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riferimento
◼ Edward Burnett Tylor , Primitive Culture (1871), tr. it., Alle origini
della cultura. Animismo. L'anima e le anime. Dottrina e funzioni, Ist.
Editoriali e Poligrafici, 2000;
◼ James G. Frazer, Il ramo d’oro. Della magia o della religione,
(1911/1915), 2 voll., Universale scientifica Boringhieri, 1973;
◼ Ferdinand Tönnies, Comunità e Società, (1887), Laterza, 2011;
◼ S. Freud, Totem e Tabù, vol. 7, Bollati Boringhieri, Torino 1985;
◼ S. Freud, Il disagio della civiltà, Einaudi, Torino 2010.
Antropologia culturale
A partire dalla seconda metà del XIX secolo, i due termini “cultura” e
“civiltà” diventano due categorie ideali, in base alle quali interpretare
processi storici di modernizzazione.
Nel dibattito tedesco di fine ottocento e inizio novecento a questi due
termini si collegano i due concetti di “Gemeinschaft” e “Gesellschaft”,
coniati da Ferdinand Tönnies nel 1887.
La “comunità” è intesa come “organismo vivente” che presuppone
omogeneità culturale, come un rapporto reciproco sentito dai partecipanti,
fondato su di una convivenza durevole, intima ed esclusiva; la “società” è
intesa invece come un organismo razionale, mutevole, più superficiale,
tendente ai rituali e alle cerimonie pubbliche.
La nozione di “cultura” fa dunque riferimento, con accezione positiva, a
quella di comunità; la nozione di “civiltà” fa riferimento, con accezione
negativa, a quella di “società”.
Teorie del progresso
Oswald Spengler è uno dei più noti teorici dell’idea di declino o tramonto
di una civiltà. Nel libro dal titolo Il tramonto dell’Occidente, del 1922,
sostiene che la “cultura”, intesa come complesso culturale proprio di
un’intera civiltà, rappresenta il momento di ascesa e fioritura di una forma
di vita, mentre la “civilizzazione” è propria della fase di declino di quella
forma di vita o di una epoca storica.
Si ha qui, dunque una interpretazione in chiave assolutamente negativa
della nozione di “civilizzazione”, che viene assunta come modo proprio
delle fasi di decadenza storica.
Ontogenesi e Filogenesi
Nella analogia tra vita del singolo e vita della specie è presente una
implicazione destinata ad uno straordinario successo su terreni culturali
diversi: la biologia, la psicologia, le scienze sociali.
Questa implicazione è data dalla dottrina della ricapitolazione che, già
presente nell’Origine delle specie (1859) di Charles Darwin, trova però la
sua formulazione più nota, con il nome di “legge biogenetica
fondamentale”, negli scritti di Ernest Heinrich Haeckel (1899).
Secondo questa legge, l’ontogenesi, cioè lo sviluppo individuale degli
embrioni, costituisce una ricapitolazione (una sorta di riassunto sintetico)
abbreviata e incompleta, della filogenesi, cioè dello sviluppo evolutivo
della specie.
Natura e Civiltà nella spiegazione freudiana
Primo livello
di lettura:
antropologico
Totem e Tabù. Somiglianze tra vita mentale dei selvaggi e dei nevrotici
(1912-13)
I) L’orrore dell’incesto;
II) Il tabù e l’ambivalenza dei sentimenti;
III)Animismo, magia e onnipotenza dei pensieri;
IV)Il ritorno del totemismo nell’infanzia
Il ramo d’oro
James Frazer, 1890
«Abbiamo detto che nel sogno e nella nevrosi si ritrova il bambino con
tutte le particolarità che caratterizzano il suo modo di pensare e la sua
vita affettiva; aggiungiamo ora che vi si rintraccia anche l’uomo
primitivo, il selvaggio, quale ci appare alla luce delle ricerche
archeologiche ed etnologiche»
Ontogenesi
Filogenesi
Legge biogenetica fondamentale di
E.H. Haeckel (1899) Lo sviluppo evolutivo della specie umana dai
suoi primordi
1. Freud stabilisce una stretta connessione tra vita evolutiva della specie ed
evoluzione complessa, stratificata e recapitolata dell’individuo.
2. Freud istituisce un legame tra l’elemento del tabù/divieto e il carattere
ambivalente dei sentimenti che nel divieto si fissano e si intrecciano.
3. Freud ritiene che la coscienza morale moderna (il “nostro imperativo
categorico”) sia riconducibile al tabù originario.
4. Freud suppone che entrambi risultino improntati al medesimo ed unico
principio: “in fondo al tabù c’è una azione proibita, per la quale esiste
nell’inconscio una attrazione fortissima” .
5. Infine, Freud deduce che il passaggio consista nello spostamento, nella
traslazione e fissazione dell’ambivalenza dall’ originaria direzione “verso
il tabù” alla direzione interna della coscienza.