuno scienziato razzista, perch
razzismo significa confondere genotipo con fenotipo, e se sei abbonato a un errore cos grossolano, allora
non puoi essere uno scienziato. Eppure, pensateci bene: nessuno si sognerebbe mai di ammettere di non

sapere cosa significhi la Divina Commedia, ma moltissimi si vantano con spavalderia di non capire un
accidente di fisica o di matematica. Una volta, un giornalista inglese scrisse un pezzo contro un docente di
metallurgia, scrisse con golosit: Quark? Ma che roba ? Non ci interessano, se non son buoni da
mangiare. Luomo, si chiamava Alan Cottrel, rispose Buonasera e grazie per linteresse. Stimo che lei ne
ingerisca allincirca 50000000000000001 miliardi al giorno. Qualcuno ha attribuito ai geni un aggettivo, e
quellaggettivo egoista. In accordo con le teorie di Darwin, anche i geni sarebbero tentati dal drastico e
tetro meccanismo di selezione naturale, che chiede al pi attrezzato di andare avanti e al pi debole di essere
eliminato. Sembra che se noi abbiamo questo aspetto perch, come se fossimo il guscio del gene, siamo
stati progettati nel tempo da lui stesso, in modo da assumere la configurazione che pi gli permette di reagire
ai cambiamenti del mondo, piuttosto che di un altro. E una considerazione molto triste, se ci si pensa bene,
pensare che la nostra vita sia solo un segno di schiavit rispetto a un meccanismo invisibile quale il gene. Ma
triste perch siamo abituati a raccontare storie: in quanto storie sarebbe una storia scritta con parole molto
rassegnate, ma in quanto realt, abbiamo imparato che scritta e basta. Probabilmente, una volta che
qualcuno avr scoperto il senso della vita, o la fantomatica teoria del tutto che governa le leggi delluniverso,
traducendo le equazioni in parole sciatte, avr un sapore tanto spettacolare tanto amaro quanto drammatico e
apocalittico. E verr insegnata fin dalle scuole medie rivista e semplificata, perch nel mondo in cui siamo,
pensateci bene, si d molta pi fiducia alla superstizione che alla scienza. Ma non preoccupatevi: il gene di
Richard Dawkins, cos si chiama il biologo che parafrasavo nelle ultime righe, non solo egoista. E anche
cooperativo. Sembra che la realt ultima delle cose ammetta una social catena alla Leopardi. Questa
vita, la nostra ho detto allinizio. Rendiamola tale. I conflitti nascono dalle incomprensioni, dagli
equivoci, dagli sbagli. Guardatevi intorno: si perde il conto della gente che predica coerenza e imparzialit
ma alla prima occasione, nel nome di segmenti di frasi di filosofi male interpretati, etichetta quello che la
pensa come lui come giusto e quello con idee diverse come sbagliato. E facile credere a chi dice bugie.
E pi difficile credere a chi dire il vero. C da credere a chi dice che Dio vorrebbe tutto questo? Dio
vorrebbe spari, morti, sangue, in suo nome? No. C da credere a chi cerca vendetta, distruzione, devasto?
No. C da credere a chi uccide? No. E allora, in mezzo a tanta scelleratezza, non c nemmeno da credere a
chi sceglie di non scegliere e invoca lodio, le bombe, le ruspe. In questo scenario da teocrazia medievale
armata, vi pare il caso di rispondere a colpi di ignoranza? Nel 2016 non sta pi alle Parche tagliare il filo, ma
sarebbe giusto aspettare che si consumi, serenamente, da solo. E lignoranza lhumus su cui nascono i germi
dellodio, della rabbia, dei cattivi sentimenti. Abbiate il coraggio di sforzarvi a non cedere alla soluzione
troppo facile, non rimandate e prendete le decisioni giuste. Perch quello ci che bisogna fare. Credete ai
valori semplici: alla semplicit, allonest, alla giustizia: non appellatevi allignoranza, che ha creato un
mondo di spavaldi, bugiardi e arrotini. Aprite il cuore al diverso, perch un diverso, di fatto, non esiste.
Anche io ho paura, come potrebbe essere altrimenti? Ma non disperate. Quello che sto dicendo non tratto
dalla morale cristiana: diamine, cho messo due pagine per dimostrarlo rigorosamente, universale, si adatta
ad ogni credenza: non lasciatevi sedurre dalle scelte irrazionali troppo semplici e appetitose, ma cercate di
mantenere un atteggiamento tollerante e di credere ciecamente alla solidariet. Larma dei terroristi, pi dei
kalashnikov, lignoranza: la propria, ma soprattutto quella altrui, che permette loro di fare quello che fanno,
anzi, sembra giustificare la violenza con la violenza. Ma la nostra arma in pi, lunico strumento in dotazione
a noi semplici civili disarmati, la ragione: perch alla ragione della forza, risponderemo con la forza della
ragione.
Io, ho in tasca una piccola pietra: per costruire pace dove non c.

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