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Le differenze
Di seguito sono illustrate le più importanti differenze fra la contabilità per il management e la
contabilità generale.
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5. Le fonti dei principi:Le informazioni di bilancio sono conformi agli articoli del codice civile,
alla prassi contabile e, per le società quotate in borsa, ai principi contabili internazionali. Gli
utenti esterni, infatti, devono essere sicuri che i bilanci siano redatti nel rispetto di un insieme
di regole compresi e condivise. Il management, viceversa, può utilizzare qualunque regola o
criterio ritenga utile quando costruisce i rendiconti del controllo di gestione.
6. La prospettiva temporale:La contabilità generale registra e rappresenta la storia economico
finanziaria dell’impresa. Le registrazioni contabili sono effettuate dopo che gli eventi hanno
avuto luogo. La contabilità per il management utilizza invece valori che hanno a che fare con
le previsioni, stime e piani per il futuro, non solo dati che riguardano il passato.
7. Il tipo di informazioni: la contabilità generale rileva solo poche caratteristiche delle
transazioni, cioè di quel particolare sottoinsieme di accadimenti aziendali che modificano i
valori patrimoniali e/o economici. I documenti del bilancio riassumono in termini monetari gli
effetti di tutti questi eventi.il report del controllo di gestione, invece, riepilogano molti tipi
diversi di informazioni utili ai decisori. Questi report includono informazioni di carattere
monetario e non monetario (ad esempio: il numero di dipendenti, le ore lavorate oltre al costo
del lavoro ecc).
8. la precisione delle informazioni: il management ha bisogno di informazioni tempestive e
spesso preferisce un reporting meno preciso ma più tempestiva. Per quanto riguarda la
contabilità generale, invece, le informazioni sono più accurate rispetto all’altro sistema.
9. La frequenza del reporting: Le imprese redigono bilanci ufficiali una volta l’anno oppure
bilanci meno dettagliati con cadenza mensile o semestrale. I report di contabilità per il
management invece per la maggior parte dei casi sono disposti con cadenza mensile, alcune
informazioni devono essere costantemente aggiornate, Cioè resi disponibili almeno
attualmente in tempo reale.
10. La tempestività del reporting: il bilancio ufficiale pubblicato circa quattro mesi dopo la
chiusura del bilancio di esercizio. Al contrario, i rapporti di contabilità generale contengono
informazioni Che devono essere utilizzate per assumere decisioni, essi sono generalmente
preparati entro pochi giorni dalla fine del mese.
11. L’oggetto del reporting: Il bilancio descrive la performance economico finanziaria
dell’impresa nella sua globalità. La contabilità per il management si concentra su viste
parziali.
12. Due potenziali responsabilità: un’azienda i suoi amministratori sono penalmente
perseguibili dagli azionisti o dai creditori Per aver pubblicato un bilancio non corretto. Il report
del controllo di gestione non ha invece, come detto, alcun obbligo di conformità a regole
dettate da un organismo esterno.
I diversi tipi di informazioni della contabilità per il meglio cemento il loro utilizzo
Le tre configurazioni di costo sono:
1. Configurazione di costo pieno (full Costing accounting)
2. Configurazione di costo per il centro di responsabilità (responsability Accounting)
3. Configurazioni di costo differenziale (differential accounting)
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La misurazione e le configurazioni di costo pieno
Per quanto riguarda la misurazione il sistema di contabilità per il management si occupa soprattutto
della misurazione dei costi pieni.
Lo scopo della misurazione con i valori consuntivi utilizzati sono:
● Supporto alla redazione del bilancio
● Analisi della performance economica dei centri di responsabilità
● Calcolare i prezzi regolamentati da contratto
Sempre con valori consultivi gli scopi del controllo sono:
● Analisi della performance dei manager
● Motivare premiare i manager
Per quanto riguarda la scelta fra alternative, invece, è quella di non utilizzarla direttamente.
Lo scopo della misurazione con L’utilizzo di una stima di valori futuri è la definizione dei prezzi
normali.per quanto riguarda il controllo è la pianificazione strategica del budgeting, Invece per le
scelte tra alternative sono decisioni di breve periodo e di lungo.
La configurazione di costo pieno valorizza tutte le risorse utilizzate per lo svolgimento di una
determinata attività, Come ad esempio l’erogazione di un servizio prodotto.il costo pieno di
produzione di un bene o di un servizio è costituito dalla somma dei costi a esso direttamente
riconducibili, denominati costi diretti più una quota ragionevole di costi indiretti o anche chiamati i costi
comuni.Il costo pieno può misurare non solo i costi diretti indiretti di beni servizi ma anche i costi
diretti e indiretti relativi a qualunque oggetto di interesse del management.
CAPITOLO 2
costi variabili
I costi variabili sono i costi il cui valore
complessivo varia in misura direttamente
proporzionale a qualche livello di output o di
attività.
In primo luogo l’unità di misura del volume di
output o del livello di attività deve essere
specificata, si ricordi che il termine “costo
variabile“ si riferisce a costi per i quali è
l’ammontare complessivo (non quello
unitario) che varia in proporzione del volume.
Le cause di cambiamento del costo sono
chiamate determinanti del costo o Cost driver. in generale quindi il livello di una determinata attività o
livello di un determinato output sono Cost driver di un costo se esiste una relazione causale fra il
cambiamento del livello di attività e il cambiamento di quel costo. Il costo driver di un costo variabile è,
invece,quel livello di attività o di volume che determina cambiamenti proporzionali del corso variabile
complessivo.
I sistemi di determinazione dei costi che identificano i costi di tutte le principali attività sono chiamati i
sistemi di determinazione dei costi basato sulle attività o activity based Costing.
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costi fissi
I costi fissi sono costi il cui ammontare
complessivo non varia nonostante
significativi cambiamenti nei livelli di
output o di attività. Questi costi possono
modificarsi nel tempo, ma non a seguito di
cambiamenti del livello di attività, non è
influenzato dalle variazioni quotidiane del
numero di transazioni (gran parte dei costi
generali di produzione e molti costi di
produzione sono tipicamente fissi). Sebbene
in taluni casi il termine “Costo fisso” possa
anche indicare un costo realmente fisso, questo termine si riferisce normalmente a costi che non
variano al variare del volume dell’output.
I costi impegnati
I costi fissi sono spesso denominati costi impegnati o anche costi da capacità Perché relativi elementi
di costo come gli ammortamenti degli impianti. I costi impegnati riflettono l’ammontare delle capacità
acquisite e rese disponibili piuttosto che la capacità effettivamente utilizzata.
Le due principali caratteristiche dei costi impegnati sono:
● Si riferiscono normalmente risorse che sono adattate al fabbisogno solo nel lungo medio
periodo
● Non possono essere radicalmente ridimensionati
I costi discrezionali
Alcuni costi fissi sono il risultato di decisioni che il management rinnova periodicamente, per esempio,
le azioni promozionali, la formazione del personale ecc
Questi costi sono denominati discrezionali e, al contrario di costi impegnati: sono relativi a risorse che
possono essere adattate Al bisogno sia pure all’interno di orizzonti temporali brevi e possono essere
significativamente ridimensionati senza mettere a rischio immediato la sopravvivenza dell’impresa.
I costi semivariabili
I costi semivariabili o costi misti sono
costituiti da una combinazione di costi
variabili e dei costi fissi. L’ammontare totale
di un costo semi variabile varia nella stessa
direzione delle variazioni del volume o del
livello di attività crescendo però meno
rapidamente, cioè meno
proporzionalmente.la linea dei costi
semivariabili può alzarsi e abbassarsi.Se la
semiretta si abbassa (si avvicina alla linea
del volume di attività), significa che i costi
semivariabili si avvicinano ai costi fissi.Se
la semiretta dei costi semivariabili di alza (si avvicina ai costi totali) significa che l'incidenza dei costi
variabili è maggiore.
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Come classificare il costo della manodopera
Il costo della manodopera diretta viene definito costo fisso o variabile in base al diritto del lavoro del
paese al quale ci si riferisce. A prescindere dei vincoli giuridici e istituzionali, la manodopera
qualificata è però spesso , a tutti gli effetti, una risorsa impegnata.
I diagrammi costo-volume
La relazione tra costi e volumi può essere rappresentata tramite un diagramma costo-volume, è solito
utilizzare l’equazione generale: CT= CFT +cvu x Y
CT= costo totale
CFT=costo fisso totale
CVU=costo variabile unitario
Y=volume
come posso realizzarlo?
● appropriata soprattutto quando i costi storici sono poco rilevanti come nel caso di nuovi
progetti
● È spesso una valutazione «conto-per-conto»
● non è molte volte opportuno applicare metodi più costosi della valutazione soggettiva
Il costo unitario o medio, è calcolato dividendo il costo totale per il volume di output, si comporti in
maniera diversa dal costo totale. Quando il volume aumenta, il costo totale resta infatti lo stesso in
relazione alla sua componente fissa, mentre cresce relazione alle componenti variabili.
Di contro, il costo medio unitario rimane costante se il costo è solo variabile, mentre la quota unitaria
dei costi fissi si riduce al crescere dei volumi.
Il costo medio fisso unitario tende infatti a zero quando il volume diventa molto grande. I costi unitari
occupano un ruolo importante in molte decisioni, comprese quelle relative alla determinazione dei
prezzi del prodotto. È consigliabile non utilizzare i costi unitari nei rapporti interni perché possono
creare la falsa impressione che costi fissi si comportino come quelli variabili e, dunque, che il loro
ammontare complessivo si modifichi in proporzione ai cambiamenti dei volumi di attività o Di output,
mentre non è così.
COSTO UNITARIO= COSTO TOTALE/VAL.OUTPUT
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Il costo unitario è dato dal costo fisso totale/ le unità prodotte + il costo variabile.
CTU decresce all’aumentare dei volumi di produzione. Questa decrescita è molto più significativa
nella parte iniziale. Il CT cresce al variare dei volumi di produzione.La quota di CTU decresce al
crescere dei volumi di produzione.I CF vengono spalmati su un numero più alto di prodotti.
considerazioni:
Intervallo di rilevanza
Un andamento lineare fornisce una buona
approssimazione del comportamento dei costi,
ma solo entro un determinato intervallo del
volume di attività definita intervallo di
rilevanza: quell’intervallo di livello di attività o di
volume all’interno del quale esiste una specifica
relazione fra il livello di attività o volume e il
costo in questione. L’idea è applicabile sia ai
costi variabili che i costi fissi.
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L’ammontare dei costi fissi e variabili dipende dall’intervallo temporale al quale si riferisce la
valutazione
● Intervallo breve: Quasi tutti i costi non sono modificabili (sono impegnati)
● Intervallo medio/lungo: Molti costi rimangono non modificabili, ma altri diventano flessibili
(adattabili)
● Intervallo lungo: L’ammontare di quasi tutti i costi è flessibile, adattabile al fabbisogno
I costi viscosi
Essi si contraggono Meno rapidamente, quando il volume diminuisce, di quanto cresca quando il
volume aumenta.tali costi sono denominati viscosi. I costi sono viscosi principalmente perché il
management tende ad aggiornare le risorse più rapidamente quando il volume cresce piuttosto che
ridimensionarle quando si riduce.il grado di viscosità cambia a seconda della natura del costo.
I costi a gradino
Alcuni elementi di costo possono variare a gradino con i livelli di attività. I costi a gradino si riferiscono
al consumo di risorse acquisibili solo in pochi blocchi minimi, cioè in quantità discrete. I cambiamenti
dei volumi sono compatibili con la capacità resa disponibile e sul costo complessivo. L’altezza di un
gradino indica il costo aggiuntivo necessario per un tale incremento di capacità, mentre la larghezza
mostra quanto attività incrementali può essere gestita con la risorsa addizionale.
Nel gestire questa tipologia di costi occorre porre attenzione a utilizzare in modo soddisfacente la
capacità di servizio Resa disponibile da ciascun gradino.
Regressione lineare: tramite questo metodo è tracciato una linea retta che approssima
statisticamente una serie di punti rappresentati il costo totale consuntivo in relazione diversi volumi.la
tecnica statistica che si utilizza è denominata metodo dei minimi quadrati o regressione lineare e
fornisce i valori corrispondenti al totale dei costi fissi e al costo variabile unitario. Questo metodo è
consigliabile utilizzarlo prima di effettuare la regressione, analizzare le singole coppie di Di valori
costo-volume per eliminare eventuali valori atipici, chiamati outliner.
Le misure di volume
Finora, i diagrammi costi-volumi esaminati si riferivano principalmente a imprese monoprodotto o
mono servizio, per le quali il volume di output complessivo può essere misurato come numero di unità
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prodotte o irrogate. nel caso più frequente di imprese che realizzano una molteplicità di prodotti è
improbabile che il numero totale di unità prodotte possa fornire una misura affidabile del volume di
attività totale, Perché alcuni prodotti richiederanno certamente quantità di risorse superiori a quelle di
altri e viceversa. Queste imprese devono pertanto ricorrere a misure di volume diverse dalla quantità
di prodotto utilizzato.tra quelli utilizzati più frequentemente nella prassi ci sono le ore di manodopera
diretta al costo della manodopera diretta ecc..
La scelta dell’unità di misura è effettuata per rappresentare al meglio le condizioni che determinano la
variazione dei costi. Quando si sceglie l’unità di misura del volume si deve rispondere a due
domande fondamentali: la misura dovrebbe avere un riferimento gli input o gli output? La
misura dovrebbe essere espressi in termini monetari o non monetari?
CAPITOLO 3
Il volume di pareggio
Si definisce volume di pareggio o punto di pareggio (break-even point) Quello in corrispondenza del
quale il reddito è pari a zero, quindi così totali sono uguali ai ricavi totali.in caso di volume inferiore a
quello di pareggio otterremo una perdita, mentre se volumi sono superiori si prevedono utile.il volume
di pareggio si calcola nel seguente modo:
RT= p x X
CT= CTF +cvu x T
CT= RT
VOLUME DI PAREGGIO= CTF/ MARGINE DI CONTRIBUZIONE %
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Conseguire un profitto obiettivo
Xo= (CTF + PRo)/ MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO
MARGINE DI CONTRIBUZIONE
avviene quando i volumi aumentano, il costo medio unitario si riduce poiché la quota parte di un costo
medio fisso unitario diminuisce. Sebbene il profitto medio unitario sia diverso in corrispondenza di
volumi diversi, esiste una grandezza che, nell’ambito dell’intervallo di rilevanza rimane costante con il
volume. Questa grandezza, è denominata margine di contribuzione unitario,che è la differenza
tra il prezzo di vendita unitario e il costo variabile unitario, Il suo impiego è particolarmente utile
per esprimere in modo semplice e sintetico la relazione tra ricavi e costi in funzione del volume di
output.
Il margine di contribuzione, in prima istanza, unità venduta dopo unità venduta mi permette di coprire i
costi fissi (che sono costanti); ogni singolo margine di contribuzione prodotto dalla vendita di un bene
va a contribuire alla copertura dei costi fissi.
Dopo che coprono i costi fissi (raggiungo il punto di pareggio), inizio a generare un risultato operativo
positivo.
qualsiasi variazione del margine di contribuzione porterà una reciproca variazione del reddito
operativo.Una volta che ho coperto i costi fissi, ogni unità di vendita aggiuntiva che mi
genererà un margine di contribuzione, il quale diventerà automaticamente una variazione del
reddito operativo (positivo).Il margine di contribuzione unitario (ricavo unitario -costi variabili
unitari),espresso in termini percentuali.
Margine di sicurezza
Un’altra grandezza che può essere misurata quando si utilizza il diagramma del profitto è il margine di
sicurezza che rappresenta la distanza che intercorre tra il volume di pareggio e la quantità effettiva di
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vendita. è più significativo esprimere questo margine in termini percentuali, perché è un’indicazione
che non dipende dal volume di pareggio.
Le idee presentate dal management possono essere applicate anche per costruire un conto
economico classificato a margine di contribuzione, cioè un rendiconto avente una struttura pensata
proprio per valutare rapidamente l’effetto sul reddito di cambiamenti delle quantità vendute o dei
ricavi.In un conto economico classificato a margine di contribuzione diversamente da un conto
economico tradizionale classificato a costo del venduto,le voci di costo si riferiscono esclusivamente a
costi fissi o costi variabili. Nel conto economico a costo del venduto Non distingue gli elementi di
costo in base al loro comportamento con il volume: I costi sono qui classificata per area aziendale,
per funzione. Sebbene questo tipo di rendiconto risulterebbe poco utile qualora il management
intendesse utilizzarlo come strumento di supporto a decisioni Che implicasse la necessità di
prevedere il comportamento dei costi con i volumi di output e loro effetto sul reddito.
Il conto economico classificato a margine di contribuzione si presta a queste finalità.il rendiconto
classifica i costi in relazione al loro comportamento con il volume di output, cioè in costi variabili e
fissi. Deducendo dai ricavi tutti i costi variabili a prescindere dall’aria in cui si insorgono, si ottiene il
margine di contribuzione aziendale, cioè il contributo alla copertura dei costi fissi e alla generazione di
reddito.
Il conto economico a margine di contribuzione facilita le analisi economiche che implicano
cambiamenti di volume, favorisce le analisi di redditività delle diverse linee di prodotto e supporta
l’assunzione di decisioni che riguardano i prezzi o le scelte tra produrre all’interno acquistare
all’esterno.
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La leva operativa
La leva operativa è una misura di
quanto il reddito sensibile ai
cambiamenti dei ricavi. L’effetto leva
è misurato dal grado di leva
operativa, un indicatore calcolato, in
corrispondenza ciascun volume dei
ricavi, come rapporto tra la
variazione percentuale del reddito e
la corrispondente variazione
percentuale dei ricavi.
GRADO DI LEVA OPERATIVA=
mdc/reddito
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l'impresa B (2,6%) ha una leva operativa minore rispetto ad A (6%).il reddito dell'impresa A è più
sensibile, ciò permette di aumentare più velocemente il suo reddito operativo una volta raggiunto il
punto di pareggio.Ha una leva operativa di 6%, con un 10% in più di vendite, la variazione
percentuale di reddito operativo sarà uguale a 6x10%= 60% stessa cosa con impresa B 26%.In
questo momento le imprese hanno lo stesso risultato operativo ma con strutture dei costi diversi e
diversi livelli di rischiosità.Impresa ha è più rischiosa dell'impresa B.
● La struttura dei costi consegue a scelte di trade-off importanti fra rischio e potenzialità di
realizzare reddito
● Imprese con costi fissi alti sperimentano maggiori redditi in periodi di prosperità
● Imprese con bassi costi fissi hanno una contrazione più bassa del reddito in periodi di calo dei
ricavi
● La struttura dei costi è comunque fortemente influenzata dal tipo di attività svolta e dal settore
● La propensione al rischio da parte della Proprietà e del management influenza la struttura dei
costi
Le imprese multiprodotto
● si vendono relativamente più prodotti che hanno margine superiore a quello medio: mdci >
mdceq
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● si vendono relativamente meno prodotti che hanno margine inferiore a quello medio: mdci <
mdceq
ove:
● mdci = margine di contribuzione del prodotto i-esimo
● mdceq = margine di contribuzione del prodotto equivalente
Il prodotto equivalente
Per quanto riguarda il prodotto
equivalente, in questo caso il margine
di contribuzione unitario deve però
essere calcolato come media
ponderata, con le quantità vendute, di
margine di contribuzione unitario dei
singoli prodotti. Ciò significa che il suo
margine di contribuzione si chiamerà:
margine di contribuzione del prodotto equivalente.
CAPITOLO 4
Definizione generale di costo
Il costo è valorizzazione monetaria delle risorse utilizzate per un qualche scopo.
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● utilizzando un comune denominatore, ciò significa che trasformando le mie risorse in valori
monetari, io riesco a sommare ciò che dal punto fisico-tecnico non sarebbe sommabile, cioè
vado a sommare elementi diversi
● ha sempre a riferimento uno scopo, un obiettivo: un «oggetto del costo»: una qualunque
cosa per la quale sia desiderata una misurazione separata del costo.
In azienda di solito è riconducibile al singolo prodotto, ma posso avere dei lotti di produzione
di prodotto, reparto della produzione.
Devo definire in modo puntuale l'oggetto di costo, deve essere chiaro per chi rileva le
informazioni e per chi le utilizza. Più un oggetto di costo è specifico maggiore è il grado di
dettaglio ad esso relativo.
Tuttavia andare a determinare l'oggetto di costo di un singolo prodotto potrebbe essere
oneroso per l'azienda, quindi diseconomico.
Il concetto di costo è più significativo quando seguito da un aggettivo che lo vada a qualificare
(es. Costo pieno/diritto/fisso/variabile ecc..)
● Al crescere dell’ampiezza
dell’oggetto del costo si riducono i costi
di rilevazione, si semplifica il sistema,
ma si perde (riduce) informazione sulle
differenze di costo fra oggetti diversi
ma accomunati dall’ampia definizione
Il costo pieno: Il termine il costo pieno (full Cost) comprende tutte le risorse utilizzate per un
determinato oggetto del costo. Il problema principale della determinazione del costo pieno è quella di
attribuire ai prodotti una quota equa dei cosiddetti costi indiretti, cioè costi causati da una molteplicità
di prodotti o di servizi per i quali non esiste un modo oggettivo di rilevare il consumo di risorse da
ciascuno di essi determinato.
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Costi diretti e costi indiretti
I termini «diretto» e «indiretto» hanno a che fare con il trattamento contabile dei costi. Lo definiamo in
questo due modi in relazione alla nostra capacità di formare quella risorsa in un'informazione
monetaria:
● Costi assegnabili in modo «oggettivo» a un determinato oggetto del costo sono diretti di
quell’oggetto (e sono dunque necessariamente costi speciali).
● I costi diretti sono attribuiti
● I costi indiretti sono causati congiuntamente da più oggetti del costo e non sono
oggettivamente riconducibili ad alcuno di essi.
i costi indiretti li ho quando ho una risorsa che è comune a più oggetti del costo, per questa
tipologia di costo devo andare a individuare dei criteri di ripartizione soggettivi, per andare ad
allocare una quota ad allocare una quota equa di questi costi indiretti al mio oggetto di costo.
Parliamo di ripartizione soggettiva perchè non abbiamo un principio contabile/norma che ci
dica come individuare i criteri di ripartizione, perchè dobbiamo riuscire a capire rispetto al
consumo di quella risorsa indiretta quali sono gli elementi più di altri ne determinano il
consumo.
● Costi assegnati (il termine assegnato viene utilizzato sia per i costi diretti che per i costi
indiretti) utilizzando criteri di ripartizione soggettivi sono costi allocati.
ricapitolando:
● Costi che non è possibile ricondurre in modo oggettivo e a quello oggetto del costo
● Costi che si decide di non trattare come diretti o che non si ritiene economicamente
conveniente trattare in questo modo.
I costi speciali sono quei costi riconducibili oggettivamente ad un oggetto di costo e costi generali o
costi comuni quelli non riconducibili oggettivamente a un singolo oggetto del costo, utilizza poi gli
attributi diretto indiretto per riferirsi al trattamento contabile dei costi stessi.
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Elementi di costo del prodotto
Il più comune come un oggetto del costo di un'impresa è il prodotto in senso lato: un bene materiale.
Il sistema che rileva e rappresenta i costi del prodotto è denominato sistema di determinazione dei
costi di prodotto o sistema di contabilità dei costi di prodotto o contabilità industriale. il costo
di produzione di un prodotto è costituito da tre elementi: i materiali diretti, la manodopera diretta e i
costi generali di produzione.in alcuni sistemi cosiddetti ibridi il costo della manodopera diretta e costi
generali sono raggruppati nel costo di trasformazione.
Il costo di trasformazione
La somma dei costi di manodopera diretta e dei costi generali di produzione costituisce il costo di
trasformazione, cioè il costo di tutte le risorse necessarie a trasformare i materiali diretti in prodotto
finito.
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tal modo è garantito il principio di competenza, in particolare la correlazione tra i ricavi i costi.tutti i
costi di realizzazione di un prodotto sono inventariabili.
Il termine costo inventariali le descrive meglio l’idea di un corso di produzione nel termine generico
costo di prodotto.
Il costo pieno
Il costo pieno di un prodotto in senso lato è semplicemente la somma di tutti gli elementi di costo
sopra descritti. il costo pieno del prodotto include sia i costi inventariabili sia una quota parte dei costi
non di produzione.
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L’uso del costo pieno
Alcuni dei principali impieghi delle informazioni di costo pieno riguardano:
1. La valorizzazione delle rimanenze ai fini del bilancio
2. L’analisi del reddito
3. La risposta alla domanda “quanto è costato?“
4. Rendere i prezzi conformi a quelli stabiliti dai contratti
5. Calcolare i prezzi “regolamentati“ dall'agenzia dello stato, le aziende hanno dei paletti che
sottostanno al vincolo di dover vendere il loro prodotto a costo pieno, cioè al costo di
produzione. Nel momento in cui ho prezzi conformi cioè stabiliti per contratto, deve essere
chiarissimo che cosa il contratto prevede entri nel calcolo del costo pieno.
Se il mio contratto con un mio cliente non prevede alcuni costi per me indispensabili, io vado
ad individuare un prezzo di vendita che non tiene conto delle voci di costo.
6. Definire il prezzo normale
7. Migliorare il posizionamento strategico
L’utilizzo delle informazioni di costo per i prodotti differenziati e per quelli indifferenziati
Un prodotto differenziato compete con prodotti simili, ma con caratteristiche diverse.
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I prodotti indifferenziati sono, invece, definiti commodities.
Il significato di questa distinzione è, dal nostro punto di vista, che il costo pieno è un riferimento
importante per il calcolo dei prezzi dei prodotti differenziati, mentre lui meno per i prodotti
indifferenziati. Per questi ultimi, infatti, il prezzo di vendita è stabilito in maniera efficiente dal mercato.
Il produttore sarà in grado di vendere solo applicando quel prezzo, a prezzi sia pure di poco superiori
venderà invece molto meno. sintesi, il produttore di un bene indifferenziato non può fare affidamento
sulle caratteristiche del prodotto, dunque può avere successo solo se produce a costi non superiori a
quelli dei concorrenti.i sistemi di contabilità dei costi sono comunque utilizzati dei produttori di
commodities per tentare di ridurre i costi e, se non fosse possibile, Per rendere più consapevole la
decisione di continuare la realizzazione di determinati prodotti.
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offerta sul mercato. Una lettura d'insieme del Sistema del valore può essere particolarmente utile
perché il vantaggio competitivo dipende fondamentalmente dal modo in cui l’impresa gestisce e tiene
sotto controllo la sua catena del valore in rapporto a quella dei concorrenti.
CAPITOLO 5
I Materiali diretti hanno delle rimanenze iniziali ,incrementati da eventuali acquisti di materiali diretto e
diminuita dal momento che si preleva la materia e la si inserisce nel ciclo produttivo: questa
operazione dà origine a delle rimanenze finali, che sarà poi la rimanenza iniziale del periodo n+1.
Quando si preleva la materia diretta, questo incrementa la voce semilavorati nella voce di costo e le
ore di manodopera diretta. Rispetto a questi semilavorati noi abbiamo i cosiddetti costi dei beni
prodotti, costi imputati a quei prodotti che escono dal processo produttivo perché completati. I prodotti
realizzati vanno a diminuire le voci degli ammontare di costi legati ai semilavorati e vanno ad
accrescere i prodotti finiti. Essi sono composti da una base di rimanenze e verranno incrementati del
valore del costo di produzione (per i prodotti realizzati) e una volta che vengono venduti andrà a
incrementati nel costo del venduto.
Diventa necessario conoscere i diversi processi produttivi che ci sono all’interno dell’azienda.
I processi di produzione delle imprese possono essere classificate in quattro ampie categorie:
● produzione per il singolo pezzo:l’oggetto dell’attività di produzione è costituito da singoli lavori
fisicamente individuabili.
● produzione per lotti: Un insieme di prodotti individuabili si muove in blocco da un reparto al
successivo.
● produzione per serie: I singoli prodotti sono fisicamente distinguibili, ma tendono ad essere
molto simili fra loro.
● produzione per processo: I prodotti non sono invece identificabili come singole unità, almeno
sino a una fase avanzata nel processo di produzione.
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necessari a portare a termine il lavoro e dei tempi che i singoli dipendenti hanno versato alla
commessa.
I costi sono registrati via via che la commessa attraversa le fasi del processo produttivo.
La somma di tutti i costi assegnati a tutte le schede di commessa durante un certo periodo contabile,
il valore aumenta sotto il conto rimanenze di semilavorati. quando una commessa è completata, il
costo complessivo della stessa, presente nel corrispondente contenitore contabile o scheda, è
scaricato dal conto rimanenze dei semilavorati e caricato in una scrittura in dare, nel conto rimanenze
di prodotti finiti. Questo stesso costo Costituisce l’importo, del prodotto venduto, Dove la sua scrittura
di trasferimento dal conto rimanenze di prodotti finiti passa al conto costo del venduto.il costo
complessivo presente in tutte le schede di commessa di prodotti non ancora completati alla fine di un
determinato periodo contabile e pari, pertanto, al valore delle rimanenze di semilavorati a quella
data.quando il lavoro è completato e fatturato al cliente, allora registrato in dare del conto costo del
venduto.
I sistemi ibridi (sistemi che in realtà sono molti vicini all'attività produttiva)
In molte situazioni alcune attività sono simili e il costo unitario dell’esecuzione può essere rilevato con
un sistema per processo, mentre l’uso dei materiali potrebbe essere diverso e dunque i materiali o il
costo di altre attività essere rilevati con un sistema per commessa
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Determinare l’unità di produzione equivalenti consente di calcolare il costo medio per unità
equivalente: il costo delle rimanenze iniziali di semilavorati e sommato i costi di produzione del
periodo e il risultato e quindi diviso per l’unità di produzione equivalenti realizzate nel periodo.
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Allocazione dei costi indiretti
La distinzione fra costi diretti e costi indiretti
I costi possono non essere direttamente ricondotti a un prodotto o un servizio per una delle seguenti
tre ragioni: è impossibile farlo, come nel caso dello stipendio del direttore generale, che è una tipica
risorsa Comune a più oggetti del costo; non è conveniente farlo perché le rilevazioni contabili
necessarie sarebbero più costoso del beneficio dell’informazione aggiuntiva ottenibile; il management
decide di non farlo: molte imprese classificano alcuni elementi di costo come indiretti semplicemente
perché fanno diventata una consuetudine.i problemi sorgono quando si cerca di stabilire un confine
preciso fra gli elementi di costo causati direttamente da un prodotto e gli altri elementi.
I centri di costo
Un centro di costo è un «oggetto» che accumula i costi di attività e risorse fra loro collegate (per
esempio un reparto produttivo o un impianto complesso).
i centri di costo di produzione producono un prodotto o un componente o svolgono un’attività, mentre
i centri di costo di servizio erogano servizi ai centri di costo di produzione.
Un centro di costo non è sempre un centro di responsabilità.
In un sistema di determinazione dei costi di prodotto i costi indiretti sono inizialmente accumulati per
centro di costo (di produzione e servizio), Sempre in tale fase i costi accumulati dai centri di costo di
servizio sono assegnati ai centri di costo di produzione.
Al termine della prima fase, dunque, tutti i costi indiretti sono in capo ai soli centri di costo di
produzione. Nella seconda fase I costi indiretti (in capo ai centri di costo di produzione) sono
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assegnati ai prodotti attraverso un coefficiente di allocazione.
Fase 1
La prima fase di allocazione dei costi
indiretti consiste nel rilevare (assegnare)
ai centri di costo e di servizio tutti i costi
indiretti di produzione del periodo.Quando
il processo di assegnazione di ciascun
elemento di costo indiretto completato, la
somma dei costi generali di produzione
assegnati a tutti i centri di costo è pari i
costii generali totali del periodo.
Di solito le ridistribuzioni sono evitate,
allocando i costi dei centri di servizio
cascata, seguendo un ordine sequenziale
predeterminato, detto sequenza di
assegnazione.
In generale le imprese ordinano i centri di
servizio: per i valori decrescenti del
servizio erogato, per i valori crescenti del
servizio ricevuto, cioè partire da quello che
riceve il minor valore e gli altri centri di
servizio.
Essi assegnano Semplicemente tutti i costi
di ogni centro di costo di servizio ai centri
di costo di produzione, ignorando gli
eventuali servizi erogati da un centro di
servizio o un altro.l’approccio è chiamato
metodo diretto di allocazione dei costi dei
centri di servizio.
24
Fase 2
Nella seconda fase i centri di costo e
bloccano i costi generali ai prodotti. In un
sistema di contabilità dei costi per processo
l’operazione semplice. I costi generali totali
di produzione di un certo periodo sono
divisi per il numero di unità di produzione
equivalenti realizzate nel periodo, quantità
calcolata con il metodo precedentemente
descritto. Si ottiene così il costo indiretto
unitario.
In un sistema di determinazione dei costi
per commessa la procedura, invece, è più
complicata. le varie commesse lavorate in un centro di costo di produzione dovrebbero pertanto
sostenere quote altrettanto divise di costi generali. A tale scopo è necessario utilizzare, per ciascun
centro di costo di produzione, in coefficiente di allocazione dei costi indiretti.
Il coefficiente di allocazione dei costi indiretti assegna i costi indiretti ai prodotti o alle commesse in
base a una qualche misura di un’attività di trasformazione o di volume di attività che si ritiene essere
la causa dei costi indiretti. È possibile calcolare il coefficiente di allocazione dei costi indiretti di un
singolo centro di costo di produzione dividendo i costi totali generali di produzione di quel centro di
costo per la misura di attività o per il volume totale del periodo.
25
I coefficienti di allocazione predeterminati
Il modo migliore per allocare i costi generali di produzione è quello di calcolare in anticipo, di solito
una volta all’anno, un coefficiente predeterminato di allocazione per ogni centro di costo e usare poi
tale coefficiente nel corso dell’intero anno.
La stima del volume nella seconda fase di determinazione del coefficiente predeterminato dei costi
generali e stimato livello di attività di ciascun centro di costo di produzione per l’esercizio successivo.
Il volume standard
la parte più incerta del processo di determinazione dei coefficienti prestabiliti del locazione, stimare
quale sarà il livello medio di attività mensile, che dipende evidentemente da ricavi previsti.questo
livello di attività detto volume standard o volume programmato. Nella maggior parte delle imprese il
volume standard mensile è un dodicesimo del volume complessivo previsto per l’esercizio
successivo.alcune imprese invece usano un dodicesimo del volume medio annuo previsto in
relazione a più esercizi futuri. Come notato in precedenza la stima Del volume a una notevole
influenza sui valori di coefficienti di allocazione.molti elementi dei costi generali sono, infatti, costi
fissi.quando si calcolano i coefficienti predeterminati di allocazione dei costi generali si deve pertanto
prestare particolare attenzione a ottenere la migliore stima possibile del volume standard.
26
La stima del valore di produzione ha una grande influenza sui valori dei coefficienti di allocazione
perché molti costi generali sono fissi: il costo unitario standard allocato Si riduce con il volume.
Costo della capacità utilizzata+costo della capacità inutilizzata= COSTO DELLA CAPACITÀ
RESA DISPONIBILE
27
CAPITOLO 6
I costi standard
Un costo standard è una misura di quale dovrebbe essere il costo. Il costo standard è dunque un
costo ipotetico.Il termine costo di budget ha lo stesso significato. Nella prassi però, il costo standard
è utilizzato con riferimento ad una singola unità di prodotto, mentre il corso di budget è utilizzato per
descrivere quale dovrebbe essere il costo di più unità di prodotto o quello da sostenere in un
determinato periodo di tempo. Un sistema a costi standard è un sistema di determinazione dei costi di
prodotto che rileva i costi standard in alternativa o in aggiunta ai costi effettivi.
28
prezzo delle materie prime, poiché il conto “scostamento di costo di materiali diretti” accordi in tal
caso indistintamente sia la componente dello scostamento dovuta al prezzo sia quella dovuta
all'efficienza. altre imprese non utilizzano così standard per tutte le voci di costo esaminate.
la scelta delle voci di costo dipende dai vantaggi ottenibili nella specifica situazione.
indipendentemente da questi cambiamenti rispetto allo schema generale, e punti fondamentali sono i
seguenti.
1. In un sistema così standard, alcuni o tutti gli elementi di corso sono registrati in almeno uno
dei conti di accessi alle rimanenze, a valori standard e non ha costi effettivi
2. in qualunque punto si verifichi il passaggio da valore effettiva al valore standard nasce
impiego di un conto di varianza dove andiamo a registrare la differenza tra costo standard e
costo effettivo, questa differenza può essere positiva o negativa.
le varianze sono delle differenze di valore: differenze fra il costo effettivo che ho sostenuto e il
costo standard che avevo previsto di sostenere. Se i costi effettivi sono maggiori dei costi
standard, allora io ho una varianza sfavorevole (costi + alti di quelli previsti).Se i costi effettivi
sono minori dei costi standard avrò una varianza favorevole (costi minori).
29
30
Ambiguità terminologiche
come già detto, il costo delle materie prime della Mod dei costi generali di produzione ottenuto
moltiplicando determinate quantità o volumi per un prezzo o un coefficiente unitario. Esistono varie
combinazioni:
1. Quantità effettiva x prezzo effettivo unitario
2. quantità effettiva x prezzo standard unitario
3. quantità standard x prezzo effettivo unitario
4. quantità standard x prezzo standard unitario
31
esempio di valorizzazione attraverso il full costing:
32
L’EFFETTO SUL REDDITO DEL PERIODO DEI SISTEMI A COSTO PIENO E A COSTO
VARIABILE
lo scostamento dei costi generali di produzione in un sistema costo pieno è riconducibile a due
componenti. una di queste, la varianza di spesa dei costi Generali è determinata dalla differenza tra i
costi generali di produzione effettivamente sostenuti e quelli presenti nel budget flessibile dei costi
Generali in corrispondenza del volume effettivo punto la seconda componente dello scostamento,
riconducibile la differenza tra volume effettivo il volume standard è definita dalla varianza di volume
dei costi Generali.la varianza dei costi Generali fissi di produzione è costituita semplicemente da una
differenza di costi Di periodo.
i sistemi a costi variabili distinguono i costi di produzione tra variabili e fissi, distinzione utile ai fini del
controllo perché è naturale controllare diversamente queste due categorie di costo: su base unitaria
quella variabile, nel loro complessivo ammontare di periodo quelli fissi punto la distinzione Inoltre utile
per svolgere le analisi differenziali e per effettuare il calcolo del punto di pareggio.
33
con i sistemi a costi variabili la misura di reddito presente nei report mensile è direttamente correlata
alle quantità vendute nel mese.con i sistemi a costo pieno il reddito mensile è invece influenzato dai
volumi di vendita, sia dai volumi di produzione del mese. Ciò significa che una variazione dei livelli di
rimanenze di prodotto finito, che si verifica ogni volta che i volumi di produzione di un certo periodo
non sono uguali a quelli di vendita dello stesso periodo, influenza anche se il reddito del periodo.
● non si utilizza alcun coefficiente di allocazione, quindi non ho la necessità di andare a fare i
calcoli su individuazioni (viste nelle lezioni precedenti)
● non è necessaria la previsione del volume standard
1. La varianza dei costi generali fissi di produzione è una semplice differenza di costi di periodo
2. Vi è una netta distinzione dei costi fissi da quelli variabili, informazione utile per il controll
3. Il costo del venduto dipende solo dalle vendite del mese e non anche dal volume di
produzione
4. Si riduce il rischio di enfatizzare eccessivamente il margine di contribuzione, trascurando la
gestione dei costi non variabili (costi “impegnati”)
5. MdC sempre meno rilevante a causa di una significativa riduzione nel tempo dell’incidenza
dei costi variabili rispetto ai costi totali (perché è aumentata la complessità, automazione ...).
la manodopera ad oggi incide molto meno sul costo di prodotto, invece incidono sul costo
tutti quei servizi/supporti che l'impresa deve inserire per coprire la crescente complessità che
abbiamo all'interno dell'impresa (possono essere costi generali o fissi o variabili).
6. Valorizzazione bassa delle rimanenze e conseguente possibile perdita di interesse del
management a ridurre i livelli delle rimanenze
7. Necessità di avere comunque di informazioni di costo pieno (se non altro come orientamento
alla definizione del prezzo normale)
Impossibilità ai fini fiscali di valorizzare le rimanenze al solo costo variabile con conseguenti differenze
tra i valori gestionali delle rimanenze e i valori di bilancio.Falsa dicotomia tra costi fissi e variabili se si
scompone il coefficiente di allocazione dei costi generali di produzione e si codificano adeguatamente
i costi diretti (in fissi e variabili).I sistemi a costi variabili sono utilizzati da una minoranza di imprese.
1. Costi di prevenzione sono quelli che si sostengono per attività volte alla prevenzione di
difetti e altri problemi connessi alla qualità, è il modo più efficace per gestire i costi
34
2. Costi di ispezione: O includono Attività svolte immediatamente prima della consegna di
prodotti finiti ai clienti, l'ispezione, i test e altre Operazioni preposte all'identificazione dei
problemi di qualità.
3. costi per difettosità rilevate all'interno
4. costi per difettosità rilevati all'esterno
a differenza di costi di prodotto, i costi delle qualità sono spesso Stime basate su studi specifici
occasionali piuttosto che ci informazione routinarie fornite dai sistemi contabili
35
trasformazione punto non è invece richiesta la conoscenza di come i costi congiunti siano stati allocati
prodotti perché si tratta di costi rilevanti.
● In base al peso
● In base al volume
● Costi capitalizzati, costi di prodotto è così di periodo: il giudizio richiesto per classificare un
dato elemento di corso.
● misurazione dei costi diretti
● distinzione tra costi diretti e indiretti
● metodi da locazione alternativi: molte scelte, in parte soggettiva e, devono essere fatte
quando si dice come allocare 2 punti i costi indiretti di produzione i centri di costo di
produzione di servizio e i costi indiretti dei centri di costo di servizio a quelli di produzione.
● scelta della base di educazione: l'ammontare dei costi indiretti e Luca ti ha un prodotto
influenzato da Come si misura il volume di attività posso denominatore del coefficiente di
allocazione
● stima del volume: la stima del volume standard o Volume normale utilizzato per determinare
il valore del coefficiente predeterminato di allocazione dei costi indiretti può avere una
significativa influenza su Costo indiretto allocato per unità di volume.
● definizione di Centro di Costo 2 punti il modo in cui sono definiti centri di costo influenzano
notevolmente l'ammontare dei costi indiretti allocati un prodotto.
36
10. Quale ordine seguire nel processo di allocazione dei costi indiretti dai centri di servizio ai
centri di costo?
11. è conveniente trattare i costi della Mod come costi generali di produzione?
12. è conveniente sviluppare in parallelo un sistema ABC?
CAPITOLO 7
Una varianza o spostamento è la differenza fra due numeri. Tipicamente uno di questi numeri
Rappresenta ciò che è avvenuto l'altro è risultato atteso, comunque costo standard o costo di budget
o, comunque, un risultato di riferimento, anche esterno, anche storico.
l’analisi delle varianze o degli scostamenti si colloca nelle fasi conclusive del processo di
programmazione e controllo, è un procedimento tramite cui il management indaga circa le cause delle
differenze (positive o negative) tra valori obiettivo (Standard) ed i risultati effettivi. Varianza o
scostamento viene analizzata per per semplice confronto fra i valori programmati e consuntivi dei
singoli elementi di costo e tramite analisi delle singole cause (es. Prezzo, Volume Efficienza, Quota di
mercato, Mix.. ) di ciascuno scostamento. L'analisi delle varianze: come il management utilizza gli
scostamenti
L’analisi del varianza per quanto riguarda i costi di produzione è un'analisi che ci permette di capire
cosa ha influito sulla performance della Produzione (se siamo stati efficienti o meno), esistono diversi
modi di compiere l’analisi degli scostamenti, noi utilizziamo una logica di budget flessibile.
Un costo standard esprime quale dovrebbe essere un costo, ed è dunque un costo ipotetico punto il
costo standard dei materiali diretti di un unità di prodotto si calcola moltiplicando la quantità di
materiali che si dovrebbero utilizzare per produrre un'unità di output per il prezzo che si dovrebbe
pagare un unità di input dei materiali punto il costo standard dei materiali diretti relative a un
determinato periodo si calcola quindi moltiplicando il costo standard unitario dei materiali per il
numero effettivo di unità prodotte in quel periodo.
La differenza fra il costo standard e totale dei materiali diretti al costo effettivo totale dei materiali
utilizzati rappresenta la varianza del costo dei materiali diretti punto la varianza di costo dei materiali
di rette dipende pertanto, oltre che dalla differenza tra il prezzo standard e quello effettivo, dalla
quantità effettiva di output.
La quantità standard sarà data dai valori effettivi x lo standard di efficienza di un determinato
materiale.Da qui intuiamo che qualsiasi differenza dovesse manifestarsi confrontando il costo
standard e il costo effettivo potrà essere causato nel caso in cui la quantità standard sia maggiore o
minore della quantità effettiva, ovvero il prezzo standard di acquisto dei materiali diretti sia stato
maggiore o minore di quello effettivo.
37
Poiché sia il costo totale effettivo sia quello standard sono stati calcolati moltiplicando una quantità
fisica di output per un prezzo unitario di input è possibile scomporre la varianza di costo totale dei
materiali diretti in una componente dovuta la quantità è in una componente dovuta al prezzo punto più
specificamente si consideri quanto segue:
1. Il fatto che la quantità effettiva di materiale usata per realizzare i prodotti differisce dalla
quantità standard totale (input unitario standard x quantità effettiva) determina la varianza di
impiego dei materiali o varianza di efficienza dei materiali o semplicemente varianza di
quantità dei materiali.
2. il fatto che il prezzo effettivo di unità di input di materiale Si è diverso dal prezzo standard
determina la varianza di prezzo dei materiali
La somma algebrica di questi due scostamenti rappresenta la varianza totale dei materiali diretti,
cioè la differenza tra i costi effettivi totali e i costi standard o totali. se il sistema qualche a costi
standard dell'impresa prevede un solo conto di scostamento dei materiali diretti, Allora l'importo che
compare in questo conto e la varianza totale.
Se il costo effettivo è inferiore a quello standard si dice che la varianza è favorevole, nel caso opposto
la varianza è sfavorevole.
confronti:
38
LE FORMULE DELLA VARIANZA
le regole comunemente usate per calcolare le due varianti di materiali diretti sono le seguenti:
La varianza di impiego dei materiali è la differenza tra la quantità totale standard (input unitario
standard × output effettivo) e la quantità totale effettiva (input unitario effettivo × output effettivo),
essendo entrambe le quantità valorizzate al prezzo standard. Questa varianza va a qualificare un
diverso livello di efficienza nell’utilizzo delle materie prime.
La varianza di prezzo dei materiali è la differenza tra il prezzo unitario standard e il prezzo unitario
effettivo moltiplicata per la quantità effettiva di materiale utilizzato. questa varianza va a qualificare
una diversa capacità di acquisire fattori produttivi al miglior prezzo. Le quantità programmate non
hanno alcun ruolo nell’analisi!
Varianza totale materiali diretti (viene chiamata anche varianze elementari, in quanto ci
spiegano le cause della varianza totale dei materiali diretti) = Varianza di impiego + Varianza di
prezzo
Input unitario standard= è la quantità standard di consumo fisico dei materiali diretti
output effettivo= quantità di produzione effettiva
Le varianze della Mod sono analizzate nello stesso modo delle varianze dei materiali diretti. il corso
standard della Mod per unità di output è calcolato come prodotto del tempo standard di Mod
necessario per produrre unità di output per il costo orario standard della Mod.
lo scostamento fra costi totali effettivi di manodopera e quelli standard può essere scomposta in due
componenti: una varianza di efficienza della manodopera determinato dalla circostanza che il tempo
effettivo di Mod per unità di output e risultato
diverso dal tempo standard è una varianza di
costo della manodopera ho dovuto al fatto
che il costo orario effettivo della moda è stato
diverso da quello standard.
39
Costo orario Standard ≠ Costo orario Effettivo (Varianza di costo)
40
La varianza di volume di produzione
La differenza fra i costi generali del
budget flessibile in corrispondenza del
volume effettivo i costi generali assorbiti
dipende esclusivamente dai cose generali
fissi programmati, dal fatto che il volume
effettivo è diverso dal volume standard
punto Tale spostamento pertanto
denominato varianza di volume di
produzione.
● i costi effettivi sono inferiori costi programmati in corrispondenza del volume effettivo, ma
superiori costi assorbiti.
1. La varianza dei costi generali di produzione era differenza tra i costi assorbiti i costi effettivi
41
2. la varianza di volume di produzione la differenza tra i costi assorbiti e i costi presenti nel
budget flessibile in corrispondenza del volume effettivo
3. la varianza di spesa è la differenza tra i corsi programmati e i costi effettivi.
CAPITOLO 8
La forma più sintetica di varianza dei risultati economici di soltanto che reddito conseguito è due terzi
di quello atteso. Nella convenzione della contabilità dei costi una varianza e sfavorevole quando
determina una riduzione dell'utile netto effettivo rispetto a quello programmato punto una varianza
sfavorevole si verifica dunque quando i ricavi effettivi sono inferiori a quelli programmati e/o i costi
effettivi sono superiori a quelli programmati. La varianza del risultato netto può essere scomposta in
diverse componenti ciascuna delle quali riconducibile a uno specifico fattore.
42
La varianza di costi commerciali di periodo
gli obiettivi della funzione commerciale includono:
generale il margine lordo programmato e conseguirlo nel rispetto dei costi commerciali di periodo
programmati. per analizzare quanto gli obiettivi sono stati raggiunti, Quindi è necessario calcolare la
varianza del margine lordo e la varianza dei costi commerciali. la maggior parte delle componenti
della varianza dei costi commerciali è facile da calcolare: per ogni elemento dei costi commerciali si
calcola la differenza tra corso programmato e il costo effettivo.
1. varianza costi di periodo: gestione dei loro costi di periodo (es. Spese di marketing, spese
discrezionali..)
2. varianza del margine lordo: è dato dai ricavi di vendita – costo del venduto
3. varianza singole di costo :voci: vengono analizzate le singole voci di spesa per singola voce
e poi andando a valutare eventuali motivazioni del superamento degli obiettivi di budget in
termini di spese sostenute invece che a situazioni in cui si sia sostenuto o meno il costo.
43
● Valutare l’effetto di ciascun fattore modificando un singolo fattore alla volta e mantenendo
inalterati i valori degli altri (si assume, in tal modo, che i diversi fattori agiscano sul reddito
indipendentemente l’uno dall’altro)
● Accrescere gradualmente e in sequenza il livello di analisi
● Arrestare il processo quando il beneficio informativo derivante da un ulteriore livello di
scomposizione non giustifica la maggiore complessità dell’analisi e i maggiori costi
● Valutare sinteticamente tutte le varianze per trarre un giudizio sulla performance
44
LA SCOMPOSIZIONE DELLA VARIANZA DI
VOLUME
quando un'impresa vende più prodotti con margini lordi unitari diversi, il mix di vendita influenza il
margine lordo complessivo punto lo scostamento del margine lordo determinato bella differenza tra il
mix ipotizzato del budget e quello effettivamente venduto è la varianza di mix dei prodotti venduti.
il calcolo della varianza di Mix: è calcolata in base alla differenza fra le quantità effettivamente
vendute di quel prodotto e la corrispondente quantità programmata. la varianza di mix si ottiene
moltiplicando la somma di tutti i prodotti di tali differenze per i corrispondenti immagine unitaria
effettivi.
45
lo scostamento del margine lordo determinato dalla differenza tra mix ipotizzato e mix effettivo.
nell’immagine seguente c’è un’altra formula utilizzata per il calcolo della varianza mix relativa al
prodotto i-esimo. Il mix % programmato deriva dalla differenza che avrebbe dovuto essere la
quantità venduta (in corrispondenza al volume effettivo) e la quantità effettiva.
● La varianza del margine lordo si basa sulla differenza tra volume effettivo di vendita e
quello programmato
● Nell’analisi delle varianze di produzione il volume di vendita non entra in gioco
46
● Il solo volume che conta quello di produzione: una differenza tra volume programmato
(standard) ed effettivo produce una sola varianza: la varianza di volume dei costi generali di
produzione (overheads)
● Una differenza tra volume programmato ed effettivo non produce invece alcuna varianza di
costo dei materiali diretti o della manodopera diretta, perché si tratta di costi inventariabili
Sebbene l’analisi identifichi “dove” le varianze si manifestano, essa non indica le cause che hanno
determinato gli scostamenti, né su come intervenire per migliorare la situazione
● Non esiste una modalità generale per distinguere le varianze significative da quelle
insignificanti
● Al crescere della sinteticità dei report, sono compensate varianze con significato diverso e ciò
può condurre a interpretazioni sbagliate.
● È importante distinguere le varianze
controllabili dai singoli manager da quelle non
controllabili
● I report mostrano solo ciò che è
avvenuto, ma non dicono nulla sugli effetti
futuri delle decisioni.
○ ad esempio, se si è ridotto l’impegno in
costi di formazione si produce, nel breve, una
varianza positiva, ma l’effetto complessivo nel
lungo periodo (non evidenziato) potrebbe
essere negativo
● Le varianze riflettono spesso la
fallibilità dei manager nel formulare il quadro
prospettico piuttosto che una loro debolezza
gestionale
● I bravi manager non assumono
necessariamente che la migliore
performance sia quella di budget; i loro
comportamenti sono infatti spesso orientati al
miglioramento continuo
47
CAPITOLO 9
activity based costing o ABC è il metodo Come accennavo sostanzialmente si cerca di risolvere il
medesimo problema del dei metodi più tradizionali ovvero quello di determinare il costo unitario di
produzione ai fini della valorizzazione a bilancio nelle rimanenze per la determinazione del costo del
venduto e anche poi per le analisi valutazioni piuttosto che di redditività nella valutazione dei diversi
prodotti o dei diversi centri di responsabilità.
l’activity based costing dobbiamo intenderlo come un modello, o meglio le aziende che adottano
Activity Based costing non vanno a modificare il sistema contabile, il sistema contabile nuovamente
ma va a seguire quelli che sono i normali meccanismi. Quindi ABC non incide sul sistema contabile
cioè in quello che è il sistema poi di rilevazione, ma di fatto è un modello che spesso viene sviluppato
attraverso delle rilevazioni extracontabili, oppure, attraverso comunque dei sistemi extracontabili per
l’allocazione dei costi diretti.
l’ABC che è un modello di analisi dei costi. è un modello che viene a essere raccomandato in contesti
caratterizzati da un'elevata incidenza di costi generali di produzione. in tali contesti il livello di
approssimazione di relazione causa effetto dei costi generali di Produzione, l'oggetto di costo deve
essere il minore possibile, cioè la modalità con cui andiamo ad allocare costi generali di produzione
deve essere il affidabile possibile in una situazione di alta incidenza dei costi generali di produzione.
più I costi generali di produzione sono elevati, più abbiamo bisogno di sistemi sofisticati che riescono
a creare quella relazione causa-effetto tra il costo generale di produzione e l'oggetto di costo. Molto
spesso abbiamo la presenza di molti determinanti dei costi Generali. A queste condizioni c'è l'alta
incidenza di costi generali di produzione e la presenza di molteplici determinanti driver, che non erano
presenti nei momenti in cui il metodo tradizionale di determinazione del costo di prodotto è stato
sviluppato.
● La gamma dell’offerta era limitata e così pure la varietà delle risorse diverse utilizzate
● La manodopera diretta era il costo preponderante
● L’incidenza dei costi generali era bassa
● I costi generali erano di supporto alla manodopera diretta
● La manodopera diretta era pertanto una base di allocazione adeguata
● In ambienti produttivi complessi (alti costi generali e numerose determinanti del costo) le
allocazioni «convenzionali» ai singoli prodotti possono essere fuorvianti ai fini decisionali
48
IL PROBLEMA DEI SISTEMI DI ACCOUNTING NON ABC
49
Le basi di allocazione (determinanti del costo o cost driver) sono riconducibili a ciò che determina la
richiesta di svolgimento dell’attività indiretta. I modelli ABC sono modelli «specifici», che dipendono
dagli specifici processi produttivi (dalle specifiche attività)
1.Identificare le attività
7. Assegnare i costi agli oggetti del costo moltiplicando la quantità di attività da essi richiesta (quantità
di activity driver) per il costo di un’unità elementare di attività (punto 6)
50
51
UNA GERARCHIA DEI COSTI IN BASE ALLE CAUSE
● costi per attività delle quantità di unità prodotte: Utilizzo impianto, Inserzione manuale di
parti, Inserzione automatica di parti, Test di conformità su pezzi/componenti, Saldatura di
componenti, Movimentazione di singoli pezzi.
● Costi per attività determinate dalla numerosità dei lotti: Emissione ordini a fornitori,
Controllo materie prime in accettazione, Gestione dell’ordine di produzione, Prelievo dei
materiali per i lanci di produzione, Movimentazione dei materiali, Controllo qualità a inizio
ciclo, Spedizione dei prodotti finiti
● Costi per attività determinate dall’esistenza stessa del prodotto: Progettazione e
adeguamento nel tempo del progetto,Manutenzione e gestione della distinta base,
Manutenzione e gestione dei cicli di lavorazione,Manutenzione e gestione dei disegni,
Ottenimento brevetti e omologazioni
● Costi insorgenti a livello di stabilimento: Affitto/ammortamento stabilimento, Manutenzione
stabilimento e impianti generali, Assicurazioni, Riscaldamento e illuminazione, Costi del
responsabile di produzione e del suo staff
tutti questi sono definiti costi totali: L’ABC valorizza la quantità di attività richiesta (da un
prodotto, un cliente, ...) non il costo!
CAPITOLO 10
ORGANIZZARE,
ORGANIZZAZIONE E
ORGANIZZAZIONI
Organizzazione: le manifestazioni
stabili dell’organizzare, che persistono cioè in modo riconoscibile
Organizzazioni: sistemi organizzati di persone che comprendono non solo l’organizzazione ma tutti
gli attributi del sistema collettivo, anche quelli di natura non organizzativa (identità, storia, reputazione,
nazionalità ...)
Le funzioni sono organizzate in una logica di omogeneità ai fini fini della specializzazione
(produzione..)
52
Uffici di staff: afferiscono ai
servizi generali
All’interno delle singole
funzioni possiamo avere
centri di responsabilità che
possono essere creati con
livelli di disaggregazione più
o meno elevati.
Centro di responsabilità: unità
organizzativa con a capo un
manager per il
conseguimento di determinati
obiettivi che vede
l’assegnazione di specifiche
risorse.
Ai nostri fini la tipologia di
struttura organizzativa può essere relativa ma l’importante sarà analizzare e capire
come esistano vari centri di responsabilità.
I COSTI CONTROLLABILI
- Un costo è controllabile da un manager se quel manager lo controlla o, almeno, lo influenza.
Il loro ammontare dipende dal costo che assume il manager. Quelli non controllabili sono quelli
dove il manager non ha potere.
- La controllabilità è un attributo della relazione fra il manager di un CdR (centro di
responsabilità ) e il costo, non è invece una caratteristica del costo in sé
- La controllabilità si riferisce a un’influenza significativa piuttosto che a un controllo totale,
quasi sempre assente.
- I costi allocati (costi indiretti) non sono in genere costi controllabili anche se talvolta può
esistere una certa capacità di influenza
- Quasi tutti i costi controllabili sono dunque diretti anche se non tutti i costi diretti sono
controllabili dal manager del CdR
- Anche se la maggior parte dei costi variabili sono controllabili, non tutti i costi variabili sono
controllabili (es: costo servizio, se la scelta di quel servizio è stata scelta dall’ufficio
dell’impianto).
- Nei report i costi controllabili devono essere chiaramente distinti da quelli non controllabili,
perché solo su quelli controllabili possiamo controllare la performance di un dirigente
- Sistemi di controllo: analisi economiche per le decisioni e la valutazione della performance
53
I costi parametrici sono dunque costi standard: costi ipotetici dall’ammontare determinabile
ex-ante con precisione.le unità organizzative che sostengono prevalentemente costi standard
sono denominate centri di costo parametrici.
Un costo è discrezionale quando non dipende dal volume di output ma è stabilito dal
management, sono spese di solito annuali, inoltre, non esiste un modo oggettivo per stabilire
quale debba essere l’importo giusto.
I costi discrezionali sono aggiornati spesso con frequenza annuale in occasione del budget
Un costo sommerso è l’inevitabile conseguenza di impegni già presi o attività già svolte (es:
ammortamento macchinario). Nel breve termine i costi sommersi non sono controllabili
I CENTRI DI
RESPONSABILITÀ
ECONOMICA
i centri di responsabilità
economica sono unità
organizzative con obiettivi e
risorse.
Un CDR si colloca all’interno
di un processo input-output di
utilizzo di risorse esterne che
possono provenire sia da altri
cdr.
Un cdr ha risorse e imput che
generano costi e uscite come
flussi finanziari per produrre risultati (output) come prodotti/informazioni.. ceduti ad altri Cdr.
Molti imput (come la manodopera) sono misurabili: quantità fisiche x prezzo/ costo unitario
Il costo di un cdr è la misura monetaria delle somma delle risorse consumate dal cdr.
La misurazione degli output è spesso più problematica di quella degli input. I ricavi non sono
sempre rappresentativi del valore generato. Le organizzazioni senza scopo di lucro?
Perseguono soprattutto altri tipi di output in termini di soddisfacimento di bisogno.
Le misure di input possono essere: monetarie (costi) /non monetarie/ giudizi sui fornitori interni
ed esterni.
Le misure di output possono essere: monetarie (ricavi), non monetarie e giudizi dei clienti
(interni ed esterni)
54
Il management è un responsabile di assicurare una soddisfacente relazione tra input e output.
I 4 DIVERSI CENTRI DI
RESPONSABILITÀ ECONOMICA
In base alla natura di input e output
e ai criteri di misurazione della
performance utilizzati è possibile
definire un centro di responsabilità
come:
1. Centro di ricavo
2. Centro di costo
3. Centro di profitto
4. Centro di
investimento
I CENTRI DI RICAVO
i centri di ricavo
sono centri che hanno
la primaria
responsabilità di
output dei ricavi.
Gli input possono
talvolta essere solo i
costi diretti operativi,
ma non il costo del
venduto.
Gli input non sono
posti in relazione con
gli output. La
differenza non è una
misura di reddito.
I centri di responsabilità di ricavo non hanno la responsabilità del Cdv ma nemmeno dei
prezzi di vendita.
I responsabili tendono a vendere i prodotti che richiedono il più basso rapporto:
«impegno/ricavi», sollecitano azioni per incrementare i ricavi (fiere, promozioni,
espositori, miglioramenti del prodotto, investimenti sulla rete di vendita, sulla
comunicazione, sul front-line con il cliente) con limitate preoccupazioni per il reddito
incrementale.
55
La costituzione di CdR è coerente con una complessità di mercato non eccessiva che
consenta una politica commerciale accentrata.
I CENTRI DI COSTO
Si distinguono in:
Centri di costo parametrici o tecnici:
I CENTRI DI COSTO
PARAMETRICI
CdC parametrico: un reparto di
produzione.
Vi è una relazione stretta tra: Input
(misurati in termini monetari) —
Output (in termini di quantitativi
fisici)
Gli Output sono fisicamente
misurati (ma non in termini di
ricavo)
Le decisioni di prezzo, di mix e di
volume sono prese da altri attori
Esempi: reparti di produzione, magazzini, centri di logistica, ma anche uffici: emissione fatture,
paghe e stipendi, gestione automezzi, gestione dei crediti commerciali ... (compiti ripetitivi per i
quali può essere stabilito uno standard di costo)
La relazione input e output può essere stabilita come una relazione ottima.
Gli output effettivi x il costo standard definiscono ciò che il costo sarebbe dovuto essere.
56
Non tutti i costi potrebbero essere parametrici (es: lavoro indiretto, servizi vari)
Sistemi di controllo: analisi economiche per le decisioni e la valutazione della performance
Altri obiettivi non di costo: qualità, tempi, volumi programmati ... per i quali sono definiti appositi
standard o anche obiettivi qualitativi come il livello di formazione del personale
Caratteristiche del costo unitario sono riconosciute a priori la quantità di input per unità di
output. l’ammontare del costo complessivo di budget dipende dai volumi di produzione o di
ricavo programmati. Il volume non è la maggiore preoccupazione, mentre il costo unitario si.
Analisi degli Scostamenti è a parità di caratteristiche dell’output (qualità, servizio ...), “più bassi
sono e meglio è”.
Lo scostamento è un indice di efficienza
➔ il periodo di controllo è breve. Il controllo avviene definendo std di costo e analizzando
gli scostamenti
➔ Esempi: Materiali diretti, manodopera diretta, utilizzo impianti
57
La responsabilità dei manager del centro di responsabilità è: costo degli input e qualità degli
output nel rispetto dei vincoli di servizio richiesti e allineandosi al budget.
Non può essere stabilita una relazione ottima.
La difficoltà di misurare l’efficienza può spingere i manager a richiedere eccessiva qualità e
quantità delle risorse.
Evitare di difendere le risorse o chiedere un aumento sfruttando l’asimmetria informativa.
Le dimensioni normalizzate degli staff di imprese variano notevolmente, potendo fra l’altro
riflettere diverse strategie.
I CENTRI DI PROFITTO
● I centri di
profitto (CdP) nascono a
seguito del
decentramento
decisionale
● Struttura
divisionale: al primo
livello gerarchico sono le
divisioni, non le funzioni
● Un centro di
profitto gestisce il
trade-off tra costi e ricavi
● Le divisioni hanno ampia autonomia di sviluppo del prodotto, di produzione e
commercializzazione
● Il reddito è un efficace e sintetica misura di performance
58
● Gli input sono misurati in termini di costo e gli output in termini di ricavo.
Necessità di distinguere tra:
● performance del manager e performance del centro di profitto.
● Ricavi (in senso stretto) o anche valorizzazione degli output per altri CdR con i transfer
price
59
● Il reddito controllabile
● Il reddito imponibile
● Il reddito netto
CAPITOLO 11
CENTRI DI INVESTIMENTO
i centri di investimento hanno un modello organizzativo divisionale che prevede un'elevata delega di
responsabilità nei confronti del management, per la gestione non solo degli elementi economici (come
costi e ricavi), ma anche una responsabilità e quindi un'autonomia di scelta per quanto riguarda il
patrimonio. Quando parliamo di centri di investimento, parliamo di centri, ovvero unità organizzative
dotate di autonomia, con a capo un responsabile con risorse e responsabilità di generare flussi
economici e soprattutto valutare e decidere su allocazione di risorse in termine di investimenti per
ottenere un adeguato rendimento dalle stesse. Ci poniamo problematica già evidenziata in
precedenza , di come meglio valutare le performance di questi tipi di centri di responsabilità ovvero
centri di investimento, questo per motivare adeguatamente i responsabili evitando comportamenti
opportunistici o comportamenti che possano non massimizzare il risultato aziendale.
Un centro di investimento deve essere valutato come un'entità economica dipendente con il
proprio capitale investito, conto economico, quindi con un'analisi che sia finalizzata alla
determinazione del livello di redditività conseguito dagli investimenti.
● produrre un reddito adeguato agli investimenti della divisione o business unit (BU)
● investire in risorse aggiuntive solo quando il rendimento atteso risulti soddisfacente
60
● alienare risorse se il valore attuale netto (VAN) atteso dal suo impiego risulta inferiore
dell’incasso netto derivante dalla sua alienazione
dobbiamo individuare delle misure che rapportino la redditività del capitale investito. Le 2 misure che
andremo a monitorare sono 2: ROI (reddito operativo/capitale investito) e l'EVA o reddito residuo.
UN ESEMPIO
seppur il roi è positivo l'eva ci dimostra che il rendimento atteso dagli investitori è negativo.
● Il ROI è un indicatore di
redditività costituito da un quoziente
con al numeratore il RO e a
denominatore il Capitale investito.
61
● EVA è un valore assoluto, non un quoziente. È la differenza tra il RO e il costo del capitale
investito
● Se il valore dell’EVA è positivo questo significa che il reddito che residua per remunerare le
fonti di finanziamento onerose è maggiore della remunerazioni richiesta: l’impresa ha prodotto
un “extra-valore” per la Proprietà.
1. Quali criteri motiveranno i dirigenti a utilizzare nel modo più soddisfacente gli asset esistenti e
ad acquisire nuove attività secondo un mix e un ammontare corretti?
2. Come misurare la performance della divisione in quanto entità economica?
Il capitale investito è il valore dell’attivo al netto dei debiti non finanziari (=deb v/fornitori, deb
v/dipendenti ecc..) cioè dei debiti di regolamento.
Possiamo rilevare:
i crediti commerciali
I manager dei centri di investimento influenzano l’ammontare dei crediti commerciali, ovvero
definiscono i volumi di vendita.
Se il manager non controlla la dilazione concessa, allora l’ammontare è calcolato in base a una
formula, in funzione della dilazione standard concessa ai clienti dal corporate.
Rimanenze
Per quanto riguarda le rimanenze si considerano i valori di bilancio di fine periodo,e non il valore
medio. È importante andare a considerare quello che è il metodo di determinazione del valore delle
rimanenze e in particolare se viene utilizzato dall'azienda il LIFO, è importante considerare che
questo metodo va a sottostimare le rimanenze. Ad esempio la valorizzazione delle rimanenze
62
potrebbe essere al costo standard o al costo medio ponderato e così pure, per coerenza, dovrebbe
esserlo il costo del venduto in CE. Molte imprese sottraggono dal valore delle rimanenze il debito
verso i fornitori di materiali, poiché:
i debiti v/fornitori rappresentano una modalità di finanziamento delle rimanenze a costo 0. questo
anche per incentivare il management a condizioni di pagamento favorevoli.
Le modalità di misurazione del capitale circolante variano da impresa a impresa.Nel caso in cui io non
controlli il pagamento dei debiti di regolamento, allora tali debiti sono il più delle volte esclusi dal
calcolo, perché appunto non ho responsabilità di queste politiche.Di fatto, di considerare o meno i
debiti operativi, potrebbe da una parte sovrastimare il capitale investito, perché se non vado a ridurre
il capitale investito dei debiti operativi il capitale investito è più alto.Al tempo stesso, andando a ridurre
il mio capitale investito deducendo i debiti operativi, questo porta un incentivo per il management a
cercare condizioni migliori di acquisto per le forniture.
Tipicamente la misura più diffusa di capitale circolante è dato dal circolante netto= capitale
circolante – debiti operativi.
il problema è rappresentato dal valore da utilizzare, le imprese di solito utilizzano il valore contabile
netto VCN (costo storico – fondo ammortamento),questo valore nel tempo porta a ridurre in assenza
di nuovi investimenti il valore del capitale investito, soprattutto in presenza di inflazione, di progresso
tecnologico, che porta ad aumentare il costo sul mercato il costo dei beni o di beni similari.
Ciò pone un problema di incentivo/ disincentivo che i manager possono avere nell'effettuare o non
effettuare nuovi investimenti, questo perché nel breve termine se effettuo un investimento aumenta il
capitale investito e di conseguenza aumenta anche il costo atteso del capitale investito dei
finanziatori.
Quindi nel breve termine un nuovo investimento potrebbe produrre un EVA negativo, producendo un
calo di redditività anche se il mio investimento è positivo.
Divisioni con immobilizzazioni materiali vecchie, cioè con un valore contabile netto molto basso,
tendono a mostrare valore di EVA e ROI alto di quelli di divisioni che utilizzano asset poco
ammortizzati.
63
Nonostante il TIR sia dell’10,9% i valori
mostrano un valore del ROI inferiore
(7,8%) il primo anno e del 70% l’ultimo
Inoltre, il valore medio del ROI sui 5 anni
(25%) è molto più alto del valore del TIR
(10,9%). Se le attività ammortizzabili
sono incluse nella base di investimento
al loro valore contabile netto, allora la
redditività delle divisioni presente nei
report risulta distorta e i manager
potrebbero non essere motivati ad
assumere decisioni convenienti per
l’impresa
Le immobilizzazioni materiali al costo storico
Quindi questa potrebbe essere un'alternativa, utilizzando il costo storico i valori contabili il reddito
incrementale e la base di investimento sarebbero stabili. L'EVA sarebbe negativo.
Se utilizziamo il costo storico rischiamo di avere un dato che sottostimi sistematicamente l'effetto sul
rendimento del capitale.
Questo metodo incentiva l'alienazione di investimenti anche se sono economicamente convenienti.
Se abbiamo una situazione per cui il beneficio economico, risultato operativo è inferiore al costo
storico per il rendimento atteso dagli investitori: allora c'è una motivazione perchè il manager dismetta
un'attività per aumentare leva, ma non necessariamente la redditività aziendale.Questo ci può portare
ad avere dati fuorvianti su cui prestare attenzione.
64
Asset finanziati da mutui ipotecari: Se alcune divisioni finanziarie immobilizzazioni con forme di
finanziamento specifiche, allora potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità di valorizzare il
costo del capitale in esse investito con un capital charge altrettanto specifico.
lezione 18/11
Le incidenze delle diverse fonti non è fissa, cambia, si evolve del tempo, cambia in termini di
onerosità.
Il WACC, nel finanziarsi in maniera differenziata con debito KD o con equity KE e ciascuno con una
percentuale, il rendimento sul capitale investito non può che derivare da una media pesata di quello
che è il costo del debito e del costo dell'equity, in funzione del mix con cui l'impresa si va a finanziare.
Il WACC è la media ponderata del costo tra il costo del debito e il costo dell'equity ponderata per il
mix di finanziamento da parte dell'azienda.
65
● È generale e può essere applicato a qualsiasi CdR che abbia un obiettivo di redditività, a
prescindere dalla dimensione o natura del business (i valori del ROI dei concorrenti sono
disponibili e utilizzabili per comparazioni)
● Tutti i manager «conoscono» il ROI e sanno (o pensano di sapere) come utilizzarlo
Decisioni che aumentano il ROI di una divisione possono in realtà ridurre il reddito economico.
I problemi nascono quando il ROI di un investimento è un valore intermedio fra il costo del
capitale aziendale e il ROI della divisione.
Quello che succede, invece, è che investimenti che generano un risultato operativo (NOPAT)
maggiore del costo del capitale investito accrescono sempre il valore dell’EVA.
È possibile utilizzare tassi di rendimento diversi per asset con rischio diverso
Qualunque sia la divisione, si può associare lo stesso rendimento atteso a una medesima categoria
d’investimento
66
● Le decisioni delle diverse divisioni sono così rese coerenti con i rendimenti attesi dai diversi
asset
● Il sistema di controllo è coerente con lo schema concettuale dell’analisi degli investimenti
(capital budgeting)
I valori dell’EVA sono positivamente correlati con i valori di mercato dell’impresa (non così i valori del
ROI)
La migliore creazione di valore per gli azionisti a livello divisionale è l’EVA. Chiedere ai manager delle
divisioni di ottenere valori positivi e crescenti dell’EVA significa motivarli ad assumere decisioni
tendenzialmente coerenti con la creazione di valore per gli azionisti.
In tal modo i sistemi di misurazione e programmazione si avvalgono delle stesse regole utilizzate per
il capital budgeting.
Al crescere della sofisticazione del processo di programmazione il calcolo dell’EVA diventa più
articolato. Se, ad esempio, in fase di programmazione il rendimento atteso dalle immobilizzazioni
materiali fosse ulteriormente suddiviso in: immobilizzazioni general purpose (8%) e immobilizzazioni
67
materiali specifiche (12%), allora anche la performance consuntiva delle divisioni dovrebbe essere
misurata tenendo conto di questa maggiore articolazione.
● Utilizzando l’EVA è invece possibile assegnare valori bassi o nulli di rendimento ad asset e
progetti correlati con tali finalità
MERCATO E DI BILANCIO
Il prezzo di mercato è pubblicato giornalmente, è preciso, oggettivo, comprensibile e disponibile
senza sostenere costi
● Gli indicatori sintetici di performance di mercato soffrono però di una severa limitazione se
utilizzati per valutare la performance dei manager e non invece quella dell’impresa
● Tali indicatori disattendono il principio di allineamento fra autorità e responsabilità, ovvero il
potere di controllare i poteri del management
Valutare la performance dei manager con indicatori di mercato può pertanto essere demotivante, non
riuscendo i manager a collegare le loro decisioni e azioni con il cambiamento del valore del titolo sul
mercato
● Per di più i prezzi di mercato rappresentano in gran parte aspettative di performance e non la
performance già realizzata e si rischierebbe così di premiare ciò che ancora non è avvenuto
● La valutazione in base all’EVA aumenta la controllabilità da parte dei manager divisionali ed
evita pericolose distorsioni di comportamento specie in presenza di alti bonus sotto forma di
stock option
● Gli indicatori economici di bilancio rimangono quelli più affidabili per la valutazione della
performance dei manager divisionali.
● I prezzi di trasferimento sono il meccanismo per assegnare i ricavi alla «divisione fornitore» e
suddividere il reddito realizzato attraverso il contributo di più divisioni
● Progettare un efficace sistema di Prezzi di trasferimento (PT) è un importante e complesso
obiettivo delle imprese multidivisionali
● La maggior parte delle grandi imprese utilizza prezzi di trasferimento
68
PREZZI DI TRASFERIMENTO DI MERCATO E BASATI SUL COSTO
Basati su valori di mercato (questo viene utilizzato se esiste un prezzo di mercato per il prodotto
scambiato):
● Il CdR che acquista non dovrebbe pagare di più di quanto pagherebbe se acquistasse da un
fornitore esterno, infatti:
● i prezzi dovrebbero riflettere la circostanza che si evitano alcuni costi tipici delle transazioni
con l’esterno
Basati sul costo (quando il mercato non può essere utilizzato come benchmark):
● Utilizzati nella maggior parte dei casi quando non esiste un riferimento affidabile di mercato
● Il costo non dovrebbe essere un costo consuntivo, bensì un costo pieno standard + una
quota di utile valorizzata come ritorno «normale» del capitale investito dal fornitore.
69
OBIETTIVI DEI PREZZI DI
TRASFERIMENTO
● Rappresentare «oggettivamente» il
contributo delle singole divisioni al reddito
complessivo dell’impresa, cioè equità per
le parti coinvolte
● minimizzare i rischi di
sub-ottimizzazione
70
CAPITOLO 12
LA PIANIFICAZIONE
STRATEGICA
Il processo di pianificazione
strategica è costituito di tre parti
principali:
● La revisione: (Sotto la
pressione dell’urgenza i
programmi di downsizing
possono essere più costosi e
meno efficaci) dei programmi in
corso
● la valutazione delle
proposte di nuovi programmi
● il coordinamento dei programmi per mezzo dei sistemi formali di pianificazione
Effettuare un budget a base zero di un centro di responsabilità significa porsi alcune domande
fondamentali sullo svolgimento di ciascuna attività dell’unità organizzativa in questione.La
formulazione del budget prende invece spesso a riferimento il livello attuale dei costi.
Le domande sono utili per superare l’inerzia e l’abitudine che caratterizzano i cosiddetti «budget
estrapolativi», una sorta di accettazione spesso acritica dello status quo
● Un processo efficace potrebbe richiedere una revisione radicale dei principali processi e
attività ogni 3-4 anni, perchè onerosa e lunga a livello di tempo
● Appropriato soprattutto per i centri di costo discrezionali, in particolare nella pubblica
amministrazione
71
● È molto oneroso in termini di tempo e di risorse
● Suscita forti reazioni da parte dei manager «indagati»
● Alcuni progetti hanno output non quantificabili in termini di ricavo
● Gli output delle organizzazioni non profit sono in prevalenza di questa natura, ma non solo
● In questi casi i progetti o programmi sono valutabili in base a un’analisi costi-benefici, che
descrive qualitativamente il valore degli output
● Esempi di progetti:riduzione inquinamento,cybersecurity,promozione dell’immagine e del
marchio
IL BUDGET
● Supporto e coordinamento allo sviluppo delle attività del primo anno dei programmi della
pianificazione
● Comunicazione dei programmi ai manager dei CdR
● Motivazione dei manager a conseguire i propri obiettivi
● Riferimento per il controllo delle attività in corso
● Base per la valutazione della performance dei centri di responsabilità e dei manager
● Mezzo per formare i manager
72
BUDGET PER IL CONTROLLO E LA MISURAZIONE DELLE PERFORMANCE
Precisione versus bisogno dei manager di proteggersi dall’incertezza: Le previsioni non sono
necessariamente conservative.
73
● Motivazione versus opportunismo
● Motivazione versus valutazione delle performance
● Motivazione versus cooperazione
IL MASTER BUDGET
lezione 23/11
Il programma di produzione è
dato dai volumi previsti di
vendita al netto delle
rimanenze iniziali già
presenti in magazzino, comprensive delle rimanenze finali che l'azienda vuole dotarsi alla fine del
periodo successivo. Ai volumi previsti di vendita vengono sottratte le rimanenze iniziali e sommate le
rimanenze finali.
Budget di produzione= ci dice quanti sono prodotti che vanno inseriti nel processo produttivo.
74
A fronte di questo vengono realizzati i budget dei costi della mano d'opera necessaria per realizzare
quel volume di produzione, così come il budget dei materiali diretti e dei costi generali.
Il budget dei livelli delle rimanenze va a influenzare il budget del costo del venduto e come dato un
volume di ricavi prefissato è necessario individuare i costi di ricavo, quindi il loro budget.
Quindi anche altri costi di periodo, da cui discende anche il budget operativo.
Al budget operativo va aggiunto il budget degli investimenti, noi andiamo a trovare tutti i progetti di
lungo periodo che pone in programma, questo budget include oltre che i progetti futuri che una quota
relativa agli investimenti preesistenti per quanto riguarda l'impatto che quegli investimenti hanno nel
periodo in corso.
A fronte di questo realizziamo le operazioni del flusso di cassa, quindi andiamo ad analizzare le
relazioni di cassa e pagamento dei debiti e dei crediti e andiamo a realizzare il budget di cassa e
patrimoniale.
IL BUDGET DELLE VENDITE: Vi sono due modi fondamentali di effettuare stime del budget delle
vendite:
● Effettuare una previsione statistica in funzione delle condizioni generali del business, del
mercato, della fase di ciclo di vita nella quale si trova il prodotto ...
● Effettuare stime soggettive raccogliendo le opinioni dei responsabili commerciali e del
personale di vendita anche per singolo cliente/prodotto/servizio
IL BUDGET DI CASSA= vado a trasformare la mia attività economica con una visione di tipo
finanziario
● Metodo indiretto: ricavare i flussi di cassa a partire dallo stato patrimoniale e dal conto
economico di budget apportando opportune rettifiche al reddito
● Metodo diretto: analizzare tutti i piani aventi un effetto sulla cassa stimando direttamente
incassi ed esborsi dopo averli classificati per natura
75
IL BUDGET DEGLI INVESTIMENTI: UNA
POSSIBILE CLASSIFICAZIONE
posso avere:
● Progettazione o riprogettazione di
processi e servizi per il miglioramento
dell’efficienza
● Espansione o miglioramento dei
prodotti, dei servizi e dei mercati esistenti
● produzione di nuovi prodotti, servizi e modelli di business e ingresso in nuovi mercati
● Acquisizioni
● posso realizzare dei progetti di benessere, sicurezza e controllo degli effetti sull’ambiente
Si propone di creare un collegamento fra: obiettivi strategici -> processi -> attività -> responsabilità
● l’opinione dei sostenitori di questo approccio è che: il budget tradizionale rischia di fare
perdere di vista il legame fra le attività delle diverse funzioni e gli obiettivi di processo (fra la
dimensione orizzontale e quella verticale dell’organizzazione)
● L’ABB sviluppa il budget attorno ai processi necessari a conseguire gli obiettivi aziendali e
scompone quindi i processi in attività assegnate ai singoli CdR
● L’ABB prende esplicitamente in considerazione i carichi di lavoro e i livelli di capacità
produttiva utilizzati
● L’ABB è una sorta di «ABC rovesciato» e significative sono le sovrapposizioni con la tecnica
Time Driven Activity Based Costing
TECNICHE DI
PROGRAMMAZIONE DIVERSE
DAL BUDGET: BEYOND
BUDGETING
76
● Misura la performance rispetto a obiettivi «congelati» destinati spesso a essere sconfessati
dall'evolversi imprevedibile dei fatti
Con il Beyond Budgeting i risultati sono confrontati con benchmark (confronto) esterni (risultati di
competitor, quota di mercato, quotazione delle azioni, risultati di altre divisioni, ...) piuttosto che con
valori programmati
● La scelta produce una grande semplificazione del processo di negoziazione e una notevole
riduzione dei costi del processo
● Con il Beyond Budgeting si escludono in grande misura gli effetti della imprevedibilità che
rendono spesso priva di significato l’analisi degli scostamenti
La comparabilità dei risultati con benchmark esterni non è comunque semplice da garantire
● Non tutte le attività possono fare a meno della programmazione, specie quelle non dipendenti
da previsioni di ricavo
● Si tratta in realtà di uno stile di management: le imprese devono essere in grado di
auto-adattarsi con continuità, piuttosto che programmare ciò che spesso non è
programmabile
● Le azioni e l’allocazione delle risorse devono essere determinate dagli eventi che via via si
manifestano piuttosto che da un’agenda
● La performance diventa una performance relativa
● Le misure monetarie tipiche del budget non sono sempre una misura di performance del tutto
soddisfacente e gli scostamenti di costo non esprimono la performance
● Il budget e le informazioni monetarie sono dunque a volte integrate con valori di indicatori non
monetari di fenomeni critici per il CdR denominati fattori critici di successo (FCS)
● I correlati indicatori sono denominati indicatori chiave di prestazione o Key Performance
Indicators (KPI) che sono cruciali per il conseguimento degli obiettivi del CdR e quindi
dell’impresa.
● Tiene traccia della performance non monetaria conseguita in relazione a specifici obiettivi
77
● È particolarmente utile per il controllo di centri di costo discrezionali
● In generale è utile quando le misure monetarie non esprimono bene la performance
● Deve essere sponsorizzata dall’alta direzione
● Non si preoccupa di rilevare nel corso del tempo le performance di quelle attività
«intermedie» che dovrebbero determinare il conseguimento degli obiettivi
● È molte volte utilizzato quando l’impresa non ha ancora sviluppato un vero e proprio sistema
di misurazione delle performance
CAPITOLO 13
Il sistema di determinazione dei costi nelle imprese di servizio: il tiket costing e la performance
intelligente
Negli ultimi decenni si sono caratterizzati per una Crescita delle organizzazioni di servizio pubbliche e
private.Si avrà una Nuova accelerazione trasformazione digitale. Dal 1960 al 2018 si modifica il peso
dei diversi settori economici sul PIL con un incremento del peso dei servizi. oggi arriviamo ad avere
una quasi offerta servizi quasi illimitata di:
attorno a queste organizzazioni, ci sono piccole aziende a supporto delle aziende più grandi. A
seguito della vastità di erogazione di servizi, a seguito di ciò era difficile applicare delle metodiche che
andassero bene a tutti. Tutti i sistemi di costi che li caratterizzano dipendono da idee che sono state
precedentemente pensate per le imprese di produzione. Fino ad anni fa era difficile applicare delle
metodiche uniformi. L'erogazione di servizi,recentemente, è diventato molto più lineare nella sua
attività, quindi dà presupposti per riuscire ad applicare in modo più agevole gli strumenti che derivano
dal settore industriale alle imprese di produzione, ma hanno fatto sì che si sviluppassero tecniche e
nuovi strumenti per andare a determinare i costi di queste tipologie di imprese.
● Labour intensive o capital intensive: cioè abbiano una preponderanza del costo operativo
principale legato al costo del personale, o anche legato agli investimenti
● Servizi di alto o basso prezzo
consideriamo che:
78
possiamo trovare delle imprese chiamate ibride, le
quali non sono all'interno di questi 4 quadranti:
Potrebbe essere utile andare ad integrare il mio sistema di job costing con modelli di activity based
costing per andare ad individuare ed evitare quelle distorsioni che possono verificarsi con
un'allocazione dei costi comuni che non tengano conto di quelle attività che le hanno generate.
Nel terzo quadrante: abbiamo società labour intensive, alta intensità del lavoro, hanno costi unitari
medio-bassi o bassi. Possiamo ragionare con una logica di activity based costing qualora ci sia una
forte diversificazione dei servizi e quindi possa essere più opportuno determinare le attività che
assorbono questi servizi e quindi andare ad attribuire un costo più dettagliato.
Nel quarto quadrante: abbiamo società di capital intensive, che svolgono attività massive. Possiamo
utilizzare l'analisi dei costi per processo.
Con capital intensive con basso costo di servizi unitario un operating costing system.
Con imprese labour intensive a basso costo di servizio unitario si applicano sistemi di costo per
processo, affiancato dal ticket costing system.
79
Il ticket costing= è riferito alle imprese facility e viene applicato il concetto dell'activity based costing,
per tutte quelle imprese che lavorano con i ticket.
Applicazione delle idee ABC alle imprese che lavorano per ticket (commesse)
Il ticket costing
I dati presenti nei ticket sono di solito riportati nelle contabilità analitiche ma non allineati alla
contabilità generale
Esempio: Attività programmate sono fatturate spesso mensilmente (distribuendo l’importo nel corso
dell’anno)
DISTORSIONI: possiamo avere delle distorsioni che derivano dalla semplificazione della contabilità
generale può portare a delle distorsioni
SE RIFERIAMO AL MESE:
Ricavi contabilizzati con il criterio di uniforme distribuzione ≠ Ricavi realizzati (ticket evasi)
● Nelle organizzazioni di servizi Labour Intensive frammentati e prezzo medio basso per
servizio (quadrante 3)
● sistema activity based per determinazione dei costi
● Ticket: unità elementari di attività e attraverso la loro aggregazione si possono determinare
costi e ricavi di qualunque oggetto di interesse: immobile, cliente, servizio, ...
● Ricavi= somma ricavi dei ticket
● Costi = somma dei costi dei ticket
Sistema contabile ufficiale determini i costi e i ricavi di un qualunque oggetto come aggregazione di
ticket
80
es: Rilevazione Costi e Ricavi per un ticket (generico) di manutenzione su chiamata.I ricavi Nel caso
di manutenzioni a chiamata ricavo del ticket è un valore effettivo (importo del preventivo – accettato
dal cliente)
● Costo diretto del lavoro (operatore interno) attribuito al ticket attraverso l’app = tempo
intervento x costo orario operatore
● Costo materiale diretto: ogni operatore attraverso l’app «versa» nel ticket le rimanenze che
gli sono state precedentemente caricate (assegnate)
Costi indiretti :
30/11
CAPITOLO 13
81
Per quanto concerne lo sviluppo del conto economico attraverso il metodo ticket, vediamo come
questo derivi dalla logica sottostante l’activity based costing (ABC) e quindi anche la forma di conto
economica viene impostata in questo modo.
Questo significa voler esprimere tale evidenza ai nostri costi, andando a sottolineare quelli che sono i
costi realizzati in relazione alle quantità che sono state assorbite all’interno dei ticket. il nostro conto
economico è sviluppato attraverso l’aggregazione di ticket.
ipotizziamo:
i costi generali dell’azienda che noi stiamo utilizzando, quindi costi “scollegati” all’attività erogazione
del servizio, ammontano a 10 o 11/12% dei ricavi, vediamo che il rimanente (5,2% margine lordo) non
è in grado di coprire i costi generali; diversamente se la nostra incidenza dei costi generali sui ricavi
sarebbe del 2/3 % il margine lordo sarebbe in grado di coprirli.
82
professionalità più semplice, ad un professionista che ha competenze più elevate e quindi un costo
del lavoro maggiore.
in questo caso succede che, posso avere un disallineamento dei costi standard/ costi effettivi:
● Assegnazione degli interventi agli operatori poco soddisfacente
● Difficoltà ad individuare l’assegnazione corretta per motivi contingenti
● posso avere una corrispondenza imperfetta fra bisogni di una certa area territoriale e le
competenze presenti nell’area in oggetto.
solitamente il problema non si pone nel caso di disallineamento favorevole (figura con competenze
minori a cui viene affidato un compito che richiede maggiore competenza), perché è impossibile.
mentre è più facile che si verifichi un disallineamento sfavorevole (figura con competenze maggiori
a cui viene dato un compito inferiore per quanto riguarda le sue capacità).
Da qui emerge la rilevanza dei costi standard da confrontare con i costi effettivi.
Nel conto economico appena visto, non compaiono i costi legati alla capacità di servizio non utilizzata,
ciò avviene perché i costi della capacità di servizio non utilizzata sono per definizione esclusi dagli
output realizzati nel periodo, quindi non devono essere allocati ai miei prodotti/ servizi, quindi il costo
della capacità di produzione non utilizzata viene utilizzata come un costo comune indistinto, quindi
non riesco, in quanto tale, ad allocarlo all’interno dei ticket, per l'azienda lo sostiene comunque.
i costi della capacità di servizio non utilizzata non sono determinati dalla realizzazione di periodo degli
output, quindi non vanno allocati ai prodotti o servizi e non sono considerati costi comuni indistinti non
caricabili sui ticket.
83
Per quanto riguarda la rappresentazione del conto economico dei costi inerenti alla capacità di
servizio non utilizzata, questa si trova al di sotto del margine lordo, perché non possono essere
allocati all’attività erogativa.
A questo punto le due voci mi devono dare esattamente la differenza tra il costo del lavoro pagato - il
totale del costo del lavoro che è stato assegnato ai ticket.
In questo modo nel conto economico riesco a leggere e inserire quanto incide la mia capacità di
servizio non utilizzata.
Anche per le imprese di servizi l’incertezza rappresenta una problematica rilevante nelle scelte di
gestione
● Meglio programmare anche se non si avvereranno le ipotesi assunte? Le imprese di
servizio si trovano a ragionare sulla necessità di programmare.
84
analisi della performance relativa
dobbiamo comprendere come attuare un confronto relativo di performance, nell’ambito delle imprese
che utilizzano il ticket costing.
es: andiamo a prendere la necessità di andare a prendere la variazione di margine lordo tra due
periodi consecutivi: marzo e aprile.
andiamo a definire rispetto allo scostamento che vogliamo realizzare, l’oggetto di analisi:
● Servizio di manutenzione su chiamata
● Attività di tipo elettronico
● Servizio svolto da manutentori interni
come abbiamo già visto, vado a fare l’esercizio con la stessa logica utilizzata per le varianze.
ragioniamo ora sulla necessità di dover effettuare delle operazioni di normalizzazione della
performance nel momento in cui si voglia procedere con dei confronti.
questo processo permette di migliorare la comparabilità fra oggetti diversi attraverso la
normalizzazione dei dati:
si lasciano inalterati alcuni valori per entrambe le situazioni analizzate, per poter vedere come si
modificano gli altri parametri rispetto a quel dato comune.
Es: Quale sarebbe stata la performance di Aprile (a parità di ricavi realizzati)
85
Se l’efficienza operativa di aprile (incidenza % interventi, spostamenti e materiali) fosse stata
quella di marzo?
l’efficienza operativa la vado a quantificare, andando a prendere l’incidenza percentuale degli
interventi sui ricavi che è stata realizzata a marzo.
In questo caso utilizzo CE di Aprile Normalizzato a quello di marzo, ciò significa che vado ad utilizzare
gli stessi ricavi utilizzati nel mese di aprile, ma vado ad inserire il valore dei costi in % di incidenze,
rispetto ai ricavi che ha realizzato il mese di marzo.
86
Si ricerca un miglioramento continuo della nostra performance e partire da qualcosa di dato. Il legame
di percezione e risposta permette di andare ad individuare quegli elementi sui quali possono
intervenire distinguendoli da quelli che non posso intervenire.
CAPITOLO 14
02/12
metodologie che supportano il management nelle sue decisioni aziendali: decisioni di breve
termine fra alternative
Per i costi differenziali possiamo utilizzare dei termini equivalenti come: costi incrementali, costi
rilevanti, costi vivi, costi evitabili.
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l’utilizzo di questi costi deve essere coerente rispetto allo scopo che noi andiamo ad indagare, quindi
in questa situazione dobbiamo ragionare in termini di “come si comporteranno i costi e i ricavi in
funzione delle diverse decisioni”:
ES:
Di costo opportunità ve ne sono di varie tipologie, non tutti i suoi elementi sono quantificabili.
ES:
Un consulente è impegnato stabilmente per tutte le sue ore lavorative disponibili
● Il compenso orario del consulente è di € 100/ora
● Il consulente pensa di svolgere un’attività di volontariato che lo occuperebbe 4 ore ogni
settimana
● Il costo opportunità dell’attività di volontariato sarebbe quindi per il consulente di € 400 per
settimana
Nota: costi di opportunità sono più facili da individuare in presenza di risorse scarse.
è importante aver cura di come andiamo ad individuare i costi differenziali, perché spessi si rischia
di fare delle equivalenze semplificatrici (es: tutti i costi variabili sono differenziali, spesso lo sono ma
non sempre). quindi da questo punto di vista, noi sappiamo che molte possono essere le cause che
determinano un cambiamento dei costi, non solo il volume o i ricavi.
Il costo marginale coincide spesso con il costo differenziale, ma solo se la scelta riguarda
cambiamenti di volume e se le variazioni sono modeste.
Una notazione importante riguarda i costi sommersi= sono costi che non possono essere modificati
nel breve termine perché derivano da scelte passate, quindi l’azienda continuerà a mantenerli.
Più l’orizzonte temporale della nostra decisione è lungo, più elementi di costo saranno coinvolti.
Andando ad analizzare quali costi siano differenziali o meno, dobbiamo evitare di associare questo
tipo di analisi a configurazioni di costo già disponibili (ad es. configurazione di costo pieno).
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Nessuna categoria di costo può essere definita ex-ante come differenziale: i costi differenziali sono
sempre specifici della decisione da prendere.
(2) La fonte dei dati
Le informazioni di costo pieno sono ricavabili direttamente dal sistema contabile, mentre non esiste
un sistema che raccolga i costi differenziali, perché questi sono di volta in volta diversi e devono
essere individuati.
(3) Il riferimento temporale
Il sistema contabile a costi pieni misura costi storici
I costi differenziali si riferiscono sempre al futuro: sono costi ipotetici.
dobbiamo porre il rischio di utilizzare il costo pieno nella scelta fra alternative:
perchè il costo pieno comprende una quota dei costi allocati sicché:
● nelle analisi differenziali i costi allocati devono essere valutati con grande cautela: se per
esempio la MOD fosse la base di allocazione dei costi generali, allora una sua riduzione (a
seguito per esempio di una decisione di acquisto all’esterno) ridurrebbe i costi generali fissi?
(non si ridurrebbero)
● La stima del cambiamento dei costi fissi generali comuni deve essere fatta valutando
direttamente i cambiamenti dei livelli delle attività indirette e dei corrispondenti costi
● I costi a gradino hanno spesso un comportamento lineare, e sono spesso trattati come costi
variabili.
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se questo conto economico fosse
riclassificato, secondo una logica
di margine di contribuzione
(sarebbe ricavi-costi variabili), il
secondo margine di
contribuzione (invece considera
i costi fissi diretti).
in questa rappresentazione,
andiamo ad evidenziare le
diverse linee di servizio rispetto
ad un risultato complessivamente
in perdita.
Questa rappresentazione
chiarisce gli effetti rispetto alle
decisioni, i nostri costi fissi
diretti ci permettono di
determinare i costi fissi comuni
(che sono costi irrilevanti di tipo
non differenziale, che dobbiamo tenere conto).
Questa rappresentazione ci dà molte informazioni di tipo incrementale.
Prendendo la prima linea ci dice che al momento l’azienda su 32400 di ricavi riesce a generare 14000
di margine di contribuzione e 44% di margine di contribuzione percentuale, che permettono la
copertura dei costi fissi specifici e costi fissi comuni.
Se poi noi andassimo ad allocare i costi
fissi comuni in base ai ricavi, avremo una
situazione dove entrambe le linee di
produzione sono in perdita, quando il
problema riguarda l’incidenza dei costi fissi
comuni sulle due linee di produzione che
portano la redditività in perdita.
Entrambe le linee di produzione generano
un margine di contribuzione di secondo
livello positivo (10500 e 2100), ma ciò non
è sufficiente per la copertura dei costi fissi
comuni. quindi sarebbe consigliabile
ridurre i costi fissi comuni.
Dobbiamo stare attenti alla decisione delle configurazioni di costo che utilizziamo per le decisioni, al
fine di avere un risultato migliore.
Quando abbiamo una situazione del genere, il tema centrale riguarda l’allocazione dei costi
comuni, che spesso essendo non differenziali quindi costi non rilevanti, il rischio di procedere
all’utilizzo di una configurazione di costo pieno, potrebbe portare ad una profittabilità distorta della
nostra attività e quindi assumere decisioni non adeguate per la nostra azienda.
Quando dobbiamo redigere dei rendiconti per diversi business, una rappresentazione a margine di
contribuzione è più adeguato, perché ci permette di evidenziare i costi diretti dei diversi business e
allocare i costi comuni causati dai singoli segmenti, evitando di allocare i costi comuni che hanno
poco a che fare con i costi comuni la cui allocazione potrebbe risultare poco arbitraria.
90
i problemi di scelta fra alternative: le fasi dell’analisi
● la prima fase, è quella di definire il problema e quali sono le alternative: è una fase
iniziale fondamentale in quanto si va a dettagliare le caratteristiche del problema, sulle
caratteristiche delle alternative, e rappresenteranno la base informativa per andare ad
individuare gli effetti economici di queste alternative (elementi di costo e ricavo).
● misurare per ciascuna alternativa le conseguenze esprimibili in termini economici o
quantitativi
● Identificare quelle conseguenze che non possono essere espresse in termini quantitativi e
porle a confronto le conseguenze attese
● Scegliere sulla base di elementi quantitativi e qualitativi. Quando parliamo di analisi fra
alternative, è evidente che c’è un tema centrale che riguarda la capacità di produrre questa
analisi con un equilibrio tra precisione dell’analisi e tempestività, quindi si crea un trade off tra
i due.
91
altri esempi di scelte che implicano anche i ricavi differenziali li abbiamo con il:
● contribution price: è un prezzo di contribuzione molto utilizzato dalle aziende che sono
caratterizzate da un'alta incidenza di costi fissi e una limitata incidenza dei costi variabili;
lavorano soprattutto con una capacità produttiva fissa e non accumulabile in scorte, o
produzione deperibile (Es. azienda agroalimentare).
● il dumping
ESEMPIO:
un altro esempio di decisione che può avere impatto sia sui costi che sui ricavi, sono le scelte
sull’interruzione di una linea di produzione, quando questa è inferiore al costo pieno.
La logica è quella di considerare quel margine di contribuzione differenziale, ovvero considerare
l’effetto in termini di ricavi e costi differenziali.
margine di contribuzione differenziale= ricavi differenziali - costi differenziali
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potremmo avere altre situazioni come:
● Aggiungere nuovi servizi utilizzando capacità in esubero, anche qui dovremmo valutare quali
sono i ricavi e costi differenziali dei nuovi servizi o prodotti.
● è importante, in questa analisi, verificare che i costi fissi siano davvero non evitabili
● posso avere decisioni di vendita dei prodotti in fase intermedia o proseguire nella
trasformazione
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per i costi e ricavi differenziali è presente un paradosso: un cliente o un prodotto in più non
genera nessun costo
es:
Quanto costa a un supermercato servire un cliente in più all’ora?
Il supermercato ha verosimilmente la capacità di servizio per servire un cliente in più all’ora senza
sostenere costi differenziali significativi.
Si potrebbero servire 100 clienti in più all’ora senza sostenere costi incrementali significativi? No!
Come è possibile considerato che 100 × 0 = 0?
ma è sempre così? non sempre è così
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9/12
le decisioni di lungo termine nella scelta degli investimenti (capitolo 15)
➔ Sostituzione di un impianto
È conveniente sostituire un vecchio impianto con uno nuovo e più efficiente?
➔ Automazione
È conveniente acquistare un macchinario per effettuare operazioni svolte in modo manuale?
➔ Espansione
È conveniente realizzare un nuovo stabilimento per aumentare la capacità produttiva e i
ricavi?
➔ Ampliamento offerta
È conveniente progettare, sviluppare e aggiungere un nuovo prodotto all’attuale gamma per
incrementare i ricavi complessivi?
Quindi un investimento comporta un esborso iniziale oggi, per generare dei flussi finanziari domani.
Qui si pone un primo problema di finanza aziendale, ovvero il principio per il quale il valore
economico del denaro nel tempo non è uguale.
la ragione per cui l’impegno di denaro oggi ha un costo opportunità, perché rinuncio a quella quantità
di denaro in investimenti alternativi i quali mi potrebbero generare un rendimento.
(un euro disponibile oggi vale di più di un euro disponibile domani).
Sul mercato finanziario esistono infatti investimenti privi di rischio: BOT: il rendimento nominale e la
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solvibilità dell’emittente sono sostanzialmente «certi».
Ipotesi:
● Il pagamento per l’acquisto della start-up (€300.000) è per contante
● Il progetto prevede l’assunzione di due ingegneri informatici e un service designer
● La remunerazione del personale e gli altri costi di gestione per il periodo sono di € 265.000 e
devono essere pagati anticipatamente
● La start-up può con certezza essere rivenduta dopo un anno per € 570.000
● L’investimento è conveniente?
● Ipotizziamo un costo opportunità del capitale del 2%
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97
98
99
LE IPOTESI IMPLICITE DEL CAPITOLO
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
10/12
per comprendere il costo di opportunità del capitale dobbiamo ricordarci in che modo le aziende si
finanziano, le fonti primarie si dividono in capitale proprio (l’azienda si finanzia con risorse proprie,
non ha, ha un costo di opportunità, che è più alto rispetto al costo del capitale di debito) e capitale di
debito (es. debiti,mutuo, prestito obbligazionario ecc.., questo finanziamento ha una scadenza ben
precisa, con tasso di interesse ben determinato, il suo costo è legato agli interessi passivi che sono
contrattualizzati).
Per determinare il costo opportunità del capitale (dobbiamo tenere conto del mix di finanziamento),
questo costo non potrà essere una media ponderata del costo del capitale proprio e del capitale di
debito.
100
I FLUSSI DI CASSA GENERATI DAL PROGETTO
● questi flussi potrebbero recare maggiori entrate di cassa o minori esborsi di cassa
● è importante considerare solo i flussi di cassa sono rilevanti nell’analisi, non i valori economici
come i ricavi, i costi o il reddito, in molti casi è necessario dunque «passare» da una
competenza economica a una competenza di cassa
● La competenza di cassa è ottenuta rettificando la competenza economica (metodo indiretto).
101
cassa operativo a cui poi aggiungere quelli che sono gli esborsi dell’investimento. E questo ci
permette di passare da una contabilità per competenza ad una contabilità per cassa.
è importante confrontare uno stato di status quo con ciò che potrebbe avvenire:
FLUSSI DI CASSA DELLO STATUS QUO
Spesso i flussi di cassa di un progetto sono calcolati per differenza rispetto a uno status quo che
implicitamente si ipotizza stazionario, un’ipotesi il più delle volte sbagliato confronto tra nuova e
vecchia tecnologia:
scenario di riferimento come estrapolazione dello status quo
situazione solita:
non investendo lo status quo permetterà una
linearità nel tempo, potrebbe essere troppo
ottimistica o talvolta anche errata.
102
possiamo avere il caso in cui, senza l’investimento
ho un peggioramento dei flussi di cassa (es.
macchinario obsolescente, divento meno
concorrenziale, divento meno competitivo).
il rischio è quello di escludere i flussi di cassa.
103
CI SONO CONSEGUENZE DI
BENEFICIO FISCALE DEGLI
INTERESSI PASSIVI?
L’AMMONTARE DELL’INVESTIMENTO
- L’ammontare dell’investimento è il costo d’acquisto più eventuali costi di trasporto, installazione,
bonifica del terreno, addestramento all’uso della nuova tecnologia
- Le conseguenze sull’ammontare dell’investimento derivanti dalla vendita dei «vecchi» asset
- Le conseguenze sull’ammontare dell’investimento delle plus e minusvalenze da alienazione
104
LE CONSEGUENZE DEL CAPITALE CIRCOLANTE SUI FLUSSI DI CASSA
● Gli incassi dei crediti commerciali in un periodo sono generalmente diversi dai ricavi del
periodo
● Gli esborsi per il pagamento dei debiti operativi sono generalmente diversi dai costi di
competenza
○ dilazione con cui si pagano i costi
○ cambiamento del livello delle rimanenze
● Nelle fasi di aumento dei ricavi le imprese devono finanziare la crescita dell’investimento in
capitale circolante
● Nelle fasi di riduzione dei ricavi le imprese sono finanziate dalla riduzione dell’investimento in
capitale circolante
Se si ipotizza che al termine del periodo a previsione esplicita il business sia in fase «stabile» e
produca un determinato R.O., allora si può assimilare il VA dei flussi di cassa in quel momento a
quello di una rendita perpetua. La rata di questa rendita è il risultato operativo (al netto delle
corrispondenti imposte) dell’ultimo anno a previsione esplicita, poiché la rata è costante, il tasso di
attualizzazione deve essere quello reale, non quello nominale.
105
PROBLEMI ED ERRORI RICORRENTI
- Non essere coerenti nel considerare l’inflazione
- Non tenere conto dei costi «sommersi» che non sono differenziali
- Non tenere conto dei costi di opportunità
- Non tenere conto degli effetti non esprimibili in termini monetari
14/12
metodi alternativi al valore attuale netto
il tasso interno di rendimento o TIR è quel tasso
che rende nullo il van, in corrispondenza del
tasso di attualizzazione.
VA dei flussi di cassa generati = Esborso
iniziale cioè VAN=0
Per calcolare il TIR (che posso anche ipotizzarlo) non è necessario conoscere il costo opportunità del
capitale ma per applicare il metodo si.
Con il TIR si ha infatti il seguente criterio di scelta :
○ se il TIR è maggiore del costo opportunità del capitale allora l’investimento è economicamente
conveniente, altrimenti no
Vantaggio del TIR: il rendimento è espresso come tasso di interesse, nozione familiare al
management.
Il tir deve essere valutato in maniera attenta, perchè talvolta si commettono degli errori nel come il tir
viene considerato.
Non è vero che un vantaggio del metodo del TIR è quello di non dovere calcolare il costo opportunità
del capitale (raro che non si conosce).
È possibile calcolare il TIR sia pure non conoscendo il costo opportunità del capitale, ma il giudizio
sulla convenienza economica richiede un riferimento di performance (tranne i casi di valori
decisamente alti o bassi).
106
QUATTRO SEVERI LIMITI
DEL TIR
1. Il TIR non ha un significato
economico semplice e,
soprattutto, non è il
rendimento ottenuto
sull’investimento cioè su
l'esborso iniziale.
l’investimento A è più
conveniente dell’investimento B.
il tir di B è più alto del TIR di A.
nel punto di inversione, c’è
coincidenza di VAN.
Se vado in corrispondenza del
costo opportunità del capitale
differenziato, che ci potrebbe
essere in corrispondenza di un
costo opportunità di R1, il van di
A è più alto di quello di B. il tir di
A è più basso di quello di B.
Se il costo opportunità del
capitale si trovasse al di là del
107
punto di inversione avremo che il VAN di A è più alto del VAN di B.
Nei vari metodi di valutazione, il van, il tir e quelli che vedremo, non sono da considerarsi come
modelli complementari e non sostitutivi, per vedere la convenienza degli investimenti.
TERZO LIMITE:
Se rappresento questo andamento in
termini di VAN e TIR, quello che succede è
che vista la curva del valore attuale netto
che inizia a diventare positiva in
corrispondenza di 2 TIR, risulta essere pari
a 0. Quindi si pone il problema di vedere
quale sia il TIR giusto.
QUARTO LIMITE:
un altro fatto è che il costo opportunità
cambi possa cambiare nel tempo.
Per esempio se si prevedesse una crescita dei tassi di sconto nel tempo, allora il TIR di un progetto
potrebbe:
● essere più alto dei valori a breve del tasso di sconto
● essere più basso dei valori di medio-lungo termine del tasso di sconto
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● La scelta del cut-off è sostanzialmente arbitraria
● Cosa dire del payback attualizzato?
un metodo alternativo (alternativo perchè è l’unico che viene che considera i costi e i ricavi) al
van, tir è il metodo del rendimento medio contabile:
È un indicatore «tipo ROI»
È il rapporto fra: il reddito medio del progetto nella sua vita economica e il valore contabile netto
medio dell’investimento
Se il valore è maggiore di un rendimento obiettivo, allora il progetto può essere accettato, viceversa
no.
Il metodo:
● trascura il fatto che i valori si manifestano in momenti temporali diversi (tende a
sopravvalutare)
● considera grandezze economiche anziché finanziarie
109
In questo caso partiamo da: un iniziale investimento vado a ramificare dei momenti decisionali in cui
ho un primo successo/insuccesso e vado a quantificare la loro probabilità. Vado a ramificare
ulteriormente nel momento in cui decido di investire in un nuovo investimento, ipotizzando degli
scenari ottimistici/ probabili/pessimistici di avvio/non avvio del business.
Per ogni ramificazione avrò in corrispondenza l’ammontare di un investimento o di un flusso di cassa,
in cui nella logica dell’analisi reticolare vado poi a determinare il valore attuale netto di ciascun ramo
del mio reticolo di valutazione. Andando a calcolare un VAN del progetto complessivo che si
caratterizza per una ramificazione delle diverse ipotesi/scenari.
● un investimento è tale perché produce effetti su più anni e talvolta anche sul
posizione strategica dell’impresa
● Talvolta fa cadere l’ipotesi di breve periodo che un € di oggi equivalga a un €
disponibile in un futuro remoto, dunque:
○ non sarebbe corretto andare a considerare un investimento senza attualizzare
● L’analisi richiede la conoscenza di incassi ed esborsi e non invece di costi e ricavi
● L’analisi richiede la capacità di tener conto dell’effetto economico della distribuzione
dei flussi di cassa nel tempo: sviluppare un criterio che consenta di «sommare»
esborsi e incassi non sincronici
● Permette di valutare la convenienza economica di un investimento confrontandolo
con il costo opportunità di investimenti similari
● I flussi di cassa sono quelli differenziali che l’investimento produce (bisogna tener
conto dei flussi di cassa modificati per effetto delle decisioni di investimento).
● i flussi vengono determinati partendo dai dati economici e andando ad effettuare le
rettifiche che permettono di passare da una competenza economica ad una di cassa.
● il flusso di cassa che si utilizza è il «Flusso di cassa operativo», cioè flusso di cassa
al lordo degli interessi
● il flusso di cassa operativo è quello generato dalle attività di gestione +/- il flusso di
cassa per investimenti e alienazioni
16/12
Analisi economiche per le decisioni e la valutazione della performance
I sistemi di valutazione della performance dell’organizzazione
LA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA
utilizzare una sola dimensione economica della performance può essere potenzialmente «miope»
(troppo ravvicinata) e tardiva perché va a valutare un risultato già raggiunto
110
La performance organizzativa in senso lato è un «complesso costrutto multidimensionale» che non è
possibile definire operativamente in modo oggettivo e completo
Possibili dimensioni di valutazione della performance, possono essere valutazioni che
tengono conto delle diverse dimensioni contenute nel raggiungimento di un determinato
livello di performance. è necessario prendere in considerazione quando si attuano dei
processi di valutazione e si inseriscono degli strumenti di valutazione della performance,
bisognerà comprendere quali sono i diversi oggetti che compongono la performance, quelli
che monitorare e quelli che sono rilevanti per un’impresa monitorare.
● performance economica (profittabilità, redditività...?)
● performance quantitativa
● performance qualitativa
● performance di risultati conseguiti all’interno
● performance di risultati conseguiti sul mercato
● performance ambientale e sociale
● performance delle unità organizzative (performance verticale)
● performance dei processi (performance orizzontale)
● performance per la proprietà
● performance per gli stakeholder
● performance di breve
● performance di medio-lungo periodo
LA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA
La performance è misurata per:
● garantire la sostenibilità nel tempo dell’organizzazione
● allineare il comportamento dei manager in coerenza con gli obiettivi e premiarli
L’ampia varietà di prospettive di misurazione apre numerose possibilità di interpretare e misurare la
performance organizzativa, con focus di volta in volta diversi.
La progettazione dei sistemi di valutazione della performance (SVP) potrebbe dunque non essere
sempre coerente con gli scopi dell’impresa.
○ i SVP potrebbero misurare le cose sbagliate e incentivare comportamenti non sempre nell’interesse
dell’impresa
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Proprietà: investendo in capitale
di rischio
Finanziatori: concedendo
capitale di credito
Clienti: acquistando i prodotti e
mostrando fedeltà
Dipendenti: garantendo
motivazione, impegno e
suggerimenti
all’innovazione
Fornitori: offrendo prezzi
adeguati, consegne non tardive,
soluzioni integrate, ampiezza di
gamma, disponibilità a sviluppi
tecnologi congiunti,
112
● la produzione di reddito sarebbe incompatibile, nel medio periodo, con una significativa
insoddisfazione di un qualunque portatore di interesse critico, nell’ambito di un periodo di
media portata, se non sono in grado di soddisfare i terzi, avrei un un livello di insoddisfazione
tale da avere un reddito positivo (in breve/medio periodo)
● I mercati finanziari focalizzano prevalentemente l’attenzione sul valore di mercato delle azioni,
un dato disponibile, non costoso ed oggettivo
● se il management ottiene un rendimento sul capitale investito soddisfacente, allora il mercato
prima o poi lo riconoscerà apprezzando il corso del titolo
ALCUNE PRECISAZIONI
I sistemi di valutazione della performance (SVP) sono sistemi multidimensionali che focalizzano
l’attenzione sulle variabili ritenute critiche per l’implementazione della strategia.
Attraverso i SVP e i collegati incentivi (al CdA al management) l’intento è allineare i comportamenti
degli attori organizzativi producendo un vantaggio di esecuzione della strategia rispetto ai competitor.
Molte ricerche indicano come questo vantaggio di esecuzione sia correlato all’esistenza di SVP e
sistemi di incentivazione coerenti.
La criticità dei SVP risiede nel fatto che non è semplice individuare indicatori significativi dei fenomeni
che si intendono misurare e, inoltre, capire se questi fenomeni rappresentano davvero la
performance.
Se questo non accade, allora i sistemi di valutazione della performance possono addirittura essere
controproducenti, incentivare cioè comportamenti non coerenti con la strategia e la produzione di
valore.
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NELL’ANDARE A REALIZZARE UN SVP É NECESSARIO TENERE COME RIFERIMENTO DEI
CRITERI GENERALI DI PROGETTAZIONE DI UN SVP
● nell’ambito di un SVP, dobbiamo utilizzare indicatori che misurano la performance di breve e
di lungo periodo
● dobbiamo indicare degli indicatori di valutazione dei singoli fenomeni/variabili critiche
● Comprensione delle relazioni di causa ed effetto tra variabili e fenomeni critici che la
determinano
● Possibile rappresentazione dei legami tra variabili e fenomeni con le cosiddette «mappe
strategiche»
● Sviluppo dei valori target per ciascun indicatore
● Monitoraggio costante delle ipotizzate relazioni causali e aggiornamento del sistema
(correlazioni ipotizzate tra le variabili)
• Ricavi scomposti per area geografica, per linea di prodotto, per canale distributivo ...
• Turnover del personale analizzato per livello gerarchico, per unità
114
Il fulcro applicativo è la rappresentazione della strategia in una mappa strategica, dove è presente la
scomposizione degli obiettivi strategici in sotto-obiettivi fra loro legati da ipotizzate relazioni di
causa-effetto necessarie a conseguire gli obiettivi desiderati.
L’alta strutturazione del modello è un punto di forza o di debolezza?
punto di forza: perchè mi permette di evidenziare le relazioni cause-effetto
debolezza: rigidità e difficoltà attuativa
Come elemento principale dalla redditività che si intende ottenere, rispetto a quella andiamo a
verificare quali sono/qual è l’innovazione che permette di raggiungere il livello di redditività prefissato
e rispetto a questa innovazione andiamo a valutare/misurare la soddisfazione dei clienti. Dopo la
soddisfazione dei clienti cerchiamo di acquisirne di nuovi che ci permettono di ampliare la nostra
redditività e fidelizzare quelli già presenti. Entrambi gli obiettivi ci danno la quota di presenza sul
mercato di riferimento, che ci permette di realizzare il livello di redditività che si intende raggiungere
nel medio/lungo periodo.
La redditività viene valutata con l’EVA, in questo caso ci diamo un valore obiettivo. Rispetto a questo
andiamo a misurare la nostra innovazione (ricavi da nuovi prodotti/ ricavi totali).
Per quanto riguarda il grado di soddisfazione dei clienti andiamo a misurare l’incidenza in termini di
capacità di “consegnare i nostri prodotti”.
Per l’acquisizione di nuovi clienti andiamo a valutare le vendite a clienti, ci diamo un valore target in
termine di fatturato. Per la fidelizzazione dei clienti andiamo a rapportare i prodotti acquistati e il
fabbisogno complessivo; con la quota di mercato individuiamo il nostro valore obiettivo.
115
ciascuna prospettiva ci fa porre degli obiettivi che dobbiamo rispettare.
116
PROSPETTIVA DELLA CRESCITA E DELL’APPRENDIMENTO: come dobbiamo sostenere nel
tempo il cambiamento e il miglioramento?
PROSPETTIVA DEI PROCESSI INTERNI: in quali processi dobbiamo eccellere per soddisfare
azionisti e clienti?
117
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LE MACRO-FASI DI PROGETTAZIONE DEL MODELLO MULTI-PORTATORE DI INTERESSE
● Legame causale ipotizzato non sempre soddisfacente fra indicatori non economici e risultati
economici
● Eccesso di attenzione verso i risultati economici di breve termine, spesso perché gli unici
collegati agli incentivi
● Numero eccessivo di indicatori
● Strutturazione eccessiva del sistema che rischia di osteggiare
● l’innovazione
● Difficoltà nell’effettuare scelte di compromesso a motivo della complessità del sistema
● Riesame con frequenza inadeguata della validità degli indicatori scelti, dei legami causali e
dei valori target
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DATE ESERCITAZIONI:
● 2/10
● 5/10
● focus group 11/10
● 15/10
● 19/10
● 22/10
● 29/10
● focus group 8/11 e 11/11
● 18/11
● 23/11
● 25/11
● 30/11
● 3/12
● 9/12 + focus group
● 10/12
● ESERCIZIARIO del 14/12
120