Sei sulla pagina 1di 262

Storia Economica

Teoria e storia

TEORIA DI T.R MALTHUS (1798) : PRINCIPIO DELLA POPOLAZIONE


Malthus descrisse le relazioni tra ricchezza e popolazione osservando che ogni crescita in economia si traduce in una
crescita della popolazione con un ovvia riduzione del reddito procapite. Il principio base a cui fa riferimento
Malthus, legata al mondo preeindustriale, è che la popolazione è necessariamente limitata dalla disponibilità dei
mezzi di sussistenza.
Ipotesi di partenza:
-Esiste una relazione diretta tra gli standard di vita e la crescita della popolazione, al migliorare delle condizioni di
vita cresce il tasso di natalità
-Esiste una relazione inversa tra gli standard di vita e il declino della popolazione, al migliorare delle condizioni di
vita diminuisce il tasso di mortalità
-Esiste una relazione divergente( trade off) tra la popolazione e il reddito procapite, cioè gli standard di vita
decrescono al crescere della popolazione tenendo conto che gli standard di vita materiale sono basati sulla quantità
media di beni e servizi consumati nell’ambito di una società e determinati dal salario reale dei lavoratori, cioè dal
potere di acquisto dei salari dei lavoratori non qualificati.
Teoria di T. R Malthus (continuo)
• Il modello elaborato dalle teorie di Malthus è riportato nella rappresentazione grafica illustrata di
Gregory Clark (2009) mutuata dallo schema della popolazione inglese di Lee e Schonfield.
-Il punto di equilibrio è costituito dal REDDITO DI SUSSISTENZA, in cui la popolazione cessa di
crescere per equilibrio tra natalità e mortalità.
Il reddito tende dunque inesorabilmente verso il livello di sussistenza.
La ragione sottostante sta nella legge del rendimento decrescenti (elaborata successivamente da
David Ricardo) che postula che se uno dei fattori di produzione ( i principali terra,lavoro, capitale
con l’aggiunta della tecnologia) è fisso, la produttività marginale degli altri fattori di produzione
diminuisce all’aumentare della quantità utilizzata da essi.
-Gli studi di Clark hanno dimostrato come a inizio del XX secolo si rompa la relazione tra salario reale
e popolazione, innescando una crescita parallela di entrambe le variabili. Clark considera il
modello malthusiano adatto a spiegare il rapporto tra crescita economica e popolazione solo
all’epoca preindustriale. Per spiegare tale relazione per il periodo successivo il modello neoclassico
di Solow rappresenta quello più adatto.
Il modello di W.W.Solow (1956)
PARADIGMA NEOCLASSICO DELLA TEORIA DELLA CRESCITA

In un’economia di produzione pura (e senza commercio economia chiusa) la produzione aggregata di beni e servizi
dipende da:
- Accumulazione di capitale (risparmio);
- Crescita della forza del lavoro (crescita demografica);
- Progresso tecnologico e innovazione (sviluppo di conoscenza);
PRESUPPOSTO:
Il capitale è soggetto alla legge dei rendimenti marginali decrescenti.
CONSEGUENZE:
I paesi che hanno dotazioni iniziali di capitale minore potrebbero attrarre investimenti maggiori.
crescono più velocemente;
convergono verso il livello di benessere dei paesi più sviluppati (teoria della convergenza/catching-up)
CONDIZIONI : Il tasso di crescita dei paesi nella fase di transizione dipende da una serie di variabili:
1) Il livello iniziale del reddito
2) Il tasso di crescita della popolazione
3) L’accumulazione di capitale
Il modello di Solow (1956) continuo
FATTORE DETERMINANTE: progresso tecnologico (esogeno determinato
dall’esterno accessibile a tutti i paesi), ovvero lo sviluppo di conoscenze che
permettono modi più efficienti di produzione, organizzazione e utilizzazione delle
risorse disponibili ( fa aumentare la produttività di uno o più fattori)
Nel modello di Solow l’accelerazione della crescita dipende dall’innovazione
tecnologica che è il fattore che può spiegare una crescita persistente del tenore di
vita di un paese
Il cambiamento tecnologico è stato fondamentale nel consentire all’Europa prima e
alle economie di industrializzazione di sfuggire alla trappola malthusiana.
IL MODELLO DI W.W.ROSTOW (1960)
(MODELLO DEGLI STADI DI SVILUPPO)
Propone una schematizzazione del processo di ‘’cambiamento evolutivo’’ sulla via della
modernizzazione dei paesi, come percorso basato su 5 stadi:
1. Società tradizionale (preindustriale);
[prevalenza di autoconsumo e agricoltura di sussistenza]
2. Transazione (o precondizione al decollo);
[avvio dell’industrializzazione, urbanizzazione e introduzione dell’innovazione]
3. Decollo (take-off);
[terziarizzazione, alto reddito pro-capite e alta innovazione]
4. L’evoluzione verso la maturità;
[diffusione dell’innovazione in tutti i settori e produzioni illimitate]
5. Società del consumo e della produzione di massa;
[grande consumo e prevalenza di lavoratori di secondario e terziario]
Limite del modello: Non spiega adeguatamente come avviene il passaggio da un livello a un
altro.
Il modello di Gerschenkron (1965)
• TEORIA DELL’ARRETRATEZZA RELATIVA
Gerschenkron prospettò l’ esistenza di percorsi di sviluppo differenziati a
seconda del livello iniziale di arretratezza di ciascun paese.
APPROCCIO: Parte dallo stadio della transazione e del take-off teorizzati da
Rostow , suggerendo che l’industrializzazione europea non procedette
come ripetizione/ imitazione di quella inglese, ma attraverso un sistema di
deviazioni, identificando i vari meccanismi che permisero ai vari paesi il
processo di sviluppo anche come late comer
PRESUPPOSTO: Esistenza di paesi leader (Gran Bretagna) e follower
(inseguitori) , i paesi ritardatari possono tentare il recupero attraverso
l’attivazione di fattori sostitutivi (banche e stato) che svolgessero lo stesso
ruolo attraverso i prerequisiti inglesi mancanti.
Il modello di Gerschenkron (1965)
• Teoria dell’arretratezza relativa
Il decollo industriale dei paesi inseguitori poteva avvenire anche in tempi rapidi ai vantaggi
dell’arretratezza. (adottare tecnologie usate in precedenza dai paesi leader). Tali paesi potevano
agganciare (catching up) o addirittura superare il paese leader.
CARATTERISTICHE:
-Quanto maggiore era il livello di arretratezza di partenza, tanto più il processo di
industrializzazione del paese ritardatario si caratterizzava:
1) Imprese e impianti di grandi dimensioni
2) Prevalenza di produzioni di beni capitali
3) Importazioni di capitali stranieri
4) Consumo ridotto a favore dell’investimento
5) Sviluppo del settore bancario e di altri modi di favorire l’investimento
Il modello di Gerschenkron (1965)
VANTAGGI DEL MODELLO :
1) Rigidità del decollo industriale ( trade off) dei paesi inseguitori
2) Adozione di tecnologie e di procedure già sperimentate
3) Risparmio di tempi e risorse
4) Incremento di produttività più rapido
5) Convergenza verso i paesi leader e possibilità di agganciare
( catching up)
LIMITE DEL MODELLO :
La rigidità dello sviluppo potrebbe generare un’evoluzione incompleta o imperfetta (salto o incompleto
fasi di sviluppo)
CONSEGUENZE:
Differenzazione dei processi di imitazione del modello inglese. Esistenza di diversi livelli di arretratezza
per cui l’industrializzazione si realizzò in tempi e modalità diverse
Il modello di Gerschenkron (1965)
• Fattori sostitutivi determinanti
Sono in grado di convogliare l’offerta di capitale verso i bisogni
dell’industrializzazione e operando come agenti primari ( agens
movens) nella promozione dello sviluppo
A. SETTORE BANCARIO SVILUPPATO
Assente nel caso inglese ( prevalenza all’autofinanziamento)
Presente nei casi di Germania e Italia ( banca mista)
B)INTERVENTO DELLO STATO
Presente nei casi di sviluppo di Russia e Bulgaria
Teoria sullo sviluppo : Convergenza
( Catching up)
• La teoria della convergenza ha trovato molto spazio nella discussione sullo
sviluppo economico dopo la seconda guerra mondiale ed è punto chiave delle
ricerche empiriche legate alla teoria della crescita economica e dello sviluppo
• Si basa sull’ipotesi per la quale i paesi meno avanzati mostrano tassi di crescita
più elevati di quelli più ricchi, raggiungendo nel tempo lo stesso livello del PIL
procapite (catching up= raggiungimento, agganciamento/rincorsa)
• I paesi ritardatari possono godere del vantaggio di poter imitare tecnologie già
sperimentate e dismesse dai paesi leader ( che hanno dovuto impiegare elevate
risorse umane ed economiche per progettarle e costruirle) e inoltre questi paesi
possono beneficiare di un aumento rapido della domanda che stimola la crescita
produttiva e di costo di lavoro inferiori, data la condizione di sottoccupazione.
(livelli salariali più bassi)
ADAM SMITH (1776)
DIBATTITO SULLA RICCHEZZA:
Per Adam Smith ricchezza e prosperità economiche dipendono dallo
sviluppo dei mercati e specialmente dei mercati internazionali dove i
poteri extraeconomici sono generalmente più deboli
E’ la domanda a trainare lo sviluppo economico. L’ allargamento del
mercato incentiva una divisione del lavoro, il quale permette aumenti
di produttività attraverso una migliore allocazione dei fattori e un
miglior sfruttamento delle capacità. Il mercato è il motore
commerciale a livello mondiale e tale allargamento procede per
contagio, in maniera molto graduale.
ADAM SMITH (1759-76)
• Teoria della mano invisibile
Il mercato coordina le scelte individuali attraverso una mano invisibile.
Adam Smith ricorre a questa metafora per far comprendere come “ il
perseguimento del proprio interesse da parte di ogni individuo porti a
far progredire l’economia e il bene comune
Questo risultato, del tutto non intenzionale, si traduce in crescita del
reddito procapite e nel salto di condizioni generali di vita tra prima e
dopo le rivoluzioni industriali
Joseph Shumpeter(1911)
LO SVILUPPO SCHUMPETERIANO
Joseph Schumpeter (1911) pone l’attenzione sui processi produttivi ritenendo che l’ingranaggio di tutto lo
sviluppo economico vada ricercato nel cambiamento tecnologico. Le innovazioni tecnologiche, una volta
introdotte e diffuse, ‘’creano’’ mercati di sbocco, procedendo per accelerazioni improvvise. Lo sviluppo è
trainato dall’ offerta.
ESEMPIO:
La prima rivoluzione industriale e, molto prima ancora, l’inizio delle coltivazioni agricole nel neolitico.
CARATTERI:
1) Le innovazioni irrompono «a grappoli» e questo spiega le fasi di crescita intensa e l’andamento ciclico
specialmente dell’economia ‘’moderna’’;
2) Paradigma tecnologico: combinazioni di ‘’grandi’’ tecnologie (macchina a vapore, ferrovie, elettricità,
ect.) nuove tecnologie ‘’minori’’;
3) Sono innovazioni tecnologiche anche la ‘’scoperta’’ di nuovi mercati, come nel caso delle scoperte
geografiche, o l’attività di marketing.
SMITH VS SCHUMPETER
• Mercato vs innovazione
• L’enfasi del mercato -> priorità a fenomeni di integrazione economica
L’ integrazione dei mercati mette in movimento merci, uomini, capitali,
idee e competenze
Mercati -> anello di congiunzione tra produzione e consumo merci
Impresa e crescita:
1) ESTENSIVA: occupa più addetti utilizzando tecniche tradizionali
2) INTENSIVA: investe in nuove tecnologie, introducendo beni capitali
e forme organizzative nuove con una produttività più elevata
VANTAGGIO COMPARATO
E’ il concetto base della teoria del commercio internazionale .
Le relazioni commerciali che si sviluppano tra paesi diversi sono fatte risalire alla
specializzazione produttiva. Gli europei per secoli sono andati alla ricerca di
spezie nei paesi esotici.
Le varie economie possono ottenere vantaggi reciproci dal commercio
internazionale nella misura in cui si specializzano nella produzione di quei beni di
cui godono di qualche vantaggio relativo in termini di costi di produzione .
Ricardo giunse a formulare una teoria controintuitiva fondata sul concetto di
costo comparato in base alla quale anche i paesi con produzioni meno efficienti
di quelle dei paesi concorrenti ha comunque interesse a trattenere con i
medesimi rapporti commerciali esportando quelle merci in cui lo svantaggio è
minore.
TEORIA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Eliminati impedimenti naturali o artificiali al commercio tra le ‘’nazioni’’, ogni nazione
trae benefici economici perché l’integrazione tra mercati incentiva la specializzazione
e un uso razionale delle risorse disponibili a costi minori in ciascun area. Impedimenti
naturali superabili attraverso lo sviluppo dei trasporti e dei mezzi di comunicazione.
Impedimenti artificiali posti dalla politica e dal ‘’potere’’ (protezionismo).
L’integrazione tra mercati prima isolati, e funzionanti a scartamento ridotto, avvia
processi di convergenza del reddito e dei metodi per realizzarlo. Nel lungo periodo si
smorzano le divergenze tra zone ed entità nazionali, catturate statisticamente dal
reddito pro-capite e da altri indicatori sintetici. Divergenza/convergenza si misurano
con Reddito o PIL pro-capite.
EVIDENZE:
I paesi e le economie che sono riuscite a sfruttare le opportunità della crescita del
mercato man mano che si arricchiscono rallentano le loro dinamiche e la crescita più
rapida di quelle che erano rimaste indietro consente il raggiungimento degli stessi
standard economici delle economie avanzate. Insomma la crescita riduce le
differenze e gli squilibri iniziali.
Teoria del commercio internazionale
• LE CONDIZIONI E I LIMITI DEI VANTAGGI del commercio internazionale
sono stati spiegati in base a tre schemi principali :
• 1) La teoria dei costi comparati di David Ricardo ( prima di Ricardo
Adam Smith aveva affermato che gli scambi tra i due paesi si basano
sul vantaggio assoluto)
• 2)La revisione dovuta a G. Haberler (1936)
• 3) L’ integrazione del commercio internazionale nella teoria dell’
equilibrio economico generale
Teoria dei costi comparati
• Se un paese ha un vantaggio assoluto nella produzione di due beni,
ma se il vantaggio è maggiore per la produzione di uno dei due beni ,
si dirà che il paese ha un vantaggio comparato nella produzione di
quel bene. Il commercio tra i due paesi è vantaggiosa dato che
entrambi beneficeranno dello scambio
• Nel caso di due paesi e due beni, se il primo paese ha un vantaggio
comparato in un bene, l’altro paese avrà un vantaggio comparato nel
secondo bene. I paesi trarranno beneficio nello specializzarsi ognuno
nella produzione del bene per cui gode del vantaggio comparato
Rielaborazione della teoria dei costi
comparati
• - Haberler (1936): formulò la teoria del vantaggio comparato in
termini di costo-opportunità, sostituendo le ore lavoro
• -Heckscher e Ohlin : evidenziano la diversa dotazione di fattori
produttivi tra aree regionali, che hanno cosi interesse ad esportare i
beni la cui produzione utilizza in modo intensivo il fattore che è più a
buon mercato e di cui dispongono in abbondanza, e a importare i beni
che per essere prodotti richiedono fattori di cui scarseggiano
Il mercato
«IL MERCATO (Luigi Enaudi)»
Il mercato è luogo d’incontro della domanda e dell’offerta di beni e attività finanziarie. E’ organizzato in tre
modi complementari :
-Bottega;
-Fiera (riunione periodica di venditori);
-Borsa (finanziamento, investimento, liquidità).
Condizioni necessarie:
1)Favorire la riduzione dei costi di transazione a perfezione tecnica e informatica;
2)Esistenza di libertà di mercato: venditore e compratore possono non mettersi d’accordo ( assenza di
camorra sporca, exit strategy, e/o potere di mercato).
«CONDIZIONI BASE PER L’ORGANIZZAZIONE»
La libertà dei contraenti è condizione imprescindibile e si realizza in presenza di agenti pronti a conservare
l’invenduto , non essendo costretti a vendere per bisogni impellenti. Sorge il problema dello stock delle
scorte. I mercati tengono conto delle scorte e dei costi di magazzino per evitare:
-Vendite a prezzi poco convenienti;
-Di non disporre della merce al momento opportuno.
«HICKS»
La specializzazione del commercio dà inizio al mondo nuovo; è grazie alla
specializzazione che si afferma la figura del commerciante. Annovera tra i
«commercianti specializzati» non solo il mercante tipico ma anche il manifatturiero,
l’artigiano del XVIII secolo che lavora non per un padrone ma per il mercato. Il
commerciante deve essere il «proprietario» delle cose che vende e il suo diritto di
proprietà deve essere identificabile. Il contratto è uno strumento indispensabile e di
garanzia della negoziazione. Il commerciante conferisce al mercato (assemblea)
continuità nel ‘’tempo’’ e nello ‘’spazio’’. Definisce 3 tipi di organizzazioni economiche:
1)ECONOMIA TRADIZIONALE (pura/chiusa): facciamo riferimento al neolitico, primo
medioevo e comunità tribali (vi è la presenza di un capo, precedente al mercato);
2)ECONOMIA AUTORITARIA (pianificata): pura, autoritarismo, e/o dispositismo militare,
governo civile, feudalismo.
Per il Hicks il feudalismo è un’organizzazione sociale mista, che presenta i caratteri sia
dell’economia tradizionale che di quelle miste (signore/capo, governatore, giudice, ect);
3)ECONOMIA MERCANTILE (commerciale): l’economia mercantile è un’economia aperta.
Può fiorire solo grazie alla protezione di:
1)DIRITTI DI PROPRIETA’ (esistenza di un ordinamento);
2)CONTRATTI (esistenza di istituzioni giuridiche o possibilità di arbitrati).
Tali condizioni possono essere garantite dalla società tradizionale o dagli stessi
mercati attraverso organizzazioni (esempio: cooperazioni, consolati, gruppi etici,
gruppi religiosi, ect) cioè istituzioni giuridiche o ‘’quasi’’ giuridiche.

CITTA’ STATO  tipica entità commerciale  prima fase dell’economia mercantile


( Repubbliche marinare, Firenze, ect);
NUCLEO PORTANTE: commercianti specializzati dediti al commercio con l’estero
 COLONIE  nel Mediterraneo e Mar Nero, Fenici, Greci, Italiani con lo
‘’schermo’’ delle crociate.
Negli Oceani: Idiano, Atlantico e Pacifico ( secolo XV-XVIII)
Innovazioni nella storia
• Nuove scoperte geografiche (XV-XVIII)
• Avvicinamento delle distanze -> importazioni di quantità sempre
maggiori di cibo e di materie prime e invio di un grande numero di
persone oltre oceano in ogni momento-> in questo modo le dotazioni
effettive di terra aumentò, proprio nel momento in cui essa stava
vivendo un’ esplosione geografica.
• Spedizione di Cristoforo Colombo (1492), Vasco da Gama (1497),
Ferdinando Magellano ( 1519-22) aprirono nuove rotte e ampliarono i
confini del mondo fino ad allora conosciuto
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
(INGLESE)
• TESSILE, METALLURGICA E ALTRI SETTORI-> aiuto diretto
Macchina a vapore, carbone -> aiuto indiretto -> carbone ( ricchezza di fattore
produttivo) -> un ulteriore imput alla produzione insieme con la terra
A partire dalla metà del XIX secolo in poi la rivoluzione industriale aiutò anche
l’Europa a superare i vincoli malthusiani -> nuove tecnologie di trasporto ->
rivoluzione dei trasporti
L’offerta elastica di terra del Nuovo Mondo e di carbone sono quindi due
componenti fondamentali per qualsiasi spiegazione di come l’Europa sfuggi
al destino del rendimento decrescenti durante questo periodo, con il
cambiamento tecnologico ad aumentare l’importanza di entrambi
«COMMERCIO, FINANZA E STATI»
IL COMMERCIO EUROPEO NEL ’400
CARATTERI E INFRASTRUTTURE:
-Alimentato in prevalenza da spese di consumo;
-La domanda proveniva quasi esclusivamente da privati;
-Consolidamento di Leghe di commercianti (lega anseatica);
-Gli stati europei effettuano pochi investimenti e in particolare nelle infrastrutture legate ai trasporti: porti, canali, strade,
cantieri navali.
VIE DI TRASPORTO:
-Via marittima è la più usata;
-Via terrestri disagevoli e in condizioni difficili;
-Fiumi e canali ma presentano molte difficoltà;
CRITICITA’:
-Trasporto lento;
-Navigazione bloccata in inverno;
-Navigazione costiera
SOLUZIONI:
-Aumenta il tonnellaggio delle navi;
-Migliora la cartografia.
PRINCIPALI PRODOTTI SCAMBIATI

I maggiori traffici si svilupparono all’interno del Mediterraneo e nel Nord Europa,


tra Mare del Nord e Mar Baltico. Si assiste al consolidamento di alcune leghe
commerciali, come la lega Anseatica. I principali prodotti scambiati tra Baltico e
Mar del Nord:
- Prodotti tessili;
- Pellicce;
- Frumento;
- Sale;
- Legname;
- Pesce salato (merluzzi e aringhe).
LEGA ANSEATICA
La lega commerciale Anseatica fu fondata a Lubecca nel 1152 ma si estese fino a
una settantina di città, inglobando inoltre alcuni ‘’punti di appoggio ’’. Si creò al fine
di salvaguardare la propria posizione nel commercio tra Bruges e Novgorod.
L’EGEMONIA SUL MAR BALTICO
Tra i porti del Baltico, quello di Danzica divenne lo sbocco principale per le
esportazioni di grano, ambra e lana, nonché il punto di ingresso per le importazioni
provenienti dall’Europa occidentale. Oltre a Lubecca e Danzica, le principali città
della Lega furono Amburgo, Riga, Stoccolma e Novgorod. Nel corso del XVI e XVII
secolo si assiste a un cambiamento degli equilibri commerciali all’interno del Mar
Baltico, per via delle continue guerre continentali e le affermazione di Svezia, sul
piano politico, e delle compagnie olandesi e inglesi, sul piano economico.
LE FIERE (SECOLI XVIII-XVI)
- Fiere commerciali, per lo scambio di prodotti, che si svolgono generalmente ogni 3 mesi in alcuni
luoghi prestabiliti;
- Fiere di cambio, per lo scambio di flussi finanziari (nella Champagne, a Lione e a Ginevra)
Le fiere erano regolate dall’autorità politica che ne autorizzava lo svolgimento. Ai mercanti
venivano garantiti salvacondotti , privilegi e protezione al fine di incoraggiarne le attività e attrarli
alle fiere. Inoltre godevano di incentivi in forma di franchigie di dazio sulle merci vendute, della
protezione diplomatica lungo i tragitti e veniva loro assicurata la salvaguardia dell’ordine grazie a
un servizio di “guardie di fiera”. Avevano temporanea immunità come l’esenzione legale per i
reati commessi o debiti contratti al di fuori della fiera e in ultimo la sospensione dei processi e
dell’usura per tutta la durata della fiera
Le fiere godevano di un ‘’vantaggio comparato’’ nella raccolta di informazioni grazie alla posizione
geografica strategica e allo scambio tra mercanti di diversa provenienza. Favoriscono l’espansione
del mercato internazionale anche tramite l’evoluzione delle tecniche redditizie e dei mezzi per
regolare le transazioni internazionali.
I PAGAMENTI erano generalmente regolati con promesse di pagamento a scadenza futura
focalizzate in titoli detti lettere di cambio. Il regolamento delle transazioni poteva avvenire
dunque senza materiale scambio fisico di moneta con conseguente abbattimento dei rischi e dei
costi derivati dal trasporto del metallo
EVOLUZIONE
Fine 1200/inizio 1300: inizio declino delle fiere della Champagne francese.
Dal 1350 a fine del 1500: nuovo impulso e progressivo spostamento geografico dei punti nevralgici
del commercio internazionale: ascesa delle fiere di Ginevra, Lione e successivamente, dalla seconda
metà del 1500, le fiere di Besancon ( Bisenzone ) sono trasferite a Piacenza nel 1579 e infine a Novi
Ligure.
LE FIERE GENOVESI (XVI-XVII SECOLO)
Le fiere di cambio dei genovesi furono un riferimento per i mercati di tutta l’Europa. I mercanti-
banchieri genovesi acquistavano lettere pagabili in monete d’oro del luogo finale dove dovevano
effettuare il pagamento delle somme previste degli asientos de dinero spagnoli, che si diffusero
particolarmente durante i regni di Carlo V e Filippo II d’Asburgo .
Le fiere genovesi rappresentavano il crocevia dei flussi di argento da inviare in Oriente e dei flussi
d’oro da inviare verso le Fiandre. I banchieri genovesi che avevano bisogno di oro da inviare nelle
Fiandre, convertivano i propri crediti in argento spagnolo in lettere di cambio in oro fornite dai
mercanti italiani, soprattutto Veneziani, i quali, a loro volta domandavano argento per la regolazione
dei propri traffici con l’Oriente.
Dalla metà del 1600, le fiere persero importanza. Il loro significato economico si ridusse a fronte
dell’affermazione di una nuova istituzione finanziaria la Borsa con caratteristica di fiera permanente
con contrattazioni quotidiane.
DALLE FIERE ALLE BORSE
L’organizzazione moderna delle borse emerse in Europa nella prima metà del XVI
secolo subentrarono al declino delle fiere di commercio e si caratterizzano per
essere centri finanziari internazionali.
FATTORI DELLO SVILUPPO DELLE BORSE
- Le borse si affermano con gli stati-nazione grazie alla maggiore attenzione verso i
ceti mercantili, come nel caso dell’Olanda ( Anversa e Amsterdam )

- La nascita della finanza moderna fu strettamente legata al processo parallelo di


formazione degli stati e della loro espansione territoriale;
- I crescenti e pressanti bisogni finanziari dei governi e degli stati contribuirono allo
sviluppo di nuove tecniche di finanziamento;
- La crescita del commercio internazionale;
- Le conquiste del Nuovo Mondo e le politiche coloniali di Portogallo, Spagna,
Olanda e Inghilterra.
L’ASCESA DELLE BORSE FIAMMINGHE (XVI-XVIII SECOLO)
AMSTERDAM
Soppiantò Anversa in seguito allo scoppio della guerra degli ottant’anni (1568-1648). Fondata nel 1610, la Borsa di Amsterdam
beneficiò dello sviluppo delle informazioni e istituzioni come:
-VOC (Vereenigole Geoetroyeerole Oostindische Campagnie) è la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali (1602);
-La Banca di Cambio o Wisselbank (1609).
Divenne una borsa valori dove si quotarono anche 50 titoli, di cui la metà di società straniere. Si svilupparono tecniche e strumenti
finanziari evoluti, tra cui i futures(contratto in cui compratore e venditore si impegnano a scambiarsi una certa quantità di una certa
attività finanziaria), la vendita allo scoperto(comprare titoli, con denaro che non hanno, per rivenderli a scadenza scommettendo sul
rialzo del mercato ) , la leva finanziaria ( lo sfruttamento di informazioni non di dominio pubblico, la cui divulgazione avrà effetti nelle
quotazioni di titoli, per effettuare operazioni in Borsa traendo vantaggio dalla loro conoscenza anticipata) e l’insider
trading(compravendita speculativa di titoli da parte di chi è in possesso di informazioni riservate).
Il dominio di Amsterdam si dissolse nel corso del tardo XVIII secolo. Londra nell’ultimo quarto del 1600, all’indomani della Glorious
Revolution, sperimentò la rivoluzione finanziaria con la creazione della Banca d’ Inghilterra (1694).
Lo sviluppo delle borse accelerò nel XIX secolo con l’emergere di altri centri finanziari come Parigi,Bruxelles,Francoforte,Milano, New
York.
ANVERSA
Nel XVI secolo la posizione geografica di nodo centrale dell’Europa del Nord e di interporto per il commercio tra il
Baltico,l’Atlantico e le Molucche avevano fatto di Anversa un centro di affari internazionali, attirando banchieri e mercanti da tutto
il mondo e cospicue risorse internazionali ( argento dalla Germania meridionale e dalla Spagna, capitali italiani tramite Genova)
Nel 1531 diventa sede permanente. Si caratterizzò per la negoziazione di spezie e per la contemporanea presenza di mercanti e
banchieri fiamminghi, tedeschi(argento) , italiani, inglesi (pannilana) e spagnoli. Fu tra i primi mercati secondari internazionali del
debito pubblico, in particolare di titoli spagnoli ( juros e asientos). Permise la partecipazione al finanziamento di viaggi di scoperte
del Nuovo Mondo e della corona spagnola. Ispirò T.Gresham nel porre le basi del mercato finanziario inglese.
ASIENTO
• Il termine asiento ha il significato di contratto stipulato tra un’ entità sovrana e privati per la
realizzazione di affari pubblici di varia natura. Un asiento poteva avere a oggetto la concessione della
riscossione di diritti fiscali, dallo sfruttamento esclusivo di beni patrimoniali dello Stato o di interi
territori coloniali, la concessione di monopoli per le forniture di eserciti stanziati all’estero per le
guerre, le licenze per inviare schiavi africani nelle Americhe ( asientos de negros), l’appalto di navi
galere per trasporti o spedizioni militari (asientos de galeras), o il prestito in denaro (asientos de
dinero).
• Gli asientos divennero di uso comune all’inizio del XVI secolo con Carlo V e raggiunsero l’apice negli
anni 30 del 1600 quando la politica del governo spagnolo previde che gli approvvigionamenti delle
armadas, le galere e i presidi africani venissero effettuati esclusivamente per asientos.
• L’asientos si configurava come prestito a breve termine della corona ( juros debito a lungo termine).
Questo tipo di contratti esigeva una mobilitazione iniziale di denaro e di risorse su scala tale che gli
appaltatori dovevano essere grandi finanzieri o mercanti.
• I meccanismi dell’asientos si agganciavano alle reti finanziarie dei mercanti e banchieri internazionali
( ad esempio banchieri genovesi).
Asiento de negros
• Esso rappresentava il sistema tramite il quale la Spagna assicurava la fornitura di lavoro schiavistico al proprio impero coloniale nelle
Americhe ed ebbe rapida diffusione a partire dagli inizi del 1500 con la ricomparsa della schiavitù su larga scala per lo sfruttamento delle
miniere e per la coltivazione delle piantagioni, come conseguenza della drastica riduzione della popolazione indigena americana.
• La corona spagnola concedeva a mercanti o compagnie commerciali (iberici) il privilegio o monopolio di importazione dell’Africa di un
numero determinato di schiavi ogni anno nelle proprie colonie americane. I concessionari si impegnavano a pagare alla corona il dazio
sulla merce importata .
• Durante il XVI secolo il monopolio del commercio di schiavi grazie al trattato di Tordesillas (1494) fu dominato dai mercanti portoghesi,
con la cooperazione delle compagnie olandesi ( compagnia indie occidentali) e inglesi che avevano una quota importante in quel
commercio grazie ai possedimenti insulari di Curacao e Giamaica che erano tappe intermedie per il ristoro degli schiavi nel viaggio
dall’Africa, attraverso i Caraibi e l’istmo di Panama, fino alle miniere in Perù.
• Dopo il 1640 i portoghesi avevano diviso l’asiento anche con i francesi ma un passaggio di monopolio avvenne molto più tardi agli inizi
del XVIII secolo.
• Con lo scoppio della guerra di secessione spagnola, nel 1701, l’ asiento de negros fino a quel momento detenuto dalla companhia de
CACHEU passò per volontà di Filippo V alla francese compagnia Compagniee de Guinee . L’ Asiento rappresentò il mezzo per trasformare
l’alleanza politica tra Francia e Spagna in un’alleanza di carattere economico- finanziario. Il contratto prevedeva( tale contratto suscitò
malcontento degli inglesi):
1) Anticipazione alla corona spagnola di 600.000 lire tornesi
2) Consegna di 48 000 schiavi africani
3) Autorizzazioni agli agenti francesi residenti nelle colonie spagnole di spostarsi per conto della Compagnia
4) Permesso per le navi negrierie di navigare tra i porti francesi e spagnoli
Asiento de negros
Il contrastato asiento della compagniee di Guinee ebbe termine con i negoziati di pace di Utrecht
(1713) e comportò al riconoscimento all’Inghilterra di importanti privilegi commerciali ed economici
in territori soggetti alla sovranità spagnola.
L’ operazione degli asientos venne affidata alla South Sea Company (1711). La compagnia si impegnò
ad assicurare la fornitura di schiavi in collaborazione con la Royal African Company contro il
versamento di un anticipazione in denaro al tesoro spagnolo di 200 000 pesos ( pezzi da otto) sui
diritti dovuti alla corona per l’importazione di schiavi da versarsi entro i primi 4 mesi dalla firma del
contratto. Tale contratto concedeva alla compagnia asienteista l’ingresso nei porti di Buenos Aires e
in quelli del Pacifico, il cosidetto vascello di premissione, cioè la possibilità di utilizzare i proventi
della vendita degli schiavi per acquistare oro, denaro o argento o altri prodotti da imbarcare nel
viaggio di ritorno verso l’Europa.
I privilegi concessi alla South Sea Company aprirono spazi alla politica del contrabbando che fu fatale
al monopolio commerciale della Spagna.
A partire dal 1739 la corona spagnola firmò vari contratti di asientos fino a che nel 1789 il sovrano Carlo
IV apri il commercio degli schiavi a chiunque fosse interessato.
Asiento de Galeras
• Il contratto aveva alla base le esigenze finanziarie derivanti
dall’esercizio della guerra. I costi elevatissimi dell’apparato militare
indusse la corona spagnola ( e francese) a dipendere da appaltatori
privati per l’approvvigionamento militare e la fornitura di attrezzature
agli eserciti e di navi.
• Un privato deve mettere a disposizione della corona un certo numero
di galee oppure la corona deve dare in gestione a privati un certo
numero di navi per un determinato numero di anni
• Un esempio di asientos de galeras è quello assegnato al genovese
Andrea Doria nel 1528 per fornire le flotte di galee a Carlo V .
Asiento de dinero
• Consisteva in un anticipazione di somme alla corona in cambio del diritto sul
futuro introito di una specifica tassa, generalmente straordinaria, che doveva
coprire l’intero debito con il rimborso di capitale e interessi.
• Questo tipo di contratto fu messo a punto dai banchieri mercanti genovesi
• L’asiento de dinero veniva stipulato in Spagna:
-Sottoscrivendo,il banchiere si impegnava ad anticipare somme di denaro in
moneta in un determinato luogo finale
-Il banchiere emetteva o acquistava lettere di cambio pagabili nel luogo finale e
nella moneta specifica del luogo per ottemperare all’impegno
-il governo spagnolo si impegnava a restituire al banchiere le somme dovute a
fronte dell’ anticipazione
«LA MONETA»
LA CONIAZIONE
Il diritto di conto è da sempre riservato al sovrano che lo esercita attraverso
istituzioni autorizzate (zecche).
Fin dall’antichità è un’attività artigianale che richiede molte competenze nel campo
metallurgico e dell’arte dell’incisione. Avveniva a martello usando un punzone in
acciaio, con in testa incisa l’immagine incavata che veniva impressa su un pezzo di
materia monetale portato al punto di fusione opportuno. Intorno alla metà del
XVIII secolo la macchina per la fabbricazione di monete e medaglie ridusse le
contraffazioni e rese regolari peso e impronta dei singoli pezzi.
Le merci e il bestiame hanno funto da principali monete (incomode) nei mercati
remoti. L’avvento dei metalli preziosi segna il trionfo dello «standard» monetario e
dell’economia mercantile (Hicks).
LE FUNZIONI
1) Mezzo di pagamento, è declinata come principale strumento di pagamento o di operazioni di
credito;
2) Misura di valore;
3) Riserva di valore (svolta prima dai metalli preziosi).
VALORE
Valore Reale (intrinseco) e valore Nominale (immaginario) . di mercato (HICKS)
La distanza dei due valori costituiva un indice di qualità della moneta, tanto più se costituite da
metalli preziosi (oro e argento). In età Medievale e Moderna la moneta era fonte di entrate fiscali
(diritto di signoraggio:è la differenza tra quel che una moneta può acquistare e il suo costo di
conio o di produzione; viene detto cosi in quanto rappresenta il guadagno che lo stato, la zecca,
per conto dello stato o un’ autorità monetaria esige per battere o creare moneta) e finanziarie
(legali e illegali). Tra le pratiche illegali si distingue quella della tosatura. La tosatura del Real de a
ocho. La punzonatura (resello) praticata in Cina sui reali d’argento coniati in Messico, arrivati
attraverso il commercio con le Filippine, grazie al Galeone di Manila.
Con l’avvento della moneta cartacea e dell’inconvertibilità del Dollaro in oro (1971) si è andato
sempre più affermando nelle transazioni del mercato internazionale un terzo valore della
moneta, quello di mercato.(HICKS)
STANDARD MONETARIO
Insieme di accordi e istituzioni monetarie che governano l’offerta di moneta. Esso differisce dal termine regime monetario,
definito come insieme di accordi e istituzioni monetarie accompagnate da aspettative reciproche;(del pubblico rispetto all’azione
politica e della politica rispetto alla reazione del pubblico). Gli standard monetari adottati dai tempi più antichi sono tipi di
standard monetari di tipo «merce» e «bimetallici». Gli standard monetari possono essere distinti in: interno e internazionale. Lo
standard monetario domestico si riferisce agli accordi e alle azioni politiche delle autorità monetarie interne ad un paese. Lo
standard monetario internazionale si riferisce agli accordi tra paesi. Storicamente, i due tipi di standard monetari principali sono
quelli basati sulla convertibilità di tutti i tipi di moneta e quello basato su un regime di inconvertibilità (fiat money). Lo standard
monetario internazionale basato sulla convertibilità prevalse fino agli anni Trenta del 900 e successivamente con il sistema di
Bretto Woods dal 1944 al 1971 che incorporò un legame indiretto all’oro.
CONVERTIBILITà : (in regimi monetari a base metallica) è l’obbligo assunto dalle banche di emissione di cambiare a vista le
banconote emesse nel valore equivalente in monete metalliche, o in metallo prezioso (lingotti,barre,verghe) o in divise estere
convertibili,secondo le regole del regime monetario vigente.
- Gold Standard (regime aureo);
- Gold Bullion Standard (riservato alle transazioni internazionali);
- Bimetallismo (oro e argento);
- Monometallismo argenteo;
- Gold Exchange Standard
Gli standard monetari possono essere basati su:
- Monete di oro e argento che circolano ad un rapporto fisso tra intrinseci di metallo;
- Su argento (monometallismo argenteo);
- Su oro (monometallismo aureo);
- Su bronzo, rame o conchiglie.
IL BIMETALLISMO
È uno standard monetario in cui un’unità di moneta è definita in termini di due metalli,
solitamente oro e argento. Uno svantaggio del sistema bimetallico risiedeva nel fatto che la
parità legale tra i due metalli poteva differire dal prezzo relativo dei due metalli sul mercato
libero. Quando ciò accadeva, poteva intervenire la Legge di Gresham provocando la
fuoriuscita dalla circolazione della moneta considerata buona.
LA LEGGE DI GRESHAM (1551)
(La moneta cattiva scaccia la moneta buona)
In pratica la moneta cattiva – quella con un valore nominale (o facciale) inferiore al valore di
mercato del suo contenuto di metallo prezioso (valore intrinseco) – tenderà a circolare al
posto della moneta buona perché quest’ultima, più pregiata, è di preferenza inviata
all’estero, tesorizzata o fusa.
In presenza di due (di fatto) monete di qualità e valore diverso (e di pari valore ufficiale) la
funzione di mezzo di scambio è adempiuta dalla moneta più vile perché contraffatta o tosata.
Alla moneta pregiata tocca la funzione di riserva di valore. La legge deve il suo nome a sir
Thomas Gresham, mercante e finanziere inglese, che fu consigliere di Elisabetta I e agente
reale nei maggiori mercati finanziari europei del suo tempo. (La borsa di Anversa lo ispirò:
pannilana inglesi)
Esempio BIMETALLISMO: se il prezzo dell’oro in termini di argento sale al rapporto
20:1, con un deprezzamento dell’argento rispetto alla parità di15,5:1, l’oro
verrebbe tesaurizzato o usato per comprare argento sul mercato per convertirlo poi
in moneta alla zecca.
Nel corso del XIX secolo molti paesi aderirono allo standard bimetallico con valuta
basata su oro e argento. Tra questi, nel 1866, la Francia, l’Italia, la Svizzera e il
Belgio diedero vita all’Unione monetaria latina (UML), accordo monetario
bimetallico standardizzato, basato su un rapporto argento/oro di 15,5: 1.
Entro la fine del XIX secolo, gran parte dei paesi dell’UML e gli USA avevano seguito
la Gran Bretagna, allora la maggiore potenza industriale, nell’adozione di un Gold
standard puro.
«LE BANCHE CENTRALI»
L’EMMISSIONE DI BANCONOTE
Forme arcaiche di adozione dei biglietti di banca o banconote sono riscontrate in Cina tra
il IX-X secolo. In Europa, un primissimo esperimento è avviato in Svezia, nel 1658, con
Johan Palmstruch, fondatore del Banco di Stoccolma. È alla Banca d’Inghilterra – creata
nel 1694 – che si fa risalire la prima banca d’emissione con funzioni di banca centrale. La
sua attività si concentrava in operazioni di prestito alle medesime attraverso l’emissione
di cartamoneta. Nella maggior parte dei paesi sviluppati, le banche centrali si sono
formate tra il XVII e XIX secolo, nella forma di banche di emissione. Esse erano
essenzialmente istituzioni private con scopo di lucro, create per supportare le esigenze
finanziarie degli stati (con erogazione di prestiti). Inizialmente godevano solo di un
privilegio di emissione condiviso con altre banche e il monopolio arrivò molto più tardi.
L’esempio inglese fu seguito a più di un secolo di distanza da Francia (Banca di Francia
1800), Germania (Reichsbank 1875), Spagna (Banco de Espana 1891), Italia (Banca
d’Italia 1893) ect. Nonostante due pionieristici tentativi di Bank of the United States
(1791-1811 e 1816-1832), negli USA si istaurarono lunghe fasi di freebanking( mancanza
di vincoli all’emissione di carta moneta negli USA nel periodo tra il 1837 e il 1863)
FUNZIONI DELLE BANCHE CENTRALI
Una banca centrale è un’istituzione pubblica responsabile della gestione della
politica monetaria di uno stato o di un’area economica con sistema monetario
comune. Le sue principali funzioni (delle banche centrali) sono:
- Regolare l’offerta di moneta di un sistema;
- Supervisione della politica monetaria;
- Gestione dei tassi di cambio;
- Vigilanza del sistema bancario.
GOLD STANDARD (o standard aureo o
monometallismo aureo)
Si verifica quando il valore di una valuta è definito in termini di un peso fisso di oro, le banconote e qualsiasi tipo di moneta
cartacea sono di conseguenza convertibili in oro e lo scambio e il commercio dell’oro sono liberi. La fissazione di una parità di
ogni valuta rispetto all’oro determina un legame di proporzionalità tra la quantità di moneta messa in circolazione e il totale
delle riserve di oro possedute dalla banca centrale e determina un sistema di tassi di cambio fissi tra i paesi.
Il Gold standard classico fu un sistema basato sulla moneta-merce, con una sovranità monetaria limitata dei paesi aderenti.
Gli stati si impegnavano – per convezione non scritta – a ristabilire la convertibilità della propria moneta nel caso di
sospensione, adeguando nel lungo periodo la quantità di moneta alla variazione delle riserve d’oro.
1774: l’Inghilterra de-monetizza l’argento, dopo un graduale abbandono del bimetallismo
- 1819: l’Inghilterra adotta ufficialmente il Gold Standard con il Resumption Act; In precedenza, con il Liverpool’s Act si era
decretato l’abbandono definitivo al bimetallismo. La convertibilità fissata per la sterlina, ma durante e guerre napoleoniche si
impostò il corso forzoso;inconvertibilità in oro.
- 1852-1853: il GS fu adottato anche da Australia e Canada; [per VANTAGGIO COMPARATO]
- 1871-1879: il GS fu progressivamente adottato da Germania( demonetizza l’argento, grazie anche alla vittoria dell’Impero
Prussiano sulla Francia e all’indennità di guerra di 5miliardi di franchi-oro imposta ai francesi) , Scandinavia, Olanda, Belgio,
Svizzera, Francia, dando origine così al cosiddetto periodo del Gold standard classico durato fino alla prima guerra mondiale;
- 1880 e seguenti: il GS fu adottato da Argentina, Cile, Grecia e Italia, prima di ritornare ai regimi di inconvertibilità;
- 1890-1990: il GS fu adottato da Giappone, India, Filippine e USA.
- Nel 1914 il GS ricevette la spallata finale dalla guerra e ogni tentativo di ripristinarlo, negli anni successivi, fu un insuccesso.
CONDIZIONI CHE FAVORISCONO L’AFFERMAZIONE DEL GOLD STANDARD
• Impossibilità degli stati di esercitare influenza sui mercati dei preziosi;
[assenza di importante influenza sul mercato dell’oro, neppure la Spagna Imperiale]
• Aumenti della produzione aurifere nell’800 in California, Australia e Canada;
• Apprezzamento dell’oro/ apprezzamento e demonetizzazione dell’argento
(maggiore stabilità per i paesi legati all’oro/ minore crescita dei prezzi interni);
• Aumento della produzione industriale;
[gli stati che più di altri si orientarono al G.S. avevano una forte vocazione
industriale e per il commercio estero]
• Seal of approval (sigillo di approvazione) della buona amministrazione dei
governi;
[freno all’emissione di carta moneta e contestuale aumento della credibilità sui
mercati internazionali alle politiche di indebitamento degli stati interessati].
IL MECCANISMO DI AGGIUSTAMENTO SI FONDAVA:
1)I flussi metallici liberi di muoversi da un paese all’altro;
2)La flessibilità dei prezzi interni (che presupponeva la piena occupazione e la perfetta
trasmissione degli impulsi monetari sull’attività economica vedi la teoria quantitativa
della moneta);
Meccanismo del price-specie-flow, descritto nel 1752 dal filosofo scozzese David Hume,
funzionava in maniera analoga a quello dei vasi comunicanti:
FASE 1:
Se un paese A registrava un avanzo di parte corrente della bilancia dei pagamenti
(eccesso di esportazioni) superiore al disavanzo del conto capitale, l’afflusso di oro che
ne sarebbe derivato dall’estero, comportava una spinta verso l’alto dei prezzi interni e
una contemporanea caduta dei prezzi dei beni esteri;
FASE 2:
L’incremento di prezzi interni avrebbe avuto l’effetto di ridurre la domanda di beni e
servizi (esportazioni) a favore di un incremento della domanda di beni e servizi
prodotti all’estero (importazioni), a parità di movimenti di capitali da e per l’estero.
REGOLE E ACCOMODAMENTI DEL GOLD STANDARD
• Definire la propria moneta in un’unità di peso del metallo;
• Imporre la convertibilità dei biglietti emessi dalla propria banca di emissione (o
centrale) con cambio al portatore e a vista del controvalore in oro;
• Vigeva la piena libertà di esportare l’oro (in conio o in barre);
• Il rapporto di cambio tra due valute coincideva con il rapporto dei contenuti
metallici delle unità di conto;
• Il cambio tra due monete fluttuava attorno alla parità ufficiale, ma dentro un
margine ristretto delimitato dai cosiddetti ‘’punti dell’oro’’;
[le spese di trasferimento dell’oro da un paese all’altro per i pagamenti].

Al sistema del Gold Standard veniva riconosciuta un’intrinseca capacità di


autoregolazione grazie a un meccanismo automatico che garantiva l’equilibrio nelle
bilance delle partire correnti dei vari paesi.
LA FLESSIBILITA’ DEI PREZZI
L’efficacia del meccanismo dipendeva dalla flessibilità del livello dei prezzi interni in
ciascun paese. Questo era proprio quello che generalmente si verificava prima del
1914. I prezzi si adeguavano ai cambiamenti di domanda, compreso il prezzo del
lavoro (costo per le imprese). Un altro meccanismo di riequilibrio o meno della
bilancia dei pagamenti fa riferimento all’attività delle banche centrali, che
avrebbero potuto seguire obiettivi di politica interna incompatibili con le regole
del sistema aureo. Una banca centrale di un paese in deficit di fronte a deflussi di
metallo verso l’estero e rischi seri di non poter più onorare gli impegni di
convertibilità poteva innalzare il proprio tasso di sconto per attirare flussi di
capitali dall’estero e compensare il deficit commerciale e il deprezzamento del
cambio (ma con effetti sulla competitività delle industrie nazionali).
GOLD EXCHANGE STANDARD
Le riserve delle banche centrali possono essere detenute in oro o in valute di paesi a gold standard puro, cioè di paesi che
detengono le proprie riserve in oro e mantengono la convertibilità piena della propria valuta in oro ad un tasso fisso ufficiale.
Con il primo conflitto mondiale la decisione dei paesi belligeranti di finanziare la guerra con emissioni monetarie obbligò gli
stessi a sospendere la convertibilità e ad abbandonare il gold standard. Al termine della guerra, molti paesi sperimentarono
una accelerazione del tasso di inflazione, alimentata da un’ offerta di moneta in continua espansione a causa dei processi di
ricostruzione avviata dai governi tramite spesa pubblica. Un caso emblematico fu l’iperinflazione che si verificò in Germania
tra il 1919 e il 1923. In questo momento si avviò il ripristino del Gold standard con la ricostruzione finanziaria del periodo
prebellico.
I tentativi di Gold Exchange Standard mirano a ‘’economizzare’’ l’oro, divenuto troppo scarso, e soprattutto accentrato in
prevalenza negli Stati Uniti, per adempiere ai crescenti scambi mondiali senza alterarne il valore. Al posto dell’oro, fu usato il
dollaro come moneta di riserva convertibile in oro, con limitazioni varie (esclusione di non residenti privati, introduzione di
un limite minimo di conversione, in genere pari al valore di un lingotto, e altre ancora). La conferenza di Genova del 1922,
segna l’istituzionalizzazione del Gold Exchange Standard a livello mondiale.( nella conferenza internazionale di Bruxelles
analizzarono i costi di un ritorno all’oro e l’elevata deflazione che si sarebbe verificata nel 1920) In questa sede i paesi tra i
quali la Gran Bretagna, la Francia e il Giappone convenne su un programma che prevedeva un ritorno generalizzato all’oro
e alla cooperazione tra le banche centrali per il raggiungimento degli obiettivi di equilibrio interno ed esterno, ovviando ai
problemi di rigidità di offerta monetaria del gold standard tramite adozione del GES. Gli stati Uniti tornarono all’oro nel 1919
, la Gran Bretagna nel 1925. Entro il 1929 gran parte dei paesi tornò al Gold standard tra cui Belgio, Francia e Italia ( quota
novanta Mussolini), ma il sopraggiungere della grande depressione, anche in conseguenza dell’incapacità di reagire alle
tendenze deflazionistiche dentro un regime di cambi fissi, portò al collasso del GES. ( GB= abbandono oro nel 1931, USA=
abbandono nel 1933 e ritorno nel 1934 a un prezzo del metallo superiore pari a 35 dollari l’oncia, i cosidetti paesi del
blocco dell’oro (Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Svizzera) abbandonarono oro nel 1936. Di fronte alla grande
depressione si verificarono adozione di politiche protezionistiche con effetti BEGGAR THY NEIGHBOR.
Le ragioni del fallimento del GES
• Condotta inadeguata degli Stati
• Problema dell’aggiustamento asimmetrico tra paesi in deficit come la
Gran Bretagna e quelli in avanzo come gli Stati Uniti e la Francia
• Insufficiente cooperazione tra le banche centrali
• -Accrescimento del peso politico delle classi dei lavoratori e
intollerabilità degli stessi sul costo dei riaggiustamenti richiesti dal GS
• La maggiore autonomia monetaria contrastava con il mantenimento
della convertibilità e con la libera circolazione dei capitali
SISTEMA DI CAMBI FISSI E
FLESSIBILI
Dopo il Gold Standard Classico ci fu il Gold Exchange Standard, successivamente, fu introdotto il
sistema di cambi fissi e flessibili.
Tasso di cambio fisso: in un sistema a tassi di cambio fissi, il cambio tra le valute di due paesi è
stabilito ufficialmente dalle autorità monetarie – che si impegnano a mantenerlo tale (attraverso
interventi della banca centrale nel mercato dei cambi) – secondo un rapporto prefissato (parità) o che
può variare entro stretti limiti massimi e minimi ( banda di oscillazione).
Esempi si sistemi (regimi) monetari a cambi fissi Gold Standard e Gold Exchange Standard.
Il Gold Standard di reggeva sul meccanismo dei cambi fissi.
Il sistema di cambi flessibili fu praticato per periodi relativamente ridotti dopo le guerre oppure dopo
la crisi del 1929 per accompagnare in maniera efficace la recrudenza di protezionismo anche nelle
economie principali. A guerra mondiale ancora in corso, ina una conferenza mondiale tenutasi a
Bretton Woods furono varate le linee fondamentali di un ordine mondiale degli scambi e delle
regolazioni, che perdurò fino al 1971 (inconvertibilità del dollaro).
Tasso di cambio flessibile : il cambio tra la valuta di due paesi è liberamente stabilito dalle forze di
mercato, ossia dall’intestazione della domanda e dell’offerta, senza alcun intervento da parte delle
autorità monetarie locali. Il sistema è in vigore dal 1970 all’indomani del fallimento di Bretton Woods
All’epoca del gold standard classico i cambi fissi e la mobilità internazionale del capitale
riducevano ai minimi termini le possibilità di politiche monetarie indipendenti e mirati a
obiettivi di politica interna (tipo piena occupazione, ma anche di stabilità monetaria). Il
limite della ricostruzione di uno standard aureo tra le due guerre fu proprio quello di non
considerare che i movimenti di capitale a breve termine erano incompatibili con la
stabilità del cambio e con le pressioni di sindacati forti e di classi politiche selezionate
attraverso sistemi elettorali ad ampia base popolare.

TASSO DI CAMBIO EFFETTIVO


Il tasso di cambio di una moneta nei confronti di un’altra moneta può non essere
significativo del valore di quella moneta. Può verificarsi, infatti, che contemporaneamente
il cambio della moneta presa in considerazione si apprezzi nei confronti della moneta di
un altro paese e si deprezzi nei confronti della moneta di un terzo paese. Se il paese
effettua transazioni commerciali e di investimento con numerosi altri paesi, diviene allora
rilevante il tasso di cambio effettivo (TCE), che fornisce una misura sintetica
dell’andamento del tasso di cambio della moneta di un paese e consiste in una media
ponderata dei tassi di cambio di quella moneta nei confronti di altre monete.
APPUNTI:
Le principali fonti di finanziamento per gli stati sono:
-PRELIEVO (aumento della pressione fiscale);
-DEBITO (emissione di titoli)
«DATE IMPORTANTI»:
1694: BANCA D’INGHILTERRA (basata sulla banconota) che diede inizio a tutto;
1819: GOLD STANDARD;
1922: GOLD EXCHANGE STANDARD;
1944: BRETTON WOODS (sistema di cambi fissi ‘’aggiustabili’’ basato sull’inconvertibilità
internazionale del dollaro in oro);
1971: INCONVERTIBILITA’ DEL DOLLARO;
1703: ACCORDI DI METHUEN tra Inghilterra e Portogallo;
1714: PACE DI RASTADT, termine della guerra di successione spagnola (gli inglesi se ne
approfittano della situazione);
2011: GHEDDAFI (Libia) prima guerra civile.
«COMMERCIO MONDIALE (TRA 1500-
1650)»
L’ESPANSIONE DEL PORTOGALLO
Dinastia Aviz
Giovanni I (1385-1433)
Edoardo I (1433-1438)
Alfonso V (1438-1481)
Giovanni II (1481-1495)-> espansioni in Africa

Dinastia Aviz-Beja
Manuele I (1495-1525)-> espansioni oceano indiano
Giovanni III (1525-1557)
Sebastiano I (1557-1578)
Enrico I (1578-1580)
ESPANSIONE DEL PORTOGALLO
Le ragioni dell’espansione portoghese XV secolo sono:
1) Il fervore crociato contro i Musulmani
2) Il desiderio di impossessarsi dell’oro della Guinea
3) La ricerca del prete Gianni ( leggenda sovrano cristiano di un regno d’Oriente alleato prezioso contro i Musulmani)
4) La caccia alle spezie orientali (aggirare Venezia e i mamelucchi d’Egitto)
5) Rivalità con la Castiglia
1415: Presa di Ceuta da parte di Enrico ‘’il Navigatore’’, figlio di Giovanni I della dinastia Aviz (1385-1580);
1452: bolla ‘’Dum’’ di Nicola V (legittima la schiavitù);
1458-1471: durante Alfonso V «l’Africano» si esplora il Marocco e il golfo di Guinea;
1471: conquista di Arzilla e Tangeri da parte dei Mori;
1481: costruita la fortezza di Sao Jorge da Mina (Elmina) in Ghana, ISTITUITA LA CASA DA GUINEA PER LA PROTEZIONE DEI COMMERCI.
CONTROLLO COMMERCIO INDIANO
I principali centri erano Cambaia, Calicut ( pepe e zenzero principali prodotti di esportazione) e Goa. Tutti questi porti erano affollati di navi che provenivano da
Hormuz e Aden, gli accessi del Golfo Persico e del Mar Rosso.
In india -> importazioni di cavalli
Dallo Stri Lanka-> esportati cannella, perle ed elefanti
Dalla Persia-> importati sete, tappeti e coloranti
I PRODOTTI COLONIALI
• Azzorre e Madera (zucchero e vino);
• Capo Verde (zucchero e schiavi importati dall’Africa)(antecedente del modello carabico)
• Guinea (avorio, ebano, oro e schiavi); in particolare i porti di Mombasa e i porti dell’ Africa orientale inviavano tali prodotti in cambio di tessuti di cotone del
Gujarat
• India e Molucche(in particolare isole Banda) (spezie: cannella, chiodi di garofano, noce moscata e macis , cotone, panni, porcellane cinesi) venivano scaricati nei
porti del Malabar per il trasbordo verso ovest,il Bengala esportava panni di cotone verso Malacca e altri porti del Sud est asiatico in cambio di spezie e porcellane
dalla Cina.
• Molte delle città dipendevano dalle importazioni di riso, che era fornito da Giava e Pegu.
I TRAFFICI COMMERCIALI PORTOGHESI
ROTTE ASIATICHE

GOA-MALACCA: seta indiana e tessuti grezzi erano venduti in cambio di


legna di sandalo e altri prodotti spediti a Macao, scambiati con sete.
MALACCA-MACAO (1557): spezie, porcellane e seta cinese portate a
Goa
MACAO-NAGASAKI: seta, porcellane e argento (giapponese).
ESPANSIONE DEL PORTOGALLO (Oceano Atlantico)
1497-1498: inizio della spedizione di Vasco da Gama e approdò a Calcutta; prima di da Gama le importazioni europee avevano rappresentato un
quarto della produzione di spezie asiatiche e gli asiatici erano rimasti i consumatori dominanti per tutto il XVI secolo.
1500-1501: inizio della spedizione di Pedro Alvares Cabral in Brasile e FONDAZIONE DELLA CASA DA INDIA DI LISBONA PER LA PROTEZIONE DEI
COMMERCI NELL’OCEANO INDIANO. I portoghesi cominciano a smerciare il loro pepe atlantico ad Anversa. I mercanti tedeschi spostano i propri
ordini da Venezia ad Anversa.
1505: Francisco de Almeida è 1° viceré dei territori conquistati in India (Estado da India);
1508: Controllo regio dello sfruttamento del pernambuco, basato sulla creazione di licenze per il commercio privato con la popolazione indigena.
1509: vittoria a Diu (India) dei portoghesi contro sultani indiani e d’Egitto. Inizio del controllo del commercio indiano, grazie alla presa di Goa
(1510), Malacca (1511) e Hormuz (1514).

Spedizione di Ferdinando Magellano (1518-1522).

EFFETTI DEL TRATTATO DI SARAGOZZA (1529)


Venduti i diritti sulle isole Molucche dalla Castiglia al Portogallo con patto di ‘’retrovendita’’. In cambio di 350 000 ducati.
EFFETTI DEL TRATTATO DI TORDESILLAS (1494) : le terre del Nuovo Mondo vennero divise tra Spagna e Portogallo sulla base del meridiano 270
leghe a ovest delle isole di Capo Verde (oggi 46 gradi 37’ W da Greenwich) La Spagna ottiene tutte le terre ad Ovest del meridiano suddetto e il
Portogallo ad Est. Il trattato è stipulato con l’intervento del papa Alessandro VI. La divisione assicura al Portogallo il controllo della rotta per l’India
ESPANSIONE PORTOGALLO
1565: conquista di Rio de Janeiro da parte dei Portoghesi, dopo l’occupazione francese di Guanabara del 1552;
1571: concesso ai portoghesi il porto giapponese di Nagasaki;
1577: il commercio del pepe, regolato precedentemente da un monopolio regio, si apre all’appalto privato;
1580-1640: Unificazione delle corone Iberiche.
I domini ispano-portoghesi durante l’Unione Iberica, Filippo II-Filippo IV (1580-1640).
L’ESPANSIONE DELLA SPAGNA
Dinastia Trastamara
Enrico II (1369-1379)
Giovanni I (1379-1390)
Enrico III (1390-1406)
Giovanni II (1406-1474)
Isabella I (1474-1504) e Ferdinando II (1474-1516)
Giovanna ‘’La Pazza’’ (1504-1506, regina titolare fino al 1555)

Dinastia Asburgo
Carlo V (1516-1556)
Filippo II (1556-1598) – Re del Portogallo (1580-1598)
Filippo III (1598-1621) – Re del Portogallo (1598-1621)
Filippo IV (1561-1665) – Re del Portogallo (1621-1640)
Commercio castigliano della lana : tale esportazione aveva coinvolto il paese in una rete commerciale in espansione con i mercanti e i banchieri genovesi
che giocavano un ruolo di primo piano a Siviglia. Tale commercio della lana impegnò la Castiglia anche nella navigazione atlantica. L’ occupazione delle
isole Canarie e le campagne in Nord Africa contro i mori prepararono i monarchi a compiere ulteriori passi oltremare.
1492-1504: i quattro viaggi di Cristoforo Colombo;
1503: FONDAZIONE DELLA CASA DE LA CONTRATACION DI SIVIGLIA che gestiva le esportazioni e le importazioni dietro licenza e raccoglieva il quinto sul
valore di tutti i ben i scambiati all’estero. Siviglia era un centro che vantava la presenza di banchieri italiani soprattutto genovesi
AVVIO DELLA COLONIZZAZIONE DELLE GRANDI ANTILLE (HISPANIOLA, SAN JUAN[PORTORICO], CUBA E GIAMAICA);
1514: avvio della colonizzazione dell’Istmo di Panama o Castiglia d’oro;
1519-1521: la conquista del Messico da parte di Herman Cortès;
1529-1533: la conquista del Perù di Pizarro e Almagro. Vengono creati porti a Santo Domingo, l’Avana, Cartagena e Callao, sulla costa peruviana del Pacifico
per servire la capitale Lima. Il monarca è rappresentato nelle colonie da due viceré: uno per il Messico, o Nuova Spagna, residente a Città del Messico, e
uno per il Perù, o Nuova Castiglia, residente a Lima.
SCAMBIO COLOMBIANO: Crosby definisce lo scambio includendo non solo l’importazioni di cavalli, bovini, pecore e maiali nel Nuovo Mondo, ma anche
l’esportazioni dal Nuovo Mondo di mais, tabacco e patate.
SCAMBIO DI MAGELLANO: Mc Neill definisce lo scambio di specie attraverso il Pacifico come scambio negativo per il Nuovo e positivo per il Vecchio
Mondo. Frumento, canna da zucchero e cotone furono importanti dal Vecchio al Nuovo Mondo con importanti conseguenze economiche.
FRONTIERA DELLO STANZIAMENTO: La penetrazione spagnola in America viene interpretata come frontiera dello stanziamento e del SACCHEGGIO, e
include le isole caraibiche ,Messico Centrale e Perù -> distruzione della popolazione autoctona e presa dell’oro
1541-1598: Conquista spagnola del Cile
1542: Le Filippine furono rivendicate dalla Spagna e battezzate in onore di Filippo II, futuro re.
1545: Scoperta della grande montagna d’argento di Potosi in Bolivia .
La encomenda (assegnazione di indios da cristianizzare) fu il motore principale del colonialismo spagnolo. Istituita nel 1512, fu riformata nel 1545 con la
revisione delle «Leggi Nuove» promulgate nel 1542 che limitò la sua creditorietà, restringendo la trasmissibilità a due generazioni di «encomenderos».

LA GRANDE MURAGLIA CINESE


Oltre 20 gli stati e le dinastie dell’attuale Cina hanno contribuito alla sua costruzione. Durante le sole dinastia Qin (221 A.C. , 206 A.C.), Man (206 A.C , 220
D.C.) e Ming (1368-1644) si sono ultimati la maggior parte dei 8851 chilometri di lunghezza.
I TRAFFICI COMMERCIALI SPAGNOLI
OCEANO ATLANTICO
Si stabilirono tra Siviglia sede de la Casa de la Contratacion e i principali porti atlantici del Nuovo
Mondo.
- Santo Domingo, San Juan e l’Avana;
- Cartagena de indios, Nombre de Dias/Portobelo;
- Veracruz .
I principali prodotti esportati furono, inizialmente:
• Grano, vino, olio, materiale da costruzioni (ferro), panni, stoffe.
Nel corso nella prima metà del XVII si assiste, secondo Chaunu a una graduale sostituzione dei
principali prodotti agricoli andalusi con i manufatti di Olanda, Inghilterra e Italia, mentre in Perù
crebbe la produzione vitivinicola.
I principali prodotti importati dal Nuovo Mondo furono:
• Zucchero ;
• Pelli vaccine (cuio)  (provenienti principalmente dai Caraibi);
• Tabacco (secolo XVII);
• Metalli e pietre preziose (oro, argento smeraldi, ect).
PRODUZIONE E FLUSSI DI METALLI PREZIOSI AMERICANI (BARRETT)
Il diritto del ‘’quinto’’
PRINCIPALI CENTRI ARGENTIFERI:
Viceregno (vicereame) del Perù, Potosì (Bolivia);
Viceregno di Nuova Spagna-> Zacatecas (Messico).
Cocciniglia: colorante rosso ottenuto dagli insetti veniva esportato in Spagna.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA: il metodo della ‘’amalgama’’ del mercurio, prodotto in Spagna (Almaden) e Perù
(Huancavelica).
Secondo Barrett le esportazioni continuarono di fatto ad aumentare da circa 45 tonnellate di argento a 290 tonnellate
nell’ultimo quarto del XVI secolo

IL GALEONE DI MANILA: I PRIMATI DI ACAPULCO E MANILA


Acapulco diventa la Siviglia del Centro America ( collegamento commercio asiatico con quello atlantico)
Dal 1571 al 1593 il commercio fu libero. Negli anni 1590, 1593, 1604, 1605 e 1619 furono emanate le prime leggi che
regolarono il commercio tra Messico e le Filippine, vietandone il traffico diretto con il Perù. Rispetto alle precedenti
disposizioni fu drasticamente ridotta la frequenza dei viaggi e il tonnellaggio di merci autorizzate per il viaggio annuale. Nel
1593 fu istituito il cosiddetto «permiso» commerciale, che ripartiva lo spazio di carico del galeone esclusivamente tra i
«veri» residenti di Manila nella misura di 250000 pesos, elevati a 300000 pesos nel 1701. Tale permiso ridusse drasticamente
la frequenza dei viaggi e il tonnellaggio di merci da trasportare. I principali prodotti scambiati, esportati da Acapulco:
• Argento e prodotti alimentari;
Importati ad Acapulco e Lima:
• Spezie, zucchero, seta, porcellana, ferro, ect.
Cina
• 1567 : i Ming consentono il commercio su licenza con il sud est asiatico. La domanda
cinese di argento contribuisce ad alimentare il boom commerciale degli anni 1570-
1630 , insieme a quella giapponese ed europea e all’afflusso di argento nel Nuovo
Mondo.
• Efficace compromesso con i portoghesi ai quali veniva assegnato una foce del fiume
delle perle e non dovevano consentire ai giapponesi di entrare nella zona. Creazione
dell’avamposto di Macao restituito alla Cina nel 1557.
• La Cina aveva un forte vantaggio comparato nella seta che era fortemente richiesta
dai giapponesi, nonostante anche il loro settore produceva seta di qualità inferiore.
• Sia Manila sia Macao avevano l’opportunità di fornire ai cinesi l’argento in cambio
della seta, la prima con i galeoni di Acapulco, la seconda con l’argento del Giappone.
IL GIAPPONE DEI TOKUGAWA
Nel corso della seconda metà del XVI secolo il Giappone entrava nel periodo degli «stati
combattenti». Dal 1571 il signore feudale Sumitada, convertito al cristianesimo, concesse ai
portoghesi la possibilità di approdo a Nagasaki. Avvio delle missioni gesuite e massiccia
presenza di cristiani. Nel 1600 Tokugawa Ieyasu unificò il paese, istaurando lo Shogunato
(governo militare), che cesserà nel 1868, con la restaurazione Meiji. A inizio degli anni Trenta, il
III shogun Tokugawa avviò una politica di isolamento, con espulsione delle missioni gesuite e
limitazione dei contratti commerciali con cinesi e olandesi tra l’isola di Deshima e Nagasaki. Si
è calcolato che tra 1504 o 1635 circa355 navi di bandiera giapponese scambiarono argento con
la seta cinese. Tale flusso termina con l’inizio della politica isolazionistica promossa dagli
Shogum Tokugawa a partire del 1635.

APPUNTI:
Goa, Malacca, Macao  commercio cinese concesso ai portoghesi, successivamente, Nagasaki
divenne un ulteriore porto di collegamento.
Il Cile era un territorio ricco di rame (metallo non pregiato).
Potosì (Bolivia) centro minerario (d’argento) più importante in tutto il centro America (Brasile).
SPAGNA: SETA
• Vi era un’industria serica non solo in Spagna ma anche in Messico : si pose il
problema del commercio della seta con l’argento
• Il commercio transpacifico attraverso Manila tra le colonie spagnole in America e la
Cina sostanzialmente libero dal 1571, venne sottoposto a regolamentazione nel
1593 , in modo tale da lasciar sopravvivere l’ industria serica concorrente con le
importazioni di entrambe le aree, ovvero Pacifico e Messico (Potosi), contenendo
nel contempo la fuoriuscita di argento dal Pacifico . Il valore del carico da stivare a
Manila non deve superare un importo noto come permiso fissato a 250 000 pesos
ai prezzi di Manila.
• Intorno al 1600 buona parte della seta che giungeva ad Acapulco veniva trasportata
a Vera Cruz fino in Spagna. L’ industria serica messicana riusci ad evitare di essere
spazzata via solo utilizzando come materia prima la seta grezza cinese.
L’ESPANSIONE DELL’OLANDA ( PROVINCE UNITE )
Gli olandesi soppiantarono portoghesi e spagnoli mantenendo il primato fino al XVIII secolo prima di perderlo in favore degli
inglesi.
1567: scoppio della guerra delle Fiandre, e repressione da parte del Duca d’Alba;
1579-1581: Unione di Utrecht, sette province settentrionali ( Olanda, Zelanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia e Groningra)
delle diciassette che costituivano i possedimenti spagnoli di Belgio e Paesi Bassi dichiararono l’indipendenza dalla Spagna,
formando un’allenza difensiva protestante. Le province meridionali cattoliche, restano invece dominate dagli eserciti spagnoli,
formando l’Unione di Arras;
1584: morte di Guglielmo d’Orange «padre» della nazione olandese;
1590: a seguito della guerra e dell’Unione Iberica, gli spagnoli stabiliscono un embargo contro i mercanti olandesi proibendo loro il
commercio di spezie a Lisbona.
1648: Pace di Westfalia che mette fine alla guerra dei 80 anni : Le Province Unite ottengono l’indipendenza dalla Spagna. L’
Olanda è una potenza dominante nei traffici Asia- Europa.
1638: Conquista di Cylon sotto controllo portoghese
1624: Bahia il principale avamposto in Brasile venne preso dagli Olandesi
1630: Presa di Recife per lo sviluppo di piantagioni da zucchero impiegando schiavi Africa occidentale
Mentre nel ‘500 si assiste ad una crescita dei traffici coloniali di Portogallo e Spagna, grazie all’espansione in America e Asia, nel ‘
600 la situazione inizia a cambiare grazie all’affermazione di Inghilterra e le Province Unite Olandesi. La crescita di Inghilterra e
Olanda è soprattutto merito dell’iniziativa e del capitale di privati, che portano alla nascita delle grandi Compagnie inglesi e
olandesi nei primi anni del ‘600. A loro sono riservati grandi privilegi dai rispettivi Stati. Nel 1612 gli olandesi irrompono nel
mercato del Levante, siglando capitalizzazioni con gli Ottomani similari a quelle inglesi del 1580.
( 1580= Accordo commerciale o capitolazione con cui gli Ottomani concedono agli inglesi il diritto di commerciare liberamente nei
loro porti dietro pagamento di un dazio doganale del solo 3 % invece del consueto 5 % che veneziani e francesi devono versare)
MOTIVI DELLA GUERRA D’INDIPENDENZA:
• Religiosi (protestanti olandesi vs cattolici spagnoli);
• Politici ed economici (tutela di interesse e autonomie locali).
PRINCIPALI FATTORI DEL SUCCESSO OLANDESE:
• Aiuto degli inglesi;
• Superiorità in mare degli Olandesi;
• Grandi costi per la Spagna.
I FATTORI SONO:
• Il dominio nel commercio del Baltico (lega anseatica);
• Il peso della guerra nelle Fiandre (rivolte dai Paesi Bassi) o degli ottanta anni (1568-1648), che fece
dilapidare alla Spagna un tesoro persino superiore a quello incamerato dai suoi possedimenti americani
(la guerra indebolì la Spagna e il Portogallo e rafforzò l’Olanda);
• Il colonialismo spagnolo un’opportunità di sviluppo anche per le economie d’Inghilterra, Francia e
Olanda;
• La presenza di sefarditi (ebrei della penisola iberica) e lo sviluppo della borsa di Amsterdam;
• Formazione di stati nazionali necessari per sostenere l’accresciuto livello di territori e di spese pubbliche
per il mantenimento di eserciti, grandi flotte e apparati burocratici;
• Innovazioni tecnologiche (fluyt).
OLANDA: Vantaggi comparati
• La repubblica delle province Unite d’ Olanda vantava il traffico marittimo
verso il Baltico. Il grano delle regioni baltiche veniva esportato ad
Amsterdam e alle altre aree d’Europa, compreso il mediterraneo
• La pesca delle aringhe del Mare del Nord era un elemento fondamentale
• Progressi nelle manifatture: produzione di new draperies stoffe più leggere
di lana a fibra lunga
• Nel 1664 la città di Leida produce 144 000 pezze di tessuto di lana : centro
di produzione laniero in Europa
• Haarlem importante centro di produzione del lino
• Innovazione nautica fluit nave progettata per ottimizzare il carico
Commercio Olanda- Russia
• Dopo il 1590 Olanda scambiava i prodotti con la Russia: Questa rotta
prevedeva lo scambio di beni di lusso come vino, spezie, seta e costosi
pannilani con pellicce, cuoio e caviale, che venivano a loro volta
riesportati in Europa
• Entro il 1610 gli Olandesi avevano oramai sostituito gli inglesi come
leader in questo traffico ad alto valore.
• Molti membri delle elitè mercantili chiamati conversos o nuovi
cristiani della penisola iberica iniziarono a operare nel nuovo stato
(olanda), attratti dalle opportunità commerciali e dalla tolleranza
religiosa.
L’ASCESA DI VOC E WIC O COMPAGNIE OLANDESI DELLE INDIE
L’ accesso al mercato delle spezie era sotto il controllo spagnolo di Lisbona per cui l’ Olanda optò per le Indie
Orientali, direttamente alla fonte. Di conseguenza nasce:
VOC (Vereenigde Oost-Indische Compagnie), o compagnia olandese delle Indie orientali, operò tra il 1602 e il
1799, strappando ai portoghesi il controllo del Capo di Buona Speranza e dell’Oceano Indiano e ponendo le basi
commerciali a Ceylon (Sri Lanka), in Indonesia e a Taiwan. Stabili i suoi affari in India, in concreto a:
- Pulicat (Tami Nadu), nel 1600;
- Masilipatam (Andhra Pradesh), nel 1616 anche occupazione delle isole Banda
- Chinsura (Bengala), nel 1625;
- Nagapaltinom (Tamil Nadu), nel 1658;
- Cochin (Kerola), nel 1669 conquista del potente sultanato di Makassar.
-Batavia: capitale della VOC creata come capitale dell’impero olandese nelle Indie Orientali fino alla Seconda
Guerra Mondiale
Rotte e traffici :
Amsterdam-> Giava
Capo di Buona Speranza-> Stri Lanka-> Indonesia
WIC (West-Indische Compagnie), compagnia olandese delle Indie occidentali, fu fondata nel 1617 e ottenne il
monopolio sull’Africa occidentale e sull’America( baratto asce e coltelli con pellicce di castoro e lontra). Le sue
principali attività furono la tratta degli schiavi ( prima sulla costa della Guinea (fine 500) commerciano oro e
avorio), il contrabbando e la pirateria. Fu sciolta nel 1674.
Commercio con l’India : le stoffe
• Le stoffe provenienti dalla costa orientale del Coromandel in India
erano la merce più richiesta nell’arcipelago in cambio di spezie. Di
conseguenza la VOC creò due manifatture a Masulipatam e Pulicat nel
primo decennio del XVII secolo
• Le stoffe vennero esportate anche in Europa, Giappone e Persia
I FATTORI DELL’ESPANSIONE DELL’OLANDA SONO:
• Innovazioni tecnologiche (fluyt);
• Conquista di basi commerciali sul mare;
• Controllo dell’offerta (spezie) per evitare crisi di prezzo;
• Lavoro in Oriente affidato alla manodopera indigena;
• Sostegno (senza coinvolgimento) alle operazioni militari condotte dalle popolazioni indigene;
• Ampia libertà di azione concessa agli operatori locali con arricchimenti personali degli operatori
olandesi che non danneggiarono l’economia della VOC (per il vincolo del disinvestimento).

Il capitale sociale della VOC nacque per essere congelato per un decennio:
• Elargiti dividendi annuali in concomitanza con la vendita delle merci;
• Le azioni erano a scadenza (come le obbligazioni);
• Al termine dei primi 10 anni le azioni non furono più liquidate ma si dette agli azionisti la
possibilità di scambiarle sul mercato borsistico;
• Il capitale sociale della VOC non fu più soggetto a limitazioni temporali;
• Per garantire la liquidità agli investitori, le azioni vennero quotate in borsa ad Amsterdam.
IL FLUYT
Nave molto economica perché:
- I costi di costruzione sono contenuti grazie a nuove tecniche;
- Molto capiente (portata maggiore);
- Necessitava di un numero ridotto di uomini di equipaggio (costi di gestione
inferiori);
Grazie alla sua forma si poteva stivare materiale anche sotto la linea di
galleggiamento e questo consentiva delle agevolazioni daziarie nello stretto del
Sund.
Altri sviluppi Olanda
• Oltre al commercio, l’Olanda sviluppò il settore agricolo e
manifatturiero
• -Settore tessile
• Produzione dello zucchero
• I mulini a vento
• Il sistema di dighe e canali
L’ insieme di questi fattori garantiscono una produttività superiore agli
altri paesi europei
APPUNTI:
Il Venezuela è la zona degli smeraldi.
Filippo II rende economico il commercio del mercurio.
Business del mercurio monopolio della corona spagnola.
Con il «permiso» vi è una politica protezionistica per contenere le merci scambiate.
Abbiamo l’affermazione di:
Nel XVI  Portoghesi/Spagnoli;
Nel XVII Olandesi;
Nel XVIII Inghilterra.
Gli olandesi nel 1612 stringono un patto con gli Ottomani ed iniziano a fare concorrenza agli italiani e
inglesi.
Con i SEFARDITI abbiamo la DIASPORA ebraica, nasce nel 1° e 2° metà del ‘500 (con le persecuzioni) 
Gli ebrei non investono (acquistano) in immobili ma sulla liquidità (immobilizzazioni finanziarie)
Successivamente abbiamo la CONVERSIONE. La differenza tra CONVERSOS e SEFARDITI:
- CONVERSOS ebrei che si convertono, di conseguenza possono restare sul territorio poiché si sono
convertiti;
- SEFARDITI ebrei che non si convertono, quindi sono espulsi o costretti ad andare via dal proprio
territorio.
L’ESPANSIONE DELL’OLANDA (PROVINCE UNITE)
Conseguenze dell’affermazione della VOC sul mondo delle spezie:
• Venezia e Portogallo persero il controllo dei traffici e dell’approvvigionamento;
• Monopsonio (monopolio della domanda) della VOC sul mercato dei chiodi di garofano, della noce moscata e del mais;
• Riduzione costante dei prezzi reali sul mercato di Amsterdam, soprattutto per il pepe e dello zucchero.
ARGENTO-SPEZIE-SETA
A partire dall’Europa Occidentale con il commercio del Baltico vi era un pesante deficit nello scambio di vino, stoffa e altri manufatti occidentali con i prodotti
primari orientali come grano, legname e pellicce veniva coperto con l’argento ottenuto dalle Americhe. Tale argento andava ancora più ad est in cambio della
seta persiana e di altri prodotti di lusso del medio oriente. Il commercio con il Levante attraverso il Mediterraneo comportava un esborso di argento per
l’acquisto di spezie orientali, che passavano per il mar Rosso e il golfo Persico. Infine la Rotta del Capo comporta deflusso di argento in cambio di seta,spezie,e
tessuti di cotone. L’argento raggiungeva l’Asia anche attraverso Manila dove veniva scambiato con seta e altre merci di lusso cinesi, mentre il Giappone era
una fonte importante di argento, che era ancora a sua volta scambiato con la seta cinese tramite commercianti europei.
I flussi globali dell’argento Americano e Asiatico:
1) AMERICA-EUROPA (commercio Atlantico) Spagna, Olanda e Inghilterra;
2) EUROPA-ASIA (spezie e seta) Venezia, Olanda, Inghilterra e Turchia;
3) AMERICA-ASIA (spezie, seta, porcellana) attraverso Manila Spagna, India dei Mughal, Cina dei Ming;
4) GIAPPONE-CINA (36% dei flussi tra 1560-1640) metodo della «ventilazione» atto a separare l’argento dal piombo dopo la fusione
La Cina importava tanto argento perché il suo valore era alto per via della produzione assai limitata e una domanda molto alta di lingotti come mezzo di
scambio e per pagare le tasse, dopo il crollo della carta moneta e della monetazione bronzea della dinastia Ming. La crescente domanda coincise con
l’aumento dell’offerta dalle Americhe e dal Giappone
ANDAMENTO DEI FLUSSI: durante il XVII secolo i flussi attorno al Capo erano pari al 6% delle importazioni e intorno al 4 % della produzione americana. I flussi
di argento del Sol Levante erano il doppio e quelli verso il Baltico il triplo
Conseguenze dei flussi:
Europa aumento dei prezzi per l’abbassamento del valore del metallo
Cina: espansione
India: le monete d’oro usate in cerimonie e l’argento come moneta corrente.
Impero Ottomano e Persiano: Crescita dei prezzi nel primo caso e aumento delle attività commerciali
IL COMMERCIO MONDIALE TRA IL 1650 E IL 1780
L’ETA’ DEL MERCANTILISMO
Dottrina del XVI-XVIII secolo che si basa sull’idea che una nazione si affermi in base all’aumento del surplus
commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) e alla massimizzazione delle entrate fiscali.
La politica mercantilistica si caratterizza per la diffusione di regimi monopolistici (a volte di stato) in grado
di mantenere alto il livello dei prezzi.
Le politiche economiche attuate dai vari Stati erano differenti tra di loro in funzione del tipo di
compromesso raggiunto nella mediazione tra le istanze della società e le esigenze di Bilancio dello Stato.
Dopo Spagna e Portogallo emersero tre Stati ognuno dei quali caratterizzato da modelli distinti:
- Olanda;
- Inghilterra;
- Francia.
I principali monopoli che si affermano riguardano i seguenti commerci:
- Mercurio,
- Schiavi;
- Tabacco (manifatture);
Stati che avevano intrapreso precedentemente una simile politica sono l’Egitto dei mammelucchi, l’Egitto
ottomano, Venezia e l’Estado da India.
L’AFFERMAZIONE BRITANNICA
Come nel caso della Castiglia (Reconquista), l’ascesa coloniale britannica dipesa dal colonialismo
«interno» di quello che diventerà il Regno Unito e l’Irlanda. Le corone di Scozia e Inghilterra si
riunirono sotto Giacomo Stuart, re di Scozia (1566-1625) e di Inghilterra (1603-1625). L’Irlanda,
secondo Elliot, costituì il laboratorio per lo sviluppo di idee e tecniche per la creazione dell’impero
ultramarino, analogamente a quanto avvenuto alla Spagna con l’Andalusia. Il colonialismo inglese si
caratterizzò per lo stretto rapporto tra, COMMERCIO, SACCHEGGIO e COLONIZZAZIONE. La Guerra di
Corsa avviata dall’Inghilterra contro la Spagna costituì la premessa per l’avvio del colonialismo
britannico.
- 1572: i corsari Francis Drake e Jonh Hawkins attaccano per la prima volta Nombre de Dios;
- 1577-1580: Drake compie la circumnavigazione del globo partendo da Plymouth e doppiando Capo
Horn;
- 1586: Drake e Hawkins saccheggiano i porti di Santo Domingo e Cartagena de Indios. Qualche mese
dopo bombardarono il porto di Cadice;
- 1588: la Spagna reagisce con l’invincibile Armata, che fallisce l’invasione dell’Inghilterra (battaglia di
Gravelines);
[La seconda circumnavigazione della storia a opera di Fracis Drake (1577-1580)]
- 1595: Drake e Hawkins tornano ad attaccare Nombre de Dios, ma verranno catturati e muoiono a
Portobello;
- 1600: creazione della East India Company (EIC), o Compagnia Britannica delle Indie orientali, dotata
del monopolio sui traffici britannici;
- 1603: Giacomo di Scozia diventa re d’Inghilterra. La Guerra di Corsa diventa pura pirateria, o rapina
‘’privata’’;
- 1607: avviata la colonizzazione delle prime colonie della Virginia (già scoperta da Walter Releigh nel
1584), dei New England e delle isole caraibiche di S.Nitts, Nevis, Antigua, Barbados e Monserrate;
- 1642-1649: prima rivoluzione o guerra civile inglese, con decapitazione di Carlo I Stuart;
- 1649-1659: creazione della Repubblica del Commenwealth sotto la guida di Oliver Cromwell, leader
del Parlamento.
[N.B. : si ha la dittatura del parlamento inglese con Cromwell];
- 1654: accordi con il Portogallo per il commercio nei possedimenti lusitani;
- 1652-1654: I° conflitto anglo-olandese;
- 1665-1667: 2° conflitto anglo-olandese (concluso con la pace di Breda);
- 1664-1666: conquista inglese della Nuova Olanda. Fondazione di New York (1664), già Nuova
Amsterdam (1624);
- 1672-1674: 3° conflitto anglo-olandese;
- 1688: Gloriosa Rivoluzione Inglese, che dichiara decaduto il re Giacomo II Stuart;
- 1686-1690: conflitto tra EIC e l’impero Mughal, che si conclude con la sconfitta inglese
- 1690: la EIC fonda Calcutta e importa 35000 libbre di tè, che diventeranno 2milioni tra il 1713 e 1720;
- 1694: creazione della Banca d’Inghilterra;
- -1698: L’ Inghilterra è sotto pressione di gruppi di mercanti rivali della East India Company che richiedono l’apertura del commercio con le indie Orientali. Il Parlamento
permette la costruzione della ENGLISH COMPANY TRADING TO THE EAST INDIES. Tale compagnia si fonderà con la East India company nel 1708 sotto il nome di United
Company of Merchants of England trading to the east indies.
- 1703: accordi di Methuen tra Inghilterra e Portogallo. L’ Inghilterra godeva di un accesso preferenziale per le esportazioni di stoffa verso il Portogallo in cambio di
reciproche preferenze per le esportazioni di vino portoghese in Inghilterra, scambio reso immortale da Ricardo nella sua teoria dei costi comparati. FONDAZIONE DI
SAN PIETROBURGO IN RUSSIA , riflette l’apertura dell’Occidente di Pietro II il grande.
-1711: Guerra di Successione spagnola(dopo la salita al trono di Filippo V l’asientos de negros è assegnato alla compagnia francese Compagniee de guinee) Raid
francese su Rio de Janeiro nell’ambito dell’estesa guerra di corsa che i francesi mettono in atto nei Caraibi, apportando danni ad inglesi, olandesi e portoghesi.
- -1713: La East India Company importa oltre due milioni di libbre di tè. L’apertura al commercio dei porti cinesi favorisce il commercio del the, prima tra le merci cinesi
di esportazione
- 1714: pace di Rastadt, che pone termine alla guerra di successione spagnola e ratifica gli accordi di Utrecht contenente il privilegio della South Sea Company
(schiavi).
- -1720: Dopo il trattato di Utrecht il commercio britannico con l’America spagnola dovrebbe essere governato dai termini dell’asientos de negros e del navi de
permiso (permesso di accesso per una nava all’ anno con un carico massimo di 500 tonnellate di merci inglesi) privilegi riservati alla South sea Company ma
continua il contrabbando. Ne scaturisce una guerra non dichiarata tra inglesi e spagnoli nei Caraibi.
- -1763: Guerra dei sette anni rappresenta il trionfo decisivo della Gran Bretagna sulla Francia. L’ intera nuova Francia è ceduta ai britannici, che ricevono anche la
Florida dagli spagnoli , ottenendo il controllo del continente nord americano ad est del Mississippi, dalla baia di Hudson al Golfo del Messico. La Louisiana passa dalla
Francia alla Spagna, mentre Cuba e le Flippine vengono restituite alla Spagna. Le isole dei Caraibi vengono rese alla Francia, in gran parte a causa dell’influenza delle
lobby dei proprietari di piantagioni delle Indie Occidentali in Gran Bretagna, che vogliono mantenere la tutela delle proprie piantagioni di Barbados e Giamaica dai vizi
vigenti,più elevati per le importazioni di zucchero estero.
- -1773: Il Parlamento inglese approva il TEA ACT che riduce i dazi sul te importato nelle colonie americane riducendone il prezzo al consumo per favorire la EAST INDIA
COMPANY, ma lascia in vigore la tassa sul te introdotta nel 1767. Il provvedimento provoca proteste nel Boston Tea Party: i ribelli rovesciano in mare il carico di te delle
navi ancorate a Boston
- 1773 : Con il REGULATING ACT il Parlamento britannico sancisce il proprio controllo sulla East india company. Tale compagnia acquisisce i diritti di monopolio per
l’acquisto dell’oppio in Bengala. L’oppio viene poi venduto a Calcutta, che poi viene esportato a Canton, gettando le basi per la guerra dell’oppio dalla metà del XIX
secolo
- 1774: Coercive act che chiudono il porto di Boston fino a quando non vengano riparati i danni alla East company. Si riunisce a Filadelfia il primo congresso delle
colonie americane che impone il boicottaggio contro le merci britanniche.
- 1776 dichiarazione di indipendenza delle colonie.
LA TRATTA SCHIAVISTICA NELL’IMPERO SPAGNOLO

Le tre fasi:
1) Licenze, 1518-1595;
2) Asientos, 1595-1770;
- Portoghesi, 1595-1640;
- Altri vari asientos;
- Compagnia de Cocheu (Portogallo), 1695-1701;
- Compagnie de Guineè (Francia), 1701-1713;
- South Sea Company (Inghilterra), 1714-1744;
3) Libero commercio.
LA MANIFATTURA INGLESE
Il periodo del 1660-1776 è conosciuto come quello della «rivoluzione commerciale» (Davis), che si
caratterizza per il cambiamento profondo del commercio estero inglese, che prima dello scoppio della
guerra civile esportava per l’80% pannilani (panni-lana o lana grezza) diventando un paese esportatore di
prodotti finiti (tessuti), con le seguenti conseguenze:
• Aumento di domanda di materia prima (lana grezza);
• Estensione dei terreni destinati al pascolo;
• Spostamento delle manifatture dalle città alle campagne;
• Affermazione della produzione di new droperies, panni di lana meno pregiata esportati nel Nord Europa
e nel Mediterraneo.

LA POLITICA PROTEZIONISTICA (ATTI DI NAVIGAZIONE)


Gli atti di navigazione erano stati il provvedimento più importante del mercantilismo Inglese.
Restringevano alle sole navi inglesi o di proprietà coloniale il commercio tra l’Inghilterra e le colonie.
- 1651: divieto di sbarco nei porti inglesi alle imbarcazioni non britanniche;
- 1660: le navi inglesi dovevano avere il capitano inglese e una % dell’equipaggio composto da soli inglesi;
- 1663: Staple Act le colonie potevano acquistare solo nella madrepatria le merci di cui avevano
bisogno.
PROTEZIONISMO ED ESPANSIONISMO
• Crescita rilevante del tonnellaggio della flotta britannica;
• Aumento dell’occupazione per l’impiego in attività marittime;
• Espansione del mercato interno con prodotti provenienti dalle colonie venduti a prezzi più
bassi;
• Aumento dell’importanza di Londra come piazza finanziaria mondiale azioni quotate
della East India Company, fondata nel 1600 e della Royal Africa Company, fondata nel
1660;
• Aumento del commercio di riesportazione (tabacco, zucchero, seta e spezie).

APPUNTI:
MONOPSONIO situazione di mercato caratterizzata dall’accentramento della domanda
da parte di un solo soggetto economico e dall’impossibilità per altri acquirenti di entrare
sul mercato;
Il pepe era soggetto al monopsonio;
Prezzo reale prezzo al netto dell’infazione;
ASIENTO contratti finanziari  qualsiasi accordo stipulato tra il sovrano spagnolo ed un privato
cittadino. In seguito (tra la fine del XVI e il XVIII secolo) divenne sinonimo di contratto per
l’importazione di schiavi neri nelle colonie spagnole in condizioni di monopolio (asientos de negros);
Unione Iberica 1580-1640;
Stato de India, era lo Stato degli insiemi ultramarini dell’India;
Differenza tra ‘’corsari’’ e ‘’pirati’’:
Il CORSARO poteva rapinare solo le navi mercantili nemiche e potevano uccidere in combattimento,
poiché era incaricato dal governo, il re dava una ‘’lettera di corsa’’ al proprietario di un mercantile,
che durante il suo andar per mare poteva incappare in un attacco imprevisto, ma grazie alla lettera si
poteva difendere e poteva attaccare a sua volta. (erano legittimati dallo Stato Guerra di Corsa
hanno una ‘’patente’’);
Il PIRATA al contrario operava nell’illegalità, lasciava il mercantile dove lavorava e si dedicava ad
attaccare e affondare le navi che incontrava (non sono legittimati dallo Stato);
Il BUCANIERE è un’’tipo’’ di pirata;
Il vero business del 1650-1780 fu la tratta schiavistica, particolarmente nell’area della Guinea (inizi
‘700 fine ‘900);
Abbiamo il COMMERCIO TRIANGOLARE (affermazione britannica):
EUROPA-AFRICA-AMERICA
LE GUERRE ANGLO-OLANDESI
Dal 1650 gli olandesi erano emersi come leader nel commercio mondiale globale su tutti i mari e i commerci del
mondo. I mercanti olandesi potevano operare in condizioni di parità con la Spagna e nelle sue colonie, e furono
riconosciute tutte le loro acquisizioni in Asia, in Africa e nel Nuovo Mondo. La pace con la Spagna facilitò
l’espansione militare olandese nel Sud est asiatico, e con essa la creazione di efficienti monopoli sulle spezie delle
Molucche. Inoltre il calo dei noli e l’accresciuto vantaggio comparato nella produzione di pannilani potenziarono il
commercio nel Baltico, a spese dell’Inghilterra e delle città anseatiche, cosi come i loro scambi commerciali con
l’Italia e il Levante. Gli olandesi divennero più attivi nei Caraibi .Furono conseguenza dell’affermazione Olandese nel
commercio di riesportazione internazionale. A scatenarle fu la gelosia inglese alimentata per:
- La crescita dell’industria tessile fiamminga capace di trasformare i pannilani grezzi inglesi e rivenderli con un
ottimo valore aggiunto;
- La pesca delle aringhe nel Mar del Nord, il principale degli argomenti delle tesi del mercantilista inglese Thomas
MUN.
La metafora di MUN: «Le province Unite=bell’uccello di seducenti piume rese in prestito».

1° CONFLITTO ANGLO-OLANDESE, 1652-1654


Scoppio durante il periodo Commonwealth, con il motivo di impedire la pesca delle aringhe e l’adozione dei primi
atti di navigazione del 1651. Si protrasse fino alla pace di Westminster, che non esprimeva un vincitore. Nel
frattempo, la flotta inglese cresceva a dismisura potendo contare, già a termine del decennio, su di una dotazione
aggiuntiva di 200 navi rispetto a quelle preesistenti che consentì di bloccare le attività nei porti olandesi, facendo
crescere i prezzi dei prodotti più riesportati. Gli olandesi dispersero molte energie nella protezione delle diverse
flotte (Mar del Nord, Mar Baltico, Americhe, Batavia, Caraibi).
2° CONFLITTO ANGLO-OLANDESE, 1665-1667
Scoppiò per l’occupazione inglese di New Amsterdam (ribattezzata New York) e l’adozione degli atti di navigazione del
1660 e 1663. Lo Staple Act, nuovo codice mercantile di G.Dawing, era basato su:
- Introduzione del registro delle imbarcazioni, per individuare la provenienza (ai cittadini britannici era permesso usare
navi straniere, ma fino all’autosufficienza);
- Duplicazione del dazio d’importazione sul pesce.
Si concluse con la pace di Breda, che riconosceva importanti concessioni e interpretazioni degli atti a favore delle
Province Unite e lasciava New York, il New Jersey e Delaware agli inglesi. Dopo la conclusione della seconda guerra
anglo olandese, nel 1667 si ebbe una guerra commerciale tra Francia e Olanda. In Francia Colbert alzò le tariffe delle
esportazioni olandesi verso la Francia, per promuovere le nuove compagnie francesi delle Indie orientali ed occidentali.
le tariffe dei panni fini di lana e di lino vennero raddoppiate e quello dello zucchero raffinato aumentata del 50 % ,
mentre i dazi sull’olio di balena e il tabacco vennero quadruplicati e moltiplicati per sette. Gli olandesi per rappresaglia
vietarono l’importazione di brandy francese e aumentarono le tariffe su seta e lino, provocando l’innalzamento di
quelle francesi sulle aringhe e sulle importazioni di spezie.
3° CONFLITTO ANGLO-OLANDESE, 1672-1674
Scoppiò su istigazione della Francia, principale sbocco continentale delle esportazioni e riesportazioni olandesi;in
alleanza con l’Inghilterra. L’Olanda riuscì a respingere l’avanzata dell’esercito aprendo le dighe allagando il
territorio,mentre la Spagna e l’Austria intervenivano contro la Francia. Nel 1674 fu siglata una pace separata ( secondo
trattato di Westminster) tra le Province Unite, che riesce a tenere in stallo le navi inglesi e francesi. Il Trattato di Nimega
nel 1678 chiude la terza guerra anglo olandese tra Francia e Repubblica delle Province Unite, proseguita dopo il ritiro
dell’Inghilterra. Il trattato offre condizioni eccellenti alla Repubblica, compresa l’abrogazione delle tariffe di Colbert del
1667. La Francia ottiene il riconoscimento come potenza in Europa occidentale,settentrionale e centrale, confermata
da successivi trattati che pongono fine alle ostilità nel 1679.
IL COMMERCIO COLONIALE BRITANNICO
Il processo di espansione inglese iniziò con un colonialismo interno che assorbi la periferia celtica di gallesi, scozzesi e irlandesi di quello che doveva
infine diventare il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Le corone di Scozia e Inghilterra vennero unite da re Giacomo VI e gli stessi regni si fusero
con l’ atto di Unione del 1707. Tra il 1607 e il 1632 si ebbe lo sviluppo della colonizzazione britannica: Virginia e New England sulla terraferma, St.
Kitts, Antigua, Montserrante e Barbados nelle Indie Occidentali ( CARAIBI). ( nel 1600 creazione della East India Company, dotata del monopolio
del commercio inglese ad est del Capo di Buona Speranza e ad ovest nello Stretto di Magellano per un periodo di 15 anni). Nel 1651
approvazione dell’atto di navigazione da parte del Parlamento britannico rivolto contro la potenza olandese.
New England (Massachusetts, New Hampshire, Road Island e Comecticut):
• Esportazioni «mais, pellicce, zootecnica, pesca [balena e derivati], industria»
• Importazioni «melassa, zucchero, rum»
Il commercio era attivo anche con le isole spagnole e portoghesi di Madeira e delle Azzorre e comprendeva lo scambio di pesce e alimenti con vino
e sale.
Boston principale centro finanziario e punto di distribuzione.

Middle Colonies ( New York, Pennsylvania, New Jersey, Delaware):


• Esportazioni «grano, ferro, legname, potassa»
Equilibrate tra i territori delle colonie, Gran Bretagna e resto d’Europa. Philadelphia e New York i centri più importanti.

Upper South ( Maryland e Virginia):


• Esportazioni «grano, ferro, legname, tabacco [pianta infestante]»
La produzione del tabacco crebbe da 60mila libbre del 1629 a 50milioni del 1780. Costituiva il 75% delle esportazioni verso l’Inghilterra da dove era
riesportato per l’85%.

Lower South ( North e South Carolina e Georgia) [colonia della colonia]:


• Esportazioni «riso, indaco, pelli [cervo], resine, legname»
Si riprodusse il sistema di coltivazione su base schiavistica adottato nelle Barbados ma con la sostituzione dello zucchero con il riso.
IL COLONIALISMO FRANCESE
CARRATTERI DELL’ECONOMIA
La Francia visse una situazione di stasi (rallentamento) fino a metà del ‘600, dopo il 1660 la sua crescita
si fece più sostenuta. I contadini furono vessati dall’aumento del prelievo fiscale e costretti a cedere la
terra.
• L’agricoltura francese fu caratterizzata da un processo di concentrazione della proprietà fondiaria nelle
mani dei ricchi ceti borghesi delle grandi città;
• Il settore manifatturiero fece registrare lo sviluppo delle manifatture tessili per la lavorazione di lana e
seta;
• Nel corso del ‘600 si svilupparono la cantieristica e la siderurgia soprattutto per la produzione di
armamenti;
• Le manifatture per la lavorazione della lana a erano presenti nella Francia settentrionale (Normandia e
Bretagna) e fecero registrare una crescita sostenuta fino al 1630;
• Le manifatture laniere entrarono in crisi per il calo demografico a livello continentale, tornando a
crescere dopo il 1660 grazie il raddoppio del numero di aziende;
• Il settore serico si sviluppò soprattutto nella Francia meridionale, intorno a Lione, in particolare dopo il
1620;
• Dal 1660 crebbe la produzione di bene di lusso (seta, vetri, specchi), soprattutto su richiesta della
Corte Francese.
LE CONQUISTE: Canada e Nord America
• Inizi 1500: le prime esplorazioni del Nord America avviate con Giovanni da Verrazzano e
Jacques Cartier e viaggi di pescatori francesi in terranova;
• 1555-1562: i primi infruttuosi tentativi di fondare colonie, in Brasile, a Rio de Janeiro
(France Antarctique), e in Florida (Fort Caroline) per lo scarso interesse francese e per
reazione portoghese;
• 1605: fondazione di Port Royal nella colonia di Acadia (Canada), nella provincia della
Nuova Scozia;
• 1608: Samuel de Champlain fondò Quebec, che divenne la capitale dell’enorme «Nuova
Francia»;
• 1611: Samuel de Champlain stabilisce sull’isola di Montreal la prima postazione per il
commercio di pellicce;
• 1627: si avvia effettivamente la colonizzazione della Nuova Francia. La Compagnia della
Nuova Francia, fondata dal cardinale Richelieu, ottiene il monopolio regio per il
commercio di pellicce;
• 1642: fondazione Montreal, da parte di un gruppo di coloni reclutati dalla Sociète Notre-
Dame de Montreal, punto di raccolta di pellicce;
• 1660: guerra contro gli Irochesi, appoggiati dagli olandesi;
• 1663-1664: dissolta la Compagnia della Nuova Francia, sostituita dalla Compagnie
française des Indes Orientales, controllata dal re Luigi IV e dal primo ministro
Colbert, con l’obiettivo di contrastare il commercio olandese e inglese;
• 1673-1675: esplorazioni nella zona del Mississippi e dell’Illinais;
• 1718: fondazione di New Orleans;
• 1719: Campagnie française des Indies orientales, sull’orlo del fallimento,
confluisce nella Compagnie perpètuel des Indies;
• 1722: istituzione della provincia della Lousiana.
LE CONQUISTE: Antille e Centro America
• 1624-1625: insediamento nel Sud America, più o meno nell’attuale Guyana francese
e a Saint Kitts;
• 1635: fondazione di Guadalupa e Martinica, nelle Antille, Da parte della Compagnie
des îles d'Amérique;
• 1650: fondazione dell’isola di Santa Lucia;
• 1664: conquista di « Saint Dominique », cioè di parte dell’isola di Hispanida
comprensiva dell’attuale area di Haiti
LE CONQUISTE: Africa e Asia
• 1624: insediamento nel territorio dell’attuale Senegal, dove sono fondati i primi
empori commerciali;
• 1664: la Compagnie française des Indies orientales ha competenza anche sul
commercio con l’estremo Oriente, dove provvede ad un primo insediamento nell’île
de Bourbon (Reunione), vicino a Madagascar;
Nel decennio seguente furono fondate colonie in India (Chandernagar e Pondicherry).
APPUNTI:
Valore aggiunto è l’incremento di valore che subisce una merce grazie all’intervento dei
fattori produttivi (capitale e lavoro);
Il 3° conflitto anglo-olandese divenne un conflitto a tre (anglo-olandese-francese);
Il mercantilismo si svolge intorno a tre fattori:
EXPORT-IMPORT
1) Politica monopolistica (manifatture);
2) Politica delle tariffe (doganale);
3) Atti di navigazione.
1630-1660: periodo di guerre, crescita della pirateria, riduzione dei flussi generalizzata,
declino che favorirà l’applicazione delle politiche protezionistiche.
Domanda che potrebbe fare il Prof. Qual è la differenza tra mercantilismo inglese e
francese?
Per la Francia l’adozione degli atti di navigazione risulterebbero un ostacolo.

CONTINUO APPUNTI
COLBERT 1661-1683 Ci sono due problemi:
1)RISANAMENTO FINANZA PUBBLICA
-A) introduzione della tassa fondiaria «TAILLE» (tassa la proprietà);
-B) riduzione dei privilegi di Stato.
2)DEFICIT MANIFATTURE
-A) esenzioni fiscali per le manifatture;
-B) prestiti agevolati alle manifatture;
-C) ENQUêTE* (intendenze protette): vasta indagine sullo stato economico della Francia,
quasi censimento:
-D) favorire/stimolare la produzione dei beni di lusso.

*Intendenze (prefetti) a cui affida il compito di svolgere le indagini, sono a dipendenza


del governo.
Colbert creò un sistema burocratico istituzionale, l’obiettivo era quello di far crescere di
livello la produzione.
«RIVOLUZIONI FINANZIARIE E INDUSTRIALI»
FOCUS: IL PROCESSO DI UNIFICAZIONE TEDESCO
• 1834: Unificazione doganale;
• 1864: Unificazione monetaria;
• 1871: Abbandono del bimetallismo in favore del Gold Standard.

LE INNOVAZIONI FINANZIARIE
Tentativi di nazionalizzazione della moneta e della finanza.
UNIONI MONETARIE
• Unione monetaria tedesca (dal 1834);
• Unione monetaria Latina (1866-1927).
UNIONE MONETARIA LATINA (UML)
Firmato nel 1866 da Francia, Italia, Svizzera e Belgio (cui in seguito si affiancarono
molti altri stati tra cui la Grecia) con lo scopo di mantenere in vita il sistema
bimetallico (e di creare su tale base una valuta mondiale uniforme). Prevedeva
l’adozione di un sistema monetario standardizzato basato su un rapporto
argento/oro di 15,5:1 (sistema francese). I paesi firmatari si accordarono sulla
continuazione della coniazione argentea adottando la moneta da 5 franchi, ma per
il forte deprezzamento dell’argento sui mercati mondiali, nel quarto finale
dell’Ottocento, il sistema bimetallico fu compromesso dalla forte riduzione della
coniazione dell’argento. L’UML sopravvisse così solo formalmente, ma non di fatto,
fino agli anni Venti del 1900 (fu sciolta ufficialmente nel 1927).
La teoria quantitativa della moneta: i prezzi generali dei beni sono direttamente
proporzionali (se cresce l'uno, cresce l'altra e viceversa) alla quantità di moneta in
circolazione nel dato momento.
1871-1914: (prima guerra mondiale) fase ascendente del Gold S. classico (almeno per
quanto riguarda la Germania) o sterling standard.
1816-1819: convertibilità con la sterlina grazie all’Inghilterra. Dopo le guerre
napoleoniche si afferma il Gold Standard.
A seguito della conferenza di Genova del 1922 si dichiara la fine del gold standard.
Valore legale: ciò che è scritto, sostanzialmente, sulla moneta, ovvero, il valore legale che
lo stato attribuisce alla moneta. Si crea una contrapposizione tra valore legale e valore di
scambio (mercato)(N.B.: sono due cose diverse, poiché ogni stato adotta le proprie
politiche monetarie, quindi, il valore legale potrebbe essere diverso su un altro mercato).
Stampare carta moneta non è un vantaggio. Ricollegandoci alla teoria quantitativa, il
valore della moneta tenderà a variare con più facilità. Ho più interesse ad adottare il G.S.
( costi di produzione – valore di vendita).
Durante le guerre napoleoniche (1803-1815: 8 anni di guerre totali) gli inglesi hanno
impedito alle banche di convertire la cartamoneta in oro.
APPUNTI:
Data importante che può domandare 1703: fondazione di San Pietroburgo (centro più
importante della Russia) centro di interesse dello Zar, che decise di nominare San
Pietroburgo capitale.
1814: congresso di Vienna (Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo
di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo gli
sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Con
il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene definita come l'età della
Restaurazione in Europa che può considerarsi conclusa con i moti del 1830-1831).
BIMETALLISMO
ORO 1:15,5 metallo di riferimento ARGENTO Francia, Italia, Svizzera e Belgio
non solo nazionale ma internazionale. cercarono di mantenere il
sistema bimetallico.
Inghilterra e Germania, invece, puntarono sull’oro per ottenere una posizione stabile.
Teoria quantitativa aumento della moneta aumento dei prezzi
LE BANCHE CENTRALI: IL MODELLO INGLESE
La Banca d’Inghilterra diventa un modello per l’organizzazione del sistema bancario internazionale, per le seguenti specificità:
1) Unicità del sistema di emissione;
2) Forte specializzazione tra le istituzioni creditizie;
3) Cooperazione e integrazione funzionale;
4) Centralizzazione delle riserve bancarie;
5) Posizione di Londra come centro finanziario internazionale.
Alla crescita del ruolo attivo della Banca Centrale nell’economia, fece da contro contrai tare la crescita rilevante della City e
dell’industria finanziaria (con effetti sul breve periodo) sull’industria reale (più rischiosa).
LE BANCHE CENTRALI
Una banca centrale è un’istituzione pubblica responsabile della gestione della politica monetaria di uno stato con sistema
monetario comune. Alla banca centrale spetta il compito di regolare l’offerta di moneta di un sistema, emettere carta moneta
(regime di monopolio), supervisionare la politica monetaria, gestire la politica dei tassi di cambio, vigila sul sistema bancario,
regola il sistema creditizio e opera come prestatore di ultima istanza (lender of last resort)
Le banche si sono formate tra il XVII e il XIX secolo nella forma di banche di emissione. Esse erano istituzioni private con
scopo di lucro, create per supportare le esigenze finanziarie degli stati.
Elementi fondamentali nel sistema di finanziamento delle banche centrali e delle banche private sono:
• Le accettazioni bancarie (banche co-obbligate delle imprese);
• Il risconto cambiario;
• Le riserve frazionarie (obbligatorie) degli istituti di credito;
• Le operazioni di mercato aperto.
«I MODELLI BANCARI»
LA SPECIALIZZAZIONE BANCARIA
Prevedono diversi tipi di istituti di credito, con la distinzione tra banche di deposito (breve
termine) e le banche di investimento (lungo termine). Si afferma in Inghilterra, prima, e
negli USA poi. Il sistema entra in crisi, soprattutto negli USA, a seguito delle contrazioni del
1907 e del 1929.
LA BANCA UNIVERSALE
Offre una serie composita di servizi alle imprese, che vanno dal credito (a breve e lungo
termine), alle partecipazioni a sindacati, sottoscrizioni dirette e collocamento di titoli. Si
afferma soprattutto in Germania, ma anche in Francia, Belgio e più tardi in Italia ma prima
della crisi del 1929, quando fu pesantemente sanzionata in vari ordinamenti. In Germania
la Banca Universale operava su scala nazionale, mentre a livello regionale o locale la
Reichsbank (banca centrale) mediava i circuiti di alcune istituzioni creditizie, tra cui:
- Le LAND SHAFTEN (specializzate nel credito fondiario);
- Le SPAPKASSEN (casse di risparmio).
LE BANCHE CENTRALI
Tra queste ultime si è imposta, di recente, quella del QUANTITATIVE EASING, necessaria sia per il
salvataggio di alcuni istituti di credito statunitensi nel 2008, come per il sostegno dei titoli di stato di
alcune nazioni europee durante le ultime crisi finanziarie. La banca centrale poteva così adottare politiche
(variazioni del tasso di sconto) per regolare gli aggiustamenti o per rallentare gli effetti sulle condizioni
interne dell’economia e del proprio sistema finanziario.

LE PRIME BOLLE SPECULATIVE


FRANCIA
1716-1720: La riforma dello scozzese John Law, con l’emissione di carta moneta da parte del Banque
Gènèrale legata al collocamento di titoli di una compagnia commerciale (Compagnie du Mississipi);
1790-1796: Durante la Rivoluzione Francese sono emersi gli assegnati, titoli della rendita garantiti dai beni
confiscati alla Chiesa, che offrivano un interesse del 5%. Dal 1790, furono gradualmente trasformati in
carta-moneta, attraverso il corso forzoso e l’abolizione dell’interesse. Il volume crebbe da 400 milioni fino a
39 miliardi di lire tornesi del 1796, con conseguente deprezzamento del valore.
(ASSEGNATI= titoli di debito creati per fronteggiare la situazione finanziaria disastrosa in Francia durante la
Rivoluzione Francese insieme alla confisca dei beni ecclesiastici.
Dal 1790 gli assegnati vennero trasformati in carta moneta con il corso forzoso. La Francia rivoluzionaria
conobbe uno dei primi casi di iperinflazione, cioè di incremento del livello dei prezzi superiore al 50%
mensile)
INGHILTERRA
1720: La bolla della Compagnia dei Mari del Sud (South Sea Company), creata per ridurre il debito
pubblico e dotata del monopolio per il commercio con il Sudamerica. Tra i vari traffici accordati alla
compagnia quello degli schiavi, in base all’asiento sancito in seguito al trattato di Utrecht del 1713.
Il sistema finanziario inglese resse alla bolla speculativa, grazie anche al ruolo neutrale della Banca
d’Inghilterra e a un apparato statale più solido basato su:
- Monarchia costituzionale rappresentativa;
- Common Law;
- Rispetto dei diritti di proprietà.
IL DIBATTITO SUI DIRITTI DI PROPRIETA’
Si è affermata nella storiografia economica una tesi, proposta in particolare da North, sull’impatto
positivo che la Gloriosa Rivoluzione del 1688 ha avuto sui cambiamenti istituzionali inglesi,
provocando una forte riduzione del potere monarchico e dando avvio alla formazione di uno Stato
di diritto. Di recente, Acemoglu e Robinson hanno dato nuovo stimolo al dibattito, parlando del
ruolo delle istituzioni nel processo di cambiamento economico e delineando due tipi di istituzioni:
- Istituzioni inclusive (che spingono alla partecipazione di scelte collettive, come nel caso di
Australia, Canada, ect.);
- Istituzioni estrattive (es.: Spagna Imperiale).
SVILUPPO DEI MERCATI FINANZIARI
CLAUSOLA DELLA NAZIONE PIU’
FAVORITA
• Clausola di diritto internazionale che implica che gli Stati aderenti a un
trattato si impegnano a concedersi reciprocamente i vantaggi
accordati ( tariffe daziarie) che accorderanno a uno Stato terzo
«RIVOLUZIONI FINANZIARIE E INDUSTRIALI»

LA DENAZIONALIZZAZIONE DELLA MONETA


Nel corso dei secoli XIX e XX si assiste alla denazionalizzazione della moneta, con
perdita di ogni prerogativa statale per effetto di una serie di accordi sovranazionali
che riducono di fatto la sovranità monetaria di diversi stati. Tra questi, risultano:
• Gli accordi di Bretton Woods del 1944 (che hanno portato alla formazione di FMI
«Fondo Monetario Internazionale» e della BIRS «Banca internazionale per la
Ricostruzione e Sviluppo»;
• Il Washington Consensus del 1989 (elaborata dall'economista John Williamson
per descrivere un insieme di 10 direttive di politica economica abbastanza
specifiche che egli considerava come il pacchetto standard da destinare ai paesi in
via di sviluppo che si fossero trovati in crisi economica).
IL COMMERCIO E LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
FATTORI DI AVVIO DELLA RIVOLUZIONE INGLESE
In fase di avvio, lo stato inglese perseguiva ancora una politica mercantilistica, votata
al protezionismo e alle concessioni di monopoli. Nel corso dell’800, si assiste, però, a
un graduale cambiamento, che passa dai seguenti provvedimenti:
A) Riduzione dei privilegi accordati a imprese o gruppi di potere, come le cooperazioni
(abolizione dell’EIC «British East India Company» nel 1813);
B) Riduzione dei vincoli legati alla mobilità del lavoro;
C) Riduzione del protezionismo granaio (abolizione delle Corn Laws nel 1846);
D) Riduzione del protezionismo commerciale (eliminazione degli atti di navigazione
tra 1850 e 1854);
E) Istituzione dell’interesse legale (leggi anti-usura del 1854);
F) Abolizione delle Bubble Act (1825) creato per la bolla speculativa della South Sea
company, che dal 1720 impedivano la costituzione di società per azioni.
LA RIVOLUZIONE INGLESE FU RIVOLUZIONARIA?
Rostow (1960) identifica il periodo take-off o decollo industriale inglese tra 1783 e
1802. Le varie serie di Deane e Cole (1967), Crafts (1985), Crafts e Harley (1992) e
Cuenca Esteban (1994) evidenziano distinti andamenti del PIL inglese tra 1761 e
1830. La crescita di PIL è più contenuta nei primi anni, tra l’1,6 e il 2,6% annuo,
mentre dopo il 1800 supera il 3% annuo, ovvero il 4,4% secondo le stime di Deane
e Cole. Gli indici del PIL sono però influenzati dal diverso sviluppo dei settori. Quelli
più interessati alla rivoluzione furono essenzialmente i settori:
- Cotoniero (crescita media annua del 7%);
- Siderurgico (crescita media annua del ferro al 3% e del carbone al 2,5%);
- Gli altri settori crescevano in misura dell’1% annuo.
Nell’ambito delle manifatture le quote dei tessuti di cotone aumentarono, mentre
calarono le manifatture tradizionali come lana, lino e industria del cuoio.
LA ROTTURA DEL MODELLO MALTHUSIANO: LE EVIDENZE DI CLARKS
A inizio del XIX secolo si rompe la relazione tra salario reale e popolazione,
innescando una crescita parallela di entrambe le variabili con una svolta nel 1815
(grafico)
LA ROTTURA DEL MODELLO MALTHUSIANO: le evidenze di Allen
Il salario reale decresce nel corso del 600, per crescere nuovamente nel corso del
700, con una svolta intorno al 1870. (grafico pag 364)
L’INDUSTRIA TESSILE E IL PROGRESSO TECNOLOGICO
Lo sviluppo tecnologico è stato fondamentale per sfuggire alla trappola malthusiana. I calico e le mussole indiane erano state
importazioni redditizie verso l’Europa per le compagnie delle Indie Orientali inglese e olandese. Tali prodotti competevano con successo
contro i prodotti di lana
Lo sviluppo del tessile in Inghilterra si basò su due elementi:
1) Lo sviluppo delle coltivazioni del cotone e del fustagno (miscela tra lino e cotone: trovo i mercati con la tratta degli schiavi in Africa e
nelle società schiavistiche nel Nuovo Mondo) nel territorio del Lancashire ( tale clima era favorevole alla filatura del cotone anche
per la vicinanza del porto di Liverpool che faceva si che le forniture di cotone grezzo potessero essere portate a Smirne in Turchia e
nei Caraibi, Brasile e Nuovo Mondo) , con esenzione del fustagno dal divieto di produzione del puro cotone (1721 al 1774);
produzione laniera: protezione contro le importazioni di tessuti di cotone provenienti da India, Persia e Cina tramite imposizione
divieto.
La produzione di new drapieres era stata fondata dai rifugiati di Anversa fuggiti dopo la furia spagnola del 1576 e dopo la presa della
città da parte degli Asburgo nel 1585
Meccanizzazione di tintura e stampa : il candeggio del tessuto era ottenuto immergendolo in latte acido, passando poi all’acido solforico
e poi con l’uso del cloruro di calce
Nuove tecnologie della rivoluzione industriale : Carbone al di sotto della superficie terrestre e offerta di terra dal Nuovo Mondo
2) Innovazioni nelle operazioni di tessitura, filatura, tintura e stampa:
A. Spoletta volante di J.Kay (1735);
B. Spinning Jenny di J.Hargreaves (1764);
C. Filatoio idraulico di R.Arkwright (1769);
D. Mule-Jenny di S.Crampton (1779);
E. Il telaio meccanico di E.Cartwright (1785);
F. Macchina sgranatrice di E.Whitney (1794);
G. Filatoio meccanico di R.Roberts (1825-1830).
CAMBIAMENTI STRUTTURALI DELLA PRODUZIONE INGLESE
• La quota degli addetti maschi occupati nel settore agricolo passarono dal 61% del 1700 al 29% del 1841;
• I tessuti di cotone rappresentavano nel 1752-1754 solo l’1,3% delle esportazioni totali inglesi, contro il
61,9% dei pannilani;
• Nel primo decennio dell’800 i prodotti cotonieri rappresentavano oltre il 40% delle esportazioni inglesi,
contro il 20%di quella dei prodotti di lana;
• Rottura del modello malthusiano (la popolazione cresceva insieme al tenore di vita – aumento del salario
reale). La grande conquista della rivoluzione industriale fu permettere una massiccia espansione della
popolazione senza alcun calo del tenore di vita, suggerendo che i vecchi vincoli malthusiani erano in
corso di superamento.
LA ROTTURA DEL MODELLO MALTHUSIANO: INDICE DI CRAFTS E HARLEY
Le evidenze di Crafts e Harley(1992) e Mitche (1988)
Le importazioni del cotone grezzo crebbero incessantemente in particolare dal 1780 stimolando l’aumento
della produzione industriale, in particolare dal 1820. (grafico pag 369). Tale accelerazione coincise con la
fine delle guerre napoleoniche contro la Francia. Il passaggio dalla Guerra alla Pace offre una spiegazione
per la tempistica di questa accelerazione.
Livelli di industrializzazione: Stime di Paul Bairoch tra il 1750 e il 1813 : Belgio, Svizzera e Francia furono
emulatori della GB ma la loro industrializzazione restò inferiore ad essa. Mentre la Cina e l’India si de
industrializzarono.
Il commercio durante la Rivoluzione
industriale
• Ralph Davis (1979) : esportazione di prodotti cotonieri aumentarono in ogni
decennio degli anni Ottanta del Settecento alla metà dell’ Ottocento, con
l’eccezione negli anni venti (12 milioni nel 1854-56)
Confronto tra mercati vecchi e nuovi ( Asia medio Oriente, Africa, America Latina
e Australia) : le vendite dei nuovi mercati aumentarono a 19 milioni nel 1854-
56.
La crescita dell’industria cotoniera in Europa si basava sulla sostituzione delle
importazioni di cotone britannici con importazioni di filati di cotone britannici
La GB : produttrice mondiale di ghisa
La GB divenne il fulcro o punto di raccolta per la grande quantità di prodotti
primari o semilavorati che l’industrializzazione europea stava richiedendo
LA RIVOLUZIONE INGLESE FU RIVOLUZIONARIA?
Cambiamenti strutturali nell’import/export britannico:
• Zucchero ( Caraibi, Mauritius e India) , Cotone e Tè divennero i principali prodotti importati;
• Il cotone provenne inizialmente dai Caraibi, poi dagli USA e Brasile;
• Il principale competitor inglese nel settore tessile e del cotone era l’India, che andò incontro
a una sorta di de-industrializzazione;
• Le importazioni crebbero per effetto delle riesportazioni, sotto forma di prodotti finiti e
raffinati e della crescita del consumo interno (tra 1784 e 1856 la popolazione passò da 9 a 21
milioni);
• La quota delle riesportazioni sulle esportazioni scese dal 24 al 17% tra 1794-96 e 1854-56.
Pur tuttavia, le riesportazioni in valore assoluto triplicarono;
• Lo sviluppo del commercio di riesportazione, nonostante la perdita delle colonie, di prodotti
semilavorati richiesti dall’industria europea si fece incessante;
Nuovo vantaggio comparato: la Gran Bretagna divenne il centro di distribuzione più
importante delle materie prime e semilavorati, provenienti da tutto il mondo, compresa dai
paesi dell’America Latina. Nel 1815 il 44% delle importazioni USA provenivano dalla Gran
Bretagna.
INDUSTRIALIZZAZIONE INGLESE: IL PESO DELL’INDUSTRIA DEL COTONE
CONSEGUENZE:
1) Crescita costante delle esportazioni cotoniere.
TASSI DI CRESCITA DEI VOLUMI ESPORTATI:
- 39% nel 1816-1825;
- 84% nel 1826-1835;
- 71% nel 1836-1845;
- 68% nel 1846-1855;
PERCENTUALE DEI PRODOTTI COTONIERI SULLE ESPORTAZIONI:
- 6% del 1784-1786;
- 42% del 1804-1806;
- 48% del 1834-1836;
- 34% del 1854-1856;
(flessione compensata dalla crescita dei prodotti metallurgici).
TESI SULL’INDUSTRIALIZZAZIONE INGLESE
1) Rapporto stretto tra capitalismo e schiavitù (Williams, 1960).
Considera i grandi profitti della schiavitù una chiave del finanziamento della rivoluzione industriale inglese, in
particolare per gli investimenti effettuati nel settore tessile e metallurgico. Elementi a supporto: le dichiarazioni di
alcuni schiavisti.
CONFERME EMPIRICHE:
• La tratta atlantica degli schiavi fu bandita nel 1807 (non era più necessario importarli dall’Africa ma produrli
all’interno degli USA);
• Curtin (1975) ed Eltis e Jennings (1988) hanno di recente confermato, con le loro rivelazioni quanto fosse redditizia
la tratta;
• Il 17% degli 11 milioni di schiavi furono trasferiti durante la fase «eroica» della prima rivoluzione industriale;
• La manodopera africana fu importante quanto il tessile per lo sviluppo delle coltivazioni di cotone, tabacco, riso e
zucchero.
2) Inventiva interna e progresso tecnologico.
Le innovazioni nel campo tessile, prima, e nei settori dei trasporti (ferrovia e navigazione) contribuirono alla
riduzione, nel lungo termine di costi di produzione dell’industria britannica, rendendola più competitiva sul piano del
commercio internazionale. Il rapido sviluppo della conoscenza fu possibile, secondo alcuni, grazie all’affermazione
dell’illuminismo e alla Gloriosa Rivoluzione del 1688.
PUNTI DI DEBOLEZZA:
L’illuminismo si affermò in tutta Europa e la Gloriosa Rivoluzione incise solo sul maggiore rispetto dei diritti di
proprietà e sul potere di Governo e Monarchia
3) Il commercio internazionale, ragione per la rivoluzione.
Lo sviluppo del commercio consentì la riduzione dei costi di produzione e la
competitività del sistema produttivo britannico.
CONFERME EMPIRICHE:
Affermazione sui mari della Royal Navi (marina militare britannica) permise
l’espansione delle aree commerciali della Gran Bretagna a discapito dell’Olanda e
poi alla Francia. Negli anni di maggiore espansione, le spese militari dell’impero
britannico assorbivano l’83% della spesa pubblica. L’80% delle spese militari erano
assorbite dalla marina inglese, con l’effetto di accrescere l’indebitamento pubblico
e un’alta tassazione regressiva, (O’Brein, 1993).
Rivoluzioni industriali (approfondimento)
• La prima rivoluzione industriale si originò in Inghilterra tra Settecento e Ottocento. Fu l’età del carbone,del
ferro e della macchina a vapore caratterizzata da innovazioni tecniche applicate ai settori dell’energia, della
siderurgia e dell’industria tessile
• Findlay o Rourke la descrive come un ondata di gadget tecnologici che invase la Gran Bretagna dopo il 1760
• Le innovazioni avvennero secondo un processo trial and error : le macroinvenzioni furono colpi di genio e
le microinvenzioni furono innovazioni incrementali volte a migliora le tecniche e le invenzioni già esistenti
• La Seconda rivoluzione industriale è definita come avvento di nuove industrie basato si imponenti
progressi nella chimica e nell’elettricità e su una fonte di energia mobile: il motore a combustione interna
• Mutamenti nella produzione e del lavoro : taylorismo e sviluppo economico degli Stati Uniti :catena di
montaggio
• Dagli anni ottanta del Novecento, molti analisti affermano che sia in corso una terza rivoluzione industriale
• Anni 70 del XX secolo la terza rivoluzione industriale : anche se Rostow colloca a tale data la quarta
rivoluzione, individuando come terza quella dell’acciaio.
• Mutamenti nel settore energetico: Terza rivoluzione industriale
APPUNTI:
Domanda che può fare il prof.:
Perché l’afflusso di oro fa aumentare i prezzi?
1944: due istituzione con gli accordi di Bretton Woods: FMI (Fondo Monetario
Internazionale) e BIRS (Banca Internazionale per la Ricostruzione e Sviluppo).
Anche le banche private iniziano ad emettere carta-moneta.
Ci sono 2 operazioni di credito (specializzazione):

breve termine lungo termine


«COMMERCIO MONDIALE TRA 1780 E 1914»
SHOCK DEL SISTEMA INTERNAZIONALE NEL XIX SECOLO (1815-1914)
• Prima rivoluzione industriale;
• Conflitto su scala mondiale che perturbò il commercio
• Effetti della rivoluzione americana;
• Abolizione della tratta degli schiavi africani nel 1807 da parte del governo britannico
CONFLITTO SU SCALA MONDIALE
• 1792: La Francia dichiara guerra a Prussia e Austria;
• 1793: La Francia dichiara guerra alla Gran Bretagna imponendo un blocco in Francia alle importazioni di merci
britanniche; nel frattempo la GB poneva il blocco alla costa francese: impedire al nemico di appropriarsi di metalli
preziosi attraverso le esportazioni
• 1800: Formazione della Lega dei Neutri tra Prussia, Russia, Svezia e Danimarca; i britannici risposero con il divieto di
commerciale con la Lega con :
• 1801: Attacco inglese a Copenaghen e scioglimento della Lega dei Neutri; Il risultato fu un aumento delle riesportazioni
americane in quanto trasportavano le merci coloniali francesi in Francia.
• 1802: Trattato di Amiens tra Inghilterra e Francia trattato breve di pace e ripresa ostilità nel 1803 e dopo nel 1814-1815
• 1805: Tentativi di Napoleone di minare al settore manifatturiero britannico Sconfitta francese a Trafalgar contro la
marina inglese (Royal Navy). Vittoria francese su Austria e Russia;
• 1806: Vittoria francese contro la Prussia e decreto di Berlino che istituisce il «Blocco Continentale» contro le importazioni
di merci britanniche (sequestrate) e vieta lo sbarco di navi britanniche o provenienti dalle colonie britanniche;
• 1807: Annessione francese del Portogallo.
GUERRA E PROTEZIONISMO
• 1806-1810: Estensione del Blocco Continentale a tutti gli stati satelliti (Spagna, Regno di Napoli, Olanda),
alleati (Austria, Prussia, Russia, Danimarca, Svezia) o annessi (Portogallo);
• 1807: Emanazione delle ‘’Orders in Council’’ da parte della Gran Bretagna, con misure protezionistiche
analoghe a quelle francesi che rendono possibile il sequestro delle navi neutrali che trasportavano merci
provenienti dalle colonie nemiche nelle rispettive metropoli. Le navi neutrali americane dovevano fare scalo
nei porti britannici se volevano portare merci dalle colonie francesi alla Francia.
I blocchi o sequestri francesi e inglesi riguardavano tutte le merci importate e furono progressivamente estesi a
quelli provenienti da paesi neutrali ma transitati in parti di stati nemici. Il divieto si estese allo sbarco di navi
USA (blocco antitetico a quello della seconda guerra mondiale);
• 1809-1810: Gli USA, sotto il Presidente Jefferson, replicarono con l’Embargo Act del 1809 e il Non-intercourse
Act del 1810, con i quali si vietarono i traffici con la Gran Bretagna, Francia e le rispettive colonie;
• 1810 (dicembre): La Russia ruppe il Blocco Continentale, aprendo i porti a navi degli stati neutrali e
obbligando Napoleone all’invasione, che si concluse con le disastrose sconfitte del 1812 e del 1813 (a Lipsia);
• 1814: Invasione della Francia, abdicazione di Napoleone e abrogazione del Blocco Continentale, che già aveva
cessato i suoi effetti dall’estate del 1813;
• 1814-1815: Congresso di Vienna, che segna l’inizio della restaurazione e il tentativo di ripristino dell’Ancien
Regime;
• 1815: Sconfitta di Napoleone a Waterloo (Belgio) dopo l’esilio all’isola d’Elba.
CONSEGUENZE DI BREVE PERIODO DELLE GUERRE E DEI BLOCCHI, 1807-1814
1) Aumento di contrabbando e corruzione di funzionari pubblici. Stime non disponibili;
2) Riduzione del commercio legale
Import USA: oltre il 50%; Francia: oltre il 50%; Gran Bretagna: non significativa;
Export USA: oltre 1/3; Francia: non disponibili; Gran Bretagna: non significativa;
3) Aumento dei prezzi dei prodotti coloniali (salvo che per la Gran Bretagna)
Pepe/Grano Francia: +216%; Olanda: +120%; Gran Bretagna: -8%;
Cotone grezzo/Grano Francia: +115%; Olanda: +11,5%; Gran Bretagna: -26%;
Zucchero/Grano Francia: +195%; Olanda: +165%; Prussia: +143%; GB: -3%.
4) Riduzione dei prezzi degli schiavi africani (dopo il 1807). I prezzi crebbero fino al 1807
riducendosi e stabilendosi nel decennio;
5) Perdita di benessere/ Riduzione PIL
USA: -4/5%; Francia: -2/3%; Gran Bretagna: -1/2%.
La GB ha dati bassi perché si apre al commercio internazionale e non a politiche
protezionistiche
FOCUS SUI PREZZI DELLA FRANCIA
L’impatto della guerra e della politica dei blocchi fu negativo più per la Francia, che le
promosse, che per la Gran Bretagna.
L’errore di Napoleone: nel 1810 autorizzò esportazioni alimentari verso la Gran Bretagna,
colpita da un cattivo raccolto.[asimmetria con le Guerre Mondiali]
I dati disponibili sul volume degli scambi commerciali indicano che le importazioni
francesi furono fortemente ridotte durante il periodo dell’Embargo Act, e che tanto le
esportazioni quanto le importazioni degli Stati Uniti diminuirono drasticamente durante
il 1814
I prezzi in Europa e nelle Americhe aumentarono durante i blocchi. Nel caso dell’Europa
lo scambio di prodotti manifatturieri britannici in cambio di cibo e materie prime fu
interrotto, portando a un aumento del prezzo relativo in GB e dei prodotti tessili in
Francia. Il prezzo del pepe triplicò in Francia nel periodo 1807-1814, con aumenti simili
delle merci americane come cotone grezzo e zucchero.
I dati del grafico 4.1 sul prezzo delle importazioni rispetto alle esportazioni vede un netto
peggioramento negli Stati Uniti nel 1814 e un peggioramento in Francia tra il 1807 e il
1814.
CONSEGUENZE DI LUNGO PERIODO
DELLE GUERRE E DEI BLOCCHI 1807-
1814
LE CORN LAWS (1815-1846)
Misura protezionistica introdotta in Inghilterra nel 1815 per proteggere i proprietari terrieri dai
prezzi più competitivi dei cereali provenienti dalle ex colonie britanniche e dall’Europa continentale,
per effetto delle guerre napoleoniche. Il governo inglese accordò una preferenza al grano importato
dal Canada, che avrebbe in parte sostituito quello delle ex colonie. Costituivano un possente
strumento di potere dell’aristocrazia terriera britannica, che consentiva di adeguare, attraverso il
meccanismo della «scala mobile», le tariffe dei cereali importati al livello del prezzo interno.
Dibattito sull’abrogazione
Coinvolse su fronti opposti il Partito Conservatore e quello Whig, che, seguendo le teorie di David
Ricardo (in particolare, quella dei rendimenti crescenti), riteneva una diminuzione del prezzo dei
cereali la condizione necessaria per una riduzione dei salari reali e per l’aumento dei profitti. Il
dibattito subì una brusca accelerazione in seguito alla carestia irlandese del 1845, che pose il
Parlamento inglese di fronte alla scelta se continuare la politica protezionistica oppure lasciar
morire di fame la popolazione irlandese, che, invece, avrebbe potuto acquistare
CONSEGUENZE DI LUNGO PERIODO
DELLE GUERRE E DEI BLOCCHI
1807-1814
• 1) (1Crescita dei gruppi di pressione protezionistici: Adozione delle Corn laws (1815-46) su spinta dei proprietari
terrieri. Negli USA la politica tariffaria ridusse le importazioni di tessuti indiani
• 2) Sviluppo del tessile francese e statunitense: Nonostante l’aumento del cotone grezzo, il tessile francese e
statunitense crebbe anche per assenza della concorrenza inglese. Quantuplicò la produzione di filati in Francia nella
parte settentrionale, in Belgio e in Sassonia
• 3) Sviluppo della Barbabietola da zucchero (grazie ai sussidi governativi) : La penuria da zucchero spinse a
sostenere le coltivazioni della barbietola. La produzione europea dello zucchero crebbe del 60% tra il 1860 e 1900,
anche grazie alla crescita del consumo. Nel 1902 la Convezione di Bruxelles portò ad eliminare i sussidi
• 4)Indipendenza dell’America Latina: l’occupazione napoleonica di Spagna e Portogallo (1808-1814) favori le guerre
di indipendenza di Messico, Venezuela, Perù, Ecuador, Bolivia, Argentina, Brasile. La Spagna restò solo con Cuba e
Portorico
• 5) Scioglimento delle campagne delle indie orientali: fine del monopsonio della VOC e delle EIC:
A seguito della quarta guerra anglo-olandese (1780-4) e l’invasione francese dell’Olanda del 1795, il regime della
Repubblica di Batavia prese il controllo della VOC che fu sciolta nel 1799. Nel 1806 il governo olandese dichiara il
libero scambio con l’ Asia. Nel 1813, l’EIC perde il monopolio sul commercio indiano.
6) Fine del mercantilismo e inizio del multilateralismo
LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI
Fattori della globalizzazione del XIX secolo:
• Imperialismo di Gran Bretagna, Francia, Russia e USA
[nel caso degli USA interno ed esterno];
• Costruzione di infrastrutture (porti, strade e canali)
• [apertura del canale di Suez, nel 1869, consentì la riduzione della navigazione
dall’Europa all’Asia di 4000 miglia marine];
• Lo sviluppo del piroscafo a vapore, dell’elica e del motore composto.

Per effetto delle innovazioni del XIX secolo furono possibili le riduzioni di:
- Tempi di navigazione, anche del 70% tra il 1840-1910;
- Costi dei noli, anche del 50%, tra il 1878 e 1913.
- (APPUNTO: L’Australia è vista più attrattiva per il trasporto di persone grazie al canale di
Suez : i fattori che hanno spinto all’emigrazione in Australia sono Grande depressione e
politiche migratorie)
IMPERIALISMO NEL XIX SECOLO
CARATTERI (MILITARI E GEOPOLITICI)
Si caratterizza per la diffusione dell’imperialismo formale (con controllo politico) e
informale, ed essenzialmente per due aspetti:
- Decadenza dell’Impero Ottomano a favore di Gran Bretagna e Francia (Nord
Africa), di Russia (Balcani) e Grecia (indipendente dal 1832);
- Aumento della superficie europea in Asia e Africa
[37% nel 1800, 67% nel 1878, 84% nel 1914].
FASI DELL’ESPANSIONE (SECONDO HEADRICK)
- Penetrazione;
- Conquista;
- Incorporazione nell’economia mondiale attraverso infrastrutture (trasporti e
comunicazione) e libero scambio.
IMPERIALISMO BRITANNICO NEL
XIX SECOLO
IMPERIALISMO BRITANNICO NEL XIX SECOLO
Espansione in Asia
Cambiamenti di funzione della EIC (East India Company):
Da titolare dei monopoli sul commercio indiano fino al 1813, diventa il braccio armato e
politico britannico in Asia, portando a segno una serie di conquiste di territori, tra cui
quelli di India (1813-1820), Singapore (1819), Malacca (1824), Birmania (1826-1852), e
Malesia britannica (seconda metà dell’800).
Guerre dell’oppio (1839-1842 e 1856-1860) contro la Cina, che portano all’apertura dei
commerci e all’occupazione britannica di alcuni porti, tra cui Hong Kong (1842)
Espansione in Africa
Influenza economica sull’Egitto, già conteso dalla Francia durante il periodo napoleonico, e
istituzione di un protettorato nel 1882.
GUERRE DELL’OPPIO
• Nel 1833 la East india Company perde il suo residuo monopolio sul commercio con la Cina in
seguito alle pressioni interne a favore di una liberalizzazione del commercio di tessuti e di
oppio
• 1839-1842: Prima guerra dell’oppio scaturita dalla decisione della Cina dei Qing di chiudere i
porti al Regno Unito a causa del contrabbando di oppio il cui commercio, essenziale per
l’equilibrio della bilancia commerciale britannica, viene proibito. La guerra si chiude con il
trattato di Nanchino. Tale trattato cede al Regno Unito Hong Kong, apre al libero scambio 5
porti cinesi tra cui Shangai e, abolendo il sistema di regolazione del commercio internazionale
basato sul sistema di Canton, istituisce una bassa tariffa doganale fissa del 5 %
• 1856-1860: Seconda guerra all’oppio tra Cina,Regno Unito, Francia.Il pretesto arriva quando i
Cinesi abbordano una nave britannica, la Arrow. La Francia interviene al fianco del Regno
Unito. Dopo la sconfitta della Cina, il trattato di Tientsin che chiude il conflitto apre il fiume
Yangize e nuovi porti cinesi al commercio internazionale e legalizza il traffico dell’oppio. La
convenzione di Pechino del 1860 pone fine alla seconda guerra dell’oppio.
IMPERIALISMO STATUNITENSE NEL XIX SECOLO
Espansione interna
Gran parte dell’espansione verso occidente si realizzò attraverso la conquista di terre a
scapito dei nativi e del Messico, e l’acquisto dei seguenti territori:
- Lousiana (1803) dalla Francia, per 15 milioni di dollari;
- Florida (1819) dalla Spagna, pe 5 milioni di dollari;
- Alaska (1867) dalla Russia, per 17 milioni di dollari.
La guerra contro il Messico (1846-1848) fruttò i territori di Arizona, New Mexico, Utah,
Colorado, Nevada e California (Alta California), oltre alla spontanea annessione della
Repubblica del Texas, indipendente dal 1836.
Espansione esterna
Guerra ispano-americana del 1898, che portò alle acquisizioni di Cuba, Porto Rico, Filippine
e Guam, e annessione delle Hawaii, le isole dello zucchero erano state utilizzate per
sviluppare un industria dello zucchero. Nel 1900, acquistarono i diritti per 99 anni sul
canale di Panama.
MULTILATERALISMO VS BILATERALISMO
Il mercantilismo e il primo colonialismo di età moderna furono superati dal
multilateralismo degli scambi, che si affermò a discapito del bilateralismo.
PROTEZIONISMO VS LIBERISMO
Nel corso della seconda metà dell’800 e fino agli anni ‘70 si assiste a un’apertura al
liberismo economico, o politica di libero scambio, da parte dei paesi europei.
La Grande Depressione del XIX secolo (1873-1895), fu l’effetto principalmente del
processo di globalizzazione e della riduzione costante dei costi di trasporto, innesca un
ritorno vigoroso al protezionismo, in particolare da parte degli stati europei e dell’America
Latina, attraverso la politica delle tariffe. Le tappe fondamentali dell’apertura al libero
commercio furono:
- L’abolizione delle Corn Laws (1846);
- Il trattato di Cobden-Chevalier (1860), che introduce la Clausola o Principio N.P.F.
(Nazioni Più Favorite) tra Gran Bretagna e Francia (aboliva tutti i divieti di importazione
francese e i dazi sull’esportazioni di carbone, e ridusse le tariffe sul vino della Gran
Bretagna). Il principio delle N.P.F. si affermerà nei successivi accordi assunti dal W.T.O.
(World Trade Organization).
EFFETTI DEL LIBERISMO ECONOMICO E DELLA GLOBALIZZAZIONE:
- Multilateralismo negli scambi;
- Integrazione dei mercati;
- Convergenza dei prezzi (grano, spezie, cotone, riso, seta, tè, ect.);
- Diffusione del Gold Standard;
- Grandi migrazioni.
APPUNTI:
Intermezzi diretti (operazioni di mercato aperto);
ASSEGNATI – IPERINFLAZIONE: Durante la Rivoluzione francese l’Assemblea nazionale si trovò a dover
fronteggiare una situazione finanziaria disastrosa le entrate fiscali erano ben al di sotto delle esigenze di
spesa e non si poteva fare ulteriore affidamento sulle anticipazioni della Cassa di Sconto (creata da Turgot
nel 1776) ormai in profonda crisi di liquidità. L’Assemblea intervenne con due provvedimenti correlati:
- La confisca dei beni ecclesiastici, che furono trasformati in beni nazionali e messi in vendita;
- La creazione di titoli di debito (chiamati ASSEGNATI), per un totale di 400 milioni di lire tornesi.
Quindi, in pratica, i beni ecclesiastici confiscati garantivano gli assegnati (titoli di debito). Dal 1790, gli
assegnati, furono trasformati in carta-moneta con il corso forzoso, l’abolizione dell’interesse e la
moltiplicazione dei tagli. Per far fronte alle spese del governo, le immissioni iniziarono a crescere
vertiginosamente, ne seguì una progressiva e inarrestabile perdita di valore. Al deprezzamento del titolo si
accompagnò un movimento vertiginoso dei prezzi verso l’alto che neanche la ‘’legge del maximum’’ varata
dal Terrore, riuscì ad arrestare. Il successivo tentativo, del Direttorio, di sostituire gli assegnati con titoli
analoghi rivalutati, detti mandati territoriali, comportò la completa perdita di fiducia del pubblico nella
moneta cartacea. La smonetizzazione nel 1797 segnò la bancarotta definitiva del governo rivoluzionario. La
Francia rivoluzionaria fu uno dei primi casi di iperinflazione cioè di incremento del livello dei prezzi superiori
al 50% mensile.

CONTINUO APPUNTI 
 EVERSIONE: sono eliminati tutti i privilegi della nobiltà. Nei momenti difficili la Chiesa rappresentava
una sorta di garanzia per lo Stato.
 I portoghesi si focalizzarono, essenzialmente, sulla conquista delle spezie a differenza della Spagna
che improntarono la loro conquista sulla colonizzazione.
 1783-1802: Rostow identifica il periodo Take Off o Decollo Industriale inglese.
 La Rivoluzione inglese fu rivoluzionaria? Si, poiché ci fu una crescita spalmata prima del 1800 e dopo
il 1800.
 USURA: prestare denaro + interessi.
 L’Inghilterra si avvia verso una riduzione del protezionismo (con l’abolizione delle loro Corn Laws).
 «SCALA MOBILE», (verso gli anni ‘70) consentiva di aumentare il salario in base all’incremento
dell’ISTAT. Il meccanismo della scala mobile fu considerata una misura inflazionistica e per questo
motivo fu rimossa.
 Rivoluzione demografica del ‘700 (una delle conseguenze fu l’aumento della domanda). Incremento
demografico della popolazione inglese:
a) Riesportazioni;
b) Consumo interno.

CONTINUO APPUNTI
 Belle Époque (1880-1913) fa riferimento, anche, alla Grande Depressione dell’800 (1873-
1895/6) dove ci fu una continua crescita del livello dei prezzi (a livello internazionale). A
seguito di questa depressione vi fu un abbassamento dei prezzi (a livello internazionale).
GLOBALIZZAZIONE  DEPRESSIONE
Quindi, nella Grande Depressione tutto inizia con l’intaccare le condizioni di vantaggio.
 MONOPSONIO: monopolio della domanda.
 I fattori di sviluppo che condizionarono l’espansione furono:
- La Grande Depressione;
- Politiche migratorie (politiche a favore dell’immigrazione).
 1860: Abolizione delle discriminazioni doganali con l’introduzione della Clausola (o
principio) della N.P.F. (Nazione Più Favorita) in modo da equiparare la tassazione dei prodotti
importati utilizzando le condizioni della N.P.F. In questo modo ci dovrà essere un’adeguazione
delle tassazioni tariffarie (per tutti).
In questo ultimo periodo la Gran Bretagna fu favorevole al libero scambio.
 Attraverso l’integrazione dei mercati con l’abbattimento delle barriere si creano delle aree
comuni di scambio, stimolando la competitività. Una conseguenza dell’integrazione dei
mercati è la convergenza dei prezzi.
IMPERIALISMO BRITANNICO NEL XIX SECOLO
ANNESSIONE ED ESTENSIONE BRITANNICA DELLO STATO DI HONG KONG
Effetti dei trattati di Nanchino (1842) e Pechino (1860): e della seconda convenzione di
Pechino (1898): l’affitto di 99 anni di Hong Kong
La nuova guerra dell’oppio (2001-2016); il boom della produzione afgana.
RIVOLUZIONI INDUSTRIALI E CICLI ECONOMICI
I cicli di Kondratiev: movimento dei prezzi, 1789-1940. (grafico)
Fase a) Crescita dei prezzi, della produzione e dei tassi d’interesse;
Fase b) Ribasso dei prezzi, della produzione e dei tassi d’interesse.
1) 1789-1814: Prima Rivoluzione Industriale;
2) 1815-1848: dalle restaurazioni alle rivoluzioni del 1848;
3) 1850-1870: Trionfo del libero mercato e della ferrovia;
4) 1873-1895: Grande Depressione (innescata dalla globalizzazione); riduzione dei prezzi
5) 1896-1920: Effetto della seconda Rivoluzione Industriale;
6) 1921-1929: Depressione che porta alla crisi del ‘29 e alla seconda guerra mondiale.
LA GRANDE DEPRESSIONE, 1873-1895/6
CARATTERI TIPICI
• Passaggio dalla «fase britannica» dell’industrializzazione a quella di altri stati europei e del Nuovo Mondo;
• Affermazione del Gold Standard. Tuttavia, l’aumento della richiesta di moneta non fu compensata da
un’adeguata produzione aurifera;
• Affermazione di USA e Germania sul piano industriale;
• Una riduzione dei costi di trasporto;
• L’indice dei prezzi passa da 152 a 83 (1873-1896);
• Aumento della concorrenza internazionale.
EFFETTI/CONSEGUENZE
• Ritorno al protezionismo di alcuni stati, (Francia, Germania e Svezia in Europa; Canada, USA e Australia nel
Nuovo Mondo) mentre la Gran Bretagna mantenne una politica di libero scambio;
• Ripresa del colonialismo o di politiche coloniali, in particolare di Gran Bretagna, Francia e altri stati europei
(tra cui l’Italia), oltre che degli USA;
• Aumento delle emigrazioni intercontinentali
Nel 1914 circa 34 milioni di persone avevano lasciato l’Europa, e solo 9 milioni avevano fatto ritorno (25 milioni
di emigrati definitivi). 1870-1914: 15 milioni di emigrati dall’Italia;
USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Brasile e Argentina erano i paesi più recettivi, grazie alle favorevoli
politiche migratorie. Argentina: il 47% degli immigrati erano italiani, il 32% spagnoli.
LA DE-INDUSTRIALIZZAZIONE BRITANNICA
CARATTERI
• La Gran Bretagna perde il primato nella produzione mondiale di ghisa e ferro a
favore di altri stati (in particolare USA e Germania);
• Immutato il predominio nella finanza e nel trasporto marittimo;
• Abbandono del protezionismo e fornitura di materie prime che risultano decisive
per l’industrializzazione di stati concorrenti;
• Perdita della quota del commercio mondiale per la concorrenza e il protezionismo
di Germania e USA (da 25% a -21% tra 1880 e 1890; nel 1900 era di poco
superiore a quello della Germania e Francia);
• Sviluppo confinato al siderurgico e al tessile, non si era esteso ad altri comparti
(chimico, elettrico, etc.) come nel caso della Germania, a causa di limitati
investimenti nella ricerca scientifica.
CONTROMISURE
• Modernizzazione dei settori (in particolare il chimico), attraverso l’assunzione di
personale straniero specializzato. Tuttavia, USA (34%) e Germania (24%)
mantennero la leadership della produzione;
• Potenziamento del trasporto marittimo e dell’assicurazione (aumento rilevante
dei noli, da 18 a 50 milioni di sterline tra 1850 e 1880);
• Aumento degli investimenti dall’estero (e riduzione degli investimenti interni, con
creazione della classe dei «rentiers»);
• Aumento del tenore di vita della società media inglese. Dal 1880, il più elevato
dopo gli USA, per effetto dell’aumento dei salari e dell’importazione di generi
alimentari meno costosi (carni, cereali, etc.);
• Sviluppo comparti legati largo consumo (sapone, dolciumi, editoria).

Produzione di carbone fossile e lignite nei principali paesi produttori, 1860-1913


(Francia, Gran Bretagna, Germania, USA e Belgio).
«LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE»
FORMAZIONE DEGLI STATI GERMANICI : approfondimento altro materiale del prof
• I Reich, 962 al 1806: Sacro Romano Impero;
• Confederazione germanica, 1814-1867;
• Unione doganale (Zollverein), 1834;
• Unione monetaria, 1864;
• Confederazione tedesca dei Nord, 1867-1871;
• Deutsches Reich, 1871-1945;
- II Reich, 1871-1918: Impero Tedesco
[Annessione dell’Alsazia-Lorena];
- Repubblica di Weimar, 1919-1933
[Restituzione dell’Alsazia-Lorena];
- III Reich, 1933-1945: Germania Nazista
[Nuova occupazione dell’Alsazia-Lorena, 1949-1945];
Repubbliche tedesche (Federale e Democratica), 1949-1990;
• Repubblica Federale Tedesca (16 stati)
INDUSTRIALIZZAZIONE TEDESCA
Ebbe più continuità di quella inglese. Anche per questo, è considerata come il
principale modello, insieme a quello statunitense, della seconda rivoluzione
industriale.
• 1850-1914: crescita della produzione annua del 3,8%. Gli addetti dell’agricoltura
passarono dal 60% al 38%
CONSEGUENZE SUL PIANO DEMOGRAFICO
• Grande crescita della popolazione
[del 30% tra 1871 e 1900. La Germania diviene la seconda nazione più popolata
d’Europa, dopo la Russia];
• Grande immigrazione (soprattutto polacca);
• Urbanizzazione delle città
[nel 1910, 48 città tedesche superavano la soglia di 100 mila abitanti,
rappresentando il 21% della popolazione globale].
EFFETTI DELLA GUERRA FRANCO-PRUSSIANA, 1870-1871
1) Annessione dell’Alsazia-Lorena
• Acquisizione da parte tedesca di territori ricchi e con un’industria tessile,
soprattutto quella alsaziana, tecnologicamente evoluto.
Declino del tessile francese a vantaggio della Germania. Per rimediare alla perdita e
alla concorrenza la Francia puntò alla meccanizzazione del settore (da 173000 a
408000 tra 1890-1900);
2) Indennità di guerra da Francia a Germania: 5 miliardi di franchi in oro (1/3 del
Reddito Nazionale Tedesco);
• Stimolò il commercio internazionale e le attività finanziarie e borsistiche;
• Le Spa passarono da 207 a 479 tra 1871 e 1872;
• Forti speculazioni borsistiche, che innescarono la crisi del 1873,
[riduzione della produzione di ghisa, che tornò sugli stessi livelli solo nel 1880, e
della domanda estera]
LA GRANDE ESPANSIONE DEL 1880-1886
Il termine «Grande espansione» non ha significato se applicato alla Germania (Milward e
Soul).
• Investimenti nell’industria: da 11% (1870-1875) a 41% (1880-1890) del totale;
• Export verso USA: da 32 milioni a 53 milioni di dollari;
TASSI MEDI ANNUALI DI CRESCITA DELLA PRODUZIONE, 1870-1913
• SIDERURGICO/FERROVIA: Acciaio +6,3%, Ghisa 5,9%;
• ELETTRICO: Gas/elettricità + 9,7%;
• EDILIZIA: Pietra e terra + 37,1% (boom delle costruzioni).
SIDERURGICO
La produzione di ghisa: da 0,5 milioni di t. (1860) a 19 milioni di t. (1913)
[si moltiplicò di quasi 40 volte].
Lo sviluppo dell’edilizia e delle comunicazioni (marittime, fluviali e ferroviarie) stimolò
enormemente la produzione della ghisa, al punto da rendere la Germania il secondo
produttore al mondo dopo gli USA.
SVILUPPO DELLE VIE DI COMUNICAZIONE:
• Trasporto sul Reno crebbe da 6 a 61 milioni di t.;
• Costruzioni navali: da 1,2 milioni di t. (1886) a 4,4 milioni di t. (1900)
[secondo posto in Europa dopo la Gran Bretagna];
• Ferrovia: gradualmente nazionalizzata
[investimenti massimi nel 1876. Contrazione fino al minimo del 1884-1894].
ELETTRICO
• 1880-1890: rapido sviluppo, grazie anche a AEG e Siemens;
• 1/3 della produzione di energia elettrica era esportata;
• Primato mondiale dell’export
[il volume di energia esportato era tre volte quello degli USA].
EDILIZIA
• Grandi investimenti sulla scia del processo di Urbanizzazione: nel 1913 rappresentavano il 30% del totale;
• Grande sviluppo di villaggi, come Gelsenkirchen e Bachum, o di piccoli centri commerciali, come
Mannheim, Dusseldorf e Essen;
• Spettacolare crescita di Essen: da 10 mila (1850) a 200 mila (1900) abitanti, di cui 1/5 impiegato nella
Kruppo.
FINANZA
• Unificazione monetaria (1864) e creazione della Reichbank (banca centrale);
• Abbandono del bimetallismo in favore del Gold Standard (1871), grazie anche all’indennità di
guerra (5 miliardi di franchi/oro);
• Sviluppo della Banca Mista (Universale) e delle banche Landschaften (specializzazione nel credito
fondiario) e le Sparkassen (casse di risparmio);
• Legislazione a favore dei trust e delle concentrazioni (che accresce l’importazione dei capitali e
consente economie di scala).
SOCIALE
Adozione parziale della dottrina, marxista portò a una graduale redistribuzione della ricchezza e al
sostegno dei salari, con un effetto rilevante su tenore di vita e consumo interno.
AGRICOLTURA
La crescita della produzione e della produttività agricola fu legata a:
1) Meccanizzazione, indotta dall’innovazione tecnologica;
2) Formazione agraria, quando gli agricoltori erano lontani dai campi. Il calo percentuale del
numero di addetti fu compensato dall’aumento della produzione, legato alla crescita della
produttività agricola. L’aumento di produzione fu più intenso per la barbabietola da zucchero, la
cui superficie coltivata raddoppiò tra 1881 e 1891.
Produzione media colturale in Germania, 1875-1914 (migliaia di t.)
ANNI PATATA FRUMENTO SEGALE ORZO AVENA BARBABIETOLA
1875-1884 24.840 2.552 6.673 2.623 4.823 5.810
1885-1894 30.460 3.042 7.237 2.666 5.587 9.510
1895-1904 39.100 3.491 8.831 2.959 6.979 13.380
1905-1914 45.790 3.956 10.665 3.244 8.382 16.090

AGRICOLTURA
La produzione di patata era già la più alta d’Europa, mentre quella cerealicola (frumento, segale,
orzo) risentì delle richieste protezionistiche degli Junker, esponenti dell’aristocrazia agraria
tedesca
LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
INDUSTRIALIZZAZIONE DEL GIAPPONE
1603-1868: Periodo dell’isolazionismo
Lo shogunato dei Tokugawa aveva prodotto una serie di conseguenze:
• Dittatura militare, con netta dissociazione tra il potere dell’imperatore (residente a Kyoto) e
quello militare degli shogun (residenti a Yedo);
• Riduzione del potere dei signori feudali (olaimyo), tenuti a vivere un anno su due presso la
corte shogunale;
• Chiusura delle relazioni con l’estero (limitate concessioni di a Nagasaky a mercanti cinesi e
olandesi, dopo l’espulsione dei portoghesi);
• Società prettamente agricola, con una costa militare (samurai) e una limitata borghesia
feudale e capitalista.

- 1854-1868: Uscita dall’isolazionismo e restaurazione Imperiale (MEUI)


- 1854: la mission Perry, con la minaccia di invasione degli USA, produce un primo trattato,
quello di KANAGAWA, che concede agli Stati Uniti la possibilità di sbocco e commercio nei
porti di Shimoda e Hakodate;
- 1858: concessi 5 nuovi accessi agli USA, tra cui Yokohama. Anche Gran Bretagna, Russia,
Francia e Olanda tentano approcci simili.
L’apertura al commercio estero produce una serie di conseguenze sul commercio
interno, come:
• Crescita dei prezzi dei prodotti legati all’export (riso, seta, tè, ect.);
• Uscita dell’oro (rapporto bimetallico di 1:8 contro 1:15,5 europeo);
• Aumento vertiginoso delle importazioni;
• Squilibrio della bilancia dei pagamenti.

- 1863: la crescita del malcontento spinge l’imperatore a decretare l’espulsione dei


«barbari», ma lo scontro produce solo l’introduzione di un dazio «ad valorem»
del 5% sulle importazioni;
- 1868: il movimento «onore all’imperatore» provoca la caduta dello Shogum e del
regime militare di due secoli e mezzo, restaurando il potere imperiale e dando
avvio all’era Meiji (restaurazione imperiale).
L’imperatore si trasferisce a Tokyo. I signori feudali (olaimyo) perdono la
prerogativa di magnati terriroriali acquisendo quella di magnati finanziari, prima e
di prefetti,poi.
IL RIFORMISMO MEUI
- 1871: istituite le prefetture, che sostituirono le signorie feudali, e della leva obbligatoria (che
elimina la costa dei samurai);
- 1872: distribuzione di terre per alienazione (eliminato il divieto imposto dai Tokugawa),
introdotta l’istituzione obbligatoria primaria;
- 1873: introduzione di un’imposta fondiaria del 3% in seguito alla rivolata di contadini (2/3 della
società giapponese), l’imposta fondiaria è abbassata al 2,5%. Il gettito garantiva l’apertura del
78% delle entrare ordinarie.
NAZIONALIZZAZIONI E FORMAZIONE
Le assenze di capitali e di innovazione impongono allo stato giapponese l’avvio di un consistente
programma di nazionalizzazione e di formazione professionale, anche con viaggi all’estero di
personale specializzato, che contribuiscono all’avvio dell’industrializzazione nipponica.
- 1868-1880: investimenti pubblici corrispondono al 5,5% delle entrate ordinarie;
- 1872: avvio della realizzazione della linea ferroviaria di Tokyo – Yokohama grazie a prestiti della
Gran Bretagna e al servizio di ingegneri britannici;
- 1873: nazionalizzazione del servizio di poste e telegrafo;
- 1875-1877: apertura di cementifici a Fukugawa;
- 1878: apertura di fabbriche per la lavorazione del cotone a Aichi;
- 1880: lo stato possedeva già tre cantieri navali;
- 1890: nazionalizzazione del servizio telefonico.
INDUSTRIA
Lo scarso reddito e il basso tenore di vita giapponese orientarono il settore della
produzione verso il mercato estero. Gli investimenti nel settore industriale passarono da
2,6 miliardi a 61 miliardi di yen tra 1893 e 1913.
• L’industria navale fu uno dei settori che richiese massicci investimenti, con la creazione
di una flotta mercantile e militare, anche per ridurre la cronica dipendenza dalle flotte
straniere (nel 1884 il 95% delle merci viaggiava su navi straniere. Tale soglia scese dal 70
al 50% tra 1900 e 1913);
• Nel 1902 il Giappone strinse un’alleanza con la Gran Bretagna, avvantaggiandosi anche
delle tecnologie sviluppate dalla marina britannica;
• La produzione del carbone crebbe da 2,6 milioni di t. (1885-1895) a 8 milioni di t. (1895-
1913).
FINANZA PUBBLICA
Nel 1887 il governo giapponese intraprese una politica di austerity che mirava a ridurre il
deficit di finanza pubblica e l’inflazione prodotta in seguito a emissioni di carta-moneta
(effetto inflattivo). Le nuove misure deflazionistiche si concretizzarono in:
- Aumenti si imposte su generi di largo consumo (sakè, tabacco, ect.);
- Riduzione di spesa pubblica e dei sussidi;
- Alienazione di imprese statali per eliminare le perdite di gestione.
AGRICOLTURA
Tra 1878 e 1908 si registra un notevole incremento di produzione, con crescita del
prodotto netto agricolo del 76% e della produttività di settore del 217%, frutto della
riforma agraria, della meccanizzazione del settore e dell’istruzione agraria.
IMPERIALISMO
1894-1895: La prima guerra sino-giapponese.
Anche il Giappone si aprì all’imperialismo con l’obiettivo di estendere i
possedimenti extraterritoriali, in particolare su Manciuria e Corea. Il conflitto
contro l’impero cinese dei Qing consentì l’acquisizione nipponica dell’isola di
Formosa (Taiwan) e delle isole Pescadores, ma costò la rinuncia alla Manciuria, su
invito di Francia, Russia e Germania. Il nuovo trattato consentì ai giapponesi di
ricevere una consistente indennità di guerra dalla Cina, ma anche di vedersi
riconoscere la libertà di stabilire fabbriche sul territorio cinese e l’abolizione dei
trattati ineguali, che avevano impedito alle imprese giapponesi una penetrazione
commerciale all’interno del territorio cinese.
INDUSTRIALIZZAZIONE ITALIANA

IL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1871) E L’UNIFICAZIONE POLITICA


LA FORMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA
• 1848: Moti rivoluzionari e I° guerra d’indipendenza. Statuto Albertino concesso
da Alberto di Savoia ai sudditi del Regno di Sardegna;
• 1859-1860: II° guerra d’indipendenza e spedizione dei Mille;
• 1861: Nascita del Regno d’Italia (Nuovo Stato Unitario) – con le eccezioni di
Roma, Veneto, Trieste e Trento;
• 1865: Unificazione del sistema di amministrazione e del codice civile;
• 1866: III° guerra d’indipendenza e annessione del Veneto;
• 1870: annessione di Roma (nuova capitale del Regno d’Italia);
• 1918-1919: annessione di Trento, Trieste, dell’Istria e della Dalmazia italiana.
UNIFICAZIONE BANCARIA, MONETARIA E TARIFFARIA
• 1861: Riconosciuto il potere di emissione a cinque istituti di credito:
Banca del Regno d’Italia (ex Banca Nazionale degli Stati Sardi), Banca Nazionale
Toscana, Banca Toscana di Credito, Banco di Napoli e Banco di Sicilia. Il nuovo
Stato italiano si accollai debiti degli antichi stati, estendendo le tariffe su tutto il
territorio;
• 1866: Introduzione del corso forzoso e adesione all’UML (Unione Monetaria
Latina);
• 1870: La Banca Romana diventa il sesto istituto di emissione;
• 1893: Liquidazione della Banca Romana, a seguito dello scandalo politico
scoppiato tra 1892 e 1893;
• 1894: istituzione della Banca d’Italia mediante fusione delle banche Nazionale
nel Regno, Nazionale Toscana, Toscana di credito e della gestione liquidatoria
della Banca Romana. Il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia restano istituti di
emissione.
IL CORSO FORZOSO (1866-1883)
• 1865: in seguito alle voci dello scoppio della guerra contro l’Austria i titoli della rendita pubblica
italiana quotati alla borsa di Parigi subirono un crollo di valore, da 64 a 36 lire (avevano 100
come valore nominale);
• Il crollo dei titoli fece rientrare in Italia parte degli investimenti, con conseguente uscita di
moneta metallica e richiesta di cambio in oro;
• 1866 (maggio): il governo decreta il corso forzoso, cioè l’inconvertibilità delle banconote in
oro. L’Italia aderisce all’unione monetaria latina, che cerca di mantenere in vita il
bimetallismo;
• Il corso forzoso migliorò l’equilibrio della bilancia commerciale (riducendo le importazioni e
incoraggiando le esportazioni), grazie alla differenza tra prezzi interni e prezzi internazionali;
• 1883: Un prestito estero di 664 milioni di lire facilita il ripristino della convertibilità, che questa
volta è fissata tra banconote e argento. (l’oro diventa strumento di riserva per gli istituti di
emissione);
• 1884: il tasso di sconto scese al 9%;
• 1881-1887: tornarono ad affluire ulteriori capitali dall’estero, per oltre 500 milioni;
• 1883-1886: i titoli della rendita dello Stato italiano toccarono quota 82 per poi salire fino a 101,6
(con 100 di valore nominale).
IL REIQUILIBRIO DELLA FINANZA PUBBLICA:
LE EMISSIONE DI DEBITO
Dal 1861 al 1865 furono indispensabili nuove emissioni di titoli della rendita pubblica anche per dare avvio alla
costruzione di infrastrutture. Le emissioni di titoli passarono da 1.860 milioni di lire del 1861 a 4.600 milioni nel
1865, con la percentuale di investitori esteri che passò corrispondentemente dal 34,4% al 37%.
IL REQUILIBRIO DELLA FINANZA PUBBLICA:
AUMENTO DELLE ENTRATE E RIDUZIONE DEL DISAVANZO
La politica di risanamento si basò sul contenimento delle spese e l’aumento delle entrate ordinarie, con conseguente
riduzione del disavanzo, dai 634 milioni di lire del 1866 ai 28 milioni del 1876.
L’aumento delle entrate (ordinarie) si produsse in parte per l’aumento di gettito (tra 1863 e 1880 passò dai 7 al 11,5%
del Reddito Nazionale) dovuto in particolare a:
- Imposte preesistenti (l’imposta sulla Ricchezza Mobile si estese anche alle rendite finanziarie, come interessi del
debito pubblico);
- Nuove imposte (si introdusse nel 1868 la tassa sul macinato, abolita progressivamente tra 1879 e 1884 per
l’impopolarità);
Una seconda fonte di entrate (straordinarie) fu costituita dall’alienazione dei beni demaniali, che riguardarono
essenzialmente:
- Bene dell’asse ecclesiastico (confiscati alla Chiesa), ceduti normalmente con una perdita media del 20% rispetto al
valore di mercato;
- Vendita di ferrovie statali (per 566 km su 3.396), che lo stato fu costretto in parte a ricomprare nel 1868 per la crisi
del settore.
FERROVIA
Lo sviluppo della ferrovia dipese soprattutto dall’intervento dello Stato, che dal
1861 al 1914 finanziò – secondo Rosario Romeo – lo sviluppo delle ferrovie per
l’importo di 12.600 milioni di lire, equivalente al reddito Nazionale italiano del
1900.
• Al momento dell’unificazione erano in funzione 1.623 km di ferrovia e 1.442
erano in costruzione;
• Nonostante le iniziali alienazioni (1865), lo Stato andò incontro a una graduale
acquisizione della rete;
• Nel 1884 possedeva 6000 km di ferrovia del 9.870 dell’intera rete, ed era
comproprietario di altri 418 km;
• Nel 1905 lo Stato era proprietario della quasi totalità della rete.
MARINA
• Al momento dell’Unità, l’insieme delle marine degli antichi stati rendeva la Marina mercantile
italiana terza in Europa per cabotaggio, con la marina sarda e napoletana tra le più importanti;
• Lo sviluppo della marina (mercantile e militare) dipese da sovvenzioni pubbliche, premi di
costruzione e navigazione, finalizzate alla graduale sostituzione delle navi a vela con quelle a vapore
(avvenuta principalmente in cantieri stranieri).
Dati quantitativi del processo:
• Tra 1862 e 1870 il tonnellaggio complessivo passò da 634 mila t. a oltre un milione, con triplicazione
del numero di navi a vapore;
• Tra 1861 e 1914 la flotta passò da 10 mila a 934 mila t. a vapore e da 444 mila a 337 mila t. a vela.
1874-1880 e 1888-1893 furono anni di crisi economica che ebbero pesanti ripercussioni sul settore
della navigazione, anche a causa delle «guerre commerciali» in essere con alcuni stati (Francia in
particolare);
La crisi fu fronteggiata dando corso alle costruzioni navali e alle costituzioni di nuove compagnie,
tra cui:
1. Navigazione Generale italiana (1871) per fusione di Florio e Rubattino;
2. Lloyd italiano (1904) per il trasporto di emigranti;
3. Lloyd Sabaudo (1906) per spedizioni marittime.
COMPARTI INDUSTRIALI
• Agroalimentare (zucchero, vino, pasta, conservazione, ect.): fino al 1920 contribuì
per la parte maggioritaria al reddito nazionale;
• Tessile (Cotoniera, Laniera e Serica) legate anche al protezionismo;
• Metallurgiche e meccaniche: acciaio, ghisa e ferro rappresentavano il 12% della
produzione (De Rosa e Clough);
• Edilizia (per crescita demografica e risanamento igienico-sanitario);
• Elettrica (idroelettrico e termoelettrico);
• Chimica (acido solforico, solforato di rame e fertilizzanti).
INDUSTRIE METALLURGICHE
• Al momento dell’Unificazione la produzione italiana di acciaio era praticamente
inesistente,, mentre quella del ferro laminato prevaleva leggermente su quella
della ghisa;
• Negli ultimi anni del XIX secolo, la produzione di acciaio superò quella di ghisa,
che si ridusse a meno della metà, mentre triplicò quella del ferro laminato;
• Tra 1861 e 1914 la produzione di minerali di ferro passò da 83 mila a 700 mila t.,
lontana da Germania (220 milioni di t.) e Inghilterra (300 milioni di t.)
La produzione metallurgica italiana tra Unità e prima guerra mondiale
(valori in tonnellate)
ANNI ACCIAIO GHISA FERRO LAINATO
1860 Non definito 26.551 30.000
1894 54.000 10.329 111.729
1914 911.000 385.00 114.000
APPUNTI:
Il corso forzoso elimina la convertibilità.
1866 data importante ( proprio perché ci fu il corso forzoso fino al 1883).
Cos’è il tonnellaggio? E’ la portata delle navi, ovvero, la capacità delle navi di
quanta merce possono trasportare (è la capacità di carico trasportabile da una
nave espressa in tonnellate metriche).
Lloyd Italiano è stata una compagnia di navigazione italiana fondata a Genova nel
1904 da Erasmo Piaggio ed effettuava un servizio passeggeri tra l'Italia ed il Nord
ed il Sud America.
Lloyd Sabaudo è stata una società di navigazione italiana. Venne costituita a
Torino nel 1906. La compagnia dopo avere avviato un servizio Genova - Napoli -
Palermo - New York, nel 1907 avviò un servizio passeggeri tra Genova e Buenos
Aires. Nel 1912 la sede venne trasferita da Torino a Genova e nel 1913 venne
costituita una filiale, "Marittima Italiana" per gestire i servizi verso il Vicino
Oriente, il Mar Rosso, l'Africa orientale, l'India e l'Estremo Oriente. Nel 1919
venne avviato un nuovo servizio di collegamento dal Mar Nero e dal
Mediterraneo orientale per New York che venne presto abbandonato per
l'intensa concorrenza da parte di altre compagnie.
LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
(INDUSTRIALIZZAZIONE ITALIANA)
INDUSTRIE METALLURGICHE
La produzione metallurgica italiana tra Unità e prima guerra mondiale.
(valori in percentuale)
acciaio

100% 0
80% 30.67
53.45
64.61
60%
40% 63.45
8.09
20% 46.55
27.3
0% 5.88
1860 1894 1914

Una spinta alla produzione di ferro, acciaio e ghisa provenne dalla costruzione di
ferrovie e locomotive, ma anche dalla produzione navale. La graduale sostituzione
della ghisa con l’acciaio si evidenzia anche dall’andamento delle Importazioni: tra
1894 e 1914, mentre le importazioni di ghisa quasi raddoppiarono (119/220 mila
t.), quelle di ferro e acciaio quasi triplicarono (84/222 mila t.)
• Tra 1854 e 1914, le importazioni di rottami di ferro, rifusi nei forni, Martin
Siemens, passarono da 157 mila a 355 mila t.;
• Nel 1884 furono rinnovati, grazie all’intervento dello Stato, alcuni impianti.
Furono poi costruite le acciaierie Terni e la Falck;
• Nel 1901 fu la volta della acciaieria di Bagnoli (Napoli);
• Nel 1911 fu creata l’Unione siderurgica italiana.
INDUSTRIE MECCANICHE
• Prima dell’Unità, fatte le eccezioni della Ansaldo (Genova) e Pietrarsa (Napoli), le
aziende del settore meccanico avevano ancora caratteristiche artigianali;
• Le commesse militari degli anni 1884-1885 permisero lo sviluppo di una serie di
industrie come ARMSTRONG, BREDA, FRANCO TOSI e PATTINSON;
• Sempre prima del primo conflitto mondiale acquisirono le caratteristiche di
industrie la FIAT, la LANCIA e L’ALFA ROMEO, che presto sarebbero diventate le
industrie leader del settore automobilistico italiano, ma anche la BIANCHI
(ciclistica), la OLIVETTI (macchine da scrivere) e la NEBIOLO (macchine a stampa).
INDUSTRIE TESSILI
A) COTONE
Iniziò a svilupparsi nel 1800, divenendo il ramo principale del tessile. Fino ad allora
si era sviluppata senza l’ausilio della macchina a vapore, grazie alla forza idraulica,
nel settentrione (Brasile, Veneto e Lombardia), nel Lazio (Valle dei Uri-Frusinate) e
in Campania (Terra di Lavoro), il numero di telai meccanici crebbe notevolmente,
dai 15.500 (contro i 500.000 dell’Inghilterra) del 1876 ai 71.000 del 1900 fino ai
120.000 del 1914. L’80% dei telai era situato in Lombardia (55%) e Piemonte (25%).
I fattori della divergenza tra Nord e Sud nello sviluppo del tessile furono:
1) Presenza di corsi d’acqua (per la produzione di energia);
2) Minor distanza dai mercati e minori costi di trasporto.
Importazioni, 1861-1913: crebbero da 12.500 a 200.000 t. (18 volte).
La protezione tariffaria del 1878 e 1887 permise alle aziende di cotoniere la
concorrenza internazionale
B) LANA
La manifattura laniera aveva una più larga tradizione di quella cotoniera. La
maggior produzione, come nel caso del cotone, era concentrata nel Nord della
Penisola, in particolare tra Veneto, Piemonte e Lombardia. Fino al 1871 il 50% della
lana era importata, ma a seguito delle politiche protezionistiche crebbe la
produzione interna fino ad arrivare quasi all’autosufficienza. Tra 1894 e 1914 il
numero di fusi passò da 94 mila a 433 mila, per i tessuti pettinati, e da 251 mila a
450 mila, per quelli cordati.
C) SETA
Tra 1861 e 1898 la produzione serica andò incontro alla meccanizzazione:
Mentre i telai a mano si mantennero intorno alle 12 mila unità, i telai meccanici
passarono da 250 a 3000. Tra 1898 e 1909 crebbero i telai a mano, fino a 14 mila,
mentre si ridussero, fino a 2600 unità, i telai meccanici.
EDILIZIA
L’emigrazione italiana fu importante, in particolare verso il continente americano.
L’emigrazione verso le Americhe si acuì, in particolare, negli anni compresi tra 1885 e 1888,
restando al di sopra delle cento mila unità dal 1887 in avanti. A dispetto della massiccia
emigrazione, la popolazione italiana crebbe incessantemente tra 1861 e 1901. (grafico)
• La rilevante crescita demografica (da 22 a 33 milioni) registrata tra 1861 e 1901, diede un
forte impulso alla urbanizzazione (migrazione da campagna e città) e alla domanda interna e
abitazioni;
• Raddoppiarono le popolazioni delle città più grandi, come Roma, Torino e Milano, e altre
come Napoli, furono oggetto di massicci interventi per il risanamento igienico-sanitario.
• Nel corso dell’Ottocento il colera scoppiò negli anni 1854-1855, 1865-1867, 1884-1886 e
1893;
• Oltre a Napoli, altre città – come Genova, La Spezia, Torino, Milano e Catania – beneficiarono
della Legge-Napoli del 1885, dando corso alla creazione o sviluppo della rete fognaria;
• Lo sviluppo edilizio trainò lo sviluppo dei cementifici, provocando una crescita esponenziale
della produzione, moltiplicata quasi nove voltein soli vent’anni da 100 mila t. del 1890 a 850
mila t. nel 1910.
INDUSTRIA ELETTRICA
• Lo sviluppo riguardò in particolare il settore idroelettrico. La produzione passò da
3 milioni di kw/h del 1881-1890 a 752 milioni di kw/h del 1901-1910 (di cui 611
milioni da idroelettrico e 141 milioni da termoelettrico);
• Furono fondate importanti compagnie del settore come:
- Compagnia Generale di Elettricità (1891);
- Ercole Marelli (1891);
- La Tecnomasio si fuse con la Brown Boveri (1903);
INDUSTRIA CHIMICA
• Si caratterizzò per le produzioni di acido solforico, solfato di rame e fertilizzanti e
per la nascita tra le altre, di imprese come la Pirelli (1892) e la Montecatini
(1888);
• La Montecatini, in particolare, orienterà gran parte della sua produzione ai
fertilizzanti, contribuendo all’aumento di produttività del settore agricolo, durante
l’industrializzazione italiana.
POLITICA COMMERCIALE
Decenni 1870-1890
• Le importazioni (Carbone, Ferro, Acciaio, Cotone, Gamma e Frumento) aumentarono del 61%;
• Le esportazioni aumentarono del 92%;
• Nel 1878 è introdotta una prima tariffa, con aumenti medi fino al 20%;
• Sostituzione dei dazi «ad valorem» commisurati alle dichiarazioni degli importatori, difficilmente
controllabili – con dazi «specifici», che colpiscono in misura fissa le merci, indipendentemente
dai loro prezzi;
• Il cambio di tassazione daziario favorì l’industria tessile, in particolare quella cotoniera,
garantendo una «protezione» pari al 15-20%.
• 1878-1887: grande discesa dei prezzi, con indice che passa da 109 a 70;
• 1889-1893: Crisi economica e grande emigrazione, in particolare da Veneto, Basilicata, Calabria,
Campania, Abruzzo e Molise;
• Cause della crisi: crisi agraria e la guerra commerciale;
• La crisi agraria ha ripercussioni anche sul settore industriale e bancario;
• 1889-1892: la produzione di ferro si ridusse da 182 mila a 124 mila t., quella dell’acciaio da 158
mila a 57 mila t.
Decenni 1870-1890: La crisi del settore bancario
• La crisi economica si acuì in particolare tra 1887 e 1888, con effetti pesanti sul siderurgico
(acciaierie Terni) e sull’edilizia, anche a causa degli impieghi a lungo termine assunti con gli istituti
di credito;
• La Banca Nazionale cercò si sostenere il settore bancario, ma a compromettere la stabilità fu lo
scandalo della Banca Romana (aveva abbondantemente superato i limiti di emissione stampando
biglietti con lo stesso numero di serie));
• 1894: fondazione della Banca d’Italia, per fusione della Banca Nazionale con le due banche
toscane (Nazionale Toscana e Toscana di Credito) e della Banca Romana in liquidazione.
Decenni 1870-1890: I disagi sociali
• Tra 1862 e 1875 i salari reali si ridussero, mentre aumentarono fino al 1896, a causa della caduta
dei prezzi della Grande Depressione;
• Agli inizi del decennio del’70 si iniziò a porre in discussione la politica del Laissez faire, che aveva
imperato anche tra gli economisti italiani;
• Nel 1889 cessano i divieti sulla formazione di sindacati e sugli scioperi «senza giusta causa»;
• Dal decennio del’90 iniziarono le rivendicazioni a favore delle otto ore lavorative, obbligatorie
però solo dopo il primo conflitto mondiale;
• Repressioni in Sicilia, contro i fasci siciliani (1893-1894) e a Milano (1898).
«COMMERCIO MONDIALE TRA 1914 E 1939»
PRIMA GUERRA MONDIALE, 1914-1918
Il primo conflitto mondiale segna l’arresto dell’ordine economico liberista di fine XIX secolo,
provocando una sorta di «disintegrazione» del mercato mondiale per via della guerra e del ritorno al
protezionismo più estremo.
Principali eventi
1914 (28 giugno): assassino di Ferdinando d’Asburgo, erede al trono d’Austria, a Sarajevo
1914 (28 luglio): dichiarazione di guerra dell’impero Austro-Ungarico alla Serbia e creazione dei due
blocchi la Triplice Alleanza, costituita dagli imperi centrali (Germania, Austro-Ungheria e Impero
Turco); la Triplice Intesa, o Alleati, costituita da Francia, Gran Bretagna e Impero Russo.
1914 (23 agosto): Il Giappone entra in guerra contro l’Alleanza, ma contribuirà al conflitto solo negli
ultimi anni;
1915: Intervento dell’Italia a fianco della Triplice Intesa; Nel Regno Unito misure protezionistiche
TARIFFA MCKENNA: impone dazi del 33,33 % sulle importazioni di beni di lusso e non comporta accise
sui prodotti nazionali equivalenti
1917: Intervento statunitense al fianco degli Alleati;
1917 (ottobre): Rivoluzione Russa caduta degli Zar insediamento al potere dei bolscevichi e
abbandono dell’Intesa.
CAUSE DEL CONFLITTO:
• Desiderio della Germania di assicurarsi sbocchi commerciali nel mondo;
• Problemi etnici dell’Impero Austro-Ungheria e le ambizioni indipendentiste di alcuni popoli che lo
formarono;
• I timori per un’invasione di Russia o Germania;
• Evoluzione diplomatica del Regno Unito, dall’isolamento a una politica di attiva presenza in Europa.
CONSEGUENZE POLITICHE:
Creazione di nuovi stati nazionali in Europa e frammentazione economica.
• L’impero asburgico viene sostituito da sei stati successori (Cecoslovacchia, Polonia, Romania,
Jugoslavia, Austria e Ungheria);
• Quattro paesi indipendenti emergono da quello che era stato l’impero Russo (Estonia, Finlandia,
Lettonia e Lituania);
• Lo Stato Libero Irlandese – successivamente Repubblica d’Irlanda – ottiene l’indipendenza da Londra
nel 1922.
Fine dell’Impero ottomano: il parlamento turco pone fine al sultanato. La conferenza di Losanna 1923
riconosce la sovranità del parlamento turco.
Costituita nel 1919 la Società delle Nazioni, per la cooperazione internazionale e prevenzione dei
conflitti.
CONSEGUENZE ECONOMICHE IN EUROPA
• Crescita rilevante dei costi di trasporto e dei noli
Causata dall’aumento di perdite e rischi delle spedizioni marittime (merci,
assicurazioni, ect.);
• Il calo delle esportazioni di beni di consumo industriali
Le esportazioni europee erano principalmente prodotti manifatturieri, a differenza
degli stati americani e asiatici, che producevano ed esportavano principalmente
beni primari e prodotti agricoli (cereali, cotone, ect.).
POLITICA ECONOMICA IN EUROPA DEGLI STATI BELLIGERANTI
• Aumento della spesa pubblica
Dal 1913 al periodo della guerra la quota di PIL destinata alle spese militari passò dal 13% ai 37-60%
(Gran Bretagna 37%, Francia 50%, Germania 60%);
• Controllo di imprese private legate al conflitto;
• Ritorno al protezionismo anche per i paesi libero-scambisti
La Gran Bretagna introdusse la tariffa McKenna, che imponeva dazi anche del 35% sull’importazione dei
beni di lusso (automobili, film, orologi, etc.), mentre non comportava accise (È un'imposta che grava sulla
quantità dei beni prodotti, a differenza dell'IVA che incide sul valore. Infatti l'IVA è espressa in aliquote
applicate al valore del prodotto, l'accisa, invece, si esprime in termini di aliquote rapportate all'unità di
misura del prodotto) sui prodotti nazionali equivalenti.
POLITICA ECONOMICA PRATICATA IN EUROPA
• Blocchi delle esportazioni praticato dai paesi belligeranti
Impedivano al nemico di importare materie prime, genere alimentari e armi (differenza della strategia
adottata durante il blocco continentale) con l’obiettivo di costringerli prima alla resa;
• Uso del sommergibile per ridurre gli approvvigionamenti
Nel corso della guerra, circa 66 U-Boot tedeschi affondarono 2639 navi civili, di cui , 1252 britanniche,
708 alleate e 679 neutrali (quasi tutte statunitensi), per un rapporto di affondamento di circa 40 navi per
U-Boot.
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei principali paesi asiatici
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919

Import Serie 2
250
232.3
219.8
214.6
204.6
200

150 145.4

100

56.5 59.5
50
36.1

17.3 13.5

0
India Giappone Cina Indocina Indonesia
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei principali paesi asiatici
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919
• Per tutti i paesi asiatici considerati (India, Cina, Giappone, Indocina e Indonesia) si
assiste a una flessione delle importazioni e delle esportazioni nei primi due/tre
anni del conflitto;
• La «import substitution industrialization» sembra manifestarsi a partire dagli
anni 1915 e 1916 e, soprattutto, nel 1919, quando gli incrementi delle
importazioni ed esportazioni sono ancora marcati, in particolare per Giappone e
Indocina ( 232% e 135 %). Nel 1918 la bilancia commerciale del Giappone passa
da negativa a positiva.
• India e Cina registrano incrementi più contenuti, soprattutto per le
importazioni, ma sono anche i paesi più popolati del continente. Intensificarono
lo sviluppo del settore manifatturiero
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei principali paesi asiatici
Valori in unità di moneta dei rispettivi paesi (milioni o miliardi)

Anni India Giappone Cina Indocina Indonesia

Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export

1913 2.022 2.574 795 716 888 628 306 345 464 671

1914 1.550 1.907 671 671 887 555 266 332 412 674

1915 1.487 2.082 636 793 708 653 224 345 390 770

1916 1.710 2.570 879 1.234 805 751 335 392 419 895

1917 1.774 2.572 1.201 1.252 856 721 374 430 385 778

1918 2.018 2.690 1.902 2.159 865 757 363 455 556 676

1919 2.371 3.503 2.501 3.379 1.008 983 751 1.051 740 2.146
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei paesi europei belligeranti
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919

Import Export
350 325.1
300

250

200

150

100 72.67 68.6


50.9
50
8 0.36
0
Austria-Ungh. Francia Germania Russia Gran Bretagna
-50 -34
-45.15 -53.45
-69.48
-100
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei paesi europei belligeranti
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919
Russia
• Risentì molto dello stato di tensione politica, sfociato poi nella rivoluzione di ottobre. Nel
corso della guerra, vide ridurre pesantemente le sue esportazioni, anche a causa della
riduzione della superficie coltivata dovuta al massiccio reclutamento e alle numerose vittime
del conflitto (oltre 3 milioni). (perdita di area coltivata)
Impero Austria-Ungheria
• Vide contrarre, quasi della metà, le esportazioni, mentre le importazioni registrano un
leggero incremento.
Francia
• Vide crescere consistentemente le importazioni e anche il suo export. Dei paesi belligeranti
ed europei fu quello che vide crescere il suo commercio interno ed estero più degli altri. Le
importazioni quintuplicarono di valore, mentre le esportazioni quasi raddoppiarono.
Gran Bretagna
• Risentì meno del protezionismo degli altri stati. Allo stesso tempo vide crescere le
importazioni, anche per effetto della crescita interna.
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei paesi europei belligeranti
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919
Germania
• Adottò una politica di chiusura verso il commercio estero, riducendo le
importazioni del 34% e le esportazioni di oltre la metà.
Tale strategia rispondeva, da un lato (importazioni)
• Al protezionismo e agli embarghi adottati dagli stati Alleati;
• Alla pratica dell’autarchia.
Dall’altro lato (esportazioni): alla strategia di non assicurare al nemico risorse
produttive, armi e generi alimentari per lo sviluppo e sussistenza.
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei paesi europei belligeranti
Valori in unità di moneta dei rispettivi paesi (milioni o miliardi)
Anni Austria-Ungheria Francia Germania Russia Gran Bretagna

Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export

1913 3,51 2,99 8.421 6.880 10.751 10.097 1.374 1.520 659 525

1914 2,98 2,24 6.402 4.869 8.500 7.400 1.098 956 601 431

1915 3,85 1,43 11.036 3.937 7.100 3.100 1.139 402 753 385

1916 6,09 1,63 20.640 6.214 8.400 3.800 2.451 577 851 506

1917 5,08 1,81 22.554 6.013 7.100 3.500 2.317 464 994,5 527

1918 3,79 1,64 22.306 4.723 7.100 4.700 -- -- 1.285 501

1919 -- -- 35.799 11.880 -- -- -- -- 1.461,5 799


CONSEGUENZE ECONOMICHE NEGLI STATI EUROPEI BELLIGERANTI (BREVE
TERMINE)
• Le due guerre mondiali interruppero il sensazionale declino tardo-ottocentesco
dei costi di trasporto
(grafico)
Ancor più consistente è il divario tra noli nominali e noli reali che si registra a
partire dallo scoppio della seconda guerra mondiale, con i noli reali che raggiunsero
il livello di 100, di inizio 1870, anche per effetto dei costi dei carburanti o
combustibili (diesel).
Tra 1913 e 1919 crebbe la distanza tra il valore nominale e quello reale dei noli,
influenzato dall’inflazione. Rispetto ai prezzi del 1870-1874, l’aumento del costo
dei noli che si registra dopo il 1918 è di oltre tre volte rispetto al livello prebellico,
mentre si mantiene sotto indice di 200 quello dei noli reali.
• Riflessi del conflitto sull’import-export delle propaggine europee d’oltremare
(ex stati coloniali)
Variazioni percentuali dal 1913 al 1919
250
Import Export 221.5

200
183.5

150

115.4
98.6
100

52
50 39.3
32.1
19 17.5

0
Argentina Australia Canada Sudafrica Stati Uniti

-50

-82.1
-100
CONSEGUENZE ECONOMICHE PER I PAESI EXTRAEUROPEI O NON BELLIGERANTI
• «Import substitution industrialization» da parte dei paesi extraeuropei
Argentina, Australia, Canada e Stati Uniti videro crescere il volume sia delle
importazioni che delle esportazioni, con il dato di Canada e Stati Uniti davvero
ragguardevole, compreso tra 183 e 215%. (anni 30 e 70 del Novecento)
USA e Giappone, in particolare, riuscirono a espandere le esportazioni di prodotti
manifatturieri, mentre il Canada esportava principalmente prodotti primari
(cereali, etc.).
Import substitution industrialization
• Sembra manifestarsi a partire dagli anni 1915-16 e soprattutto nel
1919, quando gli incrementi delle importazioni e delle esportazioni
sono ancora più marcati, in particolare per Giappone ed Indocina (13
% e 232 %)
• Nel 1918 la bilancia commerciale del Giappone passa da negativa a
positiva
• India e Cina registrano incrementi più contenuti, soprattutto per le
importazioni, ma anche per i paesi più popolati del continente
IMPORT SUBSTITUTION
INDUSTRIALIZATION ( ISI)
• E’ una strategia di sviluppo economico volto a sostituire quote di importazioni con prodotti nazionali. Il focus generale è
sulle politiche commerciali che favoriscono la produzione interna di beni precedentemente importati per promuovere
l’industrializzazione, garantendo protezioni alle nascenti industrie con imposizione di dazi alle importazioni e con l’
intervento dello stato nei settori industriali strategici, tramite nazionalizzazione e sussidi alla produzione. La strategia ISI
si giustifica in base all’idea che lo sviluppo di un paese arretrato seguirà lo stesso sentiero dei paesi più avanzati dai quali
importa merci che esso stesso sarà in grado di produrre ed esportare, una volta che le industrie interne avranno adeguate
le tecnologie in tre stadi fondamentali:
• 1)produzione interna di beni di consumo non durevoli precedentemente importati
• 2)estensione della produzione interna e una gamma più ampia di prodotti di consumo durevoli e manufatti più complessi
• 3) esportazione di beni manufatti e continuata diversificazione industriale
• Tale strategia venne adottata da diversi paesi con basso grado di industrializzazione ( America Latina, Asia e Africa) fra gli
anni 30 e 70 del 1900.
• Dagli anni 70, la strategia è stata rimessa in discussione a causa dei risultati ottenuti nei vari paesi e per la tendenza a
generare produzioni che andavano oltre l’industria dei beni di consumo con un onerosa dipendenza dalle importazioni di
beni capitali
• I sostenitori del liberismo denunciarono le misure protezionistiche connesse alla strategia ISI come elemento che
impendiva ai paesi in via di sviluppo di perseguire i propri vantaggi comparati nel commercio internazionale. Ci si
orientò per EXPORT LED INDUSTRIALIZATION)
CONSEGUENZE ECONOMICHE POSTBELLICHE NEGLI STATI EUROPEI BELLIGERANTI
• 1919-1922: Inflazione generale causata dall’elevata emissione di cartamoneta
non convertibile destinata a fronteggiare lo sforzo bellico;
• 1919-1922: Impossibilità di ripristinare il Gold Standard, il sistema di cambi fissi
basati sulla convertibilità in oro;
• 1922: Indennità e debiti di guerra: debiti interalleati pari a circa 26,5 miliardi di
dollari, in gran parte dovuti a USA e Regno Unito. La Francia è il maggiore
debitore netto. Fissate le indennità di guerra nei confronti dei paesi sconfitti,
come Germania e Austria-Ungheria;
• 1923: con il Trattato di Losanna le potenze Alleate e Associate rinunciano a tutti i
diritti di risarcimento nei confronti della Turchia.
CONSEGUENZE ECONOMICHE PER LA GERMANIA

• 1919-1921: La Commissione per le Riparazioni, istituita con il Trattato di Versailles, fissa


l’ammontare delle riparazioni imposte alla Germania in 33 miliardi di dollari o 132 miliardi di
marchi d’oro, la maggior parte dei quali dovuti a Francia e Regno Unito. Il pagamento è
dilazionato in rate annuali composte da una quota fissa, di 2 miliardi di marchi d’oro, e una
variabile pari al 26% delle esportazioni. Entro il settembre del 1921 la Germania era tenuta al
primo versamento di 1 miliardo di marchi;
• 1923: la Germania sospende i pagamenti dell’indennità di guerra. Belgio e Francia
occupano la Ruhr, ricca di bacini carboniferi;
• 1919-1923: Iperinflazione ai massimi livelli: raggiunse il 662,6% annuo. Tra 1921 e 1923 si
scatenò la «iperinflazione di Weimar». Novembre 1923, il marco vale un bilionesimo del
valore del 1914.
• 1923-1924: Riforma monetaria e introduzione del Rentenmark, il cui valore (pari a 1.012
marchi precedenti) è garantito dalle infrastrutture industriali e agricole del paese.
Convertibilità in oro del Reichsmark;
• 1924: Piano Dawes: prevista una dilazione del debito tedesco in 64 anni a partire dal 1925-
1926, con un’annualità di 2, miliardi di marchi;
• 1929: Piano Young. Rivisti i termini dei pagamenti a carico della Germania. E’
fissata un’annualità di 1,7 miliardi fino al 1965-1966, quando il pagamento
sarebbe cessato con un versamento di 2,4 miliardi di marchi. Da allora in poi, i
pagamenti avrebbero coperto i debiti internazionali, con un’annualità fissata in
0,9 miliardi di marchi da versare fino al 1988;
• 1931: (30 giugno). I pagamenti complessivi tedeschi ammontarono, dall’inizio del
Piano Dawes, a circa 10 miliardi di marchi;
• 1932: la Germania cessa momentaneamente il pagamento delle riparazioni;
• 1953: Trattato di Londra: 21 Paesi accettano la rinegoziazione del debito
tedesco, dimezzando il pagamento di 23 miliardi di dollari, pari al 100% del PIL
tedesco, a 11,5 miliardi di dollari da dilazionare in trent’anni ma che in realtà sarà
estinto solo nel 2010; l’altra metà del debito, dovuta solo al termine
dell’unificazione tedesca, fu quasi del tutto cancellata nel 1990 per consentire il
costoso processo di riunificazione.
(articolo preso da internet: «La Merkel ha dimenticato quando l’Europa dimezzò i
debiti di guerra alla Germania»
LA GRANDE DEPRESSIONE DEL NOVECENTO
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929
• 1927-1928: Germania e USA si orientano verso politiche monetarie più restrittive,
per evitare la speculazione sul mercato borsistico. Intervengono sul sistema
monetario anche attraverso il tasso ufficiale di sconto;
• 1927-1932: Calo della borsa e diminuzione ininterrotta degli investimenti;
• 1928: Il ritorno alla parità aurea a cambi fissi di molti paesi stimola la deflazione
e rallenta la crescita monetaria in tutto il mondo;
• 1929-1932: Le speculazioni di borsa e di crollo di Wall Street accentuano il ritiro
dei prestiti americani, già in corso a causa della febbre speculativa, con l’effetto di
prorogare la crisi in Europa, e in particolare in Germania, principale debitore degli
Stati Uniti.
LA GRANDE DEPRESSIONE DEL NOVECENTO
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929:
EVIDENZE DELLA CRISI NEGLI USA (1929-1932)
• Il crack finanziario della borsa di Wall Street (New York): il 24 ottobre 1929
l’indice dei corsi si riduce a 49 punti; fino al gennaio del 1933 l’indice Dow-Jones
(media dei 30 principali titoli trattati) cadde da 365 a 62,7 dollari;
• Il ribasso dei prezzi: il livello dei prezzi si ridusse nel complesso del 30%. La
riduzione dei prezzi agricoli fu addirittura del 50%;
• Fallimenti: da 23 mila a 31.822 imprese commerciali e industriali. Il passivo
aggregato salì da 483 milioni a 928 milioni di dollari;
• Produzione industriale (base 100=1929): passò da 105 a 54 punti;
• Reddito nazionale ridotto del 38%;
• Disoccupazione: passò dai 3 al 25%.
LA GRANDE DEPRESSIONE DEL NOVECENTO
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929
EVIDENZE DELLA CRISI NEL MONDO (1929-1932)
Il calo della produzione industriale rispetto al 1929 fu significativo in tutti i paesi
industrializzati, più ridotto nei paesi nordici dell’Europa, mentre fu assente per il
Giappone. Per l’Unione Sovietica, istituita nel 1922 sotto Lenin, si assiste a quasi un
raddoppio della produzione industriale.
Indici della produzione industriale nel 1932 (1929=100)
200
183
180
160
140
120
93 98
100 84 84 89
82 82
80 67 69 72
58 63 64
60 53 53
40
20
0
A ia
ad
a ia hi
a ia io ia ia ia ito a ia i a e SS
US an n l on c Ita
l lg nc er an n nd ez eg on UR
rm C a Po vac Be Fr
a g h m o
U
O l a Sv r v
ap
p
Ge slo Un Ro gn No Gi
c o R e
Ce
Il PIL (Prodotto Interno Lordo) aggregato dei paesi nei vari continenti evidenzia il
calo più consistente tra 1929 e 1931 per il Nord America, con Canada e USA che
avevano registrato la maggiore espansione delle esportazioni durante il periodo del
primo conflitto mondiale.
P.I.L. aggregati
• Europa Occidentale: -9,1%;
• America Latina: -13,7%;
• Australasia (Australia+Asia): -15%;
• Nord America: -28,6%
Classificazione di 49 paesi esportatori di prodotti primari secondo la percentuale di
diminuzione delle esportazioni, 1928-1933
(valori percentuali)
VALORE PAESI
>80 Cile
75-80 Cina
70-75 Bolivia, Cuba, Malesia, Perù, Salvador
65-70 Argentina, Canada, Ceylon, Indie olandesi, Estonia, Guatemala, India, Irlanda, Lettonia, Messico,
Siam, Spagna.

60-65 Brasile, Repubblica Domenicana, Egitto, Grecia, Haiti, Ungheria, Olanda, Nicaragua, Nigeria, Polonia,
Jugoslavia

55-60 Danimarca, Ecuador, Honduras, Nuova Zelanda


50-55 Australia, Bulgaria, Colombia, Costa Rica, Finlandia, Panama, Paraguay
45-50 Norvegia, Persia, Portogallo, Romania
40-45 Lituania, Filippine, Turchia, Venezuela
Aumento della disoccupazione
(valori percentuali)

VALORE PAESI

>30% Danimarca, Germani, Paesi Bassi e Norvegia

>25% USA

>23% Belgio e Svezia

>19% Australia e Canada


LA GRANDE DEPRESSIONE DEL NOVECENTO
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929
LE CAUSE ENDOGENE AGLI STATI UNITI
• Produzione accresciuta oltre gli standard prebellici con l’effetto di generare:
a) Sovrapproduzione di prodotti primari (frumento, zucchero, gomma, caffè, lana,
piombo, zinco e stagno), segnatamente del frumento. Le esportazioni di farine
da USA e CANADA erano aumentate di tre volte tra 1913 e 1918, con la
superficie coltivata cresciuta nei paesi extraeuropei tra 1909 e 1929 di 30
milioni di acri: USA (9 milioni), Canada (12,6 milioni), Argentina (4 milioni),
Australia (4,4 milioni);
b) Deflazione strutturale per eccesso di scorte (+75% nel 1929 e + 50% nel 1932) e
crollo del valore (Indice 100=1924 / 24,4=1932).
LA GRANDE DEPRESSIONE DEL NOVECENTO
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929
LE CAUSE ENDOGENE AGLI STATI UNITI

• Rilevanza socio-economica del settore agricolo (occupa circa ¼ della popolazione


attiva);
• Sistema bancario polverizzato (esistevano 24.000 banche indipendenti sui
territori) e fallimenti, tra 1929 e 1932, di 5.096 istituti di credito;
• Crollo della borsa di Wall Street: costituì uno shock congiunturale, a cui faceva da
sfondo una crisi economica da sovrapproduzione che produsse una deflazione
strutturale;
• Ideologia liberale e applicazione del laissez-faire
LA GRANDE DEPRESSIONE DEL NOVECENTO
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929
CAUSE INTERNAZIONALI

1. La crisi della Germania e investimenti USA:


• Debiti di guerra: in qualità di finanziatori degli Stati Alleati, gli USA divennero
creditori della Germania, caricata degli oneri dei vincitori;
• Riparazioni belliche: risarcimento dei vincitori da parte tedesca;
• Gli investimenti americani (pubblici e privati): quasi 5 miliardi di dollari investiti
in Europa, di cui 1,4 miliardi in Germania;
• Il dramma economico tedesco: le nazioni creditrici si rifiutarono di aprirsi a
massicce importazioni tedesche.
2. Crisi del sistema monetario internazionale: nascita e abbandono del Gold
Exchange Standard (GES)
• 1922: Conferenza di Genova istituisce un sistema monetario a cambi fissi basato
sulla convertibilità in oro e valute convertibili, come dollaro e –successivamente-
sterlina (dal 1926) e franco francese (dal 1928);
• 1931: inconvertibilità della sterlina, dando vita a tre sottosistemi: l’aere della
Sterlina, o Sterling Exchange Standard, insieme ad altre monete legate al
Commonwealth e di altri stati legati alla Gran Bretagna; al Blocco dell’Oro, legato
al franco; all’Area del dollaro;
• 1933: Abbandono degli USA (con parità 21$ l’oncia);
• 1933: Rientro degli USA (con parità 35$ l’oncia);
• 1936: Inconvertibilità del franco e uscita del Blocco dell’Oro, tra gli altri, di
Francia, Italia – famosa per l’espressione «Quota Novanta» di Mussolini - ,Belgio,
Paesi Bassi (insieme in precedenza avevano dato origine all’unione Monetaria
Latina del 1866).
3. Svalutazioni monetarie competitive (Beggar-Thy-Neighbor)
Ungheria, Argentina, Paraguay, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Venezuela, Bolivia
svalutarono pesantemente le loro monete, nel tentativo di rendere le loro
esportazioni più competitive.
BEGGAR-THY-NEIGHBOR
Questa politica, conosciuta anche con il termine di « Beggar-Thy-Neighbor», cioè
«metti sul lastrico il tuo vicino», si associava spesso a crescita di tariffe, generando
ritorsioni da parte del paese che le subisce, nonché un circolo vizioso che conduce
alla contrattazione dei volumi scambiati e all’aumento dei costi interni per
l’importazione di fattori produttivi sempre più costosi (es. petrolio).
Il termine storicamente è stato associato alle politiche di svalutazione competitiva
volte a sostenere la produzione interna per guadagnare quote di mercato a scapito
degli altri paesi
4) Ritorno generalizzato al protezionismo:
Le conseguenze sono: crollo del principio di non discriminazione della clausola della NPF,
«disintegrazione» dei mercati e divergenze dei prezzi.
Tipi di protezionismo praticati:
• Aumento delle tariffe medie in Asia (11/21% =+91%), Egitto (da 19 a 38% =+100%); Bulgaria,
Finlandia e Polonia (+100%); Cecoslovacchia, Germania, Romania e Spagna (+80%); USA (13-19%
=+46%), Francia (53%), Austria (+60%), Italia (+66%), Jugoslavia (75%); America Latina (+23%);
• Introduzione di legislazione «anti-dumping» in Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti
tra 1920 e 1921 per contrastare gli effetti del «dumping» di altri stati, normalmente attraverso
dazi antidumping;
• Sostituzione dei dazi «ad valorem» con dazi «specifici»;
• Introduzione di tassi di cambio multipli a seconda del tipo di operazione (conto capitale, conto
corrente, etc.).
5) Recupero degli standard produttivi da parte di URSS e dei principali paesi asiatici
In particolare, l’URSS presenta nel 1932 un indice della produzione industriale di 183 punti
rispetto al dato del 1929. Nell’Europa occidentale non si riuscì a limitare le esportazioni dall’area
sovietica.
VERSO IL NUOVO CONFLITTO
Gli anni Trenta si caratterizzarono per una serie di tendenze:
• L’ascesa o l’affermazione di regimi totalitari con annessi imperialismi autarchici, in
particolare in Italia (già a inizio anni 20’), Germania, Giappone e Unione Sovietica;
• (conseguenza): il ricorso a un «bilateralismo progressivo», con graduale
abbandono del multilateralismo proposto dalla Società delle Nazioni;
• Sensazionale riorientamento degli scambi tra le potenze dell’asse (germania,
Italia, Giappone), in parallelo con le strategie militari, con nesso di causalità
biunivoco;
• Abbandono delle politiche del «laissez-faire» in favore di politiche interventiste e
redistributive (es.: New Deal di Roosevelt, 1933-1938)
GIAPPONE

• 1900-1931: incessante crescita demografica da 44 milioni a 65 milioni con un


incremento di circa il 50%;
• 1931: l’esercito Giapponese invade la Manciuria, creandovi medi dopo uno stato
«fantoccio». Uscita dal gold standard;
• 1933: esce dalla Società delle Nazioni e massiccia svalutazione dello yen, con i
produttori tessili indiani messi sotto pressione;
• 1937: incidente al ponte «Marco Polo» (Pechino) che innesca la seconda guerra
sino-giapponese e la seconda guerra Mondiale;
• 1932-1938: bilateralismo progressivo: le esportazioni verso Corea e Cina
crebbero da 1/3 a 2/3.
GERMANIA

• 1932: la Germania cessa di pagare le riparazioni del primo conflitto;


• 1933: avvento al potere di Hitler, effetto soprattutto della grande disoccupazione
(oltre il 30%). Imposti controlli quantitativi «totalitari» sul commercio estero,
tipici dell’economia di guerra;
• 1936: «Asse Roma-Berlino» tra Germania e Regno d’Italia;
• 1939-1940: «Asse Roma-Berlino-Tokyo». Patto d’Acciaio tra Germania e Italia,
primo nucleo dell’alleanza militare, al quale si aggiunge il Giappone con il Patto
Tripartito;
• 1932-1938: bilateralismo progressivo: triplicarono le esportazioni verso l’Europa
sud-orientale. Si consolidano i rapporti con i paesi dell’America Latina, in
particolare Argentina.
L’UNIONE SOVIETICA
• 1924-1927 (gennaio): morte di Lenin e lotta tra Stalin e Trotzkij per la successione. Approvata una
prima costituzione. Stalin inizia l’eliminazione degli oppositori nel partito bolscevico e comunista
(Zinovev, Kamenev, Bucharin, Ordzonikidze, Jagoda, Tuchacevskij e Trotzkij, assassinato in Messico
nel 1940), come «nemici del popolo», imponendo un regime totalitario repressivo che si caratterizzò
anche per l’uso dei «gulag» (acronimo che indicava la «Direzione centrale dei lagera»). Al contrario di
Trotzkij, Stalin sostenne l’idea del consolidamento del socialismo in Russia.
• 1929: Abrogata la N.E.P. , Nuova Politica Economica, in parte orientata al libero mercato, introdotta
da Lenin e durata fino al 1928, Stalin avviò la collettivizzazione delle campagne, la soppressione dei
kulaki (contadini ricchi), e un processo di industrializzazione e tappe forzate, mediante i cosiddetti
piani quinquennali.
• 1928-1932: primo piano quinquennale e crescita dell’industria russa, in particolare quella pesante
(metalmeccanica, acciaio ed estrattiva): indice della produzione industriale 183 rispetto a quella del
1929;
• 1931-1933: sviluppo di carestie (1931 e 1933) e povertà dei contadini, la penuria dei beni di
consumo;
• 1936: dopo quella del 1924, è promulgata una nuova Costituzione, apparentemente più democratica
e meno radicale, che formalmente riconosceva gli stessi diritti. Tuttavia, al Partito comunista era
assicurata una preminenza assoluta su ogni altra istituzione statale e non era prevista nessuna forma
d’opposizione.
ITALIA

• 1882-1912: avvia il colonialismo negli ultimi anni del XIX secolo, con le
acquisizioni dell’Eritrea (1882) e di parte della Somalia (1890-1960). Nei primi
anni del XX secolo, sarà la volta della città cinese di Tientsin (1901), attuale
Tianjin; quindi di Libia (1911) e Dodecaneso (1912);
• 1921: il movimento Fascista si costituisce in partito, trasformandosi presto in
regime di governo dittatoriale. Dottrina e prassi politica erano fondati su violenta
e indiscriminata affermazione di motivi nazionalistici e imperialistici, nonché sul
principio gerarchico. Dopo una piccola parentesi in Anatolia (1919-1922), l’Italia
estende i suoi possedimenti coloniali con Etiopia (1936) e Albania (1939);
• 1932-1938: bilateralismo progressivo: le esportazioni italiane verso le colonie e
l’Etiopia aumentarono dal 3,6% a quasi un quarto del totale.
USA

• 1932: elezioni americane premiano il candidato democratico Franklin Delano


Roosevelt. Cordell hull, nuovo segretario di Stato, è favorevole al libero scambio.
• 1933-1934: Roosevelt avvia il primo «New Deal», il nuovo corso di riforme che
riguardarono soprattutto il campo industriale e fiscale, ma che fu fortemente
osteggiata dai conservatori;
• 1935-1938: il congresso approva un secondo «New Deal», a seguito della parziale
incostituzionalità di alcuni provvedimenti assunti nel primo New Deal, tra cui il
National Industrial Recovery Act;
• 1931-1937: gli occupati salirono dal minimo di 24 milioni a 31 milioni
DISSOLUZIONE DELL’IMPERO OTTOMANO
• 1908: Rivoluzione dei giovani Turchi;
• 1914-1918: partecipazione alla prima guerra mondiale nell’Alleanza;
• 1919-1923: guerra di indipendenza turca contro l’occupazione dell’Anatolia di
Grecia, Armenia, Francia, GB e Italia;
• 1917-1918: occupazione britannica di Bagdad e Mossul (Iraq), a seguito della
scoperta di ricchi giacimenti di petrolio;
• 1920: istituito un mandato britannico su Palestina e Iraq. La Gran Bretagna
reprime il tentativo di sunniti e sciiti di istituire lo stato indipendente dell’Iraq;
• 1921: Winston Churchill, segretario alle colonie, riconosce lo stato dell’Iraq, che
verrà però amministrato dalla Gran Bretagna su mandato della Società delle
Nazioni fino al 1932;
• 1922: fine dell’Impero ottomano. La conferenza di Losanna 1923 riconosce la
sovranità del parlamento turco;
• 1923: istituito il mandato francese su Siria e Libano.
LA RI-GLOBALIZZAZIONE
Evoluzione del commercio internazionale:
• Prima globalizzazione, 1870-1913
(prima grande depressione, 1873-1896);
• De-globalizzazione, 1914-1945
(seconda grande depressione, 1929-1932; prima e seconda guerra mondiale);
• Ricostruzione dell’economia atlantica, 1950-1970
(guerra fredda e divergenze politiche);
• Seconda globalizzazione o ri-globalizzazione, 1980-2000.
L’IMPATTO DELLA II GUERRA MONDIALE
Dopo lo scoppio della guerra nel 1939, il commercio tra i belligeranti cessò. Il collasso di quasi tutta l’Europa Occidentale
nel 1940 portò alla fine degli scambi tra questa regione e la GB, mentre la decisione di Hitler di invadere l’Unione Sovietica
nel 1941 determinò non solo la fine del commercio tra le due potenze, ma significò anche che il Giappone non poteva
contare sulla ferrovia transiberiana come rotta per le materie prime. Più tardi il Giappone si scontrò con GB, Stati Uniti e
Paesi bassi nel Pacifico in modo da ottenere l’ accesso alle risorse del sud est asiatico. Ciò indusse l’ impero del Sol Levante
a restringere i suoi scambi al blocco dello yen. Nel 1942 non vi era alcuno scambio tra i blocchi principali : Europa occupata
dai tedeschi , Asia dai Giapponesi e il resto del mondo.

STORIA DEL CONFLITTO (EUROPA-AFRICA)


• 1939: Patto di non belligeranza tra Germania e URSS (Ribbentrop-Molotov). Invasione tedesca e russa della Polonia. Francia
e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania;
• 1940: occupazione nazista di Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia. Ingresso tedesco in Italia, alleata,
e bombardamenti in Inghilterra. Avvio della campagna africana. Patto tripartito tra Italia, Germania e Giappone;
• 1941: invasione nazista dell’URSS e accerchiamento dei paesi dell’Asse. Hitler dichiara guerra agli USA;
• 1942: sconfitta tedesca a Stalingrado (Volvograd). Resa di italiani e tedeschi in Nord Africa;
• 1943 (settembre): sbarco alleato in Italia. Fine del regime fascista e firma dell’armistizio da parte di Pietro Badoglio.
Mussolini istituisce la Repubblica di Salò;
• 1944 (giugno): sbarco anglo-americano in Normandia;
• 1945 (febbraio): conferenza di Yalta tra Roosevelt, Churchill e Stalin sul futuro ordine mondiale e divisione dell’Europa in
sfere di competenza;
• 1945 (aprile-maggio): invasione alleata della Germania e successiva conferenza di Potsdam (luglio), con la sua divisione in
sfera di influenza (americana, francese, britannica e sovietica).
STORIA DEL CONFLITTO (ASIA-PACIFICO)
• 1931-1937: occupazione della Manciuria e creazione dello stato fantoccio.
Scoppio della seconda guerra Sino-giapponese. Avvio della seconda guerra
mondiale;
• 1941 (dicembre): attacco giapponese a Pearl Harbor (Hawaii) e guerra dichiarata
a USA, Gran Bretagna e Paesi Bassi;
• 1942-1945: sostegno giapponese alla Birmania, contro l’occupazione britannica.
Proclamato lo stato birmano indipendente;
• 1943-1945: invasione giapponese delle Filippine e proclamazione della Seconda
Repubblica Filippina;
• 1945 (agosto): bombardamento americano su Hiroshima e Nagasaki. Resa
incondizionata del Giappone e fine del conflitto.
Le vittime del conflitto
Distribuzione percentuale dei militari
URSS Altri Cina Francia Germania Giappone Italia Jugoslavia Polonia GB Romania USA Ungheria
7.91
1.11 1.3 1.66 1.23
1.31 0.5
1.23

42.61

21.79

16.8
1.7
0.86
Le vittime del conflitto
Distribuzione percentuale del totale
URSS Altri Cina Francia Germania Giappone Italia Jugoslavia Polonia GB Romania USA Ungheria

0.54 1.13 0.61

8.26
1.76
0.69

3.86
33.8

10.9

0.82

7.96

28.8
La guerra dei sottomarini
Gli U-Boot durante la seconda guerra mondiale

U-Boot prodotti per la marina tedesca, 1934-1943


600
568

500

400

300

200 182

134
95
100 78

22 32 22
16 6
0
1934 1935 1936 1937 1938 1939 1940 1941 1942 1943
LA GUERRA DEI SOTTOMARINI
Gli U-Boot durante la seconda guerra mondiale
• Germania e Giappone, da un lato, e le forze alleate, dall’altro, diedero vita ad
attacchi sistematici delle navi mercantili attraverso i sottomarini;
• I tedeschi presero di mira, nell’Atlantico, i trasporti britannici, in particolare, e
quelli dei paesi alleati o neutrali;
• Nel 1942 fu raggiunto il picco della battaglia nell’Atlantico, quando gli u-boot
tedeschi affondarono fino a 1.570 navi mercantili, il 12% delle quali statunitensi;
• Nel 1944 furono affondate nel Pacifico 549 navi giapponesi, presi di mira dai
sottomarini americani.
Conseguenze socio-economiche, 1939-1945
• Oltre 68 milioni di morti, rappresentativi di oltre il 3,5% della popolazione complessiva degli stati
invischiati nel conflitto. Crollo delle esportazioni mediamente del 50%, per i paesi neutrali, alleati
od occupati dai nazisti;
• Import Substitution Industrialization. I paesi dell’America Latina, esclusi dalla politica dei blocchi,
e alcuni paesi dell’Asia si orientano verso la sostituzione delle importazioni, l’industrializzando
quei settori interessati dalle massicce importazioni;
• Quasi tutta l’Europa occupata cessa gli scambi con la GB nel 1940, con le esportazioni che si
riducono fino a 1/3 del valore prebellico;
• La Francia registra il crollo delle importazioni, che nel 1944 raggiungono il 5,6% del valore
prebellico.
• La GB le esportazioni diminuirono
• Gli USA le esportazioni triplicarono rispetto al 1938 e le importazioni cominciarono a salire nel
1943 dopo essere scese al 25% nel 1941
• Il commercio tra alleati : le esportazioni di Australia e India diminuirono drasticamente. In Africa il
quadro era contrastante: le esportazioni liberiane esplosero durante il conflitto mentre in altri
paesi africani dipendeva da quali prodotti esportassero : es Congo dipendeva dal fatto che gli
alleati desiderassero i minerali, mentre altri che dipendevano dalle esportazioni di materie prime
come olio di palma se la cavarono peggio-
Conseguenze socio-economiche, 1939-1945
• 1941: Lend-lease act (Legge degli affitti e prestiti): gli USA intervengono in aiuto
dei paesi alleati, ma attraverso la fornitura di cibo, attrezzature militari e altre
forniture essenziali in favore dei paesi alleati o dei paesi «la cui difesa vitale per
gli Stati Uniti»;
• 1941-1943: il commercio riprende tra gli alleati in guerra con la Germania. Le
esportazioni di USA e Canada crescono fino a tre volte il livello del 1938; le
importazioni, diminuite del 25%, riprendono a crescere;
• 1942: assenza di scambi tra i tre blocchi costituiti, tra i paesi alleati, i paesi
dell’Asse e il resto del mondo;
• 1944-1945: accordi di Bretton Woods, per la ricostituzione dell’ordine mondiale e
la cooperazione internazionale, e istituzione dell’ONU.
CONSEGUENZE GEOPOLITICHE
• Diffusione del comunismo in Europa e Asia:
Nei primi anni successivi al conflitto regimi comunisti si insediarono nei principali
stati euroasiatici, creando un «blocco comunista» che avrebbe alimentato la
disintegrazione economica mondiale;
• L’URSS consolidò il controllo sui paesi dell’est europeo liberati, in particolare
Germania O., Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia. Il regime sovietico fu poi
sfidato soprattutto in Polonia, grazie a Solidarnosc (1980), e in Germania, con la
caduta del muro di Berlino (1989);
• 1945: nel nord della Corea, sotto il controllo giapponese dal 1910, e nel nord del
Vietnam si insediano governi comunisti;
• 1949: presa del potere in Cina da parte di Mao Zedong. Formazione del
COMECON (Consiglio di mutua assistenza economica) nell’est europeo.
• Piano Marshall e avvio della «guerra fredda»:

Alla fine del conflitto i rapporti tra URSS e gli ex stati alleati occidentali erano andati deteriorandosi, e vi è l’adesione
al «Patto Atlantico» (1949);
• La dottrina Truman portò gli USA a schierarsi a sostegno dei paesi liberi che resistono ai tentativi di sottomissione da
parte di minoranze armate o di pressione esterne;
• Gli aiuti degli USA per la ricostruzione, promessi nel 1947 con il «Piano Marshall» ai paesi dell’Europa occidentale,
furono subordinati all’accettazione di condizioni, tra cui la rinegoziazione dell’indennità di guerra della Germania,
l’apertura delle economie al libero mercato e al coordinamento delle strategie al fine dell’ottimale assistenza;
• Il 1949 non vede solo la firma del Patto Atlantico, che impegnava gli Stati Uniti alla difesa dell’ Europa
Occidentale, ma anche l’approvazione dell’ EXPORT CONTROL ACT, che dava poteri di controllo sulle esportazioni
dirette non soltanto verso i paesi comunisti, ma verso tutto il mondo
• Nel 1949 gli ex paesi alleati formarono il COCOM, il comitato di coordinamento per il commercio multilaterale
verso i paesi del blocco comunista, con riduzione nel 1953 del commercio dell’est europeo al 14% e del
commercio dell’ovest al 2,1% dei livelli totali di scambio. ( venne sciolto nel 1995)
• Come diretta conseguenza della guerra fredda e dell’attivazione del COCOM si produsse un’importante flessione del
commercio est-ovest: fino al 1953 il volume delle esportazione dei paesi dell’est europeo verso l’ovest (prettamente
prodotti agricoli) fu del 14% del livello totale, mentre la riduzione delle esportazioni dell’ovest all’est (maggiormente
prodotti di manifattura o dell’industria) fu ancor più accentuata, rappresentano il 2,1% del totale delle esportazioni.
• La guerra fredda fu anche guerra di intelligence (CIA-KGB), con numerose implicazioni delle CIA in numerosi colpi di
stato o nelle elezioni democratiche di diversi stati europei, asiatici e centro-sudamericani.
CONSEGUENZE GEOPOLITICHE
• Graduale decolonizzazione in Asia e Africa
Il processo riguardò i principali stati colonialistici del Vecchio Continente.
Questi i casi più importanti:
• 1945: Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia (ex colonie italiane);
• 1945-1949: Indonesia (ex colonia olandese);
• 1946-1954: Indocina francese creazione di Laos e Cambogia (guerra contro gli USA,
1967-1975), Vietnam (guerra contro gli USA, 1955-1975);
• 1947: India britannica  suddivisione in India e Pakistan (che ha innescato le guerre
indo-pakistane del 1947-1948, 1965, 1971 e 1999);
• 1948: India britannica: Birmania (colpo di stato nel 1962);
• 1954-1962: Algeria (ex colonia francese) guerra franco-algerina e appoggio al FNL
algerino da parte di Enrico Mattei (Italia), Krusciov (URSS) e Kennedy (USA);
• 1957-1964: Ghana (colpo di stato nel 1966) e altre ventisei ex colonie subsahariane;
• 1975: Malesia britannica
• Graduale decolonizzazione in Asia e Africa
Le principali conseguenze dei processi di indipendenza dei vari stati africani e
asiatici – oggi Paesi in Via di Sviluppo (PVS)- sono stati:
1) Disintegrazione del commercio
Contrariamente all’indipendenza dell’America Latina, di un secolo e mezzo prima,
che aveva favorito liberalizzazione e multilateralismo degli scambi, la
decolonizzazione post seconda guerra mondiale provocò una disintegrazione
economica internazionale, effetto della politica di chiusura dei nuovi stati;
2) Disintegrazione e disgregazione monetaria
La finanza bellica inflazionistica, che generava eccedenze monetarie, e le
svalutazioni competitive, che alimentavano l’inflazione, contribuivano alla
debolezza delle nuove divise sul mercato valutario internazionale
EVOLUZIONE DELLA «GUERRA FREDDA»
COLPI DI STATO E INTERFERENZE POLITICHE DELLA CIA
(ALCUNI DEI CASI ACCERTATI)
• 1948: interferenze nelle elezioni politiche italiane;
• 1953: colpo di stato iraniano contro Mossadeq, che favorì la successiva ascesa di Khomeini e
l’instaurazione del regime degli ayatollah. Fu motivatodalla nazionalizzazione dell’Anglo-Iranian
Oil Company (1951);
• 1954: colpo di stato in Paraguay;
• 1965: colpo di stato in Brasile;
• 1961: colpo di stato fallito a Cuba (invasione della baia dei Porci);
• 1971: colpo di stato in Bolivia;
• 1973: «Operazione condor»: colpo di stato in Cile: deposto Allende, insediamento di Pinochet,
motivato dal rischio della nazionalizzazione delle miniere di rame. Successivamente, Pinochet
abolì il controllo sui cambi, svalutò la moneta e ridusse i livelli tariffari dal 94% al 10%;
• 1976-1979: «Operazione condor»: colpo di stato e «guerra sporca» in Argentina a sostegno dei
regimi di Videla (1976-1981) e Bignone (1982-1983). I loro regimi produssero la «sparizione» di
oltre 30.000 oppositori.
VERSO IL NUOVO ORDINE MONDIALE
GLI ACCORDI DI BRETTON WOODS, 1944
OBIETTIVI DELLA CONFERENZA
La conferenza di Bretton Woods (USA) del luglio del 1944 riunì 44 paesi che
avrebbero a breve dato vita all’ONU (1945) con l’obiettivo di favorire lo sviluppo del
commercio internazionale attraverso:
• Ripristino di un sistema monetario a cambi fissi;
• Contrasto di fenomeni destabilizzanti del sistema monetario, come i movimenti di
capitale a breve e le svalutazioni competitive;
• Istituzione di un nuovo ordine monetario compatibile con i propositi degli stati di
crescita e stabilità monetaria.

Tra le due proposte sul tavolo, quella inglese di J.M.Keynes, e quella statunitense di
H.D.White, prevalse quest’ultima.
LE PROPOSTE DELLA CONFERENZA
John M.Keynes (Inghilterra):
• Ipotizzò l’introduzione di una nuova valuta, il bancor, scambiabile esclusivamente tra le
banche centrali, che avrebbe quindi dovuto fungere solo da moneta di riserva;
• La convertibilità era limitata al caso dell’oro in bancor e non viceversa, secondo una parità
fissata;
• Le quote di bancor, gestite da un organismo internazionale, l’international Clearing Union
(ICU), sarebbero state assegnate agli stati in base al loro peso nel commercio internazionale.
Henry D.White (USA):
Ipotizzò un sistema dollaro-centrico, con il dollaro unità contabile e moneta convertibile alla
parità di 8,88 grammi di oro per ogni 10 dollari, e la creazione di due organismi:
• United and Associated Nations Stabilization Fund, per favorire la stabilità monetaria e
sostenne i paesi con deficit temporanei della bilancia dei pagamenti;
• Bank for Reconstruction and Development of the United and Associated Nations, con il
compito di fornire investimenti a medio/lungo termine per favorire la ricostruzione dei paesi
usciti dalla guerra e il loro sviluppo economico.
IL SISTEMA DI BRETTON WOODS
• Fu ratificata buona parte della proposta di White, con la variante del sistema a cambi fissi ma
«aggiustabili», basato sulla convertibilità del dollaro in oro al prezzo di 35$ l’oncia, con gli USA
che, pur esercitando di fatto un «signoraggio», si impegnavano a non svalutare il dollaro;
• Si riattivava una sorta di gold exchange standard ma con il dollaro come unica moneta
convertibile;
• L’adattabilità dei cambi serviva a consentire che l’obiettivo esterno (della parità della valuta con
il dollaro) non sacrificasse gli obiettivi interni (vedi i limiti del Trilemma Mundell-Fleming);
• Erano istituiti il Fondo Monetario Internazionale e la BIRS (Banca Internazionale per la
Ricostruzione e Sviluppo);
• L’adesione al FMI da parte dei singoli paesi avveniva con quote per ¼ in oro e per il resto in
valuta;
• Era fissata una banda di oscillazione del -1/+1% del cambio della valuta con il dollaro;
• In caso di variazioni superiori al 10%, dovute agli squilibri nella bilancia dei pagamenti, il FMI
poteva acconsentire a fissare una diversa parità (da ciò derivava la «adattabilità» dei cambi
fissi); ciò serviva a scongiurare il ripetersi di casi simili a quelli del 1925, quando
l’apprezzamento eccessivo della Sterlina costrinse la Gran Bretagna ad abbandonare il GES nel
1931.
IL TRILEMMA DI MUNDELL-FLEMING
TEOREMA
Fu enunciato dai due economisti agli inizi degli anni ‘60 del Novecento.
Afferma l’impossibilità di ottenere contemporaneamente le tre condizioni:
• Regime di cambi fissi (tasso di cambio);
• Perfetta mobilità di capitali (tasso di sconto);
• Politica monetaria nazionale indipendente dal momento che le prime due
condizioni, fissando i tassi interni, escludono la terza.
EFFETTI VERIFICATI
Se un paese si orienta a favore di un regime di cambi fissi, subirà inevitabilmente
una perdita di autonomia della politica monetaria.
IL TRILEMMA DI MUNDELL-FLEMING
VERIFICA EMPIRICA
• Una variazione del tasso di interesse nazionale rispetto a quello internazionale
provocherebbe uno spostamento di capitali verso il paese che avesse un tasso di
interesse superiore;
• Lo spostamento di capitali provocherebbe una variazione della parità del tasso di
cambio delle monete dei due paesi interessati (deprezzamento per il paese
interessato al deflusso e viceversa);
• Tale alterazione comporterebbe l’aumento o la riduzione delle riserve valutarie
nei due paesi, con l’effetto di generare una variazione nell’offerta di moneta
interna fino a riallineare il tasso di interesse nazionale con quello internazionale.
• Un regime di cambi flessibili è compatibile con le due condizioni della perfetta
mobilità dei capitali e di autonomia della politica monetaria, dato che la
variazione del tasso di interesse comporterebbe un aumento di capitali con una
conseguente variazione del tasso di cambio libero di modificarsi.
IL SISTEMA BRETTON WOODS
FUNZIONAMENTO E LIMITI
• Il sistema funzionò fino a quando le autorità monetarie degli USA riuscirono a mantenere costante la
parità tra dollaro e oro;
• L’attuazione del piano Marshall, con il quale gli USA sostennero le ricostruzioni dei paesi europei e del
Giappone, evidenziò già le prime fragilità del sistema, per il deflusso importante di capitali pubblici e
privati verso l’Europa, che contribuì a generare saldi negativi alla bilancia dei pagamenti americani;
• La crisi di fiducia verso il dollaro aumentò, come da dilemma di Triffin:
Le speculazioni sull’oro videro crescere il suo valore particolarmente tra 1961 e 1962; con il passare del
tempo il valore di 35$ l’oncia non rispecchiava più quello precedente.
• 1971 (15 agosto): il Presidente Richard Nixon sospende la convertibilità del dollaro in oro a 35$
l’oncia, imponendo anche una tassa del 10% sulle importazioni;
• 1971 (dicembre): a seguito del G10 si fissò una nuova parità del dollaro convertibile in oro a 38$
l’oncia, aumentando la banda di oscillazione a più del doppio rispetto a quella prevista (da +/-1 a +/-
2,25%);
• 1972: i paesi che avevano aderito alla CEE diedero vita al «serpente monetario», con oscillazione
delle valute intorno al +/-1,125% per i cambi bilaterali e del doppio rispetto ai cambi dei paesi terzi;
• 1973: ha avvio il sistema dei cambi flessibili.
BIRS O BANCA MONDIALE
La Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo è un’istituzione
finanziaria internazionale la cui creazione fu sancita nella Conferenza di Bretton
Woods nel 1944, con lo scopo di finanziare la ricostruzione del sistema produttivo
dei paesi devastati dalla seconda guerra mondiale e per sostenere lo sviluppo
delle aree povere del pianeta
• 1946 (25 GIUGNO): inizio attività e capitale di 10 miliardi di dollari fornito dalle
quote dei paesi membri;
• 1960: creata la divisione IDA (International Development Association) con il fine
di concedere prestiti agevolati e senza interessi a paesi poverissimi, non
qualificati per l’accesso al credito;
• 1965: intensifica l’azione verso i PVS e paesi in transizione, in particolare a
sostegno di povertà e sviluppo agricolo e rurale;
• 1980-1989: aumentano significativamente i prestiti a soggetti privati attivi nel
Terzo Mondo.
DALLA CECA ALL’UNIONE EUROPEA
Tappe del processo di unione e integrazione europea
• 1944-1948: formazione del BENELUX, l’unione doganale di Belgio, Paesi Bassi e
Lussemburgo, entra in vigore dopo la guerra;
• 1951: Trattato di Parigi: istituzione della CECA (Comunità Economica del Carbone e
dell’Acciaio) tra Francia, Germania o., Italia e BENELUX;
• 1957: Trattato di Roma: istituzione di CEE ed EURATOM tra gli stessi stati della CECA (6
paesi membri);
• 1960: istituzione dell’EFTA (European Free Trade Association) tra Austria, Danimarca,
Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera e Regno Unito;
• 1968: abolite le tariffe tra i paesi membri;
• 1973: ingresso nella CEE di Regno Unito, Irlanda e Danimarca (9 membri);
• 1981: ingresso nella CEE della Grecia (10 membri);
• 1986: ingresso nella CEE di Spagna e Portogallo (12 membri);
• 1992: Trattato di Maastricht: trasformazione della CEE in CE;
• 1995: ingresso nella CE di Austria, Svezia e Finlandia (15 membri).
• 2004: ingresso nella CE di Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia,
Estonia, Lituania, Rep.Ceca e Slovenia (25 membri);
• 2007: ingresso nella CE di Romania e Bulgaria (27 membri);
• 2007-2009: Trattato di Lisbona. Istituzione ed entrata in vigore dell’UE;
• 2013: ingresso nella UE della Croazia (28 membri).
IL PROTEZIONISMO DELL’AMERICA LATINA
Il secondo conflitto mondiale ebbe effetti più duraturi sul piano del protezionismo rispetto al primo
conflitto e alla crisi del ‘29. Nei primi anni dopo il secondo conflitto, tutti i paesi adottarono la sostituzione
delle importazione, salvo l’eccezione del Perù, e il protezionismo ricevette nel 1948 il sostegno del CEPAL
(Commissione Economia per l’America Latina).
• 1961: istituzione della LAFTA, l’Associazione di libero scambio dell’America Latina, su ispirazione della
CEE, incapace di addivenire a un’unione tariffaria e doganale; La Lafta non riusci ad abolire le barriere
tariffarie tra gli stati membri, a differenza della CEE che le aboli’ nel 1968.
• 1965: il MCCA (Mercato Comune Centro Americano) fissa tariffa esterna comune, ma ciò ha effetto solo
per i grandi esportatori di beni primari;
• 1969: Istituzione dell’Unione Andina, rotta dal Cile nel 1976;
• 1973: dopo il colpo di Stato, il Cile di Pinochet adottò una politica liberista, svalutò la moneta e ridusse
le tariffe medie dal 94% al 10%.
NUOVE TENDENZE: LA PERIFERIA SI CHIUDE
• Nel corso del tardo Ottocento, tutte le grandi economie imposero un libero commercio, pur mantenendo
il diritto al protezionismo (con l’eccezione della Gran Bretagna), mentre la periferia restò aperta;
• Durante il tardo XX secolo, la periferia restò chiusa, mentre i paesi più ricchi liberalizzarono i loro mercati;
• La politica di chiusura da parte della periferia è perdurata per almeno un quarto di secolo.
LA RICOSTRUZIONE DELL’ECONOMIA ATLANTICA
IL PIANO MARSHALL
Aveva lo scopo di facilitare la ricostruzione post seconda guerra mondiale, con uno
stanziamento di 13/14 miliardi di dollari spalmati in quattro anni. L’accesso agli
aiuti, per i paesi dell’Europa occidentale, era subordinato a una serie di requisiti,
tra cui:
• Economie di mercato funzionanti con liberalizzazione dei prezzi;
• Controllo dei deficit di bilancio;
• Adozione di misure a favore della crescita economica e delle aperture
commerciali con gli altri paesi;
Al fine dell’integrazione economica, si era contato sull’OECE, istituita a Parigi nel
1948 ma dal 1961 dall’OCSE, sorta per favorire la cooperazione economica ma con
effettiva funzione di think tank.
GATT
General Agreement on Tariffs and Trade
L’accordo generale sulle tariffe e sul commercio 1947
Il fulcro degli accordi era «non discriminazione», ovvero il rilancio della clausola
della NPF.(crollata nel 1929 in seguito al ritorno al protezionismo). Tuttavia, erano
state previste alcune eccezioni per «unioni doganali» e zone di «libero scambio», ai
PVS era attribuita la facoltà di non liberalizzare; quelli ricchi, invece, furono
riluttanti all’applicazione della clausola, anche per gli effetti del «free-riding»
beneficiati da paesi terzi che non avevano firmato l’accordo. Nei primi anni,
l’impatto non fu positivo, secondo Douglas Irwin (1995).

La Clausola della Nazione Più Favorita (CNPF) o Most Favoured Nation (MFN) è,
nell’ambito del diritto internazionale, la procedura secondo cui i paesi contraenti si
impegnano ad accordare ai prodotti/beni provenienti da un paese terzo condizioni
doganali e daziarie non meno favorevoli di quelle già stabilite negli accordi
commerciali tra i paesi coinvolti. (free-riding).
• 1947: ( Ginevra). Adottato per la prima volta, da parte di 23 nazioni, con l’idea di applicare i
successivi accordi a l’Avana. Furono accettati ben 123 accordi bilaterali, estesi ad altri stati
membri, grazie al principio della NPF. Gli USA, pur non ratificando l’ITO, ridussero le tariffe
del 35%;
• 1948: (L’Avana). Istituito l’ITO (International Trade Organization), ma non ratificato dagli USA;
• 1949: (Annecy). Secondo round: adesione di altri paesi. Nuove riduzioni tariffarie;
• 1959: (Torquay). Terzo round: il processo rallenta a causa del free-riding;
• 1960-1962: (Ginevra). Quinto round (Dillon Round): estese gli accordi a 26 paesi aderenti;
• 1964-1967: (Ginevra). Sesto round (Kennedy round): estese gli accordi a 62 partecipanti, dai
precedenti 26, riducendo le tariffe interne di almeno un terzo. Il Giappone abolì i controlli
valutari. Per superare gli effetti del free-riding, si passò dagli accordi bilaterali a quelli
multilaterali;
• 1971-1973: fine del sistema monetario Bretton Woods, e creazione del sistema a cambi
flessibili;
• 1986-1994: (Punta del Este). Ottavo round (Uruguay round): parteciparono 123 paesi, ma si
concluse solo nel 1994, a Marrâkush (Marocco), con la sostituzione del GATT con il WTO
(World Trade Organization).
DIVERGENZE DI POLITICHE 1945-1980
Il confronto delle tariffe sui beni manifatturieri tra 1902 e 2000 ha fatto emergere,
per il periodo compreso tra 1945 e 1980, una sostanziale divergenza delle politiche
tariffarie.
• Per diversi paesi europei e le propaggini britanniche le tariffe sono più alte tra
le due guerre (disintegrazione economica), mentre si abbassano nel periodo
seguente (integrazione economica);
• Per i PVS, a dispetto delle condizioni favorevoli, non si produsse un’effettiva
integrazione economica, fatto salvo il caso del Cile di Pinochet (le tariffe furono
ridotte dal 94% al 10%);
• Fino al 1980, solo un quarto della popolazione mondiale viveva in economie
aperte: Europa Occidentale, Nord America, Australasia e Giappone. Nel computo
non entrano la Cina, che nel 1975 avviò il processo delle liberalizzazioni, e l’India,
che farà altrettanto nel 1991.
LA RI-GLOBALIZZAZIONE, 1980-2000
FATTORI DELLA SVOLTA
La seconda globalizzazione promuove il graduale smantellamento di barriere artificiali sorte come
risultato delle due guerre mondiali (1914-1918 e 1939-45) e della Grande depressione(1929) . Il 1980 fu il
punto di svolta per l’economia internazionale verso il libero scambio tanto che sorsero:
• Nuove convinzioni sull’inefficacia del protezionismo nel lungo periodo;
• Le elezioni politiche di Margaret Thatcher (1979) in GB e Ronald Reagan (1980) in USA, che diedero
ulteriori spinte, attraverso la loro politica, alle politiche liberiste e alle politiche deflazionistiche dei loro
paesi, che ebbero effetto anche su quelle degli altri (alti tassi di sconto);
• Gli shock petroliferi del 1973 e 1979, provocati dalla politica di alto prezzo intrapresa dall’OPEC, che ebbe
l’effetto di ridurre la produzione (petrolifera e generale) e l’occupazione, in particolare nei paesi
industrializzati (Nord America e Europa occidentale);
• Il risultato delle politiche deflazionistiche fu la recessione. Le riforme intraprese dai PVS indotte da FMI e
BIRS, considerate necessarie e fatte passare «di nascosto» perché impopolari;
• 1989: Caduta dell’URSS, l’avvio verso il libero mercato di Cina e India;
• L’inclusione di parte dei paesi dell’Europa orientale nella Comunità Europea/Unione Europea (ex Germania
Est, nel 1990; Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Lituania, Rep. Ceca e Slovenia nel 2004;
Bulgaria e Romania nel 2007);
• L’adozione del sistema di cambi flessibili in luogo di quello a cambi fissi (fine del sistema di Bretton Woods).
LA POLITICA DEL TASSO DI SCONTO
Negli anni ‘80, Gran Bretagna e USA intrapresero una serrata lotta all’inflazione
attraverso lo strumento – tra gli altri – del tasso ufficiale di sconto. Analoga politica
era stata intrapresa, tra 1927 e 1928, da parte di Germania e Stati Uniti per evitare
le speculazioni nel mercato borsistico.
Aumenti dei tassi di interesse
PRO
Riduzione della moneta circolante (politica monetaria restrittiva), riduzione
dell’inflazione, attrazione di capitali dall’estero, riduzione delle speculazioni di
borsa, apprezzamento della moneta per effetto della variazione del rapporto di
cambio.
CONTRO
Aumento del costo del denaro (per soggetti pubblici e privati), riduzione della
produzione, riduzione degli investimenti in attività produttive (si predilige il
tesoreggiamento), disavanzo nella bilancia dei pagamenti.
POLITICA DEL TASSO DI SCONTO: LE MANOVRE ANTICICLICHE
Nella fase 1 sarebbe necessario l’incremento del tasso di sconto (manovra restrittiva);
Nella fase 2 e 4 si potrebbe mantenere inalterato il tasso di sconto;
Nella fase 3 sarebbe necessaria la riduzione del tasso di sconto (manovra espansiva). {grafico}
LE NUOVE RIFORME
L’azione incisiva di FMI e BIRS ha avuto effetti nel lungo termine, ed è servita, in particolare, a
far accettare ad alcuni dei PVS, in particolare quelli dell’America Latina, un pacchetto di
riforme necessarie, a volte impopolari che puntavano a ridurre:
• Deficit di bilancio;
• Inflazione;
• Restrizioni quantitative sugli scambi.
Si mossero in questa direzione prima Cina (1975), poi Messico e Bolivia (1985), quindi
Argentina e Pakistan (1988), infine Venezuela (1989), Brasile (1990) e India (1991) e gli stati ex
socialisti confluiti nell’Unione Europea.
Per effetto di ciò, nel 1993 la maggior parte della popolazione mondiale viveva in economie
aperte (seppur non completamente aperte) secondo l’indice di Sachs e Warner (1995)
LA PROTEZIONE IN AGRICOLTURA E INDUSTRIA
IL METODO ANDERSON-NEARVY (2005)
• Un numero considerevole di paesi ha una protezione industriale media inferiore
al 15,6%, ma una protezione agricola più accentuata (media del 35,7%);
• Il gruppo di PVS composto da Uganda, Kirghizistan, Honduras, Moldavia, Costa
Rica, Madagascar e Hong Kong risultano i paesi più liberisti (bassa protezione
agricola e industriale);
• Il gruppo di PVS composto da Tunisia, Marocco, Nigeria, Tanzania, India, Algeria,
Sudan, Vietnam, Messico e Costa d’Avorio hanno alti livelli di protezione sia
agricola che industriale;
• I paesi ricchi avevano generalmente livelli piuttosto bassi di protezione
industriale, ma livelli elevati di protezione agricola, con la Norvegia che
rappresenta un esempio estremo.
BARRIERE TARIFFARIE
• Le aliquote dei PVS si ridussero mediamente dal 34,4% al 12,6% calando ovunque salvo che nei paesi
dell’America Latina, dove l’andamento fu altalenante (aumentarono durante la crisi del debito per calare
successivamente);
• Le riduzioni tariffarie più marcate si registrarono per i paesi dell’Africa subsahariana (22,5%-8,9%) e per
l’Asia (43,7%-12,6%);
• Le tariffe medie sui prodotti manifatturieri sono rimaste al di sopra del livello del 1914, soprattutto per Cina,
India, Pakistan, Regno Unito e Tailandia che rappresentano il 44% della popolazione mondiale;
• I paesi ricchi hanno mantenuto un’altra protezione del settore agricolo (Giappone 61%, UE 44%, Canada
18,5%, USA 28,5%).
BARRIERE NON TARIFFARIE
Tipologia
• Dazi compensativi e antidumping;
• Quote (di esportazione/importazione);
• Restrizioni volontarie delle esportazioni;
• Sussidi alla produzione;
• Ostacolo tecnici al commercio.
Il peso delle barriere non tariffarie è cresciuto dal 1913 in avanti. Per questa ragione, la protezione media a
livello mondiale nel periodo della ri-globalizzazione era ancora sostenuto
BARRIERE NON TARIFFARIE
L’ACCORDO MULTIFIBRE (1974-2004)
• Fu adottato per restringere le esportazioni di prodotti tessili dai PVS verso i paesi
sviluppati, consentendo a questi ultimi di prepararsi alla gestione delle
importazioni provenienti da aree che godevano del vantaggio comparato del
settore ad alta intensità di fattore lavoro, quindi del basso costo del lavoro;
• L’ottavo round negoziale del GATT, l’Uruguay Round (1986-1994), ha previsto
l’eliminazione dei contingentamenti (limitazioni) nel corso dei dieci anni, che ha
avuto luogo solo il 1° gennaio 2005;
• La fine dell’accordo Multifibre ha provocato una forte crescita delle esportazioni
tessili dalla Cina, e la dura reazione dei produttori tessili americani ed europei,
che ha portato a nuove misure di protezione temporanee nei mercato occidentali.
I COSTI DI TRASPORTO INTERNAZIONALI
IL TRASPORTO AEREO
• 1950-1990: si realizza una drastica riduzione dei costi, che è meno accentuata nel
decennio degli anni ‘90;
• Nel corso delle crisi petrolifere, il costo del nolo crebbe in termini di valori fisici
(per kg spediti) – quindi in valore assoluto – mente si ridusse in rapporto al valore
delle merci spedite (percentuale sul prezzo delle merci) – in termini relativi, ciò fu
dovuto agli incrementi maggiori dei volumi trasportati rispetto a quello dei costi e
alle economie di scala;
• I cali dei noli furono maggiori sulle lunghe distanze (economie di scala) e sulle
rotte da e verso il Nord America (la quota di trasporto aereo sulle esportazioni
passò negli USA dall’8% al 29%);
• L’uso dell’aereo fu riservato a merci con elevato rapporto tra valore-peso
(sostituzione nel teorema di Heckscher-Ohlin).
I COSTI DEL TRASPORTO INTERNAZIONALI
• Il valore dei noli reali registrano un tendenziale declino, che è più accentuato
prima dello scoppio della prima guerra mondiale, e meno marcato dopo il
secondo conflitto;
• La prima globalizzazione ha origini più tecnologiche (rivoluzione dei trasporti);
• La seconda globalizzazione ha origini più politiche (smantellamento delle barriere
artificiali per le guerre mondiali e la crisi del 1929);
• Principali innovazioni: sviluppo del trasporto aereo, crescita del tonnellaggio delle
navi 8da 30 mila a 500 mila t.), containerizzazione e trasporto in libera
immatricolazione (Panama e Liberia);
• Il costo dei noli nel tardo XX secolo scese poco in termini reali, mentre cresce in
maniera rilevante in valore nominale.
L’APERTURA AL COMMERCIO MONDIALE
La crescita del commercio mondiale è stata più rapida nella seconda metà del XX
secolo rispetto a qualsiasi momento nella storia.
• Fino al 1913 il tasso di crescita è stato del 3,5% annuo;
• Dal 1913 al 1973 il tasso di crescita è stato del 7,8% annuo;
• Dopo la prima crisi petrolifera del 1973, il tasso è sceso al 4,5% annuo,
attestandosi successivamente, negli anni ‘90, intorno al 6% annuo.
Gli indici per misurare l’apertura commerciale
• Export + import in % di PIL (FIGURE 6.4 E 6.5) – fonte Heston et al.
• Export in % di PIL (tabella 6.2) – fonte Maddison.
INDICE DI HESTON ET AL. (Export + Import/PILx100)
Periodo 1950-1970

• Europa occidentale (18 paesi), Corea del S., Taiwan e USA dagli anni ‘50;
• Canada dagli anni ‘60, dopo un leggero calo;
• Tra i principali PVS con popolazione superiore ai 100 milioni di abitanti (Cina, India, Pakistan,
Bangladesh, Nigeria, Messico , Brasile e Indonesia), solo l’Indonesia presenta apertura già negli anni
n’60, per gli altri ciò avverrà tra anni ‘70 e ’80;
• L’America Latina (11 paesi) presenta una stagnazione fino agli anni ‘50 seguita da una crescita;
• Africa subsahariana, Nord Africa e Medio Oriente (4/7 paesi) negli anni ‘50, seguita da un recupero
successivo.
• 1970-1980: aumento generalizzato degli indici per quasi tutti gli stati;
• 1970-1980: sensazionale aumento per il gruppo di PVS Subsahariani, del Nord Africa e, in particolare,
del Medio Oriente, verosimilmente per l’aumento delle produzioni ed esportazioni petrolifere;
• 1980-1985: calo in tutte le aree, più marcato in Medio Oriente e America Centrale e Caraibi, legato alle
crisi petrolifere (e inflazione anni ‘70-80);
• 1985-2000: crescita in tutte le aree, sensazionale nei casi dell’Asia sud-orientale e America Centrale e
Caraibi, mentre nell’America Latina si evidenzia un calo nel corso di tutti gli anni ‘90 (crisi del debito).
ANALISI DI MADDISON (Export/PILx100)
(dati aggregati per aree geografiche, valore percentuali)
{grafico}
• Mondo: in tutte le aree si registra una caduta, più o meno marcata, del rapporto a partire
dal 1929 e la seconda Guerra Mondiale, segno della disintegrazione economica e del
ricorso a barriere artificiali (tariffarie e non tariffarie);
• Europa occidentale: triplicò il peso dell’export sul PIL (da 10 a 30% circa) tra 1870 e 1992,
ma nel periodo tra le due guerre perse il vantaggio sul commercio internazionale
accumulato nel corso della prima grande globalizzazione o prima dello scoppio della
prima Guerra Mondiale. La disintegrazione economica è più marcata e lunga rispetto alle
altre aree, effetto soprattutto dei due conflitti mondiali;
• America Latina: in seguito alla prima Guerra Mondiale, si ridusse il rapporto tra export e
PIL, con calo proseguito fino alla prima crisi petrolifera;
• Asia e USA: andamenti quasi speculari, con crescita del peso dell’export sul PIL più
contenta rispetto al resto del mondo, ma occorre considerare le diverse condizioni di
partenza e il peso del rispettivo della produzione desinata al mercato interno. Fino al
1950, gli USA detenevano il 45% della produzione industriale globale.
L’APERTURA AL COMMERCIO MONDIALE, 1950-1992
• I livelli di apertura non furono recuperati nel 1973 nel Regno Unito, in Spagna,
Australia , America, Cina, India e Tailandia;
• I livelli di apertura non erano ancora raggiunti nel 1992 dalla gran parte dei PVS,
in particolare quelli dell’America Latina e l’India;
• Nel corso degli anni ‘70 si assiste alla frammentazione dei processi produttivi, con
i PVS sempre più coinvolti nella produzione industriale di componentistica
(meccanica o hi-tech) assemblata nei paesi ricchi;
• Ciò comporta una specializzazione verticale di input intermedi, analoga a quella
della Gran Bretagna durante la rivoluzione industriale (filati);
• Nel corso degli anni ‘90 si assiste a una convergenza dei prezzi per i prodotti
manifatturieri, che non è riscontrata per i beni primari.
APERTURA E CONVERGENZA NEL TARDO NOVECENTO, 1950-2000
• PIL mondiale pro-capite aumentò del 185% (Maddison, 2003) a un ritmo di 2,1%
annuo, a fronte di un aumento di popolazione del 140%;
• Fino al 1950, gli USA detenevano il 45% della produzione globale, con un ritmo di
crescita di 2,2% annuo (appena al di sopra del PIL pro-capite);
• 1960-1980: si produssero una serie di miracoli economici, che produssero una
convergenza di Giappone, dell’Europa occidentale e delle Tigri asiatiche (Corea
del S., Hong Kong, Singapore e Taiwan) con gli USA;
• 1980-2000: sul finire degli anni ‘70, la Cina inizia il processo di convergenza a un
tasso annuo del 4,2% seguito, soprattutto negli anni ‘90, da quello dell’India,
nonostante politiche commerciali ancora chiuse (secondo la classificazione di
Wacziarg e Welch, 2003)
• La convergenza della Cina si intensifica nel corso degli anni ‘90, al tasso di quasi
9% annuo, mentre l’India presenta una divergenza di un lustro tra 1985 e 1990;
• Deludenti sono le performance dell’America Latina e dell’Africa e, a partire dal
1975, degli ex paesi del COMECON (Europa orientale/ URSS);
• Le divergenze dell’America Latina, tra ‘80 e ‘90, e quella continua dell’Africa sono
dovute anche a crisi del debito.
• I miracoli economici dell’Europa occidentale (anni ‘50 e ‘70) e dell’Irlanda (anni
‘90) sono legati al ruolo delle corporazioni nazionali, che garantirono
moderazione salariale e alti livelli di investimento, e di istituzioni internazionali
come CEE, UEP (1950-1958) e GATT;
• Tra i PVS sono importanti le performance di Oman (11% annuo) e Botswana
(8,8%) tra 1960-1973, e dello stesso Botswana 87,2%) tra il 1973-1990, passato in
questo periodo da una chiusura a un’apertura (eccezione apertura/convergenza).

PIL regionale pro-capite (in percentuale rispetto agli USA) – Fonte fig. 6.7 , pag. 597
IL DISSOLVIMENTO DELLA GRANDE SPECIALIZZAZIONE
• Fino al XIX secolo la produzione manifatturiera era confinata all’America del Nord
e all’Europa (Grande specializzazione ottocentesca);
• Fino al 1945 l’economia mondiale era suddivisa tra NORD industrializzato
(produzione del 90% della manifattura) e SUD non industriale, con squilibrio
drammatico del tenore di vita;
• Nel corso del tardo Novecento, si dissolve la Grande specializzazione
ottocentesca, per l’industrializzazione dei PVS, che, tuttavia, restano dipendenti
dal mercato dei paesi più ricchi (dipendenza SUD/NORD).
Quesito
La seconda globalizzazione, o ri-globalizzazione, fu rivoluzionaria? SI, se si tiene
presente la diffusione della rivoluzione industriale anche ai PVS.
EXPORT LED INDUSTRIALIZATION
(ELI)
• E’ una strategia di sviluppo economico volta a promuovere le esportazioni di beni
tramite sussidi, incentivi fiscali ed eliminazione di barriere al commercio estero.
La strategia ELI implica la rimozione degli impedimenti locali alla competività
internazionale dell’ industria, compresa l’ eliminazione di qualsiasi protezione
garantita alla produzione interna di materie prime. Essa consente alle imprese di
non tener conto dell’impatto sul potere di acquisto della politica di contenimento
dei salari come costo di produzione.
• I fautori della ELI sostengono che la liberalizzazione del commercio estero
consente alle economie precedenti protette da dazi di specializzarsi nella
produzione di beni con i quali la dotazione di fattori è più conveniente, ovvero
produce un vantaggio di costo realizzando un efficiente allocazione delle risorse
• Tale strategia emerse negli anni sessanta del novecento come alternativa all’ISI.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (HICKS)
ARTIGIANO vs MERCANTE
Le analogie con l’attività di commerciante
L’artigiano che produce per il mercato, pur trasformando limitatamente il prodotto,
non può essere considerato un commerciante.
Caratteristiche in comune
• L’intento di vendere qualcosa a maggior valore rispetto a quello che acquista;
• Il capitale è essenzialmente attivo circolante;
• L’eventuale capitale fisso utilizzato ha carattere accessorio;
• Simile struttura contabile a quella di un’attività manifatturiera, mentre è diversa
rispetto a quella di un’industria.
IL CAPITALE FISSO
Prima della rivoluzione industriale
• Costituito essenzialmente da Edifici e mezzi di trasporto;

Durante la rivoluzione industriale


• Inizia ad aumentare la gamma e varietà dei capitali fissi impiegati;
• L’incremento di gamma e varietà è continuativo;
• Il capitale fisso assorbito e maggiormente «mobile» (disponibile);
• Necessità di disponibilità di liquidità o prestiti (condizione soddisfatta grazie al
mercato finanziario in grado di vendere gamme di titoli: es. cambiali della South
Sea Company o West India Company al 4% di interesse);
• Costo a «buon mercato» (grazie allo sviluppo tecnologico).
CARATTERI
1. ESPANSIONE COMMERCIALE
• Prolungata e continuativa;
• Basata su scoperte geografiche continue;
• Condizionata alla fornitura, da parte dell’Europa, delle esportazioni (eccezione la tratta schiavistica tra
Africa e America e il commercio dell’oppio tra India britannica e Cina);
• Esportazioni abbondanti nel corso dell’Ottocento.
Precedenti: le esportazioni della lana di Firenze e delle ceramiche di Atene.
2. PROGRESSO SCIENTIFICO
• Richiedeva strumenti di nuovo tipo e impulsi continui e «fecondi» verso la scoperta di nuovi strumenti
(condensatore di Watt);
• La prima generazione di machine fu costituita a mano, con l’ausilio di qualche forza motrice (nel 1835 si
contavano nel Lancashire e West Riding del Yorkshire 1.369 macchine a vapore e 866 motrici idrauliche);
• Macchine inizialmente costose, a causa della carenza di lavoro altamente specializzato per la loro
costruzione e il loro mantenimento;
• Lo sviluppo ha ridotto i costi fissi, permettendo che le macchine fossero più accessibili e più economiche;
• Lo sviluppo della scienza ha inoltre impedito il verificarsi della trappola malthusiana, riducendo malattie
e carestie (grazie all’aumento di produzione e produttività del settore agricolo).
Teoria di T.R.Malthus (1798)
Principio di popolazione
Gli studi di Clark hanno dimostrato come a inizio del XIX secolo si rompa la relazione tra
salario reale e popolazione, innescando una crescita parallela di entrambe le variabili. Clark
considera il modello Malthusiano adatto a spiegare il rapporto tra crescita economica e
popolazione solo dall’epoca preindustraile.
Per spiegare tale relazione per il periodo successivo il modello neoclassico di Solow
rappresenta quello più adatto.
3. LA CRESCITA DEL SALARIO REALE
• L’effetto della rivoluzione industriale sul salario reale aveva generato una discussione senza
una precisa e univoca risposta;
• All’epoca della pubblicazione del volume (1971), non erano ancora note le analisi condotte,
tra gli altri, da Clark, che hanno dato evidenza empirica dell’andamento dei salari reali e della
rottura della relazione malthusiana (popolazione e salario);
• L’opinione condivisa all’epoca era che i salari reali siano aumentati in tutti i paesi
industrializzati, come successo anche nel XX secolo;
• Senza l’incremento delle potenzialità produttive tale incremento non sarebbe stato possibile.
IPOTESI SUL RITARDO NELLA CRESCITA DEI SALARI
A) Abbondanza del fattore lavoro: impedisce una crescita dei salari, fino a quando
permane un eccesso di lavoratori. In un contesto di importante crescita
demografica, ciò portava a ipotizzare che la domanda di lavoratori specializzati
crescesse a un ritmo superiore rispetto a quello della popolazione (per
assorbire l’eccesso di lavoro);
B) Impostazione classica (Smith, etc.): la domanda di lavoro si espande più
rapidamente in un contesto di rapida crescita economica; ma tale espansione
può essere rallentata dall’innovazione, effettivamente «risparmiatrice di
lavoro»;
C) Relazione tra capitale circolante e domanda di lavoro (approccio di Ricardo): gli
alti profitti generano risparmi e accumulazioni, ma l’ulteriore progresso
tecnico può non provocare pressioni sul risparmio, avendo favorevole effetto
sulla domanda di lavoro.
4. CREAZIONE DELLA «CLASSE» DI LAVORATORI
(lavoratori industriali, coadiuvanti e agricoltori le cui attività sono state trasformate
dall’industrializzazione)
• Nuova classe lavoratrice, diversa dal proletariato urbano;
• Il lavoratore industriale era esposto alla disoccupazione, ma disponeva di una
maggiore stabilità, sicurezza, continuità e regolarità di lavoro rispetto al
proletario;
• L’attività industriale era tenuta a muoversi in un contesto di maggiore regolarità,
disponendo di un’organizzazione più o meno permanente;
• Se il proletariato era privo di radice, il lavoratore industriale era componente di
un gruppo di lavoro, che ben presto avrebbe formato un’associazione più ampia
con i suoi propri compagni.
CONSEGUENZE DELLE ASSOCIAZIONI
• Unioni sindacali e partiti laburisti (conseguenze dell’industrializzazione);
• Lo sciopero come uno strumento di pressione prima non disponibile;
• I lavoratori industriali si trasformano prima in piccoli gruppi, poi in gruppi più
ampi, fino a diventare una classe di lavoratori privilegiati;
• I salari dei lavoratori industriali crebbero ben prima del raggiungimento del punto
in cui era eliminata l’eccedenza del lavoro;
• L’assorbimento del proletariato in classe di lavoratori industriali si è completato
con la rivoluzione industriale (Inghilterra e altri paesi);
• Nelle città del mondo sottosviluppato – oggi PVS – di America Latina, Africa, India,
Indonesia e Cina che si addensa un nuovo proletariato.
LA MERCANTILIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA (HICKS)
LA FISIOCRAZIA
Si afferma in Francia a metà del XVIII secolo, come alternativa al mercantilismo e con lo scopo di
risollevare le finanze francesi.
Il suo ispiratore fu il medico e filosofo François Quesnay, che considerava l’agricoltura la vera base
di ogni altra attività economica, in quanto in grado di produrre beni, a differenza dell’industria, che
si limita a trasformarli, e il commercio, a distribuirli.
• La fisiocrazia ebbe una notevole influenza a partire dagli anni settanta del Settecento, venendo
rifiutata da Adam Smith e da David Ricardo, che, tuttavia, basarono i rispettivi pensieri su alcuni
degli approcci fisiocratici (la teoria del valore basato sul lavoro);
• Quesnay fu tra i primi a parlare della mercantilizzazione dell’agricoltura, ma in una chiave
estremamente restrittiva per il commercio.
LA FILOSOFIA DI QUESNAY
Quesnay affermava che tutto il commercio dovesse essere libero e ogni commerciante dovesse
poter scegliere il ramo a lui più congeniale, mentre lo Stato si sarebbe dovuto occupare di abolire
tutti i vari divieti e diritti di navigazione e di migliorare le vie di comunicazione.
Riteneva, perciò, si dovesse corrispondere un giusto valore al cibo, che fosse troppo basso, perché
il popolo doveva mantenere la necessità di lavorare per vivere.
Hicks considera il mercato una creazione dei commercianti, non dei coltivatori e
degli artigiani, distinguendo il mercato delle merci, di pertinenza dei mercanti, dal
mercato finanziario, ambito di finanzieri.
AGRICOLTURA PRE-MERCANTILE
• È dominato dalla figura del Padrone e del Contadino e si caratterizza per una
produzione limitata al sostentamento delle rispettive famiglie, oltre che da una
certa solidità di relazioni: l’uno è indispensabile all’altro e la terra (di proprietà del
primo) è necessaria a entrambi per produrre i rispettivi redditi;
• Tra Padrone e contadino si configura una sorta di scambio reciproco senza
concorrenza, o monopolio bilaterale, in cui il rapporto può essere alterato dalle
pressioni del signore; se eccessive, le pretese del signore possono ingenerare
frodi da parte del contadino.
AGRICOLTURA MERCANTILE
CLASSIFICAZIONE DEI SOGGETTI
Si distinguono:
• Agricoltori indipendenti (affittuari/contadini proprietari)
Si caratterizzano per una maggiore libertà e autonomia nella scelta dei tempi e
delle tipologie delle colture.
La scelta sulla produzione è legata esclusivamente al mercato.

• Agricoltori dipendenti (coltivatori e amministratori di piantagioni)


Sono meno autonomi nella scelta dei tempi e tipologie di colture.
Sono anche sottoposti a un controllo maggiore, esercitato spesso attraverso dei
soprintendenti o fattori.
La scelta sulla produzione è legata al mercato o ai dettami del proprietario.
AGRICOLTURA MERCANTILE
• Esistenza di mercato e produzione agricola e non più al sostentamento delle
famiglie del padrone e del contadino;
• Il mercante funge da distributore della produzione;
• L’abbondanza del fattore lavoro, da cui discendono diversi livelli di rendite e salari,
e la possibilità dell’ «affitto del fondo» sono altre caratteristiche della
«mercantilizzazione» dell’agricoltura;
• L’apertura al mercato accresce le possibilità di arricchimento e la convenienza per
il signore, che diviene così «proprietario terriero»;
• Possibilità di trasferimento della terra, da venditori ad acquirenti, con il contadino
più libero ma anche capace di indebitarsi.
PROBLEMI E SOLUZIONI
A) La protezione del contadino (dal rischio di furti e del raccolto)
• Nel caso dell’agricoltura pre-mercantile, il rischio gravava particolarmente sul padrone.
Tuttavia, vi erano casi di minor rischio e maggiore libertà, come quello de contadino di
montagna, oppure del pastore, specializzato nella protezione contro animali e ladri;
• L’esigenza del contadino non è solo sociale ma anche tecnologica.
B) Regolamento delle controversie tra vicini
• In montagna, dove gli apprezzamenti sono ben separati, sussiste maggior certezza;
• La conflittualità, invece, aumenta nei casi di proprietà congiunte;
• Le consuetudini posso costituire un terreno per dirimere le controversie.
C) Decisione sul «quando»
Le più importanti decisioni ricadono, normalmente, sull’agricolture indipendente.
D) «cosa produrre»
Tale decisione può ricadere sia sull’agricolture indipendente che quello dipendente. A queste
decisioni, si assoceranno quelle in ordine all’uso di fertilizzanti e della meccanizzazione.
Difetto dell’agricolture dipendente
La separazione della responsabilità per le decisioni sul «quando» e «cosa»
produrre.
E) Necessità finanziarie
• Limitate dimensioni dell’impresa agricola implicano una relativa mancanza di
capitali;
• La necessità di capitali si manifesta di più nel caso dell’agricoltore indipendente,
costretto a investire i macchinari agricoli;
• La disponibilità del risparmio, e di accumulazioni dello stesso, consente di fare
meglio fronte ai rischi legati alla inelasticità della domanda agricola, che si
traduce – in assenza di mercato regolamentato – in un’alta variabilità del valore
della produzione agricola;
• In alcuni contesti, le esigenze capitalistiche possono essere caricate in capo allo
Stato, attraverso il sistema bancario, oppure nella fornitura di capitali e della
protezione necessaria.
F) Miglioramenti tecnici
• Hanno favorito la riduzione percentuale degli addetti del settore:
Stati 1956 1966
Regno Unito 6,1 4,6
Stati Uniti 9,9 5,5
Germania 16, 10,8
Francia 25,9 17,6
Italia 32,7 23,8
Giappone 38,5 24,2

• L’agricoltura è divenuta così un singolo «ramo di attività», dopo essere stata la


principale delle occupazioni economiche.
COMMERCIO, FINANZA E STATI
LA MONETA
VALORE
Reale (intrinseco) nominale (immaginario) e di mercato
Con l’avvento della moneta cartacea e dell’inconvertibilità del Dollaro in oro (1971) si è
andato sempre più affermando nelle transazioni del mercato internazionale un terzo
valore della moneta, quello di mercato.
IL PRESTITO, L’INTERESSE E L’USURA (HICKS)
Nel corso del Rinascimento, la moneta andava cambiando la sua natura, unificandosi al
credito e all’attività finanziaria.
Le transazioni finanziarie costituiscono una naturale estensione di quelle commerciali
(caso del mercante/prestatore/banchiere).
L’interesse percepito sui prestiti assumeva il carattere di usura avversata dalla Chiesa.
L’usura ha costituito un freno allo sviluppo dell’attività bancaria, che si basava
essenzialmente sul percepimento dell’interesse. La sua comparsa, era il segno del venir
meno della «proibizione» dell’interesse. Ma il concetto di usura è cambiato notevolmente
nel corso della storia. Attualmente, esistono l’interesse legale e quello usuraio. Lo
sviluppo delle Società a Responsabilità Limitata ha contribuito all’aumento del mercato
dei capitali.
IL PRESTITO E LE GARANZIE (HICKS)
Si distinguono due tipi di garanzie, dal punto di vista sia giuidico che economico:
Il pegno – un debitore deposita presso un creditore un bene di valore superiore al
credito stesso.
L’ipoteca – il bene resta nella disponibilità del debitore, che può servirsene senza
però alienarlo prima di aver soddisfatto il debito (pegno «morto» secondo la legge
inglese).
IL PRESTITO E LA FINANZA PUBBLICA (HICKS)
Tutti i sovrani sono spesso condizionati dalla ristrettezza. Dall’epoca in cui iniziano a
far uso della moneta sono stati a corto di mezzi monetari.

Insufficienza del rovento fiscale

Imposte dirette (su reddito e patrimonio) e indirette (dogane, etc.)


L’emissione di moneta dipendeva dall’offerta di metallo alla zecca e una possibile
fonte era l’entrata dello stesso sovrano.
IL PRIMATO INGLESE NELLA FINANZA PUBBLICA (HICKS)
È da ricondurre a due principali fattori:
1. Fiscale e impositivo
Possibilità di concentrare l’esazione doganale in alcuni importanti porti (Londra,
Bristol, Liverpool, Plymouth, etc.);
2. Credito goduto dal governo britannico
Favorito dalla Costituzione accettata nel 1689, dall’istituzione della Banca di
Inghilterra nel 1694 e dalla creazione della South Sea Company nel 1711.

Potrebbero piacerti anche