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CAPITOLO 20: LA DISOCCUPAZIONE

DEFINIZIONI
OCCUPATI = chi svolge lavoro retribuito
DISOCCUPATI = non occupati in cerca di lavoro (in maniera attiva)
FORZA LAVORO = occupati + disoccupati
PERSONE NON APPARTENENTI ALLA FORZA LAVORO = chi si esclude volontariamente dal mercato
del lavoro (i cd. lavoratori scoraggiati, non rientrano nella statistica dei disoccupati), studenti,
pensionati o troppo malati per lavorare.
TASSO DI ATTIVITA’ = Forza lavoro/popolazione totale (compresi bambini e anziani perché sono
consumatori di beni e servizi)
TASSO DI DISOCCUPAZIONE = Disoccupati/forza lavoro

CONSEGUENZE DELLA DISOCCUPAZIONE (da un punto di vista economico)


1. Capacità produttiva inutilizzata (spreco di risorse) = INEFFICIENZA;
2. Perdita di produzione e di ricchezza;
3. Conseguenze sociali (umane e psicologiche, non c’è equità).

LEGGE DI OKUN (economista Statunitense) Fig. 20.1


Esplicita il legame tra variazione della disoccupazione e variazione del PIL reale (rispetto a quello
potenziale), cioè la relazione che c’è tra il mercato del lavoro e quello del prodotto.
Secondo la legge di Okun ogni volta che il PIL cresce più velocemente del PIL potenziale del 2%, il
tasso di disoccupazione diminuisce dell’1%. Viceversa, per ogni calo del PIL rispetto al suo valore
potenziale, del 2%, si determina un aumento della disoccupazione dell'1%.

Se si vuole far scendere il tasso di disoccupazione è necessario che il PIL reale (effettivo) cresca più
velocemente di quello potenziale.

Esempi:
 con il PIL potenziale fermo, se il PIL reale cresce del 2%, il tasso di disoccupazione cala
dell’1%;
 se il PIL potenziale aumenta del 3% e il PIL reale aumenta del 3% (lo segue), il tasso di
disoccupazione rimane uguale.

TIPOLOGIE DI DISOCCUPAZIONE
1. Disoccupazione frizionale: è quella che deriva da coloro che cercano lavoro per la prima
volta dopo gli studi o, ad esempio, che stanno cambiando impiego o si spostano a livello
geografico (. Si ritiene che si tratti in prevalenza di disoccupazione volontaria. Infatti ci vuole
del tempo per far coincidere le richieste dei lavoratori con il mercato del lavoro. Una certa
quantità di disoccupazione frizionale è inevitabile (domanda e offerta sono sempre in
evoluzione).
2. Disoccupazione strutturale: La mancanza di un lavoro è causata dall'assenza di
corrispondenza fra domanda (prestata dalle imprese) e offerta di lavoro (rappresentata dai
lavoratori). Non c’è corrispondenza tra l’abilità del lavoratore e la richiesta del datore.
Esempio: sono un abile programmatore ma non c’è offerta.
3. Disoccupazione ciclica: la mancanza di lavoro è causata dalle variazioni del ciclo economico.
Il tasso di disoccupazione aumenta quando l'economia è in fase di recessione (recessione =
calo di occupazione). Dipende da squilibri tra D e O aggregate e sul mercato del lavoro.
Differenza tra disoccupazione strutturale e disoccupazione ciclica: nella prima c'è in ballo l'equilibrio
tra D e O del mercato del lavoro, nella seconda c'è in ballo tutto il PIL.
LE CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE
Molti studi dimostrano che la disoccupazione si manifesta a causa dei salari non sufficientemente
flessibili per equilibrare il mercato (cd. SALARI VISCHIOSI) - causa maggiore della disoccupazione in
Europa ad esempio.
Il prezzo del bene “lavoro” non è capace di adeguarsi rapidamente a variazioni nella domanda e
nell'offerta (anomalia rispetto agli altri mercati).
Sul mercato, a causa del livello inadeguato dei salari, si crea disoccupazione involontaria (i salari
sono o troppo alti rispetto al loro livello di equilibrio affinché le imprese li paghino, o troppo bassi
affinché i lavoratori li possano accettare).

Quando ci sono SALARI FLESSIBILI (Non vischiosi) Fig. 20.2 (a) essi si aggiustano rapidamente per
bilanciare domanda e offerta di lavoro nel punto E. Il segmento E-F rappresenta i membri della forza
lavoro che vorrebbero lavorare ma solo ad un tasso salariale superiore. perciò tutta la
disoccupazione che si riscontra sul mercato è volontaria.

Quando ci sono SALARI RIGIDI (vischiosi) Fig. 20.2 (b), ad esempio quando esiste un salario minimo,
se il salario è più elevato di quello di equilibrio, imprese assumono meno lavoratori rispetto a quanti
vorrebbero occuparsi. Si crea perciò disoccupazione involontaria.

Riflessione: in presenza di salario vischioso che genera disoccupazione involontaria, nel breve
periodo, una politica Keynesiana (cioè che dà impulso alla DA) può spostare la curva della domanda
aggregata verso destra e avvicinarsi al punto G.

Gli stipendi e i salari si adeguano per riflettere le carenze o le eccedenze di un particolare mercato del
lavoro solo in un lungo periodo di tempo.

La teoria dei salari rischiosi della disoccupazione involontaria afferma che il lento adeguamento dei
salari determina eccedenze e carenze nei singoli mercati del lavoro, Ehi che quindi, nel breve periodo
assomigliano molto all'esempio di un mercato del lavoro non tendente all'equilibrio Fig. 20.2 (b).
Tuttavia mercati del lavoro alla fine reagiscono alle condizioni del mercato: i salari delle occupazioni
più richieste salgono rispetto a quelli degli impieghi poco richiesti. Nel lungo periodo i salari tendono
effettivamente a modificarsi per riequilibrare domanda e offerta, tutto le principali sacche di
disoccupazione e di posti di lavoro vacanti tendono a scomparire a mano a mano che i salari e
quantità di lavoro si adeguano alle condizioni di mercato. Il lungo periodo può però durare anni e
quindi i periodi di disoccupazione possono protrarsi per molto tempo.

Le principali cause alla base della rigidità dei salari sono:


 esistenza di leggi sul salario minimo legale che impediscono al salario di scendere;
 ruolo forte dei sindacati e della contrattazione collettiva. I salari sindacalizzati non solo
determinati dall'equilibrio fa domande offerta ma dalla contrattazione tra i rappresentanti
dei sindacati quelli delle imprese;
 teorie del salario di efficienza: i salari sono tenuti dalle imprese a livelli elevati per rendere i
lavoratori più produttivi (per garantire buona salute alla forza lavoro). Si riduce il ricambio di
lavoratori, si trattengono i lavoratori migliori e si stimola l'impegno.

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