Teoria e storia
In un’economia di produzione pura (e senza commercio economia chiusa) la produzione aggregata di beni e servizi
dipende da:
- Accumulazione di capitale (risparmio);
- Crescita della forza del lavoro (crescita demografica);
- Progresso tecnologico e innovazione (sviluppo di conoscenza);
PRESUPPOSTO:
Il capitale è soggetto alla legge dei rendimenti marginali decrescenti.
CONSEGUENZE:
I paesi che hanno dotazioni iniziali di capitale minore potrebbero attrarre investimenti maggiori.
crescono più velocemente;
convergono verso il livello di benessere dei paesi più sviluppati (teoria della convergenza/catching-up)
CONDIZIONI : Il tasso di crescita dei paesi nella fase di transizione dipende da una serie di variabili:
1) Il livello iniziale del reddito
2) Il tasso di crescita della popolazione
3) L’accumulazione di capitale
Il modello di Solow (1956) continuo
FATTORE DETERMINANTE: progresso tecnologico (esogeno determinato
dall’esterno accessibile a tutti i paesi), ovvero lo sviluppo di conoscenze che
permettono modi più efficienti di produzione, organizzazione e utilizzazione delle
risorse disponibili ( fa aumentare la produttività di uno o più fattori)
Nel modello di Solow l’accelerazione della crescita dipende dall’innovazione
tecnologica che è il fattore che può spiegare una crescita persistente del tenore di
vita di un paese
Il cambiamento tecnologico è stato fondamentale nel consentire all’Europa prima e
alle economie di industrializzazione di sfuggire alla trappola malthusiana.
IL MODELLO DI W.W.ROSTOW (1960)
(MODELLO DEGLI STADI DI SVILUPPO)
Propone una schematizzazione del processo di ‘’cambiamento evolutivo’’ sulla via della
modernizzazione dei paesi, come percorso basato su 5 stadi:
1. Società tradizionale (preindustriale);
[prevalenza di autoconsumo e agricoltura di sussistenza]
2. Transazione (o precondizione al decollo);
[avvio dell’industrializzazione, urbanizzazione e introduzione dell’innovazione]
3. Decollo (take-off);
[terziarizzazione, alto reddito pro-capite e alta innovazione]
4. L’evoluzione verso la maturità;
[diffusione dell’innovazione in tutti i settori e produzioni illimitate]
5. Società del consumo e della produzione di massa;
[grande consumo e prevalenza di lavoratori di secondario e terziario]
Limite del modello: Non spiega adeguatamente come avviene il passaggio da un livello a un
altro.
Il modello di Gerschenkron (1965)
• TEORIA DELL’ARRETRATEZZA RELATIVA
Gerschenkron prospettò l’ esistenza di percorsi di sviluppo differenziati a
seconda del livello iniziale di arretratezza di ciascun paese.
APPROCCIO: Parte dallo stadio della transazione e del take-off teorizzati da
Rostow , suggerendo che l’industrializzazione europea non procedette
come ripetizione/ imitazione di quella inglese, ma attraverso un sistema di
deviazioni, identificando i vari meccanismi che permisero ai vari paesi il
processo di sviluppo anche come late comer
PRESUPPOSTO: Esistenza di paesi leader (Gran Bretagna) e follower
(inseguitori) , i paesi ritardatari possono tentare il recupero attraverso
l’attivazione di fattori sostitutivi (banche e stato) che svolgessero lo stesso
ruolo attraverso i prerequisiti inglesi mancanti.
Il modello di Gerschenkron (1965)
• Teoria dell’arretratezza relativa
Il decollo industriale dei paesi inseguitori poteva avvenire anche in tempi rapidi ai vantaggi
dell’arretratezza. (adottare tecnologie usate in precedenza dai paesi leader). Tali paesi potevano
agganciare (catching up) o addirittura superare il paese leader.
CARATTERISTICHE:
-Quanto maggiore era il livello di arretratezza di partenza, tanto più il processo di
industrializzazione del paese ritardatario si caratterizzava:
1) Imprese e impianti di grandi dimensioni
2) Prevalenza di produzioni di beni capitali
3) Importazioni di capitali stranieri
4) Consumo ridotto a favore dell’investimento
5) Sviluppo del settore bancario e di altri modi di favorire l’investimento
Il modello di Gerschenkron (1965)
VANTAGGI DEL MODELLO :
1) Rigidità del decollo industriale ( trade off) dei paesi inseguitori
2) Adozione di tecnologie e di procedure già sperimentate
3) Risparmio di tempi e risorse
4) Incremento di produttività più rapido
5) Convergenza verso i paesi leader e possibilità di agganciare
( catching up)
LIMITE DEL MODELLO :
La rigidità dello sviluppo potrebbe generare un’evoluzione incompleta o imperfetta (salto o incompleto
fasi di sviluppo)
CONSEGUENZE:
Differenzazione dei processi di imitazione del modello inglese. Esistenza di diversi livelli di arretratezza
per cui l’industrializzazione si realizzò in tempi e modalità diverse
Il modello di Gerschenkron (1965)
• Fattori sostitutivi determinanti
Sono in grado di convogliare l’offerta di capitale verso i bisogni
dell’industrializzazione e operando come agenti primari ( agens
movens) nella promozione dello sviluppo
A. SETTORE BANCARIO SVILUPPATO
Assente nel caso inglese ( prevalenza all’autofinanziamento)
Presente nei casi di Germania e Italia ( banca mista)
B)INTERVENTO DELLO STATO
Presente nei casi di sviluppo di Russia e Bulgaria
Teoria sullo sviluppo : Convergenza
( Catching up)
• La teoria della convergenza ha trovato molto spazio nella discussione sullo
sviluppo economico dopo la seconda guerra mondiale ed è punto chiave delle
ricerche empiriche legate alla teoria della crescita economica e dello sviluppo
• Si basa sull’ipotesi per la quale i paesi meno avanzati mostrano tassi di crescita
più elevati di quelli più ricchi, raggiungendo nel tempo lo stesso livello del PIL
procapite (catching up= raggiungimento, agganciamento/rincorsa)
• I paesi ritardatari possono godere del vantaggio di poter imitare tecnologie già
sperimentate e dismesse dai paesi leader ( che hanno dovuto impiegare elevate
risorse umane ed economiche per progettarle e costruirle) e inoltre questi paesi
possono beneficiare di un aumento rapido della domanda che stimola la crescita
produttiva e di costo di lavoro inferiori, data la condizione di sottoccupazione.
(livelli salariali più bassi)
ADAM SMITH (1776)
DIBATTITO SULLA RICCHEZZA:
Per Adam Smith ricchezza e prosperità economiche dipendono dallo
sviluppo dei mercati e specialmente dei mercati internazionali dove i
poteri extraeconomici sono generalmente più deboli
E’ la domanda a trainare lo sviluppo economico. L’ allargamento del
mercato incentiva una divisione del lavoro, il quale permette aumenti
di produttività attraverso una migliore allocazione dei fattori e un
miglior sfruttamento delle capacità. Il mercato è il motore
commerciale a livello mondiale e tale allargamento procede per
contagio, in maniera molto graduale.
ADAM SMITH (1759-76)
• Teoria della mano invisibile
Il mercato coordina le scelte individuali attraverso una mano invisibile.
Adam Smith ricorre a questa metafora per far comprendere come “ il
perseguimento del proprio interesse da parte di ogni individuo porti a
far progredire l’economia e il bene comune
Questo risultato, del tutto non intenzionale, si traduce in crescita del
reddito procapite e nel salto di condizioni generali di vita tra prima e
dopo le rivoluzioni industriali
Joseph Shumpeter(1911)
LO SVILUPPO SCHUMPETERIANO
Joseph Schumpeter (1911) pone l’attenzione sui processi produttivi ritenendo che l’ingranaggio di tutto lo
sviluppo economico vada ricercato nel cambiamento tecnologico. Le innovazioni tecnologiche, una volta
introdotte e diffuse, ‘’creano’’ mercati di sbocco, procedendo per accelerazioni improvvise. Lo sviluppo è
trainato dall’ offerta.
ESEMPIO:
La prima rivoluzione industriale e, molto prima ancora, l’inizio delle coltivazioni agricole nel neolitico.
CARATTERI:
1) Le innovazioni irrompono «a grappoli» e questo spiega le fasi di crescita intensa e l’andamento ciclico
specialmente dell’economia ‘’moderna’’;
2) Paradigma tecnologico: combinazioni di ‘’grandi’’ tecnologie (macchina a vapore, ferrovie, elettricità,
ect.) nuove tecnologie ‘’minori’’;
3) Sono innovazioni tecnologiche anche la ‘’scoperta’’ di nuovi mercati, come nel caso delle scoperte
geografiche, o l’attività di marketing.
SMITH VS SCHUMPETER
• Mercato vs innovazione
• L’enfasi del mercato -> priorità a fenomeni di integrazione economica
L’ integrazione dei mercati mette in movimento merci, uomini, capitali,
idee e competenze
Mercati -> anello di congiunzione tra produzione e consumo merci
Impresa e crescita:
1) ESTENSIVA: occupa più addetti utilizzando tecniche tradizionali
2) INTENSIVA: investe in nuove tecnologie, introducendo beni capitali
e forme organizzative nuove con una produttività più elevata
VANTAGGIO COMPARATO
E’ il concetto base della teoria del commercio internazionale .
Le relazioni commerciali che si sviluppano tra paesi diversi sono fatte risalire alla
specializzazione produttiva. Gli europei per secoli sono andati alla ricerca di
spezie nei paesi esotici.
Le varie economie possono ottenere vantaggi reciproci dal commercio
internazionale nella misura in cui si specializzano nella produzione di quei beni di
cui godono di qualche vantaggio relativo in termini di costi di produzione .
Ricardo giunse a formulare una teoria controintuitiva fondata sul concetto di
costo comparato in base alla quale anche i paesi con produzioni meno efficienti
di quelle dei paesi concorrenti ha comunque interesse a trattenere con i
medesimi rapporti commerciali esportando quelle merci in cui lo svantaggio è
minore.
TEORIA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Eliminati impedimenti naturali o artificiali al commercio tra le ‘’nazioni’’, ogni nazione
trae benefici economici perché l’integrazione tra mercati incentiva la specializzazione
e un uso razionale delle risorse disponibili a costi minori in ciascun area. Impedimenti
naturali superabili attraverso lo sviluppo dei trasporti e dei mezzi di comunicazione.
Impedimenti artificiali posti dalla politica e dal ‘’potere’’ (protezionismo).
L’integrazione tra mercati prima isolati, e funzionanti a scartamento ridotto, avvia
processi di convergenza del reddito e dei metodi per realizzarlo. Nel lungo periodo si
smorzano le divergenze tra zone ed entità nazionali, catturate statisticamente dal
reddito pro-capite e da altri indicatori sintetici. Divergenza/convergenza si misurano
con Reddito o PIL pro-capite.
EVIDENZE:
I paesi e le economie che sono riuscite a sfruttare le opportunità della crescita del
mercato man mano che si arricchiscono rallentano le loro dinamiche e la crescita più
rapida di quelle che erano rimaste indietro consente il raggiungimento degli stessi
standard economici delle economie avanzate. Insomma la crescita riduce le
differenze e gli squilibri iniziali.
Teoria del commercio internazionale
• LE CONDIZIONI E I LIMITI DEI VANTAGGI del commercio internazionale
sono stati spiegati in base a tre schemi principali :
• 1) La teoria dei costi comparati di David Ricardo ( prima di Ricardo
Adam Smith aveva affermato che gli scambi tra i due paesi si basano
sul vantaggio assoluto)
• 2)La revisione dovuta a G. Haberler (1936)
• 3) L’ integrazione del commercio internazionale nella teoria dell’
equilibrio economico generale
Teoria dei costi comparati
• Se un paese ha un vantaggio assoluto nella produzione di due beni,
ma se il vantaggio è maggiore per la produzione di uno dei due beni ,
si dirà che il paese ha un vantaggio comparato nella produzione di
quel bene. Il commercio tra i due paesi è vantaggiosa dato che
entrambi beneficeranno dello scambio
• Nel caso di due paesi e due beni, se il primo paese ha un vantaggio
comparato in un bene, l’altro paese avrà un vantaggio comparato nel
secondo bene. I paesi trarranno beneficio nello specializzarsi ognuno
nella produzione del bene per cui gode del vantaggio comparato
Rielaborazione della teoria dei costi
comparati
• - Haberler (1936): formulò la teoria del vantaggio comparato in
termini di costo-opportunità, sostituendo le ore lavoro
• -Heckscher e Ohlin : evidenziano la diversa dotazione di fattori
produttivi tra aree regionali, che hanno cosi interesse ad esportare i
beni la cui produzione utilizza in modo intensivo il fattore che è più a
buon mercato e di cui dispongono in abbondanza, e a importare i beni
che per essere prodotti richiedono fattori di cui scarseggiano
Il mercato
«IL MERCATO (Luigi Enaudi)»
Il mercato è luogo d’incontro della domanda e dell’offerta di beni e attività finanziarie. E’ organizzato in tre
modi complementari :
-Bottega;
-Fiera (riunione periodica di venditori);
-Borsa (finanziamento, investimento, liquidità).
Condizioni necessarie:
1)Favorire la riduzione dei costi di transazione a perfezione tecnica e informatica;
2)Esistenza di libertà di mercato: venditore e compratore possono non mettersi d’accordo ( assenza di
camorra sporca, exit strategy, e/o potere di mercato).
«CONDIZIONI BASE PER L’ORGANIZZAZIONE»
La libertà dei contraenti è condizione imprescindibile e si realizza in presenza di agenti pronti a conservare
l’invenduto , non essendo costretti a vendere per bisogni impellenti. Sorge il problema dello stock delle
scorte. I mercati tengono conto delle scorte e dei costi di magazzino per evitare:
-Vendite a prezzi poco convenienti;
-Di non disporre della merce al momento opportuno.
«HICKS»
La specializzazione del commercio dà inizio al mondo nuovo; è grazie alla
specializzazione che si afferma la figura del commerciante. Annovera tra i
«commercianti specializzati» non solo il mercante tipico ma anche il manifatturiero,
l’artigiano del XVIII secolo che lavora non per un padrone ma per il mercato. Il
commerciante deve essere il «proprietario» delle cose che vende e il suo diritto di
proprietà deve essere identificabile. Il contratto è uno strumento indispensabile e di
garanzia della negoziazione. Il commerciante conferisce al mercato (assemblea)
continuità nel ‘’tempo’’ e nello ‘’spazio’’. Definisce 3 tipi di organizzazioni economiche:
1)ECONOMIA TRADIZIONALE (pura/chiusa): facciamo riferimento al neolitico, primo
medioevo e comunità tribali (vi è la presenza di un capo, precedente al mercato);
2)ECONOMIA AUTORITARIA (pianificata): pura, autoritarismo, e/o dispositismo militare,
governo civile, feudalismo.
Per il Hicks il feudalismo è un’organizzazione sociale mista, che presenta i caratteri sia
dell’economia tradizionale che di quelle miste (signore/capo, governatore, giudice, ect);
3)ECONOMIA MERCANTILE (commerciale): l’economia mercantile è un’economia aperta.
Può fiorire solo grazie alla protezione di:
1)DIRITTI DI PROPRIETA’ (esistenza di un ordinamento);
2)CONTRATTI (esistenza di istituzioni giuridiche o possibilità di arbitrati).
Tali condizioni possono essere garantite dalla società tradizionale o dagli stessi
mercati attraverso organizzazioni (esempio: cooperazioni, consolati, gruppi etici,
gruppi religiosi, ect) cioè istituzioni giuridiche o ‘’quasi’’ giuridiche.
Dinastia Aviz-Beja
Manuele I (1495-1525)-> espansioni oceano indiano
Giovanni III (1525-1557)
Sebastiano I (1557-1578)
Enrico I (1578-1580)
ESPANSIONE DEL PORTOGALLO
Le ragioni dell’espansione portoghese XV secolo sono:
1) Il fervore crociato contro i Musulmani
2) Il desiderio di impossessarsi dell’oro della Guinea
3) La ricerca del prete Gianni ( leggenda sovrano cristiano di un regno d’Oriente alleato prezioso contro i Musulmani)
4) La caccia alle spezie orientali (aggirare Venezia e i mamelucchi d’Egitto)
5) Rivalità con la Castiglia
1415: Presa di Ceuta da parte di Enrico ‘’il Navigatore’’, figlio di Giovanni I della dinastia Aviz (1385-1580);
1452: bolla ‘’Dum’’ di Nicola V (legittima la schiavitù);
1458-1471: durante Alfonso V «l’Africano» si esplora il Marocco e il golfo di Guinea;
1471: conquista di Arzilla e Tangeri da parte dei Mori;
1481: costruita la fortezza di Sao Jorge da Mina (Elmina) in Ghana, ISTITUITA LA CASA DA GUINEA PER LA PROTEZIONE DEI COMMERCI.
CONTROLLO COMMERCIO INDIANO
I principali centri erano Cambaia, Calicut ( pepe e zenzero principali prodotti di esportazione) e Goa. Tutti questi porti erano affollati di navi che provenivano da
Hormuz e Aden, gli accessi del Golfo Persico e del Mar Rosso.
In india -> importazioni di cavalli
Dallo Stri Lanka-> esportati cannella, perle ed elefanti
Dalla Persia-> importati sete, tappeti e coloranti
I PRODOTTI COLONIALI
• Azzorre e Madera (zucchero e vino);
• Capo Verde (zucchero e schiavi importati dall’Africa)(antecedente del modello carabico)
• Guinea (avorio, ebano, oro e schiavi); in particolare i porti di Mombasa e i porti dell’ Africa orientale inviavano tali prodotti in cambio di tessuti di cotone del
Gujarat
• India e Molucche(in particolare isole Banda) (spezie: cannella, chiodi di garofano, noce moscata e macis , cotone, panni, porcellane cinesi) venivano scaricati nei
porti del Malabar per il trasbordo verso ovest,il Bengala esportava panni di cotone verso Malacca e altri porti del Sud est asiatico in cambio di spezie e porcellane
dalla Cina.
• Molte delle città dipendevano dalle importazioni di riso, che era fornito da Giava e Pegu.
I TRAFFICI COMMERCIALI PORTOGHESI
ROTTE ASIATICHE
Dinastia Asburgo
Carlo V (1516-1556)
Filippo II (1556-1598) – Re del Portogallo (1580-1598)
Filippo III (1598-1621) – Re del Portogallo (1598-1621)
Filippo IV (1561-1665) – Re del Portogallo (1621-1640)
Commercio castigliano della lana : tale esportazione aveva coinvolto il paese in una rete commerciale in espansione con i mercanti e i banchieri genovesi
che giocavano un ruolo di primo piano a Siviglia. Tale commercio della lana impegnò la Castiglia anche nella navigazione atlantica. L’ occupazione delle
isole Canarie e le campagne in Nord Africa contro i mori prepararono i monarchi a compiere ulteriori passi oltremare.
1492-1504: i quattro viaggi di Cristoforo Colombo;
1503: FONDAZIONE DELLA CASA DE LA CONTRATACION DI SIVIGLIA che gestiva le esportazioni e le importazioni dietro licenza e raccoglieva il quinto sul
valore di tutti i ben i scambiati all’estero. Siviglia era un centro che vantava la presenza di banchieri italiani soprattutto genovesi
AVVIO DELLA COLONIZZAZIONE DELLE GRANDI ANTILLE (HISPANIOLA, SAN JUAN[PORTORICO], CUBA E GIAMAICA);
1514: avvio della colonizzazione dell’Istmo di Panama o Castiglia d’oro;
1519-1521: la conquista del Messico da parte di Herman Cortès;
1529-1533: la conquista del Perù di Pizarro e Almagro. Vengono creati porti a Santo Domingo, l’Avana, Cartagena e Callao, sulla costa peruviana del Pacifico
per servire la capitale Lima. Il monarca è rappresentato nelle colonie da due viceré: uno per il Messico, o Nuova Spagna, residente a Città del Messico, e
uno per il Perù, o Nuova Castiglia, residente a Lima.
SCAMBIO COLOMBIANO: Crosby definisce lo scambio includendo non solo l’importazioni di cavalli, bovini, pecore e maiali nel Nuovo Mondo, ma anche
l’esportazioni dal Nuovo Mondo di mais, tabacco e patate.
SCAMBIO DI MAGELLANO: Mc Neill definisce lo scambio di specie attraverso il Pacifico come scambio negativo per il Nuovo e positivo per il Vecchio
Mondo. Frumento, canna da zucchero e cotone furono importanti dal Vecchio al Nuovo Mondo con importanti conseguenze economiche.
FRONTIERA DELLO STANZIAMENTO: La penetrazione spagnola in America viene interpretata come frontiera dello stanziamento e del SACCHEGGIO, e
include le isole caraibiche ,Messico Centrale e Perù -> distruzione della popolazione autoctona e presa dell’oro
1541-1598: Conquista spagnola del Cile
1542: Le Filippine furono rivendicate dalla Spagna e battezzate in onore di Filippo II, futuro re.
1545: Scoperta della grande montagna d’argento di Potosi in Bolivia .
La encomenda (assegnazione di indios da cristianizzare) fu il motore principale del colonialismo spagnolo. Istituita nel 1512, fu riformata nel 1545 con la
revisione delle «Leggi Nuove» promulgate nel 1542 che limitò la sua creditorietà, restringendo la trasmissibilità a due generazioni di «encomenderos».
APPUNTI:
Goa, Malacca, Macao commercio cinese concesso ai portoghesi, successivamente, Nagasaki
divenne un ulteriore porto di collegamento.
Il Cile era un territorio ricco di rame (metallo non pregiato).
Potosì (Bolivia) centro minerario (d’argento) più importante in tutto il centro America (Brasile).
SPAGNA: SETA
• Vi era un’industria serica non solo in Spagna ma anche in Messico : si pose il
problema del commercio della seta con l’argento
• Il commercio transpacifico attraverso Manila tra le colonie spagnole in America e la
Cina sostanzialmente libero dal 1571, venne sottoposto a regolamentazione nel
1593 , in modo tale da lasciar sopravvivere l’ industria serica concorrente con le
importazioni di entrambe le aree, ovvero Pacifico e Messico (Potosi), contenendo
nel contempo la fuoriuscita di argento dal Pacifico . Il valore del carico da stivare a
Manila non deve superare un importo noto come permiso fissato a 250 000 pesos
ai prezzi di Manila.
• Intorno al 1600 buona parte della seta che giungeva ad Acapulco veniva trasportata
a Vera Cruz fino in Spagna. L’ industria serica messicana riusci ad evitare di essere
spazzata via solo utilizzando come materia prima la seta grezza cinese.
L’ESPANSIONE DELL’OLANDA ( PROVINCE UNITE )
Gli olandesi soppiantarono portoghesi e spagnoli mantenendo il primato fino al XVIII secolo prima di perderlo in favore degli
inglesi.
1567: scoppio della guerra delle Fiandre, e repressione da parte del Duca d’Alba;
1579-1581: Unione di Utrecht, sette province settentrionali ( Olanda, Zelanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia e Groningra)
delle diciassette che costituivano i possedimenti spagnoli di Belgio e Paesi Bassi dichiararono l’indipendenza dalla Spagna,
formando un’allenza difensiva protestante. Le province meridionali cattoliche, restano invece dominate dagli eserciti spagnoli,
formando l’Unione di Arras;
1584: morte di Guglielmo d’Orange «padre» della nazione olandese;
1590: a seguito della guerra e dell’Unione Iberica, gli spagnoli stabiliscono un embargo contro i mercanti olandesi proibendo loro il
commercio di spezie a Lisbona.
1648: Pace di Westfalia che mette fine alla guerra dei 80 anni : Le Province Unite ottengono l’indipendenza dalla Spagna. L’
Olanda è una potenza dominante nei traffici Asia- Europa.
1638: Conquista di Cylon sotto controllo portoghese
1624: Bahia il principale avamposto in Brasile venne preso dagli Olandesi
1630: Presa di Recife per lo sviluppo di piantagioni da zucchero impiegando schiavi Africa occidentale
Mentre nel ‘500 si assiste ad una crescita dei traffici coloniali di Portogallo e Spagna, grazie all’espansione in America e Asia, nel ‘
600 la situazione inizia a cambiare grazie all’affermazione di Inghilterra e le Province Unite Olandesi. La crescita di Inghilterra e
Olanda è soprattutto merito dell’iniziativa e del capitale di privati, che portano alla nascita delle grandi Compagnie inglesi e
olandesi nei primi anni del ‘600. A loro sono riservati grandi privilegi dai rispettivi Stati. Nel 1612 gli olandesi irrompono nel
mercato del Levante, siglando capitalizzazioni con gli Ottomani similari a quelle inglesi del 1580.
( 1580= Accordo commerciale o capitolazione con cui gli Ottomani concedono agli inglesi il diritto di commerciare liberamente nei
loro porti dietro pagamento di un dazio doganale del solo 3 % invece del consueto 5 % che veneziani e francesi devono versare)
MOTIVI DELLA GUERRA D’INDIPENDENZA:
• Religiosi (protestanti olandesi vs cattolici spagnoli);
• Politici ed economici (tutela di interesse e autonomie locali).
PRINCIPALI FATTORI DEL SUCCESSO OLANDESE:
• Aiuto degli inglesi;
• Superiorità in mare degli Olandesi;
• Grandi costi per la Spagna.
I FATTORI SONO:
• Il dominio nel commercio del Baltico (lega anseatica);
• Il peso della guerra nelle Fiandre (rivolte dai Paesi Bassi) o degli ottanta anni (1568-1648), che fece
dilapidare alla Spagna un tesoro persino superiore a quello incamerato dai suoi possedimenti americani
(la guerra indebolì la Spagna e il Portogallo e rafforzò l’Olanda);
• Il colonialismo spagnolo un’opportunità di sviluppo anche per le economie d’Inghilterra, Francia e
Olanda;
• La presenza di sefarditi (ebrei della penisola iberica) e lo sviluppo della borsa di Amsterdam;
• Formazione di stati nazionali necessari per sostenere l’accresciuto livello di territori e di spese pubbliche
per il mantenimento di eserciti, grandi flotte e apparati burocratici;
• Innovazioni tecnologiche (fluyt).
OLANDA: Vantaggi comparati
• La repubblica delle province Unite d’ Olanda vantava il traffico marittimo
verso il Baltico. Il grano delle regioni baltiche veniva esportato ad
Amsterdam e alle altre aree d’Europa, compreso il mediterraneo
• La pesca delle aringhe del Mare del Nord era un elemento fondamentale
• Progressi nelle manifatture: produzione di new draperies stoffe più leggere
di lana a fibra lunga
• Nel 1664 la città di Leida produce 144 000 pezze di tessuto di lana : centro
di produzione laniero in Europa
• Haarlem importante centro di produzione del lino
• Innovazione nautica fluit nave progettata per ottimizzare il carico
Commercio Olanda- Russia
• Dopo il 1590 Olanda scambiava i prodotti con la Russia: Questa rotta
prevedeva lo scambio di beni di lusso come vino, spezie, seta e costosi
pannilani con pellicce, cuoio e caviale, che venivano a loro volta
riesportati in Europa
• Entro il 1610 gli Olandesi avevano oramai sostituito gli inglesi come
leader in questo traffico ad alto valore.
• Molti membri delle elitè mercantili chiamati conversos o nuovi
cristiani della penisola iberica iniziarono a operare nel nuovo stato
(olanda), attratti dalle opportunità commerciali e dalla tolleranza
religiosa.
L’ASCESA DI VOC E WIC O COMPAGNIE OLANDESI DELLE INDIE
L’ accesso al mercato delle spezie era sotto il controllo spagnolo di Lisbona per cui l’ Olanda optò per le Indie
Orientali, direttamente alla fonte. Di conseguenza nasce:
VOC (Vereenigde Oost-Indische Compagnie), o compagnia olandese delle Indie orientali, operò tra il 1602 e il
1799, strappando ai portoghesi il controllo del Capo di Buona Speranza e dell’Oceano Indiano e ponendo le basi
commerciali a Ceylon (Sri Lanka), in Indonesia e a Taiwan. Stabili i suoi affari in India, in concreto a:
- Pulicat (Tami Nadu), nel 1600;
- Masilipatam (Andhra Pradesh), nel 1616 anche occupazione delle isole Banda
- Chinsura (Bengala), nel 1625;
- Nagapaltinom (Tamil Nadu), nel 1658;
- Cochin (Kerola), nel 1669 conquista del potente sultanato di Makassar.
-Batavia: capitale della VOC creata come capitale dell’impero olandese nelle Indie Orientali fino alla Seconda
Guerra Mondiale
Rotte e traffici :
Amsterdam-> Giava
Capo di Buona Speranza-> Stri Lanka-> Indonesia
WIC (West-Indische Compagnie), compagnia olandese delle Indie occidentali, fu fondata nel 1617 e ottenne il
monopolio sull’Africa occidentale e sull’America( baratto asce e coltelli con pellicce di castoro e lontra). Le sue
principali attività furono la tratta degli schiavi ( prima sulla costa della Guinea (fine 500) commerciano oro e
avorio), il contrabbando e la pirateria. Fu sciolta nel 1674.
Commercio con l’India : le stoffe
• Le stoffe provenienti dalla costa orientale del Coromandel in India
erano la merce più richiesta nell’arcipelago in cambio di spezie. Di
conseguenza la VOC creò due manifatture a Masulipatam e Pulicat nel
primo decennio del XVII secolo
• Le stoffe vennero esportate anche in Europa, Giappone e Persia
I FATTORI DELL’ESPANSIONE DELL’OLANDA SONO:
• Innovazioni tecnologiche (fluyt);
• Conquista di basi commerciali sul mare;
• Controllo dell’offerta (spezie) per evitare crisi di prezzo;
• Lavoro in Oriente affidato alla manodopera indigena;
• Sostegno (senza coinvolgimento) alle operazioni militari condotte dalle popolazioni indigene;
• Ampia libertà di azione concessa agli operatori locali con arricchimenti personali degli operatori
olandesi che non danneggiarono l’economia della VOC (per il vincolo del disinvestimento).
Il capitale sociale della VOC nacque per essere congelato per un decennio:
• Elargiti dividendi annuali in concomitanza con la vendita delle merci;
• Le azioni erano a scadenza (come le obbligazioni);
• Al termine dei primi 10 anni le azioni non furono più liquidate ma si dette agli azionisti la
possibilità di scambiarle sul mercato borsistico;
• Il capitale sociale della VOC non fu più soggetto a limitazioni temporali;
• Per garantire la liquidità agli investitori, le azioni vennero quotate in borsa ad Amsterdam.
IL FLUYT
Nave molto economica perché:
- I costi di costruzione sono contenuti grazie a nuove tecniche;
- Molto capiente (portata maggiore);
- Necessitava di un numero ridotto di uomini di equipaggio (costi di gestione
inferiori);
Grazie alla sua forma si poteva stivare materiale anche sotto la linea di
galleggiamento e questo consentiva delle agevolazioni daziarie nello stretto del
Sund.
Altri sviluppi Olanda
• Oltre al commercio, l’Olanda sviluppò il settore agricolo e
manifatturiero
• -Settore tessile
• Produzione dello zucchero
• I mulini a vento
• Il sistema di dighe e canali
L’ insieme di questi fattori garantiscono una produttività superiore agli
altri paesi europei
APPUNTI:
Il Venezuela è la zona degli smeraldi.
Filippo II rende economico il commercio del mercurio.
Business del mercurio monopolio della corona spagnola.
Con il «permiso» vi è una politica protezionistica per contenere le merci scambiate.
Abbiamo l’affermazione di:
Nel XVI Portoghesi/Spagnoli;
Nel XVII Olandesi;
Nel XVIII Inghilterra.
Gli olandesi nel 1612 stringono un patto con gli Ottomani ed iniziano a fare concorrenza agli italiani e
inglesi.
Con i SEFARDITI abbiamo la DIASPORA ebraica, nasce nel 1° e 2° metà del ‘500 (con le persecuzioni)
Gli ebrei non investono (acquistano) in immobili ma sulla liquidità (immobilizzazioni finanziarie)
Successivamente abbiamo la CONVERSIONE. La differenza tra CONVERSOS e SEFARDITI:
- CONVERSOS ebrei che si convertono, di conseguenza possono restare sul territorio poiché si sono
convertiti;
- SEFARDITI ebrei che non si convertono, quindi sono espulsi o costretti ad andare via dal proprio
territorio.
L’ESPANSIONE DELL’OLANDA (PROVINCE UNITE)
Conseguenze dell’affermazione della VOC sul mondo delle spezie:
• Venezia e Portogallo persero il controllo dei traffici e dell’approvvigionamento;
• Monopsonio (monopolio della domanda) della VOC sul mercato dei chiodi di garofano, della noce moscata e del mais;
• Riduzione costante dei prezzi reali sul mercato di Amsterdam, soprattutto per il pepe e dello zucchero.
ARGENTO-SPEZIE-SETA
A partire dall’Europa Occidentale con il commercio del Baltico vi era un pesante deficit nello scambio di vino, stoffa e altri manufatti occidentali con i prodotti
primari orientali come grano, legname e pellicce veniva coperto con l’argento ottenuto dalle Americhe. Tale argento andava ancora più ad est in cambio della
seta persiana e di altri prodotti di lusso del medio oriente. Il commercio con il Levante attraverso il Mediterraneo comportava un esborso di argento per
l’acquisto di spezie orientali, che passavano per il mar Rosso e il golfo Persico. Infine la Rotta del Capo comporta deflusso di argento in cambio di seta,spezie,e
tessuti di cotone. L’argento raggiungeva l’Asia anche attraverso Manila dove veniva scambiato con seta e altre merci di lusso cinesi, mentre il Giappone era
una fonte importante di argento, che era ancora a sua volta scambiato con la seta cinese tramite commercianti europei.
I flussi globali dell’argento Americano e Asiatico:
1) AMERICA-EUROPA (commercio Atlantico) Spagna, Olanda e Inghilterra;
2) EUROPA-ASIA (spezie e seta) Venezia, Olanda, Inghilterra e Turchia;
3) AMERICA-ASIA (spezie, seta, porcellana) attraverso Manila Spagna, India dei Mughal, Cina dei Ming;
4) GIAPPONE-CINA (36% dei flussi tra 1560-1640) metodo della «ventilazione» atto a separare l’argento dal piombo dopo la fusione
La Cina importava tanto argento perché il suo valore era alto per via della produzione assai limitata e una domanda molto alta di lingotti come mezzo di
scambio e per pagare le tasse, dopo il crollo della carta moneta e della monetazione bronzea della dinastia Ming. La crescente domanda coincise con
l’aumento dell’offerta dalle Americhe e dal Giappone
ANDAMENTO DEI FLUSSI: durante il XVII secolo i flussi attorno al Capo erano pari al 6% delle importazioni e intorno al 4 % della produzione americana. I flussi
di argento del Sol Levante erano il doppio e quelli verso il Baltico il triplo
Conseguenze dei flussi:
Europa aumento dei prezzi per l’abbassamento del valore del metallo
Cina: espansione
India: le monete d’oro usate in cerimonie e l’argento come moneta corrente.
Impero Ottomano e Persiano: Crescita dei prezzi nel primo caso e aumento delle attività commerciali
IL COMMERCIO MONDIALE TRA IL 1650 E IL 1780
L’ETA’ DEL MERCANTILISMO
Dottrina del XVI-XVIII secolo che si basa sull’idea che una nazione si affermi in base all’aumento del surplus
commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) e alla massimizzazione delle entrate fiscali.
La politica mercantilistica si caratterizza per la diffusione di regimi monopolistici (a volte di stato) in grado
di mantenere alto il livello dei prezzi.
Le politiche economiche attuate dai vari Stati erano differenti tra di loro in funzione del tipo di
compromesso raggiunto nella mediazione tra le istanze della società e le esigenze di Bilancio dello Stato.
Dopo Spagna e Portogallo emersero tre Stati ognuno dei quali caratterizzato da modelli distinti:
- Olanda;
- Inghilterra;
- Francia.
I principali monopoli che si affermano riguardano i seguenti commerci:
- Mercurio,
- Schiavi;
- Tabacco (manifatture);
Stati che avevano intrapreso precedentemente una simile politica sono l’Egitto dei mammelucchi, l’Egitto
ottomano, Venezia e l’Estado da India.
L’AFFERMAZIONE BRITANNICA
Come nel caso della Castiglia (Reconquista), l’ascesa coloniale britannica dipesa dal colonialismo
«interno» di quello che diventerà il Regno Unito e l’Irlanda. Le corone di Scozia e Inghilterra si
riunirono sotto Giacomo Stuart, re di Scozia (1566-1625) e di Inghilterra (1603-1625). L’Irlanda,
secondo Elliot, costituì il laboratorio per lo sviluppo di idee e tecniche per la creazione dell’impero
ultramarino, analogamente a quanto avvenuto alla Spagna con l’Andalusia. Il colonialismo inglese si
caratterizzò per lo stretto rapporto tra, COMMERCIO, SACCHEGGIO e COLONIZZAZIONE. La Guerra di
Corsa avviata dall’Inghilterra contro la Spagna costituì la premessa per l’avvio del colonialismo
britannico.
- 1572: i corsari Francis Drake e Jonh Hawkins attaccano per la prima volta Nombre de Dios;
- 1577-1580: Drake compie la circumnavigazione del globo partendo da Plymouth e doppiando Capo
Horn;
- 1586: Drake e Hawkins saccheggiano i porti di Santo Domingo e Cartagena de Indios. Qualche mese
dopo bombardarono il porto di Cadice;
- 1588: la Spagna reagisce con l’invincibile Armata, che fallisce l’invasione dell’Inghilterra (battaglia di
Gravelines);
[La seconda circumnavigazione della storia a opera di Fracis Drake (1577-1580)]
- 1595: Drake e Hawkins tornano ad attaccare Nombre de Dios, ma verranno catturati e muoiono a
Portobello;
- 1600: creazione della East India Company (EIC), o Compagnia Britannica delle Indie orientali, dotata
del monopolio sui traffici britannici;
- 1603: Giacomo di Scozia diventa re d’Inghilterra. La Guerra di Corsa diventa pura pirateria, o rapina
‘’privata’’;
- 1607: avviata la colonizzazione delle prime colonie della Virginia (già scoperta da Walter Releigh nel
1584), dei New England e delle isole caraibiche di S.Nitts, Nevis, Antigua, Barbados e Monserrate;
- 1642-1649: prima rivoluzione o guerra civile inglese, con decapitazione di Carlo I Stuart;
- 1649-1659: creazione della Repubblica del Commenwealth sotto la guida di Oliver Cromwell, leader
del Parlamento.
[N.B. : si ha la dittatura del parlamento inglese con Cromwell];
- 1654: accordi con il Portogallo per il commercio nei possedimenti lusitani;
- 1652-1654: I° conflitto anglo-olandese;
- 1665-1667: 2° conflitto anglo-olandese (concluso con la pace di Breda);
- 1664-1666: conquista inglese della Nuova Olanda. Fondazione di New York (1664), già Nuova
Amsterdam (1624);
- 1672-1674: 3° conflitto anglo-olandese;
- 1688: Gloriosa Rivoluzione Inglese, che dichiara decaduto il re Giacomo II Stuart;
- 1686-1690: conflitto tra EIC e l’impero Mughal, che si conclude con la sconfitta inglese
- 1690: la EIC fonda Calcutta e importa 35000 libbre di tè, che diventeranno 2milioni tra il 1713 e 1720;
- 1694: creazione della Banca d’Inghilterra;
- -1698: L’ Inghilterra è sotto pressione di gruppi di mercanti rivali della East India Company che richiedono l’apertura del commercio con le indie Orientali. Il Parlamento
permette la costruzione della ENGLISH COMPANY TRADING TO THE EAST INDIES. Tale compagnia si fonderà con la East India company nel 1708 sotto il nome di United
Company of Merchants of England trading to the east indies.
- 1703: accordi di Methuen tra Inghilterra e Portogallo. L’ Inghilterra godeva di un accesso preferenziale per le esportazioni di stoffa verso il Portogallo in cambio di
reciproche preferenze per le esportazioni di vino portoghese in Inghilterra, scambio reso immortale da Ricardo nella sua teoria dei costi comparati. FONDAZIONE DI
SAN PIETROBURGO IN RUSSIA , riflette l’apertura dell’Occidente di Pietro II il grande.
-1711: Guerra di Successione spagnola(dopo la salita al trono di Filippo V l’asientos de negros è assegnato alla compagnia francese Compagniee de guinee) Raid
francese su Rio de Janeiro nell’ambito dell’estesa guerra di corsa che i francesi mettono in atto nei Caraibi, apportando danni ad inglesi, olandesi e portoghesi.
- -1713: La East India Company importa oltre due milioni di libbre di tè. L’apertura al commercio dei porti cinesi favorisce il commercio del the, prima tra le merci cinesi
di esportazione
- 1714: pace di Rastadt, che pone termine alla guerra di successione spagnola e ratifica gli accordi di Utrecht contenente il privilegio della South Sea Company
(schiavi).
- -1720: Dopo il trattato di Utrecht il commercio britannico con l’America spagnola dovrebbe essere governato dai termini dell’asientos de negros e del navi de
permiso (permesso di accesso per una nava all’ anno con un carico massimo di 500 tonnellate di merci inglesi) privilegi riservati alla South sea Company ma
continua il contrabbando. Ne scaturisce una guerra non dichiarata tra inglesi e spagnoli nei Caraibi.
- -1763: Guerra dei sette anni rappresenta il trionfo decisivo della Gran Bretagna sulla Francia. L’ intera nuova Francia è ceduta ai britannici, che ricevono anche la
Florida dagli spagnoli , ottenendo il controllo del continente nord americano ad est del Mississippi, dalla baia di Hudson al Golfo del Messico. La Louisiana passa dalla
Francia alla Spagna, mentre Cuba e le Flippine vengono restituite alla Spagna. Le isole dei Caraibi vengono rese alla Francia, in gran parte a causa dell’influenza delle
lobby dei proprietari di piantagioni delle Indie Occidentali in Gran Bretagna, che vogliono mantenere la tutela delle proprie piantagioni di Barbados e Giamaica dai vizi
vigenti,più elevati per le importazioni di zucchero estero.
- -1773: Il Parlamento inglese approva il TEA ACT che riduce i dazi sul te importato nelle colonie americane riducendone il prezzo al consumo per favorire la EAST INDIA
COMPANY, ma lascia in vigore la tassa sul te introdotta nel 1767. Il provvedimento provoca proteste nel Boston Tea Party: i ribelli rovesciano in mare il carico di te delle
navi ancorate a Boston
- 1773 : Con il REGULATING ACT il Parlamento britannico sancisce il proprio controllo sulla East india company. Tale compagnia acquisisce i diritti di monopolio per
l’acquisto dell’oppio in Bengala. L’oppio viene poi venduto a Calcutta, che poi viene esportato a Canton, gettando le basi per la guerra dell’oppio dalla metà del XIX
secolo
- 1774: Coercive act che chiudono il porto di Boston fino a quando non vengano riparati i danni alla East company. Si riunisce a Filadelfia il primo congresso delle
colonie americane che impone il boicottaggio contro le merci britanniche.
- 1776 dichiarazione di indipendenza delle colonie.
LA TRATTA SCHIAVISTICA NELL’IMPERO SPAGNOLO
Le tre fasi:
1) Licenze, 1518-1595;
2) Asientos, 1595-1770;
- Portoghesi, 1595-1640;
- Altri vari asientos;
- Compagnia de Cocheu (Portogallo), 1695-1701;
- Compagnie de Guineè (Francia), 1701-1713;
- South Sea Company (Inghilterra), 1714-1744;
3) Libero commercio.
LA MANIFATTURA INGLESE
Il periodo del 1660-1776 è conosciuto come quello della «rivoluzione commerciale» (Davis), che si
caratterizza per il cambiamento profondo del commercio estero inglese, che prima dello scoppio della
guerra civile esportava per l’80% pannilani (panni-lana o lana grezza) diventando un paese esportatore di
prodotti finiti (tessuti), con le seguenti conseguenze:
• Aumento di domanda di materia prima (lana grezza);
• Estensione dei terreni destinati al pascolo;
• Spostamento delle manifatture dalle città alle campagne;
• Affermazione della produzione di new droperies, panni di lana meno pregiata esportati nel Nord Europa
e nel Mediterraneo.
APPUNTI:
MONOPSONIO situazione di mercato caratterizzata dall’accentramento della domanda
da parte di un solo soggetto economico e dall’impossibilità per altri acquirenti di entrare
sul mercato;
Il pepe era soggetto al monopsonio;
Prezzo reale prezzo al netto dell’infazione;
ASIENTO contratti finanziari qualsiasi accordo stipulato tra il sovrano spagnolo ed un privato
cittadino. In seguito (tra la fine del XVI e il XVIII secolo) divenne sinonimo di contratto per
l’importazione di schiavi neri nelle colonie spagnole in condizioni di monopolio (asientos de negros);
Unione Iberica 1580-1640;
Stato de India, era lo Stato degli insiemi ultramarini dell’India;
Differenza tra ‘’corsari’’ e ‘’pirati’’:
Il CORSARO poteva rapinare solo le navi mercantili nemiche e potevano uccidere in combattimento,
poiché era incaricato dal governo, il re dava una ‘’lettera di corsa’’ al proprietario di un mercantile,
che durante il suo andar per mare poteva incappare in un attacco imprevisto, ma grazie alla lettera si
poteva difendere e poteva attaccare a sua volta. (erano legittimati dallo Stato Guerra di Corsa
hanno una ‘’patente’’);
Il PIRATA al contrario operava nell’illegalità, lasciava il mercantile dove lavorava e si dedicava ad
attaccare e affondare le navi che incontrava (non sono legittimati dallo Stato);
Il BUCANIERE è un’’tipo’’ di pirata;
Il vero business del 1650-1780 fu la tratta schiavistica, particolarmente nell’area della Guinea (inizi
‘700 fine ‘900);
Abbiamo il COMMERCIO TRIANGOLARE (affermazione britannica):
EUROPA-AFRICA-AMERICA
LE GUERRE ANGLO-OLANDESI
Dal 1650 gli olandesi erano emersi come leader nel commercio mondiale globale su tutti i mari e i commerci del
mondo. I mercanti olandesi potevano operare in condizioni di parità con la Spagna e nelle sue colonie, e furono
riconosciute tutte le loro acquisizioni in Asia, in Africa e nel Nuovo Mondo. La pace con la Spagna facilitò
l’espansione militare olandese nel Sud est asiatico, e con essa la creazione di efficienti monopoli sulle spezie delle
Molucche. Inoltre il calo dei noli e l’accresciuto vantaggio comparato nella produzione di pannilani potenziarono il
commercio nel Baltico, a spese dell’Inghilterra e delle città anseatiche, cosi come i loro scambi commerciali con
l’Italia e il Levante. Gli olandesi divennero più attivi nei Caraibi .Furono conseguenza dell’affermazione Olandese nel
commercio di riesportazione internazionale. A scatenarle fu la gelosia inglese alimentata per:
- La crescita dell’industria tessile fiamminga capace di trasformare i pannilani grezzi inglesi e rivenderli con un
ottimo valore aggiunto;
- La pesca delle aringhe nel Mar del Nord, il principale degli argomenti delle tesi del mercantilista inglese Thomas
MUN.
La metafora di MUN: «Le province Unite=bell’uccello di seducenti piume rese in prestito».
CONTINUO APPUNTI
COLBERT 1661-1683 Ci sono due problemi:
1)RISANAMENTO FINANZA PUBBLICA
-A) introduzione della tassa fondiaria «TAILLE» (tassa la proprietà);
-B) riduzione dei privilegi di Stato.
2)DEFICIT MANIFATTURE
-A) esenzioni fiscali per le manifatture;
-B) prestiti agevolati alle manifatture;
-C) ENQUêTE* (intendenze protette): vasta indagine sullo stato economico della Francia,
quasi censimento:
-D) favorire/stimolare la produzione dei beni di lusso.
LE INNOVAZIONI FINANZIARIE
Tentativi di nazionalizzazione della moneta e della finanza.
UNIONI MONETARIE
• Unione monetaria tedesca (dal 1834);
• Unione monetaria Latina (1866-1927).
UNIONE MONETARIA LATINA (UML)
Firmato nel 1866 da Francia, Italia, Svizzera e Belgio (cui in seguito si affiancarono
molti altri stati tra cui la Grecia) con lo scopo di mantenere in vita il sistema
bimetallico (e di creare su tale base una valuta mondiale uniforme). Prevedeva
l’adozione di un sistema monetario standardizzato basato su un rapporto
argento/oro di 15,5:1 (sistema francese). I paesi firmatari si accordarono sulla
continuazione della coniazione argentea adottando la moneta da 5 franchi, ma per
il forte deprezzamento dell’argento sui mercati mondiali, nel quarto finale
dell’Ottocento, il sistema bimetallico fu compromesso dalla forte riduzione della
coniazione dell’argento. L’UML sopravvisse così solo formalmente, ma non di fatto,
fino agli anni Venti del 1900 (fu sciolta ufficialmente nel 1927).
La teoria quantitativa della moneta: i prezzi generali dei beni sono direttamente
proporzionali (se cresce l'uno, cresce l'altra e viceversa) alla quantità di moneta in
circolazione nel dato momento.
1871-1914: (prima guerra mondiale) fase ascendente del Gold S. classico (almeno per
quanto riguarda la Germania) o sterling standard.
1816-1819: convertibilità con la sterlina grazie all’Inghilterra. Dopo le guerre
napoleoniche si afferma il Gold Standard.
A seguito della conferenza di Genova del 1922 si dichiara la fine del gold standard.
Valore legale: ciò che è scritto, sostanzialmente, sulla moneta, ovvero, il valore legale che
lo stato attribuisce alla moneta. Si crea una contrapposizione tra valore legale e valore di
scambio (mercato)(N.B.: sono due cose diverse, poiché ogni stato adotta le proprie
politiche monetarie, quindi, il valore legale potrebbe essere diverso su un altro mercato).
Stampare carta moneta non è un vantaggio. Ricollegandoci alla teoria quantitativa, il
valore della moneta tenderà a variare con più facilità. Ho più interesse ad adottare il G.S.
( costi di produzione – valore di vendita).
Durante le guerre napoleoniche (1803-1815: 8 anni di guerre totali) gli inglesi hanno
impedito alle banche di convertire la cartamoneta in oro.
APPUNTI:
Data importante che può domandare 1703: fondazione di San Pietroburgo (centro più
importante della Russia) centro di interesse dello Zar, che decise di nominare San
Pietroburgo capitale.
1814: congresso di Vienna (Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo
di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo gli
sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Con
il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene definita come l'età della
Restaurazione in Europa che può considerarsi conclusa con i moti del 1830-1831).
BIMETALLISMO
ORO 1:15,5 metallo di riferimento ARGENTO Francia, Italia, Svizzera e Belgio
non solo nazionale ma internazionale. cercarono di mantenere il
sistema bimetallico.
Inghilterra e Germania, invece, puntarono sull’oro per ottenere una posizione stabile.
Teoria quantitativa aumento della moneta aumento dei prezzi
LE BANCHE CENTRALI: IL MODELLO INGLESE
La Banca d’Inghilterra diventa un modello per l’organizzazione del sistema bancario internazionale, per le seguenti specificità:
1) Unicità del sistema di emissione;
2) Forte specializzazione tra le istituzioni creditizie;
3) Cooperazione e integrazione funzionale;
4) Centralizzazione delle riserve bancarie;
5) Posizione di Londra come centro finanziario internazionale.
Alla crescita del ruolo attivo della Banca Centrale nell’economia, fece da contro contrai tare la crescita rilevante della City e
dell’industria finanziaria (con effetti sul breve periodo) sull’industria reale (più rischiosa).
LE BANCHE CENTRALI
Una banca centrale è un’istituzione pubblica responsabile della gestione della politica monetaria di uno stato con sistema
monetario comune. Alla banca centrale spetta il compito di regolare l’offerta di moneta di un sistema, emettere carta moneta
(regime di monopolio), supervisionare la politica monetaria, gestire la politica dei tassi di cambio, vigila sul sistema bancario,
regola il sistema creditizio e opera come prestatore di ultima istanza (lender of last resort)
Le banche si sono formate tra il XVII e il XIX secolo nella forma di banche di emissione. Esse erano istituzioni private con
scopo di lucro, create per supportare le esigenze finanziarie degli stati.
Elementi fondamentali nel sistema di finanziamento delle banche centrali e delle banche private sono:
• Le accettazioni bancarie (banche co-obbligate delle imprese);
• Il risconto cambiario;
• Le riserve frazionarie (obbligatorie) degli istituti di credito;
• Le operazioni di mercato aperto.
«I MODELLI BANCARI»
LA SPECIALIZZAZIONE BANCARIA
Prevedono diversi tipi di istituti di credito, con la distinzione tra banche di deposito (breve
termine) e le banche di investimento (lungo termine). Si afferma in Inghilterra, prima, e
negli USA poi. Il sistema entra in crisi, soprattutto negli USA, a seguito delle contrazioni del
1907 e del 1929.
LA BANCA UNIVERSALE
Offre una serie composita di servizi alle imprese, che vanno dal credito (a breve e lungo
termine), alle partecipazioni a sindacati, sottoscrizioni dirette e collocamento di titoli. Si
afferma soprattutto in Germania, ma anche in Francia, Belgio e più tardi in Italia ma prima
della crisi del 1929, quando fu pesantemente sanzionata in vari ordinamenti. In Germania
la Banca Universale operava su scala nazionale, mentre a livello regionale o locale la
Reichsbank (banca centrale) mediava i circuiti di alcune istituzioni creditizie, tra cui:
- Le LAND SHAFTEN (specializzate nel credito fondiario);
- Le SPAPKASSEN (casse di risparmio).
LE BANCHE CENTRALI
Tra queste ultime si è imposta, di recente, quella del QUANTITATIVE EASING, necessaria sia per il
salvataggio di alcuni istituti di credito statunitensi nel 2008, come per il sostegno dei titoli di stato di
alcune nazioni europee durante le ultime crisi finanziarie. La banca centrale poteva così adottare politiche
(variazioni del tasso di sconto) per regolare gli aggiustamenti o per rallentare gli effetti sulle condizioni
interne dell’economia e del proprio sistema finanziario.
Per effetto delle innovazioni del XIX secolo furono possibili le riduzioni di:
- Tempi di navigazione, anche del 70% tra il 1840-1910;
- Costi dei noli, anche del 50%, tra il 1878 e 1913.
- (APPUNTO: L’Australia è vista più attrattiva per il trasporto di persone grazie al canale di
Suez : i fattori che hanno spinto all’emigrazione in Australia sono Grande depressione e
politiche migratorie)
IMPERIALISMO NEL XIX SECOLO
CARATTERI (MILITARI E GEOPOLITICI)
Si caratterizza per la diffusione dell’imperialismo formale (con controllo politico) e
informale, ed essenzialmente per due aspetti:
- Decadenza dell’Impero Ottomano a favore di Gran Bretagna e Francia (Nord
Africa), di Russia (Balcani) e Grecia (indipendente dal 1832);
- Aumento della superficie europea in Asia e Africa
[37% nel 1800, 67% nel 1878, 84% nel 1914].
FASI DELL’ESPANSIONE (SECONDO HEADRICK)
- Penetrazione;
- Conquista;
- Incorporazione nell’economia mondiale attraverso infrastrutture (trasporti e
comunicazione) e libero scambio.
IMPERIALISMO BRITANNICO NEL
XIX SECOLO
IMPERIALISMO BRITANNICO NEL XIX SECOLO
Espansione in Asia
Cambiamenti di funzione della EIC (East India Company):
Da titolare dei monopoli sul commercio indiano fino al 1813, diventa il braccio armato e
politico britannico in Asia, portando a segno una serie di conquiste di territori, tra cui
quelli di India (1813-1820), Singapore (1819), Malacca (1824), Birmania (1826-1852), e
Malesia britannica (seconda metà dell’800).
Guerre dell’oppio (1839-1842 e 1856-1860) contro la Cina, che portano all’apertura dei
commerci e all’occupazione britannica di alcuni porti, tra cui Hong Kong (1842)
Espansione in Africa
Influenza economica sull’Egitto, già conteso dalla Francia durante il periodo napoleonico, e
istituzione di un protettorato nel 1882.
GUERRE DELL’OPPIO
• Nel 1833 la East india Company perde il suo residuo monopolio sul commercio con la Cina in
seguito alle pressioni interne a favore di una liberalizzazione del commercio di tessuti e di
oppio
• 1839-1842: Prima guerra dell’oppio scaturita dalla decisione della Cina dei Qing di chiudere i
porti al Regno Unito a causa del contrabbando di oppio il cui commercio, essenziale per
l’equilibrio della bilancia commerciale britannica, viene proibito. La guerra si chiude con il
trattato di Nanchino. Tale trattato cede al Regno Unito Hong Kong, apre al libero scambio 5
porti cinesi tra cui Shangai e, abolendo il sistema di regolazione del commercio internazionale
basato sul sistema di Canton, istituisce una bassa tariffa doganale fissa del 5 %
• 1856-1860: Seconda guerra all’oppio tra Cina,Regno Unito, Francia.Il pretesto arriva quando i
Cinesi abbordano una nave britannica, la Arrow. La Francia interviene al fianco del Regno
Unito. Dopo la sconfitta della Cina, il trattato di Tientsin che chiude il conflitto apre il fiume
Yangize e nuovi porti cinesi al commercio internazionale e legalizza il traffico dell’oppio. La
convenzione di Pechino del 1860 pone fine alla seconda guerra dell’oppio.
IMPERIALISMO STATUNITENSE NEL XIX SECOLO
Espansione interna
Gran parte dell’espansione verso occidente si realizzò attraverso la conquista di terre a
scapito dei nativi e del Messico, e l’acquisto dei seguenti territori:
- Lousiana (1803) dalla Francia, per 15 milioni di dollari;
- Florida (1819) dalla Spagna, pe 5 milioni di dollari;
- Alaska (1867) dalla Russia, per 17 milioni di dollari.
La guerra contro il Messico (1846-1848) fruttò i territori di Arizona, New Mexico, Utah,
Colorado, Nevada e California (Alta California), oltre alla spontanea annessione della
Repubblica del Texas, indipendente dal 1836.
Espansione esterna
Guerra ispano-americana del 1898, che portò alle acquisizioni di Cuba, Porto Rico, Filippine
e Guam, e annessione delle Hawaii, le isole dello zucchero erano state utilizzate per
sviluppare un industria dello zucchero. Nel 1900, acquistarono i diritti per 99 anni sul
canale di Panama.
MULTILATERALISMO VS BILATERALISMO
Il mercantilismo e il primo colonialismo di età moderna furono superati dal
multilateralismo degli scambi, che si affermò a discapito del bilateralismo.
PROTEZIONISMO VS LIBERISMO
Nel corso della seconda metà dell’800 e fino agli anni ‘70 si assiste a un’apertura al
liberismo economico, o politica di libero scambio, da parte dei paesi europei.
La Grande Depressione del XIX secolo (1873-1895), fu l’effetto principalmente del
processo di globalizzazione e della riduzione costante dei costi di trasporto, innesca un
ritorno vigoroso al protezionismo, in particolare da parte degli stati europei e dell’America
Latina, attraverso la politica delle tariffe. Le tappe fondamentali dell’apertura al libero
commercio furono:
- L’abolizione delle Corn Laws (1846);
- Il trattato di Cobden-Chevalier (1860), che introduce la Clausola o Principio N.P.F.
(Nazioni Più Favorite) tra Gran Bretagna e Francia (aboliva tutti i divieti di importazione
francese e i dazi sull’esportazioni di carbone, e ridusse le tariffe sul vino della Gran
Bretagna). Il principio delle N.P.F. si affermerà nei successivi accordi assunti dal W.T.O.
(World Trade Organization).
EFFETTI DEL LIBERISMO ECONOMICO E DELLA GLOBALIZZAZIONE:
- Multilateralismo negli scambi;
- Integrazione dei mercati;
- Convergenza dei prezzi (grano, spezie, cotone, riso, seta, tè, ect.);
- Diffusione del Gold Standard;
- Grandi migrazioni.
APPUNTI:
Intermezzi diretti (operazioni di mercato aperto);
ASSEGNATI – IPERINFLAZIONE: Durante la Rivoluzione francese l’Assemblea nazionale si trovò a dover
fronteggiare una situazione finanziaria disastrosa le entrate fiscali erano ben al di sotto delle esigenze di
spesa e non si poteva fare ulteriore affidamento sulle anticipazioni della Cassa di Sconto (creata da Turgot
nel 1776) ormai in profonda crisi di liquidità. L’Assemblea intervenne con due provvedimenti correlati:
- La confisca dei beni ecclesiastici, che furono trasformati in beni nazionali e messi in vendita;
- La creazione di titoli di debito (chiamati ASSEGNATI), per un totale di 400 milioni di lire tornesi.
Quindi, in pratica, i beni ecclesiastici confiscati garantivano gli assegnati (titoli di debito). Dal 1790, gli
assegnati, furono trasformati in carta-moneta con il corso forzoso, l’abolizione dell’interesse e la
moltiplicazione dei tagli. Per far fronte alle spese del governo, le immissioni iniziarono a crescere
vertiginosamente, ne seguì una progressiva e inarrestabile perdita di valore. Al deprezzamento del titolo si
accompagnò un movimento vertiginoso dei prezzi verso l’alto che neanche la ‘’legge del maximum’’ varata
dal Terrore, riuscì ad arrestare. Il successivo tentativo, del Direttorio, di sostituire gli assegnati con titoli
analoghi rivalutati, detti mandati territoriali, comportò la completa perdita di fiducia del pubblico nella
moneta cartacea. La smonetizzazione nel 1797 segnò la bancarotta definitiva del governo rivoluzionario. La
Francia rivoluzionaria fu uno dei primi casi di iperinflazione cioè di incremento del livello dei prezzi superiori
al 50% mensile.
CONTINUO APPUNTI
EVERSIONE: sono eliminati tutti i privilegi della nobiltà. Nei momenti difficili la Chiesa rappresentava
una sorta di garanzia per lo Stato.
I portoghesi si focalizzarono, essenzialmente, sulla conquista delle spezie a differenza della Spagna
che improntarono la loro conquista sulla colonizzazione.
1783-1802: Rostow identifica il periodo Take Off o Decollo Industriale inglese.
La Rivoluzione inglese fu rivoluzionaria? Si, poiché ci fu una crescita spalmata prima del 1800 e dopo
il 1800.
USURA: prestare denaro + interessi.
L’Inghilterra si avvia verso una riduzione del protezionismo (con l’abolizione delle loro Corn Laws).
«SCALA MOBILE», (verso gli anni ‘70) consentiva di aumentare il salario in base all’incremento
dell’ISTAT. Il meccanismo della scala mobile fu considerata una misura inflazionistica e per questo
motivo fu rimossa.
Rivoluzione demografica del ‘700 (una delle conseguenze fu l’aumento della domanda). Incremento
demografico della popolazione inglese:
a) Riesportazioni;
b) Consumo interno.
CONTINUO APPUNTI
Belle Époque (1880-1913) fa riferimento, anche, alla Grande Depressione dell’800 (1873-
1895/6) dove ci fu una continua crescita del livello dei prezzi (a livello internazionale). A
seguito di questa depressione vi fu un abbassamento dei prezzi (a livello internazionale).
GLOBALIZZAZIONE DEPRESSIONE
Quindi, nella Grande Depressione tutto inizia con l’intaccare le condizioni di vantaggio.
MONOPSONIO: monopolio della domanda.
I fattori di sviluppo che condizionarono l’espansione furono:
- La Grande Depressione;
- Politiche migratorie (politiche a favore dell’immigrazione).
1860: Abolizione delle discriminazioni doganali con l’introduzione della Clausola (o
principio) della N.P.F. (Nazione Più Favorita) in modo da equiparare la tassazione dei prodotti
importati utilizzando le condizioni della N.P.F. In questo modo ci dovrà essere un’adeguazione
delle tassazioni tariffarie (per tutti).
In questo ultimo periodo la Gran Bretagna fu favorevole al libero scambio.
Attraverso l’integrazione dei mercati con l’abbattimento delle barriere si creano delle aree
comuni di scambio, stimolando la competitività. Una conseguenza dell’integrazione dei
mercati è la convergenza dei prezzi.
IMPERIALISMO BRITANNICO NEL XIX SECOLO
ANNESSIONE ED ESTENSIONE BRITANNICA DELLO STATO DI HONG KONG
Effetti dei trattati di Nanchino (1842) e Pechino (1860): e della seconda convenzione di
Pechino (1898): l’affitto di 99 anni di Hong Kong
La nuova guerra dell’oppio (2001-2016); il boom della produzione afgana.
RIVOLUZIONI INDUSTRIALI E CICLI ECONOMICI
I cicli di Kondratiev: movimento dei prezzi, 1789-1940. (grafico)
Fase a) Crescita dei prezzi, della produzione e dei tassi d’interesse;
Fase b) Ribasso dei prezzi, della produzione e dei tassi d’interesse.
1) 1789-1814: Prima Rivoluzione Industriale;
2) 1815-1848: dalle restaurazioni alle rivoluzioni del 1848;
3) 1850-1870: Trionfo del libero mercato e della ferrovia;
4) 1873-1895: Grande Depressione (innescata dalla globalizzazione); riduzione dei prezzi
5) 1896-1920: Effetto della seconda Rivoluzione Industriale;
6) 1921-1929: Depressione che porta alla crisi del ‘29 e alla seconda guerra mondiale.
LA GRANDE DEPRESSIONE, 1873-1895/6
CARATTERI TIPICI
• Passaggio dalla «fase britannica» dell’industrializzazione a quella di altri stati europei e del Nuovo Mondo;
• Affermazione del Gold Standard. Tuttavia, l’aumento della richiesta di moneta non fu compensata da
un’adeguata produzione aurifera;
• Affermazione di USA e Germania sul piano industriale;
• Una riduzione dei costi di trasporto;
• L’indice dei prezzi passa da 152 a 83 (1873-1896);
• Aumento della concorrenza internazionale.
EFFETTI/CONSEGUENZE
• Ritorno al protezionismo di alcuni stati, (Francia, Germania e Svezia in Europa; Canada, USA e Australia nel
Nuovo Mondo) mentre la Gran Bretagna mantenne una politica di libero scambio;
• Ripresa del colonialismo o di politiche coloniali, in particolare di Gran Bretagna, Francia e altri stati europei
(tra cui l’Italia), oltre che degli USA;
• Aumento delle emigrazioni intercontinentali
Nel 1914 circa 34 milioni di persone avevano lasciato l’Europa, e solo 9 milioni avevano fatto ritorno (25 milioni
di emigrati definitivi). 1870-1914: 15 milioni di emigrati dall’Italia;
USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Brasile e Argentina erano i paesi più recettivi, grazie alle favorevoli
politiche migratorie. Argentina: il 47% degli immigrati erano italiani, il 32% spagnoli.
LA DE-INDUSTRIALIZZAZIONE BRITANNICA
CARATTERI
• La Gran Bretagna perde il primato nella produzione mondiale di ghisa e ferro a
favore di altri stati (in particolare USA e Germania);
• Immutato il predominio nella finanza e nel trasporto marittimo;
• Abbandono del protezionismo e fornitura di materie prime che risultano decisive
per l’industrializzazione di stati concorrenti;
• Perdita della quota del commercio mondiale per la concorrenza e il protezionismo
di Germania e USA (da 25% a -21% tra 1880 e 1890; nel 1900 era di poco
superiore a quello della Germania e Francia);
• Sviluppo confinato al siderurgico e al tessile, non si era esteso ad altri comparti
(chimico, elettrico, etc.) come nel caso della Germania, a causa di limitati
investimenti nella ricerca scientifica.
CONTROMISURE
• Modernizzazione dei settori (in particolare il chimico), attraverso l’assunzione di
personale straniero specializzato. Tuttavia, USA (34%) e Germania (24%)
mantennero la leadership della produzione;
• Potenziamento del trasporto marittimo e dell’assicurazione (aumento rilevante
dei noli, da 18 a 50 milioni di sterline tra 1850 e 1880);
• Aumento degli investimenti dall’estero (e riduzione degli investimenti interni, con
creazione della classe dei «rentiers»);
• Aumento del tenore di vita della società media inglese. Dal 1880, il più elevato
dopo gli USA, per effetto dell’aumento dei salari e dell’importazione di generi
alimentari meno costosi (carni, cereali, etc.);
• Sviluppo comparti legati largo consumo (sapone, dolciumi, editoria).
AGRICOLTURA
La produzione di patata era già la più alta d’Europa, mentre quella cerealicola (frumento, segale,
orzo) risentì delle richieste protezionistiche degli Junker, esponenti dell’aristocrazia agraria
tedesca
LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
INDUSTRIALIZZAZIONE DEL GIAPPONE
1603-1868: Periodo dell’isolazionismo
Lo shogunato dei Tokugawa aveva prodotto una serie di conseguenze:
• Dittatura militare, con netta dissociazione tra il potere dell’imperatore (residente a Kyoto) e
quello militare degli shogun (residenti a Yedo);
• Riduzione del potere dei signori feudali (olaimyo), tenuti a vivere un anno su due presso la
corte shogunale;
• Chiusura delle relazioni con l’estero (limitate concessioni di a Nagasaky a mercanti cinesi e
olandesi, dopo l’espulsione dei portoghesi);
• Società prettamente agricola, con una costa militare (samurai) e una limitata borghesia
feudale e capitalista.
100% 0
80% 30.67
53.45
64.61
60%
40% 63.45
8.09
20% 46.55
27.3
0% 5.88
1860 1894 1914
Una spinta alla produzione di ferro, acciaio e ghisa provenne dalla costruzione di
ferrovie e locomotive, ma anche dalla produzione navale. La graduale sostituzione
della ghisa con l’acciaio si evidenzia anche dall’andamento delle Importazioni: tra
1894 e 1914, mentre le importazioni di ghisa quasi raddoppiarono (119/220 mila
t.), quelle di ferro e acciaio quasi triplicarono (84/222 mila t.)
• Tra 1854 e 1914, le importazioni di rottami di ferro, rifusi nei forni, Martin
Siemens, passarono da 157 mila a 355 mila t.;
• Nel 1884 furono rinnovati, grazie all’intervento dello Stato, alcuni impianti.
Furono poi costruite le acciaierie Terni e la Falck;
• Nel 1901 fu la volta della acciaieria di Bagnoli (Napoli);
• Nel 1911 fu creata l’Unione siderurgica italiana.
INDUSTRIE MECCANICHE
• Prima dell’Unità, fatte le eccezioni della Ansaldo (Genova) e Pietrarsa (Napoli), le
aziende del settore meccanico avevano ancora caratteristiche artigianali;
• Le commesse militari degli anni 1884-1885 permisero lo sviluppo di una serie di
industrie come ARMSTRONG, BREDA, FRANCO TOSI e PATTINSON;
• Sempre prima del primo conflitto mondiale acquisirono le caratteristiche di
industrie la FIAT, la LANCIA e L’ALFA ROMEO, che presto sarebbero diventate le
industrie leader del settore automobilistico italiano, ma anche la BIANCHI
(ciclistica), la OLIVETTI (macchine da scrivere) e la NEBIOLO (macchine a stampa).
INDUSTRIE TESSILI
A) COTONE
Iniziò a svilupparsi nel 1800, divenendo il ramo principale del tessile. Fino ad allora
si era sviluppata senza l’ausilio della macchina a vapore, grazie alla forza idraulica,
nel settentrione (Brasile, Veneto e Lombardia), nel Lazio (Valle dei Uri-Frusinate) e
in Campania (Terra di Lavoro), il numero di telai meccanici crebbe notevolmente,
dai 15.500 (contro i 500.000 dell’Inghilterra) del 1876 ai 71.000 del 1900 fino ai
120.000 del 1914. L’80% dei telai era situato in Lombardia (55%) e Piemonte (25%).
I fattori della divergenza tra Nord e Sud nello sviluppo del tessile furono:
1) Presenza di corsi d’acqua (per la produzione di energia);
2) Minor distanza dai mercati e minori costi di trasporto.
Importazioni, 1861-1913: crebbero da 12.500 a 200.000 t. (18 volte).
La protezione tariffaria del 1878 e 1887 permise alle aziende di cotoniere la
concorrenza internazionale
B) LANA
La manifattura laniera aveva una più larga tradizione di quella cotoniera. La
maggior produzione, come nel caso del cotone, era concentrata nel Nord della
Penisola, in particolare tra Veneto, Piemonte e Lombardia. Fino al 1871 il 50% della
lana era importata, ma a seguito delle politiche protezionistiche crebbe la
produzione interna fino ad arrivare quasi all’autosufficienza. Tra 1894 e 1914 il
numero di fusi passò da 94 mila a 433 mila, per i tessuti pettinati, e da 251 mila a
450 mila, per quelli cordati.
C) SETA
Tra 1861 e 1898 la produzione serica andò incontro alla meccanizzazione:
Mentre i telai a mano si mantennero intorno alle 12 mila unità, i telai meccanici
passarono da 250 a 3000. Tra 1898 e 1909 crebbero i telai a mano, fino a 14 mila,
mentre si ridussero, fino a 2600 unità, i telai meccanici.
EDILIZIA
L’emigrazione italiana fu importante, in particolare verso il continente americano.
L’emigrazione verso le Americhe si acuì, in particolare, negli anni compresi tra 1885 e 1888,
restando al di sopra delle cento mila unità dal 1887 in avanti. A dispetto della massiccia
emigrazione, la popolazione italiana crebbe incessantemente tra 1861 e 1901. (grafico)
• La rilevante crescita demografica (da 22 a 33 milioni) registrata tra 1861 e 1901, diede un
forte impulso alla urbanizzazione (migrazione da campagna e città) e alla domanda interna e
abitazioni;
• Raddoppiarono le popolazioni delle città più grandi, come Roma, Torino e Milano, e altre
come Napoli, furono oggetto di massicci interventi per il risanamento igienico-sanitario.
• Nel corso dell’Ottocento il colera scoppiò negli anni 1854-1855, 1865-1867, 1884-1886 e
1893;
• Oltre a Napoli, altre città – come Genova, La Spezia, Torino, Milano e Catania – beneficiarono
della Legge-Napoli del 1885, dando corso alla creazione o sviluppo della rete fognaria;
• Lo sviluppo edilizio trainò lo sviluppo dei cementifici, provocando una crescita esponenziale
della produzione, moltiplicata quasi nove voltein soli vent’anni da 100 mila t. del 1890 a 850
mila t. nel 1910.
INDUSTRIA ELETTRICA
• Lo sviluppo riguardò in particolare il settore idroelettrico. La produzione passò da
3 milioni di kw/h del 1881-1890 a 752 milioni di kw/h del 1901-1910 (di cui 611
milioni da idroelettrico e 141 milioni da termoelettrico);
• Furono fondate importanti compagnie del settore come:
- Compagnia Generale di Elettricità (1891);
- Ercole Marelli (1891);
- La Tecnomasio si fuse con la Brown Boveri (1903);
INDUSTRIA CHIMICA
• Si caratterizzò per le produzioni di acido solforico, solfato di rame e fertilizzanti e
per la nascita tra le altre, di imprese come la Pirelli (1892) e la Montecatini
(1888);
• La Montecatini, in particolare, orienterà gran parte della sua produzione ai
fertilizzanti, contribuendo all’aumento di produttività del settore agricolo, durante
l’industrializzazione italiana.
POLITICA COMMERCIALE
Decenni 1870-1890
• Le importazioni (Carbone, Ferro, Acciaio, Cotone, Gamma e Frumento) aumentarono del 61%;
• Le esportazioni aumentarono del 92%;
• Nel 1878 è introdotta una prima tariffa, con aumenti medi fino al 20%;
• Sostituzione dei dazi «ad valorem» commisurati alle dichiarazioni degli importatori, difficilmente
controllabili – con dazi «specifici», che colpiscono in misura fissa le merci, indipendentemente
dai loro prezzi;
• Il cambio di tassazione daziario favorì l’industria tessile, in particolare quella cotoniera,
garantendo una «protezione» pari al 15-20%.
• 1878-1887: grande discesa dei prezzi, con indice che passa da 109 a 70;
• 1889-1893: Crisi economica e grande emigrazione, in particolare da Veneto, Basilicata, Calabria,
Campania, Abruzzo e Molise;
• Cause della crisi: crisi agraria e la guerra commerciale;
• La crisi agraria ha ripercussioni anche sul settore industriale e bancario;
• 1889-1892: la produzione di ferro si ridusse da 182 mila a 124 mila t., quella dell’acciaio da 158
mila a 57 mila t.
Decenni 1870-1890: La crisi del settore bancario
• La crisi economica si acuì in particolare tra 1887 e 1888, con effetti pesanti sul siderurgico
(acciaierie Terni) e sull’edilizia, anche a causa degli impieghi a lungo termine assunti con gli istituti
di credito;
• La Banca Nazionale cercò si sostenere il settore bancario, ma a compromettere la stabilità fu lo
scandalo della Banca Romana (aveva abbondantemente superato i limiti di emissione stampando
biglietti con lo stesso numero di serie));
• 1894: fondazione della Banca d’Italia, per fusione della Banca Nazionale con le due banche
toscane (Nazionale Toscana e Toscana di Credito) e della Banca Romana in liquidazione.
Decenni 1870-1890: I disagi sociali
• Tra 1862 e 1875 i salari reali si ridussero, mentre aumentarono fino al 1896, a causa della caduta
dei prezzi della Grande Depressione;
• Agli inizi del decennio del’70 si iniziò a porre in discussione la politica del Laissez faire, che aveva
imperato anche tra gli economisti italiani;
• Nel 1889 cessano i divieti sulla formazione di sindacati e sugli scioperi «senza giusta causa»;
• Dal decennio del’90 iniziarono le rivendicazioni a favore delle otto ore lavorative, obbligatorie
però solo dopo il primo conflitto mondiale;
• Repressioni in Sicilia, contro i fasci siciliani (1893-1894) e a Milano (1898).
«COMMERCIO MONDIALE TRA 1914 E 1939»
PRIMA GUERRA MONDIALE, 1914-1918
Il primo conflitto mondiale segna l’arresto dell’ordine economico liberista di fine XIX secolo,
provocando una sorta di «disintegrazione» del mercato mondiale per via della guerra e del ritorno al
protezionismo più estremo.
Principali eventi
1914 (28 giugno): assassino di Ferdinando d’Asburgo, erede al trono d’Austria, a Sarajevo
1914 (28 luglio): dichiarazione di guerra dell’impero Austro-Ungarico alla Serbia e creazione dei due
blocchi la Triplice Alleanza, costituita dagli imperi centrali (Germania, Austro-Ungheria e Impero
Turco); la Triplice Intesa, o Alleati, costituita da Francia, Gran Bretagna e Impero Russo.
1914 (23 agosto): Il Giappone entra in guerra contro l’Alleanza, ma contribuirà al conflitto solo negli
ultimi anni;
1915: Intervento dell’Italia a fianco della Triplice Intesa; Nel Regno Unito misure protezionistiche
TARIFFA MCKENNA: impone dazi del 33,33 % sulle importazioni di beni di lusso e non comporta accise
sui prodotti nazionali equivalenti
1917: Intervento statunitense al fianco degli Alleati;
1917 (ottobre): Rivoluzione Russa caduta degli Zar insediamento al potere dei bolscevichi e
abbandono dell’Intesa.
CAUSE DEL CONFLITTO:
• Desiderio della Germania di assicurarsi sbocchi commerciali nel mondo;
• Problemi etnici dell’Impero Austro-Ungheria e le ambizioni indipendentiste di alcuni popoli che lo
formarono;
• I timori per un’invasione di Russia o Germania;
• Evoluzione diplomatica del Regno Unito, dall’isolamento a una politica di attiva presenza in Europa.
CONSEGUENZE POLITICHE:
Creazione di nuovi stati nazionali in Europa e frammentazione economica.
• L’impero asburgico viene sostituito da sei stati successori (Cecoslovacchia, Polonia, Romania,
Jugoslavia, Austria e Ungheria);
• Quattro paesi indipendenti emergono da quello che era stato l’impero Russo (Estonia, Finlandia,
Lettonia e Lituania);
• Lo Stato Libero Irlandese – successivamente Repubblica d’Irlanda – ottiene l’indipendenza da Londra
nel 1922.
Fine dell’Impero ottomano: il parlamento turco pone fine al sultanato. La conferenza di Losanna 1923
riconosce la sovranità del parlamento turco.
Costituita nel 1919 la Società delle Nazioni, per la cooperazione internazionale e prevenzione dei
conflitti.
CONSEGUENZE ECONOMICHE IN EUROPA
• Crescita rilevante dei costi di trasporto e dei noli
Causata dall’aumento di perdite e rischi delle spedizioni marittime (merci,
assicurazioni, ect.);
• Il calo delle esportazioni di beni di consumo industriali
Le esportazioni europee erano principalmente prodotti manifatturieri, a differenza
degli stati americani e asiatici, che producevano ed esportavano principalmente
beni primari e prodotti agricoli (cereali, cotone, ect.).
POLITICA ECONOMICA IN EUROPA DEGLI STATI BELLIGERANTI
• Aumento della spesa pubblica
Dal 1913 al periodo della guerra la quota di PIL destinata alle spese militari passò dal 13% ai 37-60%
(Gran Bretagna 37%, Francia 50%, Germania 60%);
• Controllo di imprese private legate al conflitto;
• Ritorno al protezionismo anche per i paesi libero-scambisti
La Gran Bretagna introdusse la tariffa McKenna, che imponeva dazi anche del 35% sull’importazione dei
beni di lusso (automobili, film, orologi, etc.), mentre non comportava accise (È un'imposta che grava sulla
quantità dei beni prodotti, a differenza dell'IVA che incide sul valore. Infatti l'IVA è espressa in aliquote
applicate al valore del prodotto, l'accisa, invece, si esprime in termini di aliquote rapportate all'unità di
misura del prodotto) sui prodotti nazionali equivalenti.
POLITICA ECONOMICA PRATICATA IN EUROPA
• Blocchi delle esportazioni praticato dai paesi belligeranti
Impedivano al nemico di importare materie prime, genere alimentari e armi (differenza della strategia
adottata durante il blocco continentale) con l’obiettivo di costringerli prima alla resa;
• Uso del sommergibile per ridurre gli approvvigionamenti
Nel corso della guerra, circa 66 U-Boot tedeschi affondarono 2639 navi civili, di cui , 1252 britanniche,
708 alleate e 679 neutrali (quasi tutte statunitensi), per un rapporto di affondamento di circa 40 navi per
U-Boot.
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei principali paesi asiatici
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919
Import Serie 2
250
232.3
219.8
214.6
204.6
200
150 145.4
100
56.5 59.5
50
36.1
17.3 13.5
0
India Giappone Cina Indocina Indonesia
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei principali paesi asiatici
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919
• Per tutti i paesi asiatici considerati (India, Cina, Giappone, Indocina e Indonesia) si
assiste a una flessione delle importazioni e delle esportazioni nei primi due/tre
anni del conflitto;
• La «import substitution industrialization» sembra manifestarsi a partire dagli
anni 1915 e 1916 e, soprattutto, nel 1919, quando gli incrementi delle
importazioni ed esportazioni sono ancora marcati, in particolare per Giappone e
Indocina ( 232% e 135 %). Nel 1918 la bilancia commerciale del Giappone passa
da negativa a positiva.
• India e Cina registrano incrementi più contenuti, soprattutto per le
importazioni, ma sono anche i paesi più popolati del continente. Intensificarono
lo sviluppo del settore manifatturiero
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei principali paesi asiatici
Valori in unità di moneta dei rispettivi paesi (milioni o miliardi)
Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export
1913 2.022 2.574 795 716 888 628 306 345 464 671
1914 1.550 1.907 671 671 887 555 266 332 412 674
1915 1.487 2.082 636 793 708 653 224 345 390 770
1916 1.710 2.570 879 1.234 805 751 335 392 419 895
1917 1.774 2.572 1.201 1.252 856 721 374 430 385 778
1918 2.018 2.690 1.902 2.159 865 757 363 455 556 676
1919 2.371 3.503 2.501 3.379 1.008 983 751 1.051 740 2.146
• Riflessi del conflitto sull’import-export dei paesi europei belligeranti
Variazioni percentuali dal 1913 al 1917-1919
Import Export
350 325.1
300
250
200
150
Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export
1913 3,51 2,99 8.421 6.880 10.751 10.097 1.374 1.520 659 525
1914 2,98 2,24 6.402 4.869 8.500 7.400 1.098 956 601 431
1915 3,85 1,43 11.036 3.937 7.100 3.100 1.139 402 753 385
1916 6,09 1,63 20.640 6.214 8.400 3.800 2.451 577 851 506
1917 5,08 1,81 22.554 6.013 7.100 3.500 2.317 464 994,5 527
200
183.5
150
115.4
98.6
100
52
50 39.3
32.1
19 17.5
0
Argentina Australia Canada Sudafrica Stati Uniti
-50
-82.1
-100
CONSEGUENZE ECONOMICHE PER I PAESI EXTRAEUROPEI O NON BELLIGERANTI
• «Import substitution industrialization» da parte dei paesi extraeuropei
Argentina, Australia, Canada e Stati Uniti videro crescere il volume sia delle
importazioni che delle esportazioni, con il dato di Canada e Stati Uniti davvero
ragguardevole, compreso tra 183 e 215%. (anni 30 e 70 del Novecento)
USA e Giappone, in particolare, riuscirono a espandere le esportazioni di prodotti
manifatturieri, mentre il Canada esportava principalmente prodotti primari
(cereali, etc.).
Import substitution industrialization
• Sembra manifestarsi a partire dagli anni 1915-16 e soprattutto nel
1919, quando gli incrementi delle importazioni e delle esportazioni
sono ancora più marcati, in particolare per Giappone ed Indocina (13
% e 232 %)
• Nel 1918 la bilancia commerciale del Giappone passa da negativa a
positiva
• India e Cina registrano incrementi più contenuti, soprattutto per le
importazioni, ma anche per i paesi più popolati del continente
IMPORT SUBSTITUTION
INDUSTRIALIZATION ( ISI)
• E’ una strategia di sviluppo economico volto a sostituire quote di importazioni con prodotti nazionali. Il focus generale è
sulle politiche commerciali che favoriscono la produzione interna di beni precedentemente importati per promuovere
l’industrializzazione, garantendo protezioni alle nascenti industrie con imposizione di dazi alle importazioni e con l’
intervento dello stato nei settori industriali strategici, tramite nazionalizzazione e sussidi alla produzione. La strategia ISI
si giustifica in base all’idea che lo sviluppo di un paese arretrato seguirà lo stesso sentiero dei paesi più avanzati dai quali
importa merci che esso stesso sarà in grado di produrre ed esportare, una volta che le industrie interne avranno adeguate
le tecnologie in tre stadi fondamentali:
• 1)produzione interna di beni di consumo non durevoli precedentemente importati
• 2)estensione della produzione interna e una gamma più ampia di prodotti di consumo durevoli e manufatti più complessi
• 3) esportazione di beni manufatti e continuata diversificazione industriale
• Tale strategia venne adottata da diversi paesi con basso grado di industrializzazione ( America Latina, Asia e Africa) fra gli
anni 30 e 70 del 1900.
• Dagli anni 70, la strategia è stata rimessa in discussione a causa dei risultati ottenuti nei vari paesi e per la tendenza a
generare produzioni che andavano oltre l’industria dei beni di consumo con un onerosa dipendenza dalle importazioni di
beni capitali
• I sostenitori del liberismo denunciarono le misure protezionistiche connesse alla strategia ISI come elemento che
impendiva ai paesi in via di sviluppo di perseguire i propri vantaggi comparati nel commercio internazionale. Ci si
orientò per EXPORT LED INDUSTRIALIZATION)
CONSEGUENZE ECONOMICHE POSTBELLICHE NEGLI STATI EUROPEI BELLIGERANTI
• 1919-1922: Inflazione generale causata dall’elevata emissione di cartamoneta
non convertibile destinata a fronteggiare lo sforzo bellico;
• 1919-1922: Impossibilità di ripristinare il Gold Standard, il sistema di cambi fissi
basati sulla convertibilità in oro;
• 1922: Indennità e debiti di guerra: debiti interalleati pari a circa 26,5 miliardi di
dollari, in gran parte dovuti a USA e Regno Unito. La Francia è il maggiore
debitore netto. Fissate le indennità di guerra nei confronti dei paesi sconfitti,
come Germania e Austria-Ungheria;
• 1923: con il Trattato di Losanna le potenze Alleate e Associate rinunciano a tutti i
diritti di risarcimento nei confronti della Turchia.
CONSEGUENZE ECONOMICHE PER LA GERMANIA
60-65 Brasile, Repubblica Domenicana, Egitto, Grecia, Haiti, Ungheria, Olanda, Nicaragua, Nigeria, Polonia,
Jugoslavia
VALORE PAESI
>25% USA
• 1882-1912: avvia il colonialismo negli ultimi anni del XIX secolo, con le
acquisizioni dell’Eritrea (1882) e di parte della Somalia (1890-1960). Nei primi
anni del XX secolo, sarà la volta della città cinese di Tientsin (1901), attuale
Tianjin; quindi di Libia (1911) e Dodecaneso (1912);
• 1921: il movimento Fascista si costituisce in partito, trasformandosi presto in
regime di governo dittatoriale. Dottrina e prassi politica erano fondati su violenta
e indiscriminata affermazione di motivi nazionalistici e imperialistici, nonché sul
principio gerarchico. Dopo una piccola parentesi in Anatolia (1919-1922), l’Italia
estende i suoi possedimenti coloniali con Etiopia (1936) e Albania (1939);
• 1932-1938: bilateralismo progressivo: le esportazioni italiane verso le colonie e
l’Etiopia aumentarono dal 3,6% a quasi un quarto del totale.
USA
42.61
21.79
16.8
1.7
0.86
Le vittime del conflitto
Distribuzione percentuale del totale
URSS Altri Cina Francia Germania Giappone Italia Jugoslavia Polonia GB Romania USA Ungheria
8.26
1.76
0.69
3.86
33.8
10.9
0.82
7.96
28.8
La guerra dei sottomarini
Gli U-Boot durante la seconda guerra mondiale
500
400
300
200 182
134
95
100 78
22 32 22
16 6
0
1934 1935 1936 1937 1938 1939 1940 1941 1942 1943
LA GUERRA DEI SOTTOMARINI
Gli U-Boot durante la seconda guerra mondiale
• Germania e Giappone, da un lato, e le forze alleate, dall’altro, diedero vita ad
attacchi sistematici delle navi mercantili attraverso i sottomarini;
• I tedeschi presero di mira, nell’Atlantico, i trasporti britannici, in particolare, e
quelli dei paesi alleati o neutrali;
• Nel 1942 fu raggiunto il picco della battaglia nell’Atlantico, quando gli u-boot
tedeschi affondarono fino a 1.570 navi mercantili, il 12% delle quali statunitensi;
• Nel 1944 furono affondate nel Pacifico 549 navi giapponesi, presi di mira dai
sottomarini americani.
Conseguenze socio-economiche, 1939-1945
• Oltre 68 milioni di morti, rappresentativi di oltre il 3,5% della popolazione complessiva degli stati
invischiati nel conflitto. Crollo delle esportazioni mediamente del 50%, per i paesi neutrali, alleati
od occupati dai nazisti;
• Import Substitution Industrialization. I paesi dell’America Latina, esclusi dalla politica dei blocchi,
e alcuni paesi dell’Asia si orientano verso la sostituzione delle importazioni, l’industrializzando
quei settori interessati dalle massicce importazioni;
• Quasi tutta l’Europa occupata cessa gli scambi con la GB nel 1940, con le esportazioni che si
riducono fino a 1/3 del valore prebellico;
• La Francia registra il crollo delle importazioni, che nel 1944 raggiungono il 5,6% del valore
prebellico.
• La GB le esportazioni diminuirono
• Gli USA le esportazioni triplicarono rispetto al 1938 e le importazioni cominciarono a salire nel
1943 dopo essere scese al 25% nel 1941
• Il commercio tra alleati : le esportazioni di Australia e India diminuirono drasticamente. In Africa il
quadro era contrastante: le esportazioni liberiane esplosero durante il conflitto mentre in altri
paesi africani dipendeva da quali prodotti esportassero : es Congo dipendeva dal fatto che gli
alleati desiderassero i minerali, mentre altri che dipendevano dalle esportazioni di materie prime
come olio di palma se la cavarono peggio-
Conseguenze socio-economiche, 1939-1945
• 1941: Lend-lease act (Legge degli affitti e prestiti): gli USA intervengono in aiuto
dei paesi alleati, ma attraverso la fornitura di cibo, attrezzature militari e altre
forniture essenziali in favore dei paesi alleati o dei paesi «la cui difesa vitale per
gli Stati Uniti»;
• 1941-1943: il commercio riprende tra gli alleati in guerra con la Germania. Le
esportazioni di USA e Canada crescono fino a tre volte il livello del 1938; le
importazioni, diminuite del 25%, riprendono a crescere;
• 1942: assenza di scambi tra i tre blocchi costituiti, tra i paesi alleati, i paesi
dell’Asse e il resto del mondo;
• 1944-1945: accordi di Bretton Woods, per la ricostituzione dell’ordine mondiale e
la cooperazione internazionale, e istituzione dell’ONU.
CONSEGUENZE GEOPOLITICHE
• Diffusione del comunismo in Europa e Asia:
Nei primi anni successivi al conflitto regimi comunisti si insediarono nei principali
stati euroasiatici, creando un «blocco comunista» che avrebbe alimentato la
disintegrazione economica mondiale;
• L’URSS consolidò il controllo sui paesi dell’est europeo liberati, in particolare
Germania O., Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia. Il regime sovietico fu poi
sfidato soprattutto in Polonia, grazie a Solidarnosc (1980), e in Germania, con la
caduta del muro di Berlino (1989);
• 1945: nel nord della Corea, sotto il controllo giapponese dal 1910, e nel nord del
Vietnam si insediano governi comunisti;
• 1949: presa del potere in Cina da parte di Mao Zedong. Formazione del
COMECON (Consiglio di mutua assistenza economica) nell’est europeo.
• Piano Marshall e avvio della «guerra fredda»:
Alla fine del conflitto i rapporti tra URSS e gli ex stati alleati occidentali erano andati deteriorandosi, e vi è l’adesione
al «Patto Atlantico» (1949);
• La dottrina Truman portò gli USA a schierarsi a sostegno dei paesi liberi che resistono ai tentativi di sottomissione da
parte di minoranze armate o di pressione esterne;
• Gli aiuti degli USA per la ricostruzione, promessi nel 1947 con il «Piano Marshall» ai paesi dell’Europa occidentale,
furono subordinati all’accettazione di condizioni, tra cui la rinegoziazione dell’indennità di guerra della Germania,
l’apertura delle economie al libero mercato e al coordinamento delle strategie al fine dell’ottimale assistenza;
• Il 1949 non vede solo la firma del Patto Atlantico, che impegnava gli Stati Uniti alla difesa dell’ Europa
Occidentale, ma anche l’approvazione dell’ EXPORT CONTROL ACT, che dava poteri di controllo sulle esportazioni
dirette non soltanto verso i paesi comunisti, ma verso tutto il mondo
• Nel 1949 gli ex paesi alleati formarono il COCOM, il comitato di coordinamento per il commercio multilaterale
verso i paesi del blocco comunista, con riduzione nel 1953 del commercio dell’est europeo al 14% e del
commercio dell’ovest al 2,1% dei livelli totali di scambio. ( venne sciolto nel 1995)
• Come diretta conseguenza della guerra fredda e dell’attivazione del COCOM si produsse un’importante flessione del
commercio est-ovest: fino al 1953 il volume delle esportazione dei paesi dell’est europeo verso l’ovest (prettamente
prodotti agricoli) fu del 14% del livello totale, mentre la riduzione delle esportazioni dell’ovest all’est (maggiormente
prodotti di manifattura o dell’industria) fu ancor più accentuata, rappresentano il 2,1% del totale delle esportazioni.
• La guerra fredda fu anche guerra di intelligence (CIA-KGB), con numerose implicazioni delle CIA in numerosi colpi di
stato o nelle elezioni democratiche di diversi stati europei, asiatici e centro-sudamericani.
CONSEGUENZE GEOPOLITICHE
• Graduale decolonizzazione in Asia e Africa
Il processo riguardò i principali stati colonialistici del Vecchio Continente.
Questi i casi più importanti:
• 1945: Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia (ex colonie italiane);
• 1945-1949: Indonesia (ex colonia olandese);
• 1946-1954: Indocina francese creazione di Laos e Cambogia (guerra contro gli USA,
1967-1975), Vietnam (guerra contro gli USA, 1955-1975);
• 1947: India britannica suddivisione in India e Pakistan (che ha innescato le guerre
indo-pakistane del 1947-1948, 1965, 1971 e 1999);
• 1948: India britannica: Birmania (colpo di stato nel 1962);
• 1954-1962: Algeria (ex colonia francese) guerra franco-algerina e appoggio al FNL
algerino da parte di Enrico Mattei (Italia), Krusciov (URSS) e Kennedy (USA);
• 1957-1964: Ghana (colpo di stato nel 1966) e altre ventisei ex colonie subsahariane;
• 1975: Malesia britannica
• Graduale decolonizzazione in Asia e Africa
Le principali conseguenze dei processi di indipendenza dei vari stati africani e
asiatici – oggi Paesi in Via di Sviluppo (PVS)- sono stati:
1) Disintegrazione del commercio
Contrariamente all’indipendenza dell’America Latina, di un secolo e mezzo prima,
che aveva favorito liberalizzazione e multilateralismo degli scambi, la
decolonizzazione post seconda guerra mondiale provocò una disintegrazione
economica internazionale, effetto della politica di chiusura dei nuovi stati;
2) Disintegrazione e disgregazione monetaria
La finanza bellica inflazionistica, che generava eccedenze monetarie, e le
svalutazioni competitive, che alimentavano l’inflazione, contribuivano alla
debolezza delle nuove divise sul mercato valutario internazionale
EVOLUZIONE DELLA «GUERRA FREDDA»
COLPI DI STATO E INTERFERENZE POLITICHE DELLA CIA
(ALCUNI DEI CASI ACCERTATI)
• 1948: interferenze nelle elezioni politiche italiane;
• 1953: colpo di stato iraniano contro Mossadeq, che favorì la successiva ascesa di Khomeini e
l’instaurazione del regime degli ayatollah. Fu motivatodalla nazionalizzazione dell’Anglo-Iranian
Oil Company (1951);
• 1954: colpo di stato in Paraguay;
• 1965: colpo di stato in Brasile;
• 1961: colpo di stato fallito a Cuba (invasione della baia dei Porci);
• 1971: colpo di stato in Bolivia;
• 1973: «Operazione condor»: colpo di stato in Cile: deposto Allende, insediamento di Pinochet,
motivato dal rischio della nazionalizzazione delle miniere di rame. Successivamente, Pinochet
abolì il controllo sui cambi, svalutò la moneta e ridusse i livelli tariffari dal 94% al 10%;
• 1976-1979: «Operazione condor»: colpo di stato e «guerra sporca» in Argentina a sostegno dei
regimi di Videla (1976-1981) e Bignone (1982-1983). I loro regimi produssero la «sparizione» di
oltre 30.000 oppositori.
VERSO IL NUOVO ORDINE MONDIALE
GLI ACCORDI DI BRETTON WOODS, 1944
OBIETTIVI DELLA CONFERENZA
La conferenza di Bretton Woods (USA) del luglio del 1944 riunì 44 paesi che
avrebbero a breve dato vita all’ONU (1945) con l’obiettivo di favorire lo sviluppo del
commercio internazionale attraverso:
• Ripristino di un sistema monetario a cambi fissi;
• Contrasto di fenomeni destabilizzanti del sistema monetario, come i movimenti di
capitale a breve e le svalutazioni competitive;
• Istituzione di un nuovo ordine monetario compatibile con i propositi degli stati di
crescita e stabilità monetaria.
Tra le due proposte sul tavolo, quella inglese di J.M.Keynes, e quella statunitense di
H.D.White, prevalse quest’ultima.
LE PROPOSTE DELLA CONFERENZA
John M.Keynes (Inghilterra):
• Ipotizzò l’introduzione di una nuova valuta, il bancor, scambiabile esclusivamente tra le
banche centrali, che avrebbe quindi dovuto fungere solo da moneta di riserva;
• La convertibilità era limitata al caso dell’oro in bancor e non viceversa, secondo una parità
fissata;
• Le quote di bancor, gestite da un organismo internazionale, l’international Clearing Union
(ICU), sarebbero state assegnate agli stati in base al loro peso nel commercio internazionale.
Henry D.White (USA):
Ipotizzò un sistema dollaro-centrico, con il dollaro unità contabile e moneta convertibile alla
parità di 8,88 grammi di oro per ogni 10 dollari, e la creazione di due organismi:
• United and Associated Nations Stabilization Fund, per favorire la stabilità monetaria e
sostenne i paesi con deficit temporanei della bilancia dei pagamenti;
• Bank for Reconstruction and Development of the United and Associated Nations, con il
compito di fornire investimenti a medio/lungo termine per favorire la ricostruzione dei paesi
usciti dalla guerra e il loro sviluppo economico.
IL SISTEMA DI BRETTON WOODS
• Fu ratificata buona parte della proposta di White, con la variante del sistema a cambi fissi ma
«aggiustabili», basato sulla convertibilità del dollaro in oro al prezzo di 35$ l’oncia, con gli USA
che, pur esercitando di fatto un «signoraggio», si impegnavano a non svalutare il dollaro;
• Si riattivava una sorta di gold exchange standard ma con il dollaro come unica moneta
convertibile;
• L’adattabilità dei cambi serviva a consentire che l’obiettivo esterno (della parità della valuta con
il dollaro) non sacrificasse gli obiettivi interni (vedi i limiti del Trilemma Mundell-Fleming);
• Erano istituiti il Fondo Monetario Internazionale e la BIRS (Banca Internazionale per la
Ricostruzione e Sviluppo);
• L’adesione al FMI da parte dei singoli paesi avveniva con quote per ¼ in oro e per il resto in
valuta;
• Era fissata una banda di oscillazione del -1/+1% del cambio della valuta con il dollaro;
• In caso di variazioni superiori al 10%, dovute agli squilibri nella bilancia dei pagamenti, il FMI
poteva acconsentire a fissare una diversa parità (da ciò derivava la «adattabilità» dei cambi
fissi); ciò serviva a scongiurare il ripetersi di casi simili a quelli del 1925, quando
l’apprezzamento eccessivo della Sterlina costrinse la Gran Bretagna ad abbandonare il GES nel
1931.
IL TRILEMMA DI MUNDELL-FLEMING
TEOREMA
Fu enunciato dai due economisti agli inizi degli anni ‘60 del Novecento.
Afferma l’impossibilità di ottenere contemporaneamente le tre condizioni:
• Regime di cambi fissi (tasso di cambio);
• Perfetta mobilità di capitali (tasso di sconto);
• Politica monetaria nazionale indipendente dal momento che le prime due
condizioni, fissando i tassi interni, escludono la terza.
EFFETTI VERIFICATI
Se un paese si orienta a favore di un regime di cambi fissi, subirà inevitabilmente
una perdita di autonomia della politica monetaria.
IL TRILEMMA DI MUNDELL-FLEMING
VERIFICA EMPIRICA
• Una variazione del tasso di interesse nazionale rispetto a quello internazionale
provocherebbe uno spostamento di capitali verso il paese che avesse un tasso di
interesse superiore;
• Lo spostamento di capitali provocherebbe una variazione della parità del tasso di
cambio delle monete dei due paesi interessati (deprezzamento per il paese
interessato al deflusso e viceversa);
• Tale alterazione comporterebbe l’aumento o la riduzione delle riserve valutarie
nei due paesi, con l’effetto di generare una variazione nell’offerta di moneta
interna fino a riallineare il tasso di interesse nazionale con quello internazionale.
• Un regime di cambi flessibili è compatibile con le due condizioni della perfetta
mobilità dei capitali e di autonomia della politica monetaria, dato che la
variazione del tasso di interesse comporterebbe un aumento di capitali con una
conseguente variazione del tasso di cambio libero di modificarsi.
IL SISTEMA BRETTON WOODS
FUNZIONAMENTO E LIMITI
• Il sistema funzionò fino a quando le autorità monetarie degli USA riuscirono a mantenere costante la
parità tra dollaro e oro;
• L’attuazione del piano Marshall, con il quale gli USA sostennero le ricostruzioni dei paesi europei e del
Giappone, evidenziò già le prime fragilità del sistema, per il deflusso importante di capitali pubblici e
privati verso l’Europa, che contribuì a generare saldi negativi alla bilancia dei pagamenti americani;
• La crisi di fiducia verso il dollaro aumentò, come da dilemma di Triffin:
Le speculazioni sull’oro videro crescere il suo valore particolarmente tra 1961 e 1962; con il passare del
tempo il valore di 35$ l’oncia non rispecchiava più quello precedente.
• 1971 (15 agosto): il Presidente Richard Nixon sospende la convertibilità del dollaro in oro a 35$
l’oncia, imponendo anche una tassa del 10% sulle importazioni;
• 1971 (dicembre): a seguito del G10 si fissò una nuova parità del dollaro convertibile in oro a 38$
l’oncia, aumentando la banda di oscillazione a più del doppio rispetto a quella prevista (da +/-1 a +/-
2,25%);
• 1972: i paesi che avevano aderito alla CEE diedero vita al «serpente monetario», con oscillazione
delle valute intorno al +/-1,125% per i cambi bilaterali e del doppio rispetto ai cambi dei paesi terzi;
• 1973: ha avvio il sistema dei cambi flessibili.
BIRS O BANCA MONDIALE
La Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo è un’istituzione
finanziaria internazionale la cui creazione fu sancita nella Conferenza di Bretton
Woods nel 1944, con lo scopo di finanziare la ricostruzione del sistema produttivo
dei paesi devastati dalla seconda guerra mondiale e per sostenere lo sviluppo
delle aree povere del pianeta
• 1946 (25 GIUGNO): inizio attività e capitale di 10 miliardi di dollari fornito dalle
quote dei paesi membri;
• 1960: creata la divisione IDA (International Development Association) con il fine
di concedere prestiti agevolati e senza interessi a paesi poverissimi, non
qualificati per l’accesso al credito;
• 1965: intensifica l’azione verso i PVS e paesi in transizione, in particolare a
sostegno di povertà e sviluppo agricolo e rurale;
• 1980-1989: aumentano significativamente i prestiti a soggetti privati attivi nel
Terzo Mondo.
DALLA CECA ALL’UNIONE EUROPEA
Tappe del processo di unione e integrazione europea
• 1944-1948: formazione del BENELUX, l’unione doganale di Belgio, Paesi Bassi e
Lussemburgo, entra in vigore dopo la guerra;
• 1951: Trattato di Parigi: istituzione della CECA (Comunità Economica del Carbone e
dell’Acciaio) tra Francia, Germania o., Italia e BENELUX;
• 1957: Trattato di Roma: istituzione di CEE ed EURATOM tra gli stessi stati della CECA (6
paesi membri);
• 1960: istituzione dell’EFTA (European Free Trade Association) tra Austria, Danimarca,
Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera e Regno Unito;
• 1968: abolite le tariffe tra i paesi membri;
• 1973: ingresso nella CEE di Regno Unito, Irlanda e Danimarca (9 membri);
• 1981: ingresso nella CEE della Grecia (10 membri);
• 1986: ingresso nella CEE di Spagna e Portogallo (12 membri);
• 1992: Trattato di Maastricht: trasformazione della CEE in CE;
• 1995: ingresso nella CE di Austria, Svezia e Finlandia (15 membri).
• 2004: ingresso nella CE di Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia,
Estonia, Lituania, Rep.Ceca e Slovenia (25 membri);
• 2007: ingresso nella CE di Romania e Bulgaria (27 membri);
• 2007-2009: Trattato di Lisbona. Istituzione ed entrata in vigore dell’UE;
• 2013: ingresso nella UE della Croazia (28 membri).
IL PROTEZIONISMO DELL’AMERICA LATINA
Il secondo conflitto mondiale ebbe effetti più duraturi sul piano del protezionismo rispetto al primo
conflitto e alla crisi del ‘29. Nei primi anni dopo il secondo conflitto, tutti i paesi adottarono la sostituzione
delle importazione, salvo l’eccezione del Perù, e il protezionismo ricevette nel 1948 il sostegno del CEPAL
(Commissione Economia per l’America Latina).
• 1961: istituzione della LAFTA, l’Associazione di libero scambio dell’America Latina, su ispirazione della
CEE, incapace di addivenire a un’unione tariffaria e doganale; La Lafta non riusci ad abolire le barriere
tariffarie tra gli stati membri, a differenza della CEE che le aboli’ nel 1968.
• 1965: il MCCA (Mercato Comune Centro Americano) fissa tariffa esterna comune, ma ciò ha effetto solo
per i grandi esportatori di beni primari;
• 1969: Istituzione dell’Unione Andina, rotta dal Cile nel 1976;
• 1973: dopo il colpo di Stato, il Cile di Pinochet adottò una politica liberista, svalutò la moneta e ridusse
le tariffe medie dal 94% al 10%.
NUOVE TENDENZE: LA PERIFERIA SI CHIUDE
• Nel corso del tardo Ottocento, tutte le grandi economie imposero un libero commercio, pur mantenendo
il diritto al protezionismo (con l’eccezione della Gran Bretagna), mentre la periferia restò aperta;
• Durante il tardo XX secolo, la periferia restò chiusa, mentre i paesi più ricchi liberalizzarono i loro mercati;
• La politica di chiusura da parte della periferia è perdurata per almeno un quarto di secolo.
LA RICOSTRUZIONE DELL’ECONOMIA ATLANTICA
IL PIANO MARSHALL
Aveva lo scopo di facilitare la ricostruzione post seconda guerra mondiale, con uno
stanziamento di 13/14 miliardi di dollari spalmati in quattro anni. L’accesso agli
aiuti, per i paesi dell’Europa occidentale, era subordinato a una serie di requisiti,
tra cui:
• Economie di mercato funzionanti con liberalizzazione dei prezzi;
• Controllo dei deficit di bilancio;
• Adozione di misure a favore della crescita economica e delle aperture
commerciali con gli altri paesi;
Al fine dell’integrazione economica, si era contato sull’OECE, istituita a Parigi nel
1948 ma dal 1961 dall’OCSE, sorta per favorire la cooperazione economica ma con
effettiva funzione di think tank.
GATT
General Agreement on Tariffs and Trade
L’accordo generale sulle tariffe e sul commercio 1947
Il fulcro degli accordi era «non discriminazione», ovvero il rilancio della clausola
della NPF.(crollata nel 1929 in seguito al ritorno al protezionismo). Tuttavia, erano
state previste alcune eccezioni per «unioni doganali» e zone di «libero scambio», ai
PVS era attribuita la facoltà di non liberalizzare; quelli ricchi, invece, furono
riluttanti all’applicazione della clausola, anche per gli effetti del «free-riding»
beneficiati da paesi terzi che non avevano firmato l’accordo. Nei primi anni,
l’impatto non fu positivo, secondo Douglas Irwin (1995).
La Clausola della Nazione Più Favorita (CNPF) o Most Favoured Nation (MFN) è,
nell’ambito del diritto internazionale, la procedura secondo cui i paesi contraenti si
impegnano ad accordare ai prodotti/beni provenienti da un paese terzo condizioni
doganali e daziarie non meno favorevoli di quelle già stabilite negli accordi
commerciali tra i paesi coinvolti. (free-riding).
• 1947: ( Ginevra). Adottato per la prima volta, da parte di 23 nazioni, con l’idea di applicare i
successivi accordi a l’Avana. Furono accettati ben 123 accordi bilaterali, estesi ad altri stati
membri, grazie al principio della NPF. Gli USA, pur non ratificando l’ITO, ridussero le tariffe
del 35%;
• 1948: (L’Avana). Istituito l’ITO (International Trade Organization), ma non ratificato dagli USA;
• 1949: (Annecy). Secondo round: adesione di altri paesi. Nuove riduzioni tariffarie;
• 1959: (Torquay). Terzo round: il processo rallenta a causa del free-riding;
• 1960-1962: (Ginevra). Quinto round (Dillon Round): estese gli accordi a 26 paesi aderenti;
• 1964-1967: (Ginevra). Sesto round (Kennedy round): estese gli accordi a 62 partecipanti, dai
precedenti 26, riducendo le tariffe interne di almeno un terzo. Il Giappone abolì i controlli
valutari. Per superare gli effetti del free-riding, si passò dagli accordi bilaterali a quelli
multilaterali;
• 1971-1973: fine del sistema monetario Bretton Woods, e creazione del sistema a cambi
flessibili;
• 1986-1994: (Punta del Este). Ottavo round (Uruguay round): parteciparono 123 paesi, ma si
concluse solo nel 1994, a Marrâkush (Marocco), con la sostituzione del GATT con il WTO
(World Trade Organization).
DIVERGENZE DI POLITICHE 1945-1980
Il confronto delle tariffe sui beni manifatturieri tra 1902 e 2000 ha fatto emergere,
per il periodo compreso tra 1945 e 1980, una sostanziale divergenza delle politiche
tariffarie.
• Per diversi paesi europei e le propaggini britanniche le tariffe sono più alte tra
le due guerre (disintegrazione economica), mentre si abbassano nel periodo
seguente (integrazione economica);
• Per i PVS, a dispetto delle condizioni favorevoli, non si produsse un’effettiva
integrazione economica, fatto salvo il caso del Cile di Pinochet (le tariffe furono
ridotte dal 94% al 10%);
• Fino al 1980, solo un quarto della popolazione mondiale viveva in economie
aperte: Europa Occidentale, Nord America, Australasia e Giappone. Nel computo
non entrano la Cina, che nel 1975 avviò il processo delle liberalizzazioni, e l’India,
che farà altrettanto nel 1991.
LA RI-GLOBALIZZAZIONE, 1980-2000
FATTORI DELLA SVOLTA
La seconda globalizzazione promuove il graduale smantellamento di barriere artificiali sorte come
risultato delle due guerre mondiali (1914-1918 e 1939-45) e della Grande depressione(1929) . Il 1980 fu il
punto di svolta per l’economia internazionale verso il libero scambio tanto che sorsero:
• Nuove convinzioni sull’inefficacia del protezionismo nel lungo periodo;
• Le elezioni politiche di Margaret Thatcher (1979) in GB e Ronald Reagan (1980) in USA, che diedero
ulteriori spinte, attraverso la loro politica, alle politiche liberiste e alle politiche deflazionistiche dei loro
paesi, che ebbero effetto anche su quelle degli altri (alti tassi di sconto);
• Gli shock petroliferi del 1973 e 1979, provocati dalla politica di alto prezzo intrapresa dall’OPEC, che ebbe
l’effetto di ridurre la produzione (petrolifera e generale) e l’occupazione, in particolare nei paesi
industrializzati (Nord America e Europa occidentale);
• Il risultato delle politiche deflazionistiche fu la recessione. Le riforme intraprese dai PVS indotte da FMI e
BIRS, considerate necessarie e fatte passare «di nascosto» perché impopolari;
• 1989: Caduta dell’URSS, l’avvio verso il libero mercato di Cina e India;
• L’inclusione di parte dei paesi dell’Europa orientale nella Comunità Europea/Unione Europea (ex Germania
Est, nel 1990; Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Lituania, Rep. Ceca e Slovenia nel 2004;
Bulgaria e Romania nel 2007);
• L’adozione del sistema di cambi flessibili in luogo di quello a cambi fissi (fine del sistema di Bretton Woods).
LA POLITICA DEL TASSO DI SCONTO
Negli anni ‘80, Gran Bretagna e USA intrapresero una serrata lotta all’inflazione
attraverso lo strumento – tra gli altri – del tasso ufficiale di sconto. Analoga politica
era stata intrapresa, tra 1927 e 1928, da parte di Germania e Stati Uniti per evitare
le speculazioni nel mercato borsistico.
Aumenti dei tassi di interesse
PRO
Riduzione della moneta circolante (politica monetaria restrittiva), riduzione
dell’inflazione, attrazione di capitali dall’estero, riduzione delle speculazioni di
borsa, apprezzamento della moneta per effetto della variazione del rapporto di
cambio.
CONTRO
Aumento del costo del denaro (per soggetti pubblici e privati), riduzione della
produzione, riduzione degli investimenti in attività produttive (si predilige il
tesoreggiamento), disavanzo nella bilancia dei pagamenti.
POLITICA DEL TASSO DI SCONTO: LE MANOVRE ANTICICLICHE
Nella fase 1 sarebbe necessario l’incremento del tasso di sconto (manovra restrittiva);
Nella fase 2 e 4 si potrebbe mantenere inalterato il tasso di sconto;
Nella fase 3 sarebbe necessaria la riduzione del tasso di sconto (manovra espansiva). {grafico}
LE NUOVE RIFORME
L’azione incisiva di FMI e BIRS ha avuto effetti nel lungo termine, ed è servita, in particolare, a
far accettare ad alcuni dei PVS, in particolare quelli dell’America Latina, un pacchetto di
riforme necessarie, a volte impopolari che puntavano a ridurre:
• Deficit di bilancio;
• Inflazione;
• Restrizioni quantitative sugli scambi.
Si mossero in questa direzione prima Cina (1975), poi Messico e Bolivia (1985), quindi
Argentina e Pakistan (1988), infine Venezuela (1989), Brasile (1990) e India (1991) e gli stati ex
socialisti confluiti nell’Unione Europea.
Per effetto di ciò, nel 1993 la maggior parte della popolazione mondiale viveva in economie
aperte (seppur non completamente aperte) secondo l’indice di Sachs e Warner (1995)
LA PROTEZIONE IN AGRICOLTURA E INDUSTRIA
IL METODO ANDERSON-NEARVY (2005)
• Un numero considerevole di paesi ha una protezione industriale media inferiore
al 15,6%, ma una protezione agricola più accentuata (media del 35,7%);
• Il gruppo di PVS composto da Uganda, Kirghizistan, Honduras, Moldavia, Costa
Rica, Madagascar e Hong Kong risultano i paesi più liberisti (bassa protezione
agricola e industriale);
• Il gruppo di PVS composto da Tunisia, Marocco, Nigeria, Tanzania, India, Algeria,
Sudan, Vietnam, Messico e Costa d’Avorio hanno alti livelli di protezione sia
agricola che industriale;
• I paesi ricchi avevano generalmente livelli piuttosto bassi di protezione
industriale, ma livelli elevati di protezione agricola, con la Norvegia che
rappresenta un esempio estremo.
BARRIERE TARIFFARIE
• Le aliquote dei PVS si ridussero mediamente dal 34,4% al 12,6% calando ovunque salvo che nei paesi
dell’America Latina, dove l’andamento fu altalenante (aumentarono durante la crisi del debito per calare
successivamente);
• Le riduzioni tariffarie più marcate si registrarono per i paesi dell’Africa subsahariana (22,5%-8,9%) e per
l’Asia (43,7%-12,6%);
• Le tariffe medie sui prodotti manifatturieri sono rimaste al di sopra del livello del 1914, soprattutto per Cina,
India, Pakistan, Regno Unito e Tailandia che rappresentano il 44% della popolazione mondiale;
• I paesi ricchi hanno mantenuto un’altra protezione del settore agricolo (Giappone 61%, UE 44%, Canada
18,5%, USA 28,5%).
BARRIERE NON TARIFFARIE
Tipologia
• Dazi compensativi e antidumping;
• Quote (di esportazione/importazione);
• Restrizioni volontarie delle esportazioni;
• Sussidi alla produzione;
• Ostacolo tecnici al commercio.
Il peso delle barriere non tariffarie è cresciuto dal 1913 in avanti. Per questa ragione, la protezione media a
livello mondiale nel periodo della ri-globalizzazione era ancora sostenuto
BARRIERE NON TARIFFARIE
L’ACCORDO MULTIFIBRE (1974-2004)
• Fu adottato per restringere le esportazioni di prodotti tessili dai PVS verso i paesi
sviluppati, consentendo a questi ultimi di prepararsi alla gestione delle
importazioni provenienti da aree che godevano del vantaggio comparato del
settore ad alta intensità di fattore lavoro, quindi del basso costo del lavoro;
• L’ottavo round negoziale del GATT, l’Uruguay Round (1986-1994), ha previsto
l’eliminazione dei contingentamenti (limitazioni) nel corso dei dieci anni, che ha
avuto luogo solo il 1° gennaio 2005;
• La fine dell’accordo Multifibre ha provocato una forte crescita delle esportazioni
tessili dalla Cina, e la dura reazione dei produttori tessili americani ed europei,
che ha portato a nuove misure di protezione temporanee nei mercato occidentali.
I COSTI DI TRASPORTO INTERNAZIONALI
IL TRASPORTO AEREO
• 1950-1990: si realizza una drastica riduzione dei costi, che è meno accentuata nel
decennio degli anni ‘90;
• Nel corso delle crisi petrolifere, il costo del nolo crebbe in termini di valori fisici
(per kg spediti) – quindi in valore assoluto – mente si ridusse in rapporto al valore
delle merci spedite (percentuale sul prezzo delle merci) – in termini relativi, ciò fu
dovuto agli incrementi maggiori dei volumi trasportati rispetto a quello dei costi e
alle economie di scala;
• I cali dei noli furono maggiori sulle lunghe distanze (economie di scala) e sulle
rotte da e verso il Nord America (la quota di trasporto aereo sulle esportazioni
passò negli USA dall’8% al 29%);
• L’uso dell’aereo fu riservato a merci con elevato rapporto tra valore-peso
(sostituzione nel teorema di Heckscher-Ohlin).
I COSTI DEL TRASPORTO INTERNAZIONALI
• Il valore dei noli reali registrano un tendenziale declino, che è più accentuato
prima dello scoppio della prima guerra mondiale, e meno marcato dopo il
secondo conflitto;
• La prima globalizzazione ha origini più tecnologiche (rivoluzione dei trasporti);
• La seconda globalizzazione ha origini più politiche (smantellamento delle barriere
artificiali per le guerre mondiali e la crisi del 1929);
• Principali innovazioni: sviluppo del trasporto aereo, crescita del tonnellaggio delle
navi 8da 30 mila a 500 mila t.), containerizzazione e trasporto in libera
immatricolazione (Panama e Liberia);
• Il costo dei noli nel tardo XX secolo scese poco in termini reali, mentre cresce in
maniera rilevante in valore nominale.
L’APERTURA AL COMMERCIO MONDIALE
La crescita del commercio mondiale è stata più rapida nella seconda metà del XX
secolo rispetto a qualsiasi momento nella storia.
• Fino al 1913 il tasso di crescita è stato del 3,5% annuo;
• Dal 1913 al 1973 il tasso di crescita è stato del 7,8% annuo;
• Dopo la prima crisi petrolifera del 1973, il tasso è sceso al 4,5% annuo,
attestandosi successivamente, negli anni ‘90, intorno al 6% annuo.
Gli indici per misurare l’apertura commerciale
• Export + import in % di PIL (FIGURE 6.4 E 6.5) – fonte Heston et al.
• Export in % di PIL (tabella 6.2) – fonte Maddison.
INDICE DI HESTON ET AL. (Export + Import/PILx100)
Periodo 1950-1970
• Europa occidentale (18 paesi), Corea del S., Taiwan e USA dagli anni ‘50;
• Canada dagli anni ‘60, dopo un leggero calo;
• Tra i principali PVS con popolazione superiore ai 100 milioni di abitanti (Cina, India, Pakistan,
Bangladesh, Nigeria, Messico , Brasile e Indonesia), solo l’Indonesia presenta apertura già negli anni
n’60, per gli altri ciò avverrà tra anni ‘70 e ’80;
• L’America Latina (11 paesi) presenta una stagnazione fino agli anni ‘50 seguita da una crescita;
• Africa subsahariana, Nord Africa e Medio Oriente (4/7 paesi) negli anni ‘50, seguita da un recupero
successivo.
• 1970-1980: aumento generalizzato degli indici per quasi tutti gli stati;
• 1970-1980: sensazionale aumento per il gruppo di PVS Subsahariani, del Nord Africa e, in particolare,
del Medio Oriente, verosimilmente per l’aumento delle produzioni ed esportazioni petrolifere;
• 1980-1985: calo in tutte le aree, più marcato in Medio Oriente e America Centrale e Caraibi, legato alle
crisi petrolifere (e inflazione anni ‘70-80);
• 1985-2000: crescita in tutte le aree, sensazionale nei casi dell’Asia sud-orientale e America Centrale e
Caraibi, mentre nell’America Latina si evidenzia un calo nel corso di tutti gli anni ‘90 (crisi del debito).
ANALISI DI MADDISON (Export/PILx100)
(dati aggregati per aree geografiche, valore percentuali)
{grafico}
• Mondo: in tutte le aree si registra una caduta, più o meno marcata, del rapporto a partire
dal 1929 e la seconda Guerra Mondiale, segno della disintegrazione economica e del
ricorso a barriere artificiali (tariffarie e non tariffarie);
• Europa occidentale: triplicò il peso dell’export sul PIL (da 10 a 30% circa) tra 1870 e 1992,
ma nel periodo tra le due guerre perse il vantaggio sul commercio internazionale
accumulato nel corso della prima grande globalizzazione o prima dello scoppio della
prima Guerra Mondiale. La disintegrazione economica è più marcata e lunga rispetto alle
altre aree, effetto soprattutto dei due conflitti mondiali;
• America Latina: in seguito alla prima Guerra Mondiale, si ridusse il rapporto tra export e
PIL, con calo proseguito fino alla prima crisi petrolifera;
• Asia e USA: andamenti quasi speculari, con crescita del peso dell’export sul PIL più
contenta rispetto al resto del mondo, ma occorre considerare le diverse condizioni di
partenza e il peso del rispettivo della produzione desinata al mercato interno. Fino al
1950, gli USA detenevano il 45% della produzione industriale globale.
L’APERTURA AL COMMERCIO MONDIALE, 1950-1992
• I livelli di apertura non furono recuperati nel 1973 nel Regno Unito, in Spagna,
Australia , America, Cina, India e Tailandia;
• I livelli di apertura non erano ancora raggiunti nel 1992 dalla gran parte dei PVS,
in particolare quelli dell’America Latina e l’India;
• Nel corso degli anni ‘70 si assiste alla frammentazione dei processi produttivi, con
i PVS sempre più coinvolti nella produzione industriale di componentistica
(meccanica o hi-tech) assemblata nei paesi ricchi;
• Ciò comporta una specializzazione verticale di input intermedi, analoga a quella
della Gran Bretagna durante la rivoluzione industriale (filati);
• Nel corso degli anni ‘90 si assiste a una convergenza dei prezzi per i prodotti
manifatturieri, che non è riscontrata per i beni primari.
APERTURA E CONVERGENZA NEL TARDO NOVECENTO, 1950-2000
• PIL mondiale pro-capite aumentò del 185% (Maddison, 2003) a un ritmo di 2,1%
annuo, a fronte di un aumento di popolazione del 140%;
• Fino al 1950, gli USA detenevano il 45% della produzione globale, con un ritmo di
crescita di 2,2% annuo (appena al di sopra del PIL pro-capite);
• 1960-1980: si produssero una serie di miracoli economici, che produssero una
convergenza di Giappone, dell’Europa occidentale e delle Tigri asiatiche (Corea
del S., Hong Kong, Singapore e Taiwan) con gli USA;
• 1980-2000: sul finire degli anni ‘70, la Cina inizia il processo di convergenza a un
tasso annuo del 4,2% seguito, soprattutto negli anni ‘90, da quello dell’India,
nonostante politiche commerciali ancora chiuse (secondo la classificazione di
Wacziarg e Welch, 2003)
• La convergenza della Cina si intensifica nel corso degli anni ‘90, al tasso di quasi
9% annuo, mentre l’India presenta una divergenza di un lustro tra 1985 e 1990;
• Deludenti sono le performance dell’America Latina e dell’Africa e, a partire dal
1975, degli ex paesi del COMECON (Europa orientale/ URSS);
• Le divergenze dell’America Latina, tra ‘80 e ‘90, e quella continua dell’Africa sono
dovute anche a crisi del debito.
• I miracoli economici dell’Europa occidentale (anni ‘50 e ‘70) e dell’Irlanda (anni
‘90) sono legati al ruolo delle corporazioni nazionali, che garantirono
moderazione salariale e alti livelli di investimento, e di istituzioni internazionali
come CEE, UEP (1950-1958) e GATT;
• Tra i PVS sono importanti le performance di Oman (11% annuo) e Botswana
(8,8%) tra 1960-1973, e dello stesso Botswana 87,2%) tra il 1973-1990, passato in
questo periodo da una chiusura a un’apertura (eccezione apertura/convergenza).
PIL regionale pro-capite (in percentuale rispetto agli USA) – Fonte fig. 6.7 , pag. 597
IL DISSOLVIMENTO DELLA GRANDE SPECIALIZZAZIONE
• Fino al XIX secolo la produzione manifatturiera era confinata all’America del Nord
e all’Europa (Grande specializzazione ottocentesca);
• Fino al 1945 l’economia mondiale era suddivisa tra NORD industrializzato
(produzione del 90% della manifattura) e SUD non industriale, con squilibrio
drammatico del tenore di vita;
• Nel corso del tardo Novecento, si dissolve la Grande specializzazione
ottocentesca, per l’industrializzazione dei PVS, che, tuttavia, restano dipendenti
dal mercato dei paesi più ricchi (dipendenza SUD/NORD).
Quesito
La seconda globalizzazione, o ri-globalizzazione, fu rivoluzionaria? SI, se si tiene
presente la diffusione della rivoluzione industriale anche ai PVS.
EXPORT LED INDUSTRIALIZATION
(ELI)
• E’ una strategia di sviluppo economico volta a promuovere le esportazioni di beni
tramite sussidi, incentivi fiscali ed eliminazione di barriere al commercio estero.
La strategia ELI implica la rimozione degli impedimenti locali alla competività
internazionale dell’ industria, compresa l’ eliminazione di qualsiasi protezione
garantita alla produzione interna di materie prime. Essa consente alle imprese di
non tener conto dell’impatto sul potere di acquisto della politica di contenimento
dei salari come costo di produzione.
• I fautori della ELI sostengono che la liberalizzazione del commercio estero
consente alle economie precedenti protette da dazi di specializzarsi nella
produzione di beni con i quali la dotazione di fattori è più conveniente, ovvero
produce un vantaggio di costo realizzando un efficiente allocazione delle risorse
• Tale strategia emerse negli anni sessanta del novecento come alternativa all’ISI.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (HICKS)
ARTIGIANO vs MERCANTE
Le analogie con l’attività di commerciante
L’artigiano che produce per il mercato, pur trasformando limitatamente il prodotto,
non può essere considerato un commerciante.
Caratteristiche in comune
• L’intento di vendere qualcosa a maggior valore rispetto a quello che acquista;
• Il capitale è essenzialmente attivo circolante;
• L’eventuale capitale fisso utilizzato ha carattere accessorio;
• Simile struttura contabile a quella di un’attività manifatturiera, mentre è diversa
rispetto a quella di un’industria.
IL CAPITALE FISSO
Prima della rivoluzione industriale
• Costituito essenzialmente da Edifici e mezzi di trasporto;