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NIETZSCHE

Nasce a Lipsia, in Germania, ma viaggia tanto. Insegna filologia.


Legge le opere di Schopenhauer e lo considera uno dei suoi maestri, anche se poi se ne allontana.
È un pensatore asistematico, la sua filosofia non è un sistema completo, non è un discorso
unitario.
È un autore frammentario: scrive per aforismi (brevi considerazioni). Ogni aforisma ha in sé un
significato.
OPERE: QUATTRO “CONSIDERAZIONI INATTUALI” “LA NASCITA DELLA TRAGEDIA”, “UMANO,
TROPPO UMANO” (che inizia il “periodo illuministico” di N.), “AURORA”, “LA GAIA SCIENZA”,
“COSI’ PARLÒ ZARATHUSTRA” (pubblicato tra il 1883 e il 1885), “AL DI LA’ DEL BENE E DEL MALE”,
“GENEALOGIA DELLA MORALE”, “ECCE HOMO”.

“LA NASCITA DELLA TRAGEDIA”: N. si occupa delle 2 visioni del mondo: la visione apollinea e la
visione dionisiaca (Apollo e Dioniso sono divinità greche).
Visione apollinea: basata su razionalità ed equilibrio
Visione dionisiaca: basata su sentimenti e passioni e sul contatto con la natura. La visione
dionisiaca rappresenta il superamento dell’individualità per diventare una sola cosa con l’umanità
e la natura.
Nella filosofia di Socrate e nelle tragedie greche di Euripide: la parte razionale prevale e domina la
passione e gli istinti. Prevale la visione apollinea.

QUATTRO “CONSIDERAZIONI INATTUALI”: sono inattuali perché vanno contro il pensiero


dell’epoca. Ne studiamo 2 :
“SCHOPENHAUER COME EDUCATORE”(descrive il rapporto tra Schopenhauer e Nietzsche);
“SULL’UTILITÀ E IL DANNO DELLA STORIA PER LA VITA”.Qui si occupa di 3 storiografie (3 diversi
modi di considerare la storia): 1) critica, 2) antiquaria, 3) monumentale.
1) Storiografia critica: guarda il passato in modo critico, facendosi domande.
2) Storiografia antiquaria: si basa sull’amore verso il passato, verso i ricordi (come fa
l’antiquario che ama le cose del passato). Questa storiografia considera il passato
fondamentale per il presente, ma può anche creare un rifiuto del cambiamento.
3) Storiografia monumentale: si occupa della storia degli eroi, dei vincitori.

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Nietzsche dice che la storia è utile, ma critica l’eccesso di storia perché ci impedisce di guardare
avanti. Nietzsche dice che c’è bisogno di oblio: non bisogna dimenticare il passato, ma non si deve
restare bloccati, troppo legati al passato.
Le altre 2 considerazioni sono una su Strauss, l’altra su Wagner (compositori di opere musicali).

LA CRISI DELLE CERTEZZE (certezze della morale e certezze della scienza)

CRITICA DELLE CERTEZZE MORALI


N. fa una operazione che chiama “chimica della morale”, cioè sottopone la morale ad una ‘analisi
chimica’ e scompone ogni valore morale in parti più semplici (scomporre vuol dire “tornare
all’origine” e capire su cosa si fondano i valori morali).
La morale secondo lui non è fondata su aspetti nobili, ma su motivazioni che lui definisce “umane
troppo umane” (periodo illuministico).
Il filosofo francese Ricoeur considera Nietzsche il “maestro del sospetto” (come Marx e Freud).
N. ANALIZZA LA GIUSTIZIA: la giustizia per l’uomo è un valore nobile. Ma in realtà la giustizia
nasce da un bisogno umano troppo umano: all’inizio l’uomo pensa di avere diritto su tutto e di
poter possedere ciò che vuole, senza dover dividere nulla con gli altri uomini. Ma per evitare lo
scontro con gli altri, l’uomo deve trovare un compromesso e stabilire ciò che è giusto e ciò che non
lo è e dividere con gli altri quello che sia lui che gli altri uomini desiderano. La giustizia allora non
nasce dal bisogno di fare ciò che è giusto, ma nasce dal bisogno umano di evitare il conflitto.
Solo quando l’uomo capisce che gli è utile, si trasforma in valore.

CRITICA DELLE CERTEZZE SCIENTIFICHE


N. mette in discussione le certezze scientifiche del Positivismo. Critica il concetto di verità
oggettiva e di dato oggettivo e dice che non esistono i dati oggettivi, ma ogni dato è solo
un’interpretazione. Non c’è una verità oggettiva, ma esistono prospettive (cioè punti di vista)
diverse che danno una visione multiprospettica della realtà. I fatti storici sono interpretati in
modo diverso a seconda degli storici, perché ogni storico può avere un punto di vista diverso
rispetto agli altri.
LA CRITICA DELLE CERTEZZE SCIENTIFICHE È RACCHIUSA NEL CONCETTO DELLA MORTE DI DIO.
Dio è il fondamento di tutti i valori morali, dà un senso alla nostra presenza sulla terra. La morte di
Dio è annunciata nella “Gaia scienza” dall’uomo folle ( aforisma 125).

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L’uomo folle annuncia la morte di Dio al mercato che rappresenta il luogo della chiacchiera, del
pettegolezzo e dove tante persone ne vengono a conoscenza.
Arriva con una lanterna anche se è giorno, perché sulla terra, con la morte di Dio, è sceso il buio.
L’uomo folle cerca Dio e a chi lo prende in giro, urla che Dio è morto e che noi l’abbiamo ucciso.
Chi è Dio? Dio non è il Dio cristiano, ma è il fondamento dei valori morali. Questo fondamento
non è immanente (non si trova sulla terra), ma è trascendente (è al di fuori della terra). La
religione cristiana ha creato la morale che tutti gli uomini seguono. La vita sulla terra come è intesa
dal cristianesimo? Come un momento di passaggio: tutto ciò che accade è legato alla vita eterna.
N. critica questa visione e dice che la vera vita non è quella dopo la morte. La morale cristiana è la
morale del gregge, l’uomo si comporta in un certo modo per avere garantita la vita eterna. Quello
che l’uomo non fa, non lo fa per ottenere la vita eterna. Quindi la vita si basa su una serie di valori
che hanno fondamento non nella vita terrena, ma a partire da Dio, perciò la morte di Dio deve
essere intesa come la morte dei punti di riferimento morali, la morte del fondamento dei valori.
N. dice che quando l’uomo folle arriva, gli uomini non sono pronti al suo arrivo e non capiscono
l’importanza dell’annuncio che fa.
L’annuncio della morte di Dio è l’annuncio della fine di tutte le certezze dell’uomo. N. dice che non
possiamo vivere la nostra vita in funzione della vita eterna e che non si può spiegare la nostra vita
partendo dalla vita ultraterrena e da Dio. La morte di Dio all’inizio provoca angoscia e per poter
vivere senza Dio l’uomo deve cambiare, deve diventare il senso della propria vita ed iniziare un
percorso di rinascita.

“COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA”


È stato definito un poema in prosa. È ricco di metafore e suddiviso in episodi che hanno la
struttura delle parabole (il modello a cui N. si è ispirato è il Vangelo).
L’opera è divisa in 4 parti che N. pubblica separatamente e contiene alcuni tra i temi più
importanti del pensiero di N.: l’Oltreuomo, l’eterno ritorno, la trasvalutazione di tutti i valori.
Zarathustra è un profeta che ha vissuto in maniera solitaria. Ad un certo punto decide di scendere
dalle montagne nelle quali vive per annunciare l’arrivo dell’Oltreuomo.
L’OLTREUOMO (Ubermensch) di N. NON È il SUPERUOMO DI D’ANNUNZIO E DEL NAZISMO
(l’uomo della razza ariana, superiore rispetto agli altri uomini). L’ Oltreuomo è chi va oltre gli
ultimi uomini che non riescono ad accettare la morte di Dio. È colui che trova il fondamento dei
valori nella terra perché non ha bisogno dell’intervento della trascendenza, dell’intervento di
Dio.
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L’Oltreuomo è colui che pensa che non si deve uccidere non perché la morale cristiana dice che
uccidere è peccato, ma perché si deve rispettare la vita degli altri uomini. E il rispetto degli altri ha
un fondamento nella vita terrena. Non si deve uccidere per qualcosa che ha un fondamento
terreno.
Quando Zarathustra scende dalle montagne, arriva in un primo villaggio e lì incontra un
funambolo, che cammina su una fune sospesa tra due torri. Quando si trova a metà della fune,
arriva alle sue spalle un pagliaccio che salta sulla fune e inizia a ballare; il funambolo allora cade e
muore.
La fune è come l’uomo, che è teso (si trova a metà strada) tra la bestia e l’Oltreuomo. La fune
rappresenta il passaggio dallo stadio di bestia allo stadio dell’Oltreuomo. Il funambolo è la nostra
parte razionale e cade nell’abisso e muore perché arriva il pagliaccio che canta e balla sulla fune. Il
pagliaccio rappresenta la nostra parte istintiva che ci travolge quando abbandoniamo le nostre
certezze.

Dopo questa introduzione inizia “Così parlò Zarathustra”, che è diviso in più parti.
La prima parte è formata da 22 discorsi.
Nel primo discorso ci sono le 3 METAMORFOSI DELLO SPIRITO che segnano IL PASSAGGIO
DALL’UOMO (GUIDATO DALLA MORALE CRISTIANA) ALL’OLTREUOMO.

1a METAMORFOSI: LO SPIRITO ALL’INIZIO DIVENTA CAMMELLO, che è abituato a portare pesi nel
deserto. Il cammello è l’ultimo uomo, che soffre e non reagisce, ma sopporta.

2a METAMORFOSI: AD UN CERTO PUNTO, LO SPIRITO DA CAMMELLO DIVENTA LEONE, simbolo


della distruzione della morale. IL LEONE UCCIDE IL “GRANDE DRAGO”, che è il simbolo di tutti i
vecchi valori. Il leone, però non è in grado di costruire nuovi valori.

3a METAMORFOSI: LO SPIRITO SI TRASFORMA IN FANCIULLO. Un bambino non ha valori, ma gli


vengono insegnati. Il fanciullo è libero dai vecchi valori e per questo può creare dei nuovi valori
che hanno il loro fondamento nella vita terrena.

L’ETERNO RITORNO E L’OLTREUOMO

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LA TRASFORMAZIONE DELL’UOMO IN OLTREUOMO AVVIENE ATTRAVERSO L’ETERNO RITORNO
DELL’UGUALE. Dell’eterno ritorno N. parla nel racconto “Il peso più grande” (n.341) (nella “Gaia
scienza”). Nel racconto “La visione e l’enigma” (“Così parlò Zarathustra”) N. parla di eterno
ritorno e Oltreuomo.
Zarathustra si trova davanti ad una porta carraia nella quale si riuniscono 2 sentieri, il passato e il
futuro. Dove si riuniscono c’è scritto “ATTIMO”, che è ciò che spezza il circolo. Ogni momento
della vita è il punto in cui si uniscono passato e futuro e quindi ogni attimo, con il passato e il
futuro che sono legati ad esso, torna in eterno.
Nella concezione lineare del tempo (dal cristianesimo in poi), il tempo è una retta in cui si trovano
passato, presente e futuro. L’attimo è il momento di passaggio tra il passato e il futuro. È
importante il futuro perché dobbiamo vivere per meritarci la vita eterna, mentre non è importante
il presente in sé.
N. ha una concezione circolare del tempo (che riprende dai Greci, ma in modo particolare). Per la
teoria dell’eterno ritorno (o dell’eterno ritorno dell’uguale), ogni evento è destinato a tornare
innumerevoli volte, per l’eternità, sempre nello stesso modo. Allora, secondo Nietzsche, se ogni
nostro atto tornerà in eterno, dobbiamo fare le cose che riconosciamo come “nostre”, come
volute da noi. Ogni istante della nostra vita deve avere valore in sé, non per il futuro o per il fine
che vuole raggiungere. Se ogni nostra azione tornerà infinite volte, dobbiamo volerla e sentirla
nostra, così il suo ritorno ci riempirà di gioia (se invece non la vogliamo e non la sentiamo nostra, il
suo ritorno ci riempirà di angoscia). Nietzsche dice che BISOGNA TRASFORMARE OGNI “COSÌ FU”
IN UN “COSÌ VOLLI”, CIOÈ RICONOSCERE OGNI ISTANTE COME UN ISTANTE CHE VOGLIAMO.
L’eterno ritorno deve dare valore ad ogni istante della vita vissuta, la vita terrena.
Zarathustra si trova in una caverna con un gruppo di uomini “malriusciti” (l’uomo più brutto, il
mendicante..) che sono “uomini superiori” perché hanno provato grande dolore e quindi riescono
a provare grande piacere. Questi uomini fanno una grande festa che li rende felici di aver vissuto
tutta la loro vita.
L’eterno ritorno rende l’attimo eterno e dà senso a tutto il passato e a tutto il futuro. Ma bisogna
liberarsi della morale che ci condiziona, come fa il pastore che morde forte la testa del serpente
per ucciderlo. Il serpente è la morale che si trova dentro il pastore e dalla quale il pastore deve
liberarsi. Quando il pastore riesce a uccidere il serpente, si trasforma da uomo in “Oltreuomo”
(racconto “La visione e l’enigma”, in cui Zarathustra aiuta il pastore a liberarsi dal serpente,
gridandogli di morderlo).

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L’INVERSIONE DEI VALORI (RISPETTO AI VALORI CRISTIANI)
L’uomo deve creare nuovi valori fondati sulla vita terrena, rovesciando quelli vecchi fondati sul
cristianesimo. Deve fare una inversione dei valori cristiani: deve abbandonare l’amore per il
prossimo e scegliere l’egoismo, l’amore per il piacere e per la natura.
Per fare questo l’uomo deve creare una nuova prospettiva attraverso il NICHILISMO. Il primo
momento della nuova prospettiva è l’opera distruttrice del leone che libera lo spazio per una
nuova creazione.
IL NICHILISMO SOSTIENE CHE L’ESISTENZA E LA MORALE NON HANNO NESSUN SIGNIFICATO.

Nietzsche distingue 3 tipi di nichilismo: PASSIVO, RADICALE E ATTIVO.

Nichilismo passivo (è quello del cristianesimo, della morale degli schiavi): la vita terrena non ha
valore. Il senso dell’esistenza e tutti i valori hanno un senso solo nella trascendenza, nella vita
ultraterrena.

Nichilismo radicale: non esiste una verità oggettiva, né sul piano della morale, né sul piano della
conoscenza (periodo “illuministico”) di Nietzsche.

Nichilismo attivo: (è quello della morale dei signori). Questo nichilismo esalta la gioia di vivere e
considera l’individuo come il creatore dei propri valori. Dopo aver distrutto i vecchi valori, bisogna
crearne altri.

LA TRASVALUTAZIONE DI TUTTI I VALORI


N. ne parla nella “GENEALOGIA DELLA MORALE” (1887), in cui ricostruisce la nascita e la storia dei
principi morali. Nell’antichità, la morale era basata sulle qualità degli individui e non sulle loro
azioni. I valori positivi venivano associati ai signori, i valori negativi venivano associati agli schiavi.
Se un uomo era nobile veniva considerato un uomo superiore e buono, se un uomo era uno
schiavo, era un uomo inferiore e cattivo.
Con il cristianesimo le cose cambiano. Le cose che prima erano considerate difetti (la
rassegnazione, il sacrificio, l’umiltà) diventano qualità positive e sono considerate virtù. Le cose
che erano considerate in modo positivo (l’orgoglio, la forza..) diventano difetti.
Nell’opera “AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE”, Nietzsche distingue la morale dei signori e la morale
degli schiavi.
La morale dei signori si basa sugli uomini, pone al centro l’uomo: se gli individui sono nobili,
compiono azioni buone. Gli uomini stessi creano i valori.

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La morale degli schiavi si basa sul comportamento e su leggi che condannano la forza e l’orgoglio
e considerano in modo positivo la debolezza, la rassegnazione, il sacrificio, l’umiltà. Non sono gli
uomini ad essere buoni o cattivi, ma le azioni che essi compiono: buone se osservano le leggi,
cattive se non le osservano.
N. dice che con il cristianesimo la morale degli schiavi ha vinto sulla morale dei signori, ma che
questa non è una cosa positiva perché la morale dei signori è amore per la vita, forza vitale, istinto
di cui l’uomo si deve riappropriare.
Come deve farlo?
N dice che prima ci deve essere una inversione dei valori cristiani, cioè bisogna mettere in
discussione i valori cristiani. Non è detto che quello che noi consideriamo buono sia veramente
buono: può invece essere rassegnazione e passività. Allo stesso modo, quello che noi
consideriamo cattivo, può non essere cattivo, ma può esprimere invece qualcosa di positivo, come
la forza, l’orgoglio, l’amore per la vita).
Poi ci deve essere la trasvalutazione dei valori: l’uomo deve liberarsi dai condizionamenti della
morale cristiana e creare dei nuovi valori fondati sulla vita terrena. Per fare questo, l’uomo deve
recuperare la sua parte istintiva, passionale, che N. chiama ES (poi ripreso da Freud). Il
cristianesimo ha condannato e represso la parte istintiva dell’uomo e questo ha portato l’uomo a
limitare i suoi istinti (autolimitazione) e a rinunciare alla sua forza vitale (autorepressione). N.
condanna questa autorepressione, dice che non è giusta.
Allora l’uomo come può recuperare questa parte degli istinti? Con la VOLONTÀ DI POTENZA. La
volontà di potenza ci spinge ad accettare la vita e a far emergere la nostra forza vitale, i nostri
istinti.
La volontà di potenza esprime il “prospettivismo conoscitivo”: non esiste una verità oggettiva da
conoscere, ma ci sono diversi punti di vista dai quali si osserva la realtà.
Il concetto di “Oltreuomo” e di “volontà di potenza” sono stati strumentalizzati dal nazismo che li
ha usati come mezzi per esaltare i valori nazisti. In realtà, N. è antidemocratico, disprezza le masse
ed esalta l’individuo e il diritto dei più forti ad imporsi sui più deboli, ma non si avvicina allo Stato
totalitario del nazismo e non c’è in lui antisemitismo (odio e lotta contro gli Ebrei).
Nel dopoguerra, gli studiosi Colli e Montinari, con uno studio sulle opere di N., attuano un distacco
tra N. e il nazismo.

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