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Parte II – Lo sviluppo di impresa: processi strategici e organizzativi

Sviluppo delle imprese:


strategia, modelli e strumenti
per la crescita
(prima parte)

Agenda
 La crescita e lo sviluppo
 Gli strumenti per la crescita

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Alla base della crescita e dello
sviluppo
 L’obiettivo dell’impresa è identificato
nell’incremento del valore del capitale economico
(generazione flussi di cassa).
 Tre azioni principali per il management:
 Realizzazione di investimenti per la saturazione di
nuovi spazi di mercato (concorrenza e potere
contrattuale);
 Incremento dell’efficienza dei processi produttivi e
distributivi (rafforzamento delle competenze);
 Sviluppo di relazioni con clienti, fornitori e partner
produttivi (vantaggi cognitivi e competitivi).
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Crescita e sviluppo: definizioni e


connessioni (1/2)
 Il processo di crescita dimensionale implica
lo sviluppo aziendale, ma un processo di
sviluppo non comporta necessariamente un
crescita di tipo quantitativo.
 Crescita: variazione della dimensione
aziendale, ossia variazione del volume delle
attività (es. apertura nuovo stabilimento o di
nuove filiali di vendita)
 Sviluppo: miglioramento della gestione senza
variazione della dimensione aziendale.

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Crescita e sviluppo: definizioni e
connessioni (2/2)
 Grandinetti, Furlan (2012) nel M-L termine si ha
la coesistenza di tre modalità di sviluppo:
 Crescita dimensionale o quantitativa
(ampliamento dei confini proprietari
dell’impresa che si realizza per linee interne)
 Crescita relazionale (ampliamento della rete
PMI del valore)
 Crescita qualitativa (potenziamento delle
competenze aziendali esistenti e/o dallo
sviluppo di nuove competenze interne)
 Necessaria gestione delle interdipendenze tra
queste tre tipologie.

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I 5 stadi di sviluppo dell’impresa


Il modello di Greiner (1972)

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Limiti del modello di Greiner
Piccole imprese potrebbero decidere:
 non crescere;
 Crescita discontinua e non lineare attraverso
l’implementazione di più strategie
contemporaneamente e diversi tipi di
accordi interaziendali

Mappa delle modalità di crescita basata su


crescita (interna/esterna) e su natura relazioni
(formale/informale) 7
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Vantaggi e limiti della crescita
 Processo fisiologico per le unità sane
 In Italia dibattito aperto con tendenza sempre più
spinta verso una crescita dimensionale importante
per la rinascita industriale (Varaldo, 2014)
 Perseguire la crescita richiede apprendimento e
internalizzazione di nuove competenze e non solo
 Implica cambiamento organizzativo e aumento dei livelli di
coordinamento
 La crescita non è un imperativo ma un’opzione
possibile l’importante è agire nella prospettiva dello
sviluppo innovativo che coinvolge l’intera
organizzazione.

Sviluppo ed innovazione
 Sviluppo ed innovazione sono connessi strettamente:
innovazione dell’attività imprenditoriale attraverso
l’innovazione del modello di business
 Mercato ipercompetitivo l’innovazione quale condizione
strutturale
 Innovazione imprenditoriale quale risultato di:
 Strategic entrepreneurship (individuazione di nuove
opportunità di profitto)
 Innovazione in senso stretto (ricerca di nuove
combinazioni produttive)
 Innovazione quale attività pervasiva dell’impresa:
combinazione di ruoli specializzati per l’innovazione e una
cultura dell’innovazione condivisa a livello d’impresa.

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Agenda
 La crescita e lo sviluppo
 Gli strumenti per la crescita

 Che cosa c’è alla base delle strategie di


crescita e di sviluppo?

 Esistono fattori che si configurano come


differenziali economici della
competitività aziendale.
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I differenziali economici della
competitività aziendale
Esistono diverse possibili fonti di riduzione del
costo medio totale nelle singole imprese:
• Economie di scala
• Economie di gamma
• Economie di esperienza
• Economie di elasticità e di adattabilità
produttiva
• Economie di rete
• Economie di potere di mercato
• Economie di localizzazione
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• Economie esterne di agglomerazione 13

Dimensione ed economie
 Sviluppo e Crescita dimensionale trovano
spiegazione nella relazione tra “efficienza” e
dimensione delle imprese:
Economia dimensionale è il vantaggio in
termini di riduzione di costi medi totali
conseguito da un’impresa che opera a elevate
dimensioni produttive

 Si distingue tra economie interne ed esterne

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Tassonomia delle economie
interne

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Economie esterne
Presentano due caratteristiche:
 sono generate dalle relazioni esterne
che l’impresa detiene con una pluralità
di soggetti (fornitori, clienti, concorrenti
ecc.);
 non generano un impatto solo sui costi
medi ma possono produrre effetti
positivi anche sui ricavi aziendali.

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Economie interne
 Economie di scala: riduzione del costo medio
unitario del bene prodotto o venduto nel passaggio
da un’entità produttiva minima ad una di maggiori
dimensioni (Scherer 1975).
 Economie di scala a livello di impresa: economie
gestionali (EG)
 Economie di scala a livello di impianto-
stabilimento: economie tecnologiche (ET)
NB: interdipendenze tra ET e EG

Economie tecnologiche
(economie di scala tecnologiche)

 Breve periodo: intervallo di tempo in cui può


mutare solo l’input dei fattori variabili diretti (non
economie di scala ma sfruttamento della
capacità produttiva = economie di volume)
 Lungo periodo: arco temporale che permette a
tutti i fattori produttivi - compresa la capacità
produttiva - di variare.

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Economie di saturazione

ECONOMIE DI
ECONOMIE DI SCALA
SATURAZIONE

Economie di saturazione (denominate


anche economie di volume): i costi medi
unitari diminuiscono, nel breve termine,
all’aumentare delle quantità prodotte
perché i costi fissi si ripartiscono su una
quantità maggiore di unità prodotte

Curva empirica dei costi medi di


produzione (breve periodo)

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Curve teoriche di costo medio unitario di breve
periodo e curva di costo unitario di lungo periodo

Curva empirica dei costi medi di


produzione (lungo periodo)

Minimo
costo
medio di
lungo
periodo=
DEM

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DOM e DME
DOM - Dimensione DME - Dimensione minima
ottima minima efficiente
Dimensione minima Oltre questo punto l’elasticità
di impianto con il dei costi all’aumento della
scala produttiva è molto
livello minimo di
bassa: la curva dei costi
cmu, oltre la quale
decresce lentamente per cui
la curva diventa
si possono ottenere minimi
orizzontale o assume guadagni in termini di
una forma a U efficienza con elevati
(diseconomie di incrementi di volume
scala) produttivo

Economie di scala
tecnologiche e gestionali

Costo totale medio


dell’impresa industriale
ET+ EG

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Diseconomie di scala:
cause economiche
Oltre un certo livello di capacità
produttiva un ulteriore crescita
dimensionale dell’impresa può
produrre inefficienza (curva ad U) date,
per esempio da cause di natura
organizzativa quali l’eccessiva
complessità di gestione dell’impresa o
la minore flessibilità.

All’origine delle economie di scala


 Rapporti area/volume (mq VS mc se si
raddoppiano le dimensioni lineari la superficie
aumenta di 4 volte ma la capacità di 8 volte es.
serbatoi o raffinerie)
 Prodotti a fecondità ripetuta (uso ripetitivo
senza oneri addizionali. Es. uso di marchio o
brevetto)
 Imperfetta frazionabilità delle risorse
 Soglia minima di impiego di una risorsa produttiva
(assenza di frazionabilità verso il basso)
 Sfruttamento del livello di impiego ottimale di
risorse combinate (es. macchinari in linea)

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Il ruolo delle economie di scala:
Bilanciamento delle linee di produzione
 Macchinario A = 10 pz/h
 Macchinario B = 20 pz/h
 Macchinario C = 50 pz/h
A B C

Qual è la scala di produzione che permette


l’impiego efficiente di questi macchinari?
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Intervallo: Economie di scala e


vantaggio competitivo
Le economie di scala
 sono fondamentali per un vantaggio
competitivo orientato a una leadership di
costo
 sono alla base della concentrazione del
settore
 sono una delle determinanti delle
barriere all’entrata

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Economie di gamma
(Economies of scope)

Se si considera la produzione congiunta


di due beni o servizi x1e x2 e la relativa
funzione di costo C (x1 , x2 ), si hanno
economie di gamma quando il costo
totale di produzione congiunta dei due
beni è minore della somma dei costi
delle produzioni separate, ovvero
quando:

C (x 1 , x 2) < C (x 1 ) + C (x 2 )

L’origine delle economie di gamma


 La produzione congiunta di due beni consente un
utilizzo completo di risorse che rimarrebbero sotto-
utilizzate in caso di produzioni separate (es.
saturazione degli impianti o del management)
 La conoscenza e l’esperienza acquisita da
un’impresa in un certo prodotto possono essere
utilizzate vantaggiosamente per la produzione di altri
prodotti
 In genere le economie di gamma si hanno quando è
possibile sfruttare sinergie
 N.B:Possibili solo in relazione a mix di prodotti diversi

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I vantaggi competitivi fondati sulle
economies of scope
 Il gruppo lattiero-caseario Granarolo consegue circa
930 milioni di euro di fatturato con oltre 2000
dipendenti e 8 stabilimenti produttivi.
 è presente in posizioni di leader in diversi mercati tra
loro correlati
 latte UHT (con i diversi gradi di differenziazione e i diversi
brand, per esempio Accadì e Piacere Leggero)
 latte fresco tradizionale
 Yogurt e probiotici
 formaggi freschi
 formaggi duri
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Prodotti e marchi

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I vantaggi competitivi fondati
sulle economies of scope
 Questo portafoglio prodotti è reso possibile dai
vantaggi di costo connessi alla lavorazione
complessiva di oltre 7 milioni di ettolitri di latte
lavorato e conferito da oltre 1000 allevatori,
nonché ad una struttura logistica integrata
relativamente alla movimentazione, trasporto e
stoccaggio di tutti questi prodotti. Infine, la stessa
pubblicità – fondata su un marchio-ombrello
Granarolo – favorisce il conseguimento di
economies of scope nell’ambito del marketing.

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Economie di esperienza - 1
 Si conseguono economie di esperienza (o economie di
scala dinamiche) quando il costo medio unitario di
produzione diminuisce con il protrarsi dell’attività
produttiva a seguito della capacità dell’impresa di
apportare miglioramenti alle prestazioni del lavoro e delle
macchine cioè per effetto dell’apprendimento che si
realizza nei metodi e nei processi di produzione
economica di un determinato prodotto
 Possono essere riferite all’impresa o alle singole attività
della catena del valore (non solo nei processi
manifatturieri ma anche nell’amministrazione, nel
marketing etc.)
 È un vantaggio assoluto di costo ossia una competitività di
costo realizzata a prescindere dal livello della produzione
realizzata

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Economie di esperienza - 2
 L’esistenza di una curva di esperienza implica che i
costi medi unitari di realizzazione di una attività
produttiva avente natura replicativa decrescano
all’aumentare dell’esperienza dell’impresa.
 L’esperienza (con il conseguente apprendimento) viene
in genere espressa attraverso il volume cumulato di
produzione
Cn = costo della n-esima unità prodotta
C1 = costo della prima unità prodotta
Cn = C1 n -k n = produzione cumulata
k = elasticità dei costi unitari in
relazione al volume cumulato
L’entità dell’effetto esperienza si valuta in genere in base alla
riduzione % dei costi al raddoppio della produzione

Economie di esperienza

Differenziale di
competitività generato
dall’ec. di esperienza

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Osservazioni sulle economie di
esperienza - 1
Le curve di esperienza fanno
riferimento all’esperienza intesa come
produzione cumulata e non al tempo:
l’esperienza infatti viene capitalizzata
molto in fasi di crescita rapida e nelle
fasi iniziali del ciclo di vita del prodotto
e meno in fasi di produzione assestata

Osservazioni sulle economie di


esperienza - 2
La scelta della produzione cumulata quale indicatore è criticabile
perché:
 a parità di produzione cumulata due imprese possono
sviluppare esperienza qualitativamente diverse e disporre anche
di capacità diverse di sfruttamento dell’esperienza
 il vantaggio competitivo deriva dall’apprendimento, concetto più
complesso dell’esperienza da produzione
 la riduzione dei costi non è automatica: le imprese devono voler
apprendere (un aumento della quota di mercato non provoca
immediati effetti sui costi)
 gli stessi miglioramenti (più qualità, riduzione sprechi...) si
possono ottenere facendo investimenti, senza aumentare la
produzione

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Economia di scala e oscillazioni
della domanda
 Varietà (prodotti differenziati) e
Variabilità (prevedibilità del livello) della
domanda crea difficoltà quando bisogna
definire la scala produttiva a cui
collocare il dimensionamento degli
impianti.

Quali soluzioni?
Elasticità e Adattabilità
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Elasticità produttiva

 Si intende la possibilità di una


sottoutilizzazione dell’impianto senza
che il costo medio del prodotto aumenti
in misura tale da non essere più
competitivo (Silvestrelli, 2003. p.177)

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© Cagnina

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Economie da elasticità produttiva
 La comparazione economica tra due impianti con
ss capacità produttiva e ss livello di
specializzazione è fondata sulla diversa reattività
dei loro costi medi totali a fronte di una variabilità
periodica della domanda dei loro prodotti. È
preferibile dotarsi dell’impianto che possiede una
maggiore elasticità.
 L’impresa che si dota dell’impianto più elastico è
in grado di ottenere economie (dette appunto di
elasticità)
 Le oscillazioni della domanda sono meglio
assorbite e comportano minori costi medi totali.
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© Cagnina

Economie da elasticità produttiva


Se Ǝ oscillazione
periodica della
domanda
(compresa in un
intervallo di
variabilità tra Qx-Y
e Qx+Y) l’impianto
A presenta un
costo medio totale
inferiore
all’impianto B
In termini statici l’impianto B è preferibile
all’impianto A perché i suoi cmt sono inferiori
© Cagnina
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Economie da adattabilità
 L’adattabilità produttiva assume una
variabilità periodica della domanda, ma
confronta due impianti con dimensioni
produttive differenti.
 La variabilità della domanda può far si
che l’impianto con una dimensione
produttiva inferiore sia preferibile ad un
impianto con dimensione produttiva
superiore
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Economie da adattabilità
In assenza di
fluttuazione della
domanda, l’impianto
A è da preferire; in
presenza di
variabilità della
domanda, l’impianto
B comporta un
minore costo medio
totale di periodo,
grazie alla sua
maggiore
adattabilità 44
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Le determinanti delle economie
da elasticità e da adattabilità
Perché un impianto presenta gradi
differenti di elasticità o di adattabilità
produttiva rispetto ad un altro?

Dipende dalla diversa possibilità di


modificare il mix impiegato di fattori
produttivi per realizzare un determinato
prodotto (es. lavoro)
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Altre strategie di fronteggiamento della variabilità


periodica della domanda
 Flessibilità qualitativa dei prodotti. La realizzazione di prodotti
differenziati o diversificati può annullare gli effetti negativi della
variabilità periodica della domanda (es. panettoni e colombe);
 Internazionalizzazione (es. mercati in due paesi in emisferi
opposti in modo che sia sempre estate);
 Utilizzo delle scorte di materie prime e di prodotti finiti
produrre per il magazzino consente una produzione costante a
livello di efficienza e una variazione delle consegne in funzione
delle oscillazioni della domanda;
 Razionamento delle consegne dei prodotti. Le oscillazioni della
domanda sono assorbite tramite un contingentamento, su base
periodica, delle consegne dei prodotti (es. l’attesa per la
consegna delle auto di grande prestigio se richieste sono
elevate).
© Cagnina
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Economie di rete
(network externalities)
 Si hanno economie di rete quando il valore
economico di un bene è tanto maggiore quanto
più è grande il numero di utilizzatori (es.
telefono). In tal caso si ottiene una riduzione del
costo medio totale per effetto di un’adozione
generalizzata del bene.
 Le esternalità di rete consistono in una
modifica, in positivo o in negativo, del valore
percepito dagli utenti al crescere della
partecipazione degli stessi.
© Cagnina
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Effetti di rete
Gli effetti positivi sono tipici nel settore
delle comunicazioni (fax, telefono, rete
autostradale...), nell’informatica e nella
competizione tra standard

Dalle economie di scala (produttore)


alle economie di rete (utilizzatore)

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© Cagnina

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Effetti di rete
Esistono diversi tipologie di effetti di
rete (Shuen, 2008):
◦ DIRETTI: il valore del bene o servizio
cresce al crescere degli utenti che ne fanno
uso (es. Windows come standard nei
sistemi operativi);
◦ INDIRETTI: l’incremento nell’uso di un bene
o servizio accresce la disponibilità di beni o
servizi complementari (es. Programmi
compatibili con Windows).
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© Cagnina

Network good
 È un bene il cui valore è costituito da due parti:
 il valore autarchico - generato dal semplice possesso
(anche non rientrante nella categoria dei network good)
del bene.
 il valore di sincronizzazione – valore addizionale che
permette l’interazione tra consumatori, anche solo
potenzialmente, e conferisce al bene la qualifica di
network good.
 In presenza di economie di rete, la domanda di un
network good dipende da due fattori: dal prezzo del
bene e dalle aspettative dei clienti utilizzatori che
influenzano il valore del bene e la vendita dei prodotti
e dei loro complementi (fonte delle economie di rete). 50
© Cagnina

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Struttura della domanda
 La disponibilità a pagare per l’acquisto del
bene marginale aumenta se il numero atteso
delle unità da vendere cresce. Le economie
di rete possono implicare equilibri multipli che
dipendono dalle scelte dei primi clienti
utilizzatori.
 Per uno stesso prezzo ci possono essere
diversi livelli della domanda. Quale valore
della domanda effettivamente si realizzi,
dipende dalle aspettative dei consumatori
relativamente alla dimensione della rete
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© Cagnina

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© Cagnina

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Dim. della rete: il concetto di Massa Critica
 È l’ampiezza minima del network necessaria per
potere ottenere economie di rete
 Paradosso del chicken and egg (Economides e
Himmelberg, 1995):
«Se i consumatori si aspettano che il network sarà
di piccole dimensioni, non vi aderiranno; se nessun
consumatore aderisce, l’ampiezza attesa del
network sarà piccola»
La domanda dipende dalle aspettative che ciascun
potenziale acquirente ha rispetto all’acquisto da parte
degli altri soggetti dello stesso bene
 Obiettivo superare velocemente la massa critica.
© Cagnina COME? 53

Strategie per l’affermazione dello standard


 La domanda tende a premiare il produttore in grado di conquistare
la maggior quota di mercato (anche solo in termini di aspettative);
 Politiche di pricing molto aggressive, nonché politiche di
comunicazione (informando e persuadendo gli utilizzatori
potenziali in relazione alle migliori caratteristiche dei propri
prodotti) possono indirizzare i volumi di acquisto a favore di un
determinato produttore, anziché di un altro;
 Esistono forti switching cost a carico degli utilizzatori a passare da
uno standard all’altro, con effetti economici di lock-in rilevanti
(costi elevati per l’acquisto di una nuova tecnologia, costi e tempi
di apprendimento all’uso, comparazione tra i benefici attesi in
relazione all’adesione al nuovo network good);
 Un bene che conquista rapidamente quote di mercato rispetto ai
competitors ha maggiori opportunità di sopravvivenza
vantaggio di selezione: i nuovi futuri adottanti sono spinti ad
acquistare il bene più diffuso o che presumono sarà il più diffuso
© Cagnina
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Esempi di «standard wars»
Seconda metà del 1800: il formato delle linee ferroviarie.
Anni ‘80:
◦ Sony Betamax vs. Matsushita VHS.
◦ Affermazione della tastiera QWERTY (David, 1985)
Anni ‘90: la guerra dei browser: Microsoft Internet
Explorer – Netscape Navigator.

L’attuale “triopolio” nel settore dell’home console:


Microsoft vs. Nintendo vs. Sony
….
© Cagnina
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Economie di rete e strategie


 Per un’impresa che intende immettere sul
mercato una nuova tecnologia incompatibile in
termini di standard con quella presente sul
mercato, gli switching cost rappresentano un
elevate barriera all’entrata.
 Per abbassare il livello di concentrazione
conseguibile dal settore i governi possono
attuare interventi regolamentativi per definire lo
standard e solo al suo interno le imprese
potranno competere (es. 5G) 56
© Cagnina

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Le economie di potere di mercato
Potere di mercato

“a firm’s ability to influence the actions of


others in a product-market” (Shervani,
Frazier e Challagalla, 2007)

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© Cagnina

Implicazioni competitive
 Riduzione dei costi medi totali: es.
minori costi di acquisto di materie prime
presso i fornitori oppure ad una
regolamentazione pubblica favorevole
di cui l’impresa beneficia
 Aumento dei ricavi (peculiarità):
maggiori prezzi di vendita rispetto ai
concorrenti o istituzione di barriere
strategiche all’entrata
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© Cagnina

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Determinanti economiche
 Concentrazione della struttura del mercato (la quota di
mercato ne misura il livello): determina l’esistenza di
posizioni dominanti di alcune imprese sino a configurare
mercati monopolistici oppure oligopolistici dove si ha la
possibilità di conseguire extra-profitti o economie di scala
pecuniare o vantaggi «too big to fail»
 Asimmetrie informative nelle relazioni con clienti e fornitori:
una delle controparti possiede maggiori informazioni
dell’altra (la quale si trova in una situazione di
informazione incompleta) che può sfruttare per
avvantaggiarsene economicamente, conseguendo
economie di potere di mercato (es. ottenere migliori
condizioni contrattuali)
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© Cagnina

Come ridurre l’asimmetria informativa? (1/2)


 Si possono identificare almeno cinque diverse soluzioni:
 rafforzare le competenze possedute da un soggetto
economico in modo da conseguire la posizione di
equilibrio nel possesso delle informazioni;
 generare una condizione di forte reputazione
commerciale da parte del venditore che gode di
maggiori informazioni di mercato rispetto ad un’altra
parte (fiducia nella buona reputazione professionale
sul mercato);
 offrire, da parte del possessore di maggiori
informazioni, condizioni contrattuali tali da ridurre
l’incertezza da parte dell’altro soggetto economico
(es. garanzia su alcune parti dell’auto usata); 60
© Cagnina

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Come ridurre l’asimmetria informativa? (2/2)
 diffondere un’informazione neutra (ossia che non
dipende né dal venditore né dal compratore) sulle
caratteristiche di determinati prodotti (es. taluni
periodici tecnici specializzati che svolgono test su
determinati prodotti) o servizi (es. Tripadvisor nel
caso degli alberghi);
 istituire, da parte delle istituzioni pubbliche, delle
certificazioni in relazione alla qualità dei prodotti o
servizi offerti (es. marchi DOP).

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© Cagnina,

Economie di localizzazione
 Riduzione dei costi medi per effetto della
localizzazione (totale o di alcune sue parti)
dell’impresa in una determinata area
geografica;
 Dipendono dalle caratteristiche e dalla
specifica dotazione di fattori di un contesto
localizzativo.
 Se fattori operano in senso negativo si
hanno diseconomie di localizzazione (es.
elevato tasso di corruzione pubblica) 62
© Cagnina

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Determinanti delle economie di localizzazione
 possibilità di beneficiare di contributi finanziari pubblici per effetto
dell’insediamento in una determinata area;
 esistenza di un costo del lavoro inferiore rispetto ad altre aree;
 presenza di minori prescrizioni normative sull’inquinamento e sulla tutela
ambientale da parte delle imprese;
 minori costi della rendita fondiaria per l’insediamento di specifici plant;
 minori costi di acquisizione di materie prime per la vicinanza alle fonti di
approvvigionamento;
 maggiori competenze e professionalità di taluni segmenti della forza
lavoro;
 minori costi logistici e di trasporto per maggiore vicinanza ai mercati di
sbocco di taluni prodotti;
 maggiori vantaggi economici connessi all’infrastrutturazione del territorio e
alla connettività dell’area con l’esterno (capillare e funzionale rete viaria,
ferroviaria, aeroportuale e marittima nonché tecnologica);
 maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia della pubblica
amministrazione per sostenere e supportare l’attività delle imprese. 63

Le economie esterne di
agglomerazione
 Sono le fonti della competitività di un
distretto industriale
 Sono generate dal raggiungimento dei
vantaggi derivanti dalla specializzazione
produttiva e dalla divisione del lavoro tra
imprese di un determinato settore
operanti nella stessa filiera

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© Cagnina

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Determinanti della riduzione dei costi medi
di una singola impresa distrettuale
 L’esistenza di un mercato locale del lavoro
fondato su una ampia disponibilità di personale
specializzato;
 L’esistenza di banche locali conoscitrici del
tessuto imprenditoriale;
 L’esistenza di imprese locali specializzate nella
fornitura di materie, componenti e lavorazioni,
nonché servizi (prezzi competitivi e innovazione);
 La possibilità di rafforzare relazioni cooperative tra
imprese locali (progetti collettivi di brand o
promozione, ecc).
© Cagnina
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