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ECONOMIA DEL CAMBIAMENTO TECNOLOGICO

PRIMA PARTE

CAPITOLO 1: DEFINIZIONI DI BASE E TRAIETTORIE TECNOLOGICHE


Scienza, tecnologia e innovazione sono elementi chiave che interagiscono tra loro, anche a livello di ecosistema.

Quale è la differenza tra scienza e tecnologia?

- Scienze naturali: sviluppa conoscenza dei fenomeni naturali non direttamente finalizzata alla realizzazione di
beni e servizi.
- Tecnologia: è la finalizzazione del sapere scientifico a fini utili e obiettivi specifici (prodotti, servizi, processi)

In base la contesto culturale e sociale la definizione può variare.

- Scienza: è bene pubblico, gli attori che ne contribuiscono hanno fama e notorietà (si riflette in una priorità
nelle pubblicazioni) – più citazioni ha un autore e un suo articolo, più si assume che l’autore sia noto. La
scienza vive della diffusione della conoscenza non avendo obiettivi economici.
- Tecnologia: è un bene privato, risponde a logiche che la rendono tale. Lo si fa per avere un vantaggio
competitivo, permettendo di realizzare profitti e quote di mercato. Segretezza e appropriazione sono alla
base (il contrario è il brevetto, che dura 20 anni).

L’effetto dell’innovazione tecnologica? Riduce le risorse


lavorative che servono per produrre la stessa quantità
di output.

Differenza tra invenzione e innovazione?

- L'invenzione riguarda la creazione di qualcosa di completamente nuovo (idea, sviluppo scientifico…) non
realizzata tecnicamente e materialmente. Nasce in modo casuale senza motivazioni economiche, oppure
come risultato di attività di ricerca.
 Attiene principalmente al campo tecnico (è esogena al sistema economico).
 Può essere convenientemente identificata con l’affermazione di una nuova idea.
- l'innovazione consiste nella realizzazione dell’invenzione in un nuovo prodotto o processo produttivo con
conseguente sfruttamento commerciale.
 Attiene al sistema economico;
 Comprende la creazione di valore e la commercializzazione della conoscenza e di nuove idee
 Può comprendere… • la creazione di nuove forme organizzativa • applicazione di prodotti esistenti ad
un nuovo tipo di domanda • apertura di nuovi mercati.

esempio: nel caso dei Post-it, l'invenzione è stata la colla adesiva a basso tack, mentre l'innovazione è stata l'uso
di questa colla per creare memo autoadesivi.

L’innovazione può assumere forme differenti, offrendo alle imprese opportunità differenti. Per descrivere le
forme di innovazione tecnologica si utilizzano dei criteri di classificazione, utili per comprendere i fattori che
consentono di identificarne le differenti tipologie:

1. Grado di novità: la classificazione di un’innovazione in radicale o incrementale dipende dalla distanza


dell’innovazione da un prodotto o processo preesistente.
 Innovazioni incrementali: l’innovazione porta al miglioramento di un processo, prodotto o servizio già
esistenti. solitamente sono numerose e cumulative queste innovazioni.
 Innovazioni radicali: questa innovazione crea una rottura coi prodotti o processi esistenti. Possono
originare nuove industrie, nuovi mercati… solitamente queste innovazioni sono rare e isolate nel
tempo.
L’imprenditore e il management associano solitamente all’innovazione radicale costi assai elevati più che
all’innovazione incrementale: possibili problemi di miopia manageriale!

- Costi percepiti dell’innovazione radicale:


I costi legati allo sviluppo dell’innovazione radicale sono concentrati nel tempo e dunque vengono
percepiti nella loro interezza. (I costi sono maggiormente visibili e i benefici si proiettano nel lungo
termine quindi paiono più sfumati)
- Benefici percepiti dell’innovazione incrementale:
L’innovazione incrementale muove l’impresa lungo un sentiero di miglioramento delle prestazioni noto
ex ante e dunque caratterizzato da benefici di natura certa. (Benefici che si esauriscono tuttavia nel breve
termine)

L’innovazione radicale come vera e propria “impresa nell’impresa”:

• Elevato rischio, con ritorni differiti nel tempo ed incerti;

• Necessità di sviluppare, sebbene in maniera organica rispetto al patrimonio aziendale di capacità, nuove
conoscenze e nuovo know-how;

• Importanza delle risorse complementari alla semplice idea innovativa, risorse sia di tipo produttivo sia
commerciale;

• Inerzia di tipo organizzativo, ovvero radicamento dell’imprenditore e dell’intera impresa in un modello


strategico consolidato → Resistenza al cambiamento.

Alcune di queste difficoltà tendono ad assumere proporzioni maggiori per le imprese di medie e piccole dimensioni;
altre assumono maggiore rilevanza nelle grandi imprese incumbent.

2. Natura (oggetto dell’innovazione).

• Innovazioni di prodotto

– Incorporate nei beni o servizi realizzati da un’impresa


– Miglioramento di un prodotto esistente o creazione di un nuovo prodotto
– Miglioramento dell’aspetto qualitativo, del contenuto tecnologico o delle prestazioni

• Innovazioni di processo

– Cambiamenti nelle modalità in cui un’impresa svolge le sue attività


– Creazione o miglioramento di processi produttivi o dell’erogazione di un servizio
– Riduzione dei costi, miglioramento della gestione della qualità
– Possibilità di ottenere nuovi prodotti

Un’innovazione di prodotto per un’impresa può costituire un’innovazione di processo per un’altra.

3. Effetto sulle competenze aziendali


 Innovazione competence enhancing: innovazioni che migliorano competenze preesistenti (le innovazioni
portano a rafforzare conoscenze già esistenti); (è ottenuta sulla base di conoscenze esistenti)
 Innovazione competence destroying: vengono acquisite competenze che prima non si avevano, rendendo
obsolete le precedenti dell’impresa, richiede nuove skills (conoscenze, abilità e cultura) (non scaturisce
dalle conoscenze già possedute dall’innovatore)
4. Ambito di destinazione
 Innovazioni modulari (o di componente): cambiamenti di uno o più componenti di un sistema di
prodotto, senza modifiche sostanziali alla sua struttura (esempio aggiunta guida autonoma tesla)
 Innovazione architetturale: cambiamento della struttura generale del sistema o del modo in cui i
componenti interagiscono tra loro. (esempio dalla auto a combustibile fossile a quella elettrica)
5. Fonte
Le innovazioni possono essere classificate in base al meccanismo che innesca il processo innovativo (fonti).
 Innovazioni technology-push: sono innovazioni che si verificano quando una nuova tecnologia viene
scoperta o sviluppata e successivamente trovano applicazioni commerciali. (esempio macchinetta caffè)
 Innovazioni technology-pull: sono un tipo di innovazione che si verifica quando una specifica domanda o
esigenza del mercato spinge lo sviluppo o l'adozione di una nuova tecnologia. (esempio caso Geox,
Facebook)
 Innovazioni design-driven: hanno origine dall’esplorazione di trend e modelli socioculturali non espressi.
l’azienda sviluppa una nuova tecnologia che crea e risponde a un nuovo bisogno dal mercato esistente.
(esempio: la wii, Nintendo in un momento di crollo competitivo reinventa la console di giochi
trasformandola da strumento potentissimo per il divertimento solitario e statico in device per
l’allenamento e le attività di fitness per la famiglia e gruppi di amici, senza usare tecnologie
particolarmente nuove)
6. Output:
 Innovazione prestazionale: il prodotto offre funzionalità superiori oppure ha costi ridotti in termini reali.
(prestazioni superiori) (bici elettrica).
 Innovazione semantica: il prodotto ha funzioni e costi paragonabili a beni simili offerti dalla stessa
impresa e dai competitors, ma soddisfa in misura superiore una serie di esigenze immateriali. NO
vantaggi prestazioni, MA in termini di significato (aspetto socioculturale) (esempio: Nike Running Shoes e
l’esperienza associata dal consumatore alla corsa, con l’app, significato diverso, condividi tempo…) Lexus
(rumore portiera) Harley Davidson (rumore brevettato)

Le dimensioni descritte non sono indipendenti l’una dall’altra.

• Ciascun criterio è in stretta correlazione con gli altri: – Innovazioni architetturali sono di norma più radicali e
competence destroying; – Innovazioni modulari sono spesso incrementali e competence enhancing.

Aspetti temporali: TRAIETTORIE TECNOLOGICHE

La curva a S è un modello grafico utilizzato per rappresentare il processo di diffusione e adozione di una nuova
tecnologia o innovazione nel mercato. Questa curva è caratterizzata da tre fasi principali:

La curva inizia con una fase iniziale di


crescita lenta, in cui una nuova
tecnologia viene introdotta e inizia a
diffondersi nel mercato. In questa
fase iniziale, l'adozione della
tecnologia è spesso limitata e i
benefici non sono ancora
pienamente compresi o sfruttati.

Con il tempo, la curva inizia ad


accelerare verso l'alto. Questo
rappresenta un periodo in cui
sempre più persone o aziende
adottano la nuova tecnologia.
Alla fine, la curva si appiattisce.
Questo indica che l'adozione della
tecnologia ha raggiunto il suo
massimo potenziale e che la maggior
parte dei possibili utenti ha adottato
la tecnologia. In questa fase, il tasso
di crescita è molto basso o
addirittura inesistente.

La forma esatta della curva a S può variare in base a fattori interni ed esterni, come la strategia aziendale, il mercato e
i fattori concorrenziali. Alcune aziende possono accelerare o rallentare la curva a S in base alle loro decisioni
strategiche. Inoltre, le tecnologie possono essere sostituite da innovazioni successive, impedendo loro di raggiungere
il loro massimo potenziale.

-Performance/mercato iniziale minore – Focus su exploitation delle proprie tecnologie e competenze – Elevati
investimenti richiesti per fare decollare la nuova tecnologia

Il modello di Utterback e Abernathy

I cambiamenti tecnologici tendono a seguire un andamento ciclico:

1. Fase Fluida: Questa è la fase iniziale del ciclo e si caratterizza per una forte incertezza sia sulla tecnologia
stessa che sul suo mercato. In questa fase, ci sono spesso molte innovazioni radicali, ovvero idee o approcci
completamente nuovi. Le imprese iniziano a sperimentare diverse combinazioni di caratteristiche del
prodotto per vedere cosa funziona meglio e come rispondono i potenziali clienti. È una fase ad alto rischio,
poiché non è chiaro quale innovazione o approccio avrà successo.
2. Fase di Transizione: In questa fase, si verifica una convergenza verso un "dominant design" (design
dominante) che fissa i principi base della tecnologia. Questo design diventa uno standard o un modello di
riferimento accettato nell'industria. Il "dominant design" stabilisce le linee guida fondamentali per la
tecnologia, fornendo una base su cui costruire ulteriori sviluppi. La fase di transizione porta maggiore
stabilità e chiarezza nell'industria, poiché le imprese si allineano attorno al design dominante.
3. Fase Specifica: Nella fase specifica, le imprese si concentrano principalmente sulle innovazioni incrementali o
sul miglioramento dei processi, piuttosto che su cambiamenti radicali. L'attenzione si sposta dall'innovazione
fondamentale alla raffinazione e all'ottimizzazione delle tecnologie esistenti. In questa fase, l'industria cerca
di migliorare l'efficienza, la qualità e le prestazioni dei prodotti o dei servizi basati sulla tecnologia
consolidata.

Il modello di Anderson e Tushman

Ciascuna discontinuità tecnologica innesca

1. Fase fluida o Era di fermento:


– Introdotta da una discontinuità tecnologica
– Competizioni tra tecnologie alternative

2. Convergenza verso il nuovo dominant design diverso dalla discontinuità tecnologica iniziale

3. Era di innovazione incrementale: focus su innovazioni incrementali per aumentare l’efficienza e


conquistare fette di mercato.

Ecco il dettaglio della tassonomia di Rogers, che fornisce una suddivisione degli individui in cinque categorie principali
in base alla loro propensione a adottare nuove idee o innovazioni.

1. Innovatori (Innovatori)
- Gli innovatori sono coloro che adottano un'innovazione in una fase molto precoce o addirittura prima che
l'innovazione sia ampiamente disponibile sul mercato.
- Sono disposti a correre rischi, sperimentare nuove idee e tecnologie, e tendono ad essere fonti di
informazioni e influenze per gli altri.
- Costituiscono una piccola percentuale della popolazione, ma sono fondamentali nel processo di diffusione
delle innovazioni.
2. Adottanti precoci (Early Adopters):
- Gli adottanti precoci sono individui che seguono gli innovatori e adottano un'innovazione poco dopo che è
stata introdotta.
- Sono influenti nella loro comunità o settore e godono di una reputazione di leader di opinione.
- Sono in grado di percepire il valore dell'innovazione e di adottarla in modo strategico.
3. Maggioranza precoce (Early Majority):
- La maggioranza precoce rappresenta una porzione significativa della popolazione che adotta un'innovazione
dopo che gli innovatori e gli adottanti precoci l'hanno testata.
- Questi individui sono più cauti nell'adozione di nuove idee e tecnologie rispetto agli adottanti precoci ma
sono disposti a farlo se vedono prove tangibili dei benefici dell'innovazione.
4. Maggioranza tardiva (Late Majority):
- La maggioranza tardiva è composta da individui che adottano un'innovazione solo dopo che è diventata una
pratica comune o uno standard nell'industria o nella società.
- Sono spesso scettici riguardo alle nuove idee e preferiscono attendere che l'innovazione sia stata testata e
ampiamente accettata prima di adottarla.
5. Ritardatari (Laggards):
- I ritardatari sono gli ultimi a adottare un'innovazione e lo fanno solo quando non hanno altra scelta o
quando l'innovazione è diventata obsoleta.
- Sono spesso resistenti al cambiamento e possono essere molto tradizionalisti nel loro approccio.
CAPITOLO 2: LE FONTI DELL’INNOVAZIONE (ATTORI)
Gli attori coinvolti nel processo innovativo sono molteplici:
- Individui: che sono gli inventori, gli utilizzatori e gli imprenditori
- Imprese: start-up e incumbent (imprese già operanti).
- Laboratori di ricerca: università, enti di ricerca pubblici e private (non generano innovazione ma
conoscenza per innovazione)
- Altre istituzioni: incubatori, parchi scientifici, acceleratori—>offrono servizi di supporto agli altri attori

Ognuno di questi attori contribuisce in modo unico alla creazione di conoscenza alla base dell’innovazione
tecnologica e all’uso di risorse organizzative, fisiche, finanziarie, umane e tecnologiche per lo sfruttamento di tale
conoscenza. L’innovazione spesso scaturisce dal network delle diverse fonti di innovazione (esempio: Conoscenza
generata da università viene sfruttata dalle imprese, oppure alleanza strategica tra imprese…)

- INDIVIDUO COME FONTE DI INNOVAZIONE

l’individuo può usare la sua creatività per creare idee che possono trasformarsi in innovazioni nel futuro.
l’innovazione può nascere dall’esperienza dell’individuo: carriera lavorativa (stimola creatività tipo Google), hobby
(esempio: tavola skate), contesto famigliare e universitario (varie situazioni, contest università).

L’individuo può assumere diversi ruoli nel processo innovativo

- L’inventore esplora, identifica e crea nuove opportunità e idee mettendo in discussione le conoscenze
del loro campo (Edison)
- L’imprenditore assembla e organizza le risorse per trasformare le idee e le opportunità in servizi/prodotti
venduti sul mercato (Elon Musk, Steve Jobs)
- Gli utilizzatori posseggono una profonda conoscenza dei propri bisogni e un forte incentivo per
escogitare soluzioni in grado di soddisfarli (esempio il fondatore di Wikipedia, ha creato una piattaforma
che permette agli utenti di contribuire e condividere conoscenze in modo collaborativo. Questo è un
esempio di come gli utilizzatori possono sviluppare soluzioni innovative per soddisfare bisogni comuni)

In sintesi, la differenza principale sta nel punto di partenza dell'innovazione. Gli inventori iniziano spesso da zero,
cercando di creare qualcosa di completamente nuovo, mentre gli utilizzatori partono da ciò che esiste già e cercano
di adattarlo o migliorarlo per soddisfare meglio le loro esigenze.

Contesti per stimolare creatività e intraprendenza:

- Hackathon: eventi di durata limitata in cui gruppi di persone dalle competenze eterogenee lavorano in
piccoli team per risolvere in maniera creativa un problema (spesso scrivendo un software).
- Makerspaces & Fablabs: luoghi fisici che stimolano la collaborazione tra artigiani, artisti e imprenditori.
Sono spesso dotati di tecnologie come additive manufacturing.

Potenziali vantaggi Potenziali limiti


Creatività individuale e passione inventiva Mancanza di risorse per trasformare un’idea in
un’innovazione
Capacità di riconoscere e affrontare i propri bisogni Mancanza di asset complementari e canali distributivi
per lanciare un’innovazione sul mercato
Perseveranza nonostante errori e fallimenti Conoscenze o abilità troppo specifiche per sviluppare
l’innovazione
- IMPRESA COME FONTE DI INNOVAZIONE

Le imprese sono attori molto importanti nel processo di innovazione in quanto sono motivate a usare l’innovazione
per acquisire un vantaggio competitivo e sono in grado di disporre di risorse e organizzazione necessarie a
trasformare le idee in processi innovativi.

Tipologie di imprese:

- Imprese mature o incumbent: sono Imprese con un business consolidato che investono in ricerca e
sviluppo volta alla creazione di nuovi prodotti/servizi o nuovi processi produttivi.
- Start-up: Nuove imprese fondate allo scopo di sfruttare un’opportunità di mercato (servizio o processo)
- Spin-off: Start-up fondate allo scopo di sfruttare la conoscenza generata (e non sfruttata) da imprese
mature (corporate spin-offs) o laboratori di ricerca (university spin-offs).

Molto importante l’attività di ricerca e sviluppo in un’azienda —> parte di impresa che viene dedicata allo studio di
innovazione tecnologica da utilizzare per migliorare i propri prodotti, crearne di nuovi, o migliorare i processi di
produzione.

Potenziali vantaggi Potenziali limiti


Capitali da investire in ricerca e sviluppo Aziende riluttanti a investire in innovazioni radicali dai
ritorni incerti e lontani
Risorse e conoscenze (insieme lavoratori, ingegneri…) Miopia manageriale e scarsi investimenti in ricerca,
necessarie per produrre, distribuire, pubblicizzare quando le risorse scarseggiano… oppure moral hazard
innovazione se manager valutato sul fatturato

- UNIVERSITA’ COME FONTE DI INNOVAZIONE

Nella società attuale l’università ha un ruolo chiave nel promuovere i processi innovativi e l’imprenditorialità.
L’università genera e dissemina conoscenza utile ai processi innovativi del territorio in diversi modi.

 Prima missione (insegnamento): forma il capitale richiesto alle imprese per generare innovazione
 Seconda missione (ricerca): produce la conoscenza scientifica potenzialmente sfruttabile dall’impresa per
realizzare innovazione.
 Terza missione (imprenditorialità): assume un ruolo attivo nello sfruttamento della conoscenza generata
all’interno dei laboratori di ricerca (attività brevettuale, spin-off accademici, business plan competition,
uffici di trasferimento tecnologico)

Potenziali vantaggi Potenziali limiti


Stretto contatto con la ricerca scientifica - le scoperte Scarso contatto con il mercato
scientifiche possono portare a innovazioni radicali
Risorse pubbliche e private -network scientifico e Mancanza di risorse per identificare bisogni sul mercato
visibilità sul territorio

Terza missione:

L’ufficio di trasferimento tecnologico (UTT) o industrial liaison office (ILO) o technology transfer office (TTO) si occupa
della valorizzazione commerciale della conoscenza generate dalla ricerca universitaria e del suo trasferimento
nell’industria; in quanto:

 Generano risorse aggiuntive per la ricerca


 Sostegno alle politiche di brevettazione e licensing
 Supporto tecnico, amministrativo e commerciale agli spin-off
 Contatto con mondo delle imprese

In Italia, nel 96% dei casi un ufficio interno all’ateneo, tra il 2001 e il 2008 che la maggior parte delle università hanno
istituito uno specifico ufficio; quasi tutte le università e gli enti pubblici di ricerca dispongono di UTT.

UNIBG

Brevetti: l’università degli studi di Bergamo incentiva la tutela brevettuale dei risultati della ricerca trasferendo il
proprio potenziale e promuovendo l’innovazione nelle imprese. L’ufficio ricerca e trasferimento tecnologico svolge
un’attività di supporto nella gestione della procedura amministrativa per la richiesta di deposito brevetti e la
concessione di licenze.

Spin off: l’università degli studi di Bergamo sostiene la valorizzazione dei risultati della ricerca prodotta all’interno
delle proprie strutture anche attraverso la promozione di aziende spin off. L’azienda spin off ha come scopo
l’utilizzazione dei risultati della ricerca universitaria in campo imprenditoriale.

Start up: l’università degli studi di Bergamo, al fine di favorire la diffusione della cultura imprenditoriale votata
all’innovazione e all’occupazione giovanile della comunità studentesca e a completamento della propria missione
formativa e di ricerca, favorisce la nascita e la crescita di nuove imprese innovative partecipate da giovani talenti che
partecipano o hanno partecipato alla comunità universitaria.

La proprietà intellettuale (PI) costituisce uno strumento chiave per valorizzare i risultati della ricerca e trasferire la
conoscenza verso il mondo industriale. Scouting e identificazione delle invenzioni prodotte dall’ateneo Domanda di
brevetto dove l’invenzione soddisfa i presupposti per la brevettabilità, presenta condizioni di un possibile
sfruttamento commerciale e industriale e vi è disponibile un budget per le spese legate alla brevettazione. Alla
domanda può seguire, dopo un certo periodo di tempo, l’effettiva concessione del brevetto.

Per valorizzare la PI si può ricorrere a licenze o opzioni:

 Licenza: concessione da parte del licenziante (università) ad un terzo soggetto (detto licenziatario) il diritto di
utilizzare un’invenzione brevettata in un ben determinato campo di applicazione e territorio

 Opzione: accordo con cui un licenziante concede ad un licenziatario potenziale un periodo di tempo durante il
quale quest’ultimo può valutare la tecnologia e negoziare i termini dell’accordo di licenza

 Spesso sono gli stessi spin-off universitari ad essere licenziatari

GLI SPIN-OFF ACCADEMICI

Gli spin-off accademici o universitari, sono imprese costituite da staff accademico impiegato nei laboratori
universitari e/o basate su PI dell’università e/o al cui capitale sociale partecipa l’università. Accanto agli spin-off
accademici beneficiano indirettamente della conoscenza generata dalle università le imprese fondate da laureati o
studenti grazie alle competenze acquisite durante gli studi:

 Crescenti misure per sostenere l’imprenditoria degli studenti con assunto che possano avere grandi effetti sulle
competenze e il comportamento dei futuri imprenditori.

 Contesti di supporto ad hoc per l’avvio di impresa

 Educazione imprenditoriale

L’università opera insieme ad altri enti per supportare l’imprenditorialità di matrice accademica e la
commercializzazione della ricerca:

 Parchi scientifici: area che raggruppa e organizza diversi enti impegnati nel trasferimento tecnologico.

 Incubatori d’impresa: spazi che ospitano start-up offrendo una serie di servizi (dallo spazio fisico a contatti con
investitori e imprese)

 Acceleratori d’impresa: programmi della durata limitata di servizi professionali di consulenza rivolto a start-up
 Business plan competitions: gara tra idee/progetti di impresa

CAPITOLO 3: LE FONTI DI INNOVAZIONE: OPEN INNOVATION


Gli attori coinvolti nel processo innovativo non operano in solitaria.
Per descrivere lo scambio di conoscenza ai fin innovativi si ricorre al
paradigma dell’open Innovation.
L’open Innovation è l’acquisizione e la cessione di conoscenza per creare
innovazione all’interno e all’esterno dei confini di organizzazione. Ci
sono flussi di conoscenza dall’esterno all’interno e viceversa.

Flussi in uscita: per esempio se ci sono nuove tecnologie fatte da


un’impresa, questa, può concedere il brevetto a un’altra impresa
esterna oppure creare degli spin-off ovvero delle imprese secondarie
che hanno accesso alla conoscenza dell’impresa madre.

Closed innovation: Il modello di closed innovation nasce agli inizi del XX secolo e si afferma dopo la fine della 2 guerra
mondiale. Al tempo i problemi di ogni azienda non riguardava certo l’innovazione, ma piuttosto, le sfide di ogni
giorno riguardavano: economia di scala e coordinamento ed organizzazione di un grande numero di persone.

Assunzioni modello closed innovation Limiti modello closed innovation


Commercializzare un’innovazione richiede Spreco di risorse e rischi elevati (progetti non conclusi e
internalizzare accantonati)
Lo sviluppo interno accelera innovazione e assicurerà Il time to market è decisamente lungo, alti costi fissi
anche la vittoria dell’azienda nel mercato competitivo
Capeggiare gli investimenti in R&S di un’industria porta Sindrome del “non inventato qui” (i dipendenti che
a generare migliori e più idee che successivamente lavorano in un’impresa sono restii a utilizzare
possono trasformarsi in fattori strategici per la conoscenza che deriva dall’esterno)
supremazia del mercato
Una gestione restrittiva della proprietà intellettuale Talento e creatività limitati
evita che altre aziende facciano profitto con le idee e le
tecnologie generate dall’azienda

Open innovation: Il termine nasce nel 2003 dal prof. Chesbrough; che scrisse un libro intitolato così, facendo partire
l’interesse allo studio di questa novità. Chesbrough realizzò che la conoscenza non sempre viene commercializzata
dall’attore che l’ha generata. La comunità scientifica era inizialmente un po’ restia ad accettare questa nuova
concezione, ma dopo che il libro ebbe un grande successo; si cominciò a studiare il fenomeno. L’innovazione aperta,
secondo la definizione, descrive i processi di acquisizione e cessione delle conoscenze da parte dell’impresa da
gestire internamente e/o esternamente. Le idee provengono dalle collaborazioni tra università e impresa.

Permette di aggirare gli svantaggi incontrati da ciascuna fonte d’innovazione:

 Le start-up possono avere accesso alle risorse complementari degli incumbent


 Gli incumbent possono beneficiare della flessibilità delle start-up
 Le imprese beneficiano della ricerca di base delle università
 Le università hanno accesso alle competenze di mercato delle imprese

La fusione tra settori e nuovi modelli integrati di business richiedono competenze sempre più variegate e
specializzate difficilmente possedute da un singolo attore, specialmente nei settori high-tech. (I confini tra i diversi
settori diventano sempre più sfumati).

Nuove tecnologie facilitano la diffusione e lo scambio della conoscenza non tacita anche senza prossimità fisica.
(facilità con cui si scambiano conoscenze; videochiamate)
Per esempio, nell’ambito automobilistico, l’inserimento di software, fa sì che case automobilistiche collaborino con
aziende tecnologiche; oppure l’intelligenza artificiale all’interno degli ospedali, genera una collaborazione tra settore
ospedaliero e settore tecnologico; oppure la collaborazione tra imprese manifatturiere e imprese high-tech; molto
importante anche la collaborazione tra imprese farmacologiche (trasformazione di molecole in farmaci
commercializzabili) e start-up biotech (generazione di molecole), come è stato per il vaccino commercializzato da
Pfizer.

I flussi di conoscenza possono avere diverse direzioni:

 La conoscenza generata all’interno viene ceduta all’esterno (outbound open innovation)


 La conoscenza generata all’esterno può essere acquisita per essere utilizzata internamente (inbound open
innovation)

Lo scambio di conoscenze avviene tra diversi tipi di attori (tra centri di ricerca e imprese, tra imprese, tra imprese e
individui) e per diversi scopi:

 alleanze commerciali per portare innovazione sul mercato


 alleanze tecnologiche per acquisire la conoscenza tecnico-scientifica necessaria allo sviluppo
dell’innovazione
 alleanze di tipo explorative per esplorare nuove aree di conoscenza
 alleanze di tipo exploitative per sfruttare le conoscenze possedute

Esempi di open innovation:

Le imprese possono stabilire forme di collaborazione con:

 Clienti: accesso a conoscenze di tipo commerciale


 Fornitori: accesso a conoscenze di tipo industriale
 Laboratori di ricerca e università locali: accesso a conoscenze di tipo scientifico
 Produttori di beni complementari o concorrenti: scambio di conoscenze per servire meglio i rispettivi mercati
Le fonti di innovazione interne ed esterna sono tra loro complementari: affinché un’impresa sia nelle condizioni
giuste per usufruire delle conoscenze esterne, deve avere già una buona base di competenze che le permettono di
sfruttare commercialmente una conoscenza che deriva dall’esterno. (Pfizer senza una buona base non avrebbe
potuto commercializzare la conoscenza di biotech). Le imprese che svolgono ricerca e sviluppo interna fanno al
contempo molto ricorso alle reti di collaborazione esterna.

Forme di open innovation nelle imprese e i livelli di integrazione associati:

 Acquisizione o fusione: Questa è la forma più estrema di open innovation, in cui un'impresa esterna viene
praticamente inglobata dall'azienda, con un alto grado di integrazione sia in termini di quote che di
governance.
 Joint venture: Le aziende collaborano in un'entità separata per perseguire un obiettivo comune, senza
fondersi completamente.
 Attività di corporate venturing: Le imprese investono in startup o iniziative esterne per accedere a nuove idee
e tecnologie.
 Ricerca e sviluppo collaborativa: Coinvolge una collaborazione tra due parti in cui entrambe assumono
impegni per sviluppare un'innovazione congiunta.
 Outsourcing di ricerca e sviluppo: Le aziende affidano a terzi il compito di condurre attività di ricerca e
sviluppo per loro conto.
 Accordi di ricerca: Le imprese possono acquisire licenze per utilizzare brevetti o conoscenze di terze parti.

I vantaggi di acquisire licenze includono maggiore flessibilità, mentre l'acquisizione di un'impresa esterna offre
esclusività e controllo totale. Tuttavia, livelli più elevati di integrazione comportano una riduzione delle asimmetrie
informative e dei rischi di azzardo morale, ma possono compromettere la flessibilità e aumentare i rischi.

Vantaggi open innovation Svantaggi open innovation


Cessione: Le aziende possono monetizzare la ricerca e Cessione dell'innovazione: Questa forma può
lo sviluppo cedendo licenze di brevetti, accelerando la comportare la perdita di opportunità per generare
diffusione dell'innovazione senza subire i costi di valore e la perdita di controllo sull'invenzione
commercializzazione
Acquisto dell'innovazione: Questo approccio riduce i Acquisto dell'innovazione: Possono sorgere difficoltà
costi di ricerca e accelera i tempi di sviluppo, nella comprensione e nell'integrazione delle
consentendo l'accesso a nuove conoscenze. conoscenze senza una solida base tecnologica, insieme
a costi e rischi nella ricerca e valutazione dei partner e
nella gestione delle collaborazioni. Inoltre, può
verificarsi la "sindrome del non inventato qui," che può
ostacolare l'accettazione delle idee esterne.

Le imprese sfruttano diversi meccanismi per promuovere l'innovazione attraverso la partecipazione individuale.
Questi meccanismi includono:

 Piattaforme di crowdsourcing e hackathon: Queste piattaforme coinvolgono inventori e individui interessati


nell'ideazione e nella soluzione di problemi innovativi. Questo approccio permette di attingere a una vasta
gamma di idee e talenti.
 Business plan competition e acceleratori: Le competizioni di piani aziendali e gli acceleratori coinvolgono
imprenditori e startup, offrendo loro supporto, risorse e mentorship per sviluppare nuove idee e trasformarle
in imprese di successo.
 Personalizzazione del prodotto attraverso la partecipazione degli utenti: Alcune piattaforme coinvolgono gli
utenti nella personalizzazione del prodotto finale, consentendo loro di contribuire alle decisioni sulla
progettazione e le funzionalità del prodotto.

Inoltre, le imprese promuovono l'innovazione attraverso il contatto diretto con vari attori, tra cui ricercatori,
università, clienti, fornitori e concorrenti.
Infine, la collaborazione tra imprese all'interno di cluster tecnologici, reti di imprese connesse tra loro, offre un
ambiente in cui le aziende possono competere e cooperare allo stesso tempo, stimolando ulteriormente i processi di
innovazione.

Esempi: La silicon Valley per le produzioni altamente tecnologiche; Oxford per la biotecnologia; Wall Street per i
servizi finanziari. Sono quindi aree che hanno una precisa vocazione produttiva. In Italia ci sono un gran numero di
distretti industriali, soprattutto in settori tradizionali (abbigliamento, arredamento, alimentare). L’innovazione nelle
piccole e medie imprese è spesso un processo poco formalizzato che avviene mediante lo scambio di conoscenze tra
partner

CAPITOLO 4: INDICATORI DELL’INNOVAZIONE


Misurare l'innovazione è fondamentale, e ci sono diversi indicatori che possono essere utilizzati. Tuttavia, i risultati
delle misure possono variare notevolmente da paese a paese. In Italia, ad esempio, la spesa in innovazione è
significativamente inferiore a quella della Germania. L'Indice di Innovatività mette in luce queste differenze,
evidenziando le sfide del sistema italiano. La misurazione dell'innovazione è una sfida importante, poiché gli
indicatori hanno vantaggi e limiti.

L'importanza della misurazione dell'innovazione è evidente a diversi livelli:

1. Livello aziendale: Per le imprese, la misurazione dell'innovazione è una decisione manageriale. Aiuta a
valutare l'efficacia del reparto di ricerca e sviluppo, consentendo di progettare incentivi appropriati e di
comunicare i risultati internamente ed esternamente.
2. Livello regionale e settoriale: Per i policy maker e i decisori a livello industriale, la misurazione
dell'innovazione è utile per comprendere la direzione in cui si sta muovendo un settore. Può anche
influenzare la creazione di politiche di supporto alle imprese e alle start-up.

Chi è interessato alla misurazione dell'innovazione:

 Imprese: Per valutare aree di investimento, incentivi e posizionamento sul mercato.


 Investitori: Per decidere in quali imprese investire e per pianificare strategie di investimento.
 Policymaker: Per assegnare incentivi e valutare l'andamento dei settori strategici.

Tuttavia, misurare l'innovazione è difficile poiché il suo output primario è la conoscenza, che è difficile da
rappresentare materialmente. Gli indicatori possono basarsi su risultati finanziari, ma trascurano la conoscenza
implicita nell'innovazione stessa.

Per affrontare questa sfida, è necessario utilizzare un framework che illustri il fenomeno, specificando gli input e gli
output. Sono quindi identificate tre classi di indicatori:

1. Indicatori di input: Misurano le risorse e gli sforzi investiti nell'innovazione.


2. Indicatori di output: Valutano i risultati tangibili dell'innovazione, come fatturato o generazione di utilità.
3. Indicatori di produttività: Esaminano il rapporto tra input e output, valutando l'efficienza dell'innovazione.
In sintesi, misurare l'innovazione è cruciale per comprendere il progresso e il rendimento dell'innovazione, ma
richiede l'uso di indicatori adeguati a catturare la complessità del processo innovativo.

INDICATORI DI INPUT:

 Spesa in innovazione
- Misura l'intensità degli investimenti in innovazione.
- Include i salari del personale R&S, gli investimenti, l'outsourcing di R&S.
- Classificazione per tipo di attività, tipologia di spesa e fonte di ricerca.
- Può variare a livello aziendale (mediato sul fatturato) o a livello di sistema economico (mediato sul PIL).
 Capitale umano
- Rappresenta lo "stock" di conoscenza detenuto dalle persone all'interno dell'azienda.
- Include il numero di addetti coinvolti in R&S, i loro stipendi e la percentuale di laureati o dottorati nella forza
lavoro.
- A livello di paese, considera la quota di laureati, dottorati e la spesa educativa mediata sul PIL.
- Include anche le spese non contabilizzate come R&S ma come formazione di capitale, se contribuiscono in
modo significativo.
 Altri indicatori
- Evoluzione degli approcci per misurare gli input, non solo quantitativamente ma anche qualitativamente.
- Misurano il livello di competenze e gli investimenti correlati, come spesa in formazione, anni di esperienza,
competenze eccellenti, stipendi medi.
- Per le imprese, si possono considerare misure contabili ed economico-strategiche come investimenti in
asset, acquisizioni di tecnologie, spese per marketing e cooperazione per l'innovazione.

Questi indicatori aiutano a valutare gli investimenti in innovazione, la qualità del capitale umano e gli sforzi profusi
nell'attività innovativa, consentendo una misurazione più completa e informativa dell'innovazione.

INDICATORI DI OUTPUT:

Tipi:

1. Output finali: Misurano le innovazioni vere e proprie, ovvero quelle commercializzate, come nuovi prodotti o
servizi.
2. Output intermedi: Misurano lo stock di conoscenza che potenzialmente può generare innovazione. Possono
essere considerati input in base al livello di analisi e alla fase del processo innovativo.

Indicatori di Output Intermedi:

- Brevetti: Certificano invenzioni e innovazioni, e brevetti altamente citati sono indicatori rilevanti per
futuri sforzi innovativi.
- Altre forme di proprietà intellettuale: Come marchi e copyright, che certificano risultati di attività creative
quando i brevetti non sono applicabili.
- Capitale umano: Rappresenta la conoscenza posseduta dalle persone, dall'output del sistema educativo
all'input per la ricerca in aziende e laboratori.
- Indicatori scientifici: Misurano la capacità di un'azienda di generare conoscenza scientifica, inclusi il
numero di pubblicazioni scientifiche e il numero di citazioni ricevute da tali pubblicazioni.

Indicatori di Output Finali:

 A livello aziendale: Quota del fatturato generata dalle innovazioni, numero di innovazioni introdotte.
 A livello di sistema: Quota di imprese che hanno introdotto innovazioni, valore delle esportazioni di
imprese ad alta tecnologia, valore aggiunto di imprese ad alta tecnologia o KIBS (servizi commerciali ad
alta intensità di conoscenza).
 Survey: Utilizzati per ottenere indicatori di output finali, come il Community Innovation Survey che
raccoglie informazioni a livello europeo sulle strategie e attività innovative delle imprese.

Limiti degli Indicatori di Output:

- Non tutti i processi innovativi producono risultati immediati e tangibili.

- Non tutte le innovazioni sono associate a output documentabili o commercializzabili.

- Limiti dei brevetti come indicatore di output, inclusi la non brevettabilità di tutte le innovazioni, la diversità
nella qualità e il tipo di innovazione descritta, e polarizzazioni geografiche, settoriali e dimensionali che
influenzano l'indicatore.

In sintesi, gli indicatori di output misurano i risultati dell'attività innovativa, ma devono affrontare le sfide legate alla
natura delle innovazioni e alle diverse polarizzazioni che possono influenzare i risultati.

La produttività delle attività innovative misura l’efficienza con cui un’organizzazione è in grado di convertire gli input
in output innovativi. Per identificare quanti degli input si traducano effettivamente in output si utilizzano misure di
produttività o efficienza degli sforzi innovativi. Misura ottenuta come rapporto di indicatore di output e
corrispondente indicatore di input. (brevetti/ spesa in R&S; brevetti/addetti a R&S). La misura è soggetta al bias
legato alla parzialità delle misure di output e di input. Non esistono indicatori che riassumono tutta l’innovazione
prodotta o tutti gli investimenti in innovazione
SECONDA PARTE

CAPITOLO 5: INTRODUZIONE ALL’ECONOMIA DELL’INNOVAZIONE

- Definizione: L'economia dell'innovazione è una branca dell'economia che studia la natura, le caratteristiche, i
determinanti e le conseguenze dell'innovazione e della sua diffusione nel sistema economico. Esamina anche i
soggetti coinvolti nell'attività innovativa e i processi di generazione e trasformazione della conoscenza.

- Natura, caratteristiche, determinanti e conseguenze dell’innovazione e della sua diffusione nel sistema
economico —> per esempio quali sono le forme che assume l’innovazione, quali sono gli incentivi a
innovare e le risorse necessarie, qual è l’impatto dell’innovazione sulla crescita economica e
occupazionale.
- I soggetti economici, le organizzazioni e le istituzioni coinvolte nell’attività innovativa —> per esempio
quali sono le fonti dell’innovazione, quali sono i loro scopi e le loro risorse
- I processi di generazione e trasformazione di conoscenze alla base dell’innovazione, considerando gli
aspetti cognitivi, comportamentali e istituzionali degli attori coinvolti —> per esempio la personalità, il
capitale umano e le dimensioni cognitive caratteristiche dell’imprenditore e dell’inventore, la strategia di
un’impresa, le routine e la cultura organizzativa

L'innovazione ha un forte legame con altre branche dell'economia. È pervasiva in diverse aree:

- Economia industriale: importante ricaduta nello studio della relazione endogena tra struttura del settore
e attività innovativa.
- Economia internazionale: un aspetto caratterizzante dell’innovazione riguarda flussi di conoscenza tra
paese ad alta tecnologia; quindi, esiste una relazione biunivoca tra innovazione e globalizzazione.
- Economia del lavoro: effetto dell’innovazione sull’occupazione, effetto del capitale umano e della
mobilità dei lavoratori su innovazione.
- Organizzazione e strategia aziendale: effetto dell’innovazione sull’occupazione, effetto del capitale
umano e della mobilità dei lavoratori su innovazione.

L'Innovazione nel Pensiero Economico PRE SCHUMPETER

Ispirati dai cambiamenti causati dalla I e dalla II rivoluzione industriale diversi economisti del XVIII e XIX secolo hanno
osservato che il progresso tecnologico ha un ruolo nell’analisi economica riconoscendone alcuni effetti e, in misura
minore, le cause.

Il primo a parlare di innovazione fu Adam Smith. Egli è il padre del liberismo economico che nel ‘700 emerse nella
prima rivoluzione industriale, dove l’industrializzazione cambiò profondamente i processi produttivi e la produttività
di lavoro (quanto output di produce con un’unità di input). Le macchine permisero un aumento esponenziale della
produttività del lavoro. Iniziò a considerare l’importanza del processo tecnologico per effetto della produttività sul
lavoro —> secondo le sue assunzioni il progresso tecnologico viene incorporato nei beni capitali aumentando la
produttività del lavoro.

Successivamente David Ricardo si concentrò, invece, sugli effetti del progresso tecnologico sull’occupazione,
sviluppando la teoria della “compensazione” —> quella teoria secondo cui la distruzione dei posti di lavoro dovuti
alle macchine che rimpiazzano l’uomo, in realtà viene compensata da altri effetti: aumento della domanda perché si
genera più ricchezza, lavoro per generare nuove macchine.
Infine Karl Marx, nella seconda rivoluzione industriale, osservando altre innovazioni tecnologiche (avvento della
chimica, del petrolio, dell’elettricità ecc.) riconobbe il ruolo chiave della tecnologia nell’età moderna; nello specifico si
concentrò sugli incentivi del sistema capitalistico al cambiamento tecnologico e sull’innovazione come processo
sociale e non solo individuale: importante è la collaborazione tra i diversi attori e le dinamiche di mercato per
rendere possibile l’innovazione.

Il profeta dell’innovazione: Schumpeter

Nella prima metà del ‘900 è stato il primo a discutere ed esaminare in modo ampio, sistematico e approfondito il
ruolo delle innovazioni nelle moderne economie industriali:

- Fornendo contributi rilevanti riguardanti l’innovazione e il mutamento tecnologico


- Ponendo le basi della letteratura economica in materia di innovazione.

Se prima all’innovazione veniva dato un ruolo un po’ marginale, come qualcosa che viene implementato nei beni
capitali per aumentare la produttività ma senza dare un ruolo chiave per cambiare il sistema economico, con
Schumpeter le cose effettivamente cambiarono. Innovatore nella teoria dell’innovazione Critiche alle principali
assunzioni del pensiero neoclassico:

- La competizione due prezzi e quantità come unica fonte di competizione: in realtà la competizione può anche non
essere così —> nuovi modi di competizione (ad esempio per il pizzaiolo l’introduzione di un nuovo metodo per la
distribuzione della pizza, oppure l’introduzione di pizze particolari). In realtà la competizione non si basa solo su
prezzi e quantità, come abbiamo visto in economia dove si trovano le curve di domanda/offerta. In realtà ci sono
nuovi prodotti e nuovi servizi che costituiscono leve importanti nell’ottenere un vantaggio competitivo.

- Le condizioni in cui avviene competizione sono statiche, quindi abbiamo in qualche modo prodotti e servizi fissi e
attraverso la domanda e l’offerta viene individuato un equilibrio statico. Mentre in realtà con l’introduzione di nuovi
prodotti e servizi c’è questa funzione creativa - L’innovazione e il suo effetto sulle “regole del gioco” viene relegata ad
un ruolo marginale ma un ruolo ponderante —> lui critica il fatto che secondo gli economisti classici c’è solamente
una competizione legata ai prezzi e alle quantità, quindi l’innovazione agisce solamente cambiando la possibilità di
produrre di più a prezzi inferiori. Quindi in questo caso la competizione è statica. Quindi l’innovazione è qualcosa che
distrugge completamente le dinamiche della competizione. Finalità del pensiero di schumpeter La finalità ultime
della sua opera è spiegare le dinamiche industriali del sistema capitalistico. Egli considera l’innovazione come
determinante principale del mutamento industriale. Il suo pensiero affronta l’innovazione per rispondere alla
domanda fondamentale: COME FA IL SISTEMA ECONOMICO A CREARE DALL’INTERNO (endogeneamente) LE FORE
CHE LO TRASFORMANO INCESSANTEMENTE?

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