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LEZIONE 7

Conoscenza nel processo innovativo: Il modello di Solow e il modello neo-schumpeteriano trattano


l’innovazione in due modi differenti, ma la conoscenza è sempre alla base del processo innovativo; il modo
in cui la conoscenza è definita nei due modelli ha delle conseguenze rilevanti su come si manifesta il
processo innovativo. Secondo il modello di Solow (modello neoclassico) la crescita dei sistemi economici,
nel breve periodo, dipende dall’accumulazione di capitale, quindi accumulando capitale e facendolo
crescere i paesi crescono. Il modello di Solow ha un’ipotesi fondamentale che è quella dei rendimenti
marginali decrescenti del capitale e del lavoro, che fa sì che l’accumulazione di capitale, in quanto fonte di
crescita del sistema economico, ad un certo punto non funzioni più; cioè i paesi non possono continuare a
crescere solo accumulando capitale. Infatti, siccome ci sono i rendimenti marginali decrescenti,
l’accumulazione di capitale è la fonte di crescita soprattutto nei paesi che hanno stock di capitale più basso;
tanto più un paese ha uno stock di capitale basso, tanto più l’accumulazione di capitale può rappresentare
una fonte di crescita. Ma nel lungo periodo, siccome entrano in gioco i rendimenti marginali decrescenti,
accade che le fonti di crescita non possono più essere quelle del breve periodo, ma cambiano e diventano il
miglioramento dello stato della tecnologia, lo stato della tecnologia ci dice quanto un paese è in grado di
produrre dato il suo stock di capitale e di lavoro, la quantità di prodotto che il paese è in grado di produrre
con quello stock di capitale e quello stock di lavoro. Quando lo stato della tecnologia migliora si parla di
progresso tecnologico, ovvero se c’è una migliore tecnologia, con quello stesso stock di capitale e di lavoro
sarò in grado di produrre di più, e questa è la fonte di crescita dei paesi nel lungo periodo.

Funzione di produzione la cui forma sottende l’ipotesi di


rendimenti marginali decrescenti; un paese che ha uno stock di capitale pari a B ha ancora spazio di
crescita, nel passaggio da B a C, accumulando capitale per addetto, il prodotto per addetto passa da B
primo a C primo, quindi crescita di breve periodo. Ma se il paese è ad un livello di capitale pari a C,
un’uguale accumulazione di capitale da C a D porta ad un’accumulazione del prodotto molto più ridotta da
C primo a D primo, perché la funzione di produzione si appiattisce. La funzione di produzione si appiattisce
perché ci sono i rendimenti marginali decrescenti e quindi c’è spazio per crescere nel breve periodo grazie
all’accumulazione di capitale, ma questo spazio si va man mano riducendo, man mano che il paese
aumenta la propria dotazione di capitale per addetto e ci troviamo nella parte piatta della funzione di
produzione, quella in cui i rendimenti marginali sono decrescenti. La crescita avviene secondo l’idea che, se
si vuole aumentare il prodotto si deve spostare la funzione di produzione verso l’alto, il che consiste nel
progresso tecnologico; lo spostamento della funzione di produzione è il progresso tecnologico, ed è quello
che secondo Solow spiega la crescita di lungo periodo dei paesi. L’unico punto debole del modello di Solow
è che in realtà non spiega il progresso tecnologico, dice solo che il progresso tecnologico è la crescita di
lungo periodo, ma da cosa dipende il progresso tecnologico non fa parte della sua teoria, non se ne occupa.
Infatti, nei modelli neoclassici tradizionali si parla di progresso tecnologico come “manna dal cielo”. Solow
dice che la crescita dei paesi nel lungo periodo dipende dal progresso tecnologico ma da che cosa dipende il
progresso tecnologico non si sa.
Nei modelli neoclassici si parla di due tipi di progressi tecnologici:

- il progresso tecnologico incorporato nei beni capitali, l’adozione di macchinari più avanzati o di
capitale umano più qualificato;
- ma quello che fa spostare la funzione di produzione è un progresso tecnologico disincorporato,
che è esogeno, non viene spiegato ed è la “manna dal cielo”.

Nei modelli neoclassici vengono identificate tre tipologie diverse di progresso tecnologico:

1) neutrale: quando il progresso tecnologico lascia inalterato il rapporto tra capitale e lavoro, fa
spostare la funzione di produzione parallelamente verso l’alto
2) labour saving: quando il progresso tecnologico riduce la quota di lavoro rispetto a quella di
capitale, fa spostare la funzione di produzione a favore di minor uso di lavoro rispetto a un’uguale
quantità di capitale
3) capital saving: quando si riduce la quota di capitale rispetto a quella di lavoro, fa spostare la
funzione di produzione a favore di un minor uso di capitale, rispetto al lavoro

Come sono rappresentati tecnologia e progresso tecnologico? Con gli isoquanti che sono delle curve lungo
le quali sono rappresentate diverse combinazioni di capitale e lavoro, e permettono la produzione di una
certa quantità di prodotto data la tecnologia disponibile nel paese. Esempio: per produrre 10 uso 2 unità di
capitale e 5 di lavoro, posso produrre 10 con la stessa tecnologia utilizzando 10 unità di capitale e 2 unità di
lavoro. Sono due tecniche lungo lo stesso isoquanto, due possibili combinazioni di capitale e lavoro che mi
permettono di produrre la stessa quantità di prodotto con un certo livello di tecnologia disponibile, con una
certa funzione di produzione.

Se c’è un miglioramento della tecnologia l’isoquanto si sposta


verso l’alto e lungo l’isoquanto posso produrre di più, perché il capitale e il lavoro possono essere diventati
più produttivi. Se lo spostamento dell’isoquanto è parallelo si parla di un progresso tecnologico neutrale,
altrimenti si parla di capital saving o labour saving.

Il grafico della funzione di produzione mette in evidenza una funzione di produzione che si sposta verso
l’alto, e questo mette in evidenza il progresso tecnologico secondo i neoclassici.
La conoscenza è importante perché è un fattore fondamentale della crescita economica, oltre a capitale e
lavoro; quindi, anche nei modelli neoclassici la conoscenza è alla base del progresso tecnologico. Inoltre, la
conoscenza è una componente pervasiva di tutti i settori e lo è diventata sempre di più nei settori ad alta
tecnologia.

Due diverse definizioni di conoscenza secondo i neoclassici e secondo gli evolutivi:

Secondo i neoclassici c’è un’uguaglianza tra conoscenza e informazione, la conseguenza di ciò è che
secondo i neoclassici la conoscenza è un bene pubblico, e questo ha a sua volta delle conseguenze rilevanti
su come la conoscenza viene prodotta. I beni pubblici hanno due caratteristiche, la prima è quella di essere
non rivali e la seconda è quella di essere non escludibili. Conseguenze fondamentali di ciò sono il fatto che il
bene pubblico sarà caratterizzato da bassa appropriabilità e alto grado di trasferibilità.

- Alto grado di trasferibilità significa che l’impresa che produce conoscenza e innovazione può
essere imitata, ovvero che il risultato di un’impresa può essere facilmente imitato da un’altra
impresa, perché ci sono una serie di meccanismi attraverso i quali la conoscenza si può trasferire
tra queste.
- Bassa appropriabilità invece vuol dire che l’impresa che fa innovazione, se ha una conoscenza
trasferibile, ha una limitata capacità di appropriarsi dei risultati della propria attività innovativa.

Quindi, se la conoscenza è informazione ed è un bene pubblico, l’impresa che fa innovazione non può
appropriarsi dei risultati del proprio processo di innovazione, perché l’informazione circola nel sistema
economico e altre imprese la possono utilizzare per introdurre altri prodotti simili. Il che può essere
riconducibile al primo modello di Schumpeter in cui l’impresa entrava nel mercato, e le altre la imitavano.
Ma nel caso di Schumpeter l’introduzione dell’innovazione aveva degli extraprofitti che poi andavano
diminuendo, perché gli altri la imitavano. Guadagnare extraprofitti vuol dire appropriarsi del risultato della
propria attività innovativa. Ma secondo i neoclassici non c’è questa fase iniziale, la conoscenza è un bene
pubblico, quindi quello che viene prodotto è fruibile e imitabile e l’impresa non riesce a guadagnare degli
extraprofitti dalla propria attività innovativa perché c’è un’appropriabilità dei risultati dell’attività innovativa
molto bassa.

Problema: fare innovazione costa, ma se l’innovazione non è appropriabile c’è un basso incentivo per le
imprese a fare innovazione, perché non possono guadagnare degli extraprofitti dalla loro attività innovativa
dato che la conoscenza circola molto rapidamente. C’è un problema di fallimento del mercato, gli attori
economici privati non hanno tanto incentivo ad investire in innovazione. È un fallimento per il mercato
perché dall’innovazione e dal progresso tecnologico dipende la crescita dei sistemi economici, quindi il
sistema economico ha interesse che si produca tanta innovazione da parte delle imprese, ma le imprese
non hanno tanto incentivo a produrre innovazione, hanno più incentivo ad aspettare che l’innovazione la
facciano altri, essendo la conoscenza un bene pubblico.

Il modello neoclassico è il modello liberista in cui il mercato funziona da solo, lo stato dovrebbe evitare di
intervenire nel mercato perché funziona bene da solo, ma quando è lecito che ci sia un ruolo dello stato?
Quando il mercato non funziona. Infatti, nei modelli neoclassici, l’innovazione è un ambito nel quale lo stato
ha un ruolo; quindi, la politica pubblica a sostegno dell’innovazione è giustificata anche in uno stato
perfettamente liberista.

Come interviene lo stato per limitare i problemi del bene pubblico?

1) Introducendo brevetti con i quali si garantisce l’appropriabilità; il brevetto garantisce alle


imprese l’appropriabilità dell’innovazione, questo è legato al fatto che la conoscenza circola e le
imprese per decidere di investire in innovazione, devono avere la garanzia di poter sfruttare il
risultato della propria innovazione, grazie al fatto che ci sono i brevetti garantiti dalle leggi dello
stato.
2) Altri tipi di incentivi sono diretti, lo stato direttamente fa ricerca pubblica, cerca di aumentare
le risorse perché le imprese tendono a sotto-investire a causa delle caratteristiche della
conoscenza. L’innovazione è un caso di fallimento del mercato che giustifica tutte le politiche di
innovazione.

La non appropriabilità del bene deriva dal fatto che la produzione del bene pubblico generi delle esternalità
positive di cui altri soggetti economici si possono appropriare senza pagarne il costo, questo fa sì che in
presenza di esternalità le imprese abbiano un incentivo ad agire da free rider e sfruttare le esternalità
positive di altre imprese che la conoscenza genera. Le esternalità positive consistono nell’imitazione da
parte di altre imprese dell’innovazione, questo perché la conoscenza circola in forma orale tramite la
mobilità del personale (l’ingegnere che stava nella ditta X e ha prodotto l’innovazione Y si sposta in un’altra
ditta e porta con sé tutta la conoscenza che ha accumulato). La conoscenza può essere applicata in settori
diversi da quelli di origine, si sviluppa in un settore ma spesso è molto pervasiva. Un’altra forma di
imitazione è il reverse engineering ovvero partire da un prodotto e ricostruirlo con delle caratteristiche
leggermente diverse, partendo dal prodotto capisco e imparo com’è fatto e lo miglioro anche un po’;
processo di apprendimento della tecnologia molto utilizzato da Cina, Corea, Giappone.

Fallimento del mercato: spese in ricerca sull’asse delle ordinate e quantità di ricerca (ad esempio in n° di
brevetti) sull’asse delle ascisse, le due curve rosa sono la domanda di ricerca e l’offerta di ricerca privata.
Ma l’innovazione ha un suo valore sociale, contribuisce alla crescita, infatti la curva del valore sociale
dell’innovazione, si trova sopra la domanda privata. La differenza tra quantità di mercato e quantità ottima
è il sotto-investimento da parte del settore privato, perché il settore privato si confronta con un bene
pubblico (scarsa appropriabilità ed elevata trasferibilità). La politica dell’innovazione cerca di aumentare le
spese di ricerca fino al punto più alto, ottimo dal punto di vista sociale, spostando la domanda verso l’alto
attraverso sussidi o spesa in ricerca pubblica. Lo stato interviene facendo spostare la domanda verso l’alto e
cercando anche di far spostare le spese in ricerca verso l’alto, facendo arrivare la quantità di ricerca che si
produce nel sistema economico vicina alla quantità ottima. Dal punto di vista del sistema economico in
generale, la ricerca e l’innovazione sono il motore della crescita, però le caratteristiche del processo
innovativo fanno sì che ci sia un sotto investimento del settore privato, quindi c’è un fallimento del mercato
e il settore pubblico deve intervenire aumentando le spese di ricerca e proteggendo i risultati
dell’innovazione così da incentivare i privati a produrre ricerca.

Rimedi ai fallimenti del mercato da esternalità di conoscenza: ci sono due diversi strumenti che lo stato
può adottare  I) da un lato sussidi alla ricerca, lo stato sostiene una parte dei costi per la ricerca delle
imprese private, II) dall’altro lato il problema dell’appropriabilità attraverso la creazione di diritti di
proprietà ovvero di brevetti. Questo perché le caratteristiche del bene pubblico sono due, quella
dell’appropriabilità risolta dai brevetti e quella del sotto-investimento, dovuto all’alta trasferibilità, che
viene risolta dai sussidi alla ricerca. Anche in un modello liberista in cui lo stato ha un ruolo limitato, in
realtà il suo ruolo è importante per il sostegno alla ricerca.

Approccio evolutivo e neo-schumpeteriano: i principali esponenti sono Nelson e Winter, economisti


americani ma questo modello evolutivo ha avuto un forte sviluppo anche in Italia grazie a due economisti
Dosi e Malerba. Obiettivo della teoria evolutiva è indagare la relazione tra il progresso tecnologico e la
crescita economica, andando aldilà del modello neoclassico, dedicando molto spazio a come la conoscenza
si produce nei processi economici, quali sono i meccanismi che spingono le imprese a fare innovazione,
come avviene il trasferimento di conoscenza tra vari attori. La differenza fondamentale tra modello
neoclassico ed evolutivo, è che secondo il modello evolutivo la conoscenza è un “bene pubblico impuro” che
non ha il carattere della rivalità e della non escludibilità. Secondo il modello evolutivo, l’imitazione non è un
meccanismo generato da esternalità positive, senza costi. Secondo gli evolutivi, la diffusione della
conoscenza, richiede il sostegno di costi di apprendimento e di transazione (es. i cinesi prendevano le
macchine italiane, le disassemblavano e le ricostruivano, questo si può fare ma ha dei costi, perché la Cina
per poter arrivare a farlo ha dovuto investire sulla disponibilità di tecnici che fossero in grado di fare questo
processo di reverse engineering, quindi è stata costruita nel tempo una capacità umana per mettere in
moto questo processo di imitazione.) È vero che un’impresa può prendere il prodotto di un’altra e provare
ad imitarlo, ma per farlo ha dei costi di apprendimento; quindi, è vero che la conoscenza circola ma non
senza costi, come dicevano i neoclassici, e poi è necessario un processo di apprendimento per imparare ad
usare certe tecnologie che altre imprese hanno sviluppato. Anche il processo di imitazione, che secondo gli
evolutivi è un processo fondamentale per lo sviluppo tecnologico di un paese, non è gratuito, per imitare
devo apprendere, costruire capacità umane e tecnologiche, questo fa parte del processo evolutivo.

Conoscenza bene pubblico non puro: ovvero che nel concetto di conoscenza ci sono elementi taciti di
appropriabilità naturale, che vanno aldilà dei brevetti che servono, ma l’appropriabilità non è solo garantita
dal brevetto, ma anche al fatto che la conoscenza ha degli elementi taciti, legati al fatto che appartiene ad
ogni individuo che ha le proprie skills per apprenderla ed assimilarla in modo diverso. Anche le imprese
hanno delle conoscenze, ognuna di esse può entrare in contatto con un certo tipo di conoscenza, la
assimilerà in modo diverso, sulla base della propria esperienza passata, sulla base del prodotto che
produce, sulla base delle persone che lavorano nell’impresa, lo stesso macchinario può essere utilizzato in
modi diversi. Fare innovazione fa sì che i sistemi economici crescano. L’altro aspetto che gli evolutivi
evidenziano è il costo di accesso alla conoscenza, è vero che può circolare da un’impresa all’altra, ma le
imprese devono investire per imparare ad usare il pezzo di conoscenza acquisito. La conoscenza circola ma
non è informazione, non circola in modo perfetto perché ci sono elementi taciti e bisogna fare degli
investimenti per saperla utilizzare e dare vita a nuove innovazioni. La conoscenza è un bene pubblico non
puro per questi motivi. Questi due elementi sono fondamentali per capire come avviene il processo
innovativo.

La conoscenza non è informazione, perché è specifica rispetto alle imprese e al contesto, lo stesso
macchinario può essere utilizzato in modo diverso, in un contesto diverso. Ci sono paesi meno avanzati che
adottano tecnologie che vengono da paesi più avanzati ma poi mancano i tecnici per utilizzarli, le condizioni
per l’adattamento del macchinario sono differenti, la conoscenza ha elementi di specificità rispetto al
contesto in cui viene adottata. La conoscenza è scarsamente codificabile e trasferibile; in più le condizioni di
appropriabilità dipendono non solo dai brevetti, ma anche dalla parziale imitabilità delle conoscenze e delle
competenze dell’impresa innovativa e dal grado di cumulatività delle conoscenze e delle tecnologie. La
conoscenza può essere:

- universale vs specifica  alcuni tipi di conoscenza sono universali come l’informatica altri sono
specifici di un particolare contesto, industria, impresa
- codificata vs tacita  alcune conoscenze possono essere descritte in modo dettagliato in manuali e
sono quindi facilmente trasferibili ed accessibili, altre sono tacite, apprese attraverso la pratica,
accumulate nelle persone più che nei libri e quindi difficilmente accessibili e trasferibili
- pubblica vs privata  cioè disponibile a tutti attraverso libri e pubblicazioni oppure implicitamente
tacita o ufficialmente segreta e protetta da brevetti

Esempio di conoscenza tacita e codificata (un libro o una ricetta), tanto più la conoscenza è codificata tanto
più è trasferibile, mentre quella non codificata non è trasferibile. In più il contesto conta, importanza della
conoscenza locale, è importante per come la conoscenza viene percepita nei diversi paesi, nei diversi
contesti culturali.

Conoscenza: evolutivi (conoscenza diversa da informazione, poco appropriabile, poco trasferibile, specifica
rispetto all’impresa e al contesto, scarsamente codificabile) vs neoclassici (conoscenza = informazione =
bene pubblico, facilmente appropriabile, altamente codificabile, facilmente trasferibile). Due diverse
definizioni proposte dal modello neoclassico e da quello evolutivo. Il modello neoclassico non si occupa di
analizzare come la conoscenza viene prodotta e ci dice che la conoscenza è alla base del processo
innovativo, il processo innovativo fa crescere i sistemi economici ma non sappiamo come viene prodotta la
conoscenza è la manna dal cielo; mentre il processo evolutivo è tutto concentrato sulle caratteristiche
specifiche della conoscenza, e su quali sono le condizioni per produrre conoscenza, innovazione e per far
crescere il sistema economico. Capire come avviene il processo innovativo nelle imprese e nei paesi aiuta
anche il settore pubblico a sostenere il processo innovativo, alla base della crescita dei sistemi economici.

Chi produce la conoscenza? Quali sono gli attori del sistema economico che producono la conoscenza? 
Esistono due modelli diversi: 1)“Open Science” la conoscenza prodotta dal settore pubblico; 2) “Private
Technology” conoscenza prodotta dal settore privato. I due modelli funzionano con incentivi diversi e
questo crea problemi quando lo stato vuole sostenere la produzione di conoscenza nel settore privato.

- Open Science: è la conoscenza prodotta dal settore pubblico e funziona sulla base dell’idea
secondo cui quando la ricerca è prodotta de enti pubblici, quello che conta per i ricercatori è che
grazie ai risultati della loro attività acquisiscono una reputazione. La ricerca si finanzia con fondi
competitivi, partecipando a dei bandi di ricerca, e uno dei fattori che influisce sul successo è la
reputazione che si è accumulata nel passato, pubblicando articoli scientifici (valutati a seconda di
dove sono stati pubblicati, di quanto sono stati citati). Tutto questo fa aumentare la mia
reputazione, e se la mia reputazione aumenta sarà più facile accedere a questi fondi competitivi. Si
mette in moto un circolo virtuoso, più fondi, più ricerca, più articoli scientifici vengono pubblicati,
quindi la reputazione del ricercatore aumenta e si riescono ad avere più fondi.
Questo mi dice che in questo modello i risultati della ricerca devono essere pubblici, così più
persone possibili vedono i miei risultati e questo aumenta la mia reputazione. C’è un incentivo da
parte di chi produce la conoscenza a renderla più possibile pubblica, perché dal fatto che i risultati
dell’attività di ricerca siano pubblici, deriva che aumenti la reputazione del ricercatore. Questo
modello implica benefici per la società nel lungo periodo, la conoscenza circola, perché l’incentivo a
renderla pubblica permette un accesso molto vasto. È un modello che funziona molto bene nella
ricerca di base (più teorica) e non in quella applicata (applicazione di risultati della ricerca di base a
contesti specifici), per produrre risultati di ricerca più generali.
- Modello Private Technology: modello di produzione della conoscenza nel settore privato, per le
imprese l’obiettivo è tenere i risultati della propria attività di ricerca privati, l’impresa fa attività di
ricerca per sfruttare i risultati, ricavare degli extra-profitti dai propri investimenti, quindi, le imprese
scoraggiano la diffusione dei risultati scientifici, incoraggiano la protezione di questi ultimi
attraverso i brevetti. Questo modello implica benefici privati di breve periodo per le imprese stesse
che svolgono l’attività di ricerca e lo sviluppo di conoscenze specifiche e contestuali. L’attività di
ricerca è specifica in base all’ambito di cui si occupa l’impresa. Pensando alla collaborazione in
ambito di ricerca tra settore pubblico e privato, ci possono essere dei contrasti, perché nel settore
privato l’incentivo è quello di mantenere i risultati della ricerca protetti, nel settore pubblico invece,
c’è un incentivo a diffondere i risultati della ricerca.

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