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CHE COS’È L’EDUCAZIONE CIVICA

Partiamo dal significato di educazione civica. La legge 20 agosto 2019, n. 92 “Introduzione


dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” nella scuola primaria e secondaria stabilisce come
l’educazione civica sia una materia curriculare e ne definisce la messa in pratica per le scuole e gli
argomenti connessi.

L’educazione civica è una materia di tipo trasversale che comprende la conoscenza e la comprensione delle
strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società.

Il curricolo è di 33 ore annue e viene valutato come una disciplina a sé stante.

QUALI SONO LE LINEE GUIDA DELL’EDUCAZIONE CIVICA

Le linee guida dei contenuti dell’educazione civica si possono raggruppare in 3 macro categorie:

 Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà: la conoscenza, la riflessione


sui significati, la pratica quotidiana del dettato costituzionale rappresentano il primo e
fondamentale aspetto da trattare.

 Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio:
l'Agenda 2030 dell‘ONU ha fissato i 17 obiettivi da perseguire entro il 2030 a salvaguardia della
convivenza e dello sviluppo sostenibile.

 Cittadinanza digitale: la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente


dei mezzi di comunicazione virtuali.

3 ATTIVITÀ PER L’INSEGNAMENTO DELL’EDUCAZIONE CIVICA PER LA SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA

Come insegnare l'educazione civica nelle scuole? FONDACA ha messo appunto un contenitore di
attività molto utili per insegnare l’educazione civica in maniera pratica e partecipativa.

Lo scopo è quello di approfondire da un punto di vista contenutistico la materia, accrescere le competenze


civiche, ma soprattutto favorire un atteggiamento critico al fine di rendere gli studenti e le studentesse
capaci di approfondire e prendere una posizione su diversi temi in maniera consapevole.

 La scatola degli oggetti della cittadinanza: il tema di questa attività è “la cittadinanza nella vita
quotidiana”. Quello che occorre è una scatola e degli oggetti (veri o rappresentati) di vita
quotidiana collegabili ai temi della cittadinanza. Questi oggetti possono essere ad esempio: il
passaporto (per il tema dell’appartenenza), la tessera elettorale (partecipazione e appartenenza
alla società), volantini di associazioni del territorio (cittadinanza attiva) etc. Come si procede? Gli
alunni sceglieranno uno degli oggetti della scatola che pensano possa associarsi a un elemento
della cittadinanza attiva e quando tutti avranno scelto dovranno motivare la loro scelta. Il docente,
alla fine dell’attività, dovrà dichiarare che in realtà tutti gli oggetti della scatola fanno parte della
cittadinanza e spiegarli uno ad uno. Questo tipo di attività, con un po’ di impegno in anticipo, può
essere immaginato anche online attraverso, ad esempio, l’applicazione Padlet, nella quale il
docente può inserire preventivamente le immagini dei determinati oggetti e gli studenti possono
segnarsi quello scelto e proseguire poi con l’attività.

 Alla scoperta del quartiere: lo scopo di questa attività è quello di affrontare i temi
dell’appartenenza e dell’identità. L’obiettivo è quello di riscoprire il proprio territorio dal punto di
vista della cittadinanza attiva. Come fare? Innanzitutto si può scegliere insieme il quartiere che si
vorrà visitare. Dopodiché il docente distribuirà una griglia di osservazione, precedentemente
creata, nella quale gli studenti possono appuntare alcuni luoghi di cui vorranno discutere in aula al
rientro; ad esempio murales, statue, sedi di associazioni, barriere architettoniche etc. L’attività si
chiude appunto in aula con una discussione su ciò che gli alunni hanno individuato e sulla
connessione di questi luoghi con i temi della cittadinanza attiva.

 Le carte della Costituzione: l’obiettivo è quello di associare momenti della vita reale agli articoli
della Costituzione individuati in precedenza dal docente. Ci serviranno quindi due mazzi di cards; sul
primo mazzo verranno scritti gli articoli, sul secondo delle immagini di vita quotidiana. L’obiettivo è
quello di associare i due mazzi. Anche questa attività è possibile farla sullo strumento Padlet
inserendo le card scritte e le immagini e dividendo gli alunni in gruppi di lavoro su un numero
predefinito di articoli da associare.

GLI STRUMENTI CULTURALI PER LA CITTADINANZA

Nel documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, viene ben delineato l’apporto che le singole
discipline possono

fornire per la costruzione degli strumenti culturali e lo sviluppo delle competenze chiave:

• Le lingue per la comunicazione e la costruzione delle conoscenze, per lo sviluppo delle competenze della
comunicazione nella madrelingua, plurilingue e interculturale, per l’inclusione sociale e la partecipazione
democratica. Viene quindi auspicata l’introduzione graduale della metodologia CLIL in tutti i gradi e ordini
di scuola.

• Gli ambiti della storia e della geografia, per la valorizzazione dell’identità e l’educazione al patrimonio
culturale e alla cittadinanza attiva, per una prima comprensione del mondo, Lo studio della storia,
attraverso “quadri di civiltà”, permette di indagare come l’umanità, nel tempo e nello spazio, ha affrontato
e risolto i problemi di convivenza, di organizzazione sociale, di approvvigionamento delle risorse, di difesa,
la geografia per mettere in relazione temi economici, giuridici, antropologici, scientifici e ambientali.

• Il pensiero matematico, per spiegare fenomeni, tendenze naturali e sociali (statistica), per stimolare la
capacità di argomentare, di confrontarsi, di negoziare e costruire significati, di aprirsi a soluzioni
temporanee con nuove aperture nella costruzione di conoscenze personali e collettive.

• Il pensiero computazionale per acquisire la capacità di risolvere problemi, pianificando strategie (analisi,
scomposizione, pianificazione), e di agire consapevolmente.

• Il pensiero scientifico, per la capacità di leggere la realtà in modo razionale e critico, senza pregiudizi,
dogmatismi e false credenze.

• Le Arti per la cittadinanza, per la valorizzazione delle capacità creative, estetiche ed espressive, la
fruizione consapevole dei beni artistici, ambientali e culturali, il riconoscimento del loro valore per l’identità
sociale e culturale, la comprensione della necessità della salvaguardia e della tutela a partire dal territorio
di appartenenza, lo sviluppo di relazioni interculturali basate sulla comunicazione, la conoscenza e il
confronto fra culture diverse.

• Il corpo e il movimento, per la promozione di esperienze cognitive, sociali, culturali ed affettive.

• Le competenze sociali, digitali, metacognitive e metodologiche da perseguire in ogni ambito perché


alimentano quattro competenze chiave irrinunciabili: Competenze sociali e civiche, attraverso un
ambiente di apprendimento democratico, in cui promuovere la discussione, la comunicazione, il lavoro
cooperativo, la contestualizzazione dei saperi nella realtà, l’empatia, la responsabilità, l’educazione alla
legalità mediante la definizione e la condivisione delle regole; Competenza digitale, per acquisire, oltre le
abilità tecniche, la competenza del saper cercare, scegliere, valutare le informazioni in rete, e l’assunzione
della responsabilità nell’uso dei mezzi per non nuocere a sé stessi e agli altri.
Le parole chiave della “cittadinanza consapevole”

Parole chiave Declinazioni semantico–concettuali

Cittadinanza 1. Lo status giuridico di cittadino

2. La dimensione spirituale e culturale, psicologica e relazionale, che si sviluppa col


sentimento e con la coscienza della propria identità, della propria e dell’altrui
dignità e dell’appartenenza ad uno o più contesti relazionali e istituzionali. In
questo senso la cittadinanza è riconducibile all’ambito del civile e del morale e
non solo del giuridico e cioè anche alla sfera del sentire, del condividere e del
fare.

3. La partecipazione – o la mancata partecipazione- degli individui alla vita della


propria comunità. Il termine, a differenza di “cittadinanza attiva”, non implica un
determinato livello di partecipazione.

Cittadinanza attiva Il coinvolgimento attivo dei cittadini che produce benefici per le comunità di
riferimento e le azioni di facilitazione che le comunità compiono per rendere tale il
diritto alla cittadinanza attiva (active citizenship).

Valori civici e Le fondamentali convinzioni etiche e morali degli individui riguardo alle
di cittadinanza
alle proprie comunità civiche e al loro ruolo di cittadini dentro le stesse.

Sviluppo sostenibile Un’idea di sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza
compromettere quelli delle generazioni future. I fattori caratterizzanti tale sviluppo
comprendono la tutela ambientale, la crescita eco-

nomica, l’uguaglianza e la giustizia sociale.

Globalizzazione La crescente circolazione internazionale di merci, denaro, informazioni e

persone, oltre allo sviluppo della tecnologia, delle organizzazioni, dei

sistemi giuridici, e delle infrastrutture che consentono tale circolazione1.

Rispetto Tutte le persone hanno un valore in quanto esseri umani e quindi sono degne di
rispetto.

Diritti umani Diritti morali inalienabili (libertà individuale, diritto alla vita,diritto di voto…), definiti
in base al contenuto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni
Unite (1948).

Bene comune L’azione civica personale e della comunità hanno come obiettivo primario quello di
promuovere condizioni vantaggiose per tutti i membri della stessa.

Educazione civica Nell’accezione del Dpr 13.6.1958(A. Moro), Programmi d’insegnamento


dell’educazione civica negli istituti d’istruzione secondaria e artistica, viene intesa:
1) come clima culturale della scuola, ispirato alla Costituzione, 2) come esperienza
di vita democratica, 3) come responsabilità di tutti i docenti, 4) come nucleo di
argomenti affidati per due ore mensili al docente di storia, senza voto distinto. I
Programmi della Scuola Media del 1979 (Pedini) la identificano come «specifica
materia d’insegnamento, esplicitamente prevista dal piano di studi». (…) e come
“un grande campo di raccordo culturale e interdisciplinare…”.

Educazione alla Espressione già presente nel DDL Gonella del 1951 e riproposta nella L. 53/2003
convivenza civile (Moratti). Il civile, quale orizzonte dei diritti umani, è un ambito più ampio dello
statale e del legale ed ha a che fare con l’etica e con la buona educazione. Nelle
Indicazioni nazionali (2012), tale materia è stata articolata in sei educazioni, con
due polarità: una di tipo oggettivo- istituzionale (cittadinanza, sicurezza stradale,
ambiente) e una di tipo soggettivo esistenziale (salute, alimentazione, affettività e
sessualità). Si tratta di tematiche trasversali, che vanno esplicitamente affrontate e
valutate, non però come materie a sé stanti.

ORIENTAMENTO LAVORO

Il Jobs act è una riforma complessiva del mercato del Lavoro in Italia nata
con il governo Renzi.
Lo scopo principale della riforma era di ridurre la profonda
segmentazione per tipologie contrattuali del mercato del lavoro,
intervenendo con l’abolizione di varie forme contrattuali precarie, che
interessavano soprattutto i giovani, e dividendo il mercato del lavoro in
due tipologie di lavoro, il lavoro dipendente e il lavoro autonomo
eliminando così le zone grigie cd di parasubordinazione.

Gli “strumenti” a disposizione degli studenti:

Prima di iniziare, chiariamo subito una questione linguistica: che differenza c’è tra stage e tirocinio?
Nessuna: stage è il termine francese che corrisponde all’italiano tirocinio.
Stage e tirocinio sono di fatto sinonimi (e infatti il tirocinante viene spesso chiamato anche
stagista o stagiaire).

Ma cosa intendiamo precisamente quando parliamo di tirocinio/stage/traineeship ecc.?

Ecco la definizione di tirocinio che ci viene data dall’Europa: “un periodo di pratica lavorativa di durata
limitata, retribuito o no, con una componente di apprendimento e formazione, il cui obiettivo è
l'acquisizione di un'esperienza pratica e professionale finalizzata a migliorare l'occupabilità e facilitare la
transizione verso un'occupazione regolare” (Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea su un
Quadro di qualità per i tirocini, 10 marzo 2014).

Allargando un po’ il discorso, possiamo dire che lo stage è un’esperienza formativa che si svolge in un
ambiente di lavoro – un periodo di training on the job – che ti consente di:

 avere un contatto diretto con il mondo del lavoro, conoscendone dall’interno le dinamiche e gli
aspetti organizzativi

 mettere in pratica le conoscenze maturate durante il percorso di studi

 acquisire competenze professionali spendibili sul mercato del lavoro

 acquisire quelle competenze trasversali – soft skills – che sono fondamentali per riuscire nel lavoro

 orientarti alla scelta della professione

 creare una rete di contatti

 e quindi…migliorare le tue chances di trovare un’occupazione.


Ogni stage dovrebbe consentire di mettere a segno ciascuno dei punti sopraelencati. La condizione perché
ciò avvenga è di fatto una soltanto: che si tratti di uno stage di qualità. E la qualità di uno stage dipende
essenzialmente dai contenuti formativi che lo caratterizzano: i tirocini che prevedono lo svolgimento di
mansioni puramente esecutive o ripetitive non contribuiscono alla tua crescita professionale e non
aumentano le tue possibilità di entrare nel mondo del lavoro.

Ecco quindi la prima regola (valida sia per l’Italia sia per l’Europa) da ricordare quando si cerca uno stage: gli
obiettivi formativi e le attività che andrai a svolgere devono essere qualitativamente validi e
adeguatamente definiti.

I diversi tipi di stage

Sia in Italia che in (quasi) tutti gli altri Paesi europei, esistono due macro-tipologie di stage: lo stage
curriculare e quello extracurriculare.

Lo stage curriculare si svolge nell’ambito del percorso di studi ed è funzionale al conseguimento del titolo
di studio (in alcuni casi è obbligatorio); il tirocinio curriculare serve sostanzialmente ad applicare in un
contesto di lavoro le conoscenze acquisite in aula.

Lo stage extracurriculare si svolge al di fuori del percorso di studi e ha lo scopo di consentire l’acquisizione
di competenze professionali in vista di un inserimento nel mercato del lavoro.

Esiste poi una terza categoria di tirocini, ovvero i tirocini professionali per l’accesso alle professioni
regolamentate. Si tratta di periodi di pratica professionale obbligatori, necessari per accedere a
determinate professioni (medico, architetto, avvocato ecc.).

Era il 2015, e la legge 107 (La buona Scuola) introduceva l’Alternanza scuola-lavoro (PCTO):
una modalità didattica innovativa alternativa, propedeutica ad avvicinare gli studenti delle
scuole superiori al mondo del lavoro.
Ma cos’è l’Alternanza scuola lavoro?
Tra prime responsabilità, incarichi, monitoraggi e correzioni, l’Alternanza è entrata a far parte
del lessico degli studenti e delle attività da portare a termine durante il ciclo di studi, che – non
sempre soddisfatti – hanno iniziato a prendere parte a quella che, per la quasi totalità di loro, è
la prima esperienza lavorativa.
In questo articolo intendiamo sciogliere alcuni nodi che circondano l’argomento, come la
disciplina, la durata, la natura dell’obbligo e la valutazione. Siete pronti? Partiamo!
La disciplina e la durata
La disciplina dell’alternanza scuola lavoro è regolata dagli articoli 33 e 43 della legge
107/2015. L’articolo 33, in particolare, norma la durata diversa per i licei rispetto agli istituti
dedicati all’istruzione professionale o tecnica dato che questi ultimi sono più orientati all’entrata
diretta nel mondo del lavoro.
Quante ore di Alternanza sono obbligatorie? La durata del “rapporto”, se così lo si vuole
definire, varia in questo modo: almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali, e
almeno 200 ore per i licei. Le attività di alternanza possono essere svolte durante la
sospensione delle attività didattiche e all’estero, nonché con modalità pattuite dall’ente di
destinazione.
Obbligatoria: sì, ma per quali studenti?
Per tutti gli studenti regolarmente iscritti ad un liceo o ad un istituto
tecnico professionale, che sia agrario o istituto alberghiero, che stiano frequentando la terza,
la quarta o la quinta.
È parte integrante dei vari percorsi didattico, i gli studenti devono essere adeguatamente
informati sul progetto, sulle finalità educative e formative dello stesso, ed essere inseriti in un
ambiente favorevole all’apprendimento.
Il monitoraggio dell’attività è di competenza della Commissione per l’alternanza scuola-lavoro,
posta all’interno di ciascun Ufficio Scolastico Regionale: esso resta in carica due anni, e ha il
compito di vigilare la corretta applicazione delle norme da ambo le parti.
Come si svolge l’alternanza scuola lavoro
I momenti dell’alternanza sono questi: il primo include la scelta del percorso formativo (la lista
completa degli enti e aziende si trova nel Registro nazionale delle imprese), l’incontro con le
aziende, lo svolgimento dell’attività, la firma del patto formativo e la valutazione
finale delle competenze acquisite.
Tutte le fasi sono importanti, ma c’è un momento che merita un particolare riguardo, ovvero
l’incontro tra lo studente e il tutor scolastico per stabilire che tipo di percorso intraprendere,
sulla base delle attitudini e ambizioni dello studente.
Al tutor scolastico si affiancherà poi, all’interno dell’azienda, il tutor esterno: si tratta della
figura che lo studente riceverà in affiancamento durante il periodo di alternanza, e che avrà il
compito di assisterlo, guidarlo e monitorarlo.
La valutazione delle competenze
Si tratta del momento conclusivo, e sigla i traguardi completati dal giovane nel suo percorso
in azienda; terminato il progetto, la scuola e la struttura ospitante – dopo un confronto –
firmeranno un Certificato delle competenze, che include ciò che lo studente ha concluso
durante l’Alternanza.
Tale valutazione include:
 descrizione delle competenze e degli obiettivi attesi al termine del percorso;

 accertamento delle competenze in ingresso;


 programmazione degli strumenti e azioni di osservazione;
 verifica dei risultati conseguiti nelle fasi intermedie;
 accertamento delle competenze in uscita, che riguardano competenze
specifiche e competenze trasversali.
Hard e soft skill hanno entrambe peso, all’interno di questa valutazione; non sarà soltanto lo
studente ad essere oggetto, perché sarà anche soggetto attivo nel valutare lui stesso
l’esperienza.
Il giovane dovrà infatti produrre una relazione, che include una presentazione dell’alternanza
scuola lavoro da lui intrapresa: sarà anche oggetto della prova orale dell’esame di maturità,
come è previsto nelle nuove norme in vigore.

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