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TERRITORIO COME RISORSA NEI SISTEMI

TERRITORIALI
Significato di sistema territoriale
In un determinato spazio geografico le attività produttive che risultano
organizzate spazialmente e che interagiscono fra loro in modo
organizzato, possono essere definite sistemi territoriali.
Un sistema territoriale è come un essere che percorre cicli di vita,
mutando a seconda della fase che attraversa
Quindi si tratta di superare l’idea del territorio come oggetto di
decisioni, per una visione dove il territorio e i suoi abitanti pongono in
essere delle specificità che devono essere prese in considerazione dai
livelli amministrativi superiori per innescare un processo di sviluppo. Il
sistema locale territoriale analizza le realtà sociali, economiche e
territoriali locali e permette di costruire dei sistemi che facciano da
controparte con le istituzioni per lo sviluppo economico di una certa
area.

Impatto globalizzazione sulle visioni delle


distanze territoriali
La globalizzazione è stato il fenomeno che ha reso tutta l’umanità più
vicina e più connessa, eliminando barriere spaziale e temporali.
La globalizzazione nasce agli inizi degli anni 80 e con il passare del
tempo diventa sempre più articolata e ramificata tanto da connettere
tutto il mondo, favorendo lo sviluppo delle comunicazioni.
I maggiori componenti di questo fenomeno sono le società
multinazionali, ovvero associazioni industriali, commerciali e finanziarie
situate nei Paesi più ricchi, dai quali poi operano attraverso varie sedi
secondarie ubicate in Paesi meno evoluti da questo si parla di
“delocalizzazione” che è un’attività industriale che si sviluppa laddove
gli imprenditori possono trovare le condizioni ideali per creare un
business: è il caso di molti marchi noti che sviluppati in Paesi ricchi
impiantano le proprie fabbriche in Paesi dove il costo della manodopera
è inferiore.
Gli scambi commerciali sono sempre in continuo aumento, cosa che
può far nascere squilibri, infatti per combattere questo fenomeno
(come a volte ha accenato anche lei prof,il mercato globale deve essere
come se fosse un grande campo di calcio in cui le squadre competono
seguendo delle regole )gli Stati che cooperano in una stessa area
geografica hanno fondato delle organizzazioni che regolino e evitino
questi squilibri (La CEE in Europa)
È innegabile che lo sviluppo della globalizzazione abbia portato alla
creazione di vari scenari sia positivi che negativi.
Basti pensare che molti anni fa spedizioni che richiedevano settimane o
addirittura mesi, ad esempio carichi di gemme e diamanti provenienti
dal Sud Africa che arrivano in Europa per essere sgrezzati e incastonati
in anelli e gioielli, impiegavano settimane per arrivare ora con i nuovi
mezzi, i tempi si dimezzano e metaforicamente anche le distanze, con la
globalizzazione riusciamo ad essere vicini anche se distanti, aziende di
diverse nazioni possono collaborare in tempo reale.
Questo processo di 'globalizzazione' (o di 'mondializzazione') è stato
però accompagnato da forme di sradicamento culturale e sociale che
hanno portato a una progressiva riscoperta del 'locale' e del valore,
anche economico, della 'diversità'. Il 'luogo', con le proprie
stratificazioni e complessità storiche, tradizioni culturali, patrimoni sia
artistici sia immaginativi, secolari saperi tecno-strumentali, è diventato
così una sorta di risorsa competitiva da immettere sul mercato globale.
Queste nuove consapevolezze hanno alterato le forme di produzione
standardizzate (comprendenti tecniche, procedimenti, gusti), con la
riscoperta di valori tipici del 'luogo'.
Ad esempio in italia piccoli paesi come murano e vietri

made in Italy, inteso non tanto come manufatto prodotto nel nostro
Paese, ma piuttosto come bene concepito e realizzato da una cultura,
da una sensibilità estetica, da un saper fare, che vantano in molti casi
radici secolari: prodotti enogastronomici, comparti tessile e calzaturiero
(alta moda), meccanico e automobilistico. Il made in Italy si è poi
rivelato un significativo fattore di traino per le esportazioni italiane,
anche se i risultati raggiunti hanno mostrato che le dinamiche globali
non si definiscono una volta per tutte, ma mettono in gioco una
molteplicità di elementi cui occorre adattare le specificità locali
secondo strategie altamente flessibili definite brancolanti o strada
facendo.
-In questo periodo abbiamo vissuto la globalizzazione tecnologica,
sociale e morale in maniera particolare.
Le persone riuscivano a comunicare anche stando da casa, le università
hanno continuato le loro lezioni e si sono svolti gli esami, la
collaborazione in campo medico-scientifico è stata reticolare e
costantemente aggiornata in tutto il mondo ma si è anche capito che
tutto deve interessarci anche se distante migliaia di chilometri perché
con la globalizzazione non esistono confini, siamo tutti cittadini del
mondo.
L’economia locale ha sicuramente tanti vantaggi: cerca di rispettare in
primis il territorio e chi lo vive. Di esaltare i prodotti che hanno fatto la
storia di quel luogo e non di farli scomparire in virtù del profitto. Di
tramandare tradizioni e saperi che con l’economia globale rischiano di
andare persi.
Non sono ovviamente tutti vantaggi. Spesso un’economia fortemente
locale non è particolarmente innovativa o è soffocata dalla “chiusura
mentale” di chi, restio a priori nei confronti di qualsiasi innovazione,
non si accorge che è necessario anche sperimentare, prendere il buono
di alcuni modi di fare business per mantenere quello che si è fatto fino
a quel momento e per conservare i posti di lavoro.

Pianificazione territoriale
IN queste diapositive parlerò di come gli enti regionali pianificano il
territorio
Lo sviluppo locale è basato sulla capacità dei soggetti pubblici di
cooperare con gli attori privati del mondo economico e
dell’associazionismo, per identificare i problemi e i mezzi del territorio e
far emergere progetti di sviluppo attraverso un approccio partecipato.
Una volta identificato il progetto, la sua attuazione e gestione deve
avvenire attraverso un partenariato( Accordo di natura economica,
sociale, politica fra due o più enti) pubblico-privato. Agenzie di sviluppo
locale autonome, che assicurano il coordinamento delle iniziative e il
loro finanziamento, potrebbero formalizzare un tale partenariato. La
pianificazione regionale e lo sviluppo locale devono affrontare
tematiche diverse, dall’urbanistica alla mobilità, trattando la difesa
dell’ambiente e la valorizzazione delle risorse economiche, culturali e
sociali. Devono inoltre sperimentare modi nuovi di fare pianificazione
cercando di mettere in sinergia le iniziative locali e avviando modalità di
cooperazione tra gli attori.
La pianificazione territoriale ha il compito di mettere in rete le risorse
del territorio, individuando progetti integrati che vadano a mettere in
sinergia le singole iniziative in un’ottica di sviluppo sostenibile. Lo
spostamento verso attività e azioni più innovative dipende oggi
soprattutto dalla capacità di costruzione sociale dell’innovazione.
L’economia diventa più relazionale: è legata non solamente a fattori di
mercato, ma anche a condizioni di contesto che facilitano la
cooperazione
fra soggetti individuali e collettivi. L’incremento della competitività
dipende dalla capacità di un insieme di attori privati e pubblici
nell’immaginare
uno scenario condiviso del futuro del loro territorio attraverso
l’elaborazione in comune degli orientamenti di pianificazione
territoriale o dei progetti di sviluppo

Green economy

Ma di cosa tratta la green economy?


La green economy è un altro tipo di modello economico, e punta a
risparmiare e utilizzare in modo efficiente risorse ed energia, sullo
sviluppo dell’energia rinnovabile, del riciclo e della rinnovabilità dei
materiali per poter avere un benessere inclusivo di migliore qualità,
tutelando il capitale naturale e i servizi eco-sistemici.
La green economy è una visione dell’economia nell’era della crisi
climatica globale e della scarsità ambientale che considera quindi la
questione ecologica un driver ormai decisivo per le possibilità di
sviluppo, di miglior benessere e di una inclusione sociale che tenga
conto non solo di una più equa ripartizione dei beni, ma anche dei mali
prodotti dai danni al capitale naturale e ai servizi eco-sistemici.

La nuova economia verde risulta allettante per la nostra penisola.

L’Italia infatti risulta per la sua fisionomia e le sue risorse energetiche


uno dei primi paesi europei con più potenziale lavoro verde a
disposizione.

La green economy sta rappresentando quindi un settore vantaggioso su


cui investire, sia su competitività economica, lavorativa e ovviamente
sostenibile.
La Circular Economy, o economia circolare, è un modello economico
che rappresenta il superamento dell’attuale modello industriale
composto da tre fasi: prendere, fabbricare, smaltire.
L’economia circolare mira a ridefinire la crescita, concentrandosi su
benefici positivi per tutta la società.
Comporta gradualmente il disaccoppiamento dell’attività economica
dal consumo di risorse limitate e con la produzione di rifiuti che devono
essere messi fuori dal sistema.
Essa è sostenuta da una transizione verso fonti di energia rinnovabile, il
modello circolare si basa su capitale economico, naturale e sociale e si
basa su tre principi:Farsi carico dei rifiuti e l’inquinamento all’interno
dei progetti economici.Mantenere prodotti e materiali in usoRigenera i
sistemi naturali.Questo modello di economia punta a minimizzare il
prelievo di risorse: quelle biologiche reintegrandole nella biosfera e
quelle tecniche prolungandone l’uso, promuovendone il riutilizzo e
rimettendole in ciclo con il riciclaggio, minimizzando quindi la
produzione e lo smaltimento di rifiuti.

L’obiettivo è quello di sostituire il modello di funzionamento lineare


dell’economia tradizionale,
che si basa sul prelievo massiccio di risorse naturali, la loro
trasformazione in prodotti che vengono consumati, generando ingenti
quantità di rifiuti che vengono smaltiti.

La visione circolare dell’economia ha costituito un arricchimento


decisivo della green economy fornendo strumenti di grande efficacia
per affrontare il necessario disaccoppiamento assoluto – ormai
necessario alla sostenibilità – fra sviluppo del benessere e consumo di
risorse naturali.

In sintesi la circular economy fa da pilastro alla green economy.

5.Punto cinque

Il rafforzamento della competitività di un territorio, che vuole


promuovere uno sviluppo armonico, si esprime nell’arricchimento di un
patrimonio vasto di risorse sia materiali che immateriali. Questo
patrimonio che il territorio ha a disposizione determina la sua “capacità
di attrarre” organizzazioni, attività economiche, conoscenze e persone.
In questo senso, la “competitività” di un territorio si esprime nella sua
“attrattività”. Nella prospettiva dello sviluppo armonico del territorio, le
persone, le organizzazioni e le attività economiche hanno una duplice
valenza. Per un verso, rappresentano ciò che determina un certo
sviluppo dell’area e quindi l’oggetto della sua strategia di attrazione.
Per l’altro, costituiscono componenti essenziali del patrimonio di risorse
del territorio e, dunque, fattori che ne determinano il grado di
attrattività. Nello studio c’è, poi, un’approfondita riflessione sul
concetto di attrattività di un’area geografica, fornendo esaurienti
risposte ai quesiti:
La competizione è una “partita” che il territorio “gioca” in primo luogo
con se stesso, piuttosto che “contro” altri territori. La composizione e la
qualità del patrimonio di risorse di un territorio costituiscono infatti i
fattori di “vantaggio competitivo” rispetto agli altri alternativi.
Resta inteso che questo vantaggio competitivo non deve per nessuna
ragione compromettere una analoga disponibilità di risorse per le
generazioni future, in altri termini deve essere “sostenibile”
La lotta per la sopravvivenza è sempre stata una questione molto
sentita per attori di ogni industria e in ogni mercato, dove i più forti
sopravvivono e i deboli periscono. La criticità maggiore sta nel definire
esattamente che cosa significa essere “forti” e, generalmente, si tende
a identificare questa forza nel riuscire a superare i propri rivali,
possibilmente buttandoli anche fuori dal mercato. Tutto sembrerebbe,
quindi, ruotare attorno alla competizione
Per concludere con una frase detta e rimarcata piu volte nel nostro
corso e fa da traino all’innovazione e competitività. Noi dobbiamo
cambiare le ruote con la macchina in movimento (prof cardi sulla
azienda pubblica)

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