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La struttura delle rivoluzioni scientifiche

La struttura delle rivoluzioni scientifiche (The Structure of Scientific Revolutions,


1962) è un celebre saggio di filosofia della scienza di Thomas Samuel Kuhn. L'opera
rappresenta una pietra miliare nel dibattito epistemologico moderno. All'enorme
influenza di quest'opera si deve, tra l'altro, l'introduzione nel gergo filosofico-
scientifico del termine "paradigma". L'opera si compone di 13 capitoli che analizzano
il processo di graduale formazione della scienza nella storia, seguendo le dinamiche
della scienza normale, della crisi del paradigma e del momento rivoluzionario fino al
ristabilimento di una situazione di normalità. Come già aveva fatto Galileo, Kuhn
utilizza un linguaggio creativo, che tratta della scienza in maniera "qualitativa"
attingendo dal vocabolario tipico di altri contesti. Questo stesso modus operandi è in
effetti uno degli argomenti del saggio, che mostra come ogni rivoluzione scientifica
sia stata contraddistinta anche da un nuovo linguaggio, non direttamente
confrontabile con i precedenti; un cosiddetto mutamento di paradigma (paradigm
shift).
La nozione di paradigma sviluppata da Kuhn, su cui si centra tutta l'opera, parte da
una innovativa definizione di scienza: per Kuhn, la "scienza normale" è una ricerca
stabilmente fondata su uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali
una particolare comunità scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la
capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore. Gli elementi fondanti
della scienza normale possono essere fissati in opere acclamate, come la Fisica di
Aristotele o i Principia di Isaac Newton. La scienza "normale" si basa su un insieme
di princìpi di fondo che non vengono messi in discussione, e sostanzialmente si
prefigge di riconfermarli attraverso la loro applicazione. Secondo Kuhn, persino gli
strumenti di misura con cui si svolge l'attività sperimentale sono in gran parte
determinati dai princìpi accettati dalla scienza normale, e quindi tendono
implicitamente a confermarne il sistema di concetti, ovvero farne un paradigma.

Attraverso un'analisi della storia della scienza, Kuhn giunge alla conclusione che i
sistemi scientifici che si sono affermati come paradigmi sono caratterizzati da due
elementi fondamentali: presentare risultati sufficientemente nuovi per attrarre un
gruppo stabile di seguaci (distogliendoli da forme di attività scientifica contrastanti)
e nello stesso tempo essere sufficientemente aperti da lasciare al gruppo di
scienziati costituitosi su queste basi la possibilità di risolvere problemi di ogni
genere. Kuhn riformula anche questo concetto dicendo che un paradigma
rappresenta una "promessa di successo" nello studio di un problema, e la scienza
normale da esso derivata è la realizzazione in più parti di tale promessa. Infine, il
paradigma viene a configurare una scienza "matura" quando diventa abbastanza
esoterico, ovvero quando definisce un'élite limitata di studiosi che possono vantarne
una conoscenza profonda.

La visione di Kuhn ribalta l'immagine tradizionale della scienza come "esplorazione


dell'ignoto": gli scienziati svolgono essenzialmente un lavoro di consolidamento e
ripulitura dei principi del paradigma, focalizzandosi spesso su esperienze e casi
"canonici" e adatti allo scopo.

Paradigmi e rivoluzioni scientifiche


Nell'ottica di Kuhn, una rivoluzione scientifica (come la rivoluzione copernicana, la
rivoluzione della chimica operata da Lavoisier, la rivoluzione dell'elettrostatica di
Franklin, la rivoluzione darwiniana o la Relatività di Einstein) è la conseguenza di
una crisi, quest'ultima determinata dalla falsificazione del paradigma fino ad allora
accettato. Nel periodo della scienza rivoluzionaria, si creeranno paradigmi diversi, e
si aprirà una discussione all'interno della comunità scientifica su quali di questi
accettare.
In opposizione alla scienza normale, nella quale vengono sviluppate solo ricerche a
sostegno della teoria dominante, nella scienza straordinaria vengono messi al centro
della ricerca quegli argomenti atti a falsificarne la teoria.
I nuovi paradigmi non nasceranno quindi dai risultati raggiunti dalla teoria
precedente (come un naturale proseguimento del "progresso" scientifico) ma,
piuttosto dall'abbandono degli schemi precostituiti del paradigma dominante.
Certamente, il nuovo paradigma dovrà consentire di spiegare tutti quei fenomeni
che i precedenti paradigmi spiegavano, e altri; ma non sempre (o meglio, quasi
mai) incorporerà le teorie dei paradigmi precedenti, limitandosi a estenderle. Sarà
però non necessariamente il più vero o il più efficiente ad imporsi, ma quello in
grado di catturare l'interesse di un numero sufficiente di seguaci, e di guadagnarsi la
fiducia della comunità scientifica.

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