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Saggio Breve di Politica Economica: le politiche dell’innovazione

L’analisi è indirizzata a delineare la strategia, la programmazione nazionale e le misure attuative


delle politiche per l’innovazione industriale e la competitività nei diversi Paesi sulla base di un
approccio induttivo e di un’analisi comparata. Per ogni singolo Paese vengono individuati, in
relazione alle politiche per l’innovazione industriale e la competitività, negli ambiti di
intervento della R&S, dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo industriale e della
competitività:
il quadro operativo e istituzionale di riferimento;
la governance dei processi di sviluppo e i collegamenti tra i vari operatori coinvolti;
le procedure e le modalità di gestione, di finanziamento e di controllo.

Il quadro dei paesi analizzati contrappone realtà economiche sulle due sponde dell’Atlantico in forte
correlazione e interdipendenza. L’UE ha intrapreso politiche regionali impattanti, che prendono il
nome di cohesion policies, che hanno l’obiettivo di promuovere la prosperità economica e la
coesione sociale lungo tutto il territorio dell’Unione Europea. L’importanza riservata alle politiche
di innovazione e sostegno alla R&S è palesata dalle risorse finanziarie, che per il programma
passato, su 7 esercizi contabili, distribuiva 350 miliardi di euro, quasi 50 all’anno, che è più di un
terzo (35.7%) del budget annuale dell’UE. Il finanziamento dalla Comunità avviene attraverso tre
fondi, denominati Fondi Strutturali: ERDF, ESF e CF. Nel piano di Competitività e Occupazione
Regionale, i fondi europei, sono usati per co–finanziare progetti che contribuiscono a rafforzare la
competitività economica, promuovendo innovazione imprenditorialità, cura dell’ambiente, una rete
efficiente dei trasporti, investimento nelle risorse umane e in una forza lavoro competente. L’Europa
si è ritrovata in una fase del processo di crescita industriale che gli economisti
chiamano steady state.
Rispetto all’EGM (Economic Growth Model) formulato da Solow e Swan e dalle sue ipotesi
stringenti il modello a cui si rifanno gli analisti dell’UE è quello di una confederazione di Stati (area
economica) in cui globalmente i livelli della popolazione, intesi come tassi di natalità e mortalità si
allineano e fluttuano leggermente, aumenta la progressione del tasso di anzianità, le
risorse energetiche e materiali richieste per foraggiare la macchina industriale si stabilizzano nelle
quantità e i risparmi/investimenti equiparano le svalutazioni immobiliari. Tali realtà si rilevano
importanti sul piano dell’innovazione e coinvolgono particolarmente situazioni di confine
tra Stati come nel caso della regione del TriReno (Svizzera–Germania–Francia) che interessa il
programma INTERREG; Oresund, organizzazione cooperativa regionale e bi–nazionale tra
Danimarca e Svezia che offre iniziative cluster tra università, centri di ricerca ed un “effetto ponte”
tra i consorzi artigianali e industriali delle due nazioni; Vienna–Bratislava; The Hanse League–BSR
(Baltic Sea Region) ecc..
A partire dal 2014, l’UE ha approvato il nuovo piano che coprirà i successivi 7 esercizi (2014–
2020), chiamato Horizon, il cui obiettivo principale è rilanciare l’Europa nel settore informatico e
delle nuove tecnologie, trainato dal piano d’azione approvato dal Bundestag nel Marzo 2012
“High–Tech Strategy 2020”, che palesa l’intenzione di un cambiamento del profilo energetico-
industriale della Germania, quindi dell’Europa, e di un ammodernamento delle strutture
economiche, tanto da essere stata ribattezzata Industry 4.0.
Le politiche innovative sono lo strumento chiave per l’evoluzione di ogni sistema. Grazie ad esse
è possibile modificare le pratiche esistenti e migliorare processi e risultati
raggiungendo un po’per volta livelli più alti di efficienza. Ciò è valido per qualsiasi sistema, dai più
piccoli come quelli familiari, sino ai grandi sistemi macroeconomici che governano il mondo. É
chiaro che più il sistema è grande, più l’innovazione che dovrebbe caratterizzarlo
appare determinante per il suo corretto svolgimento e la sua evoluzione. Le Nazioni sono sistemi
come altri, ma la loro importanza è sovraordinata a quasi tutti gli altri sistemi. Esse sono
caratterizzate da un requisito territoriale, da una popolazione e dalla sovranità esercitata sul
territorio; ogni Nazione è diversa, ma tutte funzionano nel medesimo modo. È chiaro che ogni
Paese si è evoluto nel tempo in modo differente dagli altri. Molte Nazioni hanno una storia lunga e
tortuosa, altre più brevi e lineari, chi ha avuto tassi evolutivi lenti e chi tutt’ora cresce a ritmi
elevati. In quanto sistemi il loro corretto funzionamento e la loro corretta evoluzione appaiono
essenziali poiché regolano, governano e coordinano le vite di tutte le persone che sono insediate
stabilmente entro i loro confini. Il corretto funzionamento di una Nazione non è semplice da
delineare. Ogni Paese si evolve, si innova, cresce e migliora, gli strumenti necessari per far ciò sono
le politiche innovative, frutto di tentativi per la valorizzazione del territorio, per
accrescere la competitività economica nazionale o ancora per migliorarne l’attrattività e la qualità
della vita. Il sistema innovativo italiano si è molto modificato nel tempo. I dati analizzati nei
capitoli che ci hanno preceduto sono ad esempio, il frutto di ciò che le Regioni, nel loro piccolo,
sono riuscite a fare in merito all’innovazione. In passato però, non era compito loro, ma dello Stato
centrale, occuparsi di tali politiche. Non per loro volere le Regioni italiane hanno sempre ricoperto
un ruolo subordinato rispetto a quello statale nel campo delle politiche innovative e non, in più, non
tutte avevano un ruolo paritario, diverse sono sempre state le loro competenze a seconda che il loro
statuto fosse ordinario o speciale ed altro ruolo ancora avevano le province autonome. Solo negli
anni ‘90 hanno preso avvio movimenti che portassero al decentramento dei poteri dallo Stato alle
Regioni garantendo loro una maggiore autonomia. Il passo fondamentale fu quello del Decreto
Legislativo numero 112 del 31 Marzo 1998 che delegò poteri in materia di pianificazione ed
implementazione di politiche industriali e tecnologiche. Ciò però non significa che il Governo
italiano venne tagliato fuori da tali questioni, al contrario esso rivestiva comunque un ruolo
sovraordinato concernente però il coordinamento, l’indirizzo dell’operato delle diverse regioni
e la ricerca. Un grande passo avanti con riguardo all’autonomia regionale e alla loro capacità di dare
avvio a politiche innovative si ebbe successivamente con la Legge Costituzionale numero 3 del
2001 che definì le materie di competenza esclusiva statale e quelle cui spettava una competenza
concorrente, ossia sia statale che delle regioni. La portata innovativa di tale legge fu quella di
liberare le Regioni dal controllo statale: se prima lo Stato in veste del suo ruolo sovraordinato
poteva invischiarsi negli affari regionali, adesso la sua competenza venne ristretta alle sole materie
tassativamente elencate, per di più le Regioni hanno acquisito la possibilità di legiferare ed innovare
in tutto ciò che non era competenza statale, la loro libertà dunque si allargò notevolmente. Ancora,
tale legge prevedeva, oltre al decentramento della competenza in materia di innovazione, anche il
controllo sulle risorse necessarie per poterle implementare. In quel momento le Regioni avevano,
quindi, tutti gli strumenti adatti per poter compiere il loro cammino all’insegna dell’innovazione in
totale libertà. Ciò naturalmente portò, con il passare del tempo, a notevoli differenze fra tali enti
locali in termini di portata innovativa, e ciò avvenne come naturale conseguenza dell’apertura che le
diverse Regioni avevano nei confronti dell’innovazione.

Di grande aiuto nelle Regioni meno propense ad innovare è stata la collaborazione del governo
centrale anche se, come detto, il suo ruolo era più che altro consultivo. Altro grande episodio che
cambio notevolmente il percorso evolutivo delle politiche innovative nazionali fu la nascita
dell’Unione Europea con le conseguenze che portò come ad esempio, la moneta unica. La nascita
di un mercato unico europeo con un’unica moneta favorirono notevolmente le relazioni produttive e
commerciale dell’unione, ma soprattutto quelle tecnologiche che portò alla nascita di un mercato
della ricerca a livello comunitario. Il perseguimento di politiche innovative a livello comunitario,
anch’esso sul fine del XX ed inizio del XXI secolo come il cambio di competenza da Stato a
Regioni, permise una maggiore efficienza allocativa di risorse e persone, di un’integrazione
tecnologica su vasta scala nonché di una loro evoluzione ed un netto miglioramento della
competitività economica delle imprese europee altrimenti non possibile. Tali politiche
permisero, infine, la riduzione dell’incertezza e del rischio caratterizzante i diversi mercati europei
garantendo a imprese ed università nazionali di impegnarsi in partnership di livello internazionale e
di partecipare a progetti di altissimo livello. Le politiche innovative italiane di fine XX e XXI
secolo sono state e saranno dominate dalle Regioni e dai vincoli e vantaggi derivanti dalla
partecipazione ad un’unione quale quella europea. Alle Regioni è dato il potere, sottratto allo Stato,
di decidere il come ed il quando innovare in maniera del tutto autonoma ed indipendente,
all’Unione Europea, ancor più che ai singoli Stati, è, invece, data la facoltà di indirizzare e
coordinare l’evoluzione delle politiche dei paesi membri. Come si capisce bene, il cambio di
competenza e la nascita dell’Unione, che presero avvio sul finire del XX secolo, hanno segnato
profondamente la storia delle politiche innovative italiane. Questa trattazione si propone di
analizzare ciò che è stato fatto in merito alle politiche innovative nella seconda metà del XX secolo
e per far ciò bisogna analizzare le azioni compiute dallo Stato nel
suo ruolo di decisore unico in quel periodo. Cosa molto diversa e più complessa sarebbe invece
analizzare le politiche innovative degli anni 2000 dovendo prendere in considerazione decisioni,
azioni, e motivazioni di ogni singola Regione italiana, cosa che avviene in modi e tempi differenti,
ed i fenomeni in corso nell’Unione Europea che la motivano ad impartire direttive ed a creare piani
di unificazione ed integrazione in merito all’innovazione, ma non è questa la sede per questo tipo di
discussione.

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