Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Agenda
La crescita e lo sviluppo
Gli strumenti per la crescita
1
Alla base della crescita e dello
sviluppo
L’obiettivo dell’impresa è identificato
nell’incremento del valore del capitale economico
(generazione flussi di cassa).
Tre azioni principali per il management:
Realizzazione di investimenti per la saturazione di
nuovi spazi di mercato (concorrenza e potere
contrattuale);
Incremento dell’efficienza dei processi produttivi e
distributivi (rafforzamento delle competenze);
Sviluppo di relazioni con clienti, fornitori e partner
produttivi (vantaggi cognitivi e competitivi).
3
© Cagnina
2
Crescita e sviluppo: definizioni e
connessioni (2/2)
Grandinetti, Furlan (2012) nel M-L termine si ha
la coesistenza di tre modalità di sviluppo:
Crescita dimensionale o quantitativa
(ampliamento dei confini proprietari
dell’impresa che si realizza per linee interne)
Crescita relazionale (ampliamento della rete
PMI del valore)
Crescita qualitativa (potenziamento delle
competenze aziendali esistenti e/o dallo
sviluppo di nuove competenze interne)
Necessaria gestione delle interdipendenze tra
queste tre tipologie.
5
© Cagnina
6
© Cagnina
3
Limiti del modello di Greiner
Piccole imprese potrebbero decidere:
non crescere;
Crescita discontinua e non lineare attraverso
l’implementazione di più strategie
contemporaneamente e diversi tipi di
accordi interaziendali
4
Vantaggi e limiti della crescita
Processo fisiologico per le unità sane
In Italia dibattito aperto con tendenza sempre più
spinta verso una crescita dimensionale importante
per la rinascita industriale (Varaldo, 2014)
Perseguire la crescita richiede apprendimento e
internalizzazione di nuove competenze e non solo
Implica cambiamento organizzativo e aumento dei livelli di
coordinamento
La crescita non è un imperativo ma un’opzione
possibile l’importante è agire nella prospettiva dello
sviluppo innovativo che coinvolge l’intera
organizzazione.
Sviluppo ed innovazione
Sviluppo ed innovazione sono connessi strettamente:
innovazione dell’attività imprenditoriale attraverso
l’innovazione del modello di business
Mercato ipercompetitivo l’innovazione quale condizione
strutturale
Innovazione imprenditoriale quale risultato di:
Strategic entrepreneurship (individuazione di nuove
opportunità di profitto)
Innovazione in senso stretto (ricerca di nuove
combinazioni produttive)
Innovazione quale attività pervasiva dell’impresa:
combinazione di ruoli specializzati per l’innovazione e una
cultura dell’innovazione condivisa a livello d’impresa.
5
Agenda
La crescita e lo sviluppo
Gli strumenti per la crescita
6
I differenziali economici della
competitività aziendale
Esistono diverse possibili fonti di riduzione del
costo medio totale nelle singole imprese:
• Economie di scala
• Economie di gamma
• Economie di esperienza
• Economie di elasticità e di adattabilità
produttiva
• Economie di rete
• Economie di potere di mercato
• Economie di localizzazione
© Cagnina
• Economie esterne di agglomerazione 13
Dimensione ed economie
Sviluppo e Crescita dimensionale trovano
spiegazione nella relazione tra “efficienza” e
dimensione delle imprese:
Economia dimensionale è il vantaggio in
termini di riduzione di costi medi totali
conseguito da un’impresa che opera a elevate
dimensioni produttive
7
Tassonomia delle economie
interne
15
© Cagnina
Economie esterne
Presentano due caratteristiche:
sono generate dalle relazioni esterne
che l’impresa detiene con una pluralità
di soggetti (fornitori, clienti, concorrenti
ecc.);
non generano un impatto solo sui costi
medi ma possono produrre effetti
positivi anche sui ricavi aziendali.
16
© Cagnina
8
Economie interne
Economie di scala: riduzione del costo medio
unitario del bene prodotto o venduto nel passaggio
da un’entità produttiva minima ad una di maggiori
dimensioni (Scherer 1975).
Economie di scala a livello di impresa: economie
gestionali (EG)
Economie di scala a livello di impianto-
stabilimento: economie tecnologiche (ET)
NB: interdipendenze tra ET e EG
Economie tecnologiche
(economie di scala tecnologiche)
9
Economie di saturazione
ECONOMIE DI
ECONOMIE DI SCALA
SATURAZIONE
10
Curve teoriche di costo medio unitario di breve
periodo e curva di costo unitario di lungo periodo
Minimo
costo
medio di
lungo
periodo=
DEM
11
DOM e DME
DOM - Dimensione DME - Dimensione minima
ottima minima efficiente
Dimensione minima Oltre questo punto l’elasticità
di impianto con il dei costi all’aumento della
scala produttiva è molto
livello minimo di
bassa: la curva dei costi
cmu, oltre la quale
decresce lentamente per cui
la curva diventa
si possono ottenere minimi
orizzontale o assume guadagni in termini di
una forma a U efficienza con elevati
(diseconomie di incrementi di volume
scala) produttivo
Economie di scala
tecnologiche e gestionali
12
Diseconomie di scala:
cause economiche
Oltre un certo livello di capacità
produttiva un ulteriore crescita
dimensionale dell’impresa può
produrre inefficienza (curva ad U) date,
per esempio da cause di natura
organizzativa quali l’eccessiva
complessità di gestione dell’impresa o
la minore flessibilità.
13
Il ruolo delle economie di scala:
Bilanciamento delle linee di produzione
Macchinario A = 10 pz/h
Macchinario B = 20 pz/h
Macchinario C = 50 pz/h
A B C
14
Economie di gamma
(Economies of scope)
C (x 1 , x 2) < C (x 1 ) + C (x 2 )
15
I vantaggi competitivi fondati sulle
economies of scope
Il gruppo lattiero-caseario Granarolo consegue circa
930 milioni di euro di fatturato con oltre 2000
dipendenti e 8 stabilimenti produttivi.
è presente in posizioni di leader in diversi mercati tra
loro correlati
latte UHT (con i diversi gradi di differenziazione e i diversi
brand, per esempio Accadì e Piacere Leggero)
latte fresco tradizionale
Yogurt e probiotici
formaggi freschi
formaggi duri
31
© Cagnina
Prodotti e marchi
32
© Cagnina
16
I vantaggi competitivi fondati
sulle economies of scope
Questo portafoglio prodotti è reso possibile dai
vantaggi di costo connessi alla lavorazione
complessiva di oltre 7 milioni di ettolitri di latte
lavorato e conferito da oltre 1000 allevatori,
nonché ad una struttura logistica integrata
relativamente alla movimentazione, trasporto e
stoccaggio di tutti questi prodotti. Infine, la stessa
pubblicità – fondata su un marchio-ombrello
Granarolo – favorisce il conseguimento di
economies of scope nell’ambito del marketing.
33
© Cagnina
Economie di esperienza - 1
Si conseguono economie di esperienza (o economie di
scala dinamiche) quando il costo medio unitario di
produzione diminuisce con il protrarsi dell’attività
produttiva a seguito della capacità dell’impresa di
apportare miglioramenti alle prestazioni del lavoro e delle
macchine cioè per effetto dell’apprendimento che si
realizza nei metodi e nei processi di produzione
economica di un determinato prodotto
Possono essere riferite all’impresa o alle singole attività
della catena del valore (non solo nei processi
manifatturieri ma anche nell’amministrazione, nel
marketing etc.)
È un vantaggio assoluto di costo ossia una competitività di
costo realizzata a prescindere dal livello della produzione
realizzata
17
Economie di esperienza - 2
L’esistenza di una curva di esperienza implica che i
costi medi unitari di realizzazione di una attività
produttiva avente natura replicativa decrescano
all’aumentare dell’esperienza dell’impresa.
L’esperienza (con il conseguente apprendimento) viene
in genere espressa attraverso il volume cumulato di
produzione
Cn = costo della n-esima unità prodotta
C1 = costo della prima unità prodotta
Cn = C1 n -k n = produzione cumulata
k = elasticità dei costi unitari in
relazione al volume cumulato
L’entità dell’effetto esperienza si valuta in genere in base alla
riduzione % dei costi al raddoppio della produzione
Economie di esperienza
Differenziale di
competitività generato
dall’ec. di esperienza
36
© Cagnina
18
Osservazioni sulle economie di
esperienza - 1
Le curve di esperienza fanno
riferimento all’esperienza intesa come
produzione cumulata e non al tempo:
l’esperienza infatti viene capitalizzata
molto in fasi di crescita rapida e nelle
fasi iniziali del ciclo di vita del prodotto
e meno in fasi di produzione assestata
19
Economia di scala e oscillazioni
della domanda
Varietà (prodotti differenziati) e
Variabilità (prevedibilità del livello) della
domanda crea difficoltà quando bisogna
definire la scala produttiva a cui
collocare il dimensionamento degli
impianti.
Quali soluzioni?
Elasticità e Adattabilità
39
© Cagnina
Elasticità produttiva
40
© Cagnina
20
Economie da elasticità produttiva
La comparazione economica tra due impianti con
ss capacità produttiva e ss livello di
specializzazione è fondata sulla diversa reattività
dei loro costi medi totali a fronte di una variabilità
periodica della domanda dei loro prodotti. È
preferibile dotarsi dell’impianto che possiede una
maggiore elasticità.
L’impresa che si dota dell’impianto più elastico è
in grado di ottenere economie (dette appunto di
elasticità)
Le oscillazioni della domanda sono meglio
assorbite e comportano minori costi medi totali.
41
© Cagnina
21
Economie da adattabilità
L’adattabilità produttiva assume una
variabilità periodica della domanda, ma
confronta due impianti con dimensioni
produttive differenti.
La variabilità della domanda può far si
che l’impianto con una dimensione
produttiva inferiore sia preferibile ad un
impianto con dimensione produttiva
superiore
43
© Cagnina
Economie da adattabilità
In assenza di
fluttuazione della
domanda, l’impianto
A è da preferire; in
presenza di
variabilità della
domanda, l’impianto
B comporta un
minore costo medio
totale di periodo,
grazie alla sua
maggiore
adattabilità 44
© Cagnina
22
Le determinanti delle economie
da elasticità e da adattabilità
Perché un impianto presenta gradi
differenti di elasticità o di adattabilità
produttiva rispetto ad un altro?
23
Economie di rete
(network externalities)
Si hanno economie di rete quando il valore
economico di un bene è tanto maggiore quanto
più è grande il numero di utilizzatori (es.
telefono). In tal caso si ottiene una riduzione del
costo medio totale per effetto di un’adozione
generalizzata del bene.
Le esternalità di rete consistono in una
modifica, in positivo o in negativo, del valore
percepito dagli utenti al crescere della
partecipazione degli stessi.
© Cagnina
47
Effetti di rete
Gli effetti positivi sono tipici nel settore
delle comunicazioni (fax, telefono, rete
autostradale...), nell’informatica e nella
competizione tra standard
48
© Cagnina
24
Effetti di rete
Esistono diversi tipologie di effetti di
rete (Shuen, 2008):
◦ DIRETTI: il valore del bene o servizio
cresce al crescere degli utenti che ne fanno
uso (es. Windows come standard nei
sistemi operativi);
◦ INDIRETTI: l’incremento nell’uso di un bene
o servizio accresce la disponibilità di beni o
servizi complementari (es. Programmi
compatibili con Windows).
49
© Cagnina
Network good
È un bene il cui valore è costituito da due parti:
il valore autarchico - generato dal semplice possesso
(anche non rientrante nella categoria dei network good)
del bene.
il valore di sincronizzazione – valore addizionale che
permette l’interazione tra consumatori, anche solo
potenzialmente, e conferisce al bene la qualifica di
network good.
In presenza di economie di rete, la domanda di un
network good dipende da due fattori: dal prezzo del
bene e dalle aspettative dei clienti utilizzatori che
influenzano il valore del bene e la vendita dei prodotti
e dei loro complementi (fonte delle economie di rete). 50
© Cagnina
25
Struttura della domanda
La disponibilità a pagare per l’acquisto del
bene marginale aumenta se il numero atteso
delle unità da vendere cresce. Le economie
di rete possono implicare equilibri multipli che
dipendono dalle scelte dei primi clienti
utilizzatori.
Per uno stesso prezzo ci possono essere
diversi livelli della domanda. Quale valore
della domanda effettivamente si realizzi,
dipende dalle aspettative dei consumatori
relativamente alla dimensione della rete
51
© Cagnina
52
© Cagnina
26
Dim. della rete: il concetto di Massa Critica
È l’ampiezza minima del network necessaria per
potere ottenere economie di rete
Paradosso del chicken and egg (Economides e
Himmelberg, 1995):
«Se i consumatori si aspettano che il network sarà
di piccole dimensioni, non vi aderiranno; se nessun
consumatore aderisce, l’ampiezza attesa del
network sarà piccola»
La domanda dipende dalle aspettative che ciascun
potenziale acquirente ha rispetto all’acquisto da parte
degli altri soggetti dello stesso bene
Obiettivo superare velocemente la massa critica.
© Cagnina COME? 53
27
Esempi di «standard wars»
Seconda metà del 1800: il formato delle linee ferroviarie.
Anni ‘80:
◦ Sony Betamax vs. Matsushita VHS.
◦ Affermazione della tastiera QWERTY (David, 1985)
Anni ‘90: la guerra dei browser: Microsoft Internet
Explorer – Netscape Navigator.
28
Le economie di potere di mercato
Potere di mercato
57
© Cagnina
Implicazioni competitive
Riduzione dei costi medi totali: es.
minori costi di acquisto di materie prime
presso i fornitori oppure ad una
regolamentazione pubblica favorevole
di cui l’impresa beneficia
Aumento dei ricavi (peculiarità):
maggiori prezzi di vendita rispetto ai
concorrenti o istituzione di barriere
strategiche all’entrata
58
© Cagnina
29
Determinanti economiche
Concentrazione della struttura del mercato (la quota di
mercato ne misura il livello): determina l’esistenza di
posizioni dominanti di alcune imprese sino a configurare
mercati monopolistici oppure oligopolistici dove si ha la
possibilità di conseguire extra-profitti o economie di scala
pecuniare o vantaggi «too big to fail»
Asimmetrie informative nelle relazioni con clienti e fornitori:
una delle controparti possiede maggiori informazioni
dell’altra (la quale si trova in una situazione di
informazione incompleta) che può sfruttare per
avvantaggiarsene economicamente, conseguendo
economie di potere di mercato (es. ottenere migliori
condizioni contrattuali)
59
© Cagnina
30
Come ridurre l’asimmetria informativa? (2/2)
diffondere un’informazione neutra (ossia che non
dipende né dal venditore né dal compratore) sulle
caratteristiche di determinati prodotti (es. taluni
periodici tecnici specializzati che svolgono test su
determinati prodotti) o servizi (es. Tripadvisor nel
caso degli alberghi);
istituire, da parte delle istituzioni pubbliche, delle
certificazioni in relazione alla qualità dei prodotti o
servizi offerti (es. marchi DOP).
61
© Cagnina,
Economie di localizzazione
Riduzione dei costi medi per effetto della
localizzazione (totale o di alcune sue parti)
dell’impresa in una determinata area
geografica;
Dipendono dalle caratteristiche e dalla
specifica dotazione di fattori di un contesto
localizzativo.
Se fattori operano in senso negativo si
hanno diseconomie di localizzazione (es.
elevato tasso di corruzione pubblica) 62
© Cagnina
31
Determinanti delle economie di localizzazione
possibilità di beneficiare di contributi finanziari pubblici per effetto
dell’insediamento in una determinata area;
esistenza di un costo del lavoro inferiore rispetto ad altre aree;
presenza di minori prescrizioni normative sull’inquinamento e sulla tutela
ambientale da parte delle imprese;
minori costi della rendita fondiaria per l’insediamento di specifici plant;
minori costi di acquisizione di materie prime per la vicinanza alle fonti di
approvvigionamento;
maggiori competenze e professionalità di taluni segmenti della forza
lavoro;
minori costi logistici e di trasporto per maggiore vicinanza ai mercati di
sbocco di taluni prodotti;
maggiori vantaggi economici connessi all’infrastrutturazione del territorio e
alla connettività dell’area con l’esterno (capillare e funzionale rete viaria,
ferroviaria, aeroportuale e marittima nonché tecnologica);
maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia della pubblica
amministrazione per sostenere e supportare l’attività delle imprese. 63
Le economie esterne di
agglomerazione
Sono le fonti della competitività di un
distretto industriale
Sono generate dal raggiungimento dei
vantaggi derivanti dalla specializzazione
produttiva e dalla divisione del lavoro tra
imprese di un determinato settore
operanti nella stessa filiera
64
© Cagnina
32
Determinanti della riduzione dei costi medi
di una singola impresa distrettuale
L’esistenza di un mercato locale del lavoro
fondato su una ampia disponibilità di personale
specializzato;
L’esistenza di banche locali conoscitrici del
tessuto imprenditoriale;
L’esistenza di imprese locali specializzate nella
fornitura di materie, componenti e lavorazioni,
nonché servizi (prezzi competitivi e innovazione);
La possibilità di rafforzare relazioni cooperative tra
imprese locali (progetti collettivi di brand o
promozione, ecc).
© Cagnina
65
33