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LO STRATEGIC THINKING:
Lo strategic thinking è un metodo per l’elaborazione della strategia basato sull’interazione anche non
convenzionale tra gli attori aziendali per favorire la messa in discussione dei comportamenti più
consolidati, individuare nuove determinanti la creazione di valore e favorire l’adozione di innovazioni
strategiche organizzative e del business model. Questo metodo aiuta a evitare la trappola della routine e
della burocraticizzazione.
“Strategic Thinking” cioè pensare strategicamente in riferimento alla strategia aziendale per lo sviluppo
dell’azienda.
«many companies are overmanaged but underled» (Derek Abell).
L’approccio dello strategic thinking offre alcune utili regole di comportamento per l’elaborazione della
strategia:
1. Predisporre una strategia “duale”: strategia che prevede una duplice prospettiva (pessimistica o
ottimistica in base alle situazioni) uno di lungo o addirittura lunghissimo termine; l’altro di breve
termine
2. Fissare le invarianti: fissare ciò che non cambia (sono le poche certezze che possiamo pianificare)
3. Bilanciare esigenze diverse: esigenze diverse nel sistema, bilanciandole si evitano problemi futuri
4. Sviluppare una prospettiva sistemica: orientare il proprio pensiero a livello sistemico, considerare il
sistema in quanto tale. Il processo di pianificazione deve, quindi, superare la prospettiva individuale
dell’azienda come soggetto singolo, per cogliere e sviluppare le sue potenziali interdipendenze con i
partner esterni.
5. Bilanciare centralizzazione e autonomia: centralizzare il potere decisionale, ma far mantenere però
autonomia decisionale ai vari centri di responsabilità
LO SCENARIO PLANNING:
Uno strumento utile per rafforzare la diffusione nel sistema aziendale dello strategic thinking è lo
scenario planning. Uno scenario è una storia che descrive un futuro, possibile e significativo, in cui
l’impresa può trovarsi a operare, identificando in particolare: gli attori chiave, i loro comportamenti, gli
eventi più significativi; in sintesi, l’insieme di elementi rispetto ai quali l’impresa dovrà definire il proprio
percorso strategico. Fornisce, quindi, la descrizione di un contesto che potrebbe manifestarsi in futuro
come base per ragionare sulle strategie che l’impresa dovrà adottare. Rappresenta un metodo per
elaborare (in anticipo) le possibili implicazioni.
I contenuti tipici riguardano analisi del contesto competitivo e scenari; vision, missione, obiettivi e
target attesi; strategie; organizzazione; azioni; risorse.
Le caratteristiche generali sono: orizzonte temporale, ciclicità, grado di complessità e grado di
flessibilità
I CONTENUTI DELLA PIANIFICAZIONE: LE CONDIZIONI DI FONDO:
1. Il livello di DIREZIONE CENTRALE, in esso abbiamo:
la vision: è un orientamento di lunghissimo termine, è come un macro-obbiettivo (per la nokia le
mani è sinonimo di connettere persone). La vision rappresenta il denominatore comune cui devono
ispirarsi obiettivi, strategie e azioni.
la mission: è una traslazione nel medio-periodo della mission (come faccio connettere le persone?
Attivando una rete). Come faccio ad attuare la vision concretamente? esprime l’insieme di caratteri
fondamentali dell’impresa e delle sue attività attraverso cui essa si distingue dalle altre e cerca di
raggiungere la propria visione.
il modello di crescita dell’impresa: quali sono le strategie per la crescita e come devono essere
raggiunte
il sistema di valori dell’impresa: quali sono i valori che guidano ogni azione aziendale (valore etico-
morale come la sostenibilità)
l’analisi delle risorse e delle competenze disponibili all’impresa
l’analisi dell’ambiente in cui opera l’impresa, con particolare attenzione al sistema di relazioni di cui
essa è parte
la definizione del modello di sviluppo e acquisizione delle risorse (come accrescere le risorse
dell’azienda)
2. I due criteri di valutazione della convenienza delle unità di business: Il secondo passaggio
nell’elaborazione della strategia di portafoglio è la valutazione delle unità di business in cui l’impresa
ha convenienza a operare
o le potenzialità economiche del business in sé;
o gli effetti strategici ed economici che derivano dall’inserimento del business nel portafoglio
dell’impresa.
L’impatto del business sulla redditività di breve e medio termine del portafoglio (qual è il contributo
che questa attività ha sulle redditività di breve e medio termine? rapporto tra costi e ricavi in
medio e breve termine);
L’impatto del business sulle prospettive evolutive di lungo termine del portafoglio (questa
redditività dove mi porta a lungo termine?);
L’impatto del business sull’equilibrio dei flussi di cassa di breve e medio termine del portafoglio
(relazione tra redditività e flussi di cassa);
La misura in cui il business può essere connesso a determinati altri business in portafoglio, sul piano
della strategia competitiva o dell’azione operativa.
la fase del ciclo di vita del business (capire a che fase di business siamo – macchinette fotografiche
digitali sono in una fase di declino nascita, maturazione fase di declino)
la posizione competitiva dell’impresa (se ho alta o bassa redditività in una alta o bassa quota di
mercato quanto è attrattivo il mio business? Quanto si può sviluppare?)
È immediato osservare che si tratta di un caso particolare del modello “attrattività del business–
competitività dell’impresa” (quando valuto le prospettive vado a capire quanto è attrattivo il business e
la sua posizione competitiva)
La fase del ciclo di vita del business è, infatti, una componente del suo grado di attrattività. Essa
permette di ordinare i business in relazione alle loro potenzialità di crescita, all’entità delle risorse
assorbite, all’intensità della competizione
Cash cows. Attività che dovrebbero fornire molta liquidità e consumarne poca; rappresentano una
fonte di finanziamento per attività di diversificazione o di ricerca. L’obiettivo strategico prioritario è
quello di raccogliere la liquidità fornita. Un’azienda che ha prodotti in questo quadrante raccoglie la
liquidità per finanziarne altri. Ci sono solo flussi di cassa in entrata e non in uscita (non investo
niente). Basso tasso alta quota.
Dogs. L’accrescimento di quota di mercato è poco verosimile poiché significherebbe scontrarsi con
concorrenti che detengono vantaggi di costi; mantenere in vita queste attività “disinvestire” o vivere
modestamente – mercati a bassa crescita. L’obiettivo strategico prioritario è quello di “disinvestire”
o vivere modestamente. È il quadrante più scarso. È poco probabile che riesca a prendere clientela
da altri. È la peggiore condizione.
Question marks. Esigenza di notevole liquidità per finanziare la crescita (in un mercato ad alta
crescita devo guadagnare posizioni – alta crescita ma basso valore di mercato); occorre identificare
le attività che possono essere promosse con speranza di successo, in quanto per queste sono
possibili aumenti di quota di mercato. L’obiettivo strategico prioritario è quello di “disinvestire” o di
accrescere la quota di mercato. Devo investire molto per prendere altre fette di mercato. È una fase
di transizione
Stars. Prodotti leader nel loro mercato in crescita; richiedono mezzi finanziari consistenti per
finanziare l’espansione; grazie al loro vantaggio competitivo generano profitti notevoli e sono
destinati in futuro ad andare nella prima categoria. Alto tasso alta quota.
La posizione migliore è Cash cows, perché in questa situazione c’è un mercato comunque in crescita
(bassa) e la mia azienda detiene tutta la quota di mercato. Ad esempio la Apple con l’Iphone.
La
freccia in mezzo sono le innovazioni del prodotto.
LE STRATEGIE ORIZZONTALI:
Le strategie orizzontali si manifestano tra le attività di business. Possono prevedere:
Interrelazioni tangibili (stessi macchinari nella produzione, stesse materie prime). Le interrelazioni
tangibili derivano dalla connessione (potenziale) tra le catene del valore di unità di business diverse.
In concreto, sono prodotte dalla condivisione di determinate attività o asset aziendali. Integrazione e
condivisione di risorse tangibile.
Interrelazioni intangibili (frequente nell’industria culturale: competenze trasversali, sfruttare il
brand per più aree strategiche). Le interrelazioni di tipo intangibile riguardano la condivisione e lo
scambio di risorse immateriali tra aree di business diverse, in particolare: conoscenza; immagine e
reputazione; relazioni.
Interrelazioni con i concorrenti (per alcune aree strategiche può essere proficuo fare collaborazioni
con i competitors – come sky e DAZN). Le interrelazioni con i concorrenti si manifestano tra le aree di
business in cui l’impresa si confronta con gli stessi rivali. Può essere strategico per avere vantaggi.
LE STRATEGIE VERTICALI (non spiegato)
Si ricordano le quattro “aree” in cui possono essere distinte le problematiche relative all’integrazione
verticale:
1. determinazione dei confini verticali (a monte e a valle) dell’attività svolta dall’impresa;
2. definizione del modo in cui sono articolati e sviluppati i legami con i soggetti che svolgono attività a
monte e a valle di quelle realizzate dall’impresa;
3. individuazione delle fonti di vantaggio competitivo conseguenti integrazione verticale dell’impresa o,
al contrario, la de-integrazione verticale;
4. identificazione dei criteri per modificare i confini verticali dell’impresa, attraverso crescita interna,
acquisizioni o accordi strategici (forme di “quasi integrazione verticale”).
Obiettivi dell’unità di business (es: il raggiungimento di determinati livelli di valore della produzione;
l’ampliamento geografico del mercato di riferimento dell’impresa; l’introduzione nel mercato di un
certo numero di innovazioni)
Identificazione dei nodi competitivi chiave (es: l’identificazione di una modalità distributiva
innovativa che consenta di stabilire un contatto più diretto con i clienti finali e ridurre il potere
negoziale degli attuali distributori; il raggiungimento di una leadership tecnologica che permetta una
continua e rapida innovazione dei prodotti offerti; la capacità di sviluppare una rete di alleanze)
Strategia dell’unità di business. Essa è normalmente articolata nei seguenti contenuti: • strategia
competitiva; • strategia di mercato; • strategia di produzione; • strategia di acquisizione e sviluppo
delle risorse.