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Economicità

L’economicità è un criterio uguale per tutte le aziende ( a differenza dell’eq.economico che può non
esserci in determinati periodi), secondo cui bisogna raggiungere l’obbiettivo del sogg.economico ai
minimi costi relativi, senza sprechi e con attenzione alle prospettive future.
Il sogg.economico deve avere degli obbiettivi chiari e precisi da perseguire, senza costi impropri e
sprechi (inaccettabili nella ricerca di un modello aziendale ispirato ad economicità, anche perché
quest’ultimi verranno
riversati su altri poiché l’azienda è anche un fenomeno sociale); la stessa cosa si può fare in vari
modi, tra le alternative (a parità di qualità), va scelta la meno costosa poiché è la più efficiente.

Efficienza = Condizione necessaria per l’economicità in senso economico, che include l’efficacia
dell’azione.

Bisogna anche concentrarsi sulla qualità.

Produttività = A fronte di un minor input (volume di materia inferiore) ho un maggiore output.

Un azienda può essere quindi indebitata, ma l’importante è che sia efficiente. Per essere efficiente
l’azienda deve essere gestita secondo economicità.
L’efficienza è imprescendibile (senza di essa non si verifica l’economicità).
L’eq.economico coincide invece con l’autosufficenza economica, ma non è importante quanto
l’efficienza.

Analisi dei costi

Per essere efficiente un’azienda deve analizzare e controllare i costi. È una variabile interna
diversamente dal rischio di mercato che non si può controllare. I costi si dividono in fissi e variabili.
I costi fissi sono quelli sostenuti dall’azienda indipendentemente dal fatto che produca o meno. Per
esempio un macchinario costa sia da acceso sia da spento. I cosi fissi sono infatti detti anche costi di
struttura.
La potenza produttiva che l’azienda è in grado di mettere in campo è sostanzialmente la sua
struttura di costi fissi.
I costifissi non rimangono però sempre uguali, hanno infatti un andamento a scaglioni.
I costi variabili, ad es.materie prime, crescono e decrescono a seconda della produzione. Per
es.l’incremento del costo può variare in modo proporzionale, + che proporzionale, - che
proporzionale.
Es il petrolio ha una crescita meno che proporzionale poiché la resa è del 100%, i metalli per
passare da x a 2x è piu che proporzionale poiché hanno resa basse e molti scarti. A seguito di un
aumento di costi fissi il break even point si sposta di molto.

I costi fissi sono quindi molto pesanti per l’azienda e per abbatterli ci sono alcune soluzioni:

Il franceising= Ti viene dato tutto, non ho costi fissi, e l’azienda che mi fornisce i mezzi si prende
un elevata
percentuale dei ricavi.

Leasing= Contratto a medio lungo termine, è come un contratto d’affitto di finanziamento, serve a
ripartire il
costo negli anni. Il leasing operativo invece prevede a fine del contratto l’acquisizione del bene.
Bilancio sociale= Serve alle imprese per spiegare come è stato ottenuto il profitto, se eticamente o
meno, se si è seguita una gestione socialmente responsabile.

I fatti aziendali come sappiamo si dividono in fatti di esterna gestione (rilevati con la contabilità
generale) e i fatti di interna gestione (rilevati con la contabilità analitica). Per essere davvero
efficenti bisogna analizzare entrambi i tipi di fatti aziendali.

Costing
L’analisi dei fatti di interna gestione serve per mantenere sotto controllo i costi, accrescere o
mantenere il surplus, per ricercare una crescita qualitativa della produzione e per controllare
l’efficienza economica della coordinazione produttiva. Il costing è la tecnica attraverso cui si
capisce il costo della struttura.
Rileva appunto i costi ed è nata con la concorrenza globale, per cercare di mantenere il surplus ed
essere competitivi.
Serve per accrescere o quantomeno mantenere la forbice fra costi/ricavi.
Il costing si svolge in 4 fasi:
1) Selezione dei costi. La prima scrematura dei costi è fra fissi e variabili che possono essere a loro
volta diretti o indiretti. Diretto quando è imputabile direttamente alla produzione di un bene
specifico, indiretto quando non è imputabile. Il margine di contribuzione lordo serve a capire
quanto va a coprire i costi fissi di struttura.

Mc=R(uni)-C(var)-C(fissi)= Reddito netto

Mc= R(uni)-C(var)=Reddito lordo

Possiamo cosi capire quanto ogni singolo prodotto contribuisce alla copertura dei costi fissi di
struttura
(attraverso il margine di contribuzione).

2) Aggregazione dei costi


Mat.prime+ Manodopera=
Costo primo+ Costi generali della produzione= Costo Industriale+ Costi gen. D’amministrazione+
Costi generali di vendita+
Oneri finanziari=
Costo complessivo+
Compenso per il rischio=
Costo economico-tecnico.

3) Localizzazione. Fase molto delicata attraverso cui l’azienda è radiografata (analizzata al


massimo), con lo scopo di analizzare ogni singola attività che costituisce un centro di costo,
ognuno dei quali è sotto un centro di responsabilità, responsabile appunto di essi. Quest’ultimo
assegna ad ogni centro un budget e controlla che le spese ci rientrino. Per assegnare il budget
bisogna conoscere bene l’azienda ed il centro di costo, altrimenti si potrebbe sopravalutarlo o
sottovalutarlo.

4) Imputazione dei costi. Prende i costi dell’azienda e li ribalta su ogni centro di costo per vedere
quanto ognuno contribuisce ai costi totali. Le basi di riparto possone essere: uniche (prendendo
in considerazione un solo criterio ad es. ore di manodopera o energia consumata), multiple
( prendendo in considerazione più paramentri , es.costo delle mat prime e osto della manodopera
diretta) o commerciali (prezzi di mercato dei prodotti dei centri).
Ogni prodotto è un mix di fattori produttivi.
I fattori produttivi si dividono in limitazionali (A, es farina della pasta) e sostituzionali. (ved quad).
Per costo suppletivo si intende il costo che si sostiene per passare da una quantità di prodotto x a
una di x+1 (incrementale).
Se avviene con costi fissi costanti, costo suppletivo varia in funzione dei soli costi variabili.
Conviene nelle aziende perché distribuisce il costo fisso su una maggiore quantità di prodotto e
quindi è più efficiente perché mantengo la struttura in massima produzione. Nasce cosi la politica
dei prezzi multipli, in cui si abbassa il margine di guadagno per vendere di piu.

il mark up è il rapporto tra il prezzo di un bene o servizio e il suo costo


Il dumping consiste nel vendere a meno della concorrenza.
Il termine LIFO è l'acronimo inglese di Last In First Out (Ultimo ad entrare, primo ad uscire)e
presuppone che vengano scaricati per primi i beni strumentali per ultimi in magazzino.

Il termine FIFO è un acronimo inglese di First In First Out (primo ad entrare, primo ad uscire.
Nel costo medio invece si fa la media del costo dei vari ordini.

10) Programmazione
Affinchè l’azienda esprima economicità, dovrà avere una partecipazione attiva sul mercato, e perciò
dovrà prendere una serie di decisioni che permettono di raggiungere gli obbiettivi aziendali. Tra
esse troviamo le scelte fatte alla nascita, come la localizzazione e la dimensione. Importante è la
scelta dell’ubicazione alla ricerca di costi più contenuti per i fattori produttivi, o di paese più
permissivi legalmente.
Per la produzione bisogna considerare la quantità di produzuone da realizzare perché da essa
dipende la scelta della gestione della struttura ( impianti, dipendenti, ecc).
Non esiste un modello standard di scelte da seguire, In ogni azienda vengono fatte scelte in base alle
prospettive future.
Le decisioni prese nel momento della nascita vanno nel tempo controllare per verificare che
seguono sempre il criterio di economicità.
La programmazione è un metodo che consiste nella ricerca di soluzioni che esprimono le condizioni
di massima economicità per conseguire gli obbiettivi aziendali. Bisogna sempre valutare l’ambiente
esterno e l’ambiente interno dell’azienda, per decidere il corso migliore da attuare. Bisogna
soprattutto analizzare il mercato e la domanda, anche in base ai concorrenti, e fare perciò delle
previsioni. Fare programmazione significa quindi scegliere la meta e come raggiungerla, fornisce
uno strumento di controllo all’alta direzione.
La programmazione aziendale si divide in strategica ed operativa.
Quella strategica disegna il piano per raggiungere gli obbiettivi e le linee di fondo della gestione, e
spetta all’alta direzione.
Quella operativa esprime il programma da realizzare è perciò la traduzione operativa e tattica delle
scelte dall’alta direzione, ed è fatta da dirigenti di secondo livello.
Generalmente programmazione strategica è a medio-lungo termine, quella operativa a breve.
Oggetto della programmazione strategica è il progetto ideato dall’alta direzione, quella operativa è
la sintesi delle scelte tattiche che costituiscono il piano operativo. Attraverso esso si controlla
meglio la gestione e si vede il rapporto fra dati programmati e quelli messi in atto.

Programmare= Studiare rotta per raggiungere un porto, scegliendo il mezzo piu adeguato.

Budget= Strumento economico-finanziario e tecnico utilizzato dagli amministratori per capire quali
sono gli obbiettivi e quali sono stati raggiunti. Il master budget, racchiude la sintesi di tutti i tipi di
busget approvati
(uno per la produzione, uno per la vendita, uno per investimenti ecc), e fornisce all’alta direzione un
prospetto per le scelte future.
Bisogna sempre rivisionare i busget, per dare le giuste informazioni all’alta direzione(raccolte dai
vari centri di responsabilità), che deve agire tempestivamente, anche ridimensionando i piani
operativi per salvaguardare l’economicità della gestione. Chi si occupa dei budget è una persona di
fiducia nell’azienda poiché l’uscita dei valori di budget può essere una perdita di segretezza, infatti
attraverso il budget si possono sapere numerose informazioni su ciò che vuole fare l’azienda.
Per costruire un budget si fanno 3 ipotesi,
realistica – possibile - ideale.

Il report è la valutazione fra dato programmato di budget e dato effettivo. Presenta


anche una motivazione di come si è arrivati a quel dato, sia esso positivo o negativo. Quest’analisi
comporta l’analisi di fattori endogeni ed esogeni e può portare alla review del budget.
Il controllo di gestione mira appunto a controllare l’attività aziendale

11) Modelli organizzativi di impreesa


Per l’impresa è necessario darsi un organizzazione. Nell’800 venne teorizzato che la divisione
scientifica del lavoro migliora l’efficienza del lavoratore. Il concetto di organizzazione è incentrato
sul lavoro dell’uomo e sull’organizzazione dell’azienda, cioè sulla sua collocazione nel posto piu
idoneo per ottenere dai fattori la più alta produttività.
L’organizzazione varia da azienda ad azienda. Con la crescita delle dimensioni aziendali il
soggetto economico delega funzioni a managers, che delegano dirigenti, che delegano funzionari
ecc..
I modelli organizzativi sono:

1- Modello funzionale (organigramma), divide l’azienda in funzioni grazie all’organigramma, cioè


al disegno dell’organizzazione, il modello con il quale si suddivide il personale aziendale.
Questo modello è costantemente revisionato per adeguarlo all’ambiente socio-economico esterno.

2- Modello multidivisionale, dove il piano strategico è incentrato nell’Alta direzionione e quello


operativo nelle rispettive divisioni.

3- Strategic business unit (Sbu). La SBU è unità alla quale si assegna un progetto, dove ci sarà un
team leader. Quando la sbu finisce, viene dissolta e i membri vengono ridistribuiti in altre sbu.

4- Joint-ventures. Accordo fra due aziende di natura commerciale, produttiva o di altro tipo (ad es.
pubblicitaria). Può essere di tipo contrattuale o produttivo (mira ad una maggiore efficienza). Nelle
joint-ventures le aziende mantengono la loro autonomia di gestione.

ATI= è una forma giuridica che da una veste alle joint-venture (associazione temporanea di
impresa). Vi è un soggetto capofila che cordina gli altri soggetti e disciplina i rapporti. È una
modalita tecnica giuridica per regolare i rappoti.

Il consorzio= Modello italiano delle joint ventures tra aziende che anche qui mantengono la loro
autonomia giuridica ed economica. Sono accordi su legami deboli, e nel consorzio non c’è nessuna
capofila ma il rapporto è di tipo paritario.

In una joint venture possono esserci due tipi di accordi: contrattuale o produttivo.
Il primo non fa sorgere una società comune ma solo un accordo fra le parti per gestire un'iniziativa
comune per poi dividerne successivamente gli utili.Il secondo è un contratto che si caratterizza per
la disciplina dell'attività della società mista, del rapporto fra i soci e della ripartizione degli utili.
5-Gruppo di impresa
Forma di collaborazione stabile fra le aziende con un legame forte. Si ha un unico soggetto
economico che fissa
le strategie per tutte le aziende. Si hanno pluralità di soggetti giuridici, tanti quanti sono le aziende.
Con il gruppo si possono ottenere risultati che stand alone non si raggiungerebbero. È anche una
risposta alle sfide sul mercato divenute globali. I gruppi possono essere:

1- Gruppo ad integrazione verticale, dove c’è una holding che controlla una società A che controlla
una società C ecc. Puo essere una holding pure ( se ha compiti solo finanziari) o mista (se ha
impianti ecc.) Soggetto economico è H (holding) che è al vertice della catena e possiede azioni
solo di A ma controlla anche B e C. Spesso la holding è in un paese a tassazione agevolata per
avere imposte più basse. Si ha questo schema per aziende che producono beni per altre aziende
del gruppo.

2- Gruppo ad integrazione orizzonatale, si usa in aziende che si occupano di diversi segmenti di


mercato, per servirlo a 360 gradi.

3- Gruppo conglomerato o plurisettoriale, tipo di gruppo segmentato in vari settori, si frattura il


rischio di mercato (se fallisce un settore ve ne sono altri).
Creando un gruppo l’economicità non si riferisce più alla singola azienda ma c’è un economicità di
gruppo.
Fondamentali nei gruppi è la programmazione e il controllo. Il gruppo giuridicamente non esiste.

12) Rapporto fra capitale e lavoro


Non è solo il capitale ad essere in posizione residuale, ma anche il lavoro. Per esempio un negozio
non ha il costo fisso del lavoratore poiché chi ci lavora è anche il proprietario. Il
proprietario/lavoratore prenderà quanto resta in più dalla gestione. Chi corre il rischio di mercato
generalmente ha la contropartita che può gestire l’azienda. Se tutti i fattori sono in posizione
residuale, tutti gestiscono l’azienda e questo porterebbe a conflitti.
Troppi fattori residuali non sono infatti un bene.

Stock option: Pacchetto azionario dato dai dirigenti per remunerarlo oltre al denaro. È un premio e i
dirigenti diventano così soci e sono incentivati a lavorare sempre meglio.
Le azioni sono tenute per 5 anni poi vengono
vendute.
Partecipazione: Rappresenta la vera partecipazione del lavoro al capitale d’impresa. I lavoratori
sottoscrivono le
azioni della società (pagando per diventare azionisti). Restano però dei soci di minoranza ma
possono cosi
partecipare alle elezioni del collegio sindacale e al consiglio di amministrazione.
Cogestione: nasce come forma transitoria adatta alle aziende in crisi per mantenere l’azienda in
piedi, può
anche essere forma unita a modello di corporate governance. In generale non può avvenire in Italia
ma ci sono
eccezioni. Per esempio in aziende di piccole dimensioni, il soggetto economico decide di vendere I
lavoratori
fanno un patto, mettendo il loro lavoro in posizione residuale per il tempo necessario a trovare un
acquirente
che dia garanzie al mantenimento del posto di lavoro. Rinunciano quindi temporaneamente al loro
stipendio.
Autogestione: I dipendenti acquisiscono la quota di maggioranza del soggetto economico dandogli
il TFR.
Avviene in aziende medio piccole.
Management buy out: Operazione con cui i dirigenti sostituiscono il soggetto economico
acquisendo l’azienda
anche con l’aiuto di un finanziatore esterno.
13) Fabbisogno finanziario
Anche le aziende che producono per il consumo hanno problemi finanziari, pur non essendo
paragonabili a
quelli che producono per il mercato. Il ciclo economico delle aziende che producono per il consumo
è fatto
prima dai proventi, ed in base ad essi si sostengono i costi. La difficoltà stà quindi nel trovare i
proventi.
L’amministrazione deve perciò investire una parte dei proventi per garantire la continuità del ciclo
aziendale. Il
fabbisogno finanziario si crea per il gap temporale fra entrate ed uscite. Ed i costi in genere
anticipano i
proventi. Può anche fare un deficit (spendere oltra ai proventi). Le aziende che producono per il
consumo anno
tre problemi: Ricercare i giusti investimenti per far fruttare i proventi, il fatto che i costi vengano
prima dei
proventi (per esempio la Asl ha crediti nei confronti della Regione ed è costretta quindi a
factorizzarli) e il deficit
spending, ovvero il fatto che a volte si sostengono costi che superano i proventi, può essere dovuto
da un errata
programmazione. Le aziende di consumo coprono il loro fabbisogno con il solo capitale di credito.
Se un anno
hanno disavanzo fra proventi e costi, l’anno successivo dovremmo capire il disavanzo con un
eccedenza dei
proventi sui costi. Bisogna sempre tener presente che capitale di credito ha un costo rappresentato
dagli
interessi.
Le aziende che producono per lo scambio, nascono già con l’esigenza di recuperare i mezzi
finanziari poiché i
ricavi sono in funzione dei costi (e del mercato). Partono con uno stock, il capitale di rischio. Non
esistono
aziende per lo scambio che non abbiano fabbisogno finanziario. Esso nasce da:
Costo del lavoro, costi pluriennali, costi di gestione, crediti (poiché sono mancata monetizzazione),
cassa
(tenendo i soldi in cassa si perdono opportunità di investimento). Il fabbisogno deve essere
analizzato bene per
capire l’adeguata fonte di finanziamento.
Sottocapitalizzazione: Le aziende hanno fonti di finanziamento sbilanciate verso le fonti esterne, si
ricorre
sempre piu infatti al capitale di credito rispetto a quello proprio anche quando in alcune occasioni
conviene fare
il contrario. Se la fonte dovrebbe essere cap di credito ho l’obbligo morale di non accettare capitale
di credito
anche a costo di chiudere, poiché il capitale di credito porta costi in piu. Questo accade anche
perché spesso al
sogg. economico conviene ricorrere al capitale di credito per non perdere la leadership. La
distinzione dei
fabbisogni è necessaria per la scelta delle fonti di copertura. Lo studio del fabbisogno è
indispensabile per la
scelta della giusta fonte di finanziamento, in modo tale da rimborsare nel modo previsto.
Il fabbisogno varia da azienda ad azienda. Ad esempio ci sono aziende che in un periodo non hanno
bisogno di
finanziamenti perché monetizzano tutti in quel periodo (aziende stagionali). Hanno quindi
fabbisogni nulli in
alcuni periodi, e picchi di costi in altri (es panettone), è chiamato fabbisogno stagionale. La
soluzione potrebbe
essere investire a breve termine quando si ha un alta liquidità, o acquisire aziende stagionali in un
periodo di
monetizzazione opposto.
Il fabbisogno può essere rigido, ed avere quindi una struttura rigida, con molti costi fissi che fanno
innalzare di
molto il break even e porta ad un irrigidimento del fabbisogno che è costante e sempre presente. Se
si ha una
flessione di ricavi ci si trova in difficoltà. Se ho meno costi fissi invece ho un fabbisogno elastico.
Crisi finanziaria è dovuta dall’incapacità dell’azienda di trovare adeguati mezzi di finanziamento.
Se per
esempio ho impianto che vale 1000 e dura 10 anni e scelgo finanziamento a 10 anni, ho sbagliato
perche non
considero per esempio che ogni tre mesi quel macchinario deve avere una manutenzione che genera
quindi
fabbisogno. Bisogna analizzare fabbisogno e scegliere bene le fonti di finanziamento. Le fonti di
finanziamento
sono 4: Con capitale proprio, con capitale di credito, fonti innovative o ibride e
l’autofinanziamento.
14) Fonti di finanziamento
1- Capitale proprio
È legato all’azienda fin dall’inizio, dove viene subito investito. Aumentando il capitale proprio si
fanno entrare
altri soci. Il vantaggio di questo finanziamento è che non costa nulla all’azienda. Può essere
rischioso perché
può infatti avvenire una scalata ostile dove soggetto economico perde il capitale di comando. Per
questo motivo
è restio a scegliere questa fonte di finanziamento. Chi investe nell’azienda guarda quanto l’azienda
ha
distribuito dei suoi utili. Sul mercato delle azioni i risparmiatori guardano i rendimenti gli utili il
bilancio ecc. e
decidono se investire. Per aumentare il capitale proprio si sceglie anche di quotare l’azienda, con
oneri altissimi
e nuovi obblighi: dare info trimestrali al mercato, amministratori con determinate caratteristiche,
comitato di
remunerazione, bilancio secondo principi internazionali. Si ricorre in genere al capitale proprio per
investimenti
strutturali.
2- Capitale di credito
Ha un costo chiamato interesse, ed è piu versatile: sconto, mutuo, anticipazione, factorning, prestito
obbligazionario, leasing. I finanziamenti con capitale di credito possono esse:

1) Autoliquidanti, forma tecnica generalmente a breve termine. Si scambia una liquidità immediata
a fronte di un titolo di credito a più lungo termine.

2) A rientro, si sta attenti che il prestito rientri. Ad esempio i fidi bancari. Il fido bancario, o
affidamento, è definito come l'impegno assunto da una banca a mettere una somma a
disposizione del cliente, o di assumere per suo conto un'obbligazione nei confronti di un terzo.
Sono ottenibili con garanzie reali (ipoteca pegno), reddituali (devo dimostrare di avere entrate) e
personali (garantiti da immobili per esempio riscossi in caso di mancato pagamento)

3) A rimborso, mutuo e prestito obbligazionario


Il credit crunh: Quando le banche non danno credito. Sono poche le aziende che hanno bilanci
positivi, quindi c’è meno possibilità di ottenere prestiti.
+ liquidità=investimenti
Vi sono 3 basilea, accordi fra banche internazionali, che valuta le regole che le banche devono
rispettare per essere sane.
Con basilea due è stato introdotto il rating, il soggetto che chiede il credito ha un determinato
punteggio:
A+++, affidabile, credito erogato.
B+, poco affidabile, con piu garanzie credito erogato. C---no credito anche aggiungendo altre
garanzie. Il rating si basa sui bilanci, sulle dichiarazioni, sui redditi, sul
patrimonio.
Rapporto fra capitale proprio e capitale di credito
Se scelgo di utilizzare capitale di credito (con tasse deducibili o meno) e capitale proprio la
situazione cambia. I
redditi netti per esempio sono diversi (capitale proprio maggior reddito). Non è questo pero il
criterio di scelta
perché vi è il fenomeno della sottocapitalizzazione, perciò il parametro da vedere non è il reddito
netto ma la
redditività intrinseca del capitale proprio, cioè calcolare il rendimento del capitale proprio nelle
diverse ipotesi.
Questo rendimento si ottiene attraverso il R:O:E (Return On Equity) dato dal rapporto fra reddito
netto e capitale
proprio (è chiamato tasso di ritorno del capitale proprio). Le aziende sono sottocapitalizzate perché
si sceglie il
capitale di credito anche quando risulterebbe il capitale proprio la scelta giusta da fare. Lo Stato ha
cercato di
intervenire per cambiare questa tendenza introducento per esempio l’irap (imposta regionale attività
produttive)
e la DIt (doppia tassazione sulle entrate). Bisogna calcolare oltre al R.O.E anche il R.O.I, tasso
rendimento
capitale investito, facendo reddito operativo diviso capitale proprio investito. Se il R.O.I (del
capitale proprio) è
maggiore dell’interesse annuo l’azienda può indebitarsi.
Non esiste quindi un rapporto ottimale fra capitale proprio e capitale di credito. È un rapporto
dinamico, bisogna
scegliere volta per volta, analizzando tutte le variabili interne ed esterne, vedendo il rapporto fra i
due tipi di
capitale
3--Fonti innovative o ibride
Vi sono elementi che hanno caratteristiche sia del capitale proprio sia del capitale di credito.
1- Prestiti partecipativi o subordinati, è una forma ibrida poiché questo prestito non rientra nei due
tipi di capitale. Il soggetto finanziatore eroga un prestito e non chiede interessi per un certo
periodo, fino a quando l’azienda finanziata non raggiunge un certo obbiettivo stabilito nel
contratto di finanziamento, generalmente sono massimo 3 anni. Raggiunto l’obbiettivo si iniziano
a pagare interessi molto superiori a quelli normali di mercato. Spesso si evita questo tipo di
finanziamento perché considerato troppo oneroso. Il finanziatore è l’ultimo dei creditori in caso di
liquidazione e per un periodo è portatore di capitale di rischi. Se la società non raggiunge gli
obbiettivi infatti, o non prende nulla o interessi bassissimi.
2- Prestito obbligazionario convertibile, è capitale di credito ma ha una doppia natura, perché è
convertibile e il diritto di conversione può essere venduto (cum warrant), ad un altro soggetto in
cambio di denaro. Chi lo comprea a scadenza può scegliere se essere rimborsato o convertire,
diventando capitale proprio e non più capitale di credito.
3- Project financing, fonte di finanziamento innovativa, ha solo le caratteristiche del capitale di
credito. È erogato per la realizzazione di certi progetti di interesse pubblico. Nel progetto
intervengono soggetti pubblici o privati. Le aziende private che partecipano posono essere
finanziate (ad es metro c). Vi è una banca finanziatrice ma anche soldi pubblici. I tassi di
interesse sono i più bassi. Gli interessi coprono solo una parte del capitale.
4- Fondi di venture capital. I venture capitalist sono i portatori di capitale di credito che proviene da
diversi fondi: 1) fondi di private equity, si cercano sul mercato imprese piccole-medie, con grandi
potenzialità, fermate dalla crescita a causa di mancanza di fondi. Il fondo porta denaro,
tecnicamente di rischio, e diventano soci ma non si comportano come tali. Non partecipano alla
gestione ma la tengono d’occhio. Una volta sviluppata l’azienda o il soggetto economico compra
l’azienda al prezzo attuale o l’azienda è messa quotata sul mercato e venduta. 2) Fondi di
investimento, prendono i soldi dai risparmiatori e li investono nelle migliori società, con più
stabilità e dopo li rivendono. I fondi chiusi investono in società piccole non quotate e prima di 4
anni non le rivendono. 3) Merchant Bank, istituti di credito che offrono finanziamenti ad aziende
grandi. Gestiscono grandi patrimoni privati. Sottoscrivono quote di minoranza poi riacquistabili dal
soggetto economico.
4- Autofinanziamento
Fonte di finanziamento non liquida senza costo poiché consiste nel trattenere una risorsa interna
(risparmio di
impresa) Non si incrementano le entrate, ma si evitano le uscite.
1) Autofinanziamento patrimoniale (a valle). Se si hanno utili per 100 e di questi se ne
distribuiscono
800, 200 è utile non distribuito che aumenta il patrimonio. Questo finanziamento non ha un costo
ma ha un limite, lo politica dei dividendi. Se per esempio dei 1000 ne distribuisco 300, non
avendo una politica dei dividendi in linea con il mercato, rischio di essere letto dal mercato in
difficoltà e gli investitori saranno meno.
2) Autofinanziamento a monte. Realizzato attraverso il trasferimento delle risorse che si effettuano a
monte del processo di generazione dell’utile di bilancio, nel conto economico. Ciò avviene
attraverso gli ammortamenti e gli accantonamenti (non hanno contropartita finanziaria, cioè uscita
di denaro). Negli ammortamenti si fa pesare un costo pluriennale lungo tutta la vita del bene.
Servono per contrapporre i costi ai ricavi che sviluppa il bene, ricostruire le risorse finanziarie ed
è voce di autofinanziamento poiché si carica il C.E di un costo senza uscita di denaro. Con
l’accantonamento si valutano gli ammortamenti per rischi futuri. Si registra un costo senza uscita.
Dal 2007 il TFR non è piu una fonte di finanziamento poiché le aziende con piu di 50 dipendenti
devono fare gli accantonamenti su fondi pensione o INPS. Il limite dell’autofinanziamento a
monte stà nella capacità di struttura di sopportare ammortamenti ed accantonamenti, il costo può
infatti essere aumentato nel limite dei ricavi.
L’autofinanziamento e la sua analisi è collegata con l’analisi del Flusso di Cassa, il CASH FLOW,
visto come
uno strumento di controllo e parametro per scegliere investimenti. Il cash flow è elemento di analisi
dinamica
delle movimentazioni finanziarie dell’impresa. Bisogna vedere prima il cash flow operativo, cioè
quello
caratteristico della gestione aziendale, e poi lo si integra nel quadro generale dei movimenti
monetari
dell’esercizio.
Cash Flow Operativo= Ricavi operativi- costi operativi +- variazione di crediti commerciali+-
variazione di debiti
commerciali=Entrate – Uscite.
I ricavi operativi sono dati dalla vendita dei prodotti caratteristici. I costi operativi sono i costi della
produzione di
questi prodotti. + crediti ho e più il cash flow è basso, infatti i crediti sono mancata monetizzazione
dei ricavi. +
debiti ho e più è il cash flow, infatti sono un mancato sostenimento di costi.
Le aziende sane hanno alto potenziale di autofinanziamento e buon livello di cash flow. Ci
accorgiamo se un
azienda ha fatto autofinanziamento se 1) Nello Stato patrimoniale cresce negli anni l’attivo e il
passivo rimane
uguale. 2) Se nello Stato patrimniale diminuisce il passivo tanto quanto diminuisce attivo.
Se i crediti scendono è negativo per autofinanziamento (decrementa l’attivo) e positivo per il cash
flow. Stessa
cosa avviene se crescono i debiti.
Il cash flow operativo consente di scegliere idonee fonti di finanziamento. Se positivo indica le
risorse generali e
disponibili per coprire i fabbisogni, se negativo indica fabbisogno generato dalla gestione.
Grado di autonomia finanziaria (GAF)
Indica quanto i mezzi interni, al netto dei prestiti, sono in grado ci coprire le uscite per il riborso dei
presiti, cioè
quanto è autonomo rispetto al sistema di credito e quanto può quindi non ricorrere al capitale di
terzi per coprire
le uscite. Il gaf è diverso dall’autosufficenza finanziaria poiché essa è solo teorica e tipica per le
aziende in
monopolio. Se faccio molto autofinanziamento ho un alto grado di autonomia finanziaria. Il gaf si
calcola
facendo (cash flow- pagamento dividendi+ realizzo investimenti) diviso (uscite per investimenti+
uscite per
rimborso prestiti)
È una sorta di indice di indebitamento dell'azienda e rappresenta anche la dipendenza dal capitale di
credito, si
riferisce al quadro generale dei movimenti monetari dell'esercizio.
Contabilità integrata
Meccanismo che permette di far dialogare i diversi sistemi contabili utilizzati per monitorare gli
elementi di costo
e ricavo. Interagiscono il sistema di contabilità generale (COGE) e quello di contabilità analitica
(COANA),
attraverso due sistemi:
1) Unico contabili, un solo piano dei costi
2) Duplice contabile, due libri giornale e due piani dei conti, inventato dalla Sap azienda tedesca.
Utilizza conti di collegamento per far interagire i due sistemi.
Contabilità, libro e integrazione col quaderno.
Introduzione
Durante la vita dell’azienda, chiamata gestione, si susseguono una serie di fenomeni suscettibili di
essere rilevabili
quantitativamente per diversi scopi; le finalità di queste rilevazione sono sempre pratiche. Gli anni
in cui è divisa la gestione si
chiamano esercizi o periodi amministrativi, possono o meno coincidere con l’anno solare
Durante l’esercizio l’azienda pone in essere tutta una serie di fatti di gestione, che devono essere
rilevabili sotto l’aspetto
quantitativo. I fatti possono essere di interna o esterna gestione, infatti l’azienda è un sistema aperto.
La contabilità deriva dalla
ragioneria, ed ha lo scopo di rilevare i dati di azienda attraverso i conti. Esistono due tipi di
contabilità: Analitica (interna
gestione) non obbligatoria, e generale (esterna gestione) obbligatoria. La ragioneria più in generale
si occupa della rilevazione,
rappresentazione e interpretazione dei dati di azienda. Per dato intendiamo una cosa oggettiva,
rilevata di volta in volta. Per
valore indichiamo un elaborazione soggettiva di un dato. Per metodo intendiamo l’insieme di regole
che ci permettono di
rilevare i fatti aziendali. La partita doppia è un metodo. I fatti di esterna gestione sono obbligatori
da registrare poiché i soggetti
esterni, chiamati stake holders (es banca, azionisti), possono prendere informazioni dal bilancio.
Sistemi e metodi contabili
In economia aziendale per conto si intende quel prospetto che accoglie le scritture contabili relative
ad un oggetto
commensurabile e variabile. I conti possono essere in forma scalare o sezione divise e contrapposte.
Nelle sezioni divise e
contrapposte la sezione di sinistra prende il nome di dare, la destra di avere. Accendere un conto
significa intestarlo ad un
oggetto ed iscrivere il primo valore. Si definisce sistema contabile quell’insieme di conti cordinati
fra loro per determinare un
oggetto complesso. Metodo contabile piu in uso è quello della partita doppia, in cui nella stessa
scrittura avremo aspetto
economico e finanziario. In una stessa scrittura tanto, andrà in dare quanto in avere in un altro
conto. La partita doppia utilizza i
conti a sezioni contrapposte. Si basa appunto sul principio del pareggio.
Il metodo della partita doppia applicato al sistema del reddito
Vi sono due grandi classi di conti, quelli economici e quelli numerari; i primi accolgono le
variazioni economiche positive e
negative, i secondi le variazioni numerarie o finanziarie.
I conti numerari si distinguono in certi, assimilati e presunti, in relazione alla loro maggiore o
minore suscettibilità a trasformarsi
in denaro. I conti economici invece accolgono scritture riguardanti costi e ricavi, le loro rettifiche e
gli incrementi/decrementi del
capitale.
I conti economici si dividono in conti di reddito e di capitale. I conti economici di reddito si
dividono a loro volta in conti
d’esercizio o pluriennali.
Reddito= Insieme di entrate e uscite nell’esercizio.
Patrimonio= Complesso di beni, mobili ed immobili dell’azienda.
Capitale= Quanto utilizzato per avviare un impresa.
Per permutazione finanziaria si intente la registrazione di due fatti finanziari ad es porto del denaro
dalla cassa alla banca.
I conti possono essere monofase (variazioni in una sola sezione) o bifase ( variazioni sia in dare sia
in avere).
Nei conti economici avremo nel dare +costi –ricavi – capitale(var. economiche negative). Nell avere
avremo –costi +ricavi
+capitale (var. economiche positive).
Nei conti numerari avremo nel dare +denaro, +crediti, - debiti. Nell avere –debiti, –crediti, + debiti.
Le variazioni economiche fanno riferimento al reddito, quella grandezza che incrementa o
decrementa il capitale. I conti
economici hanno come oggetto la formazione del reddito. Di solito i ce sono monofase, i numerari
bifase.
I libri contabili obbligatori per legge sono il libro mastro, un riepilogo di tutti i conti utilizzati, e il
libro giornale, che riporta in
ordine cronologico le rilevazioni contabili.
Una scrittura può essere semplice ( 1 in D, 1 in A), composta (+ in D, 1 in A), complessa (+ in D, +
in A).
Le scritture si dividono in scritture: 1- Di gestione 2- di costituzione 3- di chiusura 4-di apertura 5-
Di liquidazione.
Le scritture di gestione
Le prime operazione di gestione per semplicità e cronologia sono l’acquisto dei fattori produttivi e
la vendita di beni. I costi
precedono normalmente i ricavi. I fattori produttivi sono: materie, impiati, macchinari, automezzi,
energia elettrica, manodopera
ecc.
Se per esempio acquisto materie prime per mille, avrò il conto materie prime c/acq, conto
economico di reddito acceso alle
variazioni economiche negative (+ costi), ed il conto banca, un conto numerario certo, con una
variazione numeraria passiva (-denaro). Gli aspetti sono quelli economico, ovvero il sostenimento
di un costo, e quello numerario, rappresentato dall’uscita di
denaro.
Iva
Imposta sul valore aggiunto. L’Iva viene applicata a tutte le cessioni di beni o servizi che avvengono
nello Stato in virtù
dell’esercizio di impresa, arti o professioni. È un imposta indiretta, poiché per l’impresa non è un
costo, ma lo è solo per il
consumatore finale. Rappresenta quindi un debito o un credito nei confronti del’Erario. Quando
l’impresa paga l’Iva al fornitore,
sta contraendo un credito nei confronti dell’Erario. Quando vende incassa l’Iva che dovrà ridare in
seguito all’Erario. Il debito
ed il credito sono compensabili. L’Iva rappresenta l’incremento di valore che la merce subisce
passando da un soggetto
all’altro. I presupposti per l’Iva sono, oggettivo (cessione di beni o servizi), soggettivo ( si applica
per l’esercizio di impresa, arti
o professioni) e territoriale (nel territorio italiano). È un imposta indiretta e proporzionale poiché
piu è alta la base imponibile,
più alto sarà l’importo.
Iva= Base imponibile*%Iva (aliquota). Nel 1999 le tre aliquote erano del 4%,10%, 20%. Nel 2011 4
%,10 %,21 %. Nel 2013 4
%,10 %, 22 %
Il 4% è la super-ridotta, applicata ai beni di prima necessità (es pane, latte)
IL 10% è la ridotta, applicata ad esempio alle utenze elettriche, agli alberghi.
Il 22% è l’aliquota ordinaria, comprende tutti gli altri beni. La normativa Iva prevede il passaggio
verso fornitori e clienti e non
direttamente per cassa. Il debito Iva verrà saldato il 16 del mese successivo al periodo di imposta,
con il modello F-24. Se si
chiude a credito, si potrà scalare dai periodi di imposta successivi. Le imprese cercano quindi di
anticipare l’incasso Iva e di
comporre entrate ed uscite in maniera equilibrata per non generare fabbisogno finanziario.
Tenderanno quindi a ritardare le
uscite ed anticipare le entrate.
Cambiale
Titolo di credito formale (poiché richiede una forma specifica), oneroso ( per essere valido devono
essere infatti pagate
imposte del 12%) ed esecutivo. Ha il pregio della facile trasferibilità e garantisce in casi di mancato
incasso, un azione
esecutiva nei confronti del patrimonio del debitore, è quindi come una sentenza del giudice. La
cambiale può essere avallata,
ovvero viene data una maggiore garanzia al beneficiario di essa, infatti in caso di mancato
pagamento, l’avallante (un terzo),
paga il beneficiario e può fare azione di regresso nei confronti dell’avallato.
Resi
Vi sono casi in cui gli acquisti e le vendite effettuate devono essere rettificate. I conti economici
sono monofase verranno quindi
creati nuovi conti appositi.
Fattore lavoro
Il lavoro a tempo indeterminato di un dipendente, rappresenta per l’azienda un costo fisso. Il
contratto di lavoro è: tipico
( condizioni imposte da chi lo fa), bilaterale (interazione fra datore e lavoratore) e oneroso (con
retribuzione). Il lavoratore è il
soggetto che presta la sua attività manuale o intellettuale in cambio di uno stipendi. Per cuneo
fiscale si intende l’intero costo
che il lavoratore rappresenta per l’azienda. Il datore di lavoro invece funge da sostituto di imposta,
deve perciò trattene ciò chè
è dovuto dal lavoratore e retribuirlo al fisco. Gli oneri sociali sono un contributo a carico del datore
di lavoro da versare agli enti
previdenziali ed assistenziali, sono un costo aggiuntivo alla retribuzione. L’aliquota è del 33%,
divisa fra datore (25%) e
lavoratore (8%). Gli assegni familiari sono una somma che gli enti previdenziali erogano al
lavoratore, in base al numero di
familiari a carico del lavoratore. L’Irpef è un imposta a cui è soggetta la rendita del lavoratore ed è
detratta dal suo stipendio; è
progressiva (applica le aliquote) e a scaglioni (ha 5 scaglioni). Alla retribuzione lorda del
dipendente sono aggiunti gli assegni
familiari e sono detratti l’irpef e gli oneri sociali. Le imposte detratte dal datore sono versate
all’Erario il 16 del mese
successivo. Scaglioni Irpef 1)0-1250 23% 2) 1250-2333,3327% 3) 2333,33-4583,3338%
4)4583,33-6250 41% 5)
6250-….. 43%
Consulenza
L’azienda può anche servirsi di una consulenza, può cioè assumere la capacità di un altro soggetto
al quale verrà affidato un
compito. Il soggetto è un libero professionista, titolare di partita Iva e che acquista la sua
prestazione deve effettuare una
ritenuta d’acconto pari al 20% del valore lordo del compenso. All’onorario, cioè il compenso
richiesto dal libero professionista, è
aggiunto un contributo previdenziale (dal 2% al 4%) se il professionista è iscritto ad una cassa di
previdenza (imponibile). Su
questa è calcolata l’Iva del 22% e si ottiene il totale parcella a cui è detratta la ritenuta d’acconto del
20%. Cosi risulta il netto
da pagare al tributarista.
Scritture di finanziamento
Rimandare nel tempo la riscossione dei ricavi fa si che l’azienda fa meno liquidi, se riesce a
rimandare un pagamento invece
ne avrà di piu. I liquidi sono necessari per fare investimenti e nasce quindi un fabbisogno
finanziario, che si crea con il gap
temporale fra entrate ed uscite. Il finanziamento deve essere qualitativamente e quantitativamente
adatto. Se chiedo 100 non
accetto 99, se ho incassi a 5 anni non posso accettare finanziamento ad un anno. Un eccessivo costo
dei finanziamenti
inevitabilmente produrrà effetti negativi sul ciclo economico. La necessità di mezzi finanziari
investe tutta l’azienda. Una
struttura in equilibrio non è infatti detto che abbia autosufficienza finanziaria. Vi sono due grand
classi di fonti di finanziamento:
quelle che si vincolano all’azienda sotto forma di capitale di credito, e quelle che si vincolano
all’azienda sotto forma di capitale
proprio (vi sono poi anche fonti di finanziamento ibride e l’autofinanziamento). Non tutte le fonti
sono facilmente reperibili.
Occorre innanzitutto analizzare la natura del fabbisogno, tenendo conto dei costi del finanziamento
esterno. Le imprese
italiane troppo spesso ricorrono al capitale di credito, bisognerebbe tener conto delle variabili
esogene ed endogene
dell’azienda. Il capitale di credito entra in azienda ed ha una durata prestabilita, con una
remunerazione certa e quantificabile,
non vi è un rischio Il capitale proprio invece ha una remunerazione eventuale e non prestabilita. Si
diventa soci o titolari, la
remunerazione sarà legata ai risultati aziendali.
Il finanziamento con capitale di credito può essere a breve (0-1), medio(1-5) o lungo(5+) termine.
Ci sono tre tipi di
finanziamento con capitale di credito a breve termine:
Anticipazione Bancaria
Per anticipazione bancaria si intende in contratto tramite il quale la banca concede denaro al cliente,
che in cambio dovrà dare
garanzie per la restituzione in base al valore del prestito. Gli interessi passivi possono essere
corrisposti anticipatamente o
posticipatamente. Va precisato che le garanzie non danno origine a nessuna movimentazione
finanziaria o economica, ed
andranno registrate in conti d’ordine, deputati a far memoria di queste potenziali movimentazioni. Il
costo del finanziamento è
deputato dai soli interessi passivi.
Sconto Cambiario
È poco utilizzato poiché le cambiali risultano troppo onerose rispetto la loro efficacia. L’operazione
consiste nel chiedere ad
una banca di anticipare l’importo di una cambiale attiva. La banca attraverso un operazione
finanziaria chiamata
attualizzazione trasforma il valore futuro in presente e corrisponde tale cifra all’azienda. Allo
scadere della cambiale sarà la
banca e non il cliente ad incassare il titolo di credito. Il tasso di interesse per l’attualizzazione è
chiamato tasso di sconto. È
uno sconto pro solvendo poiché la banca non si assume il rischio di mancato incasso. Nel caso
questo avvenisse l’impresa
deve ridare il valore delo sconto e pagare le spese di protesto. Il costo del finanziamento è pari allo
sconto a cui si aggiungono
in caso di mancato incasso le spese di protesto e le eventuali commissioni bancarie.
Factoring
È un contratto atipico, poiché non è regolato da un preciso articolo del codice civile. Il factoring
consiste in una cessione di
crediti da parte di un possessore di credito, ad una società chiamata Factor, la quale può assumersi o
meno il rischio di
mancato incaso.

Pro-soluto: L’azienda cede completamente il credito alla società di factoring, la quale attualizza il
credito con le relative spese e
commissioni. La vita del credito non riguarda più il credito poiché in caso di mancato incasso non la
riguarderà. È un
operazione ovviamente più onerosa, con commissioni maggiori rispetto alla cessione pro solvendo.

Pro-solvendo: l’azienda cede i crediti alla società di factor ma al momento di mancato incasso ridà
il credito all’azienda.
Scritture di finanziamento a medio lungo termine: il mutuo, il prestito obbligazionario.
Mutuo

L’impresa chiede dietro un idonea garanzia, una somma di denaro in prestito che deve restituire in
un periodo in genere da 5 ai 15 anni con un tasso di interesse che può essere fisso o variabile. Il
piano di rimborso del mutuo prevede delle rate a
scadenza fissa, normalmente semestrale, in cui si distingue la quota d’interessa e la quota capitale. Il
costo del finanziamento
è pari agli interessi.
Prestito obbligazionario
Si rivolge al pubblico dei risparmiatori. Per allettarli di solito è necessario dare una significativa
quota di interesse.
L’obbligazione è il titolo rappresentativa del debito della società, e non da alcun diritto alla
partecipazione degli utili della
società, ma solo ad una cedola d’interesse corrisposta periodicamente (solitamente 6 mesi) fino alla
scadenza del prestito. La
restituzione può avvenire per estrazione o in blocco, o si può convertire il prestito in capitale sociale
convertendo l’obbligazione
in un azione. La prima fase dell’obbligazione è quella della emissione ( che può essere alla pari, se
valore di emissione è
uguale al valore nominale, cioè quello di rimborso, sotto la pari, val. di emissione inferiore al val. di
rimborso, ed i questo caso
è un costo pluriennale per l’azienda per allettare, o sopra la pari con val. emissione maggiore al
valore di rimborso, che può
avvenire magari in un gruppo). Indipendentemente dalla modalità, la seconda fase è quella del
versamento, dove si registra un
entrata di denaro. La cedola di interessi comincia a maturare al momento dell’emissione. La terza
fase è quella del pagamento
della cedola di interesse, sui l’impresa funge da sostituto di imposta, che pagherà il 16 del mese
successivo. L’ultima fase è
quella del rimborso, in estrazione o in blocco. Estrarre significa affidare al caso il rimborso
anticipato.
Scritture di costituzione
In queste scritture si rileva la nascità dell’azienda, quando prende vita attraverso il conferimento del
capitale iniziale da parte di
uno o più soggetti che danno vita all’ente autonomo azienda.
Costituzione di una ditta individuale: Forma giuridica data dall’imprenditore che decide di
rispondere illimitatamente e
personalmente con il proprio capitale su tutti gli obblighi dell’azienda. Non vi è una netta divisione
tra capitale personale e
capitale aziendale, la ditta si configura con l’imprenditore stesso, per questo motivo il nome
dell’azienda deve contenere quello
del soggetto che gli ha dato vita. Se fallisce l’azienda è perché è fallito l’imprenditore.
Vantaggi: Semplice da costituire, basta scriversi presso la camera di commercio che dà un codice
numerico (P.Iva), iscritto su
tutte le fatture emesse. Inoltre non si ha l’obbligo di redigere il bilancio.
Svantaggi: Non c’è distinsione fra capitale personale e aziendale, e si ha meno poter contrattuale per
il poco capitale. L’utile è
imputato direttamente sull’imprenditore e perciò le imposte irpef saranno molto grandi.
Poi vi sono le società distinte in società di persone (SS,SNC,SAS) e le società di capitale
(SPA,SAPA)
Costituzione di una società di persone: I soci in questo tipo di società hanno una responsabilità:
Illimitata, se infatti l’azienda ha debiti che non può rimborsare con il patrimonio aziendale, sono i
soci che pagano il debito
illimitatamente con il loro patrimonio. La responsabilità non è quindi limitata al capitale conferito.
Solidale: Tra i soci se uno non paga saranno gli altri a pagare tutto e poi spetta questi farsi ridare i
soldi.
Sussidiaria: La responsabilità sul patrimonio personale entra in un momento seguente, prima si
passa l’azienda poi dai soci.
La SAS prevede due tipi di soci accomandanti e accomandatari. I primi intervengono solo con il
capitale conferito.
Costituzione di una società di capitale: Costituendo una società di capitale essa è un ente giuridico
ed ha autonomia
patrimoniale perfetta (il patrimonio della società à nettamente distinto da quello della società). Per
costituirla è necessario: Spa
(atto pubblico), SRL (atto pubblico e scrittura privata autenticata). Entrambe devono essere poi
iscritte nel registro ed è una
iscrizione dichiarativa e costitutiva.
Nelle Spa il capitale è diviso in azione e i soci della Spa hanno egual diritti per classi di azioni.
Capitale minimo è di 120.000
euro. Non si può conferire prestazioni d’opera. La costituzione può avvenire con sottoscrizione
simultanea (con la presenza di
tutti i soci che si ritrovano nello stesso momento per sottoscrivere il capitale), o con sottoscrizione
ad evidenza pubblica (un
gruppi di persone, i promotori, che vogliono dar vita ad una Spa fanno una proposta pubblica, per
far aderire altri soci (si pone
l’idea sul mercato). Non si può fare un conferimento sotto la pari perché creerebbe un falso capitale
sociale.
Nelle Srl Il capitale sociale è diviso in quote, Può diventare a responsabilità illimitata se il socio non
ha conferito l’intero capitale
sottoscritto o se non c’è una giusta comunicazione che la società è unipersonale. Il capitale minimo
è di 10.000 euro.
Per i conferimenti in denaro il 25% subito. Per beni in natura stima e conferimento tutto subito.
Scritture di chiusura
Bilancio di verifica
La verifica contabile è fondamentale per il corretto monitoraggio delle rilevazioni quantitative. Le
imprese tendono infatti a
redigerlo giornalmente. Non si fa altro che verificare che le somme iscritte in dare coincidano con
quelle scritte in avere.
Il bilancio
Il bilancio vede la luce quando il suo redattore effettua i giudizi di competenza sui singoli dati
contabili, trasformandoli in valori
di bilancio. Il bilancio è infatti un insieme di valori. I dati sono oggettivi, mentre i valori sono dei
dati divenuti appunto valori
dopo una stima e sono quindi in parte soggettivi. Il bilancio d’esercizio si fa sui dati contabili che
abbiamo alla chiusura
dell’esercizio. Questo serve per costruire un documento atto ad informare i terzi sulla situazione
patrimoniale, finanziaria e sul
risultato economico d’esercizio. È anche necessario per calcolare la misura di reddito distribuibile e
le imposte da pagare. In
qualche modo la continuità della gestione si interrompe. I dati contabili che abbiamo devono essere
quindi sottoposti ad un
giudizio di competenza economica attraverso cui stabile quali sono gli elementi di pertinenza
dell’esecizio, quali da rinviare al
futuro esercizio. Un costo è di competenza dell’esercizio quando trova il proprio rispettivo ricavo
nell’esercizio, o
ragionevolmente non potrà piu averlo (es. costo materie prime, costo del personale, costo mat.prime
distrutte). Il ricavo è di
competenza se trova il corrispetivo costo nell’esercizio (es.vendita di prodotti fini). I due principi
cardini con cui si può redigere
il bilancio sono appunto quello per competenza (delle imprese) e quello per cassa (valori inseriti in
base alla manifestazione
finanziaria, utilizzato dallo Stato). Il giudizio di competenza è soggettivo, poiché i dati potrebbero
essere interpretati in maniera
diversa. Il bilancio deve rappresentare con chiarezza, verità e corretta la situazione patrimoniale,
finanziaria ed il risultato
economico dell’esercizio. La verità non è assoluta ma economica (poiché c’è il margine di
soggettività). La soggettività entra in
gioco nel trasformare i dati in valori, bilancio è un sistema di valori, che deve essere
economicamente vero. Il bilancio è
composto da tre documenti, due contabili (conto economico e Stato Patrimoniale) ed uno di natura
esplicativa (nota
integrativa). Il conto economico è il conto deputato ad accogliere tutti i componenti economici di
reddito di competenza
dell’esercizio. Il saldo di questo conto è il risultato di esercizio ed è positivo (utile) se i ricavi
superano i costi. Il risultato
de’esercizio è un conto economico di capitale, infatti rappresenta l’incremento o il decremento
subito dallo stesso. Lo stato
patrimoniale è invece il prospetto che accoglie tutti gli elementi che transitano da un esercizio
all’altro. Nell’attivo troveremo gli
investimenti, le disponibilità finanziarie, nel passivo il capitale proprio il capitale di credito e i
debiti, e i ricavi pluriennali.
Conto Economico= Conti economici di reddito d’esercizio
Stato Patrimoniale= Conti economici di reddito pluriennali, di capitale, conti numerari certi
assimilati e presunti.
Il bilancio segue: il principio della prudenza (vanno inserite perdite presunte e ricavi solo
effettivamente registrati) e della
competenza economica (costi e ricavi di competenza anno n se il costo ha avuto rispettivo ricavo e
se non si potrà piu averlo).
Ammortamento
Il costo che si sostiene per un impianto non trova il corrispettivo ricavo in un singolo esercizio, si
parla perciò di cespiti a
fecondità ripetuta. La tecnica di ripartizione del costo pluriennale in più esercizi prende il nome di
ammortamento. Bisogna
innanzitutto fare una stima di quanto sia la vita utile del bene e quanto in percentuale lo si userà
nell’anno. Poi si farà quindi un
piano di ammortamento, attraverso il quale attribuire una quota di costo ai diversi esercizi. Le quote
possono essere costanti,
crescenti o decrescenti. Il codice civile prevede che l’ammortamento sia fatto in modo sistematico
( seguendo un piano fatto
all’inizio e non fisso, le cui condizioni possono cambiare) Quando compro un macchinario devo
quindi chiedermi: per quanto
tempo lo utilizzerò? Tenendo conto dell’obsolescenza economica (es se compro pc dopo un anno è
vecchio) e della
senescenza (deterioramento fisico del bene). Es Ho impianto per 10.000, ammortamento a 5 anni a
quote costanti. In bilancio
nel conto economico dirò che ne ho usati 2000 mentre il macchinario dopo 1 anno varrà 8000 e lo
porterò in SP. LA tecnica
dell’ammortamento prevede due opzioni: l’ammortamento indiretto (o fuori conto, che prevede il
conto fondo ammortamento) e
l’ammortamento diretto (in cui il valore viene decrementato direttamente nel conto impianto).
L’ammortamento gioca anche un
importante ruolo nelll’autofinanziamento poiché diminuendo l’utile (avendo stesse entrate e uscite)
avrò peso impositivo piu
basso.
Accantonamenti
Un'altra valutazione da fare a fine esercizio sono tutti quei rischi od oneri potenziali che potrebbero
venire negli esercizi
successivi ma che per competenza vanno attribuiti all’esercizio in chiusura. Un esempio è la
svalutazione crediti. Pensiamo per
esempio che un credito non lo riscuoteremo tutto ma il 90 %. Cosi secondo il principio per il quale i
costi vanno iscritti in
bilancio anche se presunti, devo dire che il 10% non lo recupererò. Aprirò cosi un conto chiamato
accantonamento a fondo
rischi su crediti, che rappresenta il costo di competenza del’esercizio e un conto che si chiama
fondo rischi su crediti.
L'accantonamento configura la destinazione di una parte degli utili in riserve che fungeranno da
risorse per gli esercizi futuri.
Un accantonamento puo' essere realizzato per far fronte a future perdite o per coprire futuri costi in
chiave di
autofinanziamento.
Capitalizzazione di costi
Contabilizzare una spesa come attività, cioé come risorsa che ha ancora valore alla fine del periodo
e non, dunque, come un
costo di periodo. Prendo dei costi di competenza dell’esercizio e li trasformo in esercizi futuri. Ad
esempio se voglio costruire
un capannone per me sosterrò dei costi ma devono essere capitalizzati perché poi avrò un ufficio
con un valore. Si chiamano
costruzioni in economia.
Rimanenze in magazzino
Altra forma di capitalizzazione dei costi è costituita dalle rimanenze di magazzino. Abbiamo detto
che un costo è di
competenza dell’esercizio quando trova nell’esercizio il corrispettivo ricavo e quindi una merce non
venduta o una materia
prima non trasformata non possono essere considerati costi di esercizio ma costi da rinviare
recuperabili nell’esercizio
seguente.
Rateo
Un rateo è una quota di entrata o uscita futura che misura ricavi o costi già maturati, ma non ancora
rilevati, poiché la loro
manifestazione finanziaria avrà luogo in esercizi futuri.
Si possono avere ratei attivi o ratei passivi. Quelli attivi misurano quote di ricavi, quelli passivi
quote di costi. La quota di
componente di reddito misurato dal rateo va imputata nel calcolo del risultato d'esercizio, anche se
la sua manifestazione
finanziaria avverrà in futuro.
Risconto
Il risconto è una quota di costo o di ricavo non ancora maturata, ma che ha già avuto la sua
manifestazione finanziaria. risconti
possono essere attivi e passivi. I primi sono dei costi sospesi da rinviare ai futuri esercizi mentre
quelli passivi sono dei ricavi
sospesi da rinviare ai futuri esercizi.
Perdita d’esercizio
Rappresenta il decremento del capitale per effetto della gestione. Qualora la perdita sia superiore a
1/3 del capitale occorre
convocare subito una assemblea straordinaria. La perdita si può rinviare all’esercizio successivo per
cercare di coprirla con i
ricavi dell’anno seguente. Se invece il capitale scende sotto i minimi termini di legge bisogna
provvedere al suo aumento
subito.
La gestione caratteristica
Comprende le operazione relative ai processi di acquisizione dei fattori produttivi nonché quelli
riguardanti alla produzione e
alla vendita di prodotti tipici di una azienda.
Patrimonio
Insieme dei beni che in un determinato momento sono a disposizione del soggetto aziendale per il
conseguimento delle finalità
aziendali.

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