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METODOLOGIE E DETERMINAZIONI QUANTITATIVE D’AZIENDA

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NT02 E NT02bis: BILANCIO DI ESERCIZIO E TIPOLOGIE


tematiche affrontate:
1. Finalità del bilancio di esercizio
2. Quadro normativo di riferimento
3. Contenuto del bilancio di esercizio
4. Costruzione del bilancio di esercizio
5. Schemi di bilancio: un esempio

FINALITA’ DEL BILANCIO DI ESERCIZIO:


art 2423: 1. Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal
conto economico ((, dal rendiconto finanziario)) e dalla nota integrativa.
2. Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la
situazione patrimoniale e finanziaria della societa' e il risultato economico dell'esercizio.
3. Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare
una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo.
4. Non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro
osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi
gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture contabili. Le societa' illustrano nella nota integrativa i criteri
con i quali hanno dato attuazione alla presente disposizione.
5. Se, in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione degli articoli seguenti e' incompatibile con
la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve
motivare la deroga e deve indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e
del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile
se non in misura corrispondente al valore recuperato.
6. Il bilancio deve essere redatto in unita' di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota integrativa che
puo' essere redatta in migliaia di euro.

Comma 1 e 2: Il bilancio di esercizio (come specificato dall’art. 2423 del Codice civile e dal OIC 11) ha la seguente
finalità/clausola generale:
à Rappresentare in modo veritiero: (es. la società ha acquistato un fabbricato industriale 30 anni fa e lo ha iscritto
nell’attivo del SP al suo costo storico di €10.000, a distanza di 30 anni il valore del fabbricato è €150.000; quale
delle due cifre è vera? Cosa devo scrivere nello stato patrimoniale? Secondo le leggi dello stato si intende che
dobbiamo rispettare le norme tecniche e i principi contabili dell’OIC che regolano la costruzione del bilancio di
esercizio. Le leggi del codice civile e in particolare art. 2426 e OIC 16 dicono che metodo di valutazione delle
immobilizzazioni materiali deve essere il costo storico ammortizzato, se mettessi €150.000 non avrei una
rappresentazione veritiera e corretta) e corretta:
o la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa
o il risultato economico dell’esercizio
almeno una volta all’anno se il periodo amministrativo coincide con l’anno solare, il bilancio deve mirare al 31
dicembre e mostrare lo stato della posizione finanziaria e patrimoniale e il risultato economico in quella data.
Non sempre quindi il periodo amministrativo coincide con l’anno solare, per esempio: Ci sono alcune società,
solitamente società holding (società capogruppo che controllano altre società) che fissano il periodo
amministrativo dal 1 luglio al 31 giugno dell’anno seguente. L’esercizio è un concetto vicino al periodo
amministrativo, ma indica l’insieme degli accadimenti di impresa che hanno luogo nel periodo amministrativo,
quindi in un periodo di tempo di 12 mesi. L’esercizio può essere più breve di 12 mese.

Comma 3: È possibile che le norme di legge non prendano in adeguata considerazione la situazione specifica in cui
la nostra società si trova in quel momento, ciò che la legge ci chiede di fare non è sufficiente per dare una
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rappresentazione veritiera e corretta. In questo caso l’amministratore deve integrare i particolari per cui la clausola
sia sempre rispettata.

Comma 4: alcune regole civilistiche e tecniche per la redazione del bilancio sono regole complesse la cui applicazione
è complicata e richiede tempo e a volte questi metodi potrebbero essere sproporzionati. Se io devo valutare crediti
e debiti a medio e lungo termine e il tasso d’interesse di mercato è talmente basso che l’applicazione precisa di
quella regola mi cambia di pochi spiccioli il valore del debito o credito ma mi fa perdere un sacco di tempo io allora
posso non applicarla quella norma complessa purché la differenza tra l’applicazione e la non applicazione non mi
porti a differenze significative e mi mantenga il bilancio veritiero e corretto. Se la società non applica una regola
perché la ritiene sproporzionata lo deve però dichiarare nella nota integrativa. Nell’articolo 2427 viene regolato il
contenuto minimale della nota integrativa e spiega i metodi di valutazione valutati e non, come nel caso appena
spiegato. Chi decide che i risultati della non applicazione o applicazione sia irrilevante? Ciò spetta agli amministratori
e loro se ne assumono la responsabilità.

Comma 5: presenta una situazione diversa dalla precedente, nella 4 la legge ci dava il permesso e ci concedeva di
non applicare la regola a fronte di un’informazione irrilevante, qui dice che se l’applicazione di una norma è tale da
fuorviare il messaggio così che, chi legge il bilancio viene confuso, allora quella norma di legge non la devi applicare
perché andrebbe contro la rappresentazione veritiera e corretta. Es. una società italiana immobiliare che possiede
terreni e fabbricati e li usa concedendoli in locazione ad altri acquistandoli e vendendoli ad altri, ce ne saranno
alcuni utilizzati per motivi amministrativi (terreni su cui ci sono gli uffici) e quelli che vendono dati in locazione ad
altri; terreni non si ammortizzano mentre fabbricati si valutano al costo storico ammortizzato, se viene valutato in
tal modo la palazzina per gli uffici questo criterio va bene, ma per i fabbricati dati in locazione il costo storico
ammortizzato da una rappresentazione veritiera e corretta? L’informazione che arriva al pubblico con quel bilancio
dà delle basi utili per delle loro scelte di finanziamento? No, allora la legge non ci aiuta, perché andrebbe
ammortizzato mentre il principio contabile ci aiuta; se ad esempio si dimostra di aver avuto delle spese di
manutenzione pari a mantenere il valore originario del bene puoi non ammortizzare quegli immobili.
Comma 6: ci dice l’unità monetaria cioè l’euro. I bilanci validi sono solo quelli redatti in euro. E se dovessimo redigere
un bilancio consolidato con un’azienda che non utilizza l’euro? Saremmo obbligati a convertire il bilancio della società
estera in euro.

La funzione informativa verso l’esterno impone che siano seguite alcune regole al fine di:
• garantire un’informazione minima comune a tutti i portatori di interesse relativamente alla situazione
patrimoniale, finanziaria e al risultato economico di esercizio
• offrire informazioni utili (ossia comprensibili, comparabili, attendibili e significative);
• garantire il rispetto dei principi che disciplinano la redazione del bilancio.

o Occorre in sintesi fornire gli elementi informativi essenziali affinché il bilancio di esercizio possa assolvere
la sua funzione di strumento di informazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell’impresa in
funzionamento (OIC 11).
o A tutela di tutti gli interlocutori esterni, gli amministratori devono determinare la situazione patrimoniale
finanziaria della società (e il risultato della gestione) in ogni “periodo amministrativo” o “esercizio”, che per
legge ha durata pari a dodici mesi e normalmente coincide con l’anno solare. Le società holding (società
capogruppo che controllano le altre) non hanno periodo coincidente come anno solare, ma bilancio finisce il
30 giugno e inizia il 1° luglio. Se finisse il 31 dicembre il bilancio verrebbe approvato ad aprile e quindi
tutto slitterebbe.
o L’accertamento della consistenza della situazione patrimoniale della società, in una logica prevalentemente
giuridica, è finalizzato a garantire l’integrità del capitale sociale: filo rosso delle norme civilistiche che sono
volte a tutelare gli azionisti e i terzi creditori.

EXCURSUS FATTO IN CLASSE SULLE SOCIETA’:


• Le società si dividono in due categorie:
Ø Le Società di capitali che sono:
o Le SPA (società per azioni)
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o SRL (società a responsabilità limitata)

Ø Le Società di persone che sono:


o SNC (società in nome collettivo)
o SAS (società in accomandita semplice)—› se non riesce a pagare i debiti i creditori possono
usufruire del patrimonio dei debitori soci.

La differenza tra le due categorie sta nella responsabilità dei soci per l’estinzione delle obbligazioni societarie:
Ø Le società di capitali NON rispondono ai propri debiti con il patrimonio personale dei soci.
Quindi se la società non riesce a pagare i propri debiti, i creditori non possono “soddisfarsi” sul patrimonio
personale dei soci.
Ø Nelle società di persone, se la società non riesce a pagare i propri debiti, i creditori possono soddisfarsi
sul patrimonio personale dei soci.

In questo corso parleremo solo di SOCIETA’ DI CAPITALI

2) QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO:


Il bilancio deve essere pubblico e deve essere pubblicato nel registro delle imprese (negli stati uniti solo le società
quotate devono pubblicare i bilanci, quelle non quotate non sono tenute a pubblicarli)
L’imposizione di un obbligo informativo a carico delle imprese deve bilanciare:
• da un lato le esigenze di riservatezza delle imprese (Golden Share è una quota azionaria che vale di più
delle altre anche se in percentuale può avere un valore alquanto basso, sta in mano allo Stato e concede
dei poteri superiori. Esiste perché ci sono delle imprese private che hanno un’importanza non irrilevante che
spesso operano in settori delicati come, ad esempio, imprese che producono armamenti. Le società italiane
quote o non che producono armamenti molto spesso hanno dentro una Golden Share affinché non possano
essere superate da qualche altra azienda dello stato straniero. In questi casi le norme dello stato
permettono, in deroga alle normali leggi del codice civile, a queste società particolari di omettere delle
informazioni dal loro bilancio)
• dall’altro le esigenze conoscitive dei creditori, degli azionisti e di tutti gli altri utenti.
A seconda della specifica situazione aziendale cambiano la quantità, il tipo e la frequenza delle informazioni che
devono essere fornite agli utenti del bilancio.
Per garantire la funzione informativa verso l’esterno si è sviluppata una regolamentazione obbligatoria affidata a:
• leggi nazionali;
• regolamentazioni fornite da qualificate associazioni professionali.
La base normativa è costituita dagli articoli del codice civile che disciplinano la redazione del bilancio di esercizio
nelle società di capitali: artt. 2423 - 2435 ter.
Le norme del codice civile (artt. 2423 - 2435 ter) sono state ritenute applicabili alle società di capitali (s.p.a. o
s.r.l.), mentre per le società di persone (non redigono il bilancio civilistico come studiamo noi) e le imprese individuali
vale solo il riferimento all’art. 2426 del codice civile (che tratta dei criteri di valutazione).

Ad integrazione ed interpretazione di tali norme nel corso del tempo alcune associazioni professionali hanno emanato
dei principi contabili. In Italia hanno assunto rilievo importante i principi contabili emanati dall’Organismo Italiano
di Contabilità (OIC). La sua funzione principale è quella di predisporre i principi contabili nazionali che non sono
norme di legge ma è la legge che fa riferimento ai principi contabili nazionali e internazionali.
Dal 2002 l’OIC:
• svolge un ruolo di impulso e di collaborazione nei confronti dello IASB (International Accounting Standard
Board); i principi contabili internazionali devono essere applicati dalle società che si quotano in un mercato
all’interno degli stati membri, è la sede presso la quale si trova il mercato in cui l’azienda è quotata che
determina quali principi vanno utilizzati; il nostro OIC è in contatto con IASB, entrambi prima di varare i
principi contabili pubblicano delle bozze di essi gli standard setter analizzano le bozze e le valutano.
• fornisce supporto per l’applicazione in Italia dei principi contabili internazionali;
• elabora interpretazioni sui principi contabili nazionali
• coadiuva il legislatore nazionale nell’emanazione della normativa contabile.
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I principi contabili emanati dall’OIC:
• forniscono, nell’ambito del quadro normativo civilistico, regole di dettaglio o di integrazione
• svolgono funzione interpretativa laddove la legge fissa alcuni principi generali sulla formazione del bilancio
e rinvia implicitamente a regole tecniche per specificazioni ed interpretazioni di tipo applicativo.
• ricoprono invece funzione integrativa laddove le norme di legge risultano insufficienti
Questi principi sono obbligatori per tutte le società e l’obbligatorietà scaturisce dal richiamo dell’art. 2423 del
codice civile.

DIRETTIVA 34/2013/EU e DECRETO LEGISLATIVO 139/2015


N.B. Differenza tra direttiva e regolamento: la “direttiva” per entrare in vigore ha bisogno di una legge di
recepimento della direttiva stessa, senza di esso la direttiva non entra in vigore nello stato, quando le norme sono
contenute in una direttiva serve una legge dello stato; i “regolamenti” entrano in vigore senza un decreto legislativo.

Il provvedimento normativo più recente che ha modificato in maniera sistematica la disciplina dei bilanci d’esercizio
è rappresentato dalla Direttiva 34/2013/UE recepita in Italia dal Decreto Legislativo n. 139 del 18 agosto 2015.
Tale decreto ha aggiornato la disciplina del codice civile in merito ai bilanci d’esercizio e la disciplina del decreto
legislativo 127/1991 in tema di bilancio consolidato. Il codice civile precedente a questa direttiva veniva da altre
direttive europee, non è la prima volta che il legislatore europeo interviene sulla materia del bilancio, questo è un
aggiornamento di norme che già esistevano.
La Direttiva 34/2013/UE introduce numerose semplificazioni relativamente agli schemi di bilancio (conto economico
e stato patrimoniale) e alla nota integrativa che ne spiega il contenuto. Nell'obiettivo di ridurre gli obblighi contabili
per le imprese di più ridotte dimensioni, infatti, la nota integrativa assume un contenuto "modulare" in funzione
delle dimensioni aziendali, attraverso l’esplicitazione di un criterio di individuazione delle piccole, delle medie e delle
grandi imprese rilevante ai fini della disclosure delle informazioni da fornire. Lo scopo è stato quello di agevolare
le società di capitali di minori dimensioni nella disposizione del proprio bilancio, quindi, alle società di maggiori
dimensioni viene chiesto di predisporre un bilancio di esercizio completo con dettagli richiesti dalle norme, poi
esistono due altre classi dimensionali alle quali sono richiesti meno dettagli sia a livello di schemi che a livello di
contenuti della nota integrativa. Perché viene adottato questo criterio? Dal 2005 le società quotate devono
predisporre il loro bilancio, le precedenti norme del codice civile italiano si applicavano a tutte le società, la nuova
direttiva andrà a creare dei moduli che tende a guardare con maggiore attenzione le esigenze informative assai
minori, più deboli e sintetiche rispetto alle norme per le società quotate.
Le disposizioni del decreto legislativo 139/2015 sono entrate in vigore dal 1° gennaio 2016 e si applicano ai bilanci
relativi agli esercizi aventi inizio a partire da quella data (dal 1 gennaio in poi).

Il decreto legislativo n. 139 del 18 agosto 2015, in attuazione della direttiva 2013/34/UE, ha aggiornato il codice
civile introdotto diverse novità con riferimento alla struttura e ai contenuti del bilancio di esercizio (per
approfondimento, cfr. NT02-bis).
In merito alla struttura del bilancio di esercizio, il decreto legislativo 139/2015:
• ha modificato il comma I dell’articolo 2423 del Codice Civile attraverso l’introduzione dell’obbligo di redigere
il rendiconto finanziario, quale ulteriore elemento del bilancio di esercizio (con esclusione delle società
ammesse alla redazione del bilancio in forma abbreviata e le cd. “ micro-imprese ”); il rendiconto finanziario
è stato introdotto non è stato creato, molte società italiane già redigevano il rendiconto finanziario anche
se non era obbligatorio ed era nella nota integrativa, mentre con questa norma è diverso e non va più
scritto nella nota integrativa.
• ha introdotto l’articolo 2425-ter del Codice Civile per disciplinare il contenuto del rendiconto finanziario;
• ha introdotto l’articolo 2435-ter per creare la nuova categoria delle “micro imprese”, per le quali prevede
un regime di contabilità ulteriormente semplificato.

Sulla base dell’art. 2435-ter, vengono considerate micro-imprese le società che:


1) non abbiano emesso titoli negoziati in mercati regolamentati
2) e che nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano superato due dei seguenti
limiti:
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§ Attivo dello stato patrimoniale: 175.000 Euro;
§ Ricavi delle vendite e delle prestazioni: 350.000 Euro;
§ Dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 5 unità.

Il decreto legislativo 139/2015 prevede una generale graduazione degli obblighi informativi, attuata tramite
suddivisione delle imprese in segmenti dimensionali definiti da valori di bilancio e numero dei dipendenti.
In particolare, il quadro di riferimento disegnato dal decreto legislativo 139/2015 prevede tre tipologie di bilancio
in funzione della dimensione dell’impresa (concetto di “modularità” del bilancio):

1) il BILANCIO DI ESERCIZIO “completo":


formato da:
Ø stato patrimoniale,
Ø conto economico,
Ø rendiconto finanziario
Ø e nota integrativa
Ø e corredato dalla relazione sulla gestione (che accompagna il bilancio ma non è parte integrante);

2) IL BILANCIO DI ESERCIZIO IN FORMA ABBREVIATA:


formato da:
Ø stato patrimoniale,
Ø conto economico
Ø nota integrativa
Ø con esonero dalla redazione del rendiconto finanziario
Ø e possibilità di non redigere la relazione sulla gestione;

3) il BILANCIO DI ESERCIZIO DELLE MICRO-IMPRESE,


che riprende la struttura del bilancio in forma abbreviata ma se ne differenzia per la possibilità di non redigere
la nota integrativa.
Quindi micro- imprese esonerate dalla redazione: del rendiconto finanziario e della nota integrativa.
N.B. se vogliono le micro-imprese possono redigere il “bilancio d’esercizio” normale, infatti il bilancio per le
micro imprese nasce come facilitazione per le stesse, ma non è un obbligo.

Quindi gli esoneri delle Micro-imprese, esse non sono tenute alla redazione:
Ø del rendiconto finanziario;
Ø della nota integrativa quando in calce allo stato patrimoniale risultino le informazioni previste dal primo
comma dell’art. 2427 del codice civile, numeri 9) e 16);
Ø della relazione sulla gestione: quando in calce allo stato patrimoniale risultino le informazioni richieste dai
numeri 3) e 4) dell’art. 2428 del codice civile

In sintesi, l’introduzione di un regime per le cosiddette “micro imprese” ancora più semplificato rispetto a quello
previsto per le “piccole imprese”, consentirà agli operatori economici di piccolissime dimensioni di redigere un bilancio
in forma ridotta, con eliminazione di quegli oneri informativi attualmente previsti che, date le ridotte dimensioni,
costituiscono un ingiustificato onere amministrativo:

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RICAPITOLANDO:

I PARAMETRI

SCHEMA GENERALE DI RICAPITOLAZIONE DELLE 3 TIPOLOGIE DI BILANCIO:

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PARAMETRI DIMENSIONALI DI RIFERIMENTO E FACOLTA’/OBBLIGHI CONSEGUENTI IN TEMA DI REDAZIONE
DEL BILANCIO DI ESERCIZIO (parametri per capire quale bilancio deve redigere la mia azienda)

ALCUNE PRECISAZIONI:
1. I parametri da rispettare per la redazione del bilancio in forma abbreviata non devono necessariamente essere
coincidenti nei due esercizi consecutivi. Risulta, quindi, possibile applicare il bilancio abbreviato laddove in un
esercizio non siano superati due parametri, mentre nell’esercizio successivo non siano superati parametri diversi.

2. In riferimento alle società di nuova costituzione, la facoltà di redigere il bilancio forma abbreviata sussiste già
per il bilancio relativo al primo esercizio in cui non sono superati due dei limiti indicati. Ovviamente, la verifica
può essere effettuata soltanto a posteriori.

3. Si sottolinea che le società che hanno i requisisti per redigere il bilancio di esercizio nelle forme «semplificate»
(«micro» e «abbreviato») hanno la libertà di rinunciare a tale facoltà e possono redigere il bilancio in forma
«completa».

4. Le società che possono redigere il bilancio «micro» e «abbreviato» sono escluse dall’applicazione degli IAS/IFRS,
sia che si avvalgano della facoltà di redigere il bilancio in forma semplificata («micro» o «abbreviato») sia che
rinuncino a tale possibilità redigendo il bilancio in forma «completa».

5. Il bilancio individuale di una società che è tenuta al deposito anche del bilancio consolidato deve essere redatto

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come bilancio «completo».

ESEMPI DI BILANCI ABBREVIATO E BILANCIO MICRO


Vedi: NT02- bis slide: 11- 12- 13- 14- 15- 16- 17

BILANCIO CONSOLIDATO:
In Italia, in aggiunta al bilancio di esercizio, hanno l’obbligo di redigere il bilancio consolidato (disciplinato dal D.
Lgs. 127/1991 poi modificato dal D. Lgs. 139/2015):
• le società di capitali (qualunque sia la loro veste giuridica) che controllano un’impresa (a prescindere dalla
sua veste giuridica);
• le società cooperative, le mutue assicuratrici e gli enti pubblici (che abbiano per oggetto esclusivo o
principale l’esercizio di attività commerciali) che controllano una società di capitali.
Il bilancio consolidato, che sarà approfondito nell’ultima parte del corso, ha lo scopo di esprimere un giudizio sulle
condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale di un gruppo di imprese considerato come un’unica entità
economica.
Nel caso delle società di capitali, l’obbligo di redigere il bilancio consolidato in aggiunta al bilancio di esercizio
sussiste qualunque sia l’impresa partecipata, come ad esempio anche se la società di capitali controlla una sola
società di persone. Mentre per le società cooperative, le mutue assicuratrici e gli enti pubblici economici l’obbligo
di redigere il bilancio consolidato sussiste solamente nel caso in cui controllino una società di capitali.
Sono previste alcune esclusioni dall’obbligo di redigere il bilancio consolidato per:
• i gruppi di modeste dimensioni che non abbiano emesso titoli quotati;
• i sottogruppi o sub-holding.
Non hanno infine l’obbligo di redigere il bilancio consolidato:
• Le imprese individuali;
• le associazioni e le fondazioni che esercitano attività d’impresa.
Le società di persone (né le persone fisiche) che controllano (anche al 100%) una o più società di capitali non hanno
l’obbligo di redigere il bilancio consolidato, salvo il caso in cui tutti i soci illimitatamente responsabili siano delle
Società per azioni, delle Società a responsabilità limitata o delle Società in accomandita per azioni.

Quindi:

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IL BILANCIO D’ESERCIZIO E FORMA GIURIDICA
Il bilancio d’esercizio deve essere redatto da tutte le imprese (art. 2217 c.c.), a prescindere dalla forma giuridica
scelta. Pertanto, hanno l'obbligo di compilare questo documento:
• le società di capitali;
• le società di persone;
• le imprese individuali.
Tuttavia, l'obbligo si presenta diversamente a seconda della forma giuridica dell'impresa:
1. le società di capitali nel predisporre il bilancio d'esercizio devono rispettare gli schemi di bilancio previsti
dal Codice Civile. Inoltre, esse sono tenute a pubblicare il bilancio. Per queste società il bilancio rappresenta
un documento pubblico che ha lo scopo di fornire, ai soci e ai terzi, informazioni sull'andamento della gestione
aziendale;

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2. le società di persone e le imprese individuali non devono attenersi a degli schemi obbligatori di bilancio e
non hanno l'obbligo di pubblicare il bilancio. Per questi soggetti, il bilancio è redatto soprattutto per finalità
interne e assume importanza all'esterno solamente:
a. per il fisco ai fini della tassazione del reddito;
b. in caso di richiesta di finanziamenti da parte dell’azienda.
Quindi il bilancio, per le società di persone e per le imprese individuali, rimane soprattutto un documento privato
che ha lo scopo di informare i soci o il proprietario sull'andamento della gestione aziendale.

RICAPITOLANDO:
La compilazione del bilancio d'esercizio è disciplinata sia dalle norme del
Codice Civile che dalla normativa fiscale. Nel Codice Civile vi è una
norma di carattere generale (art.2217) che stabilisce per tutte le
imprese l'obbligo di redigere, al termine di ogni esercizio,
l'inventario, cioè quel documento nel quale sono indicate e valutate
tutte le attività e passività. L'inventario si chiude con il bilancio. La
normativa fiscale prevede, per tutte le aziende, l'obbligo di allegare una
copia del bilancio alla dichiarazione dei redditi.

Le società di persone e le imprese individuali devono fare al termine dell’esercizio la rendicontazione contabile senza
obbligo di adottare necessariamente gli schemi previsti dal codice civile (art. 2424 e 2425). Pertanto, possono
scegliere alternativamente se:
• Predisporre una situazione patrimoniale e una situazione economica in forma libera, predisponendo un
documento nel quale risultino le attività e le passività e un altro documento che sommi algebricamente i
componenti positivi e negativi di reddito dando evidenza del risultato di esercizio;
• predisporre dei documenti che seguono gli schemi previsti per le società di capitali, eventualmente adottando
le «semplificazioni» previste per le società di minori dimensioni (bilancio della «micro impresa» o bilancio
«abbreviato»).

QUADRO DI RIFERIMENTO DEGLI ARTICOLI DI CODICE CIVILE:

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QUADRO DI RIFERIMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI ITALIANI (OIC)

Con riferimento alle norme fiscali, il legislatore italiano ha stabilito che la base imponibile su cui calcolare le
imposte sul reddito deve essere calcolata assumendo come punto di partenza alcuni elementi contenuti nel bilancio
di esercizio.
N.B. le norme fiscali sono diverse da quelle civilistiche.

In numerosi casi la normativa fiscale prevede che i componenti positivi e negativi del reddito imponibile siano
determinati in modo differente dai componenti positivi e negativi del risultato di esercizio determinato secondo il
codice civile e i principi contabili.

Le società quotate (e loro controllate) hanno come riferimento, oltre alle norme di legge, un diverso insieme di
principi contabili in sostituzione dei principi contabili nazionali (cfr. NT02-bis, lucidi 16 e 17):

Ø Due serie di principi:


o IAS: International Accounting Standards (principi internazionali contabili)
o IFRS: International Financial Reporting Standards.

Ø e due serie di Interpretazioni originali dei principi IAS e di IFRS e sono:


o SIC= Standards Interpretation Committee
o IFRIC= International Financial Reporting Interpretation Commitee

AMBITO DI APPLICAZIONE DEGLI IAS/IFRS


• Prima di tutto distinguiamo:
Ø Il bilancio consolidato= è il bilancio di un “gruppo” (società che controlla almeno un’altra società)

Ø Il bilancio individuale= bilancio d’esercizio di una singola società.

Ø Il bilancio separato= è il bilancio d’esercizio di una società capogruppo (quindi è il bilancio individuale della
società capogruppo, società che redige poi il bilancio consolidato di tutto il gruppo)

• Il 25 giugno 2014 è entrato in vigore il D.L. 91/2014 del 24 giugno 2014 (noto come “decreto competitività”),
che ha modificato il D. Lgs. N.38 del 28 febbraio 2005 (conosciuto come “Decreto IAS”) con riguardo alla
possibilità di predisporre il bilancio d’esercizio in conformità agli IAS/IFRS.

• In particolare, nell’ambito della facoltà di redigere il bilancio di esercizio con applicazione dei principi
internazionali in esercizio successivo al 2005, tale decreto ha eliminato per le società non quotate il riferimento
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«a partire dall’esercizio individuato con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro della
giustizia».

• Poiché tale decreto non è mai stato emanato, di fatto dal 2006 ha impedito alle società non quotate la possibilità
di redigere il bilancio di esercizio in base ai principi contabili internazionali sino al 2014.

• Continuano invece a non poter applicare gli IAS/IFRS le società di persone, le imprese individuali e le società
di capitali che possono redigere il bilancio in forma abbreviata ai sensi dell’art. 2435-bis C.C.

• La legge di bilancio 2019 ha inserito nel D.Lgs. 38/2005 il nuovo articolo 2.bis, che ha introdotto per i soggetti
non quotati citati nell’articolo 2 (cfr. lucido 21, riquadro A2: le società che emettono strumenti finanziari diffusi
tra il pubblico in maniera rilevante, le banche italiane, le società di intermediazione, le società di gestione del
risparmio mobiliare, gli istituti di moneta elettronica e gli istituti di pagamento, le assicurazioni) la facoltà, in
luogo dell’obbligo, di applicare i principi IAS/IFRS a decorrere dal 1° gennaio 2019.

QUINDI:
• L’ambito di applicazione dei principi contabili IAS/IFRS è stabilito dagli artt. 2 e 2 bis del D.Lgs. 136/2015.
• A seguito delle modifiche introdotte dalla L. 145 del 2018 (cd. «Legge di bilancio 2019») gli unici soggetti
obbligati all’adozione dei principi contabili internazionali (sia per il bilancio individuale sia per il bilancio
consolidato) sono le società quotate in un mercato regolamentato.

• Invece, hanno facoltà di applicare tali principi:


Ø le società che emettono strumenti finanziari diffusi tra il pubblico in maniera rilevante
Ø le banche italiane
Ø le società di intermediazione
Ø le società di gestione del risparmio mobiliare
Ø gli istituti di moneta elettronica
Ø gli istituti di pagamento
Ø le assicurazioni

• La stessa norma non consente, infine, l’adozione dei principi contabili nazionali:
Ø alle società che possono redigere il bilancio in forma abbreviata o micro (vedi sopra).

• L’esclusione dall’applicazione dei principi IAS/IFRS per le Società che possono usufruire della facoltà di redigere
il bilancio in forma «semplificata», cioè «micro» o «abbreviato», (anche laddove optino per la redazione del
bilancio in forma «completa») non va intesa in senso assoluto.

• In particolari circostanze, infatti, anche le Società che rientrano nei parametri per la redazione del bilancio
«semplificata» dovrebbero poter adottare i principi contabili IAS/IFRS per la redazione del bilancio d’esercizio
e consolidato. In particolare, è stata ritenuta legittima la decisione di applicare i principi IAS/IFRS nel bilancio
consolidato da parte di una Holding che rientra nei parametri dell’art. 2435-bis c.c. e controlla una o più
Società obbligate per legge all’adozione dei principi IAS/IFRS.

• Tali considerazioni inducono a ritenere che anche una Società appartenente a un Gruppo il cui bilancio
consolidato è redatto secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS, la quale, pur rientrando nell’ambito
di applicazione delle regole sul bilancio in forma «semplificata», sia destinataria nel corso dell’esercizio di un
conferimento di ramo d’azienda (Società conferitaria) tale da modificarne significativamente le dimensioni, sia
legittimata ad applicare i principi contabili IAS/IFRS nel bilancio d’esercizio fin dal primo esercizio in cui la
Società supera i parametri per la redazione del bilancio «semplificato».

12
SCHEMA:

13
SCHEMA RICAPITOLATIVO FINALE: NT02 bis slide 29

3. CONTENUTO DEL BILANCIO D’ESERCIZIO:


Il bilancio d’esercizio è un “sistema di valori” ed è costituito da:
Ø Stato Patrimoniale
Ø Conto economico
Ø Nota integrativa
Ø Rendiconto finanziario

In tutti i bilanci di esercizio redatti secondo i principi contabili internazionali è previsto anche il prospetto delle
variazioni di patrimonio netto.

Il bilancio deve inoltre essere corredato da una relazione degli amministratori contenente “un’analisi fedele,
equilibrata ed esauriente della situazione della società e dell’andamento e del risultato della gestione” (Relazione
sulla gestione, art. 2428 del codice civile).

Il bilancio in alcuni casi è corredato dalla relazione del collegio sindacale e dalla relazione di certificazione.

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4. COSTRUZIONE DEL BILANCIO D’ESERCIZIO:

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NT03 – LA CLAUSOLA GENERALE

INDICE:
1) Le norme che disciplinano il bilancio di esercizio (pag. 3) 2. Art. 2423 I comma (pag. 5)
2) Art. 2423 I comma (pag. 5)
3) Art. 2423 II comma (pag. 8)
4) Art. 2423 III, IV e V comma (pag. 17)
5) La clausola generale: un esempio (pag. 19)

1) LE NORME CHE DISCIPLINANO IL BILANCIO DI ESERCIZIO

Le norme previste dal codice civile si prefiggono l’obiettivo di:


1) disciplinare la redazione del bilancio di esercizio orientandola alla chiarezza e alla “rappresentazione
veritiera e corretta”
2) definire una serie di principi di redazione
3) definire la struttura del bilancio e i criteri di sintesi
4) definire gli schemi di valutazione

Le prescrizioni legislative perseguono l’obiettivo di restringere e indirizzare il giudizio discrezionale di chi redige il
bilancio, che inevitabilmente inserisce una serie di elementi di natura soggettiva.

2) ART. 2423 I COMMA

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Dato che la Nota integrativa è parte integrante del bilancio, le spiegazioni contenute in Nota integrativa possono
sanare eventuali mancanze o inesattezze negli schemi di stato patrimoniale, di conto economico o di rendiconto
finanziario?
La risposta non è univoca e convivono due orientamenti opposti:
Ø c'è unitarietà dei quattro documenti (conto economico, stato patrimoniale, rendiconto finanziario e nota
integrativa) e pertanto non costituisce violazione il fatto che alcune informazioni omesse e/o inesatte in
uno degli schemi possano essere scritte e/o precisate in nota integrativa;

Ø poiché secondo l’art. 2423ter del codice civile il raggruppamento di voci è vietato, pur se le voci sono
spiegate nella nota integrativa, si deve dedurre che la nota non supplisce alla eventuale non correttezza
di S.p. e C.e.

Il ragionamento espresso nella seconda tesi a partire dall’art. 2423 del c.c. è fondato e porta a concludere che la
Nota integrativa non sana le eventuali incompletezze e inesattezze presenti negli schemi di stato patrimoniale, di
conto economico e/o di rendiconto finanziario.

Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio e sono tutti responsabili delle informazioni in esso
contenute.

3) ART. 2423 II COMMA

17
Il bilancio prevede la determinazione della situazione patrimoniale, della situazione finanziaria e del risultato
economico dell’esercizio.
• La situazione patrimoniale trova rappresentazione in uno schema di elementi attivi e passivi che determinano
per somma algebrica il patrimonio netto.
• Il risultato di esercizio è uguale alla variazione del patrimonio netto derivante dalla gestione, misurata con la
tecnica delle rilevazioni di esercizio.
• Una rivalutazione, pur traducendosi in un aumento del patrimonio netto per effetto della gestione, è esclusa
dal risultato di esercizio in quanto è evidenziata con una tecnica di valutazione diversa.

La rappresentazione della situazione finanziaria presuppone la rappresentazione:


Ø dei principali stock di natura finanziaria
Ø dei principali flussi di natura finanziaria

Il D. Lgs. 139 del 18 agosto 2015 ha modificato il comma I dell’articolo 2423 del Codice Civile introducendo, a
partire dal 1° gennaio 2016, l’obbligo di redigere il rendiconto finanziario* quale elemento del bilancio di esercizio
in aggiunta agli schemi di stato patrimoniale e conto economico oltre che alla nota integrativa e alla relazione sulla
gestione.

Dal momento che il rendiconto finanziario (redatto in base alle regole disciplinate dal nuovo art. 2425-ter del Codice
Civile e dal principio contabile OIC10, aggiornato nel 2014) dà evidenza degli stock e dei flussi di natura finanziaria
dell’esercizio, a partire dall’anno 2016 il bilancio di esercizio fornisce una rappresentazione della situazione
finanziaria della società.
* Tale obbligo decade per le società di minori dimensioni che redigono il bilancio in forma «micro» o «abbreviato»
(cfr. NT02 e NT02bis).

CLAUSOLA GENERALE
“Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione
patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio” (art. 2423).

Ø CHIAREZZA: Il bilancio deve essere redatto adottando gli schemi previsti dal Legislatore, che sono ideati per
consentire ai terzi di comprendere e giudicare nel modo migliore possibile la situazione patrimoniale, la
situazione finanziaria e il risultato economico dell’esercizio.

Ø IN MODO VERITIERO: Il bilancio deve essere redatto rispettando i criteri di valutazione esposti nel codice
civile e approfonditi nei principi contabili, che sono indirizzati verso l’obiettivo di pervenire a una reale
rappresentazione della dinamica economica, ferma restando l’ineliminabile discrezionalità tecnica.

Ø IN MODO CORRETTO: Poiché il bilancio richiede delle stime, le valutazioni devono essere effettuate adottando
criteri di calcolo economico definiti in modo coerente con le norme di legge e con i principi contabili, senza
privilegiare una determinata categoria di soggetti.

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1) CHIAREZZA

Il concetto di chiarezza attiene innanzitutto alla forma di esposizione. Consiste in una forma di rappresentazione
dei conti che permetta ai fruitori del bilancio di comprenderne il contenuto.

Tale concetto trova esplicitazione normativa nell’art. 2423-ter, attraverso cui il Legislatore impone:
1) Il rispetto degli schemi di bilancio definiti; il rispetto dell’ordine di esposizione delle voci; il divieto di
raggruppamento di voci; l’obbligo di inserimento di nuove voci
2) L’adattamento delle voci quando la natura dell’attività esercitata lo esige
3) La comparabilità delle voci
4) Il divieto di compensi di partite

Tale imposizione legislativa ha il duplice obiettivo di perseguire la standardizzazione dei bilanci e di consentire
comparazioni dei bilanci nello spazio e nel tempo.

2) RAPPRESENTAZIONE VERITIERA:
• Non esiste una verità oggettiva e assoluta delle informazioni contabili

• Il concetto della rappresentazione veritiera riguarda innanzitutto i criteri di valutazione


Ø Aspetto formale
Rispetto delle regole e delle procedure stabilite per una corretta redazione.

Ø Aspetto sostanziale
Capacità del bilancio di trasmettere informazioni attendibili e credibili.
—› Affidabilità delle informazioni trasmesse

3) CORRETTEZZA:

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• Coerenza dei dati con la situazione effettiva dell’impresa.
• Applicazione di criteri valutativi tecnicamente corretti (correttezza implicita nella veridicità).
• Comunicazione dei dati in modo non deviante né ingannevole (esplicitazione del principio di buona fede in senso
giuridico).

Il concetto di correttezza si sostanzia pertanto in quattro aspetti:


1. correttezza aritmetica (sempre);
2. correttezza economica (riguardo all’attendibilità);
3. onestà e neutralità nel processo di costruzione del bilancio;
4. rispetto delle regole valutative stabilite dalla legge e dai principi contabili

I due obiettivi di chiarezza e di rappresentazione veritiera (corrispondenza fra i fatti aziendali e i valori iscritti in
bilancio) e corretta (informazione neutrale fornita dal redattore nel rispetto delle norme del codice civile)
permettono di ottenere il cosiddetto «quadro fedele» («True and Fair View», art. 2 comma 3 della IV direttiva
CEE) definito dal Legislatore italiano nel 3 e 4 comma dell’art. 2423 del codice civile. Infatti:

4. ART. 2423 III, IV E V COMMA

Art. 2423 quinto comma:


« Se, in casi eccezionali, l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la
rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve motivare
la deroga e deve indicarne l’influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato
economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in
misura corrispondente al valore recuperato».

La deroga quindi:
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Ø ha carattere di eccezionalità
Ø è obbligatoria
Ø è estendibile a ogni disposizione relativa al bilancio di esercizio
Ø comporta un obbligo di giustificazione ed evidenziazione delle conseguenze in nota integrativa
Ø comporta un obbligo di accantonamento degli utili che ne derivano in riserva non distribuibile

5. LA CLAUSOLA GENERALE: ESEMPIO


Nel Bilancio di esercizio al 31 dicembre 2019 della società Beta S.p.A. è iscritto, tra le immobilizzazioni materiali,
un terreno agricolo acquistato 5 anni prima; il costo sostenuto per l’acquisto del terreno (valore contabile lordo)
ammonta a € 70.000.
Nel settembre 2020 il Comune nel cui territorio è situato il terreno, nel rivedere il piano regolatore, stabilisce che
tale terreno può essere adibito a camping. Di conseguenza, il valore d’uso del terreno a fine 2020 è stimato pari a
€ 150.000.

Nel caso in esame, esistono i presupposti per la rivalutazione?


a) Trattasi di caso eccezionale (variazione della destinazione economica del bene)
b) Si verifica una incompatibilità del principio del costo con la clausola generale (valore d’uso e di mercato >
valore di costo)

Obbligo di applicazione della deroga!

NT04 – PRINCIPI CONTABILI NAZIONALI


INDICE
1) I principi di redazione del bilancio di esercizio (pag. 3)
2) Art. 2423-bis I comma (punti 1 e 2): prudenza (pag. 8)
3) Art. 2423-bis I comma (punti 1 e 1-bis): prospettiva di continuità e della sostanza dell’operazione o del
contratto (pag. 10)
4) Art. 2423-bis I comma (punto 3): competenza (pag. 14)
5) Art. 2423-bis I comma (punto 4): prudenza e competenza (pag. 23)
6) Art. 2423-bis I comma (punto 5): valutazione separata degli elementi eterogenei delle singole voci (pag. 26)
7) Art. 2423-bis I comma (punto 6) e II comma: continuità dei criteri di valutazione e deroghe (pag. 27)
8) Art. 2423 IV comma: rilevanza (pag. 28)
9) 2423-bis I comma (punto 6) e art. 2423-ter (V comma): comparabilità (pag. 30)

1) I PRINCIPI DI REDAZIONE DEL BILANCIO DI ESERCIZIO


I principi generali di redazione del bilancio di esercizio, contenuti nell’art. 2423-bis (oltre che nell’art. 2423, IV
comma e 2423-ter, V comma del codice civile), sono subordinati alla clausola generale (art. 2423) e forniscono
indicazioni generali che orientano la formazione del bilancio di esercizio.

Rappresentano i concetti base che sono gerarchicamente sovraordinati a tutte le norme successivamente dettate
(schemi di rappresentazione e criteri di valutazione).

21
I principi generali di redazione dettati dal codice civile sono ripresi, estesi ed esplicitati dal Principio Contabile
numero 11 definito dall’Organismo Italiano di Contabilità (OIC 11: “Bilancio di esercizio, finalità e postulati”).

L’OIC 11 espone sia la finalità del bilancio di esercizio (cfr. art. 2423 c.c.) sia i principi generali di redazione del
bilancio (sinteticamente descritti nel codice civile agli articoli 2423-bis; 2423, IV comma; 2423-ter, V comma).

Tali principi generali (detti anche postulati) costituiscono i fondamenti e le regole di carattere generale cui devono
informarsi tutti gli altri principi e criteri contabili che sono specificamente applicati alle singole voci di bilancio
esposte in stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario, incluse quelle relative alle imprese che
operano in settori specialistici.

La formazione del bilancio di esercizio inteso come strumento d'informazione patrimoniale, finanziaria ed economica
dell'impresa in funzionamento, cioè di un'impresa caratterizzata da una continuità operativa, si fonda su principi
contabili.

I principi contabili sono quei principi, ivi inclusi i criteri, le procedure ed i metodi di applicazione, che stabiliscono
l'individuazione dei fatti da registrare, le modalità di contabilizzazione degli eventi di gestione, i criteri di valutazione
e quelli di esposizione dei valori in bilancio.

I principi contabili si distinguono in principi contabili generali (anche detti postulati di bilancio) e principi contabili
applicati.

I PRINCIPI CONTABILI ITALIANI:

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SCHEMA GENERALE DEI PUNTI AFFRONTATI NELL’ARTICOLO 2423- bis e 2423- ter

2) ART. 2423-BIS I COMMA (PUNTI 1 E 2): PRUDENZA


Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi:
1) la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell'attività;
2) si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell'esercizio;

Prudenza
Il principio di prudenza prevede che:
Ø non devono essere iscritti in bilancio gli utili non ancora realizzati alla data di chiusura dell’esercizio;
Ø devono essere iscritte in bilancio tutte le perdite (comprese quelle che sono solo presunte o probabili).

Tale principio esprime anche l’atteggiamento che il redattore del bilancio deve tenere nei confronti delle valutazioni,
senza però sconfinare in un’arbitraria riduzione del risultato di esercizio e dei valori patrimoniali.

Pertanto, in presenza di dubbio in sede di valutazione, viene iscritto il minor valore positivo per le attività e il
maggior valore negativo per le passività.

Esempio: slide 9; NT04

3) ART. 2423-BIS I COMMA: PROSPETTIVA DI CONTINUITÀ (PUNTO 1) E DELLA SOSTANZA


DELL’OPERAZIONE DEL CONTRATTO (PUNTO 1-BIS)
1) CONTINUAZIONE DELL’ATTIVITÀ:
PUNTO 1
la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell'attività;
Secondo il principio di continuazione dell’attività d’impresa gli amministratori devono redigere il bilancio al termine
di ciascun periodo amministrativo per determinare la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico
di esercizio definiti in base all’ipotesi di continuazione dell’attività (funzionamento).

Pertanto, nella fase di preparazione del bilancio, gli amministratori devono effettuare una valutazione prospettica
della capacità dell’azienda di continuare a costituire un complesso economico funzionante destinato alla produzione
di reddito per un prevedibile arco temporale futuro, relativo a un periodo di almeno dodici mesi dalla data di
riferimento del bilancio. Non si tratta tuttavia di una presunzione “assoluta” e immutabile.

23
Esempio slide 11; NT04

2) PREVALENZA DELLA SOSTANZA SULLA FORMA: UN ESEMPIO (PRONTI CONTRO TERMINE)


PUNTO 1-BIS
1-bis) la rilevazione e la presentazione delle voci è effettuata tenendo conto della sostanza dell'operazione o del
contratto;

Esempio: “operazione di pronti contro termine”


Si considerino due soggetti:
Ø soggetto A (una banca), interessato a effettuare un prestito
Ø soggetto B (un’impresa), interessato a reperire finanziamenti

Con l’operazione di pronti contro termine, detta anche vendita con patto di riacquisto, il soggetto A (acquirente a
pronti) acquista una determinata quantità di titoli dal soggetto B (venditore a pronti), il quale contestualmente si
impegna a riacquistare (acquirente a termine) dal soggetto A (venditore a termine) un pari quantitativo di titoli
della stessa specie ad un termine convenuto e ad un prezzo prestabilito.

1. Quindi oggi la Banca è disposta a comprare titoli all’Impresa che riceve del denaro in cambio.
2. Le due parti si impegnano oggi a invertire i ruoli domani, : la banca venderà all’azienda la stessa quantità e
la stessa qualità di titoli all’impresa che li riacquista a un prezzo diverso (detto prezzo a termine) stabilito
oggi.
Ovviamente prezzo a cui ricomprerà l’impresa È superiore al prezzo con cui ha comprato I titoli la banca.

Il prezzo di compravendita a pronti è pari a 100. Il prezzo di compravendita a termine è pari a 102. Di fatto la
differenza tra prezzo a termine e prezzo a pronti (102 – 100 = 2) è l’interesse implicito nell’operazione di
compravendita.
Quindi la rivendita dei titoli dall’impresa alla banca consiste nella restituzione dei soldi che la banca aveva dato
l’impresa più due euro di interessi per il prestito.

24
Giuridicamente quest’operazione è una vendita, seguita da un acquisto,
Tuttavia, la sostanza di quest’operazione nel suo complesso è la richiesta di un finanziamento—› L’impresa ha bisogno
di finanziamenti.

I titoli non escono dallo SP della società, quindi non escono dal patrimonio del venditore!! Ma la “cassa” incrementa
di 100£ —› la contropartita sarà quindi un “debito” di natura finanziaria nei confronti della banca.

SOSTANZA DELL’OPERAZIONE O DEL CONTRATTO


Il principio di prevalenza della sostanza sulla forma sancisce che nell’esposizione in bilancio occorre privilegiare gli
aspetti sostanziali piuttosto che quelli formali, nel caso i primi si discostino dai secondi.

La sostanza rappresenta l'essenza economica dell'evento o del fatto, ossia la vera natura dello stesso. Per ciascuna
operazione o fatto aziendale, è indispensabile conoscere la sostanza economica dello stesso qualunque sia la sua
origine (contrattuale, legislativa ecc.).

Pertanto, la prima e fondamentale attività che il redattore del bilancio deve effettuare è l’individuazione dei diritti,
degli obblighi e delle condizioni ricavabili dai termini contrattuali delle transazioni e il loro confronto con le
disposizioni dei principi contabili per accertare la correttezza dell’iscrizione o della cancellazione di elementi
patrimoniali ed economici.

L'identificazione della sostanza economica delle operazioni è basilare per tutto il procedimento di formazione del
bilancio. Pertanto, è essenziale che già nella fase di rilevazione dell'operazione nelle scritture contabili si abbia la
conoscenza di tutti gli elementi pertinenti per la determinazione della relativa sostanza economica. Ciò comporta
di individuare non solo le caratteristiche dell'evento isolato, bensì anche quelle relative ad eventi ed operazioni ad
esso correlate o correlabili il cui insieme concorre a determinare l'unitarietà dell'operazione negli aspetti sostanziali.

L’analisi contrattuale è rilevante anche per stabilire l’unità elementare da contabilizzare e, pertanto, ai fini della
segmentazione o aggregazione degli effetti sostanziali derivanti da un contratto o da più contratti. Infatti, da un
unico contratto possono scaturire più diritti o obbligazioni che richiedono una contabilizzazione separata. Viceversa,
da più contratti possono discendere effetti sostanziali che richiedono una contabilizzazione unitaria.

4) ART. 2423-BIS I COMMA (PUNTO 3): COMPETENZA


COMPETENZA
PUNTO 3:
3) si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell'esercizio, indipendentemente dalla data
dell'incasso o del pagamento;

“Il principio di competenza” esprime il principio di base impiegato per assegnare il risultato economico all’esercizio

25
cui si riferisce il bilancio.
Tale principio prevede che costi e ricavi siano imputati all’esercizio al quale possono essere ricondotte le operazioni
di impiego dei fattori produttivi cui si riferiscono i costi e le operazioni di cessione dei beni e di produzione dei
servizi cui si riferiscono i ricavi.

E questo indipendentemente dall’esercizio in cui si manifestano:


Ø le variazioni di debito e di credito che accompagnano costi e ricavi che non prevedano il regolamento immediato
(ma prevedano regolamento differito o anticipato);
Ø i pagamenti e gli incassi che perfezionano le operazioni di acquisto e di vendita, i quali possono aver luogo:
o immediatamente, nel caso di costi e ricavi a regolamento immediato;
o n forma differita o anticipata, nel caso di costi e ricavi a regolamento differito o anticipato.
Poiché nel corso dell’esercizio i fatti di gestione vengono rilevati nel momento in cui si registra la manifestazione
numeraria (variazione di moneta e/o di credito), in sede di chiusura è necessario effettuare alcune scritture di
integrazione e rettifica al fine di assicurare l’applicazione del principio di competenza.

I RICAVI devono essere riconosciuti e sono pertanto di competenza dell’esercizio quando si verificano le seguenti
due condizioni*:
1) il processo di produzione dei beni e servizi da cui scaturisce il risultato economico è stato completato;
2) lo scambio è già avvenuto, si è cioè verificato il passaggio sostanziale e non formale del titolo di
proprietà. Tale momento è convenzionalmente rappresentato dalla spedizione o dal momento in cui i
servizi sono stati resi e sono fatturabili.
* Regole particolari riguardano la rilevazione del valore della produzione dei lavori in corso su
ordinazione, che vengono fatturati in base allo stato di avanzamento dei lavori (cfr. infra, pag. 11).

I COSTI devono essere correlati con i ricavi dell’esercizio. Detta correlazione costituisce un corollario fondamentale
del principio di competenza e intende esprimere la necessità di contrapporre ai ricavi dell’esercizio i relativi costi,
siano essi certi o presunti.

Tale correlazione si realizza:


Ø per associazione diretta tra costi e ricavi (es. provvigioni riconosciute ad agenti o variazioni di rimanenze
associate – mediante metodi convenzionali – al valore dei ricavi di vendita);
Ø per ripartizione su base razionale e sistematica dell’utilità o funzionalità di un bene a utilizzo pluriennale, in
mancanza di una associazione diretta con i ricavi (es. ammortamento);
Ø per imputazione diretta di costi al conto economico dell’esercizio perché associati al tempo;
Ø per imputazione diretta di valori al conto economico dell’esercizio per il venir meno dell’utilità o la funzionalità
pluriennale del bene cui si riferiscono (es. il valore di una immobilizzazione della quale a un certo momento
si riconosce estinta, per qualsiasi ragione, l’utilità futura).
È prevista un’eccezione all’applicazione del principio di competenza (e di prudenza): i lavori in corso su ordinazione
(LCO).
I LCO “si riferiscono a contratti normalmente ultrannuali per la realizzazione di un’opera o un complesso di opere
o la fornitura di beni o servizi non di serie che insieme forniscono un unico progetto, eseguite su ordinazione del
committente, secondo le specifiche tecniche da questi richieste”.
Si tratta ad esempio del caso di un’impresa che deve produrre per un cliente un’imbarcazione da diporto di 60 metri
ed impiega tre anni per completare il processo produttivo.
I LCO si caratterizzano per la presenza di un processo produttivo “rovesciato”: la vendita è già avvenuta prima
della produzione, dal momento che è il cliente ad aver commissionato all’impresa il lavoro (pattuendo
contrattualmente un importo che costituisce il ricavo atteso per l’impresa).
L’applicazione del principio di competenza (e di prudenza) imporrebbe la non iscrizione del ricavo (e dell’utile atteso
misurato dalla differenza tra ricavo pattuito e somma dei costi sostenuti per effettuare l’intero processo produttivo)
nei primi due anni, finché (al terzo anno) l’imbarcazione sarà consegnata al cliente e il ricavo “realizzato”.
In tal modo, il bilancio di esercizio del primo e del secondo anno non darebbe alcuna evidenza dei ricavi e dell’utile
derivanti dalla produzione di questa imbarcazione, che in base al principio di competenza andrebbero iscritti al
terzo anno, in antitesi con la “rappresentazione veritiera e corretta” del risultato economico prodotto nei primi due
26
anni dall’impresa con riferimento al “lavoro in corso su ordinazione”.
Per tale motivo, il legislatore ha previsto la possibilità che i lavori in corso su ordinazione possano essere fatturati
e iscritti in bilancio senza aspettare il completamento dello scambio del bene tra l’impresa e il cliente.
(N.B. guarda la teoria sui ratei, risconti e ammortamenti sul libro di Cerri).

ESEMPIO1:

ESEMPIO 2:

ESEMPIO 3:

ESEMPIO DI BILANCIO:
27
5. ART. 2423-BIS I COMMA (PUNTO 4): PRUDENZA E COMPETENZA
GLI EVENTI SUCCESSIVI ALLA CHIUSURA
PUNTO 4:
si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di
questo;

L’imputazione dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura del
medesimo, rafforza il precedente postulato della prudenza.
Possono verificarsi due tipi di fatti che avvengono tra la data di chiusura dell’esercizio e la data di redazione del
bilancio di esercizio da parte degli amministratori:
I. fatti che evidenziano condizioni che esistevano già alla data di riferimento del bilancio, ma che si manifestano
solo dopo la chiusura dell’esercizio e che richiedono modifiche ai valori delle attività e passività in bilancio
(fatti successivi che devono essere recepiti nel bilancio). Nel caso in cui il loro effetto non sia determinabile
se ne deve dare informazione nella nota integrativa;

II. fatti che si manifestano successivamente alla data di chiusura dell’esercizio e che determinano i presupposti
per una riduzione di valore o per una perdita che non deve essere imputata all’esercizio chiuso. Questi
fatti, pur determinando variazioni in valori esistenti alla data di chiusura dell’esercizio, devono essere
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considerati di competenza dell’esercizio successivo. Nel caso in cui identifichino “fatti di rilevo” avvenuti
dopo la chiusura dell’esercizio, di essi si terrà conto in nota integrativa (p.to 22-quater art. 2427 cod.
civ.).

1) Esempi di eventi di cui si deve tenere conto nella redazione del bilancio di esercizio anche se conosciuti dopo la
chiusura dell’esercizio.
Ø il deterioramento della situazione finanziaria di un debitore, confermata dal fallimento del debitore dopo
la data di chiusura dell'esercizio;
Ø un prodotto presente in magazzino che, a seguito di una decisione governativa la cui procedura era iniziata
nel precedente esercizio, viene ritirato dal commercio;
Ø un aumento o una diminuzione della percentuale dei reclami su vendite con garanzia;
Ø la definizione di una causa legale in essere alla data di chiusura per un importo diverso da quello che era
noto o stimato a tale data;
Ø la definizione con le autorità fiscali, per un esercizio anteriore, di un reddito imponibile diverso da quello
dichiarato.

2) Esempi di eventi successivi alla chiusura dell’esercizio che non richiedono modifiche ai valori, ma che devono
essere menzionati in nota integrativa o, a seconda dei casi, nella relazione sulla gestione:
Ø la distruzione di impianti a causa di calamità naturali;
Ø una perdita derivante da una variazione dei tassi di cambio;
Ø la risoluzione di una causa legale, quando le circostanze che hanno dato origine alla controversia hanno
avuto luogo dopo la data di chiusura;

6. ART. 2423-BIS I COMMA (PUNTO 5): VALUTAZIONE SEPARATA DEGLI ELEMENTI ETEROGENEI DELLE
SINGOLE VOCI:
VALUTAZIONE SEPARATA DI ELEMENTI RICOMPRESI NELLE SINGOLE VOCI
Punto 5:
5) gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente;

Finalità:
Evitare che “valutazioni cumulative di beni” eterogenei compensino perdite presunte (obbligatoriamente da
iscrivere) con utili presunti (imputazione non consentita)

SPIEGAZIONE ESEMPIO:
• valore di realizzo (lo vedremo nel dettaglio più avanti anche come si calcola)=
rappresenta la quota-parte del prezzo che l'impresa ritiene di poter realizzare vendendo direttamente il bene
in rimanenza (somma che penso di ottenere per sostituire o vendere quei beni).
• costo storico:
il costo storico è il costo sostenuto per l'acquisto di un bene.

ES:
Ø se ho in magazzino due diverse tipologie di prodotti finiti X e Y.
Ø Per X l suo costo Storico è 100, mentre il valore di realizzo è 120
Ø Per Y a fronte di un costo storico di 100 il valore di realizzo è 90

Si può notare come, se io contassi tutti gli oggetti in magazzino come uno unico, quindi senza distinguerli per
29
tipologia eterogena:
Ø Avrei un costo storico complessivo di 200 e un costo di realizzo di 210.
Invece secondo questo principio bisogna distinguere i prodotti eterogenei, per evitare che i due effetti
cumulativamente si compensano.

Il magazzino complessivo dovrà essere valutato 190: (questa operazione la studiamo più avanti).
Ø Del bene X prendiamo il valore più basso 100
Ø E del bene Y prendiamo il valore più basso 90

7. ART. 2423-BIS I COMMA (PUNTO 6) E II COMMA: CONTINUITÀ DEI CRITERI DI VALUTAZIONE E DEROGHE
CONTINUITÀ DEI CRITERI DI VALUTAZIONE
PUNTO 6:
i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro.
COMA 2
Salve le disposizioni di leggi speciali per le socie- tà che esercitano particolari attività, nello stato pa- trimoniale
e nel conto economico devono essere iscritte separatamente, e nell'ordine indicato, le voci previste negli articoli
2424 e 2425.

Il principio di continuità dei criteri di valutazione stabilisce che - da un esercizio all’altro - non possano essere
modificati i criteri di valutazione.
Si tratta di una prescrizione normativa motivata dall’esigenza di comparabilità nel tempo dei valori espressi nel
bilancio di esercizio della società.
Tale principio, inoltre: rende operativa la clausola della rappresentazione veritiera e corretta; realizza il principio
della neutralità del bilancio; può essere derogato solo in casi eccezionali. L’OIC 29 “Cambiamenti di principi contabili,
cambiamenti di stime contabili, correzioni di errori, fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio” prevede
disposizioni applicative nel caso di cambiamento del criterio di valutazione.

8. ART. 2423 COMMA IV: RILEVANZA


RILEVANZA
COMA 4:
Non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro
osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi gli
obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture contabili. Le società illustrano nella nota integrativa i criteri
con i quali hanno dato attuazione alla presente disposizione.

Il bilancio d'esercizio deve esporre solo quelle informazioni che hanno un effetto significativo e rilevante sui dati di
bilancio o sul processo decisionale dei destinatari.
I destinatari primari dell’informazione del bilancio sono coloro che forniscono risorse finanziarie all’impresa: gli
investitori, i finanziatori e gli altri creditori.

30
Il comma 4 dell’articolo 2423 del codice civile prevede che non occorre rispettare gli obblighi di rilevazione,
valutazione, presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una
rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture
contabili. Le società illustrano nella nota integrativa i criteri con i quali hanno dato attuazione a tale principio.
Un’informazione è considerata rilevante quando la sua omissione o errata indicazione potrebbe ragionevolmente
influenzare le decisioni prese dai destinatari primari dell’informazione di bilancio sulla base del bilancio della società.
La rilevanza dei singoli elementi che compongono le voci di bilancio è giudicata nel contesto della situazione
patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa. Il concetto di rilevanza è pervasivo nel processo di formazione
del bilancio.
Per quantificare la rilevanza si tiene conto sia di elementi qualitativi che quantitativi.

I fattori quantitativi prendono in considerazione la dimensione degli effetti economici della transazione, o di un
altro evento rispetto alle grandezze di bilancio. Identificare i valori di bilancio che si prendono a riferimento per
determinare la rilevanza è un processo valutativo che può variare di caso in caso. In ogni caso è necessario
privilegiare gli elementi di bilancio che maggiormente interessano i destinatari primari del bilancio.

I fattori qualitativi di per sé trascendono gli aspetti quantitativi dal momento che riguardano caratteristiche
peculiari dell'operazione, o dell’evento, la cui importanza è tale da poter ragionevolmente influenzare le decisioni
economiche dei destinatari primari del bilancio della società.

Il presupposto giuridico dell’obbligo di fornire una specifica informazione nella nota integrativa è rappresentato
dalla decisione, consapevole, di derogare ad una statuita regola contabile, sempreché gli effetti della deroga stessa
siano irrilevanti.

9. ART. 2423-BIS I COMMA (PUNTO 6) E ART. 2423-TER (V COMMA): COMPARABILITÀ


COMPARABILITÀ
PUNTO 6 COMA 1
6) i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro.
Deroghe al principio enunciato nel numero 6) del comma precedente sono consentite in casi ecce- zionali. La nota
integrativa deve motivare la deroga e indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e
finanziaria e del risultato economico.

ART 2423- TER 5 COMA:


Per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere indicato l'importo della voce corrispondente
dell'esercizio precedente. Se le voci non sono comparabili, quelle relative all'e- sercizio precedente devono essere
adattate; la non comparabilità e l'adattamento o l'impossibilità di questo devono essere segnalati e commentati
nella nota integrativa.

Il postulato della comparabilità nel tempo dei bilanci è previsto dall’art. 2423-ter, comma 5, del codice civile: “per
ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere indicato l'importo della voce corrispondente
dell'esercizio precedente. Se le voci non sono comparabili, quelle relative all'esercizio precedente devono essere
adattate; la non comparabilità e l'adattamento o l'impossibilità di questo devono essere segnalati e commentati
nella nota integrativa”.

L’OIC 29 “Cambiamenti di principi contabili, cambiamenti di stime contabili, correzioni di errori, fatti intervenuti
dopo la chiusura dell’esercizio” disciplina la declinazione pratica di tale previsione e, in particolare, gli effetti che
si producono sul bilancio comparativo in conseguenza dei cambiamenti di principi contabili o correzione di errori
rilevanti.

La comparabilità dipende generalmente dall'esistenza di fatti economici similari contabilizzati in bilancio con gli
stessi criteri.

Nell'ambito della stessa impresa la comparabilità dei bilanci a date diverse è possibile se sussistono le seguenti
31
condizioni:
1) la forma di presentazione deve essere costante, cioè il modo di esposizione (classificazione, separazione ed
identificazione per gruppi omogenei) delle voci deve essere uguale o almeno comparabile;

2) i criteri di valutazione adottati devono essere mantenuti costanti. L'eventuale cambiamento deve essere
giustificato da circostanza eccezionale per frequenza e natura. In ogni caso l'effetto del cambiamento dei
criteri di valutazione sul risultato dell'esercizio e sul patrimonio netto deve essere propriamente evidenziato
(cfr. anche «continuità di applicazione dei principi contabili ed in particolare dei criteri di valutazione»);

3) i mutamenti strutturali (acquisizioni, fusioni, scorpori ecc.) e gli eventi di natura straordinaria devono essere
chiaramente evidenziati.

32
NT05 – IL REDDITO IMPONIBILE
tematiche affrontate:
1. I principi fiscali di determinazione del reddito imponibile (pag. 3)
2. Deducibilità dei costi, un esempio: ammortamento (pag. 9)
3. Deducibilità dei costi, un esempio: svalutazione e perdita su crediti (pag. 12)
4. Deducibilità dei costi: esempio da bilancio (pag. 15)
APPENDICE 1: IRAP e IRES (pag. 17)

1. I PRINCIPI FISCALI DI DETERMINAZIONE DEL REDDITO IMPONIBILE:


Il reddito imponibile differisce dal reddito ante imposte indicato nel bilancio di esercizio perché la disciplina fiscale
prevede l’applicazione di regole e criteri per la determinazione del reddito imponibile differenti rispetto a quanto
previsto dalla disciplina civilistica e dai principi contabili nazionali per la redazione del bilancio di esercizio.
Tali differenze originano dai diversi fini delle due fonti normative:
• il fine della normativa civilistica (e dei principi contabili) è quello di accertare la consistenza della situazione
patrimoniale della società in una logica prudenziale finalizzata a garantire l’integrità del capitale sociale. Ciò
porta alla determinazione di soglie massime di valutazione;
• il fine della disciplina fiscale è la riduzione della soggettività nella determinazione del reddito imponibile e
l’impedimento di sottrazioni di materia imponibile. Ciò porta alla determinazione di soglie minime di valutazione.
Ai fini della determinazione del reddito imponibile, l’art. 83 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR)
stabilisce che:
“Il reddito complessivo è determinato apportando all’utile o alla perdita risultante dal conto economico, relativo
all’esercizio chiuso nel periodo di imposta, le variazioni in aumento o in diminuzione conseguenti all’applicazione dei
criteri stabili nelle successive disposizioni”.

La determinazione del reddito imponibile deve essere effettuata nel rispetto delle “norme generali sui componenti
del reddito d’impresa”, previsti dall’art. 109 del TUIR:
1. competenza (comma 1 e comma 2);
2. certezza e obiettiva determinabilità degli ammontar (comma 1);
3. imputazione dei ricavi (comma 3);
4. imputazione dei costi (comma 4);
5. inerenza (comma 5).

a. COMPETENZA:
“I ricavi, le spese e gli altri componenti positivi e negativi […] concorrono a formare il reddito nell’esercizio di
competenza” (art. 109, comma 1).
Ai fini della determinazione dell’esercizio di competenza (art. 109, comma 2):
• i corrispettivi delle cessioni si considerano conseguiti, e le spese di acquisizione dei beni si considerano
sostenute, alla data della consegna o spedizione per i beni mobili e della stipulazione dell’atto per gli
immobili e per le aziende oppure (se diversa e successiva) alla data in cui si verifica l’effetto traslativo o
costitutivo della proprietà o altro diritto reale;
• i corrispettivi delle prestazioni di servizi si considerano conseguiti, e le spese di acquisizione dei servizi si
considerano sostenute, alla data in cui le prestazioni sono ultimate ovvero, per quelle dipendenti da
contratti di locazione, mutuo, assicurazione o contratti con corrispettivi periodici, alla data di maturazione
dei corrispettivi.

b. CERTEZZA E OBIETTIVA DETERMINABILITÀ DEGLI AMMONTARI

33
[…] I ricavi, le spese e gli altri componenti di cui nell’esercizio di competenza non sia ancora certa l’esistenza o
determinabile in modo obiettivo l’ammontare concorrono a formare il reddito nell’esercizio in cui si verificano tali
condizioni (art. 109, comma 1).

c. IMPUTAZIONE DEI RICAVI


I ricavi, gli altri proventi di ogni genere e le rimanenze concorrono a formare il reddito anche se non risultano
imputati al conto economico (art. 109, comma 3).

d. IMPUTAZIONE DEI COSTI


Le spese e gli altri componenti negativi non sono ammessi in deduzione se e nella misura in cui non risultano
imputati al conto economico relativo all’esercizio di competenza (art. 109, comma 4). Tale modalità di imputazione
dei costi determina un contesto in cui si possono manifestare comportamenti tipici della “dipendenza rovesciata”:
il bilancio di esercizio può essere influenzato dalla disciplina fiscale dal momento che i componenti negativi di
reddito sono fiscalmente deducibili solo quando risultano imputati a conto economico (principio di derivazione del
reddito imponibile dal risultato di conto economico).

e. INERENZA
“Le spese e gli altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi (tranne gli oneri fiscali, contributivi e di
utilità sociale), sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri
proventi che concorrono a formare il reddito o che non vi concorrono in quanto esclusi (art. 109, comma 5)”.
Ad esempio, se un’impresa che produce merendine per la prima colazione decide di acquistare un forno industriale
necessario per la cottura dei propri prodotti, può DEDURRE il costo del forno poiché INERENTE all’attività svolta.
Se, invece, questa stessa impresa compra un forno per l’abitazione del titolare tale costo NON E’ INERENTE e
quindi è INDEDUCIBILE.

Il requisito dell’inerenza dei costi non va inteso nel senso che i componenti negativi sono deducibili solo se
direttamente e immediatamente connessi ai componenti positivi di reddito, posto che è sufficiente il verificarsi di
una connessione tra i costi e l’attività: sono perciò deducibili anche oneri dai quali in proiezione futura
deriveranno proventi che concorreranno a formare il reddito. Ad esempio sono deducibili le spese per corsi di
formazione in previsione di ricavi futuri.
L’inerenza all’attività può essere:
• oggettiva, oppure
• determinata secondo convenzione dalla norma tributaria (ad esempio l’uso promiscuo degli automezzi e
della telefonia mobile e fissa).
Non esistono solo ricavi tassati o esclusi (cioè componenti positivi di reddito civilistico cui il fisco riconosce costi
fiscalmente deducibili, se inerenti), ma anche ricavi esenti.
Al pari dei ricavi esclusi, anche i ricavi esenti non sono tassati. I ricavi esenti, a differenza dei ricavi esclusi, non
danno luogo a costi deducibili (nemmeno se inerenti).
Per esempio, il costo relativo all’acquisto dei titoli di stato (commissioni) NON SONO DEDUCIBILI perché il titolo
di stato produce ricavi esenti (interessi).
In sintesi:
• i costi non inerenti all’attività d’impresa sono totalmente indeducibili;
• i costi relativi a ricavi esenti da imposta sono indeducibili;
• i costi relativi a ricavi esclusi da imposta sono deducibili;
• I costi relativi a ricavi tassati sono deducibili;

34
• i costi riferibili indistintamente ad attività inerenti e non inerenti all’attività d’impresa sono parzialmente
indeducibili.
I costi e gli oneri che si riferiscono indistintamente a ricavi o
proventi tassati (o esclusi) e a proventi esenti, come ad
esempio le spese generali, la deduzione avviene in proporzione
al rapporto tra:
• l’ammontare dei ricavi e altri proventi che concorrono
a formare il reddito d’impresa o che non vi concorrono
in quanto esclusi e
• l’ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi
(compresi quindi quelli esenti).

2. DEDUCIBILITÀ DEI COSTI, UN ESEMPIO: AMMORTAMENTO


Le maggiori differenze tra norme civili e norme tributarie originano dal diverso trattamento in merito alla
deducibilità dei costi.

Ad esempio, nel caso degli ammortamenti, l’art. 102 del TUIR, co. 1 e 2, prevede che:
Ø Le quote di ammortamento del costo dei beni materiali strumentali per l'esercizio dell'impresa sono deducibili
a partire dall’esercizio di entrata in funzione del bene.
Ø La deduzione è ammessa in misura non superiore a quella risultante dall’applicazione al costo dei beni dei
coefficienti di ammortamento stabiliti, con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, per categorie
di beni omogenei in base al normale periodo di deperimento e consumo nei vari settori produttivi
(ammortamento ordinario); tali coefficienti sono ridotti della metà nel primo esercizio.
Ø Per gli investimenti strumentali effettuati tra il 15 ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2016, la Legge
208/2015 (art. 1, c.91-94 e c.97) prevede la possibilità, in sede di dichiarazione fiscale, di aumentare del
40% le aliquote di ammortamento ordinario.

Sebbene sussista l’obbligo, sancito dalla riforma del diritto societario del 2003 e dalla Legge 24 dicembre 2007 n.
244 (Finanziaria 2008) di imputare a conto economico tutti i componenti negativi di reddito al fine della loro
detraibilità fiscale, fino al 2007 la normativa fiscale ha consentito deroghe a tale principio con riguardo agli
ammortamenti, prevedendo che (art. comma 3 dell’art. 102 del TUIR):
Ø la misura massima risultante dall’applicazione al costo dei beni dei coefficienti di ammortamento stabiliti con
Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze può essere superata in proporzione alla più intensa
utilizzazione dei beni rispetto a quella normale del settore (ammortamento accelerato);
Ø la misura stessa può essere elevata fino a due volte per ammortamento anticipato nell'esercizio in cui i beni
sono entrati in funzione e nei due successivi (ammortamento anticipato).

Per applicare l’ammortamento accelerato era necessario dimostrare la più intensa utilizzazione del bene rispetto
a quella “normale” del settore di appartenenza attraverso elaborazione di prove oggettive e incontrovertibili (es.
elaborazioni statistiche). Per tale motivo, si è trattato, di fatto, di uno strumento di difficile applicazione perché
ancorato alla dimostrazione oggettiva della più intensa utilizzazione del bene rispetto a quella “normale” del
settore.

Nel caso invece dell’ammortamento anticipato, si è trattato di un’agevolazione fiscale concessa dal legislatore a
fronte dell’acquisto di beni ammortizzabili. L’agevolazione consisteva nella deducibilità di maggiori quote di
ammortamento per i primi tre esercizi (rispetto a quelle ordinariamente deducibili), consentendo in tal modo
all’impresa di posticipare il pagamento delle imposte attraverso il temporaneo abbattimento dell’utile imponibile.

Le legge 244/2007 ha eliminato la possibilità di effettuare ammortamenti accelerati o anticipati, non più
effettuabili dall’esercizio 2008:

35
In seguito alla Finanziaria 2008, nella maggior parte dei casi le imprese in sede di redazione del bilancio di esercizio
applicano coefficienti di ammortamento pari alle aliquote fiscali ordinarie.
Con l’abrogazione della facoltà di effettuare ammortamenti anticipati il legislatore ha, di fatto, allineato le aliquote
di ammortamento deducibili fiscalmente rispetto a quelle applicate dagli amministratori nella redazione del bilancio,
ottenendo in tal modo una maggiore convergenza tra valori fiscali e valori civili dei beni ammortizzabili, oltre che
del reddito imponibile rispetto al reddito di esercizio.

3) DEDUCIBILITÀ DEI COSTI, UN ESEMPIO: SVALUTAZIONE E PERDITA SU CREDITI


Con riguardo alla svalutazione dei crediti, mentre il codice civile prevede che “i crediti devono essere iscritti secondo
il valore presumibile di realizzazione” (art. 2426 n. 8), cioè al netto della svalutazione eventualmente derivante dal
monitoraggio del grado recuperabilità di ciascun credito, l’Art. 106, co. 1, del TUIR prevede che:
Ø Le svalutazioni dei crediti commerciali risultanti in Bilancio e non coperti da garanzia assicurativa sono
deducibili in ciascun esercizio nel limite dello 0,5% del valore nominale dei crediti stessi.
Ø La deduzione non è più ammessa quando l’ammontare complessivo delle svalutazioni e degli
accantonamenti (ossia del fondo svalutazione e del fondo rischi) ha raggiunto il 5% del valore nominale dei
crediti esistenti a fine esercizio.
Ø Se in un esercizio la misura delle svalutazioni e degli accantonamenti rilevati in Bilancio eccede il 5% dei
crediti, l’eccedenza concorre alla formazione del reddito dell’esercizio stesso.

Secondo le regole fiscali, inoltre, la svalutazione dei crediti è deducibile se risulta da elementi certi e precisi e, in
ogni caso, se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali (art. 101.5).
Per poter stralciare crediti ritenuti inesigibili e dedurli legittimamente, l’impresa deve dimostrare di aver fatto
tutto il possibile per il recupero del credito in sofferenza e occorre inoltre che la perdita:
Ø risulti da elementi certi e precisi (R.M. n. 9/124 del 6.8.76, R.M. n. 16/E del 25/01/2009),
Ø abbia il requisito della oggettiva determinabilità quanto all’ammontare (R.M. n. 9/636 del 13.3.82) e o sia
definitiva (C.M. n. 39 del 10.5.02).

La perdita su crediti è in ogni caso deducibile quando il cliente durante l'esercizio sia stato dichiarato fallito,
ammesso a concordato preventivo, sottoposto a liquidazione coatta amministrativa o ad amministrazione straordinaria
(non invece se sottoposto a amministrazione controllata, Cassazione 8580 del 12/4/06).

Il momento in cui la perdita è fiscalmente deducibile è diverso a seconda del tipo di procedura: - Fallimento (data
della sentenza dichiarativa);
Ø concordato preventivo (data del decreto di ammissione alla procedura);
Ø liquidazione coatta amministrativa (data del provvedimento che la ordina);
Ø amministrazione straordinaria (data del decreto che la dispone).

In caso di accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182 ter legge fallimentare, pur non rientrando tra le
fattispecie previste dall’art. 101.5, la deducibilità della perdita è riconosciuta a partire dalla data di omologa
dell’accordo in quanto gli elementi di certezza e precisione sussistono a partire da tale data (Circ. 42/E/2010).

In assenza di una procedura concorsuale, occorre essere in possesso di elementi probanti. Fatti che possono
avvalorare l'irrecuperabilità del credito sono:
Ø l'infruttuosa attuazione di azioni legali per il recupero del credito,
36
Ø l'esito negativo del pignoramento,
Ø la documentata mancanza di beni immobili o mobili di proprietà del debitore,
Ø la chiusura dei locali dell'impresa,
Ø l'irreperibilità del debitore,
Ø una denuncia penale per truffa,
Ø la dimostrabilità della convenienza ad abbandonare il credito.

Se il credito è di importo significativo, è sempre opportuno l'intervento di un legale per avere un supporto esterno
a sostegno della sua inesigibilità.

L’art. 13 del D. Lgs n. 147/2015 ha invece chiarito il periodo di deducibilità delle perdite su crediti nel caso di
crediti di modesta entità, cioè di quei crediti di importo compreso tra 2.500 e 5.000 euro, scaduti da oltre 6 mesi.
Tale D. Lgs ha infatti modificato l’art. 101 del TUIR inserendo il comma 5bis:
“la deduzione delle perdite dei crediti di modesta entità è ammessa ... nel periodo di imputazione in bilancio,
anche quando detta imputazione avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui ... sussistono gli elementi
certi e precisi ovvero il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale, sempreché l’imputazione non
avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui, secondo la corretta applicazione dei principi contabili,
si sarebbe dovuto procedere alla cancellazione del credito dal bilancio”.

Di conseguenza la deducibilità di una perdita su crediti di modesto importo nei confronti di soggetti interessati da
procedure concorsuali è ammessa nel medesimo periodo d’imposta di imputazione della stessa a bilancio sulla base
dell’applicazione dei Principi contabili, ancorché lo stesso sia successivo a quello di manifestazione delle condizioni
per la deducibilità.
È comunque posto un limite temporale entro il quale è consentita la deducibilità, rappresentato dal periodo
d’imposta nel quale, in base ai predetti Principi contabili, il credito avrebbe dovuto essere cancellato dal bilancio
(così, ad esempio, per effetto della cessione del credito a terzi, per prescrizione, per effetto della stipula di un
accordo di saldo o di stralcio).

4. DEDUCIBILITÀ DEI COSTI: ESEMPIO DA BILANCIO

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APPENDICE (IRAP e IRES)
La tassazione delle società di capitali avviene tramite due imposte:
Ø IRAP (imposta regionale sulle attività produttive)
Ø IRES (imposta sul reddito delle società)

L’Irap è un’imposta diretta con aliquota stabilita in maniera diversa a seconda della tipologia dei soggetti (pari al
3,90% nel 2020 per le società di capitali, variabile a discrezione delle Regioni fino a +/- 0,92%) che si applica alla
differenza tra il valore della produzione (lettera A dell’art. 2425 del c.c.) e i costi della produzione (lettera B
dell’art. 2425 del c.c.) al netto di spese del personale, compensi per lavoro autonomo, svalutazioni delle
immobilizzazioni, perdite sui crediti, quota interessi del canone di locazione finanziaria e perdite su crediti.

L’Ires è un’imposta diretta con aliquota unica (pari al 24% nel 2020) che si applica al reddito imponibile. I criteri
di determinazione del reddito imponibile sono disciplinati dal Testo Unico in materia di imposte sul Reddito (TUIR),
di cui al D.P.R. 22 dicembre 1986 e successive modifiche e integrazioni.

Sotto il profilo contabile, le rilevazioni delle imposte si effettuano al momento della liquidazione e versamento degli
acconti d’imposta e a fine esercizio per rilevare le imposte di competenza.

IRES e IRAP sono dovute per periodi d’imposta, a ciascuno dei quali corrisponde un’obbligazione tributaria autonoma
(salvo il riporto a nuovo di perdite e i crediti d’imposta). Per l’IRES, il periodo d’imposta è costituito dall’esercizio,
determinato dalla legge o dall’atto costitutivo; per l’IRAP, il periodo d’imposta è determinato secondo i criteri
stabiliti ai fini delle imposte sui redditi.

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NT06 (non trattato in classe) – PRINCIPI IAS-IFRS

INDICE:
1. Principi di riferimento e meccanismo di omologazione (pag. 3)
2. Struttura dell’informativa IAS/IFRS (pag. 5)
3. Conceptual Framework for Financial Reporting (pag. 8)
4. Alcune differenze tra principi contabili nazionali e principi contabili internazionali (pag. 37)

1. PRINCIPI DI RIFERIMENTO E MECCANISMO DI OMOLOGAZIONE


Nell’ambito dei provvedimenti finalizzati a rafforzare la comparabilità dei bilanci redatti dalle società i cui titoli
sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato, l’Unione Europea ha deciso di non emanare nuovi
principi contabili ma di recepire i principi contabili già esistenti a livello internazionale denominati International
Accounting Standards (IAS, sino all’anno 2000) e International Financial Reporting Standards (IFRS, a partire
dall’anno 2001).

Gli IAS/IFRS sono emanati dall’International Accounting Standard Board (IASB). Successivamente vengono omologati
con Regolamento d a l l ’ U n i o n e E u r o p e a e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE)
in ciascuna delle lingue ufficiali dell’Unione. Il Regolamento è vincolante per tutti gli Stati membri e non presuppone
un atto legislativo dei singoli stati membri, a differenza delle Direttive.

Gli IAS/IFRS (e relative interpretazioni, denominate SIC e IFRIC) costituiscono l’insieme dei principi che devono
essere applicati dalle società italiane che hanno l’obbligo o che esercitano la facoltà di redigere i bilanci consolidati
e individuali in conformità agli standard internazionali.

In aggiunta agli IAS/IFRS, nel settembre 2010 lo IASB ha emanato «il quadro concettuale per la preparazione del
bilancio» (Conceptual Framework for Financial Reporting, successivamente aggiornato nel marzo 2018), documento
che sostituisce il «quadro sistematico per la preparazione e la predisposizione del bilancio» formulato
originariamente dallo IASC nel 1989 con il nome «Framework for the Preparation and Presentation of Financial
Statements».

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Il Conceptual Framework for Financial Reporting è sovraordinato ai principi IAS/IFRS, definisce il destinatario e le
finalità del bilancio di esercizio, oltre che gli assunti fondamentali e le caratteristiche qualitative che l’informativa
di bilancio deve avere.

2. STRUTTURA DELL’INFORMATIVA IAS/IFRS

L’Ente che ha emanato i principi contabili internazionali ritiene che: “una migliore armonizzazione della normativa,
dei principi e delle procedure contabili connesse alla preparazione e alla presentazione dei bilanci possa essere
meglio perseguita focalizzando l’attenzione sui bilanci che sono preparati con lo scopo di fornire informazioni utili
per le decisioni economiche” (Conceptual Framework, 2018).

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3. CONCEPTUAL FRAMEWORK FOR FINANCIAL REPORTING
Lo IASB ha pubblicato nel settembre 2010 e poi aggiornato nel marzo 2018 il Conceptual Framework for financial
reporting (cfr. MT05), documento che sostituisce il quadro concettuale formulato originariamente dallo IASC nel
1989 («Framework for the Preparation and Presentation of Financial Statements»).
Il Conceptual Framework 2018 si articola in: un’introduzione sulle sue finalità, 8 capitoli e un glossario.

Nell’introduzione si specifica che il Framework serve per:


Ø assistere il Board nella redazione e revisione degli IFRS;
Ø assistere i redattori del bilancio nei casi in cui non vi siano specifici principi contabili relativi a particolari
transazioni o altri eventi o quando un principio contabile consente la scelta tra diverse politiche contabili;
Ø assistere tutte le parti interessate nella comprensione e interpretazione dei principi contabili.

Formalmente, il Framework non è un principio contabile ma costituisce l’impianto concettuale di fondo che guida
l’applicazione dei singoli principi IAS/IFRS implementano.

Il Conceptual Framework for financial reporting (detto anche “The Framework”) costituisce il quadro concettuale
di riferimento per la redazione del bilancio secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS.

Tale documento (cfr. MT05) tratta:


a) la finalità del bilancio;
b) le caratteristiche qualitative che determinano l’utilità dell’informativa contenuta nel bilancio;
c) la definizione, la rilevazione e la valutazione degli elementi che costituiscono il bilancio;
d) i concetti di capitale e di conservazione del capitale.

Tra gli utilizzatori dei bilanci vi sono: investitori (rischio e rendimento degli investimenti); dipendenti (stabilità e
redditività dei datori di lavoro); finanziatori, fornitori e altri creditori commerciali (solvibilità), clienti; governi ed
enti pubblici (definizione delle politiche fiscali); il pubblico (“salute” dell’impresa).

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Nonostante le esigenze informative dei citati utilizzatori non possano essere tutte soddisfatte dal bilancio, vi sono
alcune esigenze comuni a tutti gli utilizzatori. Poiché gli investitori sono i fornitori di capitale di rischio all’impresa,
un bilancio che soddisfi le loro esigenze informative soddisferà anche la maggior parte delle esigenze di altri
utilizzatori del bilancio.

L’architettura degli IAS/IFRS in materia di principi generali di redazione del bilancio segue un’impostazione
strutturata su tre livelli:
1) la finalità del bilancio
2) gli assunti fondamentali
3) le caratteristiche qualitative delle informazioni contabili

1) FINALITÀ DEL BILANCIO


La finalità del bilancio è: “fornire informazioni in merito alla situazione patrimoniale-finanziaria, all’andamento
economico e alle variazioni della struttura patrimoniale-finanziaria dell’impresa, utili ad un’ampia serie di utilizzatori
per prendere decisioni di natura economica”.
Le decisioni economiche che sono prese dagli utilizzatori del bilancio richiedono una stima sulla capacità dell’impresa
di generare disponibilità liquide e mezzi equivalenti e sulla relativa tempistica e sul loro grado di certezza.
La situazione patrimoniale-finanziaria di un’impresa è condizionata dalle risorse economiche che la stessa controlla,
dalla struttura finanziaria, dalla liquidità e solvibilità e dalla capacità di adattarsi ai cambiamenti nell’ambiente in
cui opera.
Le informazioni sull’andamento economico dell’impresa, in particolare sulla sua redditività, sono richieste al fine di
valutare i cambiamenti potenziali nelle risorse economiche che con probabilità l’impresa controllerà nel futuro.
Le informazioni concernenti i cambiamenti della situazione patrimoniale-finanziaria di un’impresa sono utili per
valutare le attività di investimento, finanziarie e operative del periodo interessato. Tali informazioni sono utili per
fornire all’utilizzatore un criterio di valutazione della capacità dell’impresa di generare flussi finanziari o mezzi
equivalenti e le esigenze dell’impresa di utilizzo di tali flussi finanziari.
Il bilancio contiene anche note, tabelle supplementari e altre informazioni. Per esempio, può contenere l’informativa
sui rischi e sulle incertezze che gravano sull’impresa ed eventuali risorse e obbligazioni non rilevati nello stato
patrimoniale.

In sintesi, le finalità generali del bilancio (capitolo 1 del Framework, marzo 2018) sono:
Ø Fornire agli investitori attuali e potenziali, finanziatori e altri creditori, informazioni utili per prendere
decisioni sull’apporto di risorse finanziarie.
Ø Dare informazioni sulla natura e sulla quantità delle risorse per valutare punti di forza e di debolezza,
liquidità e solvibilità e capacità di ottenere finanziamenti.
Ø Dare informazioni utili per valutare la gestione da parte del management aziendale delle risorse economiche
dell’impresa.
Ø Costruire una contabilità ancorata al principio di competenza economica come miglior strumento rispetto alle
informazioni unicamente basate su incassi e pagamenti per valutare le performance passate e future
dell’impresa.
Ø Dare informazioni sui flussi di cassa del periodo che siano utili per valutare la capacità dell’impresa di
generare in futuro flussi di cassa netti positivi.

2) ASSUNTI FONDAMENTALI DEL BILANCIO


Il bilancio di esercizio secondo gli IAS/IFRS si basa su due assunti fondamentali:
Ø Competenza
Ø Continuità dell’impresa nel tempo

Sono due “assiomi contabili” su cui si fonda l’informazione di bilancio nonché i criteri di classificazione e di valutazione
che informano la redazione delle sintesi di esercizio.
Sui questi due assunti fondamentali si basano le caratteristiche qualitative che le informazioni finanziarie contenute
nel bilancio devono avere per essere utili.
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Competenza
Al fine di soddisfare la propria finalità, il bilancio è preparato secondo il principio della contabilizzazione per
competenza. In base a esso, gli effetti delle operazioni e degli altri eventi sono rilevati quando essi si verificano (e
non quando viene ricevuto o versato denaro o suo equivalente) ed essi sono riportati nei libri contabili e rilevati nel
bilancio degli esercizi cui essi si riferiscono.
Il principio di competenza secondo gli IAS/IFRS, pur avendo diversi elementi in comune con il principio di competenza
secondo i PC italiani, si caratterizza per scaturire da un sistema contabile di matrice patrimoniale dove i concetti
di ricavo e di costo sono legati a quelli di variazione delle attività e delle passività.

Continuità
La redazione del bilancio deve avvenire in base all’ipotesi della continuità aziendale, ovvero sull’ipotesi che l’azienda
non abbia né l’intenzione né la necessità né il bisogno di liquidare o di ridurre significativamente il livello della
propria operatività. Framework (e IAS 1) fanno riferimento ad una presunzione relativa, non ad una presunzione di
carattere assoluto. Pertanto, nel caso di incertezze sulla continuità:
Ø è necessario esplicitare tali incertezze nel bilancio redatto nella prospettiva di normale funzionamento;
Ø nei casi più gravi, è necessario assumere una diversa ipotesi di gestione, funzionale a fornire informazioni
utili per prendere decisioni economiche.
Se un bilancio non è redatto nella prospettiva di continuità, gli amministratori dovranno segnalare sia le ragioni che
li hanno spinti a non adottare la prospettiva in funzionamento, sia i criteri contabili attraverso i quali è stato
redatto il bilancio.
Lo IAS 1 specifica che la valutazione della continuità deve avvenire sulla base di tutte le informazioni disponibili
per il prevedibile futuro, che dovrebbe essere di almeno dodici mesi successivi alla chiusura dell’esercizio.

3) LE CARATTERISTICHE QUALITATIVE DEL BILANCIO


Nel capitolo 2 del Framework sono elencate le caratteristiche che rendono l’informazione di bilancio utile per gli
utilizzatori, distinguendo tra (cfr. lucido 17):
a) CARATTERISTICHE QUALITATIVE FONDAMENTALI: RILEVANZA E RAPPRESENTAZIONE FEDELE
b) CARATTERISTICHE QUALITATIVE ULTERIORI (Comparabilità, Verificabilità, Tempestività,
Comprensibilità)

A) Rilevanza
Informazioni in grado di fare la differenza nelle decisioni prese dagli utenti. Le informazioni finanziarie sono in
grado di fare la differenza nelle decisioni se hanno valore predittivo, valore di conferma, o entrambi. La materialità
è un aspetto specifico della rilevanza basato sulla natura o grandezza (o entrambi) degli elementi a cui le
informazioni si riferiscono.

Rappresentazione fedele
una rappresentazione fedele deve tenere conto della sostanza economica piuttosto che considerare solo la forma
legale (prevalenza della sostanza sulla forma).
La rappresentazione fedele prevede 3 caratteristiche: completezza, neutralità, assenza di errori.
Ø Completezza: presenza di tutte le informazioni necessarie ad un utilizzatore per comprendere i fenomeni
rappresentati.
Ø Neutralità: assenza di pregiudizio nella selezione o presentazione dell’informazione finanziaria. La neutralità
è supportata dall’esercizio della prudenza. La prudenza richiede cautela nel formulare giudizi in presenza di
condizioni di incertezza. Prudenza significa che attività e ricavi non devono essere sopravalutati e che passività
e costi non devono essere sottovalutati. La prudenza non deve peraltro portare a sottovalutare attività e
ricavi e a sopravalutare passività e costi.
Ø Assenza di errori: mancanza di errori od omissioni nella descrizione delle operazioni e nel processo utilizzato
per produrre le informazioni.

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B) Le caratteristiche qualitative ulteriori sono quattro (cfr. lucido 17):
Ø Comparabilità
Ø Verificabilità
Ø Tempestività
Ø Comprensibilità
a) Comparabilità: confronto delle informazioni con quelle di altre entità e con quelle della stessa entità in tempi
diversi.
La comparabilità implica la costanza nei criteri di valutazione e di rappresentazione delle operazioni.

b) Verificabilità: si ha quando diversi osservatori consapevoli e indipendenti possono raggiungere il consenso nel
ritenere che la rappresentazione delle operazioni sia fedele.

c) Tempestività: informazioni disponibili in tempo per essere in grado di orientare le decisioni degli utilizzatori del
bilancio.

d) Comprensibilità: classificazione delle informazioni in modo chiaro e conciso. Le informazioni devono essere
comprensibili per utilizzatori con ragionevole conoscenza dell’attività economica dell’entità e aventi normale
diligenza.

I costi sostenuti per l’ottenimento delle informazioni finanziarie utili devono essere giustificati dai benefici ottenibili
dalle stesse informazioni.

Nella pratica un bilanciamento, o trade-off, tra caratteristiche qualitative è spesso necessario.


Generalmente si deve mirare a ottenere un appropriato equilibrio tra le varie caratteristiche al fine di soddisfare
le finalità del bilancio.L’importanza relativa che le caratteristiche assumono caso per caso è oggetto di un giudizio
professionale.
Ad esempio, la direzione aziendale si può trovare nella necessità di assicurare un equilibrio sia di un’informazione
tempestiva sia di un’informazione attendibile. Per fornire informazioni tempestivamente può essere spesso necessario
riportare l’informazione prima che tutti gli aspetti delle operazioni o degli eventi siano conosciuti, riducendo, in tal
modo, l’attendibilità dell’informazione. Al contrario, se le informazioni non vengono riportate sino a che tutti gli
aspetti sono conosciuti, l’informazione può essere altamente attendibile ma di scarsa utilità per gli utilizzatori che
nel frattempo hanno dovuto prendere decisioni. Nell’ottenere l’equilibrio tra significatività e attendibilità, deve

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prevalere la considerazione di come meglio soddisfare le esigenze informative degli utilizzatori nel processo
decisionale economico.

Inoltre, i redattori del bilancio devono essere consapevoli che la ricerca di un equilibrio tra i benefici derivanti
dall’informazione e i costi per produrla rappresenta un ostacolo nella preparazione del bilancio di esercizio.
L’applicazione delle caratteristiche qualitative principali e di principi contabili appropriati normalmente si
concretizza in un bilancio che rappresenta ciò che è generalmente inteso come “una rappresentazione veritiera e
corretta” della situazione patrimoniale-finanziaria, dell’andamento economico e dei cambiamenti della situazione
patrimoniale-finanziaria di un’impresa.

LA DEFINIZIONE DEGLI ELEMENTI CHE COSTITUISCONO IL BILANCIO


Nel capitolo 4 del Conceptual Framework del 2018 vengono specificati gli elementi del bilancio Gli elementi che
riguardano direttamente la misurazione della situazione patrimoniale-finanziaria, che sono: attività, passività e
patrimonio netto (per quanto riguarda lo stato patrimoniale); costi e ricavi (per quanto riguarda il conto economico).

Un’attività è una risorsa economica controllata dall’impresa, come risultato di eventi passati. Una risorsa economica
è un diritto che ha il potenziale per produrre benefici economici.
Una passività è un’obbligazione attuale dell'impresa a trasferire una risorsa economica a seguito di eventi passati.
Il patrimonio netto è il valore residuo delle attività dopo aver detratto tutte le passività.

1. Attività
Il beneficio economico futuro compreso in un’attività è il potenziale contributo, diretto o indiretto, ai flussi di cassa
e di mezzi equivalenti alla cassa che affluiranno all’impresa. Tale potenzialità può essere di natura produttiva ed
essere parte delle attività operative dell’impresa. Può anche prendere la forma di convertibilità in denaro o suoi
equivalenti o la possibilità di ridurre i flussi finanziari in uscita, come, per esempio, nel caso in cui un impianto
produttivo che riduca i di produzione.
I benefici economici futuri compresi in un’attività possono affluire all’impresa in diversi modi. Per esempio, un’attività
può essere:
a) usata singolarmente o in combinazione con altre attività nella produzione di beni o servizi che saranno
venduti dall’impresa;
b) scambiata con altre attività;
c) usata per estinguere passività;
d) distribuita ai proprietari dell’impresa.

Passività
Una caratteristica essenziale di una passività è che l’impresa abbia una obbligazione attuale. Un’obbligazione
rappresenta un dovere o una responsabilità a comportarsi o ad agire in una determinata maniera.
L’estinzione di una obbligazione attuale solitamente implica che l’impresa deve rinunciare a risorse che incorporano
benefici economici al fine di soddisfare il credito della controparte. L’estinzione dell’obbligazione attuale può
verificarsi in diversi modi, per esempio:
a) pagamento in contanti;
b) trasferimento di altre attività;
c) fornitura di servizi;
d) sostituzione di tale obbligazione con un’altra obbligazione;
e) trasformazione dell’obbligazione in patrimonio netto. Un’obbligazione può essere estinta anche in altri
modi, come, per esempio, nel caso in cui un creditore rinunci ai propri diritti o li cancelli.
Alcune passività possono essere valutate solo con l’uso di un notevole grado di stima (come ad esempio i fondi per
rischi e oneri).

Patrimonio netto
• Il patrimonio netto è definito come una categoria residuale e pertanto l’ammontare cui è esposto nello
• stato patrimoniale dipende dalle valutazioni della attività e delle passività.
• Il patrimonio netto può presentare delle sotto-classificazioni nello stato patrimoniale. Tali classificazioni
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possono essere significative per le esigenze del processo decisionale degli utilizzatori del bilancio quando esse
indicano restrizioni legali o di altro tipo sulla capacità dell’impresa di distribuire, o altrimenti impiegare, il
proprio patrimonio netto.

Gli elementi che riguardano direttamente la quantificazione dell’utile sono i ricavi e i costi.
La distinzione tra elementi di ricavo e costo e la loro combinazione in differenti modi consente anche di evidenziare
diversi parametri di misurazione dell’andamento economico d’impresa.

a. Ricavi
I ricavi sono incrementi nelle attività o decrementi di passività che si concretizzano in incrementi nel patrimonio
netto diversi dagli apporti eseguiti dai detentori del capitale.
I ricavi sono gli incrementi nei benefici economici di competenza dell’esercizio amministrativo, che si manifestano
sotto forma di nuove attività in entrata o di accresciuto valore delle attività esistenti o di diminuzioni delle passività
che si concretizzano in incrementi del patrimonio netto, diversi da quelli connessi alle contribuzioni da parte di
coloro che partecipano al capitale.
La definizione di ricavo comprende sia i ricavi sia i proventi.
I ricavi trovano origine nello svolgimento dell’attività ordinaria di un’impresa e a essi si fa riferimento con una
varietà di nomi, tra cui vendite, onorari, interessi, dividendi, royalties e affitti.
I proventi non sono per natura diversi dai ricavi in quanto rappresentano incrementi nei benefici economici, ma
possono non derivare dallo svolgimento dell’attività ordinaria di un’impresa. I proventi includono, per esempio, le
dismissioni di attività non correnti.
La definizione di ricavo include, inoltre, i proventi non realizzati; per esempio, quelli derivanti dalla rivalutazione di
titoli negoziabili e quelli risultanti dagli incrementi di valore contabile di attività a lungo termine.
Quando i proventi sono rilevati in conto economico, essi sono solitamente esposti separatamente poiché la loro
conoscenza è utile ai fini del processo decisionale economico.

b. Costi
I costi sono decrementi nelle attività o incrementi nelle passività che si concretizzano in decrementi nel patrimonio
netto diversi dalle distribuzioni (rimborsi e dividendi) a favore dei portatori di capitale. I costi sostenuti per
l’ottenimento delle informazioni finanziarie utili devono essere giustificati dai benefici ottenibili dalle stesse
informazioni.
I costi sono i decrementi nei benefici economici di competenza dell’esercizio amministrativo, che si manifestano sotto
forma di flussi finanziari in uscita o di riduzioni di valore di attività o di incremento di passività, che si traducono
in riduzioni di patrimonio netto diverse da quelle relative alle operazioni di distribuzione ai soci.
La definizione di costo comprende gli oneri così come tutti i costi che si originano nello svolgimento dell’attività
ordinaria dell’impresa. Gli oneri rappresentano altri elementi che soddisfano la definizione di costo e possono, o non
possono, derivare dallo svolgimento dell’attività ordinaria dell’impresa. Gli oneri rappresentano decrementi dei
benefici economici e, in quanto tali, essi non hanno natura diversa dagli altri costi.
Gli oneri includono, per esempio, quelli derivanti da disastri quali incendi e allagamenti, come anche dalla dismissione
di attività non correnti. La definizione di costo include, inoltre, gli oneri non realizzati: per esempio quelli derivanti
da effetti di incrementi nel tasso di cambio di una valuta estera in relazione ai finanziamenti contratti da un’impresa
in tale valuta.
Quando gli oneri sono rilevati in conto economico, essi sono normalmente esposti separatamente poiché la loro
conoscenza è utile ai fini del processo decisionale economico.

LA RILEVAZIONE DEGLI ELEMENTI CHE COSTITUISCONO IL BILANCIO


Le condizioni per la rilevazione delle poste nello stato patrimoniale o nel conto economico sono due:
a) deve essere probabile che il beneficio economico futuro associato alla posta considerata affluirà o defluirà
dall’impresa
b) deve essere possibile valutare con attendibilità il valore del beneficio economico futuro.

Una posta che risponde alla definizione e soddisfa le condizioni per la rilevazione di uno specifico elemento (per
esempio, un’attività) automaticamente richiede la rilevazione di un altro elemento, per esempio un ricavo o una
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passività.
Nei criteri di rilevazione è usato il concetto di probabilità per riferirsi al grado di incertezza che i benefici economici
futuri associati a una certa voce affluiranno o defluiranno dall’impresa. Il concetto scaturisce dall’incertezza che
caratterizza l’ambiente in cui l’impresa opera. Le valutazioni del grado di incertezza connesse al flusso di benefici
economici futuri sono effettuate sulla base delle conoscenze disponibili nel momento in cui il bilancio è preparato.
In molte circostanze, il costo o il valore deve essere stimato; l’uso di stime ragionevoli rappresenta una parte
essenziale della preparazione del bilancio e non pregiudica la loro attendibilità. Quando, invece, una stima
ragionevole non può essere effettuata, la posta non è rilevata nello stato patrimoniale o nel conto economico.
Un elemento che non possiede le condizioni previste per la rilevazione, può qualificarsi per la rilevazione a una data
successiva e può essere indicato nelle note, nel materiale esplicativo o nei prospetti supplementari.

Un’attività è rilevata in stato patrimoniale quando è probabile che i benefici economici futuri affluiranno all’impresa
e l’attività ha un costo o un valore che può essere valutato attendibilmente.
Una passività è rilevata nello stato patrimoniale quando è probabile che si verifichi un flusso in uscita di risorse
che incorporano benefici economici derivanti dall’estinzione di un’obbligazione attuale e quando l’importo al quale
avverrà l’estinzione può essere quantificato attendibilmente.
I ricavi sono rilevati in conto economico nel momento in cui ha luogo un incremento di benefici economici futuri
comportante un incremento di attività o un decremento di passività che può essere valutato attendibilmente.
I costi sono rilevati in conto economico quando ha luogo una riduzione dei benefici economici futuri comportante una
riduzione di attività o un incremento di passività che può essere valutato attendibilmente.

In particolare, i costi sono rilevati in conto economico:


Ø secondo il criterio della diretta associazione tra i costi sostenuti e il conseguimento di specifiche voci di
ricavo; tale processo, comunemente indicato con l’espressione di correlazione tra costi e ricavi, implica la
rilevazione simultanea o combinata di ricavi e costi che derivano direttamente e congiuntamente dalle
medesime operazioni o eventi;
Ø sulla base di procedure di imputazione sistematiche e razionali, quando ci si aspetta che i benefici economici
si verificheranno per più esercizi amministrativi e l’associazione con i relativi ricavi può essere determinata
solo approssimativamente o indirettamente;
Ø immediatamente, quando una spesa non produce alcun beneficio economico futuro o quando, e nella misura
in cui, i benefici economici futuri non si qualificano, o cessano di qualificarsi, per la rilevazione nello stato
patrimoniale come attività;
Ø in quelle circostanze in cui una passività è sostenuta senza la rilevazione di un’attività, come quando sorge
una passività a fronte di garanzie su prodotti venduti.

La rivalutazione o la riscrittura di attività e passività dà luogo a incrementi o decrementi nel patrimonio netto.
Benché tali incrementi o decrementi soddisfino la definizione di ricavo o costo, talvolta essi non sono inclusi nel
conto economico. In questi casi, tali elementi sono invece inclusi nel patrimonio netto come rettifiche per la
conservazione del capitale o riserve di rivalutazione.

LA VALUTAZIONE DEGLI ELEMENTI CHE COSTITUISCONO IL BILANCIO


La misurazione è il processo di determinazione dell’importo monetario con il quale gli elementi di bilancio devono
essere rilevati e iscritti nello stato patrimoniale e nel conto economico. Ciò implica la scelta di un particolare
criterio di misurazione.
Nei principi contabili internazionali IAS/IFRS coesistono due logiche di valutazione:
Ø il costo;
Ø il fair value.
Il costo rappresenta il sacrificio economico per l’acquisizione di beni o servizi in una transazione già verificatasi,
frutto delle condizioni contrattuali e di mercato al momento dell’operazione. Il costo comporta la valutazione dei
beni in base al corrispettivo monetario ceduto per l’acquisizione (costo di acquisizione), oppure per la produzione
degli stessi (costo di produzione), espresso dall’onere sostenuto per procurarli. I beni ad utilità pluriennale,
successivamente al primo anno, sono iscritti al costo (di acquisizione o di produzione) al netto delle quote di
ammortamento.
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Il fair value è “il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata in una libera transazione fra parti
consapevoli (ossia informate sulla natura, caratteristiche, utilizzo attuale e potenziale, condizioni di mercato del
bene) e disponibili (ossia non forzate a vendere, né interessate a un prezzo inferiore alle normali condizioni di
mercato), o una passività può essere estinta”.

Il fair value è un “valore corrente convenzionale”, astratto, non necessariamente riscontrabile in concreto sul
mercato, che può essere riconducibile a due principali categorie:
Ø il fair value espresso da prezzi fatti o negoziati sul mercato;
Ø il fair value rappresentato da valori o da stime di prezzi fattibili.

Nei principi contabili IAS/IFRS il costo coesiste con il fair value nel senso che quest’ultimo può essere il criterio di
valutazione principale (benchmark treatment), oppure si pone come alternativa (alternative treatment) al costo.
Il costo e il fair value sono due logiche di valutazione: esprimono l’idea guida del processo di valutazione e
necessitano di concreti riferimenti per trasformarsi in criteri (applicativi) di valutazione.

Il costo può assumere configurazioni diverse:


Ø costo di produzione (che, a seconda dello stadio del processo di avanzamento della produzione del bene,
è espresso dal costo primo oppure dal costo industriale oppure dal costo totale);
Ø costo di acquisizione

La logica valutativa del fair value si traduce in concreto in diverse configurazioni e criteri (applicativi) di valutazione:
o costo storico (historical cost, ad esempio per la prima valutazione di un’immobilizzazione di recente
acquisizione o per l’iscrizione – al primo anno – di un mutuo);
o costo corrente (current cost, ad esempio per l’iscrizione – successivamente al primo anno – di
un’immobilizzazione di non recente acquisizione per la quale non vi siano riferimenti attendibili in merito
al valore di mercato);
o valore netto di realizzo (realisable value, ad esempio per l’iscrizione – successivamente al primo anno –
di un’immobilizzazione di non recente acquisizione per la quale vi siano riferimenti attendibili in merito al
valore di mercato) o di estinzione (settlement value, ad esempio per i debiti verso fornitori);
o valore attuale (present value, ad esempio per un credito finanziario a lungo termine o per il TFR).

Il costo storico è il criterio comunemente previsto in sede di prima iscrizione di un’attività. Infatti le attività sono
iscritte all’importo pagato, ovvero al fair value del corrispettivo versato per acquisire le attività. Il fair value nel

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momento dell’acquisizione di un bene coincide perciò con il suo costo d’acquisto, misurato dal prezzo di scambio
nell’ambito di una normale negoziazione d’impresa.
Negli esercizi successivi il costo storico difficilmente è in grado di riflettere un valore corrente del bene per ragioni
diverse (variazione dei prezzi, utilizzo del bene, ecc.); il fair value, invece, tende a riflettere il valore più appropriato
del bene, espresso dal valore di mercato o dal suo valore economico.
Gli IAS/IFRS specificano per ciascun elemento dell’attivo e del passivo il criterio di determinazione del valore da
applicare in un momento successivo alla prima iscrizione. Tale criterio può coincidere o differire dal fair value.
Ad esempio, lo IAS 16 prevede che gli impianti e i macchinari siano iscritti originariamente al costo di acquisizione;
successivamente, tali beni possono essere iscritti al costo storico al netto degli ammortamenti accumulati e di
eventuali svalutazioni per riduzioni durevoli di valore o, in alternativa, ad un valore rideterminato (fair value) dato
dal costo corrente. Si segnala in proposito che gli impianti e macchinari sono una delle categorie di beni inclusa
nella classe immobilizzazioni tratta nello schema grafico di pagina 28. Tale costo corrente si traduce nel costo di
sostituzione del bene (poiché il valore di mercato di tali beni non risulta spesso determinabile):

Il fair value può essere riconducibile a due principali categorie:


Ø il fair value rappresentato da valori o da stime di prezzi fattibili;
Ø il fair value espresso da prezzi fatti o negoziati sul mercato.

Il fair value è riferito ad uno scambio potenziale fra soggetti paritari che agiscono in modo consapevole in condizioni
normali, senza influenze particolari.

L’adozione del fair value presuppone l’esistenza di un mercato attivo del bene da valutare. Un mercato attivo è un
mercato in cui si verificano contestualmente le seguenti condizioni (IAS 36, p. 5):
1) i beni commercializzati all’interno del mercato sono omogenei;
2) compratori e venditori disponibili ad operare possono essere normalmente reperiti in qualsiasi momento;
3) i prezzi sono disponibili al pubblico.

In assenza di un mercato attivo, il redattore del bilancio deve essere in grado di attuare un processo di stima
attendibile, fondata su perizie e modelli di valutazione.
Nel caso in cui la stima non presentasse le caratteristiche dell’attendibilità il costo rimane l’unico criterio di
valutazione.

I principi contabili internazionali prevedono un processo di verifica del valore (detto impairment test) allo scopo di
evitare sopravvalutazioni, attraverso l’iscrizione in bilancio di valori non recuperabili. Il processo di verifica è
attuato mediante il raffronto periodico tra il valore espresso dal principio contabile previsto e adottato e il “valore
recuperabile” definito come il valore maggiore tra:
Ø il valore netto di realizzo (prezzo di vendita stimato nel normale svolgimento dell’attività), al netto dei
costi stimati di completamento, e di quelli necessari per la vendita;
Ø il valore attuale dei flussi finanziari netti futuri attesi che si stima possano derivare dall’uso del bene
e dalla dismissione del bene al termine della vita utile.

L’adozione del fair value (imposta o consentita dai principi contabili internazionali a seconda degli elementi
patrimoniali oggetto di valutazione) può determinare la formazione di plusvalenze da valutazione. Queste ultime
non sono trattate dai principi IAS/IFRS in modo uniforme.

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In alcuni casi (ad esempio immobili impiegati nell’attività tipica, impianti, macchinari) l’importo della plusvalenza da
valutazione derivante dall’adozione del fair value in sostituzione del costo storico, ovvero l’importo dell’eseguita
rivalutazione iscritto nell’attivo dello stato patrimoniale, deve essere rilevato in una riserva di patrimonio netto,
non procurando perciò alcun effetto rilevato a conto economico.
In altri casi (ad esempio immobili non impiegati nell’attività tipica, strumenti finanziari detenuti a scopo speculativo),
la plusvalenza derivante dal maggior valore da fair value attribuito a fine esercizio partecipa direttamente alla
formazione del reddito di esercizio con l’iscrizione nel conto economico.

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Esempi di componenti di reddito che partecipano alla formazione del reddito di esercizio (e che vengono pertanto
rilevati in conto economico) sono:
Ø variazioni di valore derivanti da valutazioni al fair value di investimenti in immobili che non vengono impiegati
nell’attività tipica e che costituiscono pertanto un puro investimento di liquidità;
Ø variazioni di valore derivanti da valutazioni al fair value di partecipazioni in imprese controllate;
Ø variazioni di valore derivanti da valutazioni al fair value di attività biologiche;
Ø variazioni di valore derivanti da valutazioni al fair value di attività e passività finanziarie detenute a scopo
speculativo (financial assets at fair value through P/L);
Ø utili e perdite attuariali derivanti da variazioni di valore a seguito di valutazioni al fair value di piani
pensionistici a benefici definiti;
Ø differenze di cambio su elementi monetari, ossia quegli elementi che implicano il diritto a ricevere (o
l’obbligo a pagare) un ammontare di denaro fisso o determinabile (quali cash, cash equivalent, crediti,
debiti).

Esempi di elementi che derivano dall’applicazione del fair value ad elementi patrimoniali ma che non partecipano
alla formazione del reddito di esercizio e comportano invece una modifica di riserve del patrimonio netto non
contabilizzate nel conto economico sono:
Ø variazioni di valore derivanti da valutazioni al fair value di immobilizzazioni materiali (compresi gli
investimenti in immobili che vengono impiegati nell’attività tipica) e immateriali;
Ø variazioni di valore derivanti da valutazioni al fair value di attività finanziarie disponibili per la vendita
(available for sale), ossia quelle attività finanziarie che non sono detenute a scopo speculativo (financial
assets at fair value through P/L), che non sono attività finanziarie con flussi certi o determinabili e con
scadenza prefissata che l’impresa ha la volontà e la capacità di mantenere fino alla scadenza (held to
maturity, valutate con il criterio del costo ammortizzato) e che non sono attività finanziarie con pagamenti
fissi o determinabili che non sono quotate in un mercato attivo quali i crediti (loans and receivables);
Ø differenze di cambio su elementi non monetari (quali l’avviamento, i risconti, il magazzino, i terreni e i
fabbricati).
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Conseguentemente all’adozione del criterio di valutazione del fair value, nei bilanci redatti in base ai principi
contabili internazionali:
Ø il reddito di esercizio tiene conto anche di utili non realizzati alla data di chiusura dell’esercizio;
Ø alcune variazioni di patrimonio netto derivanti dalla gestione, anch’esse espressive di utili non realizzati,
non partecipano al reddito di esercizio, ma sono comunque considerate ai fini della determinazione del
patrimonio netto.

Da ciò consegue che:


Ø la configurazione di reddito di esercizio (profit for the period o net income) accolta dagli IAS/IFRS non
esprime integralmente la variazione di patrimonio netto derivante dalla gestione riconducibile al periodo,
ma solo una parte di essa;
Ø una parte della variazione di patrimonio netto che deriva dalla gestione (escludendo le operazioni dirette
con i soci), infatti, non è espressa nel conto economico.

4) ALCUNE DIFFERENZE TRA PC NAZIONALI E PC INTERNAZIONALI


• Il bilancio di esercizio redatto in base ai principi contabili internazionali presenta numerose e significative
differenze rispetto al bilancio di esercizio redatto in base ai principi contabili nazionali. A titolo esemplificativo,
sono nel seguito sintetizzate alcune di queste differenze con riguardo a:
Ø Clausola generale
Ø Valori accolti nel bilancio di esercizio
Ø Immobilizzazioni immateriali
Ø TFR

CLAUSOLA GENERALE:

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VALORI ACCOLTI NEL BILANCIO D’ESERCIZIO:

A parte alcune eccezioni (cfr. pag. 42) il costo è il riferimento base, anche se non esclusivo, nelle misurazioni di
valore codificate dalla disciplina civilistica (art. 2426 c.c.).
Il criterio del costo viene precisato mediante l’identificazione di configurazioni di costo. Ad esempio le
immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto (comprensivo degli oneri accessori) o di produzione (comprensivo di
tutti i costi direttamente imputabili al prodotto).
In prevalenza, il costo rappresenta un limite massimo, ovvero il punto di partenza per valutazioni eventualmente
inferiori. È il caso ad esempio delle rimanenze, che sono valutate al costo di acquisto o di produzione ovvero al
valore netto di realizzo desumibile dall’andamento del mercato, se minore.
In qualche caso, il costo rappresenta un limite minimo, come ad esempio per i lavori in corso su ordinazione (in
ipotesi di commessa “in utile”), che sono iscrivibili in base al corrispettivo maturato con ragionevole certezza fino
alla fine dell’esercizio sulla base dei lavori eseguiti.

Le disposizioni sul bilancio prevedono inoltre:


Ø Il divieto di operare rivalutazioni economiche, quale processo di valutazione straordinario dei valori di
bilancio, salvo caso in cui ricorrano i “casi eccezionali” di cui al quarto comma dell’art. 2423;
Ø il divieto, inderogabile anche in casi eccezionali, di effettuare rivalutazioni monetarie, in quanto riservate
al legislatore;
Ø l’obbligo di determinare e iscrivere separatamente in bilancio le minusvalenze da valutazione.
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PRINCIPI CONTABILI NAZIONALI
Valori superiori al costo
Ø Differenze positive su cambi (attività e passività in valuta, ad eccezione delle immobilizzazioni)
Ø Rivalutazioni economiche: casi eccezionali ex art. 2423, 4° comma
Ø Rivalutazioni monetarie: leggi di rivalutazione monetaria

Valori inferiori al costo


Ø Immobilizzazioni: svalutazione ex art. 2426, n. 3, se si tratta di perdita durevole di valore
Ø Attivo circolante: adeguamento ex art. 2426, n. 9 al valore di realizzazione desumibile dall’andamento del
mercato
Ø Differenze negative di cambio (attività e passività in valuta)

Secondo i principi contabili internazionali il criterio del costo è uno dei parametri per la misurazione del capitale e
non il parametro di riferimento come nel caso italiano.
Nei principi contabili internazionali, il fair value espresso da prezzi fatti o negoziati dal mercato è utilizzato in via
obbligatoria ad esempio per la valutazione degli strumenti finanziari detenuti per la negoziazione e degli strumenti
finanziari detenuti per la vendita (IAS 39). In questo caso, il fair value coincide con la quotazione di mercato alla
data di chiusura del bilancio.

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Il fair value rappresentato da valori o da stime di prezzi fattibili (utilizzabile in via alternativa al costo) si applica
ad esempio:
o agli immobili, impianti, macchinari (IAS 16),
o alle immobilizzazioni immateriali diverse da avviamento e marchi (IAS 38),
o agli immobili per investimento (IAS 40).

Nel caso invece delle rimanenze di magazzino (IAS 2), il costo è l’unico criterio di riferimento, a meno che il fair
value esprima un valore inferiore.
Nei principi contabili nazionali, il fair value è utilizzato come criterio di valutazione ad esempio nel caso degli
strumenti finanziari detenuti a scopo di negoziazione o disponibili per la vendita.

Il reddito emergente dal bilancio di esercizio redatto secondo la disciplina civilistica, privilegiando il costo quale
criterio di valutazione e attribuendo particolare rilevanza al principio della prudenza, si qualifica con l’espressione
di “reddito realizzato” o “distribuibile”, a cui si correla un patrimonio che, non evidenziando valori economici positivi
potenziali, ma solo realizzati, e valori negativi anche solo temuti, è posto a tutela della continuità dell’impresa e
delle obbligazioni assunte.
Il bilancio di esercizio redatto con l’adozione dei principi contabili IAS/IFRS, essendo orientato ad esprimere valori
più omogenei con quelli di mercato, tende ad evidenziare il reddito potenzialmente prodotto.

IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
Gli IAS/IFRS sono più restrittivi di quanto previsto in Italia in tema di possibilità di iscrizione tra le immobilizzazioni
immateriali di alcune classi di costo.
Secondo i principi contabili internazionali, un’attività immateriale è iscrivibile in bilancio se è identificabile,
controllata in conseguenza di eventi passati e generatrice di benefici economici futuri (IAS 38).

Per le imprese italiane che adottano per la prima volta gli IAS/IFRS si pone la necessità di stornare dalle
immobilizzazioni immateriali i costi di impianto e ampliamento, che non possono essere iscritti in bilancio secondo i
principi contabili internazionali.

Secondo il codice civile (art. 2426, comma 6 modificato dal D. Lgs. 139/2015), l’avviamento può essere iscritto
nell’attivo di stato patrimoniale (con il consenso del collegio sindacale) solamente se è stato acquisito a titolo
oneroso e nei limiti del costo sostenuto. L’avviamento deve essere ammortizzato secondo la sua «vita utile», che
deve essere misurata dagli amministratori della società e comunque non può essere superiore a 20 anni. Solo in casi
eccezionali, in cui non è possibile stimare «attendibilmente» la vita utile, il periodo di ammortamento viene fissato
in un lasso temporale che non può essere superiore a 10 anni. Se si decide di effettuare l’ammortamento in un
periodo superiore ai dieci anni, occorre dare spiegazione in nota integrativa dei motivi sottostanti a tale scelta,
specificando quali «fatti e circostanze oggettivi» supportano tale stima.

Secondo i principi contabili internazionali, l’avviamento rappresenta un bene a vita utile indefinita, non è
ammortizzabile ed è soggetto ad «impairment test» con cadenza almeno annuale e, in ogni caso, nel momento in cui
vi è indicazione che l’ammortamento possa aver subito una riduzione di valore. Il test di impairment confronta il
valore contabile cui è iscritto l’avviamento con il suo valore recuperabile affinché l’avviamento risulti iscritto in
bilancio ad un valore non superiore rispetto a quello recuperabile.

TFR
Ø Principi nazionali: iscrizione in bilancio dell’indennità di fine rapporto di lavoro dipendente che l’impresa
dovrebbe erogare nell’ipotesi in cui tutti i dipendenti cessassero di prestare la propria opera l’ultimo giorno
dell’esercizio cui il bilancio si riferisce.

Ø Principi IAS/IFRS: il TFR deve essere esposto in bilancio al valore attuale delle indennità future.
Tale modalità di registrazione pone la necessità di:
- stimare quando i dipendenti cesseranno di prestare la propria opera;
- determinare l’importo dell’indennità che allora sarà dovuta;
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- attualizzare alla data di redazione del bilancio il flusso di cassa in uscita previsto per la liquidazione
dell’indennità.
NT07: LO STATO PATRIMONIALE

INDICE
1. Le disposizioni normative (pag. 3)
2. I principi di classificazione e di rappresentazione delle voci nello Stato patrimoniale (art. 2423-ter Cod. Civ.)
3. Lo Stato patrimoniale ex art. 2424 Cod. Civ. (pag. 11)
4. Lo Stato patrimoniale: l’attivo (pag. 23)
5. Lo Stato patrimoniale: il passivo (pag. 59)

1) DISPOSIZIONI NORMATIVE
Ø L’art. 2424 del Codice Civile disciplina lo schema obbligatorio dello Stato patrimoniale.
Ø L’art. 2423-ter del Codice Civile fornisce le indicazioni relative agli adattamenti degli schemi dello Stato
patrimoniale e del Conto economico.
Ø L’art. 2435-bis del Codice Civile disciplina la struttura degli schemi dello Stato patrimoniale e del Conto
economico in forma abbreviata.
Ø OIC 12.

2) I PRINCIPI DI CLASSIFICAZIONE E DI RAPPRESENTAZIONE DELLE VOCI NELLO STATO PATRIMONIALE


(ART. 2423-TER COD. CIV.)
Il Codice Civile prevede i seguenti principi di classificazione:
Ø tutte le voci devono essere iscritte separatamente e nell’ordine indicato negli schemi ex articolo 2424
Codice Civile;
Ø le voci precedute da numeri arabi possono essere ulteriormente suddivise, senza eliminare la voce
complessiva ed indicando l’importo della stessa;
Ø le voci precedute da numeri arabi possono essere raggruppate solo quando, dato il loro ammontare modesto,
il raggruppamento è irrilevante ai fini dell’ottenimento della rappresentazione veritiera e corretta oppure
quando il raggruppamento favorisce la chiarezza del bilancio;
Ø devono essere aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di quelle previste
dagli schemi previste ex articoli Codice Civile;
Ø le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate quando lo esige la natura dell’attività esercitata;
Ø per ogni voce va indicato l’importo della voce corrispondente dell’esercizio precedente;
Ø sono vietati i compensi di partite.

LA SUDDIVISIONE, IL RAGGRUPPAMENTO, L’AGGIUNTA E L’ADATTAMENTO DI VOCI:


L’eventuale ulteriore suddivisione delle voci può rendere più difficile la comparazione tra i bilanci; pertanto essa è
effettuata solo quando è necessaria all’ottenimento della chiarezza e della rappresentazione veritiera e corretta
della situazione della società. Ad esempio, nel caso di una società che esercita un’attività particolare o opera in un
settore particolare la normale divisione delle voci prevista dagli schemi di legge potrebbe non essere sufficiente a
rappresentare la situazione patrimoniale, finanziaria e economica.

Nel caso di voci con denominazione generica (ad esempio, altri crediti e altri debiti, crediti e debiti diversi, altri
ricavi e proventi, oneri diversi di gestione) di ammontare rilevante o che includono elementi rilevanti per i destinatari
del bilancio, la società fornisce un dettaglio delle voci più significative o suddividendo la voce o presentandone la
composizione nella Nota integrativa.

Si noti che l’articolo 2427, numero 7 stabilisce che in Nota integrativa occorre indicare “la composizione delle voci
“ratei e risconti attivi” e “ratei e risconti passivi”, della voce “altri fondi” dello Stato patrimoniale, nonché la
composizione della voce “ altre riserve”.

IL RAGGRUPPAMENTO DI VOCI

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Il raggruppamento di voci è consentito solo in presenza di due condizioni alternative:
Ø l’esiguità dell’importo, tale che il raggruppamento non pregiudichi la rappresentazione chiara, veritiera e
corretta;
Ø l’utilità del raggruppamento ai fini della chiarezza del bilancio.

Il raggruppamento riguarda solo voci appartenenti alla stessa classe (o sottoclasse) e non a classi (o sottoclassi)
diverse; esso dà luogo ad una nuova voce di bilancio la cui denominazione dovrebbe essere formata da una
combinazione delle denominazioni delle voci raggruppate.
Le voci precedute da lettere maiuscole dell’alfabeto (classi di voci) o da numeri romani (sottoclassi di voci) non
possono essere raggruppate. L’articolo 2423-ter, comma 3, Codice Civile prevede che “devono essere aggiunte altre
voci (agli schemi dello Stato patrimoniale e del Conto economico) qualora il loro contenuto non sia compreso in
alcune di quelle previste dagli art. 2424 e 2425”.

L’AGGIUNTA E L’ADATTAMENTO DI VOCI


L’articolo 2423-ter, comma 3, Codice Civile prevede che “devono essere aggiunte altre voci (agli schemi dello Stato
patrimoniale e del Conto economico) qualora il loro contenuto non sia compreso in alcune di quelle previste dagli
art. 2424 e 2425”.

L’obbligo di aggiungere nuove voci non è limitato a livello delle voci precedute da numeri arabi; pertanto, in astratto,
esso potrebbe riguardare anche le sottoclassi di voci precedute da numeri romani o le classi contrassegnate da
lettere maiuscole. Tuttavia, tenuto conto dell’analiticità degli schemi obbligatori del bilancio e dell’inserimento negli
schemi di voci di chiusura, la necessità di aggiungere voci non previste dagli schemi si presenta di rado, in pratica
solo a fronte di situazioni peculiari di una determinata impresa o settore.

L’articolo 2423-ter, comma 4, Codice Civile prevede che “le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate
quando lo esige la natura dell’attività esercitata”. Le voci degli schemi possono essere adattate per imprese
appartenenti a particolari settori di attività: ad esempio le società immobiliari di gestione potrebbero avere la
necessità di adattare alcune voci del Conto economico. L’adattamento delle voci rappresenta la modifica della
struttura (ferma restando la struttura principale degli schemi formata da classi o sottoclassi), della nomenclatura
e della terminologia delle voci.

LA COMPARAZIONE CON L’ESERCIZIO PRECEDENTE


L’articolo 2423-ter, comma 5, prevede che “per ogni voce dello Stato patrimoniale e del Conto economico deve
essere indicato l’importo della voce corrispondente dell’esercizio precedente. Se le voci non sono comparabili, quelle
dell’esercizio precedente devono essere adattate; la non comparabilità e l’adattamento o l’impossibilità di questo
devono essere segnalati e commentanti nella Nota integrativa”.

Ogni voce dello Stato patrimoniale e del Conto economico deve essere confrontata con la corrispondente voce del
bilancio del precedente esercizio, che deve avere un contenuto omogeneo. La norma facilita la comparazione tra i
bilanci di una stessa società in due esercizi differenti; il lettore del bilancio è, infatti, posto nelle condizioni di
constatare immediatamente, in base ad un unico prospetto, l’andamento di alcune voci di bilancio o di alcune classi
di valore. Ad esempio, il lettore è in grado di comprendere immediatamente se l’indebitamento bancario è aumentato
o diminuito rispetto all’esercizio precedente, o se il valore del magazzino è aumentato o si è ridotto.

LA COMPARAZIONE CON L’ESERCIZIO PRECEDENTE


Se il contenuto delle voci non è omogeneo e dunque le voci non sono comparabili, le voci dell’esercizio precedente
devono essere adattate per rendere significativo il confronto.
Quando l’adattamento delle voci dell’esercizio precedente non può essere fatto, la non comparabilità e l’impossibilità
di eseguire adattamenti è segnalata e commentata nella Nota integrativa per ciascuna delle voci interessate.
La situazione può verificarsi, ad esempio, per società che, a seguito di operazioni straordinarie (quali fusioni o
scissioni), abbiano modificato sostanzialmente la propria struttura patrimoniale – finanziaria ed economica.
In questi casi, il confronto immediato dei saldi negli schemi potrebbe non essere utile per il lettore. Nella Nota
integrativa è fornita adeguata informativa sulle variazioni dei saldi, identificando quelle dovute alle operazioni.
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IL DIVIETO DI COMPENSI DI PARTITE
L’articolo 2423-ter, comma 6, Codice Civile prevede che “sono vietati i compensi di partite”; il Codice Civile non
consente di eliminare due voci di segno contrario che abbiano il medesimo importo oppure esporre in bilancio solo il
saldo dei loro importi.
Il divieto previsto dal Codice Civile si applica alle voci che debbono figurare distintamente negli schemi dello Stato
patrimoniale e del Conto economico. Non rappresenta, infatti, un compenso di partite l’esposizione dell’importo delle
voci delle immobilizzazioni al netto dei relativi fondi di ammortamento o l’esposizione degli utili o delle perdite su
cambi nel Conto economico o l’indicazione di ricavi, proventi, costi ed oneri al netto di resi, sconti, abbuoni e premi;
in tutti questi casi, gli schemi di legge richiedono un’esposizione al valore netto.
Non è, ad esempio, consentita la compensazione tra interessi attivi e interessi passivi.
La compensazione tra voci è ammessa nei limiti delle disposizioni legali o contrattuali eventualmente applicabili.

3. LO STATO PATRIMONIALE EX ART. 2424 COD. CIV.


Lo Stato patrimoniale rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria della società.
Nello Stato patrimoniale sono indicate le attività, le passività e il patrimonio nello della società alla data di chiusura
dell’esercizio.

In particolare, lo Sato patrimoniale rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria della società.


Per quanto riguarda la struttura dello Stato patrimoniale, la configurazione scelta dal Legislatore è a sezioni divise
e contrapposte:
- sezione di sinistra ATTIVITA’;
- sezione di destra PATRIMONIO NETTO e PASSIVITA’.

L’articolo 2424 del Codice Civile prescrive uno schema obbligatorio, analitico e redatto in modo tale da evidenziare
aggregati parziali.

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ATTIVO
A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte già richiamata.
B) Immobilizzazioni, con separata indicazione di quelle concesse in locazione finanziaria:

I - Immobilizzazioni immateriali:
1) costi di impianto e di ampliamento;
2) costi di sviluppo;
3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno;
4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili;
5) avviamento;
6) immobilizzazioni in corso e acconti;
7) altre.
Totale.

II - Immobilizzazioni materiali:
1) terreni e fabbricati;
2) impianti e macchinario;
3) attrezzature industriali e commerciali;
4) altri beni;
5) immobilizzazioni in corso e acconti.
Totale.

III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili
entro l’esercizio successivo:
1) partecipazioni in:
a) imprese controllate;
b) imprese collegate;
c) imprese controllanti;
d) imprese sottoposte al controllo delle controllanti;
d-bis) altre imprese;

2) crediti:
a) verso imprese controllate;
b) verso imprese collegate;
c) verso controllanti;
d) verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti;
d-bis) verso altri;

3) altri titoli;
4) strumenti finanziari derivati attivi.
Totale.

Totale immobilizzazioni (B).

C) Attivo circolante
I - Rimanenze:
1) materie prime, sussidiarie e di consumo;
2) prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;
3) lavori in corso su ordinazione;
4) prodotti finiti e merci;
5) acconti.
Totale.

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II - Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio
successivo:
1) verso clienti;
2) verso imprese controllate;
3) verso imprese collegate;
4) verso controllanti;
5) verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti
5-bis) crediti tributari;
5-ter) imposte anticipate;
5-quater) verso altri.
Totale.

III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:


1) partecipazioni in imprese controllate;
2) partecipazioni in imprese collegate;
3) partecipazioni in imprese controllanti;
3-bis) partecipazioni in imprese sottoposte al controllo delle controllanti;
4) altre partecipazioni;
5) strumenti finanziari derivati attivi;
6) altri titoli.
Totale.

IV - Disponibilità liquide:
1) depositi bancari e postali;
2) assegni;
3) danaro e valori in cassa.
Totale.
Totale attivo circolante (C).

D) Ratei e risconti.

IL CRITERIO DI CLASSIFICAZIONE DELLE VOCI DELL’ATTIVO DELLO STATO PATRIMONIALE


CRITERIO MISTO:
per il livello distinto dalle lettere maiuscole le poste sono classificate in base alla destinazione economica loro
attribuita rispetto all’attività ordinaria, che si determina in base al tempo di utilizzo del bene nel processo
produttivo.
La classificazione degli elementi dell’attivo è effettuata principalmente sulla base del criterio della destinazione,
in base al quale, ai sensi di quanto disposto dall’articolo 2424-bis, comma 1, “gli elementi patrimoniali destinati ad
essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni”.
All’interno di ciascuna macroarea si segue il criterio finanziario a liquidità crescente, dunque vengono fornite anche
indicazioni di caraBere finanziario.

PASSIVO
A) Patrimonio netto:
I - Capitale
II - Riserva da sopraprezzo delle azioni
III - Riserve di rivalutazione
IV - Riserva legale
V - Riserve statutarie
VI - Altre riserve, distintamente indicate
VII – Riserva per operazioni di copertura di flussi finanziari attesi. VIII - Utili (perdite) portati a nuovo
IX - Utile (perdita) dell’esercizio
X – Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio.
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Totale.

B) Fondi per rischi e oneri:


1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili;
2) per imposte, anche differite;
3) strumenti finanziari derivati passivi;
4) altri.
Totale.

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato.

D) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio
successivo:
1) obbligazioni;
2) obbligazioni convertibili;
3) debiti verso soci per finanziamenti;
4) debiti verso banche;
5) debiti verso altri finanziatori;
6) acconti;
7) debiti verso fornitori;
8) debiti rappresentati da titoli di credito;
9) debiti verso imprese controllate;
10) debiti verso imprese collegate;
11) debiti verso controllanti;
11-bis) debiti verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti;
12) debiti tributari;
13) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale;
14) altri debiti.
Totale.

E) Ratei e risconti.

IL CRITERIO DI CLASSIFICAZIONE DELLE VOCI DEL PASSIVO DELLO STATO PATRIMONIALE


La classificazione delle voci del passivo è effettuata principalmente sulla base della natura delle fonti di
finanziamento; ciò al fine di distinguere i mezzi di terzi dai mezzi propri.
Analogamente a quanto previsto per i crediti iscritti nell’attivo circolante, lo schema richiede anche per i debiti
l’indicazione degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo.

L’articolo 2424, comma 2, Codice Civile stabilisce che “se un elemento dell’attivo o del passivo ricade sotto più voci
dello schema, nella Nota integrativa deve annotarsi, qualora ciò sia necessario ai fini della comprensione del bilancio,
la sua appartenenza anche a voci diverse da quella nella quale è iscritto”.
L’iscrizione dell’elemento dell’attivo o del passivo che ricadrebbe sotto più voci è effettuata nella voce che il
redattore del bilancio ritiene possa essere più rilevante rispetto alle esigenze conoscitive degli utilizzatori del
bilancio, salvo i casi in cui singoli principi contabili prevedano un trattamento specifico.

4. LO STATO PATRIMONIALE: CONTENUTI DI DETTAGLIO DELL’ATTIVO


A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
B) Immobilizzazioni
C) Attivo circolante
D) Ratei e risconti

L’ATTIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: LA MACROCLASSE A)


La macroclasse A) evidenzia i crediti verso soci derivanti da sottoscrizioni del capitale sociale a fronte delle quali
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non è ancora stato integralmente effettuato il conferimento in sede di costituzione della società o di aumento del
capitale sociale.
Deve essere data separata indicazione della parte già richiamata.

L’ATTIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: LA MACROCLASSE B)


La macroclasse B) accoglie le immobilizzazioni (ripartite in immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie).
Il Codice Civile prevede che “Gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere
iscritti tra le immobilizzazioni” (art. 2424-bis).
“Uso durevole”: attività destinate a rimanere nel patrimonio aziendale anche oltre la chiusura dell’esercizio
successivo.

Le immobilizzazioni devono essere iscritte nello Stato patrimoniale a valori netti; le rettifiche (ammortamenti e
svalutazioni) devono essere portate in diretta diminuzione del valore lordo.
Il dettaglio delle informazioni sulle movimentazioni delle immobilizzazioni deve essere fornito nella Nota integrativa.
La Nota integrativa deve altresì fornire adeguata informativa su qualsiasi posta rettificativa delle voci dell’attivo,
anche quando l’informazione non è espressamente richiesta dal Codice Civile.

La classificazione delle immobilizzazioni:


LE IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
L’articolo 2424 Codice Civile prevede che le immobilizzazioni immateriali siano iscritte come segue:

B.I — Immobilizzazioni immateriali:


1) costi di impianto e di ampliamento
2) costi di sviluppo
3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno
4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili
5) avviamento
6) immobilizzazioni in corso e acconti
7) altre

Le immobilizzazioni immateriali sono caratterizzate dalla mancanza di tangibilità: per questo vengono definite
“immateriali”.
Esse sono costituite da costi che non esauriscono la loro utilità in un solo periodo, ma manifestano i benefici economici
lungo un arco temporale di più esercizi.
La classificazione delle immobilizzazioni immateriali prevista nello schema dello Stato patrimoniale, sotto il profilo
tecnico-contabile, può essere analizzata come segue:
Ø oneri pluriennali, cioè costi che pur non concretizzandosi nell'acquisizione o produzione interna di beni o diritti
possono essere iscritti nell’attivo patrimoniale in virtù del principio di correlazione costi/ricavi (rientrano in
tale categoria i costi di impianto e di ampliamento e i costi di sviluppo);
Ø beni immateriali, cioè attività identificabili prive di consistenza fisica che non esauriscono la loro utilità in un
solo periodo amministrativo (rientrano in tale categoria i diritti di brevetto industriale, i diritti di utilizzazione
delle opere dell’ingegno, le concessioni, le licenze, i marchi e i diritti simili);
Ø avviamento;
Ø immobilizzazioni immateriali in corso e acconti.

I benefici economici futuri derivanti da un’immobilizzazione immateriale includono i proventi originati dalla vendita
di prodotti o servizi, i risparmi di costo od altri benefici derivanti dall’utilizzo dell’attività immateriale da parte
della società.

LE DIVERSE TIPOLOGIE DI IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI:


a) gli oneri pluriennali
Gli oneri pluriennali sono costi che non esauriscono la loro utilità nell'esercizio in cui sono sostenuti, e sono
diversi dai beni immateriali e dall’avviamento. Gli oneri pluriennali generalmente hanno caratteristiche più
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difficilmente determinabili, con riferimento alla loro utilità pluriennale, rispetto ai beni immateriali veri e propri.
Essi comprendono:
o i costi di impianto e di ampliamento;
o i costi di sviluppo;
o altri costi (come, ad esempio, i costi sostenuti per migliorie e spese incrementative su beni di terzi) che
soddisfano la definizione generale di onere pluriennale.

b) I beni immateriali:
Ø sono beni non monetari, individualmente identificabili, privi di consistenza fisica;
Ø sono, di norma, rappresentati da diritti giuridicamente tutelati.
In virtù di tali diritti, la società ha il potere esclusivo di sfruttare, per un periodo determinato, i benefici
futuri attesi da tali beni; essi sono suscettibili di valutazione e qualificazione autonome. Essi comprendono:
Ø i diritti di brevetto industriale;
Ø i diritt di utilizzazione delle opere dell’ingegno;
Ø le concessioni (ossia provvedimenti con i quali la pubblica amministrazione trasferisce ad altri soggetti i
propri diritti o poteri, con i relativi oneri ed obblighi);
Ø le licenze (ossia le autorizzazioni con le quali si consente l'esercizio di attività regolamentate, come ad
esempio, le licenze di commercio al dettaglio, ecc.).
Ø i marchi e altri diritti simili (ossia il segno distintivo dell'azienda o di un suo prodotto fabbricato e/o
commercializzato).

c) l’avviamento
Si definisce avviamento l'attitudine di un'azienda a produrre utili che derivino o da fattori specifici che, pur
concorrendo positivamente alla produzione del reddito ed essendosi formati nel tempo in modo oneroso, non
hanno un valore autonomo, ovvero da incrementi di valore che il complesso dei beni aziendali acquisisce rispetto
alla somma dei valori dei singoli beni, in virtù dell'organizzazione delle risorse in un sistema efficiente.
L'avviamento può essere generato internamente, ovvero può essere acquisito a titolo oneroso (in seguito
all’acquisto di un’azienda o ramo d’azienda).
Ai fini della sua iscrizione e del suo trattamento contabile, l ’ avviamento rappresenta solo la parte di
corrispettivo riconosciuta a titolo oneroso, non attribuibile ai singoli elementi patrimoniali acquisiti di un’azienda
ma piuttosto riconducibile al suo valore intrinseco, che in generale può essere posto in relazione a motivazioni,
quali: il miglioramento del posizionamento dell’impresa sul mercato, l’extra reddito generato da prodotti
innovativi o di ampia richiesta, la creazione di valore attraverso sinergie produttive o commerciali, eccetera.

d) le immobilizzazioni in corso e gli acconti:


Le immobilizzazioni in corso sono rappresentate da costi interni ed esterni sostenuti per la realizzazione di un
bene immateriale per il quale non sia ancora stata acquisita la piena titolarità del diritto (nel caso di brevetti,
marchi, etc.) o riguardanti progetti non ancora completati (nel caso di costi di sviluppo).
I costi interni ed esterni sostenuti sono rappresentati - ad esempio - dai costi di lavoro, materiali e consulenza
specificamente utilizzati a tal fine.
Gli acconti sono rappresentati dagli importi corrisposti ai fornitori per l’acquisto di una o più immobilizzazioni
immateriali.

LE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
Le immobilizzazioni materiali sono beni tangibili di uso durevole costituenti parte dell’organizzazione permanente
delle società, la cui utilità economica si estende oltre i limiti di un esercizio. Il riferirsi a fattori e condizioni
durature non è caratteristica intrinseca ai beni come tali, bensì alla loro destinazione. Esse sono normalmente
impiegate come strumenti di produzione del reddito della gestione caratteristica e non sono, quindi, destinate alla
vendita, né alla trasformazione per l’ottenimento dei prodotti della società.
Sono immobilizzazioni materiali i beni che hanno le caratteristiche di seguito riportate:
a) sono beni che hanno un’utilità pluriennale e quindi possono concorrere alla formazione del risultato
economico e dalla situazione patrimoniale-finanziaria di più esercizi;
b) sono beni materiali acquistati o prodotti, o in corso di costruzione ovvero somme anticipate a fronte
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del loro acquisto;
c) l’uso durevole delle immobilizzazioni materiali presuppone l’esistenza di fattori e condizioni
produttive la cui utilità economica si estende oltre i limiti di un esercizio; esse incorporano una
potenzialità di servizi produttivi (utilità) che si prevede saranno resi durante la loro vita utile.
LA CLASSIFICAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI:
L’articolo 2424 Codice Civile prevede che le immobilizzazioni materiali siano iscritte nell’attivo dello Stato
patrimoniale alla voce B.II con la seguente classificazione:
1) terreni e fabbricati
2) impianti e macchinario
3) attrezzature industriali e commerciali
4) altri beni
5) immobilizzazioni in corso e acconti.

1) La voce B.II-1 “terreni e fabbricati” può comprendere:


• terreni (ad esempio: pertinenze fondiarie degli stabilimenti, terreni su cui insistono i fabbricati, fondi e terreni
agricoli, moli, ormeggi e banchine, cave, terreni estrattivi e minerari, sorgenti) . Se il valore dei fabbricati
incorpora anche quello dei terreni sui quali insistono, il valore del fabbricato va scorporato, anche in base a
stime, per determinarne il corretto ammortamento. In particolare, il valore del terreno è determinato come
differenza residua dopo aver prima scorporato il valore del fabbricato. I terreni non sono oggetto di
ammortamento salvo che nei casi in cui essi abbiano un’utilità destinata ad esaurirsi nel tempo come nel caso
delle cave e dei siti utilizzati per le discariche;
• fabbricati strumentali per l’attività della società (ad esempio: fabbricati e stabilimenti con destinazione
industriale, opere idrauliche fisse, silos, piazzali e recinzioni, autorimesse, officine, oleodotti, opere di
urbanizzazione, fabbricati ad uso amministrativo, commerciale, uffici, negozi, esposizioni, magazzini ed altre
opere murarie);
• fabbricati che non sono strumentali per l’attività della società ma che rappresentano un investimento di mezzi
finanziari oppure sono posseduti in ossequio a norme di carattere statutario o previsioni di legge; accoglie inoltre
immobili aventi carattere accessorio rispetto agli investimenti strumentali;
• costruzioni leggere.

2) La voce B.II-2 “impianti e macchinario” può comprendere:


• impianti generici: sono gli impianti non legati alla tipica attività della società (ad esempio: servizi riscaldamento
e condizionamento, impianti di allarme);
• impianti specifici: sono gli impianti legati alle tipiche attività produttive dell’azienda
• altri impianti (ad esempio: forni e loro pertinenze);
• macchinario automatico e macchinario non automatico: si tratta di apparati in grado di svolgere da sé
(automatico) ovvero con ausilio di persone (semiautomatico) determinate operazioni.

3) La voce B.II-3 “attrezzature industriali e commerciali” può comprendere:


• attrezzature: sono strumenti (con uso manuale) necessari per il funzionamento o lo svolgimento di una
particolare attività o di un bene più complesso (ad esempio: attrezzi di laboratorio, equipaggiamenti e ricambi,
attrezzatura commerciale e di mensa);
• attrezzatura varia, legata al processo produttivo o commerciale dell’impresa, completante la capacità
funzionale di impianti e macchinario, distinguendosi anche per un più rapido ciclo d’usura; comprende
convenzionalmente gli utensili.

4) La voce B.II-4 “altri beni” può comprendere:


• mobili (ad esempio: mobili, arredi e dotazioni di ufficio, mobili e dotazioni di laboratorio, di officina, di magazzino
e di reparto, mobili e dotazioni per mense, servizi sanitari ed assistenziali);
• macchine d’ufficio (ad esempio: macchine ordinarie ed elettroniche);
• automezzi (ad esempio: autovetture, autocarri, altri automezzi, motoveicoli e
• simili, mezzi di trasporto interni);
• imballaggi da riutilizzare;
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• beni gratuitamente devolvibili.

5) La voce B.II-5 “immobilizzazioni in corso e acconti” può comprendere:


• immobilizzazioni materiali in corso di costruzione
• acconti a fornitori per l’acquisizione di immobilizzazioni materiali.

LE IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE
Le immobilizzazioni finanziarie sono rappresentate da partecipazioni, crediti, titoli e azioni proprie.
La classificazione prevista dall'articolo 2424 Codice Civile è la seguente:

B.III- Immobilizzazioni finanziarie


1) partecipazioni in:
a) imprese controllate
b) imprese collegate
c) imprese controllanti
d) imprese sottoposte al controllo delle controllanti
d-bis) altre imprese

2) crediti:
a) verso imprese controllate
b) verso imprese collegate
c) verso controllanti
d) verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti
d-bis) verso altri

3) altri titoli

4) strumenti finanziari derivati attivi.

le partecipazioni:
La classificazione nell’attivo immobilizzato e nell’attivo circolante dipende dalla destinazione della partecipazione.
Le partecipazioni destinate ad una permanenza durevole nel portafoglio della società si iscrivono tra le
immobilizzazioni, le altre vengono iscritte nell’attivo circolante.
Al fine di determinare l’esistenza della destinazione a permanere durevolmente nel patrimonio dell’impresa si
considerano la volontà della direzione aziendale e l’effettiva capacità della società di detenere le partecipazioni
per un periodo prolungato di tempo.
Sul significato di immobilizzazione finanziaria il Legislatore nell'articolo 2424-bis, precisa: “Gli elementi patrimoniali
destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni. Le partecipazioni in altre
imprese in misura non inferiore a quelle stabilite dal terzo comma dell'art. 2359 si presumono immobilizzazioni”.

La nozione di società controllata e la nozione di società collegata


L’art. 2359 del Codice Civile prevede che «Sono considerate società controllate:
1. le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria;
2. le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante
nell'assemblea ordinaria;
3. le società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali
con essa.

Ai fini dell'applicazione dei numeri 1) e 2) del primo comma si computano anche i voti spettanti a società controllate,
a società fiduciarie e a persona interposta: non si computano i voti spettanti per conto di terzi.

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Sono considerate collegate le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole. L'influenza si
presume quando nell'assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo se la
società ha azioni quotate in mercati regolamentati».

Per il Codice Civile sono immobilizzazioni finanziarie le partecipazioni destinate, per decisione degli organi
amministrativi della società ad investimento durevole e, per presunzione di legge, le partecipazioni in altre imprese
in misura non inferiore ad un quinto del capitale della partecipata, ovvero ad un decimo se quest'ultima ha azioni
quotate in mercati regolamentati.
Si tratta di presunzione non assoluta; infatti, partecipazioni superiori al quinto (o al decimo) fanno parte dell'attivo
circolante se sono destinate ad essere alienate entro breve termine.
In coerenza con quanto sopra, in relazione alle proprie strategie aziendali, gli organi amministrativi possono
destinare, nel rispetto del criterio della destinazione economica, un portafoglio di partecipazioni della medesima
specie, in parte ad investimento duraturo, da iscriversi nell’attivo immobilizzato, in parte alla negoziazione, da
iscriversi nell’attivo circolante.

i crediti
L’articolo 2424 Codice Civile prevede che i crediti iscritti nelle immobilizzazioni finanziarie siano indicati come
segue:
B.III-2 — Crediti:
a. verso imprese controllate
b. verso imprese collegate
c. verso controllanti
d. verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti
d-bis. verso altri.

La classificazione dei crediti tra l’attivo circolante e le immobilizzazioni finanziarie non è effettuata sulla base del
criterio finanziario (cioè sulla base del periodo di tempo entro il quale le attività si trasformeranno in liquidità),
bensì sulla base del ruolo svolto dalle diverse attività nell'ambito dell'ordinaria gestione aziendale. In sostanza, la
classificazione dei valori patrimoniali attivi si fonda sul criterio della “destinazione” (o dell’origine) degli stessi
rispetto all'attività ordinaria.
In particolare, il legislatore richiede la separata indicazione: dei crediti considerati tra le immobilizzazioni
finanziarie (cioè di origine finanziaria) i cui importi sono esigibili entro l'esercizio successivo (si veda voce BIII2
dell'attivo); e dei crediti ricompresi nell'attivo circolante (tendenzialmente di origine commerciale) i cui importi sono
esigibili oltre l'esercizio successivo (si veda voce CII dell'attivo).
In questo modo lo schema in esame fornisce, benché in modo frazionato e senza un riepilogo, alcune informazioni di
natura finanziaria.

L’ATTIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: LA MACROCLASSE C)


La macroclasse C) Attivo circolante accoglie quelle attività che non sono destinate ad un utilizzo durevole in azienda.
La macroclasse si articola come segue:
I – Rimanenze
II – Crediti
III – Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni
IV – Disponibilità liquide

LE RIMANENZE
L’articolo 2424 Codice Civile prevede che le rimanenze di magazzino siano iscritte nell’attivo dello Stato patrimoniale
alla classe C.I con la seguente classificazione:
1) materie prime, sussidiarie e di consumo;
2) prodotto in corso di lavorazione e semilavorati;
3) lavori in corso su ordinazione;
4) prodotti finiti e merci;
5) acconti.
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Le diverse tipologie di rimanenze:
Le rimanenze di magazzino rappresentano beni destinati alla vendita o che concorrono alla loro produzione nella
normale attività della società.
Le principali tipologie di rimanenze di magazzino disciplinate sono:
Ø le materie prime, ivi compresi i beni acquistati soggetti ad ulteriori processi di trasformazione (cd.
semilavorati di acquisto);
Ø le materie sussidiarie e di consumo (costituite da materiali usati indirettamente nella produzione);
Ø i prodotti in corso di lavorazione (materiali, parti e assiemi in fase di avanzamento);
Ø i semilavorati (parti finite di produzione interna destinate ad essere utilizzate in un successivo processo
produttivo);
Ø le merci (beni acquistati per la rivendita senza subire rilevanti trasformazioni);
Ø i prodotti finiti (prodotti di propria fabbricazione).
La voce “acconti” comprende le somme corrisposte ai fornitori prima della consegna dei relativi beni.

Qualche ulteriore indicazione può essere fornita in relazione alla differenza tra i prodotti in corso di lavorazione e
i semilavorati.
In particolare, i prodotti in corso di lavorazione e i semilavorati esprimono beni ad una fase intermedia del processo
di realizzazione tecnico-economica del prodotto finito; tuttavia:
§ i prodotti in corso di lavorazione non sono dotati di un autonomo mercato ma possono essere unicamente
impiegati per il proseguimento dei processi di trasformazione tecnico-economica;
§ i semilavorati, ancorché usualmente destinati a diventare prodotti finiti, presentano una loro chiara
identificazione fisica che li connota come beni suscettibili di vendita in via autonoma.

Un lavoro in corso su ordinazione (o commessa) si riferisce a un contratto, di durata normalmente ultrannuale, per
la realizzazione di un bene (o una combinazione di beni) o per la fornitura di beni o servizi non di serie che insieme
formino un unico progetto, ovvero siano strettamente connessi o interdipendente per ciò che riguarda la loro
progettazione, tecnologia e funzione o la loro utilizzazione finale. I lavori su ordinazione sono eseguiti su ordinazione
del committente secondo le specifiche tecniche da queste richieste.
I lavori in corso su ordinazione sono normalmente affidati con contrati di appalto o altri atti aventi contenuti
economici simili (ad esempio, la vendita di cosa futura, alcuni tipi di concessioni amministrative) concernenti la
realizzazione di opere, edifici, strade, ponti, dighe, navi, impianti, la fornitura di servizi direttamente correlati alla
realizzazione di un’opera (ad esempio, servizi di progettazione) o la fornitura di più beni o servizi pattuiti come
oggetto unitario.
Per lavoro in corso su ordinazione di durata ultrannuale s’intende un contratto di esecuzione che investe un periodo
superiore a dodici mesi.
Per durata s’intende il tempo che intercorre tra la data d’inizio di realizzazione dei beni e/o servizi e la data di
ultimazione e consegna dei beni e/o prestazione dei servizi entrambe determinate dal contratto; ciò
indipendentemente dalla data in cui si è perfezionato il contratto.

Le svalutazioni e i ripristini di valore delle rimanenze di magazzino


Le svalutazioni dei beni inclusi nelle rimanenze di magazzino sono rilevate a rettifica diretta dei relativi valori
iscritti all’attivo.
I ripristini di valore determinano un incremento delle rimanenze di magazzino, nei limiti del costo originariamente
sostenuto.
Le relative componenti negative o positive del Conto economico si riflettono, a seconda della natura della rimanenza
cui si riferiscono, nelle voci del Conto economico come segue:
-A.2 “variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti”;
- B.11 “variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo e merci”.

I CREDITI
L’articolo 2424 Codice Civile prevede che i crediti siano esposti nell’attivo circolante dello Stato patrimoniale come
segue:
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C.II — Crediti:
1. verso clienti
2. verso imprese controllate
3. verso imprese collegate
4. verso controllanti
5. verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti
5-bis crediti tributari
5-ter imposte anticipate
5-quater. verso altri.

L’iscrizione dei crediti nell’Attivo circolante


I crediti rappresentano diritti ad esigere, ad una scadenza individuata o individuabile, determinati ammontari di
disponibilità liquide da clienti o da altri soggetti.
Nelle imprese mercantili, industriali e di servizi tale diritto deriva generalmente dalla vendita di prodotti, merci e
servizi con pagamento differito.
Ciascuna delle voci dei crediti iscritti fra le immobilizzazioni e l'attivo circolante è suddivisa in base alla scadenza
tra crediti esigibili entro/oltre l’esercizio successivo.
La classificazione dei crediti tra l’attivo circolante e le immobilizzazioni finanziarie non è effettuata sulla base del
criterio finanziario (cioè sulla base del periodo di tempo entro il quale le attività si trasformeranno in liquidità,
convenzionalmente rappresentato dall'anno), bensì sulla base del ruolo svolto dalle diverse attività nell'ambito
dell'ordinaria gestione aziendale.
In sostanza, la classificazione dei valori patrimoniali attivi si fonda sul criterio della “destinazione” (o dell’origine)
degli stessi rispetto all'attività ordinaria.

La scadenza dei crediti assume rilevanza per darne separata evidenza nello Stato patrimoniale.
Ai fini della classificazione, la scadenza è determinata in base ai termini di fatto del realizzo quando questi
contrastano con i presupposti contrattuali o giuridici. Va quindi effettuata una valutazione per determinare quali
crediti è ragionevole prevedere verranno incassati entro dodici mesi.
I crediti sono esposti nello Stato patrimoniale al nello di svalutazioni e altre rettifiche (ad esempio rettifiche di
fatturazione, sconti ed abbuoni) per ridurli al valore di presunto realizzo, salvo i casi in cui i crediti cui tali
accantonamenti si riferiscono non siano più iscritti in bilancio ovvero le rettifiche comportano il pagamento di somme.
In tali casi essi sono esposti come passività, nei fondi per rischi ed oneri o nei debiti, a seconda del rapporto
sottostante.

I crediti verso imprese controllate, collegate, controllanti o verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti,
come definite ai sensi dell'articolo 2359 Codice Civile, sono rilevati nelle apposite voci B.III-2 (crediti finanziari) o
C.II-4 (crediti commerciali).
Tali crediti hanno indicazione separata nello schema dello Stato patrimoniale sia perché le operazioni infragruppo
possono essere condotte su una base contrattuale non indipendente, sia perché essi possono avere caratteristiche
di realizzo diverse dagli altri crediti.
Le voci in parola sono destinate ad accogliere i crediti che derivano sia da normali operazioni commerciali di fornitura,
sia da operazioni – non riconducibili ai valori immobilizzati – di finanziamento.

LE ATTIVITÀ FINANZIARIE CHE NON COSTITUISCONO IMMOBILIZZAZIONI


L’articolo 2424 Codice Civile prevede che le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni siano iscritte
alla voce dell’attivo circolante C.III “Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni”, nelle seguenti
voci:
1) partecipazioni in imprese controllate
2) partecipazioni in imprese collegate;
3) partecipazioni in imprese controllanti;
3-bis) partecipazioni in imprese sottoposte al controllo delle controllanti;
4) altre partecipazioni;
5) strumenti finanziari derivati attivi;
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6) altri titoli.

LE DISPONIBILITÀ LIQUIDE
L’articolo 2424 Codice Civile prevede che le disponibilità liquide siano iscritte alla voce dell’attivo circolante C.IV
“Disponibilità liquide”, nelle seguenti voci:
1) depositi bancari e postali;
2) assegni;
3) denaro e valori in cassa.

Le disponibilità liquide così costituite possono comprendere moneta, assegni e depositi bancari e postali espressi in
valuta.
In mancanza di indicazioni specifiche, le disponibilità liquide esposte nello Stato patrimoniale si presumono essere
immediatamente utilizzabili per qualsiasi scopo della società.
I depositi bancari e postali sono disponibilità presso il sistema bancario o l'amministrazione postale, aventi il requisito
di poter essere incassati a pronti o a breve termine.
Gli assegni sono titoli di credito bancari (di conto corrente, circolari e simili) esigibili a vista, nazionali ed esteri.
Il denaro e i valori in cassa sono costituiti da moneta e valori bollati (francobolli, marche da bollo, carte bollate,
ecc.).

L’ATTIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: LA MACROCLASSE D)


L’articolo 2424 Codice Civile prevede che i ratei e i risconti attivi siano rilevati nell’attivo dello Stato patrimoniale
alla voce D “Ratei e risconti”.
Secondo le previsioni dell’art. 2424-bis del Codice Civile «Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i
proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio
ma di competenza di esercizi successivi».
Il Codice Civile precisa che «Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o
più esercizi, l’entità dei quali vari in ragione del tempo».
I ratei attivi rappresentano quote di proventi di competenza dell’esercizio cui si riferisce il bilancio, che avranno
manifestazione finanziaria in esercizi successivi.
I risconti attivi rappresentano quote di costi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio in
chiusura o in precedenti esercizi, ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi. Essi rappresentano la quota
parte dei costi rinviata ad uno o più esercizi successivi.

La contropartita nel Conto economico dell’iscrizione di un rateo attivo trova collocazione fra i proventi secondo la
natura del rapporto economico.
La contropartita nel Conto economico dell’iscrizione di un risconto attivo trova collocazione a rettifica del correlato
costo.
La rettifica così attuata produce la diretta riduzione dell’onere originariamente rilevato in modo che, nel Conto
economico, emerga la sola quota di competenza dell’esercizio.

5. LO STATO PATRIMONIALE: CONTENUTI DI DETTAGLIO DEL PASSIVO


A) Patrimonio netto
B) Fondi per rischi e oneri
C) Trattamento di fine rapporto
D) Debiti
E) Ratei e risconti

IL PASSIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: LA MACROCLASSE A)


L’articolo 2424 Codice Civile prevede che le voci del Patrimonio netto siano iscritte nel passivo dello Stato
patrimoniale alla voce A “Patrimonio netto” con la seguente classificazione:
I — Capitale.
II — Riserva da soprapprezzo delle azioni.
III — Riserve di rivalutazione.
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IV — Riserva legale.
V — Riserve statutarie.
VI — Altre riserve, distintamente indicate.
VII — Riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi. VIII — Utili (perdite) portati a nuovo.
IX — Utile (perdita) dell’esercizio.
X – Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio.
Il Patrimonio netto costituisce la fonte di finanziamento con mezzi propri; le voci rappresentano le “parti ideali”
del Patrimonio netto.

Le componenti del Patrimonio netto


Il patrimonio netto è la differenza tra le attività e le passività di bilancio. In altri termini, il patrimonio netto
esprime la capacità della società di soddisfare i creditori e le obbligazioni “in via residuale” attraverso le attività.
In tale accezione, il patrimonio netto individua il “capitale di pieno rischio”, la cui remunerazione e il cui rimborso
sono subordinati al prioritario soddisfacimento delle aspettative di remunerazione e rimborso del capitale di credito.

Il capitale sociale rappresenta l’importo nominale dei conferimenti in denaro e in natura che i soci hanno effettuato
a tale titolo e di quelli che si sono impegnati ad effettuare in sede di sottoscrizione del capitale, aggiornato per le
modifiche dovute ad altre operazioni sul capitale (aumenti gratuiti e riduzioni del capitale).

L’utile (perdita) dell’esercizio è il risultato economico netto dell’esercizio che scaturisce dal Conto economico e
rappresenta la differenza tra i ricavi e i costi di competenza dell’esercizio. Tale risultato determina un incremento
(decremento) del patrimonio netto della società riconducibile alla gestione e determinato secondo la tecnica di
valutazione di esercizio, ovvero senza ricorrere a operazioni di rivalutazione.

Le riserve di utili sono generalmente costituite in sede di riparto dell’utile netto risultante dal bilancio d’esercizio
approvato, mediante esplicita destinazione a riserva, o mediante semplice delibera di non distribuzione in modo che
l’eventuale utile residuo venga accantonato nella voce A.VIII “Utili (perdite) portati a nuovo” del passivo dello
Stato patrimoniale.

Le riserve di capitale rappresentano le quote di Patrimonio netto che derivano, per esempio, da ulteriori apporti dei
soci, dalla conversione di obbligazioni in azioni, dalle rivalutazioni monetarie e dalla rinuncia di crediti da parte dei
soci.

Nella voce A.I “Capitale” si iscrive l’importo nominale del capitale sociale di costituzione e delle successive
sottoscrizioni degli aumenti di capitale da parte dei soci anche se non ancora interamente versati, aggiornato per
le modifiche dovute ad altre operazioni sul capitale (aumenti gratuiti e riduzioni del capitale). Il credito verso soci
per versamenti ancora dovuti (con separata indicazione della parte già richiamata) è iscritto nella voce A “Crediti
verso soci per versamenti ancora dovuti” dell’attivo dello Stato patrimoniale.

Nella voce A.II “Riserva da soprapprezzo delle azioni” si iscrivono:


§ l’eccedenza del prezzo di emissione delle azioni o delle quote rispetto al loro valore nominale;
§ le differenze che emergono a seguito della conversione delle obbligazioni in azioni.

Nella voce A.III “Riserve di rivalutazione” si iscrivono le rivalutazioni dei beni materiali ed immateriali e delle
attività finanziarie previste dalle leggi speciali in materia, alcune delle quali possono prevedere una specifica
evidenza in bilancio.

Nella voce A.IV “Riserva legale” si iscrive la quota dell’utile dell’esercizio che l’assemblea ha destinato a tale
riserva. L’articolo 2430 Codice Civile obbliga ad accantonare in tale riserva almeno il 5% dell’utile dell’esercizio
fino a quando l’importo della riserva non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale.
Nel caso in cui, per qualsiasi ragione, l’importo della riserva legale scenda al di sotto del limite del quinto del
capitale sociale occorre provvedere al suo reintegro con il progressivo accantonamento di almeno il ventesimo degli
utili netti.
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Se è stato emesso un prestito obbligazionario ed il capitale è stato ridotto in conseguenza di perdite, la riserva
legale deve essere reintegrata finché l’ammontare del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili
non sia pari alla metà dell’ammontare delle obbligazioni in circolazione (articolo 2413 Codice Civile).

Nella voce A.V “Riserve statutarie” si iscrivono tutte le tipologie di riserve previste dallo statuto della società.
Le condizioni, i vincoli e le modalità di formazione e movimentazione di queste riserve sono disciplinate dallo statuto.

Nella voce A.VI “Altre riserve” si classificano tutte le altre riserve che non sono già state iscritte nelle precedenti
voci del patrimonio netto.
Rientrano, ad esempio, in questa voce le seguenti riserve:
§ una riserva facoltativa nella prassi spesso chiamata “Riserva straordinaria”, generalmente di tipo generico,
salvo che l’assemblea ne disciplini una specifica destinazione. In questo caso, il suo utilizzo è sottoposto
alle formalità richieste per il futuro atto di destinazione;
§ la “Riserva da deroghe ex articolo 2423 Codice Civile”, che si costituisce nei casi eccezionali in cui
l’applicazione di una disposizione del Codice Civile, riguardante le regole di redazione del bilancio, sia
incompatibile con il principio di rappresentazione veritiera e corretta. In tali casi, gli eventuali utili
derivanti dall’applicazione della deroga, ai sensi dell’articolo 2423, comma 5, Codice Civile devono essere
iscritti in della riserva, non distribuibile se non in misura pari al valore recuperato
§ la “Riserva azioni (quote) della società controllante”, che ai sensi dell’art. 2359-bis, comma 4, del Codice
Civile è indisponibile e accoglie l’importo delle azioni o quote della società controllante possedute dalla
controllata fin tanto che non sono trasferite;
§ la “Riserva da rivalutazione delle partecipazioni”, che non è distribuibile e le plusvalenze, derivanti
dall’applicazione del metodo del patrimonio netto, rispetto al valore delle partecipazioni indicato nel bilancio
dell’esercizio precedente (vedi OIC 17 “Bilancio consolidato e metodo del patrimonio netto”);
§ i “Versamenti in conto aumento di capitale” che rappresentano una riserva di capitale, con un preciso vincolo
di destinazione, la quale accoglie gli importi di capitale sottoscritti dai soci, in ipotesi di aumento di capitale
scindibile, quando la procedura di aumento del capitale sia ancora in corso alla data di chiusura del bilancio;
§ i “Versamenti in conto futuro aumento” di capitale che rappresentano una riserva di capitale avente uno
specifico vincolo di destinazione, nella quale sono iscritti i versamenti non restituibili effettuati dai soci in
via anticipata, in vista di un futuro aumento di capitale;
§ i “Versamenti in conto capitale” che rappresentano una riserva di capitale che accoglie il valore di nuovi
apporti operati dai soci, pur in assenza dell’intendimento di procedere a futuri aumenti di capitale;
§ i “Versamenti a copertura perdite” effettuati dopo che si sia manifestata una perdita; in tal caso, la riserva
che viene a costituirsi presenta una specifica destinazione.

Nella voce A.VIII “Utili (perdite) portati a nuovo” si iscrivono i risultati netti di esercizi precedenti che non siano
stati distribuiti o accantonati ad altre riserve e le perdite non ripianate.

Nella voce A.IX “Utile (perdita dell’esercizio)” si iscrive il risultato dell’esercizio che scaturisce dal Conto
economico.

Nella voce A.X “Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio” si iscrive (con segno negativo) il valore delle
azioni proprie acquistate dalla società. Essa è iscritta al momento in cui le azioni sono entrate nel patrimonio della
società ed è destinata ad accogliere il valore delle azioni proprie.

I FONDI PER RISCHI ED ONERI: LA MACROCLASSE B)


I fondi per rischi e oneri sono esposti nello Stato patrimoniale nelle classi previste dall’articolo 2424, Codice Civile:
B) Fondi per rischi e oneri
1. per trattamento di quiescenza ed obblighi simili;
2. per imposte, anche differite;
3. strumenti finanziari derivati passivi;
4. altri.
71
I fondi per rischi ed oneri, sono destinati ad accogliere accantonamenti per perdite o debiti di natura determinata,
di esistenza certa o probabile, dei quali tuttavia alla chiusura dell’esercizio sono indeterminati o l’ammontare o la
data di sopravvenienza.
In particolare:
Ø i fondi per rischi rappresentano passività di natura determinata ed esistenza probabile, i cui valori sono
stimati. Si tratta, quindi, di passività potenziali connesse a situazioni già esistenti alla data di bilancio, ma
caratterizzate da uno stato d’incertezza il cui esito dipende dal verificarsi o meno di uno o più eventi in
futuro;
Ø i fondi per oneri rappresentano passività di natura determinata ed esistenza certa, stimate nell’importo o
nella data di sopravvenienza, connesse a obbligazioni già assunte alla data di bilancio, ma che avranno
manifestazione numeraria negli esercizi successivi.
Ø L’accantonamento a fondo rappresenta la contropartita economica (onere o perdita) correlata alla rilevazione
patrimoniale, di competenza dell’esercizio, nei fondi per rischi e oneri.

Tenuto conto dei requisiti per la rilevazione di un accantonamento, un fondo per rischi o per oneri non può iscriversi
per:
Ø rettificare i valori dell’attivo;
Ø coprire rischi generici, in quanto non correlati a perdite o debiti con natura determinata e, pertanto, non
riferibili a situazioni e condizioni che alla data del bilancio hanno originato una passività;
Ø effettuare accantonamenti per oneri o perdite derivanti da eventi avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio
e relativi a situazioni che non erano in essere alla data di bilancio;
Ø rilevare passività potenziali ritenute probabili, ma il cui ammontare non può essere determinato se non in
modo aleatorio ed arbitrario. Conseguentemente, la relativa perdita, ancorché probabile, non è suscettibile
di alcuna stima attendibile, neanche di un importo minimo o di un intervallo di valori;
Ø rilevare passività potenziali ritenute possibili o remote.

Per potenzialità si intende una situazione, una condizione od una fattispecie esistente alla data di bilancio,
caratterizzate da uno stato d’incertezza, che al verificarsi o meno di uno o più eventi futuri, potranno concretizzarsi
in una perdita (passività potenziale), ovvero in un utile (attività potenziale).
Le passività potenziali rappresentano passività connesse a “potenzialità”, cioè a situazioni già esistenti alla data di
bilancio, ma con esito pendente in quanto si risolveranno in futuro.

In relazione al loro grado di realizzazione e di avveramento, gli eventi futuri possono classificarsi in probabili,
possibili o remoti. In particolare:
Ø un evento è probabile quando il suo accadimento è ritenuto più verosimile, piuttosto che il contrario (cioè
non meramente eventuale), in base a motivi ed argomenti oggettivi e attendibili, ma non certi. Opinione
probabile è del resto quella basata su ragioni tali da meritare l’assenso di persona prudente;
Ø un evento è possibile quando dipende da una circostanza che può o meno verificarsi; quindi il grado di
accadimento dell’evento futuro è inferiore al probabile. Si tratta dunque di eventi contraddistinti da una
ridotta probabilità di realizzazione;
Ø un evento è remoto quando ha scarsissime possibilità di verificarsi; ovvero, potrà accadere solo in situazioni
eccezionali.

La voce pertanto comprende i fondi per fronteggiate determinati rischi e oneri futuri e non costituisce una posta
rettificativa o correttiva di valori iscritti all'attivo.
Le passività che danno luogo alla costituzione degli accantonamenti possono essere di due tipi:
quelli relativi a passività certe, il cui ammontare o la cui data di sopravvenienza sono indeterminati (fondi per oneri);
quelli per passività probabili relative a perdite originate da situazioni esistenti alla data di bilancio ma
caratterizzate da uno stato di incertezza (fondi per rischi).

Ad esempio:
Ø il fondo garanzia prodotti accoglierà la stima degli oneri connessi alla copertura dei costi dipendenti
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dall’attivazione delle garanzie contrattuali a fronte di ricavi già conseguiti;
Ø il fondo controversie legali sarà finalizzato alla copertura dei rischi che derivano da contenziosi legali in
essere, tenuto conto delle probabili conseguenze economiche che da tali contenziosi possono derivare.

Nell’illustrazione della composizione della voce “altri fondi” la Nota integrativa deve fornire:
Ø la descrizione della situazione d’incertezza e l’indicazione dell’ammontare dello stanziamento, relativo alla
perdita connessa da considerarsi probabile;
Ø l’evidenza del rischio di ulteriori perdite, se vi è la possibilità di subire perdite addizionali rispetto agli
ammontari degli accantonamenti iscritti;
Ø nel caso di passività potenziali ritenute probabili, ma il cui ammontare non può essere determinato se non
in modo aleatorio ed arbitrario, l’indicazione che l’evento è probabile e le stesse informazioni da fornire
nel caso di passività potenziali ritenute possibili;
Ø l’evidenza della possibilità di sostenere perdite connesse alla mancata assicurazione di rischi solitamente
assicurati (ad esempio, quando l’impresa decide di auto assicurarsi), ovvero nel caso di indisponibilità di
assicurazione;
Ø l’evidenza delle variazioni dei fondi relative ad accantonamenti che hanno trovato contropartita in voci del
Conto economico diverse dalle voci B.12 e B.13.

Nel caso di passività potenziali ritenute possibili, sono indicate in Nota integrativa le seguenti informazioni:
Ø la situazione d’incertezza, ove rilevante, che procurerebbe la perdita;
Ø l’importo stimato o l’indicazione che lo stesso non può essere determinato;
Ø altri possibili effetti se non evidenti;
Ø l’indicazione del parere della direzione dell’impresa e dei suoi consulenti legali ed altri esperti, ove
disponibili.

Lo schema previsto dal Codice Civile individua la seguente classificazione dei fondi per rischi ed oneri come segue:
• la voce B.1 “per trattamento di quiescenza e obblighi simili”, accoglie i fondi previdenziali integrativi, diversi
dal trattamento di fine rapporto ex articolo 2120 Codice Civile, nonché le indennità una tantum, quali ad
esempio:
Ø Fondi di indennità per cessazione di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
Ø Fondi di indennità per cessazione di rapporti di agenzia, rappresentanza, ecc.;
Ø Fondi di indennità suppletiva di clientela;
Ø Fondi per premi di fedeltà riconosciuti ai dipendenti.

• la voce B.2 “per imposte, anche differite” accoglie:


Ø le passività per imposte probabili, aventi ammontare o data di sopravvenienza indeterminata, derivanti,
ad esempio, da accertamenti non definitivi o contenziosi in corso e altre fattispecie similari;
Ø le passività per imposte differite determinate in base alle differenze temporanee imponibili;

• la voce B.3 “strumenti finanziari derivati passivi” accoglie gli strumenti finanziari derivati con fair value
negativo alla data di valutazione. Per la definizione di strumento derivato, le modalità di rilevazione e
valutazione in bilancio, i relativi obblighi di informativa e le disposizioni di prima applicazione si rinvia all’apposito
principio contabile nazionale (OIC 32 – Strumenti finanziari derivati);

• la voce B.4 “altri” accoglie le tipologie di fondi per rischi e oneri diverse da quelle precedenti, quali ad
esempio:
Ø Fondi per cause in corso;
Ø Fondi per garanzie prestate;
Ø Fondi per eventuali contestazioni da parte di terzi;
Ø Fondi per manutenzione ciclica;
Ø Fondi per manutenzione e ripristino dei beni gratuitamente devolvibili;
Ø Fondi per operazioni e concorsi a premio;
Ø Fondi per resi di prodotti;
73
Ø Fondi per recupero ambientale;
Ø Fondi per prepensionamento e ristrutturazioni aziendali;
Ø Fondi per contratti onerosi.

IL TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO: MACROCLASSE C)


Il trattamento di fine rapporto (TFR) rappresenta la prestazione cui il lavoratore subordinato ha diritto in ogni
caso di cessazione del rapporto di lavoro, ai sensi dell’articolo 2120 Codice Civile “Disciplina del trattamento di fine
rapporto”.
Il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato è iscritto nella voce C del passivo. Il relativo accantonamento
è effettuato nel Conto economico alla voce B.9c) “trattamento di fine rapporto”.
Il TFR spettante al personale dipendente in forza di legge o di contratto (articolo 2120 Codice Civile) al momento
di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, costituisce onere retributivo certo da iscrivere in ciascun esercizio
con il criterio della competenza economica.

PASSIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: I DEBITI MACROCLASSE D)

I debiti:
Ø sono passività di natura determinata ed esistenza certa, che rappresentano obbligazioni a pagare ammontari
fissi o determinabili di disponibilità liquide, o di beni/servizi aventi un valore equivalente, di solito ad una
data stabilita. Tali obbligazioni sono nei confronti di finanziatori, fornitori e altri soggetti;
Ø differiscono dai fondi per rischi e per oneri che, invece, accolgono gli accantonamenti destinati a coprire
perdite o debiti aventi natura determinata, esistenza certa o probabile ed il cui ammontare o data di
sopravvenienza è indeterminato alla chiusura dell’esercizio;
Ø differiscono dagli impegni che rappresentano accordi per adempiere in futuro a certe obbligazioni assunte o
a svolgere o eseguire determinate azioni o attività.

L’articolo 2424 Codice Civile richiede la separata indicazione, per ciascuna voce dei debiti, dell’importo esigibile
entro ed oltre l’esercizio successivo.
La classificazione dei debiti tra esigibili entro e oltre l’esercizio successivo è effettuata con riferimento alla loro
scadenza contrattuale o legale, tenendo conto anche di fatti ed eventi previsti nel contratto che possono
determinare una modifica della scadenza originaria, avvenuti entro la data di riferimento del bilancio.
Nel caso in cui la società violi una clausola contrattuale prevista per un debito a lungo termine entro la data di
riferimento del bilancio, con la conseguenza che il debito diventa immediatamente esigibile, essa classifica il debito

74
come esigibile entro l’esercizio, a meno che tra la data di chiusura dell’esercizio e prima della data di formazione
del bilancio, non intervengano nuovi accordi contrattuali che legittimano la classificazione come debiti a lungo
termine.
Nel caso di sostituzione di un prestito a breve con un presto a lungo termine si concluda tra la data di riferimento
del bilancio e la data di formazione del bilancio, il debito continua ad essere classificato come esigibile entro
l’esercizio successivo.

Le tipologie di debiti previste dallo schema dello stato patrimoniale


D.1 e D.2 Obbligazioni e obbligazioni convertibili.
Le voci D.1 e D.2 dello Stato patrimoniale passivo accolgono rispettivamente le obbligazioni e le obbligazioni
convertibili in azioni. Le obbligazioni possono essere emesse sopra o sotto la pari, a tasso fisso, a tasso variabile o
indicizzate, possono offrire interessi corrisposti periodicamente o essere di tipo zero-coupon.
I debiti verso gli obbligazionisti includono gli interessi maturati.

D.3 Debiti verso soci per finanziamenti.


La voce D.3 contiene l’importo di tutti i finanziamenti concessi dai soci alla società sotto qualsiasi forma, per i quali
la società ha un obbligo di restituzione. Non è rilevante ai fini della classificazione la natura fruttifera o meno di
tali debiti, né l’eventualità che i versamenti vengano effettuati da tutti i soci in misura proporzionale alle quote di
partecipazione.
L’elemento discriminante per considerare il debito un finanziamento e non un contributo va individuato esclusivamente
nel diritto dei soci previsto contrattualmente alla restituzione delle somme versate. Infatti, per questa Tipologia
di versamenti il loro eventuale passaggio a capitale necessita della preventiva rinuncia dei soci al diritto alla
restituzione, trasformando così il finanziamento in apporto di capitale. Nella voce D.3 sono iscritti i finanziamenti
effettuati da un socio che è anche una società controllante.

D.4 Debiti verso banche.


La voce D.4 ricomprende i debiti contratti nei confronti delle banche indipendentemente dalla loro forma tecnica.
Sono ricomprese nella voce gli scoperti di conto corrente, le anticipazioni a scadenza fissa, anticipi su
fatture o ricevute bancarie, i finanziamenti a diverso titolo.

D.5 Debiti verso altri finanziatori.


Nella voce D.5 sono iscritti i debiti finanziari contratti con finanziatori diversi dagli obbligazionisti, soci, enti
creditizi, imprese controllate, collegate, controllanti e imprese soggette a comune controllo. Pertanto, a titolo
esemplificativo, nella voce possono essere ricompresi:
Ø i prestiti da terzi (non banche) fruttiferi ed infruttiferi;
Ø i prestiti da società finanziarie (ad esempio società di factoring);
Ø le polizze di credito commerciale (commercial papers).

D.6 Acconti.
La voce D.6 accoglie gli anticipi ricevuti dai clienti per forniture di beni o servizi non ancora effettuate; inoltre
accoglie i debiti per acconti, con o senza funzione di caparra, su operazioni di cessione di immobilizzazioni materiali,
immateriali e finanziarie.

D.7 Debiti verso fornitori.


La voce D.7 accoglie i debiti originati da acquisizioni di beni o sevizi (la voce accoglie anche i debiti per fatture da
ricevere nella misura in cui i relativi rischi, oneri e benefici significativi connessi alla proprietà dei beni sono stati
trasferiti, ovvero i servizi sono stati resi). I debiti verso i fornitori nei confronti di imprese controllate, collegate,
controllanti o sottoposte al controllo delle controllanti sono iscritti rispettivamente nelle voci D.9, D.10, D.11 e
D.11-bis.

D.8 Debiti rappresentati da titoli di credito.


La voce D.8 rileva tutti i debiti che sono rappresentati da titoli di credito, siano essi commerciali o finanziari; si
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tratta principalmente di cambiali commerciali, cambiali finanziarie e certificati di investimento. Nella voce non sono,
invece, rilevate le cambiali rilasciate a fornitori, banche ed altri creditori esclusivamente a titolo di garanzia,
utilizzabili dagli stessi qualora si rendesse necessario smobilizzare i propri crediti, in quanto il debito è già esposto
in bilancio (pertanto, l’emissione di cambiali a garanzia non richiede una loro rilevazione nello Stato patrimoniale
passivo, onde evitare una duplicazione dello stesso debito essendo la sottostante passività già rilevata in un’altra
voce del passivo, in relazione alla sua relativa natura).

D.9, D.10, D.11 e D.11-bis Debiti verso imprese controllate, collegate, controllanti e verso imprese sottoposte
al controllo delle controllan2.
Le voci D.9, D.10, D.11 e D.11-bis accolgono rispettivamente i debiti verso imprese controllate, collegate e
controllanti e verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti, come definite ai sensi dell’articolo 2359
Codice Civile. La voce D.11 accoglie anche i debiti verso le controllanti che controllano la società, indirettamente,
tramite loro controllate intermedie. La voce D.11-bis accoglie i debiti verso imprese soggette a comune controllo
(cd. imprese sorelle), diverse dalle imprese controllate, collegate o controllanti.
Tali debiti hanno indicazione separata nello schema di bilancio sia perché le operazioni infragruppo possono essere
condotte su una base contrattuale non indipendente, sia perché essi possono avere caratteristiche di rimborso
diverse dagli altri debiti.

D.12 Debiti tributari.


La voce D.12 accoglie le passività per imposte certe e determinate, quali i debiti per imposte correnti dell’esercizio
in corso e degli esercizi precedenti (dirette ed indirette) dovute in base a dichiarazioni dei redditi, per accertamenti
definitivi o contenziosi chiusi, per ritenute operate come sostituto d’imposta e non versate alla data di bilancio,
nonché i tributi di qualsiasi tipo. Le passività per imposte probabili, il cui ammontare o data di sopravvenienza
indeterminata alla chiusura dell’esercizio, derivanti, ad esempio, da accertamenti non definitivi, contenziosi in corso
e altre fattispecie similari, sono iscritte nella voce B.2 “Fondi per imposte, anche differite”.

D.13 Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale.


La voce D.13 accoglie i debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale derivanti da obblighi contributivi,
previdenziali o assicurativi, derivanti da:
Ø norme di legge;
Ø contratto collettivo di lavoro;
Ø accordi integrativi locali o aziendali.
Sono inclusi in questa voce anche gli importi dei contributi previdenziali e asssistenziali trattenuti a carico dei
dipendenti.

D.14 Altri debiti.


La voce D.14 costituisce una posta residuale in cui confluiscono tutte le voci di debito che non hanno trovato una
specifica collocazione nelle precedenti voci.

IL PASSIVO DELLO STATO PATRIMONIALE: I RATEI E I RISCONTI MACROCLASSE E)


L’articolo 2424 Codice Civile prevede che i ratei e i risconti passivi siano rilevati nel passivo dello Stato patrimoniale
alla voce E “Ratei e risconti”.
Secondo le previsioni dell’art. 2424-bis del Codice Civile «Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i
costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio
ma di competenza di esercizi successivi».
Il Codice Civile precisa che «Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o
più esercizi, l’entità dei quali vari in ragione del tempo».
I ratei passivi rappresentano quote di costi di competenza dell’esercizio cui si riferisce il bilancio, che avranno
manifestazione finanziaria in esercizi successivi.
I risconti passivi rappresentano quote di proventi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio
in chiusura o in precedenti esercizi ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi. Essi rappresentano la
quota parte dei proventi rinviata ad uno o più esercizi successivi.
76
NT08 IL CONTO ECONOMICO:

INDICE
a. Le disposizioni normative
b. I principi di classificazione e di rappresentazione delle voci nel Conto economico
c. Il Conto economico ex art. 2425 Cod. Civ.
d. Il Conto economico: Macroclasse A
e. Il Conto economico: Macroclasse B
f. Il Conto economico: la differenza tra Valore della produzione e Costi della produzione (A-B)
g. Il Conto economico: Macroclasse C
h. Il Conto economico: Macroclasse D
i. Il Conto economico: Imposte sul reddito

1. DISPOSIZIONI NORMATIVE
a. L’art. 2425 del Codice Civile disciplina lo schema obbligatorio del Conto economico.
b. L’art. 2423-ter del Codice Civile fornisce le indicazioni relative agli adattamenti degli schemi del Stato
patrimoniale e del Conto economico.
c. L’art. 2435-bis del Codice Civile disciplina la struttura degli schemi dello Stato patrimoniale e del Conto
economico in forma abbreviata.
d. OIC 12.

2. I PRINCIPI DI CLASSIFICAZIONE E DI RAPPRESENTAZIONE DELLE VOCI NEL CONTO ECONOMICO


Lo schema del Conto economico previsto dal Codice Civile è a struttura scalare con risultati intermedi ed è
disciplinato dall’art. 2425 del Codice Civile.
In particolare, la struttura scalare permette la ricostruzione progressiva del risultato di esercizio, attraverso
l’aggregazione dei suoi componenti positivi e negativi per aree gestionali e l’evidenziazione di risultati intermedi
considerati significativi.
Tale struttura fornisce una rappresentazione delle operazioni di gestione, mediante una sintesi dei componenti
positivi e negativi di reddito che hanno contribuito a determinare il risultato economico.
I componenti positivi e negativi di reddito sono raggruppati in modo da fornire significativi risultati intermedi.
I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri devono essere indicati al netto dei resi, degli sconti, abbuoni e premi, nonché
delle imposte direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi.

Lo schema del Conto economico previsto dal Codice Civile individua:


- l’attività caratteristica;
- l’attività accessoria;
- l’attività finanziaria.
L’attività caratteristica identifica i componenti positivi di reddito generati da operazioni che si manifestano in via
continuativa e nel settore rilevante per lo svolgimento della gestione, e che identificano e qualificano la parte
peculiare e distintiva dell’attività economica svolta dalla società, per la quale la stessa è finalizzata. Se la gestione
caratteristica è costituita da più categorie di attività, in nota integrativa è fornita adeguata informativa sulle
differenti categorie.
L’attività accessoria è costituita da operazioni che generano componenti positivi di reddito che non rientrano
nell’attività caratteristica e finanziaria.
L’attività finanziaria è costituita da operazioni che generano: proventi e oneri; plusvalenze e minusvalenze da

77
cessione; svalutazioni e ripristini di valore tutti relativi a titoli, partecipazioni, conti bancari, crediti iscritti nelle
immobilizzazioni e finanziamenti di qualsiasi natura attivi e passivi; utili e perdite su cambi.

3. IL CONTO ECONOMICO EX ART. 2425 COD. CIV.


Lo schema del Conto economico presenta nell’ordine quattro macroclassi di voci contrassegnate da lettere maiuscole
dell’alfabeto ed evidenzia due risultati intermedi non contrassegnati da alcun numero.
Con le macroclassi A e B si confrontano i componenti positivi costituenti il Valore della produzione con i Costi della
produzione classificati per natura.
Le macroclassi C e D sono relative ai componenti positivi e negativi di natura finanziaria e alle rettifiche di valore
delle attività e delle passività finanziarie.

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Risultato prima delle imposte (A - B +/- C +/- D)
20) imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate
21) utile (perdite) dell’esercizio

4. IL CONTO ECONOMICO: CONTENUTI DI DETTAGLIO. - MACROCLASSE A


Macroclasse A): Valore della produzione

A) Valore della produzione


i. ricavi delle vendite e delle prestazioni;
ii. variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti;
iii. variazioni dei lavori in corso su ordinazione;
iv. incrementi di immobilizzazioni per lavori interni;
v. altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio.
Totale.

Contiene tutti gli elementi che concorrono alla determinazione del valore della produzione ottenuta
indipendentemente dall’effettiva vendita del prodotto. Sono ricavi che appartengono sia alla gestione caratteristica
sia alla gestione extracaratteristica

A.1) RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI


I ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti e dalla vendita delle merci o dalla prestazione dei servizi relativi alla
gestione caratteristica devono essere rilevati al netto di resi, sconti, abbuoni e premi, nonché delle imposte
direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi (articolo 2425-bis, comma 1, Codice
Civile).
79
L’articolo 2425-bis, comma 1, Codice Civile si riferisce agli sconti di natura commerciale (ad esempio, gli sconti
incondizionati indicati in fattura, gli sconti di quantità o qualità). Gli sconti commerciali sono rilevati a rettifica
della voce A.1).
Gli sconti di natura commerciale sono concordati generalmente al momento della vendita del bene o della prestazione
del servizio.

A.2) VARIAZIONI DELLE RIMANENZE DI PRODOTTI IN CORSO DI LAVORAZIONE, SEMILAVORATI E FINITI


Le variazioni del valore di tali tipologie di rimanenze, se positive (rimanenze finali maggiori di quelle iniziali),
incrementano il Valore della produzione; se negative, lo riducono.
L’importo della voce A.2) è influenzato non solo da variazioni quantitative, ma anche da variazioni nei valori unitari
dei prodotti, semilavorati, ecc., a seguito del confronto fra costo e valore di realizzazione desumibile dall’andamento
del mercato (articolo 2426, numero 9, Codice Civile).
Esso, dunque, è influenzato sia dalle svalutazioni rispetto al costo sia da successivi ripristini di valore entro i limiti
del costo.

A.3) VARIAZIONI DEI LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE


I ricavi di commessa acquisiti a titolo definitivo sono rilevati alla voce A.1), mentre il valore della produzione
eseguita nell’esercizio, al netto di quella portata a ricavo, è rilevato alla voce A.3).
Con riguardo al funzionamento della voce sono valide le medesime indicazioni della voce A.2).
La voce A.3) include la svalutazione per perdite previste su commesse (cfr. OIC 23 “Lavori in corso su ordinazione”)

A.4) INCREMENTI DI IMMOBILIZZAZIONI PER LAVORI INTERNI


La voce numero 4) comprende tutti i costi capitalizzati, che danno luogo ad iscrizioni all’attivo dello Stato
patrimoniale nelle voci delle classi B.I “Immobilizzazioni immateriali” e B.II “Immobilizzazioni materiali”, purché si
tratti di:
• costi interni (ad esempio, costi di personale, ammortamenti), oppure di
• costi esterni (ad esempio, acquisti di materie e materiali vari) sostenuti per la fabbricazione, con lavori
interni, di beni classificati nelle immobilizzazioni indicate (ad esempio, un impianto costruito all’interno
dell’impresa, con personale della medesima).
Pertanto, gli importi imputati alla voce A.4) sono stati già rilevati in una o più voci della voce B “Costi della
produzione”.
Gli eventuali oneri finanziari capitalizzati sono compresi nell’importo di questa voce e non portati a re1fica
dell’importo della voce C.17).
Sempre nella stessa voce trovano allocazione gli interessi passivi capitalizzati su immobilizzazioni materiali
fabbricate da terzi, qualora ne ricorrano i presupposti (cfr. OIC 16 “Immobilizzazioni materiali”).

A.5) ALTRI RICAVI E PROVENTI, CON SEPARATA INDICAZIONE DEI CONTRIBUTI IN CONTO ESERCIZIO
La voce comprende tutti i componenti positivi di reddito non finanziari, riguardanti l’attività accessoria.
Il suo contenuto può essere così schematizzato:

a) Proventi derivanti dalle attività accessorie (specie immobiliare ed agricola), al netto anche delle relative
rettifiche:
i. fitti attivi di terreni, fabbricati, impianti, macchinari, ecc.;
ii. canoni attivi e royalty da brevetti, marchi, diritti d’autore, ecc.;
iii. ricavi derivanti dalla gestione di aziende agricole.

b) Plusvalenze di natura non finanziaria.


§ Rientrano in questa voce le plusvalenze di natura non finanziaria quali, ad esempio, quelle derivanti da:
alienazioni dei cespiti; espropri o nazionalizzazioni di beni; operazioni sociali straordinarie; operazioni di
riconversione produttiva, ristrutturazione o ridimensionamento produttivo; acquisizione delle immobilizzazioni
materiali a titolo gratuito.

c) Ripristini di valore
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§ La voce A5 comprende i ripristini di valore (nei limiti del costo) a seguito di precedenti svalutazioni delle
immobilizzazioni materiali ed immateriali nonché dei crediti iscritti nell’attivo circolante e delle disponibilità
liquide (se le precedenti svalutazioni sono state iscritte alla voce B10).

d) Sopravvenienze e insussistenze attive


§ Vi possono rientrare gli importi dei fondi per rischi ed oneri rivelatisi eccedenti rispetto agli accantonamenti
operati (ad esempio, fondi per oneri per garanzie a clienti), quando l’accantonamento al fondo sia stato
inizialmente contabilizzato nella classe B tra i costi di gestione.
§ Ciò è coerente con quanto previsto dal paragrafo 47 dell’OIC 31 “Fondi per rischi e oneri e Trattamento di
Fine Rapporto”, secondo cui l’eliminazione o la riduzione del fondo eccedente è contabilizzata fra i
componenti positivi del reddito nella stessa area (caratteristica, accessoria o finanziaria) in cui era stato
rilevato l’originario accantonamento.

e) Ricavi e proventi diversi, di natura non finanziaria


§ Sono ricavi e proventi non rilevabili in altre voci come ad esempio: rimborsi spese; penalità addebitate a
clienti; proventi derivanti da operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione qualora queste si
configurino come prestiti di beni; componenti reddituali positive derivanti da certificati ambientali; i ricavi
per l’acquisizione a titolo definitivo di caparre; i rimborsi assicurativi e le liberalità ricevute, in danaro o in
natura.

f) Contributi in conto esercizio


§ Sono dovuti sia in base alla legge sia in base a disposizioni contrattuali, rilevati per competenza e indicati
distintamente in apposita sottovoce della voce A5. Deve trattarsi di contributi che abbiano natura di
integrazione dei ricavi dell’attività caratteristica o delle attività accessorie diverse da quella finanziaria o
di riduzione dei relativi costi ed oneri. Per cui, non possono essere compresi in questa voce i contributi di
natura finanziaria che riducono direttamente l’onere degli interessi passivi su alcuni tipi di finanziamenti
assunti dall’impresa, i quali sono portati in detrazione alla voce C17 “interessi ed altri oneri finanziari” (se
rilevati in esercizi successivi a quelli di contabilizzazione degli interessi passivi, sono invece compresi nelle
voce C16 “altri proventi finanziari”).

I contributi in conto esercizio sono rilevati nell’esercizio in cui è sorto con certezza il diritto a percepirli, che può
essere anche successivo all’esercizio al quale essi sono riferiti. Devono essere rilevati anche i contributi erogati in
occasione di fatti eccezionali (ad esempio, calamità naturali come terremoti, inondazioni, ecc.).
Tra i contributi in conto esercizio sono compresi quelli relativi all’acquisto di materiali. Ai fini della valutazione
delle rimanenze, tali contributi sono portati in diminuzione del costo di acquisto dei materiali: in questo modo, la
valutazione delle rimanenze permette di sospendere i costi effettivamente sostenuti, ossia al netto dei contributi
ricevuti.
Pertanto, i costi sostenuti per gli acquisti di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci sono rilevati tra i costi
della produzione, alla voce B6), al lordo dei contributi in conto esercizio ricevuti per tali acquisti; la variazione delle
rimanenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti è indicata nelle voci B11) o A 2) al netto dei contributi
ricevuti (cfr. paragrafo 15 OIC 13 “Rimanenze”,).

La voce A.5) comprende anche i proventi derivanti dalla prescrizione dei debiti e la quota, di competenza
dell’esercizio in corso, dei contributi pubblici commisurati al costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali,
che vengono differiti attraverso l’iscrizione di un risconto passivo. Ove il contributo stesso venga invece portato in
detrazione del costo dell’immobilizzazione, il beneficio di competenza derivante dal contributo affluisce al conto
economico attraverso il minor onere di ammortamento.
Con riferimento all’imposte indirette relative ad esercizi precedenti, nell’esercizio di definizione del contenzioso o
dell’accertamento, se l’ammontare accantonato nel fondo imposte oppure già pagato risulta eccedente rispetto
all’ammontare dovuto, la differenza è imputata nella voce A.5).

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5. IL CONTO ECONOMICO: CONTENUTI DI DETTAGLIO DELLA MACROCLASSE B
Macroclasse B): Costi della produzione

Si tratti di:
Ø costi inerenti al valore della produzione, che quindi risultano strettamente correlati con i valori inseriti nella
macroclasse A) del Conto economico;
Ø classificati per natura, ovvero in base alla causa economica che li ha generati

B.6) Per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci


Anche per le voci della macroclasse B gli importi sono rilevati al netto di resi, sconti, abbuoni e premi.
Gli sconti di natura finanziaria si rilevano alla voce C.16), costituendo proventi finanziari.
I costi indicati alla voce B.6) sono comprensivi dei costi accessori di acquisto (trasporti, assicurazioni, carico e
scarico, ecc.) se inclusi dal fornitore nel prezzo di acquisto delle materie e merci. In caso contrario, sono iscritti
alla voce seguente B.7).
Le imposte da detrarre dal costo dei beni sono quelle recuperabili come l’IVA, mentre eventuali imposte di
fabbricazione o l’IVA non recuperabile sono incorporate nel costo d’acquisto dei beni.
Sono imputati a questa voce, così come alle successive voci B.7) e B.8), non solo i costi di importo certo, risultanti,
ad esempio, da fatture ricevute dai fornitori, ma anche quelle di importo stimato non ancora documentato, per i
quali sono stati effettuati degli appositi accertamenti.
Si rilevano in questa voce anche i costi per acquisti di beni destinati a mense, asili o circoli ricreativi per il personale
(ad esempio, vestiario, generi alimentari, farmaci, omaggi e regalie).

B.7) Per servizi


Sono imputati a questa voce tutti i costi, certi o stimati (al netto delle rettifiche, quali sconto, abbuoni o premi)
derivanti dall’acquisizione di servizi.
A titolo esemplificativo e non esaustivo si indicano i seguenti costi:
Ø trasporti (se non addebitati in fattura dai fornitori di materie e merci);
Ø assicurazioni (se non addebitate come sopra);
Ø energia elettrica, telefono, acqua, gas ed altre utenze;
Ø viaggio e soggiorno;
Ø riparazioni e manutenzioni eseguite da imprese esterne;
Ø lavorazioni eseguite da terzi;
Ø consulenze tecniche, legali, fiscali, amministrative e commerciali e revisione contabile;
Ø pubblicità e promozione;
Ø provvigioni e rimborsi spese ad agenti e rappresentanti;
Ø servizi esterni di vigilanza;
Ø servizi esterni di pulizia;
Ø royaltes e canoni diversi da quelli rilevabili nella voce B.8 (ad esempio, management fee corrisposte, nell’ambito
dei gruppi, alla società controllante);
Ø compensi e rimborsi spese ad amministratori, sindaci e revisori esterni;
Ø costi per il personale distaccato presso l’impresa e dipendente da altre imprese (il corrispondente ricavo, per
l’impresa da cui dipende il personale distaccato, è classificabile nella voce A.5).
Ø accantonamenti ai fondi di indennità per la cessazione di rapporti di agenzia e rappresentanza, ai fondi di
indennità suppletiva di clientela ed ai fondi di indennità per la cessazione di rapporti di collaborazione
coordinata e continuativa;
Ø corrispettivi per prestazioni di lavoro autonomo in base a rapporti di collaborazione coordinata e continuativa
senza vincolo di subordinazione.

Si rilevano in questa voce anche i costi per prestazioni di servizi riguardanti il personale, ma non rilevabili nella
voce B9, come le seguenti:
Ø prestazioni di personale esterno e altre prestazioni d’opera per mense aziendali, colonie, asili, circoli ricreativi,
ecc.;
82
Ø costi per mense gestite da terzi in base a contratti di appalto o di somministrazione o di altre forme di
convenzione al netto dei costi addebitati ai dipendenti;
Ø costi di buoni pasto distribuiti ai dipendenti;
Ø costi per corsi di aggiornamento professionale dei dipendenti;
Ø costi per servizi di vitto e alloggio di dipendenti in trasferta.
Nella voce B.7) sono rilevati i costi per i servizi eseguiti da banche ed imprese finanziarie, diversi dagli oneri
finanziari veri e propri, come: noleggio di cassette di sicurezza, servizi di pagamento di utenze, costi per la custodia
di titoli, commissioni per fidejussioni (purché non finalizzate all’ottenimento di finanziamenti), spese e commissioni
di factoring (ma non quelle aventi natura di oneri finanziari).

B.8) Per godimento di beni di terzi


Sono iscritti in questa voce i corrispettivi, al netto delle rettifiche come sopra precisate, per il godimento di beni
di terzi materiali ed immateriali, quali, ad esempio: canoni per affitto di azienda; canoni per la locazione di beni
immobili ed oneri accessori (spese condominiali, quota a carico del locatario dell’imposta di registro, ecc.); canoni e
royal0es periodici per l’u-lizzo di brevetti, marchi, know-how, so5ware, concessioni, ecc.; canoni per la locazione
finanziaria di immobili, impianti, macchinari, autoveicoli, ecc..
Rientrano in questa voce anche i canoni periodici corrisposti a terzi per l’usufrutto di beni mobili ed immobili,
l’enfiteusi e la concessione del diritto di superficie su immobili.

B.9) Per il personale


In questa voce sono iscritti tutti i costi sostenuti nel corso dell’esercizio per il personale dipendente, ivi incluso il
costo per l’utilizzo del lavoro interinale.
I corrispettivi per prestazioni di lavoro autonomo in base a rapporti di collaborazione coordinata e continuativa
senza vincolo di subordinazione sono iscritti alla voce B.7).
Non si iscrivono, in questa voce, quei costi sostenuti a beneficio del personale dipendente i quali, in base alla loro
natura, sono classificabili nelle precedenti voci B.6), B.7) e B.8).
L’ulteriore dettaglio delle singole componenti del costo del personale è dettagliato come di seguito riportato.

B.9.a) Salari e stipendi


Sono rilevati i salari e gli stipendi (comprensivi di tutti gli elementi fissi e variabili che entrano a comporre la
retribuzione per legge e/o per contratto) comprensivi delle quote maturate e non corrisposte relative a mensilità
aggiuntive e ferie maturate e non godute al lordo delle ritenute per imposte ed oneri sociali a carico del dipendente.
Si comprendono in questa voce anche i compensi per lavoro straordinario, le indennità e tutti gli altri elementi che
compongono la retribuzione lorda figurante in busta paga (ad esempio, indennità per rischio, indennità sostitutiva di
mensa, indennità di trasferta, indennità di mancato preavviso, premi aziendali).

B.9.b) Oneri sociali


Sono rilevati gli oneri a carico dell’impresa da corrispondere ai vari en9 previdenziali ed assicurativi (INPS, INAIL,
INPDAI, ecc.), al netto degli importi “fiscalizzati” in base a disposizioni di legge sulla fiscalizzazione degli oneri
sociali.
Si comprendono in questa voce anche gli oneri sociali afferenti le quote delle mensilità aggiuntive e ferie non godute
maturate e non corrisposte, di cui all’ultimo periodo del precedente punto 9.a).

B.9.c) Trattamento di fine rapporto


È rilevato in questa voce l’accantonamento, di competenza dell’esercizio, per il trattamento di fine rapporto
maturato a favore dei dipendenti, ai sensi dell’articolo 2120 del Codice Civile.
Il costo è rilevato (con contropartita la voce C del Passivo dello Stato patrimoniale), anche se l’impresa ha stipulato
polizze assicurative a garanzia del TFR. In questa voce è rilevato anche l’importo del TFR maturato a favore di
dipendenti il cui rapporto di lavoro è venuto a cessare nel corso dell’ esercizio, per il periodo compreso fra l’inizio
nell’esercizio e la data di cessazione del rapporto.

B.9.d) Trattamento di quiescenza e simili

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Si tratta degli accantonamenti ad eventuali fondi di previdenza integrativi diversi dal TFR e previsti in genere dai
contratti collettivi di lavoro, da accordi aziendali o da norme aziendali interne. La voce 9.d) rileva l’importo
dell’accantonamento a questi fondi, nonché gli eventuali importi maturati per una frazione d’esercizio, se il diritto
a percepire il trattamento per il dipendente sorge nel corso dell’anno.

B.9.e) Altri costi


In questa voce si iscrivono tutti gli altri costi relativi, direttamente o indirettamente, al personale dipendente, che
non siano stati iscritti nelle precedenti sottovoci o nelle voci B.6), B.7) o B.8), o che non trovino più appropriata
collocazione alla voce B.14).

A titolo esemplificativo e non esaustivo si indicano i seguenti costi:


Ø indennità per prepensionamento versate al personale ed altre forme di incentivi all’esodo (sempreché non si
tratti di ristrutturazioni o altre operazioni di natura straordinaria);
Ø quote associative versate a favore dei dipendenti (es: quote di iscrizione ad ordini professionali, ad associazioni
e circoli privati vari);
Ø borse di studio a favore dei dipendenti e dei loro familiari;
Ø oneri di utilità sociale che si concretizzano in erogazioni dirette a favore dei dipendenti.

B.10) Ammortamenti e svalutazioni


In questa voce sono rilevati tutti gli ammortamenti e le svalutazioni delle immobilizzazioni materiali ed immateriali
e le svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide. Le svalutazioni delle
immobilizzazioni finanziarie (ad esempio, partecipazioni, titoli a reddito fisso e crediti finanziari) e le svalutazioni
delle attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono rilevate invece alla voce D19.

Lo schema del Conto economico obbligatorio prevede il seguente dettaglio:


B.10.a) Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
La voce comprende gli ammortamenti economico-tecnici delle immobilizzazioni immateriali
scrivibili nella classe B.I dell’attivo dello Stato patrimoniale.
B.10.b) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali
La voce comprende gli ammortamenti economico-tecnici delle immobilizzazioni materiali
iscrivibili nella classe B.II dell’attivo dello Stato patrimoniale.
B.10.c) Altre svalutazioni delle immobilizzazioni
La voce comprende le svalutazioni per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni materiali ed immateriali.
B.10.d) Svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide
Comprende le svalutazioni dei crediti commerciali e diversi iscritti nell’attivo circolante.
Sono iscritte, invece, alla voce B.14) le perdite realizzate su crediti e quindi non derivanti da valutazioni, come
ad esempio le perdite conseguenti a riconoscimento giudiziale di un minore importo rispetto a quello iscritto,
per la parte che eccede l’importo del credito già svalutato; la differenza tra il corrispettivo e il valore contabile
del credito al momento della cessione; le riduzioni di crediti iscritti in bilancio a seguito di transazioni; le perdite
conseguenti a prescrizione di crediti (i proventi derivanti da prescrizione di debiti sono classificabili alla voce
A.5). Le svalutazioni dei crediti finanziari immobilizzati, invece, sono iscritte alla voce D.19).
La voce B10d) comprende anche le svalutazioni dei ratei e risconti attivi riferibili a componenti reddituali di
natura non finanziaria (ad esempio, derivanti da contratti di affitto). Le svalutazioni dei ratei e risconti attivi
riferibili a componenti reddituali di natura finanziaria (ad esempio, interessi) sono incluse nelle voci delle
macroclassi C o D.

B.11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci


In questa voce sono iscritte le differenze fra rimanenze iniziali e rimanenze finali relative ai beni da magazzino
indicati alla voce B.6).
Le differenze in più (rimanenze finali maggiori di quelle iniziali) assumono segno negativo mentre le differenze in
meno assumono segno positivo.
La somma algebrica degli importi iscritti nelle voci B.6) e B.11) determina i “consumi” di materie, semilavorati, merci
e materiali impiegati nella produzione realizzata nell’esercizio.
84
Come per le voci A.2) e A.3), l’importo di questa voce tiene conto anche delle eventuali svalutazioni delle rimanenze
rispetto al costo di acquisto e dei successivi ripristini di valore nei limiti del costo.
B.12) Accantonamenti per rischi
La voce B.12) accoglie gli accantonamenti di competenza dell’esercizio ai fondi rischi diversi da quelli effettuati
nelle altre voci delle macroclassi B, C o D.
Sono esclusi dalla voce B.12) gli accantonamenti ai fondi rischi per contenziosi tributari, che sono imputati alle voci
B.14) se riguardano imposte indirette, oppure 20, se riguardano imposte dirette.
A titolo esemplificativo e non esaustivo si indicano gli accantonamenti ai seguenti fondi rischi:
Ø fondo rischi per cause in corso;
Ø fondo rischi per garanzie prestate a terzi (fidejussioni, patronages, avalli, girate, ecc.);
Ø fondo rischi su crediti ceduti.
Gli accantonamenti per fondi rischi sono iscritti fra le voci dell’attività gestionale a cui si riferisce l’operazione
(caratteristica, accessoria o finanziaria), dovendo prevalere il criterio della classificazione “per natura” dei costi.
Gli accantonamenti per rischi ed oneri relativi all’a1vità caratteristica e accessoria sono iscri1 prioritariamente fra
le voci della classe B del conto economico, diverse dalla voce B.12) e dalla B.13).
Gli accantonamenti per rischi relativi all’a1vità finanziaria sono iscri1 fra le voci delle macroclassi C ed D del Conto
economico.

B.13) Altri accantonamenti


La voce B.13) accoglie gli accantonamenti per fondi oneri diversi da quelli effettuati nelle altre voci della classe B
e diversi dai fondi per imposte, dai fondi di quiescenza ed assimilati.

A titolo esemplificativo e non esaustivo si indicano gli accantonamenti ai seguenti fondi per oneri:
Ø fondo per garanzia prodotti;
Ø fondo per manutenzione ciclica (di impianti, navi, aeromobili. ecc.);
Ø fondo per buoni sconti e concorsi a premio;
Ø fondo manutenzione e ripristino dei beni gratuitamente devolvibili;
Ø fondo manutenzione e ripristino dei beni di azienda condotta in affitto o in usufrutto;
Ø fondo per perdite previste su commesse per lavori su ordinazione, nel caso in cui le perdite siano superiori
al valore dei lavori in corso;
Ø fondo recupero ambientale.

B.14) Oneri diversi di gestione


Questa voce comprende tutti i costi non iscrivibili per natura nelle altre voci della classe B) .
Il contenuto della voce B.14), a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, può essere così schematizzato:

a) Minusvalenze di natura non finanziaria


Rientrano in questa voce le minusvalenze di natura non finanziaria quali, ad esempio, quelli derivanti da:
alienazioni dei cespiti; espropri o nazionalizzazioni di beni; operazioni sociali straordinarie; operazioni di
riconversione produttiva, ristrutturazione o ridimensionamento produttivo.

b) Sopravvenienze e insussistenze passive


Possono essere incluse le rettifiche in aumento di costi causate dal normale aggiornamento di stime compiute
in precedenti esercizi, non iscrivibili per natura nelle altre voci della classe B. Le perdite realizzate su crediti
(ad esempio derivanti da un riconoscimento giudiziale inferiore al valore del credito, da una transazione o da
prescrizione) si classificano nella voce B.14), per la parte che eccede l’importo del credito già svalutato (cfr.
paragrafo 26 dell’OIC 15 “Crediti”).

c) Imposte indirette, tasse e contributi


Possono essere incluse le fattispecie di seguito elencate, a titolo esemplificativo e non esaustivo, riferite
all’esercizio in corso o ad esercizi precedenti (qualora non costituiscano oneri accessori di acquisto dei beni e
servizi):
− imposta di registro;
85
− imposte ipotecaria e catastale;
− tassa concessioni governative;
− imposta di bollo;
− imposta comunale sulla pubblicità;
− altri tributi locali (comunali, provinciali e regionali);
− imposte di fabbricazione non comprese nel costo di acquisto di materie, semilavorati e merci;
− altre imposte e tasse diverse dalle imposte dirette da iscrivere alla voce 20 “imposte sul reddito
dell’esercizio, correnti, differite e anticipate”.
Per quanto riguarda l’IVA indetraibile, essa va iscritta in questa voce se non costituisce costo accessorio di
acquisto di beni o servizi. In generale, il trattamento contabile dell’IVA su acquisti segue quello del bene o
servizio acquistato al quale si riferisce.
Con riferimento alla imposte indirette relative ad esercizi precedenti, nell’esercizio di definizione del contenzioso
o dell’accertamento, se l’ammontare accantonato nel fondo imposte oppure già pagato risulta carente rispetto
all’ammontare dovuto, la differenza è imputata nella voce B.14).

d) Costi ed oneri diversi di natura non finanziaria


Si tratta di qualunque altro tipo di costo od onere, di natura non finanziaria. A titolo esemplificativo e non
esaustivo possono essere incluse le fattispecie di seguito elencate:
− contributi ad associazioni sindacali e di categoria;
− omaggi ed articoli promozionali;
− oneri di utilità sociale, non iscrivibili alla voce B.9);
− liberalità;
− abbonamenti a giornali, riviste e pubblicazioni varie;
− costi d’acquisto di giornali, riviste e pubblicazioni varie;
− spese per deposito e pubblicazione di bilanci, verbali assembleari e per altri adempimenti societari;
− costi per la mensa gestita internamente dall’impresa al netto dei costi per il personale impiegato
direttamente e degli altri costi “esterni” imputati ad altre voci;
− differenze inventariali riconosciute al proprietario dell’azienda condotta in affitto o in usufrutto;
− oneri derivanti da operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione, qualora queste si configurino
come prestiti di beni;
− componenti negativi reddituali derivanti da certificati ambientali;
− perdite di caparre a titolo definitivo;
− oneri per multe, ammende e penalità.

6. IL CONTO ECONOMICO: LA DIFFERENZA TRA VALORE DELLA PRODUZIONE E COSTI DELLA PRODUZIONE
(A-B)
Differenza tra valore e costi della produzione (A – B)
Si tratta di un risultato intermedio che non distingue l’area della gestione caratteristica da quella della gestione
extra caratteristica.

7. IL CONTO ECONOMICO: CONTENUTI DI DETTAGLIO DELLA MACROCLASSE C


Macroclasse C): Proventi e oneri finanziari
Si tratta di componenti reddituali connessi alla gestione finanziaria, ovvero costi e ricavi che si generano in seguito
a finanziamenti ottenuti o concessi, da crediti e da investimenti finanziari effettuati.
La macroclasse accoglie altresì gli utili e le perdite su cambi.
Le sottovoci indicate nello schema del Conto economico sono prevalentemente indirizzate ad evidenziare eventuali
proventi e oneri finanziari derivanti da rapporti infragruppo.
Nelle tre voci della macroclasse C vengono rilevati tutti i componenti positivi e negativi del risultato economico
d’esercizio connessi con l’attività finanziaria dell’impresa, anche per le imprese per le quali tale area costituisce
l’attività caratteristica della gestione (ad esempio, holding di partecipazioni industriali e commerciali, tenute a
redigere il bilancio in base alle disposizioni del Codice Civile).

C.16) Altri proventi finanziari


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C.16.a) Da crediti iscritti nelle immobilizzazioni
Sono rilevati in questa voce: tutti gli interessi attivi e altri proventi maturati nell’esercizio sui crediti iscritti fra
le immobilizzazioni finanziarie ai sensi del paragrafo 23 dell’OIC 15 “Crediti” e gli maggiori importi incassati sui
crediti iscritti nelle immobilizzazioni finanziarie.
Questa voce deve essere suddivisa in quattro ulteriori sotto-voci, in presenza di crediti nei confronti di imprese
controllate, collegate e di quelli nei confronti di controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste ultime.

C.16.b) Da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni


Possono essere inclusi in tale voce:
– gli interessi attivi di competenza economica dell’esercizio maturati su titoli immobilizzati (inclusivi
dell’eventuale quota di scarto o premio di sottoscrizione e di negoziazione maturata nell’esercizio);
– i premi percepiti per sorteggio di obbligazioni;
– gli utili che derivano dalla negoziazione di titoli prima della naturale scadenza, quale differenza tra il valore
contabile del titolo iscritto tra le immobilizzazioni finanziarie e il prezzo di cessione;
– plusvalenze da alienazione (compresa la permuta) di titoli a reddito fisso iscritti nell’attivo immobilizzato.

C.16.c) Da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni


Possono essere inclusi in tale voce:
− interessi attivi che maturano su titoli non immobilizzati (inclusivi dell’eventuale quota di scarto o premio di
sottoscrizione e di negoziazione maturata nell’esercizio);
- utili che derivano dalla negoziazione di titoli non immobilizzati, corrispondenti alla differenza tra il valore
contabile e il prezzo di cessione;
- plusvalenze da alienazione (compresa la permuta) di titoli a reddito fisso iscritti nell’attivo circolante.

C.16.d) Proventi diversi dai precedenti


Si iscrivono in questa voce tutti i proventi finanziari non compresi nella voce C.15) o nelle altre sotto-voci della
voce C.16).
Si tratta, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, dei seguenti:
− utili da associazioni in partecipazione e cointeressenze;
− interessi attivi su conti e depositi bancari di qualunque tipo;
− interessi di mora ed interessi per dilazioni di pagamento concessi a clienti;
− interessi maturati su crediti iscritti nell’attivo circolante, per rimborsi d’imposte, crediti verso dipendenti,
crediti verso enti previdenziali, ecc.;
− sconti finanziari attivi che non hanno concorso al computo del costo ammortizzato perché non prevedibili al
momento della rilevazione del debito;
− proventi relativi ad operazioni su attività oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a
termine (pronti contro termine), ivi compresa la differenza tra prezzo a termine e prezzo a pronti,
relativamente alla quota di competenza dell’esercizio;
− il provento derivante dalla differenza tra il valore nominale delle obbligazioni proprie acquistate e il costo di
acquisto comprensivo degli oneri accessori;
− interessi attivi su crediti maturati nell’esercizio secondo il criterio del tasso effettivo di interesse;
− nel caso di estinzione anticipata di un debito la differenza positiva tra il valore contabile residuo del debito
al momento dell’estinzione anticipata e l’esborso di disponibilità liquide;
− l’eventuale differenza, se negativa/positiva, tra il valore rideterminato del debito/credito alla data di revisione
della stima dei flussi futuri e il suo precedente valore contabile alla stessa data;
− la differenza tra le disponibilità liquide ricevute e il valore attuale dei flussi finanziari futuri è rilevata tra i
proventi finanziari del conto economico al momento della rilevazione iniziale, salvo che la sostanza
dell’operazione o del contratto non induca ad attribuire a tale componente una diversa natura;
− nel caso di crediti commerciali oltre i 12 mesi senza corresponsione di interessi o con interessi
significativamente diversi dai tassi di interesse di mercato la differenza tra il valore di rilevazione iniziale e
il valore a termine del credito;
− componenti positivi di reddito derivanti da ristrutturazioni del debito.

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C.17) Interessi e altri oneri finanziari
La voce comprende tutti gli oneri finanziari qualunque sia la loro fonte. L’importo da iscrivere è pari a quanto
maturato nell’esercizio, al netto dei relativi risconti.
Si indicano, a titolo esemplificativo e non esaustivo, le seguenti tipologie di oneri finanziari:
− interessi passivi su dilazioni ottenute da fornitori ed interessi di mora;
− sconti finanziari passivi che non hanno concorso al computo del costo ammortizzato perché non prevedibili al
momento della rilevazione inziale del credito;
− minusvalenze da alienazione (compresa la permuta) di titoli e partecipazioni iscritti nell’attivo immobilizzato e
circolante;
− oneri, per la quota di competenza dell’esercizio, relativi ad operazioni di compravendita con obbligo di
retrocessione a termine (pronti contro termine) ivi compresa la differenza tra prezzo a pronti e prezzo a
termine;
− interessi passivi su debiti maturati nell’esercizio secondo il criterio del tasso effettivo di interesse;
− l’eventuale differenza, se positiva/negativa, tra il valore rideterminato del debito/credito alla data di revisione
della stima dei flussi futuri e il suo precedente valore contabile alla stessa data;
− la differenza tra le disponibilità liquide erogate ed il valore attuale dei flussi finanziari futuri è rilevata tra
gli oneri finanziari del conto economico al momento della rilevazione iniziale, salvo che la sostanza
dell’operazione o del contratto non inducano ad attribuire a tale componente una diversa natura;
− nel caso di debiti commerciali oltre i 12 mesi senza corresponsione di interessi o con interessi significativamente
diversi dai tassi di interesse di mercato la differenza tra valore di rilevazione iniziale e il valore a termine del
debito;
− perdite derivante dalla negoziazione anticipata di titoli immobilizzati e non immobilizzati per effetto della
differenza negativa fra valore contabile e il prezzo di cessione;
− perdite realizzate su crediti iscritti nelle immobilizzazioni finanziarie per la parte che eccede l’importo del
credito già svalutato.

La voce, come si è rilevato a proposito della voce A.4), comprende anche gli interessi ed altri oneri finanziari
capitalizzati. Essa deve essere suddivisa in sotto-voci, in relazione agli oneri riguardanti imprese controllate,
collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste ultime.
In ipotesi di contributi di enti pubblici o di privati che riducono gli interessi sui finanziamenti l’importo dei contributi
è portato a riduzione della voce C.17), se conseguito nel medesimo esercizio in cui vengono contabilizzati gli interessi
passivi; se conseguito in esercizi successivi, va iscritto alla voce C.16)d).

C.17-bis) Utili e perdite su cambi


C.17-bis) Utili e perdite su cambi
In questa voce sono inseriti gli utili e le perdite su cambi relativi ad operazioni in valuta:
Ø realizzati nel corso dell’esercizio;
Ø determinati per effetto delle variazioni dei cambi rispetto a quelli adottati alle date di effettuazione
dell’operazione (cfr. OIC 26 “Operazioni, attività e passività in valuta estera”).

Non è prevista nello schema di Conto economico alcuna suddivisione degli utili e delle perdite su cambi in funzione
delle operazioni che li hanno originate.

8. IL CONTO ECONOMICO: CONTENUTI DI DETTAGLIO DELLA MACROCLASSE D


Macroclasse D): Rettifiche di valore di attività e passività finanziarie

Si tratta di componenti reddituali attinenti alle attività finanziarie di origine valutativa in sede di assestamento
(svalutazioni e rivalutazioni di partecipazioni, di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni e
di titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni).
Si iscrivono altresì in tale macroclasse le rivalutazioni e le svalutazioni degli strumenti finanziari derivati.
D – Rettifiche di valore di attività e passività finanziarie
Le voci D.18) e D.19) a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, comprendono:
− svalutazioni delle partecipazioni e dei titoli a reddito fisso iscritte nell’attivo immobilizzato per perdite durevoli
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di valore e successivi ripristini di valore entro il limite di quanto precedentemente svalutato;
− svalutazioni dei titoli iscritti nell’attivo circolante per il presumibile minor valore di realizzo sul mercato e
successivi ripristini di valore entro il limite di quanto precedentemente svalutato;
− differenze positive e negative di valore delle partecipazioni valutate col metodo del patrimonio netto (cfr.
paragrafi 170 e 176 dell’OIC 17 “Bilancio consolidato e metodo del patrimonio ne8o”);
− accantonamenti al fondo per copertura perdite di società partecipate (ad esempio quote di perdite della
partecipata che eccedono il valore contabile della partecipazione);
− le svalutazioni dei credi9 finanziari immobilizzati (cfr. par. 25 dell’OIC 15 “Credi9”);
− le variazioni al fair value positive e negative degli strumenti finanziari derivati attivi e passivi come disciplinato
dai paragrafi 32-34 dell’OIC 32 “Strumenti finanziari derivati”.

9. IL CONTO ECONOMICO: LE IMPOSTE SUL REDDITO


20) Imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate
In questa voce si rilevano i tributi diretti (cfr. parr. 22 e 27-28 dell’OIC 25 “Imposte sul reddito”). L’importo da
iscrivere in questa voce comprende l’intero ammontare dei tributi di competenza dell’esercizio al quale si riferisce
il bilancio o di esercizi precedenti. La voce comprende altresì la differenza positiva (o negativa) tra l’ammontare
dovuto a seguito della definizione di un contenzioso o di un accertamento rispetto al valore del fondo accantonato
in anni precedenti.

Nella voce 20, le imposte sul reddito dell’esercizio sono suddivise in:
a) imposte correnti, che accoglie le imposte dovute sul reddito imponibile dell’esercizio o di esercizi precedenti.
La voce comprende anche le eventuali sanzioni pecuniarie e gli interessi maturati attinenti ad eventi
dell’esercizio o di esercizi precedenti (ad esempio, ritardato versamento degli acconti ed altre irregolarità);
b) imposte relative a esercizi precedenti che accoglie le imposte relative ad esercizi precedenti che possono
derivare, ad esempio, da iscrizioni a ruolo, avvisi di liquidazione, avvisi di pagamento, avvisi di accertamento
e di rettifica ed altre situazioni di contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. La voce comprende altresì
la differenza positiva (o negativa) tra l’ammontare dovuto a seguito della definizione di un contenzioso o di
un accertamento rispetto al valore del fondo accantonato in esercizi precedenti
c) imposte differite e anticipate, che accoglie: i) con segno positivo l’accantonamento al fondo per imposte
differite e l’utilizzo delle attività per imposte anticipate; e ii) con segno negativo, le imposte anticipate e
l’utilizzo del fondo imposte differite.
La voce accoglie sia le imposte differite e anticipate dell’esercizio sia quelle provenienti da esercizi
precedenti. Più in generale, tutte le variazioni delle attività per imposte anticipate e delle passività per
imposte differite sono iscritte nel conto economico nella voce 20 relativa ad imposte differite e anticipate;
d) proventi da consolidato fiscale, che accoglie il compenso riconosciuto dalla consolidante alla consolidata,
nell’ambito del consolidato fiscale, per il trasferimento alla consolidante delle perdite fiscali generate dalla
stessa consolidata.
Le imposte anticipate e differite sono rilevate come proventi o oneri del conto economico (voce 20), salvo che
l’imposta derivi da un’operazione o un fatto rilevato direttamente al patrimonio netto o da un’operazione
straordinaria (cfr. paragrafo 28 dell’OIC 25 “Imposte sul reddito”).

89
NT09 LA NOTA INTEGRATIVA:

INDICE
1. Disposizioni normative (pag. 3)
2. Le funzioni della Nota integrativa (pag. 4)
3. Le informazioni richieste dall’art. 2427 e dall’art. 2427-bis del Codice Civile (pag. 6)
4. Il contenuto della Nota integrativa secondo l’art. 2427 e l’art. 2427-bis del Codice Civile (pag. 9)
5. La Nota integrativa: esempi tratti dal bilancio Lavazza, esercizio 2019 (pag. 22)

1. DISPOSIZIONI NORMATIVE
L’art. 2423, comma 1, del Codice Civile precisa che il bilancio è composto dallo Stato patrimoniale, dal Conto
economico, dal rendiconto finanziario e dalla Nota integrativa. Il contenuto della Nota integrativa è definito dalle
seguenti fonti normative:
• l’articolo 2427 “Contenuto della Nota integrativa” del Codice Civile;
• l’articolo 2427-bis “Informazioni sul fair value degli strumenti finanziari” del Codice Civile;
• l’articolo 2423 “Redazione del bilancio” del Codice Civile che stabilisce, al comma 3, una prescrizione
generale riguardante le informazioni complementari;
• altre norme del Codice Civile diverse dalle precedenti;
• altre disposizioni diverse dal Codice Civile; •OIC 12.

2. LE FUNZIONI DELLA NOTA INTEGRATIVA


La rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico non
dipende soltanto dalla determinazione degli ammontari presentati negli schemi dello Stato patrimoniale e del
Conto economico; dipende altresì da una puntuale informativa avente funzione esplicativa ed integrativa dei
suddetti valori.
La Nota integrativa fornisce:
• un commento esplicativo dei dati presentati nello Stato patrimoniale e nel Conto economico, che per loro
natura sono sintetici e quantitativi e un commento delle variazioni rilevanti intervenute nelle voci tra un
esercizio e l’altro (funzione esplicativa);
• una evidenza delle informazioni di carattere qualitativo che per la loro natura non possono essere fornite
dagli schemi di Stato patrimoniale e Conto economico. La Nota integrativa contiene, in forma descrittiva,
informazioni ulteriori rispetto a quelle fornite dagli schemi di bilancio (funzione integrativa).

La Nota integrativa è un documento di tipo essenzialmente illustrativo-contabile: le informazioni contenute in


questo documento sono informazioni di natura patrimoniale, finanziaria ed economica mentre le informazioni
relative alla situazione della società e all’andamento della gestione sono incluse nella relazione sulla gestione, che
correda il bilancio (secondo quanto previsto dall’art. 2428 del Codice Civile).
La legge prescrive l’informativa da esporre nella Nota integrativa, prevedendo altresì l’esposizione di informazioni
complementari quando ciò è necessario ai fini della chiarezza e della rappresentazione veritiera e corretta del
bilancio.
Secondo l’art. 2427 del Codice Civile e secondo il principio contabile nazionale OIC 12 le informazioni nella Nota
integrativa relative alle voci dello Stato patrimoniale e del Conto economico devono essere presentate secondo
l’ordine in cui le relative voci sono indicate nello Stato patrimoniale e nel Conto economico.

3. LE INFORMAZIONI RICHIESTE DAGLI ARTICOLI 2427 E 2427- BIS DEL CODICE CIVILE
Le informazioni richieste dagli articoli 2427 e 2427-bis del Codice Civile e che devono essere fornite nella Nota
integrativa possono essere raggruppate in quattro categorie:
• l’illustrazione dei criteri contabili adottati;

90
• l’indicazione delle informazioni, dei dettagli e, in taluni casi, delle motivazioni relative all’iscrizione di voci
nello Stato patrimoniale;
• l’indicazione delle informazioni, dei dettagli e, in taluni casi, delle motivazioni relative all’iscrizione di voci
nel Conto economico;
• altre informazioni di varia natura.

L’articolo 2427, al numero 1, richiede l’indicazione dei “criteri applicati nella valutazione delle voci del bilancio e
delle rettifiche di valore”. L’illustrazione dei criteri di valutazione adottati dalla società nella Nota integrativa
deve essere effettuata in modo chiaro seppur sintetico e deve riguardare le principali voci del bilancio, ossia
quelle che hanno un rilievo nella rappresentazione della situazione patrimoniale - finanziaria ed economica della
società.
L’illustrazione non deve limitarsi ad un riferimento ai criteri indicati nell’articolo 2426 Codice Civile, ma deve
evidenziare anche la scelta fatta dalla società tra più criteri di valutazione ammessi dalla norma.
Ad esempio, con riferimento alle partecipazioni di controllo o di collegamento iscritte tra le immobilizzazioni
finanziarie, la Nota integrativa deve illustrare se tali partecipazioni sono state valutate secondo il criterio del
costo o con il metodo del patrimonio netto.

L’articolo 2427, al numero 4 richiede l’indicazione delle “variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci
dell’attivo e del passivo, e, in particolare per le voci del patrimonio netto, per i fondi, e per il trattamento di fine
rapporto, la formazione e le utilizzazioni”.
Poiché gli schemi di Stato patrimoniale e di Conto economico indicano, per ogni voce, gli importi dell’esercizio
precedente (e quindi raffrontano i saldi dei due esercizi), l’informazione in Nota integrativa non può limitarsi ad
evidenziare le variazioni intervenute nella consistenza delle voci, ma deve identificare, i principali motivi che le
hanno determinate.

4. IL CONTENUTO DELLA NOTA INTEGRATIVA SECONDO L’ART. 2427 E L’ART. 2427-BIS DEL CODICE
CIVILE
L’art. 2427 del Codice Civile individua il contenuto minimo obbligatorio della Nota integrativa, come riportato di
seguito.

La Nota integrativa deve indicare, oltre a quanto previsto da altre disposizioni:


1. i criteri applicati nella valutazione delle voci del bilancio, nelle rettifiche di valore e nella conversione dei
valori non espressi all’origine in moneta avente corso legale nello Stato;
2. i movimenti delle immobilizzazioni, specificando per ciascuna voce: il costo; le precedenti rivalutazioni,
ammortamenti e svalutazioni; le acquisizioni, gli spostamenti da una ad altra voce, le alienazioni avvenuti
nell’esercizio; le rivalutazioni, gli ammortamenti e le svalutazioni effettuati nell’esercizio; il totale delle
rivalutazioni riguardanti le immobilizzazioni esistenti alla chiusura dell’esercizio;
3. la composizione delle voci: «costi di impianto e di ampliamento» e: “costi di sviluppo” nonché le ragioni della
iscrizione ed i rispettivi criteri di ammortamento;
3-bis) la misura e le motivazioni delle riduzioni di valore applicate alle immobilizzazioni materiali e immateriali,
facendo a tal fine esplicito riferimento al loro concorso alla futura produzione di risultati economici, alla loro
prevedibile durata utile e, per quanto rilevante, al loro valore di mercato, segnalando altresì le differenze
rispetto a quelle operate negli esercizi precedenti ed evidenziando la loro influenza sui risultati economici
dell’esercizio;
4. le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell’attivo e del passivo; in particolare per le voci
del patrimonio netto, per i fondi e per il trattamento di fine rapporto, la formazione e le utilizzazioni;
5. l’elenco delle partecipazioni, possedute direttamente o per tramite di società fiduciaria o per interposta
persona, in imprese controllate e collegate, indicando per ciascuna la denominazione, la sede, il capitale, l’importo
del patrimonio netto, l’utile o la perdita dell’ultimo esercizio, la quota posseduta e il valore attribuito in bilancio
o il corrispondente credito;
6. distintamente per ciascuna voce, l’ammontare dei crediti e dei debiti di durata residua superiore a cinque anni,
e dei debiti assistiti da garanzie reali su beni sociali, con specifica indicazione della natura delle garanzie e con
specifica ripartizione secondo le aree geografiche;
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6-bis. eventuali effetti significativi delle variazioni nei cambi valutari verificatesi successivamente alla chiusura
dell’esercizio;
6-ter. distintamente per ciascuna voce, l’ammontare dei crediti e dei debiti relativi ad operazioni che prevedono
l’obbligo per l’acquirente di retrocessione a termine;
7-bis. le voci di patrimonio netto devono essere analiticamente indicate, con specificazione in appositi prospetti
della loro origine, possibilità di utilizzazione e distribuibilità, nonché della loro avvenuta utilizzazione nei
precedenti esercizi,
8. l’ammontare degli oneri finanziari imputati nell’esercizio ai valori iscritti nell’attivo dello Stato patrimoniale,
distintamente per ogni voce;
9. l'importo complessivo degli impegni, delle garanzie e delle passività potenziali non risultanti dallo Stato
patrimoniale, con indicazione della natura delle garanzie reali prestate; gli impegni esistenti in materia di
trattamento di quiescenza e simili, nonché gli impegni assunti nei confronti di imprese controllale, collegate,
nonché controllanti e imprese sottoposte al controllo di quest'ultime;
10. la ripartizione dei ricavi delle vendite e delle prestazioni secondo categorie di attività e secondo aree
geografiche;
11. l’ammontare dei proventi da partecipazioni, indicati nell’art. 2425, n ° 15), diversi dai dividendi;
12. la suddivisione degli interessi ed altri oneri finanziari, indicati nell’art. 2425, n. 17), relativi a prestiti
obbligazionari, a debiti verso banche, e altri;
13. l'importo e la natura dei singoli elementi di ricavo o di costo di entità o incidenza eccezionali;
14. un apposito prospetto contenente: a. la descrizione delle differenze temporanee che hanno comportato la
rilevazione di imposte differite e anticipate, specificando l’aliquota applicata e le variazioni rispetto all’esercizio
precedente, gli importi accreditati o addebitati a Conto economico oppure a patrimonio netto, le voci escluse dal
computo e le relative motivazioni; b. l’ammontare delle imposte anticipate contabilizzato in bilancio attinenti a
perdite dell’esercizio o di esercizi precedenti e le motivazioni dell’iscrizione, l’ammontare non ancora
contabilizzato e le motivazioni della mancata iscrizione;
15. il numero medio dei dipendenti, ripartito per categoria;
16. l'ammontare dei compensi, delle anticipazioni e dei crediti concessi agli amministratori ed ai sindaci,
cumulativamente per ciascuna categoria, precisando il tasso d'interesse, le principali condizioni e gli importi
eventualmente rimborsati, cancellati o oggetto di rinuncia, nonché gli impegni assunti per loro conto per effetto di
garanzie di qualsiasi tipo prestate, precisando il totale per ciascuna categoria;
16-bis. salvo che la società sia inclusa in un ambito di consolidamento e le informazioni siano contenute nella Nota
integrativa del relativo bilancio consolidato, l’importo totale dei corrispettivi spettanti al revisore legale o alla
società di revisione legale per la revisione legale dei conti annuali, l’importo totale dei corrispettivi di competenza
per gli altri servizi di verifica svolti, l’importo totale dei corrispettivi di competenza per i servizi di consulenza
fiscale e l’importo totale dei corrispettivi di competenza per altri servizi diversi dalla revisione contabile;
17. il numero e il valore nominale di ciascuna categoria di azioni della società e il numero e il valore nominale
delle nuove azioni della società sottoscritte durante l’esercizio;
18. le azioni di godimento, le obbligazioni convertibili in azioni, i warrants, le opzioni e i titoli o valori simili
emessi dalla società, specificando il loro numero e i diritti che essi attribuiscono;
19. il numero e le caratteristiche degli altri strumenti finanziari emessi dalla società, con l’indicazione dei diritti
patrimoniali e partecipativi che conferiscono e delle principali caratteristiche delle operazioni relative; 19-bis. i
finanziamenti effettuati dai soci alla società, ripartiti per scadenze e con la separata indicazione di quelli con
clausola di postergazione rispetto agli altri creditori;
20. i dati richiesti dal terzo comma dell’articolo 2447-septies con riferimento ai patrimoni destinati ad uno
specifico affare ai sensi della lettera a) del primo comma dell’articolo 2447-bis;
21. i dati richiesti dall’articolo 2447-decies, ottavo comma;
22. le operazioni di locazione finanziaria che comportano il trasferimento al locatario della parte prevalente dei
rischi e dei benefici inerenti ai beni che ne costituiscono oggetto, sulla base di un apposito prospetto dal quale
risulti il valore attuale delle rate di canone non scadute quale determinato utilizzando tassi di interesse pari
all’onere finanziario effettivo inerenti i singoli contratti, l’onere finanziario effettivo attribuibile ad essi e
riferibile all’esercizio, l’ammontare complessivo al quale i beni oggetto di locazione sarebbero stati iscritti alla
data di chiusura dell’esercizio qualora fossero stati considerati immobilizzazioni, con separata indicazione di
ammortamenti, rettifiche e riprese di valore che sarebbero stati inerenti all’esercizio;
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22-bis. le operazioni realizzate con parti correlate, precisando l'importo, la natura del rapporto e ogni altra
informazione necessaria per la comprensione del bilancio relativa a tali operazioni, qualora le stesse non siano
state concluse a normali condizioni di mercato. Le informazioni relative alle singole operazioni possono essere
aggregate secondo la loro natura, salvo quando la loro separata evidenziazione sia necessaria per comprendere gli