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MACRO 26/4

La macro economia ha più visibilità anche sui giornali in termini di variabili


economiche. OGGI ABBIAMO UN’INFLAZIONE CHE RITORNA SU VALORI NON
ELEVATI in quanto l’inflazione in italia è sotto il 10 %.
Analizza l’economia nel suo complesso (non a livello di singoli settori
dell’economia) . è la somma delle singole aziende anche se dire cosi’ è andare un po’
fuori strada in quanto è qualcosa di diverso e di piu’ dalla somma delle tante
imprese che si incontrano nella micro economia. I temi trattati nella macro
economia non sono gli stessi.
Anche qui vi è una distinzione tra BREVE E LUNGO PERIODO , anche se diversa: nel
breve periodo l’equilibrio è fissato dal lato della domanda aggregata; nel lungo
periodo varia l’offerta aggregata e l’andamento della domanda non conterà piu’.

CRESCITA: aumento del tenore di vita che si osserva nel lungo periodo;
CICLO: guarda agli alti e ai bassi che possono essere dovuti a fattori congiunturali e
non strutturali (accadono nel breve periodo);
POLITICHE MACRO ECONOMICHE: hanno come obbiettivo e focus sia la crescita che
il ciclo e quasi sempre divergeranno nel caso in cui mirino a stabilizzare il ciclo o ad
aumentare la crescita. (devono essere usate a seconda di questi due fini in modo
diverso). Gli strumenti a disposizione sono soprattutto 2: LA POLITICA MONETARIA
(realizzata dalle banche centrali all’interno del sistema); e LA POLITICA FISCALE
(svolta dai governi e puo’ agire o sulla spesa pubblica o sulla tassazione
(rispettivamente sulle uscite o sulle entrate).
VARIABILI:
PIL(prodotto interno lordo) misura il reddito complessivo all’interno dei confini di
un sistema economico. (si intende il pil reale).
DISOCCUPAZIONE misura il numero di persone che sono all’interno del mercato di
lavoro , ma non lo trovano. Il tasso di disoccupazione fotografa il tasso di
percentuale di chi cerca lavoro rispetto a chi ce l’ha;
INFLAZIONE ci dice la variazione percentuale del livello generale dei prezzi , che se
è positiva corrisponde a un tasso di inflazione superiore. L’opposto dell’inflazione è
la deflazione (tasso di inflazione inferiore a 0). È correlata alla disoccupazione.
MODELLI-BASE: neoclassico, crescita endogena, croce keynesiana, is-lm, ad-as.
PIL insieme di beni e servizi prodotti da un dato sistema economico in un dato
periodo (è una variabile di flusso, in quanto si riferisce a un dato periodo; per
contro, la ricchezza è variabile di stock in quanto si riferisce a un preciso istante di
tempo ).
In genere si parla di PIL ANNUALE e anche di PIL TRIMESTRALE. Il ruolo cosi’
importante del pil lo si vede quando si guarda alla contabilità nazionale : il pil è la
principale base della contabilità , che è il sistema statistico ideato per controllare

PIL NOMINALE misura il PIL ai prezzi correnti in un dato periodo di tempo;


PIL REALE sterilizza la variazione del livello generale dei prezzi, in quanto misura il
PIL A PREZZI COSTANTI E NON CORRENTI. Lo fa tramite il deflatore. È la versione
realmente importante del PIL, quella che conta.
Altra distinzione è tra PIL E PNL. Il pil è quello che viene prodotto dai fattori
produttivi; il PNL è cio’ che viene prodotto dai fattori produttivi nazionali, sia che
operino in italia che altrove. In generale è preferito il PIL AL PNL.
Misure del prodotto nazionale:
spesa Y=C +I+G+X-Z. Y è il PIL REALE. C sta per consumi; I per investimenti; G per
spesa pubblica; X per esportazioni ; Z sono le importazioni.
Reddito il pnl puo’ essere visto tramite la somma dei redditi ottenuti dai fattori
della produzione (salari, rendite, profitti..);
un altro modo di guardare al prodotto è attraverso il VALORE AGGIUNTO: la somma
del valore di beni e servizi finali. Se quindi sommiamo il valore aggiunto, otteniamo
il prodotto interno lordo di un determinato paese.
Il reddito identifica un flusso (variabili di flusso) e se partissimo da un’idea del PIL
come una somma di redditi, si potrebbe vedere il pil come un flusso circolare che
collega imprese e famiglie. In questo flusso ci sono solo famiglie e imprese; le
imprese remunerano i fattori della produzione , la cui somma dà quell’Y.
Le famiglie hanno una scelta binaria: la somma di S (risparmio) e C Dà L’INTERO
REDDITO a disposizione delle famiglie, che devono decidere cosa farci.
Gli investimenti invece si equivalgono ai risparmi in quanto si tratta di un’economia
chiusa.
Una versione piu’ complicata si ha in caso di intervento del governo: entra in gioco la
variabile G (SPESA PUBBLICA) ed entra in gioco la tassazione, tramite cui il governo
si finanzia. Per arrivare al reddito spendibile, contano anche le tasse.
Aggiungendo il settore estero tramite esportazioni (contribuiscono al pil) ed
importazioni (bisogna detrarle), si complica il modello circolare del reddito.
Macro 27/04/2022
Vi è equivalenza tra reddito e PIL; in generale il prodotto viene visto come prodotto
interno lordo. Le componenti C e I (CONSUMI, cioe’ decisioni delle famiglie;
INVESTIMENTI, cioe’ scelta delle imprese che scelgono di investire nella misura in cui
il rendimento è almeno pari alla remunerazione di attività alternative). G sta per
spesa pubblica e la differenza X-IM (esportazioni-importazioni) rappresenta il
passaggio da un’economia aperta a una chiusa. Se le esportazioni sono positive , cio’
contribuisce POSITIVAMENTE al prodotto. Se la differenza è negativa, invece, cio’
contribuisce negativamente al prodotto.
Un modo alternativo è porre Y+IM= C+G+I+X , cioe’ mettere le importazioni a
sinistra dell’uguale. A destra vediamo le altre componenti della domanda (C G I
rappresentano la domanda interna; X quella estera).
Il modo in cui si puo’ passare al pil nominale al pil reale(che ci dà realmente idea
dell’aumento del tenore di vita), che davvero ci interessa, è tramite il deflatore. Il pil
reale è un indicatore molto piu’ rappresentativo della crescita di un paese, rispetto
al pil nominale che incorpora anche l’inflazione.
Il deflatore del pil è un numero indice con una base stabilita in un certo anno (es.
anno 2000) che guarda il progredire dell’inflazione fino ad arrivare all’anno preso in
considerazione. L’inflazione dell’anno corrente è stata parecchio piu’ elevata
rispetto a quella dell’anno scorso.
Per arrivare al PIL REALE bisogna dividere la quantità del PIL NOMINALE (a prezzi
correnti) PER QUELLA DEL DEFLATORE E MOLTIPLICARE IL RISULTATO PER 100 (VEDI
TABELLA SLIDE). Il risultato ci dà il PIL a prezzi costanti di un determinato anno-base
(es 2000). Questo è il ruolo molto importante del deflatore.
Il PIL è la variabile regina della macro economia e viene usato da tutte le
organizzazioni e uffici di statistica ; è una variabile che è stata anche molto anche
criticata da commissioni di studio che avevano la precisa intenzione di trovare
variabili alternative rispetto al PIL. Bob Kennedy nella campagna elettorale tenne un
discorso incentrato sul PIL. I limiti erano abbastanza chiari: di fatto il PIL come tutte
le misure contabili rischia di perdere vari fattori qualitativi molto rilevanti,
escludendole e ne include altre che sono in realtà negativamente associate al
benessere. Ci sono effetti paradossali che spesso vengono notati dai critici del PIL,
che rappresentano altrettanti punti critici: il fatto che le spese sanitarie,
contribuendo al PIL, comportino che sia un beneficio il fatto che piu’ persone si
ammalino; il fatto che il PIL aumenti se aumentano i furti, se si fuma, si spreca
energia, si inquina. Sicuramente vi sono PRO E CONTRO: tra i PRO, il PIL è sintetico,
comprensibile , comparabile; è correlato a molte dimensioni del benessere
(alfabetizzazione, democrazia, aspettativa di vita). È quindi una MISURA UTILE. Tra i
CONTRO, esclude appunto molte variabili collegate al benessere e ne include altre
collegate NEGATIVAMENTE al benessere. È quindi utile MA INSUFFICIENTE.
Negli anni 90 vi è stato un break del pil (fino al 1990) , ma dal 1990 in poi la crescita
è diminuita sensibilmente, salvi alcuni anni.
A CAUSA DEL COVID vi è stato un crollo del PIL; vi è stato un cambiamento
repentino del PIL.
PIL PRO CAPITE PIL assoluto diviso per la popolazione; è misura del tenore di vita
di un paese. La formula della slide fa vedere come ottenere il pil pro capite, che è il
prodotto di 4 frazioni: 2 si riferiscono al mercato del lavoro, e 2 al mercato del
prodotto. Le prime 2 sono LF/POP (TASSO DI PARTECIPAZIONE, cioè quante persone
adulte partecipano al mercato di lavoro) e L/LF , che è il tasso di OCCUPAZIONE.
Y/H ci dà la produttività ORARIA; H/L sono le ore lavorate in media in un anno da un
occupato. In Italia, facendo un confronto con gli altri paesi, il PIL PRO CAPITE è
abbastanza distante da quello degli altri paesi. L’unico punto in cui si eccede rispetto
agli altri paesi, è il numero di ore (Y/H) in cui lavoriamo: vi è pero’ un tasso di
partecipazione abbastanza basso (soprattutto tra le donne) e un tasso di
occupazione mediamente piu’ basso.
Il trend del PIL graficamente rappresenta il pil potenziale, cioè quello che potrebbe
essere raggiunto se tutti i fattori della produzione fossero messi a frutto in maniera
completa (es ad esempio ci fosse un tasso di disoccupazione cd naturale).
Misurando la differenza tra PIL EFFETTIVO e quello POTENZIALE si puo’ ottenere il cd
output gap:
Y(PIL EFFETTIVO)- Y* (PIL POTENZIALE)/ Y* . la linea del pil effettivo puo’ essere
sopra o sotto , rappresentando rispettivamente una espansione o una recessione.
Dagli anni 70 in poi, difficilmente la linea è stata al di sopra del trend. ( pil
potenziale).
Le fluttuazioni cicliche sono quindi deviazioni del PIL dal suo livello POTENZIALE (il
cd trend di lungo periodo); il livello di pil potenziale è il livello che il PIL
raggiungerebbe se l’economia fosse in equilibrio , con tutte le risorse disponibili
occupate in modo efficiente. È possibile che nel breve periodo, il pil sia al di sotto
(recessione) o al di sopra (espansione) del livello di equilibrio di lungo periodo.
PATOLOGIE MACRO ECONOMICHE CHE CARATTERIZZANO IL SISTEMA
ECONOMICO recessione; elevata disoccupazione; inflazione e deflazione; crisi
finanziarie; debiti eccessivi; disuguaglianza e povertà.
Recessione ci ha caratterizzati dagli anni 70 in poi;
disoccupazione è maggiore rispetto alla media dei paesi europei;
Inflazione dalla metà degli anni 80 fino allo scorso anno era relativamente bassa.
Anche l’eccessiva deflazione è qualcosa di negativo; la deflazione ha una serie di
conseguenze sui tassi di interesse e sui salari e sui prezzi dei beni ;
crisi finanziarie 2007-2008 esplosione del mercato di subprime;
debiti pubblici e privati soprattutto dal punto di vista dei debiti pubblici, l’Italia è
in condizioni negative. Compensa con pochi debiti privati.
Povertà anche qui l’Italia non fa particolarmente bene; ci sono paesi del nord
europa che invece sono un esempio positivo da questo punto di vista.
Le politiche macro economiche cercano quindi di curare questi “mali”. Alcune
possono servire sul breve periodo, altre sul lungo.

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