2015/2016 Antropologia culturale
scritto.Ora l’antropologo avrà la responsabilità di scrivere e trasmettere nel migliore dei modi quello che ha
acquisito,decidendo lui stesso come “presentare in pubblico” i nativi studiati.
CAPITOLO 8
FRANZ BOAS: è il fondatore dell’antropologia culturale statunitense.Tedesco per nascita ed educazione,si
trasferisce negli Stati Uniti in seguito ad un progetto di studio sugli indiani della costa del Canada dove fu
professore della Columbia University di New York. Durante le sue prime spedizioni esplorative il suo ruolo
era di geografo, nel tempo però i suoi interessi si spostarono dallo studio dell’ambiente fisico a quello dello
popolazioni. Questa miscela di interessi per i i gruppi umani e l’ambiente naturale portò alla formazione di
una sua precisa teoria:per Boas ciascuna cultura è una realtà specifica prodotta da una specifica vicenda
storica in rapporto a uno specifico ambiente geografico;questo fa di ogni cultura una realta integrata
poiché tutti gli elementi che la compongono sono in relazione con tutti gli altri. Inolte Marvin Harris
definisce la concezione mentalistica di Boas come “particolarismo storico”.Secondo Boas inoltre le culture
sono apprese e non innate,non esiste alcuna forma di ereditarietà culturale ma è l’ambiente culturale che
determina l’apprendimento di una cultura,persino la trasmissione dei caratteri somatici dai genitori ai figli
poteva modificarsi sotto l’azione dell’ambiente.Secondo uno degli allievi di Boas, Alfred Kroeber,la cultura è
per sua natura superorganica,ovvero che l’insieme dei fenomeni culturali costituisce un livello di fenomeni
umani specifico;inoltre essa determina i modi di pensare e di agire e si produce per mezzo di fatti culturali.
In seguito alla guerra fredda (contrapposizione tra Usa e Urss),i governi degli Stati Uniti premevano sugli
studiosi col fine che questo orientassero le loro ricerche secondo ipotesi “anticomuniste” (DETERMINISMO
CULTURALE) fino agli anni ’70,rafforzando così la teoria boasiani che rilevava che le strutture psichiche degli
esseri umani sono modellate dall’ambiente culturale in cui vivono.Questa teoria fu portata avanti da
un’allieva di Boas,Ruth Benedict la quale affermava che ogni nazione imponeva modi di essere al proprio
popolo, un modo di reagire tipico degli appartenenti ad una determinata nazione, concetto definito poi
“personalità di base” da Ralph Linton.
BRONISLAW MALINOWSKI :è la figura che più ha saputo dar valore alla ricerca sul campo.Passa quattro
anni in Australia duranti i quali organizza tre spedizioni,e proprio qui,nelle isole Trobriand (Melanesia)
concentra la sua ricerca sul lavoro sul campo.Egli apprende la lingua nativa vivendo fianco a fianco con la
popolazione studiata,osserva i comportamenti quotidiani dei nativi,i loro rituali e ascolta miti e
leggende.E’,insieme a RadcliffeBrown, il fondatore del FUNZIONALISMO:tutte le parti di ogni società e ogni
cultura sono collegate tra loro e allo stesso tempo complementari. I diari di Malinowski pubblicati
postumi,ci fanno capire che aveva una personalità più tormentata e il lavoro sul campo non era semplice
come appariva poiché i sentimenti verso i nativi non erano sempre positivi.
Secondo l’antropologo LeviStrauss invece il lavoro sul campo era un’attività complessa nella quale
prevalgono momenti di stanchezza e irritazione.Lui infatti si concentrò sulla rilettura e risistemazione
teorica dei dati entografici poiché credeva che il compito dell’antropologia fosse studiare l’infrastruttura
inconscia dei fenomeni e non i fenomeni stessi.
IL LAVORO DI DE MARTINO: L’Èquipe. De Martino svolge le sue ricerche sul campo affindosi ad una èquipe
composta dal direttore scientifico a cui spetta l’individuazione del problema e la costruzione dell’ipotesi a
cui il lavoro è finalizzato;inoltre si serve di intervistatori,fotografi, e chiunque fosse in grande di esplorare
archivi e biblioteche;lo accompagnano inoltre medici,psicologi,psichiatri,sociologi e antropologi,capaci di
affrontare scientificamente i contenuti delle interpretazioni avanzate.
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Durante il Settecento,con il tramonto dell’Ancien Régime,vengono portate vie le antiche tradizioni
preesistenti. Questa nostalgia quindi induce negli studiosi l’ansia di studiare quelle culture in via di
estinzione. Nasce così lo studio del FOLKLORE (cultura popolare) in Inghilterra con la rivoluzione
industriale.Al folklore inizialmente si interessano gli antiquari,ovvero gli studiosi delle tradizioni del
popolo.Infatti fu l’antiquario inglese William Thoms a creare il termine folklore inteso come sapere del
popolo.Questo filone si sviluppa anche riguardo le tradizioni francesi e italiane,solo col romanticismo in
Germania,il quale proproneva un rovesciamento dei valori:natura contro cultura,esaltando la
passione,l’emozione e la fantasia. La situazione cambia con l’avvent del Positivismo,di cui gli esponenti non
si sentono letterati come i romantici,ma scienziati. Uno dei grandi esponenti del folklore è Giuseppe Pitrè,il
quale non si occupa solo di canti e fiabe ma documenta la cultura tradizionale siciliana
(proverbi,indovinelli,giochi,spettacoli).
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