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3 FASI DI ANALISI DI BILANCIO, tra loro complementari (non alternative)

1) RICLASSIFICAZIONE DEI PROSPETTI CONTABILI, SU QUELLI DI SINTESI: SP E CE

2) INDICI DI BILANCIO sui dati ottenuti (2 livello)

3) INTERPRETAZIONE RENDICONTO FINANZIARIO (il problema è che oggi in Italia quasi


nessuno lo redige, quindi prima devi saperlo costruire).

BILANCIO RICLASSIFICATO SU CUI POSSO FARE:

1. Analisi per margini

2. Indici → dove si perde di riferimento il valore assoluto, quindi è più utile per operare confronti

3. (Parte pi tecnica) Rendiconto finanziario di liquidità.

Le analisi di bilancio sono fatte da un soggetto che si può prefigurare rispetto all’azienda come un
soggetto interno (+ info, non solo quelle che si ottengono tramite il bilancio, + posso contare su
dati di buona qualità), esterno (analista esterno si deve fare bastare quello che riesce ad ottenere
dalle info pubbliche (bilancio, prospetti contabili pubblicati, nota integrativa, se c’è la relazione
sulla gestione, considerando che tanti redigono il bilancio in forma abbreviata, l’analista esterna
ha ben poche info su cui contale + problema qualitativo: non può fare altro che prendere per
buoni i dati che gli vengono presentati (l’analista deve essere consapevole della probabile scarsa
qualità dei dati)) o in parte interno in parte esterno.

(Valore aggiunto = valore economico di ciò che abbiamo ottenuto con il processo produttivo
(output) - valore economico di ciò che è stato utilizzando nel processo produttivo (input). Valore
aggiunto negativo significa che tu utilizzi input per distruggere ricchezza anziché produrne di
nuova, alquanto improbabile.)

Aspetto economico reddituale intrecciato con quello finanziario monetario → vincolo di solvibilità
finanziaria = essere in grado di adempiere alle obbligazioni giuridiche assunte, vincolo trasversale
a tutte le aziende pubbliche private no profit. A volte l’unico vincolo è il pareggio di bilancio = farsi
bastare le risorse incamerate per operare.

ANALISI DI TIPO COMPARATIVO = tra l’azienda in oggetto e per es i 4 principali concorrenti,


l’aspetto quanti e qualitativo dei dati a disposizione è disomogeneo, sulle concorrenti i dati
ovviamente saranno minori e la cui veridicità sarà difficile da riscontrare.

RAGIONI PER USARE LE ANALISI DI BILANCIO


1. Finalità auto-diagnostiche (per il controllo direzionale, specie nelle pmi)

2. Comparazioni fra più aziende di uno stesso gruppo, o stesso segmento del mercato

3. Usati dalle società di revisione contabile quando devono definire il piano di revisione, capire
su cosa concentrarsi

4. Rendere comparabili situa che partono da dati diversi avendo utilizzando criteri di valutazione
differenti (di solito però nei gruppi la capogruppo definisce i criteri di valutazione da adottare
proprio per facilitare la comparazione)

Quali tipi di confronto possono essere operati - ANALISI COMPARATIVE:


(ROE = redditività on equity (capitale netto) = risultato netto / capitale netto medio, quindi un ROE
= 10% per ogni 100€ di capitale netto (capitale di funzionamento netto) l’impresa ha generato un
ritorno di 10€, dal ROE già traggo molte info, però per essere più consapevole nell’esprimere un
giudizio devo valutare anche altri elementi, es come l’impresa è giunta ad avere quel determinato
ROE (indicazione di tendenza)

1. Confronti temporali: mi concentro su un’unica realtà aziendale e prendo gli ultimi x bilanci
(almeno gli ultimi tre anni), e cero di capire dove siamo oggi (ultimo bilancio) e come siamo
arrivati lì, tanto più esteso è l’arco temporale osservato tanto più posso accorgermi degli
andamenti e degli eventuali errori e della qualità dei dati di bilancio (es se la presenza e
l’incidenza delle componenti reddituali straordinaria è rilevante e costante negli anni c’è
qualcosa non va (es sopravvenienze passive, se troppe vuol dire che non sono mai stati
adottati i dovuti fondi rischi e oneri). Per fare confronti temporali ovviamente è necessario che i
dati nel tempo rimangano omogenei (se si passa da bilancio ordinario civilistico a IAS/IFRS bel
problema

2. Confronto spaziale = inter-aziendale = rapportare il bilancio di un anno il posizionamento di


quell’impresa rispetto un collettivo di imprese (che ovviamente fanno parte dello stesso
settore), confronto tra diversi soggetti ma in un’ottica statica

3. Analisi temporale + analisi spaziale = seguendo nel tempo le vicende e i livelli di performance
di un gruppo di imprese, per capire se un mio miglioramento è assoluto o relativo.

STATO PATRIMONIALE

Ci sono diversi modi per riclassificare lo SP, nel testo se ne hanno 4 (le chiede tutte e 4).

STATO PATRIMONIALE DESTINATIVO-FINANZIARIO: nasce dall’unione dello sp destinativo


soggettivo (tedesco) e finanziario puro (anglosassone).

RICLASSIFICARE = montare e rimontare, se gli elementi finanziari fossero già effettivamente


chiari non ci sarebbe alcun bisogno di riclassificare perché le info si trarrebbero già dai prospetti
obbligatori. Nella realtà ci sono alcuni problemi! Per riclassificare se siamo analisti esterni
dobbiamo prendere lo SP ufficiale smontarlo e rimontarlo, se siamo interni si possono bypassare
gli schemi obbligatori che sono per loro natura già in parte riclassificati (di solito si parte dalle
risultanze finali → bilancio amministrativo contabile (dove il CE non è in forma scalare, ma in dare
troviamo i costi e in avere i ricavi) = che esce dal processo di assestamento del bilancio d’es).

Lo scopo informativo dello SP = lo SP specie dove manca il rendiconto finanziario ha una


funzione prioritaria = illustrare la composizione quali-quantitativa dei finanziamenti e degli
investimenti aziendali, ma vista la frequente assenza del rendiconto lo SP deve anche rispondere
alla funzione di offrire per quanto possibile (per quanto può fare uno strumento che si riferisce a
grandezze fondo) una valutazione su quelli che saranno gli sviluppi futuri (organizzare i
finanziamenti e gli investimenti come investimenti e finanziamenti rispettivamente in attesa di
realizzo e di rimborso).

Rappresentazione grafica dello SP RICLASSIFICATA in chiave destinativi-finanziaria

INVESTIMENTI FINANZIAMENTI

Liquidità immediate (l) → CIV, cassa (contante, Finanziamenti da terzi di breve (p = passività
valore, assegni ecc), conto corrente bancario se ha correnti)→ finanziamenti ottenuti da soggetti terzi
saldo attivo, conto postale, cash ha disposizione ma la cui disponibilità verrà meno (da rimborsare)
dell’azienda per fare i pagamenti, denaro non nel corso dei successivi 12 mesi, es debiti
utilizzato commerciali, quote di capitale del mutuo in
scadenza

Liquidità differite (L) → elementi che al momento Finanziamenti da terzi di medio-lungo (P =


non sono ancora liquidi, ma sono elementi passività consolidate) → finanziamenti di cui
patrimoniali che sono destinati a trasformarsi in l’impresa gode ottenuti da soggetti terzi (o per via
denaro nei successivi 12 mesi (es crediti del loro stato giuridico nei confronti dell’impresa o
commerciali, ratei e risconti attivi, titoli acquistati per via della specificità del finanziamento), es
dall’impresa a scopo speculativo (possono essere prestito sociale, tfr, mutui, prestito obbligazionario,
anche BTP decennali se sono stati acquistati con fondi di medio lungo termine (es manutenzioni
l’intenzione di destinarli ad una successiva rivendita cicliche)
nei 12 mesi successivi)). Il valore da indicare è
quello di presunto realizzo.
INVESTIMENTI FINANZIAMENTI

Rimanenze (M (magazzino)) → le rimanenze (intese Finanziamenti propri (permanenti) (N) → capitale


come finali) al 31/12. netto, finanziamenti permanenti perché dal punto di
vista qualitativo questi sono destinati a rimanere a
disposizione dell’impresa finché essa opera.
Finanziamenti che comunque vengono influenzati
dal risultato d’es e dall’apporto di nuovo capitale da
parte dei soci. Per operare un’impresa ha necessità
di avere finanziamenti propri. Macroplasie A SP
passivo, capitale sociale, riserve, risultati d’es.
Sono finanziamenti qualitativamente permanenti
perché non bisogna confondere l’impresa con i
soci, i finanziamenti rimangono gli stessi anche se
ad un socio ne subentra un altro, si può modificare
la compagine sociale ma questi finanziamenti
retano in piedi fintanto che l’impresa opera.

TOTALE INVESTIMENTI DI BREVE TERMINE =


capitale circolante

Immobilizzazioni tecniche materiali (Fm) =


collegate all’attività caratteristica (core) (es immobili
industriali, commerciali, impianti, ecc). Valore
contabile residuo (costo storico - fondo
ammortamento - fondi svalutazioni)

Immobilizzazioni immateriali (Fi) → sia beni


immateriali che costi pluriennali, avviamento
derivato

Immobilizzazioni finanziarie e varie (Fa) → es


terreno agricolo per un’imprese non agricola è un
investimento accessorio quindi non va nelle
immobilizzazioni tecniche materiali. Varie = immob
materiali (fabbricati e terreni) non connessi
all’attività tipica aziendale. Finanziarie = es crediti di
scadenza ultra 12 mesi, titoli e partecipazioni con
destinazione d’uso durevole.

TOT INVESTIMENTO DUREVOLI = non destinati a


trasformarsi, per lo meno non nel breve termine, in
denaro
Tanto maggiore è l’incidenza degli investimenti di breve termine rispetto alle immobilizzazioni
tanto più ho una struttura flessibile (che cambia con i fenomeni esterni attuali ed attesi, ottimo per
anticipare i cambiamenti attesi).

Da considerare ci sono anche gli effetti che derivano alla struttura dei costi aziendali, specie quelli
operativi, a causa delle scelte effettuate sugli investimenti. Se il volume di attività varia di tanto
specie in negativo se io ho tanti investimenti durevoli, questi rappresenteranno per me un grosso
problema, quindi con una contrazione del mercato si difende meglio l’impresa che ha meno
investimenti durevoli e più di breve termine, ma se il mercato funziona il vantaggio maggiore ce
l’hanno le imprese che hanno investito di più in immobilizzazione, visto che l’incidenza dei costi
fissi sarà sempre maggiore all’aumentare del fatturato e quindi del volume di attività, aumenta la
marginalità, se però crolla il fatturato i costi fissi (es quote di ammortamento) diventano una
mazzata (gli investimenti fatti diventano un peso e perdono di valore). Quindi non c’è un meglio,
dipende, e non è così facile passare una situa all’altra (smobilizzare gli investimenti fatti o trovare
le risorse per fare investimenti di medio lungo termine).

Le immobilizzazioni si realizzano in via indiretta ovvero tramite i beni e le prestazioni che tramite
esse sono in grado di erogare. In casi eccezionali si realizzano anche in via diretta ovvero tramite
la loro alienazione.

In sede di riclassificazione → crediti in essere nei confronti dei soci che derivano dal rapporto
societario, se lo considero come un credito la parte già richiamata va nelle L la parte ancora da
versare e ancora da richiamare va in Fa oppure metto la parte ancora da versare a rettifica di N
(facendo in questo modo prevalere il dato sostanziale a quello formale, anche perché quel credito
non è un investimento in essere ma è una promessa di finanziamento). La scelta che faccio tra
questi due metodi ovviamente mi cambia tutti gli indici di bilancio.

La divisione tra i finanziamenti da terzi e quelli propri è importante perché quelli propri sono
permanenti, l’impresa può contare su di essi praticamente per un tempo illimitato. Se invece sono
prevalenti i finanziamenti da terzi la mia autonomia è ridotta, io dipendo da soggetti terzi. È poi
rilevante capire se prevalgono i finanziamenti di breve o quelli di medio lungo, se prevalgono quelli
di breve vuol dire che io a breve dovrò rimborsarli e devo avere le risorse per poterlo fare.

Logica orizzontale: dovrei acquisire certi tipi di finanziamento per effettuare determinati tipi di
investimenti.

Lo SP destinativo finanziario riclassificato osservato in verticale: incidenza degli investimenti di


medio-lungo termine rispetto a quelli di breve, se prevalgono quelli di brevi l’impresa presenterà
una struttura più flessibile consentendole un riposizionamento più facile. Ovviamente la struttura
degli investimenti dipende dal tipo di attività che l’impresa svolge. Suddivisione tra finanziamenti
permanenti propri (direttamente apportati dai soci (tramite nuovi conferimenti) o indirettamente
(tramite le altre riserve)) e quelli ottenuti da terzi. Ma anche il grado di consolidamento dei
finanziamenti, distinzione tra passività correnti e consolidate.

Le varie grandezze vengono anche rappresentate sotto forma di %, rispetto al tot degli
investimenti e dei finanziamenti, ovviamente tot investimenti = tot finanziamenti.

Un’altra analisi utile per formarsi una opinione sull’equilibrio/disequilibrio dell’impresa: vedere se
sono state rispettate delle correlazione tra investimenti e finanziamenti → ANALISI PER
MARGINI → CORRELAZIONI ORIZZONTALI

1. MARGINE DI TESORERIA = (l + L) - p

La condizione di ottimo si ha quanto il margine di tesoreria assume segno positivo >0 (l + L >
p) → esprime un sintomo positivo = prendendo questi dati, che sono dati statistici, se il
margine è positivo l’impresa dovrebbe essere in grado di pagare i suoi debiti di breve termine
con liquidità che ha già a disposizione o che avrà entro i 12 mesi successivi. Ma questo è solo
un sintomo perché sono dati statici che si cerca di proiettare inerzialmente sui successivi 12
mesi per capire quali riflessi essi avranno. Ma l’impresa non si ferma mai quindi io non ho
certezza che i flussi monetari siano tutti espressi effettivamente in queste grandezze. Però se
questo margine risulta positivo nel tempo non sono per un esercizio allora anche se resta un
sintomo esso diventa un sintomo strutturato. Inoltre l’equilibrio finanziario monetario
(solvibilità) non aspetta deve essere garantito costantemente (ogni giorno). C’è un problema di
sincronizzazione delle scadenza per il rispetto del vincolo di solvibilità: non sembra ad inizio
anno ho la liquidità necessario per far fronte ai debiti che ho in scadenza.

2. CCN (capitale circolante netto) = (l + L + M) - p


Devo essere almeno in grado di fronteggiare i debiti a breve con il denaro che ho, quello che
avrò a breve e ciò che ho in magazzino. Questa è una condizione di minima, perché se non la
rispetto significa che per fronteggiare i debiti di breve dovrei vendere le mie immobilizzazioni.
Qui già considero il magazzino che è già l’attività meno liquida e meno disponibile tra quelle
dell’attivo circolante, inoltre se mi libero del magazzino poi cosa vendo e cosa uso per
continuare il mio processo produttivo. È quindi necessario che il CCN sia > 0, altrimenti per
coprire gli investimenti fissi (F) devo usare le passività correnti (debiti di breve) → male!!! Se
CCN < 0 = le immobilizzazioni per una quota parte sono coperte5 da finanziamenti di breve
termine → cosa non saggia

(L’ammortamento non genera nessun esborso di denaro a differenza dell’affitto)

3. MARGINE DI STRUTTURA = N - F (F = Fm + Fi + Fa)

I finanziamenti permanenti sono sufficienti a coprire il fabbisogno finanziario rappresentanti


dalle immobilizzazione. Questa è una condizione di ottimo, se margine di struttura è > 0 ed è
positivo anche il margine di tesoreria allora è verificata anche la condizione di minimo. Se
invece questa condizione di ottimo non è verificata dobbiamo tornare indietro → MASA
(margine di struttura allargato, allargato ai finanziamenti durevoli).

Se una delle due condizioni di ottimo non è verificata è importante che la condizione di minimo
CCN-MASA sia verificata, se anche questo è negativo allora siamo in una situazione di dissesto
(se sono in una situa in cui sto finanziando le immobilizzazioni con le passività correnti è
sicuramente necessaria una ricapitalizzazione, però, con una conseguente diversa gestione,
altrimenti la si brucia di nuovo).

SCHEMA SP DESTINATIVO-FINANZIARIO - INVESTIMENTI


1. Liquidità immediate:

1. Cassa

2. Banche c/c attivi

3. C/c postale

4. No BOT perché come tutti gli altri titoli sono negoziabili a vista, e qui ci vanno le risorse
che sono già liquide.

2. Liquidita differite

1. Crediti a breve termine - fondo svalutazione crediti

2. Titoli realizzabili a breve (o che hanno una scadenza a breve o titoli acquistati a titoli
speculativo)

3. Ratei e risconti attivi

3. Rimanenze:

1. Materie prime e scorte di consumo

2. Semilavorati

3. Prodotti in corso di lavorazione

4. Prodotti finiti

5. Merci

6. Anticipi su forniture per il magazzino

TOTALE DISPONIBILITÀ

4. Immobilizzazioni tecniche materiali:

1. Fabbricati industriali e commerciali

2. Impianti

3. Macchinari

4. Attrezzature

5. Mobili, arredi e macchine d’ufficio

6. Altri immob tecniche materiali

7. - fondo ammortamento

8. Anticipi su forniture di immob tecniche materiali

5. Immobilizzazioni immateriali

1. Concessioni, licenze, brevetti e marchi

2. Spese di impianto e di ampliamento

3. Spese di R&S pluriennali

4. Altri oneri pluriennali

5. Avviamento

6. Immobilizzazioni finanziarie e varie

1. Titoli non disponibili (es titoli non quotati)

2. Partecipazioni di collegamento e di controllo

3. Crediti a medio lungo termine

4. Fabbricati civili e terreni

TOT IMMOBILIZZAZIONI

TOT CAPITALE INVESTITO

SCHEMA SP DESTINATIVO-FINANZIARIO - FINANZIAMENTI


1. Finanziamenti da terzi a breve

1. Banche cc passivi

2. Debiti a breve vs fornitori

3. Debiti tributari

4. Altri debiti di breve termine (es vs dipendenti)

5. Quota corrente di debiti a medio lungo termine (tipicamente costituiti da po e mutui) (+


quota di breve del tfr)

6. Fondi per rischi ed oneri il cui utilizzo è previsto a breve termine

7. Ratei e risconti passivi

2. Finanziamenti da terzi di medio lungo

1. Debiti a medio lungo termine

2. Fondo imposte e tasse (parte di medio lungo)

3. Fondi per rischi ed oneri il cui utilizzo è previsto a medio lungo termine

4. tfr

TOT FINANZIAMENTI DA TERZI

3. Finanziamenti permanenti:

1. Capitale sociale (- crediti vs soci per versamenti ancora dovuti)

2. Riserve di capitale

3. Riserve di rivalutazione

4. Riserve di utili

5. Riserve di natura fiscale

6. Riserva per azioni proprie (- azioni proprie)

7. Utili perdite di es precedenti

8. Utile perdita d’es

TOT FINANZIAMENTI PERMANENTI

TOT CAPITALE ACQUISITO

RICLASSIFICAZIONE CONTO ECONOMICO


La funzione del CE è quella di consentire la comprensione delle cause che hanno inciso sul
risultato economico esposto in bilancio. Tramite esso devo poter esprimere un giudizio qualitativo
sul risultato d’es.

+ RICAVI CARATTERISTICI ORDINARI

- COSTI CARATTERISTI ORDINARI

= RISULTATO OPERATIVO CARATTERISTICO (risultato della normale gestione caratteristica


dell’impresa) (+ interpretabile se lo rapporto con il capitale)

+/- COMPONENTI ACCESSORI ORDINARI

= RISULTATO OPERATIVO GLOBALE (promana dalla totalità degli investimenti aziendali)

- ONERI FINANZIARI (esiti delle scelte di finanziamento fatte)

= RISULTATO ORDINARIO

+/- COMPONENTI STRAORDINARIE

= RISULTATO ANTE IMPOSTE

- IMPOSTE SUL REDDITO

= RISULTATO NETTO

I CE riclassificati si differenziano nel modo in cui ri-organizzano la prima parte di questo schema
scalare (ricavi e costi ordinari).

SCHEMA LOGICO DI RIFERIMENTO DEL MODELLO TEDESCO:

Visione: l’impresa ha una funzione da assolvere, compito = generare nuova ricchezza netta per il
sistema economico all’interno del quale l’impresa stessa opera.

PILc (prodotto interno lordo caratteristico (valore delle produzione - A5) = valore economico
della nuova ricchezza lorda prodotta (output). Che il bene sia stato venduto o è ancora in
magazzino non fa differenza, si fa riferimento solo al fatto che il bene sia stato prodotto (al termine
del processo produttivo io ottengo degli output).

CONSUMI = valore economico della preesistente ricchezza consumata (input) (vale la pena
produrre se il valore economico dell’output è > al valore economico dell’input)

PILc - CONSUMI = VALORE AGGIUNTO


VALORE AGGIUNTO = valore che si aggiunge a ricchezza che già c’era, che si aggiunge grazie al
processo produttivo. Nuova ricchezza netta (differenza tra output e input).

Questa nuova ricchezza deve essere distribuita tra:

1. Costo del lavoro: va a remunerare chi ci ha messo il lavoro

2. Oneri finanziari: remunerare chi ci ha messo il capitale

3. Imposte: allo Stato per garantire alle imprese delle infrastrutture che consentono loro di essere
competitive sul mercato

Se resta qualcosa → REDDITO NETTO:

- che va ai soci sottoforma di dividendi essendo apportatori di capitale di rischio

- Accantonato a riserva, che rafforza la struttura patrimoniale dell’impresa

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