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1 Sviluppo sostenibile e sostenibilità

1.1 Cosa si intende per sviluppo sostenibile?


Le definizioni esistenti sono moltissime, ma quasi tutte condividono l'attenzione all'interconnessione tra ambiente, economia e
società. Questi sono generalmente indicati come i tre pilastri dello sviluppo sostenibile:
1) Sostenibilità economica: capacità di produrre beni e servizi, per conservare un livello gestibile di governabilità, assicurando
che non sorgano squilibri nell'agricoltura o produzione manifatturiera;
2) Sostenibilità sociale: realizzare un'equa distribuzione delle risorse e pari opportunità a tutti i suoi componenti, anche
attraverso la fornitura adeguata di servizi sociali, per garantire salute e istruzione, parità di genere, responsabilità politica e
partecipazione per tutti;
3) Sostenibilità ambientale: assicurare una solida base di risorse, evitando un eccessivo sfruttamento delle risorse rinnovabili e
impedendo l’esaurimento di quelle non rinnovabili; mantenimento della biodiversità, della stabilità dell’ecosistema e delle sue
funzioni.
L'umanità, però, non può avere né una economia né un benessere sociale senza che l'ambiente sia considerato come un livello
diverso e più significativo rispetto agli altri due pilastri.
Definizione sostenibilità: Sustainable development is development that meets the needs of the present without
compromising the ability of future generations to meet their own needs.
Sta ad indicare una crescita economica che sia idonea a soddisfare le esigenze delle nostre società in termini di benessere a
breve, medio e soprattutto lungo periodo, fermo restando che lo sviluppo deve rispondere ai bisogni del presente, senza
compromettere le attese delle generazioni future.
Si tratta di predisporre le condizioni più idonee affinché lo sviluppo economico a lungo termine avvenga nel rispetto
dell'ambiente.
Da questa definizione, e dal dibattito internazionale conseguente, sono emersi e sono stati riconosciuti i seguenti tratti
caratteristici dello sviluppo sostenibile: la logica del lungo periodo; l'equità, estesa alla prospettiva intergenerazionale ed
intragenerazionale, e la giustizia; l'efficienza nell'uso delle risorse; la sostenibilità ecologica, ovvero la conservazione dello stock
di risorse e la creazione di ricchezza, senza danneggiare i sistemi a sostegno della vita; la stretta interrelazione fra sviluppo
economico, sociale ed ambientale e quindi l'approccio olistico (che comprende tutti gli aspetti) allo sviluppo.
La logica del lungo periodo
La dimensione temporale dello s.s. è forse l'aspetto più leggibile dalla definizione del Rapporto Brundtland. II rimando alle
generazioni future richiama l'attenzione non solo sulla prossima generazione, ma anche a quelle successive, espandendo
l'orizzonte temporale di pianificazione/valutazione.
La scelta della scala temporale non è sempre facile. L'approccio olistico allo sviluppo necessita di considerare le scale dei
diversi processi sociali, economici e naturali, per cui l'intervallo temporale di 5 o 10 anni, utilizzato in genere nelle pianificazioni
politiche ed economiche, non è sufficiente ed orizzonti temporali superiori, di 25 - 50 anni diventano più significativi.
L'adozione di orizzonti temporali così lontani richiede di affrontare questioni di valutazione di lungo periodo, in condizioni di
incertezza/indeterminatezza che rendono molto complessa la valutazione stessa.
→ anche perché l'impatto è a lungo andare, non si vede all'inizio e quindi l'azione non sembra una minaccia
L'equità e la giustizia
Nella definizione di sviluppo sostenibile sono implicitamente contenute due tipologie di equità:
l'equità infragenerazionale, sia a livello locale (dare voce a chi abita in quel territorio, legato alla sussidiarietà e partecipazione
sopracitate (volute dall'Agenda 21), perché i cittadini stessi di quel contesto conoscono meglio le problematiche) che a livello
internazionale, che implica parità di accesso alle risorse (sia ambientali, che economiche e sociali/culturali) da parte di tutti i
cittadini del pianeta, senza distinzioni rispetto al luogo ove essi vivono, anche dei Paesi a basso reddito (termine preferibile a
Paesi in via di sviluppo). Questo tipo di equità può anche essere intesa come giustizia.
l'equità intergenerazionale (esplicitamente dichiarata nella definizione), che implica pari opportunità fra successive
generazioni. Viste le condizioni attuali mondiali, questo aspetto costituisce forse il concetto più eversivo della nozione di
sviluppo sostenibile.
L'efficienza nell'uso delle risorse e la sostenibilità ecologica
La logica di lungo periodo introduce necessariamente il concetto di uso efficiente delle risorse, in quanto solo con un'oculata
gestione delle risorse attuali è possibile garantire alle generazioni future la possibilità di soddisfare i propri bisogni.
Quindi, condizione essenziale per la sostenibilità è la conservazione dello stock di risorse costituenti il capitale naturale di cui
dispone l'attuale generazione e da cui consegue il livello di benessere.
La sostenibilità ecologica implica che la produzione di ricchezza non avvenga a danno del sistema che supporta la varietà
della vita, ma che si introducano dei vincoli alle trasformazioni e che venga ricercata e rispettata la capacità di carico dei
sistemi ambientali.
La partecipazione
Il concetto di sviluppo sostenibile integra e bilancia le tre dimensioni sociale, economica ed ambientale e quindi i tre valori
dell'utilità, dell'equità e dell'integrità ecologica.
I soggetti portatori dei suddetti valori/obiettivi sono diversi, i soggetti coinvolti nel processo di s. s. sono molteplici e
soprattutto possono essere in conflitto fra loro.
Diventa necessario evitare o ridurre il conflitto e attivare la cooperazione tra i diversi attori.
Non si possono massimizzare contemporaneamente le tre dimensioni, ed è indispensabile fare delle scelte che rispecchiano dei
giudizi di valore e non sono affrontabili e risolvibili solo con strumenti tecnici, con i soli esperti... ma occorre un vero e proprio
processo di partecipazione.
Lo sviluppo sostenibile è intrinsecamente uno sviluppo partecipato.

Lo sviluppo sostenibile viene generalmente rappresentato come l'intersezione dei tre


insiemi: sviluppo economico, sociale ed ambientale.
Sottolineando con ciò che laddove vengano privilegiate solo due delle sue dimensioni
non si verifica uno sviluppo sostenibile, ma uno sviluppo in un'ottica conservazionista,
ecologista oppure meramente socio-economica.

L'interrelazione fra sviluppo economico, sociale ed ambientale è stata raffigurata anche


con un diagramma a triangolo equilatero, i cui vertici costituiscono le singole dimensioni
sociale, economica e ambientale, i lati rappresentano delle linee di sviluppo di
condivisione di due soli obiettivi alla volta, l'area del triangolo il perseguimento degli
obiettivi dello sviluppo Sostenibile.
-resilienza: termine che nasce nell'ecologia, fa riferimento alla capacità dei
sistemi ambientali di reagire a situazioni di crisi (ora termine usato anche in
riferimento ai sistemi sociali. e un obiettivo dell'ecologia. Cioè mantenere in
vita la capacità dei sistemi ambientali stessi.
-capacità di carico: quanti turisti un territorio può accogliere, andando oltre
il territorio esplode. Non appartiene solo al dibattito legato al turismo
(capacità di portata con diversi indicatori) ma anche in altri ambiti.
-sviluppo istituzionale: lavorare sull'intelligenza delle istituzioni, affinchè
imparino a dialogare al loro interno e a dialogare con l'esterno, obiettivo che
rientra negli obiettivi sociali, e ha a che fare con la partecipazione e della
sussidiarietà vista prima.
-mobilità sociale: ha a che fare con la mobilità infragenerazionale, quindi
mettere le persone nella stessa condizione, riguarda la capacità di uscire dalla
condizione di partenza per raggiungere posizioni differenti (es. India che non prevede il passaggio da casta a casta, quindi
non favorisce la mobilità sociale. In realtà anche tra la popolazione degli USA la mobilità sociale è difficilmente raggiungibile,
anche per il settore delle tasse che varia da zona a zona, incrementando soprattutto nelle grandi città: peggiori quartieri,
minor tasse, ma le tasse sono destinate al mantenimento dei servizi di quella zona, così le scuole non saranno delle migliori,
favorendo l'ingresso di questi studenti a università prestigiose).
-coesione sociale: guarda l'altra faccia della mobilità, chi ha le ricchezze deve mettersi in posizione di aiutare chi non è nella
sua stessa condizione (la coesione sociale, la UE ha addirittura un fondo su essa, per diffondere la presa di coscienza di chi è
più debole, così si interviene su quei bisogni e così si facilita la mobilità sociale).
-empowerment: consapevolezza, ha a che fare con la awareness, nel reagire in determinate situazioni, quindi mettere in
pratica processi di autoconsapevolezza, così le persone capiscono la loro posizione e cosa possono fare. è la capacità di un
potere legato al fatto che siano gli strumenti a riconoscere i problemi (anche perché tutti noi possiamo fare sviluppo
sostenibile, ma dobbiamo essere consapevoli del proprio ruolo).

1.2 L’evoluzione del concetto di sostenibilità


1.2.1 Storia e origini
1972 1a Conferenza internazionale sull'Ambiente Umano, Stoccolma: necessità dell'adozione di uno sviluppo compatibile con
l'ambiente assurse al dibattito internazionale. Nel rapporto provocatorio Limits to Growth si sottolineò la minaccia di
superamento della capacità di carico del sistema terrestre da parte dell'uomo.
1987, la Commissione Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo, presieduta dal primo ministro norvegese Gro Brundtland, redige il
rapporto Our Common Future (rapporto Brundtland) in cui si affronta il tema della stretta connessione tra sviluppo economico
e qualità ambientale.
Il rapporto Brundtland popolarizza il concetto di sviluppo sostenibile, e ne dà la definizione più accreditata e utilizzata in tutto
il mondo; merito principale è di aver messo in moto un processo che ha creato il contesto per gran parte delle politiche di
sostenibilità e delle attività legislative in materia sfociato nella conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo di Rio
nel 1992.
La Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo - Rio nel 1992: forse uno dei maggiori, e più celebrati, eventi
internazionali organizzati dalle Nazioni Unite. Il livello di frequenza alla conferenza fu molto elevato e senza precedenti: 178
paesi, 120 Capi di Stato, 8000 giornalisti e più di 30.000 persone parteciparono al summit governativo ufficiale e al parallelo
Forum globale delle organizzazioni non governative (EEA, 1997).
Gli impegni adottati non hanno valenza giuridica e la copertura economica necessaria per avviare il processo di sviluppo
sostenibile (soprattutto nei paesi in vs) non è stata trovata né fornita dai paesi industrializzati, per cui anche l'operatività dei
suoi strumenti è stata fortemente inficiata.

Nella conferenza di Rio si prendono degli impegni, non normativi, quindi senza leggi ad hoc, senza imporre nulla, si iniziano a
prendere impegni, proponendo linee guide, così inizia a esserci una presa di coscienza da parte dei capi di Stato, capendo che
il modello di sviluppo economico dominante fino a quel momento è dannoso. Non ancora con approccio analitico descrittivo,
cioè con leggi, perché è un processo lungo.
Dalla conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e sullo sviluppo - Rio 1992 scaturirono 5 documenti ufficiali che costituiscono
ancora oggi il quadro di riferimento principale dello sviluppo sostenibile a livello internazionale:
•La dichiarazione di Rio: Uomo - sviluppo sostenibile - rapporto crescita e sostenibilità; Sovranità di ogni Stato nell'utilizzo delle
proprie risorse senza danni ai Paesi confinanti; Eliminazione della povertà quale requisito indispensabile per lo Sviluppo
sostenibile.
•Agenda 21 Accordo programmatico-operativo sottoscritto da tutti gli Stati finalizzato alla completa integrazione fra ambiente
e sviluppo attraverso la cooperazione internazionale. In realtà ha avuto poi forme di rappresentazione a scala locale, un'ampia
espansione con progetti realizzati a scala comune/locale.
•Convenzione sulla biodiversità (Conservazione del patrimonio biogenetico)
•Principi sulle foreste (Dichiarazione di principi non vincolanti per un consenso globale sulla gestione conservazione e lo
sviluppo sostenibile di ogni tipo di foresta)
•UNFCCC United Nations Framework Convention on Climate Change Convenzione quadro per riduzione emissione gas.

1997 Protocollo di Kyoto: Ratifica: UE + 120 paesi; impone a tutti i firmatari di definire programmi nazionali per la riduzione
delle emissioni di gas serra e di presentare relazioni periodiche in merito, ed esorta tutti i paesi firmatari industrializzati,
diversamente dai paesi in via di sviluppo, a stabilizzare, entro il 2000, le rispettive emissioni di gas serra ai livelli del 1990.
L'obiettivo non è però vincolante, rappresenta tuttora un problema da cui è diverso uscirne, perché è difficile imporre a livello
nazionale, sono i Paesi che devono prendere coscienza. Es. Cina paese che ha avuto per molto tempo un atteggiamento restio
nei confronti del protocollo di Kyoto, perché a differenza dei paesi occidentali, necessitava di un industrializzazione che non
aveva avuto precedentemente.
2002 Conferenza Johannesburg:
Presa d'atto di interessi contrastanti, non tutti i Paesi sono così interessati a risolvere i problemi legati all'ambiente.
USA: rimarca i no vincoli giuridici (non c'erano vere e proprie norme).
UE: impegni su questioni globali, assume un approccio più attento rispetto ai problemi dell'ambiente, perché riguarda e
riguarderà tutti.
PVS: no all'ambiente in quanto freno allo sviluppo.

1.2.3 Il framework attuale


La definizione di precisi indicatori ha permesso di valutare esattamente l’impatto avuto dagli MDG (Millennium Development
Goals). Alcuni degli obiettivi, soprattutto quelli legati agli aspetti sociali della sostenibilità, erano stati raggiunti. Altri invece,
soprattutto legati agli aspetti ambientali, erano ancora indietro rispetti ai target prefissati. Ad esempio, le emissioni di CO2
erano aumentate del 50%; le aree forestali erano passate ad occupare dal 31,2% al 30,8% della superficie terrestre e il sovra-
consumo delle riserve di pesci era aumentato dal 27,4% al 31,4% della riserva complessiva.
Nel 2015 l’ONU sostituisce gli MDG con 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG), elaborati
nel contesto dell’Agenda 2030.
Il processo di definizione dell’Agenda 2030, così come gli obiettivi che la compongono, si differenziano decisamente dal
framework precedente. Tra le principali critiche rivolte agli MDG vi erano quelle di essere troppo semplicistici e poco ambiziosi
se comparati con le agende internazionali. Mancava, nel programma definito dagli MDG, la capacità di intervenire sulle cause
profonde dei problemi rilevati, e il rapporto tra i paesi del Nord e Sud del mondo risultava troppo sbilanciato.
Per rispondere a queste criticità, il nuovo programma propone un set molto più ampio di obiettivi e di target.
I 17 Sustainable Development Goals che guidano le azioni del periodo 2015-2030 sono:
1. Porre fine alla povertà in tutte le sue forme in tutto il mondo.
2. Porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l'agricoltura sostenibile.
3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età.
4. Garantire un'istruzione di qualità inclusiva e paritaria, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti.
5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze.
6. Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile delle risorse idriche e servizi igienico- sanitari per tutti.
7. Assicurare l'accesso all'energia economici, affidabili, sostenibili e moderni per tutti.
8. Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro
dignitoso per tutti.
9. Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l'industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l'innovazione.
10. Ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi.
11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi, flessibili e sostenibili.
12. Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili.
13. Promuovere e adottare azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile.
15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, lotta
alla desertificazione, fermare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.
16. Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, fornire l'accesso alla giustizia per tutti e costruire
istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli.
17. Rafforzare i mezzi di attuazione degli obiettivi e di rinnovare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.

Durante il vertice di Rio +20 si è affermata l’idea che i governi, da soli, non sono in grado di perseguire lo sviluppo sostenibile.
Era stato assegnato un ruolo rafforzato ai diversi rappresentanti della società civile. Gli SDG includono tematiche, spesso
promosse dai gruppi della società civile e dai paesi a basso reddito, che mettono in discussione le strutture di potere ed i
modelli economici alla base di povertà e disuguaglianze. La questione dei diritti umani (incluso il tema dei diritti LGBT) viene
introdotta degli SDG, nonostante l’opposizione di alcuni paesi.
Dal 1995 il tema del cambiamento climatico è stato affrontato anche in una serie di incontri dedicati nello specifico alla
definizione di accordi internazionali per la riduzione del surriscaldamento del globo.

2 Il turismo

2.1 Definizione
• il Turismo è "l'insieme delle attività delle persone che effettuano uno spostamento o soggiornano al di fuori dell'abituale
ambiente per almeno 24 ore e comunque per un periodo non superiore ad un anno" (Organizzazione Mondiale del Turismo
OMT.
• [dal fr. tourisme, che ricalca l'ingl. tourism, che a sua volta è dal fr. tour «giro, viaggio»] 1. a. l'insieme di attività e di servizi a
carattere polivalente che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalla località di abituale residenza ad altra
località per fini di svago, distrazione, cultura, cura, sport, (Enciclopedia Treccani).
Lo spostamento è sì un elemento essenziale, ma non l'unico che il turismo comprende, es. altri aspetti possono essere legati
all'aspetto della domanda, alla costruzione dell'offerta e di che tipo di offerta possa essere elaborata. Tour: ricorda il Grand
Tour
Il turismo è una delle industrie più importanti, anche forte impatto dal punto di vista economico:
• Solo nel 2010 il reddito turistico complessivo generato, incluso il trasporto passeggeri, ha sfiorato i 1000 miliardi di dollari,
avvicinandosi alla straordinaria cifra di 3 miliardi di dollari al giorno.
• A livello globale l'industria turistica si colloca al quarto posto dopo quella dei combustibili, dei prodotti chimici e delle
automobili.
• Secondo l'UNWTO (United Nation World Tourism Organization) o OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo) il contributo del
turismo al Pil (prodotto interno lordo) mondiale si stima attorno al 5% circa.
• Nel 2017 il 5,5% del PIL e il 6,5 dell'occupazione (pari a quasi 1,5 milioni di posti di lavoro) sono riconducibili al turismo.
Battuta d'arresto del turismo per via del covid.
In letteratura sono identificate diverse tipologie di turismo, le classificazioni sono numerose e si distinguono in base alla
motivazione, alle caratteristiche temporali, alle categorie di soggetti interessati, alla posizione geografica; ai modi in cui
avviene lo spostamento ed alle caratteristiche delle attrezzature ricettive.
Tipologie di esperienza turistica: ricreativa intrapreso per ricaricarsi sia sul piano fisico sia su quello psicologico; d’evasione
che mira ad allontanarsi dalla quotidianità con esperienze di svago e di divertimento; esperienziale che implica l’incontro con
l’autentico; sperimentale che mira a sperimentare modi di vita diversi ed esistenziale che presuppone l’abbandono dei propri
modelli di società.
Focalizzando l’attenzione solo sulle motivazioni e tralasciando gli altri criteri è possibile distinguere almeno: il turismo
naturalistico (ecoturismo) (balneare, collinare, montano – estivo e invernale, lacuale e di avventura) che è un viaggiare in aree
naturali relativamente indisturbate o incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzare lo scenario e
le sue piante e animali selvaggi, così come ogni manifestazione culturale esistente (passata e presente) delle aree di
destinazione. Il turismo rurale identificato spesso con le attività promosse da agriturismo, ma che in realtà più di recente
prende le distanze da queste ultime ed inizia a riguardare molte altre attività dal leisure, allo sport (si pensi al trekking, al
turismo itinerante) al benessere fino a forme esoteriche e di new age. Il turismo urbano che è soprattutto turismo d’arte, ma
che è anche legato al turismo congressuale, di studio, di affari e per acquisti. Il turismo entra sempre più nelle politiche
urbane, diventa ragione delle politiche urbane che esprimono un chiaro orientamento all’aggiudicarsi l’organizzazione di
grandi eventi. Il grande evento è in quest’ottica l’occasione per ampliare l’offerta turistica e per migliorare le infrastrutture a
sostegno della stessa dal trasporto alla rete commerciale fino ad andare a toccare direttamente il sistema di ricettività e di
accoglienza.
Forme di turismo: il turismo è distinto nelle tre classificazioni di base: interno, nazionale internazionale
1) turismo interno, comprende il turismo domestico e il turismo in entrata tra residenti e non residenti di un Paese
2) turismo nazionale, che raggruppa turismo domestico e turismo in uscita da un Paese
3) turismo internazionale, che comprende turismo in entrata e in uscita tra due o più Paesi
Destinazioni Internazionali: L'UNWTO suddivide il mondo in cinque macroregioni turistiche: Europa, Americhe, Asia &
Pacifico, Africa, Medio Oriente.
In base ai dati disponibili sui flussi turistici emerge che la maggioranza dei viaggi internazionali (4 su 5) si svolge all'interno
della stessa macroregione di provenienza del viaggiatore, tuttavia il primato del movimento turistico spetta ancora ai Paesi
più avanzati industrialmente, con una notevole crescita in questi ultimi anni di provenienze dai Paesi del Nordest e Sudest
asiatico.
L'Europa resta ancora la più grande area di attrazione turistica mondiale (6 su 10 tra le mete più gettonate si trovano nel
Vecchio Continente, Turchia compresa), e genera poco più della metà degli arrivi, seguita da Asia e Pacifico (21%), Americhe
(16%), Medio oriente (4%) e Africa (3%). (Dati per comprendere il volume che interessa l'attività turistica.)
Turismo e Unione Europea: per quanto riguarda il ruolo che hanno avuto alcune istituzioni per quanto riguarda il concetto di
sostenibilità nel turismo partiamo da alcune definizioni proposte dall'UE.
Le linee guida turistiche dell'Ue elaborate in occasione dell'European Tourism Forum (Malta, 2010), sintetizzate nella strategia
denominata Europa 2020, propongono 4 direzioni di intervento:
• migliorare la competitività del settore turistico europeo, puntando sulla diversità dei paesaggi e sul suo enorme patrimonio
culturale (oltre 300 siti Unesco su un totale mondiale di circa 800); consolidare l'immagine dell'Europa come destinazione
turistica di alta qualità;
• migliorare l'efficacia delle politiche e degli strumenti finanziari europei a favore dello sviluppo turistico e fare in modo che
l'Europa resti la prima destinazione turistica mondiale.
• promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile e responsabile.
(le prime 3 sono comunque interrelate al turismo sostenibile).
Qualità: fare turismo con un certo livello di qualità significa mettersi in pari con quelle che sono le prerogative della
sostenibilità e dello sviluppo sostenibile.
Si stima che le imprese attive nel settore turistico europeo siano circa 1,8 milioni, molte delle quali di piccole-medie dimensioni.
Le parole d'ordine per il futuro sono: sostenibilità, innovazione, destagionalizzazione.
Oggi molti operatori del settore mirano a stimolare la domanda latente di qualità ambientale arricchendo i servizi turistici con
garanzie circa la sostenibilità delle attività proposte.
Questi servizi vengono indirizzati soprattutto ai mercati di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, dove si è sviluppata una
maggiore disponibilità da parte del cliente ad apprezzare il surplus ecologico eventualmente offerto.

2.2 Origine
La nascita del turismo come fenomeno viene generalmente associata al Grand Tour che, a cavallo tra il 1600 e il 1700,
permetteva ai giovani aristocratici francesi e inglesi, di visitare l’Europa. Si trattava di un viaggio d’istruzione che permetteva
loro di completare il loro percorso educativo e li preparava alla loro vita professionale. L’Italia rappresentava una delle loro
mete preferite in quanto ricca di opere d’arte e di storia.
Esempi di viaggi che possono essere assimilati al turismo si trovano però anche in epoche antecedenti al Grand Tour. Come
presso alcune civiltà (egizia, greca, romana), si riscontra, qualche tipo di spostamento, da parte di persone appartenenti
alle classi superiori (....) ne sono testimonianza alcune iscrizioni, oltre agli scritti di storici e naturalisti, vissuti prima o poco
dopo Cristo. Successivamente, in periodo medioevale, assimilabili al turismo sono, oltre ai pellegrinaggi dei cristiani verso i
luoghi santi, anche quelli dei mussulmani verso la Mecca.
-Nel rinascimento matura l’esigenza tra le classi più abbienti di arricchire la propria formazione con esperienze legate al
viaggio: viaggi per motivi culturali, commerciali o militari. Tra questi il Grand Tour.
-La Rivoluzione francese e quella industriale hanno importanti impatti sul viaggio: voglia di visitare la Gran Bretagna per
capire cosa fosse la rivoluzione industriale e quali impatti avesse nella vita delle persone.
-Nell’ottocento la rivoluzione industriale e il conseguente affermarsi della civiltà urbana incidono fortemente sul turismo. Il
turismo si delinea come un fenomeno che riguarda prevalentemente le città
-Un ruolo decisivo per lo sviluppo del turismo lo ha avuto l’avvento della ferrovia che incise sul turismo già nella II metà
dell’Ottocento quando Thomas Cook comincia nel 1845 ad organizzare pionieristicamente vacanze e gite in ferrovia da cui
risale il termine tourist.
-Nel periodo infrabellico si registra un ulteriore allargamento del turismo alle classi meno abbienti. Dopo la II guerra
mondiale, il miglioramento delle ferrovie, la diffusione dell’automobile privata, l’affermazione dei voli transcontinentali e
transoceanici, l’aumento dei redditi e la maggiore propensione al viaggio contribuiscono notevolmente alla diffusione del
turismo, arrivando poi negli anni ’60 all’affermazione di quello che è definito come turismo di massa. Il termine turismo di
massa è stato a lungo connotato negativamente.
-A partire dagli anni 70 comincia a farsi strada l’idea che il turismo può uscire dalla trappola massificante e recuperare il
senso profondo dell’autenticità.
-Gli anni 80 e 90 del secolo scorso sono gli anni d’oro del turismo caratterizzati da una proliferazione di forme di turismo. Ci
sono tre nuove esigenze del consumo turistico: la ricerca delle vacanze vere (autentiche); la ricerca di vacanze soggettive e
flessibili e l’interesse per l’ambiente e l’ecologia.
-La questione ambientale diventa centrale a partire dalla fine degli anni ’80 con l’introduzione del concetto di sviluppo
sostenibile e di sostenibilità nell’ambito del rapporto Brundtland (1987). Il turismo ha iniziato ad essere considerato non più
solo come una risorsa economica, ma anche come un sistema impattante negativamente sull’ambiente.
-Nel turismo sostenibile il turista assume un atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente, fruendo dello stesso
senza sfruttarlo ed un ruolo particolarmente rilevante inizia ad essere assunto anche dalle comunità locali, e le comunità
ospitanti, che diventano garanti e sentinelle di un uso “giusto”, “consapevole” e sostenibile dei luoghi.
-Negli ultimi anni, un termine per indicare “i disastri” legati al turismo è quello di overtourism per indicare forme di Turismo
insostenibile. L’overtourism è “the impact of tourism on a destination, or parts thereof, that excessively influences perceived
quality of life of citizens and/or quality of visitors' experiences in a negative way” (UNWTO).
-A seguito della Pandemia COVID-19 si è iniziato a pensare al turismo non solo in termini di sostenibilità, ma anche in termini
di resilienza: capacità di un materiale, di un sistema o di una persona di ritornare ad uno stato di equilibrio dopo uno shock. I
sistemi turistici hanno subito una crisi importante con una riduzione del 74 % degli arrivi turistici. Hanno dovuto adottare nuovi
protocolli che hanno permesso un almeno parziale ritorno alla normalità delle strutture ricettive.

2.3 Gli impatti del turismo


Numerosi sono gli impatti che il turismo può avere sui territori. Dal punto di vista ambientale, l’attività turistica può
contribuire a salvaguardare i territori a rischio. Allo stesso tempo però, le attività connesse al turismo sia esse legate alla
domanda (rifiuti, consumi, spostamenti, fruizione) oppure all’offerta (nuove edificazioni, infrastrutture...) incidono
negativamente sul consumo di suolo, sul consumo energetico ed idrico, sulla produzione di rifiuti, sulla perdita di biodiversità,
sull’inquinamento dell’aria, sui valori artistici e culturali. Altri punti critici: Perdita di biodiversità; Aumento del buco dell’ozono;
cambio climatico. Anche sotto il profilo socio-culturale il turismo può avere impatti differenti: da una parte può contribuire ad
una crescita socio-culturale dovuto allo scambio culturale con persone portatrici di saperi ed esperienze lontane da quelle delle
popolazioni autoctone; dall’altra parte può generare effetti negativi, in quanto può favorire un possibile conflitto tra turisti e
residenti sia per l’utilizzo delle risorse naturali (acqua, energia, suolo, ...) sia la gestione del patrimonio culturale. A tal riguardo
le questioni sono tante e complesse: i comportamenti poco rispettosi non solo dell’ambiente, ma anche della cultura locale che
può generare forti risentimenti da parte della popolazione locale, oppure in contesti molto disagiati dal punto di vista
economico, il radicarsi di derive quali il turismo sessuale che purtroppo agisce soprattutto a discapito dei minori, rivelandosi
una piaga che esiste da decenni e che coinvolge paesi come il Brasile, la Repubblica Dominicana, Colombia, Thailandia o il
Kenia. Un’ulteriore questione riguarda la mercificazione delle culture, ridotte a mero folklore e alla banalizzazione dei propri
luoghi per soddisfare le esigenze o spesso le attese dei turisti. Sotto il profilo economico, il turismo: può sostenere il sistema
economico, mediante la creazione di posti di lavoro (diretti ed indiretti), stimolando l’imprenditoria locale e migliorando o
realizzando le infrastrutture i servizi. Dall’altra però, il turismo può determinare una considerevole inflazione e contribuire ad
aumentare il valore dei terreni e degli immobili che finisce molto spesso per incidere sul potere d’acquisto dei residenti.
Le criticità individuate riguardano soprattutto i paesi a basso reddito. Per poter attrarre turisti provenienti dai paesi ricchi
servono infrastrutture capaci di soddisfare le esigenze della potenziale clientela; per poter realizzare le infrastrutture
necessarie (aeroporti, strade, alberghi e ristoranti) è necessario attrarre investitori stranieri, gli unici a disporre del capitale
necessario. Per convincerli a investire nella propria località, le autorità locali fanno concessioni di vario tipo, dall'abbassamento
o azzeramento di tasse alla concessione di estesi suoli a prezzi irrisori. Questa tendenza contribuisce a creare un forte
squilibrio tra investitori esterni e popolazione locale e si traduce in un minore capacità di autogoverno delle comunità locali
che nelle loro decisioni sono eccessivamente sotto il controllo degli investitori esterni.
2.3.1 La capacità di carico turistica
La capacità di carico turistica (CCT) indica “il numero massimo di persone che visitano, nello stesso periodo, la località
senza compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socioculturali e senza ridurre la soddisfazione dei
turisti”. Può essere suddivisa almeno in 5 capacità: capacità ecologica che si riferisce a quelle situazioni in cui i fattori
biologici e fisici limitano l’incremento delle presenze turistiche; capacità culturale che si verifica quando a limitare
l’incremento dei turisti è l’impatto sulla comunità locale o la disponibilità di risorse umane; capacità sociale o psicologica che
riguarda il livello di accettazione del sovraffollamento, sia da parte della popolazione residente che dei turisti; capacità
infrastrutturale che riguarda le infrastrutture (sistema di gestione dell’acqua potabile, raccolta dei rifiuti, sistema dei
trasporti etc.), ossia se il livello di disponibilità delle stesse costituisce il fattore limitante; capacità di gestione che si riferisce
al numero di turisti che è effettivamente possibile gestire.
Dal punto di vista dei metodi per calcolare CCT:
1) Ci sono tre diversi livelli di CCT: una capacità di carico fisica (CCF) che indica il limite massimo di visitatori che può essere
accolto nel parco; una capacità di carico reale (CCR) intesa come il limite massimo di turisti determinato in base al CCF per
mezzo di alcuni fattori correttivi definiti per ciascun sito; una capacità di carico gestionale (CCE) che ragiona sulle capacità di
gestione dell’ente. Tale capacità si determina prendendo in considerazione la disponibilità di risorse come il personale, le
risorse finanziarie, i servizi, le infrastrutture etc.
2) Altra interpretazione si basa su una metodologia qualitativa e prevede diversi passaggi: 1. analisi dei dati disponibili
relativamente alla realtà indagata e produzione di cartografica tematica; 2. definizione di un set di indicatori di sostenibilità
adatto a descrivere la tipologia di turismo che interessa il sito; 3. creazione di un forum di partecipazione allargato ai diversi
soggetti interessati; 4. analisi dello scenario turistico attuale; 5. definizione dei vincoli; 6. Costruzione di scenari di sviluppo
turistico; 7. valutazioni in termini di CCT e di possibili strategie future.
3) Concetto di capacità di carico applicato ad alcune realtà italiane (musei; parchi). Nello svolgere questa applicazione è
utilizzata prevalentemente la prima suddivisione ma con qualche piccola modifica. Il risultato è la compilazione di una scheda
che prende in considerazione CCT Teorica; CCT Fisico/Funzionale; CCT Sociale; CCT Psicologica; CCT
Infrastrutturale/Territoriale e che nelle conclusioni propone delle linee guida per migliorare la gestione del sito. Ciascuna
capacità non prevede l’utilizzo di un solo indicatore, ma l’utilizzo combinato di diversi indicatori sul modello dell’analisi
multivariata.

3 Lo spatial turn nel turismo

Gli effetti dell’overtourism hanno sollecitato un cambiamento nel turismo che è andato nella direzione di una “svolta” verso
modelli di turismo alternativi più centrati sullo spazio e sull’ambiente e sulla comunità. I luoghi che ospitano i turisti, prima di
essere destinazioni turistiche sono “the local community’s home; their standing place, a place of uncompromisable value”.
Sulla scia del riconoscimento del valore dei luoghi e delle comunità che in esso vivono, sono emersi nel corso del tempo modelli
di turismo alternativo che ne enfatizzano l’importanza. Il turismo sostenibile più che essere considerato una forma di turismo
alternativo rappresenta un “cappello” generale sotto al quale dovrebbero essere raccolte tutte quante le forme di turismo
presenti. Così come spiega OMT tutto il turismo dovrebbe essere orientato alla sostenibilità e quindi alla valorizzazione dei
sistemi territoriali ed al coinvolgimento attivo della popolazione locale.

3.1 Modelli di turismo alternativo


Differenze tra l’idea di “turismo naturalistico” e quella di “ecoturismo”.
Nel caso del “turismo naturalistico” o “verde” si fa riferimento al tipo di aree su cui si focalizza la fruizione turistica: le zone
verdi, i parchi, le aree di interesse ambientale e paesaggistico. La motivazione relativa alla loro tutela può essere presente, ma
si pone in secondo piano; la stessa cosa può essere detta anche a proposito dell’attenzione agli aspetti culturali. Possono
essere: attività sportive, svolte in particolare in ambienti montani, marini, fluviali; viaggi che hanno come meta zone di
wilderness, dove incontrare la “natura selvaggia” (come in deserti, foreste, zone artiche) e mettere alla prova le proprie abilità
fisiche praticando trekking o altre forme di viaggio-avventura. Possono essere incluse anche forme di turismo diretto a parchi
attrezzati o a zone rurali, nelle quali è possibile fruire della contemplazione di paesaggi suggestivi, unita alla degustazione dei
prodotti tipici. Anche l’impatto sugli equilibri ambientali di tali attività è variabile: in alcuni casi si tratta di attività ad impatto
neutro o positivo, come nel caso di una frequentazione di parchi naturali rispettosa delle regole; in altri vi può essere un
impatto negativo, ad esempio in viaggi-avventura che percorrano zone fragili dal punto di vista ambientale senza adottare le
necessarie cautele.
Il termine “ecoturismo”: l’interesse è posto al tempo stesso sugli ambienti naturali e sui beni culturali dell’area meta del
viaggio, ma soprattutto l’espressione indica un’attività turistica in cui è in primo piano la preoccupazione per la conservazione
e la tutela di tali risorse. Un aspetto etico è dunque presente in questo tipo di turismo, come pure lo è l’intento di contribuire al
benessere delle popolazioni visitate. L’ecoturismo, infatti, non si accontenta di dirigersi verso aree naturali: piuttosto si propone
di contribuire alla loro conservazione aderendo a progetti di visita che comportino la creazione di redditi nell’area locale a
vantaggio tanto della popolazione che lavora nelle attività di accoglienza, quanto di programmi a favore dell’ambiente. Inoltre,
esso considera il turismo come una opportunità per diffondere l’educazione sui temi ecologici, tanto da parte dei visitatori
stessi, quanto di una parte dell’opinione pubblica, dal momento che esso contribuisce a far conoscere meglio risorse
ambientali di diverse parti del mondo e a sensibilizzare un vasto pubblico sulla necessità di tutelarle.
L’ecoturismo tende ad essere presentato come un’alternativa al turismo di massa e ciò implica anche che l’offerta di attività
coinvolga un numero limitato di visitatori. Da un lato, questo è un requisito necessario per assicurare che non sia superata la
capacità di carico dei luoghi. Dall’altro lato, tuttavia, questo carattere esclusivo, che offre al visitatore un’esperienza pressoché
personalizzata, rischia di far assumere all’ecoturismo una natura elitaria, diminuendo per ciò stesso la sua sostenibilità sociale.
È necessaria, dunque, la ricerca di un equilibrio fra queste esigenze spesso divergenti, per fare in modo che l’ecoturismo
rappresenti davvero una forma alternativa al turismo standard, senza confinarlo in una nicchia rivolta ad un target
privilegiato. E’ necessario che le offerte che si presentano come “eco” non abusino di questa etichetta per pure esigenze di
mercato. Alcune vie che vengono praticate a questo scopo sono quelle della formulazione di criteri e standard internazionali,
come pure la creazione di ecolabels, ovvero di marchi che certifichino il rispetto dei caratteri propri dell’ecoturismo.
Altre parole-chiave, pur non trascurando tale dimensione, mettono in luce soprattutto la valenza sociale e culturale di forme di
turismo alternative a quello di massa.
È questo il caso del “turismo responsabile”: “è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel
pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il
suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera
favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”. Gli aspetti che qui vengono posti in
maggiore rilievo riguardano l’importanza che le comunità e i territori ospitanti traggano beneficio dal turismo e siano
protagonisti diretti del proprio sviluppo.
Etno-turismo: turismo rivolto alla conoscenza dei costumi, delle tradizioni, della cultura materiale dell'organizzazione sociale
di gruppi umani lontane da quelle di provenienza del turista (indigenous people) - agendo nel rispetto della comunità locale
che si va a visitare, necessità di empatia. - Vado e vivo come loro ma loro hanno bisogno della mia compagnia?
Vi sono poi altri termini-chiave che accentuano ancora maggiormente l’impegno nei confronti dello sviluppo economico delle
comunità visitate. È questo il caso del turismo “equo”, o “equo e solidale” specificamente rivolto agli interscambi tra paesi
ricchi e poveri. Esso privilegia gli operatori medio-piccoli di questi secondi contesti e, oltre a garantire la trasparenza e l’equità
dello scambio, punta anche a stabilire durevoli connessioni tra comunità ospitanti e visitatori. In questo scopo si avvicina
anche al turismo di comunità. Infine, il termine Pro Poor Tourism designa un approccio al turismo applicabile in qualsiasi
contesto nel quale l'obiettivo non è solamente quello di offrire stimoli allo sviluppo locale, ma anche di andare a vantaggio
delle quote più povere della popolazione.
Perché vi sia effettiva sostenibilità, debbono essere rispettate condizioni che riguardano ambiti diversi della sfera societaria e
delle sue relazioni con la natura: quello ambientale, economico, sociale, come pure quello politico-istituzionale e culturale. La
sostenibilità si ha quando tutti questi ambiti sono coinvolti, con pratiche volte a garantire la disponibilità di adeguate risorse
per le generazioni future.
Turismo sostenibile e sostenibilità nel turismo: Nel 1988 l'organizzazione mondiale del turismo (OMT) ha così definito la
sostenibilità del turismo: Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un'area
turistica per un tempo illimitato, non alterano l'ambiente (naturale, sociale e artistico e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo
di altre attività sociali ed economiche).
tempo illimitato = ritorna il concetto di destagionalizzazione.
pensa alla Marbellizzazione, Riminizzazione, Comizzazione, Venezia (crociere e per via della capacità di portata) come turismo
non sostenibile, oggi si è capito che tutte le forme di turismo dovrebbero essere sostenibile, anche se alcune critiche parlano di
turismo sostenibile come ossimoro, poiché non esisterebbe un turismo che non alteri l'ambiente.
Necessità quindi di comprendere le caratteristiche del territorio per avere un turismo sostenibile. Spesso vi sono interessi
economici molto più forti, di quelli che possono essere quelli delle comunità locali, che fanno sì che la sostenibilità venga
messa da parte. Da qui la necessità di istituzioni di soggetti che siano in grado di mettere a sistema la
comprensione/conoscenza del territorio e renderla quindi più forte. (es. ecomuseo)
Il potenziale del turismo nella riduzione della povertà è considerevole.
Pro-poor-tourism, PPT: approccio allo sviluppo e alla gestione di un turismo che garantisce alla popolazione locale in aree
povere di ottenere benefici economici dal turismo in modo equo e sostenibile. II PPT può migliorare le condizioni di vita dei
poveri in tre modi principali:
• guadagno economico attraverso il lavoro e lo sviluppo di microimprese presenti sul territorio
• guadagno infrastrutturale: strade, acqua, energia elettrica, telecomunicazioni e il trattamento dei rifiuti
• empowerment attraverso il coinvolgimento del processo decisionale che riguarda il turismo
Tipologie di sostenibilità nel turismo: •Sostenibilità molto debole, forte spinta al turismo (primi stadi di sviluppo del turismo
in una destinazione in cui si promuove la crescita economica). •Sostenibilità debole, turismo orientato al prodotto (la
sostenibilità passa in secondo piano rispetto allo sviluppo di nuovi prodotti). •Forte sostenibilità, turismo orientato all’ambiente
(la gestione ambientale è il fulcro del management della destinazione turistica (ad es. ecoturismo). •Sostenibilità molto forte,
turismo limitato (l’attività turistica avviene su scala ridotta ed è in parte scoraggiata se può causare danni ambientali).
Principi del turismo sostenibile
•Ridurre la stagionalità – Utilizzare più efficacemente le strutture ricettive, evitando sovraccarichi, per poter accogliere meglio
il visitatore.
•Affrontare l’impatto dei trasporti turistici – Favorendo vacanze innovative, su corsia preferenziale per “soggiorni ad auto 0” o
esperienze “by bike” per ogni età.
•Migliorare la qualità del lavoro turistico – Promuovendo la professionalità e la diversificazione degli operatori.
•Ottimizzare l’uso delle risorse naturali (acqua, energia) e la produzione di rifiuti – Apportando innovazione (tecnologie) a
strutture e servizi offerti.
•Conservare e dare valore al patrimonio naturale e culturale – Rendendolo accessibile a tutti, mettendolo in rete con altre
esperienze, promuovendo l’incontro tra i popoli e le culture.
•Ridurre al minimo e gestire i rischi (principio di precauzione) – Quando sussistono incertezze in merito ai risultati, è opportuno
condurre una valutazione completa ed intraprendere azioni preventive al fine di evitare danni all'ambiente o alla società.
•Fissare e rispettare i limiti, ove opportuno – La capacità di accoglienza di determinati siti e di zone più ampie va riconosciuta
e deve essere presente la disponibilità di limitare, ove e quando opportuno, il livello di sviluppo turistico ed il volume dei flussi
turistici.
•Programmare a lungo termine – Lo sviluppo sostenibile implica l'attenzione alle esigenze delle generazioni future e della
nostra. Per programmare a lungo termine bisogna essere in grado di sostenere le iniziative nel tempo. (dal punto di vista
economico, ambientale e sociale).
•Coinvolgere tutte le parti in causa – La strategia sostenibile implica un'ampia ed impegnata partecipazione al processo
decisionale e all'attuazione concreta da parte di tutte le persone in grado di influire sul risultato.
•Effettuare un monitoraggio continuo – Sostenibilità significa capire gli impatti ed essere vigilanti nei loro confronti in modo
permanente, affinché possano essere realizzati i cambiamenti e i miglioramenti necessari.
Perché il turismo deve essere sostenibile
•Fornisce Benefici alla Comunità locale. Offrendo non solo un impiego ai residenti locali, ma soprattutto promuovendo attività
locali, il che implica che tutto ciò che è portato dai TURISTI arriva direttamente ai locali.
•Aiuta a conservare preziose risorse naturali. Sulla terra esistono numerosi ecosistemi unici e non sono rinnovabili. Il turismo
rappresenta un'opportunità unica per non danneggiarli, quando è pianificato nel rispetto dell’ambiente.
•Offre ai turisti uno sguardo più onesto sulla realtà locale. Le esperienze che ricadono sotto l’etichetta del turismo sostenibile
sono quelle che si propongono delle letture quanto più realistica possibile della realtà, pertanto mirano ad uscire fuori dal
circuito classico delle informazioni turistiche e propongono uno sguardo di prima mano che consente di amare la realtà per
quello che è.
•Il turismo sostenibile non significa solo creare posti migliori da visitare, ma creare luoghi migliori in cui vivere. Il turismo in
linea generale mira a far migliorare l'economia dei paesi, questo miglioramento dell’economia non sempre coincide con l’avvio
di processi di sviluppo locale che investono anche la comunità locale. Il TURISMO SOSTENIBILE mira a responsabilizzare i
locali, senza obbligarli a fargli cambiare tutto in funzione dei turisti.
•Aiuta ad evitare lo spostamento e il reinsediamento delle comunità locali. Molto spesso, soprattutto in passato,
l’individuazione di un area come potenzialmente turistica ha brutalmente implicato l’allontanamento della popolazione locale a
favore dell’insediamento di ampie catene alberghiere e legate alla ristorazione che si insediavano li per beneficiare
dell’afflusso dei potenziali clienti. Senza preoccuparsi minimamente di ciò che c’era prima. Il turismo sostenibile lo fa e si batte
per trovare la migliore combinazione di turismo redditizio ed il mantenimento delle comunità locali.
•Ci prepara per il futuro. L'industria del turismo tradizionale, con la sua grande eco-impronta (che sostiene il traffico pesante di
veicoli, i viaggi e la costruzione di grandi alberghi) non è sostenibile. Sebbene tutte le destinazioni turistiche dovrebbero offrire
servizi di pari livello, l’introduzione di tali servizi non dovrebbe in nessun modo danneggiare l’ambiente, al contrario dovrebbe
assicurare il mantenimento dello stesso.
Il turismo sostenibile garantisce che le comunità conservino ciò che le rende speciali.
•È nostro dovere - in tutti gli aspetti della vita - seguire la "regola del campeggio": lasciare i luoghi in cui ci si imbatte almeno
nello stesso stato, se non in uno migliore, di quanto lo fossero prima.
•Sostenere il turismo sostenibile è semplicemente una cosa responsabile da fare.
Turismo enogastronomico come forma di turismo sostenibile
Alcune definizioni di turismo enogastronomico:
• "'Il turismo enogastronomico è un viaggio esperienziale verso una regione gastronomica che ha come motivazione la visita a
produttori primari o secondari di cibo, festival gastronomici, fiere sul cibo, eventi, mercati agricoli, cooking show, degustazioni
di prodotti tipici, itinerari gastronomici, e qualsiasi altra attività legata al cibo". (attività del turismo gastronomico)
• Il turismo enogastronomico, insieme a quello religioso, culturale e rurale, può essere ritenuto tale solo se implica
un'esperienza di confronto e di arricchimento della propria identità attraverso l'interazione con il territorio e la comunità locale.
(impatto del turismo gastronomico)
• "Il turismo enogastronomico è un fenomeno che motiva e incoraggia il turista a visitare il territorio per scoprirne le identità,
per vivere il contesto di produzione, per conoscere il legame profondo e imprescindibile fra ambiente e società da un lato e
tradizioni e prodotti dall'altro".
→ Elemento che ricorre e su cui si soffermano, è l'esperienza del territorio, si basa sulla conoscenza del territorio in tutte le sue
forme.
Dalle definizioni emerge che (si trovano nel manuale): fare T.E. non significa solo assaggiare nuovi cibi, ma consiste anche in
una serie di attività legate alla filiera agroalimentare come la visita agli stabilimenti di produzione e le fattorie didattiche;
consiste nel fare esperienza del territorio attraverso i prodotti tipici; arricchire la propria identità perché si entra a contatto con
le tradizioni e la cultura della comunità locale; si collega al concetto di terroir e milieu, territorio e paesaggio (il territorio, se
ben gestito, si rivela in un paesaggio armonico che funziona).
Turismo enogastronomico e sviluppo sostenibile
Premessa: la Commissione Indipendente sull'Ambiente e lo Sviluppo, 1987 afferma che: l'umanità ha la possibilità di rendere lo
sviluppo sostenibile cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità delle
generazioni future di rispondere ai loro.
Il turismo enogastronomico può, nelle sue varie fasi, promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso: l'attenzione verso l'utilizzo
delle risorse del territorio; l'utilizzo di tecniche di coltivazioni non dannose per l'ambiente per il terreno; l'attenzione verso la
cultura e le tradizioni della comunità locale; l'incremento dell'economia locale.

3.2 Evoluzione della sostenibilità nel turismo


3.2.1 Dagli inizi alla fine del secondo millennio
I primi segnali di interesse verso un approccio più rispettoso della cultura locale e dell'ambiente si trovano nell’articolo 18 della
Dichiarazione scaturita dalla prima Conferenza Mondiale del Turismo, tenutasi a Manila nel 1980.
Nel 1985, l’Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale del Turismo a Sofia, Bulgaria, esorta gli stati membri a trarre
ispirazione dai principi stabiliti nel “Manifesto sui diritti del turismo e codice turistico”, ed ha ritenuto necessario fissare dei
diritti e doveri che devono rispettare gli stati e le comunità ospitanti, così come i turisti e professionisti del settore.
Nel 1988 l'UNWTO (OMT), sulla base del concetto di sviluppo sostenibile illustrato nel Rapporto Brundtland del 1987, ha
presentato la propria definizione di turismo sostenibile.
Nel 1990 viene organizzata in Canada la Globe ‘90 Conference, identificata come il primo tentativo internazionale di inglobare
il concetto di sviluppo sostenibile in quello di turismo sostenibile. Il rapporto derivante dalla conferenza individua sette principi
per identificare il turismo sostenibile: limitare su scala globale e locale l’impatto del turismo; conservare lo stock di risorse;
minimizzare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili; promuovere uno sviluppo economico di lungo termine; realizzare
un’equa distribuzione dei benefici e dei costi realizzare una effettiva partecipazione delle comunità locali e dei gruppi di
interesse nelle decisioni che li riguardano in modo diretto; promuovere quei valori che risultano di incoraggiamento.
Nel 1995, l’approccio sostenibile del turismo fu ufficializzato dalla World Trade Organization durante la Prima Conferenza
mondiale sul turismo sostenibile a Lanzarote, in cui fu stilata la Carta di Lanzarote. Definisce i principi del turismo sostenibile,
rimarcando il suo ruolo all’interno della filiera turistica, ridefinendo gli impatti ambientali, sociali ed economici dell’attività
turistica globale. Necessità di pianificazione e gestione del turismo che conserva e protegge il patrimonio naturale e culturale.
Da questo momento in poi si susseguirono diversi incontri a livello mondiale e pubblicazioni che diedero un maggior peso agli
impatti sociali e ambientali del turismo.
Nel 1996 UNWTO, insieme a World Travel and Tourism Council (WTTC) e a Earth Council, si sono uniti per lanciare un piano
d'azione intitolato "Agenda 21 per l'industria dei viaggi e del turismo: verso Sviluppo ecosostenibile", un programma di sviluppo
sostenibile suddiviso in sezioni basato sui risultati della Conferenza di Rio del 1992. Il turismo sostenibile deve essere:
tollerabile a lungo termine dal punto di vista ecologico (sostenibilità ambientale), attuabile sul piano economico (sostenibilità
economica), equo sul piano economico e sociale per le comunità locali (sostenibilità sociale).
Sempre nel 1996 viene consolidato il concetto di Turismo Sociale: offre l’occasione di privilegiare i servizi alla persona, di
promuovere il rispetto delle diversità culturali dei paesi di accoglienza e dell’ambiente, di valorizzare il patrimonio di ogni realtà
locale, di incentivare la crescita economica e occupazionale sia dei Paesi avanzati che di quelli in via di sviluppo. Questo
concetto trova la sua definizione più solida e completa durante la Conferenza di Montreal, promossa dal Bureau International
du Tourisme Sociale (BITS). Definisce il Turismo sociale come: Creatore di società; Fattore di crescita economica; Attore
dell’assetto territoriale e dello sviluppo locale; Partner nei programmi di sviluppo mondiale.
Nel 1997, si svolsero tre incontri sul tema del turismo che segnarono un punto di svolta. Il primo di essi fu la Conferenza
Internazionale dei Ministeri dell’Ambiente su Biodiversità e Turismo, Berlino 1997, che produsse la Dichiarazione sulla diversità
biologica e il turismo sostenibile. I Ministri indirizzarono i loro sforzi nella collaborazione con tutti coloro che sono coinvolti
nell'elaborazione di linee guida internazionali o regole che armonizzano gli interessi della conservazione della natura e del
turismo, che conducono verso sviluppo sostenibile del turismo e, quindi, contribuire all'attuazione della Convenzione sulla
diversità biologica e gli obiettivi dell'Agenda 21.
Sempre nel 1997, su invito della città di Calviá, a Maiorca, ci fu la Conferenza internazionale sul turismo e lo sviluppo
sostenibile nel Bacino del Mediterraneo. Essa viene considerata una pietra miliare nella promozione del turismo sostenibile
nelle città e regioni del Mediterraneo. Il focus del documento verte sulle pratiche da adottare per ridurre i consumi di risorse
energetiche e idriche, migliorare la gestione dello smaltimento rifiuti e il rispetto delle tradizioni artistico culturali delle
comunità locali.
Nello stesso anno, 1997, 77 Stati si riuniscono a Manila per discutere dell’Impatto Sociale del Turismo per ampliarne gli effetti
positivi e ridurre quelli negativi, ma soprattutto per svincolare quel concetto di turismo come unico catalizzatore di problemi
sociali. Prende così forma la Dichiarazione di Manila dove vengono delineati obiettivi e principi guida per eliminare abusi
sociali o sfruttamento da esso derivanti o associati con esso, o causati da attività da esso derivate.
Nel 1999 l’Assemblea Generale del UNWTO, riunitasi a Santiago del Cile redige il Codice Mondiale Etico per il turismo,
attraverso il quale si vuole promuovere uno sviluppo del turismo coordinato tra governi centrali e locali, comunità locali,
industria del turismo e dei suoi professionisti, nonché visitatori, sia internazionali che nazionali.
Nell'aprile 1999, la Commissione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile ha approvato un rapporto: Turismo e sviluppo
sostenibile. Questo documento afferma che il settore dei viaggi e del turismo può portare sviluppo economico, ecologico e
sociale perché ha un impatto minore sulle risorse naturali e sull'ambiente rispetto alla maggior parte delle altre industrie;
inoltre, la cultura e il patrimonio locali e l'ambiente naturale sono ciò che motiva i viaggi e quindi l'industria del turismo è
incentivata a proteggere questi beni.
3.2.2 Le principali tappe nel terzo millennio
Nel 2001 vengono rivisitati ed aggiornati i principi della Carta di Lanzarote con la stesura della Carta di Rimini. Particolare
attenzione è rivolta verso le destinazioni colpite dal turismo di massa (aree costiere e ambienti fragili) e nelle aree dove vi è
una crescente domanda ed offerta turistica (area mediterranea).
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 2002 come Anno internazionale dell'ecoturismo (IYE) e si tenne il
Summit Mondiale sull’Ecoturismo.
Il turismo diventa argomento dibattuto e di fondamentale importanza a seguito del Summit della Terra di Johannesburg del
2002 in cui è stato concordato il Piano di Attuazione sullo sviluppo sostenibile “al fine di aumentare i benefici provenienti dalle
risorse turistiche per la popolazione delle comunità ospiti, mantenendo la loro integrità culturale e ambientale, e potenziando
la protezione delle aree ecologicamente sensibili e dei patrimoni naturali”. Al contempo si promuove “lo sviluppo del turismo
sostenibile e il capacity-building al fine di contribuire al rafforzamento delle comunità rurali e locali”.
Nel 2007 si è tenuta la seconda Conferenza Internazionale sui Cambiamenti Climatici e il Turismo a Davos, Svizzera, riunendo i
vari professionisti del settore per una riesamina degli sviluppi e del futuro, alla luce della rapida evoluzione delle tecnologie, di
una nuova consapevolezza globale e di un mercato in continuo mutamento.
Nel 2010, l'UNGA (United Nations General Assembly) ha adottato la risoluzione sulla promozione dell'ecoturismo per
l'eliminazione della povertà e la protezione dell'ambiente. Si invitano gli Stati membri delle Nazioni Unite ad adottare politiche
che promuovano l'ecoturismo evidenziandone l’impatto positivo sulla generazione di reddito, sulla creazione di posti di lavoro e
sull'istruzione, e quindi sulla lotta alla povertà e alla fame. Inserisce il turismo sostenibile nell’Agenda post-2015 delle Nazioni
Unite per poi essere presentato alla successiva sessione dell’Assemblea Generale.
Al fine di garantire un contributo agli SDGs, di fondamentale importanza è provvedere alla promozione e sviluppo di azioni di
sensibilizzazione che mirano allo sviluppo locale, all'emancipazione delle donne, delle popolazioni indigene e
all'imprenditorialità e all'innovazione dei giovani.
Riassumendo:
Questa descrizione storica è utile per
sottolineare alcuni punti chiave. Il turismo
sostenibile individua, come centro delle sue
strategie, l'attivazione della comunità
locale e la costruzione di reti di attori
multilivello, che guidano i processi di
pianificazione turistica. In altre parole,
l'affermazione dei principi di sostenibilità
nel turismo ha modificato i processi di
pianificazione turistica ampliando la rete
degli attori coinvolti e dando spazio non
solo agli attori economici strettamente
legati alla sfera dell'industria turistica, ma
anche agli attori che si occupano di
cambiamenti climatici, uguaglianza di
genere, inclusione sociale e altre questioni
legate alla sostenibilità. Di conseguenza,
l'obiettivo principale delle strategie
turistiche sostenibili è generare ricchezza
economica, valorizzare il ruolo della comunità locale e, soprattutto, proteggere l'ambiente. Anziché essere danneggiato,
l'ambiente dovrebbe essere valorizzato dalle iniziative turistiche.

4 il turismo sostenibile come strategia di sviluppo locale

Non vi è dubbio che il turismo sia il settore economico principale dello sviluppo di alcuni sistemi territoriali. Spesso questa
intensa focalizzazione sull’attività turistica va a discapito della sostenibilità. il turismo sostenibile può rappresentare l’asse
portante di una strategia finalizzata allo sviluppo locale, orientata a una prospettiva territoriale.ci si interessa in modo
particolare di quelle che tengono conto dei caratteri e delle esigenze specifiche di un territorio e della popolazione locale.
Sistema locale territoriale: sono una sottoclasse formata dai sistemi locali che, «... coincidendo stabilmente con determinati
luoghi, (...) si caratterizzano per gli specifici rapporti comuni che i soggetti costituenti intrattengono con un certo ambiente o
milieu locale .. ».

4.1 definire lo sviluppo locale


Fare turismo sostenibile significa mettere in atto un sistema locale.
Il t.s. mira a proteggere e conservare e valorizzare i territori. Perciò in sé racchiude un sistema locale che parte dal
riconoscimento.
Sistema locale: «... Aggregato di soggetti che in varie circostanze può comportarsi come un soggetto collettivo (...). [Esso] non
è una parte qualunque del sistema complessivo, ma un insieme dotato di una propria identità che lo distingue dall’«ambiente»
e da altri sistemi. Si tratta di un sistema che interagisce con l’esterno secondo regole proprie, largamente informali, e
sufficienti a garantirne la riproduzione nel tempo...».
→ il sistema locale si caratterizza con la presenza di un aggregato di soggetti che si comporta in maniera coordinata e si
caratterizza per una propria identità che fa sì che si distingua da altri soggetti. Il sistema interagisce con l'esterno.
Per quanto non esista una definizione univoca del concetto di sviluppo locale, possiamo assumere che si tratta di uno sviluppo
che si basa in modo significativo su risorse, di diversa natura, presenti in un dato territorio e che va a vantaggio delle
comunità in esso insediate, coinvolgendole attivamente nella definizione e implementazione del modello ritenuto più
appropriato e garantendo un rapporto armonico tra la componente sociale del territorio e quella ambientale.
Il modello SLoT “ sistema locale territoriale”: in base a questo modello, un sistema locale territoriale è definito da quattro
elementi: un insieme di relazioni a rete tra soggetti di diversa natura operanti in un ambito spaziale che può essere definito
locale; un milieu locale, ovvero un insieme di risorse di diverso tipo prodotti da una sedimentazione storica; un insieme di
rapporti materiali e immateriali messi in atto dagli attori sociali nei confronti del milieu locale; un insieme di relazioni di diversa
natura messo in atto dalle reti locali nei confronti di reti di più ampia scala territoriale.
La dimensione spaziale di un sistema definito locale rinvia ad un territorio limitato e di modesta estensione. Dipende dal
contesto geografico, dalla sua storia, dalla consapevolezza da parte delle comunità della sua singolarità, dalla capacità
progettuale che essa esprime.perché si dia un modello di sviluppo locale occorre che esistono reti corte e reti lunghe, cioè che
vi siano relazioni intense ed appropriate tanto tra gli elementi sociali ed ambientali interni al sistema locale, quanto tra questi
e sistemi esterni di più ampio raggio.
In un modello di sviluppo locale il turismo può rappresentare sia l’asse fondamentale attorno a cui si innestano le altre
componenti, sia un’attività complementare rispetto ad altri. Perché si possa parlare di uno sviluppo a base turistica
effettivamente locale occorre che le risorse valorizzate siano legate al territorio e che lo sviluppo vada a vantaggio delle
comunità in esso insediate.
Lo sviluppo locale parte dal presupposto che per innescare lo sviluppo devono essere attori legati alla cultura del luogo al
milieu locale. Il t.s. vuole quindi essere una condizione di sviluppo, ma inteso locale, essendo attento alle specificità dei luoghi
con un percorso di coinvolgimento degli attori del territorio, attivando così processi realmente virtuosi, anche per il futuro e
rispettoso delle generazioni future, garantendo risorse per oggi e domani, valorizzazione e conservazione delle specificità dei
luoghi.
→ Sviluppo sostenibile e locale sono due facce della stessa medaglia, e il t.s. si porta dietro la necessità di pensare a forme di
turismo che garantiscano le risorse anche per il futuro, pensando a strategie di azione che coinvolga gli attori del territorio
preservando le specificità dei luoghi (milieu locale).
→ Ecomusei presuppongono l'azione congiunta di un gruppo di soggetti che definisce un piano di azioni e strategia per
compierle legate alle caratteristiche specifiche dei luoghi (identitari)sui quali gli ecomusei sussistono, quindi è un esempio di
sistema locale-territoriale.
Lo sviluppo locale è quindi da intendersi quindi… «... come sviluppo che si realizza attraverso l’azione auto-riproduttiva dei
Sistemi Locali territoriali...».
I territori sono chiamati ad individuare ed a perseguire una propria strategia di sviluppo che sia pensata rispetto alle
specificità locali: ➡ il territorio compete attraverso il milieu locale.
Il milieu (si tratta delle specificità locali) è «... l’insieme di condizioni interne e di risorse che definiscono l’insieme di caratteri
peculiari di un territorio dai quali dipendono i possibili cambiamenti e la concreta diffusione dello sviluppo... »
«... è costituito da un insieme di elementi, sia di tipo fisico che socio-culturale, sia materiali che immateriali, che si sedimentano
nel tempo, in un certo luogo, attraverso l’evolvere storico di rapporti intersoggettivi ... »
- Lo sviluppo locale possiede specifiche caratteristiche: avviene attraverso l’attivazione di sistemi locali autonomi con
capacità auto-organizzative e auto-riproduttive; è un processo endogeno, in cui l’input esterno stimola processi interni
auto-organizzativi frutto dell’interazione rete locale/milieu; le condizioni locali decisive sono quelle costitutive di uno specifico
milieu ; è un processo in cui i giochi sono a somma positiva, in cui cioè gli effetti utili di cui dispone il singolo soggetto sono
accresciuti dal comportamento di tutti gli altri soggetti appartenenti al sistema.
- Un progetto di sviluppo locale deve avere precisi requisiti: a) Complessità produttiva, sociale, insediativa e forte
diversificazione rispetto ad altri territori con cui scambia beni, culture, persone, informazioni; b) Dinamicità, intesa come
capacità di modificazione degli scenari che si propongono nel farsi del progetto stesso; c) Interattività, intesa come
condivisione di fini comuni da parte degli attori locali e come controllo sul progetto esercitato da questo patto condiviso
attraverso nuovi istituti di democrazia diretta non esterni agli attori stessi; (presuppone il coinvolgimento di più attori che
stabiliscano un patto, come l'ecomuseo non impone, ma è un patto tra soggetti potenzialmente interessati che condividendo
un progetto ne favoriscono la realizzazione); d) Integrazione, superando l’idea della pianificazione settoriale; (guardando il
territorio nella sua totalità quindi con un'ottica integrata); e) Sostenibilità, secondo le diverse dimensioni: politica, sociale,
economica, ambientale, territoriale.
Quali possono essere le relazioni tra i diversi attori? Lo capisco con la governance (≠ dal concetto di governo).
4.2 che ruolo svolge la sostenibilità in un modello di sviluppo locale a base turistica?
La sostenibilità è stata ampiamente considerata come un veicolo molto promettente per affrontare i problemi dell’impatto
negativo del turismo e mantenere la sua praticabilità a lungo termine. L’esigenza di contenere gli impatti del turismo è
senz’altro fondamentale: occorre limitare la proliferazione di infrastrutture turistiche o di seconde case in aree di interesse
naturale per non interferire eccessivamente sul funzionamento degli ecosistemi o mettere a rischio la biodiversità. È necessario
evitare che il sovraccarico turistico danneggi il patrimonio artistico ed architettonico locale o che l’attività commerciale legata
alla presenza di visitatori alteri in profondità i connotati originari di luoghi storici a forte frequentazione.
La sostenibilità anziché rappresentare un parametro che interviene unicamente come correttivo di un modello di sviluppo
consolidato, deve essere vista come una guida strategica del modello di valorizzazione turistica di un’area.
La sostenibilità ambientale di un modello di sviluppo turistico locale implica il mantenimento delle risorse naturali e di
biodiversità e di ottenere una relazione equilibrata tra società umane ed ecosistemi. Impone in alcuni casi un approccio
limitativo: ad esempio la regolazione dei flussi.
Una programmazione strategica di un modello di sviluppo locale basato sul turismo richiede invece un approccio proattivo,
capace di generare un orientamento globale verso la sostenibilità ecologica agendo sia sul lato dell’offerta locale, ovvero sulla
scelta delle risorse da valorizzare in chiave turistica e su quelle da preservare, sia sul lato della domanda, cioè sulle tipologie di
turisti che si intendono attrarre e sulle motivazioni e i comportamenti che si vogliono stimolare. Occorre evitare che la
sostenibilità di uno sviluppo scala locale vada a discapito di quella regionale, nazionale o globale.
Per quanto riguarda la sostenibilità nella dimensione economica è considerata soprattutto come sinonimo di fattibilità: una
politica, o un’iniziativa economicamente sostenibile sarebbe dunque realizzabile, dotata di risorse che la rendano operativa e
fonte di reddito. Serve una valutazione che tenga in conto delle sue ricadute socio economiche e in particolare la sua capacità
di generare posti di lavoro e di mettere in moto il sistema produttivo di un’area. È anche importante la compatibilità del
sistema economico con l’ambiente e soprattutto la sua capacità di usare risorse riproducibili attraverso processi di riuso o
riciclo.
L’elemento fondamentale per un modello di sviluppo turistico locale sostenibile è il carattere durevole del modello stesso, la sua
capacità di garantire a lungo termine lo sviluppo di un’area.
Nella sostenibilità sociale ha un ruolo fondamentale l’equità e l’assenza di discriminazioni o barriere che escludono dal
godimento di diritti, di opportunità di lavoro, di uso dei servizi, interi gruppi o soggetti in base alla loro condizione sociale, di
genere, di origine etnica, religioso, di preferenze sessuali, età, condizioni di salute. Rientra in questa dimensione anche la
qualità della vita, la possibilità di tutti di accedere alle risorse del territorio; la sostenibilità delle comunità, ovvero la presenza
di capitali sociale nelle società locali, la coesione, l’inclusività, la fiducia reciproca tra i soggetti, la presenza di condizioni che
favoriscono la cittadinanza attiva e la partecipazione Delle popolazioni alle decisioni che riguardano la propria comunità.
La soddisfazione di una comunità con ampia presenza del turismo dipende indubbiamente dalle prospettive economiche che
essa produce per i residenti, ma è anche importante valutare altri aspetti, come la qualità della vita che si associa con la forte
presenza di visitatori e l’impatto percepito sull’immagine dei luoghi e il senso di appartenenza ad essi. La presenza turistica
conduce spesso ad un ampliamento dei servizi e delle attività commerciali, ma in molti casi produce anche un
sovraffollamento e una competizione tra i servizi destinati residenti e quelli rivolti ai visitatori. Le possibilità di contatto con
persone provenienti da diversi paesi e l’empowerment dei residenti nel rapportarsi ad essi, ma non esclude il rischio di
comportamenti dei visitatori giudicati non accettabili dal punto di vista dei residenti, per ragioni funzionali o culturali.
Contribuisce ad accrescere l’orgoglio dei residenti per la propria località e le sue risorse, ma non elimina il rischio che essa si
basi su rappresentazioni riduttive e stereotipate, nelle quali i residenti non si riconoscono. Una valutazione completa deve
anche estinguersi verso fattori immateriali, di natura socio psicologica e simbolica, ti influenzano il benessere delle comunità
ospitanti.
4.3 Turismo, sviluppo locale e Agenda 2030
Un modello di sviluppo sostenibile basato sul turismo deve essere sostenuto da una governance che favorisca l’armonizzazione
delle tre dimensioni.occorre sempre tener presente che ogni modello di sviluppo turistico presenta anche alcuni elementi critici
per la sostenibilità. Si prenda il caso dell’ecoturismo: i vantaggi di questa forma sono molteplici, tuttavia, anche questo turismo
implica alcuni svantaggi, come quelli legati alla necessità di ricavare spazi per le strutture per l’ospitalità i sentieri, alterazioni
della flora e sulla fauna per il solo aumento della presenza umana.
Un modo per analizzare i modi con cui i modelli di sviluppo locali turistici possono contribuire alla sostenibilità consiste nel
prendere in esame i 17 obiettivi strategici per lo sviluppo sostenibile e la relativa Agenda 2030.
In definitiva, scegliere un modello di sviluppo locale e turistico orientato verso la sostenibilità implica un significativo percorso
di empowerment delle comunità, programmazioni di lungo periodo, cambiamenti che possono essere ottenuti solo con un
effettivo e costante coinvolgimento dei cittadini.

5 L’importanza della governance nel turismo sostenibile

5.1 Dallo sviluppo locale alla governance nel turismo sostenibile


Con governance o capacità di governance, si intende la capacità della rete locale degli attori di un territorio di definire un
progetto strategico collettivo finalizzato allo sviluppo dei territori.
Laddove il turismo ambisce ad essere l’asse principale o secondario di progetti di sviluppo locale che si basano sul
coinvolgimento della comunità locale intesa come l’insieme degli stakeholders del territorio; non è possibile pensare ad una
gestione o governance che preveda solo l’attivazione dell’attore pubblico o solo di quello privato, ma è necessario ragionare in
termini di reti di attori che lavorano per raggiungere un obiettivo di sviluppo secondo una strategia concordata.
5.2 Definire il territorio come attore collettivo e la capacità di governance
Con il termine governance ci si riferisce all’azione di governo svolta da una molteplicità di soggetti che sono in posizioni diversi
sia per livello di appartenenza, sia per statuto e finalizzata al riconoscimento condiviso di un obiettivo di sviluppo del territorio
e di una strategia d’azione volta al raggiungimento dell’obiettivo stesso. Presentano due caratteristiche principali: nella
definizione delle azioni non si fa riferimento solo all’attore pubblico, ma a tutti gli interessi individuali e collettivi che devono
essere rappresentati; la seconda riguarda la definizione di strategie d’azione che lascino emergere non solo ciò che è il
territorio, ma soprattutto la sua volontà, o anche quali siano gli obiettivi che siano e come si pensa di raggiungerli.
Lo sviluppo locale ruota attorno ai concetti di attore collettivo e di attivazione dei territori locali mediante l’azione di
territorializzazione e territorializzante degli attori locali; ciò che rende un’entità attore collettivo è la capacità di
autorganizzazione e di attivazione della rete locale di attori per la valorizzazione delle dotazioni del territorio. Il contributo che
si intende dare riguarda la strutturazione di una griglia di analisi
5.3 La griglia d’analisi della governance territorializzata
Mira ad essere uno strumento di analisi, ma anche di pianificazione di azioni di governance per il turismo sostenibile. Può
essere utilizzata quando un ricercatore si pone l’obiettivo di analizzare le risorse territoriali al fine di stabilire come attivarsi per
definire nuove strategie, azioni e nuove relazioni. Vuole proprio aiutare a fare una fotografia dello stato del territorio e si
compone di sei sezioni:
5.3.1 Analisi del contesto territoriale: finalità di definire un quadro di sintesi delle caratteristiche dell’area e delle azioni che
si stanno sviluppando. La descrizione delle caratteristiche dell’area territoriale riguarda: dati geografici, associazioni, risorse
economiche immobili, occupazione manifatturiera, popolazione per classi di età, tasso di disoccupazione, presenza di stranieri,
turismo. La descrizione delle azioni e degli attori è svolta individuando: le fasi principali del processo e la descrizione delle
azioni sviluppate nel territorio.
5.3.2 Dotazioni conoscitive-culturali: indica l’insieme di conoscenze delle relazioni mediante processi di apprendimento.
Implica che si presti attenzione all’insieme delle informazioni espresse, raccontate dagli attori.
5.3.3 Dotazioni socio-relazionali: si fa riferimento agli attori, alle relazioni tra attori, al capitale sociale, alla fiducia e alla
conoscenza reciproca.l’analisi è sviluppata su due livelli: lo studio degli attori, con riferimento alla natura, al livello e al ruolo
che essi assumono all’interno dei processi; le reti, la loro composizione, l’ampiezza e la natura del potere.
È necessario concentrare l’attenzione non solo sulla natura degli attori ma anche sul ruolo degli attori, su come questi entrano
nei processi di governance, sulle risorse che utilizzano, sul potere che esercitano all’interno del processo, sugli obiettivi che
maturano ed infine su come prendono le decisioni.
L’analisi delle reti è svolta considerando l’ampiezza e la mutevolezza della rete, la presenza di asimmetrie i conflitti ed alla
capacità di favorire l’incremento e la creazione di capitale sociale e fiducia.
5.3.4 Dotazioni economiche, fisiche e ambientali: svolta secondo i seguenti criteri: dotazioni fisico e ambientali (riutilizzo di
edifici in disuso, miglioramento e abbellimento dell’ambiente, riduzione di atti di vandalismo ed un maggiore senso di
sicurezza, creazione di nuovi spazi abitativi, aumento del valore immobiliare dell’area); dotazioni economiche (incremento
investimenti, maggiore livello di spesa, maggiore capacità di trattenere e attirare impresa, capacità di trattenere i laureati,
maggiore presenza di partnership pubblico e privata e terzo settore, aumento del valore delle proprietà.
5.3.5 Capacità d’azione: è analizzata considerando quattro punti: 1) capacità di un territorio di organizzarsi e darsi un
progetto collettivo, definire un obiettivo di sviluppo ed una strategia d’azione; 2) capacità di un territorio di mobilitare le
proprie dotazioni, la valorizzazione di tali dotazioni permette di parlare di progetto collettivo territorializzato; 3) capacità di un
territorio di creare integrazione interna (indica la capacità di integrare attori, interessi e organizzazioni) ed esterna (capacità di
un territorio di essere riconosciuto all’esterno); 4) l’ultimo criterio di lettura riguardo alla percezione da parte degli stakeholders
che le cose possono cambiare, e quindi la presenza nei luoghi di opportunità per il cambiamento.
5.3.6 Delimitazione del territorio pertinente dell’azione: l’ultimo criterio di analisi definisce il territorio praticato dell’azione.
→ attenzione alla relazione tra risorse relazionali, consociative e politica e capacità istituzionale (relazione tra risorse e azione)
è di mutua dipendenza, cioè è il capitale istituzionale, che definisce azioni rispetto a delle altre, ma è pur vero che la scelta di
azioni rispetto ad altre può avere impatto sulle risorse.
Es. Tornando all'ecomuseo per il fiume. Immaginiamolo degradato e abbandonato, le prime azioni sono quelle di ripulire il
fiume e l'area a ridosso, il fatto che la rete degli attori locali abbia indicato questo come prima azione ha un impatto sulle
risorse. Le azioni hanno modificato le risorse, e ora l'impatto sulle risorse avrà un impatto sulle azioni, che cambiano perché
posso pensare a percorsi, piste ciclabili...quindi le risorse hanno un impatto dalle azioni e poi incidono sulle scelte d'azione:
mutua dipendenza.
Es. Ragioniamo sulle risorse conoscitive e relazionali (possono avere a che fare con la presenza di soggetti che agiscono sul
territorio, e la relazione che intercorre tra loro).
→ La territorialità è un concetto relazionale che, maturato in ambito geografico, indica l’insieme delle relazioni società-spazio,
società-territorio o, anche, territorio-agire sociale. La mutua dipendenza può avere impatti negativi e positivi (Ripulire il fiume
esito positivo, ma potrebbe anche avere avuto un esito negativo incidendo negativamente sulle risorse).
Territorialità passiva e negativa
Questa si definisce passiva perché implica che il territorio, nel corso dell’azione,
● è trattato come parte passiva, (non riconoscere le specificità del territorio, senza fare un'analisi di quali sono le risorse,
decide un gruppo ristretto di persone che agisce nel rispetto dei propri interessi -territorio trattato come un foglio bianco) non
interagisce con l’agire sociale e funge da mero foglio bianco sul quale i fatti avvengono, si dispiegano.
● e intrattiene con le azioni relazioni negative, ossia le azioni implicano il controllo e nell’esclusione sociale (un gruppo ristretto
di soggetti esercita un controllo sul territorio) che porta al controllo spaziale.
→ es. In Cina, strategia di sviluppo turistico rurale in alcune zone, nei diversi territori locali, dove non hanno trovato adesione
di attori locali hanno attuato espropri. Non vi è interesse nel capire come il t.s. sia di sviluppo locale, ed è un caso di esclusione
delle componenti locali non coinvolte nelle strategie di sviluppo.
Territorialità attiva e positiva
Questa implica che nel corso dell’azione, il territorio - inteso come sistema di relazione tra ambiente, fisico antropico e
costruito:
● è trattato come parte attiva, nel senso che è riconosciuto come insieme di “prese” su cui far leva per la definizione delle
azioni;
● intrattiene con le azioni relazioni positive, nel senso che le azioni ambiscono alla valorizzazione delle dotazioni del territorio
→ es. Ecomuseo di Staganis con azioni che prevedono che il territorio sia parte attiva, conoscendo le risorse tangibili e non, le
specificità del territorio, e coinvolgendo attori locali.
→ previste quando si parla di sviluppo locale e turismo sostenibile
↓ sintetizzando…
Le azioni di governance sono territorializzate se contribuiscono alla costituzione di reti di relazioni sociali ampie ed inclusive,
alla maturazione di relazioni attive e positive con il sostrato territoriale e con il contesto esterno.
La governance territorializzate è una governance che mira allo sviluppo locale.
Vedere chi sono e come i diversi attori concorrono nello sviluppo sostenibile che vada nell'ottica del turismo sostenibile
(focalizzandomi su una singola località turistica).
5.4 Chi sono gli attori della governance del turismo
Gli attori del turismo possono essere distinti in: comunità,
settore pubblico, settore profit, settore no profit i turisti.
Esistono però anche altre classificazioni in cui si distinguono
gli stakeholder interni ed esterni e quelli principali: →
Principali attori secondo Della Corte (2009):
•l’industria turistica in senso stretto > che produce ed eroga i
servizi “centrali” e “periferici” acquistati dal cliente (operatori
della ricettività alberghiera ed extralberghiera, ristoratori,
gestori di attrattive particolari), dai quali dipende fortemente
lo sviluppo del sistema turistico locale;
•gli amministratori locali > fondamentali per lo sviluppo del
territorio per la loro capacità di incidere sulle sorti della
località;
•il tessuto imprenditoriale > rappresentato prevalentemente da
micro e piccole imprese che, per sopravvivere, sono obbligate a fornire una risposta adeguata ai problemi della produttività e
della competitività nazionale ed internazionale;
•la popolazione locale, sempre più attenta ed esigente rispetto alla qualità della vita e, quindi, sempre meno disposta ad
accettare compromessi in termini di vivibilità per l’afflusso di turisti;
•i turisti, che ricoprono un ruolo fondamentale in quanto, attraverso il loro comportamento d’acquisto, influenzano la forma e il
modello di gestione del sistema d’offerta;
•altri attori, che anche se non direttamente impegnati nel turismo, molto spesso, sono chiamati a supportare le sorti del
settore e, in generale, del tessuto imprenditoriale locale, come ad esempio le banche e le istituzioni finanziarie.
Ogni attore ha esigenze ed interessi propri e distinti, ma per lo sviluppo Sistema dell’offerta della destinazione è necessario
che ci sia •COLLABORAZIONE, INTEGRAZIONE e COESIONE tra i diversi Stakeholders che operano all’interno e all’esterno
della destinazione.
La governance riveste pertanto un ruolo di particolare importanza sul turismo sostenibile come progetto di sviluppo locale. I
processi di governance sono il motore dei progetti di sviluppo locale. Progettare dei progetti turistici che vogliono essere anche
sostenibili e dei tentativi di progetti di sviluppo locali, vuol dire avere dei momenti di partecipazione e condivisione con i diversi
attori del territorio. L’individuazione degli attori da coinvolgere è un momento estremamente delicato nella definizione di
strategie per i progetti di turismo sostenibile.
Riassumendo:
ATTORI PUBBLICI: Assessorati alla cultura e turismo; IAT (Informazione e Accoglienza turistica in italia); MIBACT (Ministero
dei beni e delle attività culturali e del turismo); UNESCO; Regolamentano la materia turistica; Promuovono il proprio ambito
territoriale; Valorizzano e conservano le risorse ambientali, culturali e turistiche.
ATTORI SEMI-PUBBLICI: Camere di commercio; Associazioni di categoria; ProLoco; Regolamentano le attività d’impresa,
direttamente e indirettamente legate al turismo; Promuovono e valorizzano il territorio a livello locale.
ATTORI PRIVATI: Hotel e Ristoranti; Gestori di attrazioni; Associazioni turistiche e/o culturali; D.M.O (Destination Management
Organization).; Tour Operator e Agenzie di Viaggio; Agenzie di sviluppo locale; Fondazioni; Formano l’offerta turistica (Alloggio,
eventi, attrazioni); Controllano e gestiscono la destinazione; Creano l’immagine della destinazione; Commercializzano l’offerta
turistica.
LE COMUNITA’: gruppi della comunità locale; gruppi culturali e locali; leader tradizionali della comunità; dipendenti del settore
privato; proprietari di immobili e terreni (potrebbero risiedere all’interno o al di fuori della comunità); affittuari.
TURISTI: organizzazioni che rappresentano gli interessi dei turisti nei luoghi d’origine; enti e organizzazioni internazionali del
turismo.

6 Il ruolo delle comunità

6.1 Definire la comunità


La comunità di cui si parlerà, sono aggregati sociali di ridotta dimensione, spesso a base territoriale, dotati di relazioni reti tra
i soggetti che le compongono più frequenti e più intensi di quelle mediamente presenti in sistemi sociali più ampi. I rapporti
abituali di frequentazione reciproca non sono solo funzionali, ovvero finalizzati al raggiungimento di scopi ben delimitati, ma
presentano anche valenze espressive, affettive e simboliche.
Esaminare il ruolo che le comunità possono svolgere con l’inserimento al turismo e in che misura contribuiscono alla sua
sostenibilità. I ruoli delle comunità ospitanti e ospitate si possono invertire: le prime sono all’origine di informazioni che
orientano le scelte turistiche delle seconde, che pertanto divengono la loro destinazione.lo spostamento di turisti verso una
destinazione implica anche un flusso di risorse economiche verso di essa ma non sempre questo è destinato a rimanere in
quelle aree: vi sono infatti forme di turismo che producono un ritorno di flussi verso aree economicamente più forti, quello
stesso da cui provengono i turisti. Per esempio il caso di modelli turistici che vedono come protagonisti operatori alberghieri
multinazionali che investono un capitale in aree di paesi poveri. Non è questo il caso del turismo a base comunitaria (CBT) il
quale è fondamentale non solo per le risorse economiche derivanti dal turismo rimangano nelle comunità ospitanti, ma anche
il fatto che esse contribuiscono allo sviluppo di capacità imprenditoriali ed organizzative nelle comunità stesse.
● Il community based tourism mira a creare un settore turistico più sostenibile, concentrandosi sul ruolo delle comunità
ospitanti.
● Il CBT mira a mettere nelle mani della comunità ospitante i processi di pianificazione e di mantenimento dello sviluppo
generato dal turismo.
● Le comunità non hanno un accesso equo alle risorse politiche ed economiche, le minoranze autoctone spesso sono
politicamente, economicamente e socialmente svantaggiate.
→ far sì che la comunità diventi attore nel settore turistico attraverso la formazione e incentivi anche economici per avviare
imprese o far raggiungere alle imprese standard che rispettino le norme
→ PPT pro poor tourism che deve avvantaggiare i poveri
→ PPT ≠ dal CBT perché è una forma di turismo con al centro la comunità locale, la vede come soggetto essenziale nelle
politiche di pianificazione e di gestione del turismo. Il problema è quindi di come coinvolgerla nelle strategie, anche perché le
strategie utilizzate per la pianificazione e costituzione di politiche legate al turismo sono varie, in alcuni casi si ritiene che il
reale coinvolgimento della comunità locale non sia mai raggiungibile.
● Il CBT può offrire a tali comunità la possibilità di andare verso una maggiore autodeterminazione politica. Il CBT inoltre
suggerisce una relazione nella quale il turista non è data una priorità centrale, ma diventa una parte del sistema.
La partecipazione della comunità può essere:
- SPONTANEA: il coinvolgimento della comunità è volontario e lo sviluppo è basato sulle idee e motivazioni della comunità, che
vuole prendere l'iniziativa. (Permette di parlare di CBT) (es. Comunità locale individua nel territorio potenzialità e si organizza
per dire la sua, interagendo con le attività legislative, e con l'attore pubblico prova a definire possibili azioni per rendere il
territorio interessante e attivi dal pdv turistico) →dialogo con attore pubblico.
- INDOTTA: quando una comunità semplicemente suggerisce delle idee, ma non prende delle decisioni (difficile parlare di
partecipazione) (es. Nel momento della decisione quello detto
dalla comunità locale non è preso in considerazione, è l'autorità
pubblica che decide secondo le sue linee di principio)
- COERCITIVA: si riferisce alla situazione in cui lo sviluppo del
turismo è apparentemente indirizzato a soddisfare le esigenze dei
residenti, ma in realtà va a beneficiare soggetti esterni come le
autorità legislative, i turisti, o i tour operator. (Comunità obbligata
a dire la sua, sebbene in nessun modo venga poi presa in
considerazione).
I principali fattori che favoriscono (se c'è la presenza di forme di
comunicazione tra autorità-comunitá, clima che favorisce la
partecipazione) o ostacolano (assenza clima di comunicazione,
mancato coinvolgimento e partecipazione, laddove non ci sono
consapevolezze dell'importanza della partecipazione della
comunità locale) la partecipazione della comunità allo sviluppo
turistico di una località.
6.2 Le comunità ospitanti
Comunità che fanno del turismo la leva principale del proprio modello di sviluppo, orientandosi in direzione della sostenibilità.
Perché questo sia possibile occorre che questa scelta sia interiorizzata dalla comunità e che ad essa siano orientate in modo
continuativo le politiche delle istituzioni elettive, quelle di diverse agenzie. Occorre anche che si dia un consenso di massima da
parte della popolazione e che questa abbia la possibilità di partecipare attivamente alle scelte delle amministrazioni.
Non è sempre facile trovare un equilibrio tra la necessità di conservare e trasmettere il patrimonio e quella di renderlo
disponibile turisti, garantendo loro la presenza di strutture adeguate all’accoglienza ed attrezzate per un piacevole soggiorno.
La ricerca di questo equilibrio è uno dei compiti fondamentali della governance del territorio, un compito che può essere svolto
in modo adeguato solo se all’interno della comunità esistono processi comunicativi ed opportunità di partecipazione aperti a
tutti i cittadini.
Le condizioni poste perché si produca un turismo effettivamente a base comunitaria sono alquanto impegnativa e non facili a
realizzarsi, specie in ambienti urbani con forti criticità come quello degli slums di città in paesi in via di sviluppo o a sviluppo
intermedio, come ad esempio Mumbai, Rio de Janeiro, città del capo.
Il fenomeno dello slum tourism è complesso e controverso e può esplicitarsi in modi molto diversi, anche tenendo conto delle
motivazioni dei differenti segmenti di turisti cui si rivolge, che vanno dalla ricerca dell’avventura al giornalismo, dalla curiosità
superficiale sino al desiderio di una conoscenza approfondita della realtà dei paesi visitati e alla progettazione di forme di
cooperazione.
Le condizioni perché la stimolazione del turismo possa assumere un valore positivo per le comunità residenti sono che
l’iniziativa e le ricadute dei turisti rimangono sostanzialmente nelle mani della stessa comunità locale. Anche il controllo di un
fenomeno innescato dall’attrazione turistica: processo di gentrification che finisca con l’espellere i residenti attuali
sostituendoli con gruppi di estrazione borghese interessati a vivere in un contesto ricco di stimoli. Il turismo assumerebbe
caratteri diversi da quello del turismo base comunitario.
Anche nelle città nelle quali turismo assume un ruolo principale nel modello di sviluppo locale, sono presenti gruppi di cittadini
attivi che operano per la promozione del turismo o che si occupano di questioni che hanno a che fare con l’attrattività dei
luoghi: si tratta perlopiù di enti ed associazioni no profit ed è legittimo rappresentarle come strutture contratti comunitari
orientate al turismo.
Un caso particolare di turismo comunitario è quello nel quale lo scopo stesso della visita è l’incontro diretto con specifica
comunità inteso nel senso forte del termine, un modo di vita non ordinario è caratterizzato dalla presenza di idealità condivise
e di intensi legami interni e con il territorio.per esempio comunità religiose che non si limitano a consentire la visita delle loro
sedi ma offrono anche la possibilità di essere ospitati per brevi periodi di condivisione di varie forme di spiritualità.
6.3 La comunità ospitata
Comunità ospitata: gruppi di visitatori che presentano tratti comunitari, rivolgendosi a contesti ospitanti rientranti anche nel
turismo. Ad esempio gruppi caratterizzati da un’intensa frequentazione che si costituiscono attorno a un centro di interesse e
che svolgono attività legate ad esso, tra cui esperienze turistiche collettive. In molti casi un insieme di visitatori si forma in
risposta a proposte specifiche di operatori turistici specializzati e si scioglie al termine dell’esperienza.
Ci sono molte forme di turismo in cui tra la comunità ospitante e quella ospitata si stabilisce una relazione reciproca e
continuativa. in questi tipologie si può parlare di comunità ospitate riferendosi a gruppi di visitatori che già manifestano in
partenza tratti comunitari ma si può avere anche una situazione opposta: soggetti che sviluppano tratti comunitari come
conseguenza di un’esperienza turistica, specie se ripetuta (favorite dall’uso dei social media e delle comunicazione distanza).
6.4 il turismo di comunità favorisce la sostenibilità?
Non tutte le forme di turismo avvicinabili al modello comunitario garantiscono automaticamente la sostenibilità. Così pure ci
sono forme di turismo che usano la sostenibilità ambientale come richiamo per un target sensibile a certi temi.
Effettiva sostenibilità di un modello turistico che si presenta come comunitario deve essere dunque valutata con indicatori
adeguati ed oggettivi, che non dipendono unicamente dall’immagine che di esso viene data da chi lo propone. Una delle
dimensioni da considerare riguarda i rapporti che si vengono ad instaurare tra comunità ospitanti e ospitate. Il turismo a base
comunitaria tende ad escludere le relazioni predatoria, tanto nei confronti della comunità verso cui si dirige, quanto a riguardo
delle risorse ambientali.
Occorre mettere in rilievo l’importanza che riveste per le relazioni tra le due comunità l’organizzazione spazio temporale
dell’attività turistica: favorite da una politica che eviti sia l’eccessiva concentrazione spaziale delle strutture destinate ai turisti,
sia il sovraccarico di attività in brevi periodi dell’anno. Un rapporto equilibrato e costante tra la presenza turistica e lo
svolgimento ordinario della vita quotidiana di residenti aumenta la probabilità di un incontro tra di essi da cui derivi una
reciproca soddisfazione.

7 Donne, sostenibilità e turismo. Dall’ecofemminismo all’Agenda 2030

7.1 Mondi femminili e ambiente


Il rapporto che connette le donne alla sostenibilità è biunivoco e riguarda tutte le componenti della sostenibilità che entrano in
relazione e continuano ad interagire all’interno della sfera della cura, erogata quotidianamente dalle donne per il
sostentamento di figli, famiglie e comunità.
A causa della maggiore dipendenza dalle risorse naturali, determinata dalle necessità di responsabilità di cura, le donne sono
soggetti maggiormente vulnerabili ai sempre più frequenti rischi ambientali e a tale riguardo si stima che il 75% delle persone
minacciate dai cambiamenti ambientali e climatici e a rischio di migrazione forzata siano proprio le donne.
Lo stretto rapporto tra culture e comunità femminili e ambiente ha permesso alle donne di accumulare conoscenze preziose
per alimentare la crescita sostenibile, dunque sostenere la sostenibilità. L’inserimento delle donne nei processi di gestione e
conservazione delle risorse rende le donne attori chiave della protezione dell’ambiente, del consumo sostenibile e della lotta al
cambiamento climatico. Ciò nonostante sono diversi gli ostacoli che ancora oggi impediscono la piena partecipazione delle
donne ai processi decisionali in tema di sostenibilità e ambiente. Questa disparità è un ostacolo rilevante al raggiungimento
dello sviluppo sostenibile, dentro e fuori il turismo poiché l’equità di genere è uno dei pilastri della sostenibilità sociale, e la
prova è l’Agenda 2030 che chiarisce come l’equità di genere e la tutela delle persone e dei diritti umani siano elementi
necessari per raggiungere gli obiettivi globali in materia di sviluppo e clima.
7.2 I movimenti ecofemministi
Una parte del femminismo è nata proprio per analizzare, denunciare e contrastare lo sfruttamento operato dal sistema
capitalistico, espressione di logiche maschili predatori, su donne e ambiente —> ecofemminismo: movimento teorico e politico
multiforme poiché costruito dalla riflessione di donne di diverse discipline, critica ideologica, attivismo e disciplina accademica
contemporaneamente. Questa cultura ha preso avvio negli anni 70, con la nascita di movimenti in difesa di foreste e
dell’economia di sussistenza sviluppata dalle donne in sintonia con la natura. Un gruppo di donne di un villaggio dell’Himalaya
centrale, per opporsi all’abbattimento degli alberi, li abbracciarono (gesto ispirato a Gandhi) che rappresenta uno strumento di
lotta psicologica e non violenta. Furono scritti nel 1974 diversi articoli e il manifesto di questo movimento, riflettendo
sull’universalità della subordinazione femminile e sostenendo che questa è radicata nella convinzione che le donne siano più
vicine alla natura per mezzo della loro funzione riproduttiva. il sessismo presente nella teologia cristiana, alimentato dal
dualismo gerarchico che sorregge la cultura occidentale. Negli anni 80 fu ribadito come la rivoluzione scientifica avesse
trasformato la natura in un oggetto da studiare, manipolare e aggredire consentendo al contempo lo sfruttamento e la
subordinazione della cultura della donna.
Nico femminismo a tratto beneficio dalla svolta che ha caratterizzato la terza ondata femminista, impressa dalle esperienze e
istanze del movimento femminista nero, post coloniale e lesbico degli anni 80 e 90.
Nel 2010 viene dimostrato che la presenza di donne nei comitati esecutivi delle istituzioni comunitarie per la gestione del
patrimonio forestale può migliorare in modo significativo la condizione di conservazione delle foreste e la biodiversità,
incrementando la qualità dell’ambiente.
In Italia, il pensiero ecofemminista ha iniziato a diffondersi dopo il disastro di Chernobyl nel 1986 quando, in seguito alla crisi,
molte donne hanno avanzato istanze ecologiste all’interno dei movimenti ambientalisti e femministi, dando vita ad un
femminismo ecologista che si è intrecciato con il movimento antinucleare e pacifista.
7.3 Donne e sostenibilità nella vita quotidiana
L’impegno delle donne a favore della sostenibilità è quindi una pratica quotidiana. in generale le donne sono più attente
rispetto agli uomini i problemi ambientali e più consapevoli del proprio impatto sull’ecosistema. Secondo uno studio le donne
adottano un maggior numero di comportamenti rispettosi dell’ambiente rispetto agli uomini. le donne sono più propense a
praticare il vegetarianismo per ragioni ambientali. Altri studi dimostrano che le donne hanno cambiato le proprie abitudini, più
degli uomini, per contrastare i cambiamenti climatici.sono anche più propensi ad adottare comportamenti di viaggio
sostenibili. le norme culturali associano, esplicitamente ed implicitamente, prodotti di consumo ecologici con l’identità
femminile. Anche i comportamenti domestici come il riciclo e il riuso dei materiali o l’acquisto di ambienti sensibili. parti inclini
ad abbracciare comportamenti sostenibili e di cura nei confronti dell’ambiente poiché sono attività percepite come poco virile
e incompatibili con le caratteristiche e culturalmente associate all’identità di genere maschile.
7.4 Equità di genere, sostenibilità, turismo
La cultura ecofemminista sessione per lo sviluppo sostenibile.ne sono la prova l’Agenda 2030 che, con l’obiettivo 5
“raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”, sottolinea l’interdipendenza tra benessere
delle donne e benessere comunitario, sociale e ambientale. Chiarisce che la lotta alle discriminazioni di genere è fondamentale
per lo sviluppo, la sostenibilità ambientale e il raggiungimento degli SDGs. Ciò nonostante il raggiungimento dell’equità di
genere è ancora lontano. Le donne restano poco presenti, se non assenti, nella maggior parte degli organi deliberativi e pochi
sono rappresentati nei movimenti e nelle organizzazioni ambientali.
A livello globale, l’industria del turismo impiega più donne che uomini ma le donne sono spesso concentrate in lavori precari,
poco qualificati o informali. Quelle che lavorano nel turismo sono anche sovente vittima di discriminazioni e violenze. Un
approccio in grado di combinare i valori ecofemministi della cura, della solidarietà e dei diritti umani potrebbe aprire nuove
strade per affrontare le emergenze climatiche e globali, riducendo abilità alle crisi e aumentando la resilienza e la sostenibilità,
e per rendere al contempo il sistema turistico più equo dal punto di vista del genere.
8 Turismo sostenibile in aree urbane

8.1 Evoluzione della città e nascita del turismo


Il turismo urbano ha come oggetto la città: “è una creazione storica particolare; non è sempre esistita, ma è cominciata ad un
certo momento dell’evoluzione sociale, e può finire, o essere trasformata in un altro momento. Non esiste per una necessità
naturale, ma per una necessità storica, ti ha un inizio e può avere un termine”. La nascita della città è legata allo sviluppo e
alla riorganizzazione delle attività produttive. I primi esempi di città si trovano nel III millennio e nel II millennio in
Mesopotamia nella valle del Nilo. La rivoluzione industriale nel settecento influenza fortemente l’organizzazione urbana che
deve fronteggiare: l’aumento della popolazione, la diminuzione della mortalità infantile, l’allungamento della vita, l’aumento dei
beni e dei servizi, lo spostamento della popolazione contadina dalla campagna alla città a causa dell’installazione di
stabilimenti industriali nella città, il miglioramento dei mezzi di comunicazione e di trasporto. Nell’ottocento si afferma un
modello di città post liberale che si caratterizza per un coordinamento tra i diversi gruppi di potere. Le principali caratteristiche
di questo modello di città sono: coordinamento pubblico privato; uso del suolo con il vincolo di rispettare i regolamenti
pubblici; il confine pubblico privato e ciò che definisce la città. La città moderna comincia quando i tecnici e gli artisti riescono
a liberarsi degli schemi obbligati che hanno prodotto la città post liberale ed iniziano a ricercare nuovi modelli che cercano di
non farsi strumentalizzare dalle istituzioni dominanti. A partire dagli inizi del 900 la sociologia tenta di interpretare i
cambiamenti della città: la città è un insediamento relativamente vasto, denso e duraturo di persone socialmente eterogenei.
Le variabili considerate sono: dimensione, eterogeneità, densità.
Lo sviluppo del turismo urbano a cosa è dovuto?
Il processo di sviluppo urbano segue un modello ciclico, il quale è guidato da quattro fondamentali fattori: cambiamento
tecnologico, valori sociali e preferenze, cambiamento demografico, politiche (questi elementi portano a modifiche delle città, e
poi avviene uno sviluppo turistico. Le città non nascono come turistiche, a meno che siano proprio città di villeggiatura, ma il
turismo è una conseguenza a un processo di sviluppo e attrattività della città stessa). In particolare, l'autore individua 4 fasi di
sviluppo del turismo urbano:
1. Urbanizzazione: la popolazione e l’occupazione industriale crebbero esponenzialmente: la città è luogo di produzione.
(Attorno alle industrie si creano agglomerati urbani)
2. Suburbanizzazione: la città si espande (perché chi arriva in città si accorge che la qualità della vita non è delle migliori,
quindi si abitano le aree immediatamente esterne, quindi inglobate dalla città che così si espande, si parla di lavoratori
pendolari), i lavoratori sono obbligati a vivere nei dormitori in periferia.
3. Disurbanizzazione: le famiglie e le attività economiche lasciano di propria spontanea volontà le città per trasferirsi in
ambienti più salubri. (Città come luogo di lavoro, con qualità dei servizi peggiorata, e le città si svuotano, poi si svuotano
anche della loro funzione, industria non più motore meccanico delle città, soprattutto con l'avvento telematico: pensiamo a
Torino con la crisi della Fiat, fece sì che tutta la città ebbe conseguenze, quindi dovette sviluppare un piano strategico, con
governance già vista, ascoltando e discutendo le strategie idonee con gli stakeholder puntando quindi sull'attrattivitá e il
turismo, apice raggiunto nel 2006 con le olimpiadi invernali)
4. Rivitalizzazione, in questa fase il turismo urbano prende maggiormente piede: la città cerca di rendersi nuovamente
attrattiva non solo ai residenti, ma anche ai visitatori esterni. (Turismo e attrattività come risposta a una crisi industriale).
Le strategie per promuovere adeguatamente il prodotto del turismo urbano sono individuabili negli strumenti di Information
Technology (guide multimediali, applicazioni presenti negli smartphones, realtà aumentata) e nel web 2.0, ovvero all’interno di
piattaforme di social networking quali Facebook, Twitter, Trip Advisor e blog, che permettono agli utenti stessi di comunicare
un messaggio ad altri utenti fruitori dei servizi turistici.
- Comincia anche a farsi strada l’idea che il turismo nelle città può essere anche di diversa natura e può essere legato alla
presenza di eventi, congressi, manifestazioni.
Le città d’arte sono state considerate per molto tempo il modello tipico del turismo urbano. Esistono altre forme di turismo che
si collocano in contesti urbanizzati ma con caratteristiche molto diverse come, le città balneari che assumono la fisionomia di
una media città italiana durante la stagione estiva. Un altro fenomeno turistico riguarda le città e gli eventi, ad esempio, in
Italia a Milano durante la fashion Week, la settimana del salone del mobile.
Si distinguono quattro tipi di popolazioni a seconda del tipo di attività che svolgono all’interno della città: gli abitanti che
abitano, consumano e lavorano; i pendolari che non abitano, ma lavorano e consumano; i city users che non abitano, non
lavorano, ma consumano nella città; i metropolitan businessmen che non abitano, ma lavorano e consumano nella città.
La città tradizionale caratterizzata dalla corrispondenza tra popolazione diurna e notturna è stata sostituita dalla città di
prima generazione caratterizzata dalla presenza di pendolari delle aree periurbane. L’aumento del reddito e la disponibilità di
tempo libero sono alla base dei flussi in direzione contraria: dalla città verso i luoghi di villeggiatura o di svago → città di
seconda generazione.
La presenza di turisti, visitatori, businessmen stimola la città ad investire in servizi di entertainment. L’organizzazione di grandi
eventi e la costruzione di servizi culturali a disposizione delle diverse popolazioni urbane diventano aspetti cruciali nella
definizione della programmazione urbana. Investire in servizi culturali rappresenta una strategia per attrarre l’upper middle
class.
Gli elementi che hanno stimolato la crescita del turismo urbano sono:
1. L’evoluzione dei Computer Reservation Systems (CRS) nella prenotazione di camere d’albergo e dei posti aerei, ovvero il
passaggio da un uso esclusivamente aziendale a una personalizzazione del prodotto per il mercato di massa. (Diminuite le
agenzie viaggio in loco perché meno necessarie).
2. Maggiore accessibilità dovuta ad un abbassamento dei prezzi per spostarsi (compagnie low cost).
3. L’invecchiamento della popolazione nei paesi industrializzati ha portato una conseguente crescita della domanda turistica
da parte degli over 50: essi godono di buona salute, possiedono un alto reddito e hanno a disposizione molto tempo libero.
(Favorisce forme di turismo più eterogenee, diversificate).
La trasformazione dell’offerta culturale urbana si caratterizza per la maggiore promozione di saloni, festival e eventi culturali.
(Musei, eventi per riconoscere il patrimonio del luogo, quindi il t.u. è un turismo prevalentemente culturale).
Nella città infatti sono presenti le grandi istituzioni culturali (musei, teatri, biblioteche, centri di ricerca, università) gli edifici di
maggior pregio storico-artistico e le industrie culturali e creative di maggior importanza ad esempio le emittenti televisive
(Mediaset Cologno Monzese) le case editrici, e industrie cinematografiche (Cinecittà Roma, fuori città comunque attrae turisti).
Sempre più numerosi eventi vengono appositamente creati e promossi attraverso operazioni di marketing, mentre quelli già
esistenti vengono potenziati e resi più attraenti in modo tale che possano costituire un brand per la città che li ospita.
D’altra parte, avere una pianificazione degli eventi che sia bilanciata e includa un evento in ogni periodo dell’anno è un aspetto
importante per ottenere un flusso continuo di arrivi e presenze turistiche.
La gentrification e la touristification rappresentano un possibile e concreto risvolto delle politiche culturali urbane che può
avere effetti positivi e negativi.
Per quanto il turismo anche in contesti urbani sia spesso considerato un generatore economico e soprattutto nella fase iniziale
ne siano stati messi in evidenza soprattutto gli aspetti positivi, negli anni più recenti è posta in evidenza la dimensione
negativa in termini di impatti che ha sull’ambiente e sulle comunità.

8.2 Impatti del turismo urbano


Secondo Budowski (1976) l’interazione tra il turismo e l’ambiente può assumere tre diverse sfaccettature:
1. Coesistenza: tra turismo ed ambiente si stabilisce un rapporto di distacco con pochissimi, irrilevanti, punti di contatto. (Il
turismo non dà chissà quali effetti + all'ambiente ma non lo danneggia nemmeno) (es. Scavi Pompei potrebbero dare benefici
alla comunità, ma non ci riescono perché tra scavi e comunità/territorio non c'è relazione: non danneggiano la città ma
contemporaneamente non gli apportano benefici)
2. Conflitto: il turismo e l’ambiente si influenzano e il turismo determina indiscutibili danni ambientali. (Es. Turismo di massa
esplicitamente ci sono danni ambientali, sociali, culturali, costruendo troppo sulla costiera per esempio accresce il rischio di
erosione → abusivismo edilizio)
3. Simbiosi: si presenta allorché il turismo e l’ambiente si sostengono vicendevolmente ottenendo ciascuno beneficio dall’altro:
il turismo in questo caso fornisce un valore all’ambiente naturale della destinazione, determinando esternalità di natura
positiva. (Es. utopia verso cui il turismo deve andare, quindi accogliendo il turismo sostenibile).
Sul piano della sostenibilità sociale, il turismo pone il problema dell’incontro di due culture e tra due modelli sociali, ovvero
quello del turista e quello del residente, e le potenziali differenze culturali tra le persone del posto e i turisti, potrebbero dare
luogo al malcontento delle popolazioni locali, conducendo a rapporti ostili con i turisti.
In particolare, gli effetti del turismo sulla popolazione possono essere di tre tipi:
1. Positivi, come per il recupero o il mantenimento di tradizioni, la conservazione delle cerimonie o delle produzioni artigianali,
la ristrutturazione di siti storici e artistici.
2. Negativi, come per la commercializzazione o lo snaturamento di comportamenti o delle tradizioni locali.
(Quindi quando c'è conflitto, vedi appunti sopra, e quindi anche snaturamento delle culture locali)
3. Potenzialmente neutri, come per l’assunzione di determinate abitudini, di costume e alimentari che non entrano in conflitto
con quelle locali. (Né benefici né impatti negativi)
8.2.1. Gentrification e Touristification
La gentrification collegata alla touristification rappresenta uno dei principali impatti del turismo urbano. La gentrification
implica un processo di rigenerazione e recupero di un quartiere degradato a cui si accompagna l’espulsione delle popolazioni
meno abbienti e l’arrivo di soggetti classificabili come upper middle class. Può prevedere anche l’abbattimento e la
realizzazione di nuove costruzioni. In alcuni casi è l’esito di processi di touristification che viene definito come un processo, e
il suo risultato in uno spazio definito, di sviluppo massiccio relativamente spontaneo e non pianificato del turismo, che porta
alla trasformazione dello stesso spazio in un bene turistico. Esistono quartieri che, a seguito di politiche di beautification e del
rafforzamento di servizi di entertainment hanno visto aumentare molto il valore immobiliare e gli affitti delle case, sono stati
abbandonati dalle popolazioni locali e sono diventati molto più attraenti per popolazioni più abbienti.
Distorsione del mercato immobiliare: es. Chicago dove i prezzi aumentano, e le comunità locali ne soffrono perché non
possono permettersi. Pilsen con comunità locale messicana che non poteva più permettersi gli immobili, dopo che
riconosciuta come zona che aveva potenzialità di attrarre turisti (visto che si trova a ridosso di Pilsen). La comunità messicana
si è dovuta allontanare, parte è riuscita a rimanere chiedendo che ricevessero ausili.
8.2.2. Overtourism e sostenibilità
Uno termine che è stato frequentemente utilizzato per indicare i disastri legati al turismo è quello di overtourism per indicare
forme di turismo insostenibile. L’organizzazione mondiale del turismo ha proposto una definizione di overtourism centrata
sulla percezione della qualità della vita e sul livello di soddisfazione socio psicologica affermando che l’overtourism è “the
impact of tourism on a destination, or parts thereof, that excessively influences perceived quality of life of citizens and/or
quality of visitors’ experiences in a negative way”. L’attenzione è sulla necessità di evitare sovraccarichi ai territori non solo dal
punto di vista fisico, ma anche da quello economico, sociale, psicologico e politico. Un ruolo di particolare importanza è
giocato dalle comunità locali le quali possono diventare le vere protagoniste di forme di turismo che esprimono sustainability
ossia capacità di sostenere l’ambiente nel quale si realizzano.
Sono state introdotte batterie di indicatori che si soffermano sulla sostenibilità dei sistemi di gestione aziendale anche in
ambiente turistico: indicatori rivolti alle organizzazioni in generale che mirano a valutare la gestione della struttura in maniera
complessiva considerando non solo gli aspetti organizzativi, ma anche quelli relativi agli impatti sull’ambiente. Rientrano in
questo ambito di studi anche il regolamento europeo EMAS (Eco Management and Audit Scheme) e le ISO 14001. L’EMAS a
livello europeo prevede un coinvolgimento volontario da parte delle aziende turistiche che però sono obbligate a predisporre
una dichiarazione ambientale. L’ISO 14001 è applicabile a livello internazionale prevede la stesura volontaria di una
dichiarazione ambientale e all’obbligo di far adottare agli aderenti un Manuale del sistema di gestione ambientale. Sono
applicabili a livello delle singole strutture. Esistono sistemi di valutazione che permettono di valutare gli impatti ambientali
delle destinazioni turistiche e queste sono la VIA e la VAS: la VIA e la valutazione di impatto ambientale; la VAS è la
valutazione ambientale strategica che permette di valutare la sostenibilità di un progetto o di un piano.
La comunità ospitata, ossia la comunità di turisti, circa in maniera sempre più strutturata di orientarsi verso comportamenti
responsabili, difatti etichetti come quella di turismo responsabile cominciano ad essere ricorrenti. Si devono mettere in pratica
delle azioni specifiche: limitare i consumi, accettare modelli culturali locali non sottoponendoli ad alcun giudizio comparativo,
rifiutare la logica dell’acquisto di prodotti turistici in base al prezzo migliore, rendere il più possibile pubblico il feedback della
propria esperienza turistica.

8.3 Istituzioni culturali e musei per un turismo sostenibile nelle aree urbane
È utile progettare delle azioni che contribuiscono realmente a diffondere la cultura della sostenibilità, lavorando anche su
segmenti di turisti che non sono già sensibilizzati al tema. Di grande aiuto sono le istituzioni culturali che fungono anche da
punti di attrazione come possono essere i musei e gli Ecomusei.
Il progetto MUSEINTEGRATI “intende creare un luogo di confronto, scambio di buone pratiche e di approfondimento sui temi
dello sviluppo sostenibile; integrarsi in modo attivo con le agende urbane, metropolitane e territoriali per lo sviluppo locale;
promuovere la funzione dei musei quali piattaforme civiche e culturali che operano in stretta relazione con enti e cittadini, in
una logica di museo diffuso; creare un ecosistema culturale dedicato alla museologia per la sostenibilità; produrre un
documento di indirizzo da sottoscrivere, che gli articoli i temi su cui i musei li possono dare un contributo per la costruzione di
policy e il loro ruolo strategico in processi chiave sul territorio di facilitatore dello sviluppo locale sostenibile; aprire un dialogo è
una convergenza con i temi del forum nazionale per lo sviluppo sostenibile e gli indicatori di sostenibilità previsti. Un altro
esempio interessante è quello dei Climate Museum che hanno come preciso obiettivo quello di proporre iniziative sui
cambiamenti climatici e di far aumentare il livello di consapevolezza di queste problematiche. Un altro tema che sta entrando
nel mondo museale riguarda il cibo e come la gestione sostenibile del sistema cibo può avere degli impatti positivi in termini di
cambiamenti climatici. i musei possono quindi diventare degli importanti veicoli per comunicare i messaggi relativi alla
sostenibilità indirizzati sia alla comunità locale sia alla comunità di turisti.

8.4 Smart e slow come scelte per la sostenibilità


Possibili risposte all’insostenibilità del turismo urbano arrivano dal mondo smart e da quello slow.
Le città smart sono quelle che enfatizzano il ruolo positivo e propulsivo delle nuove tecnologie per migliorare la qualità della
vita delle persone e contribuire alla sostenibilità delle stesse.
Le cinque caratteristiche dello smart tourism: il turismo smart riguarda la connessione: esso comporta l’utilizzo di apparecchi
smart, mobili e connessi ad Internet, con interfacce spazialmente localizzate e capacità di localizzazione; permette al turista di
orientarsi nello spazio indirizzandolo verso luoghi altrimenti a lui invisibili; il turismo smart prevede turistiche sono anche i
produttori intelligenti e creativi di spazio; il turismo smart è multi-senso, in quanto costituisce un’interfaccia tra lo spazio reale
e il mondo virtuale; è socievole, malgrado gli aspetti di disconnessione dall’ambiente fisico che può provocare, e può offrire la
possibilità di interagire con la popolazione locale o con altri turisti presenti nei dintorni; ho la possibilità di migliorare la
sostenibilità sociale e ambientale; le applicazioni possono promuovere la consapevolezza verso la società che li ospita,
riducendo lo stress per la popolazione locale e favorendo il coinvolgimento in progetti riguardanti il luogo, trasformano i turisti
da unità economiche in unità conoscitive.
Le città slow si basano su economie locali e artigiani, che promuovono la sostenibilità ambientale, la differenziazione locale, la
pluralità degli interessi e la valorizzazione della storia e della cultura locale. Slow e quindi una città che valorizza i sapori e i
saperi locali: dalla produzione dell’olio alla ristrutturazione di un antico frantoio; dal recupero degli antichi mestieri
all’attivazione di forme di turismo sostenibile; dal ripristino di antichi percorsi d’acqua allo stimolare attività di comunità sullo
stile degli eco villaggi, dove si vive insieme condividendo professionalità, esperienze, affetti, risorse economiche e intellettuali.
Le città slow si ricollegano alla filosofia dello slow food.
Lo slow tourism è una forma di turismo che rispetta le culture locali, la storia e l’ambiente, e che valorizza la responsabilità
sociale, celebrando la diversità e mettendo in contatto le persone. Questa definizione colloca il turismo lento direttamente
sotto l’ombrello del turismo responsabile in quanto contiene una componente sociale. Il tema dello slow tourism ci introduce al
turismo rurale. Infatti ha tra i suoi principi, luoghi di adozione oltre alle piccole città e medie anche le aree rurali.
I concetti chiave in cui si colloca lo slow tourism nelle città sono:
1. La ri-localizzazione: emerge oggi la necessità di ripensare lo sviluppo autocentrato sui territori locali, sui loro diversi valori ed
esperienze.
2. Il turismo responsabile: ad esempio nelle Alpi vi sono sempre più turisti che vogliono conoscere e incontrare le comunità
locali.
3. Il turismo esperienziale: tra gli altri case history, la città slow di Tirano in Valtellina è il terminale del trenino rosso del Bernina
ed offre visite in vigna delle terrazze retiche dove si produce lo Sfurzàt e organizza gruppi guidati per conoscere l’impianto di
cogenerazione per il teleriscaldamento che funziona con i residui di alcune falegnamerie e segherie locali.
Le forme di turismo slow sono espressione di una più vasta controcultura slow a favore di un futuro basato sulla qualità, la
sostenibilità, lo scambio e la responsabilità condivisa. Ciò può essere ottenuto attraverso la proposta di un rallentamento del
consumo di prodotti, risorse, paesaggio, biodiversità e culture locali.

9 Turismo rurale sostenibile

9.1 Dalla campagna al rurale: multifunzionalità e diversificazione delle aree agricole


L’aggettivo “rurale” riconduce ad “agricoltore” e “agricolo”. Utilizzato come sinonimo, rurale ha un significato più ampio:
l'agricoltura è usato per indicare le attività inerenti alla coltivazione dei terreni e all’allevamento di animali, rurale abbraccia
anche la sfera sociale e il territorio.
Le fasi della ruralità: ruralità agraria, anni Cinquanta e Sessanta, fortemente caratterizzata dall’agricoltura ma anche le
attività produttive e commerciali al servizio dell’agricoltura e degli agricoltori; ruralità industriale, 1970-1990 quando il peso
dell’agricoltura nelle aree rurali comincia a diminuire,iniziano a localizzarsi imprese di diversa natura. Il mondo agricolo è
investito da processi di industrializzazione; ruralità post-industriale, anni Novanta e Duemila, le cui parole chiave sono
integrazione, multifunzionalità e diversificazione. Il carattere distintivo delle aree rurali e l’integrazione tra le diverse attività
economiche, tra aspetti naturali e sociali, fra territori rurali e urbane, fra i mercati locali e globali. Il concetto di
multifunzionalità esprime la diversificazione delle funzioni sociali che agricolo oggi è chiamato a svolgere all’interno della
società: mantenere una vitalità e un Sviluppo socio economico delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare della
popolazione, offrire una varietà nelle produzioni alimentari i nuovi servizi, tra cui la conservazione dell’ambiente fisico e la
riproduzione dell’ambiente antropico. La diversificazione è intesa in opposizione all’omologazione delle società urbane, alla
standardizzazione legata alla globalizzazione. I territori rurali sono un serbatoio di biodiversità.
In ambito rurale il turismo trova molteplici occasioni di sviluppo e contribuisce ai processi dinamici di trasformazione e
ristrutturazione del territorio.
Definizione di Capitale territoriale rurale
Il turismo rurale è collegato quelle che vengono definite risorse della ruralità secondo la definizione più diffusa, si tratta di un
insieme di risorse che, oltre a quelle dell'agricoltura e della trasformazione dei suoi prodotti, arriva a ricomprendere anche
quelle culturali ed artistiche delle aree rurali. Queste risorse sono classificate in termini di capitale territoriale rurale, un insieme
intersettoriale, dinamico è in continua evoluzione che comprende il capitale ambientale, culturale, umano, economico, sociale,
istituzionale simbolico di una determinata area rurale (turismo che guarda a tutte queste dimensioni del territorio rurale, per
questo l'agricoltura è un elemento ma non lunico).
Capitale: ambientale comprende sia elementi naturali come suolo, flora, fauna e biodiversità, sia i risultati dell'interazione tra
uomo e natura, quali paesaggio e superficie agricola (scelta per far diventare quel territorio superficie agricola ha un impatto
sul capitale ambientale); culturale è costituito da storia, tradizioni e patrimonio artistico locale; umano comprende le
conoscenze le abilità e i valori locali (≠ capitale umano e culturale. Capitale umano conoscenze persone, delle singole, invece
culturale sono le tradizioni che appartengono a un determinato territorio); economico indica le attività, le imprese virgole le
infrastrutture, la rete per l'erogazione di servizi e le risorse finanziarie; sociale indica l'insieme delle relazioni sociali (relazioni
tra i diversi attori) che permettono l'azione collettiva dei soggetti (≠capitale economico sociale). La sociologia si occupa di
analisi e costruzioni di azioni sociali, e il capitale sociale viene considerato un elemento alla base dell'azione sociale, perché
indica quell'insieme di relazioni sociali che permettono la costruzione di azioni→conoscenze reciproche tra individui che
consentono agli individui stessi di progettare delle azioni (es. persone che abitano in territorio hanno delle relazioni tra di loro,
si conoscono, permette sostanzialmente a queste persone di interagire più facilmente e anche di mettere su per es. imprese
che possono riguardare il mondo del vino/olio per rimanere in contesto rurale). Comunque il concetto di capitale sociale qui è
applicato al turismo rurale, ma si applica ad altri ambiti (es. noi stessi studenti abbiamo un capitale sociale, cioè una rete di
persone che conosciamo con le quali ci confrontiamo per la preparazione agli esami piuttosto che per gestire una situazione di
pandemia...); istituzionale indica la presenza è l'importanza delle istituzioni e organizzazioni locali, le quali interagiscono e
creano sinergie (insieme relazioni); simbolico trasversale a tutte le tipologie precedenti, indica l'insieme dei simboli prodotti
dalla società locale, da intendere come rappresentazione dei diversi capitali sia in termini di concezione interna (come è
concepito all'interno di un determinato territorio) sia in termini di percezione esterna (come è visto all'esterno).
Es. Area interna italiana, con parco naturale con storia della produzione dell'olio, ci sono patrimoni, tradizioni, particolari
strutture di archeologia industriale per vedere il trattamento delle olive, al contempo c'è un sapere locale, le imprese legate,
come alberghi, ristoranti, ecomusei che trasmettono i saperi e abilità locali conservando anche il patrimonio locale, gli attori
sono necessari per mettere in risalto i diversi capitali riscontrati, devono relazionarsi per stabilire strategie per promuovere e
valorizzare i territori. Il capitale simbolico sarà legato a come gli attori leggeranno il territorio, se visto con capacità dal pdv
turistico, vi saranno azioni per renderlo tale, se visto senza capacità non verranno stabilite azioni. Per questo il capitale sociale
è trasversale al resto.

9.2 Definire il turismo rurale


Quella forma di turismo avente per destinazione delle località fortemente caratterizzate nella storia nel paesaggio dall'attività
agricola e in cui la motivazione principale è il godere della natura intesa come ambiente in cui rilassarsi e praticare attività
attinenti alle tradizioni locali.
Esso comprende un'ampia gamma di attività ricreative e culturali svolte in aree rurali e legate, ad esempio all'ambiente, alle
tradizioni, all'enogastronomia e alla vita attiva all'aria aperta.
Il turismo rurale si caratterizza (definizione UE): l'importanza della componente paesaggistica in quanto evocativa è
capace di rispondere al desiderio di evasione dalla città; la presenza di una tradizione locale; la perfetta integrazione
dell'offerta nel contesto rurale in modo che i servizi diventano punto di collegamento tra il territorio al fruitore (turismo che
nasce nei territori e in base alle caratteristiche di essi, come condizione necessaria, necessariamente in simbiosi con il
territorio, perché chi ricerca esperienza rurale ricerca esperienza territoriale, e quindi deve esserci integrazione) → Fondamenta
sulle quali si costruiscono le strategie di turismo rurale.
Si può affermare che si tratta di una forma di turismo "locale" a 5 livelli: di iniziativa locale; a gestione locale;
generazione di profitti locali; caratterizzato da paesaggi locali; valorizzante per la cultura locale.
Le attività comprese nel turismo rurale spaziano dalla pratica di attività sportive all'aria aperta alla degustazione di prodotti
tipici locali e alla partecipazione a eventi o visite.
Il turismo rurale risulta composto da vari segmenti, i quali risultano accomunati dal fatto che la cultura rurale costituisce una
componente importante dell'offerta ma si differenzia in base alle loro caratteristiche o attività specifiche.
Possibili attività che possono essere realizzate: agriturismo: forma di turismo rurale nella quale l'attività turistica è
strettamente connessa all'attività agricola che deve rimanere prevalente; turismo verde (indicato talvolta con la formula
turismo-natura) insieme di varie attività svolte a stretto contatto con la natura nel quale il paesaggio, la flora e la fa una,
costituiscono l'interesse principale; il turista può o visitare l'aria in maniera passiva limitandosi ad ammirare il paesaggio,
oppure svolgere attività ricreative e sportive all'aria aperta; turismo culturale turismo interessato alle tradizioni, le produzioni
artigianali, ai beni culturali (intesi come opera d'arte monumenti, luoghi di interesse storico) e alle manifestazioni ed eventi
culturali della località visitata; turismo enogastronomico forma di turismo caratterizzata dalla degustazione di prodotti tipici
locali nel contesto in cui sono prodotti (es. vinicola); turismo educativo forma di fruizione del territorio nella quale l'esperienza
turistica assume valore didattico il cui obiettivo è avvicinare turisti (soprattutto ragazzi e bambini) alle tradizioni di un
territorio promuovendo un turismo responsabile (es. uscita alla fattoria didattica). N.B. Quindi la definizione di turismo rurale è
fortemente connessa all'evoluzione del concetto di ruralità
Perché si sceglie il turismo rurale? (componenti della domanda): si desiderano spazi in cui lo sviluppo delle attività
turistiche sia equilibrato al mantenimento e alla conservazione dell'ambiente e renda possibile godere del paesaggio;
all'interesse del turista di rilassarsi in un ambiente sano, curato e pulito, si aggiunge la volontà di arricchire il proprio bagaglio
culturale, partecipando a eventi e tradizioni che rispecchiano stili di vita e abitudini diverse da quelle ritrovabili nella
quotidianità della vita cittadina; la società instaura quindi un nuovo rapporto con la campagna, più rispettoso e sensibile, e
riesuma la positività di alcuni valori che possono essere raggruppati in tre direzioni. 1) La memoria ritrovata che riguarda il
recupero delle radici, del folklore, delle abitudini, delle tradizioni: l'interesse per l'architettura degli edifici rurali e del paesaggio;
la rivalutazione del lavoro agricolo; la valorizzazione della gastronomia rurale; 2) Notevole importanza hanno poi la salute è il
benessere intesi come il piacere della qualità della vita, dell'aria, delle acque: il piacere di mangiare sano e genuino;
contemplazione del paesaggio rurale in relax; 3) La ricerca dell'alta qualità del rapporto umano e dell'accoglienza, di costi
equilibrati, di soddisfazione nella scoperta, nell'apprendimento è nella possibilità di vivere un'esperienza (sono aspettative da
parte del turista). → si va alla ricerca di pratiche turistiche che devono combinare variabili diverse che alternano tempo libero,
divertimento, conoscenze e qualità ambientale (ottica integrata, che prevede uno sguardo più approfondito sui territori) → in
altre parole si punta ad attività all'aria aperta associate ad attività socio-culturali e socio-economiche.
Componenti offerta turistica
Sulla base di quelle che sono le caratteristiche di un territorio rurale, quindi le sue specifiche risorse, viene identificata poi
l'offerta turistica. L'offerta del turismo rurale è costituita dalla combinazione, operata [...] da una pluralità di attori, di un
insieme di risorse, alcune delle quali generiche e altre invece specifiche del patrimonio locale rurale, attraverso l'esercizio di
attività volte alla produzione e alla vendita di uno o più servizi di tipo turistico e ricreativo.
Componenti: le strutture ricettive, para-ricettive e complementari per strutture ricettive si intendono ad esempio alberghi b&b i
campeggi a seconde case; per strutture ricettive si intendono ad esempio ristoranti e trattorie, per strutture complementari si
intendono ad esempio centri di informazione turistica, agenzie, struttura per convegni o attività sportive negozi; le attività
turistiche che includono cultura, sport, enogastronomia, benessere, visite naturalistiche o ad aziende e attività didattiche; gli
eventi includono mostra, fiere, rievocazione, festival ed esibizioni; le attrazioni, costituite da componenti delle risorse territoriali
che per il loro valore riconosciuto dall’esterno rappresentano direttamente un fattore di richiamo per i turisti e pertanto
rappresentano un elemento cardine dell’offerta. Le attrazioni includono luoghi storici (castelli e fortificazioni, borghi, chiese,
pievi ed abbazie, palazzi, ville, monumenti storici, siti archeologici ecc.), luoghi naturalistici (parchi, giardini, corsi d’acqua,
laghi ecc.), luoghi e prodotti della cultura (biblioteche, archivi, musei, laboratori, gallerie d’arte), ed infine e soprattutto luoghi e
prodotti della ruralità “agraria”; le infrastrutture, che permettono i movimenti turistici e costituiscono un elemento di supporto
(es. Infrastrutture stradali, rete idrica, internet)

9.3 Impatti del turismo rurale


I benefici del turismo rurale sostenibile
● Mantenimento dei posti di lavoro e dei servizi: turismo rurale può contribuire al mantenimento dei posti di lavoro nell'ambito
dei trasporti, della vendita al dettaglio, dell'ospitalità e dell'assistenza medica e può diventare fonte di guadagno aggiuntivi
per agricoltori, selvicoltori, e pescatori (turismo come opportunità anche per le aree interne, cioè quelle aree già citate, che
stanno a ridosso di grandi città, dove il turismo è fattore economico importante, anche grazie all'attrattività, che l'area in
questione dovrebbe cercare di prendersi in parte)
● Creazione di posto di lavoro: il turismo rurale aiuta anche la creazione di nuovi posti di lavoro in diversi ambiti quali
l'ospitalità, la ristorazione di trasporti e permette in questo modo di porre un freno all'esodo agricolo
● nuove opportunità di business: il turismo permette, oltre alla nascita di nuove professionalità, la diffusione di nuovi modelli
imprenditoriali e di gestione delle aziende, in particolar modo agricole. Esso può apportare beneficio anche da attività non
direttamente coinvolte nel turismo e facilitare l'espansione di servizi complementari
● opportunità per i giovani: l'elevato fabbisogno di lavoro con facilità di acquisizione della preparazione garantisce il
coinvolgimento della popolazione locale e delle fasce giovanili in quanto il turismo è promosso spesso come un attività in
crescita particolarmente adatta all'entusiasmo dei giovani: le prospettive di carriera vengono rafforzate grazie alle
opportunità di formazione e di coinvolgimento diretto nella gestione di attività turistiche
● rivitalizzazione dell'orgoglio della comunità e tutela della cultura e del patrimonio rurale: incoraggiando la popolazione locale
a conformarsi ad un'immagine ideale di comunità rurale, il turismo può aumentare il senso di appartenenza ad una comunità,
rafforzando così i legami e la solidarietà tra le persone: tutto ciò ha implicazioni positive sul recupero delle tradizioni locali e
sulla valorizzazione delle risorse artistiche e culturali del territorio, considerate deposito della cultura rurale locale e
rappresentazione dell'identità della comunità
● mantenimento e sviluppo del commercio e dell'artigianato locale: alle spese per l'alloggio si accompagnano il loco anche
ulteriori acquisti da parte dei turisti e c'ho porta benefici in particolar modo all'artigianato locale, ritenuto elemento
importante del patrimonio culturale di una località
● tutela del paesaggio e del patrimonio ambientale: l'ambiente ed il paesaggio sono fondamentali per la tratti vita di una
località e influiscono notevolmente sulla qualità dell'esperienza turistica: per questo motivo, la loro tutela è di fondamentale
importanza per il turismo rurale e può essere sostenuta sia grazie alle entrate dell'attività turistica sia grazie alle pressioni
politiche da parte delle autorità preposte al turismo. Inoltre, essa può anche contribuire ad attirare nuove imprese e famiglie e
trattenere la popolazione.
● tutela e riutilizzo dell'ambiente costruito storico: l'ambiente costruito storico (anche ambiente costruito come patrimonio e
paesaggio, non solo l’ambiente naturale che di solito viene subito in mente) può trarre diversi benefici del turismo rurale:
- molte proprietà hanno istituito l'ingresso a pagamento al fine di conservare la struttura e le aree verdi circostanti
- molti edifici abbandonati come ad esempio chiese, castelli, fattoria e stazioni ferroviarie sono stati utilizzati in maniera
creativa adattandoli a fini turistici e trasformandoli in vere e proprie attrazioni
● Maggiore apertura culturale: favorendo il contatto tra culture diverse il turismo rurale può generare una maggiore apertura
culturale tra le popolazioni interessate. Tuttavia affinché ciò avvenga è necessario che lo sviluppo del turismo sia sostenibile
anche dal punto di vista sociale non provochi un degrado della qualità della vita della popolazione ospitante, in quanto ciò
potrebbe generare una forte ostilità dei residenti nei confronti dei turisti
ricorda: rapporto ospite e ospitante, es. Cina già visto
● Miglioramento della qualità della vita: Tutti gli interventi che mirano a rendere più attrattiva l’area a fini turistici, come la
creazione di infrastrutture e il generale ammodernamento della località, generano vantaggi anche per i residenti e portano ad
un miglioramento della qualità della vita: ciò avviene anche grazie all’aumento del reddito e della capacità di spesa della
Minacce dello sviluppo turistico in contesto rurale
● sopravvalutazione della dimensione turistica del processo di sviluppo locale in numerose località questa sopravvalutazione
ha comportato un eccesso delle capacità di accoglienza, un degrado dell'ambiente è una perdita dell'elemento umano
nell'esperienza turistica: ciò ha portato ad un forte diminuzione non solo della redditività economica ma anche dell'autenticità
dell'offerta locale, elemento fondamentale per gli appassionati di turismo rurale
● sviluppo sganciato dalle caratteristiche territoriali locali
○ spesso lo sviluppo turistico delle aree plurali è orientato alla ricerca di rapidi profitti e alla soddisfazione dei desideri del
turista e non considera l'impatto di questo processo sulla qualità della vita dei residenti
○ questa forma di sviluppo è legata ad un'immagine delle aree rurali come campagna idilliaca, idea generica che non
considerano in alcun modo le caratteristiche territoriali locali e che provocherebbe una sorta di conquista del territorio rurale
per la quale lo sviluppo del turismo non sarebbe legato a dinamiche interne ma le forze del consumo: questo processo
comporterebbe la creazione di una monocultura del turismo, con conseguente semplificazione della complessità del territorio,
in quanto le caratteristiche locali verrebbero omologate a modelli non appartenenti al loro contesto, e degrado della qualità
dell'offerta turistica
● mancanza di istituzioni, infrastrutture e figure professionali appropriate: la mancanza di istituzioni locali appropriate e di
figure professionali adatte alla tutela dell'ambiente e alla pianificazione del territorio
● mancanza di una promozione adeguata: mancanza di una promozione adeguata e della creazione di un brand name adatto
ha impedito a molte aree rurali di trasformarsi in mete di interesse turistico
● frammentazione del territorio: un ulteriore ostacolo al corretto sviluppo del turismo rurale è costituito dalla diffusa situazione
di frammentazione del territorio di vario tipo (es. ecomuseo valle Olona che non decolla proprio per via della frammentazione,
manca infatti dialogo tra comuni, e associazioni/istituzioni che gravitano sul territorio): istituzionale: mancanza di connessione
tra pubblico e privato; settoriale: disconnessione tra le diverse attività economiche a causa della presenza di una logica
settoriale è chiusa, che impedisce la creazione di reti dei vari stakeholder con prospettiva territoriale; degli operatori e degli
interventi sul territorio: mancanza di integrazione tra i vari attori dovuta disaccordi su strategie e programmi; dell'offerta:
insufficiente valorizzazione di alcuni prodotti e presenza di molteplici offerte sul territorio anche difformi tra loro che
impediscono una proposta omogenea e corretta della ricchezza e delle peculiarità del territorio ai turisti.

9.4 Gli ecomusei come strumenti di turismo sostenibile


Gli ecomusei
Cos’è un ecomuseo?
Una delle definizioni più efficaci di Ecomuseo è fa riferimento alle differenze fra musei tradizionali ed Ecomusei: MUSEO
Collezione Immobile Pubblico collezione esposta a un pubblico esterno all'interno di una struttura; ECOMUSEO Patrimonio
Territorio Popolazione la collezione ha a che fare con il patrimonio di un determinato luogo, può essere un patrimonio fisico
naturale o costruito ma anche patrimonio culturale (feste, sagre, legati ai modi di produzione legati a enogastronomia e
gastronomia). Il patrimonio non è raccolto in un immobile ma presente in un territorio/luogo, quindi è attribuito alla comunità
locale, che deve fare un percorso di riconoscimento del territorio abitato dalla comunità stessa che diviene il soggetto che se
ne prende cura, lo protegge, lo preserva, lo valorizza. Ciò non significa che non è aperto al pubblico.
- L’Ecomuseo è un processo dinamico (i musei hanno una collezione più statica per il pubblico anche se varia con le mostre
ecc, vi è una collezione di riferimento, invece le attività svolte da un ecomuseo evolvono nel tempo in base a come evolve il
rapporto tra istituzione stessa e popolazione locale) con il quale le comunità conservano, interpretano e valorizzano il proprio
patrimonio in funzione dello sviluppo sostenibile.
Es. Ecomuseo Nord Milano —> racchiude una parte dei quartieri di Milano tra cui Bicocca, Sesto, Cinisello, che sono a nord di
Milano. Hanno svolto un lavoro sul territorio di mappatura legato alla caratterizzazione industriale e vi erano anche i bunker.
Organizzano visite per conoscere il patrimonio storico culturale (ci permette di conoscere momenti della 2 GM) sia luoghi di
produzione che di protezione. Lavora con le scuole, associazioni presenti nel territorio a volte con i commercianti per progetti
legati al gastronomico.
L'ecomuseo → andare a riconoscere e valorizzare i valori di tutti i luoghi, aiutando la popolazione locale a conoscere le
specificità dei luoghi e a valorizzarle. Un ecomuseo è basato su un patto con la comunità. Processo dinamico significa che
l’ecomuseo non è solo un fatto formale, un percorso disegnato sulla carta, ma deve corrispondere ad azioni concrete, capaci di
cambiare la società e incidere positivamente sul paesaggio.
“Comunità”: i soggetti protagonisti non sono solo le istituzioni poiché il loro ruolo propulsivo, importantissimo, deve essere
accompagnato da un coinvolgimento più largo dei cittadini. Quindi anche associazioni di un territorio, e il singolo cittadino,
tutti possono diventare attori del processo di realizzazione dell’ecomuseo. (es. Parco Nord Milano lavora con scuole,
associazioni, commercianti / ristoratori per progetti legati al cibo, fa sistema, quindi mette a sistema i diversi attori di un
territorio per rendere il territorio stesso un soggetto attivo che riconosce quelle che sono le peculiarità dei loro luoghi e le
valorizza.
“Patto”: non norme che obbligano o proibiscono qualcosa, ma un accordo non scritto e generalmente condiviso.
Patto strategico senza carattere normativo, per avviare il processo di riconoscimento e rispetto delle specificità di un luogo lo
fanno attraverso un patto con la comunità per comprenderne i valori.
“Territorio”: inteso non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione che ci vive e dei segni materiali e
immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato in passato. Il territorio include la cultura, il sapere, il modo di
organizzazione di un territorio.
Il concetto di patrimonio, strettamente legato a quello di territorio, include la storia delle persone e delle cose, il visibile e il
nascosto, il materiale e l’immateriale, la memoria e il futuro.
→ patrimonio (heritage) vs territorio. Il territorio sostanzialmente è tutto indipendentemente da ciò che io valorizzo e non, il
patrimonio è invece quella parte di territorio che valorizzo perché le riconosco valore (L'UNESCO riconosce siti come
patrimonio dell'umanità = dà valore a quel territorio).
Lo sviluppo sostenibile è al centro degli obiettivi dell’ecomuseo e significa, fra l’altro, aumentare il valore del territorio anziché
consumarlo. Ecomuseo come strumento dello sviluppo sostenibile.
“Prendersi cura”: conservare ma anche saper utilizzare, per l’oggi e per il futuro, il proprio patrimonio culturale in modo da
aumentarne il valore anziché consumarlo. Conservazione, interpretazione, gestione del patrimonio significa che della pratica
dell’ecomuseo fanno parte la lettura e la comunicazione del proprio patrimonio, la capacità di reinterpretarlo e valorizzarlo.
es. Bergslagen ecomuseum (Sweden) ricostruisce le tradizionali abitazioni, gestito da volontari, lì c’è un forte attivismo da
parte delle popolazioni locali.
es. Ecomuseo Tarchalice (Polonia) negli anni ha sviluppato una rete sviluppata di ecomusei, si focalizza sui modi di produzione.
es. Cina: Sanjiang Ecomuseum /Guangxi guarda le tradizionali costruzioni, e anche le pratiche di quelle costruzioni che
avevano a che fare con funzioni sacre (costumi e abitudini-locali).
Esercitazione: un comune della regione, che pensa di avere un territorio con delle potenzialità per l'istituzione di un ecomuseo,
e vorrebbe che fosse scritto in progetto per tale realizzazione, come si procede?
- fare un'analisi del territorio trovandone le peculiarità immaginandoci che tipo di patrimonio potremmo avere, capendo così
che attori coinvolgere.
- fingiamo che si tratti di un patrimonio naturale, un bosco, in relazione a ciò devo pensare delle azioni e attori che le possano
realizzare, magari perchè il bosco deve essere protetto perché viene rubata la legna, e i cacciatori vi cacciano animali che
necessitano di essere protetti, e rischio incendi.
- rispetto alle tre problematiche riscontrate, nel territorio maltrattato perché, possiamo fare delle linee guida, chi devo
coinvolgere? A chi sono rivolte? Coinvolgo il comune, la regione, istituire un ente che regola, come l’istituzione di un parco, che
può sanzionare chi non rispetta le regole, poi all’interno del parco con norme (non tagliare la legna, non cacciare...) si può fare
un lavoro con associazioni di presa di coscienza, che è ciò che fa più un ecomuseo, della problematica del territorio, con
associazioni presenti sul territorio, di volontariato, rivolte agli studenti, che non regola, non controlla, ma sensibilizza.
→ Parco nazionale del Cilento, all'interno del parco nazionale che già tutela e regola con norme, più azioni di
sensibilizzazione, presa di coscienza della comunità locale, di azione, che è ciò di cui si occupa un ecomuseo.
Un parco ha bisogno di un ecomuseo, perché la valorizzazione avviene con la comunità locale, vi si crea una relazione tra
comunità e territorio, interagendo con essi, è un’istituzione che non rimane esterna come quella regolativa, ma penetra
stabilendo relazioni.
Ecomuseo delle viti in Piemonte, specificità di produzione di vino di quella zona, degli esperti vogliono preservare, istituiscono
un ecomuseo che lavora con diverse scuole/associazioni presenti nel territorio, svolgendo azioni di autoconsapevolezza di
quella che è la specificità di produzione di quell’area, attraverso per esempio visite guidate, per studenti, percorsi turistici
riguardanti l’enogastronomia ecc.
Dove sono gli ecomusei? database andato in disuso negli anni, quindi non sono dati aggiornati (oggi in cina si arriva a 60
ecomusei per esempio). Italia oggi 244, la Polonia li ha ridotti. Notare la Gran Bretagna ne ha pochi, ma lì vi è un problema di
uso dei termini, esistono molte istituzioni che si basano sulla valorizzazione del patrimonio locale partendo dall’attivazione
della comunità locale (community based heritage project) ed è meno utilizzato il termine ecomusei, sebbene il concetto di
ecomuseo sia stato molto sviluppato lì, soprattutto grazie al lavoro di Peter Davis, professore universitario che scrisse un libro,
e Gerardo Corsan, che svolse numerosi lavori sugli ecomusei promuovendone lo sviluppo in Europa partendo da un caso di
museo all’aperto, chiarendo le potenzialità di quell’istituzione indipendentemente dal suo nome. Problema sentito in Italia dove
il numero di ecomusei è elevato, e non tutti sono riconosciuti come tali perché non rispettano i principi degli ecomusei.

Presentazione di un caso
Robben Island South Africa: Affronta problematiche di tipo storico-sociale. Non è definito ecomuseo, ma presenta tutti gli
elementi propri di un ecomuseo. Robben Island (in afrikaans Robbeneiland) è un'isola del Sudafrica. Si trova nella Table Bay, 12
km al largo di Città del Capo. Il nome originale olandese "Robbeneiland" (in seguito inglesizzato in "Robben Island") significa
"isola delle foche”, con riferimento alla popolazione di otarie che si trovava sull'isola quando vi giunsero i primi europei.
Robben Island è circolare ed estesa circa un chilometro. È pianeggiante e si trova solo a pochi metri sopra il livello del mare, a
causa di antichi fenomeni di erosione. Geologicamente, è composta soprattutto da rocce metamorfiche.
Le tappe principali della storia dell’isola: Robben Island fu abitata inizialmente migliaia di anni fa da uomini dell'età della
pietra, in un tempo in cui il livello del mare era considerevolmente inferiore rispetto a oggi e l'isola si poteva raggiungere a
piedi dalla costa continentale. Verso la fine dell'ultima Era Glaciale, lo scioglimento delle antiche calotte polari fece innalzare il
livello del mare e la terra intorno all'isola fu allagata dall'oceano. Sin dalla fine del XVII secolo, Robben Island venne adibita
dai coloni europei (prevalentemente inglesi e tedeschi) a carcere; tra i suoi primi ospiti fissi c'erano capi politici provenienti da
varie colonie olandesi, inclusa l'Indonesia.Dal 1836 al 1931 l'isola fu utilizzata come colonia per lebbrosi. Nel XX secolo divenne
tristemente nota come carcere per prigionieri politici nel periodo dell'apartheid. Famosi tra questi vi furono Nelson Mandela
(1948-1994, presidente Sudafrica, importante per il fenomenp sociale dell’Apartheid - processo di segregazione razziale -).
Oggi l'isola è una popolare destinazione turistica e vi si trova il Museo di Robben Island (1997). L'isola è stata dichiarata nel
1999 Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
8 ragione per le quali è considerata un ecomuseo: Riguarda un’area geografica e un singolo edificio; prevede percorsi/itinerari,
ma anche alcuni punti di contatto, dove i visitatori possono acquisire informazioni; la costituzione del museo è stata possibile
grazie ad un intenso lavoro con la comunità locale, che ha riconosciuto le potenzialità del territorio; la comunità locale è stata
una delle forze propulsive per l’avvio del progetto; Un ruolo molto importante lo hanno artigiani ed artisti del luogo, ma anche i
volontari; Il progetto ha finalità di valorizzazione e conservazione. In tal senso abbraccia il concetto di sostenibilità;
valorizzazione e conservazione riguardano sia le risorse tangibili (es. carcere), che quelle intangibili (es. le storie che si
raccontano); stimola attività di ricerca interdisciplinare ed olistica e favorisce l’avvio di attività turistiche, che abbiano anche
un ritorno dal punto di vista economico.

Ruolo degli ecomusei in italia


il ruolo degli SDGs (sustainable development goals) 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che si sono dati le Nazioni Unite,
affinché il mondo vada in una direzione più sostenibile, anche per quelle che sono le generazioni future. (ricorda, le NU non
possono obbligare, ma danno delle indicazioni).
L'Italia ha 244 ecomusei: 67% nel nord Italia, 20% nel centro Italia, 13% nel sud Italia e nelle isole.
Sono sono distinti in gialli e rossi nella cartina perché non tutti hanno ricevuto il riconoscimento solo quelli rossi. Il
riconoscimento avviene grazie alla presenza o all'assenza di una legge regionale. Ormai la maggior parte delle regioni si è
dotata di una legge per l'istituzione degli ecomusei. 14 regioni hanno leggi per gli ecomusei, è una regione a una proposta di
legge.
Schema sintesi leggi
Prerequisiti: presenza di siti naturalistici o storici di grande pregio; coinvolgimento diretto di un’associazione operante da
almeno un triennio; elaborazione di un progetto pluriennale delle attività e azioni che si vogliono svolgere.
Strutture: messa a disposizione di strutture caratteristiche di documentato valore; allestimento di almeno un luogo di
documentazione e di informazione; itinerari di visita veicolari, ciclabili e pedonali; segnalazione nei punti significativi del
territorio.
Gestione: indicazione di un referente operativo; predisposizione di un piano economico; attività di ricerca permanente sul
territorio; messa a disposizione dei siti e programmazione delle attività; partecipazione dei residenti nel progetto;
coinvolgimento delle realtà economiche locali; elaborazione di un progetto di formazione degli operatori; predisposizione di
documenti informativi e schedatura del patrimonio.
Temi trattati dagli ecomusei italiani
● Il patrimonio ricorre come tema, costituire degli inventari di quello che è il patrimonio locale e quindi le specificità del
territorio. Il territorio può essere tangibile e non (fisico o culturale). Attraverso le community map per costituire gli inventari,
veri e propri strumenti/mappe costruite con la popolazione locale, a volte anche interattive, così da poter essere aggiornate in
tempo reale.
● Il paesaggio inteso non solo come luoghi dotati di un particolare valore estetico, ma più come un luogo che ha un valore per
la popolazione che lo abita (vedi anche prossima lezione).
● l’attenzione al gusto e al cibo patrimonio enogastronomico e gastronomico, es slowfood (es. ecomuseo Val Taleggio, per
appunto la produzione del formaggio tipico).
● la microeconomia, valorizzare attività tradizionali legate per esempio all’artigianato.
● turismo, in realtà attraversa tutti gli ecomuseo inteso come responsabile e sostenibile, ma alcuni si specializzano proprio nel
costruire percorsi di formazione in un certo senso rivolti a particolari categorie di visitatori.
Conclusioni:
- Gli ecomusei sono uno strumento per lo sviluppo sostenibile e gestione sostenibile del patrimonio
- possono essere strumento per gli SDGs anche se gli atteggiamenti verso il loro raggiungimento sono molto filtrati, impliciti e
scarsi, per una loro non consapevolezza della loro stessa potenzialità/capacità di poter andare in una direzione per i loro
raggiungimento
- formazione degli operatori ecomuseali che li possa mettere più a contatto/conoscenza degli SDGs

Ricerca svolta in Cina


Starting points: definire gli ecomusei (ripasso)
A community based museum or heritage project sul coinvolgimento della comunità locale, che si occupa di rafforzare il senso
di appartenenza al territorio da parte delle comunità locali, lavorando sulla capacità delle stesse di prendersi cura del
territorio; ci si focalizza quindi sulle relazioni che intercorrono tra natura e cultura, oppure tra territorio e le persone che lo
vivono. Lavorano anche sul paesaggio, e l’obiettivo è far sì che la popolazione locale riesca a riconoscere le specificità del
proprio territorio e a conservarlo, proteggerlo, valorizzarlo.
Analizzare dal pdv diacronico e sincronico la vicenda degli ecomusei in Cina, quindi la loro storia, e una volta ricostruita,
vedere come si declinavano negli ecomusei cinesi i principali topics degli ecomusei.
Capire poi se ci fossero luoghi in Cina con potenzialità per sviluppare ecomusei, senza che però effettivamente vi fossere
ecomusei. (lavoro etnografico, ha visitato i tre posti in loco, che sono sostanzialmente terrazzamenti con produzione di riso e
tè).
Storia degli ecomusei in Cina
- nascono nel 1986 per opera di Su Donghai, antropologo, che comprende una fitta relazione con i norvegesi, e spinge una
collaborazione tra i due stati per l’istituzione del primo ecomuseo Soga Miao, che effettivamente si lancia nel 1995 e aperto al
pubblico nel 1998, sostanzialmente 10 anni dopo l'inizio del dibattito ecomuseale.
- Cosa protegge? Elemento che voleva essere protetto e valorizzato? Usi e costumi legati alle pettinature delle bambine, modo
particolare di legare i capelli
- Si è molto discusso dell’efficacia di questo ecomuseo, che nel corso del tempo si è ampliato, includendo dodici villaggi. Di
conseguenza l’elemento che veniva di prima battuta protetto era l’abitudine di acconciare i capelli, ma anche elementi naturali
per itinerari di carattere naturalistico, con un fortissimo supporto del governo locale, e professionisti però norvegesi
(Sino-Norwegian Team)
- Il ruolo della comunità permaneva marginale, per alcuni studiosi pure strumentalizzata per via del trattamento delle
bambine, maggior attrazione, e quindi tentativo di abbellire ulteriormente queste acconciature per renderle ancora più
caratteristiche generando quindi scomodità per le bambine costrette ad avere capelli molto lunghi e di conseguenza molto
pesanti. Ruolo predominante non della comunità locale, anzi addirittura di professionisti non cinesi
In Cina si distinguono tre generazioni di ecomusei (Su Miao viene considerato un caso a parte, non rientrate, ma
antecedente, alla prima generazione di ecomusei, scarso legame con comunità locale e stakeholders del territorio, manca
proprio il nodo di relazioni, quindi l’istituzione non è nemmeno più riconosciuto dalla letteratura ecomuseale come ecomuseo):
First generation
● Zhenshan Buyi Ecomuseum; Longli Ancient Town Ecomuseum; Tang'An Dong Ecomuseum. Rispettivamente si occupavano di
patrimonio culturale quindi di preservare le tradizioni locali di differenti gruppi etnici di Buyi, Han e Dong, per esempio legati al
cucito e alla lavorazione della seta.
Tang si occupava di preservare le particolari abitazioni che caratterizzavano la zona, lavorando quindi sul patrimonio edificato.
Ciò che caratterizza gli ecomusei della prima generazione è uno scarso coinvolgimento della comunità locale, e un modello di
gestione top down.
Ma perché non si riusciva a implementare un modello di ecomuseo che coinvolgesse la popolazione? Sostanzialmente si
trattava di aree remote della Cina dove le persone erano lontane dall’essere formate.
Second generation
● Un gruppo di amministratori, persone di Guangxi che lavorava nel settore pubblico, visita l’area di Guizhou e decide che ha
le caratteristiche per realizzare un ecomuseo, secondo il modello 1+11 con undici punti, uno che funga da sede centrale e gli
altri punti di osservazione di particolari tipologie di patrimonio, fisico, naturale tangibile e non
● Nella regione dello Yunnan, si tratta di terrazzamenti legati alla produzione del tè
● Ecomuseo della Mongolia, a Nord ovest della Cina. Si tratta di un ecomuseo con patrimonio naturale, il sistema montuoso
molto specifico, con un lavoro ancora una volta del governo centrale senza coinvolgimento della comunità locale.
→ Anche per questa generazione molto si è discusso sulla loro efficacia, e ancora non si parla di adozione totale di quelli che
sono i principi degli ecomusei. Anche se iniziano a porsi il problema del coinvolgimento delle comunità locali, informando e
istruendo inoltre gli operatori degli ecomusei. Sebbene vicini ai principi fondamentali, lontani da una reale implementazione.
(La guerra dell’oppio in Cina: per guerre dell'oppio si intendono i due conflitti alla metà del XIX secolo, tra l'Impero cinese della
dinastia Qing e le potenze occidentali Gran Bretagna - e Francia, Stati Uniti e Impero Russo -. Entrambi avevano motivazioni
prettamente economiche e commerciali. La ragione del conflitto: la Cina era la principale produttrice di tè e quando la Gran
Bretagna aveva colonizzato l’India importando il tè. La GB voleva essere la maggior produttrice del prodotto, andando quindi
in conflitto con la Cina, perciò la GB per limitare la produzione cinese (in seguito al rifiuto della Cina di accettare patti
commerciali di export con la GB) introdusse l’oppio, nel mercato commerciale cinese, facendo indebolire la produzione cinese.
Da lì la guerra, perché non volevano che l’oppio entrasse in Cina perché si resero conto che inibiva le persone)
Third generation
Riguarda principalmente il Anji Ecology Museum 2012, ampliato poi nel 2014, vicino Shanghai, che riguarda, 1 museo centrale,
13 musei tematici, dove realizzano esibizioni, e da dove poi partono itinerari. Coinvolgono 26 villaggi. C’è una maggiore presa
di coscienza del ruolo degli ecomusei, e lavora sui principali topics, individuando elementi da conservare e valorizzare, come la
produzione di bambù, e conservazione di alcuni tipi di produzione agricola. L’elemento che lo caratterizza di più è la maggior
attenzione al concetto di patrimonio, con analisi accurata iniziale delle specificità del territorio, con professionisti formati per
lavorare nelle diverse strutture. Gode di diversi vantaggi a differenza degli altri: è in una zona centrale dove è possibile trovare
persone da formare, vicinanza a una città importante e internazionalizzata della Cina, e l’ondata di internazionalizzazione
arriva nella regione dell’Anji, con una capacità di guardare oltre la cultura locale cinese molto forte, mentre gli altri erano in
zone più remote.

Paesaggio e comunità locale


→ Il paesaggio è "ciò che l'occhio può abbracciare in un giro di orizzonte"; "una parola che serve a designare la cosa e al
tempo stesso l'immagine della cosa"; "l'insieme degli aspetti esteriori e visibili, delle fattezze sensibili del territorio, nel loro
aspetto statico e nel loro dinamismo"; "un ecosistema, o meglio una costellazione di ecosistemi"; "teatro nel quale individui e
società recitano le loro storie, in cui compiono le loro gesta".
→ Nell'accezione più diffusa, il paesaggio è considerato come l'aspetto "visibile" di un territorio: ciò ha fatto sì che per
moltissimo tempo venissero tutelati solo i paesaggi con particolari rilevanze naturalistiche ed estetiche (paesaggi da
cartolina). Le emergenze ambientali e le esigenze della pianificazione territoriale, tuttavia, hanno richiesto di abbandonare
l'approccio estetico per considerare il paesaggio come un sistema complesso, dinamico, interdisciplinare e multisensoriale.
Sono definizioni che sottolineano aspetti diversi, nel tempo sono cambiate.
Le emergenze ambientali hanno spinto a complessificare il concetto di paesaggio: non si parla più di un paesaggio come
qualcosa solo di estetico, ma come qualcosa di più complesso, dinamico, investigato in maniera diversa con approccio
oggettivo, analizzando le specificità degli ecosistemi, oppure con un approccio soggettivo, ragionando su come il paesaggio
viene vissuto dalle comunità, percepito dalle persone → ha a che fare con il vissuto.
Legge 1497 del 1939 "Protezione delle bellezze naturali"
Sono soggette alla presente legge a causa del loro notevole interesse pubblico: 1) le cose immobili che hanno cospicui caratteri
di bellezza naturale o di singolarità geologica; 2) le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle
cose d'interesse artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza; 3) i complessi di cose immobili che
compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; 4) le bellezze panoramiche considerate come
quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle
bellezze.
Questo cambio di prospettiva è una rivoluzione in un certo senso, che ha avuto impatti, e una sua evoluzione, che si può
ricostruire nel panorama italiano guardando la normativa, guardando come è stato definito nelle diverse leggi nazionali.
Comincia a entrare nella normativa italiana nel 1939, in una legge che parla della protezione delle bellezze naturali (valore
estetico), paesaggio associato al concetto di panorama, infatti oggi landscape lo traduciamo anche come panorama.
Legge 431 del 1985 "Legge Galasso"
Sono sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29-6-1939, n. 1497: 1) i territori costieri compresi in una fascia della
profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; 2) i territori contermini ai laghi compresi in
una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; 3) i fiumi, i torrenti ed i corsi
d'acqua iscritti negli elenchi delle acque pubbliche e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri
ciascuna; 4) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del
mare per la catena appenninica e per le isole; 5) i ghiacciai e i circhi glaciali; 6) i parchi e le riserve nazionali o regionali,
nonché i territori di protezione esterna dei parchi; 7) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati
dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; 8) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi
civici; 9) le zone umide incluse nell'elenco di cui alla Convenzione di Ramsar 10) i vulcani; 11) le zone di interesse archeologico.
Nel corso degli anni le cose sono evolute, lette in maniera diversa nel 1985.
Ci dice quali territori sono sottoposti a un vincolo paesaggistico → stabilisce che le regioni debbano definire dei piani
paesaggistici che stabiliscono i modi in cui vengono trattati i diversi territori.
L’idea di paesaggio cui si fa riferimento rimane nebulosa.
• La Legge Galasso prescrive che le Regioni formino dei piani paesistici con cui devono normare le aree vincolate dalla legge,
ma senza possibilità di ridefinire i perimetri secondo altre assegnazioni di valore.
→ Il testo unico ha raccolto le leggi precedenti senza apportare modifiche significative, quindi non si parla ancora della
definizione del concetto di paesaggio.
• Le leggi 1497/1939 e 431/1985 sono confluite, senza sostanziali modifiche, nel D.Lgs 490 del 1999 "Testo unico delle
disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali".
→ Normativa europea 2004, prima volta introduzione del paesaggio con tale definizione.
• Il D.Lgs 42 del 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" identifica il paesaggio come "parti di territorio i cui caratteri
distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni"
"Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva
dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni [Art. 1].
Il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce
una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire
alla creazione di posti di lavoro [Preambolo].
Il paesaggio coopera all'elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio
culturale e naturale dell'Europa [Preambolo].
La convenzione europea del paesaggio del 2000, entra in Italia solo nel 2007.
Per la prima volta paesaggio come soggettivo, come percepito dalla popolazione. Paesaggio è quindi tutto, non solo con il
valore estetico, ma è come le persone vedono i territori nei quali vivono, paradossalmente può avere a che fare con un
territorio che si presenta brutto.
Lavorare sul paesaggio significa lavorare sulla percezione dei luoghi che le persone che lo vivono hanno, quindi sia percezioni
positive che negative.
es. ragionare su un territorio degradato: percezione che le persone hanno del loro territorio sarà negativa, perché
abbandonato, non costruito utilizzato come discarica. Vi è un aspetto legato alla capacità delle persone di percepire quel
territorio (che è ciò che la Convenzione Europea del Paesaggio invita a fare) capendo quali potenzialità quel territorio ha per
poi migliorarlo.
es. quartiere Bicocca: è stato dagli anni ‘80 un quartiere vissuto e pensato come molto periferico (oggi un po’ avvicinato
grazie a metro e servizi offerti) con crisi industriale e dismissione industrie pesanti di questo quartiere, Bicocca veniva
percepito negativamente come brutto, abbandonato, inquinato.
Alcune persone hanno individuato alcune potenzialità che questo territorio aveva, immaginando che le ex aree della Pirelli
potrebbero essere diverse, quindi hanno pensato e realizzato un’università. → lavorare sulla percezione dei luoghi per avviare
dei cambiamenti, perché si innescano iniziative.
- Il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e la sua salvaguardia, la sua gestione e la
sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo [Preambolo].
La presente convenzione si applica a tutto il territorio e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i
paesaggi terrestri, le acque interne e marine.
Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi
degradati [Art. 2]. Ogni Parte si impegna a:
1) riconoscere il paesaggio come componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del
loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità;
2) stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione e alla pianificazione dei paesaggi;
3) avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella
definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche;
4) integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale,
agricolo, sociale ed economico. (tutti i territori = indipendentemente dal fatto che siano belli o brutti)
Per quale motivo il paesaggio rientra negli Ecomusei?
Gli ecomusei lavorano proprio sulla percezione della comunità locale, e sulla relazione tra territorio e comunità, avendo proprio
in mente la definizione del concetto di paesaggio della Convenzione Europea del Paesaggio. Avviando una maggiore
consapevolezza della comunità locale, in merito alle specificità/peculiarità dei loro luoghi, avendone quindi una percezione, di
quelli che sono gli aspetti positivi che possono essere conservati e valorizzati.
Ecomusei come precursori in Italia dell’applicazione di questo concetto di Paesaggio.
• Tutelare il paesaggio non significa pregiudicare la possibilità che questo si trasformi, ma anzi garantire che l'attuale e le
future generazioni possano usufruirne. Le trasformazioni, in ogni caso, dovranno rispondere agli effettivi bisogni della
comunità, dovranno essere partecipate e dovranno farsi carico della conservazione del patrimonio storico e naturalistico del
territorio.
• Un altro punto fondamentale è che il Paesaggio non è più una parte ristretta di territorio particolarmente meritevole di tutela,
ma è l'habitat della comunità umana.
→ La traduzione della Convenzione da parte dei Paesi contraenti non deve avvenire solo attraverso la riscrittura delle leggi sul
paesaggio: occorre considerare il paesaggio non come un patrimonio esclusivo (altro da sé, lontano da qui, legato alla
conservazione del passato), ma come un diritto soggettivo e inclusivo di una responsabilità nei confronti delle future
generazioni.
“Il paesaggio sta all’ambiente come l’epidermide sta al nostro corpo: è la superficie che testimonia lo stato di salute di un
organismo vivente” (P. Hitier, relatore conferenza CEP -conferenza europea del paesaggio-)
Il modo in cui vediamo il territorio ci racconta il suo stato, se la percezione è negativa è l’esito di una condizione del territorio,
se io lavoro sugli elementi che non funzionano in determinato ambienti, lavorando sulla percezione del territorio, modifichi lo
stato del territorio, e quindi il territorio stesso, migliorandone la condizione.
Il paesaggio è il teatro di comunità che si riconoscono nella fisionomia, impressa nel tempo, nel proprio luogo. (alla base del
paesaggio vi sono le comunità locali, e quelle che lo attraversano e vi hanno una percezione, es. comunità di turisti).
Ogni comunità ha una propria identità culturale che rappresentano un elemento che va a formare l’identità dei luoghi. (i
caratteri identitari di un luogo costituiscono il territorio stesso, se iniziato a percepire con caratteri con potenzialità tutte le
azioni danno valore e migliorano il luogo).
Secondo l'urbanista Alberto Magnaghi, i caratteri identitari di un luogo costituiscono il valore del luogo stesso, dai quali
devono discendere direttive, prescrizioni, azioni per la tutela e la valorizzazione secondo obiettivi prestazionali riferiti alla
sostenibilità dello sviluppo, dal momento che è la permanenza e la durevolezza di tali caratteri a costituire l'indicatore
principale della sostenibilità.
Il paesaggio come luogo di comunità
• Paesaggio come spazio simbolico della comunità insediata.
• Il paesaggio è creazione di un'intera cultura.
• Il paesaggio è sempre l'indice del grado di realizzazione di una comunità con il luogo naturale e le sue possibilità.
• Da questo punto di vista, possiamo parlare di comunità come complesso vivente che è la "natura" di un luogo, oltre che a
tutte quelle forme di presenza materiale (architetture, opere di coltivazione, ecc.) e spirituale (tradizioni, saperi locali, ritualità,
simboli) delle generazioni precedenti sedimentate in un luogo, non meno che ai venturi, nei confronti dei quali terra e culture
dovrebbero essere normalmente pensate come un patrimonio da trasmettere nella sua integrità.
• Il paesaggio viene definito come manifestazione e quadro di vita di una cultura, trasmissibile nella sua concretezza e nel suo
valore simbolico e differenziale grazie alla partecipazione a una trama di memoria, valori e tradizionalità, identificando negli
abitanti e negli appartenenti alla comunità locale i principali produttori e conservatori della territorialità.
• d'altra parte, non sempre gli abitanti locali si sentono responsabili della cura del proprio patrimonio paesaggistico e
memoriale. Al contrario, molto spesso avviene che la richiesta di protezione e conservazione dei beni architettonici e
paesaggistici provenga da soggetti esterni, e non solo a scopo di valorizzazione e sfruttamento turistico.
Stiamo declinando in termini diversi quello detto prima, ovvero che alla base del concetto di paesaggio c’è la comunità e la
sua percezione del territorio che vive, cioè l'insieme di simboli e valori che la comunità attribuisce al territorio stesso. In questo
senso crea la cultura di un luogo, ed è anche l'indice di grado di realizzazione perché se la comunità percepisce + un territorio
lo realizza, se - lo blocca. Comunità costituisce il luogo, perché il modo in cui lo percepisce è inevitabilmente ciò che fa il luogo
stesso.

Aree naturali protette


• Le aree naturali protette sono porzioni di territorio sottoposte ad uno speciale regime di tutela e gestione, per garantire e
promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale (formazioni fisiche, geologiche, morfologiche e
biologiche con un rilevante valore naturalistico e ambientale) del paese (definizione è stata estrapolata dalla norma statale
relativa alle aree naturali protette, la legge 6 dicembre 1991 n.394, "legge quadro sulle aree protette).
Obiettivi di un'Area Naturale protetta
Le aree naturali protette si pongono diversi obiettivi di fondamentale importanza: (quadro nazionale)
1. Conservazione: di specie animali o vegetali; di singolarità geologiche; di valori scenici e panoramici; di equilibri idraulici ed
idrogeologici.
Come avviene la conservazione? ⬇
2. Applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un'integrazione tra uomo e ambiente
naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività
agro-pastorali e tradizionali.
3. Promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica anche interdisciplinare, nonché di attività
ricreative compatibili.
4. Difesa e ricostruzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.
Classificazione delle Aree naturali Protette (quadro internazionale)
- Nel 1948, con la fondazione dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UINC), venne avviato un
programma organico di studio delle aree protette, di quelle esistenti, ma anche delle regole per promuoverne di nuove e
definire i criteri per la gestione di queste.
- Nel 1956 fu elaborata una prima classificazione delle aree protette, e l'UINC non ha mai interrotto la sua ricerca sulla
classificazione, creando un gruppo di lavoro specifico definito, la Commissione per i Parchi Nazionali e le Aree protette
(WCPA), che con frequenza si occupa di pubblicare l’elenco delle aree protette di tutto il pianeta.
- In Italia la classificazione delle aree protette è chiarita dalla Legge Quadro sulle Aree Protette n.394/91.
- Questa classificazione per molti versi ricalca l’inquadramento della WCPA delle varie tipologie di parchi:
Parchi Nazionali: si tratta di aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche
parzialmente alterati da interventi antropici. Sono zone di importante rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici,
scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi, tanto da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per
le generazioni presenti e future.
Parchi Naturali Regionali: sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed evidentemente da tratti di mare prospiciente la
costa, di valore naturalistico ed ambientale che costituiscono un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei
luoghi e dalle tradizioni delle popolazioni locali (differenza sostanziale: i parchi nazionali devono essere caratterizzati da zone
con rilevanza a livello nazionale e/o internazionale, quelle regionali basta che abbiano un valore naturalistico ecc).
Riserve Naturali: sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente
rilevanti della flora o della fauna. Possono essere statali o regionali.
Zone umide di interesse internazionale: sono aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d’acqua,
permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina.
Altre aree naturali protette: si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti
equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvedimenti formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o
forme equivalenti.
Zone di protezione speciale (ZPS): sono costituite da territori idonei per estensione e localizzazione geografica alla
conservazione delle specie di uccelli.
Zone speciali di conservazione (ZSC): sono costituite da aree naturali, con superficie delimitata che contengono zone terrestri
e acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, e che mirano a conservare o ripristinare un tipo di
habitat naturale o una specie di flora e di fauna selvatiche.
Aree di reperimento terrestri e marine: sono aree terrestri e marine la cui conservazione è considerata prioritaria.
Parchi Nazionali in Italia
- In Italia, il primo parco nazionale fu istituito cinquanta anni dopo l’istituzione del Parco di Yellowstone, nel 1922, con il Parco
Nazionale del Gran Paradiso. Da quella data sono seguiti il Parco Nazionale d'Abruzzo (1922), il Parco del Circeo (1934), il Parco
Nazionale dello Stelvio (1935) e dopo una stasi di ben trent’anni il Parco Nazionale di Calabria (1968).
- L’Italia si è affacciata piuttosto in ritardo rispetto agli altri paesi europei in materia di protezione dell’ambiente. Negli ultimi
anni sono stati istituiti 23 parchi nazionali.
- Per far sì che le aree protette riescano a raggiungere gli obiettivi prima definiti, occorre non soltanto proteggere le risorse,
ma attuare degli appropriati sistemi di gestione capaci di promuovere fonti di sviluppo economico sostenibile, di avanzamento
sociale, di nuova e qualificata occupazione.
Perché la questione delle aree protette e dei parchi è collegata al tema del paesaggio?
Il discorso sul paesaggio permette di lavorare sulla relazione tra comunità, popolazione, e territorio. La legge delle aree
protette ha delle finalità che sono normativo-prescrittive, l'aspetto legato alla relazione tra persone-luogo e la percezione che
hanno del territorio stesso non compare in questo dettato legislativo, vengono solo individuate aree da proteggere, senza
lavorare sulla relazione tra territorio e comunità. Ha quindi una funzione di controllo, è uno strumento normativo dice cosa si
può e cosa non si può fare, il tema del paesaggio è diverso, non da solo delle prescrizioni ma si sofferma sulla percezione che
le persone hanno di quei luoghi, ritornando ancora una volta al tema della relazione/rapporto tra comunità e territorio.
Es. Parco Nazionale del Cilento con carattere descrittivo che dava regole e prescrizioni, (88 comuni), volevano istituire un
ecomuseo con iniziative (progetto poi arenato per conflitti locali, ma concentriamoci sul tipo di azioni), e azioni, per ricoprire
ciò che il parco Nazionale non riusciva a fare:
- gestione dei rifiuti: è un’area protetta ma problema della gestione dei rifiuti rimaneva, non facevano la raccolta differenziata,
e mancava l’attenzione nel non lasciare rifiuti sulla spiaggia, l’ecomuseo voleva far apprendere alle comunità l’importanza
della gestione dei rifiuti, insomma sensibilizzare il tema affinché non ci fosse un degrado ambientale.
- è pieno di mulini abbandonati: nonostante fosse un’area protetta, l’ecomuseo potrebbe lavorare a un'azione di recupero
fisico, lavorando con gli architetti presenti sul territorio, e pensare a delle attività da svolgere con scuole e associazioni sul
territorio, anche qui ritorna la sensibilizzazione delle comunità ospitanti e ospitate.
Turismo Sostenibile nelle Aree naturali Protette
Nelle aree naturali protette, il turismo se opportunamente gestito, può contribuire al conseguimento degli obiettivi di
salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali ed allo sviluppo sostenibile dell’area.
Uno dei presupposti fondamentali per preservare le risorse naturali è la rinuncia della promozione di un turismo di massa.
Il turismo sostenibile se svolto all'interno di aree naturali protette può avere numerosi benefici:
1. Favorisce opportunità economiche in termini di: aumento di posti di lavoro per i residenti locali; aumento delle entrate;
stimolo di nuove imprese turistiche e la diversificazione dell’economia locale; incoraggiamento di produttori locali e l’apertura
di nuovi mercati;
2. Protegge il patrimonio culturale e naturalistico: favorisce la biodiversità; custodisce risorse che altrimenti non avrebbero
valore per i residenti o costituirebbero un costo piuttosto che un beneficio.
3. Migliora la qualità della vita delle comunità ospitanti attraverso: la promozione di valori di tipo estetico, spirituale o
comunque connessi al benessere; la creazione di attrattive ambientali nelle destinazioni, sia per residenti che per visitatori,
capaci di sostenere nuove attività compatibili, dalla pesca a industrie di servizi; Nonostante ciò, il turismo se non è sostenibile
può essere un'enorme minaccia per le aree naturali protette:
1. Costi economici e finanziari: il turismo porta con se un’accresciuta domanda di beni, infrastrutture, servizi di base (polizia,
vigili del fuoco, strutture sanitarie, tutela aree protette), con necessariamente maggiori costi per l’ente locale e probabilmente
un maggiore carico fiscale per i residenti.
2. Costi sociali: un accresciuto numero di turisti può disturbare le altre attività della comunità e competere con i residenti per i
servizi ed i luoghi di svago: dinamiche negative quali congestione del traffico e atti di vandalismo; esistenza di enormi
differenze di tenore di vita tra turisti e residenti.
3. Costi ambientali: impatto delle infrastrutture sull’ambiente (vegetazione, animali); fenomeni di erosione del suolo; aumento
della domanda di acqua potabile; inquinamento di mari, fiumi e laghi nonché dell’aria.

9.5 Perifericità e aree interne: il turismo sostenibile come opportunità


I territori rurali si possono definire interni e o periferici e il turismo si può considerare come un’opportunità per questi territori.
Con il termine “interni” ci si riferisce alla condizione di alcuni territori di non essere “esterni”, e quindi non prossimi alle aree
costiere. Si parla di aree montane e collinari e l’essere area interna non implica una condizione economica negativa. Si parla di
aree “periferiche” nel momento in cui non si considera solo la posizione fisica dei luoghi, ma anche le attività umane che in essi
gravitano e il peso delle stesse rispetto all’intorno. Implica il tenere in considerazione anche la dimensione funzionale e le
funzioni sono considerate rispetto ad un centro che è attrattore.si distinguono da un centro che molto spesso è urbano e
tendono a coincidere con le aree rurali. Si distinguono per alcuni aspetti specifici: bassi livelli di vitalità economica, ruralità e
lontananza geografica, invecchiamento demografico, dipendenza dalle tecnologie provenienti dall’estero, debolezza della
governance, carenza di infrastrutture generali. Sono anche considerati isolati, poco accessibili e di conseguenza poco i doni al
turismo. Però la perifericità può promuovere un’idea di territori caratterizzati dalla presenza di ambienti naturali, fini di pace e
di quiete. In quest’ottica rivelano possedere delle caratteristiche tali da renderli interessanti per la pianificazione di esperienze
turistiche soprattutto in chiave sostenibile.la scoperta dell’attrattività di questi territori può generare circoli virtuosi (quando
l’attrattività permette di incrementare le strutture e le attività, migliorando il benessere della comunità locale), o viziosi
(quando l’afflusso di turisti diventa eccessivo, da generare un sovraffollamento che si alterna a dei periodi di inattività).

10 Il turismo sostenibile nei paesi a basso reddito

Il fuoco dell’attenzione cade sulle specificità del turismo nei paesi a minori sviluppo, concentrati soprattutto in Africa e in parte
dell’Asia e dell’America latina; ovvero in contesti ricchi di potenzialità turistiche derivanti dal patrimonio culturale e da quello
naturale, ma spesso incapaci di valorizzare a vantaggio delle proprie popolazioni per la debolezza dell’offerta turistica da
parte di attori nazionali e la dipendenza del settore dall’iniziativa di operatori internazionali.
10.1 Le suddivisioni del mondo: definire i paesi a basso reddito
Altri termini utilizzati ancora oggi sono: “terzo mondo”, “paesi sottosviluppati". Queste espressioni si riferivano alla situazione
mondiale caratterizzata dalla guerra fredda, che contrapponeva i paesi occidentali al blocco sovietico. Paesi sottosviluppati,
vale a dire arretrati lungo il percorso dello sviluppo; non molto lontano da questa concezione è l’espressione “paesi in via di
sviluppo” (developing countries), che richiama l’idea di una crescita già in atto, ma ancora insufficiente.
La dicitura “paesi a basso reddito” appare maggiormente neutra e dotata di un carattere descrittivo, ricalca la
classificazione delle economie mondiali adottata dalla Banca mondiale, che li suddivide in quattro categorie di reddito (basso,
medio basso, medio alto, alto).
10.2 Il turismo nei paesi a basso reddito: alcuni dati
Considerando i paesi a basso reddito nel loro complesso, si può osservare che essi ricevano una quota alquanto limitata del
turismo mondiale. La diseguaglianza tra i continenti era già altamente visibile prima del periodo pandemico.
Complessivamente i paesi classificati dalle Nazioni Unite come paesi a minore sviluppo in assoluto sono ubicati in maggior
numero in Africa, ricevono solo il 2% degli arrivi nel 2019, quota che scende all’1% nel 2021.
Le ineguaglianze relative all’attività turistica, sia quella in arrivo sia quello in partenza dei diversi paesi, si situano in parallelo
rispetto ai complessivi squilibri tra paesi ricchi e paesi poveri e, anzi, si può dire che il turismo globale concorre a riprodurre le
ineguaglianze, generando maggiori proventi nei contesti a maggiore sviluppo. Le eccezioni sono rappresentate
sostanzialmente da aree di intensa concentrazione turistica, dovuta alla loro forte attrattività per ragioni ambientali e
climatiche e, in alcuni casi, anche storico artistiche.
10.3 La concentrazione delle aree turistiche
La tendenziale concentrazione del turismo in specifici ambiti spaziali è un carattere tipico dei paesi meno sviluppati; tuttavia,
non rappresenta solo un vantaggio per le aree interessate, ma anche una fattori di rischio. Un fenomeno tipico di queste aree
è la persistenza di un turismo di massa che produce forti effetti di saturazione e di sovraccarico ambientale. Gli esempi sono
numerosi riguardano soprattutto le aree costiere, talora costretti a limitare gli accessi per evitare danni ambientali irreparabili.
Si sovrappone anche l’effetto di una comunicazione turistica di massa, digitali.
Una forma di concentrazione particolarmente accentuata di turismo è quella che produce delle vere e proprie enclaves, dette
anche bolle turistiche. Il termine designa un turismo organizzato all’interno di ambiti territoriali delimitati da confini, entro i
quali i fruitori sono invogliati a stare e a consumare, avendo acquistato pacchetti di servizi onnicomprensivi. L’enclave può
avere dimensioni territoriali diversi, dal resort delimitata in piazza in un’isola caraibica al grande porco africano;
l’organizzazione ha un carattere selettivo e esclude dalla fornitura i piccoli fornitori locali, concentrando i vantaggi economici
su grandi imprese che operano a scala internazionale.
10.4 Alternative per un turismo sostenibile
Il turismo concentrato e promosso dalle multinazionali presenta evidenti svantaggi: è caratterizzato da un elevato grado di
ritorno degli investimenti nei paesi sviluppati (leakages) e da scarsi impatti sull’economia locale. Nel caso di strutture chiuse si
può parlare di un avere propria sottrazione di un territorio che era luogo di insediamento delle comunità locali. Esso evidenza
le caratteristiche proprie del capitalismo estrattivo, ovvero capace di sfruttare a proprio vantaggio ogni tipo di risorse
territoriali, compresa la bellezza del paesaggio e il patrimonio artistico ed artigianali che è oggetto di una
commercializzazione che lo banalizza, selezionandone solo gli elementi che corrispondono a stereotipi o ai gusti di un pubblico
di consumatori estranei alla cultura locale. per quanto ampiamente diffuso questo modello turistico non è l’unico presente nei
paesi a basso reddito. Tra questi si può citare il turismo per ragioni di salute (health tourism).
Esistono anche attività turistiche che si possono definire effettivamente alternative che sono interessate non solo alla crescita
economica, ma anche ai differenti aspetti che costituiscono la sostenibilità dello sviluppo. Per esempio il turismo basato sulle
comunità, di nicchia, basato su uno scambio paritario tra visitatori e comunità ospitanti una modalità turistica che ha fatto
riconoscere un forte sviluppo negli ultimi anni e ti ho visto crescere le analisi ad essa dedicate è quella del turismo per ragioni
di volontariato, volontourism. L’ambiguità di questo fenomeno è stato talora messo in luce dalla letteratura che lo concerne in
quanto, se da un lato le motivazioni dei partecipanti sono quelli di offrire uno strumento utile all’interscambio culturale e allo
sviluppo locale, dall’altro lato non intacca le disuguaglianze del sistema globale e non instaura uno scambio paritetico.
Fondamentale per ciò che riguarda la sostenibilità del turismo nei contesti a basso reddito è quello del turismo ambientale. Si
pone in primo piano la conservazione degli ecosistemi naturali in zone a forte valenza ambientale.
Per favorire una effettiva sostenibilità sociale ed economica nelle zone che ospitano aree protette, occorre un’attenta
pianificazione del turismo, con modalità che favoriscono la partecipazione delle comunità locali.è necessario evitare che si
generi un modello di enclave tourism che escluda dai benefici le popolazioni dell’area, favorendo invece la creazione di una
rete di attrazioni che comprenda le espressioni culturali della zona circostante e i suoi prodotti artigianali. Occorre ampliare le
opportunità di impiego della manodopera locale.
10.5 Ostacoli, attori, prospettive
Le prospettive per un turismo sostenibile nei paesi a basso reddito incontrano numerose difficoltà, ma al tempo stesso
possono aprire la via per un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione economica, ma anche sociale ed
ambientale. Tra gli ostacoli c’è l’insicurezza legata a cause quali la crisi strada e il narcotraffico, che alimenta preoccupazioni
da parte di visitatori. Questa situazione tende ad incoraggiare forme di turismo organizzato in spazi chiusi controllati,
piuttosto locale. Si evidenzia l’importanza di una governance che includa una pluralità di attori; vale la pena sottolineare il
ruolo delle ONG che favoriscono forme di turismo alternativo. Altri attori rilevanti sono i produttori agricoli locali e quelli
orientati all’agricoltura organica e alla valorizzazione dei prodotti tipici. È importante il sostegno che le piccole realtà
produttive locali possono ottenere da reti internazionali.
Turismo come strumento per combattere la povertà
L’Organizzazione Mondiale del Turismo afferma “La potenza del turismo può essere più efficacemente utilizzata per affrontare
i problemi della povertà”.
Tre effetti principali attraverso i quali il turismo può avere un impatto sulla povertà:
1) Effetti diretti: provengono direttamente dai turisti che,acquistando beni e servizi, forniscono redditi-non-lavorativi ai
proprietari delle imprese che servono i turisti e redditi-da-lavoro ai dipendenti di tali imprese. I beneficiari immediati di queste
spese sono quindi i titolari delle attività e la forza lavoro impiegata dall’industria. Il vantaggio monetario diretto per i poveri
dato dal turismo dipende dal fatto che essi posseggano le imprese turistiche o lavorino all’interno di esse – sia nell’economia
formale che informale.
2) Effetti secondari: sono il risultato della spesa delle entrate guadagnate all’interno del settore. (Es. Sono un albergatore, ho
un certo flusso turistico che arriva e guadagno. Metto in circolo il guadagno acquistando beni e servizi per me e per la mia
impresa si ha a che fare con l'economia generate da chi ha guadagnato e mette in circolo).
Sono divisi nella letteratura tra:
- effetti indiretti che si riferiscono all’acquisto di beni di altre imprese per sostenere l’industria del turismo;
- effetti indotti che si riferiscono alla spesa dei redditi guadagnati dai proprietari di imprese turistiche e dai dipendenti.
3) Effetti dinamici: vantaggi generati dal turismo promuovendo un maggiore investimento. Il turismo si sta espandendo
rapidamente in tutto il mondo e viene sempre più nelle infrastrutture, nella formazione di capitale umano, nello sviluppo delle
imprese, nella produzione agricola e in attività simili.
Questo investimento può provenire dal settore privato o pubblico e può essere parzialmente il risultato di un aumento dei
ricavi governativi provenienti dal settore turistico.
Mentre gli investimenti possono essere principalmente destinati al turismo, è probabile che questo meccanismo abbia effetti di
spillover su altre attività, in altri settori (es. Se le strade sono migliori allora anche altri vorranno inserire lì le loro attività, se c'è
un'università allora magari ci si muoverà per collaborare con essa e sviluppare altre attività) turismo diviene elemento di traino
per creare un'economia funzionale sul lungo periodo, creando un’economia dinamica nel lungo periodo e avviando un circolo
virtuoso, che a sua volta genererà conseguenze positive sullo sviluppo e sulla riduzione della povertà.
In letteratura si parla di ipotesi di crescita guidata dal turismo: il turismo può diventare la principale determinante della
crescita economica a lungo termine.
Fattori che Influenzano il Legame tra Turismo e Povertà: 12 azioni che i governi possono attuare per aumentare gli effetti
prodotti dal turismo sull’economia locale.
1. Aumentare gli input locali nella catena di approvvigionamento alberghiera. (Cioè il governo dovrebbe dare
indicazioni ai proprietari delle attività del settore turistico, e che acquistino dai produttori locali): Non ignorare le catene di
fornitura (darle importanza, studiarla); facilitare il collegamento tra acquirenti e fornitori; aiutare le piccole e medie imprese a
diventare fornitori affidabili; sviluppare la catena di approvvigionamento quando la capacità di posti letto aumenta;
contribuire a garantire economie di scala; dare alle imprese valide motivazioni a tutti gli strumenti per modificare le linee
aziendali e forniture (per poter dare accesso a dei fornitori locali).
→ Stimolare le imprese turistiche ad approvvigionarsi dalle imprese locali, che devono poter raggiungere le imprese turistiche
facilmente, essendo in grado di cambiare le loro linee aziendali laddove necessario. Per facilitare per es. Lo spostamento del
cibo dai produttori locali alle attività turistiche, mettere a disposizione camioncini refrigerati (rendendo affidabili i fornitori, e
facilitandone gli scambi)
2. Stimolare le piccole e medie imprese turistiche locali: supporto commerciale: servizi di formazione, di credito e di
business; assicurarsi che le licenze e i regolamenti non escludano i piccoli imprenditori; stabilire e monitorare un sistema di
“guide locali”; Fornire infrastrutture semplici per attirare piccole e medie imprese; facilitare le relazioni e l’affiancamento con il
settore privato; stimolare la domanda del mercato; creare eventi per attirare sia i turisti sia i fornitori locali di servizi;
Community based tourism vs micro-imprenditori: bisogna creare chiarezza. (Si basa e prevede il diretto coinvolgimento della
comunità, turismo che la mette al centro). → dando supporto alle piccole imprese così che con la formazione delle persone
stesse possano accedere al mercato turistico. (Raggiungendo un certo livello di standard, mettendo a norma, in regola le cose
rispondendo a determinati criteri, di cui magari non sono consi, quindi devono essere formati, in qualche modo il ruolo di
promuovere questa conoscenza la ha il governo centrale) e le guide turistiche devono contribuire a far comprendere alle
comunità locali le potenzialità del territorio.
3. Promuovere artigianato locale e lo shopping turistico: Aggiornare la qualità del prodotto, la fornitura e andare incontro
ai gusti del turista; Sviluppare un prodotto distintivo della località; creazione di luoghi designati alla vendita di prodotti
(mercati, vie dello shopping ecc..); assicurarsi che i turisti dispongano di informazioni, incentivi e capacità per spendere più a
livello locale.
4. Promuovere opportunità lavorative per le persone in condizioni di povertà: espandere il settore turistico e ampliare
l’occupazione; investire per migliorare la capacità di ospitare le persone non qualificate o semi-qualificate; aumentare il
numero di posti lavoro per la popolazione locale.
5. Facilitare partenariati a livello locale (multi-stakeholder destination partnership): i governi devono utilizzare la loro
autorevolezza per il coinvolgimento delle comunità locali; raccogliere i punti di vista di turisti e stakeholder; favorire la
manutenzione tra le parti e la condivisione delle informazioni.
6. Diversificazione della destinazione; Valutare le opzioni per la diversificazione dell’offerta (anche per destagionalizzare e
avere flussi turistici in periodi diversi); creare opportunità attraverso il turismo rurale e culturale (Turismo urbano, tour delle
città, ecc); concentrarsi su come le persone in condizione di povertà possano trarre vantaggi.
7. Utilizzare ruoli governativi per influenzare il comportamento del settore privato: utilizzare concessioni e investimenti
per incoraggiare azioni contro la povertà; altre leve: premi, certificazioni, comunicazione e iniziative locali.
→ altre iniziative promosse dal governo centrale potrebbero essere creare grandi resort (dove soggetti esterni vedono le
potenzialità di un territorio e lo costituiscono, quindi il gran resort non parte dalla comunità locale).
Oppure la comunità locale è essa stessa a fare turismo in 1^ persona. → Stimolare la nascita di imprese locali legate al turismo
che fa ospitalità potrebbe avviare un'iniziativa prevalentemente legata alla formazione, mettendo i soggetti della comunità
locale in un contesto con strumenti per fare un'attività di interesse, e attrattiva, per soggetti che arrivano dall'esterno.
→ Creare poi intorno all'impresa turistica un sistema di supporto, per esempio per conservare l'artigianato locale attraverso
fiere e attività.
Per questo migliorando il collegamento tra fornitori e imprese locali, migliorando le attività e strutture, preservando un
artigianato e rendendolo fruibile si parla di partnership.
8. Facilitare partnership di joint venture, settore privato e comunità
9. Altri modi indirizzare i flussi finanziari verso le comunità: condivisione delle entrate con le comunità locali (anche se
non si riesce del tutto a coinvolgerla, non facendola diventare essa stessa imprenditrice); facilitare le donazioni filantropiche.
10. Affrontare gli impatti culturali, sociali e fisici: gestire i compromessi sulle risorse locali (potrebbero esserci danni
ambientali, che devono essere gestiti prima che diventino un problema serio. Le risorse possono essere sia umane che
fisico-ambientali); ridurre al minimo la distribuzione, i danni ambientali e le divisioni culturali provocati dal turismo; stabilire
sistemi per prevenire il turismo sessuale e in particolare la prostituzione infantile; massimizzare il vantaggio locale proveniente
dallo sviluppo delle infrastrutture turistiche (es. Costruire un aeroporto che posso collegare con migliori strade etc, creando
anche collegamenti per altre tipologie di imprese in quel luogo).
11. Attuare politiche a favore delle categorie svantaggiate: coinvolgere i poveri nelle politiche e nella programmazione; le
decisioni politiche devono essere basate su evidenze strategiche
→ turismo non rispettoso, senza impatto + sulle categorie svantaggiate: es. Resort che assume personale senza considerare le
comunità locali, che andrebbero formate ma non vuole. Oppure il turismo sessuale molto legato ai paesi a basso reddito.
12. Scelte strategiche: bisogna comprendere a quali segmenti, mercati, investitori ci si rivolge: Targettizzare mercati e
segmenti specifici (non solo un tipo di turismo o turisti); investitori (stranieri e domestici, grandi e piccoli) nessuno deve essere
escluso, bisogna massimizzare i benefici derivanti da chi è interessato a investire nel paese.

11 Le politiche europee e italiane per il turismo sostenibile

11.1 Andamento del settore turistico e eventi di maggiore impatto degli ultimi anni
Dal 1995, il contributo diretto dell’industria dei viaggi e del turismo al PIL mondiale è aumentato dal 9,9% del 1995 al 10,3% del
2019. Un impatto significativo dell’industria dei viaggi del turismo è visibile anche sui livelli di occupazione. L’Europa è la
regione che contribuisce maggiormente all’industria globale dei viaggi del turismo.
A partire dal 2019,4 eventi particolarmente rilevanti anno scorso il panorama del turismo mondiale ed europeo:
European Green Deal
È un pacchetto di iniziative politiche lanciato dalla commissione nel dicembre 2019, che mira ad avviare la transizione verde
dell’Unione Europea, con l’obiettivo finale di raggiungere la neutralità climatica in più di 2050.
Bancarotta della Thomas Cook
Il 23 settembre 2019 la compagna di viaggio inglese Thomas Cook dichiarò fallimento, abbandonando se stessi circa 600.000
turisti che si trovavano in quel momento in viaggio e lontani da casa. L’impatto di questo evento è legato alle dimensioni
dell’azienda. Le perdite in termini di posti di lavoro e di ingressi sono state particolarmente drammatica e soprattutto per quei
paesi a basso reddito per i quali il turismo rappresentava una parte importante del PIL.
Problemi evidenziati: perdita di connettività aerea, particolarmente importante in località isolate come le piccole isole;
mancanza di liquidità di molte delle imprese e dei lavoratori autonomi colpiti e il drastico peggioramento dei loro bilanci;
perdita di posti di lavoro; significativa riduzione dei flussi di domanda turistica. la crisi della Thomas Cook ha risposto in modo
evidente il rischio che deriva da un’industria del turismo troppo poco differenziata.
Epidemia di Covid
La crisi causata dalla diffusione della pandemia di COVID-19 ha comportato una serie di limitazioni agli spostamenti che
hanno colpito duramente il settore del turismo, arrivando a ridurre del 98% gli arrivi di turisti internazionali nel maggio del
2020. E la perdita di posti di lavoro nel settore del turismo in Europa è stata drammatica, le ultime stime prevedono un
recupero dei valori prepandemici solo nel 2025. La diminuzione dei servizi aerei ha portato alla soppressione dei numerosi lutti,
lasciando alcune regioni in una situazione di inaccessibilità e disconnessione.ci si è dovuti confrontare con un’aumentata
sfiducia e paura rispetto ai viaggi, soprattutto internazionali.
Guerra Russo-Ucraina
Ha colpito l’industria turistica europea in quattro aree principali: perdita di turisti russi e ucraini, prima la Russia era l’11ª fonti
di turisti al mondo e l’Ucraina la 13ª; restrizioni alle compagnie aeree e all’uso dello spazio aereo, a causa delle sanzioni
imposte gli aerei russi sono stati banditi dallo spazio aereo dell’Unione Europea, del Regno Unito e degli Stati Uniti, mentre gli
aerei che volavano da ovest sono banditi dallo spazio aereo russo ed evitano l’Ucraina per paura di attacchi missilistici;
aumento del costo del carburante, i prezzi nel 2022 sono più alti dell’80% rispetto al 2021; prezzi dei generi alimentari più alti,
ciò ha un impatto diretto su alberghi e ristoranti, che si trovano a dover aumentare i costi ai clienti.
Per riuscire a mantenere un’idea aggiornata dei numeri del turismo nazionale ed internazionale è quindi fondamentale
familiarizzare con una serie di strumenti a disposizione del pubblico.

11.2 Alcune fonti di dati sul turismo


UNWTO
L’organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite mette a disposizione una serie di risorse relative al turismo e al
turismo sostenibile. Un dashboard interattivo consente di consultare i dati mondiali nella loro versione più aggiornata.
Eurostat
È l’ufficio statistico dell’Unione Europea e si dedica alla produzione di statistiche i dati relativi a tutti gli aspetti di interesse per
l’unione. Le statistiche Eurostat sul turismo sono costituite da due componenti principali: capacità e occupazione degli
esercizi turistici: i dati sulla capacità si riferiscono al numero di esercizi e al numero di posti letto, i dati sull’occupazione si
riferiscono al numero di arrivi negli esercizi ricettivi e al numero di notti trascorse; viaggi turistici: numero di turisti e di viaggi
turistici effettuati, sono disponibili suddivisi per le principali categorie del viaggio, nonché per le caratteristiche socio
demografiche dei turisti.
ETC: la European Travel Commission raccoglie e organizza i dati sul turismo europeo, riporta 30 e prospettive del settore e un
report complessivo annuale. È disponibile un Dashboard dove avere accesso ai dati più aggiornati.
ISTAT: l'Istituto nazionale di statistica raccoglie dati relativi a diverse indagini utili per approfondire la tematica del turismo,
rileva il numero e le caratteristiche dei viaggi effettuati per motivi di vacanza o per lavoro, la spesa sostenuta, i motivi.
ENIT: agenzia nazionale del turismo mette a disposizione degli utenti una biblioteca digitale, che ha l’obiettivo di raccogliere
materiali elaborati, suddiviso in quattro sezioni: capire il mercato; destinazioni turistiche sotto la lente; industria turistica:
tendenze i risultati; uno sguardo fuori dal turismo: idee da altri settori.
Osservatori: esistono a livello locale una serie di osservatori che si occupano di raccogliere i dati relativi flussi turistici,
elaborarli e condividerli con Istat.

11.3 Il framework attuale in Europa e in Italia


La promozione di un turismo sostenibile deve includere necessariamente anche misure volte a prevenire le situazioni di crisi. A
livello globale, il tema della sostenibilità nel turismo è stato inserito negli SDG. In Europa il raggiungimento di questi è stato
contestualizzato attraverso la definizione del Green Deal e le politiche promosse hanno l’obiettivo di aumentarne la
sostenibilità e la resilienza, contribuendo al conseguimento degli obiettivi di riduzione dell’impronta ecologica.
11.3.1 La risoluzione del Parlamento Europeo per il turismo sostenibile
Nel marzo 2021 il parlamento europeo ha approvato la “risoluzione sulla definizione di una strategia dell’Unione Europea per il
turismo sostenibile“, che riconosce l’importanza del settore del turismo quale propulsori di crescita sostenibile, occupazione e
coesione sociale nell’Unione Europea. Linea il ruolo di coordinamento tra gli Stati che l’Unione Europea deve giocare. Il
perseguimento di tali obiettivi è stato organizzato attraverso quattro aree principali di intervento:
1) Ricostruire: i piani di risposta all’impatto del COVID-19: tracciamento dei casi, adozione di app per la gestione delle
vaccinazioni, definizione dei blocchi alla mobilità, definizione dei criteri per viaggi a paesi non europei, necessità di recuperare
la fiducia dei viaggiatori europei, creazione di una certificazione dell’igiene dell’Unione Europea per le attività turistiche,
necessità di interventi economici.
2) Riorientare: la politica di governance nel quadro dell’unione: creare un nuovo modello di governance dedicato nello
specifico al turismo sostenibile e dedicarvi dei fondi specifici; coinvolgere i professionisti nell’elaborazione delle strategie
future; promuovere forme di turismo alternative.
3) Rafforzare: la transizione verso un turismo sostenibile, responsabile e intelligente: elaborazione di una tabella di marcia per
il turismo sostenibile che includa misure innovative volte a ridurre l’impronta climatica e ambientale del settore; focus sulla
necessità di lavorare sulla base di dati affidabili; definizione di una legge sui servizi digitali e una legge sui mercati digitali che
garantiscano condizioni di parità tra le imprese che operano online e offline in modo da evitare distorsioni del mercato;
aumentare gli investimenti per la transizione a sistemi che non utilizzino combustibili fossili; ideazione e messa in pratica di un
nuovo programma europeo di turismo inclusivo; promozione dello sviluppo sostenibile del turismo costiero e marittimo,
attraverso azioni normative e appoggio economico; integrazione dei soggetti locali.
4) Ripensare: pianificare il futuro del settore turistico: necessità di sostenere il settore turistico nell’attuazione dei principi
dell’economia circolare; offerta di prodotti climaticamente neutri; uso di energia pulita; uso ridotto di plastica monouso;
interventi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici; attivazione di processi di riciclaggio delle acque piovane e delle
acque reflue domestiche; definizione di un quadro europeo per la tutela dei lavoratori molto spesso stagionali precari;
diversificazione del prodotto turistico; creazione di un sistema europeo di garanzia dei viaggi; promozione di programmi di
alfabetizzazione in materia di innovazione digitale per i dirigenti di alto livello delle micro imprese.
La revisione dei progetti portati avanti grazie al supporto della comunità europea ha permesso di identificare alcuni elementi
che accomunano esperienze che hanno avuto gli impatti meno soddisfacenti. Si trattava di progetti isolati che avevano avuto
scarsa integrazione, sprovvisti di strategie e basati su una erronea identificazione delle reali necessità degli stakeholder del
territorio.
Alcune iniziative per la promozione del turismo in Europeo
Visit Europe: portale per la promozione dell’Europa come destinazione turistica. La missione e rafforzare lo sviluppo sostenibile
dell’Europa come destinazione turistica e aumentare la competitività.
Eden: concorso che premia quelle località turistiche minori che si distinguono per la loro sostenibilità. Ogni anno l’Unione
Europea propone un tema sul quale località possono organizzare la loro candidatura. Il vincitore viene riconosciuto come un
pioniere del turismo sostenibile e riceve un supporto esperto in comunicazione e branding per promuovere la propria
destinazione.
EUROVELO: rete di 17 itinerari ciclabili di lunga percorrenza che collegano e uniscono l’intero continente europeo. Obiettivi:
garantire l’implementazione di percorsi ciclabili di altissima qualità; comunicare l’esistenza di questi percorsi; incoraggiare i
cittadini europei a provare l’uso della bicicletta promuovendo il passaggio a spostamenti sogni e sostenibili.
COSME: è il programma per la competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese. Mira a supportare la creazione di
imprese, sostenendole nell’accesso ai finanziamenti e ai mercati. Promozione dei prodotti turistici tematici transnazionali,
facilitazione dei flussi turistici transnazionali dell’Unione Europea per gli anziani e i giovani nella bassa e media stagione e il
supporto della cooperazione tra il turismo e le industrie creative e di alta gamma.
DISCOVER EU: programma che si inserisce nel framework Erasmus che offre ai cittadini europei di diciott’anni un passo che
consente di viaggiare in tutta l’Unione Europea e i destinatari dell’azione hanno a disposizione anche degli sconti per visite
culturali, attività di apprendimento, sport, trasporti locali, alloggio, vitto.
11.3.2 Il Piano strategico di Sviluppo del Turismo
L’attuale piano strategico di sviluppo del turismo (PST) si organizza su quattro obiettivi generali: 1) innovare, specializzare e
integrare l’offerta nazionale, con un approccio coordinato nella definizione delle strategie; 2) accrescere la competitività,
digitalizzazione, miglioramento delle infrastrutture; 3) sviluppare un marketing efficace e innovativo che sia in grado di
rafforzare la posizione del brand Italia e diversificare la domanda e i mercati, migliorando le strategie di promozione online; 4)
realizzare una governance efficiente promuovendo una gestione integrata e attraverso l’attivo coinvolgimento degli
stakeholders e una migliore raccolta di dati.
Sono in corso i lavori per la stesura del piano strategico 2023-2027, che si fonderà su 5 pilastri: innovazione, sostenibilità,
qualità e sicurezza, formazione e governance.

12 La rilevazione della sostenibilità nel comparto turistico

12.1 Cosa sono gli indicatori e perchè si usano


Un indicatore è uno strumento in grado di: quantificare e di fornire, in forma sintetica, informazioni su un problema
complesso e di significato ampio; fornire informazioni sulle variazioni che avvengono in un determinato sistema
rendendo visibile un andamento non immediatamente percepibile.
es. indicatore non in ambito turistico → problem: febbre: effetto misurabile di una causa (malessere) che può essere anche
complesso, e l'indicatore del problema è la temperatura corporea
Definito come “misura sintetica, in genere espressa in forma quantitativa, coincidente con una variabile o composta da più
variabili, in grado di riassumere l’andamento del fenomeno cui è riferito“. Grazie alla definizione operativa passiamo da un
concetto generale ad un fenomeno osservabile. I vantaggi sono: un concetto diviene applicabile universalmente ed è possibile
realizzare i confronti sia tra diversi casi che tra passato e presente; con riferimenti ad aspetti concreti promuove fiducia
nell’informazione che viene fornita e appare immediatamente più comprensibile e basata su dati reali; facilita la presa di
coscienza collettiva.
Possiamo descrivere un buon indicatore come uno strumento valido, in grado di misurare effettivamente ciò che si intende
misurare; tempestivo, in grado di fornire le informazioni di interesse in tempo utile; di facile comprensione ed economico.
Sono state proposte numerose forme di suddividere i categorizzare gli indicatori di sostenibilità per il turismo. Si possono
individuare indicatori generali, ovvero in grado di fornire informazioni di base rilevanti per qualunque contesto in specifici,
legati all’assestment di dati e problemi di particolare rilevanza per le realtà determinate.
Dalla pubblicazione dei Global Sustainable Tourism Criteria, i criteri sono stati aggiornati più di una volta, ma la loro
struttura rimane costante e organizzata intorno a quattro tematiche principali: management e sostenibile, impatti socio
economici, impatti culturali e impatti ambientali.
I criteri GSTC sono direttamente relazionate con uno o più SDG e indicano solo cosa si dovrebbe fare, non come farlo o se
l’obiettivo è stato raggiunto. Per questo sono affiancati da materiali aggiuntivi, che includono degli indicatori di performance.
I criteri e i relativi indicatori sono declinati in base all’oggetto di valutazione: esistono tre set di criteri e indicatori, due
dedicati alle aziende e uno dedicato alle destinazioni turistiche.

12.2 Valutazione a livello di impresa


12.2.1 La Corporate Social Responsability
Strumento adottato dalle imprese per gestire la promozione della sostenibilità a livello di azienda, ovvero “l’integrazione
volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con i
vari portatori di interessi”; concretizza la spinta al cambiamento. E’ un approccio che supera la visione unidimensionale della
produzione del valore e sviluppo il perseguimento del valore condiviso attraverso la ridefinizione dei mercati della produttività
nella catena del valore o attraverso la promozione di sviluppo a livello locale.
La nuova direttiva sulla comunicazione societaria sulla disponibilità introduce obblighi di trasparenza più dettagliate
sull’impatto delle imprese sull’ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali. Lo strumento che verrà utilizzato per il
reporting di sostenibilità è in elaborazione e la prima bozza è strutturata in tre macro aree, che includono una serie di
sottoscale e: ambiente (cambiamento climatico, inquinamento, acque risorse marine, biodiversità ed ecosistemi, uso delle
risorse e economia circolare), sociale (propria forza lavoro, lavoratori della value chain, comunità coinvolte, consumerà and
end-users), governance (business conduct).
12.2.2 Report di sostenibilità-autocertificazioni: GRI standard
Il Global Reporting Initiative è un ente internazionale nato nel 1997 negli Stati Uniti d’America, con il fine di definire gli
standard di rendicontazione della performance di sostenibilità di organizzazioni di qualunque dimensione, appartenenti a
qualsiasi settore e paese del mondo. Il GRI standard identifica gli aspetti dell’attività che hanno infatti più significativi sugli
stakeholder. Le aziende che scelgono di realizzare un report di sostenibilità hanno quindi a disposizione uno strumento gratuito
e ampiamente riconosciuto.
12.2.3 Certificazioni:
ESG
Environmental, Social and corporate Governance è un framework utilizzato per valutare quando un’azienda persegue obiettivi
di tutela ambientale e sociale che vanno oltre la ricerca esclusiva della massimizzazione dei profitti per i suoi azionisti. L’idea di
fondo è quella di promuovere gli investimenti di capitali in progetti il cui impiego verso obiettivi di sostenibilità ambientale e
sociale sia dimostrato di certificato.le dimensioni valutati sono: impatti ambientali delle attività dell’azienda, ricadute sociali e
coerenza delle policy aziendali rispetto agli obiettivi dichiarati. I criteri presi in considerazione dagli investitori per effettuare le
loro valutazioni sono: uso di energia rinnovabile, programma di gestione dei rifiuti e azioni in merito ai problemi del
cambiamento climatico; relazioni dell’azienda con i propri stakeholders e dipendenti; presenza o assenza di processi interni a
supporto degli obiettivi di responsabilità sociale e ambientale perseguiti.
Nel corso degli anni si è consolidato un sistema di certificazione dei parametri ESG piuttosto esteso, con la nascita di
numerose agenzie di rating ESG i provider di informazioni in risposta alle richieste degli investitori socialmente responsabili
che intendono investire in azienda e sostenibili.
I fautori degli investimenti sostenibili sono inevitabilmente spinti anche da fattori etici e valoriali, ma sempre più evidenti
mostrano che, nel lungo termine, gli investimenti ESG si dimostrano più affidabili e meno sensibili ad eventi critici nel
panorama mondiale.
ISO 14000
L’obiettivo dell'Organizzazione internazionale per la standardizzazione è promuovere lo sviluppo di standard
adottabili a livello internazionale, per la certificazione della qualità delle attività industriali e della produzione di
servizi. ISO 14000 è la famiglia delle norme tecniche relative alla gestione ambientale di un’organizzazione.
L’obiettivo è diffondere l’adozione, da parte delle imprese, di un sistema di gestione ambientale (SGA)
standardizzato che valutasse le procedure e i processi per la formazione del personale, il monitoraggio, la sintesi e la
comunicazione di informazioni agli stakeholder. La prima norma emessa, la 14.001 definisce i requisiti per la
creazione di un SGA suddivisi in sei categorie: i requisiti generali, politiche ambientali, pianificazione, attuazione e
funzionamento, verifica, azioni correttive e gestione. Nel corso degli anni sono nati altri standard all’interno della
famiglia 14.000. per ottenere la certificazione ISO Le aziende devono rivolgersi a enti accreditati.
- È inoltre importante notare come la certificazione ISO 14.001 non attesti una particolare prestazione ambientale, né
tantomeno dimostri un particolarmente basso impatto, ma piuttosto stia a dimostrare che l'organizzazione certificata ha un
sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività, e ne ricerchi
sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile. (è un sistema di gestione, non misuro
gli impatti finali che uno ha, ma indico la gestione dell’azienda/organizzazione di un sistema adeguato a tenere sotto
controllo/si sta muovendo nella direzione di riduzione di impatti senza misurare gli impatti. Ma perché? è pensato per tutte le
aziende., e mirano a introdurre cambiamenti di comportamenti, per andare in una gestione centrale nella riduzione degli
impatti ambientali, senza vedere le azioni specifiche per ridurli ma per instaurare una cultura, una presa di coscienza e che si
certifichi appunto un processo in atto per il miglioramento e la riduzione)
EMAS
Eco-Management and Audit Scheme consente alle imprese e ad altre organizzazioni di valutare, presentare e migliorare le
proprie prestazioni ambientali. Le organizzazioni devono sottoporre il proprio SGA ad una valutazione di conformità da parte
di un verificatore accreditato. I requisiti comprendono: conformità legale a tutta la legislazione ambientale; miglioramento
continuo delle prestazioni ambientali; verifica delle prestazioni; pubblicazione dei principali dati, ovvero la dichiarazione
ambientale. Ha integrato gli standard ISO 14.000 come passaggi riconosciuti per ottenere la certificazione.
Il Programma Comunitario di Azione per l'ambiente → obiettivi della politica ambientale dell'UE per i prossimi anni: è
l'educazione dei consumatori che, attraverso una accessibile e corretta informazione in materia di ambiente, potranno
scegliere i prodotti più ecologici, orientando così il mercato e migliorare, nel contempo, la qualità della vita. Il programma
indica come strumenti idonei nell'attuare la politica, tra cui i Regolamenti ad attuazione volontaria, ovvero gli EMAS, e la
certificazione ECOLABEL. Scopo prioritario dell’EMAS è contribuire alla realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile,
ponendo in rilievo il ruolo e le responsabilità delle imprese.
La Dichiarazione Ambientale deve contenere: una descrizione chiara e priva di ambiguità dell’organizzazione che chiede la
registrazione EMAS e una sintesi delle sue attività e dei suoi prodotti e servizi, nonché delle sue relazioni con le eventuali
organizzazioni capogruppo; la politica ambientale dell’organizzazione; una descrizione di tutti gli aspetti ambientali
significativi, diretti e indiretti, che determinano impatti ambientali significativi dell’organizzazione ed una spiegazione della
natura degli impatti connessi a tali aspetti; una descrizione degli obiettivi e target ambientali; una sintesi dei dati disponibili
sulle prestazioni dell’organizzazione; il nome e il numero di accreditamento del verificatore ambientale e la data di convalida.
Le organizzazioni registrate EMAS possono utilizzare un apposito logo, secondo le procedure ed i requisiti di utilizzo stabiliti dal
regolamento comunitario. La registrazione EMAS è valida per tre anni scaduti i quali è necessario procedere al suo rinnovo.
Differenze tra ISO 14.001 ed EMAS
I due sistemi presentano molte analogie, ma anche qualche differenza sostanziale. La certificazione ISO 14001 ha valenza
mondiale mentre la registrazione EMAS è valida all’interno dell’Unione Europea, ma vi sono molte organizzazioni internazionali
che ne stanno riconoscendo la validità come standard anche per l’affidabilità del sistema in base al quale tale registrazione
viene rilasciata.
Inoltre, la registrazione EMAS è rilasciata da un organismo pubblico presente in ogni stato membro ed inserita nell’albo
europeo delle organizzazioni registrate EMAS. La certificazione ISO 14001 è di tipo privatistico.
Infine, la procedura EMAS prevede la redazione obbligatoria della Dichiarazione Ambientale pubblica che invece non è
prevista dalle norme ISO 14001.
ECOLABEL
Costituisce il marchio ufficiale europeo di qualità ecologica, che segnala i prodotti o i servizi con minor impatto ambientale.
Nel settore turistico può essere rilasciato a tutte le tipologie di strutture ricettive, dall’albergo a 7 stelle al B&B, compresi i rifugi
di montagna, gli ostelli per la gioventù, le case rurali e i campeggi. Per ottenere il marchio Ecolabel le strutture ricettive devono
soddisfare una serie di criteri organizzati in cinque sezioni: energia, acqua, detersivi e disinfettanti, altri servizi, gestione
generale.

12.3 Valutazione a livello di sistema territoriale


Si analizza la sostenibilità del comparto turistico a livello di unità territoriale.è possibile valutare: la portata sociale di un
determinato territorio; la portata fisica, ovvero il numero di turisti che è una località può accogliere; la portata turistico sociale,
che fa riferimento alla soddisfazione del turista. Gli indicatori per elaborare analisi e valutazione dell’impatto del settore
turistico comprendono: 1) offerta: numero dei posti letto, densità degli esercizi ricettivi, alberghieri ed extra alberghiere; indice
qualità delle strutture alberghiere; tasso di utilizzo dei letti. 2) domanda: presenze totali/abitanti; presenze totali di clienti
stranieri e italiani; tasso di occupazione dei posti letto; permanenza media negli esercizi ricettivi alberghieri ed extralberghieri.
3) indicatori descrittivi: numero di persone che hanno svolto un viaggio per vacanza o lavoro, che hanno svolto una vacanza
breve o lunga.
Ci sono però strumenti che forniscono una valutazione sintetica ma più completa delle caratteristiche di una zona:
12.3.1 Capacità di carico turistico
Un turismo sostenibile è tale se l’attività contribuisce alla conservazione ed alla valorizzazione dell’ambiente stesso:
Gli impatti negativi sull’ambiente sia naturale, sia socio-culturale, devono essere minimizzati e la protezione dell’ecosistema
deve essere supportata dal reinvestimento in loco di parte dei redditi derivanti dal turismo.
Il rischio di un afflusso incontrollato di turisti può tradursi nel superamento di una soglia limite capace di minare gli equilibri
territoriali specialmente riflettendosi negativamente sulla qualità della vita della popolazione residente e sulla crescita degli
investimenti pubblici a livelli proibitivi capaci di minarne gli assetti finanziari.
Uno strumento per misurare l’equilibrio tra sviluppo turistico e conservazione dell’ambiente in campo turistico è il concetto di
capacità di carico.
→ Dunque la capacità di carico, è un indicatore aggregato presente, in territorio già maturi/integrati che hanno già una
strategia/pianificazione, con rete di operatori turistici orientati alla sostenibilità, (detta anche capacità portante o capacità di
accoglienza), fa riferimento al numero massimo di turisti che un sistema locale di offerta turistica può ospitare prima di
mettere in crisi qualcuno dei servizi o delle strutture essenziali.
→ capacità di accoglienza, metodologia che ha a che fare con la portata fisica che oggi vediamo.
Esistono innumerevoli formule e proposte per il calcolo della capacità di carico turistico dei luoghi. Una formula relativamente
semplice e fruibile e per valutare la capacità di accoglienza di un’area turistica dai confini chiaramente determinati: capacità
di accoglienza= area usata dai turisti/spazio medio individuale disponibile.
12.3.2 Indice di reputazione turistica delle regioni italiane
È un indicatore per fornire indicazioni sul livello di web reputation delle regioni italiane.i dati utilizzati per valutare gli aspetti:
appeal dei portali turistici; posizionamento online della regione; popolarità della destinazione; valutazione del sistema ricettivo
della regione. I punteggi ottenuti permettono di stilare una classifica complessiva.
12.3.3 European Tourism Indicators System - ETIS
È un sistema di indicatori adatto a tutte le destinazioni e ha l'obiettivo di facilitare e favorire la pianificazione turistica. È
composto da uno strumento di gestione, un sistema di monitoraggio e uno strumento di formazione. Gli strumenti sono resi
disponibili attraverso un toolkit ETIS, che fornisce le linee guida e le spiegazioni su quali siano gli indicatori principali e
supplementari e su come utilizzarli. I documenti elettronici di supporto sono costituiti dal profilo della destinazione, dalle
schede tecniche, dal glossario, dai sondaggi e da un modello di lettera di invito.
Il Sistema si compone di 27 indicatori principali (e 40 opzionali, su base volontaria e separatamente: una destinazione può
scegliere di decidere di usarne alcuni e non altri), suddivisi in diverse sezioni e secondo vari criteri come ad esempio:
1. La gestione della destinazione:
a. secondo il criterio della politica pubblica per un turismo sostenibile: percentuale della destinazione con una strategia/piano
d'azione per un turismo sostenibile e con un dispositivo concordato di monitoraggio, controllo dello sviluppo e valutazione;
b. secondo il criterio della gestione del turismo sostenibile nelle imprese turistiche: percentuale delle imprese/strutture
turistiche nella destinazione che utilizzano una certificazione volontaria verificata o un marchio per misure inerenti
all'ambiente, alla qualità, alla sostenibilità o alla responsabilità sociale delle imprese (RSI);
2. Il valore economico:
a. secondo il criterio del flusso turistico (volume e valore) nella destinazione: numero di pernottamenti turistici al mese;
b. secondo il criterio della quantità e della qualità dell'occupazione: occupazione diretta nel turismo come percentuale
dell'occupazione totale;
c. secondo il criterio della catena di distribuzione del turismo: percentuale delle imprese turistiche che si adoperano
attivamente nell'acquisto di prodotti e servizi locali, sostenibili e del commercio equo.
3. L'impatto sociale e culturale:
a. secondo il criterio della parità tra i sessi: percentuale di uomini e donne occupati nel turismo;
b. secondo il criterio dell'uguaglianza e dell'accessibilità: percentuale di strutture turistiche commerciali che dispongono di
camere accessibili alle persone con disabilità;
c. secondo il criterio della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, dell'identità e delle risorse locali: percentuale della
destinazione che adotta una politica o un piano di tutela del patrimonio culturale.
4. L'impatto ambientale:
a. secondo il criterio della riduzione dell'impatto dei trasporti: percentuale dei turisti e degli escursionisti che utilizzano vari
mezzi di trasporto per raggiungere la destinazione (pubblici o privati e di che tipo);
b. secondo il criterio del cambiamento climatico: percentuale delle imprese turistiche che partecipano a programmi per la
mitigazione del cambiamento climatico, quali la compensazione di CO2 o i sistemi a basso consumo energetico, e che
mettono in atto risposte ed azioni di adattamento.
Il Sistema può essere un utile strumento per monitorare i risultati di una destinazione e prendere le decisioni più opportune a
livello gestionale, nonché per influenzare scelte politiche adeguate. Esso è stato ideato come strumento utilizzabile da qualsiasi
destinazione, è per questo molto flessibile e non rende necessaria una formazione specifica. Può essere infatti ampliato o
ristretto per rispondere alle esigenze di una data destinazione, all’interesse degli attori locali e ai problemi di sostenibilità
specifici della destinazione. Il principio di base sul quale si fonda il Sistema di indicatori è la condivisione della responsabilità,
della titolarità e delle decisioni riguardanti una destinazione. Un potente mezzo per condurre una gestione efficace delle
destinazioni è affidare a un gruppo il compito di riunirsi e collaborare per raccogliere e comunicare informazioni. (Aiuta quindi
gli attori a capire a che punto sono, e li aiuta a prendere decisioni per aspetti non ancora totalmente raggiunti, quindi il toolkit
era visto come strumento di autoapprendimento, perché gli attori possono fare un’analisi della destinazione dal punto di vista
della sostenibilità. Domandandosi in termine di destinazione turistica: quanto presto attenzione alle questioni ambientali e alla
sostenibilità? all’inquinamento? alle questioni di genere? quali sono i livelli di salari dei miei dipendenti? fare quindi un quadro
generale e decidere poi dove ci sono debolezze e aspetti su cui intervenire, quindi strumento di condivisione della
responsabilità della titolarità e delle decisioni, permette appunto di prendere decisioni, e i diversi attori dovevano proprio
partire da un’analisi delle caratteristiche del territorio comprendere le carenze, e lavorare su quegli aspetti per migliorare il
territorio).
12.3.4 CETS
È la carta europea del turismo sostenibile, è uno strumento metodologico ed una certificazione che permette una migliore
gestione delle aree protette per lo sviluppo del turismo sostenibile. Un metodo di governance partecipata per promuovere il
turismo sostenibile nelle aree protette. Questo implica svolgere allo stesso tempo azioni di tutela del patrimonio naturale e
culturale e di continuo miglioramento della gestione del turismo nell’area protetta a favore dell’ambiente, della popolazione
locale, delle imprese e dei visitatori. L’elemento centrale è la collaborazione tra tutte le parti interessate. I cinque principi
fondanti scritti dai partecipanti sono: dare priorità alla conservazione; contribuire allo sviluppo sostenibile; coinvolgere tutti i
soggetti interessati; pianificare efficacemente il turismo sostenibile; perseguire un miglioramento continuo.
La carta si sviluppa in tre fasi. 1 per ottenere la carta, l’area protetta deve: presentare la candidatura, intraprendere un
processo di formazione, creare e gestire dei forum, realizzare un’analisi partecipativa del mercato, delle strategie e
dell’impatto; elaborare un documento finale di strategia e del piano d’azione; ottenere la valutazione positiva da Europarc
Federation sul piano d’azione e quindi il diploma della carta europea per il turismo sostenibile nelle aree protette.
Una volta ottenuto il riconoscimento, l’area protetta deve mettere in pratica il piano d’azione.
Le aree protette che hanno tenuto la carta possono decidere di implementare le fasi 2 e 3 della carta, andando aldilà del
semplice coinvolgimento delle imprese turistiche, ma permettendo loro di ricevere riconoscimenti individuali come firmatari
della carta.

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