Sei sulla pagina 1di 3

Saggio breve Modulo 1: Ecologia e Ambiente

Il Novecento è il secolo in cui si è sviluppata l’ecologia come scienza e viene, infatti, definita come
la scienza che si occupa dell’interazione tra gli organismi ed il loro ambiente in senso molto ampio.
L’ecologia è la scienza che studia la biosfera, la zona della terra in cui è presente la vita, e
l’interazione tra tutti gli organismi viventi. Il termine ecologia è stato usato per la prima volta, nel
1866, da Haeckel, biologo tedesco che definisce l’ecologia come lo studio dell’economia della
natura e della relazione degli animali con l’ambiente organico e inorganico. Il termine è una
variazione della parola economia che significa “regole della casa”, mentre ecologia significa “studio
della casa”. È la scienza della casa nel senso di scienza dell’insieme dei rapporti degli organismi
con il mondo che li circonda, cioè lo studio delle relazioni a cui si riferisce Darwin quando parla di
lotta per l’esistenza. Il termine fu usato in seguito da altri studiosi con definizioni diverse, ma quella
più accettata in ambito scientifico è quella di Krebs (1972) per il quale l’ecologia è lo studio
scientifico delle interazioni che hanno determinato l’abbondanza degli organismi.I cambiamenti
degli scenari territoriali, economici e sociali verificatisi negli ultimi decenni e il forte dinamismo
che contraddistingue l’epoca della globalizzazione economica hanno reso necessario ridefinire le
modalità di intervento e di regolazione della pubblica amministrazione. Il piano territoriale
tradizionale rispondeva alle esigenze di un’epoca caratterizzata da una relativa stabilità degli attori
istituzionali, economici e sociali, a cui corrispondeva una certa capacità da parte dei governi
nazionali e degli enti locali di controllare e governare i processi di crescita e di sviluppo. Le
innovazioni apportate negli ultimi vent’anni nell’organizzazione della pubblica amministrazione,
nelle procedure amministrative e nell’articolazione del sistema di pianificazione territoriale possono
essere lette come tentativi di riallineare e ridefinire il ruolo degli attori pubblici all’interno di una
realtà territoriale e sociale mutata nella struttura e nelle sue forme di rappresentazione. D’altra parte,
è possibile ricondurre questi cambiamenti a un sostanziale mutamento dei paradigmi di riferimento,
spiegato in due passaggi decisivi. Dapprima, la riformulazione della disciplina urbanistica in
“governo del territorio”, sancita dalla riforma del titolo V della Costituzione, che ha segnato una
svolta nell’attività di pianificazione territoriale e urbanistica per estensione e ri-qualificazione
dell’oggetto pianificato: tutto il territorio, per ogni sua parte e livello sistemico di organizzazione
(urbanizzato, rurale e naturale).

Attualmente il mondo fa molto affidamento sulle tecnologie digitali, ma è importante considerare che
queste ha un impatto ambientale. Naturalmente gli effetti delle tecnologie digitali sull’ambiente sono
sicuramente meno gravi rispetto a quelli provocati da settori più grandi, come i trasporti e l’industria.

1
Tuttavia, i recenti sviluppi volti a rendere il settore dell’ICT sempre più efficiente, non garantiscono che
le sue emissioni rimarranno relativamente basse anche in futuro. Questo accade perché oggi la
società fa sempre più affidamento agli strumenti digitali, sia per uso personale che per lavoro.

Lo sviluppo tecnologico ha portato nuove innovazioni che hanno rivoluzionato sia il mondo
economico sia quello individuale e quotidiano ed ha innescato una continua richiesta di nuove
tecnologie soprattutto negli USA. La digitalizzazione è importante e rappresenta una risorsa, ma
rappresenta anche un problema per il prossimo futuro. Le nuove tecnologie hanno cambiato e
continuano a cambiare i nostri stili di vita ed hanno un grande impatto sociale, basti pensare alle
stampanti 3D, ai droni e alle nanotecnologie. Sta suscitando grande interesse l’espressione ed il
concetto ad essa sottointeso “tecnologie dirompenti” con cui è stato tradotto il termine disruptive
technology che sottolinea il fatto che nuove tecnologie distruggano le preesistenti e le rimpiazzino.
Il termine disruptive technology viene proposto nel significato di distruzione creativa ed in questo
modo assume una connotazione positiva (la buona innovazione supera e distrugge la vecchia
struttura tecnologica). Per Schumpeter, economista austriaco, le disruptive technology sono
l’aspetto fondamentale del capitalismo. Queste tecnologie, sia se chiamate distruttive sia se
chiamate dirompenti, anche se sono geniali presentano degli aspetti negativi. Anche se non tutte le
innovazioni dirompenti nel corso della toria appartengono all’informatica (energia a vapore,
elettricità, la ruota, la rotativa, etc.), oggi le maggiori innovazioni dirompenti si riferiscono al
mondo digitale (il sistema stampa 3D, ad esempio, è un sistema affascinante e viene presentato
come un qualcosa che dà potere ai cittadini: ognuno può autoprodurre la propria casa ispirandosi
alla natura con poco dispendio di energia). La parola digitale è il termine del momento, si parla di
mondo digitale, di nativi digitali che si sentono superiori agli immigrati digitali che sono quelli che
provengono dal mondo della carta, della penna e dei libri come se tra loro ci fosse una distanza di
anni luce. Tutti ormai usiamo innovazioni digitali e, spesso, utilizziamo la parola digitale come
sinonimo di tecnologico e questo mondo digitale è sempre più velocizzato e vengono immessi nel
mercato continuamente prodotti e servizi nuovi. Sin dagli anni Ottanta le IcT, la tecnologia
dell’informazione e le innovazioni digitali hanno avuto un effetto dirompente e hanno messo in
moto capacità imprenditoriali per esaudire i desideri continui dell’uomo. La rivoluzione digitale è
una rivoluzione senza precedenti per la portata e la misura delle trasformazioni. Ad ogno modo,
però, nessuno ha cercato di studiare queste tecnologie in modo da evitarne gli aspetti dannosi per lo
stile di vita ricerca di “Oceani blu”, cioè spazi di mercato vergine. Con Oceano rosso viene indicato
il settore delle imprese esistenti, un ambito in cui c’è molta competizione per conquistare un pezzo
di mercato. È un ambito in cui non c’è innovazione e si usano strategie di mercato tradizionali che
mirano a sconfiggere la concorrenza. L’Oceano blu, invece, è caratterizzato dall’innovazione e
2
prevede l’uso di nuove strategie, la creazione di nuovi servizi e prodotti e la nascita di un nuovo
mercato, si basa su un nuovo modo di approcciarsi ai mercati e riflettere su come conquistarne la
propria parte dal momento che è libero e dove ognuno può dettare le proprie regole; creazione da
parte dei soggetti impegnati nell’uso di tecnologie digitali di nuovi modi per ignorare le regole sui
controlli di lavoro e obblighi fiscali. Lo slogan “a costo zero” è in fondo sinonimo di evasione
fiscale. Negli ultimi tempi si parla diffusamente di “singolarità” e di “tecnologie esponenziali” e
Rifkin è uno dei primi sostenitori della nuova economia che sarà, come sostiene, provocata dalla
terza rivoluzione industriale in seguito all’uso di tecnologie dirompenti. Ognuno di noi sa quanto
sono importanti i feedback della rete. In conseguenza di queste leggi la fiducia nella tecnologia è
alta e Diamandis e Kotler ritengono che lo sviluppo di queste tecnologie esponenziali sia l’unico per
realizzare un’economia dell’abbondanza in quanto con queste tecnologie si possono risolvere tutti i
problemi: purificazione dell’acqua, produzione di cibi, redditi, etc. Essi, però, non hanno tenuto
conto del fatto che la maggiore efficienza ha prodotto maggiori consumi e danni ambientali.
Kurtzneil delinea uno scenario terrificante. Egli sostiene che la “singolarità tecnologica” fra dodici
anni porterà al punto in cui si arriverà al massimo dello sviluppo e sarà realtà l’intelligenza
artificiale. La singolarità si ha quando i progressi tecnologici sono così rapidi che gli esseri umani
non possono tenere il passo. Gli effetti sono al di là della nostra esperienza conoscitiva perché le
intelligenze artificiali saranno auto-correttive. Al di là di queste considerazioni gli effetti immediati
delle IcT sono negativi: aumento di energia, uso di metalli speciali, danni all’ambiente numerosi e
visibili. A ciò si aggiunge la scomparsa di molti lavori che ha portato ad un grave problema sociale
ed ha messo in difficoltà la politica. Ancora si parla di sostituire i robot all’essere umano e ciò
comporterà un ulteriore diminuzione di posti di lavoro. Le tecnologie si sono diffuse e potenziate
anche perché i miglioramenti dei servizi elettronici non sono costosi e ciò ha consentito agli
innovatori e ai titolari di brevetti di diventare multimilionari in poco tempo, ma ancora non è stato
realizzato il potenziale nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Alcuni tra cui Struchtey hanno una
visione ottimistica delle tecnologie soprattutto per quanto riguarda i big data per passare
all’economia circolare e recuperare le risorse che potrebbero finire nei rifiuti. Sarebbe anche
importante passare all’epoca dello sharing e, quindi, abbandonare l’idea della proprietà.
Bisognerebbe però regolamentare tutti i servizi, fare pagare le tasse, alcuni parlano di tassare i bit:
così anche chi invia spam e altra “spazzatura” sarebbe più prudente. Se si tassa l’energia è logico
che si devono tassare anche le tecnologie; gli effetti fiscali sarebbero un gettito importante per
equilibrare gli effetti negativi e finanziari.

Potrebbero piacerti anche