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LEZIONE 8

Introduciamo una caratteristica del processo innovativo dalla quale dipende come il processo innovativo ha
luogo all’interno dei sistemi economici. Questa caratteristica è l’incertezza. Il processo di innovazione è un
processo che si caratterizza per un’incertezza elevata; questo fa sì che l’innovazione e diverse tipologie di
innovazione possano avere benefici di più breve o lungo periodo. Quando avevamo parlato del modello
pubblico-privato avevamo visto come, tendenzialmente, quando i benefici dell’attività di ricerca sono più di
lungo periodo è fondamentale il settore pubblico, perché il settore privato non è disponibile ad investire
risorse in un’attività che offre profitti solo nel lungo periodo. Anche la ricerca di base, quella che porta a
risultati più di lungo periodo, viene di solito finanziata dal settore pubblico piuttosto che dal settore privato.
Quest’ultimo tende a finanziare più una ricerca applicata a problemi specifici, che possono portare ad avere
risultati poi anche in un periodo più breve. Un altro aspetto dell’incertezza è il fatto che l’innovazione e il
processo innovativo possono avere uno scopo importante anche in termini di mantenere aperte diverse
opportunità tecnologiche. Per esempio, uno dei motivi per cui si finanzia la ricerca di base è proprio quello
di aprire nuove strade che non necessariamente portano ad un’innovazione immediatamente
commercializzabile. Nell’ambito della ricerca farmaceutica, le imprese tendono a fare ricerca rispetto a degli
obiettivi precisi, che hanno un rendimento sul mercato e che quindi portano l’impresa a fare profitti. Nelle
università si può immaginare per esempio una ricerca che esplori delle metodologie di cura di malattie, le
quali possono anche essere molto lontane dalla possibilità di introdurre un risultato che sia poi anche
commercializzabile ed in tempi brevi. L’attività di ricerca è soggetta a forte incertezza per due motivi: in
primo luogo perché c’è un problema di informazione incompleta, cioè le imprese, gli individui e i ricercatori
non conoscono tutti i possibili esiti della propria attività di ricerca, soprattutto quando l’attività di ricerca si
svolge su temi inesplorati; mentre dall’altro lato, c’è un problema di previsione imperfetta, cioè gli esiti
relativi alla ricerca possono essere più di uno. Vedremo poi che queste caratteristiche legate all’attività di
ricerca hanno anche una conseguenza in termini di come l’innovazione viene finanziata. Quindi, queste
caratteristiche di incertezza dell’attività di ricerca fanno sì che questa possa avere benefici nel breve o nel
lungo periodo. A seconda che abbia benefici nel breve o nel lungo periodo, i soggetti coinvolti nell’attività di
ricerca saranno diversi. Nel caso di benefici di lungo periodo troviamo coinvolti più soggetti pubblici, mentre
nel caso di benefici più di breve periodo troviamo coinvolte anche le imprese. Inoltre, l’attività di ricerca
serve anche per mantenere aperte diverse attività tecnologiche, che possono essere anche diverse da
quelle dominanti. Il ruolo della ricerca pubblica è proprio quello di investire in aree di ricerca che non sono
dominanti, dove invece tendono ad investire le imprese. Riassumendo: il ruolo del settore pubblico è
fondamentale nell’orientare l’attività di ricerca e nell’aprire nuovi ambiti dal quale poi deriva attività di
innovazione che viene poi anche svolta dalle imprese.

Ci sono tre esempi di ambiti di ricerca che sono stati inizialmente aperti da investimenti pubblici e che poi
hanno dato vita ad industrie e settori nei quali le imprese hanno svolto un ruolo fondamentale nell’attività
di ricerca, ma solo in una fase successiva, cioè solo dopo che il filone di ricerca era stato aperto da
investimenti pubblici. Es:

1. nascita del transistor ed industria di semiconduttori:

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, avviene l’iniziale sviluppo della Silicon Valley, il quale si pensa essere
attribuibile alla nascita di imprese e ai loro investimenti. In realtà tutto questo non avviene nella prima fase
di sviluppo. Noi conosciamo la Silicon Valley come un’aria ricca di imprese produttive, ma essa nasce grazie
ad investimenti pubblici. In particolare, il Ministro della Difesa americano inizia ad investire in quella zona
nella produzione dei transistor e poi dei semiconduttori. L’industria di semiconduttori nasce inizialmente
perché in quella zona a sud di San Francisco c’è stato un forte investimento pubblico, anche legato al fatto
che in quella zona c’erano delle università importanti. Quindi, l’origine di quel successo, nel settore dei
semiconduttori, si può far risalire allo sviluppo del settore della difesa americana.
2. nascita dell’industria farmaceutica in Germania e in Svizzera:

Inizialmente, ha avuto un ruolo fondamentale la ricerca nelle università, finanziata ancora una volta da fondi
pubblici. L’idea di fondo è: nel momento in cui questi settori nascono, sono dei settori altamente innovativi
e caratterizzati da un’incertezza elevata; per cui l’investimento pubblico ha un ruolo rilevante e solo in un
secondo momento si inseriscono gli investimenti privati.

3. Nascita delle biotecnologie:

Industria che nasce grazie ad un finanziamento fondamentale del National Institute of Health, che è un
istituto pubblico americano di dimensioni molto rilevanti, che raccoglie quasi il 50% delle spese in ricerca
pubbliche del Governo americano. Sono tre casi in cui si aprono nuove strade, dove l’eredità della ricerca
pubblica viene raccolta dal settore privato (Google, Facebook...). La cosa importante è che nella fase iniziale
dello sviluppo di questi settori c’è un forte investimento pubblico in un ambito di ricerca che, quando questa
ricerca avviene alla fine degli anni ‘50, era caratterizzata da elevata incertezza. Questa elevata incertezza e
l’obiettivo di ricerca nel lungo periodo fanno sì che sia improbabile che l’investimento iniziale provenga dal
settore privato, perché quest’ultimo ha come obiettivi: quello di fare ricerca per ottenere risultati nel
medio-breve periodo, e che questi diventino rendimento finanziario in tempi ragionevoli. Quindi, della
Silicon Valley si sottolinea il ruolo delle imprese e delle startup, ma dietro c’è un elevato investimento
pubblico in termini di investimento nella ricerca. Bill Gates sottolinea il ruolo dell’investimento pubblico:
perché ci sia una vera rottura in ambito energetico, c’è bisogno di un grande investimento pubblico. Per
esempio, la necessità di trovare fonti alternative di energia a seguito della guerra in Ucraina. Da un lato,
alcuni stati come la Germania, sono tornati ad usare il carbone, mentre, dall’altro lato, l’ UE ha introdotto il
Green Deal, un grande piano di investimento per la produzione di energie rinnovabili. Dopo il Green Deal
Eu, anche negli USA (sotto l’amministrazione Biden) ci si è posti come obiettivo quello di fare grossi
investimenti di sviluppo nell’ambito di energie rinnovabili. Quindi, in questo caso è lo Stato che ha il ruolo
della rottura nell’affrontare il problema del climbing change e la sostituzione delle fonti di energia con fonti
di energie rinnovabili. Sono stati fatti vari studi che sottolineano come l’I phone sia il risultato dell’attività di
innovazione di un’impresa privata, ma in realtà l’I phone non sarebbe mai esistito se tutta una serie di
elementi particolarmente innovativi non fossero stati ideati e realizzati grazie a ricerca pubblica in vari
ambiti. Per esempio, il microprocessore proviene da ricerca che è stata finanziata dal Ministero della difesa
americano attraverso soldi pubblici. Apple, in termini di innovazione, ha prodotto un processo innovativo
perché ha incorporato una serie di risultati, che derivano da ricerca pubblica, in un prodotto commerciabile.
Quindi, il prodotto I phone non sarebbe mai esistito se non si fosse fatta prima una ricerca finanziata da
soldi pubblici. Il servizio è stato poi sfruttato per fini diversi, così come Internet, che nasce come obiettivo
militare.

Modi di rappresentare il processo di innovazione nel modello neoclassico e nel modello evolutivo:

Il processo di innovazione, secondo il modello neoclassico, è un processo lineare. Si parte dall’attività di


ricerca di base, che, come abbiamo appena visto, avviene nei centri di ricerca pubblici e nelle università;
dopo di che l’attività di ricerca produce dei risultati che vengono colti dalle imprese e trasformate in quello
che è l’innovazione in termini di prodotto o di processo. Poi, i prodotti nati dall’innovazione vengono
venduti sul mercato e acquistati dai consumatori. Le diverse fasi seguono quindi una data sequenza.

Direzione univoca: Stato (investe in ricerca)  Imprese (sfruttano i risultati delle ricerche e realizzano i
prodotti che vanno sul mercato)  Mercato

Questo modo di immaginare il processo innovativo veniva ispirato da quello che effettivamente stava
avvenendo negli USA (in particolare), ma anche in GB, negli anni dopo la Seconda Guerra Mondiale; ovvero
grandi investimenti da parte dello Stato, spesso legati allo sviluppo delle tecnologie militari. Sono gli anni
della Guerra Fredda, per cui gli USA facevano grandi investimenti in spesa pubblica per scopi anche militari.
Questi investimenti vengono sfruttati dalle imprese e trasformati in innovazione. Il modello evolutivo mette
però in dubbio questa linearità (i passaggi non sono necessariamente lineari) e parla di un modello molto
più interattivo, e quindi di interazione tra i vari passaggi che portano all’innovazione.

Il modello lineare prevede due fattori scatenanti del processo innovativo:

1. Approccio “demand pull”: è sostanzialmente l’idea che siano i cambiamenti della domanda che
spingono all’innovazione. Per esempio, se pensiamo al passaggio dai grandi computer ai personal
computer, il fattore scatenante che ha spinto verso questo passaggio innovativo è stato sicuramente
un fattore di mercato. Si è pensato che il personal computer avesse un mercato rilevante rispetto ai
grandi computer. È l’individuazione di un mercato potenziale che spinge verso l’innovazione.

2. Approccio “technology push”: l’origine del cambiamento avviene perché c’è una scoperta
scientifica, come in ambito farmaceutico. In questo caso il fattore scatenante è un cambiamento dal
punto di vista scientifico/tecnologico.

L’approccio può essere anche associato a fasi del ciclo di vita delle tecnologie.

Approccio “demand-pull”: l’innovazione (come nel caso dei personal computer) non avviene in una prima
fase (quella della creazione dei grandi computer) ma deriva dall’individuazione di un’opportunità di
mercato. Quindi, le innovazioni più radicali tendono ad essere più technology push, mentre le innnovazioni
più incrementali tendono ad essere più “demand-pull”.

Nel modello neoclassico: l’innovazione avviene grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo. C’è una fase di
produzione della conoscenza nel settore pubblico, poi le imprese, motivate dalla prospettiva di profitto,
fanno investimenti in ricerca e sviluppo, e la produzione di nuova conoscenza viene trasformata in processo
innovativo attraverso una sequenza di fasi lineari. Inoltre, la conoscenza tecnologica tende ad essere
facilmente codificata, quindi ad essere trasmessa facilmente ed acquisita senza la necessità di un processo
di apprendimento specifico o costoso. In particolare, nei modelli neoclassici c’è un solo tipo di processo di
apprendimento, quello learning by doing. Ovvero, i neoclassici, che non dedicano molta attenzione al
processo di apprendimento, ritengono che avvenga nel tempo. Le imprese che stanno da più tempo in un
dato settore accumulano conoscenza. Si tratta di una sorta di accumulazione di conoscenza automatica: le
imprese più grandi saranno quelle che avranno accumulato più conoscenza. Questa è un’idea di
apprendimento molto legato alla grande impresa. I costi in ricerca diminuiscono al crescere della capacità
produttiva. In realtà, non è sufficiente stare nel mercato per apprendere, ma bisogna investire risorse per
saper utilizzare le tecnologie, saperle adattare ecc... Questa visione dell’apprendimento è inoltre
indipendente dalle specificità delle imprese (capitale, aree geografiche...). Differentemente, il Modello
Evolutivo, si concentra sul processo innovativo; infatti, nasce riprendendo il pensiero di Schumpeter. Egli
considerava l’innovazione come il motore di crescita e sviluppo dei processi economici, ma a differenza di
quello che fanno i neoclassici, è fondamentale entrare nei dettagli di quello che è il processo innovativo;
quindi andare a studiare come esso effettivamente avviene (ruolo delle imprese, strategie delle imprese più
favorevoli al processo innovativo, ecc..).

Qual è il ruolo delle imprese nel processo innovativo:

Primo punto: Ogni impresa ha una propria conoscenza specifica che non si trasferisce facilmente alle altre
imprese. Si evidenzia l’impresa come un qualcosa che non solo è spiegato dalla capacità produttiva della
impresa.

Nel modello neoclassico le imprese si differenziano solo per la loro dimensione. Questo sta dentro l’idea del
learning by doing: le imprese più grandi sono quelle che hanno imparato di più perché stanno da più tempo
nel mercato e avendo imparato di più sono capaci di produrre in modo più efficiente, quindi con costi più
bassi). Ma eccetto questo fattore dimensionale, non ci sono differenze tra imprese.

In maniera totalmente opposta, il modello evolutivo considera l’impresa singolarmente, con le proprie
caratteristiche ed esperienze. Due imprese dello stesso settore e con una dimensione simile possono essere
completamente diverse a seconda della forza lavoro, della posizione geografica... Si sottolinea quindi come
la specificità delle imprese abbia una rilevanza in termini di impatto evolutivo  la conoscenza si può pure
trasferire da un’impresa all’altra, ma poi il modo in cui l’impresa trasforma questa conoscenza in prodotto
innovativo può essere completamente diverso. Possiamo anche pensare che i risultati della ricerca pubblica
siano liberamente disponibili (pubblicazioni), ma poi, la capacità delle singole imprese di utilizzare quei
risultati per un prodotto innovativo può essere completamente diversa, perché ogni impresa ha delle
caratteristiche diverse (varia il modo in cui le imprese possono utilizzare la conoscenza disponibile).

Secondo punto: L’impresa è l’attore principale del processo di ricerca e sviluppo dell’innovazione.

La conoscenza può essere prodotta anche dal settore pubblico, ma poi è il settore privato che sviluppa
l’innovazione, ovvero la trasformazione della conoscenza in un prodotto commerciabile sul mercato. Quindi,
gli attori principali del processo innovativo sono le imprese. La teoria evolutiva si concentra molto su quello
che è l’interazione tra l’impresa e il contesto nel quale le imprese sono inserite. Parleremo infatti di sistemi
di innovazione: è vero che l’impresa è l’attore principale del processo innovativo, ma l’impresa si inserisce in
un contesto innovativo con delle specifiche caratteristiche (capitale umano qualificato, interazioni tra
imprese dello stesso settore...). I risultati di Apple e di altre imprese nella Silicon Valley sono il risultato di
quelle imprese, ma anche del contesto specifico di cui le imprese fanno parte. Di questo contesto specifico,
le imprese si avvantaggiano per produrre i risultati della propria attività innovativa.

Quindi possiamo sintetizzare il processo di innovazione nel modello evolutivo facendo riferimento a quattro
fattori. Vediamo come queste quattro dimensioni definiscono il processo innovativo nel modello evolutivo,
per poi andare a definire come avviene questo processo ed il modo in cui gli evolutivi lo rappresentano
rispetto al modello lineare dei neoclassici.

1. L’evoluzione delle opportunità scientifiche e tecnologiche:

Secondo il modello evolutivo, le opportunità per creare innovazione possono derivare dai centri di ricerca e
dalle università, ma ci sono anche altri produttori di conoscenza (i fornitori e i clienti delle imprese, altre
imprese). Quindi il fattore scatenante del processo innovativo è molto meno lineare rispetto a quello che
dicevano i neoclassici; può essere vario. Prendiamo per esempio il caso dei fornitori: questi sono l’origine
dell’innovatività di un settore nel quale le imprese italiane sono particolarmente innovative, cioè il settore
della meccanica (per esempio i macchinari utilizzati nel settore calzaturiero). L’innovatività di questo settore
non deriva tanto dalla ricerca fatta dalle università, ma dal fatto che l’Italia si trova ad essere fortemente
competitiva nel settore delle calzature. È l’interazione tra le imprese che producono le scarpe e le imprese
che producono le macchine per la produzione di scarpe che ha dato luogo a questa innovatività del settore
meccanico. L’innovatività deriva dalle relazioni dirette che i produttori di scarpe hanno con chi produce le
macchine per la produzione di scarpe. I primi vanno a fare delle richieste precise dalle quali nasce
l’innovazione del settore meccanico. Per esempio, le macchine devono essere più veloci, più precise, in
grado di utilizzare certi tipi di pellame ecc. Quindi l’innovazione di questo settore, non nasce nei laboratori
delle università, ma nasce dall’interazione tra un settore e i suoi fornitori. Il modello neoclassico ci dice che
tutta l’innovazione nasce nel laboratorio delle università e si trasferisce alle imprese, mentre secondo il
modello evolutivo, l’innovazione nasce da più fattori scatenanti, come l’interazione tra un settore e i suoi
fornitori. Quindi, le fonti di opportunità possono essere anche esterne all’impresa e variano da settore a
settore. Nel caso del settore farmaceutico, molto probabilmente l’innovatività nasce nei laboratori delle
università; mentre nel caso del settore meccanico, l’innovazione non nasce nelle università ma
dall’interazione tra chi produce le macchine e chi le utilizza. Quello che evidenzia il modello evolutivo è che
ci sono tante fonti possibili dell’innovazione, le quali dipendono molto da settore a settore, ma è molto
riduttivo pensare che si faccia innovazione solo se si mette in modo il processo lineare di cui parlavano i
neoclassici.

2. Organizzazione e le procedure di ricerca:

Per i neoclassici solo la ricerca consente di innovare, mentre gli evolutivi evidenziano anche il ruolo
dell’apprendimento e l’esistenza di diverse forme di apprendimento. Inoltre, essi evidenziano come
l’apprendimento non sia solo automatico, quindi solo learning by doing (come dicevano i neoclassici), ma
come sia in sé un’attività fondamentale dell’impresa. L’impresa deve cioè investire nell’apprendimento e
l’innovazione può nascere da ciò che si impara dalla risoluzione di problemi tecnologici. Per esempio, le
imprese meccaniche italiane, per essere innovative, devono investire nel capire come affrontare la rottura
delle macchine se si utilizzano pellami più spessi. Nel momento in cui si riscontra una problematicità, si
investe nel capire come risolvere quel problema. Dalla risoluzione di quel problema può essere che nasca
innovazione, cioè una macchina più innovativa che è in grado di trattare pellami di spessore diverso. Questa
è un po' l’idea dell’apprendimento, il quale è importante tanto quanto l’attività di ricerca nei laboratori.
L’apprendimento è uno degli aspetti che gli evolutivi approfondiscono, perché è alla base del processo
innovativo, sottolineando come il processo di apprendimento non sia sempre una semplice acquisizione di
informazione e non avvenga semplicemente col passare del tempo (come nel caso del learning by doing).

L’Apprendimento è un processo:

 multidimensionale, sia creativo che ripetitivo;


 se continuo a fare una cosa nello stesso modo non posso risolvere eventuali problemi, per
cui il processo deve essere anche creativo
 cumulativo (dipende dalla conoscenza passata e ne genera di nuova)
 Procede per tentativi (trial and error)
 È un processo sociale e non individuale poiché́ richiede l’interazione tra diversi individui
 a carattere locale e contestuale cioè parte da esperienze dirette
 è rilevante dove le imprese sono localizzate (es: distretto industriale di Vigevano nella
produzione di calzature  la presenza nella stessa area geografica ha facilitato l’interazione
tra fornitori e clienti)
 c’è un apprendimento maggiore in aree a forte concentrazione di competenze: cluster
tecnologici.
 Genera conoscenza tacita ossia trasmessa in via informale e mediante interazione personale senza
assumere una forma codificata

Tipologie di apprendimento codificate dal modello evolutivo:

 Learning by doing (nei neoclassici): interno all’impresa e collegato all’attività̀ di


 Learning by using: interno all’impresa e collegato all’uso dei prodotti, dei macchinari e degli input;
 Learning from advances in sciences and technology: esterno all’impresa e collegato all’assorbimento
di nuovi sviluppi scientifici e tecnologici;
 Learning from inter-industry spillovers: esterno all’impresa e collegato alla attività̀ delle imprese
concorrenti o di altre imprese;
 Learning from interacting: esterno all’impresa e collegato sia all’interazione a monte e a valle con
fonti di conoscenza esterne quali i fornitori o gli utilizzatori, sia alla cooperazione con altre imprese
dello stesso settore
 Learning by searching: interno all’impresa e collegato principalmente ad attività̀ esplicitamente
dedicate alla generazione di nuova conoscenza, come la R&S.
Tutte queste sono sfumature diverse dell’attività di learning che evidenziano come questo apprendimento si
manifesti in dimensioni diverse dell’impresa.

Il processo di apprendimento si articola quindi in una serie di fasi diverse:

 Acquisizione di conoscenza: include l’apprendimento per esperienza (learning by doing).


 Distribuzione di informazione: processi di condivisione dell’informazione proveniente da diverse
fonti, che portano alla creazione di nuova informazione.
 Interpretazione dell’informazione: può̀ dar luogo a una o più̀ interpretazioni condivise.
 Memoria organizzativa: insieme di mezzi con cui la conoscenza è depositata per essere utilizzata
successivamente. La stessa conoscenza può essere utilizzata in modo diverso da imprese che hanno
specificità diverse.

Curve di apprendimento: hanno tendenzialmente una


forma ad S.

Anche nell’apprendimento si possono ipotizzare nel


tempo fasi diverse. Questo, nella fase di partenza è molto
lento (“slow beginning”), per poi accelerare nella fase
centrale (“steep acceleration”), e, nel momento in cui il
livello di conoscenza raggiunge un certo limite, diventare
ridotto, seppur positivo (“plateau”).

3. La conoscenza accumulata e le competenze su


come avviene in processo di apprendimento:

Il processo innovativo delle imprese è influenzato da un lato dalle


conoscenze accumulate in passato dalle imprese e dall’altro lato dal
fatto che le imprese tendono ad innovare sulla base delle
competenze che hanno acquisito nel tempo. L’idea è che il processo
di innovazione sia un processo localizzato attorno a quelle che sono
le conoscenze accumulate dal passato e l’esperienza passata
dell’impresa. Quindi le imprese normalmente tendono ad introdurre
innovazioni incrementali che partono dalla loro esperienza passata.

4. Le relazioni e la complementarità:

L’innovazione è un processo interattivo e collettivo, ovvero il risultato delle interazioni che le imprese hanno
con altri soggetti che stanno fuori dalle imprese (università, centri di ricerca, fornitori di input e beni
strumentali, clienti e operatori pubblici). Quindi, il risultato dell’attività innovativa è quello che l’impresa fa
dentro l’impresa, ma, quello che l’impresa fa dentro l’impresa, dipende dal processo di interazione che
questa ha con altri soggetti e dal contesto di cui fa parte. Secondo gli evolutivi, nel processo innovativo
questo aspetto interattivo e collettivo è importante. Il primo che ha visto l’innovazione come un processo
sociale di interazione è stato Marx. L’Innovazione viene vista come un processo a catena: viene sottolineata
l’importanza di tutti questi feedback.

Quindi: I neoclassici parlano di processo lineare, mentre gli evolutivi parlano di processo a catena. Qual è la
differenza? Secondo il modello neoclassico l’innovazione era lineare e avveniva sulla base di una precisa
successione di fasi; mentre nel modello evolutivo, la fonte scatenante del processo innovativo può avvenire
in una qualunque di queste fasi. In quest’ultimo caso, magari la produzione della conoscenza avviene
comunque nelle università, ma intanto le imprese interagiscono con i fornitori e quindi c’è un feedback che
porta ad aggiustare il modo in cui si usa la conoscenza e il prodotto innovativo, al quale può seguire un
feedback dal mercato. Nel modello evolutivo, le continue interazioni tra l’impresa e tutti gli altri attori
rilevanti portano al processo innovativo, che cambia in modo interattivo.

Questo modo di interpretare l’innovazione rende il processo produttivo più complicato: prima, se si fosse
voluto aumentare la capacità innovativa del sistema, si sarebbe intervenuto mettendo più soldi pubblici
nella fase iniziale di ricerca, i quali portavano più conoscenza e poi a più innovazione. Nel modello evolutivo
ci sono più punti in cui si può intervenire per produrre ricerca, perché ci sono più interazioni. Si tratta quindi
di un processo più rappresentativo di quello che effettivamente avviene nella realtà. Il processo lineare è
ben rappresentativo dell’innovazione in alcuni settori, come nel caso del settore farmaceutico; mentre per il
settore meccanico è più rappresentativo il modello evolutivo. Questo modo di rappresentare il processo
innovativo è molto più adattabile e flessibile a caratteristiche di settori diversi e di contesti diversi.

La differenza fondamentale rispetto il modello lineare è l’importanza delle interazioni fra gli attori, le
conoscenze, le competenze e i flussi informativi. Inoltre, nel modello evolutivo (a catena, interattivo) non ci
sono due modelli diversi che possono essere in alternativa demand pull e technology push, ma il processo
innovativo è sempre un’interazione tra demand pull e technology push. Per esempio, il primo mac di Steve
Jobs nasce dalla disponibilità di conoscenze tecnologiche e da un’esigenza di mercato. Egli mette insieme
questi due aspetti fondamentali: da un lato identifica un mercato potenziale e dall’altro lato mette insieme
quelle che erano le conoscenze del settore informatico nel momento in cui sviluppa il promo mac. Quindi è
il risultato di un processo che è allo stesso tempo demand pull e technology push.

Progresso tecnologico secondo gli evolutivi:

Il progresso tecnologico è concepito come un elemento di discontinuità̀ che altera le condizioni di


concorrenza tra le imprese. Esso favorisce l’innescarsi di processi di differenziazione e di selezione delle
tecnologie.

• Il progresso tecnologico innesca nelle imprese processi di generazione, accumulazione e diffusione della
conoscenza. Questi processi sono diversi da impresa ad impresa anche se rispondono all’obiettivo comune
di conseguire posizioni di rendita da monopolio nello sfruttamento delle innovazioni tecnologiche.

• Il progresso tecnologico ha una natura sistemica, poiché́ coinvolge un’ampia varietà̀ di attori che
interagiscono con le imprese nei loro processi di apprendimento.

• Il progresso tecnologico è dinamico poiché́ prevede tutta una serie di feedback (azioni e reazioni) che
riguardano le tecnologie, le imprese e le istituzioni.

• l progresso tecnologico è endogeno, poiché́ qualsiasi innovazione tecnologica si trasforma con l’evolversi
dei processi di apprendimento e la concorrenza competitiva.

Neoclassici ed evolutivi: similarità


• le Opportunità scientifiche e tecnologiche di un’industria influiscono sul tasso di progresso tecnologico;

• Gli Incentivi economici hanno un ruolo chiave nello stimolare l’innovazione e in particolare
l’appropriabilità dei risultati influisce sullo sforzo innovativo (le imprese investono in innovazione se possono
poi appropriarsi dei benefici da essa derivanti);

• Le Condizioni di domanda influiscono sul tasso di innovazione: una domanda elevata o in crescita
incentiva le imprese ad investire in R&S;

• La Struttura del mercato: il mercato oligopolistico favorisce il tasso di progresso tecnologico (importanza
dalle caratteristiche settoriali)

 La Relazione tra struttura di mercato e innovazione è endogena: un mercato più concentrato genera un
tasso di progresso tecnologico più elevato, che a sua volta modifica la struttura del mercato.

Gli elementi che contraddistinguono il modello neoclassico e il modello evolutivo relativamente al


processo innovativo:

Modello neoclassico:

 Processo lineare;
 L’Intensità dipende dalle condizioni di appropriabilità delle rendite da innovazione (dipende dal
fatto che ci siano o meno i brevetti);
 La direzione di avanzamento dipende da fattori legati ai mutamenti della domanda e dei prezzi
relativi, oltre che dal progresso scientifico.

Modello evolutivo:

 Processo “a catena”;
 L’appropriabilità dipende anche dalle conoscenze dell’impresa  essa non è così automatica,
perché dipende dalla specificità delle imprese, dal contesto nel quale sono inserite.
 La direzione dipende anche dalle tecnologie e conoscenze esistenti

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