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L’educazione civica è una materia di tipo trasversale che comprende la conoscenza e la comprensione delle
strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società.
Le linee guida dei contenuti dell’educazione civica si possono raggruppare in 3 macro categorie:
Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio:
l'Agenda 2030 dell‘ONU ha fissato i 17 obiettivi da perseguire entro il 2030 a salvaguardia della
convivenza e dello sviluppo sostenibile.
Come insegnare l'educazione civica nelle scuole? FONDACA ha messo appunto un contenitore di
attività molto utili per insegnare l’educazione civica in maniera pratica e partecipativa.
La scatola degli oggetti della cittadinanza: il tema di questa attività è “la cittadinanza nella vita
quotidiana”. Quello che occorre è una scatola e degli oggetti (veri o rappresentati) di vita
quotidiana collegabili ai temi della cittadinanza. Questi oggetti possono essere ad esempio: il
passaporto (per il tema dell’appartenenza), la tessera elettorale (partecipazione e appartenenza
alla società), volantini di associazioni del territorio (cittadinanza attiva) etc. Come si procede? Gli
alunni sceglieranno uno degli oggetti della scatola che pensano possa associarsi a un elemento
della cittadinanza attiva e quando tutti avranno scelto dovranno motivare la loro scelta. Il docente,
alla fine dell’attività, dovrà dichiarare che in realtà tutti gli oggetti della scatola fanno parte della
cittadinanza e spiegarli uno ad uno. Questo tipo di attività, con un po’ di impegno in anticipo, può
essere immaginato anche online attraverso, ad esempio, l’applicazione Padlet, nella quale il
docente può inserire preventivamente le immagini dei determinati oggetti e gli studenti possono
segnarsi quello scelto e proseguire poi con l’attività.
Alla scoperta del quartiere: lo scopo di questa attività è quello di affrontare i temi
dell’appartenenza e dell’identità. L’obiettivo è quello di riscoprire il proprio territorio dal punto di
vista della cittadinanza attiva. Come fare? Innanzitutto si può scegliere insieme il quartiere che si
vorrà visitare. Dopodiché il docente distribuirà una griglia di osservazione, precedentemente
creata, nella quale gli studenti possono appuntare alcuni luoghi di cui vorranno discutere in aula al
rientro; ad esempio murales, statue, sedi di associazioni, barriere architettoniche etc. L’attività si
chiude appunto in aula con una discussione su ciò che gli alunni hanno individuato e sulla
connessione di questi luoghi con i temi della cittadinanza attiva.
Le carte della Costituzione: l’obiettivo è quello di associare momenti della vita reale agli articoli
della Costituzione individuati in precedenza dal docente. Ci serviranno quindi due mazzi di cards; sul
primo mazzo verranno scritti gli articoli, sul secondo delle immagini di vita quotidiana. L’obiettivo è
quello di associare i due mazzi. Anche questa attività è possibile farla sullo strumento Padlet
inserendo le card scritte e le immagini e dividendo gli alunni in gruppi di lavoro su un numero
predefinito di articoli da associare.
Nel documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, viene ben delineato l’apporto che le singole
discipline possono
fornire per la costruzione degli strumenti culturali e lo sviluppo delle competenze chiave:
• Le lingue per la comunicazione e la costruzione delle conoscenze, per lo sviluppo delle competenze della
comunicazione nella madrelingua, plurilingue e interculturale, per l’inclusione sociale e la partecipazione
democratica. Viene quindi auspicata l’introduzione graduale della metodologia CLIL in tutti i gradi e ordini
di scuola.
• Gli ambiti della storia e della geografia, per la valorizzazione dell’identità e l’educazione al patrimonio
culturale e alla cittadinanza attiva, per una prima comprensione del mondo, Lo studio della storia,
attraverso “quadri di civiltà”, permette di indagare come l’umanità, nel tempo e nello spazio, ha affrontato
e risolto i problemi di convivenza, di organizzazione sociale, di approvvigionamento delle risorse, di difesa,
la geografia per mettere in relazione temi economici, giuridici, antropologici, scientifici e ambientali.
• Il pensiero matematico, per spiegare fenomeni, tendenze naturali e sociali (statistica), per stimolare la
capacità di argomentare, di confrontarsi, di negoziare e costruire significati, di aprirsi a soluzioni
temporanee con nuove aperture nella costruzione di conoscenze personali e collettive.
• Il pensiero computazionale per acquisire la capacità di risolvere problemi, pianificando strategie (analisi,
scomposizione, pianificazione), e di agire consapevolmente.
• Il pensiero scientifico, per la capacità di leggere la realtà in modo razionale e critico, senza pregiudizi,
dogmatismi e false credenze.
• Le Arti per la cittadinanza, per la valorizzazione delle capacità creative, estetiche ed espressive, la
fruizione consapevole dei beni artistici, ambientali e culturali, il riconoscimento del loro valore per l’identità
sociale e culturale, la comprensione della necessità della salvaguardia e della tutela a partire dal territorio
di appartenenza, lo sviluppo di relazioni interculturali basate sulla comunicazione, la conoscenza e il
confronto fra culture diverse.
Cittadinanza attiva Il coinvolgimento attivo dei cittadini che produce benefici per le comunità di
riferimento e le azioni di facilitazione che le comunità compiono per rendere tale il
diritto alla cittadinanza attiva (active citizenship).
Valori civici e Le fondamentali convinzioni etiche e morali degli individui riguardo alle
di cittadinanza
alle proprie comunità civiche e al loro ruolo di cittadini dentro le stesse.
Sviluppo sostenibile Un’idea di sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza
compromettere quelli delle generazioni future. I fattori caratterizzanti tale sviluppo
comprendono la tutela ambientale, la crescita eco-
Rispetto Tutte le persone hanno un valore in quanto esseri umani e quindi sono degne di
rispetto.
Diritti umani Diritti morali inalienabili (libertà individuale, diritto alla vita,diritto di voto…), definiti
in base al contenuto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni
Unite (1948).
Bene comune L’azione civica personale e della comunità hanno come obiettivo primario quello di
promuovere condizioni vantaggiose per tutti i membri della stessa.
Educazione alla Espressione già presente nel DDL Gonella del 1951 e riproposta nella L. 53/2003
convivenza civile (Moratti). Il civile, quale orizzonte dei diritti umani, è un ambito più ampio dello
statale e del legale ed ha a che fare con l’etica e con la buona educazione. Nelle
Indicazioni nazionali (2012), tale materia è stata articolata in sei educazioni, con
due polarità: una di tipo oggettivo- istituzionale (cittadinanza, sicurezza stradale,
ambiente) e una di tipo soggettivo esistenziale (salute, alimentazione, affettività e
sessualità). Si tratta di tematiche trasversali, che vanno esplicitamente affrontate e
valutate, non però come materie a sé stanti.
ORIENTAMENTO LAVORO
Il Jobs act è una riforma complessiva del mercato del Lavoro in Italia nata
con il governo Renzi.
Lo scopo principale della riforma era di ridurre la profonda
segmentazione per tipologie contrattuali del mercato del lavoro,
intervenendo con l’abolizione di varie forme contrattuali precarie, che
interessavano soprattutto i giovani, e dividendo il mercato del lavoro in
due tipologie di lavoro, il lavoro dipendente e il lavoro autonomo
eliminando così le zone grigie cd di parasubordinazione.
Prima di iniziare, chiariamo subito una questione linguistica: che differenza c’è tra stage e tirocinio?
Nessuna: stage è il termine francese che corrisponde all’italiano tirocinio.
Stage e tirocinio sono di fatto sinonimi (e infatti il tirocinante viene spesso chiamato anche
stagista o stagiaire).
Ecco la definizione di tirocinio che ci viene data dall’Europa: “un periodo di pratica lavorativa di durata
limitata, retribuito o no, con una componente di apprendimento e formazione, il cui obiettivo è
l'acquisizione di un'esperienza pratica e professionale finalizzata a migliorare l'occupabilità e facilitare la
transizione verso un'occupazione regolare” (Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea su un
Quadro di qualità per i tirocini, 10 marzo 2014).
Allargando un po’ il discorso, possiamo dire che lo stage è un’esperienza formativa che si svolge in un
ambiente di lavoro – un periodo di training on the job – che ti consente di:
avere un contatto diretto con il mondo del lavoro, conoscendone dall’interno le dinamiche e gli
aspetti organizzativi
acquisire quelle competenze trasversali – soft skills – che sono fondamentali per riuscire nel lavoro
Ecco quindi la prima regola (valida sia per l’Italia sia per l’Europa) da ricordare quando si cerca uno stage: gli
obiettivi formativi e le attività che andrai a svolgere devono essere qualitativamente validi e
adeguatamente definiti.
Sia in Italia che in (quasi) tutti gli altri Paesi europei, esistono due macro-tipologie di stage: lo stage
curriculare e quello extracurriculare.
Lo stage curriculare si svolge nell’ambito del percorso di studi ed è funzionale al conseguimento del titolo
di studio (in alcuni casi è obbligatorio); il tirocinio curriculare serve sostanzialmente ad applicare in un
contesto di lavoro le conoscenze acquisite in aula.
Lo stage extracurriculare si svolge al di fuori del percorso di studi e ha lo scopo di consentire l’acquisizione
di competenze professionali in vista di un inserimento nel mercato del lavoro.
Esiste poi una terza categoria di tirocini, ovvero i tirocini professionali per l’accesso alle professioni
regolamentate. Si tratta di periodi di pratica professionale obbligatori, necessari per accedere a
determinate professioni (medico, architetto, avvocato ecc.).
Era il 2015, e la legge 107 (La buona Scuola) introduceva l’Alternanza scuola-lavoro (PCTO):
una modalità didattica innovativa alternativa, propedeutica ad avvicinare gli studenti delle
scuole superiori al mondo del lavoro.
Ma cos’è l’Alternanza scuola lavoro?
Tra prime responsabilità, incarichi, monitoraggi e correzioni, l’Alternanza è entrata a far parte
del lessico degli studenti e delle attività da portare a termine durante il ciclo di studi, che – non
sempre soddisfatti – hanno iniziato a prendere parte a quella che, per la quasi totalità di loro, è
la prima esperienza lavorativa.
In questo articolo intendiamo sciogliere alcuni nodi che circondano l’argomento, come la
disciplina, la durata, la natura dell’obbligo e la valutazione. Siete pronti? Partiamo!
La disciplina e la durata
La disciplina dell’alternanza scuola lavoro è regolata dagli articoli 33 e 43 della legge
107/2015. L’articolo 33, in particolare, norma la durata diversa per i licei rispetto agli istituti
dedicati all’istruzione professionale o tecnica dato che questi ultimi sono più orientati all’entrata
diretta nel mondo del lavoro.
Quante ore di Alternanza sono obbligatorie? La durata del “rapporto”, se così lo si vuole
definire, varia in questo modo: almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali, e
almeno 200 ore per i licei. Le attività di alternanza possono essere svolte durante la
sospensione delle attività didattiche e all’estero, nonché con modalità pattuite dall’ente di
destinazione.
Obbligatoria: sì, ma per quali studenti?
Per tutti gli studenti regolarmente iscritti ad un liceo o ad un istituto
tecnico professionale, che sia agrario o istituto alberghiero, che stiano frequentando la terza,
la quarta o la quinta.
È parte integrante dei vari percorsi didattico, i gli studenti devono essere adeguatamente
informati sul progetto, sulle finalità educative e formative dello stesso, ed essere inseriti in un
ambiente favorevole all’apprendimento.
Il monitoraggio dell’attività è di competenza della Commissione per l’alternanza scuola-lavoro,
posta all’interno di ciascun Ufficio Scolastico Regionale: esso resta in carica due anni, e ha il
compito di vigilare la corretta applicazione delle norme da ambo le parti.
Come si svolge l’alternanza scuola lavoro
I momenti dell’alternanza sono questi: il primo include la scelta del percorso formativo (la lista
completa degli enti e aziende si trova nel Registro nazionale delle imprese), l’incontro con le
aziende, lo svolgimento dell’attività, la firma del patto formativo e la valutazione
finale delle competenze acquisite.
Tutte le fasi sono importanti, ma c’è un momento che merita un particolare riguardo, ovvero
l’incontro tra lo studente e il tutor scolastico per stabilire che tipo di percorso intraprendere,
sulla base delle attitudini e ambizioni dello studente.
Al tutor scolastico si affiancherà poi, all’interno dell’azienda, il tutor esterno: si tratta della
figura che lo studente riceverà in affiancamento durante il periodo di alternanza, e che avrà il
compito di assisterlo, guidarlo e monitorarlo.
La valutazione delle competenze
Si tratta del momento conclusivo, e sigla i traguardi completati dal giovane nel suo percorso
in azienda; terminato il progetto, la scuola e la struttura ospitante – dopo un confronto –
firmeranno un Certificato delle competenze, che include ciò che lo studente ha concluso
durante l’Alternanza.
Tale valutazione include:
descrizione delle competenze e degli obiettivi attesi al termine del percorso;