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Corso di Macroeconomia

Professor Salvatore Nisticò


Lezioni del 26 e 27 marzo 2018
IL MERCATO DEL LAVORO

Dispense a cura della Dottoressa Federica Orioli forioli@luiss.it


1
La disoccupazione
Introduzione
Fino a questo punto, parlando del mercato del
lavoro, il problema della disoccupazione è stato
ignorato. Nel modello del reddito nazionale
sviluppato nel cap. 3 del libro di testo, si assume che
tutti i fattori siano pienamente impiegati. Dunque, in
quel modello, l’economia si trova sempre in
equilibrio di piena occupazione.
Ma nella realtà, questo non accade: in tutte le
economie fondate sul libero scambio, non tutti i
partecipanti alla forza lavoro hanno sempre una
occupazione, ovvero in tutte le economie esiste la
disoccupazione. 2
La disoccupazione
Introduzione

In particolare, nel lungo periodo, tutte le economie


tendono ad avere un tasso di disoccupazione
tendenziale di equilibrio, chiamato tasso naturale di
disoccupazione (un). Il tasso naturale di
disoccupazione è il tasso di disoccupazione medio
attorno al quale fluttua il sistema economico. E ad
esso un sistema economico tende nel lungo termine
(equilibrio di stato stazionario). La sua esistenza è
dovuta a tutte le imperfezioni presenti nel mercato
del lavoro che impediscono che, in equilibrio, tutti i
lavoratori siano impiegati.
3
La disoccupazione
Introduzione
Le imperfezioni del mercato del lavoro da cui la disoccupazione
discende sono di due diversi tipi:
• Vi sono imperfezioni dovute ad un normale processo di
collocamento al lavoro, che provocano una disoccupazione
frizionale.
• Vi sono imperfezioni dovute a rigidità salariali, che provocano una
disoccupazione strutturale.
Secondo alcuni economisti, il tasso naturale di disoccupazione è
dovuto alle imperfezioni del primo tipo e non del secondo. Le
imperfezioni del secondo tipo danno luogo ad un tasso di
disoccupazione di equilibrio di lungo periodo detto NAIRU. Per
questi economisti, quindi, il tasso naturale di disoccupazione è il
limite inferiore al quale il NAIRU tenderebbe in assenza di rigidità
salariali.
Nella nostra analisi, ignoreremo questa distinzione e parleremo
genericamente del tasso naturale di disoccupazione come il tasso di
disoccupazione di equilibrio di lungo periodo in presenza di
entrambi i tipi di imperfezioni del mercato del lavoro.
4
La disoccupazione
Il percorso che seguiremo
• La disoccupazione: come si misura.
• Il tasso naturale di disoccupazione, suo significato: stock e flussi.
• Il tasso naturale di disoccupazione, la sua determinazione:
l’equazione dei prezzi e l’equazione dei salari.
• Il tasso di disoccupazione ciclica.
• La natura della disoccupazione:
- La disoccupazione frizionale.
- La disoccupazione strutturale.
• La durata della disoccupazione.
• L’offerta di lavoro: il modello neoclassico della scelta lavoro-tempo
libero.

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Come si misura la disoccupazione
Il tasso di disoccupazione
• L’occupazione è data dal numero di persone che hanno un lavoro
(E).
• La disoccupazione è costituita dal numero di persone che non
hanno un lavoro, ma lo stanno cercando (U).
• La forza lavoro è la somma delle persone occupate e di quelle
disoccupate (L=E+U).
• Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero dei disoccupati
e la forza lavoro (u=U/L).
• Il tasso di occupazione è la percentuale della popolazione in età
lavorativa (P) che è occupata (E/P).
• Il tasso di partecipazione, o tasso di attività, è definito come il
rapporto della forza lavoro sul totale della popolazione in età
lavorativa (L/P), ovvero è la percentuale della popolazione in età
lavorativa che fa parte della forza lavoro.

6
Come si misura la disoccupazione
Il tasso di disoccupazione

Il tasso di disoccupazione si calcola, quindi, considerando il numero di


persone che vorrebbe lavorare, ma non trova occupazione, ed il
totale delle persone che sono disposte a lavorare.
Proprio perché il tasso di disoccupazione è la statistica che rileva la
percentuale degli individui che, desiderando lavorare, non hanno un
impiego, la sua costruzione è meno semplice di quanto si possa
immaginare. Determinare se una persona sia occupata è facile, ma
determinare se una persona sia disoccupata è molto più complesso.
Infatti, per essere classificati come disoccupati, bisogna soddisfare
due condizioni: a) non avere impiego; b) essere alla ricerca di un
impiego. E’ proprio questa seconda condizione che è difficile da
valutare.

7
Come si misura la disoccupazione
Il tasso di disoccupazione
Inconvenienti del tasso di disoccupazione

Si noti che, solo chi è in cerca di un lavoro è considerato


disoccupato. Coloro che invece non lavorano, ma non
stanno nemmeno cercando un lavoro, sono considerati
fuori dalla forza lavoro (inattivi). Gli inattivi
comprendono anche i cosiddetti lavoratori scoraggiati
(inattivi scoraggiati). Queste persone con ogni probabilità
accetterebbero un lavoro se gli venisse offerto. Per tale
ragione, il tasso di disoccupazione tende a sottostimare il
numero di persone disponibili a lavorare ed è, quindi,
fuorviante. Alcuni economisti, per tali motivi, a volte
considerano il tasso di non occupazione, cioè il rapporto
della popolazione complessiva meno gli occupati sul
totale della popolazione. Nella nostra analisi del mercato
del lavoro, seguiremo la tradizione e considereremo il
tasso di disoccupazione, tenendo, però, a mente quanto
appena osservato. 8
Come si misura la disoccupazione
Il tasso di disoccupazione
Inconvenienti del tasso di disoccupazione

Se aumenta la disoccupazione nascosta:


U/L
In paesi (/regioni) con una lunga esperienza di alta disoccupazione
il numero di lavoratori scoraggiati tende ad aumentare (sud Italia).
Questo comporta una fuorviante riduzione di U, e quindi di U/L.

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Come si misura la disoccupazione
L’indagine sulla rilevazione della forza lavoro

• In Italia il tasso di disoccupazione è misurato dall’ISTAT.

• Indagine trimestrale sulla Rilevazione della Forza Lavoro:


- viene chiesto a circa 76.800 famiglie quale sia la loro attività
lavorativa in una particolare settimana del mese.

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Come si misura la disoccupazione
La disoccupazione in Italia
Pur oscillando sensibilmente, il tasso di
disoccupazione non scende mai a zero

(Valori %) 11
Come si misura la disoccupazione
Chi sono i disoccupati italiani

I disoccupati italiani sono per lo più:


• Donne.
• Giovani.
• Persone con scarsa istruzione.
• Individui collocati al sud Italia.
• Individui non iscritti al sindacato.

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Come si misura la disoccupazione
Gli occupati (E)

Occupati (15 anni o più):

• Hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che


preveda un corrispettivo monetario o in natura, nella particolare
settimana del mese di riferimento.
• Hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di
un familiare nella quale collaborano abitualmente, nella particolare
settimana del mese di riferimento.
• Sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia), nella
particolare settimana del mese di riferimento.

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Come si misura la disoccupazione
I disoccupati (U)

Disoccupati (15-74 anni):

• Hanno svolto almeno un’azione di ricerca nelle 4 settimane


precedenti alla particolare settimana del mese di riferimento e
sono disposti a lavorare entro le 2 settimane successive.
• Inizieranno a lavorare entro 3 mesi e sono disponibili a lavorare
entro le 2 settimane successive alla particolare settimana del mese
di riferimento , qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.

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Come si misura la disoccupazione
Inattivi, occupati e disoccupati
Hai svolto attività lavorativa nella settimana di riferimento?
SI Occupato
NO
Saresti disponibile a cominciare a lavorare entro due settimane?
NO Inattivo
SI
Hai svolto almeno un’azione di ricerca di lavoro
nelle 4 settimane precedenti quella di riferimento?
SI Disoccupato
NO Inattivo scoraggiato

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Come si misura la disoccupazione
La forza lavoro (L)

Forza lavoro (o popolazione attiva):


• l’insieme degli individui occupati o in cerca di occupazione:
L=E+U

La dimensione della forza lavoro non dice nulla sull’ “intensità” del
lavoro.

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Come si misura la disoccupazione
La forza lavoro (E)

La forza lavoro non include:


• Individui in cerca di occupazione che hanno interrotto l'azione di
ricerca attiva (disoccupati scoraggiati o “nascosti”).
• Individui che non cercano lavoro, ma sarebbero disposti a lavorare
a particolari condizioni.
• Casalinghe, studenti, inabili, ritirati dal lavoro, militari di leva o in
servizio sostitutivo, pensionati.
La forza lavoro include, invece:
• Individui che, anche se non hanno intenzione di lavorare,
dichiarano di “cercare attivamente un lavoro”.

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Il tasso naturale di disoccupazione
Il suo significato

Tasso naturale di disoccupazione: il tasso di disoccupazione medio


intorno al quale il sistema economico fluttua (lungo periodo).

Esso include sia la disoccupazione frizionale che la disoccupazione


strutturale.

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Il tasso naturale di disoccupazione
Stock e flussi

• E, U, L: sono stock, indicano cioè il numero di persone (occupate, in


cerca di occupazione, disponibili a lavorare) in un dato momento.

• In ogni istante di tempo, però, vengono anche registrati flussi di


nuovi occupati (persone che trovano lavoro) e di nuovi disoccupati
(persone che perdono il lavoro).

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Il tasso naturale di disoccupazione
I flussi
La perdita del lavoro e l’accesso al lavoro

• Tasso di separazione (s):


-Percentuale di occupati che perde il lavoro in un dato periodo di
tempo (ad esempio in un mese).

• Tasso di accesso, o collocamento (f):


-Percentuale di disoccupati che trova lavoro in un dato periodo di
tempo (ad esempio in un mese).

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Il tasso naturale di disoccupazione
I flussi
La perdita del lavoro e l’accesso al lavoro
sxE
Separazione dal lavoro

E: occupati U: disoccupati

Ottenimento del lavoro

fxU
21
Il tasso naturale di disoccupazione
I flussi
La perdita del lavoro e l’accesso al lavoro
In ogni istante di tempo ci sono:
s x E nuovi disoccupati
f x U nuovi occupati
Quando il numero di nuovi occupati è uguale al numero di nuovi
disoccupati, il tasso di disoccupazione non cambia:
fxU=sxE
Questa equazione definisce l’equilibrio di stato stazionario in cui la
disoccupazione non cambia.

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Il tasso naturale di disoccupazione
I flussi
La perdita del lavoro e l’accesso al lavoro
La condizione di stato stazionario permette di identificare il tasso di
disoccupazione naturale.
Poiché L = E+U, si ha E = (L – U). Allora:
s x E = nuovi disoccupati = s x (L – U) = s x L – s x U
In stato stazionario:
nuovi disoccupati = nuovi occupati
f x U = nuovi occupati = s x L – s x U
fxU+sxU= sxL
(f + s) U = s x L
Calcoliamo il tasso di disoccupazione naturale (un):
(U/L)n=un= s/(s+f) = 1/[1 + (f/s)]
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Il tasso naturale di disoccupazione
I flussi
La perdita del lavoro e l’accesso al lavoro
Se ogni mese:
• L’1% dei lavoratori impiegati perde il proprio lavoro:
s = 0,01
• Il 19% dei disoccupati trova un nuovo lavoro:
f = 0,19
Allora:
(U/L)n=un =0.01/(0.01+0.19) = 0.05 = 5%

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Il tasso naturale di disoccupazione
Le politiche economiche

un = s/(s+f) = 1/[1 + (f/s)]

Il tasso di disoccupazione naturale diminuisce se:

•f (tasso di accesso) aumenta


•s (tasso di separazione)diminuisce

Tutti i provvedimenti che influenzano il tasso di separazione o il


tasso di accesso influenzano anche il tasso naturale di
disoccupazione.

25
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
E’ possibile costruire un modello generale di equilibrio
del mercato del lavoro che ci consenta di individuare il
tasso di disoccupazione di equilibrio di lungo periodo,
ovvero il tasso naturale di disoccupazione, al fine di poter
studiare in che modo esso possa essere influenzato dalla
politica economica. In effetti, l’aggettivo “naturale” usato
per il tasso di disoccupazione di equilibrio di lungo
periodo è improprio, anche se ormai comunemente
accettato. Tale aggettivo, infatti, suggerisce una costante,
non suscettibile di essere modificata dalle istituzioni e
dalla politica economica. Al contrario, il tasso naturale di
disoccupazione è tutt’altro che naturale! La posizione del
punto di equilibrio di lungo periodo del mercato del
lavoro, ovvero il tasso di disoccupazione di equilibrio di
lungo periodo, infatti, dipende, come già accennato nella
slide precedente, da diversi fattori e può essere
influenzata dalle politiche economiche. 26
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Il nostro obiettivo è quello di caratterizzare un
modello che ci consenta di stabilire in che modo i
salari reali sono determinati nel mercato del lavoro.
Per farlo, abbiamo bisogno di due diverse equazioni,
l’utilizzo congiunto delle quali ci consentirà di trovare
il salario reale ed il tasso di disoccupazione di
equilibrio di lungo termine:

• L’equazione dei salari.


• L’equazione dei prezzi.
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Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei salari

I salari possono essere fissati in molti modi. A volte,


sono stabiliti nelle contrattazioni collettive, cioè le
contrattazioni fra imprese e sindacati. Altre volte, i
salari sono fissati semplicemente dai datori di lavoro o
da contrattazioni bilaterali tra datori di lavoro e
lavoratori. Benché le differenze istituzionali abbiano
un’indubbia rilevanza, ci sono elementi comuni che
consentono di costruire una teoria generale della
determinazione dei salari.

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Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Gli elementi comuni alla determinazione dei salari
• I lavoratori, di solito, percepiscono un salario superiore al loro salario di
riserva, cioè il salario che li rende indifferenti tra lavorare ed essere disoccupati.
• I salari, in genere, dipendono dalle condizioni prevalenti sul mercato del
lavoro (una disoccupazione più bassa fa aumentare i salari).
• Anche in assenza di contrattazione collettiva, i lavoratori hanno una certa
forza contrattuale, che dipende, oltre che dal grado di specializzazione, da due
fattori:
-Il costo che, in caso di dimissioni, l’impresa deve pagare per sostituire il
lavoratore.
-Le condizioni prevalenti sul mercato del lavoro, ovvero la difficoltà per un
lavoratore di trovare un nuovo impiego.
• Le imprese, per diverse ragioni, possono voler pagare un salario superiore a
quello di riserva (detto salario di efficienza) per due motivi principali:
-Le imprese vogliono che i lavoratori siano produttivi e ben disposti verso il lavoro,
ed il salario può essere una leva per raggiungere questo obiettivo.
-Se i lavoratori percepiscono un salario pari a quello di riserva saranno indifferenti
tra rimanere ed andarsene, e l’avvicendamento dei lavoratori (turnover) sarà29
molto elevato.
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei salari

Quanto detto fino a questo momento,


suggerisce una equazione dei salari dalla
forma:
W = Pe F(u,z)

Come si può vedere dall’equazione, il


salario nominale aggregato W dipende
da tre fattori, Pe, u e z. Analizziamoli.
30
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei salari

• Il livello atteso dei prezzi Pe.


Lavoratori ed imprese sono interessati ai salari
reali e non a quelli nominali. Poiché, quando il
salario nominale viene fissato, il livello dei prezzi
non è ancora noto, si deve fare riferimento al
livello atteso.
• Il tasso di disoccupazione u.
Un aumento del tasso di disoccupazione riduce i
salari.
• Il livello dei sussidi di disoccupazione z.
Un aumento della protezione dei lavoratori,
aumenta il livello del salario. 31
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei salari
In quel che segue, adotteremo l’ipotesi
semplificatrice che P = Pe. Ciò corrisponde ad
assumere che gli individui facciano una previsione
perfetta di quello che sarà il livello futuro dei
prezzi. Tale ipotesi ci consente di riscrivere
l’equazione vista come:
- +
W = PF(u,z)
Dividendo entrambi i membri per P, otteniamo
quella che viene definita l’equazione dei salari,
che implica una relazione negativa tra il salario
reale W/P ed il tasso di disoccupazione:
W/P = F(u,z) 32
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei prezzi

I prezzi dipendono dai costi. A loro volta i


costi dipendono dalla natura della
funzione di produzione, cioè la relazione
tra i fattori produttivi impiegati nel
processo di produzione (gli input) e la
quantità di prodotto ottenuto (l’output).

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Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei prezzi
Assumiamo che le imprese producano beni
usando il lavoro come unico fattore produttivo
in base alla seguente funzione di produzione:
Y = AE
Dove Y è la produzione reale aggregata, E
l’occupazione ed A la produttività del lavoro,
ovvero il rapporto tra produzione e numero di
lavoratori impiegati. Ipotizziamo che A sia
costante. Questa ipotesi implica rendimenti
costanti del lavoro nella produzione. Data
l’ipotesi di A costante, possiamo porre per
semplicità A = 1. 34
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei prezzi
La funzione di produzione Y = E implica
che il costo di produrre una unità
aggiuntiva di prodotto, il costo marginale
di produzione, è uguale al costo di
impiegare un lavoratore in più, ovvero è
uguale al salario nominale W.
Nel fissare il prezzo dei beni, le imprese
tengono conto del costo di produzione.
35
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei prezzi
In un mercato di concorrenza perfetta, le
imprese fisserebbero il prezzo uguale al costo
di produzione, ovvero si avrebbe P = W, ma
poiché, nella realtà, molti mercati dei beni non
sono concorrenziali, le imprese fissano il prezzo
con un margine di ricarico sul costo di
produzione:
P = (1+m)W
Dove, appunto, m>0 è il ricarico sul costo di
produzione, ovvero è, utilizzando un termine
inglese, il markup.
36
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equazione dei prezzi
Se dividiamo entrambi i membri dell’equazione di
determinazione dei prezzi per il salario nominale
otteniamo:
P/W = (1+m)
Invertendo entrambi i lati di questa equazione,
otteniamo il salario reale:
W/P = 1/(1+m)
Questa equazione è l’equazione dei prezzi e ci dice
che il salario reale fissato dalle imprese è una
funzione delle decisioni di prezzo. Un aumento del
markup fa aumentare i prezzi, a parità di salari
nominali, facendo diminuire il salario reale. 37
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro

La condizione di equilibrio di lungo


periodo nel mercato del lavoro richiede
che il salario reale risultante dalla
determinazione dei salari sia uguale al
salario reale risultante dalla
determinazione dei prezzi. Il tasso di
disoccupazione che garantisce tale
uguaglianza è il tasso di disoccupazione di
equilibrio di lungo periodo, ovvero il tasso
naturale di disoccupazione (un).
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Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro

Da un punto di vista algebrico, il tasso di


disoccupazione di equilibrio viene
determinato utilizzando congiuntamente
l’equazione dei salari e quella dei prezzi. In
formule si ha:
W/P = F(u,z)
W/P = 1/(1+m)
Da cui:
F(u,z) = 1/(1+m)
39
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro

L’equazione appena vista, consentendo di


determinare il tasso naturale di disoccupazione,
può essere scritta come:
F(un,z) = 1/(1+m)

40
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
Da un punto di vista grafico l’equilibrio
sul mercato del lavoro può essere
rappresentato dall’incontro fra la curva
che rappresenta l’equazione dei salari,
che in un sistema di riferimento
cartesiano (u, W/P) ha una inclinazione
negativa, e la curva che rappresenta
l’equazione dei prezzi, che nel medesimo
sistema di riferimento può essere
rappresentata da una retta orizzontale.
41
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
Salario reale

E (equilibrio)
1/(1+m) Equazione
dei prezzi

Equazione
dei salari

0 un Tasso di
disoccupazione

La posizione del punto di equilibrio dipende sia da z che da m


42
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
Salario reale

Equazione
z
dei salari 2
W/P
Equazione
dei salari 1
u Tasso di
0
disoccupazione
Osservazione:
Si noti che un aumento di z, comporta uno spostamento in parallelo verso
l’alto (o verso destra) della curva W/P=PF(z,u). Se z aumenta, a parità di
tasso di disoccupazione, il salario reale deve aumentare. Un aumento della
protezione dei lavoratori induce, infatti, gli stessi a richiedere un salario più
alto per continuare a lavorare. 43
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
Salario reale m1<m2

Equazione dei
E1 prezzi (1)
1/(1+m1)
E2 Equazione dei
1/(1+m2) prezzi (2)
Equazione
dei salari

0 un1 un2 Tasso di


disoccupazione

Esempio:
Una legislazione antitrust meno restrittiva (aumento di m ) aumenta il
tasso di separazione dal lavoro.
44
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
• L’aumento dei prezzi, nel breve, riduce la
domanda.
• Una riduzione della domanda di beni, nell’ipotesi
di scorte di magazzino nulle, induce le imprese a
ridurre la produzione.
• Una riduzione della produzione porta ad una
riduzione dell’occupazione (aumenta il tasso di
separazione dal lavoro).
• Una occupazione più bassa, aumenta la
disoccupazione.
• Una disoccupazione più alta fa diminuire i salari.
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Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
Salario reale

Equazione
dei prezzi
E1 E2
1/(1+m)

Equazione dei
salari (2)
Equazione dei salari (1)

0
un1 un2 Tasso di disoccupazione
Esempio:
Un aumento dei sussidi di disoccupazione (variazione di z) riduce il tasso di accesso
al lavoro e/o aumenta il tasso di separazione dal lavoro. 46
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
L’equilibrio nel mercato del lavoro
I sussidi di disoccupazione rappresentano una assicurazione contro la
disoccupazione che consente ai disoccupati di percepire una parte
del proprio salario dopo aver perso il lavoro. Il sussidio allevia il
disagio economico causato dalla disoccupazione e determina diversi
comportamenti del lavoratore:
• Il lavoratore è meno incentivato a cercare un nuovo lavoro.
• Il lavoratore è più propenso a rifiutare offerte di lavoro che ritiene
inadeguate.
• Il lavoratore ha minore interesse a cercare posti di lavoro con
prospettive occupazionali durature.
I primi due comportamenti provocano la riduzione del tasso di
collocamento, il terzo provoca un aumento del tasso di separazione
dal lavoro.
47
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Dalla disoccupazione alla occupazione ed alla produzione
Per completare l’analisi è necessario individuare la relazione
esistente che c’è fra il mercato del lavoro ed il livello di produzione
di lungo periodo del sistema economico. L’aggiustamento di prezzi
e salari nel tempo, infatti, influenza il livello di equilibrio di lungo
termine di Y.
Per poter affrontare questo argomento, procederemo in due fasi:
1. Per prima cosa, vedremo come dal livello naturale di
disoccupazione si arrivi al livello naturale di occupazione.
2. Quindi vedremo che, associato al livello naturale di
occupazione vi è il livello naturale di produzione, ovvero il
livello di produzione che si raggiunge nel lungo periodo
quando l’occupazione è pari al suo livello naturale.
48
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Dalla disoccupazione alla occupazione ed alla produzione
Il livello di occupazione associato al tasso naturale di
disoccupazione è il livello naturale di occupazione.
Riprendiamo l’espressione che definisce il tasso di
disoccupazione:
u = U/L = (L-E)/L = 1- (E/L)
Riordinando i termini, e moltiplicando per L, è possibile
ricavare da tale espressione il livello di occupazione E:
uL = L - (E/L)L
uL - L = -E
E = L(1-u)
Quindi, se il tasso naturale di disoccupazione è un,
allora il livello naturale di occupazione En è:
En = L(1- un)
49
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Dalla disoccupazione alla occupazione ed alla produzione

Associato al livello naturale di occupazione vi


è il livello naturale di produzione (Yn ),cioè il
livello di produzione che si raggiunge quando
l’occupazione è pari al suo livello naturale.
Data la funzione di produzione che abbiamo
usato (Y = E), la relazione che ne deriva è
piuttosto semplice:
Yn = En = L(1- un)
50
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Dalla disoccupazione alla occupazione ed alla produzione

Usando l’equazione:
F(un,z) = 1/(1+m)
e le relazioni tra tasso di disoccupazione,
occupazione e produzione che abbiamo
appena derivato, possiamo ricavare in modo
implicito il livello naturale di produzione:
F[1-(En/L),z] = 1/(1+m)
un
F[1-(Yn/L),z] = 1/(1+m)
51
Il tasso naturale di disoccupazione
La sua determinazione
Dalla disoccupazione alla occupazione ed alla produzione
Il livello naturale di produzione è quel livello
di produzione tale per cui, al corrispondente
tasso naturale di disoccupazione, il salario
reale scelto nella determinazione dei salari,
lato sinistro dell’equazione della slide
precedente, è uguale al salario reale derivante
dalla fissazione dei prezzi da parte delle
imprese, lato destro. Nel lungo periodo,
l’economia tende sempre a tornare al livello
naturale di produzione. 52
La disoccupazione ciclica
Definizione

La disoccupazione ciclica è quella parte della disoccupazione che


dipende da oscillazioni economiche di breve periodo.

In recessione, il tasso di disoccupazione effettivo sale sopra il tasso


naturale.

In fase di espansione, il tasso di disoccupazione effettivo scende


sotto il tasso naturale.

53
La disoccupazione ciclica
Definizione

In fase di recessione, la domanda di beni e


servizi si riduce:
↓Una riduzione della domanda di beni, nel
breve periodo, nell’ipotesi di scorte di
magazzino nulle, induce le imprese a ridurre la
produzione.
↓Una riduzione della produzione porta ad una
riduzione dell’occupazione.
• Una occupazione più bassa, aumenta la
disoccupazione.
54
La disoccupazione ciclica
Definizione

In fase di espansione, la domanda di beni e


servizi aumenta:
↓Un aumento della domanda di beni, nel breve
periodo, nell’ipotesi di scorte di magazzino
nulle, induce le imprese ad aumentare la
produzione.
↓Un aumento della produzione porta ad un
aumento dell’occupazione.
• Una occupazione più alta, riduce la
disoccupazione.
55
La natura della disoccupazione
• La disoccupazione frizionale è la disoccupazione dovuta al tempo
necessario a trovare lavoro. Non segnala eccesso di offerta di
lavoro: il numero di persone in cerca di lavoro (al salario corrente)
può essere uguale al numero di posti vacanti (la ricerca di lavoro
per il lavoratore che desidera trovare occupazione è un’attività che
richiede tempo). In definitiva, anche in situazioni di pieno impiego,
una certa frazione della forza lavoro è disoccupata a causa della
continua rotazione della forza lavoro.
• La disoccupazione strutturale è la disoccupazione che, in un certo
mercato, si ha quando al salario corrente il numero di individui che
cercano lavoro è superiore al numero di posti vacanti (per ciascuna
tipologia di lavoro).

(Si ricordi che il tasso naturale di disoccupazione include sia la


disoccupazione frizionale che la disoccupazione strutturale).
56
La natura della disoccupazione
La disoccupazione frizionale
La ricerca del lavoro (l’offerta)
Per trovare un lavoro occorre tempo perché:
• I posti di lavoro non sono tutti uguali.
• I lavoratori non sono tutti uguali (abilità, educazione, ecc.). Hanno
preferenze e competenze diverse.
• Il flusso di informazioni sui lavoratori disponibili e sui posti vacanti è
imperfetto. Reperire informazioni sui posti di lavoro e sui lavoratori
richiede tempo ed è costoso.
• I posti di lavoro ed i lavoratori sono distribuiti sul territorio e la mobilità
geografica dei lavoratori non è immediata, ma richiede tempo ed è
costosa.
• I lavoratori possono decidere di dimettersi per cambiare carriera o
regione.

La ricerca di un posto di lavoro richiede tempo ed energie e ciò tende a


ridurre il tasso di collocamento al lavoro.
57
La natura della disoccupazione
La disoccupazione frizionale
La domanda di lavoro
I cambiamenti nella domanda di lavoro creano distanza tra domanda ed
offerta.

• Beni e servizi domandati dalle imprese e dai consumatori variano nel


tempo e, al variare della domanda di beni e servizi, varia anche la
domanda di lavoro per produrre quei beni e quei servizi. Questi
cambiamenti della domanda avvengono:
-Perché mutano le preferenze.
-A causa dell’innovazione tecnologica, che genera una richiesta di nuove
competenze.
• Nell’economia si verificano continuamente cambiamenti settoriali
(agricoltura, industria, servizi) che provocano una riallocazione della forza
lavoro fra settori. Ciò non avviene immediatamente, ma richiede tempo.
• Sono possibili spostamenti di attività produttive tra diverse regioni e gli
spostamenti dell’attività e della forza lavoro richiedono tempo.
• I lavoratori possono trovarsi inaspettatamente privi di lavoro a causa di
fallimenti delle imprese, o perché le loro prestazioni sono ritenute
inadeguate o non sono più richieste dal mercato.
58
L’incontro tra domanda ed offerta non è immediata né senza costi.
La natura della disoccupazione
Le politiche economiche
La riduzione della disoccupazione frizionale

Il governo può rendere più facile l’incontro tra lavoratori e imprese:

• Uffici pubblici di collocamento: diffondono informazioni sui nuovi


lavori o sui posti vacanti e favoriscono l’incontro tra lavoratori ed
imprese (f ).
• Programmi pubblici di formazione professionale: aiutano i
lavoratori delle industrie in declino ad acquisire la professionalità
richiesta nei settori emergenti (f e s ).

59
La natura della disoccupazione
Le politiche economiche
I sussidi di disoccupazione
Abbiamo già analizzato gli effetti dei sussidi di disoccupazione sul tasso di
disoccupazione. Quando il governo paga al disoccupato parte del suo
precedente salario (per un periodo di tempo limitato) dopo la perdita del
lavoro, la disoccupazione frizionale tende ad aumentare, perché, come
visto, il sussidio riduce il tasso di collocamento al lavoro ed aumenta il
tasso di separazione dal lavoro. Ma i sussidi presentano anche dei
vantaggi:
• Il reddito del lavoratore diventa meno incerto.
• Grazie alla minore incertezza, il disoccupato è indotto a rifiutare le
offerte meno adeguate e a cercare un lavoro più adatto alle proprie
capacità, competenze, esigenze e preferenze.
• Se il sussidio gravasse per intero sull’impresa, quest’ultima sarebbe
incentivata a licenziare di meno in presenza di momentanei cali della
domanda, e questo ridurrebbe l’incidenza dei licenziamenti temporanei.
60
La natura della disoccupazione
La disoccupazione strutturale
Al salario corrente la quantità offerta di lavoro supera la domanda
I salari sono incapaci di
aggiustarsi
istantaneamente, facendo sì
Salario reale Disoccupazione che la domanda di lavoro
strutturale uguagli sempre l’offerta. Se
Offerta di lavoro
(forza lavoro) il salario reale è “bloccato” al
di sopra di quello che
Salario reale garantisce l’equilibrio, la
rigido Al salario reale quantità di lavoro offerta è
di equilibrio si ha superiore alla quantità di
solo lavoro domandata.
Salario reale disoccupazione
di equilibrio frizionale
La rigidità salariale riduce il
tasso di collocamento al
Domanda di lavoro lavoro e fa aumentare la
disoccupazione.
Lavoro Lavoro
assunto

61
Razionamento della domanda
La natura della disoccupazione
La disoccupazione strutturale
Cause principali
La rigidità salariale dà luogo alla disoccupazione strutturale: il lavoratore
non è disoccupato perché sta attivamente cercando un posto di lavoro,
ma è disoccupato perché al salario corrente le imprese sono costrette a
razionare la domanda di lavoro (l’offerta è superiore alla domanda), e al
disoccupato non rimane che attendere che si liberi un posto di lavoro. Se il
salario reale eccede quello di equilibrio e per tale salario l’offerta eccede
la domanda, è plausibile aspettarsi che le imprese riducano il salario reale.
La disoccupazione strutturale si genera proprio perché le imprese non
riescono ad abbassare i salari. Le cause principali della disoccupazione
strutturale sono tre:

• I salari di efficienza.
• Le leggi sul salario minimo.
• I sindacati e la contrattazione collettiva.

62
La natura della disoccupazione
La disoccupazione strutturale
I salari di efficienza
Le teorie del salario di efficienza affermano che, un’impresa che paga salari più
elevati, ha lavoratori più produttivi. In altri termini, poiché una impresa può operare
in maniera più efficiente corrispondendo salari più elevati, può essere conveniente
per essa mantenere i salari al di sopra del livello che garantisce l’uguaglianza fra
domanda ed offerta di lavoro. La maggiore efficienza dell’impresa dovuta ad alti salari
è giustificata da quattro diverse motivazioni:
• Un lavoratore meglio retribuito mangia meglio ed è, quindi, più sano, ed un lavoratore
sano lavora in modo più produttivo.
• Quanto maggiore è il salario offerto dall’impresa, tanto più fedele è il lavoratore
all’impresa e tanto più bassi sono i costi di rotazione del personale (selezione e
formazione di nuovi lavoratori).
• Una impresa che paga bassi salari spinge a rimanere in servizio i lavoratori “peggiori”
e perde i lavoratori più efficienti (fenomeno di selezione avversa). Pagando salari più
alti, l’impresa riduce la selezione avversa e migliora la qualità media della propria
forza lavoro.
• Un lavoratore poco controllato che riceve un basso salario è maggiormente indotto a
lavorare con minore impegno. Essere scoperto e licenziato ha un costo basso, dato
dalla rinuncia al basso salario (fenomeno di azzardo morale). L’azzardo morale può
essere ridotto dall’impresa attraverso l’innalzamento del salario. Ciò rende alto il
costo di essere colto in fallo e licenziato ed induce un comportamento più virtuoso da
parte del lavoratore. 63
La natura della disoccupazione
La disoccupazione strutturale
Le leggi sul salario minimo
Le leggi sul salario minimo stabiliscono un minimo legale ai salari che le imprese
possono corrispondere ai loro dipendenti. Il salario minimo varia da paese a paese
(Europa, Stati Uniti, Regno Unito), ma tende a collocarsi fra un terzo e la metà della
retribuzione media del sistema economico.
Il salario minimo è vincolante soprattutto per i lavoratori meno qualificati e/o privi di
esperienza. Per essi, il salario minimo può far lievitare il salario retribuito al di sopra di
quello di equilibrio, inducendo le imprese a razionare la domanda di lavoro. Alcuni studi
hanno, in particolare, evidenziato che il salario minimo ha un impatto non indifferente
sull’occupazione giovanile. Il salario reale di equilibrio per i lavoratori giovani tende ad
essere naturalmente basso, sia perché si tratta di lavoratori in genere con scarsa
esperienza e, quindi, poco produttivi, sia perché parte della loro remunerazione non è
monetaria, ma avviene sotto forma di formazione. Il salario minimo, per questa
categoria di lavoratori, è superiore a quello di equilibrio e ciò genera un razionamento
della domanda di lavoro ed un incremento della disoccupazione giovanile.
Argomenti pro e contro il salario minimo:
• Sostiene il reddito delle fasce più povere.
• In effetti, garantisce un tenore di vita molto spartano.
• Causa disoccupazione.
• Viene ricevuto soprattutto da adolescenti di classe media che lavorano part-time per
disporre di denaro proprio e non da lavoratori con famiglia a carico. 64
La natura della disoccupazione
La disoccupazione strutturale
I sindacati e la contrattazione collettiva
I salari dei lavoratori sindacalizzati vengono determinati non
dall’equilibrio tra domanda ed offerta, ma dalla contrattazione tra i
rappresentanti dei sindacati e delle imprese. La contrattazione può
avvenire sia a livello di singola impresa, sia a livello nazionale (ciò
cambia da paese a paese). Spesso i contratti collettivi di lavoro
riescono a fissare i salari ad un livello superiore a quello di equilibrio,
lasciando alle imprese la decisione di quanto lavoro assumere: questo
provoca una diminuzione del numero di assunti, un più basso tasso di
collocamento e un aumento della disoccupazione strutturale.
I sindacati influenzano anche i salari dei lavoratori non sindacalizzati:
la minaccia di sindacalizzazione spinge, infatti, i salari al di sopra del
livello di equilibrio.

65
La durata della disoccupazione

La durata della disoccupazione, ovvero per quanto tempo un individuo rimane


disoccupato, permette di determinare le ragioni della disoccupazione, e, quindi,
di intervenire con le politiche economiche più mirate.
• Se la durata della disoccupazione è breve, si può ipotizzare che si tratti di
disoccupazione frizionale. In questo caso, la disoccupazione è inevitabile nella
misura in cui al disoccupato è necessario un certo tempo per trovare una
occupazione adeguata alle sue esigenze e capacità. Il processo di ricerca di
lavoro non dovrebbe durare più di qualche mese.
• Se, invece, la disoccupazione è a lungo termine (la definizione internazionale di
disoccupazione di lungo periodo, LTU, è la proporzione dei disoccupati che sono
in tale stato da più di dodici - in alcune definizioni da più di sei - mesi), potrebbe
essere attribuita ad uno squilibrio sistematico tra il numero di posti disponibili
ed il numero di individui che desiderano lavorare. In questo caso, la
disoccupazione è quella strutturale.

66
La durata della disoccupazione

Essere disoccupati da più tempo è dannoso per almeno due motivi:

• Dipendenza dalla durata: più a lungo si rimane disoccupati, più ci si


attende che decresca l’intensità di ricerca, anche perché le imprese
hanno maggior riluttanza ad assumere un disoccupato di lungo
termine (f più basso).
• Marginalizzazione: ipotizziamo ci siano due gruppi di lavoratori sul
mercato, esperti ed inesperti. Se i costi di licenziamento sono
bassi, l’impresa assume lavoratori del secondo tipo quando ne ha
bisogno, e li licenzia senza problemi (s più alto), mentre il turnover
dei lavoratori del primo tipo sarà molto inferiore.

67
La durata della disoccupazione

Il peso della disoccupazione è dato dal prodotto tra durata della


stessa e turnover, cioè ingresso verso l’occupazione.

• In paesi dove è difficile licenziare troveremo disoccupazione più


bassa, ma scarso turnover:
è meno probabile diventare disoccupati, ma più difficile uscirne
una volta che lo si è.

68
La durata della disoccupazione
Le tendenze del tasso naturale di disoccupazione nel Regno Unito
Il tasso naturale di disoccupazione nel Regno Unito alla fine degli anni ‘60 era prossimo al 4%.
Tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70 è aumentano gradualmente fino a raggiungere un picco nei primi
anni ‘80 (11%). Da allora, è diminuito progressivamente fino ai primi anni del 2000. Perché il
tasso di disoccupazione ha fatto registrare questa variabilità? La risposta non è univoca.
• Fattori demografici: boom delle nascite negli anni ‘50, con conseguente elevato numero di
giovani individui che sono entrati nella forza lavoro negli anni ’70, innalzando il tasso medio di
disoccupazione (i lavoratori giovani, come già osservato, hanno tipicamente tassi di
disoccupazione alti), e ne sono usciti negli anni ‘90, abbassandolo.
• Riallocazione settoriale: elevata volatilità dei prezzi del petrolio negli anni ‘70, che ha
provocato un processo di riallocazione del lavoro dai settori ad alta intensità di energia a quelli
a più bassa intensità (lo stesso fenomeno non ha avuto luogo a seguito della volatilità dei
prezzi del petrolio degli anni 2000, probabilmente per la minore dipendenza da esso del Regno
Unito).
• Andamento della produttività: rallentamento della crescita della produttività negli anni ‘70
che tornò ad accelerare negli anni ‘90. Le fluttuazioni della produttività coincidono con
fluttuazioni di segno opposto della disoccupazione.
• Declino della sindacalizzazione: copertura sindacale alta (circa il ’70% dei rapporti di lavoro
erano coperti da sindacato) all’inizio degli anni ‘80. Ad oggi, invece, meno del 30% dei
lavoratori britannici è iscritto ad un sindacato. Il cambiamento è stato dovuto a riforme attuate
dal governo Thatcher.
• Cambiamenti del sistema di sussidio: riduzione dell’importo medio del sussidio nel corso degli
anni e così anche della durata della copertura. Anche in questo caso, il cambiamento è stato
dovuto a riforme attuate dal governo Thatcher. 69
La durata della disoccupazione
Le tendenze del tasso naturale di disoccupazione in Europa

Il tasso di disoccupazione medio nell’ Europa continentale è,


invece, aumentato in modo permanente a partire dagli anni ’70
fino ad oggi.
Quali possono essere le cause di queste differenze? I motivi
possono essere molteplici:
• Eccessiva regolamentazione che riduce la flessibilità del lavoro ed elevati livelli
dei sussidi di disoccupazione.
• Generoso sistema di assicurazione sociale (il datore di lavoro corrisponde, oltre
al salario, elevati contributi previdenziali ed imposte sui ruoli pagati. Ciò rende
l’assunzione molto onerosa).
• Riduzione della domanda di lavoratori a bassa qualifica a causa del progresso
tecnologico che ha provocato una riduzione dei salari reali per i lavoratori
scarsamente qualificati. Ciò, associato agli elevati sussidi, ha indotto tali
lavoratori a preferire la disoccupazione alla occupazione.
70
La durata della disoccupazione
La disoccupazione in quattro paesi europei
Fra la fine degli anni ’90 ed il 2010, il tasso di disoccupazione in Gran
Bretagna è stato caratterizzato da valori inferiori rispetto a quelli registrati in
Francia, Germania ed Italia. In anni recenti, il tasso di disoccupazione in
Germania è stato fra i più bassi d’Europa.

14
12
10
8
6
4
2
Germania Francia Italia Gran Bretagna
0
1992 1995 1998 2001 2004 2007 2010

(Valori %) 71
72
(Valori %) 73
L’offerta di lavoro
Il modello neoclassico della scelta consumo-tempo libero

Ognuno di noi deve decidere se lavorare e, una


volta occupato, quante ore lavorare.
In ciascun istante, l’offerta di lavoro dell’economia
nel suo complesso è data dalla somma delle scelte
di lavoro fatte da ogni individuo della popolazione.

74
L’offerta di lavoro
L’offerta di lavoro individuale

Gli individui cercano di massimizzare il loro benessere


consumando beni e tempo libero. I beni devono essere
acquistati sul mercato. Poiché la maggior parte di noi non è
tanto ricca da potersi permettere di non lavorare, dobbiamo
avere il denaro necessario per acquistare i beni che ci
occorrono. Questo trade-off economico è evidente: se non
lavoriamo consumiamo molto tempo libero, ma dobbiamo
vivere senza i beni e i servizi che ci rendono la vita più
piacevole. Se lavoriamo, possiamo permetterci molti di questi
beni e servizi, ma dobbiamo rinunciare ad un po’ del nostro
prezioso tempo libero.

75
L’offerta di lavoro
L’offerta di lavoro individuale

L’individuo rappresentativo decide (se e) quanto lavorare,


scegliendo fra consumo e tempo libero:

Trade-off:
Lavoro reddito consumo
Lavoro tempo libero

Il problema è simile al problema di scelta del consumatore fra


due beni: massima utilità sotto il vincolo di bilancio (consumo e
tempo libero devono essere acquistati sul mercato).

76
L’offerta di lavoro
La scelta fra consumo e tempo libero
Curva di indifferenza: Combinazioni di C (consumo) ed l (tempo
libero) che mantengono l’utilità costante: U0=f(C, l )
Bene 2 Sia acquistare più beni, che avere più ore di
C tempo libero aumentano l’utilità individuale.
Nel gergo dell’economia, C e l sono “un bene”
non “un male”, ovvero:
UMGC>0, UMGl >0

dC U1

U0

0 l
dl Bene 1 77
L’offerta di lavoro
La scelta fra consumo e tempo libero
Pendenza:
dC/d l = -(UMG l /UMGC)

Ovvero, Saggio Marginale di Sostituzione tra consumo e tempo libero:

SMS = dC/d l = -(UMG l /UMGC)

Il SMS ci dice l’ammontare aggiuntivo del bene “consumo” che


l’individuo richiede per rinunciare ad un’ora di tempo libero,
mantenendo costante la propria soddisfazione. Ovvero, è il tasso al
quale un individuo è disposto a rinunciare a ore di tempo libero per
un po’ di consumo in più.

78
L’offerta di lavoro
La scelta fra consumo e tempo libero

Le curve di indifferenza:
• Sono inclinate negativamente.
• Sono monotone.
• Più si trovano in alto a destra e più indicano livelli di utilità maggiori.
• Non si intersecano.
• Sono convesse.

Si noti che, la convessità implica che l’inclinazione di una curva di indifferenza sia
più ripida quando il lavoratore consuma molti beni e poco tempo libero, e diventi
più piatta quando consuma pochi beni e molto tempo libero. Ne deriva che, il
valore assoluto dell’inclinazione di una curva di indifferenza diminuisce quando
l’individuo si sposta lungo la curva. L’ipotesi di convessità, quindi, è equivalente
all’ipotesi di un tasso marginale di sostituzione decrescente.

79
L’offerta di lavoro
La scelta fra consumo e tempo libero
Rosso è disposto a rinunciare ad un
maggior ammontare di C per
ottenere un’ora in più di l. Le curve
C Rosso di indifferenza di Rosso tendono ad
essere molto ripide, quindi, il suo
tasso marginale di sostituzione ha un
dC = riduzione valore molto alto. Rosso richiede una
di consumo Blu notevole ricompensa monetaria (in
termini di più consumo), per essere
convinto a rinunciare a un’ora di
tempo libero in più. Rosso,
dC ovviamente, ama il divertimento.
dC Invece, Blu ha curve di indifferenza
più piatte, che indicano che il suo
tasso marginale di sostituzione ha un
valore basso. Blu, quindi, non
richiede una grossa ricompensa per
essere convinto a rinunciare a un’ora
in più di tempo libero.
0
d l =1 ora in l
più di tempo libero

80
L’offerta di lavoro
Si noti che il salario w è il Il vincolo di bilancio
tasso al quale il mercato Siano:
consente di sostituire P=1: il livello medio dei prezzi
consumo e tempo libero.
T: il tempo massimo.
C C=(wT+V)-wl T-l: le ore lavorate (h).
l=0→ C=wT+V w: il salario monetario.
V: il reddito non da lavoro.
Un individuo non può
T=h (l =0)
(l’individuo spendere più di quanto incassa:
lavora per tutto il
tempo che ha a C = w h + V = w (T – l ) + V
disposizione)
dC/dl =-w
T=l (C=V)
V (l’individuo non lavora)

0 T l 81
L’offerta di lavoro
La scelta ottima
Massima utilità sotto il vincolo di bilancio: |SMS| = w (in valore
assoluto). Ottimo Condizione di
C tangenza fra curva di
indifferenza e vincolo di Al livello di consumo e
bilancio. tempo libero scelto, il
tasso marginale di
sostituzione, cioè il
C* tasso al quale un
individuo è disposto a
rinunciare a ore di
tempo libero per un po’
di consumo in più, è
-w uguale al salario, cioè
V il tasso al quale il
mercato consente al
lavoratore di sostituire
0
l* T un’ora di tempo libero
con il consumo.
l
82
L’offerta di lavoro
Soluzione matematica della scelta ottima

Problema: Max U(C,l ) s.v. C = w (T – l ) + V


Assumiamo che le curve di utilità siano rappresentate da una
funzione Cobb-Douglas.
Soluzione:
Lagrangiana: L = U(C,l ) + [C – w(T – l ) – V]

da cui:
(1) dL/dC = 0 = dU/dC + = UMGC + = 0
(2) dL/dl = 0 = dU/dl + w = UMGl + w = 0
(3) dL/d = 0 = C – w(T – l ) – V = 0

(1), (2) w = UMGl / UMGC = |SMS|


83
L’offerta di lavoro
Aumento di V: effetto reddito
C
Si ricordi che si definisce un bene, bene
normale, se all’aumentare del reddito
aumenta il suo consumo.

V1
-w
V0

0 T l
Poiché l e C sono beni normali e non beni inferiori, l’individuo
tende a consumare di più di entrambi, se aumentano le sue
disponibilità economiche (ovvero se V aumenta). 84
L’offerta di lavoro
Aumento di w: effetto reddito ed effetto sostituzione

Due effetti contrapposti:


• Effetto reddito: come in precedenza (h , l ).
• Effetto di sostituzione: il tempo libero diventa relativamente
più costoso rispetto al consumo (aumenta il costo opportunità
del tempo libero). L’individuo tende a sostituire l con C (h ,l ).

La soluzione finale dipende da quale effetto prevale

• Un aumento del salario aumenta le ore di lavoro se l’effetto sostituzione


domina sull’effetto reddito.
• Un aumento del salario riduce le ore di lavoro se l’effetto reddito domina
sull’effetto sostituzione.

85
L’offerta di lavoro
Aumento di w: effetto reddito ed effetto sostituzione

Prevale l’effetto di sostituzione Prevale l’effetto reddito

C C

0 l 0 l
l diminuisce l aumenta
86
L’offerta di lavoro
Lavorare o non lavorare

Che cosa ci spinge ad entrare nella forza lavoro per la prima volta? Per
spiegare la decisione se lavorare o no, la Figura della slide successiva
illustra la curva di indifferenza tangente al vincolo di bilancio
caratterizzato dal salario wr nel punto della dotazione iniziale E. Questa
curva di indifferenza indica che, se non lavoriamo, abbiamo U0 unità di
utilità. Possiamo scegliere di entrare nel mercato del lavoro e scambiare
parte del nostro tempo libero per guadagnare quello che ci consente di
acquistare beni di consumo. La decisione di lavorare, oppure no, si
concentra su una semplice domanda: le “condizioni di scambio”, cioè il
tasso al quale il tempo libero può essere scambiato per il consumo di più
beni, sono abbastanza interessanti da spingerci ad entrare nel mercato
del lavoro ?

87
L’offerta di lavoro
C Lavorare o non lavorare
Vincolo B con Se w=w1 (molto basso), l’individuo non
inclinazione –w2 lavora perché, spostandosi su un
qualunque punto della retta di bilancio A,
es. a, ottiene una utilità inferiore ad U0.
Se w=w2 (alto), l’individuo decide di
lavorare perché, spostandosi su un
qualunque punto della retta di bilancio B,
es. b, ottiene una utilità superiore ad U0.
Vincolo R con Se w=wr (salario di riserva) l’individuo è
inclinazione -wR indifferente fra lavorare e non lavorare. Il
salario di riserva rappresenta la pendenza
della retta di bilancio R, che in E (punto di
b dotazione iniziale) è tangente alla curva di
U=U0 indifferenza U0.
a E
V

0 Vincolo A con
T=l l
inclinazione –w1 h=0 88
L’offerta di lavoro
Il salario di riserva

La definizione del salario di riserva implica che non


lavoriamo se il salario di mercato è inferiore al salario
di riserva e che entreremo nel mercato del lavoro se il
salario di mercato è superiore al salario di riserva. La
decisione di lavorare, quindi, si basa sul confronto tra
il salario di mercato, che indica quanto un’impresa
intende pagare un’ora di lavoro, ed il salario di riserva,
che indica quanto il lavoratore richiede per lavorare la
prima ora.
89
L’offerta di lavoro
Il salario di riserva
Osservazioni

La teoria dice che un salario di riserva alto rende meno probabile che
una persona lavori. Il salario di riserva dipende dalla passione per il
lavoro, che contribuisce a determinare l’inclinazione della curva di
indifferenza (chi ama il divertimento presenta curve di indifferenza
ripide), e da molti altri fattori. Per esempio, l’affermazione che il tempo
libero è un bene normale implica che il salario di riserva aumenti, se
aumenta il reddito non da lavoro. In altre parole, un livello più alto di
reddito non da lavoro aumenta il salario di riserva e riduce la probabilità
che una persona partecipi al mercato del lavoro. L’intuizione dietro a
questo risultato è ovvia: poiché i lavoratori vogliono consumare più
tempo libero, quando aumenta il reddito non da lavoro, occorre una
maggiore ricompensa per convincere una persona più ricca a entrare nel
mercato del lavoro.
90
L’offerta di lavoro
Il salario di riserva
Osservazioni

Mantenendo il salario di riserva costante, la teoria dice


anche che più alto è il salario di mercato, più siamo disposti
a lavorare. A partire da un salario di mercato pari al salario di
riserva, un aumento del salario, determina un aumento del
tasso di partecipazione alla forza lavoro. Si noti, infatti, che,
un aumento del salario di un non-lavoratore non genera
effetto reddito, perciò l’aumento del salario al di sopra del
salario di riserva rende semplicemente il tempo libero più
costoso e di conseguenza è più probabile far entrare il non-
lavoratore nella forza lavoro.

91
L’offerta di lavoro
La curva di offerta di lavoro individuale
La relazione prevista dalla teoria tra ore di lavoro e salario si chiama curva di offerta di
lavoro individuale. La Figura della slide successiva illustra come la curva di offerta di
lavoro individuale possa essere derivata dal problema di massimizzazione dell’utilità
che abbiamo risolto in precedenza.
• Il grafico a sinistra indica il paniere di consumo ottimale di un individuo con
diversi tassi di salario. Osservate che, il grafico evidenzia che gli effetti sostituzione
dominano per i salari più bassi e che gli effetti reddito dominano per i salari più elevati.
• Il grafico a destra descrive la curva di offerta di lavoro, la relazione tra il numero
ottimo di ore lavorate e il salario. All’inizio, l’offerta di lavoro è inclinata positivamente
e le ore e i salari crescono insieme. Non appena il salario aumenta sopra un certo
livello, invece, domina l’effetto di reddito e le ore di lavoro diminuiscono al crescere
del salario, creando un segmento della curva di offerta di lavoro che ha un’inclinazione
negativa. Questo tipo di curva di offerta di lavoro è chiamata curva di offerta di lavoro
rivolta all’indietro, proprio perché alla fine ritorna indietro e ha un’inclinazione
negativa.

92
Inizialmente,
L’offerta di lavoro domina
La curva di offerta di lavoro individuale l’effetto di
sostituzione.
C W Poi, l’effetto
w2 di reddito.
w2>w1>w0>wr

w2 w1

w0
w1
w0 h2

l2
0 0 h
l0 l h0
l1 h1 93
L’offerta di lavoro
Dalla curva di offerta di lavoro individuale a quella di mercato

Il contesto analitico della massimizzazione dell’utilità visto


può essere utilizzato per derivare una curva di offerta di
lavoro per ogni individuo nell’economia. La curva di offerta di
lavoro nel mercato del lavoro aggregato è data, quindi,
semplicemente dalla somma delle ore che tutte le persone
sono disposte a lavorare a quel dato salario. Detto in altre
parole, la curva di offerta di lavoro sul mercato è ottenuta
sommando orizzontalmente le curve di offerta di tutti i
lavoratori.

94

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