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Nietzsche e il superuomo:

La fine dell’800 segna il consolidamento del positivismo. Ma accanto a questa sicurezza si sviluppa una
mentalità culturale critica nei riguardi della scienza. Una mentalità che esalta la coscienza, che avverte
l’analisi psicologica. Il progresso scientifico non ha portato felicità. L’uomo cerca dentro sé l’equilibrio.
E’ il periodo del decadentismo (in Francia). Si avverte che mancano le certezze. Chi si occupa di questa
problematica è Nietzsche che con la sua filosofia intende cambiare tutto quello in cui si è
precedentemente creduto. “Io non sono un uomo, sono una dinamite; dopo di me si contraddirà come
mai si è contraddetto; io ho la coscienza di essere la coscienza della crisi europea”. “Il positivismo è
stupido”. Dal 900 in poi tutta la filosofia sarà interessata dalla ricerca di nuovi valori. Nietzsche nasce
nel 1884. Studia filosofia ed insegna in Svizzera. La prima opera, forse la più organica, è “La nascita
della tragedia”. Fu un cultore dei classici greci. Tutte le sue altre opere sono scritte per aforismi ne
consegue che per comprenderne bene il significato è necessario un lavoro di interpretazione
(Ermeneutica). Scrisse pure: “Considerazioni inattuali”, “Umano troppo umano”, “La gaia scienza”,
“La genealogia della morale”, “Così parlò Zarathustra” (dedicata ad un riformatore dei costumi), “La
volontà di potenza”. Soffrì di disturbi nervosi: vagò molto per l’Europa ma si stabilì in Italia e più
esattamente in Liguria. Morì nel 1900. Egli rappresenta uno spartiacque tra la filosofia antica e quella
seguente. Seguendo il pensiero di Schopenhauer, affermò che la vita è irrazionale. Adesso si può o
fuggire, come diceva Schopenhauer, o come dice appunto Nietzsche gli si può sorridere. Il suo pensiero
venne influenzato pure dalla musica di Wagner, che forte e vibrante esaltava in lui sentimenti. In
seguito Nietzsche preferisce abbandonarlo. Il suo pensiero può essere suddiviso in tre fasi:
1. La nascita della tragedia – nella quale la presenza dei cori era di fondamentale importanza.
2. La morte di Dio, il nichilismo – la morte della metafisica non significa il nulla.
3. Invenzione di nuovi valori per controbattere il nichilismo – essi sono:
* L’eterno ritorno. Fu critico nei confronti della storia, ma la salvò.
* Il superuomo o oltreuomo.
* La volontà di potenza.
Non è possibile definire Nietzsche il filosofo del nazismo. Egli ha avuto parole dure: “Lo Stato è un
mostro che puzza: guardatevi da questo mostro”. Egli è il filosofo dell’individualismo. E’ critico contro
tutti anche nei confronti del cristianesimo (ma non con Cristo che era considerato il superuomo).
La prima fase:
Egli si interessava molto ai classici Greci, notò che la tragedia greca è nata dal coro. Esso può essere
l’unico protagonista: se noi pensiamo alle Baccanti, queste si basano sul coro. Il coro è stato quindi
l’inizio della tragedia: rappresenta la musica, il coinvolgimento nella necessità dell’azione tragica.
Nella tragedia Socrate individua due spiriti:
- il primo: Apollineo o Apollo, figlio di Zeus con il tempio a Delo. Apollo significava colui che
porta luce. Era abbinato all’immagine dell’equilibrio e dell’armonia. Il vero significato della vita
si può cogliere nell’arte.
- il secondo: è lo spirito Dionisiaco; Dionisio era il Dio del vino, questo sta ad indicare
l’ebbrezza, la passione, l’istinto
La tragedia greca è nata dall’unione dei due spiriti; Dionisio, rappresenta il si alla vita, con tutte le
conseguenze. E’ il senso di non essere presenti della trasgressione.
Euripide per Nietzsche ha tradito la tragedia perché troppo razionale. Egli ha voluto fare una tragedia
per la massa, con il linguaggio della massa. Egli aveva presente due spettatori: Euripide stesso e l’altro
che con la sua razionalità ha condannato a morte la vitalità: Socrate. Anch’egli è traditore perché ha
allontanato il pensiero dell’uomo dall’aggancio alla vita per buttarlo tutto nelle braccia della ragione e
da questo momento per l’umanità è finita, comincia il distacco dalla vita.
L’amicizia con Wagner finisce quando questo, gli manda la sua opera: il Parsifal. Parsifal era un folle,
che grazie al cristianesimo si riporta alla realtà. Wagner gli sembra un traditore poiché con il Parsifal
aveva tradito il disprezzo comune nei confronti del cristianesimo visto come negazione della vita. I
cristiani infatti hanno risentimento verso chi si gode la vita e tra l’altro hanno pure una morale da
schiavi, da gregge.
La seconda fase:
La seconda fase si apre con “La gaia scienza”. L’impianto è identico a quello di “Così parlò
Zaratustra”. E’ ambientato nella piazza del mercato: un uomo arriva e dice che Dio è morto e che
l’avevamo ucciso noi. Zarathustra invece, giunto al tramonto, scende nella piazza, nella massa. La
morte di Dio rappresenta la fine dei valori tradizionali, delle certezze. L’abbiamo ucciso noi, perché è
finito quel periodo. E’ anche la fine dell’etica. I nostri valori, se prima erano della rinuncia, adesso
devono essere vitalità. Ciascuno di noi deve dire di si alla vita, deve seguire il vitalismo. Se Dio è morto
siamo di fronte al nichilismo, al nulla; dobbiamo inventarci nuovi valori. Nel momento della morte di
Dio si è vista la coscienza infelice di Hegel. In questo momento di lacerazione, Nietzsche, cancella
quello che c’è stato prima, ma salva la storia:
- archeologia – l’uomo trova qualcosa da venerare;
- monumentale – dimostra la grandezza dell’uomo;
- critica – perché l’uomo soffre e ha bisogno di liberazione.
Rompe quindi con la storia tradizionale. La liberazione dell’uomo è dunque uno degli obiettivi di
Nietzsche. Spesso sembra che Nietzsche abbia scritto per allucinazioni. La sua filosofia è la
“Trasmutazione” dei valori. Il verbo volontarismo, unisce Schopenhauer (volontà), Kierkegaard
(possibilità) e Nietzsche (amor fati e nichelismo passivo e attivo).
La terza fase:
E’ la fase in cui è più evidente il conflitto tra morale da schiavi e aristocratica. Quella aristocratica
corrisponde al vitalismo (dire si alla vita), quella da schiavi e quella cristiana (di costante rinuncia).
Questo si vede nell’opera “Così parlò Zarathustra”. “Vi scongiuro fratelli, non mettete la testa nella
sabbia, innalzatela! Non siate come cammelli (che sopportano), ma leoni, leoni che ridono (aristocratici
e superiori rispetto alle piccolezze della vita). L’uomo è una corda tesa sull’abisso tra la scimmia e il
superuomo, ossia tra materialità, piccolezza e l’oltreuomo, ossia la tensione all’infinito, che può
diventare quello che guida”. Si diventa così esprimendo ciascuno di noi la volontà di potenza, ossia
ciascuno di noi cerca di fare di se stesso il massimo, fare coincidere volontà e potenza.
L’unico imperativo è io voglio non più (tu devi) ma in particolare “Divieni ciò che sei esprimi al massimo
la tua natura”. La nostra caratteristica è l’amor fati: significa essere inseriti nella legge dell’eterno
ritorno, l’unica legge cosmologica: “Tutto ciò che è avvenuto avverrà, tutto ritorna”. Quando
Zarathustra, col nano sulle spalle che indica la pesantezza della quotidianità, si ferma sulla porta con
su scritto “attimo”, con l’eternità dietro e davanti, nota l’aquila che vola e il serpente che striscia piedi,
entrambi in senso circolare, che rappresentano la metafora dell’eterno ritorno. In Nietzsche non c’è
nulla di storico. E’ un eroe per la realizzazione della vita. “Le virtù non sono quelle che vi hanno
insegnato (sopportazione, tolleranza). La vera virtù è il contrasto, l’affrontar”. Ognuno di noi deve
esaltare se stesso “guardatevi da coloro che vogliono insegnarvi la virtù, il rispetto sociale e delle
leggi”. Lo Stato è la più grande menzogna. Alla fine quindi non si salva proprio niente. Ciascuno deve
realizzare la propria volontà di potenza, deve tendere ad essere il super-uomo. Zarathustra scese in
piazza perché era giunto al tramonto, era pieno, e doveva dare agli altri. Nietzsche rappresenta la fine
dell’etica tradizionale dei valori.

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