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“LA NASCITA DELLA TRAGEDIA”: N. si occupa delle 2 visioni del mondo: la visione apollinea e la
visione dionisiaca (Apollo e Dioniso sono divinità greche).
Visione apollinea: basata su razionalità ed equilibrio
Visione dionisiaca: basata su sentimenti e passioni e sul contatto con la natura. La visione
dionisiaca rappresenta il superamento dell’individualità per diventare una sola cosa con l’umanità
e la natura.
Nella filosofia di Socrate e nelle tragedie greche di Euripide: la parte razionale prevale e domina la
passione e gli istinti. Prevale la visione apollinea.
1
Nietzsche dice che la storia è utile, ma critica l’eccesso di storia perché ci impedisce di guardare
avanti. Nietzsche dice che c’è bisogno di oblio: non bisogna dimenticare il passato, ma non si deve
restare bloccati, troppo legati al passato.
Le altre 2 considerazioni sono una su Strauss, l’altra su Wagner (compositori di opere musicali).
2
L’uomo folle annuncia la morte di Dio al mercato che rappresenta il luogo della chiacchiera, del
pettegolezzo e dove tante persone ne vengono a conoscenza.
Arriva con una lanterna anche se è giorno, perché sulla terra, con la morte di Dio, è sceso il buio.
L’uomo folle cerca Dio e a chi lo prende in giro, urla che Dio è morto e che noi l’abbiamo ucciso.
Chi è Dio? Dio non è il Dio cristiano, ma è il fondamento dei valori morali. Questo fondamento
non è immanente (non si trova sulla terra), ma è trascendente (è al di fuori della terra). La
religione cristiana ha creato la morale che tutti gli uomini seguono. La vita sulla terra come è intesa
dal cristianesimo? Come un momento di passaggio: tutto ciò che accade è legato alla vita eterna.
N. critica questa visione e dice che la vera vita non è quella dopo la morte. La morale cristiana è la
morale del gregge, l’uomo si comporta in un certo modo per avere garantita la vita eterna. Quello
che l’uomo non fa, non lo fa per ottenere la vita eterna. Quindi la vita si basa su una serie di valori
che hanno fondamento non nella vita terrena, ma a partire da Dio, perciò la morte di Dio deve
essere intesa come la morte dei punti di riferimento morali, la morte del fondamento dei valori.
N. dice che quando l’uomo folle arriva, gli uomini non sono pronti al suo arrivo e non capiscono
l’importanza dell’annuncio che fa.
L’annuncio della morte di Dio è l’annuncio della fine di tutte le certezze dell’uomo. N. dice che non
possiamo vivere la nostra vita in funzione della vita eterna e che non si può spiegare la nostra vita
partendo dalla vita ultraterrena e da Dio. La morte di Dio all’inizio provoca angoscia e per poter
vivere senza Dio l’uomo deve cambiare, deve diventare il senso della propria vita ed iniziare un
percorso di rinascita.
Dopo questa introduzione inizia “Così parlò Zarathustra”, che è diviso in più parti.
La prima parte è formata da 22 discorsi.
Nel primo discorso ci sono le 3 METAMORFOSI DELLO SPIRITO che segnano IL PASSAGGIO
DALL’UOMO (GUIDATO DALLA MORALE CRISTIANA) ALL’OLTREUOMO.
1a METAMORFOSI: LO SPIRITO ALL’INIZIO DIVENTA CAMMELLO, che è abituato a portare pesi nel
deserto. Il cammello è l’ultimo uomo, che soffre e non reagisce, ma sopporta.
4
LA TRASFORMAZIONE DELL’UOMO IN OLTREUOMO AVVIENE ATTRAVERSO L’ETERNO RITORNO
DELL’UGUALE. Dell’eterno ritorno N. parla nel racconto “Il peso più grande” (n.341) (nella “Gaia
scienza”). Nel racconto “La visione e l’enigma” (“Così parlò Zarathustra”) N. parla di eterno
ritorno e Oltreuomo.
Zarathustra si trova davanti ad una porta carraia nella quale si riuniscono 2 sentieri, il passato e il
futuro. Dove si riuniscono c’è scritto “ATTIMO”, che è ciò che spezza il circolo. Ogni momento
della vita è il punto in cui si uniscono passato e futuro e quindi ogni attimo, con il passato e il
futuro che sono legati ad esso, torna in eterno.
Nella concezione lineare del tempo (dal cristianesimo in poi), il tempo è una retta in cui si trovano
passato, presente e futuro. L’attimo è il momento di passaggio tra il passato e il futuro. È
importante il futuro perché dobbiamo vivere per meritarci la vita eterna, mentre non è importante
il presente in sé.
N. ha una concezione circolare del tempo (che riprende dai Greci, ma in modo particolare). Per la
teoria dell’eterno ritorno (o dell’eterno ritorno dell’uguale), ogni evento è destinato a tornare
innumerevoli volte, per l’eternità, sempre nello stesso modo. Allora, secondo Nietzsche, se ogni
nostro atto tornerà in eterno, dobbiamo fare le cose che riconosciamo come “nostre”, come
volute da noi. Ogni istante della nostra vita deve avere valore in sé, non per il futuro o per il fine
che vuole raggiungere. Se ogni nostra azione tornerà infinite volte, dobbiamo volerla e sentirla
nostra, così il suo ritorno ci riempirà di gioia (se invece non la vogliamo e non la sentiamo nostra, il
suo ritorno ci riempirà di angoscia). Nietzsche dice che BISOGNA TRASFORMARE OGNI “COSÌ FU”
IN UN “COSÌ VOLLI”, CIOÈ RICONOSCERE OGNI ISTANTE COME UN ISTANTE CHE VOGLIAMO.
L’eterno ritorno deve dare valore ad ogni istante della vita vissuta, la vita terrena.
Zarathustra si trova in una caverna con un gruppo di uomini “malriusciti” (l’uomo più brutto, il
mendicante..) che sono “uomini superiori” perché hanno provato grande dolore e quindi riescono
a provare grande piacere. Questi uomini fanno una grande festa che li rende felici di aver vissuto
tutta la loro vita.
L’eterno ritorno rende l’attimo eterno e dà senso a tutto il passato e a tutto il futuro. Ma bisogna
liberarsi della morale che ci condiziona, come fa il pastore che morde forte la testa del serpente
per ucciderlo. Il serpente è la morale che si trova dentro il pastore e dalla quale il pastore deve
liberarsi. Quando il pastore riesce a uccidere il serpente, si trasforma da uomo in “Oltreuomo”
(racconto “La visione e l’enigma”, in cui Zarathustra aiuta il pastore a liberarsi dal serpente,
gridandogli di morderlo).
5
L’INVERSIONE DEI VALORI (RISPETTO AI VALORI CRISTIANI)
L’uomo deve creare nuovi valori fondati sulla vita terrena, rovesciando quelli vecchi fondati sul
cristianesimo. Deve fare una inversione dei valori cristiani: deve abbandonare l’amore per il
prossimo e scegliere l’egoismo, l’amore per il piacere e per la natura.
Per fare questo l’uomo deve creare una nuova prospettiva attraverso il NICHILISMO. Il primo
momento della nuova prospettiva è l’opera distruttrice del leone che libera lo spazio per una
nuova creazione.
IL NICHILISMO SOSTIENE CHE L’ESISTENZA E LA MORALE NON HANNO NESSUN SIGNIFICATO.
Nichilismo passivo (è quello del cristianesimo, della morale degli schiavi): la vita terrena non ha
valore. Il senso dell’esistenza e tutti i valori hanno un senso solo nella trascendenza, nella vita
ultraterrena.
Nichilismo radicale: non esiste una verità oggettiva, né sul piano della morale, né sul piano della
conoscenza (periodo “illuministico”) di Nietzsche.
Nichilismo attivo: (è quello della morale dei signori). Questo nichilismo esalta la gioia di vivere e
considera l’individuo come il creatore dei propri valori. Dopo aver distrutto i vecchi valori, bisogna
crearne altri.
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La morale degli schiavi si basa sul comportamento e su leggi che condannano la forza e l’orgoglio
e considerano in modo positivo la debolezza, la rassegnazione, il sacrificio, l’umiltà. Non sono gli
uomini ad essere buoni o cattivi, ma le azioni che essi compiono: buone se osservano le leggi,
cattive se non le osservano.
N. dice che con il cristianesimo la morale degli schiavi ha vinto sulla morale dei signori, ma che
questa non è una cosa positiva perché la morale dei signori è amore per la vita, forza vitale, istinto
di cui l’uomo si deve riappropriare.
Come deve farlo?
N dice che prima ci deve essere una inversione dei valori cristiani, cioè bisogna mettere in
discussione i valori cristiani. Non è detto che quello che noi consideriamo buono sia veramente
buono: può invece essere rassegnazione e passività. Allo stesso modo, quello che noi
consideriamo cattivo, può non essere cattivo, ma può esprimere invece qualcosa di positivo, come
la forza, l’orgoglio, l’amore per la vita).
Poi ci deve essere la trasvalutazione dei valori: l’uomo deve liberarsi dai condizionamenti della
morale cristiana e creare dei nuovi valori fondati sulla vita terrena. Per fare questo, l’uomo deve
recuperare la sua parte istintiva, passionale, che N. chiama ES (poi ripreso da Freud). Il
cristianesimo ha condannato e represso la parte istintiva dell’uomo e questo ha portato l’uomo a
limitare i suoi istinti (autolimitazione) e a rinunciare alla sua forza vitale (autorepressione). N.
condanna questa autorepressione, dice che non è giusta.
Allora l’uomo come può recuperare questa parte degli istinti? Con la VOLONTÀ DI POTENZA. La
volontà di potenza ci spinge ad accettare la vita e a far emergere la nostra forza vitale, i nostri
istinti.
La volontà di potenza esprime il “prospettivismo conoscitivo”: non esiste una verità oggettiva da
conoscere, ma ci sono diversi punti di vista dai quali si osserva la realtà.
Il concetto di “Oltreuomo” e di “volontà di potenza” sono stati strumentalizzati dal nazismo che li
ha usati come mezzi per esaltare i valori nazisti. In realtà, N. è antidemocratico, disprezza le masse
ed esalta l’individuo e il diritto dei più forti ad imporsi sui più deboli, ma non si avvicina allo Stato
totalitario del nazismo e non c’è in lui antisemitismo (odio e lotta contro gli Ebrei).
Nel dopoguerra, gli studiosi Colli e Montinari, con uno studio sulle opere di N., attuano un distacco
tra N. e il nazismo.