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1. Si enuncino i principali principi di redazione del bilancio soffermandosi sul principio di competenza.

[L’art 2423 bis del Codice civile stabilisce i principi redazionali del bilancio, cioè le linee guida da
osservare nel processo di redazione del bilancio, allo scopo di raggiungere gli attributi cardine che
costituiscono la clausola generale di quest’ultimo cioè, la rappresentazione chiara, veritiera e corretta.
Il Codice civile ne individua diversi: il principio di prudenza, il principio continuità della gestione, il
principio della prevalenza della sostanza sulla forma, il principio di competenza economica, il principio
della valutazione separata delle voci, il principio della continuità di applicazione dei criteri di
valutazione.]
Tra questi principi, al punto 3 dell’art. 2423 bis c.c., è enunciato il principio della competenza economica
secondo il quale per determinare il risultato economico d’esercizio “si deve tener conto dei proventi e
degli oneri di competenza dell'esercizio, indipendentemente dalla data dell'incasso o del pagamento”.
Avremo infatti che i ricavi sono considerati di competenza di uno specifico esercizio quando,
nell’esercizio stesso, si verifica il passaggio di proprietà della merce oggetto della vendita o la
prestazione del servizio, i costi invece quando, nell’esercizio stesso, si riferisce ad una condizione
produttiva che ha dato origine ai ricavi di vendita o a rimanenze finali di esercizio.

2. Si enuncino i principali principi di redazione del bilancio soffermandosi sul principio di prudenza.
[…] Tra questi principi, al punto 2 dell’art. 2423 bis c.c., è indicato come “la valutazione delle voci deve
essere fatta secondo prudenza…”, dunque uno dei principi cardine è appunto quello della prudenza,
secondo il quale nelle stime di fine esercizio occorre essere prudenti, ciò significa, non iscrivere in
bilancio gli utili non ancora realizzati, se non nei casi previsti in modo esplicito ed iscrivere in bilancio le
perdite e i rischi anche se solo presunti, purché la presunzione sia fondata.
Questo principio mira ad evitare il fenomeno dell’annacquamento di capitale, che si produce quando le
attività sono sovrastimate e le passività sottostimane.

3. Si parli delle clausole generali alla base della redazione del bilancio. (Veritiera e corretta)

L’art. 2423 c.c. sancisce che “il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo
veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico
dell’esercizio”.
La clausola generale consiste in tre attributi che il bilancio deve possedere:
- Chiarezza,
- Veridicità;
- Correttezza.
La chiarezza riguarda le modalità di esposizione delle informazioni contenute nel bilancio, quest’ultime
devono consentire la comprensione del documento contabile non solo a coloro i quali lo hanno
compilato, ma alla generalità dei destinatari che si trovano al di fuori dell’imprese di media cultura
contabile. L’informazione fornita ai destinatari deve essere completa e trasparente.
La veridicità fa riferimento alla necessaria corrispondenza tra la realtà dei fatti aziendali e la
rappresentazione degli stessi in bilancio, si parla di veridicità oggettiva. Però, molti valori sintetizzati in
bilancio sono stimati, l’attributo della veridicità va allargato al concetto di veridicità relativa, fa
riferimento alla credibilità dei valori soggettivi e quindi alla razionalità e alla coerenza del processo
estimato da cui derivano tali valori.

La correttezza è l’attributo che fa riferimento da un lato, all’aspetto tecnico, cioè, riguarda il rispetto
delle regole strettamente contabili e dall’altro, va inteso come imprescindibile attributo morale di coloro
che redigono il bilancio che devono rispettare il loro dovere di informazione con un atteggiamento
onesto e imparziale.

4. Dove si iscrivono le rimanenze nel bilancio? Da cosa sono costituite? Qual è il criterio di valutazione?

Le rimanenze sono beni che l’impesa acquista e che alla data di chiusura dell’esercizio sono ancora in
attesa di destinazione finale. Le principali tipologie di rimanenze di magazzino disciplinate sono:
❑ le materie prime, ivi compresi i beni acquistati soggetti ad ulteriori processi di trasformazione (cd.
semilavorati di acquisto);
❑ le materie sussidiarie e di consumo (costituite da materiali usati indirettamente nella produzione);
❑ i prodotti in corso di lavorazione (materiali, parti e assiemi in fase di avanzamento);
❑ i semilavorati (parti finite di produzione interna destinate ad essere utilizzate in un successivo
processo produttivo);
❑ le merci (beni acquistati per la rivendita senza subire rilevanti trasformazioni);
❑ i prodotti finiti (prodotti di propria fabbricazione).

L’articolo 2424 c.c. prevede che le rimanenze siano iscritte nello stato patrimoniale, nella macroclasse C
(attivo circolante). Secondo l’art. 2425 c.c. la variazione delle rimanenze di semilavorati, prodotti in
corso di lavorazione, prodotti in corso di ordinazione e prodotti finito vengono iscritte nel conto
economico nella macroclasse A (valore della produzione) mentre nella macroclasse B (costi della
produzione) si iscrive la variazione delle rimanenze di materie prime.
L’articolo 2426, comma 1, numero 9, del Codice civile prevede che “le rimanenze …. sono iscritte al
costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione
desumibile dall’andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei
successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione non possono essere computati
nel costo di produzione”.

5. Quali sono le fonti normative alla base del bilancio? (Cc, normativa fiscale) Qual è il ruolo dei principi
contabili? (Nazionale, internazionale, OIC)

Il bilancio in Italia è regolamentato da diverse fonti normative, e il quadro normativo si compone


principalmente di leggi e principi contabili.
1. Codice Civile (CC): Il Codice Civile italiano è una delle principali fonti normative che disciplina la
redazione e la presentazione del bilancio delle società. I principi fondamentali per la stesura del
bilancio sono contenuti principalmente nel Titolo V del Libro V del Codice Civile.
2. Normativa Fiscale: La normativa fiscale, composta da leggi, decreti e circolari emanate dall'Agenzia
delle Entrate e dall'Agenzia delle Dogane, influisce sulle modalità di presentazione e dichiarazione
dei redditi delle imprese.
3. Principi Contabili Nazionali: In Italia, i principi contabili nazionali sono definiti dall'Organismo
Italiano di Contabilità (OIC). L'OIC emana principi contabili che le imprese devono seguire nella
redazione del bilancio. Tali principi sono volti a garantire la corretta rappresentazione della
situazione patrimoniale, finanziaria ed economica delle aziende.
4. Principi Contabili Internazionali (IFRS): Le imprese quotate in borsa o che scelgono volontariamente
di adottare gli Standard Internazionali di Rendicontazione Finanziaria (IFRS) devono conformarsi a
questi principi contabili internazionali. Gli IFRS sono emessi dall'International Accounting Standards
Board (IASB) e mirano a creare una convergenza nelle pratiche contabili a livello globale.

6. Quali sono le Poste del patrimonio netto?


Il patrimonio netto di un'azienda rappresenta la differenza tra i suoi attivi e i suoi passivi. Le voci che
compongono il patrimonio netto sono definite dal principio contabile italiano e internazionale. Tuttavia,
è importante notare che le specifiche possono variare a seconda delle normative contabili adottate
dall'azienda (ad esempio, le normative italiane o gli standard internazionali IFRS).
In generale, le principali voci che compongono il patrimonio netto includono:
• Capitale Sociale: Rappresenta la somma dei valori nominativi delle azioni emesse dall'azienda.
• Riserve: Le riserve includono diverse voci, come la riserva legale (obbligatoria per legge in Italia),
riserve statutarie, riserve per rivalutazione, riserve per azioni proprie, e altre riserve accumulate nel
corso del tempo.
• Utili (o Perdite) Retenuti: Questa voce riflette gli utili o le perdite accumulati dalla società nel corso
degli anni, che non sono stati distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi.
• Altre Componenti di Patrimonio Netto (OCI): Questa categoria può includere varie voci che
rappresentano gli elementi che possono essere inclusi nel patrimonio netto, ma che non vengono
trasferiti nel conto economico fino a quando non si verifica una determinata condizione. Questi
potrebbero includere, ad esempio, utili o perdite attuariali su benefici dei dipendenti, differenze di
cambio e altri elementi.
• Azione Propria: Rappresenta la quota del patrimonio netto relativa alle azioni proprie detenute
dall'azienda.

7. Le tipologie di riserve del netto. (Riserve di capitale e di utile)


Le riserve del patrimonio netto rappresentano le diverse componenti del finanziamento proprio di
un'azienda, e sono suddivise principalmente in due categorie: riserve di capitale e riserve di utile.
➢ Riserve di Capitale:
• Capitale Sociale: Rappresenta la somma del valore nominale delle azioni emesse dalla
società. È considerato un elemento di riserva di capitale in quanto costituisce il contributo
iniziale degli azionisti.
• Riserva Legale: In Italia, le società per azioni (S.p.A.) e le società a responsabilità limitata
(S.r.l.) sono tenute per legge a destinare una parte dei loro profitti annuali alla riserva legale,
fino a che questa non raggiunge un certo ammontare determinato dalla normativa.
➢ Riserve di Utile:
• Utili (o Perdite) Retenuti: Rappresenta gli utili accumulati dall'azienda nel corso degli anni
che non sono stati distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi. Gli utili trattenuti
vengono reinvestiti nell'azienda o utilizzati per coprire eventuali perdite future.
• Riserve Statutarie: Alcune aziende possono istituire riserve statutarie in conformità con i
propri statuti aziendali. Queste riserve possono essere create per scopi specifici, come la
copertura di perdite o il finanziamento di progetti particolari.
• Riserve per Azioni Proprie: Se un'azienda acquista le sue azioni proprie sul mercato, può
creare una riserva per azioni proprie. Questa riserva registra l'ammontare utilizzato per
l'acquisto delle azioni e può essere utilizzata in futuro per operazioni come la distribuzione di
dividendi o la riduzione di capitale.
• Altre Componenti di Patrimonio Netto (OCI): Le riserve possono includere elementi che non
sono ancora stati trasferiti al conto economico, come utili o perdite attuariali su benefici dei
dipendenti, differenze di cambio e altri elementi che vengono temporaneamente mantenuti
in una categoria chiamata "Altre Componenti di Patrimonio Netto" (Other Comprehensive
Income - OCI).

8. La valutazione dei crediti iscritti nelle immobilizzazioni e nell’attivo circolante.


ll punto 1 dell’art. 2426 stabilisce la valutazione delle immobilizzazioni: “le immobilizzazioni si valutano la
costo di acquisto (il costo a cui acquistiamo un’immobilizzazione) o di produzione”. È necessario precisare
però che per costo di acquisto non si intende solo il costo di fattura, ma anche gli oneri accessori (es. spese
di trasporto).
L’immobilizzazione entra a far parte dei beni strumentali dell’azienda attraverso due modalità:
- Con l’acquisto del bene che sarà correlato di fattura;
- Mediante costruzione interna (costruzione in economia).
Nel primo caso riporto il costo di acquisto e nel secondo caso il costo di produzione per la realizzazione
interna. Quindi la scelta del criterio da adoperare dipende da COME è entrata l’immobilizzazione.

Secondo quanto stabilito dal Codice civile, il costo di produzione comprende sia i costi diretti, come ad
esempio quelli legati alla manodopera diretta, sia i costi indiretti, tra cui rientrano canoni dei locali e
ammortamenti degli impianti di produzione.

Un aspetto importante è la possibilità di imputare al costo di produzione anche i costi relativi al


finanziamento ottenuto. In pratica, se si è ottenuto un finanziamento per la costruzione di un impianto, gli
interessi passivi connessi a tale finanziamento possono essere considerati parte integrante del costo di
produzione, come previsto dal Codice civile. Vengono esclusi i costi di distribuzione.

Importante è anche l'ammortamento nelle valutazioni delle immobilizzazioni, con particolare attenzione
alla necessità di considerare la residua possibilità di utilizzazione. L'ammortamento, che rappresenta la
distribuzione sistematica di un costo lungo un periodo di tempo, tiene conto non solo dell'invecchiamento
fisico dell'impianto ma anche dell'invecchiamento tecnologico, noto come "obsolescenza". Questo implica
che il processo di ammortamento debba essere adattato non solo in base alla durata prevista, ma anche
alle condizioni di utilizzo e all'obsolescenza tecnologica.
Un aspetto fondamentale riguarda il calcolo della quota di ammortamento, che può essere di tipo costante
secondo le modalità previste dal Codice civile. Viene sottolineato che la norma italiana non richiede il
calcolo annuale della quota di ammortamento in base alla residua possibilità di utilizzazione, ma piuttosto
la sua determinazione sistematica, predefinita in base agli impianti di ammortamento.

Inoltre, un concetto da non sottovalutare è quello del "valore da ammortizzare", che, secondo i principi
contabili, dovrebbe tenere conto del "valore residuo". Tuttavia, poiché il valore residuo può essere difficile
da determinare, in molti casi si considera pari a zero.
Il Codice civile prevede inoltre la possibilità di svalutare l'immobilizzazione in presenza di perdite durevoli di
valore, confrontando il valore contabile con la residua possibilità di utilizzazione e il valore di mercato.
La svalutazione e del ripristino dei valori delle immobilizzazioni, con particolare attenzione al ruolo della
"riserva di svalutazione". In caso di perdita durevole di valore, l'immobilizzazione può essere valutata al
maggiore tra il valore di mercato e la residua possibilità di utilizzazione.

9. Quali sono le rilevazioni di fine periodo? (Di assestamento, epilogo, chiusura)?

Le scritture di assestamento servono a determinare le grandezze di sintesi tenendo conto del fatto che le
rilevazioni fatte fino ad ora non hanno potuto tenere conto di quelle operazioni in corso di svolgimento che
possono influenzare il reddito ed il connesso capitale di funzionamento. Le operazioni in corso di
svolgimento sono di due tipi: TIPO 1: è avvenuta la manifestazione finanziaria nell’anno in corso ma dal
punto di vista economico hanno luogo nel periodo successivo; TIPO 2: non è avvenuta la manifestazione
finanziaria nell’anno in corso ma hanno creato variazioni di tipo economico. Riassumendo, sono operazioni
che non sono state concluse nell’esercizio amministrativo. Si deve quindi, fittiziamente interrompere
l’operazione (in entrambi i casi) per suddividere così l’effetto economico in due differenti periodi
amministrativi. L’interruzione avviene mediante l’utilizzo delle scritture di assestamento. Lo scopo di queste
rettifiche è quello di trasformare i dati rilevati secondo il criterio della manifestazione finanziaria in valori
calcolati secondo il criterio di rilevazione economica. Come sappiamo: Reddito di esercizio= ricavi – costi
Che sono notoriamente dei valori economici quindi si dovrà guardare a costi e ricavi del periodo, cioè, a
variazioni economiche, anche per quelli che sono cicli considerati non conclusi (non è avvenuto lo
scambio). Si abbandona così la logica del metro finanziario e si perde parte dell’oggettività. Tuttavia, è
necessario dare un’informazione parzialmente soggettiva, motivo per il quale esistono delle leggi a
riguardo. L’obiettivo della nostra rilevazione è cambiato, si guarda ad un principio di competenza economica
e non più ad un principio finanziario.

10. Quali sono la funzione delle rilevazioni di epilogo? (La rilevazione di tutti i costi e ricavi, (esempio:
chiusura in avere e si riportano in dare o viceversa, la funzione è quella di rilevare l’utile)
Si chiamano scritture di chiusura o di epilogo. Tutti i conti utilizzati devono essere epilogati in due conti di
sintesi: lo STATO PATRIMONIALE ed il CONTO ECONOMICO. Sono i conti più sintetici perché accolgono al
loro interno tutte le informazioni sui conti utilizzati durante l’esercizio. Per comprendere in quale dei due
conti di sintesi il conto in esame deve essere epilogato, si deve prima di tutto capire cosa questi
rappresentano: - Conto economico, saldo RISULTATO DI ESERCIZIO; - Stato patrimoniale, saldo CAPITALE DI
FUNZIONAMENTO. Prima vado ad epilogare tutti i conti che dovranno essere posti al conto economico:
ricavi e costi di competenza. Successivamente vado ad epilogare tutti i conti allo stato patrimoniale: tutto
ciò che non è un costo od un ricavo di competenza (costi o ricavi pluriennali, crediti, debiti, costi o ricavi
non di competenza, variazioni di capitale).
Un’altra differenza è data dal fatto che nel conto economico vengono posti tutti i conti senza ripresa di
saldo cioè, che non saranno soggetti a riapertura. Nello stato patrimoniale, invece, verranno posti tutti i
conti con ripresa di saldo che saranno quindi soggetti a riapertura. Il saldo del conto economico sarà un
UTILE, ovvero, un eccesso di ricavi oppure una PERDITA, ovvero, un eccesso di costi. Entrambi non sono
altro che variazioni di ricchezza prodotta o distrutta che influisce sulla ricchezza a disposizione dell’azienda.
Sì epilogano sia allo stato patrimoniale che così si chiude che al conto economico, questo perché è il
collegamento tra capitale e reddito.

11. Come si classificano le rilevazioni di assestamento?


12. Qual è la funzione delle rilevazioni di integrazione? Si faccia un esempio di rilevazione di integrazione.
13. Qual è la funzione delle rilevazioni di rettifica o storno? Si faccia un esempio di rilevazione di rettifica
o storno.
14. Qual è la funzione delle rilevazioni di ammortamento? Si faccia un esempio di rilevazioni di
ammortamento
Rettifiche di integrazione, la manifestazione finanziaria dei fatti amministrativi avrà luogo in futuro ed è
certa nella sua esistenza ma incerta nel suo ammontare; • Rettifiche di storno, la manifestazione finanziaria
dei atti amministrativi è già avvenuta; • Ammortamento, ripartire i valori pluriennali in più esercizi è quindi
assimilabile allo storno. Cominciamo a parlare delle scritture di integrazione Le scritture di integrazione
sono quelle rilevazioni contabili che consentono di inserire quei costi e quei ricavi che, pur non essendo
ancora stati contabilizzati durante l’esercizio - non essendo ancora avvenuta la manifestazione finanziaria -
sono di competenza dell’esercizio in chiusura. Esempio: fatture da emettere, fatture da ricevere, fondi per
rischi e spese, ratei attivi o passivi. Nel fare queste scritture viene utilizzato il metodo della partita doppia:
ASPETTO ORIGINARIO Non sarà più finanziari ma economico, ricordiamo che l’obiettivo non è più
l’oggettività. Durante l’esercizio, infatti, abbiamo una variazione finanziaria perché si vogliono informazioni
sui movimenti monetari e finanziari (oggettive). A fine esercizio invece avremo una variazione economica
perché il nostro fine è il calcolo del reddito di esercizio (soggettive). Abbiamo quindi, durante l’esercizio,
quantità OGGETTIVE date da misurazioni finanziarie. A fine esercizio, quantità SOGGETTIVE determinate
dall’operatore economico. L’ipotesi sulle quali si fonda l’influenza dell’operatore economico nel calcolo
delle quantità soggettive sono due: 1) APPROSSIMAZIONE AL VERO: stima i fatti aziendali e quindi li verifica,
è una verifica ex-post. È una stima, un’ipotesi soggettiva verificabile. 2) INTERPRETAZIONE DEL VERO:
congettura i fatti connessi a realtà non accertabili. È una congettura e non è quindi mai verificabile. Qualora
la variazione finanziaria futura avrà importo diverso dall’importo ipotizzato a fine esercizio si generano
delle differenze economiche, ovvero componenti positive o negative di reddito di carattere straordinario. Le
componenti di reddito straordinarie sono caratterizzate da almeno uno dei seguenti requisiti: - Derivano da
eventi fortuiti, casuali indipendenti dalla volontà aziendale; - Derivano da eventi occasionali e che si
manifestano sporadicamente; - Derivano da errate stime compiute in sede di assestamento negli esercizi
precedenti. Le componenti di reddito straordinarie derivanti da errate stime prendono il nome di:
SOPRAVVENIENZA: consiste nel sorgere di un elemento patrimoniale e distinguiamo: - SOPRAVVENIENZA
ATTIVA: se l’elemento che sopravviene è attivo, sopraggiungere di un ricavo; - SOPRAVVENIENZA PASSIVA:
se l’elemento che sopravviene è passivo, sopraggiungere di un costo. INSUSSISTENZA: consiste nel venir
meno di un elemento patrimoniale e distinguiamo: - INSUSSISTENZA ATTIVA: la mancanza totale o parziale
di un elemento passivo, venir meno di qualcosa di negativo; - INSUSSISTENZA PASSIVA: la mancanza totale o
parziale di un elemento attivo, venir meno di qualcosa di positivo.

A fine esercizio può verificarsi il caso in cui, a fronte dell’acquisto di merci o di servizi già consegnati o
effettuati, di cui, quindi, è avvenuta la manifestazione economica, la fattura non sia ancora giunta in
azienda, cioè, non è avvenuta la manifestazione finanziaria. In questo caso, i costi o i ricavi vengono rilevati,
perché legati a cicli già conclusi. Sorge allora l’esigenza di utilizzare il conto fatture da ricevere per
rispondere alla necessità di inserire in contabilità il presunto costo di acquisto dei beni/servizi goduti ma
non ancora fatturati. A fine esercizio può verificarsi il caso opposto: a fronte della vendita di beni già usciti
dal magazzino, la fattura non è ancora stata emessa Può sorgere l’esigenza di utilizzare il conto fatture da
emettere per rispondere alla necessità di inserire in contabilità il presunto ricavo di vendita dei beni/servizi
goduti ma non ancora fatturati. Si può avere una stima corretta o una stima errata. Nel secondo caso
avremo il sopraggiungere di un costo o di un ricavo straordinario.

Le scritture di storno a differenza di quelle di assestamento, fanno riferimento ad operazioni che da un


punto di vista finanziario abbiamo già rilevato ma che non si sono verificate economicamente. Per queste
scritture usiamo la partita doppia e avremo: ASPETTO ORIGINARIO Una riduzione di costi o di ricavi.
ASPETTO DERIVATO Scritture di trasferimento di costi o ricavi da un esercizio ad un altro. Con le scritture di
storno si realizza una permutazione economica fra valori che esprimono componenti di reddito aventi
segno opposto ed eguale importo. N.B. Avremo variazioni economiche sia all’aspetto originario che
all’aspetto economico. Tra queste scritture abbiamo: - I risconti attivi e passivi; - Le costruzioni in economia;
- Le rimanenze;

L'ammortamento è il procedimento tecnico contabile attraverso il quale avviene la ripartizione del costo di
un fattore produttivo a lungo ciclo di utilizzo tra gli esercizi in cui esplica la sua utilità. Esso riguarda tutte le
immobilizzazioni materiali e immateriali salvo quelle a vita illimitata (terreni), ed inizia nel momento in cui
l’immobilizzazione è disponibile per l’uso
Da un punto di vista contabile le rilevazioni relative all’ammortamento servono a trasferire una quota dai
conti accesi ai costi pluriennali, imputandola al reddito dell’esercizio. Attraverso un procedimento: DIRETTO
in cui si accredita il conto acceso al costo pluriennale, contro addebitamento del costo da imputare al
reddito. INDIRETTO in cui si accredita apposito conto di rettifica, Fondo di ammortamento lasciando il costo
pluriennale per il suo valore originario (costo storico). Pertanto il valore del cespite da ammortizzare
rimarrà immutato nel tempo mentre il fondo vede accrescere il suo valore per effetto delle quote che
annualmente sono riportate
15. Cosa sono e come si valutano le partecipazioni e i titoli iscritti nell’attivo circolante?

Le partecipazioni sono rappresentate da azioni ma queste non si rilevano in bilancio come azioni bensì
come partecipazioni. Le quote possedute si classificano come azioni o come partecipazioni a seconda
dell'intento, dello scopo, di chi acquisisce le stesse. Se lo scopo è quello di permanere nelle altre imprese
per lungo periodo (scopo strategico) si classificheranno come partecipazioni, mentre se lo scopo è solo
speculativo, cioè di acquisire delle azioni per poi rivenderle appena il prezzo sia salito, si classificheranno in
bilancio come azioni. La classificazioni dunque come partecipazioni o come azioni dipende dallo scopo di
che le detiene.

I titoli e le partecipazioni si trovano nell'attivo dello stato patrimoniale: nel bilancio della società che le ha
emesse saranno nel passivo. Nel mio risulteranno nell'attivo (c III ma anche B III)
• I titoli sono delle obbligazioni, quest'ultimi sono titoli di debito. Chi sottoscrive queste quote parte
di debito, avrà diritto alla restituzione del capitale alla scadenza più gli interessi.
Per titoli si intendono titoli obbligazionari, sia pubblici che privati.

• Partecipazioni sono quota parte di un capitale di società. Non daranno diritto a restituzione di
capitale.
Se si ha una partecipazione qualificata, una società controllata, si presume sia una immobilizzazione.
Posso però inserirle nell'attivo circolate ma devo darne indicazione nella nota integrativa.
Quindi posso andare, titoli e partecipazioni, sia nelle immobilizzazioni (se dismesse ulteriore e
superiore all'anno) che nell'attivo circolare (se dismesse ulteriore e inferiore all'anno)

Per i titoli scritti nell'attivo circolare, valgono le stesse norme che abbiamo per le rimanenze (art. 2426
punto 9)
Io iscrivo per la prima volta il titolo in base al costo e nel costo di acquisto rientrano gli oneri accessori.
Avremo titoli in dare e partecipazione in banca in avere.
A fine anno considero il valore di mercato e scelgo il minore.
Il valore di mercato di un titolo come lo determino? Attraverso mercati secondari o similari o quotati in
borsa. Quindi, si sceglie il mal minore tra costo di acquisto e valore di mercato.
Se sono titoli non quotati si fa riferimento a quotazioni similari
I titoli iscritti nell'attivo circolante, si valutano al costo di acquisto ovvero al valore di mercato se minore.

Come nelle rimanenze anche i titoli sono beni fungibili e quindi il costo di acquisto lo calcolo con le tecniche
RIFO LIFO e costo medio ponderato.
Se io vendo un titolo per 110 quando l'ho acquistato per 100 ho plusvalenza, quindi è un utile su titoli.
Nel conto economico lo metto in C16
Se è perdita su titoli C17

16. Cosa sono e come si valutano le partecipazioni e i titoli iscritti nelle immobilizzazioni? (Partecipazioni
al costo di acquisito, o se sono controllate in base al patrimonio netto)

Le partecipazioni sono rappresentate da azioni ma queste non si rilevano in bilancio come azioni bensì
come partecipazioni. Le quote possedute si classificano come azioni o come partecipazioni a seconda
dell'intento, dello scopo, di chi acquisisce le stesse. Se lo scopo è quello di permanere nelle altre imprese
per lungo periodo (scopo strategico) si classificheranno come partecipazioni, mentre se lo scopo è solo
speculativo, cioè di acquisire delle azioni per poi rivenderle appena il prezzo sia salito, si classificheranno in
bilancio come azioni. La classificazioni dunque come partecipazioni o come azioni dipende dallo scopo di
che le detiene.

Le immobilizzazioni si valutavano al costo di acquisto.


Le partecipazioni, non sono soggetti ad ammortamento, si valutano al costo di acquisto e si svalutano nel
momento in cui si verifica una perdita durevole di vatore. Quindi la partecipazione va svatutata, va scritta in
avere, nel CE.
La perdita durevole di valore, se vengono meno i motivi della svalutazione, può essere rivalutata sempre
nei limiti del costo.
La perdita durevole di valore si verifica attraverso sia il mercato (società quotata), ma non solo, va verificata
che questa sia effettiva, per verificarla si guarda il bilancio della società.
PARTECIPAZIONI QUALIFICATE
Sono scritte nelle immobilizzazioni e sono quelle delle società controllate e collegate.
Queste partecipazioni hanno una valutazione diversa e bisogna vedere lo scopo. Queste sono iscritte in
base al costo, possono essere, per scelta valutate in base alla quota parte del patrimonio netto.

Le partecipazioni iscritte per la prima volta in base al costo, e costituiscono partecipazioni qualificate,
possono valutarli in base al Patrimonio Netto.
Il maggior valore del primo anno, se imputabile ad ampliamento può essere portato tra le immobilizzazione
immateriali e quindi può essere ammortizzato, nel caso non è oggetto ad ammortamento va portato conto
economico.
Se decido di valutarlo in base al patrimonio netto, ogni anno dovrò calcolare il patrimonio netto della
società e calcolare la quota parte. Normalmente il patrimonio netto aumenta se ci sono utili. Se c'è un
incremento io devo compiere delle rivalutazioni, quindi aumento la partecipazione in dare e in avere rilevo
l'aumento del patrimonio.
Se si svaluta, se ho la riserva la porto alla riduzione della riserva altrimenti in conto economico. (Principio
prudenza)
I TITOLI iscritti nelle immobilizzazioni si valutano in base al costo ammortizzato
I titoli è come se fossero crediti.
I titoli prima si rilevano al costo di acquisto. I titoli hanno valore nominale che coincide allora il finale.
Questo posso averlo pagato al di sotto o al di sopra del valore nominale.
Se l'ho pagata al di sotto, oltre a guadagnarci sugli interessi, guadagnerei anche sulla differenza.
Il valore nominale è anche il valore su cui si calcolano i valori di interesse, questo fa sì che ci guadagnino
sulla differenza.

Nella vecchia normativa io portavo il costo di acquisto e poi quando veniva rimborsato, quel valore in più
era un utile dell'anno in cui mi veniva rimborsato il prestito.
Secondo la normativa internazionale si calcola il tasso di interesse effettivo, che si calcola con una formula
matematica in cui si considerano i flussi di cassa in entrata e in uscita.

17. Qual è la funzione del fondo rischi e oneri futuri e in quale macro-classe del bilancio sono allocati?

La funzione del fondo rischi e oneri futuri principale è quella di costituire delle riserve finanziarie per far
fronte a eventuali rischi o oneri futuri di natura incerta o contingente. In altre parole, il fondo rischi e oneri
futuri serve a coprire eventuali perdite o impegni che potrebbero verificarsi nel corso del tempo, ma che al
momento della compilazione del bilancio non possono essere quantificati con certezza.
Inoltre, costituendo un fondo rischi, un'organizzazione cerca di preservare il proprio capitale, assicurandosi
che ci siano risorse finanziarie disponibili nel caso in cui si verifichino eventi imprevisti che potrebbero
influire negativamente sulla sua situazione finanziaria.
Infine, la presenza di un fondo rischi può aumentare la credibilità dell'organizzazione agli occhi degli
stakeholder, inclusi investitori, creditori, clienti e autorità di regolamentazione. Dimostra una gestione
finanziaria prudente e responsabile.
Nel contesto del bilancio e delle voci contabili, il fondo rischi e oneri futuri è comunemente classificato
nella macroclasse C II (-).
18. Cosa sono i prestiti obbligazionari? E dove figurano in bilancio?

Normalmente, quando io ottengo un finanziamento, si parla di finanziamento a lungo termine, costituito ad


esempio da un mutuo, oppure per le società per azioni un finanziamento a lungo termine è costituito
dall'emissione del prestito obbligazionario.
Il prestito obbligazionario, così come il mutuo, ha un valore nominale che rappresenta il valore di rimborso
e il valore su cui si calcolano gli interessi nominali.
Quando noi otteniamo un mutuo dalla banca, normalmente sosteniamo una serie di costi aggiuntivi; questi
costi aggiuntivi sono i costi di perizia, i costi di assicurazione, e sono dei costi di transazione. Questi costi
fanno sì che il valore che noi abbiamo ricevuto del mutuo è superiore rispetto al costo iniziale (valore
nominale), quindi anche il tasso che viene applicato è superiore al tasso nominale. Gli interessi, con il
criterio del costo ammortizzato, vanno calcolati sul tasso effettivo. Ogni anno, facendo il calcolo in base al
tasso, vado ad incrementare il valore del debito
addossando gli interessi.
Il criterio del costo ammortizzato non si applica nei casi di debiti a breve termine e, quando i costi di
transazione sono irrilevanti.
Uno dei tassi rilevanti delle società è l'emissione del prestito obbligazionario -> nel "prestito
obbligazionario" ci sono tante piccole quote che sono denominate obbligazioni. Ogni obbligazione ha un
valore nominale, che coincide con il valore di rimborso alla scadenza ed è anche il valore su cui si applica il
tasso finale, che è il tasso di interesse pagato agli obbligazionisti dalla società. Le azioni possono essere
emesse al valore nominale, quindi, ad esempio, per ogni 100 di valore nominale, l'obbligazionista versa alla
società 100. Ma le obbligazioni possono essere emesse sotto la pari, cioè a un valore inferiore al valore
nominale, oppure possono essere poste sopra la pari, cioè a un valore superiore al valore nominale.
Prima, con la vecchia normativa, se le obbligazioni venivano emesse sotto la pari, venivano portate tra le
passività nei debiti al valore nominale.
Se il costo ammortizzato io l'ho emesso sopra la pari, il debito mi figurerà in avere, non per il valore
nominale, ma il valore che ho ricevuto.
Non possono sottoscrivere il "prestito obbligazionario" i privati. Oltre alle obbligazioni normali, ci sono le
cosiddette "obbligazioni convertibili" > sono obbligazioni che nascono come obbligazioni, come debiti, e
figurano tra le passività, quindi sono soggette ad interesse, la società pagherà gli interessi agli
obbligazionisti, ma alla scadenza anziché rimborsare l'uscita finanziaria, vengono convertite in azioni;
quindi, in un patrimonio, nel bilancio, aumenta il capitale sociale e si riducono le passività, non si ha
un'uscita. Quindi la società non ha esborsi finanziari.

20. Cosa sono le immobilizzazioni immateriali? E quali sono le poste di bilancio in cui si collocano? (Oneri
pluriennali, brevetto)

Le immobilizzazioni immateriali sono attività aziendali che hanno una natura non fisica e non possono
essere toccate o percepite fisicamente. Questi asset rappresentano diritti o vantaggi di lunga durata che
sono privi di sostanza fisica. Alcuni esempi di immobilizzazioni immateriali includono:
1. Brevetti: Diritti legali che conferiscono all'azienda l'esclusività nell'uso di un'invenzione o processo
innovativo.
2. Marchi e marchi registrati: Segni distintivi che identificano i prodotti o servizi dell'azienda.
3. Diritti d'autore: Protezione legale per opere artistiche, letterarie o scientifiche.
4. Software: Costi sostenuti per l'acquisizione o lo sviluppo di software.
5. Fondi commerciali e avviamento: Valore associato alla reputazione, clientela, ubicazione e altri
elementi che contribuiscono al successo dell'azienda.

In merito alle poste di bilancio, le immobilizzazioni immateriali sono generalmente collocate nella
macroclasse delle "immobilizzazioni" all'interno del bilancio aziendale. Nello specifico, le voci di bilancio in
cui si collocano le immobilizzazioni immateriali possono includere:
1. Oneri Pluriennali: Questa voce di bilancio può includere costi pluriennali sostenuti per l'acquisizione
o lo sviluppo di attività immateriali, come software o diritti d'autore. Gli oneri pluriennali sono spese
che si distribuiscono su più esercizi contabili.
2. Brevetti: La voce "Brevetti" rappresenta il valore dei diritti legali conferiti all'azienda per l'uso
esclusivo di un'invenzione.
3. Altre Immobilizzazioni Immateriali: Questa voce può includere altre categorie di immobilizzazioni
immateriali non specificate sopra, come marchi, diritti d'autore, software, ecc.

Le immobilizzazioni immateriali sono registrate sul lato dell'attivo del bilancio e rappresentano risorse di
lungo termine per l'azienda. La valutazione e l'eventuale ammortizzazione di queste attività sono
importanti per riflettere in modo accurato il loro valore economico nel corso del tempo.

21. Qual è il criterio generale di valutazioni delle immobilizzazioni materiali e immateriali?

Le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto, si computano
anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto.
Ma, Quando si applica uno o l’altro? La scelta è vincolata? L’immobilizzazione entra a far parte dei beni
strumentali dell’azienda attraverso due modalità: - Con l’acquisto del bene che sarà correlato di fattura; -
Mediante costruzione interna (costruzione in economia). Nel primo caso riporto il costo di acquisto e nel
secondo caso il costo di produzione per la realizzazione interna. Quindi la scelta del criterio da adoperare
dipende da COME è entrata l’immobilizzazione. Come già detto, nel costo di acquisto si considerano i costi
accessori, bisogna quindi guardare i principi contabili che indicano tutto l’elenco di costi considerati
accessori e computati nel costo di acquisto. Nel costo di produzione invece bisogna considerare tutti i costi
direttamente imputabili al prodotto, tutti i costi che sono collegati DIRETTAMENTE (e non lontanamente)
all’immobilizzazione. Ciò per evitare di sovrastimare ciò che ho costruito internamente, e portare quindi nel
capitale netto di funzionamento valori che in realtà considerano costi non legati l’attrezzatura prodotta. La
relazione diretta deve essere giustificata in nota integrativa. Il costo delle immobilizzazioni materiali e
immateriali la cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni
esercizio. L’immobilizzazione che in data di chiusura risulta a valore nettamente inferiore rispetto al costo di
acquisto o di produzione deve essere iscritta a tale minor valore. Ciò non può essere mantenuto nei
successivi bilanci se sono venuti meno i motivi di rettifica effettuata. Il costo infatti riportato in bilancio va
confrontato col valore durevole del bene che se è inferiore deve essere scelto rispetto a quello più alto del
costo, ciò sempre per PRUDENZA di non voler sovrastimare e presentare i bene a terzi per un valore che è
più alto di quello reale. Il calcolo del valore durevole è dato dai principi contabili: viene confrontato il prezzo
di vendita del bene attuale sul mercato con il valore recuperabile dall’utilizzo futuro del bene (stime dei
ricavi futuri dall’utilizzo del bene). Il valore durevole va confrontato quindi con il costo. Ma è difficile dire
quali sono i flussi/ risultati che potrei avere in futuro dall’utilizzo dell’immobilizzazione. Allora spesso nella
prassi viene utilizzato solo il prezzo del mercato come valore durevole anche se i valore durevole non è
semplicemente il prezzo di mercato

22. Cosa si intende per costo di acquisto e di produzione relativamente alle immobilizzazioni?

Le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto, si computano
anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto.
Ma, Quando si applica uno o l’altro? La scelta è vincolata? L’immobilizzazione entra a far parte dei beni
strumentali dell’azienda attraverso due modalità: - Con l’acquisto del bene che sarà correlato di fattura; -
Mediante costruzione interna (costruzione in economia). Nel primo caso riporto il costo di acquisto e nel
secondo caso il costo di produzione per la realizzazione interna. Quindi la scelta del criterio da adoperare
dipende da COME è entrata l’immobilizzazione. Come già detto, nel costo di acquisto si considerano i costi
accessori, bisogna quindi guardare i principi contabili che indicano tutto l’elenco di costi considerati
accessori e computati nel costo di acquisto. Nel costo di produzione invece bisogna considerare tutti i costi
direttamente imputabili al prodotto, tutti i costi che sono collegati DIRETTAMENTE (e non lontanamente)
all’immobilizzazione. Ciò per evitare di sovrastimare ciò che ho costruito internamente, e portare quindi nel
capitale netto di funzionamento valori che in realtà considerano costi non legati l’attrezzatura prodotta. La
relazione diretta deve essere giustificata in nota integrativa.

25. Come si valutano i crediti in bilancio?

CREDITI si inseriscono nel "bilancio" nell'ATTIVO CIRCOLANTE, oppure tra le IMMOBILIZZAZIONI


FINANZIARIE.
Quelle che compaiono nell'attivo circolante, normalmente sono CREDITI DI FUNZIONAMENTO (i crediti
verso i clienti); normalmente compaiono nel'attivo circolante perché sono crediti a breve, però nulla toglie
che noi abbiamo un credito di funzionamento a lungo termine, nel senso, ad esempio, che abbiamo
venduto un impianto ed è come se avessimo concesso un finanziamento e questo, ci ripagherà tra tre anni.
Quindi è un "credito di funzionamento" però è a lungo termine e si inserisce nell'attivo circolante. La legge
dice con separata indicazione della parte esigibile oltre l'esercizio successivo a lungo termine; mentre i
crediti che vanno nelle immobilizzazioni sono generalmente CREDITI DI FINANZIAMENTO, tra questi ci sono
anche i titoli e le obbligazioni. Il criterio generale di valutazione dei crediti è quello del COSTO
AMMORTIZZATO, che è stato introdotto nel 2016; prima del 2016 non esisteva e, i crediti venivano valutati
al valore finala NOMiNACE Quando gli interessi dei "crediti di funzionamento" sono di una certa rilevanza,
la legge oggi dice che: il credito lo devo portare al valore del credito ad oggi, non al valore nominale del
credito fra tre anni, ma il valore ad oggi del credito -> questo valore si chiama "valore attuale". Quindi il
VALORE ATTUALE è il valore di un credito, di un capitale a scadenza, riportato ad oggi, a un determinato
tasso di interesse. La differenza tra il valore del credito a scadenza e il valore attuale del credito ad oggi
sono degli interessi, che vengono spalmati per tutto il periodo di durata del credito, in base al criterio della
competenza.
Il costo ammortizzato si applica solo se i crediti sono a lungo termine; se i crediti sono a breve termine si
applica il valore nominale. Quindi il costo ammortizzato si applica solo ai crediti pluriennali, sia di
funzionamento che di finanziamento. Inoltre, per le imprese è una cosa aBBiuntiva valutare i crediti in base
al costo ammortizzato; infatti, sono esentati dall'obbligo di utilizzo del costo ammortizzato le micro e
piccole imprese, che hanno i crediti a breve termine.
Per i crediti vige il principio secondo cui: i crediti, a fine anno, vanno valutati tenendo conto del presunto
realizzo, cioè la possibilità della riscossione del credito va valutato di volta in volta.

I CREDITI figurano nelle immobilizzazioni finanziarie o nell'attivo circolante, a seconda che siano crediti
effettivamente di finanziamento o di funzionamento, perché quelli di funzionamento, anche se a lungo
termine, figureranno nell'attivo circolante. Vengono valutati con il "costo ammortizzato"; il credito viene
valutato non a valore nominale, ma al valore del credito ad oggi e poi verrà incrementato degli eventuali
interessi, che verranno spalmati durante tutta la durata del prestito. Al "costo ammortizzato" si valutano
solo i crediti a lungo termine, perché quelli a breve termine vengono valutati al loro valore nominale.
Inoltre, non sono obbligati all'utilizzo del costo ammortizzato particolari imprese: micro e piccole imprese. Il
Codice civile, all'art.2426 dice che: si valutano al costo ammortizzato tenendo conto del presunto valore di
realizzo, quindi la possibilità di riscossione futura dei crediti. Se il credito non è ancora giunto a scadenza, si
manterrà in contabilità al valore nominale o al costo ammortizzato, ma si effettuerà la svalutazione
costituendo un fondo svalutazione crediti, se si tratta di crediti di natura commerciale, perché non si può
avere una svalutazione crediti per i crediti di finanziamento.
Il CREDITO per la prima iscrizione si valuta al valore nominale, che è il valore di rimborso; successivamente
viene valutato in base al costo ammortizzato. Per il DEBITO, a differenza dei crediti, verrà mantenuto al
costo ammortizzato, non si compiono le svalutazioni. Per i crediti valeva il costo ammortizzato, poi svalutato
in base al presunto realizzo.

25. Cosa sono e come si contabilizzano le spese di manutenzione e riparazione?


Spesso le imprese si avvalgono, per la propria attività produttiva, di beni strumentali che necessitano di
interventi manutentivi e riparativi programmabili con anticipo, in quanto collegati alle modalità di
funzionamento o all’intensità del loro sfruttamento. Gli accantonamenti a tale fondo sono destinati a
ripartire fra i vari esercizi, secondo il principio della competenza, le spese per le manutenzioni cicliche
pluriennali di solito di importo rilevante che si riferiscono all’usura dei beni verificatasi anche negli esercizi
precedenti a quello in cui la manutenzione viene eseguita. N.B. si tratti di stime e quindi sono soggette a
verifiche. Vi sono delle condizioni previste per poter effettuare accantonamenti periodici a questo fondo
sono le seguenti: 1) Si tratta di manutenzioni che verranno sicuramente eseguite, perché già pianificate, a
intervalli periodici; 2) Vi è la ragionevole certezza che il bene continuerà ad essere utilizzato dall’impresa
almeno fino al prossimo ciclo di manutenzione; 3) La manutenzione ciclica non può essere sostituita dalla
manutenzione ordinaria, i cui costi vengono sistematicamente addebitati all’esercizio.

27. Cosa si intende e come si determina il costo di acquisto dei beni fungibili?

Il criterio generale di valutazione delle rimanenze di magazzino presupporrebbe l’individuazione e


l’attribuzione alle singole unità fisiche dei costi specificamente sostenuti per le unità medesime. Qualora
tale individuazione non è attuabile a causa dell’entità delle rimanenze e della loro velocità di rotazione o si
tratta di beni fungibili, vengono pertanto effettuate delle assunzioni sul flusso delle rimanenze e dei costi
cui corrispondono altrettanti metodi o criteri alternativi di determinazione del costo: - Costo medio
ponderato - Secondo tale metodo viene calcolato un prezzo medio ponderato per tutte le quantità
acquistate assunto che le quantità acquistate o prodotte in un certo periodo - FIFO – First in, first out –
Secondo tale metodo viene assunto che le quantità acquistate o prodotte in epoca più remota siano le
prime ad essere vendute od utilizzate in produzione; per cui restano in magazzino le quantità relative agli
acquisti o alle produzioni più recenti. Potrebbe comportare un aumento di utili quando i prezzi aumentano
ed una diminuzione di utili quando i prezzi diminuiscono. - LIFO – Last in, first out – Tale metodo assume
che le quantità acquistate o prodotte più recentemente siano le prime ad essere vendute od utilizzate in
produzione; per cui restano in magazzino le quantità relative agli acquisti o alle produzioni più remote.
Tende a comportare una riduzione di utili quando i prezzi aumentano ed un aumento di utili quando i prezzi
diminuiscono

28. Che cosa sono le costruzioni interne? (Costruzioni interne sono anche patrimonializzazione dei costi)
Le costruzioni in economia sono un modo alternativo mediante il quale un’azienda può acquistare cespiti
ad utilità pluriennale. Se nel corso dell’esercizio in chiusura l’impresa ha sostenuto costi al fine di fabbricare
internamente dei beni strumentali non destinati alla vendita, bensì alla permanenza all’interno dell’azienda
stessa, questi vengono contabilizzati in sede di assestamento. Il motivo di ciò è che questi costi non sono
rilevati in contabilità generale. Questa rileva infatti dolo manifestazioni dovute ai rapporti che l’azienda
intrattiene con i terzi e soprattutto, rileva manifestazioni di natura finanziaria. Nel caso della costruzione
interna del cespite, vengono a mancare entrambe. Contabilmente ce ne occuperemo quando il bene sarà
completato e sarà in grado di restituire utilità. Tuttavia, è necessario dare giustificazione ai terzi
dell’esistenza di questo bene. Andremo a contabilizzare un costo pluriennale perché in azienda è presente
un bene a fecondità ripetuta che ha prodotto dei costi che fino a quel momento non erano stati rilevati. Per
il principio di competenza i costi in esame non sono di competenza perché non sono legati a ricavi di
competenza. Quindi, quando parliamo di costruzioni in economia sono due le cose rilevanti: 1) Il momento
in cui la costruzione viene ultimata; 2) Come distribuire la competenza dei costi, a tale proposito esistono
due casi: a) Il completamento della costruzione si verifica nel corso dell’esercizio in chiusura; b) Il
completamento della costruzione si verifica a cavallo tra due esercizi. Al completamento della costruzione
deve avvenire la capitalizzazione dei costi sostenuti, cioè, si devono trasformare in costi pluriennali. Si tratta
semplicemente di uno storno di costo. Nel caso a) vi sarà solo la capitalizzazione dei costi sostenuti, nel
caso b) invece, si dovrà fare prima l’assestamento e poi, al completamento, la capitalizzazione dei costi
sostenuti. In partita doppia avremo: ASPETTO ORIGINARIO -Costo perché viene trasferito ai futuri esercizi;
ASPETTO DERIVATO +Costo pluriennale a seguito del completamento nel corso dell’esercizio in chiusura;
+Costo sospeso se non viene completo nell’esercizio in chiusura. Quando effettuiamo queste scritture, si
può operare in modo diretto o in modo indiretto. Nel secondo caso, si parla di storno indistinto, cioè, si
utilizza un solo conto nuovo per rettificare tutti i costi.

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