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APPROFONDIMENTO
Quando si parla delle «rigidità del mercato del lavoro» che affliggono
l’Europa, che cosa intendono gli economisti esattamente? Di solito, si
riferiscono a:
Un generoso sistema di sussidi di disoccupazione. Il tasso di sostituzione –
vale a dire il valore dei sussidi di disoccupazione in percentuale del valore
dei salari al netto delle imposte – è spesso molto elevato in Europa e la
durata stessa dell’erogazione dei sussidi – vale a dire il periodo di tempo
durante il quale un disoccupato ha diritto a ricevere il sussidio – si
prolunga spesso per anni. I sussidi di disoccupazione rappresentano un
provvedimento di tutela dei lavoratori chiaramente desiderabile. Tuttavia,
tali sussidi potrebbero determinare una crescita della disoccupazione per
almeno due differenti motivi. Innanzitutto, gli individui disoccupati che
godono di tali sussidi potrebbero essere disincentivati a cercare una nuova
occupazione. Inoltre, i sussidi di disoccupazione possono provocare un
aumento dei salari che le imprese sono tenute a corrispondere. Si ripensi
alla nostra discussione sui salari di efficienza nel capitolo 7: maggiori sono
i sussidi di disoccupazione, più elevati saranno i salari che le imprese
dovranno pagare al fine di motivare e trattenere i propri lavoratori.
Un elevato livello di tutela del lavoro. Per «tutela del lavoro» gli
economisti intendono una serie di normative che fanno aumentare il costo
di licenziamento da parte delle imprese e che vanno dall’imposizione di
una elevata indennità di licenziamento, alla necessità per le imprese di
giustificare tale decisione, fino alla possibilità da parte dei lavoratori di fare
ricorso per annullare il provvedimento stesso di licenziamento. La
motivazione alla base di tali provvedimenti è principalmente quella di
scoraggiare fenomeni di licenziamento e quindi, in definitiva, tutelare i
lavoratori contro la disoccupazione. Questo comporta non solo un
aumento del costo del lavoro per le imprese, ma anche una riduzione delle
assunzioni e, di conseguenza, una maggiore difficoltà da parte dei
disoccupati di trovare nuove occupazioni. L’evidenza empirica suggerisce
che, nonostante i provvedimenti di tutela del lavoro non necessariamente
aumentino la disoccupazione, essi tendono in ogni caso a cambiarne la
natura: il flusso di lavoratori in entrata e in uscita dalle forze di lavoro
disoccupate diminuisce, ma la durata media del periodo di disoccupazione
aumenta. L’allungamento del periodo di disoccupazione accresce il rischio
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07/03/23, 19:48 Macroeconomia | Pandoracampus Reader
Quale conclusione possiamo trarne? Tra gli economisti c’è sempre più
consenso nel ritenere che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: misure
di protezione sociale particolarmente generose possono coesistere con un
ridotto livello di disoccupazione purché siano attuate in modo efficiente.
Per esempio, i sussidi di disoccupazione possono essere generosi, a patto
che contemporaneamente i disoccupati siano costretti ad accettare un
nuovo impiego non appena questo risulti disponibile. Alcune forme di
tutela, per esempio indennità di licenziamento generose, possono essere
compatibili con un basso tasso di disoccupazione se le imprese non
devono far fronte a lunghe e complicate procedure di licenziamento. Paesi
come la Danimarca hanno dimostrato di riuscire a raggiungere tali
traguardi. La creazione di incentivi per i disoccupati al fine di essere
reimpiegati nel più breve tempo possibile e la semplificazione delle norme
di tutela dei lavoratori sono provvedimenti che la maggior parte dei paesi
europei ha messo in agenda. La speranza è che comportino una riduzione
del tasso naturale di disoccupazione per il futuro.
Per saperne di più sulla disoccupazione europea, vi invitiamo a leggere
Olivier Blanchard, European Unemployment. The Evolution of Facts and Ideas, in
«Economic Policy», 2006(1).
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