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- Liquidità, mix tra SP e CE per definire i flussi di cassa tramite il rendiconto finanziario
Differenza importante:
N.B. Il valore totale dell’azienda è dato dalla somma tra il valore del debito e il valore
dell’equity: un’azienda infatti vale in modo diverso a seconda di come si finanzia.
Massimizzare il valore dell’equity (max il valore del capitale proprio) e quindi del valore
delle azioni. Se gli azionisti sono soddisfatti significa che sono stati soddisfatti
precedentemente gli interessi di tutti gli altri soggetti come creditori, Stato ecc...
Per quanto riguarda invece imprese che non possiedono azioni sul mercato lo scopo è
quello di massimizzare il valore di mercato del capitale proprio esistente.
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Finanza aziendale
Insieme di mercati non rigidamente interconnessi (dealer market). Vi operano imprese che
offrono quotazioni continue alle quali si impegnano ad acquistare e vendere strumenti del
mercato monetario per il proprio portafoglio, assumendosene completamente il rischio.
Il dealer si differenzia dal broker che agisce come agente per conto di un cliente
nell’acquisto o vendita di titoli senza acquistare personalmente la proprietà dei titoli stessi.
- mercato dei capitali, vengono negoziati i titoli a lunga scadenza (oltre 1 anno)
Esiste una netta differenza fra mercati:
- primari, utilizzato quando Stato e imprese emettono per la prima volta titoli - secondari,
compravendita di titoli già emessi
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Finanza aziendale
N.B. Mentre i conti economici sono entrambi riclassificati per pertinenza gestionale e sono
intercambiabili, i due stati patrimoniali non portano allo stesso obiettivo: il primo ci porta a
distinguere attivo/passivo di breve/lungo periodo; mentre il secondo distingue fra attività
operativa e non operativa.
1. Liquidità ed esigibilità
• Attività
- Attivo di breve periodo (o corrente): cassa, crediti verso clienti (ricavi non riscossi),
rimanenze, ratei e risconti attivi
- Attivo di lungo periodo (o consolidato): immobilizzazioni nette (cioè al netto del valore
del fondo ammortamento) che si distinguono in materiali (beni tangibili come un
impianto), immateriali (attività che danno il contributo per più di un anno e non sono
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Finanza aziendale
tangibili come un marchio, brevetto, know-how) e finanziarie (investimenti in titoli di
lungo termine oppure le partecipazioni, cioè gli acquisti di azioni di altre aziende)
• Passività
- Passivo di breve periodo: debiti verso fornitori (costi non pagati), prestiti bancari di
breve termine (scoperto di conto corrente), debiti tributari (che vengono pagate entro
l’anno), ratei e risconti passivi
Dalla differenza fra attivo a breve e passivo a breve possiamo trovare il Capitale
Circolante Netto (CCN), è importante fare in modo che tale valore sia positivo.
Avere un CCN positivo significa disporre di una liquidità sufficiente a far fronte alle
passività a breve che si determinano.
Tuttavia, avere un CCN troppo elevato significa da un punto di vista strategico trovare
un’azienda che non investe abbastanza in immobilizzazioni che sono più redditizie rispetto
alle attività a breve.
2. Pertinenza gestionale
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Finanza aziendale
• Attività
- crediti verso clienti
- scorte
- immobilizzazioni materiali operative (impianti, macchinari, attrezzature)
- immobilizzazioni immateriali (brand, marchi, brevetti)
- rateo operativo e rateo non operativo, il rateo su un ricavo di vendita va nell’area
operativa, mentre il rateo su un interesse attivo va nell’area non operativa
- Le partecipazioni possono essere inserite sia nell’area operativa (se contribuisce al core
business dell’azienda, ad esempio Illy ha partecipazioni in un’azienda di agricoltura del
caffè in Brasile) sia nell’area non operativa (Illy ha partecipazioni in Apple).
- immobilizzazioni materiali non operative, sono quelle che non attengono all’area
operativa. Possono essere eventuali edifici che non contribuiscono al core business
aziendale, ad esempio gli edifici o immobili in affitto.
- titoli a lungo termine (BTP) e titoli a breve termine (BOT), questi saranno appartenenti
all’area operativa solo se si tratta dell’azienda emittente tale titolo.
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Finanza aziendale
B. solitamente la parola cassa è considerata un’attività appartenente all’area non
operativa, poiché tenere i soldi ‘’fermi’’ in cassa significa non investire e quindi non
contribuire direttamente al core business dell’azienda.
• Passività
- debiti verso fornitori (scaturiscono dall’acquisto di materie prime)
- debiti TFR
- scoperto di conto corrente (passività non operativa o finanziaria)
- Mutuo passivo
- Prestiti obbligazionari, perché generano interessi
- capitale netto (capitale sociale, riserve e utile/perdita), è una forma di finanziamento
come il mutuo passivo, ma che invece degli interessi generano dividendi per i soci.
ATTIVO:
Da ciò deriva il Capitale Circolante Commerciale (CCC), dato dalla differenza fra attività
correnti e passività correnti. Esprime la capacità dell’azienda di far fronte ai debiti di breve
termine ricorrendo alle attività operative di breve termine.
Esempio: supponiamo di avere crediti per 50, scorte per 50 e debiti verso fornitori per 70.
Il CCC sarà pari a (50+50)-70= 30
- CCC<0 si parla di finanziamento, significa che non si è riusciti a coprire i debiti della
gestione caratteristica con le attività della gestione caratteristica e quindi bisogna
ricorrere a finanziamenti per coprire le passività operative.
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Finanza aziendale
N.B. È preferito un CCC prossimo allo zero o addirittura negativo in quanto significa avere
una grande forza contrattuale: tale CCC è definito o da delle attività correnti basse
(significa essere riusciti a incassare quasi tutti i crediti dai clienti), oppure avere dei debiti
alti (significa essere riusciti a posticipare il più possibile il pagamento). In conclusione,
significa essere riusciti a produrre flussi di cassa in entrata ed è dunque preferito tale
risultato rispetto a un CCC>0
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Finanza aziendale
•Fatturato
• - Costo del venduto, sono costi operativi di tipo industriale direttamente legati alla
produzione (rimanenze iniziali, acquisto materie prime, costo del lavoro, energia,
ammortamenti, canoni di leasing a cui tolgo le rimanenze finali)
• - oneri finanziari
• + proventi finanziari
• + proventi accessori
• - costi accessori
• +/- componenti straordinari di reddito (ex: plusvalenze o minusvalenze)
• - imposte di esercizio (le imposte scaturiscono dal reddito e questo deriva generalmente
da un 80% attinente all’area operativa e 20% area non operativa).
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Finanza aziendale
= Risultato netto (utile, reddito)
Fatturato (diverso
dalla produzione,
solitamente si
produce più di quanto
si fattura poiché
rimangono scorte di
magazzino)
+/- variazione scorte
di prodotti finiti e
semilavorati
+lavori in economia (parti
di lavori di ristrutturazione
e rinnovamento che
vengono fatti
internamente)
-acquisti di beni
destinati alla
= produzione di esercizio
- ammortamenti (costi non monetari o onere figurativo, a differenza di tutti gli altri costi
nella tabella che sono costi monetari che prevederanno in futuro un flusso di cassa in
uscita)
Quozienti di bilancio
Ci sono cinque tipologie di indici:
Tempo medio di pagamento ci dice quanto tempo ci mette la società a pagare i debiti
(maggiore è tale indice maggiore sarà il potere contrattuale della società)
Tempo medio di giacenza delle scorte ci dice mediamente quanto tempo stanno le
scorte in magazzino (meglio se più basso possibile).
- materie prime
- semilavorati
- prodotti finiti
Indice di liquidità primaria (acid test): nelle attività a breve termine ci sono cassa (già
liquide), crediti (liquidi entro 90 gg) e scorte che non è detto vengono vendute entro l’anno.
Questo è un indice conservativo. Se è maggiore di 1 è positivo ma minore di 2. Se quello
secondario è 1,1 e quello primario 0,9, la bravura dell’azienda deve essere quella di
riuscire a vendere le scorte per non dover smobilizzare le attività a lungo.
Indice di copertura degli oneri finanziari: siamo nel CE. è il rapporto tra EBIT (totale
blu) e oneri finanziari. È meglio che sia il più alto possibile, secondo la letteratura è buono
da 3,5/4 in su: un indice di 1 non è buono poiché significa che l’azienda è capace di
coprire tutti gli interessi, ma non riesce a coprire le imposte
PFN/EBITDA: siamo nello SP per pertinenza gestionale (PFN); meglio che sia il più basso
possibile poiché si tratta di un rapporto fra debito e flusso potenziale. È un indicatore che
confronta un’espressione di SP (debiti al netto di cassa) e un flusso potenziale (EBITDA).
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Finanza aziendale
Se io utilizzassi tutto l’EBITDA al netto della cassa, quanti anni ci metterei a ripagare i
debiti? Dunque, per questo, più basso è meglio è
È il modo in cui una società finanzia i suoi investimenti: o per debiti o per capitale netto.
1. Gearing: ci dice quanto è la fetta del debito rispetto alla fetta dell’equity, ci mostra il
livello di indebitamento. Fa notare inoltre come l’azienda finanzia il suo capitale
investito netto. Si preferisce basso.
2. Leverage finanziario: stesso modo per esprimere il precedente. Quanto è la fetta del
debito sul totale di debito ed equity
N.B. È meglio essere indebitati più con le banche o con gli azionisti? Con i secondi perché
con le banche si rischia di fallire se non si riesce a ripagare il debito.
D. Indici di redditività
1. ROI (Return on investment): Se esce un ROI dell’11 significa che per ogni 100 euro
che si investe nell’azienda se ne esce una redditività dell’11%. Tale percentuale non
comprende l’area non operativa, ma ci dice solo quanto l’azienda è stata brava a fare
attività direttamente legata al core business. L’EBIT (totale blu del CE) ci dice la
performance dell’attività operativa e messo in relazione al CIN (totale del blu a SP, cioè
gli investimenti fatti nella gestione operativa) esprime la redditività dell’attività
operativa.
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Finanza aziendale
2. ROS (Return on sales): esprime la redditività delle vendite. Più alto è il ROS più alta è
la marginalità sulle vendite. È un indicatore della qualità percepita. Alcune tipologie di
aziende sono migliori nel ROS rispetto al turnover (Gucci, Lamborghini) poiché
riescono con la vendita di un bene a ottenere enormi margini.
Non sono veri e proprio indici di bilancio, vengono utilizzati solo da quelle aziende quotate
in borsa.
1. Price/earnings: EPS (earnings per share) è una misura di utile netto espressa in
termini monetari con riferimento a ciascuna azione. È detto anche "Utile per azione”.
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Finanza aziendale
2. Price to book value: quanto vale l’equity contabilmente rispetto a quanto vale l’equity
per il mercato. Le aziende sane hanno questo indicatore molto superiore a 1.
Costruzione rendiconto
Si parte dal blu, calcolando i flussi di cassa della gestione corrente (del core
business).
• Devo considerare che le imposte sono di gestione corrente, quindi sono blu, di
conseguenza il ricavato dell’azienda sarà EBIT − imposte.
• Dobbiamo tenere conto delle possibili non riscossioni di parte dei ricavi (cioè crediti
verso clienti) considerati nell’EBIT, quindi devo fare:
AutofinanziamentoPotenziale − RicaviNonRiscossi .
• Allo stesso modo devo considerare gli eventuali costi non effettivamente pagati (cioè
i debiti verso fornitori) quindi:
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Finanza aziendale
AutofinanziamentoPotenziale − RicaviNonRiscossi + CostiNonPagati
Da qui otteniamo il cosiddetto Autofinanziamento Reale o Flusso di cassa della
gestione corrente (FCGC).
In formula:
EBIT - imposte + ammortamenti = Autofinanziamento Potenziale - Ricavi non riscossi +
Costi non pagati = Autofinanziamento Reale
NB, utilizzo del CCC
Esiste un metodo più veloce considerando il CCC: i ricavi non riscossi si trasformano in
crediti, i costi non pagati in debiti quindi la variazione del CCC esprimerà perfettamente
questa misura essendo composto da crediti, debiti e scorte.
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Finanza aziendale
2. Qui abbiamo 2 casi:
A. >0 = Investimenti: significa che sono stati fatti investimenti per nuove
immobilizzazioni, ci comporta uscite di denaro.
B. <0 = Disinvestimenti: le immobilizzazioni sono diminuite e il denaro è entrato in
azienda.
In definitiva facendo: AutofinanziamentoReale − Investimenti + Disinvestimenti, ottengo il
Sottraendo da FCFO debiti e interessi ottengo il Flusso di Cassa Disponibile per gli
Azionisti o FCFE (Free Cash Flow for Equity).
L’ultimo passo è considerare la variazione della cassa, la quale deve far tornare i flussi=0!
Esempio
Stato patrimoniale
ATTIVO
1. Attivo corrente: comprende le
poste che contribuiscono
all’attività tipica dell’azienda
(corrente è inteso come tipico e
non come “a breve termine”, ecco
perché la Cassa non è inclusa).
Includiamo quindi Crediti v/ clienti
e Scorte di magazzino.
2. Immobilizzazioni nette operative:
immobilizzazioni relative
all’attività tipica (nette in quanto
vengono inserite al netto degli
ammortamenti). Includiamo
1. Dai ricavi devo togliere i Costi monetari correnti includendo quindi Salari e stipendi,
Acquisti di materie prime, Costi per energia e altri costi industriali. In questo modo
otteniamo l’EBITDA.
2. Dall’EBITDA tolgo gli Ammortamenti e ottengo l’EBIT/Reddito operativo.
3. Dall’EBIT tolgo gli Oneri finanziari netti (interessi attivi - passivi) e ottengo il
Reddito ante imposte.
4. Tolgo le Imposte e ottengo il Reddito netto.
2. ELABORAZIONE RENDICONTO
EBITDA 1300
Ammortamenti -500
EBIT 800
Imposte -160
Ammortamenti 500
Autofinanziamento potenziale 1140
Variazione CCC -200
Autofinanziamento reale 940
Variazione immobilizzazioni+ amm.nti -700
Flusso di cassa della gestione 240
operativa
Variazione passività finanziarie 300
Differenza interessi attivi e passivi -400
Flusso di cassa disponibile per 140
azionisti
Aumento del capitale a pagamento 160
Dividendi -200
Flusso di cassa complessivo 100
Variazione cassa -100
TOT 0
1. Calcolo l’aliquota d’imposta risultante dal rapporto tra imposte d’esercizio (date) e
reddito ante imposte (CE riclassificato).
2. Applico l’aliquota all’EBIT e trovo le imposte totali (correnti e non correnti).
3. Nel rendiconto sottraggo all’EBIT, insieme agli ammortamenti, le imposte totali.
4. Dall’FCFO devo togliere/aggiungere il debito/credito d’imposta su interessi/proventi
finanziari dato da: Imposte totali - Imposte d’esercizio (solo gestione corrente).
Esercizio n. 2
Testo
Si proceda alla determinazione dei flussi di cassa dell’azienda di moda Sunday per il 2012
secondo le quattro aree gestionali. Si consideri che i risconti attivi si riferiscono a acquisti
di materie prime per la produzione di vestiti da vendere, mentre i ratei passivi si riferiscono
per metà importo a debiti v/fornitori, per altra metà a costi di tipo finanziario. L’aumento di
Capitale Sociale del 2012 è a pagamento.
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Finanza aziendale
Fabbricati netti 20000 26000
Risconti attivi 650 750
Macchinari e
10000 22000
attrezzature nette
Crediti v/clienti 14000 15000
Cassa 5000 6000
Rimanenze 22000 8000
Terreni 4000 8000
Tot attivo 75650 85750
Passivo 31/12/11 31/12/12
Utile netto 6650 7000
Deb v fornitori 4000 5000
CC bancario 10000 11000
Fondo TFR 4000 4000
Mutui passivi 16000 14000
Ratei passivi 2000 3000
Cap soc 21000 29000
Riserve 5100 5750
Deb tributari 6900 7000
Tot passivo 75650 85750
Allegato il Conto economico 2012
Conto Economico
Ammortamenti 5000
Accantonamento
3000
TFR
Imposte 7000
Ricavi 213000
20
Finanza aziendale
Variazione rimanenze -14000
acquisti mat prime -149500
altri costi operativi
-7000
monetari
VALORE AGGIUNTO 42500
Salari e stipendi -20000
Acc. TFR -3000
MOL o EBITDA 19500
ammortamenti -5000
EBIT O REDDITO
14500
OPERATIVO
Oneri finanziari -1500
Proventi accessori 1000
Reddito ante imposte 14000
Imposte -7000
Utile netto 7000
2. Riclassificare stato patrimoniale con metodo a pertinenza gestionale
N.B. Se non ci sono informazioni sul blu si procede automaticamente.
Attivo 2011 2012 Passivo 2011 2012
Crediti v/
14000 15000 Deb v fornitori 4000 5000
clienti
Rimanenze 22000 8000 Fondo TFR 4000 4000
Risconti attivi 650 750 Ratei passivi 1000 1500
TOT 36650 23750 Debiti tributari 6900 7000
Fabbricati
20000 26000 TOT 15900 17500
netti
Macchinari
10000 22000 CC bancario 10000 11000
netti
Terreni 4000 8000 Mutui passivi 16000 14000
TOT 34000 40000 Ratei Passivi 1000 1500
Cassa 5000 6000 TOT 27000 26500
Capitale
21000 29000
sociale
Riserve 5100 5750
3. Rendiconto
(Si sottrae tutte le imposte)
Rendiconto
EBIT 14500
Imposte -7000
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Finanza aziendale
Ammortamenti 5000
Autofinanziamento
12500
potenziale
Variazione CCC 14500
Autofinanziamento
27000
reale
Investimenti -27000
FCFO 0
Proventi accessori 1000
Oneri finanziari -1500
Scoperto 1000
Mutui passivi -2000
Ratei passivi 500
Flusso di cassa degli
-1000
azionisti FCFE
Aumento CS a
8000
pagamento
Dividendi -6000
Saldo monetario
1000
complessivo
Variazione cassa 1000
Flusso di cassa totale 0
N.B. Autofinanziamento potenziale perché è l’autofinanziamento se avessimo riscosso
tutto in cassa e pagato tutto con cassa (se non avessimo variazioni nel CCC).
In questo esercizio l’aumento di capitale netto è totalmente (come emerge dal testo) a
pagamento quindi l’aumento di CS è stato di 29.000-21.000=8000
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Finanza aziendale
Le riserve aumentate non figurano nel rendiconto finanziario perché non ci sono uscite ne
entrate monetarie, ma semplicemente vi è un passaggio interno da utile a riserva. Ricorda
però di stornare dall’utile la parte di riserva aumentata, in modo da trovare l’utile
distribuibile agli azionisti (6650-650=6000, che sono i dividendi)
Caso particolare:
Supponiamo che di 8000 di aumento di capitale sociale, solo 7000 sia a pagamento,
mentre i restanti 1000 sono aumenti di capitale gratuito:
Avendo 6650 di utile del 2011, le riserve aumentano di 650 (quindi rimane 6000 di utile
disponibile); l’aumento del CS avviene per 8000 di cui 7000 a pagamento, i restanti 1000
passano dall’utile a riserva. Mi rimane infine 5000 da distribuire agli azionisti.
N.B. negli esercizi il passaggio da utile a riserva non viene considerato poiché troppo
complicato.
CASO 2
FCFE -1000
aumento CS 7000
dividendi -5000
Si tratta di una buona situazione?
Si perché l’azienda reinveste tutto nella produzione e la gestione finanziaria delle banche
è abbastanza equilibrata. Agli azionisti è stato corrisposto un adeguato dividendo.
- Pianificazione finanziaria: lungo periodo, che può essere 3 anni, 5 anni … Questo
dipende dal tipo di settore in cui si svolge l’analisi.
- Gestione della tesoreria: riguarda la pianificazione nell’arco di un anno.
Si redigeranno anche Stato Patrimoniale e Conto Economico, quozienti di bilancio,
rendiconti finanziari previsionali. Rispetto agli equivalenti prospetti a consuntivo, che
pervengono a valori “certi”, quelli previsionali saranno giocoforza più sintetici e meno
dettagliati.
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Finanza aziendale
Budget di cassa
È simile al rendiconto perché considera entrate/uscite. È uno strumento per la gestione
della tesoreria:
• Prospetto a entrate e uscite, finalizzato a stimare il livello di esposizione bancaria in
termini di scoperto di conto corrente bancario e di relativi interessi passivi.
• Elevato grado di dettaglio, mira a descrivere le modalità di copertura e di utilizzo dei
fabbisogni o delle eccedenze di cassa previste per l’anno a venire.
• Copertura temporale di un anno, il successivo anno gestionale, ma talvolta costruito
anche su base semestrale.
• Livello di dettaglio tipicamente mensile.
• Aggiornamento quindicinale o mensile.
Pianificazione finanziaria
L’analisi della pianificazione finanziaria sarà meno dettagliata rispetto al budget mensile in
quanto essa riguarda un arco di tempo futuro di 3,5,7,10 anni.
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Finanza aziendale
- Struttura a fonti e impieghi, ma livello di dettaglio e di approfondimento delle voci
maggiore.
- Copre 1 solo anno di previsione.
- In termini pratici, il budget finanziario è il primo anno del piano finanziario.
- Accerta conciliabilità tra piani operativi (e non strategici) e possibilità di utilizzo e
finanziamento dei flussi di cassa.
- Minor grado di dettaglio (trimestrale, semestrale o talvolta anche annuale). - Minore
livello di aggiornamento (con cadenza trimestrale o semestrale)
Budget semestrale
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Finanza aziendale
Prima parte
Dividendi: per questa voce si fa riferimento al punto 3 del testo. Calcolati i 2/3 di 27,
saranno poi imputati a Giugno.
Salari e stipendi: per questa voce si fa riferimento al punto 5 del testo. In questo caso
dobbiamo prendere i salari totali e dividerli per 13 (12 mesi+tredicesima).
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Finanza aziendale
Acquisto immobile: per questa voce si fa riferimento al punto 6 del testo. Calcolato
l’acconto del 30% verrà imputato a Gennaio, e la restante parte a Aprile.
Pagamento imposte: per questa voce si fa riferimento al punto 9 del testo. In questo caso
non ci interessa la competenza ma solamente le entrate e le uscite. Quindi si prende la
metà dell’importo pagata a Maggio.
Aumento capitale a pagamento: per questa voce si fa riferimento al punto 11 del testo.
Seconda parte
Fabbisogno di cassa: per questa voce si fa riferimento al punto 10 del testo. La cassa
aumenta da 50 a 55. Il fabbisogno di cassa aumenta di 5. Quindi inserir nel prospetto -5.
c/c bancario scoperto: Per la prima colonna si fa riferimento al punto 2 del testo.
Successivamente andrà ripreso il c/c scoperto finale del mese n-1.
Interessi maturati: Per gli interessi bisogna calcolare l’esposizione media nel mese e nel
caso specifico quindi va fatta la media fa 160 (valore al 01/01) e 162,1 (valore al 31/01).
Si fa riferimento al punto 11 del testo. Successivamente si calcolerà l’1% sull’esposizione
media.
c/c ante interessi: è il c/c prima del calcolo degli interessi ed è la somma fra saldo
monetario, fabbisogno di cassa e c/c bancario scoperto. c/c scoperto finale: è il
c/c ante interessi + gli interessi effettivamente pagati.
N.B. Parte del punto 5 non è stata considerata perché l’accantonamento a TRF non è un
flusso di cassa, e in più non è stato liquidato alcun dipendente.
N.B. Il punto 7 non è stato considerato perché gli ammortamenti non sono flussi di cassa.
Rocchetti spa
I prospetti di conto economico 2012 riclassificato secondo il criterio di fatturato e costo del
venduto e di stato patrimoniale relativi all'esercizio 2012 e 2011 riclassificati secondo il
criterio di pertinenza gestionale della società Rocchetti S.p.A. sono riportati nelle tabelle 2
e 3. Nella tabella 1 è riportato il budget degli acquisti e delle vendite relativo all'esercizio
2013. Disponiamo inoltre delle seguenti informazioni integrative (la maggior parte stimate),
relative all'esercizio 2013 (dati in milioni di €):
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Finanza aziendale
- I termini di pagamento dei fornitori saranno pari a 120 giorni.
- I debiti verso fornitori del 2012 sono stati generati per il 60% (in parti eque) dagli acquisti
di settembre e ottobre e la parte rimanente (in parti eque) dagli acquisti di novembre e
dicembre.
- Non si avrà pagamento di dividendi.
- L'aumento dei salari netti sarà del 10%, comprensiva di tredicesima; 75€ sarà invece la
quota di accantonamento al fondo TFR dell'esercizio 2013; un dipendente verrà
liquidato a giugno per 8€.
- L’aumento degli altri costi industriali sarà pari al 10%.
- I costi generali, amministrativi e commerciali avranno complessivamente un'incidenza
del 9% sul fatturato di ogni mese.
- A settembre verranno acquisite delle partecipazioni in una società concorrente, con un
esborso complessivo di 122€.
- Verranno acquistati a gennaio nuovi macchinari per 520€; la quota di ammortamento
complessiva dell'esercizio, comprensiva cioè della quota di ammortamento sul nuovo
macchinario e di quelle sulle vecchie immobilizzazioni sarà pari a 95€; l’immobile nuovo
è pagato metà a gennaio, metà a settembre. A ottobre un vecchio immobile è venduto
realizzando un’entrata di 55€.
- Si ipotizza che la quota di rimborso del mutuo sia pari a 32€ (solo quota capitale, non vi
è pagamento di interessi sul mutuo), e che la quota di rimborso dei prestiti
obbligazionari sia pari a 18€ (anche questa solo quota capitale); il rimborso di entrambi
avviene il 15 aprile. A novembre un nuovo mutuo verrà acceso per un importo di 80€.
- A conto economico si prevede di contabilizzare imposte per complessive 100€. A
maggio si pagherà un acconto di imposte di 35€ e a novembre 40€.
- Si prevede che la cassa rimarrà, nel corso dell'esercizio, ad un livello pari a 15€.
- Il costo medio del denaro sarà pari al 18% annuo (1,5% mensile) e gli interessi saranno
pagati trimestralmente.
Sulla base quindi delle informazioni di cui disponiamo, e ipotizzando non vi siano
variazioni nelle voci non specificate, procedere alla costruzione del budget di cassa, su
base mensile, per l'esercizio 2013.
TABELLA 1: Rocchetti S.p.A. - Budget degli acquisti e delle vendite 2013 (dati in milioni di euro).
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Finanza aziendale
TABELLA 2: Rocchetti S.p.A. - Conto Economico 2012 (dati in milioni di euro)
TABELLA 3: Rocchetti S.p.A. - Stato patrimoniale 2011 e Stato patrimoniale 2012 (dati in
milioni di euro)
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Finanza aziendale
Budget annuale 2013
Questo budget si riferisce a tutto l’anno, quindi nei salari e stipendi del mese di Dicembre,
andrà considerata anche la tredicesima.
In più c’è l’inserimento del pagamento del mutuo e del prestito obbligazionario, e
l’accensione di un nuovo mutuo.
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Finanza aziendale
Variazione di cassa 5
Esempio: Jolly S.p.A. ha appena emesso 100.000 obbligazioni da 10 euro l’una, che
hanno un tasso cedola del 5% e scadranno tra due anni. Gli interessi sui titoli
obbligazionari verranno pagati annualmente.
Quindi:
- Un milione di euro è stato preso a prestito dall’azienda.
- L’azienda deve pagare 50.000 € alla fine del primo anno.
- L’azienda deve pagare 50.000 € di interessi e 1 milione di capitale alla fine del secondo
anno.
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Finanza aziendale
C: cedole/interessi
F: capitale rimborsato.
Quindi è un’obbligazione che garantisce, oltre al rimborso finale, una serie di cedole con
cadenza annuale o infra-annuale.
Valore attuale:
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Finanza aziendale
2. ZCB, Zero coupon bond: obbligazione senza cedola, si sottoscrive
ad un prezzo inferiore al quale viene rimborsata. Valore di emissione < VN.
Quindi è un’obbligazione emessa sotto la pari e la cui remunerazione è quindi data dalla
differenza tra prezzo di rimborso (detto valore nominale o facciale) e quello di emissione
(più basso).
Valore attuale:
Esempio ZCB:
Supponete che il tasso di interesse (di mercato) sia il 10%. Qual è il valore di un bond che
ha un valore nominale di €1 milione e scade tra 20 anni?
Valore attuale:
Esempio YTM:
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Finanza aziendale
Il Rendimento alla scadenza (YTM) è anche semplicemente chiamato Rendimento
dell’obbligazione.
N.B. Un’obbligazione tradizionale può essere negoziata alla pari, sopra la pari o sotto la
pari. Un’obbligazione emessa sotto la pari implica una minore remunerazione data agli
obbligazionisti sotto-forma di interessi, in quanto gli obbligazionisti guadagneranno dalla
differenza del prezzo di emissione.
L’unico caso in cui è obbligatoria l’emissione sotto la pari è il caso dello Zero Coupon
Bond (che per definizione deve essere emesso sotto la pari).
Azioni
Le azioni ordinarie forniscono due tipi di liquidità:
- Pagano dividendi a intervalli più o meno regolari.
- Possono consentire un capital gain nel momento in cui l’azionista incassa il prezzo di
vendita.
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Finanza aziendale
Le azioni ordinarie attribuiscono diritti amministrativi all’azionista, a differenza delle azioni
privilegiate le quali avranno la preferenza nella remunerazione dei dividenti e nella
divisione degli asset nel caso in cui l’azienda fallisse.
Valutare le azioni richiede pertanto delle ipotesi circa l’andamento dei dividendi attesi, ci
sono 3 casi:
Si ipotizza che l’azienda non cresca più (g=0), per cui distribuirà, ogni anno e per sempre,
dividendi pari al dividendo distribuito all’anno 1.
Si prevede che l’azienda crescerà, per cui distribuirà dividendi il cui tasso di crescita (g>0)
è costante. Ossia, ogni anno i dividendi cresceranno di g rispetto all’anno precedente.
Esempio: un’azienda distribuirà dividendi di €10 l’anno prossimo e si prevede che abbia
una crescita costante negli anni del 2% l’anno. Il tasso di rendimento stimato è del 9%.
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Finanza aziendale
Esempio: BiancoSaponi Srl, che ha lanciato una nuova crema di bellezza e sta avendo
una rapida crescita. Il dividendo per azione tra un anno sarà €1,15. Nei quattro anni
successivi il dividendo crescerà del 15% all’anno (g1= 15%). Poi la crescita (g2) sarà del
10% all’anno, per sempre. Siete in grado di calcolare il valore attuale dell’azione se il
rendimento richiesto (R) è il 15%?
Fase 1: calcolate il valore attuale dei dividendi che crescono al tasso del 15% all’anno
(cioè i primi 5 dividendi). Ossia il valore attuale dei dividendi del «primo stadio».
Fase 2: calcolate il valore attuale all’anno 0 dei dividendi dalla fine dell’anno 6, all’infinito.
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Finanza aziendale
Esempio:
Sony ha appena annunciato utili per €2 milioni e intende reinvestirne il 40% (tasso di
ritenzione). Il rendimento storico dell’equity (ROE) è il 16%, una percentuale che dovrebbe
mantenersi nel futuro. Di quanto cresceranno i suoi utili nel prossimo esercizio?
Da questo esempio si evince che si può sfruttare periodi dove il ROE è basso o nullo per
distribuire dividendi agli azionisti, in quanto se investissimo l’intero utile o gran parte,
avremo un tasso di crescita quasi sicuramente vicino allo zero.
Viceversa, se il ROE è molto alto è doveroso investire gran parte dell’utile. In questo caso
avremo un effetto moltiplicatore che farà sì che il tasso di crescita g sarà molto elevato.
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Finanza aziendale
Il tasso di attualizzazione R
possiamo anche riscrivere
Poiché e dunque:
Le opportunità di crescita
Se l’azienda non si comporta come un’azienda che distribuisce tutti i suoi utili a dividendo,
quanto sarà il prezzo delle sue azioni?
Valore utili attualizzati + valore attuale netto delle opportunità di crescita
Ipotizzando che un’azienda generi in perpetuo lo stesso livello di utili che verranno
corrisposti agli azionisti come dividendi, e quindi un’azienda cash cow (per definizione:
azienda che distribuisce tutto a dividendo), avremo:
Ipotizzando invece che l’azienda trattenga l’intero utile per finanziare progetti di
investimento con valore attuale VANOC (Valore Attuale Netto delle Opportunità di
Crescita), il prezzo dell’azione sarà:
Esempio: Auto Shipping Spa prevede di guadagnare €1 milione all’anno (utile) in perpetuo
se non persegue nuove opportunità di crescita. Ha in circolazione 100.000 azioni, perciò
gli utili per azione sono uguali a €10 (= €1.000.000/100.000). Alla data 1 l’impresa avrà
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Finanza aziendale
l’opportunità di intraprendere un investimento che prevede una spesa all’anno 1 di
€1.000.000 per una nuova campagna di marketing. La nuova campagna farà aumentare
gli utili in tutti i periodi successivi di €210.000 (o €2,10 per azione). Il tasso di
attualizzazione è il 10%. Qual è il prezzo dell’azione prima e dopo la decisione di
effettuare la campagna di marketing?
1. Per calcolare l’EPS è necessario fare il rapporto fra gli utili e il numero delle azioni
in circolazione.
EPS = 1.000.000/100.000 = 10
2. Il Prezzo dell’azione quando l’impresa opera da cash cow, quindi prima della
decisione della campagna di marketing sarà dato dal dividendo diviso il tasso di
attualizzazione. EPS/R ovvero: 10/0,1 = €100
3. Gli utili derivanti dalla campagna pubblicitaria saranno registrati a partire dall’anno
2. Quindi all’anno 1 verrà fatto un investimento di 1 milione, e “all’infinito” otterremo un
aumento di utili pari a 210.000.
a. Valore della campagna di marketing alla data 1, proprio perché gli utili iniziano dall’anno
2:
-€1.000.000 + (€210.000/10%) = €1.100.000
Rendita perpetua
b. Valore della campagna di marketing alla data 0, si calcola facendo la divisione fra il
valore della campagna all’anno 1 (1.100.000) e 1.10 che sarebbe 1+10% (1 + R).
€1.100.000/1,10 = €1.000.000
Dunque, il valore dell’azione aumenta poiché si trattengono utili che vanno a finanziare un
progetto con valore attuale netto positivo.
N.B. Il VANOC può assumere anche segno negativo, quando l’investimento darà
rendimenti negativi; quindi, non sempre è da preferire comportarsi come una NON cash
cow.
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Finanza aziendale
= 20% * 10% = 2%
In questo caso il VANOC è negativo perché il tasso di rendimento dei progetti, 10%, è
inferiore al tasso di attualizzazione del 18%. L’investimento rende il 10% ma l’azienda
sosterrà un costo del 18%. Questa politica ridurrà il valore dell’azienda.
L’azienda avrebbe avuto un valore più alto quindi se avesse distribuito tutti gli utili come
dividendi.
Esempio: Supponete che Manama Books abbia EPS di €10 alla fine del primo anno, un
tasso di distribuzione dei dividendi del 40% (da cui possiamo evincere un tasso di
investimento del 60%), un tasso di attualizzazione del 16%, e un rendimento degli utili non
distribuiti (ROE) del 20%.
Qual è il valore dell’impresa che si otterrebbe con i due modelli?
2. Modello VANOC
Supponiamo che l’impresa distribuisca tutti i suoi utili sotto forma di dividendi (azienda
operante da cash cow). In questo caso i dividendi sarebbero di €10 all’anno.
N.B. Se l’azienda non si comportasse come cash cow, il prezzo dell’azione sarà
maggiore? Dipende dal tipo di investimento, se ha VANOC positivo o negativo. Fase 2:
Calcolare il VAN di tutte le opportunità di crescita.
Valore per azione di una singola opportunità di crescita. Sugli utili per azione di €10 alla
data 1, l’impresa trattiene €6 (= 0.6 x €10) a quella data. L’azienda guadagna €1,20 (= €6
x 20%) all’anno in perpetuo su quell’investimento di €6. VAN per azione generato
dall’investimento della data 1:
- €6 +€1,20/0,16 = €1,50
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Finanza aziendale
Valore per azione di tutte le opportunità: come abbiamo osservato prima, il tasso di
crescita degli utili e dei dividendi (g) è il 12%; ciò significa che il flusso degli investimenti
porta a una rendita perpetua crescente. Il valore attuale di questa rendita perpetua è:
Il prezzo dell’azione è il valore di una cash cow più il valore delle opportunità di crescita.
Vale a dire:
€62,50 + €37,50 = €100
Esercizio 1
Nel 2003 considerate tre azienda “cloni” in tutto che distribuiranno nell’anno successivo,
nel 2004, un dividendo pari a 5. Le differenze tra le tre consistono esclusivamente nel
tasso di crescita dei dividendi negli anni susseguenti:
E’ possibile sapere quale delle tre aziende vale di più con questi dati?
Blue 1: il valore attuale dell’azione sarà pari ad una rendita perpetua con il dividendo 2004
al numeratore e il tasso di attualizzazione al denominatore:
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Finanza aziendale
Blue 2: a partire dal 2005 il dividendo crescerà ad un tasso costante del 13%.
Applicheremo la formula seguente: dividendo2004 / ( r-g)
Blue 3: Il dividendo 2004 è pari a 5 €. Come per Blue 2, vi sarà un tasso di crescita g del
13%, che si fermerà dopo 5 anni, nel 2009. A partire da tale anno avremo un nuovo tasso
di crescita, g2, del 6% costante. Procederemo pervenendo al valore dell’azione nei due
stadi. (tabella non necessaria).
Stadio a) Imputeremo prima l’aumento di dividendo al tasso del 13% sino al 2009
compreso, per scontare poi i valori trovati al tasso di attualizzazione del 20%, anno per
anno. Lo schema seguente perviene al valore attuale dell’azione nel primo stadio, sino al
2009: 21,6256 €.
Dividendo anno n-1: si inizia a distribuire dal 2005, in quanto il dividendo di 5 si riferisce
all’anno precedente, ovvero il 2004. Quindi nel 2005 si distribuirà il dividendo dell’anno
2004.
g: è il tasso di crescita fino al 2009 che è del 13%, calcolato sul dividendo atteso dell’anno
precedente e non rispetto a 5.
Fattore di sconto: è quel fattore con il quale si attualizzano i dividendi all’anno 2003.
La somma di tutti i flussi attualizzati fa 21,62525 che è il risultato del primo stadio.
Corrisponde a:
Stadio b) A partire dal 2010 i dividendi cresceranno ad un tasso costante del 6%, per cui
dovremmo applicare la formula della crescita costante.
In primo luogo, perveniamo al valore del dividendo 2010, che sarà pari a dividendo 2009
(1+g2) = 9,2122 * 1,06% = 9,7649 €. Su tale valore calcoliamo il valore attuale, al 2009:
9,7649 / (0,20-0,06) = 69,7493 € che deve essere attualizzato.
Tale risultato corrisponde al prezzo all’anno 2009, in quanto la formula della rendita
calcola il valore attuale all’anno precedente a quello dell’esborso. Perveniamo al valore
complessivo dell’azione al 2004, sommando:
1) il valore dell’azione per il primo stadio.
42
Finanza aziendale
2) il valore dell’azione per il secondo stadio, attualizzato per il fattore di sconto (1+r)^t .
Avremo: Valore dividendi primo stadio + P6 / (1,20)⁶ = 21,6256 € + 69,7493 € / (1,20) ⁶
= 44,98 €
È pertanto preferibile l’azione Blue 2 (71,43 €), poi un’azione Blue 3 (44,98€) e infine
un’azione Blue 1 (25€).
N.B. Saremmo stati in grado di rispondere anche senza calcoli. Blue 1 è la situazione di
certo meno favorevole, in quanto non vi è alcuna crescita dei dividendi. Blue 2 e Blue 3
presentano un tasso di crescita dei dividendi identico sino al 2009, dopodiché i dividendi di
Blue 3 crescono ad un g2 pari al 6%, inferiore a quello a cui cresceranno i dividendi dei
Blue 2 negli anni successivi. Anche senza effettuare calcoli, possiamo affermare che il
valore dell’azione al 2004 è maggiore per Blue 2, seguita da quella di Blue 3, mentre Blue
1 garantisce il minor valore attuale del titolo.
Esercizio 2
Il Sig. Bianchi vuole investire dei soldi a seguito di una vincita al Lotto e a tal proposito è
deciso a scegliere tra due titoli di due aziende che presentano prospettive differenti:
L’azienda A è all’apice del suo successo e distribuisce dividendi per un importo pari al
50% degli utili (tasso di distribuzione degli utili). L’utile dell’anno precedente, su cui
si calcola il dividendo da distribuire all’anno zero, è stato pari a 110 €. Tuttavia, i margini
previsti per il futuro sono poco rasserenanti, al punto che gli utili di A scenderanno del
3% ogni anno (g=-3%).
L’azienda Z è invece agli inizi della sua attività ed anch’essa distribuisce dividendi per
un valore pari al 50% degli utili, equivalenti a 50 € nell’anno precedente. Le prospettive
di espansione sono per molto evidenti e si stima un tasso di crescita degli utili del 7%
ogni anno.
Sulla base del valore attuale dei titoli, il Sig. Bianchi sceglierà di investire la sua vincita in
A o Z?
Il Sig. Bianchi sceglierà il titolo che esprimerà un maggiore valore rispetto alla risoluzione
della formula:
Occorre considerare che entrambe le aziende distribuiscono dividendi per un valore pari
alla metà degli utili: il dividendo all’anno zero sarà quindi pari a 55 € per A e 25 € per Z.
Sulla base del dividendo all’anno 0, possiamo determinare per entrambe il dividendo
all’anno 1.
43
Finanza aziendale
Occorre evidenziare che mentre per Z assistiamo ad una crescita costante, vale a dire il
dividendo1 è maggiore del dividendo0 (il tasso di crescita degli utili e dei dividendi è
positivo), per A assistiamo ad una diminuzione costante dei dividendi, in quanto il tasso di
variazione degli utili è negativo (-3%): il dividendo 1A, pari a 53,35 €, è minore del
dividendo0A di 55 €.
Possiamo pervenire ora al valore attuale di entrambi i titoli, includendo in tale importo
anche il dividendo dell’anno 0, in quanto non ancora versato agli azionisti.
Sfruttiamo per entrambi i titoli la formula del valore attuale dell’azione in caso di crescita
costante dei dividendi (dividendi pari a una percentuale fissa degli utili d’esercizio, nel
nostro caso):
Sulla base del valore delle azioni al tempo 0, il Sig. Bianchi investirà nel titolo Z.
Occorre rilevare che tale titolo ha prospettive di breve periodo molto meno brillanti di A,
rilevando un utile inferiore alla metà dell’utile della competitor all’anno 0.
Tuttavia, il maggior valore di Z è giustificato dalle maggiori prospettive di sviluppo, che
garantiscono un valore attuale dei dividendi futuri molto più consistente.
Esercizio 3
Il valore corrente dell’azione JCN è 10€. Gli utili per azione per il prossimo anno sono pari
a 2€. La politica JCN è solita distribuire il 50% del suo utile come dividendo. Il rimanente
50% viene re-investito per guadagnare il 20% all’anno. Rispondete alle seguenti
domande:
2.Gli utili, i dividendi e gli investimenti crescono al tasso del 10% costante all’infinito; di
conseguenza:
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Finanza aziendale
4. Cosa succederebbe al prezzo delle azioni se la JCN aumentasse il tasso di ritenzione
degli utili fino al 75%, ipotizzando il medesimo ritorno sugli investimenti (20%)?
Poiché ROE=r=0.2 (VANOC=0), gli investimenti della JCN hanno un VAN=0. Il valore delle
sue azioni rimane uguale qualsiasi sia la politica dei dividendi scelta.
Valore attuale netto e criteri alternativi di scelta degli
investimenti, CAP 6
Un investimento è conveniente dal punto di vista economico? Per rispondere a questa
domanda possiamo fare riferimento a diversi indicatori:
VAN
Il valore attuale netto (VAN) è il principale criterio per la valutazione economica di un
investimento ed è il valore attuale di tutti i flussi che l’investimento genererà in futuro, al
netto del flusso in uscita all’anno zero.
REGOLA DEL VAN: si accetta un investimento se VAN > 0 e si rifiuta se VAN < 0.
- Utilizza i flussi di cassa (sono più indicativi degli utili): un valore che deriva dal conto
economico è solamente un valore potenziale rispetto ai soldi effettivamente generati.
Infatti, se l’EBIT di un’azienda è 100, non è detto che i flussi di cassa di quell’azienda
siano pari a 100 perché ci sono delle voci che sono importanti dal punto di vista
contabile, ma irrilevanti dal punto di vista finanziario, ad esempio gli ammortamenti. Con
i flussi di cassa si individuano quanto effettivamente ho generato dalla gestione. Tali
valori vengono estrapolati dal rendiconto finanziario.
- Utilizza tutti i flussi di cassa (gli altri metodi utilizzano solo quelli fino a una certa
data): quelli dalla nascita del progetto fino a quelli della fine del progetto.
- Attualizza i flussi di cassa (considera il valore temporale del denaro, ignorato da altri
criteri). Si basa sul principio che “un euro oggi è meglio di un euro domani”. Questo
perché i soldi che riceverò fra un anno attualmente non li posso utilizzare, e quindi non li
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Finanza aziendale
posso investire per ottenere ulteriori profitti. E anche perché i soldi di cui dispongo oggi
sono certi, mentre i 100 euro che riceverò fra un anno non sono sicuro di riceve
Un buon criterio di investimento deve ricoprire i tre requisiti sopracitati, e il VAN li rispetta
tutti e tre.
Esempio:
1- Il VAN impiega i flussi di cassa. Per contro, gli utili sono una misura artificiale: non
rappresentano denaro.
2- Il VAN utilizza tutti i flussi di cassa del progetto. Altri approcci ignorano i flussi di
cassa successivi a una determinata data.
3- Il VAN attualizza correttamente i flussi di cassa. Gli altri approcci potrebbero
ignorare il valore temporale del denaro nella determinazione dei flussi di cassa.
Tempo di recupero
Il tempo di recupero (payback period) è un metodo di valutazione alternativo al VAN. È il
periodo di tempo che occorre per ripagare il capitale investito inizialmente.
Regola del tempo di recupero: si accetta un investimento se il suo tempo di recupero è
minore di una data specifica di rientro (cut-off date) decisa dal management; altrimenti, si
rifiuta.
Il tempo di recupero è di
2 anni.
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Finanza aziendale
Primo criterio: considera flussi di cassa. Secondo criterio: non li considera tutti. Terzo
criterio: non si considera l’attualizzazione dei flussi.
Vantaggi del tempo di recupero:
Il criterio del tempo di recupero è logico nel caso in cui l’azione sia in una situazione del
razionamento del capitale, ovvero ci sono poche risorse per fare progetti profittevoli. In
questo caso si preferisce avere un VAN più basso ma recuperare l’investimento in un
periodo più breve.
È più facile da utilizzare.
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Finanza aziendale
Definizione 2: In particolare è quel tasso che rende il VAN = 0. Il TIR è un tasso soglia.
La formula su cui si basa il TIR è la stessa su cui si basa il VAN ma con la differenza sta
nell’incognita. Nel VAN l’incognita era il valore dopo l’uguale, il VAN stesso. Nel TIR
l’incognita è il tasso (TIR) e il VAN è uguale a 0.
Se un nuovo progetto di investito ha un TIR del 15%, è un buon progetto? Non si sa,
perché il TIR è un tasso di rendimento lordo/grezzo che dipende solo dai flussi di cassa.
Per sapere se è un buono o cattivo TIR deve essere paragonato al costo del capitale, e
quindi il tasso di attualizzazione/sconto (sinonimo del costo del finanziamento):
- Ad esempio, per Microsoft il costo del capitale sarà bassissimo (es. 5%), in quanto
prenderà a prestito capitale dalle banche a un costo sufficientemente basso, quindi un
TIR del 15% dovrebbe riflettere un buon investimento.
- Per una startup lo stesso TIR potrebbe essere un cattivo tasso, in quanto il costo del
capitale sicuramente sarà più alto rispetto a Microsoft (es. 20%).
Esempio: se il TIR è dell’1% sicuramente sarà un cattivo affare, perché è quasi impossibile
che il tasso di attualizzazione di un’azienda sia < di 1%.
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Finanza aziendale
Regola del TIR: si accetta di investire in un progetto se il suo tasso interno di rendimento
è maggiore del tasso di attualizzazione di mercato; si rifiuta se il TIR risulta inferiore al
tasso di attualizzazione.
Esempio: Considerate il semplice progetto che genererà i seguenti flussi: -€100 in t=0 e
€110 in t=1. Trovate il TIR che rende il VAN uguale a 0.
Nel caso di flussi distribuiti su molte date per calcolare il TIR si procede per tentativi. In
verità, con l’utilizzo di un computer è possibile prevenire al TIR in pochi, veloci passaggi.
Investire o finanziare?
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Finanza aziendale
Progetto A: investimento
Progetto B: finanziamento
Progetto C: investimenti particolari, ad esempio la manutenzione, il rinnovo, che hanno
bisogno di nuovi investimenti e quindi nuovi flussi di cassa in uscita.
Finanziamento: Incasso soldi anno 0 (+100) pago anno 1 (-50) pago anno 2 (-50) …
Investimento: Pago anno 0 (-100) incasso anno 1 (+50) incasso anno 2 (+50) …
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Finanza aziendale
Tassi di rendimento multipli (si hanno ad es. quando flussi positivi si alternano a flussi
negativi). In questo caso si a avranno tanti TIR, tanti quante le inversioni di segno.
R = tasso di
attualizzazione
Se un progetto con cambiamento di segni ha due TIR, uno del 10% e uno del 15%, e si ha
un tasso di attualizzazione del 12%. Non si può dire se è un buon progetto o meno perché
potremo dire che in una fase sembra un buon progetto, mentre in un’altra sembra un
cattivo progetto; quindi, diventa impossibile calcolare la bontà di un investimento a tassi di
rendimento multipli tramite il TIR. A
meno che tutti i TIR sono maggiori Numero di TIR:1
del tasso di attualizzazione. Il VAN Accettare se TIR >tasso di
non ha problemi, in quanto se il VAN sconto
> 0 si accetta, se < 0 si rifiuta, Rifiutare se TIR< tasso di
sempre.
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Finanza aziendale
Si deve scegliere il progetto che genera più valore (VAN >), non quello con TIR maggiore.
Si sceglie quindi l’opportunità 2.
E’ ovvio che se abbiamo un problema di razionamento di capitale, sceglieremo
l’opportunità 1.
Esempio: Stanley Jaffe e Sherry Lansing hanno appena acquistato i diritti su Corporate
Finance: The Motion Picture. Produrranno questo grande film con un budget contenuto o
con un budget cospicuo. Ecco i flusso di cassa stimati:
A causa del rischio elevato, si considera appropriato un tasso di attualizzazione del 25%.
Sherry vuole adottare il budget cospicuo perché è il VAN è più elevato. Stanley vuole
adottare il budget contenuto perché il TIR è più elevato. Chi ha ragione?
SCEGLIERE SEMPRE CON IL VAN!
Calcolo differenziale
Quando la dimensione è un problema (con budget diversi), calcolate il flusso di cassa
incrementali e il TIR (o VAN) che ne deriva.
Quando i costi iniziali sono diversi non è possibile utilizzare il TIR come metodo di
confronto, e possiamo usare uno dei seguenti tre metodi: - Confronto VAN dei
due progetti. - Confronto tra i TIR incrementali.
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Finanza aziendale
- Calcolo VAN sui flussi incrementali.
Indice di redditività
Considera le stesse componenti del VAN, ma questo indice, a differenza del VAN,
considera flussi in entrata/flussi in uscita.
Esprime il rapporto tra il valore attuale dei flussi di cassa attesi dopo l’investimento iniziale
e l’entità dell’investimento iniziale in valore assoluto:
Esempio: Kappa Srl applica un tasso di attualizzazione del 12% a due opportunità di
investimento.
Se il VAN è > 0 allora l’indice di redditività sarà maggiore di 1. Se il VAN è < 0 allora
l’indice di redditività sarà minore di 1. Se, per assurdo, il VAN è = 0 allora l’indice di
redditività sarà = di 1.
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Finanza aziendale
Scegliamo il progetto 1.
- Razionamento del capitale: caso in cui non c’è abbastanza liquidità per investire in tutti i
progetti che presentano un VAN positivo. Non potendo classificare i progetti in base al
VAN, si usa IR incrementale o il VAN incrementale.
Nel calcolare il VAN di un progetto ciò che interessa sono i flussi di cassa e non gli utili.
Gli utili di conto economico non esprimono infatti quanto l’azienda ha effettivamente
«generato» nell’anno. Per esempio, l’ammortamento contribuisce alla generazione
dell’utile perché è un costo, ma non è un flusso di cassa.
In particolare, si devono considerare i flussi incrementali che derivano dal progetto ovvero
quelli dati dalla differenza tra flussi di cassa in presenza del progetto e quelli in assenza di
esso.
Dobbiamo considerare i flussi di cassa operativi, gli FCFO:
EBIT
- imposte
+ ammortamenti
= autofinanziamento potenziale
- variazione capitale circolante commerciale
- investimenti
+ eventuali disinvestimenti
= FCFO
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Finanza aziendale
- interessi
+/- variazione Debito. Finanziario
= FCFE
+ aumento cap. sociale a pagamento
- dividendi
= Flusso totale di cassa
Esempio: un’azienda l’anno x ha generato ricavi per 1.000€ (riscossi all’80% durante
l’anno) e costi operativi (escluso ammortamento) di 500€ (pagato nell’anno per metà) e
ammortamenti di 200€. L’utile (reddito operativo) di periodo è 300€. Ma non è questo
l’ammontare da considerare nel calcolo del VAN. Occorrerà considerare i soli ricavi
riscossi nell’anno (800) e i soli costi pagati nell’anno (250) e nulla per l’ammortamento
(0) non essendo mai un flusso di cassa. Il flusso da considerare sarà pertanto 550€
(800€ - 250€).
1. Costi sommersi
I costi sommersi sono spesi già sostenuti (sunk costs), indipendentemente dalla
decisione di accettare o rifiutare il progetto. Non sono «recuperabili», quindi non sono
dunque flussi incrementali.
2. Costi opportunità
I costi opportunità sono ricavi persi ovvero a cui si rinuncia per effettuare l’investimento
proposto. Devono essere considerati in fase di decisione degli investimenti, in ottica
«decrementale».
Sono ricavi che si sarebbero dovuti generare, ma come conseguenza dell’investimento
non si sono generati.
3. Effetti collaterali
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Finanza aziendale
Gli effetti collaterali possono essere di due tipi: erosioni (cannibalizzazione) e sinergie.
Esempio: supponete che un’azienda automobilistica stia valutando il VAN di una nuovo
SUV. Alcuni dei clienti che potrebbero acquistarla sono già possessori dei SUV della
stessa azienda (modelli precedenti).
Quali flussi vanno inseriti per il calcolo del VAN?
Quelli derivanti da ricavi del nuovo SUV, al netto dei minori ricavi ottenuti (la differenza)
dalla vendita del vecchio SUV, la cui vendita è stata in parte «cannibalizzata» dal lancio
della nuova vettura.
4. Costi ripartiti
Un costo ripartito è una misura contabile che riflette una spesa o l’utilizzo di un asset da
parte di un’intera impresa. Ai fini del capital budgeting andrebbe assimilato a un flusso di
cassa solo se è un costo incrementale del progetto.
Esempio: una società dedica un’ala dei suoi uffici a una biblioteca che comporta un’uscita
di cassa di €100.000 all’anno per la manutenzione. Un progetto di investimento dovrebbe
generare ricavi pari al 5% del fatturato complessivo della società. Un dirigente della
società afferma che €5.000 (= 5% x €100.000) si dovrebbe considerare la quota del
progetto da attribuire ai costi della biblioteca. È corretto in termini di investimento? No,
poiché non è un flusso incrementale.
Osservazioni su:
Distinguiamo flussi di cassa nominale e flussi di cassa reali. Definiamo flusso di cassa
nominale la somma effettiva in contanti da pagare o da ricevere e flusso di cassa reale il
potere di acquisto di quella somma. Un valore è nominale se c’è entro l’inflazione, un
valore è reale se è al netto dell’inflazione.
I flussi di cassa nominali vanno attualizzati al tasso nominale, i flussi di cassa reali
vanno attualizzati al tasso reale.
59
Finanza aziendale
60
Finanza aziendale
Ipotizzando un tasso di attualizzazione del 10%.
2. Calcolo il fattore annuo di rendita ci dice quant’è il fattore a cui comparare il VAN
per determinare il CAE:
61
Finanza aziendale
Esempio lancio di un nuovo prodotto
Un’azienda sta valutando un investimento per lanciare un nuovo prodotto che determinerà
un costo pari a 1000€ da sostenere completamente nel 2019. L’investimento sarà
ammortizzato da Gennaio 2020 a un tasso costante del 25%. I ricavi e i costi monetari
scaturenti dall’investimento nei successivi tre anni sono mostrati nella tabella seguente:
Inoltre, non tutti i ricavi e non tutti i costi per acquisti saranno pagati e incassati negli stessi
anni in cui sono registrati. Pertanto, nei tre anni operativi dell’investimento possiamo
stremare che saranno generate le seguenti voci patrimoniali direttamente connessi alle
voci di ricavi e costo del progetto in questione.
In aggiunta saranno rilevate scorte di magazzino in ciascuno dei 3 anni: 51 € nel 2020,
58€ nel 2021, 41€ nel 2022, mentre negli SP di fine anno delle società saranno rilevate
complessivamente scorte di magazzino per 150€ nel 2020, 145€ nel 2021, 143€ nel 2022.
L’investimento sarà finanziato da un mutuo acceso nel 2019 per 1000€, riparabile a rate
costanti in cinque anni e pagando interessi a un tasso del 6%.
Svolgimento:
62
Finanza aziendale
Gli
importi
sono
tutti dati
dal
testo.
Imposte da plusvalenza: abbiamo venduto per 300 un macchinario che vale 250, quindi
registriamo una plusvalenza che genererà più reddito imponibile e quindi più debiti di
imposta. Andremo a calcolare il 30% su (300-250) = 15.
Essendo un debito di imposta si iscriverà con il segno -
N.B. Se avessimo venduto a 220, avremmo avuto una minusvalenze di 30, che genera un
credito di imposta pari a 9. In rendiconto sarà iscritto a +9.
63
Finanza aziendale
Se avessimo venduto a 250 non avremmo avuto conseguenze fiscali.
Facendo riferimento all’ultima parte del testo dell’esercizio possiamo calcolarci il nostro
tasso di attualizzazione. In particolare dobbiamo far riferimento ai debiti, all’equity e ai loro
costi.
Dobbiamo fare una media ponderata dei costi netti per trovate il nostro WACC, ovvero il
nostro tasso di attualizzazione.
N.B. Costo Medio Ponderato del Capitale
Costo lordo e costo netto: il costo lordo è dato dal testo, mentre i costi netti vanno
calcolati. Il costo del 6% dei debiti producono interessi, e gli stessi interessi si trovano
prima del reddito ante imposte. Quindi andranno sottratte le imposte.
Per l’equity non vale la stessa cosa in quanto l’azienda paga agli azionisti dei dividendi.
Le imposte sono calcolate sull’utile netto, già al netto delle imposte. Quindi il costo lordo
dell’equity = costo netto.
C. Il TIRa è del 15,57% (calcolato con excel). Il TIRb è di 5,3% e quindi, anche senza
considerare il VAN, in questo caso posso dire che l’investimento A (con TIRa = 15,57%)
è migliore, in quanto il TIRb è < del tasso di attualizzazione, quindi per definizione il
VAN è < 0.
64
Finanza aziendale
A - Nulla, è un sunk cost: se venisse fatto o meno l’investimento questi costi sono già stati
sostenuti, poiché sono inerenti ad un altro progetto.
B - Inserisco tra i costi del 2019 anche i 900€ della ricerca perché la ricerca di mercato è
fatta appositamente per quel progetto.
C - Inserisco tra i costi di ogni anno (2019-2021) 100€ (costo opportunità): mancati incassi
di 100€ all’anno. (il VAN si andrà a diminuire e il TIR si avvicina al costo del capitale)
D - Tra i ricavi o costi inserisco minori costi di prodotto x per -30€ l’anno (effetti collaterali-
cannibalizzazione). Si inserisce il differenziale negativo derivante dal lancio del nuovo
prodotto.
E - Nulla, non sono incrementali. Perché la causa non è l’inserimento del nuovo prodotto in
azienda, ma bensì la crisi finanziaria non legata al progetto d’investimento.
F1 - Inserisco tra i costi di ogni anno (2019-2021) 10€ perché sono incrementali. Perché il
lavoro del dipendente è legato all’investimento.
F2 - Nulla, i costi non sono incrementali. A livello differenziale non succede nulla perché
10 prendeva prima e 10 prende ora.
F3 - Inserisco tra i costi annui 7,5€, la parte incrementale della situazione prima
dell’investimento. 1€ in più e 6,5€ poiché viene sostituito da un altro dipendente.
Mutui: peso del 50% e costo lordo del 5%. Dobbiamo calcolarci il costo netto in quanto il
mutuo genera interessi su cui sarà applicata l’aliquota fiscale (30%). L’operazione da fare
sarà:
Costo netto = (1 - 30%) • 5% = 3,5%
Obbligazioni: peso del 30% e costo lordo del 7%. Dobbiamo calcolarci il costo netto in
quanto i prestiti obbligazionari generano interessi su cui verrà applicata l’aliquota fiscale
(30%). L’operazione da fare sarà:
Costo netto = (1 - 30%) • 7% = 4,9%
Le azioni generano per l’azionista i dividendi, i quali affluiscono dall’utile già al netto delle
imposte, quindi costo lordo azioni = costo netto azioni.
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Finanza aziendale
VAN dei costi: 400/(1 + 0,0562) +391/(1 + 0,0562)² +569,50/(1 + 0,0562)³-14/(1 + 0,0562)⁴
= 1201,3
Avremo uno scenario normare, uno pessimistico e uno ottimistico, di seguito solo elencate
differenti stime per il progetto:
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Finanza aziendale
- Ipotesi 1: il mercato diminuisce a 5000. In questo caso, mantenendo tutte le altre
variabili uguali (dimensione 5000, quota di mercato 30%, prezzo 2 mln, costo variabile
1mln, costo fisso 1791 mln, investimento 1500 mln), uscirà un VAN di -1921.
- Ipotesi 2: quota di mercato diminuisce al 20% mantenendo tutte le altre variabili uguali
(dimensione 10000, quota di mercato 20%, prezzo 2 mln, costo variabile 1mln, costo
fisso 1791 mln, investimento 1500 mln), In questo caso uscirà un VAN di -714.
- Ipotesi 3: Prezzo diminuisce a 1,9 mln mantenendo tutte le altre variabili uguali
(dimensione 10000, quota di mercato 30%, prezzo 1,9 mln, costo variabile 1mln, costo
fisso 1791 mln, investimento 1500 mln). In questo caso uscirà un VAN di 975. E così via
per tutti gli altri casi.
Perché utilizzarla:
- Backup: se nell’analisi di sensibilità ci sono molti VAN negativi, occorre approfondire
l’indagine.
- Variabili influenti: l’analisi di sensibilità identifica le variabili influenti. Queste variabili
vanno stimate con maggiore accuratezza.
Limiti:
- Se le assunzioni sono sbagliate, potrebbe aumentare il senso di sicurezza. - Ogni
variabile viene tratta isolatamente.
L’analisi di scenario
E’ una variante/evoluzione dell’analisi di sensibilità e cerca di minimizzare i limiti di questa
e quindi di migliorarla. In particolare questo approccio esamina una serie di scenari
probabili ognuno dei quali ipotizza una confluenza di fattori.
Cosa accade se contemporaneamente cambiano le componenti del VAN? Si considerano
quindi, la variazione di più input contemporaneamente.
Quindi l’obiettivo è quello di migliorare l’analisi di sensibilità. In questo caso accade che,
basandosi su una prospettiva teorica ho un modello migliore, mentre dal punto di vista
pratico si complica l’analisi.
Otterremo un out-put in termini di quantità. Da quel punto in poi i ricavi pareggiano i costi,
e quindi da quel momento in poi consegui utili.
Altro esempio:
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Finanza aziendale
Costi fissi: 3.000.000
Ammortamento: 1.000.000
Prezzo vendita: 1.500.000
Costi variabili: 50% del prezzo di vendita
Opzioni reali
I metodi di valutazione di un investimento visti finora ignorano gli aggiustamenti che
un’impresa può compiere dopo l’accettazione del progetto. Questi aggiustamenti sono
chiamati opzioni reali. L’analisi delle opzioni reali consente di valutare la flessibilità del
management e delle strategie aziendali.
Ci dice le possibilità una volta accettato o non accettato il progetto. Costituisce una seria di
alberi decisionali che ci permettono di mettere in ordine che cosa può accadere.
Classificazione:
- Opzione di espansione.
- Opzione di abbandono.
- Opzione di differimento.
Gli alberi delle decisioni sono un metodo grafico che consente di visualizzare in modo
alternativo le opzioni che il management ha a disposizione (opzioni reali) dopo aver
intrapreso un progetto e al verificarsi di determinati eventi.
In particolare, con gli alberi decisionali i processi decisionali avvengono in ordine inverso e
consentono di calcolare diversi livelli di VAN a seconda dello scenario che si realizza e
della scelta che si decida di compiere.
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Finanza aziendale
• Contenimento dei costi, che ci porterà alla distribuzione della pellicola. Possono
verificarsi ulteriori due possibilità:
Con gli alberi decisionali si procede a ritroso: si inizia dalla fine e si procede all’indietro per
trovare il valore di produzione/di espansione/di abbandono fino alla prima componente.
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Finanza aziendale
Opzione espansione: dovremmo fare la media ponderata alle probabilità dei due
possibili risultati attualizzando, e successivamente sottraendoci i costi. [(550.000*40%
+ 730.000*60%)]/(1.11) - 250.000
Valore opzione espansione T=0: 72.523 euro devono essere attualizzati al tempo 0.
Quindi si dovrà procedere alla divisione per 1.11.
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Finanza aziendale
Esempio: acquistate 100 azioni a €37 l’una e effettuate dunque un investimento totale di
€3.700.
73
Finanza aziendale
I rendimenti percentuali
Il rendimento percentuale è la somma del rendimento da dividendo (dividend yield) e il
rendimento da capital gain (o da capital loss).
dove:
Esempio a:
P0 = €37; Div1 = €1.85; P1 = €40.33
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Finanza aziendale
Rt+1 = Divt+1 /Pt + (Pt+1 - Pt)/Pt= 5% + 9%= 14%
Esempio b: Supponete che all’inizio dell’anno un’azione si venda a €25 e che alla fine
dell’anno si venda a €35. Nel corso dell’anno paga un dividendo di €2.
Quali sono il rendimento del dividendo, il rendimento del capital gain e il rendimento
percentuale annuo totale?
I rendimenti periodali
Il rendimento periodale è il rendimento percentuale che si ottiene su un orizzonte
temporale di T anni con l’ipotesi di reinvestire tutti i flussi intermedi (es. dividendi) nella
stessa attività finanziaria.
Esempio: consideriamo i rendimenti registrati in Italia nel 2012 (5,30%), nel 2013 (16,56%)
e nel 2014 (0,23%). Consideriamo un investimento di 1€ all’inizio del 2012. Questo
investimento avrebbe reso:
media = R = R1 +...+ RT
Esempio: I rendimenti medi delle azioni delle grandi aziende danesi tra il 2012 e il 2014
sono stati, rispettivamente, T 0.2463, 0.2405 e 0.2095.
75
Finanza aziendale
Qual è stato il rendimento medio (la media aritmetica dei rendimenti) in questi 3 anni?
N.B. Rischio in finanza non è sempre una cosa negativa e esso si misura dalla
varianza.
La varianza
Se fosse uscita una varianza di 30%? Non si può dire nulla perché in finanza il
maggior rischio significa anche maggiore opportunità. Tutto dipende dalla
propensione o all’avversione al rischio del singolo individuo.
Esempio: a probabilità di avere un rendimento che si discosti dalla media entro uno scarto
quadratico è di 68,26%.
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Finanza aziendale
Si nota come le osservazioni con segno positivo e con segno negativo non sono
equiprobabili (al contrario della distribuzione normale).
Curtosi
Essa misura la frequenza dei rendimenti collocati agli estremi delle code di destra e
sinistra. La distribuzione normale prevede che un 4,56% di tutti i rendimenti osservati si
discosti dalla media di oltre 2 scarti quadratici medi. La formula è di difficile applicazione
pratica, ma la curtosi può essere facilmente calcolata ricorrendo a semplici programmi di
calcolo statistico (si occupa degli estremi).
Varianza: è la misura che utilizzeremo per valutare la volatilità dei rendimenti di un titolo.
In particolare considereremo la sua radice quadrata ovvero la deviazione standard
(chiamata anche scarto quadratico medio).
Covarianza e correlazione: sono due misure statistiche che ci dicono quanto i rendimenti
di due titoli sono collegati statisticamente tra loro: se noi abbiamo due titoli che hanno
rischio pari a x e y. Il rischio di portafoglio non è la media di x e y, messi insieme possono
avere un rischio minore, questo dipende da quanto sono collegati.
Esempio: gli analisti finanziari stimano per due società i seguenti rendimenti per quattro
diversi scenari economici (equiprobabili, ossia ciascuno ha una probabilità di realizzarsi
del 25%).
Si calcolino rendimenti
attesi, varianza,
deviazione standard e
correlazione tra i due
titoli.
Senza fare calcoli si pu dire chi dei due ha un rendimento atteso più alto? Supertech. Chi
è più rischioso e quindi sicuramente avrà una varianza superiore? Supertech perché va da
un minimo di -20 a un max di 50, mentre Slowpoke va da un minimo di -12 a un max di 20.
Il trade-off rischio rendimento è rispettato: Supertech rende di più ma è più rischioso.
Slowpoke rende di meno ma è anche meno rischioso.
Supertech:
- VAR=0.267500/4= 0.0668
(6.68%)
- DEV. STD. 0.0668^0.5 =
25.86%
Slowpoke:
- VAR=0.052900/4= 0.0132
(1.32%)
- DEV. STD. 0.0132^0.5 =
11.50%
In termini oggettivi non possiamo dire quale sia l’investimento migliore. Dipende dalla
propensione.
79
Finanza aziendale
Calcolo di covarianza e correlazione
Perfetta correzione positiva: i due titoli sono due cloni, ovvero quando un titolo sale di 1,1
l’altro sale di 1,1. Grafico in a sinistra.
Perfetta correlazione negativa: Quando un titolo sale l’altro l’scende. E’ la situazione
ideale per un investitore.
Correlazione nulla: due titoli rischiosi con correlazione nulla è molto difficile ce si realizzi.
Il caso tipico è la correlazione fra un’azione e un titolo privo di rischio.
La correlazione
Come abbiamo visto nell’esempio precedente, la correlazione è il rapporto tra la
covarianza e il prodotto degli scarti quadratici medi dei due titoli.
È la media ponderata dei rendimenti attesi dei singoli titoli, dove i pesi sono rappresentati
dalla percentuale di investimento in ciascun titolo rispetto al valore complessivo del
portafogli.
Se noi abbiamo un rendimento atteso del 10% non significa che l’investitore riceverà
sicurante il 10%, dunque si tratta di un’aspettativa.
La deviazione standard del portafoglio si calcola come radice quadrata della varianza e
sarà dunque 0.1544 cioè il 15.44%.
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Finanza aziendale
La deviazione standard del portafoglio, come calcolato nella precedente slide, è 15.44%.
Effetto diversificazione
Per verificare se c’è o meno effetto diversificazione in un portafoglio si deve confrontare la
media ponderata delle deviazioni standard dei singoli titoli con quella del portafoglio. In
particolare, nel caso di due soli titoli ci sarà sempre diversificazione se la correlazione tra
essi è <1.
In questo caso la deviazione standard del portafoglio sarà minore della media ponderata
delle singole deviazioni standard dei titoli (pesoSuperσSuper + pesoSlow σSlow).
Anche se due titoli hanno un indice di correzione di 0,9 si sta diversificando, anche se non
molto. Quindi anche se l’indice è alto conviene fare il portafoglio anziché non farlo.
Quando correlazione <1:
vs
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Finanza aziendale
Considerando invece l’insieme di tutti i portafogli che potremmo creare investendo
percentuali diverse della nostra
ricchezza nei due titoli otteniamo la
seguente curva:
- Il segmento azzurro rappresenta
l’insieme dei portafogli che
sarebbero stati creati se la
correlazione tra i due titoli fosse stata
+1 (quindi no diversificazione).
- MV rappresenta il portafoglio con
minima varianza tra tutti i portafogli
fattibili.
- La curva azzurra rappresenta
l’insieme dei portafogli possibili, dati i due titoli Slowpoke e Supertech.
Tanti portafogli possibili, ma come scegliere quello ottimale (in termini di rischio vs
rendimento)? Dipende dalla propensione al rischio del nostro investitore che per
sceglierà non una generica combinazione sulla curva dei portafogli fattibili, bensì una sulla
frontiera efficiente.
Un portafoglio è efficiente rispetto ad un altro se, a parità di rischio (deviazione
standard) ha il rendimento maggiore.
83
Finanza aziendale
All’aumentare del
numero dei titoli in
portafoglio la varianza in
funzione del rischio
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Finanza aziendale
specifico tende ad essere eliminata, e quello che rimarrà è la covarianza, ovvero il rischio
non sistematico.
85
Finanza aziendale
Esempio di diversificazione
Avremo quindi:
E dunque aumentando fino ad infinito il numero dei titoli (N), cioè diversificando al
massimo, si ha:
sP2 =cov => resta solo la componente di rischio sistematico (o di mercato), Il rischio
specifico (cioè non sistematico) si annulla in quanto diversificabile.
86
Finanza aziendale
La signora Sanchez decide di investire in totale €1.000, di cui €350 andranno in azioni
Buenasuerte €650 andranno nell’asset privo di rischio. Quali sono il rendimento atteso e la
deviazione standard del suo portafoglio?
Rendimento atteso = (350/1.000)x(14%)+(650/1.000)x(10%) = 0.114 = 11,4%
N.B. Il rischio del portafoglio sarà cresciuto/diminuito? Cresciuto perché aumenta la quota
sul titolo rischioso.
1. Stimerà anzitutto il portafoglio ottimale A, è quel punto che collega la linea di mercato
dei capitali alla frontiera efficiente. (fase oggettiva).
2. Poi dovrà decidere quanto investire nel portafoglio ottimale e quanto investire o
prendere a prestito nell’asset privo di rischio in base alle sue preferenze in termini di
rischio (fase soggettiva). Se siamo avversi al rischio sicurante non terremo il
Portafoglio A, ma ci sposteremo verso il portafoglio 4, quindi per una certa quota
deterremo il titolo risk free e per l’altra quota un portafoglio di sole attività rischiose.
Equilibrio di mercato
Il portafoglio di mercato A:
• Aspettative omogenee: tutti gli investitori hanno le stesse informazioni e la stessa
capacità di analizzarle.
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Finanza aziendale
• Aspettative eterogenee: gli investitori hanno informazioni diverse e una diversa capacità
di analizzarle.
1. Quando il mercato è
caratterizzato da aspettative
omogenee tutti gli investitori
deterrebbero il portafoglio di attività
rischiose A detto portafoglio di
mercato.
Dove COV(Ri,RM) è la
covarianza tra il titolo i e il
portafoglio di mercato.
Il Beta può avere valori che vanno da -1 a +2. Vedere Beta negativi è molto raro, è più
frequente trovare Beta che variano da 0,1 a 1,6/1,7.
Se un’azienda ha un Beta di 1,5 significa che è più rischioso del portafoglio di mercato,
nella borsa in cui si trova. Se un’azienda ha un Beta di 0,6 significa che è meno rischiosa
del mercato. Le aziende con Beta alto sono preferiti da quegli investitori propensi al rischio
e viceversa.
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Finanza aziendale
Il CAPM
Il rendimento atteso del mercato: ŘM = RF + Premio di rischio
Ř = RF + β x (ŘM - RF)
Attenzione a non confondere il premio per il rischio o premio di mercato (Rm – Rf) con il
rendimento di mercato (Rm)
Non confondere la SML con la CML vista precedentemente. Ora sull’asse orizzontale c’è il
beta e non la deviazione standard e sulla semiretta giacciono tutti i titoli e non solo quelli
efficienti.
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Finanza aziendale
- Nessuno vorrebbe detenere S e T (sulla SML vi sono portafogli con lo stesso Beta, ma
rendimento maggiore). S e T sono titoli sopravvalutati.
- I prezzi di S e T scenderanno.
- I rendimenti attesi di S e T saliranno, fino a che i due titoli non si collocheranno sulla
SML.
Critiche al CAPM:
• Test empirici sul CAPM: Fama e French (1992 e 1993); Carhart (1997); Ang, Hodrick,
Xing e Zhang (2009
Calcolare il rendimento atteso e la deviazione standard del vostro portafogli di tre azioni. Il
rischio è diminuito di molto avendo creato questo portafoglio rispetto al caso in cui tutti e
tre i titoli avessero avuto perfetta correlazione positiva tra di loro (assenza di
diversificazione)?
-Si sicuramente uscirà che la deviazione standard del portafoglio rispetto alla sommatoria
ponderata di tutte le deviazioni standard.
N.B. C’è qualche titolo che è irragionevole? No, è tutto in linea perché Rimini rende meno
e rischia di meno, Gallipoli rende di più e rischia di più e Portofino sta in mezzo sia per il
rendimento sia per il rischio.
N.B. Ci stiamo creando un buon portafoglio? Si, perché tutti sono correlati negativamente,
si amalgamano bene.
Dati riassunti:
Doppia covarianza:
2 • Indice di correlazione Rimini-Gallipoli • deviazione standard Rimini • deviazione
standard
2 • 43,8% • 32,3% • - 0,1 • 11% • 38% = - 0,00118
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Finanza aziendale
f:somma delle doppie covarianze
N.B. Se dovessimo avere correlazioni tutte positive cosa accade al rischio di portafoglio?
La deviazione standard di portafoglio sarà più bassa rispetto alla media ponderata delle
deviazioni standard, ma più alta di 0,1190.
Il rischio
La parte non anticipata del rendimento, quella derivante da sorprese, rappresenta il vero
rischio di un investimento.
Possiamo dividere il rischio in due componenti:
93
Finanza aziendale
Il rischio sistematico è il rischio che influenza in un modo o nell’altro tutte le aziende,
mentre il rischio specifico è, ad esempio il rischiosi sciopero o il rischio per il cambio
dell’amministratore delegato per determinati motivi. Il rischi sistematico si mantiene mentre
il rischio specifico può essere annullato.
R=Ř+U
R= Ř +m+ε
m = rischio sistematico
ε = rischio non sistematico
A volte il rischio sistematico viene definito anche rischio di mercato poiché si vuole
sottolineare il fatto che m influenza in qualche misura tutti gli asset presenti sul mercato.
In particolare essendo ε specifica dell’azienda, essa sarà non correlata al rischio specifico
di tutte le altre aziende: Corr (εA, εB) = 0, Dove A azienda tecnologica (per esempio) e B
azienda automotive (per esempio).
Il CAPM incorpora in un unico fattore tutti i rischi che in un modello multi-fattoriale cerca di
espletare in più variabili. (esempio: aumento PIL porta a un aumento del mio rendimento?
aumento dei tassi di intessere porta a una diminuzione dei miei ricavi? ecc..)
Alcune aziende sono più sensibili a certi rischi di altre. Utilizzando i coefficienti beta è
possibile cogliere l’influenza del rischio sistematico su un titolo.
Ci sono molti fattori di rischio (ad es. l’inflazione, il PIL e i tassi di interesse, ecc.).
Modello multi-fattoriale
In generale un modello fattoriale in cui i coefficienti di sensibilità ai fattori di rischio sono i
beta può essere scritto come:
R = Ř + β1 F1 + β2 F2 + … + βKFK + ε
Mentre le componenti non sistematiche dei rendimenti di due imprese non sono fra loro
correlate, ciò non avviene per le componenti sistematiche.
Il coefficiente beta determina l’influenza del rischio sistematico su un titolo. Esso misura
infatti la sensibilità del rendimento di un titolo a un certo rischio sistematico. I seguenti
modelli sono una generalizzazione del CAPM il quale considera il rischio di mercato come
unico fattore.
Esempio:
Ipotizzate il seguente modello fattoriale:
R=Ř+U
=R+m+ε
94
Finanza aziendale
= Ř + βI FI + βPIL FPIL + βr Fr + ε
un titolo azionario presenta: βI (inflazione) = 2 / βPIL = 1 / βr (tasso di intessere) = -1.8
- L’inflazione aumenta al 7%
- Il PIL cresce solo dell’1% - I tassi di intessere calano del 2%
ed avete anche una buona notizia sull’azienda, per esempio che una nuova strategia sta
incontrando un rapido successo, e che questo sviluppo inatteso contribuisca al suo
rendimento nella misura del 5%.
Inflazione attesa = 5%, Variazione attesa del PIL = 2%, Variazione attesa nei tassi di
interesse = 0%.
Quale dovrebbe essere il rendimento totale se si ipotizza un rendimento atteso del 4%
(sinonimo del risk free)?
Svolgimento:
Il modello uni-fattoriale
Si utilizza allora un indice dei rendimenti del mercato azionario, procedendo quindi con un
modello uni-fattoriale:
95
Finanza aziendale
Così chiamato perché il fattore usato
è l’indice dei rendimenti del mercato
azionario. Da cui la formula:
Il modello uni-fattoriale non è per forza sinonimo di CAPM, infatti potremmo considerare
l’unico fattore (non come rendimento di mercato) ma l’effetto sorpresa sul PIL per
esempio.
Tipicamente, si considera la differenza tra rendimento effettivo di mercato e il duo
rendimento atteso R M - R M .
Se, invece, il beta è positivo le variazioni positive del fattore aumentano i rendimenti del
titolo e quelle negative li fanno
diminuire; se il beta è negativo i
rendimenti e il fattore di rischio si
muovono in direzioni opposte.
Modello uni-fattoriale dove ogni retta
rappresenta un diverso titolo,
ciascuno con beta diverso
Portafoglio:
Nel caso di un portafoglio azionario in cui ciascun titolo segue un modello uni-fattoriale
possiamo scrivere:
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Finanza aziendale
del
portafoglio comemedia
ponderatadei rendimenti
sei singoli titoli:
Rendimento del portafoglio in termini di rischio sistematico e rischio non sistematico:
La relazione lineare
Il CAPM individua una relazione positiva e lineare tra il rendimento atteso di un titolo e il
suo beta. Una medesima relazione vale anche per il modello uni-fattoriale che stiamo
analizzando.
Nel caso di un portafoglio ben diversificato l’unico rischio che rileva è quello sistematico.
Perciò, ignorando il rischio specifico, soltanto la componente sistematica può essere
messa in relazione con il suo rendimento.
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Finanza aziendale
Tale relazione è ben illustrata dalla Security Market Line (SML).
98
Finanza aziendale
CAPM e APT confronto
APT: Poiché compaiono molti fattori, presenta le giuste potenzialità per misurare i
rendimenti attesi in modo più accurato di quanto riesca a fare il CAPM.
CAPM: non è affatto facile stabilire se i fattori individuati dai modelli di APT maggiormente
in voga siano allo stesso tempo i più appropriati in ogni circostanza L’utilizzo di un indice
di mercato nella formulazione secondo il CAPM è fondato a livello teorico. Infatti, gli indici
di mercato (quali il FTSE 100 e il DJ Euro Stoxx 50) replicano piuttosto fedelmente i
movimenti del mercato azionario.
Esercizi
Volete investire in un portafoglio composto da azioni Orange e Apple.
Orange ha un rendimento atteso del 18% e deviazione standard (scarto quadratico medio)
di 0,6; Apple ha un rendimento atteso dell’11% e deviazione standard di 0,4.
- 80%
- 50%
- 30%
La colonna rossa è il rendimento atteso che si calcola come media ponderata dei
rendimenti attesi:
Pesoapple • Rend.attesoapple + Pesoorange • Rend.attesoorange
La varianza si calcola come: la varianza di Orange ponderata + la varianza di Apple
ponderata + la doppia covarianza
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Finanza aziendale
VARapple: 0,4² • 0,2² = 0,0064
VARorange: 0,6² • 0,8² = 0,230
Doppia covarianza: 2 • (-0,2) • 0,4 • 0,6 = -0,015
Senza fare calcoli: cosa succede se cambia il peso? Se andiamo verso proporzioni
maggiori di Apple rispetto ad Orange ci aspettiamo una diminuzione del rendimento ma
anche una diminuzione del rischio complessivo di portafoglio perché il titolo Apple è meno
rischioso di Orange.
Chi si sposterà verso portafoglio composti da più quota di Apple? Un investitore avverso al
rischio. In questo caso ci spostiamo verso portafoglio migliori o peggiori? Non possiamo
dirlo perché questo dipende dalla personale propensione al rischio di un investitore.
Se il coefficiente di correlazione è di 0,7, non significa che non dobbiamo fare il
portafoglio, per ci diminuisce la nostra convenienza. In questo caso varierà il rischio del
portafoglio.
Infatti la seconda parte dell’esercizio: Se invece il coefficiente di correlazione tra Apple e
Orange fosse +0,7, che risultati avreste come rendimento atteso e scarto quadratico
medio del portafoglio (con le stesse tre ipotesi di “peso” sopra delineate)? Come
giustificate i risultati ottenuti?
Conclusioni:
Poiché non vi è mai perfetta correlazione positiva (-0,2 e +0,7) il sigma di portafoglio è
sempre minore della media ponderata dei sigma dei due titoli.
I portafogli con maggior peso di Orange sono i più rischiosi perché Orange ha dev.stand.
maggiore di Apple, ma sono anche quelli con aspettative di rendimento maggiori perché il
rendimento atteso di Orange è superiore.
Nel secondo pacchetto di simulazioni la diminuzione di varianza è sempre minore rispetto
alle simulazioni corrispettive in alto, perché il coefficiente di correlazione delle ultime tre
simulazioni è positivo, mentre nelle prime tre è negativo. Ovviamente, i rendimenti attesi
non cambiano al variare del coefficiente di correlazione tra le due azioni.
Rischio, costo del capitale e capital budgeting
CAP 12
100
Finanza aziendale
Il costo del capitale
In fase di valutazione, il tasso di attualizzazione di un progetto deve essere uguale al
rendimento atteso di un’attività finanziaria con analogo rischio.
In modo equivalente, dal punto di vista dell’impresa, il rendimento atteso è il costo del
capitale (dell’equity).
Attenzione! Stiamo per il momento considerando un’azienda il cui capitale sia interamente
equity (100% equity). (Sconterei al Ke)
Per stimare il costo del capitale (100% equity) occorre dunque conoscere:
Esempio: supponiamo che una banca sia finanziata dal 100% capitale netto e abbia i
seguenti dati:
- Premio per il rischio (RM - RF) = 7,2 %
- Tasso privo di rischio RF = 1,5%
- Beta ß = 2,29%
Quanto è il rendimento di mercato RM ? Non è 7,2%. E’ 7.2% + 1.5% = 8.9 %
Esempio: supponete che il capitale di Glencore plc sia totalmente auto-finanziato (cioè no
debito = 100% equity). Il beta è 1,24, il premio al rischio del mercato è 7,5%, e il tasso
privo di rischio 2%. Qual è il rendimento atteso del capitale (equity) di Glencore?
2% + (1,24 x 7.5%) = 11,3%
Supponete ora che Glencore stia valutando i seguenti progetti non alternativi (non
mutually-exclusive) in Grecia:
101
Finanza aziendale
Ogni progetto costa inizialmente €100. Si assume che tutti i progetti abbiano lo stesso
rischio dell’impresa nel suo complesso. Poiché il costo del capitale (equity) è il 11,3%, i
progetti di un’impresa tutta costituita da equity vengono attualizzati a questo tasso.
- I progetti A e B hanno
VAN positivo (accettati).
- Il progetto C ha VAN
negativo (rifiutato).
102
Finanza aziendale
- La ciclicità dei ricavi: il business ciclico o non ciclico. Un’azienda è ciclica quando
mediamente segue l’andamento del mercato, andrà molto bene nelle fasi di espansione
del ciclo economico andrà abbastanza male in fase di calo del mercato (PIL).
- Esempio: le aziende hi-tech oppure le aziende automobilistiche. Il beta cresce al
crescere del PIL ad esempio.
Più un’azienda è ciclica e più il Beta aumenta e quindi l’azienda è più rischiosa, e quindi
più fluttuazioni avrà il suo rendimento rispetto al rendimento di mercato.
La ciclicità non va confusa con la variabilità: le case di produzione cinematografica hanno
ricavi variabili (in funzione della «bontà» del film) ma non sono cicliche (non dipendono
granché dal fatto che il PIL cresce o cala).
La ciclicità non va confusa con la stagionalità: un esempio è l’azienda Bauli che produce
un prodotto altamente stagionale, ma non è detto che abbia dei Beta alti perché il
panettone si consuma solo a Natale.
103
Finanza aziendale
Un esempio di azienda ciclica e stagionale sono gli stabilimenti balneari: sono stagionali in
quanto operano solo d’estate, ma questo fatto non causa un Beta alto; ma sono cicliche
perché tipicamente le aziende legate al turismo hanno un Beta alto: per cui se il PIL va
bene ci sarà tanto turismo mentre se il PIL va male ci sarà poco turismo.
- Leva operativa: è la percentuale (fatti 100 i vostri costi) quanti di questi costi sono fissi
e quanto di questi sono variabili. Un’azienda con alti costi fissi hanno leve operative più
elevati e quindi avranno Beta più elevati. Un’azienda che ha tanti costi fissi è più a
rischio di un’azienda che ha tanti costi variabili perché se abbiamo tanti costi variabili, se
i ricavi aumentano aumenteranno anche i costi variabili ma saranno sempre al di sotto
dei ricavi. Mentre se ci sono tanti costi fissi, e i ricavi sono bassi la situazione aziendale
diviene complicata.
Settori con leva operativa alta e quindi con costi fissi alti: settore aerei.
Settori con leva operativa bassa: settore dei servizi, o più nello specifico le società di
consulenza.
Più abbiamo una struttura finanziaria “levereggiata” ovvero con tanto debito, più il rischio
sarà alto e quindi più il Bela sarà altro.
ASSET EQUITY/DEBITO
….. …..
104
Finanza aziendale
BETA ASSET = 1,1 BETA EQUITY = BETA
BETA UNLEVERED DEBITO = 1,1
BETA LEVERED
Betaasset è la sommatoria ponderata del Betaequity e Betadebito . È uguale la formula del WACC.
Rispetto al WACC mancano le imposte.
Si ipotizza che il Betadebito sia pari a 0, perché se ad esempio, dovesse cambiare il mercato,
il costo del debito (gli interessi) può cambiare? No.
105
Finanza aziendale
BETAequity = BETAasset • (1 + (D/E))
= 0,8 (1+1) = 1,6
La presenza delle imposte fa sì che gli interessi siano deducibili fiscalmente; quindi, per la
leva finanziaria aumenta il rischio ma per la presenza di imposte il rischio si attutisce, per
cui è spiegato il fattore (1-tc).
RE = kE Se è tutto equity.
D=
E = valore mercato
Esercizio
Calcolare il costo dell’equity di un’azienda chimica non quotata (quindi non abbiamo il
BETA), con debiti finanziari al netto della cassa di €7 milioni ed equity di €9 milioni.
L’aliquota fiscale per tutte le aziende è 40%.
Il risk free è 5% e il rendimento di mercato è 9%.
La seguente tabella include i comparables dell’azienda in questione.
Dopo avere calcolato il costo dell’equity rappresentarlo sulla Security Market Line.
La prima cosa che potremo andare a fare è fare la media, ma non si può fare perché il
beta dipende da quei tre fattori precedenti (ciclicità, leva operativa e leva finanziaria).
Quindi bisogna procedere a prendere il BETA equity di ciascuna azienda e vedere quale
sarebbe il BETAequity di ciascuna azienda se fosse 100% equity.
106
Finanza aziendale
J&L: 1.30 / [ 1 + ((4520+1250-510)/25200) • (1-40)] = 1,14
P&R: 1,29
T&C: 1,79
2. Ora si può fare la media che sarà 1.07, che sarebbe il nostro BETA se fossimo stati
100% equity. Ma noi abbiamo 7 mln di debiti finanziari e 9 mln di equity.
4. Calcolare il costo dell’equity della nostra azienda: k e = rf + βlevered * (rmkt – rf) = 5% + 1.58
5. SML
Se si vuole calcolare il VAN l’azienda cosa mette al denominatore? Non si mette 11,31 ma
bisogna calcolarci il WACC considerando il ke con 9mln di debiti e il kD con 7mln di debiti.
107
Finanza aziendale
Supponete che un’impresa usi sia il debito sia l’equity per finanziare i suoi investimenti (e
non più solo equity come a inizio capitolo!). Se l’impresa paga RD per finanziare il debito e
RE per finanziare l’equity, qual è il costo complessivo o medio del suo capitale? È il
cosiddetto Costo Medio Ponderato del Capitale (WACC, Weighted Average Cost of
Capital).
Esempio: ArcelorMittal ha debiti per €4.4 miliardi di euro e un equity di €71.4 miliardi.
ArcelorMittal ha in circolazione 8 diversi tipi di bond; assumete che tutti i bond siano
identici e paghino un interesse annuo del 6%. Le azioni dell’azienda hanno un beta di
1.81. Nel 2008 l’aliquota fiscale effettiva dell’azienda è stata del 13.1%. Supponete che
valga la SML, che il premio di rischio del mercato sia il 9.5% e che il rendimento attuale
dei buoni del tesoro sia il 4.5%. Qual è il WACC di questa azienda?
Il costo ante-imposte del debito è il 6%, il che implica un costo al netto delle imposte del
5.214% = 6% x (1- 0.131).
Calcoliamo il costo dell’equity usando la SML:
RE = RF + β [RM - RF]= 4.5% + (1.81 x 9.5%) = 21.695%
Il WACC è:
Se sono una azienda e non sono quotato in borsa allora per il calcolo del CAPM prendo in
considerazione il metodo del comparables, prendendo un azienda che sia assimilabile alla
mia. In ogni caso non dovrò fare una media dei Beta ma bensì in prima istanza dovremmo
neutralizzare il Beta equity della componente debitoria. Si procede con un processo di
Unlevering del Beta dei comparables perché dobbiamo ipotizzare quale sarebbe il beta se
fossimo 100% equity. Dopo aver fatto questo processo dobbiamo fare la media dei valori
neutralizzati. Troviamo così il beta asset di settore. A questo punto aggiungiamo la
componente finanziaria D/E al beta medio si settore neutralizzato
Esercizio WACC
Un’azienda, con rating BBB, sta attuando un progetto che prevede i seguenti flussi di
cassa operativi.
L’azienda ha 20milioni di euro di debiti verso fornitori, 10 milioni di euro di linea di credito
bancaria sul quale occorre stimare lo spread da rating, 15 milioni di euro di mutuo (+0,75%
rispetto al costo della linea di credito bancaria). Inoltre ha 5 milioni di euro di debito
mezzanino (costo 9%) e capitale netto del valore contabile di €25 milioni. L’azienda ha
inoltre 10 milioni di azioni in circolazione e il prezzo per azione attualmente è di €2,8.
La deviazione standard delle azioni dell’azienda è 18%, la deviazione standard del
mercato finanziario 11%, la correlazione tra i rendimenti dell’azienda e del mercato è 0,92.
Il tasso risk free è 3%, il rendimento di mercato è 10%, l’aliquota fiscale è 30%. Calcolare il
valore attuale netto del progetto.
109
Finanza aziendale
Svolgimento:
Calcolo equity: pesa 28 mln perché nel caso in cui dobbiamo considerare il peso di
mercato e non quello contabile (in questo caso 25 mln).
N.B. Il debito mezzanino è una tipologia di debito a metà strada fra capitale e debito,
significa che il loro rimborso è postergato agli altri debiti, ma avviene prima del rimborso
del capitale.
1. Linea di credito:
(non può essere richiesto all’esame) Un’azienda che ha un rating BBB significa che devo
cercare su internet delle tavole per capire a quanto corrisponde lo spread di riferimento.
In quel momento lo spread era di 1,27%.
Quindi noi prendiamo il tasso Risk free e ci sommiamo lo spread.
2. Mutuo:
3. Debito mezzanino:
4. CAPM:
RE = RF + β x (RM - RF)
RE = 3% + 1,505 • (10% - 3%) = 13,54% Costo equity
5. Calcolo pesi:
6. Calcolo WACC:
110
Finanza aziendale
RE • pesoE + RD (netto) • pesoD + RL • pesoL = 8,50% WACC
7. Calcolo VAN:
N.B. Quanto sarà il TIR del progetto? Sarà sicuramente > di 8,5% perché il VAN è
positivo. Infatti, il TIR calcolato con EXCEL è 12,4%.
111
Finanza aziendale
L’efficienza esiste solo a livello teorico, infatti è particolarmente difficile che gli investitori
siano in grado di godere di tutte le informazioni private, ma è anche difficile che tutti gli
investitori dispongono delle stesse competenze per interpretare i bilanci e per conoscere
le informazioni rispetto al prezzo delle azioni.
Efficienza: immediato riflesso sul prezzo delle informazioni disponibili sul mercato.
1. Gli investitori hanno rendimenti «normali»: non hanno cioè tempo per avvantaggiarsi
della situazione, e quindi non avrebbero tempo per speculare.
2. Le imprese dovrebbero attendersi un valore «equo» per le azioni che vendono. Non
esistono quindi opportunità vantaggiose di finanziamento.
112
Finanza aziendale
Ci pu essere un mercato non pienamente efficiente dove c’è una reazione ritardata
rappresentata dai puntini neri. In questo caso c’è la possibilità della presenza di
speculatori.
La situazione opposta è rappresentata dai pallini azzurri: il mercato recepisce in maniera
effettivamente ottimistica, per cui il prezzo di adeguerà a un valore eccessivamente alto,
ad esempio 50 €, successivamente avverrà a correzione dei prezzi (il caso delle bolle).
1. Razionalità: se tutti gli investitori sono razionali, nel caso di diffusione di notizie, tutti
adeguano razionalmente le proprie stime dei prezzi azionari. Se il nuovo investimento
di FSV aumenta il prezzo delle azioni da 40€ a 45€, allora nessun investitore
(razionale) venderebbe più ad un prezzo inferiore a 45€. L’aumento sarebbe
immediato perché gli investitori non vedrebbero alcuna ragione per attendere prima di
negoziare il titolo al nuovo prezzo. Ovviamente, non tutti gli investitori sono sempre
razionali.
Esempio: un investitore potrebbe acquistare una specifica azione per motivi «psicologici/
affettivi», a prescindere dalla razionalità dell’acquisto.
2. Deviazioni indipendenti dalla razionalità: talvolta le informazioni possono essere
poco chiare e ci pu indurre gli investitori a comportamenti che deviano da scelte
razionali. Tuttavia atteggiamenti ottimistici e pessimistici verso le informazioni non ben
definite tenderebbero a compensarsi costantemente ed a creare efficienza nel
113
Finanza aziendale
mercato. Anche quando non c’è razionalità ci sono operatori ottimisti/pessimisti, che si
compenserebbero in modo tale da tornare al prezzo di equilibrio.
Esempio: supponiamo che il comunicato stampa di FSV non sia molto chiaro. Alcuni
azionisti di FSV sarebbero entusiasti e acquisterebbero a prezzo molto alto; altri
sarebbero scettici e il prezzo dell’azione aumenterebbe meno di quanto previsto. Alla fine,
secondo questa ipotesi, i due comportamenti si bilancerebbero l’un l’altro.
3. Arbitraggio: Nel momento in cui le operazioni di arbitraggio sui titoli azionari da parte
di investitori professionisti predominano sulle speculazioni dei dilettanti, i mercati
diventano efficienti. I professionisti sfruttano «le pieghe» del mercato, acquistando
quando il prezzo è basso e vendendo quando è alto (fanno arbitraggio). Essi investono
di più, in quantità, dei dilettanti e lo fanno studiando e approfondendo tutte le
informazioni possibili. In ragione di ci , l’arbitraggio dei professionisti dovrebbe
prevalere rispetto alla speculazione dei dilettanti, portando i mercati in efficienza: i
meno esperti sbaglierebbero, ma la mole di operazione gestite dai professionisti
compenserebbero il comportamento degli investitori non esperti.
A) La forma debole
Un mercato dei capitali è definito debolmente efficiente o in grado di soddisfare
un’efficienza in forma debole se incorpora pienamente le informazioni sui prezzi passati
delle azioni. Una strategia di trading basata esclusivamente sui dati passati di un titolo.
Esempio: vendi dopo 3 giorni di ribassi, acquista dopo 3 giorni di salita del prezzo non
sarebbe in grado di generare sistematicamente profitti in presenza di efficienza dei mercati
in forma debole.
In genere questo tipo di efficienza è espressa anche dicendo che il prezzo di un titolo oggi
è uguale alla somma tra l’ultimo prezzo osservato, il rendimento atteso dell’azione e un
errore casuale (errore specifico della singola azienda). In ragione di quest’ultima
considerazione, i prezzi seguono un percorso casuale (random walk).
- L’ultimo prezzo rilevato potrebbe risalire a ieri, una settimana fa, un mese fa… - Il
rendimento atteso è funzione del rischio del titolo.
- La componente casuale è dovuta a nuove informazioni sull’impresa (potrebbe
essere negativa o positiva) → essa non dipende dai prezzi passati, ma è casuale.
Pertanto, i prezzi seguono un percorso casuale (random walk).
114
Finanza aziendale
Se il prezzo di un’azione ha andamento ciclico, gli investitori acquisterebbero ai minimi e
venderebbero ai massimi. Attraverso la competizione sarebbero eliminate le regolarità
cicliche e resterebbero solo le fluttuazioni casuali.
L’andamento ciclico verrebbe eliminato perché gli investitori nei momenti di minimo
acquistano e mei momenti di max vendono. Quindi rimarrebbe solo l’elemento casuale.
115
Finanza aziendale
L’efficienza del mercato non implica la totale irrilevanza delle decisioni assunte: essa
«protegge le pecore dai lupi, ma non le pecore da se stesse».
L’oscillazione quotidiana dei prezzi delle azioni non è in contrasto con l’efficienza del
mercato. Infatti, in un giorno arrivano migliaia di informazioni alle azioni i cui prezzi si
adeguano ad esse. La mancata fluttuazione dei prezzi, al contrario, sarebbe sintomo di
inefficienza dei mercati.
Sebbene la percentuale di operatori che seguono un determinato titolo sia limitata rispetto
alla totalità degli azionisti che possiedono quel titolo, il prezzo delle azioni riflette tutte le
informazioni disponibili.
Un investitore deciderà di negoziare il titolo solo quando la sua percezione del valore
dell’azione è sufficientemente diversa dal prezzo di mercato, al punto da giustificare il
sostenimento delle commissioni di intermediazione e altri costi di transazione
116
Finanza aziendale
L’evidenza empirica
Esistono numerosi studi empirici sulle tre forme (debole, semi-forte e forte) di efficienza
del mercato.
- Rispetto alla forma debole di efficienza del mercato molte ricerche hanno cercato di
trovare conferma all’ipotesi che le variazioni dei prezzi azionari siano casuali.
- La seconda forma di efficienza, semi-forte, è stata invece messa alla prova sia mediante
i cosiddetti event studies, sia dall’analisi delle performance conseguite dai fondi comuni
di investimento.
- Infine per verificare l’eventuale efficienza forte del mercato si sono esaminati i risultati
ottenuti mediante l’insider trading.
In sostanza, l’evidenza empirica indica che gli aggiustamenti contabili non ingannano il
mercato, e di conseguenza che i manager non possono far aumentare artificiosamente il
prezzo dell’azione manipolando i dati contabili. In altre parole, il mercato sembra
abbastanza efficiente da capire che cosa si nasconda dietro le scelte contabili.
Le fusioni rappresentano solo una delle tante tipologie di eventi che caratterizzano la vita
delle imprese. I manager dovrebbero studiare attentamente la reazione del mercato (e
quindi i riflessi sul prezzo azionario) a qualunque loro annuncio riguardante una nuova
iniziativa, una dismissione, una ristrutturazione, etc.
L’efficienza del mercato implica che i prezzi riflettano tutte le informazioni disponibili. In
quasi tutti i paesi emergenti i mercati dei capitali non sono molto efficienti, per cui
bisognerebbe usare i prezzi azionari con estrema cautela. Nei paesi sviluppati le imprese
prendono più in considerazione i prezzi di mercato
118
Finanza aziendale
Sul certificato azionario di solito è indicato un valore rappresentante il valore nominale.
Tale valore non è più un’indicazione strettamente necessaria e significativa delle azioni e
pertanto talune di esse sono prive del valore nominale.
Gli individui che detengono queste tipologie di azioni hanno l’interesse a governare/
dirigere l’azienda.
Lo statuto di una nuova società stabilisce il numero di azioni ordinarie che l’impresa è
autorizzata ad emettere.
Tuttavia, il consiglio di amministrazione, con il consenso degli azionisti o del Consiglio di
Sorveglianza, può modificare lo statuto di una società per aumentare (all’infinito) il numero
delle azioni autorizzate.
Esempio: supponete che 100 azioni abbiano un valore nominale di €2 e siano vendute agli
azionisti a €10. Quali sono il capitale totale versato in eccesso e il valore nominale totale?
Il capitale versato in eccesso sarebbe (€10 – €2) • 100 = €800, il valore nominale totale
sarebbe €2 x 100 = €200.
- La parte di reddito che viene reinvestita nell’impresa (anziché essere pagata come
dividendo) prende il nome di utili non distribuiti.
- La somma delle componenti del capitale azionario, o il totale del capitale netto, è
definita valore contabile dell’impresa. Esso rappresenta l’ammontare conferito
direttamente o indirettamente all’azienda dagli azionisti.
Esempio: supponete che un’azienda sia stata costituita nel 1910 con un capitale iniziale di
10.000 azioni emesse al valore nominale di €1. Poiché le azioni erano state vendute a €1,
il primo stato patrimoniale dava una riserva sovrapprezzo azioni pari a zero. Nel 2013
l’azienda ha reinvestito utili per €100.000. Il capitale degli azionisti nel 2013 è il seguente:
119
Finanza aziendale
Supponete ora che l’azienda abbia opportunità profittevoli di investimento e decida di
emettere 10.000 nuove azioni. Il prezzo attuale di mercato è €20 per azione.
Qual è l’effetto della vendita di azioni sullo stato patrimoniale?
Il valore di mercato è dato dai prezzi che si osservano sui listini azionari. Pertanto questo
valore tende a non coincidere con il valore contabile delle azioni.
Esempio: al 31 marzo 2011 il valore contabile di Vodafone era dunque 87.555 milioni.
L’azienda aveva riacquistato azioni proprie per circa 8.171 milioni di sterline. Le azioni
riacquistate prendono il nome di azioni proprie. Il totale delle azioni in circolazione era
56.811 milioni.
Il valore contabile per azione era dunque pari a:
5. I dividendi
6. Le classi di azioni
Alcune imprese talvolta emettono più di una classe di azioni, dotate di diritti di voto
differenti.
Esempio: tutte le imprese cinesi, per esempio, possiedono due categorie di azioni, azioni
di classe A e azioni di classe B. Le azioni di classe A possono essere possedute solo da
cittadini cinesi, mentre le B possono essere possedute da chiunque.
Esempio: Google. Le sue azioni di classe A sono disponibili al pubblico indistinto, e ogni
azione dà diritto a un voto. Le azioni di classe B sono riservate ai dirigenti dell’azienda, e
ognuna dà diritto a 10 voti. Di conseguenza, i fondatori e il management di Google
mantengono il pieno controllo dell’azienda.
7. Il debito
I titoli emessi dalle società possono essere suddivisi in azioni e obbligazioni. Il debito (un
mutuo, un’obbligazione…) rappresenta una somma rimborsabile come conseguenza di un
prestito. Con l’emissione di obbligazioni le società si impegnano a pagare a scadenze
regolari degli interessi ed a restituire il capitale a scadenza al creditore o mutuante.
Debito VS equity
121
Finanza aziendale
122
Finanza aziendale
rimborso” (call price), per ritirare (estinguere) il debito prima della data di scadenza
stabilita è sempre superiore al valore nominale del debito.
C. Seniority: chi possiede un titolo di debito privilegiato (senior) si trova in una
condizione preferenziale (seniority) rispetto ai titoli di debito detti subordinati (junior).
In caso di inadempienza, i detentori di titoli di debito subordinati devono dare la
precedenza ad altri creditori qualificati. Ne discende che i creditori subordinati saranno
rimborsati solo dopo aver rimborsato i creditori privilegiati, ma comunque prima degli
azionisti
D. Il contratto: l’accordo tra società che emette debito e il creditore è chiamato contratto
e descrive il tipo di indebitamento e tutti i vincoli imposti all’impresa (covenants). Il
contratto:
Sono clausole che obbligano l’azienda di fare qualcosa (clausole positive), o a non fare
qualcosa (clausole negative), sono l’unico strumento con le quali un finanziatore
(obbligazionista) pu partecipare (limitatamente) alla governance dell’azienda.
Le azioni privilegiate
Le azioni privilegiate, insieme alle azioni ordinarie, costituiscono il capitale azionario di
una società, ma si distinguono da queste poiché comprendono il godimento di un diritto
di prelazione nel pagamento dei dividendi e nella liquidazione delle attività in caso di
fallimento ma, in Italia, non hanno diritto di voto nelle assemblee ordinarie. “Privilegiate”
significa solo che il detentore di questi titoli riceverà un dividendo
(nell’ipotesi che la società decida di distribuirlo) prima che i detentori di azioni ordinarie
possano ricevere alcunché.
Si tratta di uno strumento finanziario molto comune.
1. Debito senior garantito: assistito da una garanzia reale, c’è la possibilità che, se
l’azienda va male, posso mettere a liquidazione l’asset su cui il prestito è garantito
avendo una garanzia vicina al 100%. E’ uno strumento di debito assistito da un diritto
reale sui beni della società emittente (collateral). Il debito ipotecario è un debito
garantito da immobili e terreni; il debito senza regresso (non-recourse debt) è
garantito solo in parte da alcune attività aziendali (valore collateral = 80-90% del valore
complessivo del debito)
2. Prestiti di seconda linea: simili ai debiti senior, con posizione secondaria, avranno un
rendimento atteso leggermente più alto rispetto al debito senior.
3. Debiti senior non garantiti: sono privilegiati ma non hanno garanzia (non hanno nessun
collateral).
4. Debito subordinato (junior): hanno una possibilità di ricevere soldi inferiore rispetto al
debito senior. In caso di insolvenza dell’azienda è improbabile che i detentori di
obbligazioni subordinate riescano a recuperare qualcosa del prestito originariamente
concesso.
6. Azioni privilegiate: azioni che si caratterizzano per il fatto di costituire, insieme alle
azioni ordinarie, il capitale sociale. Hanno maggiori diritti patrimoniali.
7. Azioni ordinarie: all’ultimo posto nella gerarchia dei creditori e, vantando un diritto
residuale sul patrimonio dell’impresa, prendono anche il nome di residual claimant. In
caso di fallimento dell’azienda, saranno gli ultimi ad avere indietro i loro soldi. Di solito
non riceveranno assolutamente nulla… Se una società fallisce gli azionisti ordinari
sono quelli che avranno una probabilità quasi nulla di vedersi restituire la totalità
dell’investimento.
124
Finanza aziendale
N.B. Chi sottoscrive azioni ordinaria via l’obiettivo di governare l’azienda, chi sottoscrive le
azioni privilegiate l’obiettivo è il dividendo, e in caso di liquidazione di società, sono tali
azionisti sono privilegiati nella ripartizione dell’attivo.
Esercizio
Un’impresa ha deciso di procedere all’acquisto di un nuovo macchinario del valore di
10.000 € ammortizzabile ai fini fiscali in 10 anni. Le alternative in finanziamento in grado di
coprire l’intero fabbisogno sono due:
- Accensione di un mutuo.
- Sottoscrizione di un contratto di leasing.
Il pagamento delle imposte avviene nel primo semestre dell'anno successivo¹ e l'aliquota
d'imposta è pari al 50%.
Sulla scorta delle informazioni fornite il candidato determini:
- I flussi di cassa semestrali rilevanti per ognuno dei due investimenti;
- (nel caso in cui non si siano fatti i calcoli per il punto 1 su TIR)… sapendo che il TIR del
finanziamento tramite mutuo è pari al 5,6% e che quello relativo al leasing è pari al
6,2%, per quale delle due forme dovrebbe optare l'impresa?
¹ Quanto maturato ai fini fiscali nell’anno x, cioè, viene versato nel primo semestre
dell’anno x+1 e così via.
Rimborsi di capitale: lo stesso anno avremo un rimborso della quota di capitale di 2500.
Il capitale residuo all’anno 0 sarà di 7.500 (10.000-2.500). Stesso procedimento il secondo
semestre di ogni anno.
Semestre 3: Int. passivi semestre 2 + 1/4 delle spese iniziali = (500 + 25)*0,5 = 262,50 €
Semestre 5: Int. passivi semestre 3 + Int. passivi semestre 4 + 1/4 delle spese iniziali
(375 + 375 + 25)*0,5 = 387,50 €
Semestre 7: Int. passivi semestre 5 + Int. passivi semestre 6 + 1/4 delle spese iniziali
(250 + 250 + 25)*0,5 = 262,50 €
Semestre 9: Int. passivi semestre 7 + Int. passivi semestre 8 + 1/4 delle spese iniziali
(125 + 125 + 25)*0,5 = 137,50 €
Flussi di cassa:
Semestre 1: 10.000 - 100 = 9.900 €
Semestre 2: -2.500 - 500 = -3.000 €
Semestre 3: 262,50 - 375 = -112.50 €
Semestre 4: -2.500 - 375 = -2875 €
Semestre 5: 387,50 - 250 = 137,50 €
Semestre 6: -2.500 - 250 = -2.750 €
Semestre 7: 262,50 - 125 = 137,50 €
Semestre 8: -2.500 - 125 = -2.625 €
Semestre 9: 137,50 €
126
Finanza aziendale
Se ci dovesse chiedere di calcolare il VAN e il tasso di attualizzazione (semestrale) è dell’x
%:
Canoni: Maxi canone + 7 canoni semestrali: canoni sono deducibili fiscalmente (vantaggio
rispetto al mutuo).
Crediti d’imposta: Implicitamente, nel caso del mutuo, ci sarebbero stati 1.000 € di
ammortamento (in quanto diventiamo proprietari), che ai fini fiscali era una buona notizia
(aumenta lo scudo fiscale): quindi avremmo avuto 500 euro in meno da pagare in termini
di imposte. Questa voce non è stata inserita perché non si riferisce direttamente al
finanziamento.
Nel caso del leasing non si diventa proprietari e quindi nel CE non figureranno gli
ammortamenti. Dobbiamo considerare il mancato guadagno derivante dallo scudo fiscale
(costo differenziale): abbiamo minori costi su cui beneficiare.
Il pagamento dell’imposta avviene il 1° semestre dell’anno successivo. Quindi verranno
considerati i semestri 3, 5, 7, 9.
Anno 1: dobbiamo considerare i costi (canoni) del semestre 1 e 2 considerando il mancato
beneficio dell’ammortamento:
(3.000 + 2.000 - 1.000) • 50% = 2.000 €
Anno 2: dobbiamo considerare i costi (canoni) del semestre 3 e 4 considerando il mancato
beneficio dell’ammortamento:
(2.000 + 2.000 - 1.000) • 50% = 1.500 €
Anno 3: dobbiamo considerare i costi (canoni) del semestre 5 e 6 considerando il mancato
beneficio dell’ammortamento:
127
Finanza aziendale
(2.000 + 2.000 - 1.000) • 50% = 1.500 €
Anno 4: dobbiamo considerare i costi (canoni) del semestre 7 e 8 considerando il mancato
beneficio dell’ammortamento e il valore di riscatto:
(2.000 + 2.000 + 500 - 1.000) • 50% = 1.750 €
Flussi di cassa:
TIR LEASING > TIR MUTUO quindi è più conveniente l’opzione mutuo.
Investimenti alternativi:
Si fanno 3 assunzioni:
- Cap 15, parte I: si assume che non ci siano imposte e non ci sono costi di fallimento.
- Cap 15, parte II: ci sono imposte ma non si può fallire.
- Cap 16: c’è un mondo in cui ci sono le imposte e in cui la nostra azienda pu fallire.
128
Finanza aziendale
Il valore dell’impresa la somma del valore del debito e del valore dell’equity cioè:
V=D+E
Modigliani e Miller affermano che un’impresa non può modificare il valore totale dei titoli in
circolazione modificando la ripartizione tra azioni e debito. Il valore dell’impresa è sempre
lo stesso quale che sia la struttura finanziaria.
Ciò implica che nessuna struttura finanziaria è migliore o peggiore di qualsiasi altra per gli
azionisti dell’impresa.
129
Finanza aziendale
Proposizione II - Modigliani & Miller (in assenza di imposte)
Il rendimento atteso del capitale azionario è correlato positivamente alla leva finanziaria
poiché il rischio per gli azionisti aumenta con l’indebitamento. In presenza di debito esso
sarà:
RE = R0 + D/E (R0 – RD)
N.B. RE KE sono la stessa cosa. così come R0 o K0 RD o KD. Dipende dalla prospettiva da
dove lo stiamo guardando: RE è dalla prospettiva dell’investitore/azionista ovvero è il
rendimento che ho nell’investire nell’azienda, K E è dal punto di vista dell’azienda: ovvero il
costo che l’azienda ha a prendere i soldi a prestito dagli azionisti.
Il costo del capitale di nello scenario levered (4.000€ D, 4.000€ E) sarà invece (Modigliani
Miller II):
0.15 + €4.000 / €4.000 x (0.15 – 0.10) = 0.20 = 20%
Calcolo del WACC. (Rd=10%)
130
Finanza aziendale
M&M proposizione II (in assenza di debito): costo dell’equity, costo del debito e
WACC a confronto
Rd è minore di Re perché le banche sono più sicure di ricevere il pagamento rispetto agli
azionisti.
In sintesi:
- Modigliani Miller I: ci dice che il valore di un’azienda non varia al variare della struttura
finanziaria.
- Modigliani Miller II: RE è crescente al crescere di D/E.
- Il WACC non varia al variare della struttura finanziaria: questa affermazione implica la
prima (Modigliani Miller I).
Esempio
Dati:
Struttura finanziaria
RD KD = 10%
R0 K0 = 15%
Flussi perpetui: 1.000 €
Dobbiamo dimostrare che RE ha valori crescenti (II), che WACC è costante e pari al 15%
(I) e che il valore dell’impresa non varia (I).
caso 1 caso 2 caso 3 caso 4
131
Finanza aziendale
N.B. Senza fare calcoli RE sarà > < = al precedente? Maggiore di 15%. Cresce secondo la
formula: RE = R0 + D/E (R0 – RD).
RE:
RE(caso 1) = R0 =15%
RE(caso 2) = 15% + (2000/6000) • (15%-10%) = 16,7%
RE(caso 3) = 15% + (4000/4000) • (15%-10%) = 20%
RE(caso 4) = 15% + (6000/2000) • (15%-10%) = 30%
WACC:
WACC(caso 1): 15%
WACC(caso 2): 10% • (2000/8000) + 16,7% • (6000/8000) = 15%
WACC(caso 3): 10% • (4000/8000) + 20% • (4000/8000) = 15%
WACC(caso 4): 10% • (6000/8000) + 30% • (2000/8000) = 15%
132
Finanza aziendale
Ricordando che il valore dell’impresa non è il totale della torta, ma le «fette» di torta che
spettano a D e E …→… l’impresa indebitata paga meno imposte dell’impresa priva di
debito.
Esempio: La società D&E ha un’aliquota fiscale, tc, del 35% e utili attesi prima degli
interessi e delle imposte (EBIT) di 1 milione di euro all’anno. Tutti i suoi utili al netto delle
imposte vengono distribuiti sotto forma di dividendi. L’azienda sta prendendo in
considerazione due strutture alternative del capitale.
Nel piano 1 non avrebbe debito nella struttura del capitale: azienda unlevered.
Nel piano 2 azienda levered: avrebbe €4.000.000 di debito, D. Il costo del debito, RD, è il
10%. Qual è il flusso di cassa totale per gli azionisti e per gli obbligazionisti nei due scenari
(ossia E + D = valore impresa)?
L’azienda II vale più dell’azienda I di un valore esattamente pari allo scudo fiscale tc x D.
Esattamente: 790.000 - 650.000 = 140.000 € Ovvero le minori imposte pagate nel caso di
un’impresa levered.
133
Finanza aziendale
CCC nulla e no investimenti/disinvestimenti, ossia EBIT(1-tc) = FCFO = FCunl) è
N.B. Senza fare calcoli se avesse ristrutturato la struttura finanziaria inserendo 100 di
debito, quanto sarebbe il valore dell’azienda? Inferiore a 570. Sarebbe stato compreso fra
501 e 569.
Se Invece il debito fosse stato pari a 300?
Il valore dell’impresa sarebbe sicuramente > 570.
Effetto della leva finanziaria sul valore dell’impresa, M&M in presenza di imposte societarie
nell’esempio Divided Airlines.
N.B. Se aumentando la leva (in assenza di imposte) il costo dell’equity va al 20% (dal
15%), in presenza di imposte il costo dell’equity andrà al 19% o al 21%, quindi aumento in
134
Finanza aziendale
maniera più che proporzionale rispetto al mondo senza imposte o meno che
proporzionale? Il fatto che ci sia uno scudo fiscale, solleva gli azionisti o li rende più
“preoccupati”?
Lo scudo fiscale fa rientrare soldi in azienda che altrimenti sarebbero usciti. Gli azionisti
avranno più disponibilità di soldi per essere soddisfatti. Quindi la leva aumenta il rischio
degli azionisti perché il rischio passa da avere 0 debito a avere banche che hanno
interessi nell’azienda. Ma essendoci lo scudo fiscale, un p di soldi rimangono in azienda,
dunque il costo dell’equity RE andrà al 19%, aumenterà in maniera meno che
proporzionale rispetto al mondo senza imposte perché gli azionisti sono più rischiosi, ma
sono sollevati dal fatto che c’è lo scudo fiscale.
Rendimento atteso e leva finanziaria in presenza di imposte societarie: In caso di
assenza di imposte c’è una relazione positiva tra rendimento atteso sul capitale azionario
e la leva finanziaria. Ci vale anche in presenza di imposte, ma la formula del rendimento
levered si modifica.
Effetto della leva finanziaria sui costi del capitale di debito e del capitale azionario:
Si osserva che il RD è moltiplicato per (1 – tc) poiché gli interessi sono deducibili dalle
imposte a livello societario. RE invece non è moltiplicato per questo fattore non essendo i
dividendi distribuiti fiscalmente deducibili. Nel caso di Divided Airlines abbiamo:
Esercizio
Struttura finanziaria
RD KD = 10%
R0 K0 = 15%
Tc= 35%
Flussi perpetui: 1000
Dobbiamo dimostrare che RE ha valori crescenti (II), che WACC è decrescete (I) e che il
valore dell’impresa aumenti (I).
caso 1 caso 2 caso 3 caso 4
RE:
RE(caso 1) = R0 = 15%
RE(caso 2) = 15% + (2000/6000) • (15%-10%) • (1 - 35%) = 16,1%
RE(caso 3) = 15% + (4000/4000) • (15%-10%) • (1 - 35%) = 18,3%
RE(caso 4) = 15% + (6000/2000) • (15%-10%) • (1 - 35%) = 24,8%
WACC:
WACC(caso 1): 15%
WACC(caso 2): 10% • (2000/8000) + 16,1% • (6000/8000) = 13,7%
WACC(caso 3): 10% • (4000/8000) + 18,3% • (4000/8000) = 12,4%
WACC(caso 4): 10% • (6000/8000) + 24,8% • (2000/8000) = 11,1%
136
Finanza aziendale
Val. Impresa:
(caso 1): 1000/0,15 = 6666,67
(caso 2): 1000/0,137 = 7305,9
(caso 3): 1000/0,124 = 8080,8
(caso 4): 1000/0,111 = 9039,5
Esercizio
Dati:
Asset = 4.000€
K0 = 9%
Ebit = 300
KD = 6%
HP: No ammortamento e no variazione CCC.
Caso A:
137
Finanza aziendale
N.B. Senza fare calcoli KE che range deve avere in presenza di imposte? Deve essere più
alto del WACC (9%) ma minore di (12%).
N.B. Senza fare nessun calcolo il WACC quanto uscirà? Più basso del 9%, perché segue
un andamento decrescente.
N.B. Senza fare calcoli, RE aumenta e WACC rimane costante (quindi anche il valore
dell’impresa).
In presenza di imposte:
N.B. KE aumenta rispetto allo scenario 2000/2000 ma meno rispetto ad un mondo senza
imposte. Il WACC diminuisce e quindi il valore dell’impresa aumenta.
Le imposte personali
Caso A
Caso B
Immaginate ora che l’impresa sia finanziata a debito. In questo caso, l’intero €1 milione di
utili andrà nel pagamento di interessi, perché gli interessi sono deducibili per l’azienda. Se
138
Finanza aziendale
l’aliquota fiscale personale sugli interessi è tD, gli obbligazionisti pagano imposte di tD, per
cui rimane loro 1 – tD al netto delle imposte.
(1 - tc) x (1 - tE) = 1 – tD
139
Finanza aziendale
Il debito pone sotto pressione la società poiché i pagamenti degli interessi e il rimborso del
capitale costituiscono degli impegni formali dell’impresa.
Se gli impegni non fossero rispettati l’impresa potrebbe andare incontro a un dissesto
finanziario, e alla fine al fallimento.
I costi del debito derivanti dal rischio di fallimento tendono a controbilanciare i vantaggi del
debito: esiste un trade off tra i pro e i contro del debito. Il pro del debito è che ti porta uno
scudo fiscale, mentre il contro del debito è che al crescere della leva finanziaria ci si
indebita troppo e si rischia di fallire.
Per costi del debito si intende i costi legali (quelli diretti), ma quelli più importanti sono
quelli indiretti, in relazione ai portatori di interessi: fornitori e clienti.
Esempio: sapendo che l’azienda sta per fallire:
- I fornitori possono non procurare più nessuna merce all’azienda, oppure riducono i
tempi di pagamento.
- I clienti non compreranno più le loro merci perché, ad esempio, se il cliente dovesse
aver bisogno di assistenza, in caso di fallimento questa non sarete possibile.
- I lavoratori più capaci cercano altre aziende più solide.
a) Costi diretti del dissesto finanziario: Costi legali e amministrativi di liquidazione o
riorganizzazione, competenze peritali degli esperti (≈ 3% valore mkt impresa).
b) Costi indiretti del dissesto finanziario: Il fallimento pregiudica le relazioni con i clienti
e i fornitori. (es.: se i fornitori, a seguito di vertenze legali, esigono pagamenti in
contanti; es.: i clienti, temendo il servizio/prodotto smetta di essere erogato, si
rivolgono a altri competitor dell’azienda) (≈ 20% valore mkt impresa).
c) Costi di agenzia: Quando un’impresa è indebitata possono prospettarsi conflitti di
interesse tra azionisti e obbligazionisti. Gli azionisti sono indotti a perseguire strategie
egoistiche. I conflitti di interesse in caso di dissesto finanziario sono amplificati e
comportano dei costi di agenzia per l’impresa.
140
Finanza aziendale
avvantaggiare loro stessi, ma sfavorire l’azienda e i finanziatori terzi (il progetto “più
azzardato” nell’esempio seguente).
Progetto meno azzardato
Probabilità Valore impresa Azionisti Banche
Recessione 0.5 1000 0 1000
Boom 0.5 1500 500 1000
Gli azionisti stipulano dei contratti con i finanziatori di debito per ottenere tassi più bassi.
Accordi = Clausole di salvaguardia (covenants), poste a corredo dei contratti di
finanziamento sottoscritti tra azionisti e finanziatori terzi.
Positive:
- Mantengono il capitale circolante a un livello minimo.
- Forniscono prospetti finanziari periodici al finanziatore
Negative:
- Mettono dei limiti all’ammontare dei dividendi che pu pagare un’azienda. - Impediscono
di dare in garanzia i propri asset ad altri finanziatori.
- Vietano di vendere o di affittare asset importanti senza l’approvazione preventiva del
finanziatore.
- Impediscono di emettere nuovi titoli di debito a lungo termine.
Gli azionisti dovrebbero salutare con favore le covenants ragionevoli (riducono costi
fallimento e incrementano valore azienda). Esempi di clausole:
1. Non emettere debito. In ragione dei benefici fiscali del debito, si tratta di un modo
alquanto oneroso per evitare i conflitti con i finanziatori.
2. Emettere debito senza clausole di restrizione e di salvaguardia. I finanziatori terzi
richiederanno tassi di interesse elevati per compensare l’assenza di protezione sui loro
prestiti.
3. Sottoscrivere contratti di prestito che includano clausole di salvaguardia e di
restrizione. Se le clausole sono ben specificate, i creditori possono ottenere la
protezione desiderata e accettare di buon grado un tasso di interesse più basso sul
debito, senza imporre costi eccessivi agli azionisti.
142
Finanza aziendale
N.B. Il valore ottimale non è un singolo punto, ma un range di valori. Questo perché
matematicamente è difficile calcolare il punto preciso, e quindi il valore dei costi del
fallimento.
Ne discende che una decisione inerente alla struttura finanziaria di un’impresa determina
un trade-off fra i benefici fiscali del debito e i costi del dissesto; questo approccio è spesso
denominato teoria del trade-off o teoria statica del trade-off della struttura finanziaria.
Ne consegue che esiste un ammontare ottimale di debito per ogni singola impresa: tale
ammontare diventa il livello di indebitamento a cui l’impresa dovrebbe tendere. Dato
che i costi del dissesto finanziario non possono essere determinati in maniera precisa,
non è stata ancora sviluppata alcuna formula per generalizzare il livello di
indebitamento-target.
143
Finanza aziendale
I destinatari dei flussi di cassa dell’impresa sono, ora, quattro: gli azionisti, i finanziatori
terzi (banche e obbligazionisti), lo Stato (che riceve le imposte) e, durante le procedure
fallimentari, gli avvocati.
VTORTA = E + D + G + L
Attenzione per : il valore dell’azienda sarà dato dalle «fette» della torta che spettano ai
soli azionisti e finanziatori terzi (possessori di diritti negoziabili).
I flussi spettanti a Stato e Avvocati (possessori di diritti non negoziabili) sono «persi»: sono
parte della «torta», ma non contribuiscono a formare il valore dell’impresa!
Secondo questa teoria le aziende non seguono quel livello ottimale di trade-off, è una
teoria alternativa a quella del trade-off (Modigliani & Miller).
Le aziende non si finanziano componendo un livello D/E ottimale, ma si va nel seguente
ordine:
Le implicazioni:
145
Finanza aziendale
E’ una teoria estrema che si applica alle grandi aziende, soprattutto quelle quotate.
La teoria del market timing prevede un effetto permanente sulla struttura finanziaria che
non ha nulla a che vedere con i costi di fallimento o con le gerarchie.
I manager approfittano semplicemente delle condizioni di mercato quando decidono di
raccogliere nuovo capitale.
2. Alcune società non fanno ricorso al debito: queste imprese pagano dividendi più
elevati, sono più profittevoli, pagano più tasse, emettono meno equity e hanno maggiori
disponibilità liquide. Sono solitamente imprese meno diversificate e con maggior controllo
proprietario di tipo familiare
Infine, le strutture finanziarie medie mutano significativamente nel tempo. Solo una piccola
minoranza mantiene un rapporto fra debiti e assets stabilmente superiore a 0.5.
146
Finanza aziendale
Esercizio
Un’azienda prevede di registrare un flusso unlevered di 2.200€ dall’anno 1 al 4, e poi
sempre di 2.500€ dall’anno 5 incluso (oppure un flusso unlevered di 2.418,88 costante e
perpetuo da anno 1).
I debiti finanziari all’anno 0 sono pari a 10.000€ e rimarranno costanti anche nell’anno 1 e
per sempre, così come il loro costo lordo del 5%; l’aliquota fiscale è 40%.
Il beta unlevered medio di settore è 1,3; il tasso risk free è 3% e il premio di mercato è 4%.
Facendo ricorso alle teorie di Modigliani e Miller calcoliamo al tempo zero:
1. Il valore dell’impresa nell’ipotesi in cui fosse priva di debito.
2. Il valore dello scudo fiscale in caso di debito.
3. Il valore dell’impresa con debito.
4. Il valore dell’equity con debito.
5. Il costo dell’equity in presenza di debito, con imposte.
6. Il costo dell’equity in presenza di debito, in un mondo senza imposte.
7. Il costo medio ponderato del capitale in presenza di imposte.
8. Il costo medio ponderato del capitale in un mondo senza imposte in presenza di debito.
9. Il costo medio ponderato del capitale in un mondo senza imposte in assenza di debito.
Dati:
Flusso unlevered (FCFO) = 2.200 € dall’anno 1 all’anno 4. 2.500 € dall’anno 5 in poi.
Debiti finanziari anno 0 = 10.000 €
RD = 5%
Aliquota fiscale = 40%
Beta asset medio di settore = 1,3
Tasso risk free = 3%
Premio di mercato = 4%
Valore unlevered = flussi attualizzati (anno 1-4) + flussi attualizzati anno 5 in poi
= 2.200/(1+0,082) + 2.200/(1+0,082)² + 2.200/(1+0,082)³ + 2.200/(1+0,082) ⁴ +
(2.500/0,082) / (1+0,082)⁴ = 29.499 €
N.B. Vedi cap. 5 per la spiegazione del perché 2.500 è attualizzato per 4 anni.
2. Il valore dello scudo fiscale in caso di debito si calcola come moltiplicazione fra
aliquota fiscale e il debito:
147
Finanza aziendale
3. Il valore dell’impresa con debito è, facendo riferimento a Modigliani Miller I:
Equity value = Valore dell’impresa con debito - Debito = 33.499 - 10.000 = 23.499 € 5.
N.B. Il costo dell’equity in un mondo senza imposte quanto sarà? Sarà sicuramente
maggior perché non sarà presente la componente imposte (1-T C).
148
Finanza aziendale
Avremo che l’Enterprise value sarà:
FCFO
+ scudo fiscale
Ro
Se sia il progetto sia l’impresa sono finanziati unicamente con mezzi propri (e si ipotizza
una ▲CCC pari a 0),
FCFO= 100.800
Tre fasi:
1- Calcolo flusso di cassa levered o equity (FCFE o FCL)
2- Calcolo RE
3- Valutazione
149
Finanza aziendale
Metodo 1: Ipotizzando un tasso di interesse del 10%, nel nostro esempio di Omega SpA il
cash flow perpetuo per gli azionisti è:
Metodo 2: È altresì possibile passare dai FCU ai FCL, sottraendo da FCU gli interessi e
sommando lo scudo fiscale sugli stessi interessi (in questo caso non si somma
algebricamente alcuna ▲ del Debt essendo essa pari a zero).
Quindi, poiché il flusso di cassa unlevered (FCU) è € 100.800 e il pagamento degli
interessi al netto delle imposte è € 9.754.84 (= 0,72 × 0,10 × € 135.483,90), il flusso di
cassa levered (FCL) corrisponde a quello calcolato alla slide precedente:
€100.800 – €9.755 = €91.045
Fase 2 – calcolo di RE
Abbiamo ipotizzato che il tasso di attualizzazione dell’equity unlevered, R0, sia 0.20.
Notate, altresì, che il nostro target del rapporto debito-valore di 1/4 implica un target del
rapporto debito-equity di 1/3. Quindi:
Fase 3 – valutazione
FCFE
Equity value= ℜ (€91.045/22,4%)
150
Finanza aziendale
Il metodo del costo medio ponderato del capitale (WACC)
Un altro metodo di valutazione impiega il WACC.
Il peso dell’equity, E/(D + E), e il peso del debito, D/(D + E) sono rapporti target.
Enterprise value sarà:
FCFO
WACC
Esempio: RED pensa di finanziare alcuni progetti con un rapporto debito-valore del 25%
(cioè, un rapporto debito-equity di 1/3).
In questo business opera attualmente una sola impresa, BLUE, finanziata al 40% a debito
e al 60% con mezzi propri. Il beta dell’equity di AW è 1,5.
Il comparable BLUE ha un costo del debito (R D) del 12%, e pensa di potersi finanziare nel
suo business (R0) al 10%. L’aliquota fiscale di entrambe le imprese è 40%, il premio di
rischio del mercato è l’8,5%, e il tasso di interesse corrispondente al rischio zero è l’8%.
Qual è il tasso di attualizzazione che dovrà usare RED per il progetto?
R0 = 18,25%
N.B. FCFO di RED = 1000 ed è costante e perpetuo. Quanto vale in termini correnti RED?
1. 1000/WACC
2. 1000/R0 + 40% • valore debito (che non sappiamo)
3. Se avessimo il valore del debito mi calcolo gli interessi e passo dal FCFO all’FCFE
sottraendoci gli interessi e sommando lo scudo fiscale. Supponendo che gli FCFE sono
700, quanto vale RED?
Azienda Blue
25,200 1.30 5,260.0
Azienda Green
13,250 1.60 4,730.0
Azienda Yellow
30,250 0.90 6,097.0
L’aliquota d’imposta per tutti è 33%. Il tasso privo di rischio è 3,6%, il rendimento atteso
del mercato è 9,2%.
1. Si determini il beta unlevered medio del settore e quindi il Ko della nostra azienda.
2. Quindi si considerino i soli dati utili della nostra azienda qui esposti in ordine sparso e si
determinino i FCFO all’anno 0 e la posizione finanziaria netta all’anno 0 e anno -1.
Anno 0 Anno -1
Si considerino quindi due scenari alternativi: uno senza crescita e uno con crescita
costante. Si ipotizzino flussi di cassa costanti e perpetui a partire dall’anno 1 uguali a quelli
trovati per l’anno 0. Il costo del debito aziendale è 6%.
Scenario B: ipotesi di crescita costante. Si ipotizzi ora un’ipotesi di crescita costante, sulla
base di un ROE del 10% e un tasso di reinvestimento degli utili del 10%.
5. Determinare il nuovo valore dell’impresa e il suo equity value, prima con l’APV, quindi il
WACC, sulla base degli stessi dati forniti per lo scenario A.
153
Finanza aziendale
N.B. Se avessimo avuto RD e RE potevamo calcolare K0 o R0 con la Modigliani Miller II.
RE = R0 + (R0 - RD) • D/E • (1-TC)
2. FCFO anno 0 e posizione finanziaria netta anno 0 e anno -1.
EBIT 4200
+ Ammortamenti 160
- Investimenti -650
+ Disinvestimenti 450
FCFO 2.724
CCC:
Anno 0 = 2
Anno 1 = 52
PFN anno 0 = debiti bancari a breve + mutui bancari - cash = 2055 + 1155 - 18 = 3192
PFN anno -1 = debiti bancari a breve + mutui bancari - cash = 2065 + 832 - 25 = 3072
3. Valore unlevered e levered dell’azienda analizzata e il suo equity value con l’APV:
N.B. La nostra impresa è indebitata, il suo valore è > < o = ? E’ maggiore per la presenza
dello scudo fiscale.
Valore equity = Valore levered - posizione finanziaria netta anno 0 o debito netto anno 0 =
29372 - 3192 = 26.180 €
4. Approccio del WACC, considerando per ora che il target D/E è fisso e pari a 0.3.
Determinare con il WACC il valore dell’impresa e il suo equity value.
E/(D+E) = 76,9%
154
Finanza aziendale
D/(D+E) = 23,1%
RE = K0 + (K0 - KD) • (1 -TC) • (D/E) = 9,62% + (9,62% - 6%) • (1-33%) • 0,3 = 10,35%
Valore equity = valore impresa - posizione finanziaria netta anno 0 o debito anno 0
= 30652 - 3192 = 27.470 €
APV:
Se cresce l’azienda cresce anche il debito al tasso dell’1%. Quindi lo scudo fiscale sarà:
Scudo fiscale = TC • D • RD / (RD - 1%) = 33% • 3192 • 6% / (6% - 1%) = 1.264,03 €
Valore equity = valore impresa - posizione finanziaria netta anno 0 o debito anno 0 =
33180,97 - 3192 = 29.988,97 €
WACC:
Valore impresa = FCFO anno1 / (WACC - g) = 2724 • 1,01 / (8,89% - 1%) = 34.869,96
€
Valore equity = valore impresa - posizione finanziaria netta anno 0 o debito anno 0
= 34869,96 - 3192 = 31.677,96 €
2. Calcolo RE.
4. Per trovare il valore dell’impresa: Valore levered = Valore equity + debito netto anno 0.
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Finanza aziendale
Esercizio VAM WACC FCE
Si consideri un’azienda che all’anno 0 ha net debt per 4.100€, prevede di avere un flusso
di cassa unlevered perpetuo di 440€, ha aliquota fiscale del 33% e costo del debito del
5%.
Il tasso privo di rischio è 2,5% e il rendimento atteso del mercato è 8%.
Si considerino i comparables della nostra azienda, i cui dati sono sintetizzati di seguito
Mkt Debt Debt
N.B. Il BETAequity di un’azienda è > < o = rispetto al BETAasset? Il BETAequity è > del
BETAasset, uguale nel caso l’azienda sia 100% equity.
N.B. Il WACC dell’azienda come sarà? Minore di 7,16% per la presenza di debito. In un
mondo senza imposte il WACC sarebbe stato uguale al K 0.
2. Metodo VAM:
Valore asset o valore dell’impresa = Valore scudo fiscale + Valore impresa unlevered
= 6148 + 1353 = 7.501 €
3. Metodo WACC:
Modigliani Miller o CAPM? Abbiamo tutte le componenti per utilizzare Modigliani Miller
RE / KE = 7,16% + (1 -33%) • (4100 /3401) • (7,16% - 5%) = 8,90%
N.B. KE = 8,90% K0 = 7,16% KD = 5% sulla base di questi dati, quanto sarà (in range di
valori) il WACC? Compreso KD e K0.
4. Metodo FCFE:
FCFE = FCFO - Interessi (4100 • 5%) + Scudo fiscale sugli interessi (205 • 33%)
= 440 - 205 + 67,65 = 303
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Finanza aziendale
Metodo WACC:
Metodo FCFE:
Metodo APV:
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Finanza aziendale
Esercitazione 1 Zappa
S.p.A.
La Zappa S.p.A. produce abbigliamento di alta moda. I prospetti di stato patrimoniale degli
ultimi due anni dell’azienda sono visualizzati di seguito (valori in euro).
Inoltre sapete che nel 2011 l’azienda ha rilevato ricavi per 102.000€, con costi del
personale di 24.100€. I costi per acquisti di materie prime sono stati pari al 40% del
fatturato, mentre tutti gli altri costi del venduto non inclusi nelle due precedenti voci sono
stati il 20% del fatturato. Gli ammortamenti dell’anno sono stati 6.000€, mentre Zappa
S.p.A. ha pagato interessi passivi iscritti a conto economico per un valore corrispondente
al 10% del totale delle passività finanziarie a stato patrimoniale 2010. Gli altri costi non
operativi, accessori e straordinari, sono 1.913€. L’aliquota fiscale societaria, da calcolare
sul reddito ante-imposte, è nel 2011 del 35%.
1. Riclassificare prospetti di stato patrimoniale degli ultimi due anni di Zappa S.p.A.
secondo il criterio della liquidità e esigibilità.
159
Finanza aziendale
2. Riclassificare prospetti di stato patrimoniale degli ultimi due anni di Zappa S.p.A.
secondo il criterio della pertinenza gestionale.
3. Predisporre il prospetto di conto economico 2011 di Zappa S.p.A., riclassificato in
modo sufficientemente esauriente per redigere in seguito un rendiconto finanziario.
4. Calcolare i principali quozienti di bilancio indicati nel capitolo per il 2011 o sui due anni
ove possibile.
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Finanza aziendale
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Finanza aziendale
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Finanza aziendale
Esercitazione 2
Blue & Red Football Club
(N.B. Tutti i dati sono inventati ad eccezione dei Beta scaricati da Bloomberg)
Il progetto prevede inoltre di cedere nel 2015 l’impianto sportivo ad una società di gestione
specializzata al prezzo di € 3,5 milioni.
Per valutare la convenienza economica del progetto, gli analisti impiegano come tasso di
sconto dei flussi il costo del capitale aziendale (k o). Inter ha un rapporto di indebitamento
(D/E) pari a 0,40 ed un costo lordo del debito pari al 6,20%. Il costo del capitale azionario
viene invece calcolato derivando il β da 5 società comparabili quotate nei mercati azionari
europei. Di seguito si presentano i dati relativi al rapporto d’indebitamento dei
comparables selezionati e i β relativi.
164
Finanza aziendale
tc)*(D/EV) EV = D + E
c) Calcolo WACC
WACC = ke *(E/EV) + kd*(1 – tc) *(D/EV) = 7,72% * 71,43% + 6,20% * (1-33%) * 28,57% =
6,70%
3) Calcolo VAN del progetto
Il progetto è economicamente conveniente. Il TIR sarà maggiore del costo del capitale
(TIR = 25,28%).
Esercizio Investimenti
Nel 2008 un’azienda intende realizzare un investimento, scegliendo il più vantaggioso in
termini economici tra due progetti alternativi. La prima opportunità (Progetto Giallo)
prevede di acquistare un macchinario del costo di 30.000 €, da pagare interamente
nell’anno stesso (2008) e da ammortizzare a quote costanti del 25% a partire dal 2009.
166
Finanza aziendale
L’azienda venderà il macchinario a inizio 2012 per 8.200 € incassando interamente la
somma in quell’anno, contestualmente all’introito/esborso del CCN rimanente dell’anno
prima. Si consideri un’aliquota d’imposta costante negli anni e pari a 40%. Il costo del
capitale è del 7,36%.
a) Considerando il grado di dipendenza dei due investimenti e i VAN dei due progetti
quale scelta farà l’azienda sulla base della convenienza economica? Perché?
b) Siete in grado di affermare su che range di valori potrà collocarsi il tasso interno di
rendimento TIR (IRR), dell’investimento di cui voi avete trovato il VAN (Progetto
Giallo)? Giustificate la risposta indicando cosa esprime il TIR negli investimenti (non è
necessario nessun calcolo del TIR!)
c) Possiamo dire, considerando solo i VAN, se il TIR di uno dei due progetti è maggiore
dell’altro? Perché?
Svolgimento:
167
Finanza aziendale
B) Il TIR sarà maggiore del WACC perché negli investimenti esso rappresenta il
rendimento lordo dell'investimento, che deve perci superare il WACC se il VAN è
positivo.
C) Non è possibile dire quale dei due TIR sia più alto, perché il TIR non gode della
proprietà lineare (o additiva). La formula del TIR prevede la ricapitalizzazione dei flussi
del progetto al TIR medesimo, la qual cosa sarebbe distorcente (sopravvaluterebbe
progetti con VAN alto e sottostimerebbe progetti con VAN basso).
Esercizio Investimenti
Tiger S.p.A. sta realizzando un nuovo investimento della durata di cinque anni.
L’investimento sarà realizzato l’anno 0 con acquisto di impianti e contestuale pagamento
di 300.000€. All’anno 3 sarà effettuato un investimento per rinnovo e manutenzione per
100.000€ con contestuale pagamento nell’anno stesso per l’intero importo.
L’investimento genererà il fatturato incrementale e costi della gestione caratteristica
incrementali mostrati nella tabella (valori in migliaia di euro).
Si dica inoltre in quali range di valori si collocherà il TIR del progetto (non bisogna
calcolare il valore esatto, ma solo un range di valori).
Svolgimento:
168
Finanza aziendale
Si alternano flussi con segno opposto per cui avremo più valori del TIR e non un valore
unico.
169
Finanza aziendale
Esercitazione 3
Esercizio – Beta e Ko di Joker Plus
Le azioni della Joker Plus hanno dato i seguenti rendimenti negli ultimi sette anni:
9%
13% -9%
28%
15%
-18%
-3%
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Finanza aziendale
Detenete anche queste informazioni: la varianza di mercato è 0,004 e il livello di
correlazione tra mercato e azioni Joker Plus è dello 0,60.
Il mercato garantisce un rendimento medio del 7,5% mentre il tasso privo di rischio è pari
a 3%.
Sapete inoltre che Joker Plus ha a stato patrimoniale debiti finanziari per 130 milioni di
euro e capitale netto per 150 milioni di euro, questi ultimi hanno un valore di mercato di
200 milioni euro. L’aliquota fiscale societaria di Joker Plus è 30% e il tasso lordo sui debiti
finanziari dell’azienda è 5%.
Pervenendo in prima istanza al Ke di Joker Plus, calcolare in seguito il suo Ko.
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Finanza aziendale
Esercitazione 4
1. Un portafoglio è composto dalle seguenti azioni:
Azione Quota nel portafoglio Rendimento atteso Beta
Beta di portafoglio = 10% • 0,9 + 30% • 1,3 + 25% • 1,5 + 20% • 0,8 + 15% • 1,2 = 1,195
2. Il tasso di interesse Risk free è del 7% e il rendimento atteso del portafoglio di mercato
è del 15%.
b. RE = 7% + 1,25 • 8% = 17%
c. 11% = 7% + ß • 8% ß = 0,5
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Finanza aziendale
3. Un portafoglio di investimento produce un flusso atteso di cassa di 110 € per il
primo anno e 121 € per il secondo anno. Il tasso di interesse è del 5%, la stima per il
rischio di mercato è del 10% e il Beta del progetto è 0,5. Determinare il valore attuale del
progetto.
Si prevede che genererà i seguenti ricavi e costi incrementali e valori di CCC (in
migliaia di €):
2012 2013 2014 2015
a) Appartengono alla stessa area sia nello S.P. a pertinenza gestionale, sia nello S.P. a
liquidità esigibilità.
b) Appartengono alla stessa area sia nello S.P. a pertinenza gestionale, ma diversa nello
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Finanza aziendale
S.P. a liquidità esigibilità.
c) Appartengono alla stessa area sia nello S.P. a liquidità/esigibilità, ma diversa nello S.P.
a liquidità esigibilità.
d) Appartengono a aree differenti sia nello S.P. a pertinenza gestionale, sia nello S.P. a
liquidità esigibilità.
- Considerate i seguenti dati in ordine sparso della vostra azienda (in euro): Cassa=50
Impianti=320 Brevetti=90 BOT e CCT=20 Verso clienti=160 Verso
fornitori=100 il vostro C.I.N. (Capitale investito netto) è pari a:
a) 470€
b) 490€
c) 520€
d) 570€
- Oggi le azioni dell’impresa Gamma sono vendute a 80€ l’una e si aspetta di venderle a
85€ fra un anno, quando vi attendete un dividendo per azione di 15€. Il rendimento del
capital gain è di:
a) 5,88%
b) 6,25%
c) 15,29%
d) 16,25%
- Gi utili netto dell’anno 0 della vostra società sono stati 10€, reinvestiti in azienda per il
30%. Il ROE dell’azienda è pari al 15%. Il tasso di sconto (r) è 11%. (Ci troviamo
chiaramente in una situazione di dividendi a crescita costante). A quanto ammonta il
valore delle azioni P0 dopo la decisione di reinvestire?
a) 46,15€
b) 107,69€
c) 153,85€
d) 1400€
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