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INTRODUZIONE ……..………………………………………………….4
filosofica ..………..…………………………………………….30
1
CAPITOLO II FIGURAZIONE DEL NOMADISMO NELLA TEORIA
SOCIALE E POLITICA CONTEMPORANEA
2
III.4 Il femminile in gioco …..………………………………………….164
BIBLIOGRAFIA …..…………………………………………………186
3
INTRODUZIONE
Uno dei paradossi della nostra condizione storica è dato dallo svilupparsi
differenze regionali, locali, etniche , culturali, non solo tra i vari blocchi
centro, costituisce una sfida alla presunta omogeneità culturale degli stati
nazione europei.
politico delle differenze tra le culture alle differenze all’interno della stessa
cultura.
4
posti l’una contro l’altro, in maniera cosi complessa da sfidare modi di
Il declino dello stato nazione, rappresenta il declino dei valori che esso
stesse.
soggettività umana.
assi della differenzazioni quali classe, razza, etnia, genere, età e altri ancora,
5
interagiscono reciprocamente nella costruzione della soggettività, il
multilivello.
da Gilles Deleuze.
storica.
6
Il nomadico è affine a ciò che Foucaoult ha definito come contro memoria,
memoria è attivata contro corrente; mettono in atto una ribellione dei saperi
soggiogati.
soggettività post-umanista.
turista e il vagabondo.
L’essere senza casa e senza radici costituiscono significati forti della nostra
situazione presente.
7
La teoria femminista è all’avanguardia in questo processo, avendo prodotto
Deleuze sottolinea che le identità fisse devono essere lasciate alle spalle, in
aspetti.
L’occhio sempre vigile della ragione, che scruta e controlla i propri domini
soggettività.
costruisce e smantella gli spazi in cui vive prima di procede nel viaggio.
8
Il nomadismo è una forma di divenire intransitivo: segna un insieme di
stessa sopravvivenza.
trascendere il genere.
Sia per la psicanalisi che per la teoria della conoscenza scientifica, il tema
Nell’ambito della filosofia il soggetto si fonda a partire da se, nel senso che
9
La possibilità per il sesso femminile di porsi come soggetto, è ancorata
10
Capitolo I
11
I.1 Desiderio di filosofia
della filosofia.
partire.
inutili accademie e fai della filosofia una battaglia , una libertà per amare
ciò che ami , perche è questa la cosa più difficile : continuare ad amare ciò
che si ama e che da tutte le parti viene mutilato, intrappolato reso triste.
12
Infatti, il nostro primo compito nel descrivere la filosofia deleuziana, come
creazione.
alla possibilità del pensiero, che non si rivela a questo riguardo, se non
nell’abolizione dell’immagine”3.
e quella affermativa o creatrice. Esse non sono però mai separabili o divise,
1
Per Deleuze si tratta di una vera e propria guerra alla “mancanza”, lotta che è fondamentale per
una reale comprensione del desiderio come produzione e che viene combattuta senza posa da
Deleuze.
2
Deleuze Gilles, Guattari Felix, Anti-edipo, Einaudi, Milano, 1979, p. 4.
3
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, Il Mulino, Bologna, 1981, p. 240.
13
della creazione, cioè del desiderio come produzione desiderante, come
“affermare non è farsi carico, ma liberare, togliere peso a ciò che vive;
attività”4.
alle false chiarificazioni del filosofo, per immettersi nella verità delle
complicazioni. Gli stessi concetti nuovi che lui crea, lo stesso linguaggio
molteplicità si definiscono dal di fuori per mezzo della linea astratta, linea
4
Deleuze Gilles, Nietzsche e la filosofia, Feltrinelli, Milano, 1992, pp 211-212.
5
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, Il Mulino, Bologna, 1981, p.295.
14
collegandosi ad altre”6. Quindi, per una lettura “nomade”, che sia “leggera”
proprio sul divenire del filosofo, in cui “ciò che ciascuno diviene cambia
Cerchiamo ora di delineare cosa significa filosofia del desiderio; che forza
l’asse del desiderio e del concetto, a partire dai lavori monografici sui
possibile rinvenire. Gilles Deleuze ha scritto, nel corso della sua lunga e
6
Deleuze Gilles, Guattari Felix, Rizoma, Pratiche Editrice, Parma-Lucca, 1977, p. 31.
7
Superficie, nel senso in cui la superficie stessa è il più profondo, dove accadono gli eventi, così
come ci
suggerisce Deleuze stesso in Logica del senso.
8
Deleuze Gilles, Parnet Claire, Conversazioni, Feltrinelli, Milano, 1980, p. 7.
15
filosofica occidentale, fino alle sue manifestazioni contemporanee. Questi
Logica del senso10, ma anche con quelli scritti insieme a Felix Guattari,
all’interno dell’intera opera deleuziana, una coerenza che però non significa
scritti di storia della filosofia, ma sono essi stessi già filosofia, perché “la
storia della filosofia è la riproduzione della filosofia stessa” 12. Quindi, non
sperimentazione reciproca con essi. Per cui, più che di una storia della
pone il problema del divenire in filosofia. Qui emerge il significato non solo
9
Deleuze Gilles, Différence et répétition, Paris, Ed. P.U.F., 1968, tr. it., Il Mulino, Bologna, 1972.
10
Deleuze Gilles, Logique du sens, Ed. de Minuit, Paris, 1969, tr. it., Feltrinelli, Milano, 1975.
11
Deleuze Gilles, L’AntiOedipe, Ed. de Minuit, Paris, 1972, tr. it. L’Anti-edipo, Einaudi, Torino,
1975.
12
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit. p. 7.
13
Anche qui intendiamo per doppia cattura una moltiplicazione attraverso un incontro per cui due
divenire si
intrecciano formando un terzo. Lo stesso Deleuze dice a proposito di tale incontro: “noi eravamo
16
all’altro, sconvolgendo la stessa storia della filosofia. Bisogna spingersi più
tutto, mini l’essere, lo faccia vacillare. Deleuze, non opera quindi una
con esso, una relazione che si produce fuori dei due, poiché “tutte le
Esiste quindi una vera e propria contaminazione tra Deleuze che legge i
viene a creare dall’incontro con gli altri filosofi che Deleuze costruisce
combinazioni nuove, per cui ogni libro di Deleuze è “un divenire della
metà, è un libro che preme nel mezzo, che produce metà sempre nuove” 15; è
fa la differenza.
Quindi se Deleuze sceglie proprio alcuni filosofi e non altri il perché è lui
stesso che ce lo dice: “tutti gli autori di cui mi sono occupato avevano per
piuttosto come due ruscelli che si incontrano per fare ‘un’ terzo che sarebbe stato noi” (in
Magazine
littéraire, n. 257, set. 1988, p. 17)
14
Deleuze Gilles, Empirisme et subjectivité, Paris, Ed. P.U.F., 1953. tr. it. Empirismo e
soggettività, Cappelli, Bologna, 1981, p.102.
15
Deleuze Gilles, Spinoza et le probléme de l'expression, Ed. de Minuit, Paris, 1968 e Spinoza,
philosophie pratique,
Paris, Ed. P.U.F., 1970, tr. it. Spinoza. Filosofia Pratica, Guerini e Associati, Milano, 1991, p.
164.
16
Magazine littéraire, n. 257, set. 1988, p. 16.
17
Ibidem.
17
per potenza positiva e per affermazione. Hanno una sorta di culto della
gioia scagliati come lampi sul mondo delle nostre ostinate certezze. Nel
opera sempre una analisi rigorosa e articolata, che libera le filosofie trattate
vengono adattate.
Infatti “la storia della filosofia è sempre stata l’agente del potere nella
filosofia, e anche nel pensiero. Essa ha giocato un ruolo repressivo 19. Ora,
esserci critica delle soluzioni, ma solo critica dei problemi. 20. Infatti il
dalle soluzioni che si attua la vera libertà come potere di decisione dei
18
Deleuze Gilles, Parnet Claire, Conversazioni, op. cit., p. 21.
19
Ib. p.18.
20
Deleuze Gilles, Empirisme et subjectivité, op. cit., pp. 114-115.
21
Deleuze Gilles, Différence et répétition, op. cit., p. 256.
18
problemi, come diritto ai problemi:”questo potere semi-divino fa in modo
pensiero.
22
Deleuze Gilles, Le bergsonisme, Paris, Ed. P.U.F., 1966, tr. it. Il bergsonismo, Feltrinelli,
Milano, 1983, p. 9.
19
I.2. Hume e il problema della soggettività
nella ripetizione più stereotipata, che Deleuze scopre una ripetizione più
differenza.
23
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit., p. 156
20
Nel suo saggio su Hume24, Deleuze individua il problema dell’empirismo
nella questione della soggettività e la situa sul terreno in cui “il soggetto si
immaginazione o mente.
delle cose nel senso più vago del termine, in quanto sono ciò che
Ora, per Deleuze il fatto che il soggetto sia un effetto,significa che esso è
passivo, poiché subisce l’azione dei principi, ma questi sono principi della
24
Deleuze Gilles, Empirismo e soggettività, op. cit., p. 114
25
Ibid., p. 115
26
Ibid., pp. 8-9
21
natura umana e “niente nella mente oltrepassa la natura umana: non vi è
niente di trascendentale”27.
ciò che ci fa passare da un’idea data ad un’altra che non è data, e che la
un soggetto, in cui ciò che vi è di costante non è una certa idea come
27
Ib. p. 10
28
Ib. p. 94
29
Ib. p. 11
22
della mente agli oggetti esterni, sopprimendo per la filosofia il senso e la
come un essere che è già sempre “un essere nel mezzo, sulla linea di
incontro”, sulla linea di fuga, la linea del fuori, dove avvengono gli incontri.
Analizzando poi la sintesi passiva, Deleuze sviluppa una nuova idea del
Sintesi passiva significa dunque, per Deleuze, che il pensiero è attivato dal
che esprimono questa molteplicità, nel senso che esse sono delle
afferma che “bisogna spingersi più lontano : fare in modo che l’incontro
relazioni fuori dai loro termini, come pure dall’insieme dei loro termini, e
da tutto ciò che potrebbe essere considerato quale Essere, Uno o Tutto.
30
Ib. p. 16
31
Deleuze Gilles, Parnet Claire, Conversazioni, op. cit., p. 61
32
Ib. p. 66
23
La e come extra-essere, inter-essere”33. È, dunque, per Deleuze la scoperta
molteplicità non è mai nei termini, né nel loro insieme o nella totalità. Una
del soggetto, non significa che esso semplicemente subisce il fuori, ma che
Abbiamo visto che essa, per Hume è operata dall’ immaginazione e non da
33
Ib. p. 67
34
Ib. p. 68
24
questa immaginazione possa operare un’inferenza e divenire una credenza;
ciò può essere spiegato solo grazie ad un altro principio che è l’abitudine,
che dunque si pone come radice costitutiva del soggetto, ed è grazie ad essa,
passivo o contemplativo.
caso non differisce dal primo, se non per il fatto di venire dopo, senza farci
ad una “differenza, qualcosa di nuovo nello spirito” in cui consiste “il per-
sè della ripetizione, intesa come una soggettività originaria che deve entrare
regola del futuro nel presente, costituendo così la sintesi del tempo, la quale
25
anticipa la stessa contrazione. Il passato e il futuro non designano istanti
a quello che lo accompagnava altre volte, cioè che organizza il tempo come
tempo è sempre presente in noi, il tempo era la struttura della mente” 38, e la
mente non operava nessuna sintesi dei tempi “il passato come passato non è
origine”39.
contratta. Per Deleuze, la differenza non è più pensata nello spazio, come
differenza interna. Ciò significa, che il tempo entra nel movimento del
36
Ib. p. 120
37
Deleuze Gilles, Empirismo e soggettività, op. cit. pp. 98-99.
38
Ib. p. 94
39
Ibidem.
26
implica nell’anima la distinzione di un prima e di un dopo” cioè
futuro, e Deleuze chiarisce che “il futuro appare nel bisogno come forma
Vi è dunque un tempo del bisogno, che esprime ciò che Deleuze chiama
all’abitudine.
solo il bisogno, che sfugge alla legge della mancanza, anche il desiderio si
40
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit., p. 147. Ma il rapporto tra tempo e differenza è
un tema
costante nella ricerca deleuziana, lo ritroveremo anche nel confronto deleuziano con la
filosofiabergsoniana e nietzscheana.
41
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit., pp. 123-124.
27
Questo dualismo, tra un bisogno che si muoverebbe sul piano della realtà e
Per Deleuze invece, sia il bisogno, sia il desiderio non mancano di nulla, e
l’unica distinzione tra loro, è il fatto che i bisogni “derivano dal desiderio”
solo reale43.
piano molare del sociale. Ciò che però fonda è sempre il reale, né dunque
regime”45.
42
Deleuze Gilles, Guattari Felix, L’Anti-edipo, Einaudi, Milano, 1979, p. 29.
43
Ib. p. 31.
44
Ib. p. 29.
45
Ib. p. 438.
28
presente vivente, e il passato e il futuro come dimensioni di tale presente, e
Ma, per Deleuze, Hume rappresenta solo al primo stadio del suo
46
Deleuze Gilles, Guattari Felix, L’Anti-edipo, op. cit. p. 133.
29
I.3 L’incontro tra Deleuze e Spinoza come passione
propriamente filosofica
“Tutte le cose eccellenti sono tanto difficili quanto rare”, così Spinoza
chiudeva la sua Etica, quasi come volesse congedarsi con un ultimo invito
per noi lettori ad agire affinché, si trovi al più presto la strada che conduce
É in momenti come questi che la filosofia raggiunge i suoi punti più alti,
affermandosi come pratica di vita, per una vita sempre più potente, una vita
30
che ci fa passare a minore realtà, è questa tristezza che dobbiamo
combattere con tutte le nostre forze, per affermare invece la gioia, che ci fa
fa, anzi qui rigore e passione si uniscono, diventano un nuovo modo di fare
Spinoza, è un incontro gioioso, come lui stesso dice, egli trae da Spinoza un
traccia il ritratto. Spinoza ci mette di fronte ai nostri momenti più bassi, più
49
Deleuze Gilles, Spinoza Filosofia Pratica, op. cit., p 40.
31
miseri, ma solo perché attraverso questa conoscenza noi possiamo
Spinoza, che in un’epoca lontana dalla nostra, aveva chiaro il senso della
ci sottolinea, come tali principi siano per noi ancora molto lontano da
afferrare.
nessuno, ma non perché l’odio sia un male in sé, bensì perché l’odio è
tristezza, ossia ci rende tristi, per cui non ci “conviene”, , non ci è utile.
Qui l’utile è la virtù stessa della ragione, per cui a noi conviene amare tutti
anche coloro che avremmo motivo di disprezzare, perché l’amore è gioia 50,
demistificazione”51.
quindi, nella sua lettura di Spinoza, parte dalle tesi pratiche di denuncia e
liberazione. Queste tesi pratiche, riguardano la critica che Spinoza pone nei
riguardi della coscienza, dei valori, e delle passioni tristi. Questo modello di
50
Deleuze Gilles, Spinoza Filosofia Pratica, op. cit., p 21.
51
Ib. p 19.
32
denuncia, ricorda Deleuze, sarà ripreso dalla filosofia nietzscheana.
Riguardo alla coscienza, essa crea delle illusioni: “gli uomini credono di
essere liberi per questa sola causa, che sono consci delle loro azioni e ignari
Tali cause che la coscienza ignora riguardano sia la natura del corpo umano,
sia la natura della mente, sia i rapporti che essi hanno con altri corpi e altre
menti.
una sola e medesima cosa che viene concepita ora sotto l’attributo del
Da ciò deriva che, l’ordine è lo stesso, sia che la natura venga concepita
sotto questo, sia sotto quell’attributo”53. Abbiamo però detto che l’ordine
delle cause riguarda anche i rapporti tra i modi, poiché, abbiamo coscienza
di noi stessi, anche attraverso gli altri: “quando un corpo ‘incontra’ un altro
compongano per formare un tutto più potente, talora accade che l’uno
33
Per Deleuze lo scopo è quello di acquisire “una conoscenza delle potenze
del corpo, per scoprire parallelamente le capacità della mente, che sfuggono
alla coscienza, per poter comparare le potenze, il corpo, non implica alcuna
Per quanto riguarda la critica dei valori, Spinoza è molto chiaro: “la
conoscenza del bene e del male non è niente altro che l’affetto di letizia e di
tristezza, in quanto ne siamo consapevoli” 56, ossia è bene ciò che aumenta la
nostra potenza d’agire, mentre è male ciò che la diminuisce ma, nessuna
cosa può essere per noi buona, o cattiva se non ha qualcosa in comune con
noi57, e nessuna cosa può essere per noi cattiva per ciò che di comune ha
con noi, per cui “in quanto una certa cosa conviene con la nostra natura, in
Da ciò si capisce chiaramente che il Bene e il Male non sono dei valori in
sé, ma dipendono dai nostri incontri, che possono essere buoni o cattivi.
E’ buono chi organizza gli incontri giusti, chi si unisce alle cose che sono
simili a lui; è cattivo chi non sceglie i propri incontri ma li subisce, chi non
usa la ragione in quanto facoltà che individua ciò che è comune ai corpi e
alle menti. Abbiamo visto come la tristezza sia la causa della nostra
34
battaglia contro l’uomo delle passioni tristi, l’uomo del risentimento che ha
in odio la vita, che cerca ovunque colpe e colpevoli. “Ciò che avvelena la
vita è l’odio, ivi compreso l’odio ritorto contro se stessi, il sentimento della
colpevolezza”59.
di quest’uomo, che “non pensa a niente meno che alla morte, la sua
adeguate di noi stessi, di Dio e delle cose, visto che la condizione naturale
della nostra esistenza sembra condannarci a non avere altro che idee
esistenti, poiché riguardano ciò che è prima di tutto comune ai corpi 61, ma
esse non costituiscono nulla riguardo all’essenza delle cose, questa sarà
59
Deleuze Gilles, Spinoza Filosofia Pratica, op. cit., p 38.
60
Spinoza Benedetto, Etica (Libro IV, prop. 67 ) op. cit. p. 208.
61
Spinoza Benedetto, Etica, (Libro II, proposizione 38, Corollario), op. cit., p. 75.
35
esteriore, ma conosciamo noi stessi, le altre cose, e Dio, dall’interno,
“essenzialmente”.
causa”62.
Ma è solo grazie alle nozioni comuni, che possiamo arrivare a questo terzo
Per questo motivo Deleuze afferma che l’idea di Dio, può fungere anche da
Certamente l’idea di Dio non è una nozione comune, “gli uomini non
comuni”65.
d’agire, che ha dunque molte cose in comune con noi, che noi formiamo la
incontri giusti, per rendere sempre più potenti i nostri incontri e per farci
62
Spinoza Benedetto, Etica (Libro V, proposizione 32,), op. cit., p. 243.
63
Spinoza Benedetto, Etica (Libro II, proposizione 38, Dimostrazione, Corollario), op. cit., p. 75.
64
Deleuze Gilles, Spinoza Filosofia Pratica, op. cit., p. 119.
65
Spinoza Benedetto, Etica (Libro II, proposizione 47, Scolio), op. cit., p. 84.
36
cogliere l’incontro in se stesso, come esperienza ed affermazione della
nostra potenza.
Per Spinoza Dio è la stessa Natura, ovvero la Natura naturante “ciò che è in
l’eterna e infinita essenza, cioè Dio”. Deleuze, però, dice che questo Piano è
Piano noi abbiamo la sostanza con i suoi attributi, cioè Dio66 e i modi
esistenti, che siamo noi, Ora, per Spinoza, l’essenza di Dio è uguale alla sua
esistenza, essendo Dio causa di sé67, mentre l’essenza delle cose prodotte da
66
Spinoza Benedetto, Etica, (Libro I, definizione 1, proposizione 6), op. cit., pp 5.
67
Spinoza Benedetto, Etica, (Libro I, definizione 1, proposizione 20), op. cit., pp 5, 23.
37
Dio, non implica l’esistenza68, per cui Dio è causa efficiente sia
nel terzo quando non abbiamo più affetti passivi, ma solo gioie attive,
percepisce ciò che tale attributo esprime ,l’essenza espressa è una qualità
illimitata .
68
Spinoza Benedetto, Etica, (Libro I, proposizione 24), op. cit., p. 25.
69
Deleuze Gilles, Spinoza Filosofia Pratica, op. cit., p. 129.
38
stabilisce un rapporto di implicazione ed esplicazione: “la sostanza si
è uno, che coincide con la lingua e che parla la lingua della ragione. A
del divenire.
solo e stesso senso della sostanza e dei modi , benché i modi e le sostanza
espressivo.
ciò significa che, per Spinoza, i modi sono irriducibili a specie o a enti di
70
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit., p. 73.
71
Ib. pp. 481-482.
72
Ib. p. 72.
39
senso “non esiste al di fuori della sua espressione” 73. Abbiamo visto che
senso è potenza e ciò che esso esprime è la gioia come affermazione di una
vita eccezionale.
73
Deleuze Gilles, Logica del senso, Feltrinelli, Milano, 1975, p. 27.
40
I.4 Bergson: differenza ontologica e ontologia della
molteplicità
importanti che Deleuze ha stabilito nel corso dello sviluppo del suo
natura fra le cose: poiché, solo così si potrà tornare alle cose stesse,
renderne conto senza ridurle ad altro, coglierle nel loro essere” 75, ma questo
74
Deleuze Gilles, “La concezione della differenza in Bergson”, in aut aut, La Nuova Italia,
Firenze, n. 204, 1984.
75
Ib. p. 42.
41
nelle loro differenze di natura, possiamo sperare che la differenza stessa sia
qualche cosa che, possieda una natura, insomma che ci sveli l’Essere” 76.
Ora, il metodo che si adotta è l’intuizione, che secondo Deleuze è “uno dei
Tale accento sul metodo è posto da Deleuze, poiché con esso si raggiunge
inteso come forma di identità con cui opera la rappresentazione: “Il prefisso
tra due cose opposte, non la differenza mediata dal concetto, inteso come
42
dunque da un concetto negativo della differenza, ma che ponga la
come concetto proprio e puro della differenza. Infatti i caratteri che Deleuze
sono i caratteri propri del concetto, liberato dal giogo della dialettica e della
rappresentazione.
scritto insieme all’amico Guattari, dove con quel suo titolo semplice e
43
generale. Ora, l’Idea è considerata da Deleuze,come la molteplicità
come divenire di una domanda che non cessa di porsi al di là delle soluzioni
anche “ciò che può essere solo sentito”, ciò che innalza ogni facoltà al suo
spatium”81, che per Deleuze è quantità intensiva, non possiamo negare “la
proprio della differenza, che Deleuze chiama la realtà del virtuale. Questo
80
Ib. p. 264.
81
Ib. p. 372.
82
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit., p. 373.
44
carattere intensivo dell’Idea e dell’intuizione, è l’intensità infatti che ci fa
”immediato”, non inteso come ciò che è dato qui ed ora una volta per tutte,
prima sconosciuti e mantenere anche quella distanza necessaria con ciò che
della differenza.
45
concetti se non li avrete prima creati, cioè costruiti con una intuizione che è
loro propria: un campo, un piano, un suolo, che non si confonde con essi ma
con quella di concetto84, che viene sviluppata a partire dalla stessa critica al
Deleuze riprende la sua denuncia verso quei filosofi che hanno considerato
Mentre per Deleuze e Guattari “il concetto non è dato, è creato. Per cui il
sua creazione.
Il concetto solo in quanto creato, può porsi esso stesso come creativo, come
singolarità intensiva. Così, l’impresa più alta e più degna della filosofia si
Ora, la condizione per tale creazione nasce dalla costruzione, da parte della
83
Deleuze Gilles, Guattari Felix, Che cos’è la filosofia?, op. cit. p. xv.
84
Cfr. Che cos’è la filosofia?, op. cit. p. XVIII.
85
Ib. p. XX.
86
Ibidem.
87
Ib. p. 32.
46
con il piano di immanenza su cui si crea ,“i concetti sono come le onde
elementi del piano sono dei tratti diagrammatici, mentre i concetti sono dei
concetti.
intuizione.
quando riguardano due oggetti o stati, che fanno parte di due ordini di realtà
radicalmente diversi.
47
contrapposizione e della subordinazione del Molteplice all’Uno. Questa
durata”90.
il nucleo centrale della sua stessa ricerca e riflessione sul rapporto tra tempo
nello spazio.
natura .Con la durata. noi stabiliamo non solo una differenza di natura tra
due cose o tra due tendenze, ma più in profondità una differenza interna alla
cosa stessa.
trova interamente dalla parte della durata che si oppone allo spazio, la
89
Deleuze Gilles, Il bergsonismo, op. cit. p. 40.
90
Ib. p. 25.
91
Deleuze Gilles, “La concezione della differenza in Bergson”, in aut aut, op. cit. p. 48.
48
Questo passaggio è molto importante per Deleuze, poiché con
L’amore dunque esercita una violenza nel pensiero che ci porta a decifrare
il senso profondo delle cose, dei segni: “in amore, nella natura, o nell’arte,
Qui Deleuze oppone l’amore dell’amante, che vuole la verità solo perché ne
è forzato, all’amore del filosofo che vuole la verità perché sente una
92
Ib. p. 49.
93
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit. p. 10.
94
Deleuze Gilles, Marcel Proust e i segni, op. cit., p. 16.
49
improvviso correre, a volte alla cieca: “per questa ragione la Ricerca è
Per questo, noi crediamo che l’amante come l’artista ripete, perché si
dell’amore, quando egli dice di “non aggiungere una seconda e una terza
puro, cioè “un passato che non fu mai presente, poiché non si forma
Ora il problema è capire che il passato non succede al presente che esso è
Ora il problema è capire che questo passato puro, per Deleuze esprime
l’essere in sé, l’essenza rivelata nell’arte, come un passato puro che rivela
infine la sua duplice irriducibilità non solo al presente che è stato, ma anche
50
I.5 Leibniz: la piega che unisce la filosofia e l’arte barocca
Leibniz, dove il filosofo francese opera una analogia tra la filosofia e l’arte
all’arte barocca, tracciando quell’affinità a lui cara tra filosofia e arte, che
Deleuze spiega che il rapporto tra la monade e il mondo, può essere chiarito
La monade intesa come punto di vista si afferma non come un essere “nel”
intero, esprime però chiaramente solo una piccola regione del mondo, un
“dipartimento”, una variazione che è il suo punto di vista: “la monade è per
risultano tutte e che resta loro superiore come il principio del loro
accordo”99.
99
Deleuze Gilles, Le Pli (Leibniz et le baroque), Ed. de Minuit, Paris, 1988, tr. It. La piega.
Leibniz e il barocco, Einaudi, Torino, 1990, p. 38.
51
Quindi il mondo in quanto espresso della monade, pur essendo unico,
interno.
importante per Deleuze perché con esso inaugura una nuova logica
100
Ib. p. 39.
101
Ib. p. 49.
52
in quanto chiara ,il chiaro è di per sé confuso, e reciprocamente il distinto,
di per sé oscuro”102.
ripiegarsi”103, in cui cioè il fondo oscuro delle pieghe delle monadi non è
non ad un oggetto.
102
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit. pp. 343-344.
103
Deleuze Gilles, La piega. Leibniz e il barocco, op.cit., p. 46.
53
L’evento, non è semplicemente ciò che accade, ma “qualche cosa in ciò che
attraversato dalla piega: “il mondo stesso è evento, e deve essere incluso in
di novità.
Dunque ogni cosa in quanto prensione comprende tutto ciò da cui procede e
ciò verso cui si dirige, contraendo e contemplando il mondo intero, per cui
104
Deleuze Gilles, Logica del senso, op cit., p. 134
105
Deleuze Gilles, La piega. Leibniz e il barocco, op. cit., p. 80
54
Ma ciò che maggiormente interessa Deleuze è il fatto che dall’incontro di
concatenamento.
del mondo, in cui non vi sono frontiere o muri irriducibili. Forse è proprio
dell’evento, intesa come un essere degno dell’evento, poiché nel dire “sì”
perde in se stessa, e la figura più singolare che la vita assume per sostituirsi
a me”107.
La filosofia non ha altro scopo che diventare degna dell’evento” 108. Essere
degni dell’evento, volere l’evento, diventa allora il momento più alto della
106
Deleuze Gilles, Logica del senso, op. cit. p. 136.
107
Ib. p.137.
108
Deleuze Gilles, Guattari Felix, Che cos’è la filosofia?, op. cit., p. 161.
55
libertà in cui si decide una forza selettiva e creativa della volontà, che
Proprio per sottolineare che l’interazione stabilisce tra gli accordi musicali
Infatti, la casa barocca a due piani diventa una casa musicale, in cui nel
mentre nel piano in alto troviamo le monadi verticali armoniche, gli accordi
monade.
armonia universale.
L’armonia dunque esprime l’unicità del mondo, l’accordo del mondo, “il
l’espresso è un solo e unico mondo che non esiste al di fuori delle monade
56
Ma, questo unico piano di composizione riguarda solo il mondo
immanenza, una Piega del fuori, e non più del dentro in cui “non soltanto le
affermate.
Un mondo, dunque, dove non esiste più una differenza tra l’interiore e
La musica non esprime più accordi, ma crea nuove armonie che nascono da
ripiegare” all’infinito.
Uno dei grandi meriti della pittura è quello di trovare una via di uscita dalla
chiama clichè, evidenziando con ciò il “già dato”,(i dati figurativi, dati
psichici e fisici), percezioni già pronte, è già presente sulla tela prima che il
lavoro del pittore cominci, ed è anche già presente nella testa del pittore
stesso.
110
Deleuze Gilles, Parnet Claire, Conversazioni, op. cit. p. 13.
57
una portata più vasta nel pensiero deleuziano, poiché riguarda il problema
Deleuze afferma:“io non credo alle cose” bensì agli eventi mentre i media
fine, mentre un evento continua. Deleuze dunque “non crede” alla realtà già
data, manipolata dai media, alla realtà senso motoria dei corpi, a cui oppone
il senso evento che apre un nuovo campo trascendentale, che esclude ogni
aspetto potremmo dire che la realtà è prodotta dal senso, o nei termini
pensa, come qualcosa che può accadere, esso non è né ricalcato sul reale, né
nuova percezione che è anche una nuova politica, poiché i cliché ci tolgono
liberazione, “libertà per la fine di un mondo”111, del mondo dei cliché, in cui
111
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit. p. 466.
58
Infatti il pittore come il “veggente rivoluzionario” distrugge i cliché che
sono sulla tela e dentro di lui, pulisce la tela dai dati figurativi, introducendo
ritmo”112.
Deleuze ci dice che “non sappiamo dove finisce il corpo” e“non sappiamo
cosa può un corpo”, e non lo sappiamo perché il corpo non è fissato dai
un “corpo nudo”, ovvero senza organismo, che ci spinge fuori di noi stessi,
capitale denaro.
112
Deleuze Gilles, Francis Bacon. Logica della sensazione, p. 169.
113
Deleuze Gilles, Guattari Felix, L’anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, op. cit. p. 320.
114
Ib. p. 197.
59
Pochi mesi prima di morire, Deleuze ritorna su un concetto a lui caro:
assoluta.
Ma ecco che Deleuze ci spiega che la pura immanenza di cui sta parlando
vita personale dell’ individuo con le sue storie negative è superata nello
vissuta.
115
Deleuze Gilles, “L’immanenza: una vita...”, in aut aut, n. 271-272, 1996., p. 4.
116
Ib. p. 5.
117
Ibidem.
60
I.6 Nietzsche il filosofo dell’avvenire.
famiglia nel caso del freudismo, quella che invece viene prospettata è una
qualcosa che non sia codificabile”118, cioè creare dei nuovi valori, affermare
Visto che “la società contemporanea non funziona a partire da codici” 119,
elimina ogni ricodificazione del presente del passato e del futuro che
61
La critica di Deleuze verso il panorama della filosofia contemporanea è
filosofi del suo e del nostro tempo, sottolineando il suo carattere creativo e
di assoluta novità.
Per Deleuze, dunque, leggere Nietzsche è cosa molto diversa che leggere un
qualsiasi altro filosofo, poiché si stabilisce una relazione che non è “né
allora significa “cercare con quale forza esterna attuale esso fa passare
decodificazione, la trasmutazione.
poiché è la stessa opera di Nietzsche che si pone in contatto con “un puro
fuori”, come un’ “aria pura” che lascia passare nuove forze.
dogmatica del pensiero, come conoscenza del vero, in cui è presupposta una
tale, il vero , in cui pensare si confonde con il buon uso, un uso retto delle
120
Ib. p. 16.
121
Ibidem.
122
Ib. p 17.
62
facoltà per pensare la verità. Tale critica è un punto molto importante per
critica poiché per Nietzsche “non c’è verità che prima di essere una verità,
esiste una verità in sé, indipendente dalle forze o dalla potenza che agiscono
in essa, per cui “la verità di un pensiero deve essere interpretata valutata in
base alle forze o alla potenza che lo inducono a pensare un cosa piuttosto
che un’altra”124.
del vero, ma in quello reale del senso e del valore. Deleuze vede in
123
Deleuze Gilles, Nietzsche e la filosofia, op. cit. p. 132.
124
Ibidem..
125
Deleuze Gilles, Nietzsche e la filosofia, op. cit. pp. 31-32.
63
Con tale scoperta del valore dell’origine è possibile realizzare una critica
Per Deleuze Nietzsche è colui che resiste al dentro, a cui oppone una
un testo” 126 .
sempre con altre forze che la forza entra in relazione, ed è questo il senso
del pluralismo della filosofia di Nietzsche, che Deleuze precisa poiché tale
rapporto gerarchico per cui una forza domina, ed un’altra viene dominata ,
una sull’altra. Vi sono dunque due specie di forze: quelle dominanti che
hanno come loro qualità l’attività, e quelle dominate che sono qualificate
loro ruolo è fondamentale poiché senza di esse “le reazioni non potrebbero
126
Deleuze Gilles, “Pensiero nomade”, in aut aut, op. cit. pp. 16-17.
127
Deleuze Gilles, Nietzsche e la filosofia, op. cit. p. 70.
64
qualità tra le due forze, che corrisponde alla loro differenza di quantità: “la
che vogliono negare le differenze tra le forze, poiché essi così facendo
reattive, che Nietzsche denuncia nelle figure del risentimento, della cattiva
Il concetto di forza implica un rapporto tra forze, una duplicità della forza
forza.
Ma la volontà di potenza perché sia l’origine delle qualità delle forze, deve
avere delle qualità diverse da quelle della forza, essa infatti ha come sue
con le due qualità originarie delle forze, l’azione e la reazione. Per cui si
128
Ib. p. 72.
129
Ib. p. 74.
65
reazione, ma esse rimangono distinte poiché “l’azione e la reazione sono
più che altro dei mezzi, degli strumenti di cui la volontà di potenza si serve
Esse costituiscono la catena del divenire e insieme la trama delle forze” 131.
“il nichilismo, la volontà del nulla, non è soltanto una volontà di potenza o
del nichilismo stesso un’altra faccia che va contro esso: “la faccia
130
Deleuze Gilles, Nietzsche e la filosofia, op. cit. p. 82.
131
Ib. pp. 82-83.
132
Ib. p. 200.
66
volontà di potenza, dunque,ragione che espelle il negativo dalla volontà,
potenza ”133
schiavitù, al punto di volerle non solo per gli altri, ma anche per se
parte della realtà materiale della produzione sociale, esso non produce
133
Ibidem.
134
Deleuze Gilles, Guattari Felix, L’anti-Edipo.. Capitalismo e schizofrenia, op. cit. p. 32.
135
Ibidem.
67
fantasmi ma del reale: Il fantasma non è mai individuale, è fantasma di
gruppo”136.
desideranti siano prese nelle grandi masse gregarie che esse formano, o a
seconda che le macchine sociali siano ricondotte alle forze elementari del
desiderio che le formano. Può dunque capitare, nel fantasma di gruppo, che
la libido investe il campo sociale esistente, anche nelle sue forme più
importanza vitale per una società reprimere il desiderio, anzi trovar meglio
136
Ib. p. 33.
137
Ibidem.
138
Ib. p. 129.
68
colpevolezza edipiana, adoperando tale mistificazione per rovesciare il
la forza attiva del desiderio da ciò che essa può e riducendolo al fatto che
delle forze reattive : “l’eterno ritorno produce il divenire attivo” 139, poiché
139
Deleuze Gilles, Nietzsche e la filosofia, op. cit. p. 98.
140
Ib. p. 99.
69
è la differenza: “l’eterno ritorno non è affatto un pensiero dell’identico ma,
forme che non rompono l’unità del suo senso,si dice in un solo e stesso
senso Ma ciò di cui esso si dice differisce, ciò di cui si dice è proprio la
che consiste esattamente nel “fare la differenza”, cioè nel lasciare apparire
solo le forme estreme, quelle che “si dispiegano nel limite e vanno fino al
70
Ritorna solo ciò che è estremo, eccessivo, ciò che passa nell’altro e diviene
Per Deleuze, si tratta di far risalire il simulacro alla superficie, per negare
sia l’originale, sia la copia; sia la somiglianza, sia l’identità, poiché adesso
che non può mai essere identificata, e se essa fa da centro nel cerchio
eccentrica”146, in questo senso Foucault dice che non bisogna pensare che
144
Deleuze Gilles, Differenza e ripetizione, op. cit., p. 74.
145
Ib., p. 474.
146
Deleuze Gilles, Logica del senso, op. cit., p. 264.
71
eccesso, sempre spostato del rivenire, si è prodotta una folgorazione che
di nuovo, è possibile”147.
147
Foucault Michel, “Theatrum Philosophicum”, op. cit., p. XXIV.
72
I.7 Foucault e la critica del linguaggio
edipo che legge come “una introduzione alla vita non fascista” 148, in cui il
desiderio è un’arte.
Deleuze, d’altra parte, scrive un libro su Foucault, quando l’amico era già
morto, un libro che avrebbe amato scrivere con lui, in cui analizza le tappe
Prima di tutto, per Deleuze Foucault è “un archivista”, poiché scopre una
proposizioni e dalle frasi, dal significato e dal significante. Già nella sua
una rete di significati già dati e lo lega a soggetti già formati, a vantaggio
148
Foucault Michel, “L’anti-Oedipe : une introduction a la vie non fasciste”, in Magazine
littéraire, n.257, sept.
73
della scoperta della dimensione di un senso impersonale del linguaggio, che
nasce da eventi che sono la “frontiera” tra le parole e le cose e che non ha
più nulla a che fare né con un soggetto della frase, né con un oggetto da
designare.
dei flussi d’inconscio in un campo sociale” 149, che viene represso dalla
desiderio, mentre vedremo che per Foucault esso deriva dal potere.
vede in Foucault un primato del potere sul desiderio, mentre per lui è
149
Deleuze Gilles, Parnet Claire, Conversazioni, op. cit., p. 92.
150
Deleuze Gilles, Guattari Felix, Parnet Claire, Scala A., “L’interpretazione degli enunciati”, in
aut aut, n.191-192, 1982, p. 92.
74
esattamente il contrario: “io ritrovo il primato del desiderio, poiché il
flussi”151.
Ma che cos’è l’enunciato per Foucault? “Una serie di lettere che traccio a
caso, o che ricopio nell’ordine in cui sono disposte sulla tastiera di una
Quindi non è la tastiera con le lettere ma “la curva che passa vicino ad
In questo senso l’enunciato rinvia solo a qualcosa che gli appartiene e non a
“l’essere del linguaggio il c’è del linguaggio” 156, in cui il soggetto non è
del potere, per Deleuze del desiderio. Ma l’enunciato rappresenta solo una
forma del sapere, l’altra è il visibile che ci porta direttamente nel campo del
potere.
151
Deleuze Gilles, “Désir et plaisir”, in Magazine littéraire, n. 325, 1994, p. 62.
152
Deleuze Gilles, Foucault, op. cit. p.14.
153
Ib. p. 15.
154
Ib. pp. 22-23.
155
Ib. p. 26.
156
Ib. p. 27.
75
Le due formazioni del sapere sono per Foucault, l’enunciato e il visibile,
sapere.
Esiste infatti un regime della luce che appartiene al sapere e che insieme
come l’enunciato è “al tempo stesso non visibile e non nascosto” 157, perché
stessa cosa, poiché esse “non sono forme di oggetti, e nemmeno forme che
a priori storico.
Per Deleuze come per Foucault, la condizione non è mai più estesa o più
l’enunciato e il visibile, così come per Deleuze in Logica del senso, vi era
157
Ib. p. 26.
158
Ib. p. 59.
159
Ibidem.
76
cui il senso si poneva quale frontiera “tra” esse, superficie del fuori, e in cui
risalire alle distinzioni “esemplari” che lui pone rispetto a tali forme. Il
visto, e in cui i detenuti possono essere visti in ogni istante senza a loro
penale.
visibile, che richiede una terza dimensione, questa volta informale, affinché
abbia luogo un rapporto che avviene sempre in uno spazio di esteriorità, ciò
Ma il potere, per Foucault, non è l’Ordine stabilito una volta per tutte, non
160
Ib. p. 40.
77
definita, è bensì un “rapporto di forze”161, e Foucault, come già Nietzsche,
intende la forza nel suo essere plurale: “la forza non è mai al singolare, la
Foucault il potere è una strategia “lo si esercita più che possederlo” 164, e in
questo ogni rivoluzione fallisce quando crede di trovare “un cuore” del
161
Ib. p. 75.
162
Ibidem.
163
Ib. p. 33.
164
Ib. p. 34.
165
Ibidem.
78
Così come il potere, secondo Foucault non è subordinato a una struttura
però per Deleuze una visione totale o globale, in quanto esso rappresenta
procedure del potere, solo che esse esprimono l’effetto di una forza su
forza con la forza” che è una funzione “positiva” del tipo “incitare,
166
Deleuze Gilles, “Désir et plaisir”, in Magazine littéraire, n. 325, 1994, p. 61.
167
Deleuze Gilles, Foucault Michel, “Gli intellettuali e il potere”, in Deleuze, Lerici, Cosenza, op.
cit., p. 63.
168
Deleuze Gilles, Foucault, op. cit. p.37.
79
prima di reprimere, normalizzano e disciplinano, per Deleuze invece
codificano e riterritorializzano.
“legatura”, una repressione delle linee di fuga del desiderio, le quali però
continuano sempre a “far scorrere”, far passare dei flussi sotto i codici
sociali dei poteri che vogliono canalizzarli, sbarrarli. È come se, sia
Deleuze, sia Foucault, ognuno per conto suo, volessero dirci che il potere
169
Ibidem.
170
Deleuze Gilles, “Désir et plaisir”, in Magazine littéraire, n. 325, 1994, p. 61.
171
Ib. p. 60.
172
Ibidem.
173
Ibidem.
80
relazioni di forze (e purtroppo, quale non lo è?), ovunque vi sia linguaggio,
famiglia, scuola, ecc., insomma sembra che per Foucault tutto è potere,
solo in quanto desiderio gregario o paranoico, che non ha niente a che fare
con la vera natura del desiderio schizofrenico, che con le sue linee di fuga
facendo una microfisica del potere scopre tutti i piccoli nascondigli in cui si
Quando Foucault dice che il potere produce verità, ci dice anche che il
potere non si nasconde, non è celato, ma bisogna saper leggere e vedere ciò
che dice e fa, e dove esso si sta esercitando. In questo senso, per Foucault,
81
cercano contemporaneamente la realtà del sesso e la verità nel sesso” 174,
allora ecco che bisogna leggere gli enunciati, che proprio in quanto
possibile attacco.
proposizioni, aprire le qualità, le cose e gli oggetti” 175, per far emergere gli
integrano, dando forma a istituzioni, le linee fluide dei rapporti di forza del
se non ci fosse il sapere che traccia come “una linea di forza generale, che
fa convergere”177.
Ma per Foucault il primato del potere sul sapere fa sì che “le due forme
di sopra del loro interstizio o del loro nonrapporto”178, ciò può avvenire
perché il potere opera nello spazio del Fuori : “proprio là dove il rapporto è
174
Deleuze Gilles, Foucault, op. cit. p.37.
175
Ib. p. 60.
176
Ib. p. 80.
177
Ibidem.
178
Ib. p. 85.
179
Ib. p. 89.
82
Questo fuori delle forze riguarda il pensiero stesso: “il pensare riguarda un
di “rendere invisibile ciò che si vede per imparare a vederlo, non per vedere
altro ma perché possa accadere altro per giungere fino in fondo al fuori” 183,
“agitate” per cui operano cambiamenti sulle forme del sapere e permettono
fuochi, che si attuano a loro volta sugli strati, in modo però da renderne
possibile il cambiamento”184.
180
Ib. p. 90.
181
Ferraro Giuseppe, “Arte della disclocazione e pratica della separazione”, in Nietzsche
Friedrich, Su verità e menzogna fuori del senso morale, (a cura di Ferraro G.), Filema, Napoli,
1998, p. 93.
182
Ib. p. 94.
183
Ib. pp. 93-92.
184
Deleuze Gilles, Foucault, op. cit. p. 92.
83
Ma la resistenza significa anche resistenza al potere stesso, infatti quando il
potere, quindi l’unica lotta possibile può avvenire solo seguendo le linee
forma di potere che può essere combattuto solo dal suo limite interno, la
dentro, la lotta non si fa fuori del sistema poiché il sistema stesso è già
imprigionarla”186.
Questo fuori non è, dunque, affatto separato da un dentro, che però non ha
niente a che fare con l’interiorità di una coscienza, è invece “un dentro più
185
Ib. pp. 94-95.
186
Ib. p. 95.
84
profondo di ogni mondo interiore, così come il fuori è più lontano di ogni
mondo esteriore”187.
Il dentro è solo la piega del fuori “come se la nave fosse un piegamento del
l’altro, che è un doppio, sono io che mi vivo come il doppio dell’altro : non
fuori”192. Questo ripiegamento del fuori nel dentro, Foucault lo trova nei
piega del rapporto con gli altri, il fuori, nel senso che per loro governare gli
187
Ib. p. 98.
188
Ibidem.
189
Ib. p. 99.
190
Ibidem.
191
Ib. p. 100.
192
Ibidem.
85
altri significa governare se stessi, da cui deriva “un rapporto della forza con
Tale autoaffezione per i Greci come per Foucault è il piacere, mentre per
A sua volta, Deleuze non sopporta la parola piacere, ma usa solo desiderio,
interrompe “il processo immanente del desiderio esso appartiene agli strati
distingue dalla vita di cui parlava Foucault, in quanto essa non è solo
86
87
CAPITOLO II
88
II.1 Deleuze e il “concetto nomade”.
capitolo rinuncia alle false chiarificazioni , per immettersi nella verità delle
complicazioni.
Sia i concetti che il linguaggio che Deleuze usa sono nuovi poiché sono i
“divenire”.
Essere nomadi, vivere in transizione, non significa non poter o non voler
permanente.
89
Il nomade è solo di passaggio; lei/lui costruisce delle connessioni
conoscenza.
La filosofia è tutto ciò che nell’arte, nella letteratura, nella scienza disfa
all’eterogeneo.198
segnando cosi il trionfo delle forze positive, della gioia su quelle reattive di
risentimento.
197
R. Braidotti, Soggetto nomade Femminismo e crisi della modernità, Donzelli 1995, p.40.
198
R. Braidotti, Dissonanze le donne e la filosofia contemporanea La Tartaruga 1994, pp.71-72.
90
un pensiero multiplo, nomade. “Multiplo“ non significa la dispersione delle
differenza.
trasformazione costante.
essenziali.
91
Si muove secondo modelli di spostamento definiti, stagionali, su percorsi
comunque fissati.
problema è sapere che cosa, nella vita nomade ha statuto di principio e che
di fatto: in linea di principio i punti sono per lui dei ricambi di tragitto199.
Come dice Deleuze, ciò che distingue gli intellettuali nomadi ha a che fare
teleologici.
199
Deleuze G.-Guattari f., Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, Roma, Cooper & Castelvecchi,
2003 p. 529.
200
D. Spender, Woman of Ideas and What Men Have Done to Them, The Women’s Press, London
1982.
201
G. Deleuze – F. Guattari, Nomatology: The War Machine, Semiotexte, New York 1986.
92
Per esemplificare il modo di essere nomade Deleuze usa l’immagine del
occidentale.
Il rizoma sta per un’ontologia politica nomade, che in questo modo simile al
sull’egemonia e sull’esclusione.
quello della sua periferia, affermando che niente accade al centro, che tutto
La storia delle idee è sempre una storia nomade; le idee sono mortali quanto
delle idee a livello internazionale, non solo in base al trio modello del
93
Se cerco di mantenere una distinzione tra immigrato l’esule ed il nomade è
perduto.
94
Si muove secondo modelli di spostamenti definiti, stagionali, su percorsi
comunque fissati.
nomade è colui che non se ne va, che si attacca a quello spazio liscio in cui
95
Il nomade sa attendere ed ha una pazienza infinita. Immobilità e velocità
essere molto rapido, non per questo è velocità; la velocità può essere molto
territorializzazione stessa.
suolo o supporto202.
Fin dagli albori dei tempi, le tribù nomadi sono state ciò che Deleuze
nomade.
202
G. Deleuze – F. Guattari, Millepiani …., op. cit. p 529-531.
96
Centrale per comprendere la violenza nomade è in realtà l’opposizione tra
opposto a quello della polis: era uno spazio privo di recinzioni, lo spazio del
pascolo, aperto nomade, contro cui furono eretti i poteri sedentari della
città.
alla formazione dello Stato, la guerra si pone come strumento non naturale,
guerra.
97
Cosi come concorre il sapere nomade della macchina da guerra con il
nomade o minore.203.
macchina da guerra.
l’utensile è mosso.
203
Mazzone S., Tempo e potere, Milano,Selene, 2004, pp. 111-112.
204
Ivi, p. 114.
98
III ma, precisamente quando lo Stato se ne appropria, la macchina da
205
G. Deleuze-F. Guattari, Millepiani …, op. cit. p. 573.
99
II.2 Il “divenire donna”
liberazione.
In tal senso si può dire che le donne , i bambini, il sud, il terzo mondo ecc.,
C’è subito un secondo senso: la minoranza non designerà più uno stato di
che tutti rientrano in questo fine e in questo divenire nella misura in cui
100
e sfugge, da una parte all’altro, al sistema di potere che ne ha fatto una
senso c’è un divenire-donna che ha a che fare con tutti, e le donne devono
nomade.
designa “ciò che riguarda tutti” la potenza di uno sviluppo che porterà ad
101
Seguendo il percorso tracciato da Deleuze giungiamo alla conclusione che
femminile.
La natura nomadica del pensiero delle donne è la sola chiave del divenire–
minoranza.
207
R. Braidotti, Dissonanze le donne e la filosofia contemporanea, op. cit. pp.79-80.
102
II.3 Soggettività nomade e mito
scambio, profitti.
Il nomadismo che da queste premesse viene fuori è schierato dalla parte del
avanzato.
208
Scattered Hegemonie: Post-moderity and Transational femminist Practices, a cura di C. Kaplan,
I. Grewal, Universityof Minnesota Press, Minneapolis-London 1994.
103
Sarà compito del femminismo ridefinire una teoria materialista della
postmodernità209.
Con ciò l’orizzonte delle lotte femministe non si racchiude più sulle donne,
dominanti.
Il nomadismo ha a che fare con quel tipo di coscienza critica che si sottrae a
209
R. Braidotti, Nuovi soggetti nomadi, Sosella
210
Ivi, p. 14.
104
Non tutti i nomadi viaggiano per il mondo. Alcuni viaggi più straordinari si
Nel pensiero filosofico il nomadismo serve come asse portante per una
autentica.
Perciò i due autori propongono una speciale forma di resistenza dai centri
Le linee di fuga e l’idea del divenire di cui parla Deleuze sono molto
105
imitazione ma più tosto prossimità empatica, intensa interconnessione. Gli
La creatività d’ordine estetico o concettuale serve a creare ciò che serve, per
che va reinventata.
Solo un soggetto che è puro divenire può ritenersi all’altezza di questa sfida
epocale.
La pratica del ”come se” ci consente di salvare dal passato ciò che ci
occorre per tracciare percorsi di mutamento della nostra vita, qui ed ora.
Ciò che è efficace nella pratica del “come se” è proprio la sua forza di
umano.
211
S. Mazzone, Tempo e potere, op. cit. p.115.
106
In questo contesto la strategia della “mimesi” di Luce Irigaray è un tipo di
107
II.4 Il poliglotta e la lingua.
Nella cultura che cresce intorno a noi, si ritiene quanto mai importante, il
nostra storia.
con scetticismo alle identità fissate una volta per tutte e alle lingue madri.
Perciò il poliglotta è una variante sul tema della coscienza critica nomade,
dell’identità.
Non esistono lingue madri ma solo luoghi linguistici che si assumono come
di trasgressione.
212
R. Braidotti, Nuovi Soggetti Nomadi op. cit., p.22.
108
La lingua non è solo uno strumento di comunicazione, ma luogo di scambio
simbolico che ci lega in una rete di equivoci mediati che chiamiamo civiltà.
emotivo quale punto di sosta. L’identità del nomade è una mappa dei luoghi
cacofonie.
Molte delle cose che vengono scritte sono delle cartografie. Il nomade e il
situazionale.
213
Braidotti R., Soggetto nomade: Femminismo e crisi della modernità, Donzelli, 1995, pp. 18,
19.
109
Il nomade sa leggere mappe invisibili; nel libro “Le vie dei canti” 214lo
scrittore Bruce Chatwin dimostra in modo efficace quanto gli zingari, gli
aborigeni australiani e altre tribù che l’identità nomade sia legata alla
memoria: tenere a mente quella poesia orale che descrive i territori che il
Luce Irigaray ha cominciato nei suoi testi ad indicarne luogo e data della
stesura, la sua è una cartografia è una specie di etica situata: la politica della
214
B. Chatwin, The Somiglines, Picador, London 1988 (trad. It. Le vie dei canti, Adelphi, Milano
1988).
110
II.5 Lotta per il riconoscimento
le femministe.
sentirsi nomade, nasce forse dal voler tagliare ogni legame con i discorsi
istituzionalizzati.
parte delle donne deve nascere dal confronto delle loro molteplici
111
È chiaro che il femminismo oggi è quell’agire che intende affrontare le
Il compito più difficile consiste nel trovare le modalità per fare andare
insieme la volontà del cambiamento con il desiderio del nuovo, ciò implica
consapevoli e desideri.
strutturalista.
215
R. Braidotti, Soggetto nomade, op. cit., p. 37.
112
opposti: il possedere cioè un senso di identità che non si basa sulla stabilità
ma sulla contingenza.
saldi in una concezione sostanziale del soggetto, per poter essere politici, o
fondamenti ontologici.
connessioni multiple.
intervalli regolari.
113
Il nomade è un’entità trasgressiva, la cui natura transitoria è il vero motivo
interconnessioni.
Il nomade possiede un acuto senso del territorio, senza che questo sfoci
nella possessività.
114
l’immagine della lettura e scrittura multipla, come dire un’auto-creazione
poliglotta collettiva.216
nemmeno gli aspetti più familiari della loro esperienza, la maggior parte
216
R. Braidotti, Nuovi soggetti nomadi, op. cit., p.57
217
R. Braidotti., Soggetto nomade, op. cit. pp. 39-42.
218
Acker K., In Memoriam to Identity, Pantheon Books, New York 1990. P. 49.
115
II.6 Il Soggetto femminista
nella valutazione dei legami o della complicità esistente tra sapere e potere,
la mascolinità.
dell’uguaglianza.
determinata verità.
116
Come sostiene Jane Flax219, questo è un approccio chiaramente
Trinh T. Minh-ha223.
In uno dei suoi testi più esplicativi dal titolo: Egales a qui?, Luce Irigaray 224
maniera diversa.
219
J. Flax, Postmoderism and gender relations in femminist theory, in “Signs”, 1987, 12/4, pp.621-
43 (trad. it. Pensiero postmoderno e relazione di genere nella teoria femminista, in “DWF”,
1989,8).
220
J. Kristeva, Women’s Time, in “Signs”, 1981, 7/1, pp. 13-35, ristampato anche in Femminist
Theory. a Critique of Ideology, a cura di N.O. Keohane, M.Z. Rosaldo e B.C. Gelpi, Chicago
University Press, Chicago 1982.
221
Spivak, In other World.
222
C. Mohanty, Under Western Eyes. Femminist Scholarship and Colonial Discourse, in
“Bounday”, 1984, 2-3,pp. 333-58.
223
Trinh T. Minh-ha, Woman Native, Other.
224
L. Irigaray, Egales a qui?, in “Critique”, 1987,480, pp.420-37.
117
La femminista è una pensatrice critica che mette a nudo e interroga le
di analisi, che mira ad articolare la critica del potere nel discorso, mediante
femminile femminista.
bisogno di porsi come soggetto femminile, vale a dire non come entità
femministe226.
la posizione del soggetto, ciò implica che lui/lei non può più essere
225
Feminist Studies/Critical Studies cit.; T. de Lauretis, Technologies of Gender, Indiana
University Press, Bloomington 1987.
226
R. Braidotti, Soggetto Nomade, op. cit., p. 54.
118
E’ desiderio ontologico, desiderio di essere, la tensione del soggetto ad
soggetti di minoranza.
esso sia negativo, ma che invece possa offrire molte positive possibilità di
apertura.
L’idea del soggetto come interfaccia tra volontà e desiderio è il primo passo
119
La differenza sessuale apre alla ridefinizione delle strutture generali del
Per poter meglio comprendere i termini del discorso che si sta cercando di
del soggetto, che sono i termini chiave nella lotta del femminismo per la
la critica come uno dei tratti principali del potere discorsivo dell’occidente.
227
Ibidem, p. 56.
228
M. Foucault, Surveiller et punir, Gallimard, Paris 1975 (trad. It. Sorvegliare e punier. Nascita
della prigione, Einaudi, Torino 1976); Per un’analisi femminista delle tesi foucaultiane si veda
Foucault and femminis, a cura di I. Diamond e L. Quinby, North-Eastern University Press, Boston
1988.
120
La sessualità come potere è un codice semiotico che organizza la
Il soggetto è sempre sessuato, che l’io sia marcato dal genere è una comoda
sessualmente differenziato.
Nella teoria femminista una donna parla in quanto tale, sebbene il soggetto
simbolico.
229
Si è scritto molto sulla “morte del soggetto”come motivo conduttore della crociata post-
strutturalista contro la concezione classica del soggetto in quanto coincide con la propria
coscienza. La doppia mossa teorica messa così in questione è la simultanea identificazione della
soggettività con la coscienza e di entrambe con il maschile. Per una sintesi delle reazioni
femministe al riguardo, si veda Dissonanze cit.
121
intrappolato le identità sessuate è necessario attraversarla, a tal fine la
230
Irigaray, Speculum, De l’autre femme, Minuit, Paris 1974(trad. it.,Speculum. L’altra donna,a
cura di L.Murraro, Feltrinelli, Milano 1989).
122
II.7 Le differenti uguaglianze
231
S. de Beauvoir, Il Secondo sesso, Il Saggiatore, Milano 1994 (ed. or. Paris 1949).
123
identifica nella differenza la nozione centrale d’analisi e allo stesso tempo
contemporanea.
a misurarsi sul metro dei valori maschili, le donne che ritengono di dover
energia.
Luce Irigaray nel suo polemico articolo Egales à qui? indica la necessità di
232
M.Duras, An Interview, in Shifting Scenes: Interviews on woman, Writing and Politics in Post-
68 France ,a cura di A. Jardine e A.Menke, Columbia University Press, New York 1991, p.74
124
La crisi della modernità può essere vista come una frantumazione dei
femminista una crisi così connotata è un evento non solo positivo ma anche
gender.
125
La conseguenza logica di questa definizione è che il peso della differenza
semiottiche e materiali.
gli uomini non hanno un genere perché ci si aspetta che abbiano il fallo,
soggetto.
233
R. Braidotti, Soggetto nomade, op. cit., p. 72.
126
Uno tra i più interessanti sviluppi di questo nuovo orientamento del
che riduce tutto al testuale e dall’altra una forma di materialismo che riduce
127
Il rifiuto del pensiero dualistico, in quanto modo d’essere del patriarcato, è
simultanee.
128
poiché influiscono un certo numero di fattori quali la razza, lo stile di vita
ecc..
divenire.
interconnessa.
di un femminismo nomade.
129
II.8 Il “divenire” del femminismo.
soggettività femminile.
130
rappresenta la chiave di accesso a quella modalità nomade non solo dal
così guadagnarsi gli stessi diritti alla soggettività di cui gli uomini sono
titolari.
Luce Irigaray considera l’alterità delle donne non solo come qualcosa che
fondamento per una nuova fase della politica femminista, dove non esiste
regime fallologocentrico.
237
J. Butler, Subjects of Desire: Hegelian Reflections in Twentieth-Century France, Columbia
University Press, New York 1987.
131
Una volta riconosciuto che si è fatto della differenza un significante
Gli sviluppi più recenti nella condizione della donna hanno dimostrato che
un mondo maschile.
mettono in guardia le donne dal correggere gli errori e le colpe della cultura
differenza sessuale.
238
D. Kaufmann, Simone de Beauvoir: Questions of Difference and Generation, in <<Yale French
Studies>>, 1986, p.72.
239
Emblematica di questo cambiamento di prospettiva è la polemica che oppose Foucault a Sartre
sulla questione del ruolo degli intellettuali e Cixous e de Beauvoir sulla liberazione delle donne.
Per un sintesi di questi dibattiti si veda Dissonanze op. cit..
132
all’interno di un ordine culturale ed economico, dominato dal controllo
omosociale maschile.
ognuna.
e femminista.
240
Kristeva, Women’s Time, in Femminist Theory: A Critique of Ideology, a cura di N. O.
Keohane, Uneversity of Chicago Press, Chicago 1988.
133
Femminista è sia la spinta verso l’inserimento della donna all’interno della
potere.
autorealizzazione.
134
E’ auspicabile che il femminismo si liberi degli atteggiamenti seriosi e
vita242.
Italo Calvino243 sostiene che le parole che ci occorrono per uscire dal tunnel
242
Questo fù un famoso slogan del maggio 1968 a Parigi.
243
I. Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Garzanti, Milano 1988.
135
II.9 Femminismo e modernismo
nel qui ed ora nel mondo comune delle donne, portare alla ribalta e agire
sostanziale.
Il mito della donna come “altro” è ora uno spazio vacante dove donne
Ciò impone non solo il riconoscimento delle differenze tra donn,e ma anche
136
La scelta che si offre al femminismo sembra essere un superamento del
Ciò che conta è soprattutto il fatto che essa mette le donne in grado di agire.
condizione storica.
altri”.
137
questa complessità, che definisce quell’identità che condividiamo in quanto
Ciò che conta è saper nominare e rappresentare zone di transito tra questi
grande contributo.
138
Il soggetto nomade è una figurazione che sottolinea il bisogno di azione sia
Non possono esservi mutamenti sociali senza aver prima costruito nuovi
Divenire nomadi245.
dentro.
Rispondere in prima persona sia delle categorie che delle pratiche è il primo
139
nostre differenze possano generare forme incarnate, situate di
sentieri che spesso sono visibili solo ai nostri occhi, ma che possiamo
collocarci nei termini delle nostre storie e differenze specifiche deve esserci
posto per ciò che può essere salvato del passato e per ciò che di nuovo può
essere creato.246
246
C. Kaplan, Deterritorializzazione, op. cit., p. 194.
140
CAPITOLO III
141
III.1 Le filosofe e la filosofia.
La vera difficoltà per il femminismo, sta nel fatto che esso ha enfatizzato il
legame tra la teoria e la pratica, tanto che è difficile formulare una “storia
247
V:Wolf, Three Guineas, Penguin, London 1978 (ed. Or. 1938; trad. It. Le tre Ghinee, Feltrinelli,
Milano 1990).
248
R. Braidotti, Dissonanze: le donne e la filosofia contemporanea. Verso una lettura filosofica
delle idee femministe, Milano 1994, La Tartuga, p. 105.
142
delle idee femministe”, che non la consideri una pratica di valore politico ed
epistemologico.
patriarcale.
cosi come alla repressione dei loro diritti civili e politici, alla loro
L’assenza ancestrale delle donne dal discorso teorico significa che non c’è
una tradizione istituita di pensatrici donne, scrittrici donne , non c’è una
249
R. Braidotti, Dissonanze, op.cit.p.106.
250
Vedi H. Cixous e C. Clementt, La junne nee, Unionn Gènerale d’Edition, 10/18, Paris, 1975.
251
Vedi J. Kristeva, “Women’s time”, Signs, 7/1, (1981).
143
L’incompatibilità tra donne e ragione, o intelligenza teorica è una difficoltà
femminismo.
femminile252.
252
Per le pubblicazioni italiane vedi la ricerca delle donne studi femministi in Italia (a cura) di
M.C. Marcuzzo, e A. Rossi-Doria, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, p. 189.
253
Libreria delle donne di Milano. Il manifesto 05 Maggio 2006.
144
“E’ stato il pensiero femminile contemporaneo a riconoscere che la
Per quanto il soggetto maschile sia solo uno dei due sessi, esso pretende di
In ogni campo disciplinare, viene denunciata da parte delle donne che sono
impegnate nei vari saperi, una esperienza di estraneità fra il loro essere
145
La filosofia diventa auto rappresentazione dell’altro, segue le vicende
Tuttavia, tale uscita per le donne non è facile, il farsi soggetti della propria
deve avvenire nel fitto delle categorie estraniante, attraverso le quali sono
sessuata femminile.
255
La ricerca delle donne op. cit. p. 177.
146
III.2 La politica culturale delle differenze
femminile.
maschile.256
147
Il pensiero delle differenze sessuali consente di teorizzare la pratica delle
Così la donna parla e pensa, si parla e si pensa, ma non a partire da sé” 257.
Ancor prima di essere tutte uguali, siamo tutte donne e non è superfluo
257
Ibidem, p. 52
258
Il mondo dell’uguaglianza è il mondo della sopraffazione legalizzata; il mondo della differenza
è il mondo dove il terrorismo getta le armi e la sopraffazione cede al rispetto della varietà e della
molteplicità della vita. L’uguaglianza tra i sessi è la veste in cui si maschera oggi l’inferiorità della
donna” C. Lonzi, Sputiamo su Hegel
148
Nel pensiero della differenza sessuale è in questione la donna come
Voler porre la donna come soggetto vuol dire, per il pensiero delle
Perché il pensare delle donne abbia un senso per le donne, è necessario che
si riconosce.
parola su di se.
Molto spesso nelle varie ricerche che le donne hanno compiuto sulle donne,
Il soggetto femminile, che non ha mai avuto parola nel sapere dell’altro,
259
La ricerca delle donne op.cit. p.182.
149
territorio della propria teoria, e si riduce a “punto di vista” nel territorio
dell’altro.
che si mantiene esterna, desistendo dal farsi soggetto delle categorie logiche
Ma alla domanda “che cos’è la donna” i vari saperi hanno dato risposte
L’accesso al sapere e alle istituzioni, per cui le donne hanno lottato, è stato,
omosessuale maschile260.
260
La ricerca delle donne, op. cit. p. 186.
150
III.3 Essere filosofa ed essere donna.
proprie simili, cioè altre donne che assumano la loro estraneità e si pensano
in quanto donne.
materiale: l’assenza storica delle donne dalla sfera pubblica, dagli ambiti
261
Il pensiero delle donne, op.cit., p.192.
151
affiancare quelli maschili e di dare vita ad un sistema di identificazioni
positive.
dell’ordine culturale262.
dell’uguaglianza.
sessuale al femminile.
262
R. Braidotti, Dissonanze. Le donne e la filosofia contemporanea. La tartaruga edizioni, Milano,
1994, p. 192
152
e teorica, che iscrive il femminismo come luogo di enunciazione, come
filosofia.
263
La ricerca delle donne, op. cit. p.191.
264
Il dialogo viene ripreso e approfondito dalle femministe postmoderne.
265
Non sembra che l’essere-donna sia interpretato in chiave causale e deterministica. Si tratta più
tosto di un dato di fatto –il mio essere è sessuato femminile da sempre , cioè dacché io esisto, è un
fatto che esisterà finché esisterò io. Vedi la ricerca delle donne, p.191.
153
Questo gesto segna l’itinerario di un divenire, ci permette di dire “fatemi
voglia di essere”.
linguaggio.
radicalmente:
È per sventare questo possibile attentato della donna che oggi ci viene
154
ciò? Che prezzo siamo disposte a pagare per far parte del sistema? Dov’è il
donne”266.
Per Irigaray è l’atto stesso del prendere la parola che sconvolge, di fatto,
l’ordine maschile, fondato sul silenzio e sulla assenza delle donne: “Quando
emendabile.
266
R. Braidotti, Dissonanze… op. cit
267
L.Irigaray, Questo sesso che non è un sesso, Feltrinelli, Milano, 1990
155
antropologia, al poststrutturalismo, alla psicoanalisi; il tema dell’Altro,
privilegiato268.
Che cos’è l’altro? Se è veramente l’ “altro”, non c’è niente da dire; non può
quel paradigma270.
tipo di pensiero, che nel fondare le premesse per la propria veridicità deve
268
W. Tommasi, I filosofi e le donneTre lune edizioni, Mantova, 2001, p. 11
269
H. Cixoux e C. Clement, La june née, Union Général d’Editionns, 10/18, Parigi, 1975.
270
R. Braidotti, Dissonanze… op. cit.
156
svalutazione di un polo: giorno/notte, mente/corpo, cultura/natura,
ragione/sentimento, uomo/donna.
Osserva Braidotti:
proprie caratteristiche.
lavorativa.
271
Traduzione di Adriana Cavarero in Le filosofie femministe,dalla raccolta curata da J.A.
Kournany Feminist Philsophies
157
come cuore di tutte le differenze, contrasta assai con la generale
nuovo, che rompa con, superi, o si “rimetta dalla” metafisica, e che possa
Solo con queste premesse l’uguaglianza con gli uomini può cessare di
irriducibile, sebbene non una differenza tra uomo e donna, e nemmeno una
272
Critiche che Braidotti muove a Foucault, Derrida, Deleuze in Dissonanze.
273
R. Braidotti, Dissonanze, op. cit. p. 185.
158
controvalori positivi, recuperando al visibile e dando esistenza simbolica a
L’alternativa è costituita, infatti, dal pensarsi e dal dirsi in una lingua che
noi ben note: il silenzio, il residuo non detto, il corpo piuttosto che il
pensiero.
L’unica via possibile e insieme reale è quella che si radica nella vita
straniera.
274
Tommasi: La tentazione del neutro. In Diotima…, op. cit.
159
In assenza di un simbolico femminile, è comunque più utile l’esserci e far
Il rifiuto della parola si riduce ad essere una mossa complice del paradigma
non proferiti.
275
A. Cavarero, Per una teoria della differenza sessuale…op. cit., p. 53
160
III.4 Il femminile in gioco
donne.
più di un conflitto.
Situarsi è quello che vuole fare Braidotti, scrivendo quelle che lei chiama
viene dal fatto che ogni differenza è l’Altro dello Stesso, il che poi
161
Come fare della differenza qualcosa che apre uno spazio di soggettività
letto malamente.
divenire.
Si potrebbe dire che il pensiero della differenza sessuale 276 sia possibile
proprio perché il logos è in crisi, ma allo stesso tempo la crisi del soggetto
Braidotti entra così in polemica con le teoriche del genere che definiscono il
162
E infatti come si fa a definire essenzialista Irigaray se il «femminile
statunitense.
Della psicoanalisi ha ripreso solo ciò che può rinforzare la volontà razionale
superfluo.
del linguaggio.
163
psicanalisi ha permesso di staccare il registro del “maschile” e del
non ritorno, che hanno a che fare in particolare con la differenza sessuale e
come lo vede nel femminismo, là dove esso crea la passione della libertà,
Scrive che la politica inizia dalle nostre passioni e dai desideri che ci
muovono.
164
ha aiutato in alcun modo a modificare le relazioni sociali esistenti tra i
sessi279.
I conflitti che Braidotti apre in questo libro sono davvero tanti e non
279
R. Braidotti, Dissonanze, pp. 198-199.
165
III.5 La liberazione della filosofia.
soggetto maschile.
Nelle sue analisi dei maggiori testi e autori filosofici della nostra tradizione,
Irigaray individua alcuni tratti ricorrenti, da Platone a Freud: ogni volta che
280
R. Braidotti, Dissonanze, op. cit. p. 188.
166
proclamarsi autonomo, dotato di un pensiero neutro e universale, valevole
Niente teoria per le donne, dunque, anzi, la teoria è nemica delle donne che
Anche se, Irigaray lancia questo anatema contro la teoria, eppure Speculum
Si pone allora una domanda a due facce: che cosa è in gioco per Irigaray in
maschile?
E, d'altra parte, avere voglia, oggi, di fare teoria per parte di donna, è una
autrici?
La risposta alla prima parte della domanda sta nella ricerca di Irigaray di
pratiche discorsive, del pensiero e delle sue categorie, che rendono conto
167
Il pensiero occidentale e la forma che prende, quella di teoria, dal punto di
asservito.
esigenze.
stata ignorata.
Questa precisazione permette di fare una distinzione con l'uso del termine
teoria o teoria femminista che in alcuni frequenti casi viene fatto da alcune
282
C. Lonzi, Sputiamo su Hegel, scritti di rivolta femminile 1, 2, 3 , Milano, 1974.
168
Ma nel pensiero della differenza sessuale, la questione non è tanto o
caverna di Platone mostra efficacemente che è una metafora che parte dal
Questo fondamento ha due facce, il sole della verità delle idee eterne e
coerenza interna del discorso, della teoria, dalla sua sistematicità, per cui
sembra darsi un legame inscindibile tra ogni parte del discorso e quella
soggetto che la detiene e che è fuori da quella stessa teoria, e per questo è
universale e neutro.
283
Gross in Patenam, Gross 1986:191).
169
La conoscenza prodotta è dunque oggettiva, assoluta, non si chiama in
conseguono.
Detto questo, per Irigaray va trovato un altro modo per dare voce e pensiero
284
Chi dichiara esplicitamente questa connessione, pur mantenendo delle 'dissonanze' rispetto a
questi autori, è Rosi Braidotti (1991).
285
Per una rilettura della critica heideggeriana e una rivalutazione di un rapporto non
immediatamente strumentale-pratico con l'oggetto, v. Gail Soffer 1998.
170
esplicitamente a Deleuze, e rifiuta, insieme a Derrida, la pretesa che un
all'indice 'lo spettatore disinteressato', soggetto appunto della teoria sin dai
greci286. Ritroviamo qui i colpi che da Heidegger in poi sono stati scagliati
Insomma sono gli attacchi alla filosofia come metafisica e alla forma-teoria
che ne deriva.
In Italia, abbiamo visto Carla Lonzi (1971), che rifiuta la teoria sia come
una tradizione che non contempla l'esperienza delle donne, sia nella sua
Lonzi dichiara che solo l'autocoscienza, e non l'alleanza con sistemi, con
di una donna.
286
E. Husserl 1961.
171
individuo, una donna in questo caso, perché trovi in se stessa e in altre la
verità su di sé?
coscienzialismo o soggettivismo287.
Proprio perché non era una questione di teoria, perché allora la teoria 288, il
La grandezza di una autrice non era misurata sulla coerenza interna del suo
della pratica sulla teoria, al punto che si è potuto dire che la teoria non è
Ancora, nel catalogo del rifiuto della teoria possiamo mettere l'elaborazione
287
Il dilemma posto dall'autocoscienza rispetto al rapporto tra esperienza e teoria è illustrato in
Non credere di avere dei diritti (Libreria delle donne di Milano 1987:41-2).
288
Segnalo una questione interessante. Con il separatismo la politica delle donne si struttura
attraverso un gesto che appartiene tradizionalmente alla teoria: la sospensione dalle finalità
pratiche, richieste dalla convivenza sociale; in quel caso vennero messe tra parentesi le descrizioni
del femminile che erano funzionali agli interessi pratici dell’ordine sociale.
172
Nelle pagine del saggio introduttivo si nomina senza problemi la parola
(Muraro 1998).
Non mi addentro nel testo, dico solo l'assunzione alla base di quel lavoro: il
discorso metaforico.
legami con l'esperienza le donne hanno bisogno per dire la propria, non è lo
173
In questo caso è proprio per quella priorità che rivendica sulla pratica o
sull'esperienza.
ostaggio della teoria, della sua sistematicità, per cui ci si trova costrette ad
affermare qualcosa solo per il fatto che è una logica conseguenza delle
donne di non rinunciare a un progetto teorico, ma per non ripetere gli errori
della tradizione, propone di pensarlo come un 'riffing' (il rif è una breve
174
Segnalo la sua posizione, che è molto interessante, perché in essa
implica.
philosphique, che esamina come anche nei casi di teoresi più alta, la Critica
della ragion pura di Kant, ad esempio, la coerenza interna del sistema riveli
dei punti d'arresto, dei vuoti, che vengono riempiti con dei racconti, con,
Nel terzo capitolo dell'analitica c'è la famosa metafora della 'terra della
Insomma c'è sempre un po' di mito nella teoria, che è in questo spazio
175
Ulteriormente, Rosi Braidotti è l'esempio di come la differenza sessuale
soggetto metafisico della teoria non esiste, non esiste un soggetto forte, e
dunque non esiste un pensiero sistematico come una teoria, e anzi, Braidotti
nel senso di indicare una soluzione nel 'fare'. Anche qui troviamo il rifiuto
maiuscola, la Donna.
In altri termini, c'è l'assunzione che la teoria non debba stare in un rapporto
Donna289.
289
Il brano di Braidotti è tratto dalla replica a Rita Felski che solleva alcune questioni a proposito
della differenza sessuale.
176
per dirla con Muraro, contrasti una certa aria del tempo [oggi le filosofie
Non è un caso che questo invito e avvertimento venga da una filosofa della
più spesso.
dire, se la cava con poco, aggira la questione, non risponde ai problemi, alle
290
Inoltre come il pensiero della differenza sessuale riveli un certo realismo filosofico, in Diotima,
1990.
177
Tuttavia, capire le ragioni di Braidotti, che ho esposto poco sopra, non può
permette di rendere conto della realtà in quel che non dipende da noi.
A partire da Sandra Harding che si chiede 'come mai si possa non voler dire
come le cose stiano veramente' (Harding 1986: 648) e attribuisce alle teorie
poiché descrivono meglio e più fedelmente ciò che è in gioco nella realtà,
soggetti: capire noi stessi e il mondo che ci circonda richiede di capire cosa
gli altri pensino di noi e delle nostre credenze e azioni, essendo insufficiente
1993:72).
Donna Haraway, per parte sua, vede nel pensiero delle donne la capacità di
problema mio e 'nostro' sia come ottenere (...) un impegno rigoroso volto a
178
circoscritta e adeguata abbondanza materiale, che portino un modico di
porre dei principi da cui partire, e tra i quali assumere la differenza sessuale.
sue conclusioni sono rilevanti anche per gli uomini (...) il modello di
Ma cos'è cioè in gioco nella voglia di fare teoria oggi, per parte di donna, e
delle donne.
Si può avanzare l'esigenza di una teoria che parta dalla differenza sessuale,
precede.
179
Il punto di partenza , non è un soggetto identitario – le donne o la Donna -
nell’occasionalità, anzi.
che tiene conto della differenza sessuale è più universale 291 del pensiero
discorso delle donne sulle donne, né un discorso dell'Uomo che vale per
Una forma che dia spazio alle contraddizioni - quando queste siano il segno
Fare leva sulla coerenza del discorso, infatti può essere un modo per
frammentazione specialistica.
291
Anche qui andrebbe sviluppato cosa si intende per universale, cfr. Irigaray, L'universale come
mediazione, 1987.
180
Si rivela così che la teoria è un fare teoria, che è un modo di produzione di
specifiche.
E ancora, mantenere vivo il rapporto con il femminismo sarà utile anche per
confronti dell'esperienza.
fondamentale del genere femminile del diritto alla soggettività, nel senso
della filosofia.
181
Qualsiasi filosofa si avventuri nell’ambito finora proibito del pensiero
filosofia in uno strumento utile con cui conseguire una descrizione adeguata
della realtà.
292
R. Braidotti, Dissonanze, op.cit., p.150.
182
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183
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Grif”, 1986.
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