Sei sulla pagina 1di 10

L’ANTROPOLOGIA

LA DEFINIZIONE DI CULTURA DI TYLOR

L’antropologia è la scienza che studia l’evoluzione dell’uomo sotto il punto di vista culturale. Il primo a
definirla tale è Tylor nel 1871. Tylor afferma che la cultura è un insieme di abitudini o capacità come
conoscenze, credenze, arte, morale, diritto e costume che l’uomo apprende essendo parte di tale società.
Non ha nulla a che fare con le abilità genetiche di un uomo, riguarda l’apprendimento che un essere umano
ha durante la sua evoluzione in quella società.

Questa definizione è stata messa in discussione poiché in realtà la definizione di Tylor deriva dalla
precedente supposizione di Gustav Klemm che affermava che la cultura fosse una collezione di costumi
informazioni e abilità.

L’EVOLUZIONISMO ANTROPOLOGICO

La fondazione degli studi antropologici avviene in un contesto che è quello dell’evoluzionismo sociale. Se
prendiamo in analisi la parola in quanto tale, ci viene in mente Darwin che però si è in realtà occupato
dell’evoluzione biologica dell’uomo. Auguste Comte prima di Darwin ha evidenziato la possibilità di studi
nell’ambito sociale di un popolo. La differenza tra i due tipi di evoluzionismo è il loro fine. Il metodo degli
antropologi consiste nella comparazione di tratti distintivi della cultura di quelli che sono i tratti culturali
fondamentali, semplici e alla base, per ricavare le leggi generali dell’evoluzione.

BOAS E LE CRITCHE AL COMPARAZIONISMO EVOLUZIONISTA – DIFFUSIONISMO CULTURALE

La prima critica dell’evoluzionismo viene fatta da Franz Boas. Mette in luce l’importanza dei processi di
diffusione culturale. La storia delle singole culture è il risultato si dell’interazione dei membri dello stesso
gruppo sociale ma anche il risultato di interazioni con le culture vicine. Aggiunge a questa teoria diverse
argomentazioni: afferma che fenomeni simili o uguali non per forza hanno lo stesso punto di partenza, per
esempio la formazione dei clan.

Il relativismo culturale classico emerse dal lavoro di Franz Boas e dei suoi allievi, e per la prima metà del
ventesimo secolo esso fu il paradigma

dominante nell'antropologia americana.

o Nato in Westfalia nel 1858, studia fisica e geografia a Heidelberg e Bonn,


o consegue il dottorato di ricerca a Kiel nel 1881.
o Nel 1883 cominciò una ricerca sul campo tra gli inuit dell'Isola di Baffin con l'intenzione di
comparare il loro ambiente fisico, misurato «oggettivamente», con la conoscenza che essi ne
avevano. Giunse presto a comprendere l'importanza della cultura come forza determinante della
percezione, e di conseguenza rifiutò l'implicito determinismo ambientale di partenza.
o Nel 1885 iniziò a studiare le culture della costa nord-occidentale dell'America settentrionale,
dapprima attraverso le collezioni dei musei e in seguito, a partire dal 1886, effettuando ricerche sul
campo.
Insegnò alla Columbia University di New York dal 1896 al 1936, e il suo dipartimento divenne il
centro della ricerca antropologica negli Stati Uniti

RELATIVISMO con Boas e Malinoski


Malinoski è un giovane di origini polacche che si interessa agli studi della Nuova Guinea. Quando scoppia la
WW1 si trova in Australia e in quanto suddito dell’impero austro-ungarico viene confinato nelle Trobiand.
Qui ebbe modo di mettere in pratica il metodo di Ricerca Intensiva, teorizzato da Rivers.

Con il suo testo ‘Argonauti del Pacifico Occidentale’ offre alla società il primo manifesto dell’applicazione
dell’antropologia sul campo. Qui spiega narrativamente le idee introdotte da Rivers.

Fa una differenza tra due figure importanti :

1. Fieldworker
2. Osservatori delle culture esotiche

o La posizione di Branislaw Malinowski nell'antropologia britannica è analoga a quella di Boas in


quella americana.
o Anche Branislaw Malinowski come Boas era di origini mitteleuropee, portato da circostanze
particolari all'antropologia inglese.
o Insegno alla London of Economic dal 1922 al 1938 e esercitando una grandissima influenza sull'
antropologia contemporanea.
o Il termine funzionalismo si riferisce alle idee espresse da Branislaw
o Malinowski considerato, insieme a Rivers il padre del funzionalismo britannico, un paradigma che si
affermò gradualmente e che portò al prevalere della prospettiva sincronica in antropologia, rispetto
a quella diacronica che aveva dominato nella seconda parte dell'800 nell'ambito dell'evoluzionismo
e del diffusionismo.
o Sullo sfondo del funzionalismo possiamo intravedere una tradizione sociologica che vede la società
come un'entità sistematicamente strutturata paragonabile ad un organismo biologico costituito da
sistemi che agiscono
o gli uni in funzione degli altri.

e antirelativismo

L’ETNOGRAFIA
L’etnografia è in origine lo studio dell’enumerazione e della descrizione dei popoli. Oggi è semplicemente
una disciplina che si limita a raccogliere materiale oggetto dello studio etnologico. L’etnologia è lo studio
delle diverse culture umane. Come nasce? Nasce nella Parigi post rivoluzionaria dopo la fondazione della
Société DES OBSERVATEURS DE L’HOMME, cioè una società di viaggiatori che venivano spediti direttamente
sul campo per effettuare gli studi. Il barone della società sarà il primo a scrive un manuale ‘Les
Considerations’ che era una guida pratica per l’osservazione etnografica.

Inizialmente c’era una divisione netta tra colui che raccoglieva i dati e colui che li analizzava. I primi fornitori
di dati furono viaggiatori, missionari, commercianti che offrivano inconsapevolmente delle osservazioni
empiriche sulle differenti culture che visitavano. Hanno assunto il nome di ‘men on the spot’, cioè persone
che per le loro attività ordinarie, si trovavano indirettamente, a raccogliere dati utili agli studiosi. Il primo ad
effettuare entrambe le mansioni fu Henry Morgan.

Per fare tutto ciò ci furono una serie di manuali, il primo di Gerando (citato sopra) e il più importante ‘Notes
and Queries on Anthropology’ pubblicato dal Royal Ant. Institute.
Altro elemento importante per promuovere la ricerca etnografica sono stati i musei, presso i quali c’erano le
sedi delle società che si occupavano di antr.

L’idea del pensiero dei men on the spot viene per la prima volta analizzata da Rivers. Egli decide di
teorizzare l’idea dell’antropologo sul campo, iniziano a rendere la cosa, un campo di ricerca specifico.
Distingue due tipi di ricerca diversa : il Survey Work, che costituisce una ricerca sul campo in un territorio
vasto e dal taglio comparativo, e l’ Intensive Work, caratterizzato da una piccola porzione di territorio da
analizzare ma in modo più dettagliato e che richiedeva tempo.

Queste idee vengono in un certo modo sottoposte alla Rivoluzione Metodologica. Quest’ultima viene
introdotta con la figura di Malinoski.

Malinoski è un giovane di origini polacche che si interessa agli studi della Nuova Guinea. Quando scoppia la
WW1 si trova in Australia e in quanto suddito dell’impero austro-ungarico viene confinato nelle Trobiand.
Qui ebbe modo di mettere in pratica il metodo di Intensive Work, teorizzato da Rivers.

Con il suo testo ‘Argonauti del Pacifico Occidentale’ offre alla società il primo manifesto dell’applicazione
dell’antropologia sul campo. Qui spiega narrativamente le idee introdotte da Rivers.

M introduce la nuova figura del Fieldworker contrapponendola a quella degli osservatori di vulture esotiche.
Esprimendo rammarico per le pratiche fino a quel momento utilizzate che non entravano in contatto con il
popolo e affermando la nuova figura del Fieldworker professionale che riuniva tutte le precedenti attività
elencate. (unifica la funzione di osservatore e quella di analista)

Il metodo migliore per studiare un popolo è fermarsi a lungo all’interno del gruppo e partecipando alla vita
comune. Per fare ciò serve una preparazione scientifica del ricercatore che lo porti a non farsi stranire dalla
realtà diversa ma a cogliere ogni singolo dettaglio.

La bravura di Malinoski è stata riuscire a unificare tutti metodi già teorizzati precedentemente, producendo
un testo e un metodo utili, funzionali e convincenti.

IL DISAGIO DELLA CULTURA


TEORIA INTERPRETATIVA di GEERTZ

Negli anni sessanta il concetto di cultura viene messo in discussione poiché arrivato ad un livello di
frammentazione teorica troppo avanzato. Questa messa in discussione parte da Cliffor Geertz, un anti anti-
relativista. Egli la considera troppo complicata per ciò che effettivamente è, quasi l’intento della cultura
viene offuscato. Per questo decide di analizzare i diversi significati attribuiti fino a quel momento al termine
Cultura (vedi pag 41)

A questo punto decide di dare un nuovo significato al termine Cultura, che fosse più semplice e specifico.

La cultura è una “ragnatela di significati” che gli individui costruiscono entrando in relazione gli uni con
gli altri.

Ciò significa che la cultura per Geertz non è una scienza che cerca leggi ma una scienza che interpreta le
azioni e cerca il significato (esempio testo dell’ammiccamento)

Per questo, se l’antropologia si occupa dei significati dei fatti culturali, c’è bisogno di porsi il problema derl
loro significato = THICK DESCRIPTION. Dal momento in cui l’etnogafo descrive sta gia interpretando i fatti.

Descrizione = Interpretazione
Ciò significa che l’etnografia è un’attività ermeneutica, cioè che interpreta i fatti e li descrive, si pone delle
domande. La differenza tra critico letterario e antropologo è che il primo interpreta un testo reale, il
secondo interpreta e descrive i fatti.

La cultura per Geertz è una rete intrinseca di significati che l’antropologo deve spiegare, descrivere e
interpretare in modo completo. Ciò può avvenire tramite METAFORE, in particolare quella TESTUALE.

Come può l’antropologo fare ciò? Da un lato cerca nel gruppo in analisi i comportanìmenti soliti, dall’altro
cerca in loro la loro personale interpretazione. Infatti lavora con l’interpretazioni delle interpretazioni dei
gruppi nativi.

Geertz afferma che per capire una cultura è importante leggere ciò che gli specislisti scrivono e fanno.
Affrema che le verità etnografiche non possono mai essere del tutto complete poiché gli etnografi sono
sempre alla ricerca per completare tali idee e che non sono mai prodotte a partire da materiale oggettivo
ma da un processo di selezione che l’etnografo fa.

CONTRO LA CULTURA
Tra la seconda metà degli anni 80 e la prima metà degli anni 90 diverse critiche vengono fatte nei confronti
della definizione di cultura. Tutte girano intorno al fatto che essa privilegi la chiusura, l’uniformità e che
metta in ombra le differenze interne e le sincronie, i conflitti che fanno effettivamente parte di ogni ontesto
culturale.

Secondo James Clifford, fino a questo momento la cultura ha sempre privilegiato gli aspetti positivi,
bilanciati e autentici di un gruppo di individui poiché sono pensare a differenze tra le diverse culture
porterebbe per forza di cose a una gerarchizzazione di esse.

CULTURA di Paolo Rossi.


La nozione di cultura con il passare del tempo passa da una nozione storico filosofica a un concetto
scientifico. Designa le caratteristiche del mondo umano nei confronti della natura e le caratteristiche del
comportamento umano nei confronti del mondo animale.

La prima definizione esplicita che ci giungue è quellla di Tylor nel suo Primitive Culture. La cultura non
comprende più solo gli aspetti intellettuali di una società ma anche i suoi costumi e le capacità che si
acquisiscono con il tempo. Ovunque c’èuna società umana, c’è cultura, anche nei popoloi primitivi.

Con questa definizione si è arrivati alla consapevolezza che servisse una ricostruzione per tappe per parlare
di sviluppo dell’umanità. Ogni popolo percorre le stesse tappe, la differenza sta nella permanenza di ognuna
di esse.

Nel Novecento troviamo la prima critica al concetto di cultura di Tylor. Boas, con la sua teoria relativista

Vedi meglio

Entra in gioco una forte personalità che esprime un nuovo punto di vista. Freud interviene affermando che
la psicoanalisi ha sempre affiancato l’antropologia come elaborazione teorica del concetto di cultura. La
ricercadelle basi della cultura coincide con la ricerca delle sue basi psichiche, presenti in ogni individuo, a
prescindere dall’organizzzazione sociale.
Secondo Freud, la base della cultura risiede in una situazione traumatica: il Parricidio Originario che mette
fine al monopolio sessuale delle donne da parte del proprio padre, che suscita nei figli un rimorso. Questo
fenomeno è chiamato Complesso di Edipo. Secondo Freud la cultura è possibile se c’è la repressione
dell’istinto.

Questa nuova concezione di Freud è il punto di partenza per una serie di pensieri contrastanti. Prendiamo in
analisi quello di Malinowski FINISCI

IL METODO COMPARATIVO – Ugo Fabietti


La dimensione comparativa è legata al sapere antropologico. Con ciò si spiega che la comparazione tra
culture è sempre stata alla base di questa disciplina. Per l’antropologia tutti i fenomeni possono essere
comparati sia a livello temporale che a livello logistico. Con il tempo il metodo comparativo ha sempre avuto
come punto di riferimento il punto di vista del ‘nativo’.

Sin dall’inizio ci sono stati diversi fenomeni, alcuni che non sono contemplati al giorno d’oggi, altri che
rimangono base per gli studi attuali, che vengono considerati come punti importanti. Uno di questi è la
Spiegazione che in antropologia consiste più nella comparazione di fatti che nella descrizione.

È per questo che i primi antropologi essendo distanti dai gruppi sociali che studiavano, intendevano l’Antr
come una scienza oggettiva. Si soffermavano sui fatti e sulle fonti da cui li ricavavano per affermare la loro
attendibilità. Molto importante era l’osservazione diretta, testimonianza oculare. Ciò significa che i fatti
analizzati erano ciò che lo studioso osservava.

È qui che entra in gioco il fattore TEMPO. Il tempo in cui è collocato il fatto preso in analisi è posteriore o
antecedente ad un altro tempo. Un esempio lampante per comprendere questo concetto sono gli studi che
fa Morgan, sui gradi di parentela. Delinea una serie di tappe che secondo lui hanno determinato l’istituzione
familiare. Individua in tutto 15 tappe. Come riuscì ad arrivare a questa conclusione? Tramite la continua
comparazione tra le tradizioni e le usanze in diversi continenti e tramite l’uso di questionari compilati da
residenti del posto. Nonostante fossero dei dati che si allontanavano dall’osservazione dell’occhio umano.

Durkheim introdusse cambiamenti significativi nell’uso della comparazione, proprio come aveva fatto Tylor
poco tempo prima. Fa riferimento al metodo delle correlazioni statistiche. Lo scopo di questo metodo era
dimostrare che i dati raccolti presentassero dei collegamenti e che se un caso era individuato singolarmente,
automaticamente erano presenti anche gli altri.

COMPARAZIONI CONTROLLATE- ( Metodo Comparativo Circoscritto) Pritchard nel 1965 polemizzò il lavoro
fatto dai suoi predecessori affermando che la cultura più che trpvare uguaglianze dovessse SPIEGARE LE
DIFFERENZE. Per questo i frutti del metodo comparativo sono scrasi, perché più i dati si accumulano più è
difficile arrivare ad una conclusione. È più semplice avere pochi dati che utilizzzarne tanti così da far scattare
l’eterna messa in discussione delle teorie generali. Questa definizione avvicina l’antro ad una scienza storica
più che naturale.

Secondo lui era più funzionale prendere in esame società e tipi di individui circoscritti così che fosse più
semplice interpretare e comprendere le loro azioni per poi formularne delle leggi.

In realtà questo metodo era già in uso, prendiamo come esempio gli studi sulla stregoneria di Nadel. Il suo
studio non mirava a spiegare e teorizzare le pratiche di stregoneria, piuttosto comparava i diversi titpi di
stregoneria. Cerca di spiegare fatti che sono relativi alla credenza nella stregoneria ma che allo stesso tempo
sono variabili, nonostante siano parte di uno stesso macrogruppo. Arriva a due conclusioni: la prima è che
ogni divergenza nello studio culturale porterà conseguentemente ad altre. La seconda è che la credenza
nella stregoneria è collegata strettamente ad ansie, stress o sentimenti negativi.

CLASSIFICAZIONI POLITETICHE E RETI DI CONNESSIONI – verso la fine degli anni 50, Leach evidenziò per la
prima volta un problema cruciale che riguardava la comparazione. Questa sua critica non doveva essere
generalizzata.

Alcuni antropologi presero una posizione decostruzionista del metodo comparativo così da potergli
conferire un senso nuovo. Needham fece un vero e proprio SMANTELLAMENTO DELLA PARENTELA. Parte
dicendo che fino a quel momento il concetto di parentela era concepito per comprendere un’area
omogenea, questo perché il concetto era impostato sotto chiave empirica, quindi si pensava potesse essere
applicato a qualsiasi società. Needham sosteneva fosse una definizione incorretta poiché all’interno di
società, diritti, e usanze possono essere trasmesse in modo differente da individuo ad individuo, come da
società a società. Tutto ciò considerando società di stampo patrilineare.

Per spiegare meglio questo fenomeno prende in esame tre gruppi sociali A B e C. Questi tre gruppi hanno
tre tratti variabili compresi tra p e v. notiamo come r sia un elemento comune ad A e B e t un elemento
comune a B e C. Com’è possibile? Se questi gruppi A B C sono stati classificati come patrilineari? E il
fenomeno comune è considerato proprio come trasmissione tra padre e figlio?

Apqr

B rst

C tuv

Questo accade perché gli antropologi lavorano con classificazioni basate sul fatto che determinate categorie
siano presenti in maniera costante, Classificazioni di tipo Monotetico.

Leach commentando sostiene che le società con elementi in comune sono comparabili ma non nella loro
totalità, sono due società differenti che si somigliano in un solo aspetto. È qui che Needham decide di
prendere in esame le Classificazioni Politetiche, classificazioni nelle quali ci sonno gruppi sociali che
condividono alcuni tratti equamente distribuiti. A B e C dimostrano una continuità, un’evoluzione.

Anche Wittgenstein continua

COMPARAZIONE COME TRADUZIONE – negli anni sono state formulate forme di comparazione basate sulla
traduzione. Come esempio lampante abbiamo uno studio di ‘antropologia della parentela’ di Goodenough
che analizzò alcuni casi etnografici empirici. Studio non molto lontano da quello di Needham. Questo studio
si collega al problema della traduzione dei concetti. Per esempio: non è uguale chiedersi cosa sia il
matrimonio tra Nyar e Truk, e chiedersi come può essere definito il fenomeno tra Nyar e Truk che definiamo
‘matrimonio’ ?

Fabietti spiega come sia possibile che andando ad agire su dati etnografici chiari e distinti, nonostante si è
consapevoli della dimensione pratica dell’uomo ci si andrà ad imbattere in un problema di traduzione.

Murdoch affermava che potevano esserci anche altre forme di famiglia ma che la Famiglia Nucleare fosse
presente ovunque, essendo così considerata universale. Il Martimonio è l’unione in termini di legame tra i
coniugi e responsabilità nei confronti della prole. Vedendo questa definizione in base etnocentrica vediamo
un equivalente di questo fenomeno in ogni società che analizziamo.

L’obiettivo era arrivare ad un metodo comparativo che potesse offrire un significato di matrimonio in
termini non etnocentrici si sofferma sullo studio dei Nyar e dei Truk. Siamo in India presso i nayar, un
gruppo stratificato in caste in cui sono presenti gruppi di parenti per via matrilineare, chiamati tavari, che
detengono diritti collettivi sulla terra. I membri di un tavari vivono insieme nella stessa casa e cooperano sul
piano economico. Più tavari con un comune antenato di sesso femminile formano un tavard che è un'unità
esogamica.

Presso i nayar ci sono 3 transazioni riconducibili al nostro matrimonio:

1. TALI: cerimonia che rende legittimo per una donna avere rapporti con un uomo

2. SAMBANDHAM: cerimonia che afferma la continuità dei diritti sessuali, anche se non esclusivi, di un
uomo su una donna e che autorizza una donna ad avere dei figli

3. RICONOSCIMENTO DI PATERNITÀ: il figlio è considerato frutto di una relazione sessuale legittima, per cui
entra a far parte del tavari e del tavard della madre.

Possiamo dire che TALI sia un matrimonio? oppure che lo è il sambandham? In realtà se facciamo il
paragone con la nostra situazione occidentale vediamo che ci sono dei requisiti in tutte le società che
sanciscono il momento in cui un individuo può avere relazioni sessuali e avere dei figli/chi ha dei diritti
sessuali e su chi/a quale gruppo appartiene il figlio e quale gruppo è responsabile della sua educazione,
socializzazione e mantenimento. Nella società occidentale ci sono, dice Goodenough, due transazioni che
servono per delineare questi "requisiti universali" (matrimonio e registrazione della nascita).

Murdoch affermava che questi requisiti sono soddisfatti in tutte le società tramite un'unica transazione,
quella con cui si istituisce la famiglia nucleare e che noi, sostiene Goodenough, percepiamo analoga al
matrimonio. Però il caso dei nayar ci fa vedere come pur in assenza di una famiglia nucleare (perché di solito
tra i nayar esistono gruppi matrilocali costituiti dalla madre e dai figli piccoli) siano rispettate con tre
transazioni quello che presso di noi è rispettato con una. allora esiste il matrimonio presso i nayar? e a cosa
serve?

• per la Gough il matrimonio nayar è una transazione con la funzione (assolta insieme da sambandham e
riconoscimento di paternità)di stabilire la legittimità di un neonato affinché esso sia riconoscibile come
membro della società

• Goodenough riconosce che anche in occidente il matrimonio ha questa funzione di riconoscimento


identità sociale del bambino.

Sono due casi simili ma non autorizzano a estendere la definizione di matrimonio al punto di farne una
regola universale. Ci sono altri casi, dice Goodenough, in cui per accettare un nuovo nato non si richiede
una transazione tra un uomo e una donna e neanche sapere chi sia il genitore.

1. (isole Gilbert): qui il matrimonio come transazione tra uomo e donna non è necessario per
riconoscere la legittimità di un nuovo nato, basta il riconoscimento di paternità
2. isola di Truk: una donna è autorizzata ad avere rapporti dalla pubertà in poi e ogni nato è legittimo
( illegittimi sono solo i bambini nati deformi, ritenuti frutto dell'azione di uno spirito maligno che si è
insinuato nel ventre della donna). I figli di una donna sono considerati un'unità indivisibile, al di là
del riconoscimento o meno di paternità per cui se un bambino eredita dal proprio padre l'eredità
diventa proprietà comune di tutti i figli della donna. Esiste una transazione per cui un uomo e una
donna acquisiscono diritti sessuali reciproci, cioè esiste una sorta di famiglia coniugale, ma non ha
valore il riconoscimento individuale della paternità ( cioè il matrimonio
secondo inavar

Goodenough riconosce che la Gough ha avuto il merito di cercare di dare una definizione che avesse alla
base un principio universale che e la condizione per poter comparare e generalizzare, ma ne ha selezionato
uno (cioè la legittimazione della prole) che non richiede necessariamente una transazione tra un uomo e
una donna. Goodenouah preferisce trovarlo nel principio di accesso sessuale. Infatti, le persone tendono a
sviluppare relazioni continuative con solo due categorie di persone.

1. quelli che conoscono fin dall'infanzia (relazione di fratellanza). Di solito uomini e donne cresciuti
insieme come fratelli e sorelle tendono per ragioni sconosciute a non stabilire rapporti sessuali tra di
loro(evitazione dell'incesto)
2. quelli con cui stabiliscono relazioni sessuali in età postpuberale. Occorre qui una transazione specifica
relativa al sesso e alla riproduzione che non è messa in qioco in altre forme di transazione (es.
coresidenza. Cooperazione ecc. che sono in ultima analisi irrilevanti per una definizione al matrimonio.
A questo punto Goodenough da una definizione di matrimonio :

“Il matrimonio è una transazione che si risolve in un accordo in cui una persona, stabilisce un diritto
continuativo di accedere sessualmente a una donna, e nel quale la donna in questione è considerata
suscettibile di avere figli. “

Quests definizione comprende e consente di capire anche i matrimoni tra donne, dove una eserciita più
potere dell’altra.

La prospettiva di Goodenough è di tipo ETICO.

L’ETNOGRAFIA E LA POLITICA DEL CAMPO – Olivier de Sardan


L’antropologia sente il bisogno di avvicinarsi sempre di più a quello che è lo studio ‘in situ’. Questo perché la
qualità di dati raccolti sul campo è nettamente maggiore a quella dei dati raccolti con questionari.
L’inchiesta sul campo è una competenza che ha come base il saper fare, uno studio e una preparazione,
cose che non si possono imparare teoricamente. Serve pratica. Serve aver condotto uno studio tramite
questionari, essersi confrontati con tanti malintesi, bisogna essersi cimentati nel padroneggiamento dei
codici locali ed eventualmente nel corso della ricerca bisogna attuare la pratica dell’improvvisazione. Ciò
comporta una quantità di tempo considerevole. Riassumiamo il tutto in diverse tappe:

1. OSSERVAZIONE
2. COLLOQUIO
3. PROCEDURE
4. RACCOLTA DI FONTI SCRITTE

L’osservazione partecipante – attraverso una permanenza, l’antropologo può analizzare e studiare da vicino
la situazione sociale del gruppo. In questo caso l’antropologo è nella posizione di poter vedere se non
‘dall’interno’, comunque da una posizione di osservatore.questa situazione può esse4re divisa in due
sottogruppi:

1. Il ricercatore è testimone, quindi si basa sull’osservazione


2. Il ricercatore è coattore, quindi si immerge nel gruppo.

Tutti i dari raccolti si trasformano e prendo il nome di ‘dati’ e ‘corpus’

DATI E CORPUS – l’antropologo che va sul campo, ha il compito di produrre un corpus, cioè ha il compito di
osservare e scrivere, in diretta o a posteriori tutte le sue considerazioni. Dovrà produrre una descrizione
scritta dei dati che avrà appuntato nel suo taccuino. Le sue osservazioni subiscono comunque l’influenza che
il ricercatore da, il suo linguaggio, la sua problematica e ciò che egli ha deciso di approfondire.
L’osservazione è semplicemente la prova reale di ciò che era precedentemente astratto e che con le
osservazioni e i dati del ricercatore può modificari, ampliarsi senza dimenticare il senso empirico della
scienza antropologica. Ciò comporta anche la prontezza delll’osservatore a possibili imprevisti che lo
porteranno a produrre dati non preventivati. Il problema della modificazione dei dati non è dovuta dalla
presenza dell’antropologo.

Altri comportamenti che si modificano per forza di cose in modo sostanziale ha due soluzioni:

1. La prima è cercare di annullare il cambiamento che ha lo scopo di eliminare l’antropologo come


osservatore e far si che diventi parte integrante del gruppo (indigenizzazione)
2. La seconda è quella di trarre profitto dalla cosa, facendo diventare la modificazione oggetto di
ricerca

La soluzione adottata è a metà tra le due. L’antropologo entra a far parte del gruppo indigeno che lo
simpatizza senza renderlo parte integrante di esso. Rimane comunque un osservatore perché i dialogi tra
membri della stessa comunità e tra lui e la coumunità stessa sono più importanti, nonostante gli ultimi non
siano .

L’IMPREGNAZIONE – il ricercatore sul campo, osserva, reagisce e immagazina delle iinformazioni senza che
lui lo voglia. Vivendo a stretto contatto è come se registrasse delle info che mai si trasformeranno in Corpus
ma che indirettamente giocano un ruolo fondamentale. Nonostante ciò le informazioni apprese
inconsciamente influenzeranno l’andamento dello studio.

I colloqui – il ricercatore apprenderà grazie a discorsi che avrà iniziato e improntato secondo il suo volere.
Questo perché l’osservazione sul campo non gli permette di cercare a fondo ciò che realmente vuole e
perché la rappresentazione del gruppo sociale è fondamentale. Dovrà ricorrere ad un ‘colloquio’ e attingere
a tutte le sue tecniche.

Essisi dividono in due parti: la consulenza e il racconto ciò comporta che l’informatore diventa un
consulente e che debba riflettere almeno in parte un sapere con il gruppo d’interesse. Deve avere un
registro specifico da seguire durante il colloquio.

Un trucchetto a cui solitamente si ricorre è quello di avvicinare il più possibile un colloquio ad un dialogo,
un’interazione quotidiana. Ovviamente questo cambio è fatto puramengte per un uso metodologico così
che l’antropologo possa avere anch’esso una libertà di parola tale da compiere bene la sua ricerca.
Ovviamente anche in questo caso troviamo delle complicazioni: nonostante il ragionamento precedente
alcuni colloqui mantengono la struttura di un questionario, poiché vengono poste domande definite
‘aperte’. Questo non è conforme al metodo della conversazione. È necessaria quindi una distinzione tra
Guida al Colloquio e un Canovaccio di Colloquio. La prima è un’oranizzazione previa delle domande che si
vogliono porre all’intervistato. Il secondo è solo un promemoria dell’antropologo/intervistatore per non
farsi scappare i punti fondamentali della discussione e della linea di ricerca.

Nonstante questo ‘canovaccio’, il colloquio deve anche permettere la formulazione di nyuuove domande in
corso d’opera. Questo processo si chiama ricorsività, basarsi su ciò che è stato detto per formulare nuove
domande.

È importante anche sottolineare che l’intervistato non ha lo stesso interesse del ricercatore circa ilcolloquio,
quindi potrebbe utilizzarlo per trarne profitto. Per questo motivo non deve crearsi una situazione di astio,
ma l’intervistatore deve saper mediare e ‘assecondare’ il suo interlocutore così da creare empatia e non
diffidenza. Questo perché spesso e volentieri non si tratta di un solo colloquio, ma di una serie.

Le fonti scritte – nonostante ciò non dobbiamo dimenticare l’importanza delle fonti scritte. Alcune sono
raccolte prima della ricerca sul campo e permettono la familiarizzazione con ciò che si andrà a studiare, altre
sono la trascrizione delle scoperte e l’elaborazione dell’esperienza sul campo.

La politica del campo – la ricerca sul campo richiede metodi ben precisi e una strategia scientifica adatta. La
prima è la Triangolazione, a base di ogni inchiesta: le info devonon avere dei riscontri, ciò significa che ogni
info proveniente da un singolo individuo dev’essere verificata. Il ricercatore fa un confronto incrociato tra gli
informatori. Diventa Triangolazione Complessa quando il numero di informatori aumenta. Questo serve a
rendere eterogeneo l’argomento.

È qui che arriviamo al concetto di GRUPPO STRATEGICO, cioè un’aggregazione di individui che fanno fronte
allo stesso problema, in base al problema, varia il gruppo strategico.

L’ITERAZIONE – la ricerca sul campo procede per iterazione, cioè per andate e ritorni, vai e vieni. Il
ricercatore sul campo va da X che gli dice di andare da Y e così via, rispetto ad un ricercatore da questionari.
Può essere intesa anche in senso astratto, inteso come un vai e vieni di problematiche e domande che
devono essere discusse con diversi individui.

LA SATURAZIONE – la domanda è: quando si può mettere fine ad una ricerca sul campo? La risposta è che
non c’è una fine. La fine è determinata dalla quantità e dalla qualità dei dati raccolti tramite osservazioni e
colloqui.

IL GRUPPO SOCIALE TESTIMONE – è interessante e utile darsi un luogo fisico per la ricerca ed è utile anche
far riferimento ad un gruppo sociale che sarà il Gruppo Testimone. Varia secondo i termini della ricerca, può
essere meno o più vasto, partendo da una famiglia, un villaggio o anche un quartiere. ??

GLI INFORMATORI PRIVILEGIATI – l’informatore privilegiato può essere considerato come l’esstremizzazione
di unn gruppo sociale testimone che si restringe ad un solo individuo. Ci sono diversi tipi di IP, alcuni ti
aprono la strada dandoti le info che cerchi, altri sono semplicemente il tramite tra ricercatore e
informazione.

La gestione dei fattori di disturbo – la ricerca sul campo ha sempre subito la presenza di fattori di disturbo. Il
compito del ricercatore è di domarli e contenerli, non eliminarli.

L’INCLICCAGGIO - il ricercatore sul campo può a suo malgrado essere assimilato

Potrebbero piacerti anche