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GIO\TANNI TORTI

LALETTERA
AIROMANI

T
N.Cl1111n. 227. 12.07 T7 l l I
Autor: Torti, Giovanni
Título: Lo lettera ai Romnnt

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lllilfl l~ l / llllfllllllll
39C.Jll
PUC \f OJI
LA LETTERA
AI ROMANI
.
testo, traduzione introduzione e cornmento
a cura di
GIOVANNI TORTI

PAJDEIA EDITRICE BRESCIA


PREMESSA

a mia mogl1e Quali siano glí intendimenti e 1 critert de/la presente


ediuone e spiegato pir'J avanti in un apposzto paragra-
/o dell'introduzione e non e quindi il caso di aniici-
parli qui sommariamente.
ln questa sede mi corre l'obbligo di specificare che
l'iniziativa di questo lavoro 11on estata mia bensi del
professor Giuseppe Scarpat il quale, nell'ormai lon-
tano z96z, chiamandotni a collaborare all'edizione
italiana del Theologisches Wfütcrbuch zurn Neuen
Tescament, mi iniziõ alto studio delta filologia e del-
l'esegesi biblica. Egli ha qui11di un titolo tutto specia-
le per ricevere il primo di quei ringraziame111i che si
soglion /are nelle prefazioni dei libri.
Debbo pQi esprimere la mia riconoscenza all'amico
professor Bruno Zucchelli il quale con la sua ben no-
ta competenza e acribia ha riveduto la prima stesura
del/a traduzion.e e dei commento. La sua collaborazio-
11e puõ non apparire esteriormente, ma /u preziosissi-
ma fin nei minimi particolari.
Questo libro che vede la luce nel r977 /u compo-
sto, nel mo insieme, quall'he anno addietro. Non si
slupisca quindi il leltore se ta/une consideraz1oni non
/
propriamente filologiche né esegetiche, ma di natura
contige~ specialmente 11ell'introduzione, potranno
sembrargli leggermenle invecchiate.
TtJlll 1 i/mf(I SOi/O rfr11rt1ali
G.T.
© Pn1ddn Ecfüricc, llrcscin 19n
INTRODUZIONE

r. I primordi della chiesa di Roma


destinattTria delta lettera
Sull'origine e sulla composizione della primitiva chie-
sa di Roma non abbiamo notizie antiche e sicure; pos-
siamo anzi dire che tutto cio che sappiamo si ricava
principalmente dalla nostra lettera. E supposizione as-
sai facile e diffusa che i priroj a recare in Roma la
Buona Novella siano stati quegli !mó11µ0Üv"t'EÇ 'Pw-
µcx.i:ot. cbe, secondo Act . 1,11 1 furono testimoni a Ge-
rusalemme del gran giomo della pentecoste 1 • D 'altro
canto si puo bene pensare cbe crisriani di provenien-
za giudaica o pagana, convertitisi altrove, si fossero
ritrovaá nella capitale dell'impero e del mondo e vi
avessero formato una comunità 2 • Qualcuno ha osser-

1. Cfr. p . es. Lagrange, xx1; Huby.Lyonncr, 5 con uJte riori rlnvii. Sc-
c:ondo l'Ambrosiastro (m Rom. prol.) iJ messaggio cristl11110 sareb-
bc: giunto a Roma per opcr.1 dci m1ssionari giudaizzanci, i quali avreb-
bero u ano in arore i proseliti. Lo notizi11 oon bn peri> ak un fondn·
mento storico, ma e semplicemcmc ed erroneamente congctturole.
2 . Althaus, 9; Barrett, 6; A. Wikenhauscr, lntroduvonf! oi N.T., ed it.
Brcsciu 1 1~ (Freiburg i. B. 1963) 3H· pensa. sulle orme dei Lictz-
\ mann, cne la fonnazione delta comunim romana sia siata il risult11ro
ddl'immigrazione di cristia.n i dclla Síria e delLi Palestino. - Si e fatto
notarc che, nell'inrcst11zione deli.a oostra lctrcra. l'Aoostolo, contro il
suo soliro, non s:i rivolge a unn 'clúesa', ma a «tuttl i diletú di Dio
che sono in Roma» ( Althaus, 9, n. J) e chc ncl cop. 16 i saluti sono
ln gran parte rivolü a gruppi di pcrsone collegatc o pardcolori 'i:nse'
8 lntrodu:.ione 1 pm11ordi dei/a chiesa di Roma 9

vato che, se a fondare la chiesa di Roma fosse stato ma del 5 5 5 , la comunità esiste orrnai da tempo: cli-
un missionaria, Paolo non avrebbe probabilmente versamente !'Apostolo non potrebbe affermare che
mancato di farne il nome come nel caso di Col. r,7 3 • «da parecchi anni» desidera visitare i fedeli di Roma
Pur coo tutta la cautela che semp re richiedono gli (15,22 ), che la loro fede e celebrata in tu tto ilmon-
argumenta e silentio (specie quando sono desunti da do ( r ,8) e cbe la loro obbedienza e nota ormai a tutti
uno scritto d 'occasione, qual e sicuramen te la nostra (16,19), anche ammetrendo che queste ultime espres-
lettera), si deve riconoscere che l'osservazione ha un sioni risentano di una certa amp1i6cazione compli-
suo peso 4• Certo eche quando Paolo scrive, non pri- mentosa 6 •
Cbe il nucleo originaria della comunità romana fos-
(Sanday-Headlam, xxxv). Da quesco si e voluto inferU:c che n Roma se costituito di giudeocristiani e ritenuto probabile da
vi fossero varie cercbie di fede.li che ancora non coslicuivnno formal-
mente Lmn comunirà. In cal ca~, secando Sanday-'.Hcadlam, /.e., la qualcuno 7 da altri affermato come cosa certa 8 • Ad
ttadizione concernente la 'fondozione' della chiesa di Roma du parte ogni modo, al tempo in cui Paolo scrive, la comunità
di Pietro e di Paolo si porrebbe intcndere nel senso chc g.li apostoli
avrebbero dato forma e smm ura alia comunità, ln certo modo come
era accadu to coi primi fede.li delJ n Snmaria (Act. 8,Lf ss. ). Sta il fo tto ste1•io RQ11tano smzcli Petri 011te 11dve11tu111 sa11cti Pai/li: Verbum Do·
pero chc Pnolo p.rcsup pone l'esisccnza n·a i fedeli tomo ni di chi 'pre- míni 33 (1955} i 43·54.
siede' (12,8). Cià e riconosciuto dei resro dagU stessi Sanday e Head- 5. Per la datnzione delfo lcttora vccli piu avanti.
lam. 6. Cio scmbrcrebbe contrastnre con Act. 28,22 dovc i maggiorcnti dei
3. Althnus, 9. Giudei di Roma non scmbrnno avt:rc una conoscenz:i direm1 delta chicso
-l· Le ptlm.c [CSci.monianu rclntive alia 'fondaúonc' dclJ11 ehies\l di Ro-
e di Paofo: <Xt;t;0\íµt'> ôt ite.tfÔ'. crov ci x oÚO't~ a. <povE~· 1tEpt µi:v yàp
"t'Í)ç alçtacwc; 'te.tÚ"tTJÇ rvwcxÔ'I i}µ.Lv W"tW &n TCCLV"t11xoü à:v·n>...É-
ma per opero di Pietro e di Paolo (chc v1;1n.no tcnute ben disdnti dolla
yr. "t à ~ . Ma evidentemente si puà dare a qucs te parole u n valore piu
tradfaione dei 20 o 25 :mni di episcopnto COID11IlO di Pie1ro) risnlgono
nll'ou avo dccennio dcl 11 secolo (Dionigi di Corinto pressa E.us., hist. 'funzionrue' che rigldnmcme siocico, pur senza ~ iun gcr a negare la
ecct. 2,25,8; Lren., baer. 3, l,r; 3,3,3 pressa Eus., hist. ecd. 5,8,2; 5,6,2) sloricici\ di tutto iJ coUoquio fra Pnolo e i Giudei come fa fovece E.
quando era certamente ancorn pOSsibile una tradizione inimerrocm. Ê Haenchcn, Die A post11lgeschichte, Gottingen 1 196,, 649 ss. Pii.t forte
evidente tutmvia che ln 'fondozione', esscndo amibulra anche a Paolo, stircbbc il contrasto frn Act 28.22 e la te.si un ccmpo moiro accreditata,
non puõ cssere intcsa stricto se11s11. Diversa e I~ questione se Pieuo sccondo cui Claudio avrcbbe et1cicato i Gludei da Roma per via dei Lu·
fosse iriã suuo in Roma avanti lu dnm di composizionc della noscra multi suscitati dalln propaguionc della nuova fede (Suet., Claud. 254:
lettera o comunque prim:i dcll'11rrivo di Paolo (sramlo nl racconto di ludaeos zmpulsore Chrcsto assiduc tumlr~ Roma exp11lil). Noi
AcL 28,r5 ss. non pare che .Pietro si rrovasse ncll'Urbe quando Paolo siamo pcrà d'avviso che quew1 inccrprcrazione del resto di Sveronio sia
vi giunse pr:igíoníero). L'orgmmmt11m e silentio ttano dalla Jettera ba insostenibile; cfr. M. Sordi, 11 Cristianesi171o e Roma, Bolognn I965,
naturalmente un suo limite nell'ovvia consiclerazione che Pnolo scriveva 63 ss.
a persone che conoscevano i fatti e non per sodc.lisfore lll nostra cu- 7. Cfr. p. cs. Schlattcr, t5; Barrete, 6.
riosirà. D'ak ro cnnto si deve riconosccrc cbc gli indizi dJ un preccdence 8. Cfr. p. es. Huby-Lyonner, 6. li D uchesne, Hisloire anciamze de !'Jf..
ministero romano di Piecro che già nell'nntichirà (dr, K. H. Schclkle. g/ise 1, Paris 19o6, 57 pen5o chc 111 comuniu\ rom:ina sin sorta da uno
Paulus lehrer der Vtiler, Düsseldorf 1959, 30 s.) e ancora di recente sclsma dei giudaismo locale, ma riuene probabllc che sin dnl principio
(dr. p.cs. R. l'orsrer: Scripture ~ [1950] 48s.) si son voluti ravvi- i pagoni simpatizzanli o scmindepti deJ giudaismo (i q>0f3oúµt'~ -.ov
sare nello nastro lettera, hanno bcn poca consi.stcnza. Alio staco pre- iltóv o crtf36iw>oL 'l'ov ~óv e.li rui si parla negli Atti, cfr. ro,2.22 ; 13,
sente dellc nostre conoscenze non e possibile stabilire con sicurczza la 26.50; J6, 14; i7,4.r7 ; 18.7) fossero in mnggiornnw rfapetto aí Giu·
data delln pdma venurn di Pietro a Rom:i; cfr. S. Lyon ne1, De mini- dei di na.seita.

________ ,,l~
JO l ntrodu:âom• Luogo e dota di composizione del/a le•llera IT

appare composta soprattutto di convertiti dal paga- u secolo e anche oltre si spiega ammettendo che la
nesirno: !'Apostolo desidera raccogliere quakhe frut- maggioranza almeno dei suoi adepti fosse composta o
to &ai Romani come fra gli altri gentili (r,13) essen- da immigrati orientali (schiavi o comunque gente di
do debitore ai Greci e ai barbari (i Romani apparten- umile condizione) o da appartenenti ai ceti superiori
gono agli ''EÀÀ'r)\IEç) e ai suoi lettori si rivolge chia- <.:he avevano familiare il greco u. Sarà opportuno co-
mandoli esplicitamente 'gentili' {1I,I3) 9 • mungue ricordare {anche perché certi pregiudizi sono
Anche sull'estrazione sociale dei primi cristiani di turtora ben vivi) che l'estrazione sociale umile o addi-
Roma non abbiamo notizie precise ed antiche e quin- rittura servile non comportava, spedalmente a quel
di, come sempre accade in guesti casi, i pareci sono tempo, rozzezza intellettuale o mancanza di cultura:
molto discordanti. I nomi delle persone che !'Aposto- e ben noto che molti schiavi e liberti erano piu isti:.ui-
lo manda a salutare nel capitolo 16 sembrano quasi ci dei loro padroni. La lettera ai Romani oon si occupa
tutti di schiavi e liberti LO. Per altro vi sono buone ra- ovviamente della «sapienza di questo mondo» che i
gioni per ritenere che fosse cristiana quella Pomponia suoi lettori possono avere, ma li ritiene colmi di quel-
Grecina la quale, secondo la testimonianza di Tacito, la 'co11oscenza' ( l5,14) che e una matru·azione della
aveva mutato abitudini di vita sin dal 43 e nel 57 fu fede e della carità.
accusata sufterstitionis externae e affidata al giudizio
del marito t. ln tal caso avremmo un indizio che la 2. Luogo e datá di composizione delta lettera
nuova fede fece di buon'ora proseliti anche nelle clas-
si superiori La circostanza poi che la chiesa di Roma Sembra certo che Paolo scrisse la lettera ai Romani
abbia usa to come lingua sua il greco sino alia fine del alia fine del suo terzo viaggio missionaria durante la
sosta di tre mesi che fece in Grecia (Act. 20, 2 s.). Egli
9, D'nltro cnnto la prcS<:nza di una mínoranza giudeocristiarui certa- ha ormai terminato la colletta per i poveri di Gernsa-
mente: norevole puo spiegnrc ccne espressioni dell'Apostolo chc non lernme (r 5 ,26), della quale aveva parla to in I Cor. I6,
sembrano adattarsi ai convcrtiti dnJ gentilesimo, come quando dclinisct'
Abramo <mostro progcnicore secando la carne» (dr. r Cor, ro,J : oL r -5; 2 Cor. 8 s. (dr. ancbe Act. 24,17), e si accinge a
it«"ttpz; "1)1iwv derto degli Ebrei dell'esodo). Meglio ancora quesro si porrarne il ricavato nella città madre del cristianesi-
c:omprcnde se gran parte dci pagani convertiti erano giuntl al cristia- mo ( 15,25 ), sta cioe per intraprendere quel viaggio at-
nesimo dopo avere in certa mísum aderira :il giudaismo, dr. Sandoy-
Headlam, xxxiv. traverso la Macedonia, la Troade, Mileto, Tiro, Cesa-
10. Cfr. il commento nl capi rolo e Sanday-Headlrun, x:xxw. rea che edesccitto in Act. 20,3-21,7. Molti indizi fan-
t 1. Tnc., on11, I .h 32: Pomponia Grocci11a insigni.s /emi11a, A Plouti9 oo pensare che la lettera sia stata scritta a Corinto 0 .
qut m ovasse de Britarmis retlulJ, nupto oc mperstitionis extemoe reo,
mariti i11dic10 permma ... longo huic Pomponiae aelos et continua tristi-
tia /uil: 11om jJost foliam Drusi frliam dolo Messalinae inter/ectom per .1.2. Cfr. Sanday-Hendlam, UI.
quadraginta a111:os non cultu 11isi lugubri non animo 11isi moesta egit. 13. Em~ro« tesoriere deJin città» (.1.6 123) ~ stnto dn alcunl ídentlficato
Si vc<ln in proposito M. Sordi, op. cit., 68 ss. col disccpolo Erasto (Act , 12,22) il quule, secondo 2 Tim. 4,20, duran·

-
12 fotrod11:1onr l.Uogo " data di composiv one dclla lt'llt:ra 13
ln Cor 16,6 Paolo aveva palesaro l'intenzione sua
1 collegarci sono: il proconsolato dj Gallione in Acaia
di svernare, se possibile, in questa città; in 2 Cor. r 3, r
(Act. 18 , 12 ss. ), la morte di Claudio 15 , la sostituzione
r ss. aveva annunziato il suo prossi.mo arrivo; e con diFelice con Porcio Festo avvenuta , secondo Act. 24,
ogni probabili rà da Corinto intendeva imbarcarsi per 2 7, quando P aolo era da due anni in carcere a Cesa-
la Palestina, cio che poi non fece per le insidie tesegli rea 16.
dai Giudei (Act. 20,3). Ancora: nel cap. 16 (che se- Da un'iscrizione rinvenuta a Delfi sappiamo cbe
cando noi faceva pane originariamente della letrera ) Gallione si trovava in carica nel 5 2 17. Poiché i gover-
J>apostolo raccomanda ai fedeli di Roma Febe (proba- na tori delle p rovince senatoriali erano nominati per
bilmente latrice della lettera), una crisriana che servi- un anno o due e poiché non sembra probabile che l'i·
va la comunica di Cencre, il porto orientale di Corinto scrizione sia immediatamence postcriore all'arrivo del
e invia, fra gli alcri, i saluti di Timoteo, Sosipatro e nuovo proconsole, si puà pensare che Gallione sia ri-
Gaio, «colui che mi ospira». Ora Gaio e probabil- masto in carica per uno di questi pcriodi: 50-52; 51-
mcnrc lo stesso che Paolo aveva battezzato a Corinto 52; 51-53 18 • E da ritenere che j Giudei abb.iano de-
(I Co>·. t,14)i inoltre Timoteo e Sopatro (probabll- nunciato Paolo a Gallione subi to dopo l'atrivo dl que-
mcntc una fo rma abbreviata di Sosipatro) sono fra sti per guadagnarlo alia ]oro causa e cio satebbe avve-
coJol·o che accompagnano Paolo nel viaggio dalla Gre- nu to nel luglio o agosto <lei 5 r (i proconsoli enttava-
cia a Gerusalemme (Act. 20,4) 14. •
110 in carica ad estate inoltrata}. D a Act. 18,18 ap-
Meno agevole da precisarsi e la data della Jettern. prendiamo che P aolo rimase nella città ancora «parec-
I fotti scorici ai quali possiamo in qualcbe modo ri- chi giomi», dopo che Gallione si era dicha~t in-
competente a dirimere la causa. Potrebbe qutnd1 es-
1c l'ulumo viauio Ji Paolo ~ fermà a Coánto forsc pcrché iwcva io
sere ripartito nel settembre dcl 5i. Se e cosl, alia ra,
quclla em a la sua rcsidcnu o 1 suoi intcressi. :Ma lídcntiJiawonc e
as.ui d11bbu1 15. Anchc se l'ediuo di O audio c:ootro 1 C..1udei non fu ;ipphca10, a
1-f Se non si ammcuc ~ il ap. 16 &a5se pane originariamco1c dclla quaow vare, m mero i1 suo rii;orc Ccfr D10 C . hi•t 6o.6) ~ da pensa·
lcttcra ali iodizi Q fa\'Orc di Cori nco s:i ridurooo a peca a>s:l. Cosl V rc chc soltamo dopo b monc ddl impc::'lltorc 11100 por 111 ruom:irc :i
Taylor (Journal of B1blical Litcraw re 67 [ t948] 29') sosricnc chc Pll()o !foma i coniugi giudeo-crisàaní Pnra e Aquila chc P:olo rrumd:i :1 53.·
lo Dvn!bhc dc!111110 la Jcucra 1 Lta vccso la p:i.squa dei ' ' ' du raorc 11 lut.U'I! ( 16 3). Petciõ coloro che <ÍllllU10 13 lcncra o.:lla pnm·I\ cr:a dei "4
SOSlliorno a Fihppi mcnnon;u o m Act. 20,) ss. Qualruno h.3 m~so in sono cosa'.etti a neg:rn: che il ap. 16 Ítx~ or1r.io:iriomeme iotliriz;;::ito
dubb10 chc la lcu cra !W stiua sctilta a Corinto, asserendo chc da 1,, .:ilia cbi..:sa di Roma, cosi M. ~rtli, op. e11 .. 414..u8
2~ risuhcrcbbc chc Paolo fosse gin in viaggio o che in 1,,30 s. mostre· 16. Act. 2.p7: õ~ 6t 'ltÀ T}pw ~r l!"') t; 0. Cl ~t v 6 u~6oxv ô <l>} >.~
rcbhc d1 &aperc que! chc sc:condo Act . 20,3 avrebbc: apprcso solo piU llópxt0v ~a -: ov dí per sé porrcbbc: 41uoificnrc: «qunodo Fcl1ce era
wrdl. Ma w oo obiciionl prive <li l)b'llÍ fondrunemo ; dr. F. J. Lct:nhardt, procumtore da due onoi» come propcndc n crc<lcrc il Borrctt, ,. Mn
L'Sp/lrt' de S11111t Paul a11x Romai11s, Ncucbntel et Paris I9'7. 8, n . 3. - quesra iacerpretazionc non rcggc dl fronte: nd Acl. 24 , 10 (clove Pnolo
L'iodiaizionc d! Corinro come luogo di composizionc dcll:i lcttera si rivolgendosi a ~ Feic lo chinmnt tx '1toÃ./.wv hwv ... ><1M·i)v 't~ g ovt~
1mv11 nclln s11bscriptlo dl vutii manoscritti (L,35,69,37,460) e ncll'itn· 'tOÚ-t4J} e a quanto si legge in 'l'nc., 111111 ) 2,54.
rico nrologo cosiddct to morcionita.
i7. Barretr, 4. 18. J3,11•rott, 4.
llltrodu:âoue ' Lettera' o 'epistola'? 15
c~mbinado le indicazioni cronologiche del terzo viag- che la sostituzione di Felice sia avvenuta nel 57 o 58 ,
g10 contenute in Act. r8,21-20,3, si puà giungere a cio che s'accorda con la data che sopra abbiamo pro-
Ússare approssimativamente gli ultim.i tre mesi tra- posto per il soggiorno di Paolo in Grecia e quindi per
scorsi da Paolo in Grecia fra il gennaio e il marzo del la composizione della lettera ai Romani 22 .
55 o 56. La nostra lettera e, quindi, !'opera della piena ma-
La sostituzione di Felice con Pareio Pesto fissata turità di Paolo: essa segna per taluni aspetti un avan-
dal Harnack nel 56, sulla scorta di un'indicazione di zamento rispetto alia lettera ai Galati, scritta proba-
Eusebio, estata da altri posticipata al 60 19 • A favote bilmente durante il período efesino 23 , mentre ignora
di una datazione piuttosto alta potrebbe stare il fatto certi temi che saranno poi sviluppati nelle cosiddette
che, ·secando los., ant. 20,8,9 Pelice fu difeso dal fra- «lettere della prigionia» composte con ogni verosimi-
tello Pallade 20 al quale Nerone tolse ogni carica prima glianza durante il período di custodia libera a Roma 24 .
del febbraio del 55 (morte di Britannico, cfr. Tac., Per converso, proprio questo carattere deUa lettera ai
ann. r3,r4). Ma, anche valendo prestar fede a questa Romani potrebbe essere in certo modo un indizio a
notizia, si puà sempre ammettere che Pallade abbia favore della cronologia che abbiamo ricostruito e che,
continuato a godere un certo favore pressa Nerone nelle somme linee, e generalmente accettata 25 •
anche dopo essere stato rimosso dagli incarichi. A so-
stegno di una data piu bassa si potrebbe ricordare che 3. 'Lettera' o 'epistola' ?
in Act. 24,ro Paolo, rivolgendosi a Felice, lo chiama
«giudice di questo popolo da molti anni», mentre da La distinzioç.e, .fissata dal Deissmann alia fine del
los., ant. 20,7j1 parrebbe che la sua carica datasse dal secolo scorso, tra 'lettera' ed 'epistola' e la questione
52. Ma anzitutto h rcoÀ.À.w\J hw\J e un'indicazione se la lettera ai Romani (come le altre di Paolo e del
vaga e, per le circostanze in cui fu pronunciata, puà Nuovo Testamento) appartenga all'una o all'altra ca-
benissimo significare «parecchi anni»; eppoi alia testi- tegoria ci appaiono oggi equivoche e nominalistiche e
monianza di Giuseppe Flavio si puo opporre quella hanno perduto molto di senso e di importanza 26 • Me-
di T acito da cui risulta che nel 5 2 fu deposto V en tidio 11estivis remediis delicta accendebat, aemulo ad deterrima Ventidio
Cumauo che aveva potere soltante sulla Galilea, men- C11111a110, cui pars província.e hab6°bat11r, ita divisis ut huic Galil(leorum
tre Pelice governava già la Samaria che certo compren- 11atio, Felici Samaritae parercrit.
22. Le clatazioni della lcttera generalmente accolte dalla crítica oscilJaao
deva anche la Giudea 21 • Nulla quincli vieta di pensare 1 fra il 56 e il 58, dr. H uby-Lyonuet, 4 n. 3 .

I9 . Cfr. Lagrange, xvm. 23. Cfr. Wi.kenhauser, op. cit., 336.


20. los., (////. 20 18 19: ó NÉpwv ,;ciôü.cpw 116'.Ã).av·n Tia:oxÀfv,;~ 24. Cfr. Wlkenhauser, op. cit., 369 (l'argomento vale anchc se Col. e
'
vU'JEXWPTJGE'J.
• 1
Eph. fossero state sccirte durante la prigionia di Cesarea}.
n .Tac., ann. u ,,4: at ;1011 /rater eiw, cog11ome11to Felix, pari modc· 2.5. Barrett, 4.
rat1011e ageb,7t pridem Iudaeae impositm ... atqua interim Felix intem· 26. Vedi una breve ma puutuale cridca in G. Scarpnt, L11 tettera 11ol-
16 Jn1rod11zio111: ' Lettera' o 'epistola'? 17

no che mai una tale questione avrebbe avuto senso suoi letmri e di cui ripete o riecheggia qua e là le for-
per ]'Apostolo; giustamente qualcuno ha osservato mule (cfr. I ,3 s. 3,24 s.), bensl la dottrina della giusti-
che egli sarebbe stato il primo a sorridere di quesce 6cazione e della salvezza in rapporto alia legge e alia
sottigliczze 27 • Ad ogni modo possiamo beo dire cbe responsabilità morale che si impone ai credenti. E
e
la nostra una vera e propria 'lettera' giacché si col- questo il 'suo' vangelo ('tô EucxyyÉÀ.t.Ó\I µov 2,16), non
loca in un momento determinato dell'apostolato di perché Paolo predichi in maniera essenzialmente di-
Paolo e vuole elfettivamente 'parlare' ai Romani . Pao- versa dagli altri apostoli e missionari (dr. Gal. 2,r ss.)
lo ha termina to ormai la sua missione in oriente ( 15, o perché esista un annunzio diverso daU'unico Eucxy-
19} e, per assolvere si no in fondo il suo compito di 'a- yÉÀLO'V 't'OÜ X pLO-'t'OÜ (Gal. 1,7 ), ma percbé egli, in
postolo dei gentili', intende ora portarsi in occidente; quanto apostolo dei gentili, deve annunziare l 'evange-
a tale scopo egli vuole prendere contatto coo la co- Jo soprattutto in opposizione alie pretese e alie pre-
munità di Roma dalla quale spera di avere aiuto e sunzioni giudaiche e a chi fraintendeva l'evangelo
appoggio per Ja sua missione nelle regionj occideotali s tesso come un salvacondotto per Ja dissolutezza mo-
del.1 'ecumeae, proprio come per l 'addietro altre città ra le. E probahile, d 'altrondc, che ]'Apostolo fosse in-
(Efeso, Antiochia ) erano state le basi del suo aposto- dotto a far conoscere il 'suo' vangelo ai Romani an-
laco. PaoJo deve quindi preparare la sua visita, scabi- che da motivi , diciamo cosl, piu contingenti . Se infat-
lita da tempo e piu volte rinviata, presentando la sua ti dalla lettera non risulta che nella chiesa di Roma vi
dotrrina e la sua persona 28 . fosse una corrente giudaizzante 29 (soJ1an ro alia fine
La Jettera trae dunque occasione da una congiun-
rura missionaria ben determinara e da un momento :i9. Che la Jenera :ü Romam sia sma scriua con un mlt!ndimcnto anti-
1Uud:úzzante fu opinionc assm cliffusa ndl'antich1tà• SI ritro\'I, 11d escm-
solenne delJa carriera di P aolo. Alia comunità di Ro- pio. ncll'Ambrosiastro (cfr. n. 1) <! ncl prologo l:umo c:hc alcuni consi-
ma l'apostolo non espone Ja catechesi elementare (il derono mnroonira mcntrc altri (dr. p. cs. Llgrongc, 397) lo {anno
clipnde~ dall'Ambrosinsuo. S:int'Agtmino, m cp11111idm 11d Rom1111os
"tÚ1to<; Ôt.ôcxx.T}<; dr. 6,r6), che egli presuppone nota ai 111c00at11 e:r:posilio, PL n. ro87-89 nticnc chc Paolo 11bbia scritto roa
/'u1lteb~. in l11trodur.1011e aJ Nuo1JO Tt!sitll11ento, Brcsciii '1971, 814·
lo scopo cli pscificatt la romunitl turbata da 1git1tori giudAizzanfr
111 eplSlula qu11m Paulus apostolus scriptit lllÍ Romanos qu1111t11m ex
61. La rigiJa J1Stinzion.c: dc1Ssmanniana fra 'lettera' ed 'epistoln' ê mllll·
r111S text11 mtelligi potest q11al!stio11e111 habtl 111/tm utmm 1udaeis so/1s
tcnuta ancora od cs <lal \Vikenhauscr, op. cit., 309 s.
E11011geli11m Domini Nostr1 Iem Ch111t1 11e11en1 propter me11t11 o~rum
27. G. Sc:irpar op. etl. s,s: .. Paolo sarebbc jJ primo a sorriderc Jclle leg11 a11 vero nullis o~rum meritis pr11cccdent1b111 ommbus t.tmflbus
nonrc inuula sotugl1C%7A! e c:i asltC\lJ'erebbc cbe ha scrirro scnu prcoc- 11c11cT1t 111st1ficmio fidc1 quae esl 111 Ch11sto lnu, ut 11on q11111 i11111 crant
cupazioni <lei gcnf!re, scnza cioe pcnsllre se scrivcva un:r lc:ncni o un'c- homi11rs crt!duent sed credendo J11s11ficali deillcc ps 111sle 11Íl/ere i11cipe-
pist0ln ... se la sua Jcttcra stnva per divcmare una esortnzionc o unn re111... coeperant e111111 110111111/li q111 ex ludact:t crt•tlcro11/ l1111111/tt1ort
din tribn, un discorso o un trnttnto. Hn scricto solo pcrché dovcvn scri- 0Jvcrs111 gentes el ma:dmc ad11ers11s apo1tolu111 P1111/u111 q11od illcirc11111-
vcrc e hn scriuo ai Rom11ni, ai Colosscsi, a Timotco e a Filcmonc so- cisos eJ ústis veteris vi11c11l•r libaos adm1Ucbot ad e11a11ge/ii grut1a111 ...
lo pcrché dovcvo SCTl\'CTC a !oro e non ttd altrh>. L'Apostolo imerviene sed plarre 11111111 111odtr11tiotttt 11/i nec ludaeos su-
28. Cfr. Ln11r11ngc, xxx1 ~s.; Althnu.s, io; A.Nygrcn, Der Romerbrie/, 11erbirc pumitlot tamquam de mcrilir opcr11111 leg1s 11cc gentas meri·
Oi:lttinncn l!),•+. 12; Bnrrctt, 7. tis /idei advers.us f udaeos i11/lari quocf ip~ · i " 'ccpcrh1I Christ11111 quem
UNIVERSIDADE CATOLICA
BIBLIOTECA CENTRA L

r8 Introduzío11e · Lelfera' o •epistola?

vien prospettato di sfuggita questo pericolo, 16,17- sunto contrasto tra l'evangelo dei pagani e le premes-
:w), cuttavia «poteva essere che un'eco dell'iocessan- se dell'A.T., i quali costituivano problemi gravissi-
te polemica sostenuta dall'Apostolo in oriente contra .mi per tutta la chiesa d.i. Cristo sorta sul ceppo del-
i giudaizzanti fosse giunta anche a Roma diffonden- l'antico popolo ru Dio 3 1
~. Non ha quindi fondamento
dovi un falso concetto di lui e del suo messaggio e la tesi che la comunità. d.i. Roma avesse un patticolare
che di conseguenza la comunità romana, soprattutto interesse per siffatte questioni perché composta in
nei suai membri giudeocristiani, fosse prevenuta con- prevalenza di giudeocristiaru e nulla pià di una con-
tro di Jui, riteauto nemico della legge; poteva anche gettura ri.mane l 'opinione del Lagrange che i fedeli d.i.
darsi che gli avversari, conosciuta l'.íntenzione sua d.i Roma convertiti dal paganesimo fossero particolar-
recarsi in occidente, seminassero la sfiducia nei suai mente ioclini a rusprezzare j giudeocristiani, da poco
confronti e incitassero la comunità a essergli ostile»30 • rienrrati nella comunità dopo essere stati banditi dal-
Ad ogni modo, se si prescinde dai capitoli 14 e 15 J'edi.tro di Claudio, e che cio appunto possa aver co-
dove si tratta di uo problema (l'astensioni dalle carni stituito uno dei motivi della lettera 32 • Anche le bat-
e dal vino e l'ossetva1JZa di determjnati giorn.i.) che tute polemiche contro i perverti.menti in senso libet-
era evidntm~ sentito nella comunità dell'Urbe 31, tinistico dell'annuncio della grazia (3,5 ss.; 6 1 1 ss.15)
non si puo dire che la Jettera tragga motivo da un par- si spíegano abbastanza con il modo di argomentare
ticolare bisogno o da una speciale condizione della dell'Apostolo (che risente della diatriba cioico-stoica,
chiesa di Roma. Fu osservato, con ragione, che la vedi infra) e non obbligaoo a pensare che a Roma
stessa congiuntura storica richiedeva all'Apostolo d.i. fossero effettivamente emerse, come a Corinto, que-
affrontare temi come il destino di I sraele o il pre- ste tendenze 33 •
UDll incerpretazione del gen<!re non e piU se·
illi cr11cifixeru11t. Oggi In complesso dunque si puo d.ire che Paolo espone
guita da nessuno, almeno in questa forma esu-emn. ln renltu «Paolo il suo evangeJo senza un pa.rtico1are riferimeato alio
si rivolge ai Giudci, non ai giudeocristiani» e se «annum:in l '~ vangelo sta to della chiesa di Roma , senza uno speclG.co inten-
in polemica col giudaismo ê pcrché questa e la battaglia chc ha im-
prontato la sua teologia: in essa appunto i destin::ttaci d!!vono imparare dimento polemico o apologetico della sua persona; .lo
n conoscerlo» (Althaus, u). espone in forma, diciamo cosl, obbiettiva (che non
30. Altbaus, ID; cfr. Prümm, .53· vuol dire, benioteso, freddamente didascalica o a-
31 . Sanday e Hcadlam, 400 s. hanno sostenuto che, nd Cllpitolo r4, il
cliscorso dell' Apostolo ê pur:unente teorico e non ha di mira lc condi·
strattameate speculativa). ln questo senso, se pro-
zioni effe:ttive della comunicil di Roma. II tono plutrosto vogo usato prio vogliamo rifarei alia rustinzione cui si accennava
da Paolo puõ effelúvame:me suggerire una conclusionc s iffatta. D'altro sopra, potremmo defini.re la lettera ai Romani w1'e-
canto, dopo la pare:nesi gencrica e pocremmo dirc cursoria dei capp. 12
e r3, la di ffusa insistcnzn dei cap. 14 su un aspetto molto particolare
dei comportamento cristinno scgna uno smeco abbastanza nerro e non 3f ll.Cfr. p . es. Althaus, 1 0.
si spiega agevolmente senza un ~gaoci pit1 o meno strcmo a una 3 2. Gfr. Lagrnnge, XXILXXVnt ; Lccnhardt, op. cit. , 8.
situazione concreta della cbies::i romana. .33· A ILliaus, 1 2.
Strritt;iru e to11ten11to 2I
20 111trodu:âofle

pistola' 34 • Un'epistola che contiene un saggio di teo- L'Apostolo fin daJ principio ha ben chiaro in mente
logia cristiana, il primo in ordine di tempo e di au- oella sua totalità e compfocezza il fatto che si propone
toricà. di sviscerare (I ,3 ss. I ,I6 s.). Ma egü afEronta l 'argo-
mento in varie riprese e in guisa sempre nuova e per
ricavarne sempre dei nuovo; penetra oell'unica grande
4. St1·uttura e contenuto realtà con ripetuti balzi che vengono prepara ti da par-
Tema specifico della lettera ai Romani e dunque il ti ragionative e ri:Bessive 37 • L 'insieme non risulta si-
mistero delta salvezza recata da Cristo; il suo inteodi- stematico, ma neppure frammentario, giacché le varie
mento e di elevare il dato centrale del kerygma alta intuizioni e illuminazioni veogono saldate in una con-
piena consapevolezza di una 1gnosi' autentica, che ab- catenazione ptofonda. Facciamo ques te notazioni a
bia cioenella fede il suo fondamento e la sua norma 35 • titolo solo vagamente orieotativo, giacché il modo di
Ma Ja salvezza non riguarda soltanto i singoli; la giu- argomentare della lettera ai Romani J?UO esset colto
sti.ficazione e la santi:ficazione sono gli elememi costi- nella sua folgorante origina1ità soltanto dalla lettura
tutivi del nuovo popolo di Dio nel q uale si racco1gono diretta 18 •
i circoncisi e gli incirconcisi. ln questo senso la lettera
ai Romani possiede anche zm signiftcato ecclesiologico a) La giustificazione pet la fede
fondamentale 36 • come remissione dei peccati
Paolo non emai un teologo sistematico e il suo non
La lettera si apre con una intestazíone insolitamen-
ein nessun caso un procedimento scolastico di elabo- te complessa e articolata ( 1,1-8 ) alia guale fa seguito
razione concettuale. Egli e uomo dalla visione sinte-
un preambolo (1,8-I7 ) in cui l'Apostolo, dalle comu-
tica e complessiva. Nella nostra lettera il modo di pro-
cedere si potrebbe definire gradttale e ciclico insieme. 37. Cfr. Prümm, 14 . ~ ormai gcncralmcntc rioonosciuto cbc il modo
di argomenrare dell'Apostolo (ferroo rcstaodo quando csso deve allii
:H· Cfr. Lügr&ngc, xx,xn. ln realtà, se accettiamo ln discinzione clciss· tmdizione giudaica e rabbinica, in particolnrc ollo h11ggt1dn nclJ'inter-
manniana fm 'lettern' ed 'epistola', non merreremmo gli scrini di pretazione e l'applicazionc dclJ'A.T.) riscnte in lnrgn misuro dclla
Pnolo «né ua Jc lettcrc né u:o lc epistole, perché, se e vcro chc sono diatriba cinico-stoica. E cnratrerisúco di questo gcnere (che sto n mez-
i.ndiri1.zute n persone o gruppi deteaninati, e inesatto che lfattino pro- zo fra il trattato e íl dialogo) il rivolgere la pnroln o un íntcrlocutore
blemi partic0Jar1, e a OCOI pfü inesatto che OOD ragg[ungano forma fittizio. Di utle procedimento si hnnno numcrosi esempi nclla nostra
d'artc» (G. Scnrpnt, op. dl., 858). lcue.r.1 cbe vengono segnal.ui nd commcn10. 1n pllrccthi casi non e
35· Cfr. Prümm, 17.t97. :f: la yvwcnç di ruí si parla in I Cor. 1,6; agevole, aozi e impossibile scevcrare quanto dipcndc da una tradizione
t! qunnro ?nll'atra. Cosl l'arg11m,·nlt1m a /orl iori (dr. p . es. 5,9 ss.) e
Rt>m. r~,14 .
l tn procedimen to dassíco dei rnbbini (il qal wa/16mer, cfr. Strack-.13il·
36. Su qucs to nspctro clella lertera ai Romani, oscurato dn!Ja Rifonna k rbcck m , 223-226) cd e pure comunissimo nclia ô~ cx'r p~.;
ha richinmlltO di recente J'nttenzione iJ Leenbardt, op. cit., ro ss. ~
38. Si possono ricordare a quem> proposico Ic pagine in cui il Nordeo,
q u cs t ~ prospetriva ecd csiale si spiegano, secondo il Lecnhardt, i capp.
e
9- 1L m quanto Israele l':mtico popolo di Dio, l'antíco q1ibiíl ( = ~ 1tr ts tpr o s o II, 199 s. confesso íl suo ímbar112zo di fronte nfü singola-
n tà dei modo di argomcntarc di Pnolo.
ExXÀ1')C'la.).
22 lntroduz.io11e Strutt11ra e contenuto 23

nicazioni di cru·attere personale (suo interessamento Ma anche la coodizione dei Giudci non e in defini-
per la corounirà di Roma, desiderio di visitarla), tra- tiva diversa: invescati in un legalismo formalistice es-
passa abiJmente alia propositio argumenti dell'episro- si attribui.scono un valore assoluto al possesso della
la : «lo non mi vergogno dell'evangelo ché essa e po- legge e alla circoncisione e, meutre presumono di po-
tenza di Dio per la salvezza di chiungue crede, del tetsi impancare a maestri dei gentili, in effetti com-
Giudeo anzitutto e pai del Greca; giustizia di Dio in- mettono le sresse colpe di quelli, trasgredendo la torà
fatti in essa si rivela da fede a fede come sta scritto: e vanificando cosl il significato della circoncisione;
il giusto vivrà di fede» (vv. r6 s.). Il tema qui annun- perciõ nell'ultimo giudizio la loro sorte non sarà dissi-
ziato sarà svolto in quella che si suole chiamare la mile da guella dei pagani. ln realtà, nello stato di
'parte dogmatíca' della lettera, la quale si estende da natura decaduta la legge (come Paolo spiegherà me-
r ,r8 a tutta il cap. r r. glio appresso) e impotente contro il peccato e tutti,
L'evangelo e dunque annunzio efficace di giustifi- Giudei e geotili, sono peccatori. La Scrittura lo at-
cazione e di salvezza. Prima dell'evangelo e al di fuo- testa.
ri di esso vi esoltante la perdizione net peccato e nella Da questa condizione di 'ingiustizia' umanamente
morte (r,18-3,2a). I gentili ha:nna conosciuta e co- non v'e scampo. Dio allora manifesta la sua giustizia
noscono Dio per rivelazione naturale, ma anziché ren- cbe e volontà di salvezza: Egli pu1·ifica gli uomini dal
dergli il dovuto culto hanno preferi to adorare le crea- peccato mediante il sacrificio cruento, supremo atto
ture; da questa aberrazione di principio e derivato, d'amore del Figlio sito, per modo che chiunque, Giu-
per un tetribile contrappasso, lo spaventoso perverti- deo o gentile, crede in Gesu Cristo - ossia chiunque
mento morale dell'umanità pagana. li fosco quadro lo riconosce e lo accetta come «Strumento d'espiazio-
che Paolo traccia di gaesta degenerazione si ispira ai ne» - viene investito dalla sua morte sovranamente
roni propri del genere letterario sapienziale e sarebbe efficace e quindi giustificato senza alcun merito pro-
una fotzatura volerne trarre un giudizio assoluto sul prio, sola .fide 39 •
fenomeno complesso e multiforme de! 'paganesimo'. Ma l'annun.zio della giustificazione per la sola fede
Storicamente pero esso tisponde alie condizioni effet- non contraddice forse la legge e piU in generale tutta
tive di grau parte dell'ecumene ellenistico-romano, so- l 'economia dell'Antico Testamento? Abramo, il ca-
prattutto delle maggiori città (Paolo scriveva della postipite di I sraele, era considera to dal giudaismo de]
malfamata Coriuto! ). La perversione dei gentili (que- tempo di Paolo come il prototipo del giusti.ficato me-
sto anzitutto all'Apostolo preme rilevare) e ad ogni )9. Dkiamo sola fie/e in contrapposízione alie opere della 1egge mosai·
modo pienameate colpevole in quanto essi, oltre aUa cn e nel senso che anche le 'opere' non legalisrichc, pur csscndo, se-
conoscenza n aturale di Dio, possiedono anche la co- condo la dotttina dí Pnolo e di rutto il N .T ., necessarie aUn sulvezza,
non sono di per sé fonte di giustlficazione. Con questo significato l'e·
scienza morale, ossia il discernitnento del bene e del spressione rola fide pou! cssere usata dn S. Bcmardo e S. Tommaso, cfr.
male (r,32; 2,r4ss. ). Huby-lyonnet, 58I.
I11trodu:zio11e Struttura e contenuto

diante le opere. L'Apostolo invece, seguendo il pro- di principio a tutti gli uomini la giustificazione e la
cedimento rabbinico delta esegesi haggadica, ma di- vita. Aclamo e Cristo sono quindi i due poli intorno ai
staccandosene profondamente nella sostanza, dimo- quali ruota tutta la storia umana nel suo duplice aspet-
stra che Abramo, in realtà, trovo giustizía agli occhi to di perdizione e di salvezza; contrariamente a quan-
cli Dio soltanto per la sua fede e solo piu tarcli ebbe to pensava il giudaismo, nella vicenda storica dei rap-
la circoncisione come sigillo esteriore della sua con- porti fra l'uomo e Dio la legge mosaica e stata nuUa
dizione cli giusto. Abramo quindi e il padre di tut- pfü che un episodio; l'ufficio suo era soltante quello
ti coloro, circoncisi o incros~ che hanno fede di recare il peccato al parossismo percbé meglio risal-
(cap. 4.) tasse la potenza superiore della grazia ( cap. 5 ).
Cristo segna dunque il trapasso dal regno della
b) La gittstificazione come salvezza e vita morte a quello della vita. Per i credenti questo passag-
gio si attua nel rito del battesimo mediante il quale es-
Sin qui la giustiíicazione e considerata soprattutto si divengono partecipi in guisa non simbolica e sog-
nel suo aspetto negativo, cli remissione dei peccati. L' gettiva, bensz affatto reale e oggettiva, ex opere ope-
Apostolo passa ora a svolgere la seconda idea accen- rato, delta morte e quindi anche delta resurrezione del
nata in I,I6 s., ossia che la 'giustizia' significa in con- Signore (si discute se le espressioni usate in proposi-
creto salvezza e vira e che l'evangelo e effettivamei1- to da Paolo cisentano in qualche modo della termino-
te «pOtenza che ptoduce salvezza» (capp. 5-II). logia misterica; la sostanza e comunque affatto nuova
Coloro che sono giusci:ficati per la fede hanno la e originale) 40• Col battesimo i credenti sono per prin-
speranza fermissima di raggiungere un giorno la gloria
di Dio, ossia la vita eterna. Questa speranza non si 40. Sul possibile influsso della terminologia e delle coocezioni miste·
fonda su considerazioni umane, ma sull'amore di Dio. riche sulla Teologin battesimnle di Paolo si veda J?· es. Althaus, n9·
n3; Kuss l , 430-465; O . Cnsel, fl mistero del culto crisúa110, ed. it.
La redenzione compiuta dal Cristo estata infatti una Torino i-966 (Regensburg •196o). Qunle che possa essere la soluzíooe
m ani.festazione incomparabile detl'amore di Dio verso di questo problema, importante ci serobra sopratrutto la q uestione
i peccatori. Non solo, ma i credenti sperimentano l'a- cli principio limpidamente posta dai Casel, op. cit., 83 ss. in questi ter·
miai: «ll battesimo crisriano trov:i dci parnlJeii in usanze propcie in
more di Dio anche nel dono dello Spirito santo. An- generale dell'umnoità dalle quali e sono anche il battesimo dei pro-
cora: la salvezza e certa e universale perché Cristo eil seliti del giudaismo. Possiamo cosi a!fermare in modo generale che la
secando Adamo. Se la disobbedienza del primo Acla- religione cristiana come rompimento di o.,"lli anelito umano nel cam-
-po religioso, come religiooe veramente 'carcolica' si immedesima con
mo (l'Adamo 'psichico' e 'terrestre' di I C01·. I5,4SS.) sovrana liberrà con rutto quello che l'umanità aveva prodotto cli au·
ha lasciato a tutti gli uomini il retaggio del peccato e tenticamcnte nobile nella sfe.ra dcllc forme re_ligiose. Se Jn chiesa si
della morte, analogamente, ma in misura ben maggio- düudesse pieoa di timoce da1 mondo dscostante non sarebbe piU la
chiesn, roa soltanto una setta. Ma essa ha assunro rutto integralmente
re, l'obbedienza del secondo Adamo (l'Adamo 'pneu- oel suo spitlto e per cio stesso rutto ha trasformato; ru tto e staro pu-
matico' o 'celeste' di I Cor. 15,45 ss.) procura in linea _rifica10, nel suo crogiolo, dal troppo umano e soltamo l'oro fino e
l •11rodu::1011e Strullura e c o nt~1u o 27

cipto liberati dal peccato e ttasferiti nel nuovo eone, aUa terribile infermità della concupiscenza, si apre un
ma di fatto, nel tempo presente ancora impromato ai abisso incolmabile. L'uomo decaduto con la sua in-
vecchio eone, questa liberazione dev'essere empirica- tatta coscienza morale acconsente alia legge di Dio,
mence confermata e attuata dal battezzato con una tc- ma Ja sua volonrà soggiace poi inesorabilmente alie
stimonianza di vi ta, con un ripudio incessante dei pec- indinazioni contrarie. Soltamo la grazia di Dio reca-
cato scesso. L'annuncio della grazia non giustifica ta da Gesu Cristo puo liberado da questa condizione
quindi in alcun modo, anzi esclnde ogni indillerenti- di lacerante impotenza ( c3p. 7 ).
smo morale e piu ancora ogni libertinismo. I batcez- E la liberazione e avvenura: il Figlio preesistentc
zaá nella lotta contra il peccato sanno di poter es- di Dio incarnandosi ha assunto la condi:uone propria
serc in ogni caso vincitori proprio perché si c.rovano dell'uomo peccatore, tranne 1l peccato, e con la sua
sono H regime de/la , ~razi - ossia perché Dio scesso morte e resurrezione epassato dallo stato carnale allo
agisce in loro - e non sotto il regime detla tegge - stato 'spirituale' distruggendo cosl il fom ice stesso del
che puo solta oto giudicare e condannare, ma lascia peccato, ossia la 'carne', per modo che q uanti si uni-
l'uomo neJl'impotenza della carne (cap. 6). scono a lui mediante la fede e il battes imo di ventano
. Vi e iJ1 effetti U11 legame strettissimo tra Ja legge essi pure ' spirituali' e quindi capaci di osservare vera-
e .d peccato. In sé la legge non e certo peccato, anzi e mente la legge, di fare cioe la volontà d i D io. Il bat-
gmsta, santa e buona; ma, in quanto semplice prescri- Lez.zato puõ, evero, ricadere sotto il domínio della car·
zione esteriore, non possiede alcun potere vivificante, ne e quindi del peccato; ma se attesta in concreto la
onde per l'uomo decaduto essa ha il solo effetto di sua rigenerazione battesimale, se cioe non si sottrae
indurlo aUa trasgressione consapevole eccitando J'in- all'impulso dello Spirito nvrà certamente la vita eter-
clinazione peccaminosa latente in lui. Fra la Jegge, che na. Lo Spirito di Dio che dimora in noi e infatti il
e 'spiriruale' in quanto viene da D io e l 'uomo, che e pegno che anche il nostro corpo risorgerà glorioso.
'carnale' ossia guasto dal peccato d'origine e soggetto Non solo, ma lo Spirito e la cestimonianza vivente
della nostra adozione a figli di Dio, e quindí del ta no-
ht:ltO luscimo• :X-condo M. f:.liodc, Lt nascita fl/ISllca, ed. it. Bresc:ia
'9N ( Pen s 1967) 172 1n. 177 s ocl:t simbologia dei battcsuno s'amc- stra destinaz:ione ultima a rivestire, come fratelli di
chixc no1c\'olmcmc dopo il ~« ol o rn. Allora rrovcrcmo clemcnri <lei Cristo, la stessa gloria di lui dopo aver percorso la
h n gu ~ o e dello simboltJi:ia dct \1isreri. Ma ncssuno dt rali dcmcnti sua stessa sttada, quella cioe della sofierenza. Nell'eo-
ne presente la condizione dei credenti e contrassegna-
1: prõ<ntC ncJ crisuancsimo prim1uvo... Divcnt:ando cscmplare per tUt·
1.1 l'trnment il mcssnggio crhuano tende a faanularsi in tcrm ini sem·
pre piu rcumc:mc1... ln quamo rclÍiltonc univenalisticn il cri:.r.Lmcsimo ta da una tensione dolorosa verso il futuro cui parte-
era obblii:ate> o co n v olid~tc runi i provinóalismi religiosi e culturoli
dcll11 rc11mtnt e 11 1rov11r Joro un denominatore comune ... Tuttavio '101'
cipa tutto il creato (nel pensiero di Paolo, come in
~ 1 puà porlorc di uno mcorporozionc dei comenuto stesso dei Mistcri quello dell'apocalittica giudaica, esiste u na solidarietà
li cristiuncsimo si ~ s o~tlruim nl Mistcri come si e sostliu!to nllc nltr,; fra l'uomo e la creazione nclla cacluta e ne] riscatto ).
forme religiosc dc:Jl'ondchltó».
Tens ione dolorosa, ma anchc gaudiosa petché la co-
28 In1rod11:iunr Strutwra e co11/1mulo

munità dei batcezzati ~ 1 vive dell'amore di Dio; ama T. Per !'Apostolo e certo anzituilo che le pr~mes
cioe Dio - in quanto egli l'ha amata predestinando/a di Dio non sono ve1111Je meno; puõ peosare il coo-
da tutta l'elernità alia giustificazione e alia glorra fi· trario soltamo chi ririene che esse fossero rivolce ad
nale. Questo circuito d 'amore e piU forte di ogni tri- «lsraele secondo la carne» (1 Cor. 10,18), neJ qual
bolazione o angoscia di questo mondo e anche di qual- caso l'appartenenza fisica al ceppo di Abramo potreb-
siasi pocenza invisibile di natura cosmica o diabolica be essere accampaca come un privilegio o un diritto
(cap. 8). davanti a Dio. Ma di &onte a Dio nessuno puõ arro-
Nella prima sezione della parte dogmatica l'annun- garsi diritti di sorta; egli e.so~ranmt ~bera nella
zio della giustilicazione per la sola fede semhrava con- concessione dei suoi favon m1ser1cord1os1. E le pro-
traddire l'antica alleanza fondata sulla legge. Nel cap. messe non enmo rivolte alia discendenza 6.sica di A-
4 l'Aposrolo con l'esempio di Abramo ha dimostrato bramo in quanto tale, bensl a una progenie 'spi:i-
esser vero iJ contrario. Ora la seconda sezione comin- tuale' che sussisce cioe per una libera e sovrana chza-
ciata col cap. 5 ci mostra la comunità dei giustificati mata di Dia. L'Antico Testamento preannunzia che
che, santi6cala e mossa dRllo Spirito, attende con in- a guesta «eredità .delta. pr~mesa sar~? c ~ 1iam­
ctollablle speranza i1 compimento definitivo della rc- ti, per pura misericordta d1 D10, 1 g~ntil 1.ns~me .ª
denzione. Ma perché Israele, depositaria delle pro- un 'resto', ossia a una piccola porz1ooe di G1ude1.
messe di salvezza per il mondo intero, rimane ostina- Se Israele1 nel suo complesso, non vuole riconoscere
tamente fuori, in quanto popolo, di questa comunità, nel Cristo il dispensa core della giustizia di Dio e non
mentre i gentili vi sono entrati? Eppure le premes- accetta la sua offerta di salvezza gli e che nel suo ze-
se cli Dio erano incondizionate (3 ,3 ), non legate cioe lo fervente ma viziato dall'orgoglio, presume di po·
alia fedeltà dell'uomo. Questo problema tormentoso te~ conseguire la 'giustizia' con le sue forze medjante
e afEroncato da Paolo nei capp. 9-II i quali perciõ. le opere meritorie della legge. Cosl il Cristo e div~­
nella seconda sezione della parte dogmatica, non so· co per i Giudei la «pietra dello scandalo», oss1a il
no affatto accessorii, bensl costituiscono un elemento sasso in cui si inciampa. E noo si rracta di un errore
essenziale dell'argomentazione e, nella struttura com- commesso in buona fede, ma di un'aberrazzone co-
plessiva della leccera, hanno una funzione esattamen- scienle della quale Israele porta tuUa intera la respon-
ce parallela a quella dei cap. 4. sabilità. ln primo luogo perché la «giustizia della fe-
Ancora una volta, come nel cap. 4, il discorso pro- de» non e akunché di jaaudito: nella Scrittura essa e
cede con un'insistente esegesi haggadica (formalmen- annunziata come l'unica giustizia accessibile agli uo-
te haggadica, cristica nella sostanza) dei testi deli'A. mini, a tutti gli uomini, Giudei o gentili , che invoca-
no il nome del Signore. Eppoi perché a Israele non e
.p. Noi siamo d'avviso che in 8,l8·39 Paolo abbia di mim non tanto
ln prctle5t in111donc lndiviJu:ile qu~mo la sorte dclJa comuoiti\ cristinnn certo mancata la possibilità di ascoltare l'annunzio
dcijLlnnto alln Brnzin e alln glorio; cfr. Huby·Lyonnct, 305 ss. della salvezza pred icato in tutto il mondo; e se lo ha
'

Introduzione Struttura e cont enut o 3r

udito lo ha sicuramente compreso, non foss'altro per- che dobbiruno professare e testimoniare concretamen-
ché l'hanno compreso i gentili. Dunque non ha vo- te la nostra uniformazione a Cristo avvenuta nel bat-
luto accettarlo proprio per quella sua pervicace ten- tesimo. E la testimonianza consiste in primo luogo
denza a disobbedire di cui fa fede l'Antico Testamen- nell'esercizio d.ella carilà che per sua natura è univer-
to {cap. 10). sale, ma anzi tutto vale a creare una comunione v i-
Ma non per questo può dirsi che Dio abbia rigetta- vente tra i fedeli quali «membra dello stesso corpo».
lo il suo popolo. Anzitutto vi è una pru:te di Israele (il In ispirito di carità i fedeli devono esplicare i loro dif-
'resto' di cui si parla nell'A.T.), scelta per grazia, la ferenti carismi e in ispirito di carità (che è anche ri-
quale ha creduto all'evangelo. In secondo luogo l'in- spetto della coscienza e della sua inviolabile respon-
durimento degli altri non è definitivo e, quel che più sabilità di fronte a Dio) si devono accettare le disu-
conta, ha un ufficio provvidenziale nel piano di Dio. guaglianze esistenti fra i cristiani - come quella tra i
Infatti l'incredu1ità dei Giudei è stata ed è occasione 'forti' e i 'd eboli' - che sono legittime e n on vanno
di salvezza per .i pagani. Proprio perché respinti da appianate forzatamente. La stessa obbedienza alle au-
Israele i ministri della parola hanno predicato l'evau- torità costituite si colloca sotto il segno della carità:
gelo fra i gentili portandoli all'obbedienza della fede. in effetti, il potere politico è connesso col mondo del-
Ma la chiamata dei pagani varrà ad eccitare una salu- la legge, ma può osservare la legge soltanto chi ama
tare emulazione nei Giudei i quali saranno così indotti (13 ,8 ss.), ossia chi è rinnovato dallo Spirto~ 2
• D'al-
a loro volta a convertirsi. Quando 'tutti' i gentili sa- tro canto l'ordine e la tranquillità, che l'autorità pub-
ranno entrati nella comunità di Dio, allora 'tutto' I- blica è chiamata per volontà di Dio a tutelare, non
sraele giungerà alla salvezza. La disobbedienza prima possono che ripercuotersi beneficamente anche nel-
dei gentili e poi dei Giudei serve a Dio per manife- l'àmbito della comunità cristiana (cfr. I Tim. 2, r ).
stare tanto agli uni quanto agli altri la sua sovrana Anche il richiamo tanto discusso (e tanto frainteso)
misericordia. È questo il 'mistero' che Paolo svela ai al doverosò rispetto dei poteri pubblici, malgrado le
suoi lettori, l'arcano della sapienza di Dio di fronte I apparenze, si pone quindi in una prospettiva batte-
alla quale l'uomo può soltanto inchinarsi con religioso simale ed ecclesiale.
tremore (cap. II).
d ) Epilogo ( r 5,r4-T6 ,27)
c) Parte esortativa (I2 ,1-15,13) La 'parenesi' che integra e conclude l'esposizione
Se tale è il disegno di misericordia che Dio perse- I
dottrinale non si interrompe bruscamente, ma si smor-
gue e attua nei nostri confronti, la nostra risposta za , per cosl dire, trapassando nelle comunicazioni di
I non può essere che un'offerta di tutto il nost ro essere 42 . Cfr. H. Schlier, R iflessioni sul N .T ., ed. ir. Bresd a t969 (Freiburg
a lui, a guisa di «sacrificio spirituale». Ciò significa i. B. 1964) 266.
32 Introduzione LJ11g11n ~ sfilo] 33
carattere personale pressappoco come era avvenuto, in il greco incerto e rozzo dell'Apocalisse e la lingua più
senso inverso, all'inizio. Ritornano qui taluni motivi scelta ed elegante di Luca (specie nei prologhi e in ta-
del prologo: il richiamo di Paolo alla sua missione cli lune parti degli Atti) e soprattutto della lettera di Gia-
apostolo dei gentili che lo abilita a rivolgersi anche ai como e cli quella agli Ebrei43 • S'intende che, appunto
Romani, il suo desiderio cli visitare la chiesa cli Roma, perché viva e 'parlata', la lingua dell 'Apostolo non si
l'elogio della maturità cristiana dei lettori. li modo mantiene a una levatura costante e rigida. Il letto-
in cui Paolo accenna al suo imminente viaggio in Giu- re può rilevarlo anche dal nostro com.mento: il vo-
dea e ai pericoli ai quali va incontro (r5,3oss.) apre cabolo prettamente popolare si trova accanto al ter-
uno spiraglio sulla ostilità incessante fra l 'Apostolo e mine piuttosto dotto e letterario, il costrutto semitiz-
i.I giudaismo ulficiale e sul rapporti sempre tesi fra lui zante ·14 si accompagna al giro sintattico che anche un
e la comunità giudeocristiana. La preocupazione che atticista avrebbe trovato incensurabile. Ma in que-
l 'insegnamento trasmesso ai Romani possa essere in- ste oscillazioni la lingua di Paolo rimane sempre, lo
sidiato dai falsi maestri (16,17-20 ) è significativa in ripetiamo, schietta e spontanea. Non è mai artificiale.
quanto implica l'idea di una dottrina definita e certa, Non v'è ombra in essa di quell'atticismo libresco eh<;
della «fede trasmessa agli eletti una volta per tutte}> persino nel N.T. si è potuto ravvisate nella 2 Petr. 45 •
(Iudae 1,3) e insieme ci conferma come l'evangelo Scrivendo ai Corinzi Paolo afferma di esser venuto
predicato da Paolo non possa e non voglia essere in da loro où xalt' ÙitEpoxi)v À.6you 46 e si professa
47
lo1.w-
sostanza altra cosa da quell'unica dottrina che i Ro- 't'1)<; -rQ À.oy({.) &.À.À! où y\IWO"E.t. • Il Norden osservè
mani hanno appreso non da lui. che affe.rmazioni di tal genere si comprendono nel lo-
La dossologia finale ( r 6, 2 5- 2 7 ), che per la sua inu- ro giusto valore solo se si riportano a un'epoca in cui
sitata ampiezza e la sua greve articolazione sintattica l'arte della parola era tutto e la sapienza senza di essa
fa in certo modo riscontro all'intestazione, riprende non era tenuta in nessun conto 48 . Se le prendessimo
concisamente i terni fondamentali della lettera secon- st1·icto sensu dovremmo aspettarci di trovare le lettere
do il procedimento della incl'usio semitica. dell'Apostolo grezze e disadorne, mentre invece esse
43. Cfr. Blass-Debrunner •:, S 3: Mouhon-Howar<l, 8 ss.; Nordeo, Kt1nst-
5. Lingua e stile prosa 11, 483.
·-H· I sem.itismi in Paolo. almeno nelle lettere maggiori, non sono mol-
La lingua della nostra lettera, come in genere il co frequenti (se si prescinde dalle dtazioni dci LXX). In genere si
greco delN.T., è una xow'li schietta e viva, più vicina Lratta di semidsmi co~iden 'secondari', che si jnnest:1110 cioè age-
volmente su un costrurco greco già esis tente, dr. Moulton-Howard,
j n complesso alla lingua dimessa e colloquiale dei pa- llSS.
piri e, poniamo, di Epitteto che a quella dei testi pro- 45. Cfr. Moulton-How:ird, 5 ss. 27 ss.
priamente letterari. Grosso modo si può dire che, nel- 46. I Cor. 2,i.
l'àmbito del N.T., la lingua di Paolo stia a mezzo tra 47. a Cor. n .G. 48. Norden, Kunstprosa n, 493 .
34 Introduzione Lingua e stile 35
impiegano non di rado i procedimenti stilistici della rava certo a che le sue lettere risultassero ~cx.pELCXt xcx.t
prosa d'arte: allitterazioni, paronomasie, gradatio- laxvpcx.l (2 Cor. 10,Io) ma conoscendo ]'indole sua e
nes, articolazione in xwÀ.cx. e x6µµcx.'tcx., parallelismi di dei suoi scritti è da pensare che egli facesse delle figu-
vario genere. Talune di queste figure retoriche, come re retoriche un uso del tutto irfleso ~. È abbastanza
la climax di Rom. 5,3 ss., avevano richiamato già l'at- noto il pensiero di Agostino a questo proposito: sicut
tenzione di sant'Agostino che le ha esaminate da par ergo apostolum praecepta eloquentiae secutum fuisse
suo 49• In tempi a noi più vicini, quando era in voga non dicimus ita quod eius sapientiam secu.ta sit elo-
l'infatuazione per l " ellenismo' di Paolo, qualcuno quentia non negamus 55 • Può sembrare questo un giu-
giunse a sostenere che l'apostolo avrebbe appreso que- dizio astrattamente sapienziale e poco filologico. Ma
sti accorgimenti retorici dallo studio di Demostene e forse più illuminanti (e ancora da meditare) sono le
degli oratori attici 50 • Oggi nessuno più ripeterebbe considerazioni che in certo modo preparano quel giu-
un'affermazione del genere, non foss'altro perché gli dizio conclusivo. Nello stile degli autori neotestamen-
stucli piì1 recenti hanno mostrato quanto lo stile del- tari dò che riesce sommamente gradevole ad Agosti-
l 'Apostolo debba anche ai modi espressivi propri del no non sono tanto gll elemen ti comuni anche agli ora-
tardo giudaismo. La tesi sostenuta dal Norden che le tori e poeti pagani. «Quel che più suscita in me am-
figure retoriche usate da Paolo procedano dalla sofi- mirazione e stupore è l'avere essi usato questa nostra
stica 'asiana' può essere accolta in linea di massima 51 eloquenza filtrandola attraverso una cert'altra loro
giacché, se in qualche caso può trattarsi cli una 'elo- eloquenza per modo che essa non manca del tutto , ma
quenza' affatto naturale (quella che si può cogliere ad neppure fa spicco. Era infatti opportuno che gli auto-
esempio, anche nel parlare e nello scrivere dell'uomo ri sacri né ripudiassero un'eloquenza siffatta, astenen-
meno provvisto di cultura) 52 , in altri figura retorica dosi in ogni caso dal farne uso, né la ostentassero la-
non può spiegarsi senza una qualche educazione del sciandola facilmente riconoscere. Che se in qualche
gusto e dello stile. Quando però il Norden afferma che luogo dei loro scritti essa è riconoscibile dai dotti ivi
l'Apostolo si sarebbe deLiberatamente servito dei mez- si esprimono concetti tali che le parole non sembrano
zi retorici per conferire Snv6't11ç e O'Eµv6TT)ç al suo adoperate liberamente dall'autore, ma in certo modo
dettato, allora riesce più difficile seguirlo 53 • Paolo mi- inerenti e vincolate ai concetti stessi. Potresti quasi
49. Cfr. doctr cbrist 4.7,u ss.
dire che in tali casi Ja sapienza procede dalla sua sede,
50. Vedi qualche riferimento in Norden, Kunstprosa n , 493.497, n. 1. ossia dal petto del sapiente e che l'eloquenza Ja segue
507. come fa un'ancella inseparabile anche quando non è
JI. Nordcn, K1msiprosa n , 502. chiamata» 56 •
52. Di 1al genere nello nostra lettera possono essere ad esempio gli
omotcleuti dj i2 ,.i-r 5. 54. Lo stesso Nordcn, Kwrstproro 11 , 503 ammcue che Poolo abbfa
usato la retorica «bnlb bcwusst, lrnlb unbcwusst».
53. Nordcn1 K1111.rtproso n , 507.
55. doctr. cbrist. 4,7,u. ,<i.tloctr. christ. -~.6,10 .
Introduzione Autenticità e integrità 37

6. Autenticità. e integrità. a) alla :fine del cap. 16 nei codici SBCD - non però,
Lo stttdio del testo quale si presenta oggi a quanto pare, nell'archetipo di quest'ultimo - nella
e le più antiche versioni Vulgata, nelle versioni copte, nella Pesbittà, in Ori-
gene, nel1' Ambrosiastro e in Pelagio 59 ;
Dimenticate ormai le stravaganze di un certo radi- b) dopo I 5 ,3 3 in P'6 (il nostro più antico mano-
calismo critico del secolo scorso, nessuno oggi potreb- scritto risalente al m secolo);
be ragionevelmeme mettere in dubbio l'autenticità so- c) alla fine del cap. 14 nella recensione anùochena
stanziale della lettera ai Romani. Diciamo sostanziale (K) in un cospicuo numero dì minuscoli, nel Crisosto-
petché si può evidentemente dl1bitare, per ragioni di- mo, in Giovanni Daroasceno e in Eutimio;
verse e più o meno plausibili, della genuinità di qual- d) alla fine del cap. I4 e ripetuta alla fine del I 6
che parole o anche dì qualche versetto o parte di ver- nei codici AP;
setto (segnaleremo nel commento i casi più notevoli). e) è omessa dai codici G (che però lascia uno spa-
Di recente qualcuno ba preteso di mostrare il carat- zio dopo 14,23 ), F (si trova però nel testo latino del-
tere non paolino e quindi spurio dell'intera perico- lo stesso codice dopo 16,24 ) e da Marciane secondo
pe I3 ,1-7 57• Ma il tentativo, oltre a essere filologica- quanto attesta esplicitamente Origene nel suo com-
mente arbitrario, poggia su ùn modo errato di inten- mento alla lettera ai Romani giuntoci nella rielabora-
dere la natura escatologica del primitivo cristianesimo. zione latina di Rufino: caput hoc (se. Rom. 16,25 ss.)
Le questioni tuttora aperte riguardano l'apparte- Marcion a quo scripturae evangelicae atque aposto-
nenza originaria del cap. I6 alla lettera (v. comm. licae interpoiatae sunt, de hac epistula penitus abstu-
ad l. ) e l 'autenticità della dossologia finale 58 . lit; et non solum hoc sed ab eo loco ubi scriptum est
Se ci si restringe alla critica testuale i dubbi sulla « omne autem quod non est ex fide peccatmn est »
genuinità della dossologia provengono sol tanto dal (I4~23) usque ad finem cuncta dissecuitw.
suo trovarsi variamente collocata nella tradizione ma- Queste parole di Origene (non c'è alcun serio mo-
noscritta. Si legge infatti: tivo per attribuirle a Rufino) affermando io modo ine-
quivocabile l'esistenza cli una recensio brevis della
57.E. Bamikol, Der 11icbtpat1liniscbe Ursprtmg der absoluten Obrig- lettera dovuta a Marciane che si concludeva con I4,
keilsbejabung von Rom. 13,I·7 {Festschrift fur E.1Uosrermann, 1961). 61
2 3. Di una recensio siffatta (che intendeva dare al-
58. Secondo M . E. Boismard: Révue Blblique 65 (1968) 422 l'editore
del la lcrcera, oltre ad aggiungervi la dossologia e il cap. 16, vi avrebbe la lettera il carattere cli una 'enciclica' senza alcun ri-
ancbe lnserito i capp. 9-u cbe, pur essendo paolini, in origine non ne
facevano parre. A giudizio del Boismard la sezione parenetica (capp.
1 2 ss.) dovrebbe saldarsi direttamente alla parte ' battesimale' (capp. 59. Citiamo solo i testimoni più importanti.
6-8) come avviene nella 1 Petr. In realtà i capp. 9-u costituiscono uno
60. PG 4 , 1290.
degli elementi essenziali dell'argomentazione nella seconda parte dog-
matica e non appaiono in alcun modo un'incrusione; c&. oltre a quan· 6i. Diciamo 'siffatta' perché non è cen o che la recensio brevis fosse
co abbiam detto sopra a p. 20 n. 36 e p. 28 anche Huby-Lyonner, 616 s. soltanto marcionita, cfr. ] . Duponr: Révue Benediccine 58 (1'948) n.
In1 rodu;io11e Autenticità e integrità 39
ferimento particolare a Roma) dom De Bruyne ha tro- con l'influsso del testo marcionita o con lo stato di
vato traccia in due manoscritti latini di Monaco e di incertezza sulla collocazione della dossologia stessa
62
Monza e ve ne sono indizi anche nei capitula o som- che poteva anche indurre i copisti a tralasciarla 67 •
mari trasmessi con taluni manosctitti della Vulgata, Stando alla testimonianza di Origene che abbiamo
ma risalenti ad epoca molto più antica 63 • La varia riferito sopra 1 Marciane soppresse la dossologia dal
co.Uocazione della dossologia nella tradizione mano- suo testo della lettera ai Romani. Ciononostante al-
scritta si spiega allora assai bene con l'esistenza di una cuni moderni sostengono o almeno ritengono proba-
recemìo longa e di una recensio brevis 64 • Si può pen- bile che la dossologia sia opera di Marcione o di un
sare65 che qualche marcionita abbia preso la dossolo- marcionita 68 • Ma questa tesi urta contrn due difficoltà
gia dai manoscritti cattolici e l'abbia collocata dopo il gravissime: :e. contraddice senza motivo a una pre-
cap. r4 che segnava per lui la fine della lettera . Que- cisa afEermazione di Origene; 2. presuppone che la
sta forma del testo avrebbe prodotto una tal guale chiesa abbia accettato il testo di un eresiarca o dei
.incertezza in ambienti cattolici che l'avrebbero adot- suoi adepti e che tale testo sia penetrato in tutta la
tata. Superati poi i dubbi sull'autenticità dei capp. tradizione manoscritta, tolte poche eccezioni 69 .
r5 e r 6, questi sarebbero sta ti aggiunti al testo an-
zidetto e poté quindi avvenire che qualche amanuen- 67. Cfr. Lagrange, 384; Huby-l..yonnet, 519. Più difficile da spiegare
se 1·itrascrlvesse la dossologia alla fine del cap. r 6 è la collocazione della dossologia dopo 15.33 in P'' quando si voglia
dove si leggeva nei mano~crit cattolici non conta- rcoer ferma (come noi crediamo si debba fare) l'appartenenza originaria
dcl ca,P. I6 alla lettera. Si pottebbe pensare a una lettura Ji.turgica che
minati dalla tradizione matcionita 66 . L'omissione del- o metteva il cap. 16 perahé troppo personale. D'ahto canto, per quan-
la dossologia in qualche manoscritto si può spiegare to gi:ande possa essere l'autorità di P' , esso è pur sempre testis mius.
6

68. Un elenco cli sostcni:cori cli questa tesi si trova 111 H uby-Lyonnet,
62. Cfr. Huby-Lyonnet , 5r4 con rinvii. 518 11 . 3 s.; cfr. anche Barrect, II ss.
63. Huby-Lyonnec, )14. 69 . Secondo J. Dupon t: Revue Bénédlctine ,58 (1948) II per ~tcibuU:e
64. Huby·Lyonnet, 536. la dossologia a Marciouc bisognerebbe: :c. che la sola recenszo brevzs
avesse la dossologia, 2. che la recensio brevis fosse solo marcionita. Ma
65. Cfr. R. Schumacher, Die beide11 letzte/J Kapitel des R.Dmerbriejes, ciò appunto non si può climostrll!'e. Negli ultimi tempi la tesi dell'o·
Mi.inster i. W . 1929, t35 s. rigine marcionita sembra aver perdu to molto crediro. Cosl lo stesso
66. Secondo Sanday·HeacUam, 97 la dossologia (aurenticn anche se non Dupont, put considerando spuria Ja dossologia, nega risolutamen te che
appartenente alla prima redazio ne 1..U Ronl.), sarebbe stata sposta ta olla sia di Marciane, dr.: Ephemetides Theologicae Lovanienses 22 (1946)
fine del <!ap. L4 nella letcu[a ecclesiastica che omerreva i due: ultimi ·:a- 362-375. O. Nlithe.1, Per Brie/ a11 die Rlhner, Gi:ittingen 19551 351.355
pitoli. Il Lagrnnge, 384 pensa invece «che la dossologia, venendo dopo fa notare come la dossologia ricalchi lo schema dell'inno liturgico (cfr.
il salttto che in tutte le let tere è scmore alla fi ne, sfa parsa mal collo· Eph. 3,20 s.; ludae 24 s,; z Tim. i,.r7; mart. Polyc. 20, i) e i·itiene che
cata a un copista il quale avrebbe rercato di collocarla p iL1 in alto. un ignot•J rielabor:icore non marcionita, mosso da intenti non polemici
Poiché vi era già una benedizione al termine della parte morale ... egli ma pastorali, :ibbia assu m o quello schema adattandolo alla s11a inter-
sarebbe l'Ìsaliro oltre pensando che i deboli avessero b isogno cli essere preh1zione de.Ila teologia paolina e inserendovi concetti tratti dalla no·
confortati ... guanto ai rari testimoni che riporta no due volte In dosso- ma lcte ra ~ Anche il Leenhardt, op. cit., 18 pensa all'aggiunta di qual-
logia il loro procedimento è cbiaro: hanno preso da due mani diverse». che antico copista, non però marcicinita.

/
Introd111.ifme /1t1te11/1c11à e mtegrttà ..p

Che la dossologia rechi un'impronta specificamente o addirittura nel N.T. 15 • Ma non sarebbe poi molto
marcionita sarebbe azzardato sostenerlo. Per convin- difficile ritagliare anche dalla nostra lettera pericopi
cersi del contrario basterebbe considerare l'accenno di estensione analoga in cuj ricorrono altrettanti ha-
alle «scritture profetiche» (Marciane, come è noto, pax legomena. Perciò in definitiva questa tesi non è
rinnegava l 'A.T .) 70 che non è affatto un'intrusione obbiettivamente più solida di quella di chi dubita del-
maldestra, come sembra a qualcuno 71 , ma si inserisce l'autenticità della dossologia solo perché essa è l'unica
benissimo nell'orditura logica e sintattica deJ passo 72 • che si trovi al termine di una lettera di Paolo 76 •
L'idea che il mistero della salvezza sia rimasto occulto Diceva il Norden che talvolta il filologo il quale in
da tutta l'eternità ha riscontri chiarissimi in Paolo 73 certi casi può soltanto 'sentire' una falsificazione deve
(con buona pace di talune sottigliezze esegetiche, il invidiare ]'esegeta e il teologo che possono invece di-
«mistero taciuto» di Rom. 16 1 26 non è altra cosa dal mostrarla 77 • Nel caso della nostra dossologia non ne-
«mistero nascosto» 'tÒ µucr't1)pLov -rò à.1toxExpuµµÉ- ghiamo che il filologo possa avvertire in essa un che
vov di Col. I 126) e non v'è bisogno per spiegarla di ri- di forzato e di artificioso, come una impacciata imita-
correre a Marcione. Il «Dio eterno» non è necessaria- zione della lingua di Paolo. Ma l'esegeta e il teologo
mente marcionita , giacd1é l'espressione, pur essendo non hanno questa volta argomenti migliori.
hapax nel N.T., si trova già nei LXX 74 e ad ogni modo
l'idea dell'eternità di Dio è bene attestata in Paolo. Unn storia del testo delln lettera ni Roma~i esorbicerebbe dai
limiLi e dall'impostazione del presente lavoro. Quj ci conten-
Chi nega o reca in dubbio l'autenticità della dosso- te.remo di ragguagliare sommariamente il lettore sui termini
logia non per i concetti (che sarebbero paolini ), ma in cui si pone cggi lo srudio del testo e sulle principali ver-
per il linguaggio, può avvalersi cli argomenti più con- sioni amiche.
creti ma rhe, per la loro natura puramente statisrica,
non si possono considerare probativi. Effettivamente, 75. Talune espressioni hanno ri~cont soltanto nelle leuere Pastorali;
nel breve giro di tre versetti sono concentrati parecchi cosl xpovoL alWvLOL (2 Tim. 1,9; T1t. t,3); xa-r' Èm'tay1)v nel senso
vocaboli e locuzioni che non hanno riscontro in Paolo di «secondo il decrm~ (1To11. 1 ,1; Tit. r,1), l'oppellotivo di "unico' rl·
ferito a Dio (L Tim. 1, r7). ~ evidente che anche per chi considera apo-
crife le Pastorali queste coincidenze sono troppo esigue e troppo poco
70. Per ovvistrc alla difficoltà i sostenitori dell'origine marcionita o significative per infirmare l'autenricità della dossologia. Tutt'al più
pensano che il testo origi nario sia stato ritoccato da un cattolico (dr. esse potrebbero costituire un tenue indizio a favore dell'ipotesi ovan·
Harnack, Marcion, Lcipzig 11924, 165 s.) oppure intendono le «scritture zata da Sanday-Hcadlam (dr . n. 66) che lo dossololjia non appar-
profetiche» in riferimento agli scritti del N.T. e in particolare alle tenesse ,1Jla prima r~ionc delln lettera, ma sia st:lta nqgiunta dall"A·
lettere di Paolo. postolo in età più avanzata, al 1cmpo appunto delle Pastorali.
7r . Cosl Barrett, n. 76. La dossologia, riprendendo e condensando i concetti fondamenutli
della leuera (cfr. 3,2r ss.) si presento come un esempio d i i11cl1mo se·
72. Vedl il commemo al passo. mitica (vedi quanto abbiaa eletto sopra n p. 32 e il commento a 8,34);
73. Vedi il commento nl pnsso. dr. Snnday-Headlam, xcvr; Lugrnnge, 397.
74. Vedi il commen to nl posso. 77.Norden, Ktmstprosa 11 , '06 11.12.
I nlrod1i.0~ tl11tenl1c1tà e .integrità 43
An'inizio del nostro secolo Hcrmann von So:.lcn, nelfo sua del secolo JV, crune si a·edevn per l'addietro. Per le lettere
cper3 monumentnle 75, ritenne di poter srnbilire che verso il di P aolo i testimoni più importami dcl testo alessandrino so-
300 esistevano tre recensioni dcl cesro del N.T.: Ja recensione no i codici maiuscoli B 8 ' (Vnticanus, i v secolo), S (Sinaiùcus,
K (xowii) cli Luciano di Antiochia, la recensione H di Esichio JV secolo), e (Ephraemi Rescripm:;, V :;ecolo), A (Alcxandri-
nd Alessnndria, rnppresemara soprattutto dagli antichi onciali nus, v secolo), H (Euthalianus, Vt secolo), I (v secolo), M
e la recensione I ('IEpovcraÀ.1)µ ) di Panfilo a Cesarea di Pa: (1x secolo), P (P orfuianus, x secolo). 'I' (secoli VHHX), inol-
testina. Il von Soden era convinto che le tre forme testuali tre i minuscoli 33 ( 1x secolo), 1739 (x secolo) e fra i papiri
risalissero al medesimo archetipo (detto H I K ) non traman- p : ~ (della collezione Chesccr Beatty, Tll secolo).
dato, ma ricostruibile mediante uo con&onto delle varie re- Il testo occidentale è cosl chiamato perché si trova nello Ve-
censioni tra loro e insisteva molto sulla indipendenza della rus Latina, nei P adri latini nmcriori al 4 00 e nei codici gre-
recensione K, nella suo forma più antica, d3"e altre Jue. co-latini D (Beute Cantabrigensis, v-v 1 secolo contenente gli
Oggi, c?n ~ progresso degli srucli di critica resruale e dopo Evangeli e gli Atti), D (Clnromontaous, VI secolo, contenente
una sene di fortunate scoperte sopracru tto papiracee, del la- gli scritti paolini), E (Laudinnus, v1 secolo, contenente gli At·
voro del von Soden resra acquisita l'esistenza delle due re- li), F (Augiensis, IX secolo, conrencore il corpus paolino),
censioni H K 79 . È stattl invece dimostrata J' inconsistenzn del- G (Boernerianus, rx secolo contenente anch'esso Pnolo ). L'e.
la recensione I : ì resti dcl N .T. che non appartengono né ad :.isu.:nz.1 deJ testo occidentale è attesrnta già n me::zo il u
H né a K si ripartiscono in due diverse recensioni : l'unn det· secolo (Marcione). Il documento più impot'tante di esso è la
tn occidentale e un'altra, scoperta di recente, che viene det· Vctus Latina efabotata verso il 200. Non è ben chiaro dove
rn cesareense. il testo occidentale abbia nvuto origine; certamente er::i cliffo.
Il testo alessandri no (che alcuni preferiscono chiamare ' neu- :.o in Egitto già nel lI1 secolo, come risulta dai paoiri e dal
trale') è, per convinzione unanime dei critici , il miglior te- tesro cosiddetto precesareense che rappresenta una mescolan·
sto che noi possediamo 80• Sua caratterisrica è la brevità (ri- za del testo alessandrino con l 'occidcnrnle. Il valore dcl testo
spetto al testo occidentale che è più lungo) e il non essere occidentale fu unilateralmente o esalrnto o depresso. Oggi, fer-
limato grammaticalmente e scilistiC!llTlente, come è invece K. mo restando che la recensione alessandrina è Ja migliore, si ri-
~ . r_ecenti scoper~ di papiri (importante per gli scritti pno- conosce che il testo occidentale conserva, specie neU'Apocalis·
hnt e sopranutto ti P46 che contiene della n ostra lettera 5,17- :.e, lezioni originari perdutesi :tltrovc. nc:mmeristicn del cesto
6,q; 8,15-16,27) hnnno dimostrato che un resto silfatto esi- occidentale la tendenza alle aggiunte e alle omissioni, alle
steva già prima del 2 00 e non è il prodotto cli una recensione integrazioni fatte suna scorta di testi paralleli o alle armo-
nizznzioni. Per le lettere di P aolo i testimoni più importnni
78. H . v. Sodcn, D1e Schri/len dcs N.T. in ihrer a/testen errcichbarcn
Texlgeslall, Teil 1, Abtcilungcn c-3, Berlin 1902-1910; Tcil 11, Gor- t1 !)ccondo il sistema proposto dn C. R Gregory. e oggi gencruimcmc
cingcn 1913. ucccturo, i codici maiuscoli vengono indicnti o con lettera maiuscolo o
79. Nell''"dizionc dcl Ncstlc (v. infra) la recensione nmiochcna è indi- con uno cifra araba proceduto tln uno zero (p. es. B o 03 ). Se il codice
c:ua con la lettera goucu 5? ; nella nostra edizione useremo sempre è stato ritoccare da qunlch~ correrrore In lezione primiti\'n ~ inclicotn
la sigla K. mediante un asterisco (cosl B*), 1 diversi correttori sono mdiaui con
So. Va icnuto presence che nccnnio alla tradizione testuale dei codici con lettere piccole o con numeri nrnbi collocati n mo' di esponenti (B' ,
o meglio primo cli essa, vi è una tradizione. cestua!c dei Padri (sinora' B~ oppure B1, B2). n •td. indica la lezione congetturale del codice B.
non abbastanza csplorntn) che presenta un cesto generalmente più bre- 1 codici minuscoli sono numcrnti con le cifre progressive nrnbc. I pn·
ve e .semplice di quello dci codici e delle versioni; cfr. Wikcnhnuser, piri hanno una nu merazione n pnrtc, con unn dfrn posta Jn espo nente
op. ctt., r 29. nlla lettera p. es. p••.
l 111rotl11zìo11e Autentici1/J e mtegrità 45
dcl testo occidentale sono i codici bilingui già menzionuLi, In seno i codici KM (Mosquensis, IX secolo) e L ( Angelicus,
Vetus Latina, le citazioni di alcuni Padri greci sino alla fine
IX secolo). · · del
del 111 secolo e di alcuni Padri siri 1in verso il 450. La Verus Latina, ossia la versione latina pregeromm1ann :
li testo cesnrecnse è cosl chiamato perché ne fece uso Orige- le leuere di P aolo, «è una sol~, .foua ~erso il 2~0 .o ~che pr~­
ne a Cesarea. Suo contrassegno è la mescolanza di lezioni ales- ma in Africa ma giunta a 001 m varie recensioni» .. r tesu-
sandrine e occidentali. Secondo scudi recenti si dovrebbe di- moni più im~rant sono i codici bilingui D e G già men-
stinguere dal testo cesareense vero e p roprio (almeno per ;donari e i commenti paolini di Mario Vittorino, dell'Ambra·
quanro riguarda l'evangelo di Marco) un testo 'precesareense' siastro, di Pelagio, di Agostino, di Gerolamo.
rappresentato da P, dal codice W (v secolo) e da alcune fa- La recensione latina sulla quale san G~rolam condusse l~
miglie di miunscoli. Per quanto riguarda le lettere di Paolo, sua revisione delle lettere di Paolo (se, come par certo, egli
secondo P . Zuntz un testo analogo al cesnreense cli Marco si non ha riveduto soltanto il cesto dei va.ngeli~ ~o ~i è perve:
trova in quello che egli chiama il testo 'protoalessnndrino' nuta: essa non ha riscontro infatti nei cod1c1 b~lt 1 ;gu1 teste
rappresentato du P 4\ da B, dalle versioni copte, e dalle ci- menzionati. I migliori testimoni dal testo geroi:um1nno sono
tazioni di Clemente e di Origene. Ma il vero e proprio testo i codici A (Amiatinus, vm secolo) e F (Fuldens1s, V .' sc~ lo ).
cesareense di Paolo sarebbe stata, secondo lo Zuncz, l'edi- L 'antica versione siriaca delle lettere di Paolo non c1 è giunta
zione del preteso Eutalio 82, fondata sul lavoro critico di Pnn· in codici 1 ma soltanto in citazioni.. Il commento a _Pnolo co~n­
filo (morto nel 309) e pubblicata verso il 35oa3• posto da sant'Efrem siro ci è perv~nuto soltanto m ~ r :~cl u z10-
Il testo ko iné cos1 chiamato dal von Soden perché divenuto oe armena. Sembra comunque che il testo usato <la Efrem te:
di uso comune nella chiesa greca (altri lo chiamano 'anlio- nesse della recensione occidentale {soprattutto .dcl testo di
cheno' perché attribuito a Luciano di Antiochia, altri 'bizan- Marcione). Il corpus paolino ci è invece g i~ot mtegro ne~la
tino' perché a un certo momento divenne normale nell'im- Peshittà Ila 'Volgata' siriaca, sono probabilmem.c sul .nrur.e
pero bizantino) ci si trova nei maiuscoli di età pit1 recente e del 1v secolo che ha poi soppiantato l'antica versione sua) il
nella maggior parte dei minuscoli . Le sue caratteristiche: ap· cui testo coUima sovente con K. La versione siriaca, <letta fi-
piana il discorso e lo migliora stilisticamente, introduce pic- Jossenfana, perché redatta su incarico ?i
Filosseno vescov?
cole aggiunte esplicative, armonizza i resti paralleli degli di Mabbug agli inizi del VI secolo, se~u1va, a. q~anto pare, il
evaogeli. Rispetto alle altre due recensioni e segnatamente al- resro cesareense 88 ; ma è dubbio che d1 essa c~ siano p7rvenu-
l'alessandrina il testo koiné oare quindi spesso la lectio /a- te le lettere di Paolo 89 • Nella versione sorta 111 Pales~m set-
c1lior. Per altro le scoperte dei papiri hanno mostrato che il tentrionale probabilmente nel secolo v (se~o ndo alcunt ~el iv,
cesro koiné conserva io taluni casi lezion i molto antiche per- almeno per quanto riguarda il corpus paolm.~>) e detta .su°:p~­
du tesi altrove. Nel caso di Paolo ciò si può vedere dal pl6 85 • lestinese, di P aolo ci sono giunte sol~nt stngol7 EX:rt:OP1 fl·
l testimoni più :mcichi del testo koiné per il corpus paolino portate da lezionari e vari frammenti. Il testo e di tipo ce-
sareease.
81. Si tratta probabilmente di un retore cristiano la cui vita peraltro
ci è totalmente sconosciuta. 86. Come abbirun detto allo n. 79 nel nostro comnt~ la ~isla. K sen·
83. Cfr. Zuntz, R~/le.v:ions rnr l'hìstoire du lexl paulinien: Révue Di- z'allra specificazione indicherà seprc il testo o rcccns1onc anuochcna
blique 59 (1952) J8. nel suo complesso.
84 G. Zuntz, op. cii., 12 pensa che la recensione 'bizantina' sia stata 87. Or. Wikenhauser, op. cit., 90.
fissata dopo i concllli ecumenici cosrandnopolitano 111 (680) e niceno 88. Clr. Wikenhauser, op. di., u i .
li (787). 85. Cfr. G. Zuntz, op cit., 1.~ s. 89. Cfr. Wikcnhauser, op. cit., III.
!11trod11::1011e La lettera ai Romani nella storia della chiesa 47
Nelle versioni copte (la saidica, sorta nell'alto Egitto nel 11 o ratoriano figura come l'ultima delle sette .lettere scrit-
lll secolo e In bohairicn, originaria del basso Eoitto e databile
te a sette chiese (seguono la lettera a Filemone e. le
nei secoli iv o v) le lettere di Paolo presnt~bo, come
abbiam visco, un testo ' protoalessandrino' 90• Per quanto ri· Pastorali ) 91, in T er~ano e -~rige _è. cola~ ~­
guarda lo versione armena accenneremo soltanto all'esistenza vece al sesto posto . La poslZJone mlZlale! po1 uru-
di un antico testo armeno di P aolo il cuj archetipo appartie- versalmenre adottata, è attestata per la pruna volra
ne alla recensione occidentale. nel III secolo nel p46.
Ne!Jn versione gotiva di Ulfila, redatta circa a mezzo il tv se- Reminiscenze sicure della nostra lettera non pare
colo, si sono conservati bmru considerevoli delle lettere di
Paolo. Il testo greco sul quale Ulfila condusse La traduzione è
si trovjno negli altri scritti del N .T .9s. Solt~ 2 Petr.

soslanzialmenie il ' bizantino'. Le non poche lezioni 'occiden- ~ 15 vi accenna implicitamente parl~do di «tutte l~
rnli' si spiegano con un progressivo adeguamento deJ cesto so- fe'ttere di Paolo» 96 • In età subapostol1ca la lettera ~1
tico alla Vecus Latino (abbiamo tracce di manoscritti bilingui Romani è conosciuta e usata da Clemente romano ,
gorico-fotini che provengono, come tutti i codici giuntici delln da Ignazio98, da Policarpo 99 , da~o P se u~o- a rnab
100
·
versione di Ulfiln, dnll'Italia setentrionale dove, al tempo dcl
l'cgno ostrogoto, la popolazione indigena parlava fatino ). Sembra però che al corpus pa~lmo , e .qu111d1 ~ncbe ~1-
la nostra lettera, sia stata riconosctuta un autontà
7. La lettera ai Romani nella storia della chiesa normativa pari agli scritti dell'A.T. solta~ nella se-
conda metà del n secolo quando, probabilmente per
La lettera ai Romani fu r accolta di buon ora colle reazione al testo di Marcione o fors'anche per porre
altre conosciute e disponibili dell'Apostolo a formare
quell 'unico corpus dal quale dipende tutta la nostra Corpus: Jouroal of Biblical Li tera ture 68 ( 1949) 3' 1.
93· Miuoa, op. cit. , 73; Buck, op. c1t., 3,52; J. Finegan: l larvard Theo-
tradizione. Dove questa raccolta sia stata fatta, in Jogical Review 49 (I956) 91 ·
quali circostanze sia sorta, chi l'abbia curata non sap- 9+ Buck, op. cii., 352. .
piamo: tutto comunque fa pensare che la formazione 95 Le somiglianze tra la I Pelr. e Rom. si possono spiegare senza
del corpus di tredici lettere sia avvenuta nell'ultimo ··
ricorrere a .• ~ cli"nd-~ ,,.... ~
......... leueraria• dr. Wikcnhauscr, op etl., 440.
quarto
91
del I secolo, con ogni probabilità intorno al 9 6. Anche ammettendo che l'~trc della .2 Pelr possa_ alludere a una
collezione cli Jerrere paoline p1u ristretto d1 quella che c 1 è .pcrvenu~, ~
90 • Nei più antichi elenchi delle epistole paoline la r1ffi ·1 sare che cli essa r.on facesse parte In lettera I l Romruu. E
posizione deUa nostra lettera è oscillante: nella rac- c notare
cia poi· cbe i·~A" A~
ci e pcn alle Jcucrc di Paolo si ricollega al concetto
_ ,,,_ ,

colta di Marcione essa è al terzo posto dopo Gal. e espresso nel v. 15a (-rrr.i -roii xvplov i')µwv 1.uxxpoDvl-""""v O"W-rTJpr.c.cv
'i)yEio-i}E) che mostra una spiccarn somiglianza con Rom. 2..J.
Je due ai Corinzi non ancora divise 92, nel canone mu- = =
97. Cfr. p. es. r Clem. 32,z ( Rom. 9,5); 35,5 s. ( Rom. I,29-3 2 )· _

90. Cfr. soprn p. 44.


9 s. Cfr. Jga., Eph. =8,2 ( Rom. =
8,5.8); 19,3 ( Rom. 6,4); 20,3 ( -
Rom. t ,3).
9T. Cfr. C. L. Mirron, The Formatio11 of the Pa11line Corpus Letters, 99. Polyc., ep. 5,2 (= Rom. 8,17); 6,2 ( = Rom. 14,10 ss.). _
London t!)''' 30 ss. 4 1. ·, r3,2 ( = Ro111.9, to.12); 13,7 (-
100. Cfr • B"rn 4J.t.. 0 (= R.om.2n)
U · • T ,

92. Gr. Mitton, op. cii., 63; H . Buck, The Etirly Order of the Pa11lfoc Rom. 4,2-13); 20,2 (= Rom. u,9).

----
/ 11lrod11z;1011e Lit lellera ai Roma11i 11ella 11oriu della chiesa 49

un argine al dilagare degli apocrifi, si procedette aJla Agostino combatterà vitorsame~ il pag~neso
definizione di un primo canone ortodosso 101. Da allo- soprattutto con la lettera ai Roma01; m~ anch egli .sa-
ra la canonicità della nostra lettera rimase incontestata rà cratto da una considerazione dogmatica, pur valida
e fu definitivamente sanci ta dal concilio di Trento nel e certo rispondente al pensiero dell'Apostolo («la fe-
decreto De ca11onicis Scripturis dell '8 aprile 1 546 1010. de e la grazia sono assolutamente ne~sari P.er la
Nessun altro scritto delN.T. ha avuto, come la let- salvezza»), a forzare pericolosamente t1 senso d1 cer-
tera ai Romani, tanta efficacia sulla storia del pensiero ti testi rinnegando talvolta sue precedenti interpre-
e dello spirito cristiano. L'Eva.yyÉÀ.1.ov che essa an- tazioni corrette com'è il caso, ad esempio, di Rom.
' 104
nunzia e scandaglia ha il suo fondamento in uu fatto 2,14 ss. e soprattutto del cap. 7 : . .
storico, ma obbedisce a una logica che non è di questo Il moto della Riforma trae ongme m certo senso
mondo. Di qui J'impossibilità di esaurirne la compren- dall'esegesi della lettera ai Romani. Nella grande Vor-
sione e di qui il pericolo sempre incombente di frain - lesung composta da Lutero nel 15r5-r?r6, ~uando
tenderlo. Non fa quindi meraviglia l'insistenza dell'e- ancora riconosceva il magistero della chiesa e il papa
segesi su lla nostra lettera e la varietà delle interpreta- quale «vicario di Cristo» 105, son~ già conteui~ net:
zioni anche nell 'ambito dell'ortodossia e talvolta nel- tamente delineati gli elementi di quella che sara poi
l'àmbito della stessa cultura 102 . Nel suo commento (il la sua teologia ' protestante': l'intrinseca e invincibile
più bello certamente, anche se non forse il più pro-
fondo che l'antichità ci abbia lasciato ) il Crisosto- vwv TÌl" O'l.Ll'tl)pl<t.v dp-ycia'l'L'tO ov yàp i'jvo:yY.a.qµiVl') yivovtv ~
x:>.Tja14 oÒÒÈ f3tj31.1loµÉVTJ ; hom. ~6, (com~en to 0 Ro1~ . 9,11-.13): X~ L
mo, a distanza di tre secoli, ripropone con nitida fre- òilxvv:nv o-c~ Ti xa.-cà O'cXfi)(!'L EvytvELl'L ovÒÈv WqJEÀ.EL, ci'ì..À.a. ljlvx.ric;
0

schezza ai suoi contemporanei i problemi deJla comu- cipE't'TJV ÒE~ ~T)'tciv i'}v x«t r.pò 'tWV ~p-ywv ò lleòc; otòt Si vedo Schcl-
ni tà e Je soluzioni date da Paolo; ma se in complesso klc, op . .il., 127.310.337 s. 352436 ss.
riesce a mantenere una giusta linea di equilibrio fra la 104 . ln un primo tempo Agos tino in.t~C giu.~ta1cne s i.i lilvl). ge111e:
<li cui si parla in 2,14 ss. nel senso da pagana (sin p ~re in for~a dub1·
grazia e la libertà umana, in taluni casi la preoccupa- 1111iva ql•csta esegesi è mantenuta ancora r.cl t/t! .spmtu. cl lt~era del
zione di tutelare il libero arbitrio lo porta ad alterare 4 12; cfr. 27,<18); più tardi, nel moto della ~lm1c:i ~nrpcl1;ia: ~
e a travisare il pensiero di Paolo 103 • Non mo] to dopo stcnnc 1rnttnrsi di pagani convertici in oppos1z1onc a~ siu. d c.o;ist an~ ;
cfr. Kuss 1, 102 s.; Schelkle, op. cii., 82 s. - Cosl negli scntt.• pau onu-
101. Or. Wikcnhauscr, op. cii., 36 ss.; v. anche Mitton, op cii., 29. chi Agostino riferisce rorrcm1mentc Ro1~ . 7,7,-_2, :il ~ condizione del-
l'uomo oon ancora rigenerato dalla grazia; p1u tnrd1, al tempo. ~ela
1ora. Cfr Denzinger-SchOnrnetzcr, I,50t-T505 . controversia pclagionn, vedrà descritta nello stesso tes~ la cond1z1one
ro2. M:mcn sinora un11 storia complessiva dell'esegesi della lettera ai clell'uomo già mb grafia conslil1//11s; dr. Schclklc, op cii. 247 s. Quc-
Rom:1ni; l'opera più ampia in proposito è tuttora quella ci tata d i su1 seconda esegesi conservatosi nrrraverso il Medioevo (dr. Kuss Il,
H. Schclkle, Pa11l111 Lchrcr der Viitcr che giunge fino a snnt'Agostino. , 0 s.), so rà poi un~ dci cavalli di battaglia dei RiCorm~t i; Un'altra
io3. Cfr. p. es. in cp. ad Rom. bom. 15,c (commento n Rom. 8,28): interpretazione agostininnn cbc ebbe consegucn;r.c fuorv1ann è quella
'l'tpé0tO'LV ÒÈ tV't!'LUl>ci <PTJCIW (vo: µ'Ì) 'tÒ nav -rii xÀ.i}O'EL ò<j)... tl -y<kp di 24,23b; vedi il -=omml".nto al passo.
Y) x).:Tjat.ç fipxti µévov 'tlvoc; [vExEv ov 'ltav-m; tO'WDl)a«v, òt.à -.oii-.6 10,. Cfr. Luther, Vor/es11ng iibcr deu Romerbm/, Weimnrcr Ausgobe
q>TJCTLV O'tL ovx Ti xÀ fiaLc; J.Lévov àJ,J..cì x«t Ti TCpéf>Eatc; -cwv xo:À.ovµé- voi. ,6, 1938, 251.2,B.
JO l 11t1odu::wm· La lettera w Romam nella storia delta chiesa 51

peccami nosità della concupiscenza e quindi della stes- noscenza' , non può non risolvere in sé la cristolo-
112
sa natura umana decaduta 106, la giustificazione come gia 111 giungendo a rasentare l'antropologia secon-
semplice 'attribuzione' che 'copre' il credente senza do un'impostazione di pensiero che nel nostro secolo
cancellare in re il peccato 107 , l'inanità della penitenza Rudolf Bulrmann porterà alle estreme conseguenze.
ecclesiastica 108 • La prima dogmatica del luteranesi- «Ma quasi contemporaneamente nel mondo cattolico
mo, i foci di MeJanrone ( 1522 ), sono una introduzio- gli esercizi spirituali e le costituzioni di sant'I gnazio
ne ai principali concetti della nostra lettera 109 che codificavano un'ascesi che si irradiò, come benefica
l'autore, in polemica con la teologia scolastka, consi- energia rinnovatrice della chiesa e che era imperniata
dera abusivamente, ma soprattutto equivocamente sull'unione con Cristo intesa nel senso di Rom. 6,2
(misconoscendone cioè il carattere autenticamente ss.; 8 , 17... interprernndo la sostanza della teologia
113
'gnostico') come doctrinae christianae com pendittm 110; paolina in guisa affatto diversa dai Ri f _ o rm .a t~ r i » ••
da questo malinteso di fondo procede la drastica ri- È abbastanza noto come il predestmaziamsmo di
duzione delJa teologia a semplice soteriologia la qua- Lutero, ma soprattu tto di Calvino, abbia preteso ap-
le, proprio per avere rigettato ogni possibilità di 'co- poggiarsi a taluni passi della nostra lettera (soprattut-
to 8,29 ss.; 9,1 0 ss. 9 ,20 ss. ) susci tando controversie
1o6. Cfr. op. cii., 231: etsi 11os 1111ll11m peccotum i11 11obis og11oscomus nell'àmb ito stesso della teologia evangelica e riforma-
credere to1111111 opor/et quod swm1s peccotores; 27 1: actua/c verws
<'11 peccot11m i. e op111 l'f /rucws peccati, peccatum 011/em ipso passio ta . Meno noto forse (ci riferiamo evidentemente al
/omcs I et co11c11piscenlia sivc pronitas od malum cl dilfic11llas ad bo- pubblico non cli specialisti) è che gli stessi testi furo-
1111111; 2n: al bnec co11c11pisce11tit1 semper i11 nobis est: ergo 1111mq1111111 no al centro delle controversie, in certo modo analo-
dilectio Dt:i in nobis t:st 11is1 per grotiam iflcepta; 281: Dc11s c111111
ideo nos m pi:ccato rsto, in fonute, m concupiscentia dereliquit ut nos ghe, sul rapporto fra libertà e. grazia 7 sulla p r e ~ e ­s_ti
111 timore s11i et humilitate custodia/. nazione dibattute nella teologta cattohca fra tom1su e
107. Or. op. cii., 269: re vera peccatores sed rt:pulatione miserenlis
Dei iusti... p<!ccnlores ili rt:, iusti autem in spt:; 347: sancii dum s1111I u c. op. cii., p. 31: 11011 11111ltu111 operai: po1111m11s i11 locis illis Sllprtmis
wst1 s11111 pcccntores: ÌllS/i quia credu11t in Chrrstum cuws i11stitia eos de Deo, de uniJate, de lri11itat1: Dei, dt: mysterro crt:at10111s, dt: .n:odo
tcg1t t:I c1s 1111p11tat11r, peccatores /Ullt:m q11od non im pieni legt:m q11od i11camatio111s. Reliq11os vero locos, peccati vim, lcgem, gra/10111 fJlll 1~ 1 0-
11011 s1111t sì11e co11c11pisu11tia. ralll 11011 video quomodo Christia11os vocem. Nam ex brs proprmm
1o8 Or. op. cit., 276. Christi cogttoscitur si q11idem hoc est Christum cog11osur1:. b1:efi~a
109. Clr. F. Mclnnchton, Loci commu11es rerum tbt:ologicarum siva hy- e111r cognoscere; 11011 quod isti docettt ew1 110111rns, modos 111camat10-
potyposcs lbcologrcae, in flistoria literaria Re/ormationis, pars 1v, Frnn- 11is co11tueri. Ni scias ;,, q111:m 11111111 carnem ittduerit et cruci adfix11s
cofurti et Llpsi11c 1717, 30: Paulinam epistulam quae Romanis mscrip- sit Cbristus quid proderrt 1:111s historiam novisu?
ta est e11arratur1 comm1111issi111os rerum theologicamm locos adeoque 112. op. cii., 31: carne fili11111 Dc11s Oplim11.s Maxim11s i11duJt 111 11os
rltius cpistufae /arraginem ceu methodica ratio11c digess1m11s a co11/e111p/ationt: mait:slatis ruae od camis adeoque /rnt1.ilitatis 11ostrat:
110. op. cii., 31: Pa11f11s in ep1st11lo quam Romanis dicavit """ cloctri· co11templatio11em i11vitarct.
11ae cbristianae compe11dftmz conscriberet 11011 de mysterio lri11ita1is, de 113. Prumm, 10. Cfr. p. es. Sancll Ignarii, Extrcitia sp~Tltr;oia, I I ~eb­
modo i11carnatlo111s, dc crea/1011e activa et creatione passiva pbiloso- domnda, contempfalio de regno Cbrisli; oppure Cottst1t11110111•s soetela·
pbabatur. trs lesu c11111 eart/111 declaratio11ib11s, Romne 16 15, cnpp. 3,i 4; •\,7.43,
La lei/ero ai Romani nella storia dello ch11:s11 53
Introduzione
soprattutto nel cap. 7 nel quale, portando alle estre-
moJinisci. La letcera ai Romani è quindi ancora e sem- me conseguenza un'esegesi comune a quel tempo an-
pre un CTT)µEfo\I à.v'tLÀEyoµE'VO\I. E come segno di che fra i cattolici (ma tutelata in questi dalla «an!;\lo-
contraddizione la ritroviamo, nella «traduzione radi- gia della fede» ), egli vedeva descritta la condizione
cale» di Karl Barth, alla svolta fra la teologia liberale del cristiano che sarebbe simul ittstus et peccator 117 •
e la teologia dialettica. Oggi l'interpretazione data dai Riformatori dei verbi
Ma oggi, nella temperie del rinnovato ecumenismo imputare o reputare è largamente su~rat anche ~al ­
e nello spirito del 'dialogo', la lettera ai Romani potrà l'esegesi protestante. Ecco ad esempio quanto scrive
diventare un segno di riconciliazione fra cattolici e H. W. Heiclland nella voce À.oyl~Ecri>xt del Th Wb:
protestanti? Il problema era stato posto con sicura «La proclamazione di giustizia non è una finzo~ a
chiarezza nel r958 da S. Lyoanet in due ottimi arti- fianco della realtà. Se Dio considera la fede come gm-
coli apparsi su 'La civiltà cattolica' 114 dove con esem- sta allora l'uomo è veramente, efEetlivamente giusto
plare 'veracità' si passavano in rassegna i temi prin- agli occhi di Dio. La real tà del giudizio <li Dio è la
cipali della controversia e si indicavano i fondamenti realtà normativa per l 'uomo; per mezzo de] À.oylsE-
prettamente e rigorosamente biblici delle soluzioni crfrcxt. di Dio egli cliventa una huova creatu ra» 118
ca ttol i.che. Vero è che il realismo deJla giustificazione (la «nuo-
Per ora, ih attesa del grande commento evangelico- va creatura») continua ad essere inteso dall'esegesi
cattolico del N.T. del quale son cominciati i lavori protestante in senso dinamico piuttosto che ontolo:
preparatori 115, possiamo qui accennare brevemente a gico. Significative sono in proposito q~est par~le d1
taJunc questioni di fondo che per secoli ci hanno di- F. Leenhardt: «Quand il proclame l homme JUSte,
viso e sulle quali si è avuto negli ultimi tempi un Dieu crée une situation nouvelle, il introduit l'homme
cerro ravvicinamento. daas une relation nouvelle avec soi; il lui donne sa
Consideriamo anzitutto la teoria della «giustizia faveur ... il lui permet de l'appeller 'père', il le rec~n­
imputativa» che si mantiene ancora nella dogmatica ncit pour fils etc. Dieu non parle pas po.ur ne rien
di Karl Barth 116 • È ben noto che Lutero deduceva dire ... La justi.6cation est une parole de D1eu efficace
questa dottrina dal verbo ÀoylsEcrfra.L che nel cap. 4 ... Dieu agit efficacernent pour instaurer une relation
è tradotto dalla Vulgata con imputare o reputare e nouvelle entre lui et le croyant; il le piace dans une
114 . L'allualità della ullera di Son Paolo ai Romani e il problema condition nouvelle... en ce sens le croyant est une
cc11111t 111ro: Civilli\ Cauolica 109 (r958) voi ru, pp. 365·377 e La creature nouvelle. Il l'est non de façon autonome,
Lettera aì Ronumì 11ell'ott1111lt• controversia coi protestanti: ibid. 109
non 'en lui meme', non dans son 'nature'; il l'est ce-
u,.Cfr. Evangcliscb·Kotholiscber
(19, S) voi IV, 141°152.
Komme11Jar wm Neuen Testoment,
Vorurbehcm,Hcfc 1, NeLJkirchcn, Ziirich, Einsiedeln ·Koln 1969. 117. Cfr. Kuss u, 51 ; vedi anche soprn n. 107.
.LI 6. Cfr . Lyonnet, Lo Le fiera ai Romani 11e// att11ole co11troversia, dt.,
1
u8. Cf.r. TbWb cv, 294 s.=GLNT Vt, 785 s .
L.+5·
Introd11zio11e La letteru ai Romani nella storia della rh1w1 55
pendant réelmenr des lors qu'il est placé sous l'action stante m. A garantirci che la condizione descri tta nel
de la grace; il l'est en raison de la relation efficace cap. 7 non può essere quella dell'uom.o giustificato è
que Dieu a établie avec lui» 119 • Al che potremmo ob- l'assoJuto realismo col quale, nel capitolo preceden-
biettare che se la 'nuova creatura', il itvwµa"t1.xòc; te l 'intima liberazione dal peccato vien presentata
&vi>pw1toc;, non è tale in «maniera autonoma» ma sol- c;me lo stato normale dei battezzati - ciò che oggj
tanto in relazione a D io, anche la vecchia creatura, il è riconosciuto, si può dire, da tutti gli esegeti 123 • Non
'1Nx1.xòc; &vi>pwnoc;, secondo il modo di pensare bi- manca peraltro chi, come l'Althaus, ritiene che l'ap-
blico è tale solo per Dio e davanti a Dio. I nvero qual- plicazione in senso luterano del cap. 7 allo s~a t o del
siasi creatura sussiste in quanto creata e conservata credente sebbene travisi il senso del cesto di Paolo,
da D io. Ma se il trapasso della vecchia alla nuova sia però 'teologicamente valida 124 • Ma ci si può ch i e~
creatura è un fatto reale e oggettivo (come il Leen- dere se questo non significhi subordinare la parola d1
hardt ribadisce vigorosamente) allora non sarà abu- Dio a un sistema preconcetto 125 •
sivo affermare che il giustificato costituisce una xa1.vi)
x:t lcn c; «en Ju i meme» o «dans son natute» (per dir- u2. CCr. Kuss u, 42-50 (vedi anche il nostro commento al capitolo).
la in termlni greci) anche se non «de facon au tono- L'interpretazione luterana è ml\atcnutn p. es. d ~ l Dnre L ~, t ,5' 1 ss. con
120 un'accentuazione 'antireligiosa' che si polrcbbe dm: bnrrh1nno,
me» . D 'a ltronde lo stesso Leenhardt. scri ve più
123 . Cfr. Bauer rr, 962. Il B~rl't , r~9 vc?e Invece dcscrlttu nnèhc
avanti: «La manifestation de la ' justice' de Dieu a nel cop. 6 la condizione dcl cnstinno s111111l 111slm et perc11tnr.
pour efTet de rendre aux hommes l'accès auprès de 124. Cfr. Kuss n , 51 s.
Dieu et la p artecipation à sa gloire (5,2), donc à son 12 ~. Cfr. Lyonnet, La Lettera ai Romani nel ' at~1le controversia coi
esscnce, à son etre m&ne» L21 • Ma questo non signi- protestanti, i5L Nel suo commento l'Althaus mt~rpeando il pen·
0
siero di Paolo scrive a p. 148: «Nell'uomo senza CrtSto louano la ra-
fica forse essere i>Ela~ xowwvoì. cpuvEwc; ( 2 Petr. 1 .4) gione' (].23) e la 'carne', nell'uomo c~istfano lo. 'spirito' e la 'cnmc'.
e in definitiva non viene a coincidere con la dottrina Nel primo C1lSO si craua di una Joua d1spcnua, g1nch~ la cnmc è ~:
della i>Elwcnc; elaborata dai Padri? prc p iù forre della ragione. Nel secondo. la lona ... ~ giil. deosa a prio~
m quanro lo Spirito appanicne a colw che ha nsusc11a10 Ges~ dm
Per quanto riguarda il cap. 7 l 'interpretazione dei morti (8,11). Se i cristiani vi\•ono di questo sp1rt10 sono liberi dal
lliforrnatori (derivante da Agostino) è stata ormai peccato. E vero che in concreto la comunità cr:istiana ~on ~ ~ pcc-
quasi generalmente abbandonata dall'esegesi prote- caro ma ciò costiruisce pur sempre un'anomahn, non 11 prmap10. Per
il b~rtczao l'azione peccnminosa non è inevitabile come per l'uomo
nQ CTr Lcenhard1. op. cit., 34 n. 1. Vedi anche Althaus, 109: «Di senza Cristo. NeOa lotta contro Ili carne i . cnsria~ pos~10 riu~
uno 'stlllo di grozia' si può parlare solo nel senso che D io, fedele alla sempre vmcirori». A p . 1-!9 cosl l'Althnus rifo~ ti pensiero dci Rt·
promesso, conlinun a m:mifesmre la sua benevolenza all'uomo. Dcci· formatori: .cD cristiano è in':l'orobilmcnte e quotu:lionnmen te ~tore
sivo è perciò il significnto personale del vocabolo e di questo la teo- sino al ht morte perché (come :lnche Paolo prcsuo~), non. riesce ~d
logia cattolica romnnn non tiene il dovuro ronto». affrancarsi dalla concupiscenza. Ond'è che egll m1:11to continuamente
l'i ra di Dio e abbisogna cli un perdono quotidiano. Apunt~ 1~ h~
120. Per una cri tico nl Lcen hardt si vedn anche M.-.E. Boismard: Ré-
vue Blblique 6J (19,B) 43+ c:onvinti (d 'accordo in ciò con Paolo) che la concuplsccnz:i ~ 1nvmcib1·
121 . op. cii., ,9. le sino alla ' redenzione del corpo' (8 123) - e non per unn minore fidu·
cla nel la potenza rinnovatrice dcl Crlsto - i Riformocor! sostengono es-
l 11trod11r.io11c La le/tera ai Romani nella storia della chresa 57

Ahro punctum dolens è la teologia battesimale del portato alla luce 131 • Ai nostri giorni un ' idea o una pre-
cap. 6. A questo proposito si dovrà tener con to del occupazione del genere non sembra turbare un lute-
permanere di forti tendenze antisacramentarie nell'e- rano moderatamente conservatore come PauJ Althaus
126
s:ge~i protestante e. an~e anglicana 127 • Bisogna pe- quando interpreta la reologia battesimale di Rom. 6
ro ricordare che, nell ambito del protestantesimo 1 la in guisa che qualsiasi cattolico porrebbe sottoscrive-
scuola di storia delle religioni ha avuto il meriro di re: «li battesimo ... non è un simbolo inteso a rassi-
essere ritornata senza prevenzioni dottrina}j all'incel- curarci di qualcosa che si compie indipendentemente
Jj ge~za dei t ~st i sac.ramemari di P aolo e in particola- da esso. Il battesimo non rappresenta soltanto per il
re d1 aver nconosc1uto che «per Paolo il battesimo singolo il fatto della salvezza ma lo produce. Quel che
era un'a.zione sacramentale; esso agisce non ex opere conca nell'azione battesimale non è insomma l'espe-
operant1s, ma ex opere operato nel senso cattolico rienza interiore ma l'efficacia dell'ateo stesso in quan-
de 11 ,espress ·ione» 12s. G enwnamente.
sacramentale si to compiuto da Dio al di là di ogni atteggiamento o
può considerare l'interpretazione che di Rom. 6 han- esperienza dell'uomo . Tale efficacia però non ha nulla
no prnposto ad esempio A. Oepke 129 e A. Schlatter 130 • a che vedere con un eO:etto magico. L'atto che Dio
Agi i inizi del secolo qualche protestante, pur ricono- compie nel battesimo ha lo stesso catattete pe.tsonale
scendo nel battesimo come è inteso da Paolo un vero di tutta la sua opera redentrice nei cohfronti dell'uo-
e. proptio sacran:ento efficace ex opere operato, con- mo. Questa infatti, se sussiste anche prima della fede
siderò tale dottrina come una deviazione rispetto al- e indipendentemente da essa, sussiste però soltanto
l'autentico evangelo di Gesù che Lutero avrebbe ri- per essa. Cosl secondo Paolo la grazia del battesimo
si comunica efficacemente soltanto a chi ha fede nella
:.ere il c;i~ta.no ancora e sc!'lpre peccatore». Ma un conguaglio fra le potenza di Dio. In definitiva quindi l'apostolo inten-
due _pos1z1on1 np_pare tcolog1camentc essai diffi.cile. In realtà qui Pao- 132
!o v1~n : su~rdinao dall'Al_thaus alla domina dci Riformacori che
de il battesimo in guisa né simbolica né magica» .
1dcnulica scnz altro la concup1scenza col peccato; dr. invece fac. 1 ,q s. Non mero simbolo dunque né operazione magica: os-
u6. ar. Kuss I, 420 s. 422 ss. sia in definitiva «contiene la grazia che significa e
n7. Or p. es. C: l I. Dodd, Attualità di San Paolo, ed. ir. Brescia 1 970 conferisce la grazia stessa a coloro che non vi frap-
(Londo:i t9~0, rm. 1956) 119: «L'atto sacnunemaJe non è efficace se
non. è un m11bolo tsteriore di un'tsperienza realmente interiore• (il
pongono ostacolo» come suona il canone tridentino
corsivo è nosrro). (cfr. Denzinger-Schonmetzer, 1606 ).
n8. Cosl \VI. Hcitmullcr, Tau/e und Abendnrahl bei Paulus, Go1tlngcn Abbiamo scelto qualche esempio fra i molti che si
r903, 14 s.
potrebbero citare di avvicinamento o convergenza fra
u9. Cfr. Th Wb r, 537·541 =GLNT rr, 7o-so. l'esegesi cattolica e quella di non pochi cristiani evan-
130. c_fr.SchJ11ttcr, 200: «Die Wirkung der Taufe ist darin begri.indet
gelici e riformati. Altri verranno segnalati nel com-
dnss sie mh Jcsus vcrbl ndcc; vom Wasser hat Paulus sie nichc erwa r·
tct, nuch nlcht vom Mass der Erkcncniss ode.r des Glaubens mit dcm
dcr Tiiuning odcr dcr Tilufer Jie Handluni; vollziehe.n». i3r. Così HeicmuUer, op. cit., 55 . 1 )2. Althnus, tt9.
li11roduz1n11C' Criteri della presente ediuo11c 59
men~ o risulteranno comunque da esso. Certo il artica da Erodoto a Senofonte e le maggiori varietà
am~in?: da percorrere è ancora lungo e rischioso ed dialettali della letteratura classica io genere ha poco
e qu1~cµ trop~ prest~ per dire se il «segno dj con- familiare la xo1.\11) e ancor meno quella varietà spe-
1~ad?z0» ~la per ruventare effettivamente «segno cialissima della xoL\ITJ cbe è il greco biblico. Il nostro
ili riconeiliaz1one». ~pure. non dobbiamo deporre commento si propone quindi in primo luogo di for-
la speran.za .che, proprio nell esegesi della magna char- nire una precisa rappresentazione della lingua di Pao-
t~ del. c;1s~euno, l'umiltà della ricerca, lo spirito lo, indicando ciò che in essa si distingue dall'uso clas-
di c.~nta, .il ngetto delle mode mtellettuali nemiche ~ico riconnettendosi alla XOL\11) e al greco biblico (e
deJI mreWgenza e dell'irenismo nemico della verità quindi almeno m parte e per via indiretta all'uso se-
v.alg~ a preparare, nella mjsura che Dio vorrà il mitico) e nell'ambito stesso del greco biblico facendo
ristab1l1mento dell'unità dei cristiani. '
notare ciò che è specificamente cristiano e neotesta-
mentario (io molti casi si potrebbe dire ' paolino'),
8. Criteri della presente edizione
ossia quei vocaboli o costrutti che, per il conio o per
U ~a nuov.a edi~on commentata della lettera ai Ro- il significato, riflettono la dirompente novità e origi-
n~am! che .s1. aggiunge alle molte già esistenti, deve naUtà del À.6yoç "'t'i;c; O'W't"f}plcx.c; (Act. r3,26).
g1ust16cars l 111 qualche guisa. Diciamo subito che jJ Un commento a una lettera dj Paolo che non voglia
nostto Ja.voro non si propone alcun approfondimen- essere un puro saggio di filologia non può ovviamente
t? esegetico, ma vuole anzitutto fornire al lettore che prescmdere dagli aspetti esegetici e teologici. Tutta-
s1 aco~t al. testo greco della più cospicua lette;a di via, poiché l'mtendimento del nostro lavoro, come
Paolo, 1.dati essenziali per la comprensione della lin- abbiam detto, non è propriamente né esegetico né teo-
gua ~ 3 ~e1 concetti più notevoli. Fu giustamente osser- logico, abbiamo di proposito riscretto all'essenziale e
vato che ~aol è star? sempre l'autore greco di diremmo all'mdispensabile le notazioni dottrinali, sce-
g.ran lunga p1u let~ o e 1~ e tutt'oggi che i classici gre- gliendo di volta in volta l'interpretazione più cliffusa e
ci sono frequenran assru meno di quanto fossero cin- accreditata; solo m taluni punti particolarmente oscu-
quanta o sessant'anni fa. Questo è vero anche in I ta- ri e controversi abbiamo dato conto anche delle in-
~ia dove da qualche tempo si è avuto un risveglio di terpretazioni discordanti, quasi sempre senza entrare
~n ter:s~ (~n sappiamo se effimero 0 duraturo) per nel merito di esse, sia per l'indole informativa del no-
1 testi b1li~ 1 . È un ! atto d'altronde che un lettore il stro commento, sia per mantenere quella doverosa im-
quale non sia propriamente specialista quando si ac- parzialità nelle questioni opinabili che non sempre si
costa a u~ testo come la lettera ai Romani mentre avverte oggi, in tempi cli larghissima tolleranza dot-
conosce p1u o meno bene la lingua della prosa fonico- trinale, mentre invece fu regola aurea in tempi di sal-
r33. Prlimm, 12. da e vigilata ortodossia, come si può vedere soprat-
tlltto dai commenti biblici di san Tommaso.
60 l11trod11zio11e

La traduzione di un testo biblico, anche se non pre-


tende ad, a lcu~ a novità od originalità e anche quando NOTA BIBLIOGRAFICA
non ha l obbligo, come le versioni ufficiali, di appari-
re (pur non potendo essere) assoluta e definitiva com-
porta sempre gravissime diflicoltà di natura er~nu ­
tica .e ~etod?J .o~ica; non solo, ma impone anche scel te
1ess1cal1 e stilisuche ben precise. Heinrich Schlier ne
h.a tra.ttato .da .par suo e chiunque abbia qualche pra-
tica d1 .versioni non può non convenire con lui che «la L'edizione del N.T. più aggiornata si può considerare
Lraduztone deve spesso risolvere l 'irresolvibile» 134 la internazionale pubblicata dalle Uni ted Bible So-
Qui d .i re~o so!tanto che il rispetto pet il testo sa~ cietes a cura di K. Aland, M. Black, B. M. Metzger,
ero e 1sp1raro, il peso di una certa tradizione, la clo- A. Wigren e (dal 1969) C. Martini. È un'edizione
verosa aderenza filologica all'originale possono indur- che si distingue dalle altre moderne e usuali (come
re a un l et~ralismo in.erte nel quale si oscura la Èp- quella del Merk , 9 r964 a cura di C. Martini o quel1a
( J.T'V~la , J ~ mte1·pretatt0 cbe pute è un momento es- d i Nestle-Aland, Stuttgart 25 1963) in quanto è desti·
se~z 1~l e d 1 ?gni traduzione . D 'altro canto il desidet'io nata specificamente ai traduttori e perciò riporta sol-
leg1tumo di r.endere cor~:ipesbl all'uomo d'oggi il tanto le varianti :he a giudizio degli editori hanno
duro e n.on cli rado esotico lmguaggio del testo bibli- qualche importanza per cbi traduce o sono comunque
~.o può mdu;re all'eccesso contrario, quello cioè dj $trettamente indispensabili per stabilire il testo. Di
Interpreta.re o parafrasare più che tradurre, stempe- queste varianti sono però indkate tutte le testimo-
r~n d o o _ d1sol v~n do la pregnanza dell'originale neJ- n ianze e ne è specificato di volta in volta il grado di
l es p~ e~s1on ~a1 1 e e forbita, la quale non sempre, in attendibilità. Mentre le varianti dei maggiori onciali
de6n1t1va, fac1L1ta ~a _c? mprensio e spesso compro- sono tratte da edizioni precedenti, quelle di un cospi-
m~rte se~za .necessita il senso del testo in una deter- cuo numero di papiri, di onciali numerati , di minu-
minata d1rez1one. scoli ( in certa misura indipendenti dalla recensione
Nostra preoccupazione costante è stata di evitare antiochena) e di lezionari sono riportate sulla scorta
q_ue s~e . OppGste d:via_zioni. Che non sempre ci siamo ru nuove collazioni. Il testo da noi riprodotto è so-
r1~ sc 1t è. c:rto; g~udJ?ier ano i lettori se in qualche stanzialmente quello dell'edizione suddetta. I codici e
misura c1 siamo n usc1ti. i p:lpiri sono indicati col sistema del G regory (vedi
sopra n. 8 r ) oggi comunemente seguito . Ricordi a mo
J_3-i· Cfr. Schlicr,, Ri/lt1ssio11i, cit., io3. Le considerazioni dello Schlicr che nel nostro commento la sigla K (salva esplicita in-
r1guard:m.o proprinmcnrc u~n rraduzione tedesca 'ufficiale' dellll Bibbia dicazione contraria) designa sempre il testo xow{) o
mn nel t·1spctto mcrodolog1co valgono in certa misura anche per uno
trnduzkmc 'privnrn' come la nostra. recensione antiochena. I testi biblici e classici vengon
citati con le abbreviazioni correnti e h1 pat:ticolate nel
Noto bibliografica
Noto bìbliof.rafica
4
-N J Lagrange Épitre aux Romains, Paris 1931,
Lagrange- . · •
modo tenuto dal Grande Lessico del Nuovo Testa-
mento (una diHerenza: i testi dei Settanta soao indi- rise. ~G50W Lampe A Patristic Greek Lexicon, Oxford
Lampe- . . ,
caci sempre con le abbreviazioni latine precedute dal- i 961,Srist. l9H68G L'ddell R Scott A Greck English Lexi-
1'indicazione LXX). I rimandi alle opere moderne LiddeU- cctt 1
• • ' • = ··
strani~e, specie tedesche, quando vi sono buone tra- con, Oxford l1?40, rise. 1An966d. R" e Ti.ibiogen •1933
Li -H L1ea.mann te om r,
duzioni italiane vengon fatti di regola su queste ulti- erzulmann-J H. Moulton 'A Grammar of New Testament
Mo con- . · •
me per comodità del lettore. Diamo qui di seguito Greek, Èdinburgb 31908, rise. r957 I N Te-
l'elenco delle opere citate abitualmente in modo ab- -J H "Afoulton • A Grommar
Mo u1 ton-H OWard - • • !Y •
o 6 ew
breviato o sommario. stament Greek, vol. n , EdinburAghG1929, r1st./~c Testa·
Moulton-Tumer = J .H.Moulton, rammar o . h
Alchnus =P. Alrhaus, La Lettera ai Romani, ed. ic. Brescin . ~)'ltax by N . Turncr, Edinburg
ment G ree k , v01. In · •
1970 (Gottingen 10 c966)
Bnrrett=C. K.Bnrrett, The Epistle to the Ro111a11s, London No~ Agnostos Theos, Leipzig t.9_13, ri~k t. SKtuttgart 195~
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S taab - · ..ao, /• M"nster 1
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GLNT=Grande Lessico del Nuovo TestamenJo, Brescia t965
(eJjzione italiana del T heolop,isches W orterbuch wm Neu· wck. n 1 ~u 3 rbeck=H.L~ .St rack e P.Billerbeck, Komme11f0 r
Srra - 1 ~
en Tesla111e11t. v. infra) wm NT aus Talmud imd Mz'd raseh' M''unehen 2 95 6 nst
I ' .
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=
Ki.ihner-Gerth R. Ki.ihner-B. Gerth, Ausfiihrliche Gramma- Stuttgart 1933 ss. d' R" Leipzin
tik der griechischen Sprache, Hannover und Leipzig r890, Zabn =Th . Zabn , Der Brief dcs Paulus an lt! omer, , "'
rise. IIanoover i966 31924
Kuss=O. Kuss, La Lettera ai Romani, ed. it. Brescia, vol. t
2
1968, voi. H 1969 (Regensburg 1957-1959)
Al ROMANI
IlPOl: PflMAIOYl:

1. Saluto inhiale
J IlaùÀ.oc; ooùÀoc; XpLO"'t'où 'IT)croù, xlTJ't'Òc; cbtocr't'oÀ.oc;, &.cpw-
1 Paolo servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata,
1.J.. TiaùÀoc;: il nome del mittente sta all'inizio secondo l'u- di una spedizione', 'lerrera d i accompagnamento', 'foglio di
so episLolare greco; dr. Scrack-Billerbeck m r· Scnrpat1 L'e- consegna', 'passaporto', forse 'inviato' in ~dr ., 1_~2r; 5 , 38~ e
pislolografia, in Introdt11.Ì011e allo studio deita 'Cultura Clas- si riallaccia invece secondo l'interpretazio ne p1u probabile
sica, Milano 1970, 478-8 J . Peraltro la form ula cli saluto «ar- uU'istituto giudaico dello sa/Pili;> (da Jl{' 'lasciare andnre' e p oi
ùcolata in due parti (prima: nome del mietente e del rice- con sionificato metaforico e intensivo ' inviare'), al quale però
v~nte in .L~rza p ~ r sona, con aggiunte varie; seconda: augurio era es~an la predicazo~ ~is i onari che ta~ import~nz.a
di benedl7.lone, m seconda persona) è co11forme allo stile epi- ha invece per l'apostolo crtstiaoo. - à.cpwpLcrµevoc;: per tl si-
sLOlare giudaico che a sua volta si ispira a modelli dell' An- gnificato cf r. Gal. I 115: ò à.cpoplcrac; µE tx xoLÀ.lac; µT)'tp~
tico Oriente» (AJchaus, i9). Già il Lagrange, ad I. osservava µov. Qualcuno ba pensato che in ambo i passi Paolo alluda
che «ce debut se distingue de tous les saluts de l'antiquité anche alla sua condizione d i fariseo (dr. Act. 23,6) oppure
profane». ooùÀ.oc; si legge ancbe nell'incestazione di Phil., intenda contrapporsi ai farisei. &.cpopLcrµÉvoc; corrisponde in-
Ti1., Iac., Judae e 2 Petr. - Nel greco extrabiblico ooùÀ.oc; fatti all'ebraico port'H, aram. poriI di cui <I>apt.ercx.i:oc; è la tra-
non ha mai un valore religioso. Nei LXX invece ooùÀ.oL -.où scrizione, cfr. K. L. Schmidt, ThWb v, 455 = GLNT v:i1,
~Eoù vengon chiamati con speciale risalto i grandi personaggi r272 s.; Strack-Billerbeck m, 4. L'ipotesi è poco probabile,
dell'A.T. (cfr. Huby-Lyonnet, 37 ). Sulla stessa linea si collo- dr. Kuss 1, rr. - elc;: con valore 6nale frequente anche n~ l
ca nel N.T. l'espressione ooùÀoc; 'Incroù XpLO"'tOÙ che assume greco profano. - tùayyÉÀLov: si noti la mancanza dell'art!-
però un particolare colorito derivante dalla consapevolezza colo U cui uso nella xowl) è piuttosto oscillante. Nel N .1.
di essere srati riscattati da Cristo; dr. Rengstorf, ThWb u, non si ba l'articolo soprattutto coi nessi preposizionali e nel
27r.276-81 = GLNT 11, q34.1447-58 ; Kuss i , 9 s. - xÀT]- caso di vocaboli seguiti da un ~e ni rivo (come nello status
-.òc; &.n6o"toÀ.oc;: soltanto qui e in I Cor. I.I (dove però xÀT]- co11str!1ct11s ebraico), dr. Mouhon-Turncr, 179, Bl ~s- _D e ­
't'oc; è omesso dai codd. A e D ). XÀ.T)"toc; è caratteristico del b runner", § 2 55. Nella grecità profona E~cxyÉÀ.o significa
linguaggio neotestamentario dove ricorre ora col valore ver- ' lieta norizia' oppure 'ricompen_sa per ~na .lt~a ~ouz1a' (_H oC?·:
?aJ~:= ( ~E.XÀT)µivoc; ) come qui, ora sostantivale per designare Od. r4,152 s.), in senso te'"?1co In not1~a _di , u~ a. v1ttorrn
1 cristiani in generale (dr. 1,6). In ogni caso xÀ.T)'t'oc; signifi- (Cic., Att. 2,3,1 ); nel N.T. e nomen actzoms e insieme no~
ca 'chi:lmato da Dio in Cristo' e quindi xÀ.T)"tÒc; à.r.6cr"toÀoc; men rei aclae (come l'ebr. b~sora), indica cioè tanto l'ano d1
vale in definitivo ' aposrolo cristiano', dr. K . L. Schmidt, annunziare la salvezza quanto il contenuto stesso dell'annun-
ThWb 111 , 495 = GLNT rv, 1473. Le espressioni neotesta- zio. Di tale ambivalenza si ha qui u n esempio chiarissimo, dr.
mentarie con XÀ.T)'t'Òc; non hanno paralleli di sorta nell'uso G. Friedricb, ThWb u, 727 =
GLNT m , 1083. - i}Eoù: g~­
grec0 non cristiano, dr. K. L. Sch midt, ThWb 111, 497 = nicivo soggettivo. L'uso dell 'articolo con i}E6c;_ è ~al defi_m-
GLNT JV, 1447 - cX'ltocr-roÀoc; : l 'accezione neotestamentaria to nella xoLv1} eUeniscica. Nei LXX ò l'ltoc; tndtca l'unico
dcl vocabolo non ha alcun riscontro nei vari significati che Dio di I srnele mentre -0E6c; ha quasi sempre valore di nome
e~so riveste nel greco profano ('invio di una Rotta', 'spedi- comune. Anche Filone usa ò i)Eoc; per il Dio di Israele mentre
zione nnvale', 'gruppo d i colonizzatori', 'colonia', 'comando
66 Saluto m1zù1le
Rom. r,I-4
PLO-µÉvoç tlç EÙctyyD..LO\I Dtou, 2 a
7tpoE7tTJYYtlÀct't'O OLà
trascelto per annunciare l'evangelo l già promesso da
-rwv 7tpOcpT)-rwv ctÙ'toÙ Év ypctcpcti:ç àyl ctLç, 3 ntpL -rou uloù
ctV't'OU 't'OÙ ytvoµÉvou Éx CiitÉpµct't'Oç Actui.o Xct't'cX uapxct, 4
Dio per bocca dei suoi profeti nelle sa~re Scritture . 3 l'e-
'tOÙ Òpt.<Ti)É\l't'O<; uloù 1>EOÙ ÉV Ouvaµa Xct't'cX l\VEÙµa clYLwuV-
vangelo cioè del Figlio suo Gesù Cnsto nostro Signor_e
(nato dal seme di David secondo la carne 4 ma cosu-

Giuseppe Fbvio adopera promiscuamente ikòç e -Otòç. Nel o


N.T. Dtoç ha di no::m:i l'articolo aJ i:ominaàvo mentre con gli 165 ss.276.387. - ÉX u;:Épµc.t'toç: nel ~enso di 'p r _ogeni~':
altri c:isi l'uso è oscillante e senza evidente differenza di si- 'discendenza' a;:Épµa si crov:i già spo rad 1came ~ c nei cr~g1a
gnificato, clr. E. Sraulfer, ThWb m, r90-193 = GLNT 1v, (Aesch., Coeph. 507; Soph., Trach. 1147); ma diventa ~1 c ~ ­
387-393; M oulton-Turner, 174; Blass-D ehrunner", § 254. mune nei LXX ( = zera' ). Paolo usa crdpµa sopnmut to in ri-
2. 7tpOE7tTJYYElÀct-ro: bicornposto di uso assai raro (già in É·
ferimento ad Abramo, clr. 4 1 13.18; 9,7; 11,1; 2 Cor. n,22;
7tctyyÉÀ.Àw è implicico un n po, cfr. Schniewind-Frìedrich, Gal. 3,29. La discendenza davidica di Gesù (richiamata ?a
Paolo anche in 2 Tim . 2,8) è il contrassegno della suo mess1a-
T h Wb n , 583 = GLNT m , 696). Nella gredcà profana com-
pnre nel l secolo a.C.; nelN.T. ricorre soltanto qui al mecllo e nità. - O"cipxcx.: nel greco profano la 'porte mu sc~ los.~ dcl ~or­
.tn 2 Cor. 9,5 nl passivo. - ypacpai:ç &:ylcuç: vaeit1nte dell 'e- po', poi ' il corpo', e infine la ' sede ~e l e.snaz ! om (Epicu-
sptessione o:l ltpcxt y po:cpa.l (ebr. kitbé haqqòdd) frequente ro). Q u i la parola, secondo un uso g1L1dmco che _ I ~ u~ anrc-
nel gllldnismo ellenistico per indicare le Scrittu re· unico esem- ced ente nel p articolare signilicato assunto da basar già nel-
pio nel N.T. (in 2 Tim . 3,15 abbiamo la formula ;!fatto singo-
J'A.T. (dr. Is. 31,3) indica l'esistenza terrestre, contrapposta
lare ypécµp.cx-.a LEpa). Trattandosi di ana locuzione tecnica lo alla sfera del 'ltVEvp.a., dr. Scbweizer, ThWb vn, T25.
mancanza dell'nrcicolo non ha ovviamente un valore essen- 4 . òptcri>É'V-coc;; : verbo di uso molto comune nella xoLv~; non
se ne hanno altri esempi in Paolo. Nel N.T., tranne rn Act.
ziale (dr. G. Schren~, TbWb r, 751 = GLNT 11, 628), ypcx-
q>ctl senza articolo s1 trova ancora nella nostra letrcrn 16 26 · rr,29, h a sempre un riferimento cristologico. Malgrado I~
al singolnre in rPetr.2,6; 2Petr.r,20. ' ' traduzione della_YuJgaca (pra~destin:), ~ g~n r a } men .t~ r ~­
3· r::Ept x'tÀ..: i vv. 3-4 contengono, com'è ormai generalmen- conosciuto che il verbo significa qw costttull'e , stabilire ·
te riconosciuto, una professione di fede della comunità primi- «Questa costituzione a Figlio di Dio presa i sol at~ c nte ~o­
àva strutturata intorno alla dicotomia crci:p1;-itVEÙµa. allo stes- trebbe senza dubbio far pensare a qualche fo~m d~ ado210-
so modo di r Tim. 3 1 16 (&; Èq>c.tvE~TJ Év crapx~ . ÉOLXctLWi>1) nismo, ma è pure fuor di dub?io eh~ una ~am ile 1d':3 non
È'V 'ltVEVJ.lc.t'tL) e di r Petr. 3,r8b (11a.'Va-rwiMç µÈv c;apxl, ~wc­ potrebbe trovar posto nella cnstolog1n paolina (basu pe~­
noLT)1>Elç oÈ 7t'VEuµa-rL). Lo stile participiale della nostra for- sare alla dottrina della preesistenza)» (Kuss 1, 14, dr. Phtl.
mula ha risconrro invece in 2 Tìm. 2,8: µVT)µO'VEUE 'ITJO'OV'V 2,5-rr ). Per la costruzione si può cofrnta~e ~cnop ., 1~e'?!·
X pLcrtòv ÈYTJyEpµÉ'Vov ix -rw'V 'VExpt;)v, Èx 0"1tÉpµa.-roç ACiulo, 4,6,.i: ò cip« 't'cX '!tEpt -coùç llEoÙç ~6µta. E L ~W òpi)wç 'l'}µW
Y.a-rà -rò EvCiyyEÀL6'V µou. L'articolazione della formula ap- EVCT~i)ç wpLoµÉvoç Eh); - t'V OV'VctµEL : se SI ricollega a ÒpL-
pare ch inrnmente non ellenica . Lo stile participiale è bcnsl oi)év-coç come vuole qualcuno (noi pro en d i~ m o a cr.edere
frequem c anche nell'innodia religiosa greca ma in questa il che il rif erimento sintattico sia volutamente 111determanato,
participio non è mai accompagnato dall'articolo (come avvie- cfr. Rivista Biblica x8 (1970] 280; vedi anch_c ~u s r, 14)
ne qui alla maniern semitica); altro indizio del carattere non che intende «costi tuito mediante la potenza (d1 Dio)» aJl?ra
greco delhi nostro fo rmula è la mancanza, nei due xwÀct pa- l'tv strumen tale è, come sempre nel N.T. , almen<;; parzial-
raJleli , delle pnrticelle µ.Év-oÉ, dr. Norden , Agnostos Theo.r, mente un semitismo ( = b"); cfr. B l ns-D~bru_e .' §. r9~ ·
Vedi per questa interpretazione G . Ruggen, Il Ft,~lio clt Dt0
68 Sa/1110 inizialt

VT)c; tç livcxu-.6.uEwc; vExpwv, 'IT)a-ou Xpt.U\ou -.où xvplov 'i)- cuito Figlio di D io in potenza secondo lo spirito di san_ti-
p.wv, 5 OL' ov n.a~µEV xapw xa.L cXitOO"'tOÀTJV Etc; ùr.cxxoT)v cà con la sua resurrezione dai morti) 5 dal quale abbia-
'T:LO""tEWC:, Év r.àow "toLc; E~VOW Ù'ltÈç i;ou òv6µ.o.-.oc; CXÙ'tOÙ, mo ricevuto la grazia e l'ufficio apostolico di condurre,
per l'onore del suo nome, all'obbedienza della fede tue-
~avrdco, Roma 1968, 94 s. - it\IEÙµ.o. àyLwo-uvT)c;: J'espres-
Mone, :mestata o ltre che qui soltanto in tesi L. 18 II ric"alca
J'eb~aico ruap haqqodef (ls. 63,10 ss.; Ps. 51,13 tr~do dai come 'grazia' è però attestato anche altrove: 1 Cor. 3,1_0; 15,
LXX con 'TÒ itVEvµcx -.ò li:yLov ). àyLwO'Vv7J vocabolo non te· 10; Gal. 2,9; Eph. 3,7. Al di fuori del N.T_. xcip~ SI. tro~a
stimoniato nella grecità prebiblica, si trov; nel N.T. ancora usaco come termine religioso o anche tco~g1 P: es . .1~ ~i­
in J Cor. 7,r; 1 Thess. 2,13 dove indica piuttosto la samitù lone (cfr. quis rer. div. 34,166 ) e in 1.est1 .c~me 1 papm u:i-
morale. Il significato della locuzione 'itVEùµcx ò:ytwuuvT)c; nel cantatorii che riflettono basse forme d1 religione o d1 magia
nos~r, passo è contr~ves (cfr. Kuss r, r5 ). Generalmente popolare. Il significato neotestamentario e _megli? d.ir~mo
pero s1 propende a ntenere che essa indichi «l'esistenza sua paolino. del voca~l (la 'libe~a volo ntà salv.1fica. d1 D1,o ) non
'?roprin' (se. di Gesti) quale gli viene dn Dio, esistenza spi- ba ovviamente nscontro nelJ uso greco ordinario. - anoo-'t'o-
nl~a J ~, pneumatica e perciò san ta per essenza» (Kuss 1, 17) k{J: si uova nel N.T. ancora in J Cor. 9,2; Gat. 2,9; A.et. 1,25
oss 13 1n definitiva In sua ' dlvioità' non ancora specificata ov- sempre in un significato connesso con cX'ltocr-roÀ.oc; e irriduci-
vrnme . nre, secondo b catenarie di 'natura' e 'persona'. - ' t~: bile quindi alle accezioiù profane della parola, cfr. Rengstorf,
con signilicato osci llante fra il temporale e il causale, cfr. TbWb 1, 447 = GLNT 1, n92 ss. - Ù'ltcxxonv: vocabl~ ra-
Moulton-Turner, 260; Lagrange, ad l.; il Lietzmano e il Kuss ro e tardivo nel greco profano (v1 sec.); .nel N.T., se s1 ~c­
pensano invece o un signilicaro puramente temporale. - àva- cctrun Philem. 21 , indica sempre l'obbedienza al me~sag10
O''ta<TEWc; vExpwv: espressione singoJare. Riesce dHEcile am· evangelico. - 7tl<Ti:Ewc;: si può intendere con la maggioranza
mettere che sia stata scelta per ragioni di brevità e di eufonfa degli esegeti come genitivo epesegelico o auctoris ~\'.«obe­
in luogo di àvcxu-r<iO"Ewc; ÉY.. vEXpwv (Lietzmann, Kuss). L'as- dienza che consiste nella fede») oppure come gemuvo og-
senza dell'articolo fa pensare a un uso di àvcxo"''tMEWç in sen- gettivo (fides quae credi111r). - Èv miuw i:oLc; ~1'\IECTLV: in
so generale, dr. Blass-Debrunner u, § 254,2. <<L'annuncio t~ quesco come in altri casi l'attributo 1t<iV'tC1 potrebbe far pen·
à•JCXCT'TdO"EW<; VEXpwv ci presenta la risurrezione non come av- snre che ahrri comprenda anche Israele e non sia usato quin-
vcmmenco casuale verilìc2tosi una volta sola ma come inizio di nel senso tecnico di 'pagani'(= ebr. gojim); si veda pei;ò
della resurrezione universale» (G. Friedrich, ThWb 11, 729 = K. L. Schmidr, ThWb n, 367 = GLNT m, u~ s. : v1:EP
GLNT m, 1088). Si ricordi che Cristo è itpw-ro•oxoc; ÉX -rwv i;où 6v6µa."t"oç: corrisponde all'espressione ebnuca i ma an
vExpwv _(Col. 1,.18). -. àvau-ra?"Lc; nel N.T. indica sempre la fem che nell'A.T. (dr. Jer. 14,7; Ezech. 20,9) è costantemen-
resurrezione dei moro tranne 111 Le. 2,34 dove significa me- te riferita a I ahvé. Per comprendere il senso della formula va
taforicamente 'salvezza'. tenuto presence che nella concezione semitica il 'nOJ~e· no~
5. OL' ov: il OL6. andril inteso io senso causale più che stru- è un che cli estrinseco, un semplice sep.no o flatm voc1s, benst
mentale: «Il Cristo nelln sua totalità è fonte dell'autorità una realtà essenziale e dinamico che addirittura vale a render
a~ostlic:» (A. Oepke, ThWb n, 67 = GLNT u, 9r5). - presente la persona che lo porta ( c~r. G. v. Rad.! T eol~gia del-
XtXPL\I xat à'ltOO"'toÀ1)v: l'accostamento formale dei due ter- L'Antico Testamento, ed. 1t. BreSCIO 1972 [Munchen 1962]
mini (che sarà da intendere come un'endiadi, cfr. Kuss l, 1, 213 ss.). Nel N.T. il 'nome' e quindi l a.per~on di Dio so-
I9) si ha soltanto q ui nel N.T.; il concetto deU 'npostc>foto no inscindibili dal nome e dnlln personn d1 Cmto.
70 Notizie personali Rom. 1,6-9 71

6 ÈV otc; tcnE xat vµEi:c; XÀ.T)'tOt 'lT)O'OV Xp!P'tOV, 7 miow ci i gentili, 6 fra i quali siete anche voi su.oi chiamati,,
'tOLç OÙO'LV tv 'Pwµ11 à.ya1tT)'tOi:c; ilEou, XÀT)'tOLç aylo14· xcip14 7 grazia e pace da Dio, Padre ~ n~stro del ~tgnore .Gesù
vµiv xat dpi'iVT) 1bò ilEoÙ 1t<X'tpòç iìµWv xat xuplov l'T)O'OV Cristo a rutti i diletti di Dio, ch1amat1 da lw e santi, che
XpLO''tOU. sono in Roma.
8 IlpGhov µtv EVXCXPLO"'tW •@ ilE<';> µou OLà. 'IT)uou XpLO''tOV
1tEpt 1tcXV'tWV ùµwv, éhL lÌ nl<T"Cl.ç ùµwv XCX'ta.yyÉÀ.M"CIXL tv 2. Notizie personali
oÀw. -cQ x6crµw.. 9 µcip-cuc; ycip µov Écr'tw 6 ilE6c;, ~ À.a.'tpEvw 8 Anzitutto per Gesù Cristo ringrazio il mio Dio a mo-
rivo di voi turò perché la vostra fede è celebrata in tutto
6. XÀT)'tOL 'l'T)O'ov XpLu-cov: dr. l,I; in questo caso 'ITJCTOV il mondo. 9 I dclio al quale io servo col mio spirito pre·
XpL<T-cov sarà da intendere come genitivo possessivo (l'inizia-
tiva della chiamata è attribuita da Paolo a Dio più che al
Cristo, cfr. K. L. Schmidt, ThWb m , 489 s. = GLNT rv, nell'intestazione di 1,2 Cor., Gal., Eph., Philem, Phil.
1456 ss.). Dio ha chiamato i cristiani alla comunione col Fi- 8. EÙXIP~W: nel senso di rendere grazie, è attestato per la
glio suo (l'Althaus interpreta invece: «chiamati da Gesti Cri- prima volta in Polyb. 16,26,1. Nel N.T. (_tranne ne.lla ao~tr
sto a ricevere la grazia»). lettera, cfr. 16,4) indica sempre il rend 1 ~eto d1 grnz1e a
7· Èv 'Pwµ11: qui e al v. 15 manca nel codice G mentre nei Dio. - oLà. 'll}aov XpLO''tov : fo r m~la c~mu1;s!a n~le lcrt~·
minuscoli 1739 e i908 figura come lezione marginale. Ciò ri- re di Paolo; dr. sopra il v. 5. Un ampta disamina s1 trova an
Bette con ogni verosimiglianza la tendenza a considerare la Kuss t, 287-93. Il significato oscill.a tra iJ ~aust1le e lo stru·
nostra lettera come una sorra di 'enciclica' non rivolta a una mcntule e non sempre si può defimre con. s 1cu rez.a~ In que-
chiesa particolare. Secondo un'opinione abbastanza diffusa lu sto caso «per Gesù Cristo» allude al Cns,Lo glo rih~a ~ eh~
soppressione dei riferimenti concreti a Roma si dovrebbe a agisce nell'Apostolo . con la s~rn pre .~enza p~euo.;anc 1 a , ~r.
Marciane; cfr. Lagrange, ad l. - à:ya7tT]'toi:c; i>Eov: in casi co- Kuss r, 289. Non s1 tratta d1 una 1~t ercs1on ~ medio·
me questi (cfr. Mt . 24,31 : 'tovc; ÉXÀ.EX'tOV<; av-cov e Le. 7,28: zione' nel senso che Cristo sia, per dir cosl, sollecitato dnl·
')'EWT)'toi:c; yuva.Lxwv) il genitivo non si spiega del tutto sen- l'iniziaciva dell'uomo, cfr. A. Ocpkc, ThWb 11, 68 = GLNT
za un influsso ebraico, dr. Moulcon-Turner, 234; Blass-De- m, 916. - r.Epl: con valore causale, cfr. Blas-Debru~ .s
u,
brunncr 12, S 183. - XÀ.T}'to~ cX.ylo1.ç: il nesso ricorre nel N.T. 22 . - xa-ca.yyÉÀ.ÀE-ca.1.: è attestato ~al
9 1.1 sec. ~.C 1? pot,
soltanto qui e in I Cor. 1,2. Probabilmente esso risente della spesso con significato sacrale (annunzio dJ agom sac~1, pro·
locuzione XÀ.T)'ti) ayla. con la quale j LXX (dr. Ex. 12,16; clamazione della sovraniLà imperiale ecc.); nel ~.T s1 trova
Lcv. 23,2 e passim) rendono l'ebraico miqra' qodeI ( = «as. quasi sempre ncl'a~ezio tecnica di 'annunziare solenne:
semblea santa» ). - xapLc; ùµi:v xa.L ~lpi}v'T) : si uova nell 'in· mente l'evenco compiuto della salvezza rendendolo ~rest
Lesrazione olLre che delle lettere d i Paolo anche delle due (= cX.vayyÉÀ.Àw, à.ita.yyÉÀ.À.W, EÙa.yÀl~oµt) Qw pero il
epistole petrine e in Apoc. lA· La formula riecheggia le e- parallelo con 16,19 impone di int7d~re il verbo nel sen~
spressioni di saluto ebreo-aramaiche dove però accanto a Ia- di 'celebrare' (cfr. invece J. Schn1ewmd, ThWb t, 70 -:
LIJm, 'pace', non figura mai iJ concetto di 'grazia' beosl quello GLNT 1, r90). - x6oµw. : indica qui, secondo un uso el~m­
di 'misericordia'; in Strack-Billerbeck m, 25 è citato a ri- stico passato anche nel giudaismo (cfr. 2 Mach. 3, 12; pnt;,
scontro Apoc. Bar. 72,2: misericordia et pax sii vobis; dr. S11ll. 3 814,32 [età di Nerone]), !"ecumene' , 'la terra abitata;
anche W . Focrster, ThWb H, 409 = GLNT m , 220; Scar· cfr. Mc. 4,8 ; Le. 12 ,30 e passim. . . ,
pat, L'epistolografia cit., 481. - &:nò i>Eov x-.À..: cosl anche 9. À.a.• pEuw : verbo di uso an tico ma pumosto limitato nella
72 Notizie persor111li Rom. r,')-12 73
Èv <tQ 1tVtvµa-.l µou Èv -.@ tuayÀ.~ -.ou vtou mhou, Wç dicando l'evangelo del Figlio suo mi è testimone che sem-
O:SteÀEln-.~ µvElav ùµWv 'itOLOuµcu IO 1taV"tO'tE Ènl 'tWV pre vi ricordo 10 e chiedo continuamente nelle mie pre-
1tpoO'EVXwv µ.ov, Stoµtvoç et 'itWç ì]ST) 1to-.È EvoSwl>i)O"oµat tv ghiere di riuscire una buona volta, se a lui piace, a ~enir<:
'ti;> l>EÀ.TJµCt-.L 'tOÙ l>EOU ÈÀ,l>Ei:V r.pòç uµ~. I I Èmr.ol}w yàp rra voi. n Desidero infatti vedervi per comunicarvi
lSti:v vµà~. LVGt 'tL µE<ta.Sw xcipwµa uµi:v 1tVEVµet·nxòv Elç qualche dono spirituale in modo che oe siate co~ermati,
'TÒ O'TTJPLXl>flvat uµà.ç, I2 'tOV'tO OÉ. ÈO"t"LV VVµitapaXÀT)l>i]- 12 o meglio per consolarci reciprocamente a mouvo della

g~ecità profana ; .n~I N.T. si riferisce sempre all'assolvimenro renza è meno netta fra oÉT)CTLç e itpOCTEVXii); dr. H . Greeveo,
di un dovere rel1g1oso comunque inteso (anche al culto idola- ThWb rr 1 806 s. = GLNT m, 1294 ss. tl in dipendenza da
trico, cfr. r,25). - nvwµa-rl µou: meglio che in senso antro· oÉoµa.L si trova ne1 N.T. solU1nto qui e in Act. 8,22. - iiSTJ
pologico o psicologico (lo 'spirito' dell'uomo distinto dal cor- itO't'É: nel senso di 'ora finalmente', ' una buona volta' è del-
po; cosl Lietzmann, Lagrange, Kuss; si veda invece Schlatter l'uso ellenistico (classicamente si riferisce di solito al pas~
26) andrà inteso come lo Spirito di Dio ricevuto individua!: to) dr. Liddell-Scott, s.v. fiSri. - EvoowDiicroµa.L: verbo d1
memc da ll 'Apostolo (a questa interpretazione si avvicina in uso tardivo e rarissimo nella grecità pxofona; molto frequen-
certo modo l'Althaus, 28: «con tutta la sua umanità e la sua te invece nei LXX; nel N.T. si trova ancora in l Cor. 16,2;
P(!l'SO~a. di cristùm~»); dr. 1 ,Cor. t 4 ,14 dove -.ò 1tVE0µci µov 3 lo. 2 sempre al passivo e con evidente influsso deì LXX. ~
è cspltc1tamente dist.tnto da o voOç µov e nella nostra lettern ~EÀ:fiµa. 't L: è termine di uso raro nel greco profano dove. 11
2!r 5. L'uso di nvEùµa. nel senso corrente di 'spirito umano', significato è per lo più 'co_n~piseza ~ar\e'; nel N._T. 10-
~1 tr?vn .nel N.T. r Cor. 7,34; 2 Cor. 7,:r; I l'hess. 5,23. - dica di norma la volontà d1 Dio (e perciò si trova quasi sem-
wç: in dipendenza da µcip-rvç è usato da Paolo anche in Phil. pre al singolare) ma sporadicamente può anch~ rif~s alla
;.a, r Thess. 2 ,10. Può spiegarsi con l'uso ellenistico di wc;= volontà arbitraria dell'uomo (p. es. Le. 23,25), a1 desideri sen-
~'t {la Vulgato porta quod) per cui vedi Moulton-Turner suali (Io. 1,13) o addirittura alla volontà di Sacana (2 Tim.
137; Blass-Debrunner 12, 5 396; ma non si può escludere eh~
la congiunzione mantenga il suo valore originario (Dio può 2,26 ). . . .. .
n. µE-raSw: con l'accusanvo anuché col genauvo 1~ quanto
atcesrnre 'come' Paolo si ricordi dei Romani), cfr. Lagrange, si dà un rutco e non una parte, dr. Blass-Debrunner , 5 161,
ad l - <XStaÀEli-r~: avverbio dell'uso ellenistico, dr. Lid- 2. - xcipr.aµa.: neJ senso di 'cosa d~nat',. è attestato nella
dell-Scott, Preuschen-B.iuer, s.v. - µvEla.v itOtoùµat: è già in
Plnt., Phaedr. 25~; nel N.T. significa sempre 'ricordarsi di
grecità profana per la prima volta .in Akiphr. ~,17 + ,nel
N.T. indica sempre il dono di Dio, tn senso spe.cifico il ~a­
qualcuno nella preghiera'; cfr. Eph. r,r6; r Thess. 1 ,2. cisma'. - Elç -.6: con ]'infinito non è estraneo aU u.so classico
io. miv-r_?'tE: ?vverbio della xowi} e del neogreco. - Éitl 't'WV ma è molto più frequente nella xowl). Nel N.T. sa trova so-
~powxv: CJ asperteremmo Èv -.aLç itpoO'EVXetL!;. Ma l'uso prattutto in P aolo e nella Lettera agli Ebrei, cfr. Mou~t0i:­
da t1tl con genitivo si può spiegare come indicazione di con- Turner, 142, Blass-Debrunner '\ S. 402,.2.; non sempre il. si-
temporaneità (cosl anche nella lingua classica); dr. Mt. 1,11 ; gnificato finale è chiaramente d1sungu1bile dal consecuuvo,
!1c. 2,26; Aci. II,J.9; Blass-Debrunner 12, § 234. - 1tpOO'EVXii:
e vocabolo raro nelln grecità profana. Nel N.T. indica di so-
cfr. A. Oepke, ThWb n, 428 = GL~T m , 270. - ~"'TJPLX.Di
va.L: nel N.T. il significato metaforico del verbo risente dei
lito la 'preghiera', i11 senso lato. - OE6µEvoç El: quasj sempre LXX ( v-rT)pl~w = ebr. siimaka), dr. Har?cr, Th~b vu,,655.
ne~ N.T. Sfoµa.L a dif~rnza di 1:POO'EVXOl.LO:L indica la pre- 12. 'toii-ro ot ÈCT't'W: solo qui nel N.T. invece d1 'tOVECT~
ghiera fotta per necesma determtnate e concrete (la diffc. per cui dr. B.lass-Debrunner 12, §§ 132,2; x43. - O'Vµ7tapcx.-
74 Il vangelo pottnzn di Dio Rom. r,12-16 75

\laL È\/ ÙµL\I OLà Ti]ç tv à)..À.i)ÀoLc; 'Jtlo-ttwç vµWv 'tE Y.al fede vostra e mia. 13 Non voglio che ignoriate, o fra-
tµov. 13 où DtÀ.w ot ùµeiç &.yvotLv, àotÀ.cpol, <hL 1toÀÀ.cixLç telli, che più volte mi sono proposto di venire da vo~ (e
1tpoEl>ɵl)v ÉÀDELv 1tpòc; ùµcic;, xat ÈxwÀ.vl}TJv èiXPL -cov otvpo, sinora ne sono sempre stato impedito) per raccogliere
iva 'tLVct Xa()'ltÒ\I rrxw xat Év vµLv xa.i>wc; xat Èv 'tOLç ML'JtOi:ç qualche frutto fra di voi come fra gli altri gentili. 14 So-
f~EOW. 14 "EÀ.À.TJO'l\I 'tE xa.l ~ap13&0Lc;, O'Oq>oi:ç 'tE xa.t no debitore ai Greci e ai barbari, ai sapienti e agli igno-
àvoi)-coLç Òq>ELÀ.É'tTjç Elµl· 15 o\hwç ~ ò xa-c' ÈµÈ 1tp6i}uµov ranti 15 e perciò desidero annunziare l'evangelo anche
xa.t ùµi:v -coi:c; Év 'Pwµn EÙayytÀ.lcracrilcu. a voi che siete in Roma.
16 Où yètp t'ltat.axuvoµaL -cò tùcr:yyiÀLov, ouvaµLç yètp i>Eov
ÈO''tLV Elc; O'W"CT)plav 1ta'.V'tt 't~ T.LO"t'EUO\l'tL, 'Ioval~ 'tE itpW- 3. Annunzio del tema: il vangelo potenza di Dio
16 Io infatti non mi vergogno dell'evangelo che è poten·
XÀ.l)l}T)vaL: bico~pst eh~ risale a Platone (resp. 555a), ha- za di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo
pax nel N.T. - 't'T)ç Év à.À.À.T)Àotc; 7tlv"t'EW<;: la fede che si ma-
nifesta. e si concreta nei rapporti reciproci; questo è il senso
delJa smgolare csp(essione, diversa quindi da 't'i'jc; È'V 1)µ.'L'V crocpotç: con uoa certa coloritura spregiativa come sempre nel
1tlCT"t'Ewc;; cfr. Schlatter, 28. N.T. ejuando si accenna alla 'sapienza' pu r ament~ umnna
t 3. ov i1ÉÀ.w ot vµeic; à:yvot'Cv: formula comune deUe lette- (dr. invece al cap. 16,19 l'apprezzamento del O'oq>Òç m quan:
re di Paolo; dr. u,25; r Cor. lo,1; 2 Cor. x,8 e passim. - to dotato di una sapienza che viene dal 'TtVEvµa. ). Si ricordi
ày'VoEi:v: è verbo de!fo XoLvi) usato qui in un'accezione del che "EÀÀ.TJVEc; crocplav STJ'tovcrw (I Cor. 1,22). - &.voi}-toLc;:
Lutto ordinaria; cfr. invece 10,3 dove lo stesso verbo è ado- soltanto qui nel N.T. nel senso di 'incolti'; alttove la parola
perato in un senso specificatamente biblico. - tiOEÀ.q>ol: 'fra. comporta sempre un giudizio etico negativo, dr. Gal. 3,x.
ceJli in Cristo', 'cristiani', secondo un uso metaforico che il r 5. "t'Ò xa-t' ÈµÈ 1tpbi)uµov = i} 1tpoi)uµla. µov. Per il neutro
N .T. ha derivato dal giudaismo (dove àOEÀ.q>Oç= 'ah indica sostantivato nel senso di 1tpol}vµlcr. si veda p. es. Ios., ani. 4,
il correligionario). - axpt 't'OV Otvpo: il nesso non è attesta-
0

8,13. L'uso di xa.-ttÌ con l'accusativo in luogo del genitivo è


to nella grecità profana avanti Sexc. Emp., math. 8,401. - caratteristico della xowi}, cfr. Rengstorf, ThWb v1, 697;
rrxw: l'uso dell 'ottativo nelle proposizioni finali dipendenti Blass-Debrunner 12 , § 224,r; Debrunne.r, u7. Meno chiara
d.a un temp? storico è sconosciuto alla lingua del N.T. che risulta l'espressione quando si voglia intendere -rò xa't' ɵÉ
in. questo s1 conforma alla xowri più schietta e meno lette- nel senso di «per quanto sta in me» (Lagrange, Kus.s); dr:
rana, quella per esemgio di Epitteto, dr. Moulton-Turner, Schfotter, 31. - vµ~: D legge tv ùµtv. La stessa variante Sl
2
~28; B~s-pebrun , § 369,1; Debrunner, 127. Qui però ha in Eph. 3,8 (KDG) mentre soltanto in Gal. r,16 è at~­
il coog1unovo polrebbe giustilicarsi anche classicamente in stato con sicurezza tùayyùll;,oµaL !v, dr. Blass-Debrunner ,
quanto l'azione espressa da itpoEi>ɵT)v si prolunga nel pre- § 29~,4- - tÙa)'.YEÀlua.O'ncr.L: termine tec~o 'recare. l'an-
sente, cfr. Humbert, 232. nunoo escatologico della salvezza avvenuta , nel N.T. s1 tro-
I :t· "EÀ.Àl)O'lv 't'E x~t ~ap$oLç: formula tradizionale per in- va di norma neUa diatesi media (l'attivo solo in Apoc. l0,7,
dicare tutta l'umanità (qui rutta l'umanità non israelirica = 14,6; Act. r6,r7 v. I. D) e costruito col dativo o con l'ac-
'tCÌ fl}vTJ, come in Filone e Giuseppe, si veda però Strack-Bil- cusativo (Gal. r,9) esattamente come nel greco profano.
l erb~c k m, 2~). Si noti come Paolo annoveri tra gli "E)..À.'T')· r6. I versetti 16 e 17 sono la propositio argumcnti della lette-
'VEc; 1 RomaOl come fo nnche Filone, cfr. leg. Gai, 145 ss. - ra. - É1to.Lcr,<vvoµaL: nel N.T. sempre con l'accusativo tranne
IL r:a11gelo potenza dt Dio Rom 1, 16-17 77

'tOV xcxt "EÀÀl'}VL" I ] ÒLXCtLOa\iVTI yàp itEov È'V ClV•4' &.ito- anzitutto e poi del Greco. 17 Io esso la gius~a di ~i
XCXÀV4.'t'E'tClL ÉX 1tlo"E~ E~ itW"tW, xa.Dwc; yÉypcxr.'t'CXL, «'0 si rivela da fede a fede, come sta scritco: Il giusto vrvra
&È. SlxaLoc; Éx r.lcr't'Ewç Z:TicrE-ca.L». di fede.

6,~1. - SVvetµLç yàp i>Eov: cfr. 1 Cor. 1,18: ò À.éyoc; yàp ò in Deut. 33,21: OLX<l.LOO'VVT)V i>Eov btoll'}O'EV ( = c~r. fidqal
't'ou <T'tcxupov 'tOLç µtv cir.oÀÀuµ.ivoLç µwpla ùnlv, 'to[ç St ;hwh 'asa riferito a Gnd ) nel senso cli «governo. d1. Dio». -
<14>~oµÉvLç i)µrv SVvcxµLç DEov ÉO'-cLv. Li definizione del van- In oenerale nell'A.T. la 'giustizia' (ebr. rdaqa) di Di.o accan-
gelo q uale SvvaµLç i>Eov richiama per contrasto Ja definizione to ~ U 'aspeno meramence giudiziario presn~a, specia.lmente
giudaic:i deJla corà quale 'oz ;hwh ('porenza di Jahvé'), cfr. nei profeti e nei salmi, uno spiccato e prem~c ca~ ~t er.:
\Y/. Grundmann, T hWb u, 310 = GLNT rr, 1536. - dc; crw- salvifico. T!ile carattere si oscura nel. legalis?"o d:1 r . a~b1m ma
'tl'};>letv: io Paolo <1W't"r1plet indica sempre la salvezza escato- al tempo di P aolo si ritrova ben chrnro oe1 testi di 9uo:iran,
logi~a e si dis.tingue in linea di massima dalla 'giustificazione' p. es. oel Manuale di disciplina (in rapporco con l~ g1usùfica-
cons 1 de~at _ p1utcos~ come una realtà già presence, cfr. rn,10. zione dell'uomo e la remissione dei peccati come in Rom. 3,
- :r.av'tL •4> manvov·n: costrutto anche classico, cfr. Soph. 21-26), cfr. Huby-Lyonnet, 566. - à'ltoxa.ÀV'lt'tt•CXL: n:l ,N.T.
A1. r5z; Dcmosth. 23,97; Blass-D ebruoner 12, § 413.J. - 'Iou- indica sempre la r~velazion esc.atol?gica. Nella. grectta e.~­
O<Xl4> 'tE 1tPW'tOV xcxt "EÀÀTJVL: questa form ula che ricorna in a·abiblica sol tanto m epoca tard iva ti verbo designa una r1·
2,9 s. abbraccia rutta l'umanità dal punro di vista giudaico velazione non però escaLOlogica (Corp . Herm: r3,~).-: ÉY. 1tl-
("EÀ.l'}VL=~Dvcr; il vocabolario paolino non ha un termine <7'ttwc; Et~ 7tlO'"tt.V: il significnto del ' espr~1on e dtS~u s s<;> .
spec:ifico per indicare nJ singolare il 'pagano') e in certo modo Scarso credito trova ormai la tesi che cons1der.av~ la np~u­
comsponde aJJe classificazioni rabbiniche iiira'el-hagg6iim e zione della parola r.lO"tLc; come un semplice artt6c10 reto~1c
jf1!a'el-t~m6 ha:olàm. Si ba~ p~ròch nonsempre nel N.T. o una ricerca di effetto (Lietzmann, Bauer, Dodd). Oggi le
EÀ.Àl'}v= pagano, cfr. H . Wmdisch, Th\Vb n, 512 s. = interpretazioni più accreditate sono due: I. «dalla fede nl~
G LNT m , 500-504. 1.i;W-rov è omesso dai codd. BG e da fede» significa che la giu~t4a di Di? «richiede per ~tuars1
Marciane (cfr. Terr. Mare. 5 1 13) il quale non riconosceva al- una condizione sola, ma tndispensabile: Ja Ee<le, ~ mira ? un
cuna precedenza ai Giudei nell'economia della salvezza. solo scopo: che l'uomo creda» (Althaus, 35 ); 2. l espr~1onc
l ]. ÒLX<~UVT) yàp aEoÙ: iJ si~fcato dell'espressione è ÉY. 7tl~Ewç EÌ.(; 4.LO''tl.V sarebbe una formul~ r:Uiozau~ se-
quanto mai complesso. Secondo l'incerprecazione oggi comu- mitizzante sul tipo di LXX ler. 9,3: h x.a.xwv El~ xcx,xa, Ps.
~emnr 3mmessa «la ÒLX<XLOaVVT) DEOv è la giustizia di Dio 83,8: Éx SuvciµE(J.)c; dc; SVva.µw, 2 Cor. 2,16: t~ ~va.'toU El.ç
mc~a co~e unit~ di. giudizio e grazia che Dio possiede e 1}6.va.•ov ecc. e signilicherehbe «da una fede mmal.e a una
m~1fesra in prattca in un giudizio di assoluzione; tale giu- fede sempre più forte», nlluderebbe cioè alla .cresota della
SUZta è ancJ:e. una nuo~a vita. che introduce nel regno e impe- fede (Sanday-Headlam, Lagrange, Kuss). Ma s1 può E><7nsare
gna al scrv1z10. Essa s1 manifesta compiucamenre nel giudi- col Banh al duplice significato che la parola >;lO''t'? r~vest
zi? finale>~ (G. ~bre.n, T. h ~ II, 205 = GLNT n, 1267). anche nel N.T. ossia 'fedeltà' (alle promes~) e fede e rn~e
L espressione «g1usuz1a di Dio» al di fuori della nostra let- dere che la giustizia di Dio si r!vcla a m?u de~a ~o fedelta d1
rern (cfr. 3,5 .21,22,25,26; 10,3) è usata da Paolo in 2 Cor. D io ai patti (tale è certamente il senso di 'ltL<T"tLc; 1ll 3,3 e for-
5 ,2 r. .J\ t~sa In complessità del suo significato è arduo - e se anche in 3,25; vedi infra) e per essere accolta nella fed~
forse 1?u1tl7 - v<;>ler stabilire se DEov sia genitivo soggettivo o 0 per suscitare la fede. - xcd)wç yÉypa.1t'tetL: con valore di
a11ctor1s. R1cord1amo che OLXa.LOcruv11 i>Eov ricorre nei LXX conferma è formula molro frequente in Paolo ( 15 volte) e
Ui colpa dei pagani Rom. z,18 79
r8 'AnoxaÀ.Vnn•cu yap òpriì 1'EOv cbt' ovpavov Èitt micrav 4. La colpa dei pagani
&aiBELav xaL àOLY..lav &.vi)pclmwv r.wv • Ì'JV àÀ:r]i)wxv èv àoL-
x8 Dal cielo infatti ]'ira di D io si manifesta contro tutta
l'empietà degli uomini e contro l'ingiustizia in cui essi
cor:risponde aJ rabbinico katub o fifmo sekkatub dr. G.
Scbrenk, ThWb I, 748 = GLNT n, 6I 9. - ò ÒÈ olY..a.1.0:; tx di fuori dell'evangeJo. Secondo lui Paolo descriverebbe qui
r.la'tEWç 1;1'Jcr_E:cx1. qui come in Gal. 3,n è cicazjone di Hab. l'anticipazione nd presente del giudizio escatologico aJ quale
2,4 dove pero 1 LXX hanno h. itl<r-r&:x; µou che sembra pre- soggiaceranno coloro cbe non accettano l'evangelo e «concul-
supp?rre un originale be'emi'màti anziché be'emliniit6.del T. cano la verità n ell'ingiustizia». Il legame, segnato dalla con-
M. (m H_ebr. 10,3~ la stessa citazione s.i legge nel codice D giunzione yap tra il v. 17 e il 18 andrebbe inteso, a giudizio
secondo il testo dei LXX). Il resto di Abacuc aUude a colui del Barren, in questo modo : la salvezza e l'ira sono due aspet-
che per la sua '.fiducia' (o 'perseveranza') sfuggirà alla morte ti della manifestazione della giustizia di Dio, perciò se si di-
c?e ~ncombe_Pr mano dei Caldei (può darsi che il profeta sì mostra l'anticipata rivelazione dell'ira escatologica nel pre-
t~ensca, a G:ud~ come popolo e alla sua sopravvivenza poli- sente, risulta di.mostrata anche lo manifestazione della giu-
tica). L ap? J ~caztone delle parole di Abacuc alla fede giustì- stizia avvenuta nella persona <lei Cristo (tesi assai discuti-
fica~te e v1yi!icame dell'evangelo si spiega con l'esegesi hag- bile, non foss'altro perché secondo il linguaggio b iblico e pao-
gadica .segt11ta da Paolo e con la ferma convinzione di lui che lìno l"ira' non è affatto un aspetto deUa 'giustizia' cli Dio,
la storta veterotestamentaria della salvezza avesse trovato il cfr. Huby-Lyonnet, 566 ss.). Non si discosta molto dal.l 'inter-
suo. compimento in Cristo. Notiamo infine che taluni ese- pretazione del Bauett quella di F. Fluckiger, Die Werke des
getJ anche moderni (p. es. il Kuss r, 39 s.) riferiscono èx n:l- Gesetzes bei den Heiden: Theologische Zeitschrift 8 (r952 )
CT'TEWç non al verbo mA a òixa.1.oc; e intendono: «Il gius~o 28. - òpriì: sulle orme dei LXX il N.T. per indicare l"ira'
per la fede vivrà». di Dio non usa mai i termini dell'epica greca come µi'jvLç e
x8. &.r.oxcxÀ.V'lt'TE'TCXL: «Se ci si attiene al senso immediaco x6À.cx; ma soltanto òpy1} e wµéc;, dr. Stiihlin, ThWb V, 417
delle parole le due rivelazioni di cui parlano i vv. 17 e 18 si = GLNT VIII, 1156. - ci.r~EL0'1 xat ci.SLxlav: nel greco
devono cola~e nello stesso tempo e precisamence nel pre- profano i due termini sono nettamente distinti,cfr. Xenoph.,
s~re. es~atlog1c: la s?ta~ della rivelazione della giusti- Cyrop. 8,8,7: 'itE.pL µbi i)Eoùç àcri~nav, '1tEpt oÈ &.vDpwnwv
zia dt _])10 _e anche Ja rivelazione della sua ira in quanto la àoLxlav. La distinzione cade nell'uso biblico (nei LXX à.SLxlo:
vera ~!tuazio_e dell'uomo quale è descrina nei vv. 18-32 e può corrispondere all'ebr. 'àwon 'peccato', dr. LXX Ier. 2,
c?o pm ampiezza i~ 2,r:-3 1 20 può esser compresa solo a par- 82). Per Paolo è chiaro che la àSLxla sorge dalla deviazione
tire dal momento m cui la giustizia di Dio si è manifestata dell'atteggiamento religioso, dr. G. Schreok, ThWb I, r56 s.
attraverso alla morce in croce e alla resurrezione di Gesù Cri- = GLNT r, 419 s. - &.).T)i)ELcxv : come risulta dal v. r9 qui
sto)> (Kuss I, 52). - ycip: srnndo al Lagrange, ad l. avrebbe ci)..-fii)na va intesa fondamentalmente nel senso 'greco' di 'ef.
v,,.alorc leggermente avversativo; secondo altri (Lietzmaon, fettiva e dimostrata realtà di fatto' (accezione già invalsa nel
Kuss) sarebbe una semplice particella di trascrizione. Invece giudaismo ellenistico, dr. Sap. 6,22). Ma può esservi anche
l~ Scb!at~r, 11 sostiene il significato causale: proprio perché una reminiscenza dell'uso biblico di ò:)..T)i)ELa = ebr. 'emet
l ua di Dio si abbatte sull'empietà idolatrica viene annuncia- nei significaci di ' norma divina' o 'probi tà'. - Xet't'EXÒV-rwv:
to l'evangelo. Più o meno allo stesso modo intende l'Althaus ne.I significat o negativo di 'trattenere', 'forzare ingiustamen-
37 s. D Barrett, 33 s. respinge la «popular exegesis» che ve~ te', 'conculcare' ricorre nel N.T. soltanto qui e in 7,6; cfr.
de rappresentata da l,I8 a 3,20 la condizione dell'umanità al H. Hanse, ThWb n , 829 = GLNT m, 1356 s.
80 La colpa dei pagaili Rom. I ,18-21 8r

Xlct X.a:tEXOV"tWV1 I9 ot6·n 'tÒ yvwa-rÒv -rou l>EoÙ q>ctVEp6v tengono costretta la verità. 19 In effetti quel che di Dio
ro-.w È'J mhoi:ç· Òl>EÒ<; yàp cd.1-.oi:ç Èq>a.vÉpWO"EV. 20 't<Ì yàp si può conoscere è noto agli uomini; Dio stesso l 'ha reso
&.6pa."tct mhou &.nò X"tlvEWc; XÒO""µOU "tOLç 1tOt1\µMw vooù- loro manifesto: 20 i suoi attributi inv isibili - ossia la
µE'llCX xa.l>op<i-ra.t, il 'tE à totoc; mJ"tou OVVCXµtç xa.t 1'Et6'tTjç, sua potenza ete.tna e la sua maestà divina - fin dalla crea-
El<; "tÒ Eiva.t CX.Ù'toÙç à.va."ltOÌ..OYTJ"tOuc;· 2I ot6'tt yvÒV'tE<; "t'ÒV zione del mondo si possono riconoscere dalle cose create
i}Eòv ovx wc; i}Eòv !.oo!;Ma.v ti TJvxa.plo-"t'TJcrcx.v, &.),,,ì..' ȵa."ta.tw- con gli occhi della mente. Essi quindi sono inescusabili
i}TJcra.v Èv -coi:c; otcx.À.oytcrµoi:c; a.Ù""t"WV xa.t Ècrxo"tlo-i}TJ Ti ào-v- .2 I perché, pur conoscendo D io, non l'hanno onorato co-
me Dio né gli hanno reso grazie, ma si sono perduti in
:r9. ot6-rt.=otà. -cov-ro &n è dell 'uso anche classico, cfr. Blass- pensieri vani e il loro cuore ottuso si è avvolto nelle te-
Debrunner12, § 294,4. - 'tÒ yvwcr'tÒV "t'Ou i>Eou: il neutro so-
stantivato dell'aggettivo verbale seguito dal genitivo nel N .T. tanto qui e in Eph. 2 ,To sempre in senso 'religioso'. - voov-
è caratteristico dello stile di Paolo (e della lettera agli Ebrei); µEvo: : l 'uso neotestamentario del verbo collima con qu ello
si tratta di un uso già classico e caratteristico poi della xowTi della xown (e dei LXX) : 'percepire incellettualmente'. Qui il
più elevata, cfr. Blass-Debrunner 12 , § 263,2. y vwe7-t6c; può participio ha valore modale e specifica in senso decisamente
significare tanto 'noto' (Vulg.: quod notmn est Dei mani/e. noeàco il seguente xa.i}op<i"ta.t (hapax nel N.T.) che di per
stum est itlis) quanto 'conoscibile'. Intendendo al p rimo rno· sé non indica sempre una conoscenza intellettuale. - a.totoc; :
do yvwcn6v viene però ad essere sinonimo di q>CX.vEp6v e ne è termine del Linguaggio filosofico prediletto da Filone ; nel
risulta una tautologia (dr. Lagrange, ad l. ). Meglio dunque N .T. ricorre solo qui e in Iudae 6. - i>EtO-rT)c;: hapax nel N.T.
interpretare nel senso cli 'conoscibile' pur avvertendo che È vocabolo ellerustico piuttosto raro, usato anche in riferi-
questa conoscibilità non va concepita in guisa astrattamente mento al culto imperiale. - &.vcx.7toÀoy1}'"t"ouç: composto elle-
gnoseologica: D io è conoscibile in quanto egli stesso si dà a nistico anch'esso di uso raro (primo esempio in Polyb. 9,2!,
conoscere. - L'idea di u.oa conoscenza naturale e indiretta di ro); ricorre nel N.T. soltanto qui e in 2,r.
Dio non si trova nei libri più antichi dell'A.T., meun-e inve- 21. yv6v-tec;: in senso teoretico; ma le parole cbe seguono
ce era assai ciiffosa nel giudaismo ellen istico come nello stoi- ci riportano alla concezione biblica p er cui il ' conoscere', im-
cismo e in genere nella filosofia popolare del tempo. Il testo plica sempre un 'fare'. - Èoo!;o:cra.v : nel N.T. come nel LXX,
biblico più vicino a questo di P aolo è Sop. r3,r-9. - Èv aù- significa sempre 'lodare' 'esaltare', 'glorificare' (mai 'avere una
-roi:c;: riteniamo equivalga a un elativo, dr. Blass-Debrunner 12, opinione' come nel greco profano ). - TJÙxo:plcr"tT}CTa.: variante
§ 220,r . della form a usuale EV)(O:plcr-cT)CTct va per zeugma con wc; i>E6v
20. à6pa.-ca: neUa grecità profana è vocabolo tecnico del lin- (sebbene non manchi qualche esempio di EVXct.PLCT't'ELV -rwo:,
guaggio filosofico. Ne fa uso molto spesso Filone; n el N.T. cfr. Preuschen-Bauer, s.v.). - éLÌ.À 1
È µa."tW~TJCO:V x"tÀ,. : re-
ricorre anche in Col. r,r 6; r Tim. r ,:r7; Hebr. n,r7 . - x"ti.- miniscenza cli LXX Ps. 93,n: 'XVPLO<; ytvWCTXEt "t'OÙ<; ota.À.oyt-
O"EW<;: indica qui l 'atto del creare. Questa accezione ~ no ba crµoùc; 't'WV crocpwv o•t dcrtv µci.•ct tot citato letteralmente in
riscontro ovviamenre nel greco profano (dove x-rlo-tc; vale I Cor. 3,20. Cfr. anche LXX ler. 2,5: Èr.opEV~TjCX\I cmlcrw
'fondazione'), ma neppure nei LXX (dove X"'t'l crLc; è la singola "'t"Wv µa.-.a.lwv xa.t ȵa.-tw~crv - µa.'"t"a.L6w è verbo esclu-
cosa creata o il complesso delle creature} mentre si ritrova sivo del greco biblico (hopax nel N.T. ) usato di regola al pas-
nel tardo giudaismo, dr. il rabb. b"ri'a e Ps. Sol. 8 ,7: &.r.ò sivo (all'attivo soltanto in LXX Ier. 23,r6) col significato di
x-clo-Ewc; yfiç xa.L oùpcx.vov. - 1toLT]µacr w: ricorre nel N.T. sol- ' essere abbandonato alla µa.-ra.té-rTJc; ' ossia alla vanità, alla
Dio pu,,isce i p11ga111 Rom. i,21-24

\IE'toc; aù"twv xapola. 22 cpci.crxov'tEc; E!vcx.L crocpot ɵwptivt>11- nebre. 22 Menu·e dicevano di essere saggi sono diven-
uav, 2 3 X<Xt fiÀ.À.a;av 'tÌ'j\I 06~<XV 'tOÙ àcpt)_tip'tOU i)EoÙ tv tati stolti 23 e hanno scambiato la gloria del Dio incor-
oµol.Wµcx.'tt. Elxovoc; cpi}t;tp'toÙ Ò:'lli>pW'ltOV Y.cxt 1tE'\Et.\IWV xa.L ruttibile con le riproduzioni della figura deU'uomo corrut-
'tE'tpaT.éOW\I xat Èp'm"tWV. tibile, dei volatili, dei quadrupedi e dei rettili.
24 A1.ò mxpÉOwxev a.Ù'tovc; ò i}Eòc; èv ..are; è-mi}vµla.1.c; 'TWV
Y.a.pou7iv a.Ù'tWV dc; c°tx<Xi>apai.a.v 'tOV &:nµtil;,Eo-i)a.1. 'tcX crwµ cx- 5. Dio pullisce i pagani abbandona11doli alle perversioni
't<X <XÙ'tWV t\I aù-.o~, 2 5 ot-.1.vEc; µ E't1) À. a:~v -.i}'ll IÌÀ:f}DE~a.v
24 Per questo Dio, lasciando che seguissero le concupi·
scenze del loro cuore, li ha abbandonati alJ'impurità che
nullit.à. - ot.aÀy~µi:c; : è vocabolo frequente in Filone e nei
LXX, cfr. Ps. )5,6: 'ltaV'tE.ç ot 01.cxÀ.oywµot mhwv dc; >W.- n , r378). Questo mutamento radicale avvenne «quando per
x6v . Nel N .T. significa 'pensieri malvagi' o 'pensieri dubbiosi' la prima volta un tradmtore greco ebbe l'idea di tradurre
(14,r; Le. 24,38). - foxo'tla-0'1"): verbo ellenisùco (da Po- kab6d con o6ç<X» (G. Kittel, ibid.). - &.cpMp-rov : è vocabolo
libio in poi); nd N.T., ccme nei LXX, sempre al passivo. - della xowT) più elevata. - s:v òµ.o 1.wµcx:n Elx.ovoç: «Nel N.T .
àuvvEO"'toc;: vedi il comrnenco al v. 31 . - xapola: nel N.T., !"immagine' è sempre la realtà stessa, la figura rappresentata
ancor più che nei LXX, è l'organo della vjta psicbica dell'uo· cbe si manifesta visibilmence nella sua essenza ... la singo-
mo ( = ebr. lebab, leb) e quindi del suo rappono con Dio il rità dell'espressione consiste nell'accostamento di òµolwµ<X
quale perciò è detto xap&~yvwo-'M)c; (Ace. 1,24; :r5,8). cbe in questo caso significa 'immagine' ed EL>tWv che design.a
22. cp<icrxo'll-.ec;: nel N .T. solo qui e in Aci. 24,9. - èµwpti'll· il prototipo, la realtà stessa rappresentata e la sua .figura»
i>T)O'"CLV: nel N.T . soltanto qw e in 1 Cor. r,20. Il passivo è (G . Kittel, ThWb n, 293 = GLNT m , 177 s.). - cpi}ap"tOu:
estraneo all'uso greco profano. è aggettivo verbale piuttosto recente (da Aristotde in poi). -
23. mt til)...a.ç,Gt\I X'TÀ.. : reminiscenza di LXX Pr. 105,20: 'ltE'TEWWV X<XL 'tE-CpCL1tOOWV xat Èp'itE'tW\I: designa tutto il re-
1}).Àci~a\l'tO 'T'\ÌV o6çav <XÙ'tW\I Év ÒµoLWµ<X'tl. µéoxou e Ier. 2, gno animale come in A ct. lo,n ; lt,6. L'origine prima del-
n: ò oÈ À.<X6c; µou ·hÀ.À.aç<Xv-.o 'TtJV &6çav a.V..où . Per H con- l'espressione sta nel divieto del raffigurare gli animali con-
cetto si può confrontare PhiJo, vit. Jvlos. 2 ,171:: ot 'tÒv àÀ.1")· tenuto in Deut. 4,17 s.
m; l}Eòv x<X'Tcx.À.LitÒ'll-rEc; -roùc; "'ruSwvvµovc; lo11µ Lovpy71cr<Xv 24. 1t<XpÉO<»XEV: 'li abbandonò', 'li diede in balia'. Per indi-
cpl}o.p-.cx.i:c; oÙO'L!ltc; -.1ìv -roù &.q>M.p-cov xa.t à.yEV'li'tov 7tp6CTpT)· rnre il giudizio di Dio sui peccatori, 7t<Xpaol8wµL nel N.T. è
crw Èmq>'l')µluav'TEc;. - &.À.À.aucrw lv: nel N.T . e nei LXX ri- usato oltre che in questa pericope (cfr. vv. 26 e 28) anche in
calca l'ebrako hemir b ~ (nel greco profano il verbo si cosrrui· Act. 7,42 ; cfr. F. Bi.ichsel, TbWb rr, 172 = GLNT u , n 8t.
sce col dativo, col genitivo o con la preposizione i.poc;), cfr. - Èv 'ta ~c; ÈmDuµl at.c;: l'esatto valore della particella ÈV è
Bh1ss-Debrunner 12 , § 178,3. -&6çav: nel N.T. come nei LXX difficile da determinarsi: c'è chi la intende in senso causale
(non però in Filone e Giuseppe) la oo!;CL bEoÙ( = k'b6d jhwh) e chi invece io senso locale come presentazione dello scaco
indica fondamentalmeace la realtà di Dio nella grandiosità e in cW sono caduti i pagani per essersi allontanati da D io, dr.
nello splendore del SUO manifestarsi. li vocabolo oo;CL che Kuss I, 71. tmi}vµlo: nel N.T. ba quasi sempre un significato
nd greco profano «connotava l'idea di pensare e di supporre, spregiativo secondo un'evoluzione semantica avvenutn già nel
atti del tutto soggettivi e qwndi turre le oscillazioni dd pen· giudaismo, cfr. F . Biicbsel, TbWb rn, 1 70 = GLNT IV, .599·
sare e del supporre passa a esprimere l'oggettività assoluta, cix<X1'Gtpcrl<Xv: menrre nei LXX cixaitcx.pcrla. uaduce /um'a e
la realtà stessa di Dio» (G. KitreJ, TbWb n , 248 = GLNT designa anzitutto l'impurità cul tuale, nel N.T. (come ln parte
Dio prmrscc i pagani Rom. 1,24-27

-.ou i),cù tv -~ ~vSu, x«t ÙTE(36.th}l7av xat ÉÀthptwav Tfi ha sconciaco i Joro corpi, 25 essi che banno scambiato
X't'lO"EL 'itapèL 't'Òv X't'lO"av't'a, 8c; Èa't't.V tvÀ.oy7}'t'Òc; dc; 'tO~ il Dio vero con la menzogna e banno triburato venera-
cdwvac;· ò:µ'i)v. 26 SLà 't'ov-.o 7tapÉowxEV mhoùc; ò t}tòc; dc; zione e culro alla creatura anziché al Creatore il q uale è
mii}T) Ò:-rLµlac;· a t "tE yècp i}T}ÀELCXL aÙ't'WV µET'i)À.Àaçav -.'i)v benedetto per J'etern ità. Amen. 26 Per questo moàvo
q'1J<rLxi}v xpi}o'r.v tk 't'"ÌlV 7tapèL cpvaw, 2 7 òµolwç -.E xa.L ot Dio li ha abbandonati a passioni infamanti: le femmine
èip<TEVEç acpÉV"tE<; 't"i)V cpV17LXlJV XPi'iCiW Ti'jc; i>T)À.dac; tçElCQ.V· h anno scambiato l'uso naturale del sesso con quello con-
tro natura 27 e allo stesso modo i maschi, lasciando l'u-
so naturale deUa donna, si sono accesi di desiderio fra
ancbe nd giudaismo elleoiscico) il vocabolo assume una spic-
cata connotazione eLico-religiosa con riferimento soprattutto 1967 (Gottingen 1965) 168 qui 7ta.p6. ricalcherebbe come in
alla dissolutezza morale dei pagani, cfr. F. Hauck, ThWb m, Le. 12,r4 l'aram. mi11; cfr. anche Hauch, ThWb v, 751 =
=
430 ss. GLNT rv, 1291-96. - -.ou ci-.Lµ4l;,t()"i}aL: è stato GLNT rx, 4 90 s. - EÙÀ.oy7}"t'6c;: corrisponde aJ1'ebr. barok;
inteso in senso canto finale quanto consecutivo; ma Ja diffe- nel N.T. non è mai riferito a uomini e ricorre esclusivamente
renza in definitiva non importa molto. Si tratta comunque cli io dossologie. - Etc; 'toùc; alwva.c;: formula caratteristica delle
un infinito epesegetico legato in guisa sintatticamente piut- dossologie, dr. 9,r5; l I,36. a.lwvE<; in questi casi risente del-
tosto labile aJ termine precedente (cfr. r Cor. 10,13) secondo l 'ebraico 'oliim1m e serve solo «a designare più incisivamente
un uso che è tipico della xowfi più elevata e che nel N.T. si dell'ormai sbiadito e logoro singolare il concetto di eternità»
trova soprattutto in Paolo e Luca, cfr. Blass-Debrunoer 12, § (H. Sasse, ThWb J , 199 = GLNT 1, 536). - ciµT}v = ebr.
400,2. CÌ't'Lµai::El7i)aL è nel N.T. l'unico esempio del passivo 'amèn ('è certo', 'è solido') si trova regolarmente a] termine
di questo verbo. - Év a\rto~ : secondo la spiegazione più pro- delle dossologie neotestamentarie, cfr. nella nostra lenern
babile è da intendere come un rafforzativo di -.à 17Wµa-.a 9,5; I.I,36; 16,27.
a\rtwv inteso a mettere in risalto il fatto che la punizione si 26. miilTJ CÌ't'Lµl<Lc;: il genicivo in luogo dell'actributo è co-
compie «in loro stessi», dr. Kuss 1, 72. strutto semirizzame, dr. Blosi>-Debrunner •z, § 165. - ìl1}ÀEL-
25. ohwtc;: in complesso nel N.T . i confini tra l'uso di 8c; _a~: il femminile ricorre nel N.T. soltan to in questo passo;
e quello di Ol7'tL<; non sono ben definiti; 017't'Lc; si trova alla il neutro •Ò l>flÀ.v si legge in Mt. t 9.4 e Mc. 10,6. La scelta
maniera ellenistica soltanto al nominativo singolare e plurale del vocabolo in luogo di yvvai:x.tc; è intesa con ogni verosi-
e, come spesso nello xowr'J (e nell'antico ionico, cfr. Hdt. 2, miglianza a mertere in rilievo l'aspetto sessuale: ' le femmine'.
99). appare talvolta in luogo di &;; qui però l'uso del pro- - xP'iicnv: unico esempio nel N .T . nel senso di 'rapporto
nome è ' regolare' in quanto si riferisce a un sostantivo §ene- sessuale'. La condanna dei pervertimenti sessuali dei gentili
riço e ha valore cnrarterizzante, cfr. Blass-Debrunner , §5 era un motivo ricorrente nell'apologetica del giudaismo; dr.
64,3; 293. - µE't'i')ÀÀ.açav: hapax nel N.T. Per la costruzione le testimonianze in Kuss 1, 73 s. - tlc;: classicamenre si di-
con Èv vedi sopra al v. 23. - ò).T}i}ELa.v : anche qui come al rebbe np6ç.
v. I8 è la realtà di Dio palese nella natura e contrapposta al- 27. ap<rEvEc;: forma normale nella XOLvTJ {attico èippEVEc;). Per
lo o/tùSoç, ossia all'idolo. - ÉO"Ef3<iai}l)O'av: hapax nel N.T .; l'uso di èipO'EVE<; io luogo di avSpEc; cfr. sopra a proposito di
so~ruice oi(3µa~ nelle forme non derivate dal presente. i>fiÀEL<XL. - l~txav()"i}7 : hapax nel N.T. - opÉ~EL : hapax
Qw regge per zeugma il dativo. - 7tapa : con valore esclusi- nel N.T.; è vocabolo attestato in rutta la grecità. - ci.ax11µoav-
vo; secondo J. Jeremiils, Le parabole di Gesù, ed. it. Brescia VT)v: qui per la prima volta nel senso di 'ano turpe'; nel
86 Dio p1111isce i pagafli

tlT)CTClV Èv 'tTI òpéçtL aÒ'tWV tlç àJ,)..i')À.ovc;, èiputvtc; Èv ap!TECTLV loro e banno compiuto atti rurpi, uomini con uomini, ri-
't'Ì)V ctCTXT)µcxrVVT)V XCl'tpya~oµvL xal -r'Ì)v clV'tLµLCTDlav fiv cevendo così in se stessi la ricompensa dovuta alla loro
ÉOEL -rijc; nÀ.dVT)<; a.Ò'tWV ÉV Èav-.otc; &.n:oÀ.aµ'3ci.vov-rtc;. 28 aberrazione. 28 E poiché non hanno voluto attenersi al-
xat xatìW<; oòx Èooxiµacrav -.òv tìtòv EXELV Èv tm:yvWcrtL, 1ta- la conoscenza di D io, egli li ha abbandonati alla depra-
ptowxtv aò-roVc; ò ih:òc; dc; àSoxqiov vovv, m~i:v -;à µT} xa- vazione del senno onde essi banno preso a fare ciò che
lHixov-ra, 29 7tt7tÀ.TJpwµÉvovç nclcrn &.xl~ 1tOVT)plq. 1tÀto· non si deve, 29 pieni di ogni ingiustizia, malvagità, cu-
vt!;l~. µECT'tOVt; cpl>ovov q>ovov EpLOOt; ooÀ.ov XClXOT)l>Elac;, \j>L- pidigia, malizia, saturi di invidia, di omicidi, di contese,

N.T. si rrova ancora in Apoc. 16,15 nell'accezione di 'parte 956 = GLNT u , 1056; un caso particolare è forse, 1 Cor.
vergognosa'. - XCl"tpya~oµvL: composto di uso aotico (So- 2 J. 6b). - 1t0LELV: per jJ costrutto dr. Act. 7,42: 'itClPEOWXE\/
focle); nel N.T. è adopt.rato :;oprarrutto nella oostta lccrera a.Ò'toùc. À.a.-cptuELV -rfl cr-:pa-rLq. • ov oùpavov. }-'infinito ;to.i:~
e in 2 Cor. tanto in bonam quanto in malam partem. - civ'TL- ha valore consecutivo, cfr. Blass-Debrunner 1- , § 392,3. - µri
µLcrtìlav: vocabolo non attestato nel greco profano e nei xaD1)Y..o\/-.a: mentre nella lingua classicn la distinzione fra
LXX: ricorre nel N.T. solo qui e in 2 Cor. 6,13 (dove signiE- l'uso di oùx e µTi è piuncsto complicata, nella xowii deJ N.T.
ca 'remunerazione' in senso positivo). Al tri esempi si hanno la t:ipartizione è oett:i: ovx nega l'indicativo; µ1) gli altri m~· 11
scJtaoro nello 2 Clem., dr. H. Preisker, T hWb TV, 707 = di compreso l'infinito e il p:micipio, d r. Blass-Debrunner ,
GLNT vu, 372 s. - n)..&_vT)ç: l'uso dcl vocabolo in riferimen· § ~2 6. - xal11)xov'ta : hapax nel N .T . va inteso nel senso cor·
to nll'aberrazione religiosa e in particolare all'idolatria dci renre e popolare, non nel significato tecnico della 6Josofin
pagani è caratteristico dci LXX, cfr. Ier. 23,17; Sap. 12,24. stoica.
28. xatìwç: come il semplice wç ha qui valore giustificativo; 2 . à.oi.xlq., 7tOVT)plq., 1tÀEov!;
9 l ~, x~q. :. la _suc ~ s~ i o ne di
cfr. r Cor. 1 16; 5,7; BJass-Debrunner 12, § 453,2. - Èooxlµa- questi termini presenta notevoli vom1zton1 !le' codio _e nella
cra.v: con l'infinito vale 'ritenere necessario', cfr. Ios., ant. 2, tradizione indiretta. D G P hanno 1topvl~ m luogo di itOVT)·
l 76: -rà. µÈ'J ovv 6véµa'ta OT)À.Wa°aL -rou'twv ovx Èoxlµa~v p'4: 'l' ha invece 1to pvtl~ a mo' di aggiunta. È di.flicile indi·
xal µciÀt.CT"'tet SLà. -.-i}v ov<r1:0À.!a.v a.ò-.wv (allude ai nomi dei viduare un ordine qualsiasi ndla d isposizione delle parole
figli di Giacobbe). - EXEW Év Èmyvc.:xrn: per il costrutto dr. quale ci è arrestata dalla tradizione più autorevole (dr. p. es.
Thuc. 2,65 ,3: ot l;uµmZ.'lr.E<; Èitaooav-:o Èv opyfi itxov•tc; aò- Kuss 1, 78-80). Secondo il L:igmngc, ad l «entrc l~ d~x p~e­
-CO'll. Secondo alcuni È7tlY'JWCTt.c; indicherebbe qualcosa di più mièrcs couples il y a plutòt decrescendo car àoLxLa 101usuce
della semplice yvG>cri.c;, dr. Kuss I, 77; Huby-Lyoonet, 571; positive est pire que itÀEovtçla. cupidité, avarice que peut
di parere diverso è il Bukmann, Th Wb r, 707 = GLNT u, ccnduire à l'injuscice et -.:ovT)pla., malice exercée est pire que
508-10; certo è che negli scritti più recenti del N.T. e in xaxla disposition au mal». Secondo C. H arder, ThWb VI,
quelli dei Padri apostolici b parola assume ua valore quasi 565 Ja noVT)pla sarebbe una conse~u.za ~ ela 'itÀtovd;to: i;.ln
tecnico per indicare Jo conoscenza di Dio, cfr. Bultmann, posposizione di quest'ultimo termme s1 spiegherebbe con I in-
ThWb 1, 707 = GLNT 11, 509 s. - ciooxLµov: si noti il gio· tento di distinguere in qualche modo ~ovT)pla. e .xa~l Non
codi parole con tooxl!.1aaav. - vovv: neJ N.T ., eccezion fat- si vede però quale dillerenza po.ssa s~1r .er o~b e 1 et1.v~ m em
ta pec Le. 24'45 e Apoc. 13,18; i7,9, ricorre sol tanto negli fra i due termini. Nei LXX xaxLa è smon1mo d11tOVTJPL<X. (dr.
scriLti paolini. Come nel greco popolare il termine è privo di LXX Iud. 9,56 s. dove il cod. A porta xa.xla. e B noVT)pla. e
precise caratteristiche concctcuaJi (dr. J. Behm , ThWb rv, inoltre W. Grundmann, ThWb r.u, 484 =
GLNT rv, 1443).
88 Giudei e pagani davo11t1 al giud1vo di Dio Rom. r ,29-2,I

Ì}vpw-r&.ç, 30 Y.a-raÀ.6:À.ouc;, lkou-r-vyELc;, v~pLO"'tcX;, V'l'tEpl)- di inganni, di malignità, denigratori, 30 maldicenti, ne-
q>avouc;, à),a~òvc; Èq>EVpE-rci.c; xaxwv, yovEiiO"Lv ànEL1>ELc;, mici di Dio, violenti, superbi, millantatori, fecondi nel
31 rurvvi-.ovc;, rurvvÌ}É'tovc;, rur-r6pyovc;, cXVEÀETJl.10\ICic;' 32 male, disobbedienti ai g<'nitori, 31 dissennati, infidi, sen-
ohwEc; -rò OLxalwµa -rov i}Eov Ém yv6v-rEc;, lh~ ot 't'à -roLaii- za amore, senza misericordia. 32 Essi sanno bene che,
-ra 'ltp6:0"0"0V'!Ec; a;LOL i}av&.-rov ELO"lv, ou µ6vov <XÙ"tà 1tOLOii- per sentenza di Dio, chi si comporta in questa manjera
O''L\I àÀÀà xat CTV'\IEVOOXOUCTL\I -rote; 7tptLO"O"OVO'L\I. è meritevole di morte eppure non solo agiscono in tal
w
2 ALÒ ò:vanoÀ.éryT}-roc; El, &wpwm: nCic; ò xpl\IW\I' È\I 4> yà.p modo, ma approvano chi fa altrettanto.

6. Giudei e pagani uguali davanti al giudizio di Dio


- Y.ctltO'l"Ji)Elac;: hapax nel N.T.; ricorre anche in testi profani
nelle elencazioni dei viz.ii. - tJit,i)upr.CT"t6:c;: 'sussurroni' vo- 2 Perciò, o uomo, che presumi di giudicare, chiunque ru
cabolo di uso raro, hapax nel N.T. I lessici non registrano
esempii anteriori a questo nel senso di 'calunniatore'. Il ver-
bo l)>LiupC~w nel senso di 'calunniare' è invece già attestato giosa' che assume nei LXX (cfr. Sap. 5,8; Prov. 2r ,24; Hab.
in LXX Ps. 40,8. 2,5; 4Mach. 8,x9 ). Per l'accostamento di ò:À.as~" e V'ltEpTJ-
30. xa-ra.ÀaÀ.ouc;: hapax nel N.T. Non se ne conoscono esem- cpa\loc; (e dei sostantivi derivati) si veda p. es. los., bell. 6,
pii anteriori; nella grecità profana non compare prima dcl In 172; 35,5. .
secolo d.C. - Ì}EO<T-ruye.tc;: nel greco ordinario ba senso pas- 31. rurvvÉ"touc;: si noti l'allitterazione. Nella sua acce2LOne at-
sivo ' odiati da Dio' ; ma a un elenco di colpe parrebbe adat- tiva il vocabolo indica un difetto di intelligenza accompagna-
tarsi meglio un significaco attivo (Cipriano: Dei osores) can- to da una deficienza morale; compare in an elenco di vizii
to più che l'astratto tkocr-tvyla. si trova in senso chiarameme anche in Dio Chrys. 2,75 e associato ad &aU\ll}E"tOc; in papiri
arrivo io I Clem. 3.5..5, cesto che riecheggia l'elencazione del di ecà bizantina, dr. Preuschen-Bauer, s.v. - M-wi)hovc;: nel
nostro passo. La Vulgata interpreta in senso passjvo (Deo significato di ' infido' risale a Demosth. 19,136. Nel N.T. è
odibiles) e così intendono anche taluni moderni (Lagrange, hapax. - Ò:0"-.6pyouc;: vocabolo ellenistico di uso raro. Nel.
Schlatter, Kuss ). - Ù'7tEpT}q>ti\louc;: propriamente Ù7tEp1]cpavoc; N.T. si trova solo qui e in 2 Tim. 3,3 in un altro elenco di
significa 'distinto', 'iJJusue', ma ben presto è invalso nell'uso qualità negative. - Ò:\IEÀE1}µo\la.c;: nel N.T. soltanto qui e in
il senso peggiorativo di 'superbo', 'arrogante', che è esclusivo Tit. 1,9 (vJ . 460 ). È abbastanza comune invece nei ~do­
nel greco biblico. La collocazione in questo elenco di Ù'JtEpTJ- ve corrisponde quasi sempre a 'akzari e talvolta a ak t' r~1ft e
cpa.voL tra U~pLO"W.l e aÀ.asÒ\IEç corrisponde al significato del 'akzàr, cfr. Bultmann, TbWb n, 484 = GLNT m, 42-1-.
vocabolo: lo vmpT}cpa\loc; infatti sta a mezzo tra chi pratica 32. OLxalwµa: vocabolo dal significato singolarmente com-
la violenza in spregio di ogni diritto divino o umano e il va- plesso (cfr. il cap. 5); qui il senso oscilla fra 'ordinamento',
no millantatore. L'accostamento di ufjp~O"'tTJc; e U'ltEpl}q>a.voc; 'disposizione' e 'sentenza', cfr. G. Schreok, ThWb Il, 225 =
non è raro, e&. Bertman, ThWb VIII, 526. Per l'associazione GLNT TI, 1317. - 'ltpciC"O"o\1-rEc;: la forma nptiauw è normale
di V1t'PTJCf'<X\loc; ad à:À.cxl;wv cfr. il lemma seguente. - à.À.asO- nella xowr1 mentre l 'attico ba, com'è noto, 1tpa-r•w.
va<;: 'che presumono di sé più del giusto'. Ricorre nel N.T. 2.x. L'apostrofe all'interlocutore, .facile espediente dci pre-
qui e in 2 Tim. 3 ,2, dove pure è sttenamenre unito a Ù7tEpTJ- dicatori di ogni epoca, era caratteristica della diatriba stoica
q>a\loL in un analogo elenco di qualità negative. È probabile e in genere degli oratori popolari del tempo. L"uomo' cui
che il vocabolo vada qui inteso nella speciale accezione 'reli- Paolo si rivolge è con ogni verosimjglianza il Giudeo menzio-
90 Giudei e pagani d1111anli al giudhio di Dio Rom. 2,1-4

xplvELc; 'tÒV hEpov, O"Ell.U'tÒV Xll.'ta.xplvELc;, 't&. yà.p a.1hà sia, sei inescusabile; mentre infatti giudichi gli altri con-
?tpa<TO"ELc; ò xplvwv. 2 d'l8a µEv 8è: O'tL "t'Ò xplµa 'toù l>EOv danni te stesso che fai le stesse cose, proprio tu ch e giudi-
icr'tW xa'tà. àÀ1)1>ELaV htl "toùc; 'tà 'tOL<XÙ'ta 1tpci.crcrov'ta.c;. chi. 2 M a noi sappiamo che il giudizio di Dio, conforme
J Àoyl~n Sè: ..-oV'to, w &vi>pumt: ò xplvwv 'toùc; 'tà 'tOLa ihet a!la norma della verità, colpisce chi commette tali azioni.
1tpacrcrov'taç X<XÌ 1tot.WV av't&., Ò'tL c1'Ù Èxq>EVçTI 'tÒ xplµa. 'tOÙ J E tu o uomo che giudichi coloro che agiscono in questo
1'EoÙ; 4 -n 'tOV nÀcU'tOV 'ti'jc; XP'l1CT"tb-cT)"t'Oç CtV'tOU x.at 'tfjç modo, mentre ru fai lo stesso, pensi forse che sfuggirai al
à voxiic; xat -rfjc; µa.xpoi>uµlac; xa.-a.cppovEi:ç, àyvowv o 't"t 'tÒ giudizio di D io? 4 O ppure misconosci la ricchezza della
sua bontà, d ella sua pazienza e della sua longanimità e
jgnori che la bontà d i D io vuol condurti a penitenza?
naro esplidtamenre aJ v. r7. - 8L6: 'pertanto'. Ma è difficile
precisare il legame che questa particella stabilisce con qllilmo
precede. L'interpretazione più attendibile ci pare questa: se xpl<rLc; secondo una tendenza generale della xoLv1J (cfr. 9, 3 :
i p agani sono inescusabili perché peccano con piena avverten- ò:v&~Eµa e Blass-Debrunner 12, §§ r3.109,3). Nel N.T. il vo-
za (1,2os.), il Giudeo che si impanca a giudice e quindi ap- ci:iboJo indica di solito la sentenza sfavorevole, la condanna. -
prova il giudizio di Dio sui gentili è anch'egli inescusabile ò:À.1)i>ELa.V: qui i n senso 'greco' = verità oggettiva.
quando commette le stesse azioni cui von ebbe dare addos- 3. À.oylsn: verbo prediletto da Paolo; indica qui il raziocinio
so. - 'lt<iç ò xplvwv: il participio dopo mie; nel N.T. è prece- presuntuoso che non vuoJ sottomettersi b Dio, cfr. H. W.
duro sempre dall'articolo; il costrutto, considerato da molti Heidland, ThWb rv, 290 = GLNT Vl , 773. - ÉxcpEu;11: il
semitizzante, «in itself is normal popular Grcelrn (Moulron- N.T. ignora il futuro dorico cptuçouµaL.
-Turner, 316). - Èv ~: Ja sussunzione del dimostrativo nel + XP'l1C1'tÒ't1')"tOç: nel senso di 'bontà', 'mitezza' è attestato già
i-elativo è normale anche nell'uso classico; Èv ha qui un signi- in Iseo e Aristotele (vedi i lessici); in riferimento a Dio si
ficato tra locale e causale. - E'°tEpov : in linea di massima la rrova per la prima volta in LXX Ps. 30,20; nel N.T. ricorre
differenza tra &À.Àoc; e hEpoc; tende a scomparire nella xow-11. soltanto negli scritti paolini: n , 22; 2 Cor. 6,6; Gal. 5,22;
=
Qui però hEpoc; b nÀ.T)crlov ossi.a 'il prossimo', ]"altro' Eph. 2,7; Col. 3,12; Tit. 3A· - &.voxijc;: vocabolo ellenistico;
l"inre~ocut dell'io' e in tal senso si uova già nei classici: ricorre neJ N.T. soltanto qui e in 3,26. - µaxpot>uµlcu;: di
~· es. m ~emosth. 34,12 s. - xa'taxplVELc;: nel greco classico uso raro e tardivo nella grecità profana, acquista un signifi-
s1 costruisce con l'accusativo deUa persona e il genitivo della caco teologico nei LXX in corrispondenza di he' enk 'ap e
cosa, oppure col genitivo della persona e l'accusativo e l'in- 'erek 'appajim (letreralmente 'ritardare la propria ira'); nel
finito deUa pena; nei LXX e neJ N.T. si ha l'accusativo della N.T. indica quasi sempre la misericordia di Dio o del cri-
persona e il dativo della penn. T ale uso è attestato anche sti ano. - -rò XP'TJCT"tÒV °\'OU i)EoU = Ti XPTJCT'\Ò't'l')c; \ OV i)Eoù:
aJrrove nello xowT) dr. P . Buchsel, ThWb m , 953 = GLNT l'uso del neutro sostantivato con valore asuatco proprio del-
v, 1}02. Si noti la paronomas!o xplvELç-xa•axplvELç. la xowTi più elevata: nel N.T. è tipico deJlo stile cli P aolo,
2. oL8a.µEv: normale nella Y.OLVTJi le forme deUn vecchia co· cfr. Blass-Debrunner 12 , § 263 ,I. - µE-rcivoLa.v: vocabolo raro
niugazione sono attestate nel N.T. soltanto in Act. 26,4 (l:ua- nella grecità classica, più &equente nella XOLvTJ. Nell'uso pro-
cn) e Hebr: n,17 (LO"-tE). - 8É: la varianre y&:p (Vlùg.: enim) fano ha due significati: 1. mutamento di mentalità; 2. penti-
attestata già nel cod. S va probabilmente considerata lectio mento. Comincia ad assumere il senso di 'conversione reli-
facilior. - xplµa: forma cUenisrica dell'antico xpE~µa (Aesch., giosa' nei LXX. Nel N.T. µna.voÉw e ~-rcivoLa so?o le fo.r~e
suppi. 397 ). La vocale breve si deve all'analogia con quella di in cui viene concepita «l'antica idea delln conversione relig10-
Giudei e pagani davanti al giudizio di Dio Rom. 2 14-8 93
XPTlCT'tÒ'll 'toù ikov Elc; µE'tcivoLci.v <7E lX.yEL; 5 xa'tà St 't'Ì)v 5 Con la durezza del tuo cuore impenitente tu accumuli
<7XÀ.T)p6'tT}'tci. uou xat àµE'tCl'VOTJ'tO'V xapolav ~uaplè;ELc sopra di te la collera divina per il giorno dell'ira in ~
<7EaU't~ ÒPYIÌ'll tv T)µip~ òpyilc; xal. à.7toxalU1jm...,c; OLXaLo· si manifesterà il giusto giudizio di Dio, 6 il quale dara
xpwlac; 'tOV l>EOÙ, 6 oc; «Ò:7toOWa-n Ucr't~ XCl'tcX 'tcl Epya a ciascuno secondo le sue opere: 7 la vira eterna a colo-
aÙ'tOÙ» 7 'to~c; µÉ'll xal>'ù7toµo'lri)v Epyou ò:yal>ov Sot;av xaL ro che, perseveranti nel fare il bene, aspirano aUa gloria,
'tLµT)'ll xat àqii>apcnav è;T}'toi:iO'w, swÌJ'll ai.WvLov· 8 'te~ oÈ all'onore e all'immortalità; 8 l'ira e lo sdegno a coloro
tt; tpd)Elac; xat Ò.TCELi>ov<7L tjj àÀ.T}i>El~ ;mi)oµivoi.c; St Tfi che, succubi del loro egoismo e ribelli alla verità , servo-

so-mornle» (J. Behm , Th\'V'b rv, 995 = GLNT vu , rr72 ).


5· CTXÀ.T)pÒ'tT)'ta: vocabolo classico (primo esempio Amiph., (pyov à:ya~ov è una sorta di genitivo og~ti, dr. Bla s~­
or. 3,3.4), rnro nei LXX, hapax nel N.T. - à:µnavo'l]'tov: Debrunner 12, § 163. - ·nµ1Jv: è usato per md1car~ la co n~1-
hapax nel N.T. ; è usato soprattutto nella :X.OLVTJ dell'età .im- zione escarologica degli eletti anche al v. lO; moltre m
periAle dove r.korre per lo più con valore passivo; w1 esempio 1 Petr. l,7: g7tO:LVO'V xo:t oo;o:v xc~ 'tLµ1Jv: I~ H ebr:. 2,7
notevole di s1rrnlncaro attivo si ha in Epict., diss. fr. 25: où- 00;11 xat 'tLµ:ft sono riferiti al Cristo in una c1razo~e dt LXX
oÈv liypLOV Op~<7cx.; CÌ(..tE"t'Cl\IOT}'tOc; xa.l Ò:VEul>vvoc; OLO:YEV1)0'TJ, Ps. 8,5 s. - &.q>DapO"lcx.v: è V<)Cabolo .d~la xowfi p1u. elevata:
dr.]. Behm , 1hWb 1v, 1004 = GLNT vn, u96. - -0T}O"cx.v- Nel N.T. è usato per indlcare la cond1z1one escatolg1~ de~l 1
plsE~c;: verb.o e l .lerfistc~, qui in senso traslato; nel suo signi· eletti oltre che qui in Eph. 6,4 e 2 Tim. I,lO : - sWTJV. cxtw-
fi cato proprio s1 trova in I Cor. r6,2; 2 Cor. 14,1 2. - T)µt- \ILO\I: locuzione sporadica nel greco profano; ricorre nel LXX
p~ 6py~c;: r, isaJ~ .. al veterotestamentario «giorno dell'ira di per la prima volta nel testo escatologico di Dan. 12,2. ( =;:
J ahvé» 1om ap / hw!i (Soph. 2,3). Nel N.T. l'espressione ri- ebr. hajjé oliim) ed è molto frequente nel N.T. sempre in ri-
corre soltanto qui e in Apoc. 6,17. - Ò:.7toxaÀ.v\)IEwc;: vocabo- ferimento alla «vLta eterna» donatn da Dio; cfr. Bultmnnn,
lo non classico piuttosto raro nella grecità profana (tardivo ThWb 11, 865 = GLNT m , 1451 s.
e di origine orientale ne è l'uso reologico 'pagano', dr. A. 8. EPL~lac;: vocabolo di uso raro nella grecità profana, estra-
Oepke, TbWb m, 573 = GLNT v, rn2). Nei LXX ba di neo ai LXX ricorre nel N.T. ancora in 2 Cor. 2,10; Col. 4,20;
solito valore traslato. Nel N.T. designa sempre la 'rivelazio- Phil. l,17; ' 2, 3; lac. 3 1 r:·P~ _De~iva da ~pLDEvw,:s<?lC a~­
n~' ~scatolip. -: ~Lxat_op<r.;: composto di stampo elle- tivicà remunerate' e qumdi significa anzitutto I amvtta .e ~
rusuco (cfr. 1 cermm1 pol1b1ani OLxatooocrla, xaxoxptnla), non contegno dd salariato', eppoi l"agire con intrighi e. pr~s;1ou
at~so avanti la lenerarura greco-giudaica, iodica la pro· illegali', 'agire esclusivamente in vista d~ l P.ro~t individua-
pnetà del SlxaLoç xptTi)c; ossia il retto giudicare (non coin- le'. Ma in generale ÈptDElcx., come parola 1ng1uriosa «non è un
cide quindi con 5lxc.ua xpl<nc;). È vocabolo di uso molto ra- termine fisso e univoco, ma un'espressione complessa della
ro, hapax nel N.T. (io 2 Thess. I ,5 è lezione deteriore). Sui lingua parlata» (F. Blichsd, _ThW? 11 , 658 :== G LNT Ili ,
v.v. 5,6 si può vedere lo studio recente di A. Maddalena, Il 900). In questo e negli alm passi del N.T. 11 v?cabolo va
gr.omo .d~la c?llera e del giudizio in Paolo, Rom. 2,5-6: Ri- inceso con ogni probabilità in senso nffatto gcner.1co. L'acce-
v1s~n ~1 1sti;iz1one e filologia classica mo (1972 ) 5-23. zione di 'alterco' 'litigiosità' (VuJg. : ex co11te11t1011e) soste-
6. Be; <XT.OOWO'EL X'tÀ.. : cfr. LXX Ps. 61 ,13: 5'tt O'Ù ilnoownLc; nuta dall'eseoesi 'antica e da qualche moderno (Lietzmann,
xtl.O"' l~ xo:'ta "t'Ò. (py<X cx.ù'toù e Prov. 24 1 12 : Se; &.7toolowµL Laorange, K;ss) appare qui troppo ristretta e poggia in d~6 -
ÈXcXO''t<f) XCl'ttl 'ttl ~pyo: CXÙ'tOV. ni tlva su una falsa derivazione di EpLDdcx. da ~ ptc; . - Duµoc;:
7. 'toi:c; xcxll"'v'ltop.ov1}v: per il costrutto vedi nota a r ,15. - nel N.T. significa sempre 'collera'; in Paolo soltAnto qui 'col-
94 Giudei e pagani davanti al g111dhdo d1 Dio Rom. 2,8-i; 95
àoLxl~. opyi'J xa:t i>uµ.Oc; 9 i>Ài:\)!Lc; Y.aL CT'tEvoxwpla: E'T::L -n:à- no all'ingiusrizia; 9 tribolazione e angoscia per ogni a-
cra:v \)iuxi'Jv à.vl>pwnou 'toù xa•Epya:soµÉvou 'tÒ xa:x.6v, 'Iou- nima d'uomo che fa il male, per j} Giudeo anzitutto e poi
oa:lou 'tE '11:PW'tOV xa:t "EU..T)voc;· ro o6E;a: OÈ xa:t -nµi) xat per il Greco; 10 gloria, onore e pace per chiunque fa il
dpi)V'I") itav• L -r@ Épya:~oµiv -rò ciya:i>ov, 'Iouoa:lw 'tE npw- bene, prima per il Giudeo e poi per il Greco, I I poiché
-r~v xa:t "EÀÀT)vL· I I où ycip È<T'tLV 'r.poC1 W it OÀT)µ~la: 7.a:pèt D io non ha riguardo alle persone. i2 Tutti quelli che
-r~ l>E<fl. 12 éScroL yètp civ6µwc; i}µap-rov, civ6µwc; xa:t cbtc- hanno peccato senza avere la legge periranno senza la
Àoùv-raL· xat OOOL Év vo µ ~ nµ a:p-rov, &èt voµou XpLi>i)crov-raL· legge e tutti quelli che h anno peccato conoscendo la leg-
J 3 ov yàp ot &xpoa:'ta:t voµou OLXCX.tOL -n:cx.pà 'tW i>Ew Ò:ÀÀ' ge saranno giudicati secondo la Jegge. 13 Infatti non
1

cL 1tOLT)'ta:t v6µou OLXCX.Lwl>i)a-ov-.at. 14 éha~ yà.~ Éi>VT) coloro che sentono parlare d ella legge sono giusti di fron-
te a Dio, ma coloro che la osservano saranno giustificati.
!era divn~'(cfr. invece Apoc. 14,10.19; 15,1.7; 16,r.19; 19,
15). P~r I acost~.e
ot o 6~1) e wµOc; dr. Eph. 4,J1; Col. ,
3 modo già nel presente; dr. I -t, 17.
8. Fra 1 due termiru «non v1 è differenza oggettiva» (F. Biich. 1.1 . itpocrw'ltoÀ.11µo/lcx: non è arrestato prima del N.T. ma è
sei, Th~b = rn, r68 GLNT rv, 592). Si noti il cambio dj probabile fosse già in uso nel giudaismo ellenistico ( il Lletz·
costruzione (oratio variata) dnl v. 7 ai vv. 8 ss.: ~li'acust­ mano lo ritiene invece un conio di Paolo). È formato sull 'e-
vo succede l'indicativo che soLtintende un ECT'tetL, dr. Kuss 1, bra ismo Àa:µ~<X.vrn1 'ltp6crw-n:ov, calco di naJa panim che nei
96; Blnss-Debrunoer 12, § 469. LXX significa 'trattare con parzialità' (cfr. p. es. LXX Le:;.
9. l>Ài'1tc; xat ~'tEVowplcx. .: l'accostamento dj i>Ài\)!Lc; e <T'TE- 19,15; Ps. 82 ,2 ; Ecclus 4,22).
voxwplcx. (e de1 verbi cornspondenti) è frequente anche nel n. civ6µwc;: avverbio attestato già in Euripide e Tucidide.
greco profano: esc:mpu in H. Schlier, TbWb nr, l o
4
= Col significam cli 'indipendememence dalla legge', 'ignornn·
GLNT rv, 518. Nei LXX i>Àlf3w e i>Ài:\)ii.ç sono comunissimi do la legge' si trova p. es. in I socr. 4,39: 7t<Xpa. À a:~oùcrx yàp
~cl nostro passo, come in 8,35, non è possibile stabili.re u n ~ 'tovc; " EÀ.À.TJVetc; &.v6µwc; ~wv 'ta. c; e Ios., Ap. 2,15,1: >twv
rufferenz: fra l>Ài:\)11.c; e <rnvoxwpla:, dr. Benram, ThWb VD, &.v6µwc; xa:t à.'tax<twc; ~ov'tw. Nel N.T. ~ hapax. - fiµa:p-
607 · - -n:a cr~ \)lvxTiv: Ja stessa espressione si trova nel N.T . -rov : nel greco profano à.µa:rr-civw significa 'mancare il se-
olrre che qui in 13,1 e ìn Act. 2,43; 3,23. Secondo il Lagran. gno'. poi 'fallare' e 'far torto'; nel N .T . (come nei LXX) è
g;, ad I.: «~'st pas synonime de homme; e'est sue l'ime que termine tecnico per inrucare il 'peccato' (ebr. ht). - ètnoÀoùv-
s abac ~ e chaument». Ma è inverosimile che P aolo si riferisca 'ta: ~: 'andranno in rovina', 'periranno' con riferimenco al de-
al.c~go deU:i sola anima (si tratta del giudizio finale!). Me- sti.no dj morte senza speranza cui soggiaceranno i dannari nel-
g~10 rn c~ro senso Jo SchJatter , 82: <<La formula 'ogni anima 1'ultimo giudiz.io; è s.ignificaco carntteris lico di àr.oÀ vµcx.~
dj uomo. annu ll:i tu~ le p:inicolaric:à con Je quali la natura nel N.T ., dr. I Cor. I, r 8; 2 Cor. 2, 15; 4 ,3; 2 Thess. 2,10. -
e la ~to r .1 rendono gli uomini diversi» . Ma forse l'espressio- OLcX v6µou: ha significato strumentale, cfr. A. Oepke, T hWb
ne sr spiega sopra~t come un semirismo; cfr. LXX Lev. 11 , 65 = GLNT II, 9 u .
7.' 2 ~; 23,29 dove r.aua ljJuxii traduce l'ebraico kol 11efei che 13. &.Y.poa:i:cxl: vocabolo classico, attestnto già in T ucidide;
s1gm6c;1 pro~iament Veru
'ogni persona'. anche 1 ,i.
3 nel N.T . ricorre soltanto qui e I ac. l,22 s. 25. L 'espressione
~o. ElPT).VTJ: in senso biblico inruca lo 'staro di salute' del. «ascoltator i della legge» ha riscontro in Ios., a11t. 5,107: ov
1~ om~ intero (come il r abbinico !al6tn); nel N.T. è una real- yà.p i'JE;LoùµEv vµcic; mlp~ 'tT}c; 'tOV i}Eoù yvwµTjc; ~V'tÒc; YEYE-
ta ernuiememente escatologica che agisce però 111 qualche VT}µÉvouc; xcx.t v6µwv wv cx.v'tòc; T}µi:v oÉowxEv &.xpoa.'tàc; u-
Giudt1 t pag1111i dava111i al gmd1z10 di Dio Rom. 2,1;·15 97

't'à: µÌ') v6µov EXOV'ta cpucm. <tà. 'tov v6µov 'ltOLWOW, oV- r 4 E ogni qual volta i gemili, pur non avendo la leg-
-roL v6µov µÌ') EXOvtEc; Èa.V"QOtc; el.aw v6µoc;· x5 ohLvEc; ge, fanno naturalmente ciò che essa prescrive, sono la
tvSElxvvv<ta.L -rò (pyov -rov v6µov ypa.'lt'tÒv Èv -ra.~ xa.p- legge a se stessi; 15 mostrano cioè di avere le opere del-
òlaLc; a.v-rwv, cruµµap<tvpovcnic; a.V'tW\I 'ti)c; CTV'llELÒTjCTEWc; la legge scritte nei loro cuori e di ciò sono testimoni la
xa.t µE'ta.!;v aÀ.À.TjÀwv 't'W\I ÀoyLCTµWv Xa'tTlyopouv'tW'll loro coscienza e i loro pensieri che si accusano o disco!-

'ltapxov'tac;. - 'itOLTJ'ta.l: unico esempio io P aolo; nel N.T. si al pas50, non excluditur quod necessaria sii gralia ~d moven-
trova anche in Aci. 17,28; lac. r,22.23.25. In questo senso è dum affectum. Cfr. G. Torti, Rom. 2,14-16 en la mterpreta-
estraneo all'uso greco profano. L'espressione 'itOLEi:v v6µov è c1on de Santo Tomas: Verbo 128-n9 (1974) ruy1u8.
arrestata in Io. 7,19b e Gal. 5 ,3. 15. "tÒ (pyov "tOÙ v6µou : dr. il v. precedente. - ypait'tov: è
i+ tOvri: che si tratti di pagani veri e proprii e non di et- verbo tecnico per indicare la promulgazione di una legge, e&.
nico-cristiani è generalmente riconosciuto dai moderni (una G. Schrenk, ThWb 1, 747 = GLNT H , 616. Si veda LXX
recente voce discorde è quella di F. Fluckiger, op. c1t. ); per I er. 31 3 2: ÒLÒoùc; òWo'w v6µovc; µov EÌ.ç "t"Ì')'ll s~o.vL«'l a.Ù"tW'll
l'esegesi antica, dr. l'inrrod . Secondo il Lagrange Eihl'T) «est xat btl xctpolo.c; cx.Ù"twv ypci~w ctv-rouc;. Non si dimemichi
moins que -.à EÌN'T}; ce som des gentils non p as tous l'ensem- però che Geremia allude a un intervento miracoloso ed esca-
ble des gentils, et cependAnc c'est plus que s'il y avait ÈÌNL- tologico di Dio mentre Paolo si riferisce a una legge 'natura:
xol quelques gentiles iodividueUemen t». In realtà nel N.T. le'. - <Tvµµap-rvpoucnic;: composto di uso classico, estraneo a1
EWT) e -.à Eihi'T) (come in cbr. g6jim e hagg6;im) sono usati LXX, ricorre nel N.T. soltanto nella nostra Jenera, dr. 8,
promiscuamente, dr. Blass-Debrunner u, S 254,3. - cpuCTEL: 6 ; 9,r. «cruµµaçrtvpEi:v non s'incontra mai, com~ µap-r~.i:•J ,
secondo il Fliickiger, op. cii., 29-33 in Paolo cp\xn.c; oon in- a proposito di un'asscrzjone fana unicamente di propna..au-
dica mai la 'natura' in generale bensì una qualità particolare rorid, ma riguarda sempre una conferma» (Cremer-Kogel
di individui o gruppi. Egli quindi propone di tradurre: «i citato da H. Str:uhmann. ThWb 1v, 515 = GLNT VI, t375;
gentili in quanto tali fanno le opere della legge»; ma ammet- dr. però 8,16). - <iV'lE~Ò1Jcrwç: la 'coscienza morale'. In
te anche la traduzione: «i gentili da sé, ossia senza legge, questo senso la parola fu usata, secondo la testimonianza di
fanno le opere della legge». Comunque si valuti questa inter- Stobeo, ecl. 3,24, già d:1 Penandro e Biante (vr scc. a.C.).
pretazione a noi sembra che essa non escluda (come pretende Vero è che dal v al m secolo iJ greco non ebbe una termino-
invece il Fli.ickiger) l'esistenza di una norma morale 'non logia definita per indicare la coscienza «avvertita generalmen-
sericea' o 'naturale'. - 'tCÌ -roù v6µov: propriamente ~de cose te come cattiva» (Maurer, T hWb v11, 902). Solo nel t secolo
della Jegge» e quindi «le opere della legge» ; l'espressione, al- a.C. si fissarono in questa accezione j sinonimi <iV'llElÒ'T}aLc; e
lo stesso modo di itpyov -toù v6µov del versetto seguente, non "tÒ cruvE1.ò6c.. L'Antico Tesmmenco avanti l'età ellenistica non
ha un riscontro puntuale nel giudaismo che conosce invece Ja conosce la ·nozione precisa di 'coscienza'. Il primo resto in
locuzione ma'aJé mi~w6t = ( «le opere dei comandamenti»), cui <TvvElÒTJCTi.<; ba chiaramcnce questo significato è Sap. 17,
dr. Scrack-Billerbeck m , 89 s. «Paolo vuol dunque d ire che 11 (Filone e Giuseppe usano per solito ~ò CTV'llELÒÒç). Nel
talvolta alcuni pagani compiono delle azioni che rispondono N.T. cruvElòry.r1.<; ricorre q volte nella lettua ai Romani e
ai dettami della legge mosaica e questo gli basta per poter in quelle ai Corinti, sei volte nelle lettere Pastorali e di<'ci
dimostrare che rutti i gentili, per il solo fatto di essere uo- negli scritti non paolini (vedi le indicazioni in Kuss 1 , 109).
mini, recano in se stessi la legge» (Kuss r, 100). Tuttavia, co- Sembra da escludere che P aolo abbia mutuato il termine dalla
me osserva San Tommaso i11 Rom. lect. n. 216 nel commento :filosofia popolare contemporanea: «Anche per quanto riguar-
Vanità delle pretese giudaiche Rom. 2,r5-r7 99
f1 xat 1:bt0Àoyovµtvwv, I6 tv TI T)µÉp~ xplvn ò De:òc; ..-ò: pano reciprocamence 1 come sarà manifesto x6 nel gior-
XPV'it'ttX 'tW\I ò:vDpw'lttù\I xa-.à 'tÒ wo:yyÉÀ.L6\I µou OL<X 'I'l')· no in cui, secondo il mio evaogelo, Dio giudicherà i se-
crov XpLO"'tOU. greti degli uomfoi mediante Gesù Cristo.
17 Ei. oÈ crù 'Iovòai:oc; tnovoµò:t;.n xat È'lto:Va"Jtaun voµ~ xat
7. Vanità delle pretese giudaiche
da la 'coscienza' sembra che lo peculiarità della visione pao- 17 Ma tu che ti fai bello del nome di Giudeo e ti adagi
lina consista nell'avere egli inquadrato questa nozione in un
complesso più vasto; questo è dominato dalla fede in uo Dio
personale, non conosce altra salvezza all'infuori di quella dalla nostra versione (cosl Lagrange, Alchaus, Kuss; il Bult-
operata da Cristo e pone a base di ogni giudizio morale un mann, Theologie des N.T. r9542, 213, n. l . propone invece di
modo di apprezzare incomparabilmen te più alto» (Kuss I, espungere il v. 16 come una glossa tardiva). - xplvc:L : per l'u-
1 u ). Al era questione è se nel nostro passo crvve:lo'l']cnc; in- so del presente in luogo dcl futuro, cfr. Blass-Debrunner 12,
dichi la conscientia moralis a11tecedens o consequens o en- § 323. - Tà xpv'lt'tà. -.wv ò:wpw7twv: il neurro plurale so-
trambe insieme. Chi non incende il xo:l del v. 15 b in senso scantivato seguito dal genitivo è proprio dello stile più ele-
esplicativo può vedere nel v. 15a la coscienza antecedente e vato; dr. Blass-Debrunner 12, i.63,4 . - xa'Tà. -.6 e:va yye:À.Lé'V
nel 15b la coscienza conseguc:-nte (cosi p. es. Kuss I , l !3 ). La µou : per il senso dell'espressione «il mio evangelo» v. l'in-
maggioranza degli esegeti propende però a ravvisare nel ver- trod. H . Fliickiger, op. cit., 39 intende: «La giustizia di que-
setto solcanro la conscientio consequens, confortata in ciò stl EWT) si manifesterà nel giorno del giudizio conforme al
dall'esempio di Filone e del tardo giudaismo, cfr. p . es. Mau- mio evangelo il quale afferma la salvezza non solo dei Giu-
xer, ThWb vu, 916. - )(ia;L µe:-.a~u ... &.1toÀ.oyovµi\lwv: se- dei ma anche dei pagani». - ÒLà. 'I'l')crov XpLa"tou: secondo
condo alcuni µe:w.!;ù &.U:1iÀ.wv non si riferisce ai pensieri, l'interpretazione più probabile ha senso strumentale, cfr. A.
ossia al uavaglio interiore della coscienza morale, bensì ai giu- O epkc, ThWb n , 66 = GLNT m, 912.
dizjj che gli uoxnioi pronunciano sui loro simili. In tal caso f o; al singolare, iJ
"J 7. 'lovòa.toc;: «Paolo tlS!I voleorieri 'Iovòa"
avremmo una terza testimonianza ola:e alla ']egge natuxale' e che di solico non accade se non quando si debba specificare
alla coscienza. - ÀoyLaµWv: nell'uso pxevalente della diatri- che una determinata persona è ebrea. Un senso analogo è da
ba ellenistica (quale si rispecchia ad es. anche io 4 Mach. :r, attribuirsi alla sua abitudine di usare frequentemente '1ov-
15.30) il À.!>yL<rµ6c; «non è ... la ragione io senso generale òa.foc; o addirittura 'Iovoa.toL senza articolo; anche questa è
(cioè vouc;) bensl è la ragione che si concretizza nella coscien- una singolarità rara in altri autori. Q ueste due constatazioni
za e si attua nel modo di vivere» (cfr. H. W. Weidland, permettono già di rendersj con to che, dicendo 'Iovoafoc;, P ao-
ThWb TV, 289 = GLNT vr, 770). In questo senso Paolo lo intende qualcosa come un carattere tipico, uoa entità spi-
usa il vocabolo n el nostro passo. In 2 Cor. 10,4 ).oy~crµl so- ri tuale o religiosa» (W. Gutbrod, TbWb m, 382 = GLNT
no i pensieri di una radice che si ritiene autonoma da D io IV, lt68). - Èt.:ovoµ&t;,n: hapax nel N.T. D i solito vale 'so-
(come in Sap. r,3). - xa.-.T]yopouv-.wv: hapax in Paolo. Sol- prannominare'; nel senso di 'chiamare', 'dare il nome' è già
tanto qui nel N.T. il verbo è usato in senso non tecnlco-giu- in Thuc. 2,29,3 . - È7ta.vci"Jta.1in: verbo di uso tardivo e raro.
diziario. Nel senso di 'appoggiarsi', 'far leva su qualcosa' è attestato
16.La connessione rra il v . 16 e i due precedenti presenta per la prima volta in LXX Mich. 3,u, I Mach. 8,1.2. Nel N.T.
notevoli difficoltà. La soluzione più semplice ci sembra quel- r icorre soltanto qui e in Le. 10,6 dove vale 'posarsi'. - xav-
la di sottintendere un legame del genexe di quello indicato xruro:L : la restituzione della desinenza O"O:L nell'indicativo p re-
TOO Vanità ddle prtltu g111d11iche Rom. i,17-2~ 101

xavxaaaL f.v i>E(i> 18 xat ywwcnw.c; -.ò l>O.i'Jµc.t xal Soxtµci- sulla legge e ci vanti in D io, 18 ru che conosci i suoi
~Ef4 'tÒ: OLaq>ÉpoV't'a XClTTJXOVµEvoc;. Éx -.où v6µov, 19 '1tÉ1tOL- voleri e, istruito dalla legge, sai discernere ciò che conta,
i)cic;. 'tE CTEav-.òv ÒOi')yÒv EtvaL "t'Vq>Àwv, q>wc; 'tW\I Èv 1'1XO'tEL, 19 tu che credi di essere guida dei ciechi, luce di coloro
20 7tClLOEvT'Ì')v ci<ppòvwv, StOcicrxaÀ.ov V1'}r.lwv, ExO\l'ta T'Ì')v che sono nelle tenebre, 20 educatore degli stolti, mae-
µopq>W<Tw tjc; yv~Ewc; xat tjc; ciÀ:ril>Ela<; f.v -.(i> v6µ~ 2 r stro degli inesperti perché possiedi nella legge la norma
ò ovv OLSO:o-xwv E°tEpov O"EC1.V'tÒ\I où OLOcio-xELc;; b xi')pwo-wv tangibile della scienza e della verità, 21 tu dunque che
l.LTJ xÀht'tELV xÀÉ'lt'tEt.ç; 2~ ò ÀÉywv µi) µOLXEVEL\I µOLXEV- ammaestri gli altri non ammaestri te stesso? Tu che pre-
dichi di non rubare rubi? 22 Tu che condanni l'adul-
sente dei verbi comrat ci è caratteristica della xoL\ITJ (e del
neogreco, dr. Bloss-Debrunner u, S 87 ). Oltre cbe nel corpus
paolino il verbo xavxéicroaL si trova nel N.T. in Tac. 1,9 s.; cura di ' incarnazione' (si ricordi che l'Apostolo non esprime
4 ,16. - Èv t}E(i>: coi verba affecttwm nel N.T. è di regolo il un giudizio suo ma ripete i pensieri , se non le parole dei 1

darivo con preposizione; il semplice dacivo è rarissimo: Hcbr. Giudei, cfr. J. Bebm, ThWb rv, 762 = G LNT vn , 516 ss.).
13,16; 1 Petr. 4 ,12 ; dr. Blass·Debruoner u, § 196. Nel N. T . la parola si crova ancora in 2 Tim. 3 ,5: EXOV"t'Ec;
18. -.&. OLrxq>ÉpoV'tl'.1..: nel significato di «ciò che coma», «CIO µopcpwaw EVC1~lac; -.i}v òt ovvaµ.w a.vtjc; i'JpvT]µÉ\IOL dove
che è essenziale» (opp. -.à. &.oLciq>oprx) è attestato già in significa invece 'forma esteriore', ' parvenza'. - -rfjc; yv~Ewc;
[ Plat., ]Eryx. 394e e poi in Plut., mor. ·BE. Nel N.T. ri- xat Tijc; ciÀl)l>dac;: «la parola yvw111.ç anche se non accompa-
corre soltooto qui e in Phil. J 1 10. - xrx'tT)xovµEvoc;: verbo gnata dal genitivo oggerrivo corrisponde in pieno alla da'at
raro e cnrdivo nella grecità profana (sconosciuto ai LXX). l n veterocescamencaria, ossia designa la conoscenza eminente-
Paolo ho sempre il significato tecnico di ' dare un iJ1Segna- mente pratica della sovrana volontà di Dio espressa iv -t{i>
mento su l comenuto della fede'; cfr. \V.H. Beyer, ThWb m, v6~ ma insieme allude anche alla nozione teorica di un uni-
638 s. = GLNT v, 273 ss. co Dio sormlineata dall'aggiunta xal -.l]c; ciÀT)lMrxc;; al polo
opposto del Giudeo sta infarti il pagar.o immerso nello uicO-
18. r.E;i:odM.c; "tE: la Vulgata traducendo confidis (v.I . confi-
de':'s A2 _ f-1) senza tener cont,o del 'tE sopprime l'anacoluto per 'tOç del politeismo» (Balrmann, ThWb 1, 705 = GLNT rr,
cui vedi al v. 2r. - O'Erxv-.ov: dnssicameoce si avrebbe rxv· 506 ~.) Qual~no ha pensato che i titoli di gloria dei vv. 19
-.Oç. - ÒOT)y6v: hapax in P aolo. Non è attestato prima del ss. siano tram da un catechismo fa risaico per i proseliti
m sec. a.C.; cfr. P rcuschen-Bauer, s.v. (Lietzmaon, ad/.; ]. Behm, ThWb rv, 762 = GLNT vn.
20. 1taLOEV-rl}v: attesrnto già in Platone, resp. 49 3c e poi in 516 ss.). Ma si tratta di semplici congetture, per quanto sug-
4 Mach. 5,24. Nel N.T. ricorre soltanto qui e in Hebr. J 2,9. gestive. Si noti il parallelismo antitetico nei vv 2r ss.; dr.
Osserva il Bertram, T hWb v, 618 = GLNT IX, 172 s.: «Il Blass-Debrunner u, § 490.
modello e l'esempio hanno valore decisivo e, se il compito 2r. b ovv ÒLÒaaxwv: anacoluto. La struttura del periodo di-
del OLÒauxaÀ.oc;. è piuttosto teoretico, 1ta1.Swtjc; come nrx1.- VC"; n ~a ' n o~· se si ~meu cbc EÌ. OÉ del v. 17 sia una gra-
o.aywyoc; potrebbe alludere alla guida e alla direzione pra- fia inversa d1 LOE (cosi leggono K 33 e nitri} dovuta alla pro-
tica». - Ò1.0ci11X«À.ov -.wv vrinlwv: può esservi un'allusione nuncia itacistica, dr. Blass-Debrunner 12, §§ 22.467 ; Scblat-
alla predicazione missionaria del giudaismo, soprattutto clle- ter, 105 . - Y.i)pvcrawv: soltanto qui nel N.T. con l'infinito
nisrico, fra i pagani. - µ.épq>Wuw: vocabolo non attestato ::t· in Act. 9,20; I 0,42 è costruito con O"t't.; io I Cor. 15,2; Mc.
vaaci l'~ ~à , ellenistica, es ~;meo ai LXX:, va qu i inteso con ogni 6,12 con tvrx.
probabi1 1ta nel senso da rappresentazione concreta' nddirit- :u. µoLXEVEL\I: forma arcica (a ll'attivo si riferisce all 'uomo I a]
I02 Vanità delle pretese gi11da1cbe Rom. 2 , 22-26

ELc;; ò {3oEÀ.\JCTGOµEVOc; -.à ELOWÀ.a ttpovvÀti:c;; 23 oc; Èv v6~ serio sei adultero? Tu che aborrisci gli idoli ne saccheggi
xavxèi.GaL, oLà. -rfic; 1tapa{3<icrtwc; -rov v6µou -.òv ikòv à:nµa- i templi? 2 3 Tu che riponi la rua gloria nella legge di
~ELc; 24 « 'tÒ yà.p o\loµa -.oli ikou fa' ùµa.c; {3ÀaO"qrriµti-taL disonori Dio crasgredendo la legge? 24 Infatti il nome
ÈV -.oi:c; EtNECTLV», xai>wc; yiypawtm. z5 itEpL-.oµT) µÈv di Dio viene bestemmiato fra i gentili per colpa vostra
yàp wq>EÀEi: là." "6µov itp<iuunc;· ÈCÌ.v oÈ napa{3chr1c; vo- come sta scritto. 25 La circoncisione è certamente utile
µou TI<;, 1) 1tEpL'tOµi) UOU à.xpo(3ua-.la ')'É"(O\IEV. 26 ÈCÌ.v OW 1) se però tu osservi la legge; ma se tu trasgredisci la legge,
à.xpo{3vcr-.la -.à. OLXa~wµ«-t 'tOU voµou cpuÀ<iucrn, oùxt fi la tua circoncisione è come non fosse. 26 Se dunque chi
è incirconciso osserva le norme della legge non sarà far-
medio alla donna); la formn 'dorica' µoLxwt>aL, propria del.
la xowii più dimessa si c:rova invece in Mt. e Mc., dr. Blass- sto significato sia nel greco biblico sia nelle rare ancstazioni
D ebru nner 12, § 12or. - ò {3otÀ.ucra6µtvoc;: nel greco profano del greco profano (dal n sec. a.C. in poi, dr. Meyer, ThWb
{3otÀvcrcroµaL vale generalmente 'esser disgustato', 'aver ri- vr, 72 s.). - f.èx.v x-rÀ.: il tipo di periodo ipotetico cosiddetto
pugnanza' e talvolta 'biasimare', 'derestare'. Nei LXX il ver- dell"evenmalità' introdotto da f.cbJ , nel N.T., come fo rutto
bo è molto frequente ed esprime «Un aspetto della missione la xow-fi, tende ad affe.rmarsi a spese degli altri tipi; dr.
del popolo ebraico: ossia il distacco assoluto dal paganesimo Blass-Debrunner 12, § 371 ss. - np6:0'CTTJç: a differenza cli altri
nella vita esteriore e materiale» (F. Hauck, ThWb r, 600 = verbi di significato analogo 1tp6.o'crw oel N.T. non è mai rife-
GLNT II, 225 ). Nel N.T. il verbo ricorre soltanto qui e in rito a Dio ma sempre all'agire umano, sovente con una sfu-
Apoc. 2r,8. - E~owÀa: =
da *{F)ELO 'vedere' propriamente matura negativa. - 1tc.tpa.{1a'T'l')c;: si legge nel N.T. ancora in
indica la 'parvenza inconsistente' degli dèi pagani. Tale acce- Gal. 2, r8, Iac. 2,9; col significato di 'trasgressore', è raro
zione è naturalmente estranea alla grecità profana. - ltpouv- nella grecità profana. - à.xpo!3ucr-.la: ricorre nel N.T~ sol-
À.Ei:c;: 'spogliare il tempio', compare già in Aristoph., vesp. tanto negli scritti di Paolo, se si eccettua Act. II,33. E vo-
845 e Plat., resp. 575b. Secondo l 'interpretazione più soddi- cabolo esclusivo del greco biblico e cristiano. Risulta farmaco
sfacente nel nostro passo si allude all'appropriazione cli og- da lixpoc; e (3vw 'tappare', 'ostruire'. Il termine greco usuale
getti del cu lto pagano rigorosamente vietata da Detti. 7,25 s. per indicare il prepuzio è cìxpommHet (o cìxponO<rih.ov). Può
e ammessa invece da calune scuole rabbiniche, dr. Sttack-Bil- darsi che sulla formazione del composto biblico abbia influito
lerbeck m , 143. l'omofoni!I con l'ebraico boiet 'vergogna', dr. K. L. Schmidr,
23. r.apaf3cio-Ewç: vocabolo ellenistico; nel signi6caro di 'pre- ThWb I , 225 s . = GLNT l , 605-8.
varicazione' non appare attestato avanti i LXX. D i salico è 26. aù<tou: si noti come il pronome sia riferito ad sensum ad
accompagnato come qui da un genitivo. L'uso assoluto è ra- cìxpo!3uvTÌc.t ( = ò à.xpo(3ucr-.la'll EXWv); cfr Bfass-D ebrun-
ro, dr. LXX Ps. roo,3; Philo, leg. Gai. 2n; Hebr. 2,2; 9,15, ncr I!, § 282 . - Elc; itEpL"tOIJ..YJV À.oyLcri)i)crE'tCLL: qui Àoylso-
Plut., mor. 209 A. 706 c. µ a.L è usaro nell'accezione, rara nel greco profano, mn co-
24. -.ò yàp XTÀ..: li bera citazione di LXX ls. 52,5: oL' uµiic; mune nel biblico, di ' essere considerato', 'esser tenuto in con-
OLÒ. itO'.\l'toc; -rò ovoµci µ.ou {1À.tZCT(j)T)µE.i:Tc.tL È\I 'tOLç Ei>VECTW. - t0' ( = ebr. {Jalab ). Esprime cioè un giudizio soggercivo. La
~À.CtTq>l)µEh c.tL : nei LXX, nel giudaismo ellenistico e nel N.T. preposizione Etc; ha qunsi cemunence valore predicativo se-
ha sempre un significato reugioso; cfr. W .H. Beyer, ThWb 1, condo un uso che ha radici nel greco profano ma risente cori
= 620-23 GLNT 11, 281-89. -xai)W<; yÉypcrn•aL: dr. r,17. ogni probabilità anche dell'ebraico l~ ; dr. H. W. Heidland,
2 5. 1ttpvtoµ1): 'la circoncisione'. Il vocabolo ha sempre que- TbWb lV , 287 s = GLNT VI, 765-769.
L'infedeltà di I srade Rom. 2,26-3,J IO)

àx.pof3v<nla cxù-roù Elc; 7tEpL'toµli v À.o y ~i}CE'tcx. L ; 27 xa.t se tenuto come circonciso? 27 E allora chi è incirconci-
x pwEi: ii Éx cpv<nwc; chpof3uu'tla. 't'Òv vòµov -.EÀ.ovcrcx. crÈ -tòv so nella carne, ma adempie la legge, giudicherà te cbe
Otà yptiµ µ a.'toc; 'X.CX.t 'ltEpL"toµfjc; 7tapa.(3ti'tT)V vÒµov. 28 oÙ p roprio a causa della norma scritta e della circoncisione
y à.p ò Èv 't'Q q>CX.VEp@ 'Iouoa.i:òc; W'tW, ovoÈ ii ÈV 't'Q cpcx.vEpQ sei trasgressore d ella legge. 28 N on è infatti vero G iu-
Èv cra.p'X.l m:pt-roµ1r 29 àÀÀ.' ò Èv 't0 xpv'lt-cc{j 'Iovoa.i:oç, deo chi lo è esteriormente e non la circo ncisione visi.bile
xcx.L 7tEpL-.oµ'l) xcx.polcx.c; Èv 7t'Jruµa.-tt où yp<iµµa·n, ou ò E7tcx.t- della carne è la v era; 29 ma è vero Giudeo chi lo è nel-
voc; oÙ'X. È~ àvì}pwn wv à).).' Èx -rov ì}EoiJ. l'intimo ed è vera circoncisione quella del cuore secondo
.3 T l ovv 't'Ò m:ptcrcròv 't'OÙ 'Iouocx.lov, 11 'tlc; i} wcpÉÀWX -tfjc; lo spirito, non secondo la norma scritta; chi è tale riceve
7tEpt-coµfjc;; 2 7tOÀÙ Y.Cl'tà 'Jt<Ì.V't'CX. 7tpÒ'ltOV. 1tpW't'OV µÈv lode non dagli uomini, ma d a Dio.
[ yà.p] O'tt ÈmCT'tEVì}TJO'CX.V -tà. À.6yta -.ov ikoù. 3 'ti. yà.p; d.
i}rclcr·n1cr6.v -rwEc;, µ1) Ti àma-rla cx.Ù't'W'J 't'lÌV 'lt l~·n v -coù 8. L'infedeltà di ls1'aele fa risaltare la /ed.eltà di Dio
3 Qual è dunque il privilegio del Giudeo e qual è il van-
27 . otci: ypci:µµcx'toc;: «La preposizione otci va intesa nel suo taggio della circoncisione? 2 Gran d e per ogni rispetto.
pieno significato st rumentale .. . il Giudeo è trasgressore pro- Anzitutto perché ai Giudei furono affidate le rivelazioni
prio 'attraverso' la legge e la circoncisione in quanto non si di D io. 3 E che dunque? Se alcuni non banno tenuto
rende conto che il possesso del ypciµµcx. e della 7tEpt-.oµl) fi- fede al pat to forse che la loro infedeltà può ,rendere vana
sica non garantisce di per sé un'effettiva purità morale. La
parola yp<iµµcx. designa quindi la legge in quanto norma sol-
tanto ' scritta', o 'pre-scritta', e va perciò intesa nel senso d i registrano altri csempii .
'prescrizione', ... piuttosto che in quello di 'lettera' ormai 2. Èmv-reui}T)ao:v : lo s tesso costrutto al passivo in r Cor. 9,
invalso purtroppo nella tradizione esegetica» (G. Scbrenk, n; Gal. 2 ,7; I Thess. 2,4; Tit. r , 3. -'Tà.. À.6yto:: nell'uso pro-
ThWb L, 765 = GLNT 11, 665 ). fano À.ÒyLov indica dj soliro il responso d i una divinità ( =
29. itEpt't'oµT] xo:pola<;: dr. Deul. 10,16; 30,6; Ier. 4'4i XP'l)crµOc; ); nei LXX designa genericamente la parola o le pa-
Ezech. n,19 s.; 36,26. - ov: grammaticalmente non si ac- role di Dio ( = ebr. 'èmer, ' mra). Nel nostro passo la parola
corda col termine vicino al q uale è riferito ma con 'lovocx-.oc; viene abitualmente riferita alle 'promesse' delJ 'A .T., ma for-
che qui condiziona per il senso anche 1tEpL'toµ1), cfr. X uss r, se è meglio pensare che 'tà. À.6yto: indichi tutto il complesso
I29. - E'ltcx.tvoc;: nel N.T. indica il riconoscimento, la con- della rivelazione tanto dell'Antico quanto d el Nuovo Testa-
fe rma dell'detto da parte di D io o dei suoi ministri o pp u re mento, cfr. G. Kirtel, T hWb rv, 143 = GLNT vr, 33 8.
la lode che la comunità rende a D io. Soltanto in Phil. 4 1 8 3. i)rclO''tTJO'cxv: qui nel senso di 'essere infedeli' come in
È'ltcuvoc; designa, secondo l 'uso corrente, un generico ricono- 2 Tim. 2,13. Col significato tecnico di ' non prestar fede al
scimento umano; dr. H . Preisker, T bWb n , 583 ss . = kerygma' à'lttv'tÉW si trova nel N .T . in Mc. I6,:r6 (finale ca-
G LNT Ili, 699 ss. In questo caso l'faa.tvoc; allude con ogni nonica). - 1ti.cnw: nel senso di 'fedeltà' si trova nel N .T.
evider2a al giudizio finaJe. soltanto qui, al v . 24 d i questo capitolo (v. infra ) e con o~
.3.1. 't'Ò 1tEptcra6v: «ciò che va ol tre la norma ordinaria». p robab ilità in Gal. 5 , 22. Nel greco p rofano il significato di
L'aggettivo è già in Esiodo (theog. 399). Qui vale in concre- ' fedeltà' è attestato chiar:imente per la ptima volta in Aesch.,
ro 'priviJegio' e di questa par ticolare accezione j lessici non Pers. 433 . - Y.O:'tapy1}at:L: nel N.T . ha prevalente significat o
106 L'infedeltà di Israele Rom. J,J·7 I07

i>Eoù XCX'tapyi)cm; 4 µ7) yivot'to· yi.vfoi>w oè. ò i>Eòc; Ò:ÀTJ- la fedeltà di Dio? 4 Certamente no; al contrario deve
i>1)c;, 'Tt(iç OÈ èivi>pwrto<; \j>EUCT'tTJ<;, xa i)Wç_ yÉypcx'lt't"ClL, risultare che Dio è verace e che tutti gli uomjni sono
« "07twç &v o~x<:uwi>jc; Èv 'toL<; À6yoL<; crov
mentitori come sta scritto:
xat vLx1}crEt.ç Év - ~ xplvEcri>al <TE». Perché tu sia trovato giusto sulle tue parole
e tu riesca vincitore quando ti impegni in tm giudizio
~ El oè. ii <io Lx la. iiµwv i>Eoù 0Lx.a.Locrvv11<; crvvlcr'tT)crw, ...l
5 Ma, se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio,
è.pouµEv; µ7) <ioLxo<; 6 l>Eòc; ò Èm q>Épwv -ci)v 6pyl]v; xa.-.à. li..v-
che diremo? È forse ingiusto Dio quando dà corso alla
i)pw'itov ÀÉyw. 6 µ1) yÉvoL-ro· É1tEt Ttwc; xpwEi: o i>Eòc; 'tÒV
sua ira? (parlo secondo il senno umano ). 6 Non sia mai
x6a-µov; 7 El yà.p ii &_)..i)i)ELa. 'tOU i>EOU È.V 't~ ȵctl ljJEvaµct'tL
detto! Altrimenti come potrebbe Dio giudicare il mondo?
É1tEPLO"CTEVO"EV Elc; -.i)v oo;a.v CXÙTOU, -.l ETL xayw wc; ciµap-
7 Ma se per la mia menzogna la verità dì D io ridonda a
gloria di lui, perché io vengo ancora giudicato come pec-
religioso, riferito all'uomo indica la trasgressione di un co-
mandamento sacro, cfr. G .Delling, ThWb I, 453 = GLNT anche inLenderlo in senso mediale 'soccoporsi a un giudizio',
I, 1208. Il futuro qui con ogni probabilità ha valore logico. 'impegnarsi in una causa' come in r Cor. 6,I.6. Il significato
4· µi) ')'È.VOLTO: la formu la ricorre nel N.T., se si eccettua Le. complessivo ovviamente non cambia.
20,6, solo negli scritti paolini e sempre in risposta a una do- 5 . crvvl1nY}vLV: le forme attive di auvlcr·n1µL si trovano nel
manda. Essa corrisponde per un verso all'ebr. !Jallla (dr. N.T. oltre che qui in 5,8; i:6,t; 2 Cor. 10,8; alrrove è usato
Blass-Debrunner 12, § 384; Strack-Billerbeck rn, r33 ), ma è ìn-.6.vnv secondo la tendenza generale della iCOLvTJ, dr. Blass-
pure caratteristica deUa diatriba popolare stoica, dr. Epict., Debrunner 12, § 93. Nel senso di 'dimostrare', ' rappresentare'
diss. 3,7,3. - ywÉ~ : «L a nuance de ywè.~ n'implique 01.NÌn-.TJµL è nel complesso di uso raro, cfr. Kasch, ThWb
pas la definition de l'atttibuce de Dieu en soi, elle le consta- vn, 895. - foLq>Épwv: nel N.T. ricorre soltanto qui e in
te: convenons plutot que Dieu est véritable» (Lagnmge). - Iudae 9. - xa.'tà èi.~pwrov Àiyw: cf:r. I Cor. 9,8; Gal. 3,15.
cXÀTJi>1Jc;: 'verace', 'fedele' ( = ebr. 'emet). Anche nel greço 6. xpLVEL ò ~Eòc; 't'Ò\I x6aµov : dr. r Cor. 6,2. xòaµo<; indica
profano sin d ai tempi più antichi &.À.l)ll'1}c; poteva significare qui !"umanità dccadura'. è un'accezione specificamente bibli-
tanto 'verace', quanto 'fidato'; cfr. P reuschen-Bauer, s.v.; ca che ba però qualche addentellaro nella xown profana; cfr.
Baltmann, ThWb I, 239 s. = GLNT I, 640-44. - 1tcic; of. H. Sasse, ThWb m, 889 = GLNT v, 934 ss.
èi.wpw7toc; \jlEvcr't'l')c;: dr. LXX Ps. n6,u: 1teiç èi.vDpw'ltoc; 7. t!JEvcrµa·n : hapax nel N.T. - ~1tEp(crU<V: è verbo di
lVEUv't'TJc; ( = ebr. kot ha'àdàm kozeb). - o'ltwc; x-.À..: citazio- uso soprattutto ellenistico (primo esempio riportato dai les-
ne di LXX Ps. 5I,4. Il testo masoretico suona: «Cosicché tu sici Xenoph., sym. 4,35 ). Nel N.T. e specialmente in P aolo
appai,'l giusto nelb tua parola e pure nel tuo giudicare». - allude quasi sempre alla pienezza e all'abbondanza che ca-
'lLxT)cr~u; : la variante xw-licrnc; (BKG) con ogni probabilità è ratterizzano il nuovo eone della salvezza rjspetto all'antico.
da considerare lectio /acilior trascinata dall'analogia col prece- È quindi un termine escatologico. P aolo usa anche il bicom-
dente congiuntivo. onwc; èi.v con l'indicativo futuro è dell'uso posto U7tEp7CEpLO'crtvw, dr. 5,20. - xà:yw: quest'uso della
classico dr. Humbert, 235 s.; nel N.T. si ha l'indicativo fu- congiunzione copulaciva Y.al nelle apodosi interrogative ha
turo anche con tva; cfr. Io. r5,8: i:va XCXP7tÒV noÀ.vv q>iPTJ'tE esempii anche nei classici, dr. Blass-Debrunner u, § 442,8. -
xa.t yevl]crEcrhE (YÉVTJ~E P46'·ir.t BDLe al). - xplvECTi>a.t: di à:µa.p-.wÀ.6ç: ncJ N .T. come nei LXX indica il 'peccatore' ( =
solito è considerato passivo (Vu1g. : cum iudicaris). Ma si può ebr. rasa').
ro8 Nesmno è giusLo: la Scntura lo al/csta Rom. ;,7-ri

'tWÀ.òç xplvoµaL; 8 xat µT) xailwç ~À.acpl]µovi xal xa- catore? 8 È forse il caso di dire (come taluni calunoio-
Owc; cpacrlv 'tWEc; i)µcic; À.ÉyEw i:hL I Ioti}crwµiv 'tà xaxà tva samence affermano che noi insegniamo): «Facciamo il ma-
n.i>n 'tà <iyaM; W'll 'tÒ xplµa E'llOLXOV ÉC1'tW. le perché ne venga il bene»? La condanna di costoro è
9 Tl ovv; itpOEX6µEi}a; où 1t<i'll'twc;, 1tPOTI'tLaacl:µiila yàp 'lov- davvero giusta.
oalovc; 'tE xat "EÀ.À.l}vac; miv'tat; ùcp' éLµ.a,p-t lav EtvaL, IO
xai>wc; yÉypa7t'taL &n 9 . Nessuno è giusto: la Scrittura lo a/testa
«0Ùx EO''tL'll olxaLO<; OÙOÉ EÌc;, 9 Che dunque? Abbiamo forse noi Giudei un privilegio_?
11 'ùx W'tL\I ò cruvlwv, In nessun modo; abbiamo infatti denunciato che tum,
OÙY. EO''tL\I ò ÉX~l}'tW\I 'tÒ\I i>EO\I. Giudei e Greci, sono soggetti al peccato, IO come sta
I 2 r.av-rEc; tçixÀwav, aµa TtXPELWi>l')O"av· scritto:
oùx Ecr'tL\I 'ltOLW\I XPTJO"'tO't'll'ta, oùx ÉO"'tW i'.wc; Év6c;. Non vi è giusto neppure uno,
i 1 nessuno che abbia senno,
8. ~À.acrp'l)µovd : l'errore è una 'bestemmia' in quanto di-
nessuno che cerchi Dio. [no corrotti.
storce la via delln verità, cf r. 2 Petr. 2,2: OL' ove; Ti òoòc, 'tijc, r2 Tutti hanno abbandonato la retta via, insieme si so-
<iÀ.rit>Elac; ~À.acrp'l)µi}o-EtL - xat xatlwc; X't À.. : la stru l· Non vi è nessuno che faccia il bene, nemmeno uno.
tura del periodo risulta dall'incrocio di due cosmmi diversi:
xat µi} À.ÉyoµEv ( À.Éywµiv )xai>wc; cpacrlv ·twEc; (o'tL) cpo:o-lv +
·nv~ T)µ<ic; ÀÉyELv éhL X'tÀ.. Esempii di siffatti incroci si una forma medi:ùe intransitiva: «siamo noi superiori, abbia-
hanno anche nei classici, dr. Blass-Debrunner u, S 427'4· - mo qualche privilegio?». Quest'ultima interprerazione è ge-
cpa.o-lv 'tLl~ T)µ<ic; Àtynv: cpcl:.va.L è cosrruilo qui classica- neralmente accercara. L'intransitivo attivo npoÉXEL'll nel senso
mente con l'accusaùvo e l'in6.nito; si crova invece con ~L in di 'essere superiore' è attestato già in Horn., Il. 22,97. Il mu-
r Cor. l0,19; t .5 .,50. In generale nel N.T., come in tutta la tamento di diatesi non fa difficoltà nel N.T.; cfr. Maurer,
XOLVTJ, la costruzione con O'tL prevale neltamente sull'accusa- ThWb VJ , 693; Blass-Debrunner 12 , S 316. - ov r.civ'twc;: è
tivo e l'infinito, cfr. Blass-Debrunner u, § 408; Moulcon-Tur- inceso da alcuni (Lietzmann, Lagrange, Huby-Lyonnet) nel
ner, I48 s. - éhL: inlroduce il discorso diretto e ha quindi senso di «non del tutto»; da altri (meglio secondo noi ) come
pressappoco la funzione delle nosc:re virgolette. ~ il cosid- una negazione assoluta: «niente .affa.tto» (' ~ ulg.: 1 eq ua qua~1 ).
detto O'tL recitativo di cui si hanno esempii anche nei classici , - 1tPO'fl'tr.a.!7aµrua.: composto di cui non s1 con?scono..alm. e-
dr. Bbss-Debrunncr 12, 5 442 ,8. - EVOl.Xov: nel N.T. solc:m- ~e mpi . Si noci come sia costruito con l'accusanvo e I mfiruto
to qui e in Hebr 2 , 2, o;econdo la tendenza della xoLvi) più elevata, d r. Blass-De-
9· 'ti. ovv; 7tpoqoµil>a; où miv...wc;: è la lezione dei codd. brunner 12, § 397,2. - ùcp' éLµ.a,p'tla.v : cl~ sic amenc e vq>' ò.µap-
S B che dev'essere ritenu ta originaria giacché la variante 7tpo- 'tla . L'uso di vnò col dativo è sconoscmto al N.T. .
xa-.ÉxoµEV 1tEPLO"O"ov del testo occidentale (D * G) deriva evi- 10:18. T urco il passo è intessuto di ci tazioni più o meno li-
dentemente dal tentativo di spiegare il difficile 7tpoqòµel>a. - bere dell'A.T. I vv. Io-12 si rifanno a LXX Ps. 13,r-r In_par:
7tpoexoµEila: si può intendere in tre modi: 1 . come uno for- ticolare il v. II corrisponde al v. 2c del salr:1o:. -t ~v toEw El.
ma mediale transitiva: «Cerchiamo noi pretesti o scuse?»; fo-tw O"Vvlwv i) Éx~'l)tWV -tòv i)eév. Il v. 12 e ataz1one let~­
2. in senso passivo: «si:imo noi superati. inferiori?» ; 3. come ra le del v. 3. li v. 13ab ripete tesrualmente LXX Ps. ),IO; 11
JIO Nessuno è git1s/o: la SC'rilura lo altesta Rom. 3, r3-r9 111

I 3 "t'ciq>oc; IÌ. VE ~yµÉvoc; ò Àcipuyç a.Ù"t'WV' 13 Una tomba aperta è la loro gola.
"t'(.(Lc; y ÀWCTCTCX.Lç CX.V'tWV ÈOOÀ.Loùcra.v, Si servono della loro lingua per ingannare.
loc; <icr'ltlowv u1tò -.à XElÀ.TJ cx.1hwv, Veleno di serpenti è sotto le loro labbra;
I4 wv 'tÒ u-r6µcx. ò:p<ic; xcxt m.Y.plac; yɵa: 14 la loro bocca è piena di maJ.edizioni e di amarezza;
15 ò~ELc; ot 'ltÒOEc; a.ù-.wv hxfo:1. a.i:µa., :r5 i loro piedi sono rapidi a versare ii sangue;
16 crvv-rpLµµa. xa.L -.a.À.a.moplcx Év 7ta.i:c; òoorc; cxv-rwv T6 distruzione e miseria sono sulle loro vie,
17 xcx.t ooòv ElpT)vT)c; oùx (yvwcrav. [ >W'J». 17 e non hanno conosciuto la via della pace,
I8 oùx E<1'tLV q> 6 ~oc; ~Eoi à:'ltÉvcxv"t'L 'TWV òcp4'a.>..µwv a.v- r8 non v'è timore di Dio davanti ai loro occhi.
1 9 OCOcxµEv OÈ on OCTCX ò vòµoc; ÀÉ.yEL "t'OL<; Èv -ri;> '.16µ~ À.o;À.Ei:, 19 Or~ noi sappiamo che tu tto ciò che la legge dice è ri-

1.3c : iproduce. le parole di LXX Ps. u9,4. Il v. 14 è un libero ne del popolo cui si deve la calamità presente e il permanere
nfacimeoto di Ps. 9,28: ov <ipà.c; -rò cr-r6µa. cx.v'toù yɵEi. xcx.L di essa, d r . Kuss t , 150.
:!'Lxplac; xcxt o6À.ou, &rtò '"iv y À.wcrcrcxv cxÙ"t'ov xéTtoc; xcxt 06- :r6. cruv-.pLµµa. : da cruv- -r pl~w. Nel senso di 'frattura', ' di-
~ ~c; . ,I vv. ~5-!7 at~gon liberamente a LXX Is. 59,7 s.: ol struzione' è attestato per la prima volta in Aristot., de audi-
oe 1too;c; CXU"t'WV Ém 11:0'.IT)plcxv "t'PÉXOUvLV 'tCX.X,Lvot ÉY.XÉO:L cxì- bitibus, 802A 34. Nel N.T. è hapax. Per cruv 'tp l~w cfr. 16,
µcx, CTW'tpLµµtt X<XL TCIÀ.cxmwpla ÉV -ca.Le; oooLç cxÙ't'wv xal. 20. - -.a.À.cxt:itwplo:: si trova già in Erodoto ma è in comples-
òoòv_ElpiJVTJc; ovx otoacrw (ìtyvwcra:v A). Il v. :r8 è ripreso so di uso assai raro; nel N.T. ricorre soltanto qui e in Iac.
quasi aUa lettera da LXX Ps. 25,2: oùx w n v q>6~oc; i}Eou cbtÉ- 5 ,:r.
vav-.L -rw'.I òq>i}aÀ.µWv a.ù-rov. - ÈxST)"t'wv: documentato nel- 17. xa.t òoòv EÌPTJVTJ<; ovx tlyvwcra.v = ebr. derek JiiJ.om lo'
la grecità ~rofan a comincfare dal r sec. a.C. Per il signifi- jadà't2. «P robabilmente nemmeno nel T.M . e oei LXX si in-
cato non diverge dal verbo semplice. -1ÌXPELwilricra:v: verbo tende la via che porta alla salvezza messianica ma il compor-
dell'uso ellenistico significa propriamente ' rendere inutile di- tamento di cbi si rifi.uta di vivere in pace con l'ambiente; an-
sadatto'. Nel N.T. ricorre soltanto in questa citazione col ~en ­ che per P aolo, Rom. 3,1 7 non è collegato a 3,:r8 ma a 3,15 s.»
so traslato di 'essere corrotto' che si trova anche in LXX Ps. (W. Michaelis, TbWb v, 89 = GLNT vrn, 240).
~2 ,4. - ÉooÀ.1.oucra.v: forma non anestata altrove. L'esten- 18. Ct1tÉva:vn: attestato soltanto nella xow1}.
sione della desinenza - cra.v aU'imperfetto dei verbi contratti 19. o voµoç : qui come in I Cor. 14,2 r indica tutto il COID·
~. carte~si della :'-~Lvi ; cfr. Blass-D ebruoner u, § 84,3 . - plesso deU'A.T . esattamente come toro nei rabbini; d r. W.
~oc;: col s1g~cato di veleno' anche in Iac. 3,8; di 'ruggine' Gutbrod, ThWb rv, 1047 = GLNT VII, I J22; H aby-Lyoo·
m Iac. 5 ,2. Si distingua il vocabolo dall'omografo che signifi- net, 146 s. - À.cx.À.Ei:: nel significato di ' parlare di qualcosa'
ca 'freccia'. - àp!ic;: hapax nel N.T . - m xplcx.c;: nel senso me- con l'accusativo si trova già in Aristopb., Thesm. 577 s. (in
~afo r ico di 'accanimento'. 'collera' è attestato da D emostene forma passiva; all'attivo per la prima volta in Theocr., idyll.
m poi. Nel N. T. ricc:irre sol tanto in questa citazione e in Eph. 27,58). Nel N.T. ha spesso come soggetto espresso o inespres:
4,3r nel contesto di un elenco di vi.zii. so Dio, dr. G. Kittel, ThWb IV, xu = GLNT VI, 310. Q ut
I5 . L'originale ebraico nel testo masoretico suona: «I loro il soggetto è il "V6µoc; in certo modo personificato come la vo-
~ i ed i corrono al male e vanno solleciti a spargere il sangue lontà stessa di Dio, cfr. W. Gurbrod, ThWb rv, 1062 =
mnocentc». Le parole del profeta si riferiscono alln corruzio- GLNT VI, 1362. - tvo: : ri teniamo che abbia valore finale e
lI2 Dio manifesta la sua gmstizia Rom J,r~23 II3
tva 7t<iv O"'toµ« cppayij xat V'ltOOLXoç yÉVT)'taL mi<; o xéoµoç volto a coloro che sono soggetti a essa per modo che ogni
-.Q i>E0· 2 0 OL6-tL È!; Epywv vòµov «OÙ OLXa.LoDi)uE-raL 'ltCUra bocca venga ridotta a1 silenzio e tutto il mondo risuJò
uà.p!; Èvwmov aÙ'tOÙ», OLà. yà.p v6µ ou btiyvwcnç liµap-rlaç . colpevole di fronte a Dio; 2 0 giacché per le opere della
2 1 Nvvt. OÈ xwptc; v6µov OLXClLOO'VVTJ i>Eou 'ltEpavÉpWTCJ.L, µ a.p- legge nessuna carne sarà giustificata davanti a lui; attra-
'tVpovµÉ'VT} vnò 'tOU v6p.ov x a.L 'tW'V 1tpOcpT)'tWV, 22 OLXCJ.LO- verso la legge si ha infatti soltanto la conoscenza del
O'VVTJ oÈ i>Eoù oLà. 1tlO'"t EW<; 'IT)uou XpLO"'tou, dç 1:~v 'ta. c; Tovc; peccato.
mu-rEvov-.a ç; où yci.p Èa--cLv oLaO''toÀ:fr 23 r.<iv-rEç yà.p Ti-
10. Dio manifesta la sua giustizia

non consecutivo, cfr. E. Stauffer, ThWb rn, 330 =


GLNT 2 1 Ora invece al di fuori della legge si è rivelata la giu-

IV, 1030. In prarica però fra i due modi di intendere non stizia di D io attestata dalla legge e dai profeti, 22 e la
v'è gran differenza, cfr. Kuss I, 152. - cppa.yjj: il verbo ri- giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Crisro si ap-
corre nel N.T. anche in 2 Cor. u ,10; Hebr. lI.JJ. L'uso del- plica a tutti coloro che credono, senza distinzione. 23
J'aoristo passivo forte in luogo dell'attico Ècppcix,i>T)'V (cfr. 2
Cor. n,10: q>pa.Yl'lo-E'tCJ.L ) è conforme alla tendenza della XC L- T utti invero hanno peccato e sono privi della gloria di
v+,1 cfr. Blass-D ebrunne.r 11, § 76,1 . - unooLxoc;: hapax nel
N.T., risaJe a Aesch., Ettm. 260. Significa 'colpevole' nel sen- usato soprattutto in età ellenistica. Il perfetto indica il per-
so di 'responsabile di aver trasgredito una legge'. Nel nostro duraoce effetto dell'avvenimento.
passo non indica propriamente né una generica col pevolezza 2 2 . o~ ò: "l'tW"tEW<;: con valore strumentale, dr. A. Oepke,
né una condanna già eseguita bensl «la condizione di chi nel ThWb n , 65 = GLNT 111, 9rr. - 1T}uou XpLO'"toù: geniti-
processo aperto contro di lui deve tace.re perché ha perduto vo oggettivo. - Elc; 1tav'tcxc;: KDG e molti minuscoli hanno
ognj possibilità di respingere l'accusa e di stornare l'inevita- La lezione più ampia Elc; mi.vTaç zaL È'ltt 1tav"ta.ç (Vulg.: in
bile condanna e le sue conseguenze» (Maurer, ThWb vrn, omnes et super omnes) che sembra sorta dall'interpolazione
557 s.). - 7t<iç ò xouµoc;: «tutta l'umanità»; nelJo stesso si- di un'antica variaore nel cesLo originale. - 01.au•oÀ.i}: ricorre
gnilicato i rabbini usano kol ba6lam; cfr. Strack-Billerbeck nel N.T. ol tre che qui in 10,12 e in I Cor. 14,7; è vocabolo
rn, I6o; Sasse, ThWb 111 , 889 = GLNT v, 935. della XOLVTJ.
20. Libero adattamento di LXX Ps. I42,2: ov OLXCXLwi}f,trE'ta.t. 23 . UO''tEpOUV"t<XL: il medio è usato solo nella xowTj. - o 6~ 'r) c;
évwm6v o-ou r.éic; ~wv = lo' iifdàq t"piineka kol-pai. ov ...1téic; •ou ~E o v: per il significato fondamentale dell'espressione, ve-
oppure mic;...ov sono semitismi ricalcati sull'ebraico ti;'-kol di nota a l,23 . «Tutti banno peccato e sono venuti cosl a
come ben risulta dall'esempio che abbiamo riportato, cfr. trovarsi in una condizione di incapacità a ricevere quella glo-
B1ass-Debrnnner 12 , § 302. (pywv v6µou sono le ape.re richie- ria che solo nell'avvenire sarà perfetta ma che nei credenti è
ste dalla legge, cfr. 2,r 4. - É1tlyvwai.ç: indica qui non la co- presente, in maniera misteriosa, sin da adesso secondo un in-
noscenza teorica ma l'esperienza diretta; in questo senso Ènl- segnamento costante del N.T. (cfr. 2 Cor. 3,r8)» (Kuss 1,
"'(V<>)cnc; non si djsti ngue da yvw01.c;, vedi Bultmann, ThWb r, ::i6o). Nel nostro linguaggio teologico potremmo dire che
706 s. = GLNT 11, 508 ss. e dr. specialmente 7 ,7. tutti sono privi della partecipazione alla natura divina, della
2 L W'llÌ. oi.: ha valore logico e cronologico insieme, eh. G. gratia sanctificans che è appunro gloria inchoata. L'idea che
Stiihlin, ThWb rv. rnr, n. 70 = GLNT vn, i:489, n. 70. - l'uomo, per cagione del peccato, fosse decaduto dalla parteci-
1i:E<.pavipw-ra.t.: il verbo è attestam già in Hdt. 6,122 .ma è pazione al kab6d di l ahvé non era estranea al gilldaismo pa-
Dio ma11i/esta la sua giustizia
ll4 1L5
µcwro'll xa.t vo"repovv-.aL -.ile; 06!;.TJc; -.ov lJeov, 24 OLXaLov- di Dio 24 e tutti vengono giustificati dalla sua grazia in
µe'llOL owpEÒ:'ll -tjj o.1hov XclPL"'L OLà. 'tijc; tX'ltO)..V"t"pWa'ewc; -.ile; virtù della redenzione che si attua in Gesù Cristo. 2 5
È.'11 Xpw-.~ 'I'T}uov· 2 5 O'll itpoÉi}e-.o ò lJEÒc; L)..CXO"tTJPLO'll OLà. Dio infatti, tenendo fede all'aUeanza, ha srabilito lui co-
-ri'jc; nl:r•ewc; É'll ..~ o.v-cov atp.a'tL eiç evou~w 'ti'ic; OLXO.LocnJ- me srrumento di espiazione nel suo sangue al fine di ma-
vnc; av'tOV OLÒ: -.irv i.tipe<rw "tVV 7tpoyeyovb-.wv à.µapT'T}µci- nifestare la propria giustizia (per la remissione dei pec-

lestinese e all'apocalittica, dr. G. Kictel, ThWb u, 249 s. = 6 Èv -rei) CX.Ù'tOU o.~µa-rL


GLNT Il, 1381 s. .
24. OLXaLovµEVoL: è verbo caratteristico del linguaggio pao- 7 elç É'llOELE,L'll Tijc; OLlte~'VT}c; a v-cov
li no per indicare la giusrificazione salvifica; vale iustum de- 8 OLà. •iìv ncipeuw 'tWV npoyeyov6-rwv à.µap'tniui-cwv
clarare e insieme iusl.um reddere: si tratta di una 'sentenza' 9 Èv •n &.voxn -rou ~ eoù
di Dio che dichiara e rende intimamente giusto il peccatore 7tpoli)e'to: il preverbio npo- andrà ili tcso in senso temporale
(giustwcazione presente espressa co n ~roagni f~rens) p~r­ come negli altri due passi del N.T. in cui ricorre questo com-
ché sia riconosciuto come mie nell 1ultuno giud1z10 (g1ust1fi- posto (3,13 e Eph. r,9), dr. Pluta, op. cit .. 59-62. - lÀcx.11-ril-
cazlone escatologica). Nel greco profano OLXaL6w non ha mai PLOV: nel N.T. si trova ancora in Heb1-. 9,5, Malgrado la trn-
jJ senso di iusttlm (aliquem) efficere. - owpeéLv : accusativo av- duzione deUa Vulgata (propitiatorem) si tratta con ogni pro-
verbiale dell'uso ellenistico qui nel senso fondamentale di babilità di un aggettjvo neutro sostantivato che nei LXX
'gratuitamente'. - &.7to)..v-.pwcrewc;: vocabolo attestato per 1n corrisponde normalmente a kapporet 'coperchio dell'Arca',
prima volto nel greco biblico in LX~ ~a1 : 4,34; alcro~e .a 'propiziatorio' (dr. Ex. 25,t7; Lcv. 16,u ss.) mentre nel gre-
cominciare dal LI o t secolo a.C. Per il significato non s1 di- co profano significa 'offerta sacrificale'. Come la kapporet del-
stingue dal semplice )..tr.pw<nc;: nel N.T. 'liberazione', 're- 1'Antica Alleanza era il luogo oel quale Dio si rivelava e par-
denzione', cfr. F. Bi.icbsel, ThWb iv, 354 ss. = G LNT v1, lava e nel quale si riconciliava col popolo, cosl il Cristo nel
949 ss. - tv Xpl.<T'tQ 'Inuou: «Può equivalere ~ 'mediante quale Dio si roani.festa, parla e si riconcilia con l'uomo è la
Cristo Gesù ' e indicare cosl la causa della redenzione oppure 'vera' kapporet della Nuova AJleanza. - OLà. 'ti'jc; 7tlcr-rEwc;: è
può essere ~n accenno all'applicazione della redenzione ai omesso dal cod. A. L'articolo -riic; manca nei codd. S C* D*
singoli che si verifica 'nella sfera di Cristo'» (Kuss 1, 161). - C* mentre si trova in B K. Riteniamo col Pluca, op. cii., 45
Di recente. A. Plu1a, Gottes Bundestreue, Stuttgart 1969, 40- cbe Owl 'tijç mO''tEWç sia la lezione migliore anche per ana-
45 ha, ci pare, dimostrato, sulla scorta di un'analisi ritmica logia coo gli altri xw)..o. paralleli dove s~a. è seguito dell'arti-
del testo, che i vv. 24-26aa rappresentano una formu la tra- colo. itLO"'tewç è inteso da quasi rutti gli esegeti antichi e mo-
dizionale inserita da Paolo nell'àmbito della sua argomenta- derni (tranne il Bartb) oel senso di 'fede'. Il Pluta, op. cit.,
zione. Crediamo utile riportare a questo punto la divisione 45-56, richiamandosi ai LXX e ai testi di Q umran, ha pro-
colomccrica del testo proposta dal Pluta: posto invece di intendere qui TCl<r-rewc; nel senso veceroresca-
1 OLXCtLOVµEVOL owpeà.v -rn CX.V'tOU xcipL"tL mentario di 'fedeltà' (all'alleanza). Secondo il Pluta, op. cit.,
2 ÒLà. ·di<; à.no)..u'tpWO'EWç 52 la formula potrebbe essere ricalcata direttamente sul te-
3 -ciic; t'll XpLO''tQ 'I l'JO'OV sto ebraico di Ier. 28 j> (con un semplice scambio di verbi):
'afer s"liih6 jhwh be'emet . Ln proposta esegerica dcl P luta è
4 8v 7tpotbe'to ò -Oeòc; tÀ.acr'ti)pLO'J coerente e ha il vantaggio di risolvere Je difficoltà sintattiche
5 OLà ('ti'jc;) nlcr-rewc; e logiche alle quali. non si sfugge interp retando 7tl<T<tewc; nel
Rom J, 25-27 117
n6 Giudei ( gmllli sono g111sti/icat1 per la fede
cati commessi dianzi 26 a l tempo della pazienza di Dio),
'tW'V 16 E'V 'tTI tX'VOXTI 'tOV neou 'ltpÒc; TIJ'V EVOELt;w 'tiic; OL-
I
al fine, dko, di manifestare la propria giustizia nel tempo
XCILOO'VVT)c; CIV'tOU E'V 'tQ 'VV'V XCILpQ, elc; -.ò ELVCIL aÙ'tÒ'V ol- presente cosl da essere giusto in quanto giustifica chi ha
;t(UO'V xat OLxett,OV'V'ta 'tÒ'V tx 'ltltnewc; 'lrJO'OÙ fede in Gesù.
2 7 Iloù ovv 'ii xetvxTJaLc;; tt;exÀ.elO'i>TJ. oLà: 'ltolov 'Voµov; 'tW'V

r r . Giudei e gentili sono giustificati per la /etle


senso di 'fede' (c:fr. Kuss 1, irr-212). -tv 'tQ aù-rov atµ.a'tL: 27 Dov'è ora il vanto? :t: escluso. Da quale legge? Dalla
la formula È'V •èi.> a~µ.'tL ricorre nel N.T. 15 volte. Secondo
il Pluta, op. cit.. 103 qui essa significa «che Cristo è per .n~ i biblico è meno comune di b.µa.p'tla. mentre si dà il caso in-
un tÀ.a.a-r1)pLo'V nella presenza reale del suo sangue eucansu- verso nel linguaggio profano.
co» (contro una siffatta interpretazione sacramentale si pos- 26. 'ltpòc; TÌ'J'J E-ioELt;w: comincia qui, secondo il Plura, op.
sono però avanzare fondate riserve, dr. Kuss I, 213). Sempre clt., 45, il commento di Paolo alla formula precedente; di
lo stesso autore, op. cii., 109 s. sostiene che tutta la formula ciò sarebbe indizio la ripresa del termine ÉvoEL;Lc; e l'uso del-
per la sua conformazione sintattica (perifrasi col relativo in l'articolo che normalmente in greco contiene il riferimento
terza persona, uso delle preposizioni ecc.) ~isulta mo9eua~ a u n concetto già espresso. - t'V -rQ VU'V xa.LpG.;> : la stessa e-
sui paradigmi veterotestamentari i e appartiene aIla 11 turg1a spl'essione in 8,18; J r,5; 2 Cor. 8,14. Se si prescinde dall'ul-
eucaristica della primitiva comunità giudeocrisciana. - tVOEL- timo passo indica sempre il 'tempo di Cristo' ossia l'inter-
t;w: ricorre nel N.T. soltanto qui, al v. 26 di questo capitolo vallo fra la croce e la parusia, cfr. G. Stahlin, ThWb IV,
e in Phil. 1,28. - mipEoi.v : hapax nel N.T. Si può intendere II08 = GLNT Vlll, 148 [.
in due modi: 1. nel senso di 'remissione' = aq>EO'Lc;; 2 . 'tolle- 27. xetvXT}cnc;: in Paolo la ciiscinzione fra xc.vx11ai.c; e xetV-
ranza'. La prima interpretazione è generale presso ~i a.ntichi Xl)µa non è molto netta (x«VXT}O't.c; dovrebbe essere l'atto del
(Vulg.: propter remiJsionem) ed è confortata dal significato vantarsi, x«vx11µa. l'oggetto di cui ci si vanta ~ la pos i bilt~
prevalente del vocabolo (e del verbo 'ltapl1)µ.L) nel greco p ro- di vantarsi); cfr. questo passo con 4,2; per il concetto di
fano. La seconda risponde meglio nl contrasto, nettamente se- 'vanto' in Paolo vedi l'excursus del Kuss I , 294-300 e Bult-
gnato da Paolo, fra il passato, epoca della 'pazicnz.a' di Dio, mann, TbWb III, 649-653 = GLNT V, 298-308. - tt;ExÀd-
e il presente in cui si mani festa In sua giustizia. Intesa nel ~1): nel N.T. soltanto qui e in Gal. 4,I]. Nel significato me-
senso di ' remissione' la mipEO'LC, è l'effetto e lo scopo del- taforico di 'escludere', ' impedire' non è attestato prima del
l'espiazione compiuta da Gesù. Segnaliamo due in.terpr:tazi.?· m secolo a.C., cfr. Preuschen-Bauer, s.v. - v6µou 't'W'V ~PYW'V
ni un po' particolari. Secondo W. G. Ki.immel: Zettschr1fr rur ... v6µov r.lcnEwc;: qui véµ.oc; è usato nel senso ampio di «Or-
Theologie und Kirche 49 ( t952) 165 la 'lt~pEcn; .sare~b l'~f­ dinamento divino per cui la fede, non le opere, è designata
fettivo 'condono' dei peccati col quale pruna d1 Cristo Dio come il comportamento giusto dell'uomo escludendo cosl ogni
avrebbe dimostrato la sua ' giustizia' (si avrebbero quindi due vanto davanti a Dio. Come véµoc; [pywv può essere inteso
manifestazioni della 'giustizia di Dio', prima di Cristo e in quale legge che mira alle opere cosl v6µoc; itla>Ewc; è l'ordi-
Cristo). Secondo Huby-Lyonnet, 578-581 r.cipEa~; alludereb- namento di Dio che esige In fede» (W. Gutbrod, ThWb I\,
be al perdono dei peccati che avveniva nella festa ebraica del- 1062 = GLNT VII, i 363. Secondo u n'alm1 esegesi qui, CO·
1'Espiazione (Lev. i6 ,2.12-16) e che in certo modo prefigura- me in tutta la pericope vv. 21-31 '116µoc; alluderebbe alla leg-
va la giustificazione avvenire. - 1tpoyEyo'V6-rwv : hapax nel ge mosaica specificata in due nspetti: in quanto esige il com-
N.T. - ciµ.ap'tT)µci.'tw'V: nel N.T. soltanto qui e in r Cor. 6, pimento di opere e in quanto insegna la giustizia per In fede .•
18; è frequente invece nei LXX. In complesso però nel greco
u8 Abramo /tt giustificato per la / ede
II9
Epywv; oùxl, &.)...)..&, OLÒ. voµou 'itlcr·mùc;.. 28 )...oyts6µwa y&.p legge delle opere? No, dalla legge della fede. 28 Noi
OLY.O.to\icrll'a.t 7tlcr·n:t èlvilpW'ltO'V xwptc; Epywv voµou. 29 iì pensiamo iafatti che l'uomo è giustificato per Ja fede in-
'Iouoalwv ò 1l'Eòc; p.ovov; oùxt xat È1l'vwv; vat xa.t Èfi'vwv, dipendentemente dalle opere della legge 29 O forse
30 EL'ltEp dc; ò ll'Eoç, Be; otxm~O'EL 1tEpt,..oµ1Jv bf. 'itlCT-tEwc; xa.t Dioèsoltanto Dio dei Giudeienon ancbe dei gentili? Si
&.xpo~ucr-lav OLà. -clic; 'itL<i'tEWc;. 31 voµov ouv XIX't<Xpyo\J- anche dei gentili, 30 perché vi è un solo Dio che giu-
µEv oià. 'Tiic; 'itLCT-cEwc,; µi) yf.voi-to, &.ÀÀà v6µov Lcr'T6.voµEv. stificherà per la fede tanto i circoncisi quanto gli incir-
4 Tl ouv ÈpouµEv EÙpT]xÉvat 'A~pa.ൠ-tòv itpomhopa. 'l')µwv conc1s1. 3 I Ma allora con la fede noi annulliamo la leg-
ge? Non sia mai detto; anzi confermiamo la legge.
dr. Kuss r, 235 s.
r2. Abramo fu gittstificato per la fede
28. yap: la variante ouv di BCK verrebbe a significare che
Paolo trae questa conclusione per la prima volta, il che cer- 4 Che cosa dunque diremo che ha trovato Abramo, no-
tamente non è.
30. otxa.twCTEL: è difficiJe stabilire se si tratti di un futuro
soltanto logico-gnomico (dr. Kuss, r, 2 3 8) o anche temporale si potrebbe richiamare l'espressione e trovar grazia (o miseri-
(cfr. G. Schrenk, Tb\Y/b rr, r:! ~ =
GLNT 11, 1308). - Èi~ cordia)' davanti a Dio che io Gen. 18,J è detta di Abramo e
'ltLv'tEWc; ... otà. 1tLO"'TEWc;: il mutamento di preposizione (: si trova anche nel N.T., cfr. Preisker, ibid. e Kuss 1, 240). -
dovuto semplicemente a ragioni di variatio (cfr. Kuss I, 236). 'A~(Xà.!L -tòv 7tP07tcX:topa. 'l)µwv = 'abraham 'abtnu; cosl ìl
3r. vép. ov: secondo l'interpretazione prevalente indicherebbe patriarca era chiamato nel tardo giudaismo; cfr. J. Jeremias,
la legge dell'A.T. nel suo senso specifico di 'comando' (Gut- T hWb 1 = GLNT r, 23. Tipomhopa è !wpax nel N.T .; KDG
brod, ThWb 1v, rn69 = GLNT vu, 1379) o in quello pit1 hanno m~-cf.px (lectio /acilior ).
largo di 'regime legale' (H uby-Lyonoet, 582). In tal caso il 2. El y&,p 'A~po:ൠÈ~ Épywv ÈOLXa.Lwih1 : io effetti iJ giu<lai-
concetto del v. 31 sarebbe ripreso solo al cap. 8,4 e poi nella smo del tempo di Paolo aveva fotto di Abramo il prototipo
sezione parenetica della lettera. Secondo altri invece v6µoc; stesso del giustificato per le opere: v. le testimonianze presi;o
qui come al v. 19 significherebbe il complesso dell'A.T . (dr. Huby-Lyonnet, 582 ss. È dubbio che y&.p abbia un valore cau-
Huby-Lyonnet, x64) e allora il principio gui esposto si col- sale come vorrebbe il Kuss, ad l.; sarà piuttosto da conside-
legherebbe strettamente al capitolo seguente : la giustificazio- rare una semplice 'liaison'. - EXEL xa.ux'l'Jl.l.<X' à)..)...'où 7tpòc;
ne per la fede è confermata dall'episodio di Abramo. - tcr'tci.- 1}E6v: malgrado l'uso dell' indicativo il periodo ipotetico non
voµEv: cfr. nota a 3,I5. può esprimere cl1e un'inealtà (cfr. Bultmann, ThWb III, 649
4.r. La tradizione manoscritta del versetto non è chiara: K, = GLNT v, 299 s.) giacché tutta l'argomentazione è imper-
un cospicuo numero di codici minuscoli più o meno indipen- niata sull'impossibilità della giustlfìcazione mediante le ope-
denti dal testo bizantino e taluni Padri leggono EÙp'l')xÉvat re. Ci sembra quindi assurda l 'interpretazione: «Ha qualche
dopo 1]µwv riferendolo a xa.-tà. crci.pxa.. Il cod. B omette EÙ· motivo di vantarsi, ma solo davanti agli uomini, non davanti
pT)xÉvcx.t. - -tl oùv ÈpoùµEv; la stessa formula io 6,1; 1,7; 8, a Dio» (cfr. Barrett, 87); à).)..'où 1tpÒc; 1}E6v può significare
31; 9,14.30. - EÙpT]xÉvat: il senso preciso del verbo è difli. soltanto r$:)..)..'ouit EXEL :x:et.VX."lJJ.La. 7tpòç il'E6v. A proposito di
cile da determinare nel nostro contesto. È certo che ne] N.T. 7tpÒç 1l'E6v notiamo che il N.T. usa 7tpéc; -twa. in luogo del
EÙplv1GEW può dfetirsi ad ogni dispensazioue della salvezza più comune 7ta.pci 'TLVa., cfr. Blass-Debrunnet 12, § 236,J: .
(cft. H. P1·eisker, ThWb n, 768 = GLNT m, IJ 92 s.). Qui 3. È1tlO"-.WO"EV X'tÀ..: è citazione di LXX Gen. 15,6 dove però
120 Ahramo fu gimtificato per ltt f ed.: Rom. 4,1-8 I2T

X<.t"t'à cr<i.pxa; 2 EL yàp 'A~paàµ. i!; €pywv ÈOLXCX.Lwih1, EXEL stro progenitore secondo la carne? 2 Se Abramo fosse
xa.vx11µa· cH.),,' où 1tpòc; ì>E6v. 3 "t'l yà.p Ti ypaq>i) UyEL; stato giustificaro per le opere avrebbe certo avuco motivo
« 'Eni.o-tEvCTEv OÈ A~pa.à:µ "t'Q i>EQ, xa.ì. ÈÀ.oyi.ai111 mi"t'Q Etc; di gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3 Che dice infatti la
OLX<.tLOC'ÙV'l"J'll». 4 "t'Ci> OÈ Épya.z;oµÈv~ oµwi)òc; où À.oylt;E'ta.L Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli J~ compu·
za.'ta xapw à:),,),,à. 6q>ElÀ11µa· 5 'ti;l St µi) tpyal;oµv~. 1ttr tato a giust1z1a. 4 Ora a chi esegue un'opera Ja merce-
CT"t'EUO'll'tL OÈ È1tt "t'Òv OLXO'.LOVV'ta "t'ÒV àcrE~Tj, Àoylz;E't<.tL Ti de non viene 'computata' per grazia, ma viene commisu-
1tlcrnc; <.tÙ'toù Elc; OLX<.t~ocrUVTJ, 6 xaM.itEp xat .t.a.vto ÀÉ· rata al debito, 5 mentre invece a chi non compie 'ope-
yEt "t'Òv µaxapLcrµòv "t'où &.wpw7tov ~ ò i>Eòc; Àoylz;E"t'a.L oL· re', ma ha fede in colui che giustifica l'empio, la fede vie-
X<.tLOO"VV'l"JV xwptc; Epywv I ne 'compmata' a giustizia. 6 Cosl anche David procla-
ma la beatitudine dell'uomo al quale Dio computa la giu-
7 «M<.txcipLOL wv àcpiì>11cra.v a.t &:voµla:L
stizia senza tener conto delle opere:
xctl wv È1tExa:Mcpi>11crav a.i àµap"t'la.v
8 µ<.txciptoc; à.vY)p OU OÙ À.oylO"'l"J't<.tL XUpLoc; Ò:µCX.p'tl<.tV». 7 Beati coloro dei quali sono state rimesse le colpe
8 beato l'uomo al qttale Dio non imputa it peccato.
il testo che noi leggiamo porta xal in luogo cli oÉ. Occorre
poi osservate che «Paolo appUca qui i metodi esegetici del 7-8.È citazione letterale di LXX Ps. 31,1·2. «Paolo muta il
suo rempo e quindi porta iJ passo del Genesi al livello reo· senso delle parole del salmo: l'uomo che pentito confessa i
logico ~uo proprio elevando e murando il significato che i ter· peccati e ottiene il perdono di fohvé diviene per lui l'uomo
mini 'fede' e 'giustizia' hanno nel pa.sso citato» (Kuss I, che trovandosi innanzi a Dio in uno stato di assoluta perdi-
243). - "t'Q i}Eti>: il dativo di persona con mcr"t'Euw è normale zione ... è fatto oggetto dell'azione salvifica di Dio per mezzo
io tutta la grecità. - xa.t O..oyuro11 a.ù't(i> Etc; otxa.LoCTuvnv = di Gesù Cristo» (Kuss I, 245 s. ). Il ' macarismo' appare qui
ebr. wajjap? beha 16 fdaqa. La proclamazione di giustizia nella forma tipica dei LXX, modellata a sua volLa sull'ebraico
non è una finzione bensl lo stabilimento di una nuova realtà; 'airé ha'H 'aier cfr. G. Bertram, ThWb 1v, 367 = GLNT vr,
dr. inrrod. «Per questa ragione Gal. 3 2-6 può equiparare la
1 983 s. - µ.a.xci:pLoL: forma secondaria di µcixap, usato io ori-
giustificazione alla ricezione dello Spirito e comprovare la gine per indicare la beatitudine assoluta degli dèi superiore
giustificazione citando proprio Gen. 15,6» (H.W. HeidJand, alla EÙOa.Lµovl<.t dei mortali. Di quest' uso v'è traccia nelle
ThWb LV , 294 s. = GLNT VI, 785 s.). Per l'uso di Elc; vedi lettere Pastorali, dr. z Tim . 1,u ; 6,15 . - àcpÉ1'n11a.v: nella
nota a 2 , 26. Nella XOLvTJ l'Elc; predicativo si trova con altri grecità profana cicplT)µL vale 'condonare'; nei LXX e nel N.T.
verbi ma non con À.oylz;ED"l>a.L, cfr. Blass-Debrunne.r 12, 5 :r45 ; 'perdonare'. - àvoµ.la.L: vocabolo ellenistico che significa tan-
H . W. Hcidland, ThWb iv, 288 = GLNT vr, 768. to 'mancanza di una legge' quanto ' t rasgressione di una leg-
5. 7tLO""t'EVOV't'L oÈ È1tL "t'Ò'\I OLX<XLOV'll"t'a.: l'uso di 1tLCT"t'EVw con ge', nel linguaggio biblico ' ingiustizia', ' peccato'. Nel N.T. il
È1tl (ace. o dac.) oppure Èv (a parte va considerato EL~ ) risente plurale ricorre solo oel contesto di citazioni (d r. Hebr. 1 0 ,
nel greco biblico dell'ebr. he'emin le o be, dr. Blass-Debrun- r7; 8 ,2 v .1.) nel senso di 'azioni peccaminose' . - È1tExa.Mcp1'TJ·
ncr 11, §§ 206,2; 233 1 2; Bultmann, ThWb VI, 203 s. rra.v: hapax oel N.T. - où où: la variante ~ où di ACK è
G. µa.xapLcrµ6v: nel senso tecnico di 'macarismo' si trova per con ogni probabilità una lectio facilior dovuta a ragioni di
la prima volta in Aristot., rhet. 1967 B 33. Nel N.T. ricorre eufonia. Bisogna peraJtro considerare che il dativo corrispon·
oltre che qu i Al v. 9 e in Gal. 4,15. de al lo dell'originale ebraico. Secondo H. W. Heidland,
T22 Abramo ricevette fil promessa per la /edr! Rom. 4,f)-I J

9 ò µcxxcxpLcrµ.òc; ovv où-.oc; É7tt 'tTJV 7tEpr.-.oµÌ"]v fi xcxt É7tt -r'Ì)v 9 Questa beatitudine riguarda soltanto i circoncisi o an-
&:xpo~vcnl; ÀÉycµEV y6:.p «'E).oy~T} -rQ 'A~pcu:lµ Ti che gli incirconcisi? Abbiamo detto che ad Abramo fu.
r.lcrttL<; Elc; OLXCXLOO"VVl)V». ro 7twc; ouv ÈÀ.oyloih1; Èv 7tE- computata a giustma. io Come dunque gli fu 'compu-
pL'toµfi OV'tL f) Év &xpof3ucr-.l~; oùx Év 7tEpL-roµ'fi &).)..' Èv tata'? Quand'era circonciso o quand'era incirconciso?
&:xpof3vcr-.l~· u: xcxt O'T)µdov itÀ.cx~Ev m:pL-roµijc;, crcppcxyt:oa Quando era incirconciso, u ed egli prese poi il segno
-ri)c; OLXCXLOCTVVT)c; -.ijc; 'ltLO'TEwc; -.i'jc; Èv -rfi &:xpof3vcr-.l~, Etc; della circoncisione quale sigillo della giustizia che aveva
-rò EtvaL av-ròv 7tCLTÉpcx 7t6:.v-.wv TWV 7tLO''tEVÒv-rwv 01.' &xpo- acquisito con Ja fede senza essere ancora circonciso. Così
~ucr.la;, Elc; TÒ ÀoyL<ri}ijvaL cxÙToi:c; [ 'tTJV] OLY.CXLO<TUVT)V, poté diventare padre di rutti coloro che hanno fede sen-
12 xcxL 'ltlX'tÉpa 'ltEPL'tOµijc; TO~ oùx ÈX 'ltEfMOµijc; µ6vov à.ÀÀà za essere circoncisi perché ven isse a loro computata la
xat 'toi:c; O'"tOLXOUO'LV "tote; l:xvE<rw -.fjc; év àxpo~uO'Tl 7tLO""tEw:; giustiz1a, u e padre dei circoncisi che non soltanto so-
-rou 7ta-rpòc; 1]µ.wv 'Af3pcx6:.p.. no tali, ma anche camminano sulle orme della fede la-
13 Où yàp oLà v6µov Ti ÉmqyEÀla "tQ 'A~pcxൠfi -rQ crnÉp- sciate dal nostro padre Abramo quando era incirconciso.
µcx'tL cxù-.ou, -.ò xÀ.T)povoµov a1hòv Etvcu x6crµou, Ò:ÀÀ.à OLà.
r3. Abramo ricevette la promessa pei· ltt fede

=
ThWb 1v, 295 GLNT vr, 787 «se nonostante l'ebr. lo .i 13 Infatti non per la legge fu rivolta ad Abramo e alla
LXX banno ov può essere che ciò sia dovuto all'intenzione <li sua discendenza la promessa che avrebbe ereditato la ter-
evitare il significato commerciale di 'mettere in conto' ... Ào·
ylsE~CXL è forse <la rendere allora con 'considerate' come in gono :xcxl (Vulg.: ut reputetur et illis ad iustitiam).
ls. r3,r7; 33,8; 53,3>>. où µl) col congiuntivo aoristo è pro- t2.Anche i circoncisi dunque per essere figli di Abramo de-
prio della xoLv1) meno elevata; nel N.T. esso ricorre quasi vono avere la fede di lui. - 'toi:c; O' To ~xoucrw: H -.oi:c;, super-
esclusivamente nelle citazioni dei LXX e nei detti di Gesù, fluo ma attestato concordemente dalla tradizione, ba dato ori-
dr. Blass-Debrunner 12, § 365. gine nella Vulgata latina a una traduzione che stravolge il sen-
9. ÉÀ.oyl~'J X'tÀ.: riprende liberamente la citazione di LXX so del testo: non iis ta11t11111 qui sunt ex circumcisione sed et
Gen. 15,6 . iis qtti sectantur vestigia fidei quae est in praeputio patris 110-
i 1. Cfr. Gen. 17 ,xo s. - ucppcxyloa: con valore metaforico co- stri Ahrahae. O""tOLXÉW col dativo è caratteristico della xoL-
me in I Cor. 9,2; 2 Tim. 2 19. Non vi sono prove che la desi- \ITJ, dr. Blass-Debrunner 11, § r98,5. -
gnazione della 7tEp1.-.oµT) come 'sigillo' fosse corrente al tem- 13. É7ta"(yEÀ.lcx: nel significato di 'promessa' si trova anche
po di Paolo. La testimonianza più antica porrebb'essere Bam. nella lingua comune dell'età ellenistica; si vedano gli esempi
9,6 (ma v'è il sospetto che 1n questo passo 1tEpL-.É:tµ'l'}'taL ò jn Scbnicwind-Friedricb, TbWb rr, 574 = m, 672-75. Nel
ÀCl.Òc; elc; ucppayloC1., messo in bocca a un ipotetico conrraddit- N.T. ha senso profano soltanto in Act. 23,21. - O''itÉpµa.TL:
tore Giudeo, sia una reminiscenza del nostro testo). Nei Padri vedi il commento :i r 1 2. - TÒ XÀ.'l')povòµov x-.À.: l'articolo
npostolid la metafora del 'sigillo' viene applicata al battesimo, rinvia a un concetto già espresso (c&:. Blass-Debrunner 12 , §
dr. Kuss I, 248. - Elc; "tÒ dvo.L: consecutivo come di; -.ò À.o- 399,1) che è qui il carattere universale della paternità di A-
"(L~fjva. - oL' àxpoBucr-rlac;: la preposizione OLa jndica qui bramo. - xocrµou: veramente neUa Genesi non è detto che
unu cil'cosrnnza concomitante, dr. A. Oepkc, ThWb rr, 65 = Abramo avrebbe 'ereditato' tutto il mondo; ma già il tardo
GLNT u, 909. - Fra ÀoyL~tjvcx. e cx.ùi:oi:c; CKDG lntecpon- giudaismo intendeva in questa gu isa la promessa fatta al pa-
Abramo ricevei/e lo promessa per In fede
Rom. 4,r3·18 r25
OLXaLOcru'll'l')c; 1tL<T't'Ewç· 14 El yàp oi. Éx v6µov xÀT)pov6µoL,
XEXÉVW't'aL 'ii 1tlO"'t'Lç xcd xa-rT}p'YT)'taL Ti hayyùla: 15 ò ra ma per la giustizia della fede . 14 Invero se gli eredi
yàp v6µoc; 6pyT}v xa't'EPYtlSE't'aL· ou OÈ ovx fo't'L\I v6µoc;, oV- sono coloro che hanno la legge, la fede risulta svuotata e
OÈ 1tapd:~<TLç. 16 OLcX 't'OV't'O ÈX 1tW'tEW<;, L\111 X<.X.'t'cX xcipw, la promessa non ha alcun valore: 15 giacché la legge ba
dç -.ò EtvaL ~E1lav 't"'i}v ÉnayyEÀlav mxv'tt •<il <T1tÉpµ<.X.'t'L, soltanto l'effetto di suscitare l'ira, ma dove non c'è legge
où 'tQ ÈX 't'OU v6µov µ6vo\I aÀÀà xat 't'Q be 1tlo"TEWc; •A~pad:µ non c'è neppure trasgressione. 16 Quindi la promessa
(~ È<T'tL\I 1tC1tjp 1tcX\l'tW\I T}µwv, 17 xaDw; yÉypan't<XL o·n fu fatta «per fede» , perché fosse «per grazia» e restasse
«IlCI'tÉpa 1tOÀÀ.wv ÈWW\I 'tÉ~ELXcl <TE») XCX'tÉ\IC1V't'L ov È'!tl- cosl assicurata a tutta la discendenza, non soltanto a quel-
CT't'EVCTEV &tou -rou s~01tLov-rc; •ove; vExpoùc; xat xaÀoùv- la che proced e dalla legge, ma altresl a quella cbe procede
"!oc; 'Tà. µ'I) Ov"!11 wc; ~v-c1· 18 Be; ncxp' ÉÀ1tl011 ln' ÉÀr.lOL dalla fede di Abramo, che è padre di tutti noi - 17 co-
É1tl<T'tE\JO"Ev dc; 'tÒ yEvÉ~aL a1'.rtòv «1tcx't'Épa noÀÀ.Wv tt>vww me si legge nelJa Scrittura: Io ti ho costituito padre di
molti popoli - davanti a quel Dio cui egli h a prestato fe-
Lriarca (cfr. W. Foerster, ThWb m, 739 = GLNT v, 644 s.; de, i l quale Iisuscita i morti e chiama ad essere ciò che
Huby-Lyonncc, 1~3 s.). D'altronde Paolo poteva ben pensare non è. 18 Abramo, sperando contro ogni speranza, cre-
al ve~ 0"1t~pµa dt Abr~mo che .è Cristo (Gal. 3,6) e alla so· dette che sarebbe divenuto padre di molti popoli secondo
vranita universale che 1 credena avrebbero esercitato con lui quanto gli era stato detto: Così sarà La tua discendenza. '
( r Cor. 6,2 ). - Odt OLX<.XLOO"UVT)c;: è difliciJe precisare il valore
della preposizione OLcX. qui come in 0LcX voµov. Fondamental-
mente il significato dovrebbe essere causale, ma non si può do di Abramo) ma anche a coloro che del patriarca hanno
nemmeno escludere l'indicazione di una 'circostanza conco· soltanto la fede ... Paolo qui come nei vv. rr e n ha di mira
mitante' (cfr. Barrett, 94) soprattutco per OLà. voµov. i due gruppi che compongono la cristianità, i giudeo-cristiani
14. XEXÉvw-.cxL: lo questo significato metaforico di ' render e gli etnico-cristiani» (Althaus, 84 s.).
vano' il verbo non appare attestato prima del N.T. 17. 1tC1't'Épa... O"E: citazione di LXX Gen. I 7,5. - xa't'Évcx\l"!L
1 ?· xa't'EpycX.sE't'cxL: nel N.T. ha sempre un significato reli- où Énl<r-rrucrEv ~Eoù: attrazione del relativo = XC1't'ÉvaV't'L
gioso. l>EOÙ ~ È7tlCT't'EVCTEV. - X<.X'TÉ\111\l't'L come lv<.X\l't'L e a1tÉVCX\ITL è
I 6 • t.X 1ti.o:-r~wç,
1 • "
Lva x~'tc
• • fr
xapL\I : ase densamente e vaga· ' dell'uso ellenistico, dr. Blass-Debrunoer 12, S 214.4· - swono-
mente ell1mca. Alcuni suppliscono con formule generali· toùv'toc,: nel N .T. soggetto di swo'ltOLEtv è di norma Dio o
«tutto viene dalla fede ... » (Lietzmann, Lagrange, Huby-Lvon"_ Cristo o lo Spirito. I n senso profano il verbo (attestato da
nec), altri intendono: «l'eredità procede dalla fede» altri in- Aristotele io poi) ricorre nel N.T . solo in I Cor. 15 36. - Y.1.t-
wc;
1

fine sottintendono come soggetto «il disegno di Dio» (San- ÀoùV't'oc; 't'à. µìi OV't'CX O\l'tCI: cfr. Philo, spec. leg. 4 ,187:
day-Headlam, Barrett). - ov 't~ ÈX 'tOÙ voµov ... 'A~pcxiµ : -.à. yà.p µÌ'J ov't'cx txciÀ.-tcrEv tl<; 'TÒ ElvaL e inoltre 2 Clem. 1 ,8:
«L~ p~omesa non dev:essere incerta ma sicura e per tutti i ÈxaÀECTEv (se. 6 1>Eòç) yà.p Ì'Jµà.ç oux 8v't'a.c; xat 1)i)ÉÀTJCTEV Èx
figli di Abramo, deve msomma poggiare sulla grazia di Dio µÌ'J ov-coc; EL\l<.XL 1}µà.ç. Il XC1ÀEtv di Dio o del Cristo nel N.T.
: perciò dev'essere rivolta alla fede. Ora la promessa è effet- è sempre in certo modo verbum effecax, cfr. K. L. Schmidr,
tivamente assicurata a tutti i figli di Abramo, non solo a co- TbWb m , 489 = GLNT Iv, x457.
loro che, come Abramo, sono circoncisi nella carne secondo 18. Elc; -cò yEvÉciì>aL cxu-ro\I: dal contesto parrebbe trattarsi
la legge (e che come tnli sono giunti alla fede allo stesso mo- dell'oggetto della fede di Abramo (sarebbe però l'unico esem-
pio nel N .T. di m<r"t'EVELV Etc; seguito da un infinito). Di per
126 Abramo ricevelle la promessa per la fede Rom. 4,IB-25 127

xa.'tà. 't'Ò Elpr]µÉvov «Oi.h:wc; fo't'a.L "t'Ò unÉpµa. crou». 19 x a t T9 E senza indebolirsi nella fede egli considerò che il suo
µ'Ì) ficrl)Ev'i)crac; "t'TI 1tlCT't'EL X<.<'t'EV61]CTEV "t'Ò È<.tV't'OU awµa i')O'l"}
... corpo era ormai senza vita (aveva pressappoco cem'anni)
\IEVEXpwµÉvov, Èxt'.X.'t'OV"t'CX:E'ti)c; TIOV Ù'ltapxwv, xat "t'lJV VÉXpw- e il grembo di Sara non era più fecondo; 20 ma non du-
GW -riic; µ1)"t'pac; I:appaç, 20 Etc; oÈ -ci]v Émx:yyEÀ.la.v -.ou bito, per incredulità, della promessa divina, n anzi s1
itEov ov oLexpW'lJ tj'j tiitL,,..tlq. à),.)..' ÉvEovva.µwD11 -.fj 'ltLO''tEL, rafforzò nella fede, dando gloria a Dio, pienamente con·
~OVç ò6!;cLV 'i:Q i)e:(i> 2 l Y.CX.L 1tÀ.1]p0q>Op7]i)ftc; O É'lt1)yyEÀ.- o·n vinto che egli può fal'c ciò che ha promesso. 2 2 Perciò
't'CXL ovva-.6c; ÉO''tLV x o:t 'i'totijcro:L. 22 ÒLÒ xat «ÉÀ.oylcr~ 1 a.ù- gli fu computato a giustizia. 23 E non soltanto per lui
't'Q dc; o~xa.Lcruv 7Jv ». 23 Oùx Éypa<p7J oè oL' a v-còv p.6vov fu scritto che «gli fu computato», 24 ma anche per noi
O"t'L .inoyl~') av -r ~, 24 ciU.à. xa.t OL' '!)µii.e; otc; µÉÀ.À.EL ai quali pure dev'essere computato, per noi che credia-
À.oyLsecrDa.t, "rOLc; 'itLCT't'EVOUCTW É'ii:t -.òv Èyelpa.v-ra 'l'l"}CTOVV mo in colui che ha risvegliato dai morti il Signore nostro
"tÒV XVpLOV Tjµwv ix vexpwv, 25 Se; 1t!XpEoot>n OLcX 'tÒ. na.- Gesù, 25 il quale fu dato a morte per i nostri peccati e
pa.n"t'Wll<X"t'a i}µwv xat 1}ytplh1 otà. 'tlJ'J otxa.lwow TjµWv. fo risuscitato per la nostra giustificazione.

sé l'espressio11e greca potrebbe essere intesa anche in senso so dl o6;a dr. 1,23 e 3,23.
consecutivo ~Vug . : utJieret pater multarum gentium). - ov- 2 x. 7tÀ.'l')pocpop1111Elc;: verbo io complesso di uso tardivo seb-
't'Wç X"t'À..: citazione di LXX Gen. 15 15 . bene già attestato presso Ctesia, 680,r4 (42 ) lac. col 5igni-
19 . Ò:~Evi)cro; .. il. concrasro ciuìkvÉw-òUva.µtc; è tipico d ~ ficato, pare, cli 'persuadere', 'assicul'are' che con ogni proba-
N.T.; cfr. G. StahJin, ThWb r, 490 = GLNT 1, 1307. - xa- bilità si è svolto da quello di 'soddisfare pienamente' (l'acce-
-rEvo~ce : •la van~te ov. ~a.-rEVO,cv cli DCI< ( Vulg.: nec zione fondamentale del verbo è 'colmare', •riempire' donde
c~ntderav1) è lectio factl1or. - VEVExpwµÉvov: verbo elle- per metnfora anche 'adempire'). Nel N.T. ricorre nel senso di
msnco (non attestato però nei LXX). Si trova con senso meta- 'avere piena certezza ' soltanto g ui e in i4,5 (per Col. 4,u,
forico in Col. 3,5. - vÉxpwaw: 'l'atrofizzarsi' 'il morire'1 la cfr. Delling, T hWb VI, 308). Tale significato ha riscontro an-
·~ecrosi '; è ter~in el~isto soprattutto de.f linguaggio c]j. che nei Padri apostolici, dr. Preuschen-Bauer, s.v. - oÈmiy-
ru~o! assente ne1 LXX e m Filone. Nel N.T. è usato oltre che 'YEÀ.'TelL: di solito si intende il verbo in senso mediale («ciò
qru m 2 Cor. •po e in Mc. 3,5 (v.l. D ).Per indicare la steri- ha promesso»). Ma potrebbe anche trattarsi di un passivo.
lità degli organi genitali è adoperato da Porphyr., abst. ·b20 23. ot' CXU't'OV: nel N.T. il OLÒ: causale si arricchisce talvolca
(rn sec. d.C.). di una sfumatura finale, cfr. Mc. 2,27 ; 1 Cor. u,9; 2 Cor. 31
2.0. OLExpli>T): nel senso di 'dubitare' rappresenta un'innova- 10; rTim. 1,16.
zione del greco cristiano; in Iudae 9 Io stesso verbo è usato 24. è)'Etpelv-ca: col significato transitivo «resuscitare i morti)>
~ n vec ,nel'aczio~ molto comune nel greco profano, cli iyelpw non è attestato nel greco profano, c.fr. A. Oepke,
latrare ; cfr. F. Buchsel, ThWb m , 948 ss. = GLNT v, TbWb H , 333 = GLNT m, 20.
10?1.96. Classicamente il costrutto sarebbe ÒLaxplvEO"l'}aL 25 . 7tapEO~ 'l] : cfr. 1,24. Il verbo è frequente nei racconti
~p , ~· Bla~s-Debruon 12
, § 207,4. - ÉvEoaµW~ 1 : non della passione e più in generale nelle descrizioni cli processi o
Sl d~sta gue per il significato dal semplice OVVCX.µow. Al di di martirii ( = ebr. msr), cfr. Bikbsel , ThWb II, 1 72 =
fu?n del N.T. se ~e bar:n? esempii nei LXX e nei papiri. - GLNT n, u 81. - otà. 'TcX 7ta.po:1t'tWµa"t'Cl: anche qui il si-
~ove; oo;a.v:. JoCLlZlOile tlplCa del linguaggio biblico, Significa gnificato causale di OLÒ: (che è nettissimo nel testo soggiacen-
m sostanza riconoscere a Dio ciò che gli è p roprio. Per il sen- te LXX Is. 53,5: o:v"t'Òc; hpauµo:'Tl cri)'l') oLà. -tò:c; ciµap·rnxc;
128 La gi11st1ftcazio11e pegno di salv~ Rom. 5 c-21 129
5 ÀLXet.LWl>ÉV'tEç ovv ix 7"lCT'tEwc; tlp'i)v'l')v ìtxoµtv 7tpòc; 'Tòv e4. La giustificazione pegno di salvezza
vtòv oLà. 't'OV xvplou i)µwv 'l'l')croù XpL1noù, 2 OL' ov xat
5 Giustificati dunque per la fede abbiamo pace con Dio
'ti)V 7tpocra ')'W')''!ÌV WXTJXCXµEV ['t°U 7tlCT'tEL) ELç 'tTJ\I xcipLV
in virtù del Signore nostro Gesù Cristo, 2 mediante il
'tet.V'tl')V Èv TI Ècr<ri)xaµEv, xat xcwxwµEl}a. h' ÈÀ..7tlOL -rijc;
quale abbiamo anche ottenuto l'accesso allo stato di gra-
zia in cui ci troviamo e ci gloriamo nella speranza della
ùµwv ) si colora probabilmente di una sfumatura finale: «in
conseguenza dei nostri peccati e aJ fine cli espiarli» (cfr. A.
Oepke, TbWb n, 68-70 = GLNT n , 919-922). A ltri (Schlat- da un'intonazione parenetica (veramente deboli ci sembrano
ter) ha inteso i due oLci di 25a e 25b in senso esclusivamente le considerazioni in contrario svolte ancora cU recente dal
causale evitando così di scindere l'effetro dell'opera di Cristo Kuss r, 269 s.). Né vale, come fa il .Lagr~e, .ad l. distin-
in due aspetti, uno negativo e l'altro positivo. Oggi però si guere EXWµE'J da CTXWµEV intendendo il COngIW'ltlVO ~resnt
tende a considerare l'attribuzione della remissione dei peccati in senso durativo «rimaniamo nella pace», <Ko.ns~am !~
e della giusrificazione .rispettivamente alla morte e alla resur- pace» con rimando a casi come Act. 9,31. La sp1egaz10ne p1u
rezione come un semplice artificio retorico (dr. .I'.'· es. Kuss r, semplice che lo scambio fra . i:~wµEv ~ exoµEv sia dovuto al
261). Che si tratti di un 'inno' o di una formula liturgica (cfr. venir meno dell'antica quaotita vocalica, fenomeno attestato
Althaus, 87) è ipotesi non dimostrabile. - m~pet.TC'wµa 'Ta.: da iscrizioni e papiri già nel ur secolo a.C., dr. B1ass-De-
attestato nella grecità profana da Polibio in poi. Nei LXX in- brunner 12, § 28. - 7tp6ç : per indicare rapporti di pace è an-
dica di solito, come qui, il singolo peccato; cfr. invece 5, 20 che classico dr. Blass-Debrunner 12, § 239 e Isoc. 7,51:
dove designa il peccato in generale. - OLxalwcrtv : vocabolo 7tpÒç 'TOÙc; a~À.ovç a7t!XV'tCXç Elpl)V'l'}\I iirov. - OLIÌ '\OV xuplov :
raro nella grecità profana dove ha per lo più significato di d r. r ,5.8. .
'condanna', 'punizione'. Q ui OLxalwcrLc; è il sostantivo corri- 2. OL' oiJ: con senso strumencale che. qui las~i traspm~
spondente a OLXa.Loùc;l)cu (cfr. 3,24) e significa ' l'atto delli.. l'originario significato locale. Peraltro tl senso s.trume.c:tale
giustificazione in seguito all'nssolutotio giudizio divino' (G. «presuppone sempre che sia Dio a spianare la v1a mediante
Schrenk, TbWb n , 228 = GLNT 11, 1324). OLtt 'Ti)v Sixa.l- lL suo operare in Cristo» (A. Oepke, TbWbu, 66 = GLNT
wcrw ha certamente significato finale: Cristo è risorto a nuo- m, 91 2). - 7tpocro:ywyi)v : con valore transitìvo .ha il si~fca:
va vita perché noi ricevessimo la OLxa.lwcnç ~wijc; ( 5 ,18 ), la to di 'introduzione', 'presentazione'; con valore 10~rstvo di
giusti:Gcazione che è partecipazione alla vica gloriosa di lui 'accesso', ' incoresso'. Nel N.T. ricorre oltre che qw.10 Ep.h. 2,
(cfr. il cap. 6). r 8; 3,12. «Forse la traduzione più esatta e per no1 quasi ov-
5.1. txoµEv : la variante EXWµEv sebbene ottimamente attesta- via è 'accesso'. Ma non bisogna dimenticare che questa 1tpo-
ta da S1' A B* C D da due codici importami della recensione CTC1')'Wy-{] , sia essa da intendete in senso t:ansicivo o intr.ansì-
antiochena (KL), da molti minuscoli, dalla Vulgata e dalla tivo è in ultima analisi un'opera del Cr!Sto. Se traduciruno
tradizione patristica, dalla Peshitrà, dalle versioni siw-pale- con ~t1ces o ' questo non è altro che Cristo il quale sl è d~i ­
stinese, copta bohalrica, armena, etiopi..:a, rappresenta a que- to nell'allegoria di lo. IO la porta dell'ovile» (K. L. Sc?m1~ ·
sto punto un travisamento del pensiero di Paolo. Il Lietz- ThWb 1, 134 = GLNT i , 360). - [ tji 7tl~'] oo.n e cria-
maon giunse a dire che se anche leggessimo ÉXWµtv nell'au- camente sicuro perché omesso da BDG. - m ÈÀ.moL: xau-
tografo della lettera dovremmo pensare a un lapsus dell'a- xcicrl>m nel N.T. si trova costruito con Èitl o più spesso Év e
manuense. La «pace con Dio» è qui un dato di principio con- il dativo (cfr. Blass-Debrunner u , § 196) oppure ~ol se~plic
seguente alla giustificazione e tutto questo capirolo è lontano accusativo (Blass-Debrunner 12, § q8); quando e spectficato
r30 LA gi11sti/icazio11e pegno d1 salvezza Rom. 5,2-9 13t

O~TJc; 'tOV ì>Eov. 3 ov µ6vov oÉ, cHJ.à. xa.t xa.vxwµd)a ÉV gloria di Dio. 3 Non solo, ma ci gloriamo and1e delle
'ta.i:c; ì)À.l\j!Ellw, tloo'tEc; O'tL Ì'} l>À.i:\j.li.c; v7toµovl)v xa'tEpyci~­ tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce perse-
'tCX.L, 4 Ì'} 8& Ù7toµ.ovT) 8oxq..1.T)v, Ti OÈ ooxLµÌ') ÈÀ.7tlSa· 5 Ì'} veranza, 4 la perseveranza produce virtù provata, la vir-
oÈ t'X.nì.c; où xa'ta.Lcrx.vvn, o'tL 1) àycbtTJ 'toù ì}tov Èxxhu'taL tù provata produce speranza 5 e la speranza non in-
Èv 'tCX.i:c; xapolaLc; 1)µ.wv OLCÌ 7tVEUµCl'tOc; <Xylov 'tOÙ ooì>ÈV'tOc; ganna perché l'amore di Dio si è già r iversaro nei no-
'i)µi:v, 6 EL yt Xpi.cr"tòc; ov'twv 'i}µwv ~tvw E'tL xa'tà stri cuori mediante lo Spirito santo che ci è stato dato.
xaLpÒv \mÈp Ò:O'E~wv Ò.nÉilavEV. 7 µ6À14 yàp Ù7tÉp OLxalov 6 D ifatti quando eravamo ancora infermi Cristo morl
'tLc; à:11:ol>a.vd'taL· Ù7tÈP yàp 'tov à:yaì)oii "t'axa. ·ne; xa.t 'toÀµ~ per noi empi nel tempo stabilito. 7 Ora difficilmente
à.noÌ}a.VELV' 8 O"VVlcrTI')O'LV OÈ 't'T)v ÉCX.V"tOÙ CÌ.ycbtT)V Elc; Ì'}µ!ic; t ra gli uomini qualcuno muore per una persona giusta
ò l}tòc; 0..L E'tL àµap'twÀwv ov'twv T)µWv Xpw'tòc; ùnÉp .fiµwv e forse soltanto per una persona buona qualcuno giunge
à:itÉl>avtv. 9 noÀ.À.Q ovv µ!iÀ.À.ov OLX<XLw1'Év'tEc; vvv Év 'ti;> a sacrificare Ja propria vit:i. 8 D io invece manifesta il
suo amore per noi in questo che, quando eravamo anco-
da Ù7tÉp col genitivo xa.vx&.crì)aL vrue «parlare con rono dl ra peccatori, Cristo è morto per noi. 9 Se dunque sio-
vanto di» (Blass-Dcbrunncr 12, §§ x87,4; 231,r).
3. Si noti Jn climax bellissima dei vv. 3-5. te alla perdurante debolezza dei credenti e alla condizione cU
4. ooxLµ1}v: vocabolo raro, non attestato prima di Paolo, si- empietà in cui si trovavano avanti la crocifissione di Gesù
gnifica 'prova', 'dimostra:tione'. Per il concetto dr. 4 Mach. non appare convinc(;nre. - &.erOe\IG.iv: nel senso di 'peccatori'
i7,I2: &.pE'tTJ oL' ùnoµov1)c; ooxLµ6.sova-a. e nel N .T. lac. 1 ,2 i·icorrc soltanto qui nel N.T. in parallelo con ci.µa.p'twÀ.wv l:lv-
s. 1 Petr. r,2 s. "'t'WV del v. 8. - xa.-.-&. xa.Lp6v: qui xaLp6c; è il 'momento fa.
5. X<X't<XLO')(.VVEL: qui nel senso tipicamente biblico di ' ridur- mie e decisivo' con for te risalto della determinazione divina.
re nUa vergogna', 'confondere' ( = ebr. bQj). - éLyci7tT]: re- «La risoluzione di accettare la morte e la sua attuazione ha
troformazione da &ya.'ltciw. Se ne hanno testimonianze sicu- avuto luogo 'conforme al xa.Lpbç' secondo quanto esigeva Dio,
re ma rarissime neUu grecità profana, nessuna però anteriore cioè n1 tempo della decisione sulla riuscira dell'opera di Gesù»
ai LXX dove ètyci7tT] trnduce l'ebr. 'ahaba assumendone Lutta (G. Delling, ThWb m, 462 = GLNT 1v, 1379).
l'ampiezza dJ significato (cfr. E. Stauffer, ThWb I, 39 = 7. Per appianare il contrasto che sembra sussistere fra il v. 7a
GLNT r, 104). Nel N.T. è l'unico termine impiegato per si- e il 7b qualcuno ha proposto di distinguere netrnmente ol-
gnificare !"amore'. - "tOV lttov: genitivo soggettivo. «Non sol- xaLoc; e àyat>bc;. Senza voler escludere che l'à.yal>6c; sia su-
tanto, si badi, la certezza dell'amore di D io ma l'amore stes- periore al 'giusto' (cfr. Alchaus, 96) riteniamo più probabile
so si è riversato nei nostri cuori attraverso lo Spirito santo ... che il v. 7b modifichi leggermente il 7a secondo un procedi-
nello Spirito insomma l'amore di Dio non solo d.lveota certo mento stilistico di cuj abbiamo già avuto un saggio in l, rr s.
ma addirittura sperimentabile» (Althaus, 95 ). Il Barren, 105 avanza l'ipotesi che il v. 7a per isbaglio non
6. Etyt... E'tL: è la lezione di B, mentre SACD* hanno E°tL sia staro cancellato nella revisione della lettera. - CÌ.'ltoi)a.vEL·
ycip ... i°tL, e K, con la maggioranza degli altri codici, legge 'ta.L: futuro gnomico ben noro anche aU'uso classico, dr.
E'tL ycip omettendo poi il secondo ihL (El yO:p ... E'tL sporadica- Blass-Debrunner 12, § 349.
mente attestato è evidente lectio facilior). La lezione E°tL... 8. O'UVLO'TI')O"LV: cfr. 3 ,3 I.
E'tL è pleonasùca sia logicamente sia sintatticamente; il tenta- 9. vvv: ha valore temporale, indica «la storia di Crisco i n
tivo delJo Schlntter, 180 s. di riferire i due E-ti. rispettivamen- qu~mto presente» (G. Stiihlin , ThWb 1v, TT06 = GLNT vtr,
132 Adamo e Cristo: la r;ecchia e la nuova 11111a11i1à 1 33
cxXµcx.'tL cx.v•oO crwì}T)cr61..iti1cx. OL cx.v't'oli &.itò -ri)c; 6pyi)c;. :ro El
1
mo stati giustificati per U sangue di lui, a maggior ragio-
yàp éxiJpot ov't'tc; xcx.TI)À.À.ciyTJµ&v 't'Q l>tW. oLà. -.oG i>cx.v1hov ne tramite lui saremo s3Jvati dalJ'ira. 10 Se infattj quan-
'tOV vtov (X.V't'OV, itOÀ.~ µciÀ.À.O'll xa.i:cx.ÀÀ.cx.yÉV'tE<; crwi>T)CTOµE- do e ravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio me-
lra. Èv 'tTI swii cx.ù-.ov· l I ov µ6vo\I OÉ., àÀ.À.à. xcx.t xcx.vxwµE- diante la morte del Figlio suo, tanto più, una volra ri-
\IOL Èv -.e:;; i)EQ OL<l. -rou xvplov ùµwv 'ITJcrov Xpicr-.ov, oL' où conciliati, saremo salvati mediante la vita di lul. 11 Non
vùv i:i)v xa.-.cx.À.À.cx.yi)v ÈÀ.cX~oµ&v solo, ma possiamo anche gloriarci per il Signore nostro
12 ALà 't'ovi:o WCT'TtEP OL' tvòc; &.vi)p<lmou Ti &.µcx.p-.la. dc; -ròv Gesù, grazie al quale abbiamo ricevuto la riconciliazione.
x6o-p.ov dcrliMtv xcx.t OLà. -.iic; àp.ap-.lcx.c; ò Mvcnoc;, xcx.t ou-
i:wc; E~ n:av-.cxc; &.vi}pwitovc; ò Mva.i:oc; OLrjMEv, Èq>' ~ 7ta'll- r5. A.Jarno e Cristo: la vecchia e la nuova umanità
r2 Pertanto, come per cagione di un solo uomo il pecca-
to entrò nel mondo e per effetto del peccato la morte, la
1477). - E.v -r4'.> cx.tµa.-.L: l'tv ha qui valore strumentale eri- quale si è cosl estesa a tutti gli uomini in quanto che tut-
sente dell'ebr. b ~ . La formula Èv i:W. a.tµcx.-rL si trova nel N.T.
quindici volte. Secondo una certa esegesi ripresa dal Pluta,
op. cit., :ro3 essa alluderebbe sempre in qualche modo alla
presenza sacramentale del sangue di Cristo (cfr. il commento cinarsi il Kuss 1, 286 ) si può ricollegarlo al v. io (ammetten-
a 3,25). - 8L' a.1hoG : con valore probabilmente strumentale do una certa durezza sintattica non infrequente peraltro in
più che causale, dr. A. Oepke, ThWb II, 66 = GLNT n, Paolo) o in questo modo: «e non solo (come riconciliati sare-
912. mo salutati) ma altres) come coloro che si gloriano ccc.)> (Al-
10. XCXTI)À.),<iyT]µEV: per indicare la riconciliazione fra Dio thaus, 93 ). Il Barret, rn8 riferisce jJ parricipio non al v. :ro
e l'uomo Y.CX.'tCX.À.À.cX.crcrw è usato per la prima volta nel giu- ma al tema della speranza svolto in tutta la parte preceden-
daismo di lingua greca, clr. 2 Mach . 1,5; 7.33i 8,29. Nel te e specialmente nei vv. 1-6 e rraduce: «non solo abbiamo
N.T. soltanto P:iolo adopera il verbo per esprimere i rappor- quesut speranza ma and1c ci glorinmo ccc.)> . La nostro ver-
ti fra l'uomo e Dio e precisamente xa.-rcx.À.Àa.yfjva.L sempre sione, come si vede, si avvicina piuttosto a quella di Huby-
in riferimento all'uomo e xcx'taÀ.Àacrcrm1 sempre a Dio (l'ini- Lyonnet.- oL& -roli xuplou: con valore causale; cf.r. r ,5.8; 5,I.
ziati va della rico11ciliazione è di Dio). - 7tOÀ.À.Q µcxÀ.À.ov : coi xa:tcx.À.À.cx.y1}v: ricorre col significato di 'riconciliazione' già
comparativi il N.T. adopera tanto itOÀÀ.0 quanto itOÀ.V. Tale nel greco profano (Demosth. 1,4). Nel N.T. si trova soltanto
uso è anche classico, d r. Blass-Debrunner 12, § 246. Si noti in Paolo che se ne serve per indicare il nuovo rapporto che
l'argomentazione a fortiori (qal wi~6mer) prediletta dai rab- Dio ha instaurato con gli uomini mediante il sacrificio di Cri-
bjni. - Év •n swii a.thou : iJ parallelo col precedente É\I i:Q sto, dr. u,r5; 2 Cor. 5,r8 s.
a.Ì:µa.'tL induce ad attribuile anche qui a Év un significato cau- 12. OLà. 'Tov-ro: non è una semplice formula di trapasso come
sale (secondo il Lietzmann puramente stilistico è anche lo vorrebbe il Lagrange ma ha un preciso valore logico: «poi-
scambio delle preposizioni OL& i:oli i)cx.vci'tov - ÈV 'tTI swfi). ché, dopo quanto si è detto specialmente in 5 1-n, un solo
1

r r. xcx.vxwµt'llOL: la funzione sintattica di questo participio e uomo, Cristo, significa giustizia e salvezza eterna per tutti,
il suo legame con quanro precede non sono ben chiari: se non quest'uomo sta io rapporto di perfetta opposizione con Ada-
si vuole intendere xa.vxwµEvoL in senso 'imperativo' (cfr. n, mo» (Althaus, 1 oo). - -ròv xbcrµov : parrebbe qui da inten-
9 ss.; a questa interpretazione nssaì improbabile sembra avvi- dersi nel senso di 'umanità' come risulta dal seguente Etc; 1t&.v-

.,
Adamo e Cristo: la vecchia e la nuova umanità Rom. 5,12-15 135
134
-rEç 1'11.1.a.p-cov13 &xpL y<Xp v6µov àµa.p-cla. rjv Èv xécrµti), ti hanno peccato... 13 infatti prima della legge vi era
èt..µa.p-cia. ÒÈ ovx H.)..oyEi:-ccxi µiJ ov-roç véµov· 14 CX.)..)..cX. il peccato nel mondo, ma il peccato non viene imputato
È~a.crlÀEUCT\/ ò Mvet:roç cbtò 'Ab&..µ p.ÉXPL MwvcrÉwç xat È7ti se non c'è la legge; 14 eppure la morte regnò da Adamo
-roùç µiJ àµap-.,;cra.v-.a.ç Ènt -.Q òµoLwµa"CL -cT)ç 7ta.p~crEwç a Mosè anche su coloro che non avevano prevaricato al-
'Aòaµ, oç ÈCT'tLV 't'U7toç "tOV µÉÀÀ.ov-.oç. la stessa maniera di Adamo il quale è figura dj colui che
x 5 'A)..).,' ovx wç -.ò 7ta.poc7t't'Wµa., o\hwç xat 'tÒ xcipLcrµa.· doveva venire.
r5 Ma non come il fallo è il dono di grazia. Se infatti per
"t'IX.ç à:.vi>pwrcovç, dr. 3,6. Il Kuss 1, 305 pensa invece che
Paolo alluda qui agli effetti cosmici de] fallo di Adamo. - e.ffettìvamente sino a Gesù Cristo in linea di massima tutti
Écp' t~ TicX\/"tE<; Ti!.LIX.P't'O\/: wla disamina o anche solo una ras- banno peccato incorrendo nella 'morte'. - oÈ ovx ÉÀÀ.oyEi:'taL:
seona di tutte le interpretazioni di questa proposizione rela- si tratta di un'obiezione cbe Paolo rivolge a se stesso come
ti:a, cui si riallaccia l'immane problematica del peccato origi- corollario della dottrina da lui esposta in 4,15: «Dove non
nale, esorbiterebbe dai limiti del nostro commento. L'esegesi c'è legge, ivi non c'è neppure prevaricazione». - ÒÉ: ha valo-
oggi filologicamente e reologicamente più solida ci sembra re oppositivo (non avversativo) come spesso (ma non sempre)
quella scstenuta di recente i.n vari scritti da S. LyomJet. Egli dopo una proposizione affermativa (cfr. Humbert, 401 s.). -
intende 'Èq>'4) in senso causa le (cfr. Blass-Debrunner 12, § 235, ÉÀ.oyE~"taL: sta per Èv À.éy(),) "t'Li>Évcu 'mettere in conto'; nel
2) ma «d'une causalité pour ainsi dite secondaire, ajoutée ... greco ellenistico è termine tecnico del linguaggio commercia-
le cns le plus fréquenr est celui des contrats ou des traités: le. Nel N.T. ricorre soltanto gui e in Philem. r8 ( v.l. ÉÀ-
la locution introduit alors une condition ou une clause anne- ).6ya).
xée, dont l'exécution exercera certes une causaliré réelle, mais I4· 6:.)..)..6:: la congiunzione ha un forte risalto avversativo
en dépendance du contrat ou du traité ... avec un verbe à un che segna una cesLU·a logica, cfr. Hurobert, 374 s. - È~cwlÀ ­
temps du t)assé, cn affu:me que la condition à été remplie, la crEv: verbo piuttosto raro nel N.T. dove ha sempre un'into-
clause exécutée» (Huby-Lyonnet, 536 s .). fiµa.p-cov è riferito nazione enfatica e solenne (cfr. H uby-Lyonnet, 554, n. 5 ).
dal Lyonnet, che in ciò segue l'esegesi dei Padri greci, ai Soltanto in questo cap. e in 6,2 è usato per indicare, in sen-
peccar i personali degli adulti. Ecco la sua parafrasi de.I v. I2: so pieno e con forte rilievo, il 'regno' del peccato o della mor-
«C'est pourquoi ... de meme que par un seul homme, Adam, te e quello della vita (5,21 ). Secondo S. Lyonnet in H uby-
le Péché est entl'é dans te monde et par le Péché la mort - Lyonnet, 554 Paolo alluderebbe qui in particolare alla storia
la mort corporelle sans doute, majs en tant que celle-ci est biblica del diluvio e della rovina di Sodoma e Gomorra. -
l'emrée dans la mort éternelle ou séparation défu1icive d'avec MwvcrÉwc;: per la grafia dr. 9,15. - È7tt -.0 ÒIJ.OLWµa"t'L 't'fjç
Dieu wuque scurce de vie ... - et qu'ainsi la mort a passé 7tctpaSoc<i'Ewç 'Aòri:µL: ossia per incorrere nella «morte totale})
en tous les hommes, étant remplie la condition que tous .les non è necessario aver peccato come Adamo trasgredendo W1
ad[ùtes ont péché personnellement ratiliant de In sorte et precetto positivo stabilito sotto pena di marre. - 't'V7toç: qui
faisam leur la révolte d'Adrun» (H uby-Lyonnet 5.55 s.). - nel senso ermeneutico peculiarmente cristiano di 'prefigura-
Si noti come l 'idea del parallelismo fra Adamo e Cristo (per zione'. Tale uso è attestato per Ja prima volta in i Cor. 10,6
il quale dr. l'introd.) accennata in questo versetto resti come (al v. II 't'V'J.Lxwc;) e non sembra avere antecedenti di sorta,
sospesa. L 'integrazione che qui manca: «Cosl per Cristo dr. Goppelt, ThWb VIII, 251 ss._ - -.ov µÉÀÀov"t'oç: cfr. ò
la vita» si avrà esplicitamente solo ai vv. r8 s. Èpx.6µEvoc; Mt. 11,3 .
13. y6:p: ha valore esplicativo; Paolo vuol dimostrare che 15. «Nei vv. r5 ,16,17 (Paolo) si sforza nuovamente di affer-
Adamo e Cristo: la vecchia e In 1111ova 11111ani1J. Rom. ;,1;-z7 IJ7
Et y à:p -.w. -.où Èvòc; ita.pa.7t'TWµcx:n ot 1tOÀ.À.ot à.7tÉi}c:x.vov, n oÀ.- il fallo dl uno solo tutti sono morti, molto di più l'amo-
À.Q µ<i.À.À.ov "Ì'J XcXpLc; "tOÙ i}&ov xcx.t +, owptà ÉV xO:pL·n tjj "tOV re grazioso di Dio e il dono che ci viene dalla grazia del-
Èvòc; à:v~pW1tou 'Iria-ov XpLO""toiJ tlc; 'toÙc; 1tOÀÀ.oùc; È1tt pla-a-tv- l 'unico uomo Gesù Cristo sono ridondati a vancaggio d i
O'E\I. 16 xa.t ovx wc; &' Èvòc; èt.µap"t"Ì')O'C:X.V'tOç 'tÒ OWp'l'}µc:x.· rutti. 16 E per il dono non è avvenu to come per il pec-
"tÒ µÈv y à:p xplµc:x. È~ Èvòc; ttc; XC1."tcXXpLµc:x., "tÒ oÈ xcipLcrµc:x. Èx cato commesso da uno so1o; ché il giudizio venne dopo
noÀ.Àwv ita,pa.1t'tWµch wv dc; OLxalwµa.. 17 EL yètp -rW. 'tOV un solo peccatore e portò alla cond anna, mentre invece
Èv~ nrxpa.m-wµ.a.-.L o M.va.-.oc; È~cx.rlÀtuv oLà "t'ov Èvoc;, il dono della grazia viene dopo molti peccati e porta alla
1tOÀ.ÀQ µà. À.À.ov ot 'tTJV 7tEpLO'O'Ela.v 'tijc; x6:pL'tOc; xa.t ·dic; ow- giustificazione. 17 Se infarti pe.r il fallo di un solo uo-
:mic; '\ijc; 0LXC:X.LOO'V\11')c; À.a.µSiivoV'tEç Èv ~ w i ~(lO' L À.E VO' OU O'L \I mo e quindi per cagione di quell'unico ha regnato la
morte, tanto più coloro d1e hanno ricevuto in abbondan-
rare il proprio pensiero con una profondirà ancor maggiore: za la grazia e H dono della giustizia regneranno nella vita
adesso gli interessa mostrare come la grazia agisca in manie-
ra incomparabilmente più potente della rovina: una volca che venire, cfr. i vv. 17.19.
Dio è deciso a salvare gli uomini, peccato e morte non pos- 16. Owp'l'}µa. : il vocabolo apparteneva, almeno in origine, alla
sono più nulla. Nei vv. 15 e 16 questa idea è volta a volta Jingua più elevata; nel N.T. ricorre soltanto qu.i e in Iac. l ,
affermata e dimostrata; nel v. 17 l'affennazione è omessa. La 17. - È; Èv6c;: è considerato generalmente maschile; secondo
prova è sviluppata secondo lo schema del procedimento 'dal alcuni sarebbe neurro (son. 1tCX.p0'.7t"tWµcn oc;). - xa.-.cixpLµ.a:
meno al più'» (Kuss T, 3q). - ol 7toÀ.À.ol: per qualunque mo- vocabolo non attestato prima dell'età di Augusto (classico è
tivo sia stata scelta questa espressione (c&. i paralleli rabbi-
nici in Strack-Billerbeck m , 229) è cer to che per il ~enso I invece xc:x.'ta.xplvw, dr. 2,r); nel N.T. ricorre soltanto nella
nostra lettera oltre che qui al v. 18 e in 8,r. Significa la 'con-
equ ivale a n &.v"ttc; come risu lta dai vv. 18,19. - xcipLc; 'TOÙ ·' danna' e insieme lo sua esecuzione, quindi 'punizione', dr.
l}Eov: «non la grazia in quanto dono, ma piuttosto i senti- F. Bi.ichsel, ThWb m, 953 = GLNT v, no5. - OLxa.lwµa.:
menti di amore e di generosità di Dio, che stanno all'origine in parallelo con xcn<ixpL!J.a significa 'sentenza giustifican te',
dcU'opera salvi.fica» (Kuss I, 314). - +i owptà. Év xci.pvn 'tij in sostanza equivale a OLXO'.LWO'Lc;, l'atto della giustificazione
-.où ÉvÒ<; àvi}pwnou 'l'l'}O'ov XpLCi'toi:i: se non si vuole stacca- che assicura la vita. È un uso singolare in Paolo, sul quale
re ÈV XcXPL'tL da "Ì'J OWpta riferendolo al verbo: «SODO ridon- ba certo influito l'omoceleuto in -µa. che contrassegna questo
dati nella grazia dell'unico uomo, ecc.» è giocoforza intendere versetto e che formava la delizia, non certo dell'Apostolo, ma
l'espressione nel senso di i} OWpEcX (i}) ÈV xapL't'L dando a ÈV sicuramente di ra1uni stilisti dell'epoca ellenistica, e&. G.
xapvn il senso di 't'ijc; xapL"t'Oç (Lietzmann). - TJ OWpEa: in Schrenk, TbWb n , 226 = GLNT u, l32os.; Blass-Debrun-
generale rispetto a owpov sembra avere una più spiccata con- ner 12, § 488,3.
notazione giuridica: la 'donazione formale'. Nel N.T. indica 17. 7tEflLO'O'tlc:x.v: cfr. 3,1 e 3,5. È vocabolo di uso raro e tar-
sempre jj dono che Dio o il Cr.isto recano agli uomini. - Èv divo; nel N.T. si trova anche in 2 Cor. 8 1 2; l ac. I,21. - Èv
x.cipL'tL: non la grazia come 'dono' ( &wpt ci) ma anche qui come swii: «Saint P auJ ne dit pas de ln vie comme de lii mort
bontà e amore di Gesù che si manifestano neJl'opera della sal- qu'elle régnera sur eux; c'est eux qui ré,,,"Ileront dans la vie
vezza (questo è il senso deUa parola in 2 Cor. 8,9, e&. Kuss éterneUe comme dans un milieu, une 'joie' qui !es envelop-
t, 314 s.). - Èn tplaa-EUcrEv: cfr. 3 15. L 'aoristo indica che si pera er les pénétrern tour emiers» (Huby-Lyonnet, t96). -
tratta di cosa già avvenuta che però si estende anche all'av- ~O'.LÀeucr ouO'L V: dr. v. 14. Per indicare il 'regno' de cdstiani
Adamo Cristo: lo vecchio e lo nuova umonità Rom. 5,17-20 139
J_
f!

OLà -.où Évòc; 'll]crov Xpicri:ov. r8 "Apu. ouv che; OL' É\iÒc; 1t<1.- in virtù dell'unico Gesù Cristo. 18 Quindi, come da
pu.TC'twµanc; elc; 7tctV'tac; &.vltprlmovc; dc; xa't&.xpLµa, oihwc; u.na sola colpa d erivò la condanna per tutti gli uomini, co-
xu.t OL' É'VÒc; OLXCJ.LWJJ.<1.'tOc; ELc; 1tcZV'tac; à:vltpw'ltoVc; Elc; oixu.lw- sì da un solo atto dj giustizia procede per tutti gli uomini
ow ~wljc;· 19 W0"1tEP yàp OLà ·djc; TCa.pax.oljc; 'tOV É'VÒc; liv- la giustificazione che dà la vita. 19 Infatti come per la
itpWTCov ètµ.a.p-.wÀot xa'tEO"c~ri.v oì. TCoÀÀol, o!hwc; xat disobbedienza di un solo uomo tutti gli altri divennero
OLà ·djc; V1t!XX.oljc; -.ov Évòc; olxaLOL XO'.t<l~TJ\CL ot 7tOÀ.- peccatOii, cosl per l'obbedienza di uno solo gli altri di-
À.ol. 20 vÒµoc; OÈ 1tCJ.pELCTi'jÀ.VEV ~\1.l 7tÀ.EOVaCT'fl 'tÒ 7t<1.pan;;w- verranno giusti. 20 La legge poi è sopravvenuta perché

nel N.T. si trova oltre che qui in r Cor. 4,8 (con una punta precisa: si può pensare a Èj"ÉvE'tO ... yEV1)cre-rai (dr. A. Oepke,
ironica) e in Apoc. 5 1 10; 20,4.6; 22,5. Il futuro allude cer- ThWb u, 428 = GLNT m , 273 s. ) oppuie ad &.1tÉ~TJ ... à.7to-
tamente a11che al compimento escatologico; è difficile però ~1}crE'taL (dr. Blass-Debrunner 12, § 48 1 ).
dire se sia soltanto escatologico (cfr. p. es. Bulonann, ThWb 19. napa.xoi'jc;: vocabolo di uso raro; nel significato cli 'disob-
n , 871 = GLNT m, 1465 ). - oià 'tOV b1òc; '11)CTOU XpLCT'tOÙ: bedienza' non si trova prima del N.T. dove ricorre oltre che
il paralle lismo col oià -.ov Èvòc; della protasi garontisce il sen- qui in 2 Cor. ro,6; Hebr. 2,2 ('ltapaxouw nel senso di 'non
so causale dell'espressione. voler udire', 'esser disobbediente' si trova invece già nei LXX
r8. lipa: all'inzio della frase contro l'uso dassico, cfr. Blass- e nella grecità profana da Polibio in poi). - Xll'tECT'tciitl)CTav:
Debrunner 12, § 431,2. - Etc;... elc;: mentre il secondo Elc; (tan- col doppio accusativo (e quindi col doppio nominativo al pas-
to in -x8a quanto io r8b) indica un moto a luogo figurato, che sivo) xa~lcr't]µL ~ignfca «far risultare qualcuno in un certo
si avvicina all'idea cli conseguenza, il secondo esprime propria- modo», «metterlo in una data condizione o siruazione»; qui
mente un rapporto personale di per sé neutro (cfr. A. Oepke, XCX'tÉcr-rciih}cra\I equivale in tutto e per tutto a ÈyÉvov'to, dr.
ThWb n , 428 = GLNT m, 273 s.). - oixaLwµa-roc;: il vo- A. Oepke, ThWb rn, 448 = GLNT IV, 1338. - xa'tacr-rat>1}-
cabolo è gui in parallelo con napu.n'twµa'toc; mencre nel v. crov'taL : futuro 'logico' secondo alcuni (p. es. Althaus), futuro
19 viene spiegato con u'lta.xo1) contrapposta a m~pixo1). Tut- puramente escatologico secondo altri (per es. Lietzmann,
to ciò induce ad attribuire a OLxalwµa il senso di 'azione giu- Kuss), oppure futui-o logico e temporale insieme (G. Schrenk,
sta', 'atto di giustizia' (se ne hanno esempii da Aristotele in ThWb n , 222 = GLNT n , lJ08), oppure ancora futuro
poi, dr. G . Schrenk, ThWb u, 224s. = GLNT 11 , 1315 s.) temporale nel senso che altri fedeli verranno aggregati alla
con riferimento alla «totale :muazione» da parte del Cristo cerchia dei giusti (p. es. Huby-Lyonnet). - Il dogma del pec-
dell'«esigenza divina di giustizia» (G. Schrenk, ThWb u , 226 cuto orit,iinale ba in questo versetto la sua prova scritturale
= GLNT n , l3r9). Se si intendesse anche qui oixa.,lwµu. co- più chiara: come la giustificazione recat11 da Cristo agli uomi-
me 'sentenza giustificante' si dovrebbe distinguere una 'sen- ni ncn può fondarsi sui loro meriti personali, cosl il loro di-
tenza' oggettiva da una OLxalwcric; soggettiva ciò che sembra venir peccatori per cagione di Adamo non può in definitiva
in contrasto con tutta la domina di Paolo sulla giustificazio- fondarsi sui peccati personali; dr. J. Blinzer presso Bauer t,
ne. - OLXQ'.LWOW swfiç: per OLXalwcrt.ç dr. 4 ,25. ~wijc;: è clif- 278 s.
fìciJe stabilire se si tratti di un genitivo di fine (dr. Blass- 20. 1tCXPELO"i]À.i>ev: bicomposto no:l attestato avanti Epicuro;
Debrunner 12, § 166) o di 'contenuto' (dr. Blass-Debrunner 1z, nel N.T. si rrova soltanto qui e in Gal. 2 ,4 . - 'ltÀ.Eovcidn: ri-
§ t67). È certo che nel pensiero di Paolo la giustificazione corre nel N.T. soltanto nelle lettere paoli ne, se si eccettua
ba come conrenuto la vita e conduce alla vita. - La struttura 2 Petr. 1,8. Per il significato non diverge da 'ltEPLCTO'EVW col
ellittica deJ v. r8 è tale che mal comporta una integrazione quHle è spesso in parallelo (cfr. oltre a questo passo 2 Cor. 4,
Il battesimo

µa: ov 06 É1tMO\la.o'EV Ti àµarn la., Ù'ltEpE'ltEplu<TEUO'E\I Ti x<X.- abbondasse il peccato. Ma dove ha abbondato il peccato
,. . _
pLc;, 21 ~\la w<T1tEp É~a aO .. wcrE\I 1) à.µap-.la É\I -.Q ì>a.v<i.-.tp, ivi ha sovrabbondato la grazia; n affinché, come il pec-
OU't'l.iJc; xat Ti xcipL<; ~CX.TLÀEV01J otà OLXaLOCTV\IT}c; Etc; SWTJV cato ha regnato nella morte, cosl anche la grazia regni rne-
alwvLo\I OLCÌ. 'I11croù XpLCT't'où -cov xuplou "Ì}µ.wv. dian te la giustizia per condurre alla vita eterna in virtù
6 Tl OÙ\I Épov~; ÉmµÉvwµE\I 't'TI àµap-r lq., L\llX. i) xciptc; di Gesù Cristo Signore nostro.
'ltÀ.Eov<i.crn; 2 µ1) 'YÉVOt-co· ohWE<; &.7tE~c\IOµV "CTI àµa.p-clq.,
rcwc; E't'L s'iJcroµEv Év a.v-cn; 3 fi &.yvoEL"CE B-.t OO'Ot tacx7t't'l- i6. Il battesimo partecipazione sacramentale
cn't11µEv Elc; XpL(J"t'Òv 1T}O'ovv Elc; 'tÒ\I M.vanv a.Ù'tov É~a'it­ alla morte e alla resurrezione di Cristo
-tlcr)T]~\I; o
4 cruvE't&.cpT]µEv oùv a.v-cGJ Là n\i ~a.'lt-crµ"o; 6 Che diremo dunque? «D obbiamo insistere nel peccato
Elc; "CÒ\I ~IXV'tO, i:vcx wcrm:p '1ÌyÉpìh1 XptO""CÒ<; fa VEXPWV OLlX perché abbondi la grazia}>? Non sia mai. 2 Come po·
-cfjc; o6~T}c; 'tOU 'it1X'tp6c;, o{hwc; xcxt YJµELc; Èv Xa.tv6'tT}"CL swfjc; tremo noi , morti al peccato, vivere ancora in esso? 3 O
forse ignorate che tutti quanti siamo stati battezzati in
IJ; I Thess. 3,I2) e si distingue invece da 1tÀ.T}p6w che al- Gesù Cristo, siamo stari battezzati per essere partecipi
lude al 'compimen ro' finale cfr. Delling, TbWb VI , 264 s. -
Ù7tEpErcEplcrcre:ucrEv: nel N.T. soltanto qui e in 2 Cor. 7.4· Non delJa sua morte? 4 Col battesimo dunque fummo se-
se ne conoscono esempii anteriori. Bicomposti di questo ge- polti con Crisro per essere morti con lui affinché come
nere sono comunque caratteristici della xown elle nisdca, cfr. Cristo è risorto dai morti in virtù della gloria del Padre,
J. Hauck, ThWb v1, 59.
2r. Èv 'TQ i}a.va:ttp: si riferisce anzitutto alla morte fisica; ma gnificaco fondamentale di Bw1t'tlt;Ew dc;» (A. Oepke, TbWb
il contrasto con la «vi ca eterna» lascia intendere cbe P ~1ol ha l, 537 = GLNT n , 69 s.). Di parere diverso è Kuss I, 328
in vista anche la separ azione da Dio unica fonte di vita. - s. il quale però non dà una spiegazione convincente di r Cor.
otà. OLXa.tocr\NT]c; Elc; ~wT)v a.lwvtov: e&. 5,18. Per l'espres- ro,2. - El~ 'TÒ\I ~ <i.va-o : si tratta del fine cbe il batcesimo
sione 'vita eterna', cfr. 2,7. si propone e consegue, e&. Mt. 3,n, Act. 2,38; TCor. u,13.
6.J. -cl ouv ÉpoGµEv: dr. 4,r. 4. O"U\IE"t"cX.q>T}µE\I : nel N.T. soltanto qui e in Col. 2 ,12 .in sen-
3. t\ ciyvoEL'tE: la stessa espressione i n 7,1. -È~ CX.1t'lcrf) µE \I : so sacramentale. - Bcx7t'tlO"µa.-coç: a differenza ~a.1t'0"µ6c; cbe
forma intensiva di ~d:'it "tW usata nel senso transitivo d i 'iln- indica semplicemente l'atto dell'immersione rj6:7t'ttoµa. desi-
mergere' già da Ippocrate e Placone; nel N.T. vale quasi sem- gna anche il suo e:ffetto, significa cioè l'istituzione battesima-
pre ' batte.zzare' cfr. A. Oepke ThWb r, 527 s. =
GLNT n , le. Del vocabolo non si conoscono esempii al di fuori della
42-46. - Elc; XpLcr-r6\I : «L'uso di dc; con l'acus~1tivo per in- grecità neotestamentaria e cristiana. - Elc; -cÒ'J l}cX..\ICX'tO\I: a
dicare l'elemento costitutivo di un particolare tipo di bat- nostro avviso indica jJ fine dell'azione sacramentale (vedi so-
tesimo risente di un'originaria rappresentazione spaziale. i:: pra il commento a 6,3) espressa dal verbo <Tv\ltM.1t'tW. Non
nssolutamente erraro vedere in questi accusativi lo strumen- dunque «s.iamo sepolti con lui mediante il battesimo cbe
to, misticamente inteso, del bat tesimo ('essere immersi in produce la morte» (nel qual caso si dovrebbe avere ÒLà 'tOV
Cristo', ecc.) ... È evidente che sarebbe assurdo intendere 1 Bar.-clO"µa.-.oc; -cov etc; i}6:va.'Tov ) e nemmeno «siamo sepolti
Cor. 10, 2 (El<; Mwucrijv É~a.1t' lc;av -.o ) come 'si immersero in con lui nella morte mediame iJ battesimo», bensl: «median-
Mosé' ... Che od battesimo si attui l'inco rporazione nel Cri- re il battesimo siamo stati sepolti con lui per esser partecipi
sto crocifisso e risorto è innegabile, ma non è questo il si- della morte (di lui)». È p robabile che l'immagine della se-
Il battesimo

TIEpL'ltO:'tTJCTWµEv. 5 el yrxp CTVµq>U'tOL yeyovaµEV -r@ ÒµOLW· così anche noi camminassimo in una nuova vita. 5 Se
µa:'tL 'tou l1cx.vchou a:1hoù, à,)..)..èl xcx.L -rijc; àva:o""Clio'ewc; Ècro- infatti fummo innestati nell'immagine della sua morte,
µeircx.· 6 -rou'to yLvwcrxov..ec;, o'tL ò "i\a:À.cx.tòc; 1)1..1.wv G..vl1pc..l· saremo anche nell'immagine della sua resurrezione. 6
1t0<; CTVVECT'ta:UpWi1iJ, ~VCX. Xa:'tapyi]i}TI 'tÒ crwµa -rijc; à.µcx.p-rla.ç, Sappiamo invero che il nostro uomo vecchio è stato cro-
'toù µrixht oovÀ.EVELv 1}µéic; -.ii àµcx.p-t'lQ.· 7 ò yrxp &:nol1a:- cifisso con Cristo perché fosse distrutto il corpo del pec-
cato e quindi non fossimo più schiavi del peccato stesso,
polmra proceda dalia somiglianza tra l'effetto del battesimo e 7 giacché chi è morto è libero dal peccato. 8 Se dunque
il modo in cui esso si svolgeva anche se non s.i può dimostra-
te rigorosamente che Paolo alluda qui al rito dell'immersio-
ne. - OLÒ: -rijc; S6çric; "COU 'itO:'tpou: ossia .i o virtù della sua coltà si sostiene che «nel vetso 5b Paolo tralascia d'tstinto cU
potenza, dr. IA e l ,22. - È.V XCX.LVO'tiJ'tL swiic; = È.V xcx.wn apportare quel completamento che sarebbe richiesto a rigor
swi'j. L'uso delJ 'astratto al genitivo in questi casi ha esempii di grammatica, perché nel frattempo il suo pensiero si è al·
classici, cfr. Blass-Debruoner 12 , § :r65. L'idea, altrove espres- largato oltre il battesimo spingendosi fino ad abbracciare il
sa chiru·amente da Paolo (Col. 2,n; 3,1) che nol siamo risor- compimento della salute il cui fondamento è stato posto nel
ti nel battesimo con Cristo è qui sottintesa. - 1tEPL1tCX."C1]crw- battesimo» (Kuss I, 392).
µEv: ne l significato metaforico di 'seguire una certa condot- 6. ò itcx.À.cx.t6c; ... èivl1pwitoc;: Ja stessa espressione in Eph. 4,22
ta', è estraneo all'uso classico. e Col. 3,:ro. - C1\J\IEC1'tcx.upwl1ri : è composto che ricotte so]tan-
5. O"Vµq>U'tOL -c0 ÒµOLWµCX.'tL 'tOU tra:\lchov a1hov: qualche in- to nel N.T. e sempre al passivo: in senso proprio in Mt. 27,
terprete (p. es. il Lagrange) sottintende whQ e spiega: «sia- 44; .M'c. :r5,32; Io . I9,32; in senso 'sacramentale', qui e in
mo innestati in lui mediante l'immagine delJa sua morte». Gal. 2,9. - -cò O"wµcx. 'ti'jç ciµcx.p"t"la.c;: si può bene intendere
Ma è complicazione non necessaria. La veta difficoltà consiste "tijc; &,µcx.p'tlac; come genitivo 'possessivo' in senso lato (il
nello stabilire il significato di òµolwµcx.. P ensiamo che la pa- corpo in quanto è posseduto o determinato dal peccato); è
rola, comunque .la si possa o la si debba tradutre, non alluda certo però che il cosrrncto risente anche delJ'uso semitico, dr.
in alcun modo all'analogia esteriore fra il rito dell'immer- l,26. - 'tou ... òouÀ.evEL\I: il genitivo dell'infinito con valore
sione e la sepoltura di Cristo bensl alla riproduzione sacra- finale, noto già all'uso classico, è tipico della xowr1 più ele-
mentale delJa morte di Cristo nel battesimo; cfr. Schneidei:, vata; nel N .T. è molto frequente, cfr. Blass-Debrwmer 12,
Th\'\lb v, i94 s. = GLNT vm, 543-546. «Si tratta, certa- § 400.
mente, di un modo di esprimersi inusitato, con cui Paolo sem- 7. Crediamo che l'interpretazione migliore del versetto sia:
bra voler affermare a un tempo l'identità e la distinzione: nel «Il cristiano ln quanto col battesimo si è spogliato del 'cor-
battesimo si ha la morte di Gesù Cristo ma ]a si ha, natural- po del peccato' , è affrancato dal peccato stesso, ha raggiunto
mente, in una forma diversa da quella del Golgota» (Kuss r, lo stato definitivo - in linea di principio - delJa 'giustizia'
389 s.). - 'tijç &:vcc.cr'tacrc:wc;: è giocoforza sottintendere ..c;i ( oe&Lx.a.1'.w'ta:L, perfetto!) e quindi in linea di fatto non deve
éµoLwa.'t~ . - ÈcroµEl1o:: si può intendere come furnro logico più peccare» (dr. Huby-Lyonnet, 591 ss.). Per altre intetpre-
se si considera che per l 'Apostolo la nuova vita del battezzato tazioni vedi G. Schrenk, ThWb II, 222 s. = GLNT n , r309-
è già una realtà presente (cfr. v. u). Altri (p. es. Kuss) lo in- II; Kuss 1, 393 s.; E. Klaar: Zeitschrift fiir neutestamentli-
tendono invece come futuro temporale per analogia con 5,9, che Wissenscbafc 59 (1958), l3:r-134. Secondo la spiegazione
:ro,17,19 ; 6,8. In tal caso diventa più difficile e comungue da noi adottata il senso del versetto non diverge da I. Pctr.
meno diretto il riferimento al battesimo. Per risolvere la difli- 6,7: ò rca:l1wv crcx.pxt ntnav-ccx.L &;µcx.p-.lcx.ç.
-
Il battesimo Rom. 6,7-1 J 145

vwv OEOLxa.lw-.cu à:nò -ri')ç &.µap•lcu;. 8 El oÈ à1ttMvoµ.Ev siamo morti con Cristo noi credfamo che aoche vivre-
cruv XpLC1'tQ, 1tUT'tEVOµEV O'tL xctt O'VsT)aoµEV av•~ · 9 Elo6- mo con Jui 9 ben sapendo che Cristo risorto dai morti
·m; o-.L XpL<T-ròc; ÉyEpl>Etc; Èx vExpwv ovxÉ't"L à;co~ tJ1xEL, M- non muor~ più e la morte oon ha più alcun potere su di
va.-.oc; a.v•ov ovXÉ't"L xvp~n. 10 8 yà.p èmÉl>avEV, 't''Ò à- lui. ro E gli infatti mo rendo è mor to al peccato una
µa.p-.l<t ò:ml>a.vEV È. q>ci.;a~· 8 OÈ sfi. Z:.n -rQ ikQ. l l o\hwc; volta per rune; ma ora vive e vive per Dio. i 1 Cosl an-
xa.t ùµEL<; À.oyl~Eatk Èa.v•oùc; ELvctr, vE;qloùc; µlv •il àµa.p- che voi dovete stimarvi morti al peccato e viventi per
• l~ swv-.a.c; OÈ 't'<i> l>EQ Év Xpl.<T't'(i> 1T}O"OV. Dio in Gesù Cristo.
12 Mi} oùv ~cunÀ.EvÉ-rw Ti àµaP't"la. Év -rQ i>vT}•Q ùµwv <TW-
µ.a.• L Elc; 't'Ò Ù7tcx.xovw.1 't'aLc; lm~µai.ç a.v-.ov, lJ µl')oÈ ~ 7 • La rinascita battesimale dev'essere concretamente attestata
7tCX.pLO''t'ciVE't'E -rà. µÉÀ.T} Ùµwv 01tÀ.ct Ò:OLxla.c; tjj aµp>tl~, Ò:À.- col riprdio del peccato
À.à. na.pacr-t1')0"CX.'t'E ÉaV't'OÙc; -.Q l>EQ WO"Et ÈX VEX(JWV z;,wv•ac; n Non continui dunque a regnare il peccato nel vostro
corpo mortale sì da rendervi schiavi delle sue concupi-
8. O'Vsfiaoµ.Ev: nel N.T. si trova ancora in 2 Cor. 7,3; 2 Tim. scenze; 13 e ooo insis tete a prestare le vostre me_m-
2 ,ll. Al pari di ÉaoµEl)cx del v. 5b può essere inteso tanto co- bra al peccato come strnmenti di iniquità, m.a datevi a
me foturo ' logico' quanto come futuro temporale. Si tengn
presente che, per Paolo, ln 'vita' è una realtà presente e insie- Dio come risuscitati da morre e po.L'gete a lu1 le vostre
me ancora avvenire, cfr. Btùtmana, ThWb n, 871 = GLNT
m , 1456. 'come se'. - !au"'Covc;: cfr. v. r3.
9. Elo6uc;: per il significato non differisce da m11•tvoµEv del 12 . ~ ctCLÀ.vÉ'" w: imperativo presente pe.rché. con val~re ~u­
v. precedente : è la 'scineza' contenuta nella fede, non una rativo: «non continui a rcgn!ire». «l m1sten erano mces1 a
forma di conoscenza autonoma (dr. Kuss r, 196 s.). - xv- comunicare la salute mediRnte procedimenti essenzialmente
PLEVEL: è caratteristico del N.T. l'uso del verbo in riferimen- magici in cui spesso si presci!"deva com pl etam ~re . - per non
to alle potenze che signoreggiano la vita umana: Ja merce, dir peggio - dalla se n ~ib iJ .cà etica;. ~ contrario 11 N.T. fe-
iJ peccato (6, 14), la l eg~ (7,r). dele nlla sua origine giudaica, stab~liv se~pr uno stretto
IO. 8 yàp à.na>a.vEV ... Ò:'ltÉi>a.VEV =- 'tÒV iM.va-rov 8v &.1téDa- legame tra il riro sacramentale e l'esigenza euca prospettando
VEV ... Ò:7tÉDa.vev. Lo stesso dicasi per il successivo 8 oÈ Z:.n assiduamente hl possibilità di perdere la salute» (Kuss ~·
z;,n. - lq>aitaç: 'una volta per tutte'; nel N.T. è termine tec- -Uì ). «Per l'Apostolo q~ind il s~cramento è la. base d ~'e tl :
nico per indicare il carattere unico e quindi definitivo della ca ... Insomma la riflesstcne teorica sul bnn es1mo sfoci.a d1
morte di Cristo e deJJa redenzione conseguente; dr. G . Stah- necessità nell'esortazione morale ... In questo caso perc1~, a
lin, ThWb 1, 382 = GLNT 1, 1025. differenza di quanto accade nei misteri iJ 'realismo' ba un'un-
u . À.oyl!;tai)E: indico qui il «giudizio della fede» (cfr. 3,28; portanza spiccatamente pe r sonale:~ st.o ri ~a» (Al,tha~s I 21 ). -
8 1 18; Phil. 3,r3). «La norma del À.oylz;,Ec;i)cu viene... o tro- dç -rò u'ita.xovnv: dr. 1 11. Qui il significato e chiaramente
1

varsi sia fuori che sopra di esso come un evento salvifico che rom~ciw. .
solo la fede può afferrare, tole norma non è uo principio , x3. mxpLO"ttive-cE: al presente e nei tempi derivati il N .T . co-
bens1 un fo tto secondo il quale ogni atto di pensiero deve es- nosce solo la for ma 7tCLPLO"tavw; l'uso de~'impra
sere orientAtO» (H.W. HeicUond, ThWb 1v, 290 = GLNT si spiega anche quj co ~ car t~re
1 tiv.o pre ent ~
durat.ivo dell azione, non
VI, 775). 11 'ritenersi' non è quindi un'immaginazione, un continuate a porgere'; invece il successivo itapa.a-c1)ai:x.-rE hA
La rinascita ballesimalc Rom. 6,1 J-I8

xa.t ,.cX, µÉÀ.'l') ùµwv o'ltÀ.ct otxo:toO'uvric; 't'Q i}EQ· 14 &:µo:p't'lct membra come strumenti di giustizia, 14 giacché il pec-
yà..p ùµ.Wv ou xi.>ptEVO'Et, ou ycip ECT'TE Ù1tÒ v6µov <ÌÀÀ.à. Ù1to cato non avrà alcun potere su di voi. Non siete infatti
xapw. sotto la legge, ma sorto la grazia. 15 Cbe diremo dun-
:I 5 Tl ovv; &:µo:p't"TJO'Wµ.E'\I O't'L oux Ècrµl'\I Ù'ltÒ voµov <ÌÀ.À.à.. que? «Pecchiamo perché non siamo più sorto la legge,
\mò xapw; µ'Ì] ')'E\IOL't"O. x6 oux OLOct't"E O't"t e;, 'ltO:PLO''t<i'\IE't'E ma sotto la grazia»? Non sia mai. 16 Voi sapete che,
Éctv'toÙç oouÀovç Elc; Ù1to:xo1Jv, ooùÀ.ol ÈO''tE <I> Ù1tctXOVE'tE, se vi mettete al servizio di qualcuno per obbedirgli, sie-
fj'tot è.tµo:pTlo:c; Elc; i}<X.vo:'to'\I i) Ù1tctxoT)c; Elc; otxo:tocruv'l')v; te schiavi di colui al quale obbedite, quindi o del pec-
l 7 xaptç oè 't<f> 1'EQ lht -i'j'tE OOVÀ.Ot 'ti;ç à.µo:pTlo:ç Ù1tEXOV- cato che conduce alla morte, o dell'obbedienza che con-
CTo:"t'E Ot ÈX xixpolo:c; ELç 0\1 'ltO:PEOOi}'l')'tE 'tU'ltO\I Otoixxi)c;, 18 duce alla vita. 17 Ma, grazie a Dio, voi che eravate un
ÈÀEv~pwi>Énc; oè: «btò 'Ti')ç à.µo:p-.lcx.c; ÈoovÀ.w'Ì}'l')'tE 'ti) otxct- tempo schiavi del peccato avete poi obbedito di tutto
cuore a quella forma di insegnamento alla quale foste
probabilmente valore ingressivo cfr. Blass-Debrunner u, §§ consegnaci. 18 Affrancati dal peccato siete divenuti
336,337. - o1tÀ.o:: di per sé potrebbe anche significare 'stru-
menti'; ma il confronto con r3,12; 2 Cor. 6,7; ro,4; Eph. sance» (Lagrange, 225). - Ù7tctxofic; EÌ.c; OLXCX.LOcTV'\l'Y)V: «L'au-
6,1x.17 impone di intendere la parole nel senso di 'armi'. - tre Ma1cre devait ette Dieu et c'est bien lui qui est en cause
Ectv'tovc;: l' uso del riflessivo io luogo del pronome personale (v. 22), mais, d 'abord, pour opposer au peché une valeur mo-
è caratteristico della xowT), cfr. Moulton-Turner, 42. - wcrEI. .rale de méme ordre, Paul dit 'l'obéissance' qui est, bien eo-
l;wv't'a.c;: costrutto anche classico; ma nel N.T. wcr(Et) coi tendu, l'obéissaoce a Dieu, vertu que Christ a praciqué (5,
z•,
complemenri predicativi risente dell'ebr. cfr. Blass-Debrun- r9)» (Lagrange, 255 ). otx.a~cru\l') è qui la 'potenza vitale
ner 12 , § 157· Alcuni dànno a wcrd un significato nettamente che vince la schiavitù del peccato' e si concreta nel 'retto o-
causale, cfr. Kuss I, 472. perare' (cfr. G. Scbrenk, ThWb rr, 213 = GLNT rr, 1286 s.).
14. «I baLtezzati... non seno più sottoposti alla legge ma alla l7. El.e; 7tapeo6D'Y)'t'E 'tV'ltOV S~ocx.i];: poiché il costrutto Ù7tct-
grazia. Ossìa mentre la legge può soltanto giudicare ed esige- xovEw dc; non risulta documentato (nel N.T. U'ltO:XOVW ba
re ma poi lascia l'uomo solo con la sua impotenza, nella gra- sempre il dativo) si dovrà pensare a un'attrazione inversa da
zia agisce Dio stesso il qual~ dà al credente la fo~z P:X
cere il peccato... È vero che Ln concreto la comuntta cr1sruma
:nn· risolvere così: 'tU1t<fl oLoa.xT)c; &le; ov 7tctpEo6DTJ'tE. «Il conte-
sto suggerisce l'idea di un prigioniero che vien dato in con-
non è senza peccato, ma ciò costituisce pur sempre un'anoma- segna a un'altra potenza» (A. Oepke, TbWb rr, 424 =
lfa, non il principio. Per il battezzato l'azione peccaminosa GLNT m, 260). L'interpretazione che attribuisce a o'\I 'ltO:·
non è inevitabile come per L'uomo senza Cristo» (Althaus, ptOb'Ì}Tj'tE H significato di oc; 'ltlXpEo6i)'l') Ù!J.~'1 (p. es. F. Blich-
u7.x48). -Ù7tÒ '116µ0'\I: per Ù7t6 con l'accusativo, cfr. 3,9. sel, ThWb n, r73 = GLNT n, u83) può appoggiarsi a ta-
16. oùx otoo:n: questo genere di domande retoriche è con- luni paralleli neotesramentarii (3,2; 1 Tim.1,u; Tit. r ,3;
forme allo stile della predicazione popolare cinico-stoica (dr. r Thess. 2,4; Gal. 2 1 7; 1 Cor. 9,17 sempre col verbo 'lttCT'tEVW )
91 19; u,19). - Elc; Ù'lta.xoi)v: il costrutto El.e; + accusativo ma non supera lo scoglio di \mccxovEL'\I Etc;. - li significato
qui come al v. r6b indica una conseguenza piuttosto che un dell'espressione 'tu7toc; OLoaxilc; è con troverso. Se si prescin-
fine; una più marcata nota 6nale si ba invece al v. 19, alme- de da talune soluzioni radicali ma arbitrarie (come quella del
no in 19c, e&. A. Oepke, ThWb n, 427 = GLNT rn, 268._- Bultmann: Theol. Literaturzeitung 72 [J.947] 202 il quale
t!> Ù1tctXOUE'tE: «Au lieu de CX.U'tOÙ insiste sur l' idée dé obé1s- considera una glossa l'intero v. 17b) o paradossali (come
La rinascita ba/Jesimale Rom 6 18·23
1

LOCTUVff 19 à.vi}pwmvov À.Éyw OLà. -.1}v &:~ Évw xv 'ti'jc; uap- schiavi della giusnz1a 19 (parlo alla maniera umana,
xòc; vµwv. W0"1tEp yàp 1tCX,pEO''tYJO"CX.'tE 'tà. µÉÀ.T] vµwv oovÀ.a. considerando la debolezza de lla vostra ca rne). Quindi:
tjj cX.xai>apcrlç: xat 'tTI à.voµl~ ELc; -ri)v &:voµlav, oih wc; vuv come un rempo avete posto le vostre membra a servizio
1tapO:<T't1)<Ta'tE "t'à. µtÀ:r) ùµwv oouÀ.a. tjj OLXIXLOuUV[) El<, ò:- dell'impurità e delJ'ingiustizia e il risultato fu che cade-
YLO:<Tµov. 20 8u yàp oouÀ.oL Tj"t'E -ri'jc; àµap-.lac;, tÀ.Evt>EpoL s te nell'iniquità, cosl ora mettele le vostre membra al
Tj"t'E "t'TI OLXaLo<TVvn. 21 "t'lvo: oÙ-J xapnòv ELXE'tE 'ténE; tcp' servizio della giustizia per giungere aJla santificazione.
ore; vvv É1tlXLO'XU\IEO"i)E, "t'Ò yap "t'ÉÀ.oc; ÉXElvwv i}àvcx'tO<;. 22 20 Infarti quando e r avate servi del peccata eravate liber i

vvvl OÉ, n.. wt>Epwi>ÉV'tEc; àTCÒ 't'i)c; àµa.p'tlac; oouÀ.wi)Év'tEc; o~ r ispetto alla giustizia; 21 e quali frutt i aveste nllora?
..~ ~EQ, EXE'tE "t'Òv xap'ltòv ùµwv Elc; à.yLaO"µov, 'tÒ oÈ 'tÉÀ.oc; T a li che oggi vi fanno arrossire perché il risul tato è fa
C:wTiv cxlwvLov. 2 3 "t'à. yàp òlj>wvLa. "t''i\c; àµcxp'tlac; Mva'toc;, mor te. 22 Ora invece che siece liberi rispetro aJ pecca-
to e servite Dio, il frutto che ne traete è Ja santificazione
e il fine uhi.mo la vira e terna. 23 Infat ti il compenso
quella di U. Borse: Biblische Zeitung N.F. 12 [r968] 9.5·
103) le incerpretazioni sono fondamentalmente due: 2. 'tVnoc;
'norma', 'esemplare' in senso morale come in r Thess. I, nelle lettere, soprattutco in quelle ai convertiti dal paganesi·
7; 2. -cv7toc; = 'forma', 'aspetto' in cui si presenla l'evangelo mo (cfr. O. Procksh, ThWb 1, rr5 = GLNT I, 30,5). «Qui
o l'insegnamento cristiano. Su questa linea taluni esegeti giun- contrapposta com'è al 'disordine' la santificazione è do pren-
gono a ravvisare nell'espressione la prima testimonianza di dersi come traduzione in termini e tici della schiavitù de!Jo
una professione d i fede; cfr. Kuss I, 479: «Forma di dottri- giustizia» (Kuss 1, 482); cfr. r Thess. 4 13-7.
na indica principalmente il preciso oggetto dell'evaogelo e 20. ÈÀ.Evi> ~poL Tj'te "t'TI OLXa LoO"Uvn: «Una libertà che non è
forse anche una professione di fede battesimale, nucleo di affermata senza una puma di ironia» (Kuss t, 482 ). -=ii OL>t«X.-
tutte le professioni di Cede». In ogni cnso sarà bene tener LOuUV'fl è dativo di relazione.
presence che nel N.T. OLoa.xn più che la 'dottrina' in sé in- 21. éq>'oii; vvv É m,;~axuv Eat}: secondo la maggioranza degli
dica l'atto dell 'insegnare, l'indottrinamento o comunque la esegeti equivale a 'tOLet.0-cet. Èq>'otç ÈnaLO"XV\IECTt>E. Ma c'è la
dottrina nell'atto d i essere insegnata o ricevuta (come il rab- difficoltà che Èno:Laxvvoµa L È'itl non risulta attestato. Altri
binico ialmlJd, cfr. Rengscorf, ThWb n, 166 s. = G LNT 11. collegano la proposizione relativa al l'interrogativa precedence
1167 s.). e intendono Èq> otc; = ÉnL 'toV'toLc; & (Vulg.: quem /ruch1111
19. à.vi)pwmvov À.Éyw: espressione unica nel N.T. (per una habuistis ttlnc in illis in quibus mmc erubescitis? ).
una locuzione analoga dr. 3,,5 ). Il miglior riscontro per il 22. "t'Òv Y..ap7tòv ùµwv Etc; àyLcxaµov: «Il ' frutto per la san-

senso è offerto da Gal. 3,1,5: Paolo si scusa semplicemente tificnzione' deve consistere nel possesso deJ nuovo stato di
dl usare, parlando a uomini, una comparazione tratta da usan- libertà dal peccato e di schiavitù di Dio, uno stato le cui
ze umane e quindj inadeguata; e&. Huby-Lyonnet, 59.5 · - en~rg i e. si esp_licano !1ell'azione morale» (Kuss r, 483 ). È dif·
à.<Ti>tvELcxv 'ti]c; crcxpxoc;: la stessa espressione si legge in Gal. 6cile dire se in Ek ayLauµ6v prevalga la nozione finale o la
4, t 3 dove però allude a un'infermità fisica. - "t'TI &.voµl~ E~ consecutiva.
-rT)v &:voµlcxv: nel primo caso &:voµla. indica piuttosto un'a· 23. 6\jlwvt.et. : vocabolo della )t()LVYJ esplicitamente ripudiato
zionc, nel secondo uno stata che da essa deriva, cfr. \YJ. Gur- dagli atticisti (cfr. Phryn., epil. cd. C.A. Lobeck, 4 18.420);
brod, Th~ ~· ro78 = GLNT vn, 1404. - à. y~ aO"µò v: significo propriamente 'ciò cbe è elargito per comprare il pa-
nomcn actroms da a.yL&.è'.;,w ricorre nel N.T. esclltSivaroente ne' e poi il 'soldo militare' . È dubbio se qui ci troviamo d i
l~O I cristiani sottratti all'impero della legge Rom. 6,23-7,3 151

-.ò OÈ xapLuµa. 'tOV ~EOV ~w'l) alW\ILOC, Èv XpLO''tQ 'l'l'}CTOV 'tQ dcl peccato è Ja morte, mentre il dono di Dio è la vita
xvplc.i> 'i)µwv. eterna in Cristo Gesù nostro Signore.
7 "H cXY'JOE~t, cXOEÀ.q>ol, yL\IW!IJCOVC7W yÒ'.p v6µ.ov À.a)..w,
o'tL ò vòµoc; xvpLEUEL 'toù à.vi)p<l>r.ov Èq> OO'ov xp6vov ~i;
1
t 8. I cristiani sono legittimammte sottrai/i
2 Ti yà.p v1tavopoc; yvv'l') -tQ ~wV'tL &vopt oÉOE'tetL v6µw· tà.v all'impero della legge
OÈ &n0Mv11 6 &v1)p, X<l'tlJPY'l'J't(lL a1tÒ 'tOV véµ.ov -.ov &vop6c;. 7 Ignorate forse, o fratelli, (parlo a chi conosce la legge)
3 èipa. oùv ~wv 'toc; -tov &vopòc; µ.oLxaÀ.ì.c, XP"'lµ.a'tluEL tètv yÉ- che la legge ha potere sull'uomo sinché vive? 2 Cosl la
\11'J't<n àvopt È'tÉP<.i>· M.v oÈ oc1toMvn ò à.vl)p, H.wi)Épa. ÈO"ttv donna sposata è legata per legge al mari to solo finché egli
à.nò -.ov vòµ.ov, -.ov µ.1) dvaL a.v-.1}v µ.oLxaÀlooc yEvoµÉVTJV è vivo· se muore il marito è libera dalla legge che la le-
gava a' lui. 3 Perciò finché vive il marito vien~ chlaa:ia-
fronte a una mecnforn milirnre (com'è dubbio in 2 Cor. tt, ta adultera se si dà a un alcro uomo; ma se 11 manto
8; il significato militare è cerro iovece in Le. 3,14; 1 Cor. viene a mancare essa è libera della legge e non è quindi
9,7) 1 o se si debba attribuire alla parola il senso generico di
' ricompensa'. - xclipLuµa: taluni (già Tert., res carn. 47) per
coerenza con In mecaforn militare cli 6ij;wvLa intendono 10 gnifìcato reca invece una spiccatA impronto ' religiosa'. - &.itò
pnroln nel senso di 'elargizione straordinaria', 'graciftca' (do- -.ov v6µov -.ou &.vop6c;: per il costrutto cfr. 7.4 e Gal. 5.4·
11ativum ). La «legge del marito» è la legge che vincob la donna al pro-
7 . 1. ywÙ>O'xovaw yap v6µov: secondo l'opinione prevalente prio uomo, dr. W. Gutbrod, ThWb IV, 1062 = GLNT vn,
l'inciso allude alla legge mosaica che veniva letta nelle assem- r360. .
blee liturgiche anche d~le comunità etnko-cristiane; secondo 3. µoLxaÀ.l<;: vocabolo di uso postclass1co e tardo; nel N.T.
nitri il riferimento oodrebbe al senso giuridico dei Romani, ricorre con senso figurato in Mt . 12,39; 16,4; Mc. 8,83; Iac.
oppure sarebbe affatto generico, cale cioè da poter valere per -l.4· - XP'lJµa-.uE~: nel senso e.li 'aver nome', 'esser c~amn·
qualsiasi legge; cfr. Kuss rr, 10 s. to' ricorre per la prima volta in Polyb. 5 ,57 ,2. - YEVll'\CtL
2. L 'applicazione del principio esposto nel v. r sembra ov- &vopl È'tÉpttl: per yl"oµaL col dativo di posseso dr. Blass-De-
via: i credenti, morti con Cristo nel battesimo, sono perciò brunner u, ·§ 189. In genere nel N.T., come nell'uso classico,
stesso sotmttti al dominio dcl peccato e anche a quello della si ha il genitivo quando si pone in risalto il possessore (cfr.
legge. «Ma Paolo non si arresta a questo pensiero, semplice 14,8) e il dativo quando l'accento b~ce. sull'oggeno del pos·
e comprensibi le, bensì lo spiega e lo sviluppa ... con un esem- sesso. Ma non sono infrequenti ccc:ez1on1 come questa appun·
pio tolto dal diritto matrimcniale ... Va da sé che con questo to dovuta probabilmente all' influsso semitico, dr. Lev. 22, u:
esempio la linearità strutturale della comparazione resta tur- tibat kohen ki 1ih"jeh t•'ìJ zar (LXX: xat i)vyct'\11P &vi)pw'itov
bata» (Kuss II, 11 ). - vr.avopoç: hapax nel N.T .; nel greco tEpEwç tà'J yÉVTJ'tO:~ àvopt cXÀÀoytNEi:). - ~ÀeuMpo: ~u 't t'J à.1tò
profano non è attestato :waoti Polibio. - xa-.1]pyTJ'tOCL: è -.ov v6µov: s'intende dalla «legge del manto»; per il costrut-
questo nel N.T. l'unico esempio di queesto verbo nel senso to cfr. Blass-Debrunner 12, § 182,3. - -.ov µ1) Etvo:L: cfr. nota
di 'sottrarre al raggio d'azione' riferito a una realtà profonn a 6,6. Qui l'infinito ha valore consecutivo. - Smaen~
(G. Delling, ThWb 1, 453 =
GLNT r, 1208) o meglio rela- l'esegesi moderna sembra dimenc~rs che il ~aso. e~po?t in
tivamente profana giacché il vincolo del m1mimonio hn co- questi due versetti era comprens1b1le solo da1 cl'ISuani (dr.
mu11gue una sn~ioe divina. In 7,6 e Gal. .5 ,4 lo stesso si- r Cor. 7,10 s. 39). Nel mondo grecoromano In donna ridiven-
J.52 I cristiani sottratti 11ll1i111pero della fogge Rom. 7,J-6 r53
àvòpt È'tÉp~. 4 wcnE, à.OEÀ.cpol µou, xat VµELç É~av.'twì)nE adultera se si accompagna a un altro. 4 Cosl, fratelli
't@ VOµ(i) OLà. 'tOV o-wp.a'toç i:oii Xpunoii, Elc; i:ò ye:vÉcrì>a.L miei, anche voi, per effetto del corpo di Cristo, siete
uµu.ç È'tÉp~, 'tG É">< VEXpWV E)'Epì)Év·n, LVCX. XCX.pTCO<pOpTJO'WµEV morti alla legge per darvi a un altro, a colui che è resu-
i:Q ì)EQ. 5 o-cE yàp i'jµEv tv tj'j o-a.pxl, 'tà Ttai}i)µa.-.a. 'tWV scitato dai mor ti per consentirci di r iprodurre per Dio.
ò:µa.P'twv -.à OLà -.où v6µov Év11pye:i:i:o Év 'toi:ç µÉÀ.Eo-w i}µwv 5 lofani quando eravamo nella carne le passioni pecca-
e:lç i:ò xap'Ttocpppi)cra.L 't(ij 1'av·~ 6 vvvL oÈ xa'tT1Pr1iih1- minose eccitate dalla legge agivano nelle nostre membra
µEV Ò:TCÒ 'tOV v6µou, àTtoi1a.v6V"tE<; ÈV <I> XCX.'tELX6µe:ì)a, w<n:E e noi producevamo frutti per la morte. 6 Ora invece
oovÀ.EVELV T)µà.ç Év xaw6'tTj'tL it'JEVµai:oç xa.t où 7taÀ.a.LO'tTI· siamo sgravati dalla legge, siamo morti a quel che ci te-
'tL ypcXµ!-lCX."tO<;. neva soggetti, e perciò serviamo a Dio nel nuovo regime
dello spirito, non più secondo il vecchio principio della
norma scritta.
tava libera non solo coa la morte del coniuge ma anche col
divorzio e nel giudaismo col ripudio (cfr. Strack-Billerbeck
n1, 234). Non ci sembra verosimile che «Paul n'envisage pas logico che è caratteristico <li Paolo; è la persona fisica de.ll'uo-
cette hypothese qui o'allnit pas à sa parabole» (Lagrange, mo intesa come sede e strumento del peccato. Anche i bat-
:i:6:i:). Forse che aU'enunciazione di principio del v. I Paolo tezzati sono ' nella carne' (Gal. 2,20; 2 Cor. ro,3 ; Phit. r,2 2;
non poteva far seguire un'esemplificazione specificamente cri- Philem. 16) ma in tal caso la 'carne' è intesa nel senso neutro
stinna? che abbiam visto in I ,3. - 'tà Tta.l}1)µa.'ta. 'tWV &.µa.p>LWV:
4· wO'-.E: all'inizio della frase per segnare vigorosamente una le passioni che si manifestano attraverso i peccati oppure le
conclusione come anche nei classici, dr. Liddell-Scott, s.v. - passioni nelle quali i peccati si dànno a conoscere. - 7tai11}-
Comincia qui l 'applicazione dell'esempio svolto nei versetti µa.i:a: nel N.T. ricorre soltanto qui e in Gal. 5,24 nel signi-
precedenti. «Da parte di qualcuno è stato fatto il tentativo di ficato piuttosto raro di 'passione', ' impulso' ( = it6.l}oc;); al-
applicare tutti i particolari del paragone; ma la cosa appare trove vale 'sofferenza' (secondo Schlatcer, 228 il nostro passo
forzats e non approda a nulla ... il pensiero di Paolo si riduce andrebbe inteso cosl: «Le sofferenze causate dai peccati fu-
sostanzialmente alla dichiarazione che la libertà si è affermata rono rese possibili dalle nostre membra»). - -.à Stà. 'tOV vò-
per opera di una morte» (Kuss u, 12). Gin il Lagrange, r6:! µov: il SL6. ha qui valore causale; le passioni agivano per cau-
aveva osservato : «Il ne fait reten.ir qu'un poinr: le lien eo- sa della legge nel senso che Paolo spiegherà nei vv. 7 ss. -
vers la Loi cesse par la men». - tì)cx.va-.wihycE: verbo molto ÉYTIPYEL'to: nel N.T. il medio si trova soltanto in Paolo e in
antico, retaggio dell'atticismo (dr. Bultmann, ThWb m , 2.1. Iac. 5, 16 sempre con significato intransitivo e mai con un
= GLNT rv, r965 ); nel N.T. è questo l'unico passo in cui vie- soggetto personale, cfr. G. Bertram, ThWb n , 652 = GLNT
ne applicato ai credenti che partecipano alla morte del Cri- m, 880 s. - dc; 'tÒ xcx.p7tocpopfjcrat: consecutivo.
sto; cfr. I Petr. 3,:r8. - OLà. 'toii o-wµcx.'to<; 'toii XpLCT'tou: nel 6. à.'Ttol}cx.vòv>Ec; Èv <I> XCX.'tEtX6µe:1'a: è stato inteso in due mo-
senso che la morte fisica del Ctisto è divenuta, nel battesimo, di: 1. morti alla legge nella quale eravamo tenuti prigionieri
anch7 J~ morte dei battezzaci. - xapTtocpop'l']crwµe:v: composto ($ maschile); 2. motti a tutto ciò che ci teneva prigionieri
ellen1srtco; net N.T., tranne Mc. 4 28, ha sempre senso G-
1 ( <';> neutro). - 7tcx.À.a.LÒ'tl'J'tL yp6.µµa.'toc;: per iJ nesso col ge-
gurato. nitivo dr. 6,4. Tta.À.cx.t6>'l')<; è vocabolo antico ma di uso raro.
5· TjµEv Èv 'tTI c;a.pxl: qui 'carne' ha un preciso significato teo- Per 'YP<X:µµcx.'toc; vec.li 2 ,2 7.
-
La legge come str11me1110 del peccato 155
ì Tl ovv ÉpovµEv; ò v6µ~ àµap ..la; µl) yÉvor.'To· ciÀ.À.11 tjv 19. La legge come strumento del peccato
àµap'Tlav OÙX ~'YVW El µi) Ot.à. voµov, -n')v 'tE ylÌp È'Jtd)vµ(av 7 Che diremo dunque? Che la legge è il peccat0? Certa-
oùx TIÒEr.v El µÌ') 6 v6µoç ÉMyEv, «Oùx Énd)vµT)crEt.ç». 8 à- mente no. Eppure io non avrei mai conosciuto il peccato
<popµ'Ì)v OÈ. Àa~OVCT TJ àµap-rla ÒLà. 'tijç ÈV'tOÀ;iiç Xa'tEt.pyQ:- se non fosse stato per la legge; avrei infatti jgnorato la
CTa'tO ÉV ɵoL nàcrav tmilvµlav· )(Wplç yt1p voµov àµap-rla concupiscenza se la legge non avesse detto: N~n deside:
vExpa. 9 tyw oÈ ~wv xwpLç v6µov ito..t· tMovO"'l'Jç oÈ -r'i)ç rare.· 8 E cosl il pecc:ito produsse in me ogru sorta d1
concupiscenza traendo impulso dal precetto giacché senza
7· TIOELV : il N.T. ignora la forma llOT). Si noti l'assenza di ii.v la legge il peccato è morto. 9 Un tempo, q.uando. non
nell'apodosi documentata già nell'uso attico, dr. Mouton-Tur-
ner, 91 s.~ Blass-Debrunner 12, § 360,3 s. - Chi è questo 'io',
c'era la legge, vivevo io. Ma quando sopraggtUnse il co-
q~estn pnma perso~n che campeggia daJ v. 7 alla fine del ca- suffisammenr universe lle pour s'appliquer à mute précepte
paolo? (Molto fragile e scarsamente seguita è Ja tesi che ]"io' divin réglant la conduite morale» (S. Lyoonet in H.uby-Lyon-
dei vv. 7-13 sia diverso da quello di 4-25). Una risposta a net 604 dr. anche Kuss n , 20, n. 41).
q_uesta ~oman s'i ~trecia necessariamente con l'interpreta- s. Jcpo~1rv: nel N.T. soltonto in Paolo (v.1. D in Le. II!
z 1.~ne di tutto 11 capitolo che è certo fra i più ardui, se non il ). - &.µcx.p"'t'lcx.: qui personilicata ramn;,enta il s_:rpe~ e.t d1
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PJU ard~o ~ e la lettera. _Diremo subito cbe oggi appare netta- Gc11. 3 e il diavolo di Sap. 2,24. - or.&. 't't}ç ÈV"'t'OÀ.'l'}ç: Sl rife-
m7nte 1~ nbasso la spiegazione puramente autobiografica o risce meglio a À.a~ovcrx che al. v~rbo reggente. tv-.~fi è vo:
ps1colog1ca (seco ~do la quale Paolo riferirebbe qui l'esperien- cubalo antico che assume un s1gn1ficato solenne, religioso net
za ~ua e quella di .ogni fanciullo israelita giunto all'età della LXX dove i odica i singoli precetti della legge veterotest?men-
rng1c ne), mentre s1 alferma sempre più il convincimento che taria'. Nd nostro capitolo Èv'ToÀi) viene ge~ ralment intesa
l'uso d~ l a prima persona sia un espediente stilistico del quale come <<la concretizzazione della torà mosruca» (G. ~hr nk .'
Paolo s1 serve per mettere in scena una vicenda o un dramma T hWb n, 546 = GLNT m, 597). Anche i so t7 rut~ r1 d1
che non sono specificamente suoi. Su questa linea si può in questa interpretazione ammettono però che «le cho1x d Év'to-
ce ~t o modo collocare anche l'interpretazione che porremmo '>-.1) indique... que l'Apotre consi~è re la ~i mosn1que, non
chiamare teologico-scritturistica, alla quale di recenre ha reca- dans sa partie rituelle et cérémorueUe, mais dans son conte-
to un valido contributo S. Lyonnec in H uby-Lvonnet 601 ss. nu moral permaoent» (Hubv-Lyonnet, 2 35 ).
Sccondo.qu<.:sta esegesi Paolo si riferirebbe qui p r inc~alme­ 9· tyw OÈ El;.wv xwpl.ç -yò.p · v~µo '.'O'tÉ: poiché il CO~tes
ti:: alla vicenda di Adamo, visto però come il rapprescnrante vieta di riferire il verbo alla vita fisica e di tradurre qumd1.
d1 rut~ l 'uma ~frà (ciò 0 e è biblicameme esatto) e quindj «lo vivevo cioè ero un tempo senza legge» è giocofor.m dare
c?me. ti~ deU uom? - di q~alune uomo - privo della gro- a i'.l;wv un ~ig o i 6c ato pregnante. Oro bisogna. riconoscere che
z1a d1 Dio e del Cristo. - ovx ÉmiluµT)a-w:; : l'uso del fururo è ben difficile attribuire ad tl;wv quel senso p 1~0 ~he.smbra
con J.n negazione _où pe.r esprimere comandi o divieti rigorosi, r ichiesto dall'antitesi con ànii}cx.vov se non lo s1 riferisce ali.a
n~ ignoto alla s1ntass1 classica, è caratterjstico deUa precerti- condizione dell'uomo nell'Eden prima che Dio gli fissasse ~
:;nca vetro~samni quale si esprime nel greco dci LXX. preccno riferito in Getr. 2,16 s. e 3.3. - &.vt!'~l}CTE : ve;h? di
Nel N.T. s1 trova quasi sempre in citazioni dei LXX; dr. uso tardo e sporadico; l'aoristo è dl tipo ionc-el1~t co;
Mo~rn-Tue , 86; Blass-Debrunner 12, § 362. Qui può es- l 'attico usa È~lwv come aoristo di l;iiv m~tre ad &.'la~}V fa
servi forma lm e~t uno .reminiscenza di LXX Ex. 20, L7; Deut. corrispondere &.vcx~wrECTa . Malgrado il parallelo con 14,
5,2 I; peraltro si deve riconoscere che «Ja formula ... csr choisie 9; Le. 15,24.32; Apoc. 20 ,5 (dove però Ò.'llÉSTJCTEV o Ò.'llÉSTJ·
-
Impotenza della legge di fronte al peccato Rom. 7 ,9·IJ 157

Év'toÀ.i)c; t, àµap'tla à. v É~T)CEv, 10 Èyw oÈ &:rtÉi}avov, xat mandamento il peccato prese vita 10 e io mori.~ cos~
n
EUpÉlh1 µoL ÈV'TOÀ.TJ Ti dc; ~WTJV CtU'tT) Elc; Mva'tov· I I t, il comandamento il quale doveva condurre alla v~ta ~
yàp &:µap'Tla àq>opµiìv À.a~ovcr OLà. 'tijc; Èv'toÀ.fjc; tçT)mhT}- si appalesò strumento di morte. 11 Il ~ecaro. mfat~ 1
crÉv µE xat OL' au'tijc; à.nÉX'tELVEV. n Wcr'TE ò µÈv vbµoc; crasse impulso dal comandamen.ro e pro~10 mediante. il
éiyLoc;, xat 1Ì Èv.oÀ.i) àyla xat OLxala xat àyai}i). comandamento mi ingannò e m1 fece morue. 12 <?uin-
r 3 Tò ovv àyai)òv ȵot ÈyÉVE'tO Mva"t'oc;; µT) yÉvOL'TO' à:À.À.à. d i la legge di per sé è santa e il precetto è santo, giusto
n aµap'tla, tva q>avii àµap-.la, OLà. 'tOV à:yai>ov µoL Xtl'tEp- e buono.
ya~OµÉ\IT) M.va•ov· iva yÉVT}'taL xatl' U7tEpo~À.1}v àµap'tw-
20 . Impotenza della legge difronte al peccato
crav non sono criticamenre sicuri) la traduzione 'riprese vita' 13 Ma allora ciò che è bene sarebbe divenuto per me cau-
(Vulg.: revixit) non si impone. Si veda lo. 9,11.15.18 dove sa di mo rte? Non sia mai detto. È il peccato che, per 1a~?
&. v a~À.É 7t w è riferito al cieco nato. Il Lyonnet (H uby·Lyon- nifest:irsi peccato, mi ha recato la morte serv.endost d1
net, .606 s.) avanza addirittura l'ipotesi che il verbo composto ciò che è be.ne; attraverso il comand amento 1l peccato
voglia evocare l 'immagine del serpente che improvvisamente
'si <ldz:a1' (&.và. 'verso l'alto') 'pieno di vita' (EST)O'Ev).
r o. EvpÉl}T) µoL: t>iù che come dativo cli agente µ oL sarà da in se stessa, per quel che la con~ n e c.ome ta l e~ in opposi-
intendere come da1ivus sympatheticus; secondo Blass-De- zione a quanto viene espresso nei versi se~ u enu, ~fr. a~che
brunner 12, §§ 190,3; 330, EUpÉi)TJ manterrebbe in questo ca- Lagrange, 1 71) - &y Loc;: la legge era considerata santa an-
so l'antica nccezione intransitivo-mediale. - aU'tll Elc; M.va· che dalla teologia rabbinica, dr. K. G. Kuhn, TbWb 1, 98 ss.
:ov: è sot~ne il participio ovcra. L'uso cli a.u'tTJ si spiega = GLNT I, 262.265 ss. ' '
10 q u ~nto 11 pronome .richiama qualcosa cli cui si è già fatto 1 . -.ò &.yaitév : l'identiEcazione della legge col bene è ca-
3
menzione e che «conanua ad essere al centro del discorso» ratteristica della teologia rabbinica, cf~. W. Grundmann,
(Blass-Debrunner 12, S 290,1). ThWb 1, I4 =
GLNT 1, 40 s.;. Scrak-Bile~, lll, 2_38· -
1 r.11 richiamo alla storia dei progenitori sembra qui eviden- ò:.ÀÀ.Ò:. X't À..: la risposta va evidentemente i;itegrata_ri.pren-
te, cfr. LXX Gen. 3,13: xa1. El7tEV Ti yuvi) 'O gq>i.ç 1)1ta't'T}O'ÉV dendo il verbo che ricorre nella domanda. - w~ q>av11 a.µap-
µE, xat tq>o:yov; 2 Cor u,3: ò oq>i.ç EçT)itaT'T}O'EV Evav· I •i.a: la legge ba dunque l'ufficio di. riv~lae la a~p•l «.non
Tim. 2,14: Ti oÈ yuvii iça.itaT'l'}tki:a-a . - È~T)'ltc T TJO'EV: ~iù soltanto nel senso in cui un catechista. insegna at fa~ciul1 7s-
comune del verbo semplice; nel N.T. indica sopratrutto )"in- sere il peccato un'offesa a ?io ... ma ·~ quanto I.a ~µp'tLO.,
ganno' delle tentazioni; clr. A. Oepke, ThWb t , 383 s. = manifestandosi all'esterno m forma d1 crasgress1om di una
GLNT r, 1028 s. legge divina, si rivela alla coscienza dell'uomo co~e una.~
1 2. c'.:>O''tE: cfr. v. 4. - µÉv: si noti la mancanza del correlativo tenza ostile a Dio stesso, che separa l'uomo da R•o
e gh .da
oÉ secondo un uso che ha pareccbii esempii nel N.T . e che quindi la morte» (Huby-Lyonnec, 601). - xa1l V'ltEp~oÀ.T)v:
io parte ricalca modelli classici (cfr. r,8; r Cor. n,18; Blass- la stessa locuzione in J Cor. 12,JI; 2Cor. 1,8; Gal. r,13. -
Debrunner 12, § 449). In casi come questo e quello d j 10,1 si U.µap'tt»À.òc, 1) ò:.µapi;lct: espressione singolare. ~<La ò:.pa~­
p~ ò ~ensl' ch7 la particella µÉv mantenga qualcosa dell'ori- i;la, pensata come entità personificata, solo ne l ~ EV'tOÀTJ di-
grnario valore intensivo, cfr. Ki.ihner-Gertb n, u , 272 (se- venne consapevcle di se stessa e della p~o ~ 1a f~rz, ma
condo Kuss JI, 27 ò µÈv v6µoç significherebbe <<la Jeggc pres~1 p roprio in ciò e perciò sorse anche la possibi li tà d1 r1cono-
-
Im potenza della legge di /ro11/e al peccato 159

À.òc; Ti àµa.p-rla. OLèL -rijc; Èv'toÀ.iiç. 14 oì:oa.µtv yètp O'tL ò doveva diventare peccaminoso all'eccesso. 14 La legge,
voµ.oc; 'ltvEVµa.'tLY.Oc; ÈO''tLV' Èyw OÈ u<i.pxwOç ElµL, 'ltE'!tpa.µt- come sappiamo, è spirituale; io invece appartengo alla
voc; vr.ò 'tTJV èLµa.p'tCa.v. I 5 8 yà.p Xa.'tEpyasoµa.L ou YLVW- carne e sono venduto in potere del peccato. 15 Quello
uxw· Ou yttp 8 Ì)ÉÀ.w 'tOV'tO itpctu<rw, aÀ.À.' µL<Tw 'tOiho o che faccio non lo comprendo. Non compio infatti ciò
'ltOLW. 16 tl OÈ 8 ov i>ÉÀ.w 'tOU'tO 7t0LW, uvµq>T)µL 'tQ v6µ~ che voglio, ma ciò che odio; r6 ora, se ciò che fac-
O'tL xa.À.6c;. I 7 vvvt OÈ OVXÉ'rL Èyw Xa.'tEpycisoµa.L a.V'tò &:À.- cio è quel che non voglio, riconosco che la legge è buo-
À.à. Ti olxoùua. Èv ɵot àµa.p'tCa.. 18 oloa. yàp O'tL oux olxE~ na. 17 E allora non sono p iù io che agisco, ma il peccato
Èv tµol, 'toih' E<T'tLV Èv t j ua.pxi. µov, &:yaMv· 'tÒ yàp i>ÉÀ.Ew che abita in me. 18 Io posso volere il bene, ma non mi

marsi in una libera e ferma determinazione della volontà, cfr.


scerla come tale e di guardare alla liberazione da essa» (K. H. Hubv-Lycnnet, 253 .260.607. La miglior traduzione sarebbe
Rengstorf, ThWb i, 353 = GLNT 1, 894 s.). dunque: «Non compio quel che vorrei».
14. o. v6~o ;tVEU J;a 't L~oc;: soltanro qui la legge nel N.T. è 1 6. a-uµcp'T]µL: è già nei tragici e in Platone, hapax nel N.T.
d.e6nit~ spmtua.le evidentemente in senso lato, in quanto Per iJ costruno con O'tL dr. Plat., Phaedo 64b: olµa.L ycip
cioè viene da Dio. - tyw oÉ: si noti il ot avversativo 11011 ;up.<_pciva.L liv 'toùc; µè.v itap' TJJJ.i:v &.vf>pwitovc;.•. 15-.L 't'<{) OV'tL
preceduto da µÉv; l'uso in sé ha paralleli classici (cfr. Ki.ihner- ot cp~Ào<ruv'tEç 1><XV<J.'tWO'L. - x<XÀ.6c;: anche nel! 'uso clas-
Gerth II, n, 267.272 s.) ma è comunque caratteristico del sico può signilicare 'ciò che è moralmente buono' (dr. W.
N.T. lo sca ~so
1 impiego deUa correlazione µÉv-oé; cfr. Blass- Grundmann, ThWb m, 540 = GLNT v, 7 s.); qui è senz'al-
Debrunner , § 449. - ua.pxwoc;: propriamente 'fatto di car- tro sinonimo di 'tÒ &.ya.1>6v come già nei LXX dove tanto
ne' mentre <rapxLx6c; = 'appartenente alla carne'. In pratica x<XÀ6c; quanto àya.i)òc; corrispondono a !6b, il bene morale
però nel N.T. tranne in 2 Cor. 3,3 (citazione deU'A.T.) ua.p- che si identifica con la volontà di Dio (dr. W. G. Grund-
xw6c; = uapxLx6c;. - 7tE1tpa.µÉvoc; Ù7tÒ 'tl)v àµa.p'tlav: dr. mann, ThWb III, 546.551 = GLNT v, 39 s. 42).
~ 1 Regn. 21,25: Ér.pcii)'Tl 'ltOL'ijcrcu -.ò 'ltOVT)pÒv ÉVW'ltLov r7. vvvt oÈ: con valore logico, non temporale, cfr . I Cor. 7,
~vp,Lou; 2 R:gn. 17 ,7: fopai>T)cra.v -.ov '!tOLijUaL -.ò 1tOVT)pÒv q ; r2,18.20. - ÈvoLxovua.: implica un forte senso di pos-
Ev oq>i>aÀ.µoLc; xuplov. Di m'ltpaa-xnv Ù'ltò 'tL i lessici non ri- sesso come risulta dai paralleli rabbinici indicati in Strnck-
portano alrri esempi. Billerbeck III, 239; si può rimandare anche a Ml. 12,43-45
15. r~vW<w: ~o ind~a tanto una conoscenza teorica quan- dove l'uomo è concepito come olxoc; degli spiriti immondi.
t~ un adesione esistenziale', cfr. Strack-Billerbeck m, 238 . _ 18. -.ou't'fo-.w Èv tjl uapxl µov: la specificazione ha valore
1>EÀ.w: nella XOLvTJ i>ÉÀ.w è la forma normale; Èi>ÉÀ.w si ha restrittivo. La 'carne' (intesa nel senso di 7,5) non è tutto
soltanto nelle forme con l'aumento. Nei LXX e nel N.T. Èl}t- l'Io. - i:ò yàp i>ÉÀ.ELV 'lta.paxEL'ta.l µ.oL: lo stesso costrutto si
À.w n?n è. usato. Sebbene nel N.T. il significato di l>D1.ELV crova già in Horn., Od. 22 ,64 (non però col dativo della per-
non sta unrvoco e comporti diverse specificazioni e sfumature sona). Dal significato di 'esser vicino'. 'essere accanto' è facile
(cfr. G . ~chrenk ThWb m, 4 ss. = GLNT iv, 260 ss.), non il passaggio a quello di 'essere a disposizione', 'essere alla por-
par du~b10 che nella nostra pericope, come risulta anche dal tata'. itapaxrtcrl>cu oel N.T. ricorre soltanto qui e al v. 2i. -
parallelismo. con J:L<T~v . di questo versetto e con o-vvi)ooµ<XL Per Ja retta interpretazione del v. l 8b occorre tener presente
d~ v. 22, 1>EÀELV 1nd1ch1 una proclivitas animi e non un co11- il significato di 'Ì}ÉÀ.EW indicato al v. r8: non si tratta di una
sil111m secundum deliberationcm. È la coscienza morale che determinazione della volontà !Jbera che non può attuarsi per
per la debolezza della natura decaduta, non l'iesce o trosfol·'. un impedimento esterno (nel qual caso non vi sarebbe pec-
160 lmpotenr.a della legge di fronte al peccato 161

7tcx.pcixwrnl µot, 'tÒ oÈ xa.'tEpy&.sEO'!)cx.t "t'Ò xa.À.òv ov. I9 où è dato di compierlo ; 19 giacché io non faccio quel che
yèLp o ~D.w noLw &.ya.Mv, Ù.ÀÀ.à. o où i>ÉÀ.w xa.xòv 'tOU"t'O voglio , ossia il bene, ma quel che non voglio, ossia il ma-
npaCTCT(>.J. 20 El OÈ o où ~O.w Èyw 'tOU'tO 'itOLW, OÙY.É'tL le. 20 Ma se faccio quel che non voglio, non sono io che
ÉyW XCX'tEpyasop.a.L CX.Ù'tÒ <iÀÀ.tl. lJ olxoucra. É'V ɵot aµa.pi:lcx. agisco, ma la forza del peccato che dimora in me. 21 Io
u EùplO'XW tipa -.òv v6µov -.Q M'>.o'V'tt ɵot 'TtOtEi:v -.ò xcx- trovo dunque in me questa legge che, mentre voglio fa-
Mv O'tL ɵot i;Ò xaxòv 1tapcixEL'taL· 22 o-wiiooµcx.t ycX.p "t'Q re jJ bene, soltanto il male è alla mia portata. 22 Il mio
v6µ~ i;où fh:ou xcx.'tcX. 'tÒ'V fow &v!)pw1tov, 2 3 ~ÀÉ7tW oÈ E'tE- uomo interiore si compiace della legge di Dio, 23 ma
pov véµov Év 'tci:c; µ0.Eo-lv µou à.'V"t'LO'"t'pcx.i;w6µEvov i:<f> v6µ~ vedo poi un'altra legge nelle mie membra che si oppone
'tau vo6c; µou xa.t o:Lxµo:À.w'tlsov't&. µE É\J -tQ 'J6µ~ i:ijc; aµcx.p- aUa legge della mia mente e mi rende schiavo della leg-
i;lac; i;Q CSnt É\J "t'ci:c; µD.Eo-lv µov. 24 i;cx.Àcx.l'Ttwpoc; Éyw &v- ge del peccato che è nella mia carne. 24 Disgraziato che
l>pw7toc;· 'tLc; µE puO'E1:CXL ÉY. 'tOU crwµa'toc; 'tOU i>cx.vci"t'OU 'tOV-
Jeremias, ThWb I, 366 = GLNT 1, 981 s.;]. Behm, ThWb
cato) bensì di intenzioni e desiderii che non assurgono a ve- II, 696 s. = GLNT III, IOOI·I004.
re e proprie volizioni. 23. E"t'Epov: dr. 2,r. - CÌ.'V'tLO'"t'pcx.i:wéµEvov: hapax nel N.T. -
20. Éyw: è posto in forte rilievo e va mantenuto anche se voéc;: nella xowr'1 la declinazione di voGc; e 7tÀ.ouc; è modellata
omesso da buoni codici (BCDG). su quella di ~ouc; dr. Blass-Debrunner 12, § 52. Qui come ìn
21. 'tÒ'V v6µov: qui nel senso generale di ' regola', 'ordina- tutto i l N.T. vouc; è usato senza una precisa determinazione
mento' come in 3,27. -'tQ !)H.o\Ji:t ɵot 7tOLEt\J "t'Ò xa.Mv : si concettuale, ptoprio come avveniva nella fùosofìa popolare
può riallacciare direttamente a v6p.ov come dativus incommo- del tempo, dr. nota a r,32 e J. Behm , ThWb IV, 956 =
di oppure si può far rientrare nella proposizione introdotta GLNT vu, 1056. - cxi.xµo:À.W'TLSO'J'tO:: l 'uso metaforico deJ
da O'tL. In ogni caso, la struttura sintattica del versetto risul- verbo nel N.T. è caratteristico della predi lezione di Paolo
ta assai contorta. per la terminologia millta1·e; cfr. G. Kittel, ThWb I, I96 s.
22. crw'l)ooµcxL: hapc1x nel N.T. È attestato già in Hdt. 3,36; = GLNT I, 528 s. - Èv "t'Q v6µ.~: strumentale, dr. Blass-
con ìl dativo di cosa a cominciare da Aristotele e Senofonte Debmnner 12, §§ 159.zr9. - Nei vv. 22,23 l'Apostolo sem-
dr. Liddell-Scotc, s.v. - "t'Ò'V fow a'J!)pw1to\J : nel greco deI bra parlare di quattro ' leggi' diverse. In realtà «meglio è rav-
N.T,., c?me ~genral nella xowTi, si ha sempre fow ill luogo visare qtti contrapposte due sole leggi: la legge della men te
dell athco Etcrw, dr. Blass-Debrunner 12, § 30,3. L'espressione (idwtica ... alla legge di Dio, v. 22), e l" altra legge', pre-
fow èivtìpw1toc; equivale in questo caso a Èyw ( vv. r7 .20) e a sente nelle membra dell'uomo che non è diversa dalla legge
vouc; (v. 23) e indica con ogni evidenza l'uomo in quanto es- del peccato, pure presente nelle membra dell'io. La variet~
sere cosciente e capace quindi di un giudizio morale. Invece dei nomi con cui queste due leggi vengono designate va a·
in 2 Cor. 4,16 l"uomo interiore' è l'uomo in cui vive Cristo scritto al modo ancora incerto con cui si esprime l'apostolo,
in contrapposizione tl E!;w &vt7pw1toc;, l'essere umano nella Slla ancora alla ricerca faticosa della chiarezza» (Kuss n , 35 ). Si
caducità di creatura; dr. anche Eph. 3,16. Nella sostanza l'e- veda anche il v. 25b.
spressione ' uomo interiore' è biblica (si pensi al significato di 24. <cx.À.a!'.7tt.Jpoç, Èyw avil'pw'itoc;: nominativo con valore di
/eb 'cuore' nell'A.T. e alle parole di Gesù in Mc. 7,21 e Le. vocativo, dr. Blass-Debrunner 12, § 147. "t'CX.À.cx.lnwpoc; nel N .T.
II ,39) ma formalmence potrebbe essere imparentata con la ricorre soltanto qui e in Apoc. 3) I 7. - 'tOU crwµa"t'oc; 'tOU i>cx.-
terminologia della mistica e deUa gnosi ellenistiche, cfr. J. vchou "t'OU'tov: Vulg.: de corpore mortis huius. «TOU"t'OU non
Dal:a sfmi della carne alta sfera dello Spirito

-.ou; 2 5 xciptc; oÈ 'ti{l 'ÌÌEQ otÒ'. 'ITJcroù Xp~cr'toù -.où xvplov sono! Chi mi libererà dal corpo di questa morte? 25
·hµwv. &pa oi'.iv CXU'tÒ<; Èyw 'tQ p.lv vot OOUÀEUW voµ~ i1EOV, Siano rese grazie a Dio per Gesù Cristo nostro Signore.
-rii oÈ crapxt v6p.~ à.1.1.o:p'tla.c;. Dunque io stesso con la ragione sono soggetto alla Jegge
8 OvoÈv &pa v\iv xa.'tci.xptµa ;;oi:c; Èv Xptcr-.Q 'I'!]croù· 2 ò di Dio, ma con la carne alla legge del peccato.

va separato da !1a.vchou. Un richiamo al corpo sareb e ~ ~ue­ =. r. lvlediante la fede e il battesimo


sto punto supedfluo perché di esso si è già parlato difIL~sa ­ si vassa dalla sfera della carne alla sfeta dello Spirito
mente. Invece il discorso precedente offriva tm buon mo tivo
8 Non vi è quincli nessuna condanna pet coloro che sono
per specificare che la condizione descritta significava la mor-
te» (Scblatter, 247). Ma sono considerazioni fo~se un po'
troppo sottili. Nella sostanza «corpo di questa morte» e «que- o 'religiosa' cbe si scontra con la ' carne' ma è lo stesso Spiri-
sto corpo di morte» non divergono poi molto: non si tratta to cli Dio che si oppone ai residuj dell" uomo vecchio' (cfr.
genericamente del 'corpo mortale' che può anche essere stru- Gal. 5 ,1 6- r 8). Su questa interpretazione è oggi d' accordo la
mei1to di ''giustizia' (cfr. 6,12 s.), bensl del «corpo del pec- maggior parte degli studiosi (dr. Kuss n , 42 ss.). Sempre mi-
cato» (6,6) che in quanto tale è destinato alla morte intesa nor seguito trova invece l'esegesi , accreditata in antico e nel
in senso lato, ossia tanto fisico quanto escatologico. ì)cx.\la;;ou medioevo dall'autorità di Agostino (vedi l'inttoduz ione) eri-
sarà da intendere come genitivo di possesso (cfr. nota a 6 ,6). presa poi dai Riformatori, la quale riferisce il cap. 7 all'uo mo
2 5. xciptc; 't'G) lJEQ: la lectio facili or 'iJ XcP~<; i:ou ihov (D) si sub grt1tia constitutus. Va pure specificato che iJ gil1dìzio
trova anche ne1la Vulgata: gi-atia Dei per Jesum Christum. - dato dall'Apostolo sull' uomo naturale sottoposto alla legge
èi.pa. oùv ... à.µa.p-.la.c;: riprende il contenuto dei vv. 14-24 il si colJoca stù piano teologico ed è essenzialmente un giudizio
che può for meravigli.o dopo il v. 25a. Secondo il Kuss n, 40 della fede, anche se può riflettere l'osservazione empirica
«si deve adottare una delle due soluzioni seguenti: o Paolo della debolezza deJla volontà umana . Sarebbe quindi arbitra-
stesso, ripassando co11 lo sguardo sui pensieri appena espressi, rio voler dedurre da esso che la condizione qui descritta, quel-
li ba voluti rìassumere ancora una volta, oppme (forse me- la cioè dell'uomo religioso abbandonato alle sue sole fo1·ze,
glio) il v. 2 5b va considerato la glossa di un lettore o di un sia esistita o possa esistere in realtà.
copista». Va comunque tenuto presente che il v. 25b è atte- 8.r. apa: pare da i ntendersi come «indizio della conseguenza
stato concordemente dalla tradizione. - Sull'interpretazione di ciò che precede e anticipazione d i quel che segue nel v. 2»
complessiva di questo capitolo ci siamo già espressi nell'in- (Kuss II, 66 s.). Dal capitolo preceden te risultava che l' uomo
troduzione e sop.rn, nel commento al v. 7. Aggiungeremo qui naturale va incontro alla condanna; dunque non vi è condan·
nkune precisazioni che attengono ai dati più sicuri dell'esege- na per l 'uomo «in Cristo» perché (v. 2) Cristo l'ha liberato
si. La pericope 7 ,7 ss. e in particolare i. vv. I4 ss., nonostante dalla legge del peccato e della morte. - È\I Xptcr-ré;> 'h1croù:
.I 'uso del presente, si riallacciano al v. 5: «quando eravamo dr. 3 ,24; 6,23. Questa formula , come Év xupllt-) e simili è sta-
nella carne ecc.», descrivono cioè una co ndizione che per il ta probabiJ.mente coniata da P aolo. Per la comprensione dei
credente appartiene, almeno io linea di principio, al passato; suoi varii usi «foaclamencale è la presentazione di Cristo co·
più t'recisamente, com'è stato ben detto, la condizione del- me personalità universale... su un piano cosmico-escatologico ...
l'«ucmo religioso senza la grazia di Dio». Il dissidio che per- Il primo e ultimo Adamo ... indicano ciascuno ... come inizìa-
mane ,rnche nel battezzato è altra cosa da quello dell'uomo tori di una serie disposca secondo l'ordine di creazione, un
'naturale': nel credente infatti non è pfo la coscienza morale mondo, una regola di vita o di morte.. . e comprendono sotto
J<om. 81 2-J
Dalla sfera della come a!la sfera dello 5piriln
in Cristo G esù 2 giacché lo Spirito di vita in Cristo Ge-
yà.p v6µoc; 'tOV nvEvµcx'toç ·dic; ~wf}c; Èv Xpta'tQ 'lr1crov "IÌÀEV-
sù ti ha liberato daUa legge del peccato e delJa morce.
i)Épwcriv crE &.1tò ,ov v6µou 'ti'jc; à.µa.p-tl«c; za.t 'tov l>a.vchou.
3 Infatti quel che la legge non poteva fare , ciò in cui fal-
3 -.ò yà.p &.ovva.'tO\I 'tOV voµou, tv il) iicrDÉvEL OLà. -.i'jc; crcxpxoc;,
liva per causa della carne, Dio l'ha fauo: inviando il pro-
ò ilEòc; 'tÒV ÉCXU'tOV ulòv ;tɵ\jla.c; È\/ òµot.Wµa.-.L cra.pxòc; à.µcxp-
prio Figlio nella forma della carne del peccato e a moti-
·tlcxc; xa.t itEpL à.p.a.p-.lo:c; xcn6q:iLVE\/ 't'Ì')v à.µa.p-.la'J Év "tii
vo del p eccato, h a condannato il peccato stesso nelJa car-

di sé e in sé gli individui che a tale_ mon~ apr~engo ... i paia sospeso; a meno eh.e 'tÒ à.ovcx't~ .'tov v6µou non. vada
fedel i sono stali trasportati .. , mediante il battesuno.:. dal~ inreso come una sorta di «frase npposmva messa con risalto
regione di peccato e di marce del primo ~om ~ila re~1?n _di davanti all'affermazione principale come motivazione della
giui;tizia e di vita del secondo. Da cale immagine origmana- medesima» (Gutjahr citato da Kuss 11 , 68). In tal caso non
mcntc spaziale è possibile far derivare tutta la fecondità deJla si poLrcbbe pnrlare, a rigore, di anacoluto o di ellissi i dello
formula tv XpLcr-rW. 'lTJCTOV e delle formule parallele?> (A. ?ep- stesso genere sarebbero, secondo Blass-Debrunner 12, § +80,6,
ke, ThWb li , 538 = GLNT 111, ')72 s.). - La lez:one di K; i costrutti di 12, I e 2 Thcss. 1,5 dove però la frase appositiva
-. o~c; tv XpLcr'tc{> 'l'T]crov µ1J xcx.'tà. cr&.pxcx. ~EpL rc cx-.ourLv ~).À segue quella cui si riferisce. - 'tÒV Éa.u'tov utov : il pronome
X(l.-.èt. 'ltVEÙp.cx. (nell 'ambito della recensio ne alessandr1.11a il mette fo forte rilievo l'appartenenza llnica dcl F iglfo nl Pa-
cod . A reca 1i.-fi xcx.'tà. cr&.pxcx. 7tEpmcnovcrLv, Vulg.: q111 11011 dre. - lv òµo~wcx·n -ci'jc; ucxpxòc; 6.µcx.p-clcxc; : per 6µolwµ et
sccu11dum carnem ambulanl) appare iodotca dal v. 4. dr. i,23; per il genitivo <X.µa.p-clac; d r. 6,6. Il significato del-
2. v61.Loc;: è usnto anche q ui nel senso ampio di «esigenza e l'espressione, anche per le sue implicazioni <logmnriche, è
volontà che determinano la mia azione» (W. Gutbrod, ThWb assai controverso e non possiamo qui esaminare nei p:utico-
rv, 106 3 = G LNT VII , 1364). - itVEVµa.'toc; 'ti]c; ~wfi5:. h1 lari rutte le interpretazioni proposte. Si tenga comunque pre-
connessione fra lo Spirito di Dio e la 'vita· è cartns~ sente: a) oµolwµcx. non può significare che Cristo avesse solo
delln teologia di Paolo, dr. 8,6; r Cor. 15,45; 2 (;_or. 3,6. Nei l'apparenza della carne; la convinzione di Paolo circa la reale
LXX r.vEvµa. -ci}c; ~wic; è il 'soffio' vitale che anima le crei: umanità di Cdsto è nettissima, dr. i,3; J.15; i5,8 ; Gal. 3,
ture ( = rli iJ~ ~aifm) cfr. LXX Gen. 6,17; 7,i5.- Èv Xt»AT"tW. T 6; ++; I Cor. I 'j ,2I ; b) O'apxòc; aµa.p-.1'.ac; non può essere
'!110"ov: generalmente viene riferito a 1)À.Eu1>ÉpwcrE'V anche s.e inreso nel senso che Cristo assumendo la carne abbia fatto
in t:tl caso la collocazione normale dovrebbe essere dopo il l'esperienza del peccato; dr. 2 Cor. 5,H. c) Il confronto con
complemento oggeno. Alrri uniscono «in Cristo Gesù~ .a 'vi: Phil. 2,7: Év ÒµoLwµcx'tL à.vi>{>Wnwv yEv6µE'Voc; sembra esclu-
ra' o addirittura a tutta l'espressione «la legge dello Spmto d1 dere che nel nostro passo òµolwµa. sia srato usato per miti-
viro». - O'E : la variante µE di A K D risulta in armonia cone gare l'idea di peccato, per insinuare cioè che la carne di Cri-
tutto il discorso in prima persona del capitolo precedente, ma sto, pur essendo reale, non fu in concr<;.tO la «carne del pecca-
appunto per questo appare f acilior rispetto a CTE.. , to». Rireniamo col Kuss u, 70 che qui come in Pbil. 2,7 «i l
3. <tÒ àovva.'tov -.ov voµou_: lo ~eso c?s.r:uto,~ 9 ,22. 'tO vocabolo oµolwµcx sia come fo Leslimonianza dello sfoo,o che
à.ovva.'tov sostnntivnto designa l 1mpossibi11rà gta m lidt. 9, l'apostolo compie per esprimere la realtà divino-umann di
60. Si può intendere in s;nso attivo. o pasi~ ~a la. di~e­ Gesti Cristo; si tratta di una realtà singolare e irripetibile,
renza è trascurabile. - É:v ci.>: con ogni probabJli ta va riferito incomparabile, e quimli nessuna meraviglia che nel nostro
al neutr o sosrnncivato 'tÒ &.ovvcx.• ov: il Lagrange, ad l. pro- passo essa non venga ancora espressa in modo assolutamente
spetta la possibilità di intenderlo come t v 't ~U'tW. _8'tL «in chiaro e del rutto immune da possibil ità di frnin tendimenti
guanto», «perché». Si noti come dopo crcx.px6c; 11 periodo ap-
166 Dalla sfera della c«rne alla sfera dello Spirito Rom. 8,3·6

aa..pxl, 4 \:va 'iÒ otxalwµa -cov v6µ ou 1tÀT)pwì)ij Èv i}µi:v ne, 4 perché le esigenze della legge fossero soddisfatte
-coi:c; µ·h Y.CL'i:cX aO:pxa 1tEpma..'t'o0aw ciÀ.Àà. xcx-rà. 1tvEvµa.. 5 in noi che n.on camminiamo secondo la carne, ma secon do
ot yà.p xa-rci a6:pxa ov-rEc; 'icX -riic; aapxòc; cppovovo-w, oi. oÈ lo Spirito. 5 lnve.ro coloro cbe vivono secondo l a carne
xa-rcX. 1tvEOµa -rà -tov TIVEuµa-roç. 6 -rò yàp cpp6v'l')µa ..;;e; aspirano alle cose della carne, mentre coloro che vivono
aapxòc; Mva'toc;, 'iÒ OÈ cpp6v'l')µa 'i:OV 7-VEUµa:roc; swiJ xai El- secondo lo Spirito mirano alle cose dello Spirito 6 e le
aspitazioni della carne conducono alla morte, quelle dello
in ciò che l'accosta e in ciò che la separa dagli altri uomini -
cerro di passaggio e ancora in modo irriflesso}>. - rcEpl àµo.. p- responsabilità di questi (vedl anche l' introduzione). In que-
·tlac;: Vulg.: de peccato (v.1. propter peccalttm ACT) e così, sto capitolo la parola itvEuµa. ricorre iL1sistenremente con una
per es . anche .il Lagrange ( «au sujer du péché») e il Barre re molteplicità di sfumature che non è agevole determinare (cfr.
( «conceming sin» specificato come «to deal w ith sin»); ma H uby-Lyonnet, 285 ss.). I n particolare per quanto riguardava
la preposizione rcEpl si può bene intendere anche io senso le espressioni «Spirito di Dio» (vv. 9. 14), «Spirito cU colui
causale, dr. Blass-Debruoner 11, § 229. - xa"t"lxptvEv : come che ha resuscitato Gesù dai morti» (v. rr), «Spirito di Cri-
nel caso di XCXt'tchpLµa (v. 5,16) anche qui la condanna e sto» (v. 9 equivalente a 'Cristo' del v. ro) osserviamo che in
l'esecuzione fanno tutt'uno (cfr. F. Biichsel ThWb m, 953 Paolo le relazioni fra il Cristo, Dio e lo Spirito così come il
= GLNT v, Irn3): Dio ha colpito il peccato là dove esso carattere personale dello Spirito, non risultano ancora netta-
esercitavl'l il suo dominio, ossia nella carne. Secondo l'inter- mente definiti (si tenga presente cbe l'Apostolo non è un teo-
pretazione piì1 probabile P aolo si riferisce qui alla crocilissio- logo sistematico forn ito di un vocabolario preciso e che il
ne : morendo al corpo carnale e resuscitando col corpo glo- problema della Trinità comincerà a porsi io epoca successiva
rioso Cristo ha distrutto il regno del p~cato ; la 'carne' non al N.T.). I testi più vicini a quella che sarà poi la dottrina
è soltanto quella di Cristo ma anche quella dei credenti che, trinitaria della chiesa sono I Cor. I 2 ,4-II e 2 Cor. 13,T3 . Ma
unendosi a Cristo col battesimo, passano anch'essi dallo staro sol tanto dalla concezione giovannea del Paraclito appare chia-
carnale allo stato 'spirituale' ; cfr. Huby-Lyonnet, 6xo. ramente, nel N.T., cbe lo ' Spirito santo' è una 'persona' divina
4. L 'esigenza della legge, che cioè gli uomini fossero senza autonoma (cfr. Kuss II, 150 ss.; R. Koch in J3auer l, 451 s.).
peccato e facessero la volontà di Dio, non poteva essere sod- 5. Si può confrontare M t. I6 , 2 3: ou cppovEi:c; -.oc -rov i>Eoù à.À-
disfatta quando gli uomù1i erano carnali mentre può attuarsi Àà -.oc 'it°<lv civ~pw7t. Nell'accezione di ' mirare a qualcosa'
ora che Cristo ha distm tto in Hnea di principio la potenza cppovÉc..l è dell'uso ellenistico. Per il concetto cfr. anche Gal.
della carne e del peccato. - -.Ò OLXalwµa 't'OÙ v6µou : qui Jl 5,19.23.
singolare otxo..lwµa. (propriamente ' disposizione giuridica', 6. yO:p: dovrebbe sigolfì.care un rapporto esplicativo o cau-
'ordinamento giuridico', cfr. G . Schrenk, II, 224 s. = GLNT sale, che però non si vede come possa sussistere, fra il v. 5 e il
n , I3I+f7 ) esprime la legge intesa nella sua unità; dr. in- v. 6. Se proprio lo si vuole ammettere, bisognerà integrare in
vece 2,26: -tà. OLxatwµa-va 'tOV v6µo u. - 7tÀT)pw~i': nel si- questo modo In successione delle idee: «Gll uni seguono la
gnificato cli 'compiere' (sporncUco nel greco profano e svilup- carne, gli altri lo spirito (v. 5) e l'antitesi è radicale perché
pato da_i LXX) r.À'Y]pouv nel N.T. si riferisce sempre alla vo- (v. 6) la carne porta a un termine e lo spirito a un altro» (co-
lontà e alla norma di Dio, mai a quella dell'uomo; dr. Del- sl per es. Lagrange e Barrett). Altrimenti è giocoforza lascia-
ling, ThWb vr, 29r. - xo..-tèt. 'TtVEvµa.: qui 1tVEi:iµa. indica l'e- re indeterminato il nesso tra i due versetti, dr. Kuss n , 77. -
nergia divina che muove e informa di sé tutta la vita del cpp6V'l')IJ.ct : hapax nel N.T. La Vulgata traduce con prudentia;
<.:redeote, ferm i restando (cfr. vv. 12 s.) il libero arbitrio e la ma al contesto si adatta meglio il significato di studium, a/-
168 Dàlla .r/era della comi! alla sfera dello Spirito Rom. 8,6-n

PTJVT)' 7 oLé'tL 'tò cppévriµa. "Tic; O"apxòc; EXf)pa. Elc; l)E6v, -rii> Spirito alla vita e alla pace. 7 Perciò l'inclinazione della
yàp v6µ4) 'tou l)Eoii oùx Ù1tO'tcXO"O'E"ta.L, ovoÈ yà.p òvva."Ta.v 8 della carne è avversione a D io: la carne infatti non si
oì. oÈ Èv uapxt OV'tEç l)EQ cÌpÉO"<XL ou ouva.V'tCXL. 9 uµEi:ç oÈ sottomette e non può sottomettersi alla legge di Dio 8
oux È<r"CÈ ÉV O'a.pxL aÀ.À.èt EV 7tVEuµcx·n, EL7tEp 7tVEVµcx ih:où OL- e quindi non pos:::;ono piacere a lui coloro che sono nella
XEL ÉV ùµtv. El oÉ "CLç 7tVEiiµcx XpLC1'tOU oux EXEL, o\hoc; oùx carne. 9 Voi però non siete nella carne bensl nello Spi-
E<1"TLV au-coù. ro EL oÈ XpLcnòç Év ùµtv, -cò µÈv <1wµa. vE- rito sempre che lo Spirito di Dio abbia dimora in voi;
xpòv OLà cXIJ.«p-TLCXV, 'tÒ ÒÈ 1tVEuµcx sw·(j OLÒ: OLX<XLOoUVT)V. che se qualcuno non h a lo Spirito di Dio non appartiene
I I El ÒÈ "t'Ò 7tVEiiµa. 'tOU ÉyElpa.v'toç -ròv 'IT)croiiv Èx VEXpWV a lui. to Se invece Cristo è in voi il vostro corpo è mor-
olxet Èv ùµi:v, ò Éyelpcxc; [ 'tÒV] XpLO"-còv Éx vExpwv S!{)07toLT)- Lo per cagione del peccato, ma lo Spirito è vita a motivo
della giustizia. i 1 E se lo Spirito di colui che ha risve-
/ectus; in questa accezione il vocabolo non è attestato avanti gliato Gesù da morte dimora in voi, colui che ha resusci-
l'età di Augusto.
7. EXl)pcx elc; l)E6v: dr. Gal. 5 , 20 dove le lixi)pa.L sono anno· drebbe inteso nel senso di llVY)'tcX del v. n e la frase avrebbe
verate fra gli lipycx "Tijç crcxpx6c;. Il costrutto EXì}pa. Elç -cLvci un significato concessivo: «Sebbene il corpo sia mortale per
o 'tLVoç è classico; eJJeniscico è invece lixi)pa. 7tp6c; "TLvcx (Le. Gigione del peccato (originale), lo Spirito è vita ecc.». L'uso
23,12). di vExp6v in luogo di i)vT)-c6v sarebbe dovuto a ragioni di
8. Ò:pÉcrcxL: in P aolo àpÉaxw indka quasi sempre un compor- contrasto con ~wn del membro seguente (Lagrange), o per-
tamento. una condotta, 'vivere per amore di qualcuno', dr. ché il corpo non soltanto è mortale ma è già 'cadavere' (vE-
Foerster, ThWb 1, 455 s. = GLNT 1 , 1214 s. xp6v) in quanto reca in sé i germi della mane (S. Lyonaet).
9· Èv O"a.pxl: dr. 7,5. - Év ii:vEuµcx·n: nella sfera in cui si di- Secondo altri (a cominciare dal Crisostomo) la frase va intesa
~pieg a _la potenza dello Spirito. Ma «il rapporto che corre era in se11so sacramemale e designa il momento 'negativo' della
1 fedeli e lo Spirito ... è tale che essi esistono reciprocamente saJvezza: «11 corpo (nel senso di 'carne', dr. v. 11b) è morto
gli uni nelJ'alrro: i credenti vivono e operano nelJ'ambito (nel battesimo) per cagione del peccata (in quanto era sede
dello Spirito... ma si può anche dire nello stesso contesto... e fornire del peccato} e lo Spirito è vita ecc.». P oiché en-
che lo Spirito abita nei credenti» (Kuss u, 139). L'Apostolo trambe le interpretazioni ci sembrano ugualmente valide ab-
si espr.ime jn modo disinvolto e predogmatico e ben si capi- biamo m1dotto vExp6v letteralmente, convinti come siamo
sc~ .con:ie a lJ 'e~oca ~el ~randi controversie cristologiche e che «fa anche parte del ben tradurre che il testo tradotto re-
tr~e guestJ tesn offrissero il destro a svariate intcrpre- sti aperto alla interpretazione come lo è il testo originale»
taz1om , cfr. Kuss n , 79 s. - Et7ttp: viene inteso in due modi: (H. Schlier, Rif/essio11i sul N.T ., 93). - OLrX ÒtXCXLOO'UvT)v: è
a) come espressione di un dubbio parenetico, b ) come una questo uno dei casi io cui è oltremondo arduo determinare
semplice motivazione. La prima interpretazione ci sembra predsamente il significato del vocabolo. Le interpretazioni
appoggiata dal v. 9b il quale, nel contesto di tutto il capitolo proposte vanno dalla 'giustillcazione' forense (li perdono dci
in ~ui si tratta deJJa condizione dei .c redenti, pare non si pos- peccati), alla «pratica della legge mediante lo Spirito» (dr.
sa mtendere se non nel senso che in concreto anche il bat- Kuss u , 80 s.).
tezzato può non avere lo «Spiriro di Cristo». - ...ò µtv crw- t.L l;woitOLTJUEL: dr. 4,17. - otà: -roù lvotxoùvroc; mhov
µcx vExpòv OLCÌ. àµcxp-.lcxv: secondo una esegesi che risale ai 'ltVEuµa-.oc;: genfrivo strumentale. B KD G banno invece l'ac-
Padri e che ha avuto Jargo seguito tra i moderni vExp6v an- cusativo causa.le oLà. -rò E.votxoùv cxù-cov rcvEùµa.. Nei secoli
170 Esortazione a vivere 111:/10 Sptrito ffom ::J,ll-I) 17!

O'EL xcxt 'tÙ. i)vTt'tà. O'Wj..LCX'tCX ùµwv òi-à. 'tOV ÉvOLX.OVV'toc; cxù- rato Cristo vivificherà anche i vostri corpi morrnli me-
'tOV itVEVµ«'toc; lv vµ~. diance il suo Spirito che abita in voi.
n "Apcx oùv, &.ÒEÀq>ol, oq>tL)~hcu foµÉv, où 't'Ò ucxpxl 'tov xcx-
'à O'apxa ~l\I' J 3 El yà:p XCX'tà. O'CÌpY.a. STi'tE µÉÀÀE'tE &.7to- :22. Esortazione a vivere nello Spirito
l)v'flcry.av, El ÒÈ nvEvµcx'tL 'tàc; 'ltpa!;ELc; 'tou uw1..1.cx'toc; Dcxvcx- 12 Quindi, fratelli, noi non abbiamo verso la carne il de-
'tOV'tE ~lJO'Ecrtk 14 èicroL yà.p itVEUµ«'tL i>Eoii éiyoV'tCXL, OÙ'tOL bito di vivere com'essa vuole. 13 Giacché se vivete se-
utot i>Eoli El<rLv. t 5 où yàp lÀa{ktE r:vtiiµa òovÀ.Elac; mxÀLV condo la carne morrete. Ma se, in virtù dello Spirito, uc-
Elç cp6~ov, aÀ.À.à t).ci~E' itVEVµa vLo1kcrlac;, tv ~ xpci~oµEv, cidere le opere del corpo vivrete. 14 Invero tutti coloro
c:he sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio; 15
iv e v gli scrittori ortodossi sostenevano la prima lezione, che voi infatti non avete rkevuto uno spirito di servitù che vi
ntttibuisce allo Spirito una più chiarn personalità, contro i riporta al timore, ma uno spirito di fig lio lanza nel quale
pneumatomachi ai quali l'altra lezione offriva il destro per
intendere lo Spirito come un semplice 'dono' di Dio, cfr.
Kuss 1c, 83s. 11 , n~J. - ~croL: per il senso equ ivale a 7tcinEc; BcroL, dr.
12. 6cptLÀt'ta.L: in senso metaforico qui come in .c,14; 15,27 Preuséhen-Bauer, s. v. 'ltaV"tEc;. - 'ltvEvµet.'tL i}Eoti &yov"ta.i:
e con la stessa idea di obbljgo. - "t'OU ... sfiv: la costruzione dr. Gal. 5,18 . 'ltVEuµa."tL è dativo d'agente, dr. Moulton-Tur-
di oqmÀfrr1c; con l'infinito è già nei tragici, dr. Soph., Ai. ner, 204. - vtoì. i}Eou : io Paolo utot i>Eoii o "tÉxVa i)EoG ha
590. sempre un significato escatologico (vedi l'indicazione dei te-
1 3. µÉÀÀE'tE &.noi}viJO"Y.ELV : è più Eone di ci7to)xvE~rl . La ~ti in Kuss u, I /5. n. 17) come del resto nei Sinocdci, cfr.
costruzione cli µiÀ.Àw con l'infinito presente (caratteristica del Mt. 5,9; 5,46; Le. 20,36. Un'ampia rassegna dei paralleli giu-
linguaggio popolare, dr. Blass-Debruoner 12, § 338,3) indica daici si ha in Srrack-Billerbeck 1, 2r9.
qw come in 4,24; 1 Tbess. 3.4 un evento che accadrà cerra- 15. itVEVµ« òovÀ.Elaç: come mitvµa. vloDtcrlac; è costrutto
menre in conseguenza di una deliberazione divina, dr. Preu- i.emitizzance, cfr. l,26; Blass-Debrunner 12, § 165 ; Moulton-
schen-Baucr, s.v. - 'ltVEUIJ.CX'tL: dativo strumentale. - npti!;ELç: Turner, 212. La oovÀEla. era la condizione in cui si trovavano
come npauuw ha nel N.T. quasi sempre un tono spregiativo i cristiani prima deJ riscatto, cfr. 6,16. - 'ltaÀw dc; <po~v =
più o meno accentuato. Piuttosto che come sinonimo di [p- tlç 'tÒ 'ltciÀw Ti.~c; rpo0tLcrl>et.L. - vloDEcrla.c;: vocabolo di uso
yov qui 7tpa1;Lc; sembra da intendere nel senso nsmmo di tardivo, non atcestnto avanti l'età di August0; ricorre nel
'comportamento', ':ittività', 'modo di agire', cfr . Maurer, N.T. soltanto io Paolo 8,23; 9,4; Col. 4,5; Eph. r,5. «Il con-
ThWb v1, 644. - <rwµa.-.oc;: qui oel senso di 'carne', cfr . 6,6; ceuo di adozione era quanto mai adatto a caratterizzare il
7,24. - Dawx'tOV'tE: cfr. 7,4. Soltanto qw nel N.T. il verbo rapporto nuovo e unico creoto dalla redenzione tra l'uomo e
è usato io senso figurato, dr. Bultmann, ThWb m, 21 = Dio, senza rutravia confonderlo con la specialissimu filiazione
GLNT 1v, 197. - ~TJO'Eulk indica qw la vit:t in senso pieno, 'risica' di Gesù Cristo» (Kuss u, 176). Si badi che l'istituto
la viLl eterna in comunione con Dio mentre ~'ij-.E di r 3a si- giuridico dell'adozione non vigeva, a quanto pare, fra gli
gnific:t il modo di condurre l:t vita terrena. Ebrei mentre era ben noto nel mondo grecoromano; ma l'A-
14. «L'argomentazione dci vv. q-17 tutta orientata verso postolo sembra rifarsi rul'/\.T. quando (~), 4) usa il termine
l'affermazione dell ''ereclità' del v. 17, si ricollega manifesta· utoikalo: per esprimere il concetro vecerotesrnmcnrnrio di !-
mente al v. 13 ('vivrete') indicandone il fondamento» (Kuss :.mele Gglio primogenito di J ~ lw é (Ex. 4,22) che implicitamcn-
Esortazione " vivere nello Spil'llo Rom. 8,i.5-r7 I73

A~BcX. Ò 7ta'tTjp· 16 a1hÒ 'tÒ 'itVEÙµa auµp-.E~ -.Q 7tVEU· aridiamo: Abbà, Padre . 16 Lo Spirito stesso rende te-
p.a'tL Tiµwv O'tL ÈO"µÈv 'tÉxva ~Eov . 17 El ÒÈ 'tÉxva, xat xÀ.TJ- ;timonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio; 17
pov6µoL · xÀ.lJpovéµoL µÈv ~Eov , cruyXÀ.TJPO'JOµL ÒÈ XpL<r-roù, ma se siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio e coe-
dm:p auµmiaxoµEv ~va xc:d auvòo!;aa1}wµEv. redi di Cristo, purché soffriamo con lui per essere anche
con lui glorificati .
te viene applicato. nel suo compimento esca tologico, al nuo-
vo popolo di Dio del N.T.; cfr. Huby-Lyonnet, 6u; ]. Blin- sre parole pongono gravi diflicoltà interpretaùve .. ~ sintesi:
zler in Bauer rr, 1055. - xpci.l;op. Ev: il significare preciso del a) se si prende vuµcx.p- p E~V nel senso stretto cli. rende_r ~e­
verbo nel presente contesto è discusso: si va dal «forte gri- stimonianza insieme' o 'confermare' (cfr. ~·5 ) ~1 . dovra 111-
do estatico isolato» (Kuss ), alla «preghiera ad alta voce con tcndere 1tVEuµa-rL T)µwv come il nostro spmto gia p_l~sma to
tono .fidente e gioioso, contrapposta alla preghiera dei Giudei dallo Spirito di Dio, giacché non è i:ensa~ U e che lo spmrc ~a­
che per tradizione doveva essere mormorata, segno ancbe que- turale dell'uomo, il vouc;, possa restJmoruar e la nostra adozto-
sto dello 'spirito di chi è servo'» (Althaus). In linea di mas- ne a figli cli Dio. Ma allora l'espressione ris ~t per lo meno a-
sima si dovrà intendere il 'gridare' in quel senso di invoca- strusa e in definitiva viene a dire che lo Spmto co~e rma .se
zione a Dio che è largamente documentato soprattutto nei stesso. b) Se si intende «il nos.t~ ~p .irt o» , cm1,1e n,0 1 cr~dia-
Salmi e anche nel N .T .; vedi gli esempii in W. Grundmann, 1110 si debba fare, nel senso d1 spmto umano ~ coscienza
TJ1Wb m, 899-903 = GLNT v, 960-973 . - <X~à ò no:-rT}p : psico.logica' è giocoforza atri~Lle a auµcx.p't ~ pEW, pur con-
cosl Gesù si rivolge al Padre in Mc. 14,36 e così con ogni tro l'uso generale e anche paolino del verb_? (cfr. ~trahm n ~
probabilità si esprimeva tutte ]e volte che i vangeli gli met- TbWb iv, 5 1 5 ss. = GLNT v1 , 1374 ss.) il sen:pl1ce senso d1
tono in bocca le invocazioni ò 7t<X.'<TJP, mhEp, ò 7tlX."tTJP µ ou, ' attesrnre'. e ) O ccorre poi stabilire in che consista questa tc-
mhEp µou. l n origine l'aramaico 'abba' era una forma senza sdroonianza o conferma; secondo alcuni (dr: p._ es. Schlat~r ,
flessione del linguaggio infantile; in un secondo tempo essfl
2 66· Althaus, 1 67) si tratterebbe di una ispirazione profetica
ba soppiantato jJ vocativo 'abi e ba sostituito lo 'stato enfa- che 'confer.ma l'esperienza individuale della fede ~a sat s~, ­
tico' 'abii' (' U padre' ) passando poi :i significare anche 'suo l'annuncio o com~nque si aggiunge ad essa; alttl con p1u
padre' e 'nostro padre', dr. ]. Jeremias, Abba, ed. it. Brescia raoione vedono la testimonianza cui qui si allu.de r:ella ~ tes s a
1967, 60-63 . Nei tre passi del N .T. in cui ricorre (oltre <1 in~ocaze &.~ che il 'itvEuµcx. ul.ioìtEcrlo:.7 grida m :101; ad-
questo Mc. 16,36; Gal. 4,6) &.BBci è chiosato con ò 1tCY.-r11p dirittura J. Jeremias, Abba, 69 propone d1 colar~ il _Puf';to
d1e riprcduce lo 'stato enfatico' (l'uso del nominativo pre- fermo dopo utol1EO'lac; e di intendere: «Mentre n?1 cbJalD.la-
ceduto dall 'articolo con funzione di vocativo è iD generale mo Abbà, padre, lo Spirito confer ma. ei;:c.>~ :-- -rExva: _Pt~­
un semitismo, cfr. Blass-Debrunner 12, § r47,3; Jeremias, priamente ' prole' ma non pare che qm s1 clist1.11gua per il s1-
Abba, 58 ). Poiché la comunirà era consapevole che Gesù l 'a- croifìcato da ufol, dr. Kuss 11, l8t. .
veva resa partecipe della sua condizione di Figlio, essa si ap· ; .7 . <ruyxÀ.T]pov6µoL: vocabolo di uso raro e.tardivo nella g ~ e ­
propriò anche della parola usata da lui per rivolgersi a Dio» ci.tà profana , dove appare costanem~, m senso proprio.
(Althaus, 167). Q ualcuno ha pensato (dr. per es. G . Kirtel, N el N .T. invece allude sempre all'eredita della salvezza. -
ThWb I, 5 = GLNT I, 18; W. Grundmann, ThWb rn, 903 etnEp <rufm6:crxoµEv: si può intendere tanto .c?me u~a con-
= GLNT v, 973) che Paolo alluda qui all'inizio del Pater dizione da compiersi q uanto come una cond121?ne g.ia ~ om ­
noster, la preghiera insegnata d~ 1 Cristo . piuta. La prima i nterpazi?~ , so~tenu fra ~ mode:ru, P·
r6. O:Ù'tÒ "t'Ò 1tVEÙµC1. o-uµµap't VPEL -rQ 'ltVEuµa-rL TJP.W'J: q ue- es. dal!' Althaus e dal Kuss, e già nei Padri grect e nella Vul-
Altesa della glori<1 /11111:-a Rom 8,18-20 175

18 Aoyl~µaL yàp o·n oùx a.;La -rà 'itaiH)µa:ta 'TOÙ vùv XCtL· z3. Auesa della gloria futura
poù 7tpÒç 'T'ÌJV µiÀÀoucrav oo;av cXitOXaÀVq>Ì>ijvaL El.ç l}µ~.
r8 Penso infatti che le sofferenze del presente non siano
i9 Ti yà.p ànoxapaooxlct tjc; x-ri.cn:wc; tjv à.7toxci:Àu"'w -rwv in alcun modo paragonabili alla gloria che si manif~sreà
utwv -rov fieoù à.ntxoÉXETaL· 20 -rn yàp µa-rctLO'tTJ'TL ii x-rl-
in noi. 19 Invero l'attesa impaziente del creato s1 pro-
cri.ç V1tE'TcXYTJ, oùx. ÈY.OÙCT(l à.ÀÀ!X o~à. 'tÒV V7tO'ta;av-ra, Èq>. tende verso la rivelazione dei figli di D io; 20 giacché il
creato fu posto in una condizione di vanità (non per vo-
?:itn: si l<1111e11. cru~.&Ev ~e) N.T. si trova soltanto qui e lontà sua ma per cagione di colui che ve l 'ha posto}, con
in 1 Cor. r~!26. - wa md1ca LI legame che Dio ha oggeuiva-
mente stabilito frn la nosrr:i associazione a Cristo nella solfe-
renza e la nostr~ glorilicezione. - V\Jvoo;acrl>wµev : hapax nel :.. _ à.;toY.ci.),ut\Jw: dr. 2,6. - à.nEX~Éx-caL: bi~opst elle-
N.T. È verbo di uso raro auestato per la prima volta in Ari- nistico. In Paolo, a differenza <li EXOExoµaL, md1ca sempre
stor., pol. 1310 A 15 dove significa 'approvare insieme'. l'attes:1 deJla fine , dr. \V/. Grundmnnn, ThWb n, 54 =
i~. À.oyl~µaL: cfr. 6,II. - -rà 7tal)i)µa.'Ta : cfr. , . _ -roù
75 GLNT II, 88r. . E
vuv xa.Lpov_: cfr. 3,26. - npòc; -ri)v: il costrutto &;Loc; npoc; è 20 • µa.-ra.LO'TTJ'tL: vocabolo raro n:_U~ greotà proCuna, · r~
anche cfass1co, dr. _Blnss-Debrunner 12, § 2 39,8. _ J.ÉÀ.Àoucrav qucntc invece nei LXX ( = ebr. babel) dove assume com e
o6!;a.v IX7t.OMÀ~cp .t'°1 JVCtL : ]'uso di (J.É)..À.w con J'infinito notÌSLO noto un preciso .rilievo tematico nell'Ecclesiaste, dr. 1,2,:
~ ..r.aro nei clas~, .cfr. Bln~-Debru 12
, § 328, . _La po·
3 (J.(X.'tO.LO'TT]c; µa'tato-r1}-rwv, d itE\I 6 'ExxÀ.T)O'La.CT-cl)c;, (J.~ 't CX.LO­
s1;:1on,e ciel port1c1p10 e cieli infinito ba riscontro in Gal. 3,23: 'tT]ç µa.-caLo'T1]'t'wv, -r<X itciv-.ct µa.'t'o;to't':nc;. Nel N.T. si trova
Elc; -rriv. ~tÉÀvcr .nla-rw à.noxaÀ.ucpl)ijvaL. È un tipo di ancora in Eph. 4,17; 2 Petr. 2,18 r1fe~co aJ. ~omprnet
cclloc:v.Jone d1 cui s1 hanno esempi i anche nei classici, cf r. umano e quindi in un signiflcaco che s1 avv1cma piuttosto a
Bbs-Derun~ 12
,. § 4(5.5:t. - El.e; 1Jµàc;: Vulg.: in nobis. qucfo di 'indegnità' morale. Anche nel nostro pas~>, come
Ma sebbene I uso d1 E~ m luogo di Èv sia largamente attesta- del resco nell'Ecclesiaste, la 'vanità' è da intendere 10 senso
to ~_;Un XOLvi} e qui.ndi nnche nel N.T. (dr. Blnss-Debrun- morale assai più che fisico (cfr. Lngrange, 20?; Huby·Lron·
ner., §§ ~05-2? ), m qu~sto caso l'accusativo può giuscin- net, 2 9 5 ). Piuttosco improbabile ci sembra l'interpretazione
cars1 ro.n I 1dea d1 uno glorUt, di uno splendore che si diffon- del Barrett, 165 s. che intende µa't'aL6'Tl]c; nel senso ~oncre­
de su di noi, cfr. A. Ocpke, ThWb u, 431 = GLNT m, 2 to di 'potenze spirituali inferiori', quelle che P aolo m Gal.
s.; Huby-Lyonncl. 293. 79
4 9 chiama 1t'TWXà. CT'tOLXE~c. - txoùcra. (D: où 1>0..oucra) nel
19. ~noY.ctprLxla: non è documentato prima del N.T. men- N.T. soltanto qu'i e in J Cor. 9,17. - OLtX -ròv Ù'lto-cciçctV"ta.:
tre ~noxpctÉw 'attendere' compare già in Polibio. In età viene inteso o in riferimento n Dio o al primo uomo peccato-
clas.s1ca ~ 1 c_rova xapaooxiw composto di x<i.pa. ' testa' e della re. U significato causaJe ?i OL<i con . l 'acusti~o sei;nbra favo·
radice d1 OEX~L (il significaro originario dd composto prc- rire piuttosto la seconda imerprecaz!one. - Éq> ÈÀ.moL: In pre-
se~ta qualche d1llìcolta, ~· Chamraine, s.v. xàpa ). - -rijç posizione È'itl indica in questo caso 11 fonda":iento, dr. A~t. 2,
Y.'TLCTEW<;: dr. r,20.25. Qui la parola indica il complesso del- 26; J Cor. 9 110; Tit. 1,10, Blass-Dcbrunoer , S. 23~ ,2 .. S! no-
le, crea~ visibjJj escluso, a quanto pare, l 'uomo (dr. v. 2 3). ti lo spirito aspro di ÈÀ.nloL (P45 B*SD*G) .. Asp1raz1om silfat-
~ ~se> ~1 X'tlcnç per indicare il complesso della creazione vi- te estranee all'uso attico, sono :ntescate 10 gran numero a
sibile s1 trova nei LXX e nel N.T. mentre non ho risconrro co~niare dal m secolo nei papiri e neUe iscrizioni. General-
nel greco profano e nel giudaismo rabbinico 1 cfr. W. Focr- mente sono dovute ad analogia (xa.1}' tola.v come xai)' tcx.u-
ster, ThWb ur, JOr5.ro25 s. = GLNT v, r 277.r308.1310 -r6v ) cfr. Blass-Debrunner 12, § 14.
Alttsa della gloria /utura /{0111. 8,20-~4

ÈÀ:rcloL 2I o·n xo:t o:.ù-riì 'Ì'J x-rlcnc; EÀVÌlpW~CT'!O:.L rh:ò la speranza però 21 che anch'esso sarà affrancato dalla
-rf}c; oovÀelo:.c; -riic; cpl)opc'ic; Elc; 'M)v D,EUtJEplo:.v -rf}c; O~'l)c; '!WV schiavitù della corruzione e sarà partecipe della .libertà
-rÉxvwv -rou tJEoù. 22 o~:.µ Ev yàp o-cL 1tc'icrcx ii x-rlcrLc; crv- che appartiene alla gloria dei figli di Dio. 22 Sappiamo
cr-cEvasEL xo:.t cruvwolvEt &xpL 'tOU vvv· 23 ov µ6vov OÉ, cH.- infarri che finora tutca la creazione geme e soffre i trava-
À.à. xo:.t cxù"Tot -rl)v à.7tcxpx'Ì'Jv i:où 7tVEuµa.i:oc; EXOV'TE<; iìµEL<; gli del parto; 23 e non soltanto la creazione; anche noi
xa.L o:.u-rot È.V Èetv-corc; CT'TEVcil;oµEv utoikcrlo:.v cbtEXOEXOµEVOL, che abbiamo la primizia delJo Spirito gemiamo dentro di
-r7)v &:n:oÀ.U-.pwa-w -rov uwµo:.-roc; i)µwv. 24 -tii yà.p ÈÀ.itLOL noi, aspettando la nosrra adozione a figli cli Dio, Ja re-
tcrwì)'l']µEv· fa7ttc; oÈ ~À.a7tofÉv'l oùx fo..w ÈÀ.itlc;· o yàp ~À.t- denzione del nostro corpo. 24 Solo nella speranza infat-
ti noi siamo salvi. Ma la speranza che si vede già attuata
non è più speranza. Che motivo c'è infatti di sperare quel
2:r. !ht: sembra meglio attestata della variante OLO'TL (SD*G );
si può intendere tanto in senso causale (il motivo deUa spe-
ranza) quanto dicliiarativo (la creazione spera di essere libe- offerta dn Dio agli uominj, la pri_roa comunicazione dello Spi-
rata). - dc; -.7]v ÈÀ.EuDEplcxv: consecutivo (con una sfumatura rito ("tou 7tVevµo:.uc; gen. part.) in vista del 1tÀ.1}pwµcx finale.
finale?) dr. A. Oepke, ThWb n, 427 = GLNT nr, 268. - Alcuni intendono ~7tapx) 'tov 7tVEUµa'toç alla stregua di
'tfjc; oo;'l'}c;: dr. 3,23. «Quando i figli di Dio saranno sgra- ~po:.riv 'tou 7tVEvµa'toc; (2 Cor. I,22; 5,5) e dànno a 7tvEÙ-
vati daUa carne peccaminosa, quando raggi.ungeranno la gloria µa'toç il valore di genitivo cpesegetico: «abbiamo lo Spirito
e il pieno compimento della loro libertà, sarà quello un gior- come primizia (pegno)» del nuovo mondo. - Èv Èau"toi:c;: dr.
no di gaudio per tutta la creazione, la quale parceciperà a 6,t5. - utol)EO'ia.v: ossia la manifestazione visibile e defini-
modo suo di quella stessa libertà, sarà affrancata dalle sue tiva di quell'adozione a figli che già abbiamo ricevuto (dr.
catene, sottratta al destino di morte e ricondorta aUa gloria v. 15). uto~Eri:.v è omesso da P 46 vld DG, da parecchj co-
primordiale del paradiso}> (Althaus, I?I). Jjci ddln Vetus latina, dnU'Ambrosiastro, Efrem, Ambrogio,
22 . ol:oaµEv: cfr. 6,9. - cruO''tEvcisEL: composto di uso raro, Pelagio. Secondo Huby-Lyonoet, 614 il vocabolo dà «L'im-
attestato già in Eur., Ion . 925, hapax nel N.T. Qui significa pression d'une inserlion secondaire - on notera, par exemple,
prop.riamente 'geme rutta insieme' {non ' insieme a noj', dr. l'absence de l'article - et n'offre jamais ailleurs la signi6ca-
Scbneider. TbWb va, 601 , n. 5 ). - cruvwolVEL: composto tion escliatclogique qu'il revet ici». - ~7toÀui:pwcnv dr.
aochc questo di uso antico (Eur.. Hel. 727) ma raro hapax 3,24.
nel N.T. Il gemito e la sofferenza che percorrono tutta la 24. -.·ò yà.p EÀ7tLOL : dativo di modo, cfr. Blass-Debrunner 12 ,
creazione sono travagli di una partoriente giacché metteran- § r98 ,3. Lo Schlatter, 277 lo intende in senso causale ma la
no capo alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio me in- sun esegesi non risulta convincente. - ~À.E7toµÉV'l}: indica qui
vesLirù tutte le cose crente. - étxpL -rov vvv: ossia fino al pre- la percezione fisico-ter restre in contrasto con la ·certezza re-
sente «tempo di Cristo» (cfr. 3,26) in quanto esso conserva ligiosa, dr. 2 Cor. 4,18; Hebr. 11,I.3.7; Michaelis, ThWb v,
gli aspetti dell'eone antico, dr. G. StahHo, TbWb rv, no8 3 42 = GLNT vm, 961-65. - 'tl<; ÈÀ.'ltlSEL: fra le numerose
= GLNT VII, 1483. varianti l'unica importante per il senso e per il giro sintatti-
23. cbtapxfiv: propriamente l"offena deUe primizie' (nel lin- co è -i:lc; xcxt v7toµÉvEL (S'~ Origene), cfr. Blass-Debmnner 12 ,
guaggio religioso offerta 0 1111 divinità); qui, con un capovol- § 442,t4. Fra gJi editori moderni soltanto il Lietzmann ha
gimento del rapporto fra chi dona e chi riceve, è la pri.Jnizia accolto questa lezione.
-
Lo Spirito garantisce ìl compimerrto della salvemt 179
1m 'tlc; H:r.lsEL; 25 Et oÈ o ou ~ÀfaoµEv ÉÀ:itl~oµEv, oL' che si vede? 25 Se invece speriamo ciò che non vedia-
Ù1toµv~c; à1tEXOEX6µE6a. mo lo attendiamo con perseveranza.
26 '!Wau'twç oÈ. xat 'tÒ m1tuµa auv-nÀ.µ~ciVE'tL tjl
ciaDEvtlq. i')µWv· 'CÒ yàp -.l itpcaEu!;wµEDa xaM oti: oux otoa-
:?4. Lo Spirito garantisce il compimento della salvezza
f..lEv, 1H.Àà. CX.U'tÒ 'tÒ 1tVEuµcx. ÙitEpEVTuyx&.vEL O"'tEVayµoi:c; ci-
À.aÀ.T)-.oLç· 27 Ò OÈ ÈpaUVW\I 't'CL<; ;ccx.polac; olOEV 'rL 'tÒ q>pé- 26 Così anche lo Spirito viene in soccorso della nostra
\IT')µCX- -rou 1t\IEUµa'toç, O't'L x1nà fttòv È.V't'U')'XtX\IEL Ù'ltÈp a- debolezza; noi infatti non sappiamo che cosa chiedere co-
ylwv. 28 otoaµEv OÈ o·n-.oi:c; ciycx.1twaw -.òv i}Eòv nciv-.a me si deve, ma lo Spirito stesso intercede per noi con ge-
O"VVEpyEi: Elc; ciyat>6v, 'tOi:ç xa.'t'cX 7tp6ilEO"LV XÀ.T')'t'Oi:ç oùcnv. mici ineffabili. 27 E colui che scruta i cuori capisce l'in-
26. wcrmhwc;: lett. 'ciel pari'. «Le rapprochement se fai t sur tenzione d ello Spirito ; sa che esso intercede per i santi
l'idée des gérnissements, quoique le paralléUsme, et nvec rai- secondo il volere di Dio. 28 E noi sappiamo che tutto
son, ne soit pas exprimé trop str ictement» (Lagrange, 2u ). - contribuisce al bene per coloro che amano Dio, per colo-
cruvx.-LÀaµ~iE't: bicomposto ellenistico significa pro-
ptiamente 'dare una mano'; con senso profano si trova in
.Le. I0-40. - xaM: è congiunzione 'atticn' (la xow'I) e ql.lindi 27. Épa.uvwv -.à.c; xapola.ç: cfr. r ,21 e I Coi·. 4,5. L'idea che
anche il N.T. preferiscono xailwc;, dr. BJass-Debrunner 12, ~ Dio scruti i cuori è carattetistica deJl'A.T.; si vedano per es.
453); nel N.T. si trova anche in 2 Cor. 8,1 2; I Petr. 4,r3. - 1 Sam. 16,7; r Reg. 8.)9i Ps. 7,IO j 139,:r. Èpauv&v è forma
V1tEPEV"Tuyxciv&L: hapax nel N.T.; non se ne conoscono esem- ellenistica in lucgo del classico ÈpEUv<iv. Se ne banno docu-
pii anteriori. Per il significato non sembra distinguersi &, Év- mentazioni epigra.6che a cominciare dal l sec. a.C. e papiracee
-ruyxcivEL del v. seguente (il Lagrange pensa invece che il ver- dai prjmi decenni della nostt:a era. Nella tradizione mano-
bo indichi una 'sovrintercessione'). - àÀcx.À.i)'toLc;: bapax nel scritta del N.T. le due forme sono usate promiscuamente ma
N.T. è attestato dianzi una sola volta in Filodemo, dr. Lid- con una netta preponderanza di ÈpEUvà.v, dr. Blass-Debrun-
deU-Scott, s.v. La determinazione del significato di àÀ.aÀ.7]- ner 12, § 30,4. - <pp6VT')t..La: cfr. 8,6. - Y.a."Tà. ì}Eov: non «da-
"ToLc; oel nostro testo è strettamente connessa al modo in cui vanti a Dio» o «alla maniera di Dio», bens1 «secondo la vo-
si intendono questi 'gemiti' intercessori dello Spidto. Chj lontà di Dim> come in 2 Cor. 7 , 1 t.
prende il vocabolo nel senso di ' senza parole' pensa a una co- 28.1tciv'ta cruvEpyEi: tlc; àyaDév : è la lezione di SCKG
municazione diretta fra lo Spirito (o il fedele ripieno di Spi- (Vulg.: omnia cooperantur in bonum). Ma anche la variante
rito) e Dio cbe non ha bisogno di parole (cosl, per es. Barrett, 7tciV't<X. cruvEpyEi: ò fttòc; EL<; &.yal>6v è ottimamente attestata
168) o alla glossolalia (p. es. Althaus, 172) o comunque a (P'6 BA). Secondo quest'altra lezione 1tciv-rcx. risulterebbe
una preghiera cadsmatica (c.fr. p. es. G. Delling, ThWb J, 376 c:omplemento oggetto. Tale cosLrutro è già in Xenoph., mem.
= GLNT I , 1008). Noi riteniamo con J. Schneider, ThWb 3 ,5 ,I 6: cXV'tl µ::v -;où O"UVEP'YELV ÈCX.U'TOLc; 'Tll cruµq>Épona.. -
v.11, 602 che il riscontro migliore sia offerto da 2 Cor. 12,4: xa-.;à np6ì}ECTLV: nel N.T. 7tp6t>tcnc; è usalo talvolrn per indi-
XCX.L ilxoUCTEV èX.ppT')'Ta p'l']µa'ta a_ OÙX É!;òv àvilpw7ty ),aÀ.fjCTaL. care il proponimento umano (2 Tim . 3 110; Act. n,23; 27,r3)
La comunicazione fra lo Spirito e Dio avviene in una sfera ma piì1 spesso per esprimere l'eterno consigJlo di Dio sul
sovrumana e appunto per questo non può esprimersi con le quale si fonda l'esistenza un1ana (9,lii Eph. 3,u; 2 Tim. I,
parole degli uomini. n significato di &.Àa'l)n~c; è dunque 9). - xÀ"l)'toi:c;: cfr. r,r.6 s. Nel senso di 'chiamato da Dio'
'ineffabili'. x), TJ't6c; non ha riscontro, come abbimn derto, nel greco pro-
r8o Certezza dell'omore di Dio I<om. 8,29-3 r

29 8·n ove; 'ltpOÉyVW, xat itpOWpt.O"EV 1ruµµopq>OVç -rijc; Elxovoc; ro cioè che furono chiamati secondo il suo decreto. 29
'tOV vloù a.Ù'TOÙ, Ei.ç 'tÒ E!vaL aÙ'tÒV 'ltPW'T6'tOXOV ÉV 'ltOU.o~c; Coloro infatti che egli ha conosciuto fin dal principio li
aoEÀ<p~c;· ,30 oOc; oÈ 'ltpowpwtv, 'TOV'Tovc; xat tx<i.ÀECTEV' xat ba anche predestinati ad assumere ]'immagine del Figlio
oOc; ÉxaÀECTEV, 'TOV'Tovc; xat ÉOLxalw<rEV' ove; OÈ ÉOLXalwcrEv, suo peI modo che questi fosse il primogenito fra molti
'TOV'tovc; xat É06t;a.crtv. fratelli; 30 ma coloro che egli ba predestinati li ha an-
JI Tl ovv ÉpovµEV itpòc; -raù ..a; El ò DEòc; Ù'ltÈp T)µwv, 'tlc; che chiamati, e coloro che ha chiamaci li ha anche giusti-
ficati, e coloro che ha giuscHicati li ha anche glorificati.
f~no. (_dove XÀTJ'T6c; vale 'nomjnaco', 'invicaro', 'ci taco' [in
g1udiz10] ) ma nemmeno nei LXX dove però si trova il con- 2 5. Certezza dell'amore d1 Dio
cetto, dr. K. L. Schmidr, ThWb rn, 491s.497 = GLNT rv, 31 Che diremo dunque dopo di ciò? Se Dio è per noi,
1462 ss. 1477.
2~. npoÉyv.w: nel N.T. indica abitualmente la prescienza di-
vma, eczi~n fatta per Act. 26,5; 2 Petr. 3,17. - npowpwEv: N.T. si riscontra sopratlutto in Paolo e nella lettera agli E-
composto .d1. us? sporadico e tardivo nella grecità profana; Ebrei si riallaccia ai LXX e in particolare a Isafo, dr. K. L.
n~l N.T. si nfemce sempre a Dio. - avµµ6pcpovc; : composto Scbinidr, ThWb m, 491 s. = GLNT iv, r462 ss. - too!;a-
d1 uso. ra~; documentato nella grecità profana per la prima atv: «Tutta l'opera divina tende alla gloria; Dio VLlO l glori-
volta 1~ .N1can.d., th~r . ,3 21. Nel N.T. si trova costruito qui ficare i credenti, anzi in linea di principio ha già raggiu11to lo
col genmvo e 1n Ph1l. 3,1 col dativoi dr. Blass-Debrunner 12 , scopo e Paolo lo constata nel crescendo di Rom 8 1 29.30»
§~ 182,1; 194,2. Per quanto riguarda il nesso 0'\1µµ6pcpovc; (Kuss 11, r91). In quesco senso va inceso l'aoristo, dr. 2 Cor.
~TJc; Elx6v.oc; «non vl è toutologia di µopcp-fi e elxwv giacché 3,18. Volendo esprimerci col nostro vocabolario teologico
I affermazione generale del nostro ' diventare conformi al Cri- potremmo dire che Dio ha già 'glorificnto' i credenti median-
sto' ... acquista il suo vero significato per il fa rro che il cri- te la grati.a sa11ctificans che è appunto glorra inchoata; cfr.
stiano partecipa alla somiglianza s'intende di Dio rivelatasi 3,23.
in Cristo. Questa somiglianza è 'u fine deJ 'ltpowpi:a.EV e del- ,31. «Saint Paul a achevé de décrire le dévcloppcmem de la
1'Elc; di Dio e coincide quindi, come risulta dal contesto, con vie 'dans le Cbrist Jésus' et énuméré toutes ks rnisons qw
la stessa o6t;a, con l'essenza divina manifescata nel CrislO» fondent l'espérance cbrétienne. Il n'a plus qu'à conclure. Il
(G. Kinel, ThWb n, 395 = GLNT m , 182 ). - 7tpW'T6'to- le fait à sa manière. qui est celle d'une llamme. En phrases
ardentes, où l'on aurait 1ort, pensons-nous, de chercher un
xov : vocabolo ellenistico; in Col. 1,1 8 Cristo è npw'TO'toxoc;
~x 'T<?v v~xpw. Q ui 1tpw't6-roxoc; allude alla preminenza che rythme prémédité, iJ lance un hymnc dc confiancc triom-
il Crtsto m quanto Signore mantiene sugli eletti anche quan- phantc» (Huby-Lyonnet, 313). Sca bene per iJ ritmo «non
do essi, dopo la resurrezione finale, avranno assunto la suo premeditato» (v. quanco nbbiam detto nell'introduzione). Di
immagine. fotto però tucca la pericope ,32-39 appare chiaramente strut·
JO. ÈxaÀ.EaEv : dr. 4,r7. Secondo K. L. Schmidr ThWb m turata in quattro periodi strofici paralleli (rispettivamente
490 = GLNT IV, r458 qui il verbo sarebbe «tc'rmine tecni ~ vv. 31 s.; 33 s.; 35 ss.; 38 s.). Già da gran tempo fu notata
co pe'. :Jesignare l'evento della salvezza» . Ciò è esatto purché In somiglianza fra l 'andamento di questi versetti e special-
non s1 mtenda In salvezza defin itiva dei 'chiamaci' 1 altrimenti mente di 35 ss. e i modi proprii di una certa predicazione po-
non si cap i.r eb~ro gli. accenti parenetici di ques ro capitolo polare stoica di cui si possono cirnre ad esempio Hor. sai.
come non s1 capirebbe il cap. ri. Quest'uso di xa.ÀE~v che nel 2 ,7 ,84: qt1en1 neque pauperies neque mors neque vinct1la
Certezza dell'amore di Dio Rom. 8,JI·J4

xcd)' 1)µwv ; 32 oc; YE 'tOU lolou utou oùx EtpElrw.:r:o, àÀÀà chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmlaro
v7tÈp Ì)µwv r.ànwv r.aptow>tEv wh6v, 1tW<; oùxl. xcxt O"Ùv il suo stesso Figlio, ma lo ha dato per noi tutti non ci
aù-.Q ,.&, miv-ca 1)µ~v xaplaE'tctt; 33 'tlc; ÈyxaÀÉO'Et xa'tà darà forse ogni cosa insieme con lui? 33 Chi accuserà
ÈY.ÀEx'tG'JV t}Eoù; ikòc; ò otxa.Lwv; 34 'tlc; 6 xa'taxpwwv; crli e letti cli D io? Forse Dio stesso che li giustifica? 34
;:::>
XpLv't"Ò<; 'h1aoùc; ò &1toi7avwv, µéi.ÀÀov OÈ ÈyEptM;, oc; X.CXL Chi J.i condannerà? Forse Gesù Cristo che è morto, anzi
É<r'tLV Èv OE1;LQ. '"t"OU trEOU, oc; )~Cd. ÈV'tUYXcLVEL V1tÈp iiµwv; resuscitato dai morti, siede alla destra di Dio e intercede

terre:rt, oppure Epicr., diss. r. ,n,33: xat &.-itÀwc; OU't'E bcX.va- temente no)». Linguisticamente molto forzata, per non dire
•oc; OV't"E cpuyi) OV'tE n6voc; oìhE èi.ÀÀo 'tt 'tWV 'tOLOV'tWV ar- arbitrnria, ci sembra l'interpretazione che intende iJEòc; ò OL-
'tLOV ÈO"'tL 'tOU npci.'t'tELV -~ p.i] -itp6:'t'tELV i]p.lic; o ancora r,r8, xo:twv e Xp~cnò; ò ò:-itoiìavwv nel senso di «c'è Dio cbe li
22 : &v &.pyuplotov itpoÀ<~nc;, xa:'ta.rppov'fiaEt· i:l oùv liv xo- gi ustUica» e «c'è Cristo che è morto, ecc.» (cfr. p. es. AJthaus
paO'Lotov; "fl ovv &v Év O"XÒ't~; 'tl ouv &v oo!;àptov; -.l ouv il qL1ale si ri.fà a Lutero). - Èyxa.ÀÉO'Et: termine tecnico per
&v Àotooplav; 'tl oùv 8.v E'itaLvov; 'tL o'&v 1tcX.va'tov; OVVCX.'tC1.L indicare l'accusa giudiziaria; ricorre nel N.T. sei volte negli
-;aiha -it6:v'ta vtxr)o-at. Sono le 7tEPLO"'t6:vELc;, le circostanze Atti e in questo passo. - ÈXÀEX'twv: è di uso piuttosto limi-
esteriori che il saggio sroico deve superare con le SLte forze tato in Paolo; nelle gtaodi lettere si trova ancora in r6,13 e
e cbe il cristiano invece ha superato per principio in virtù e.li in Col. 3,r2 dove il significato del termine è cosl chiosato:
colL1i che lo ha amato. Di recente qualcuno ha voluto tavv.i- 0..ytot x.ci.t 1]ya.1tT)µÉvot. - i}Eoc; o oixa.twv: è controverso se
sare nei vv. 32 ss. e 38 ss. parole e frasi di una primitiva pro- si riferisca al giudizio :finale (cfr. p. es. G. Scbrenk, ThWb n,
fessione di fede battesimale strutturata in forma di inno, dr. 202 = GLNT II, 1308) o alla condizione presente dei cri-
G. Scbille, Die Liebe Gottes in Christt1s, Beobachtungen w stianl (dr. p. es. Lagrange). Secondo un'esegesi molto antica
Rom. 8a,r: Zeirschcift fiit neutestamentliche Wissenschaft ikoc; ò OLY.Cl.LWV non sarebbe una risposta alla domanda pre-
59 (r968) 230-244. - 1tpoc; 'tav"Ta: propriamente «riguardo o
cedente ma andrebbe unito al seguente 'tlc; xa"TaxpLvwv;
a ciò», «relativamente a ciò», cfr. Blass-Debrunner 12 , § 2 39. in armonia col testo dell'A.T. che Paolo ha certo avuto in
32. ~e; "(E: si noti il YE L1sato seriza altre particelle e con va- mente, LXX Is. 50,8: O'tL Éyyl<;,Et ò oixatwcrac; µE· 'tlç 6 xa-
lore rafforzativo come raramente avviene nel N.T.; cfr. Blass- -taxpLvÒµEv6c; µot; Èyytvci.'tw µot. Fra i sostenitori di questa
-Debrunner 12, § 490. - nti lolou utov oùx Èq>El<icno: pro- interpretazioDe v'è chi, come Saoday-Headlam, per mantene-
babile reminiscenza di LXX Gen. 22,16: oùx ÈcpElcrw i:oti ulou re nn cerro parallelismo intende allo stesso modo anche Xpt-
O"OU 'tOU &:ya1tT)'TOV (riferito ad Abramo). - xaplO'EtCX.~: forma u-.òc; 'J'l')O"oùc; x.i:À.. agganciandolo alla domanda seguente; il
attestata anche altrove nella xowi} (attico xaptovµat) . che sembra insostenibile giacché col v. 35 comincia un altro
33. I vv. 33 e 34 si articolano in due domande retoriche a Mgomento articolato in un nuovo periodo sa:ofico .
ciascuna delJe quali segue, a mo' di subiectio, una risposta 34. p,éi.À.Àov oÈ ÈyEpiìElc;: è la «figura di pensiero» detta Èm-
anch'essa in forma di interrogazione retorica, dr. Blass-De- ot6p17wutc;, la correzione accrescitiva di quanto è stato detto
brunner 12, § 496,2. Tale era l'interpretazione di Agostino, prima, dr. Blass-Debrunner 12 , § 495,3. - Èv od;tq. 'tOV 1}Eov:
doctr. ch1·ist. 3, r ,46 il quale sosteneva ]'impossibilità, anzi è caratteristico del N.T. l'uso di oE!;L6c; per indicare simboli-
l'assurdità di intendere le due risposte in senso positivo. In camente la glorificazione del Cristo secondo la promessa del-
realtà una formulazione positiva sarebbe concepibile alla gui- l'antico salmo regale cui il primitivo cristianesimo, come an-
sa di reductio ad absurduin e quindi con significato negativo: che il giudaismo, attribuiva un significato messianico, LXX
«Chi accuse.rà gli eletti di Dio? Dio che li giustifica! (eviden- Ps. ro9,1: Ei1tEV 6 xvpioç 'tQ >:vpl<i,> µou: xai>ou ÉX OEçtc'T.>v

L_
Certtu11 dl!/l'amore d1 D!o Rom. 8,Jj·JB

35 •iç 1Jµèic; XWPWEt cinò 'tijc; à.yci1t1')ç 'TOÙ Xpt<T'toù; Ì)À.i\Jnç per noi? 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Tri-
Ì"J O'tEVOXWplcx fJ OtWyµÒc; 'fì ),tµ.òc; fi yuµvÒ'\l)c; fj xlvowoc; bolazione o angoscia o persecuzione o fame o nudità o
ti µaxa.tpa.; 36 xcxOwc; yipcx it•cx ~ lht pericolo o spada di carnerice? 36 Come sta scritto in-
«"EvEXE\I CTOÙ ì}a.vcx'touµd}a oÀ.'flV 'tijv '~J.Épcxv,
fat ti :
D.. oyl~riµEv wc; 7tp6Bcx•a aq>a.yijc;». Per causa tua siamo mandati a morte per tutta la
e siamo tenuti come pecore da macello. [giornata
37 !X)..)..' E:v -cou'totc; niicrw Ù7tEpvtxwµEv otà. 'tOV ciycx7ti)11cxv-
'toc; 1}µcic;. 38 'ltÉ'ltELCTµ<XL yà.p O'tL OV'TE l>civcx.'toc; OU'tE swii 37 Ma in mezzo a tutto ciò noi siamo più che vincitori in
OV'tE ayyEÀot OV'\E à.pxcxt OV'tE EVEO''tW'tU. OV'tE µiU.OV't<X virtlt di colui che ci ha arnmi. 38 Sono certo infatti che
né morte, né vita, né angeli , né principati, né presente,

1.1.ou. Nell'A.T. e in particolare nei salmi 1'J oElita ( = cbr. il tesro del salmo in un senso molto ampio che uovo riscon-
jamin) indica spesso lll potenza di Dio, dr. W. Grundmann, tro anche nell'esegesi rabbinico, cfr. Strack-Billerbeck m,
ThWb 11, 37 = GLNT 11 , 833 ss. È stato notato che le e- 259.
spressioni si trovnno nel prologo della lellera e qui alla fine 37 . vnEpvtxwµEv: hapax nel N.T.; piuttosto raro nel greco
del cap. 8. «Trn Lluesti due estremi ricorrono espressioni che profano.
celebrano la dignità di Cristo e la sua dote suprema. La ri- 38. 7tÉ1tEL<rµcx.L: 'sono certo'. E!. la sicurezza che deriva dalla
spondenza che si osserva tra il linguaggio cristologico della fede; cfr. 6,9 e r 4,14: ot5cx. xa.t 'ltÉ'ltELO'µa.L iv xvpl4) 'I11<rov. -
6ne e quello dcl prologo eh\ luogo a un cai,o di inc/usio se- oiJ'tE Mvcnoc; OV'tE ~wTi: dr. I4.7 s. - é.iyyEÀ.ot: nel N.T.
mitica, un prcccsso stilistico per cui la fine di un brano ri- indica i 'messaggeri' umani solo io tre passi: Le. 7,24; 9,52;
prende le espressioni dc.ll'inizio» (Priimm, 107 ). - Évwrxa- lac. 2,25. Altrimemi ha sempre il significato di 'angelo' che
vn Vii:Èp Tjµwv : dr. I ro 2,1: r.a.plÌ.Y.À.l)"tOV i:xoµEV 7tpÒc; 'tÒV però è ancora 11ome11 olficii e non nomen naturae come sarà
7t<X'tÉpa 'J1111ovv Xpta't6v invece più tardi. In questo passo (a meno che non vi sia un
35. 'tOÙ Xpt<T'toù: la variante l)Eov •i\c; Éx Xptu-tw 'Jricrou (B· paradosso come in Gal. i,8) non si rratta evidentemenle de-
S ha soltanto DEoù) nppare indotta dal v. 3!» - lH..~ljJc; ~ gli «angeli santi » (Mc. 8,38) bensì degli <<angeli di Satana»
<T-rEvoxwpla: cfr. 2,9. - o~wyµc;: associato a <T'tEVOXWPL<X (Mt. 25,41; 2 Cor. L2,7) ossia degli angeli decaduti e ribelli
a?che in 2 Cor. 12,ro. - yu1.1.vÒ'tT]c;: vocabolo taro nella gre- (cfr. Iudae 6;2 Petr. 2,4). - &.pxcx.l: come forse già in Dan. 7,
otà profana. Nel N.T. qui e in 2 Cor. n,27 è usato in senso nel N.T. e segnatamente i11 Pnolo le &.pxcx.l sono esseri spiri·
proprio; ha invece senso traslato in Apoc. 3,18. - xlv8uvoc;: tuali ulrraterreoi (non sappiamo in che differiscano dagli 'an-
cfr. 2 Cor. n,26. - µ&.xa.ipa.: propriamente 'coltello', poi geli') che Cristo morendo in croce ha privato in linea di prin-
'pugnale' e 'spada' (generalmente la spada corto distinta da cipio del loro potere (dr. Col 2, 1 5) e che sottcmettern dcfini·
P~l;C? a.l ). Qui forse hn senso pregnante e indica In condanna tivamente alln suo stconda venura (cfr. I Cor. i 5,24). Nel
capuale, cfr. 13.4 e \V/. Michaelis, Th\Vb 1v, 530 ss. = tempo presente essi possono ancora insidiare i credenti , dr.
GLNT VI, 1419 ss. Eph. 6,12. Circa la loro natura è da osservare cbc le &.pxa.l
36. O'tt EvEXEV eroi) X'tÀ, È citazione di LXX Ps. 43,23 (&n furono creare da Dio mediance Cristo e in Cristo (Col. I ,16)
fa parte del tes~) ~ov.e CTOÙ si riferisce a Dio. A quanto pare e quindi furono in origine 'buone'. La denominazione &:pxcx.l
il versetto non s1 r1ch1nma soltanto alla µcixcx.Lpcx. ma a tutte esprime un potere non tanto su nitri spiriti quanto su l resto
le tribolazioni men:Gionnte nel v. 35. Paolo ha dunque inteso e.lei cosmo, cfr. G.Delling, ThWb T, 481 = GLNT 1, 1284. -
186 Dolore di PaDfo per /'mcred11lt1ù di Israele Rm:1 8,38-9,3

OV'tE ouv<iµe~ç 39 OV'tE i.iljiwµa OV\E ~ciòoç OV'tE 'tLt; X'tlai.ç né potenze, 39 né altezza, né profondità. né alcun'altra
È'tÉpa. Suvi)crE'T CXL T}µèiç xwplcrat. <Ì.itÒ Tijç à.yci1t11t; 'tOV ~EOV crearura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Gesù
-ri'jç Èv Xpt.cr'tQ 'ITJcrov 't@ xvpl4) 1)µ.Wv. Cristo Signore nostro.
9 'A).1)l}rnx.v ÀÉyw Év Xpt.cr't@, où \jlEvooµa.t., cruµµa.p ·rnpov-
cr'l')ç µoL -ri'jç cruvEo1]o-ewç µov Èv nvEvµa."t't. ci.yltt), 2 ~ ... LM- 26. Dolore di Paolo pe1· l'i11crcç/ulità di Israele
'ltl') µol EO"'tLV µEyciÀ. TJ xa.t Ò'.OLci:).mt'tOt; 6ovVTJ 'tft xa.pola.
9 Dico la verità in Cristo, non mento e la mia coscienza
µou . 3 TJùx6µTJv yò:p ci.vO:ikµcr. Ervat. et&-tòç Éyw ànò 'tov mi rende testimonianza nello Spirito santo: 2 ho una
Xpld'tOV irntp 'tW\I CÌ.OEÀ.cpWV µou 'tW\I ovyyEVWV µou XIX."t'Ò: ~mn d e afilizione e un dolore incessante nel mio cuore.
oU"t'E È\IE<T'tW'ta. oun µÉÀ.À.ov-:a : il con&onto con r Cor. 3,22 3 Vorrei essere io stesso separato da Cristo se ciò potesse
rende sommamente improbabile l'ipotesi di chi vorrebbe at- giovare ai miei fratelli , ni miei congiunri secondo Ja car-
cribuire ai due participii un significato astrologico in armonia
con i.i4'wµa e ~ciloç del v. seguente (vedi le indicazioni Hu- basso sotto l'orizzonte ci separeranno dall'amore di Dio». -
by-Lyonnet, 318, n. 2 ). - ouvciµ.ELç: sectll1do la concezione ~ci}o ç : «Alia 'profondità' di Dio (u,37; I Cor. 2 ,r~) si op-
giudaica accolto dal N.T. le ouvci:.µEt.ç sono esseri spirituali in- pone Jn ' profondità' del mondo non come un semplice dato
rermedii fro Dio e l'uomo che hanno un certo potere sugli di fatto ma come una potenza minacciosa perché ìmpenctra-
elementi del cosmo. Tonto nel giudaismo quanto nel N.T. bilc» (H. Schlier, ThWb t , 5t5 = GLNT n, 13 s.). Per L'in-
una parte almeno cH queste 'potenze' hanno carattere diabo- terpretazione astrologica - molto improbabile - vedi soprn: -
lico (dr. W. Grundmann, ThWb n , 296 ss. = GLNT u, Y.'tlcnç: dr. 1,20.25; 8,19. Qui il vocabolo indica la sin-
1501ss.; J . Michl io Bauer u, 8 r9ss.; vedi specialmente r gola cosa creata. Q uest'uso, esmmeo ~ greco ~:?fao, si ~r ~
Cor. lj,2..f). QuC!>t':ippcllarivo ouv<iµEt.ç lf:!C forse angine a
va già nei LXX e ha riscontro nel b' n o b"r111a de1 rabbmt,
daU'esprcssic ne xvp~oç \ W'V òuvtiµEWV con la quale i LXX dr. Foerster, ThWb m , lOI.5 s. 1026 = GLNT v, 1277 s.
r:nducono spesso l'ebraico ibwh fba'ot «Dio degli eserci- 1308. - Ti}ç iv X p Lcr't~ '1T1crov: l'articolo, non richiesto dal-
ti » (dove gli 'eserci ii ' furono intesi come schiere angeliche) lu sintassi, ba qui un forte rilievo enfa rico; d r . Blass-D cbrun -
e dall'impiego di ~ab' 'eserci to' (tradotto con òvva.µ t.c;, dr. ncr 12 , § 269,2.
LXX Ps. 32,6; Is. 34,4; Da11. 8,10) per indicare gli astri, cfr. 9.:c . o-uµµap-.vpovCTl') ç: dr. 2,l 5 ; 8,r6. «Il giudizio deUa co·
Grundmann, T hWb u, 293 s. 296 s. = GLNT 11 1 1493 s. scienza <li Paolo mossa da llo Spirito santo viene ad aggiu11-
1502; J. Michl in Bauer Il , 8r9 s. gersi, coufermando l'nfEermltzionc appena fatta o incomincia-
39 · utl;wµa. : non rmestato nvaoci i LXX. Con ogni probabili- to» (H. Scrarhmann, TbWb i v, ,516 = GLNT VI , 1376). -
tà qui indica genericamente l'altezza del cielo contrapposta Èv nvEuµa.-tt. ò.yl4): cfr. 8,9. La stessa locuzione in I 1'hess.
alla profondità della terra (forse può esservi un'allusione agli 1,5.
È1tou~civLa. che, secondo Eph. 3,w, sono sede delle à.pr.a.i ). 2. ci.ot.ciÀ.ELit"roç, cfr. 1,9. - oòVVTJ: è vocabolo frequente so-
Tecrucamente vljiwµa. significa ·la parte del ciclo che si col- pratturco nei LXX dove traduce di preferenza J'cbr. jag611 ;
loca al di sopra dell'orizzonte', e Bcii>oç ' lo spazio al di sono nel N.T. ricorre soltanto qui e in T Tim. 6,10.
dell'orizzonte'. In consider3ziooe di ciò qualche esegeta (p. 3. 'l')vx6µ11v: classicamente per esprimere un desiderio inat-
e~. Lietzmann) ha voluto dare una significazione astrologica tuabile si clirebbe TJÙXOµTJ\I ii.v, dr. Blass-Debrunner 12, S 359,
ai due termini nel nostro passo: «Né gli astr i quando sono 2. Nel significato di 'desidera re', 'chiedere' EVX EO"a.~ è giù
al punto più nlto del cielo, né quando sono al punto più in Pi ndaro, cfr. H . G reeven, T hWb n , 776 = GLNT lit,
188 Dolore di Pr.olo per l'incredulità di l sraeh

crcipxa, 4 ot·nvic; Elcrw 'IcrpaTJÀ.L"t'a.t, wv 'i) vtoì}Eda. xo:L Ti ne. .+Essi sono Israeliti, considerati da Dio suoi figli;
oo;a. XO:L (XL Otaì}Tjxat xa.t Ì) voµoll°Ecrla. xat Ì) À.a-rpEltt. xat CXL hanno la gloria di lui , le alleanze, la legge, il culto, le
E1tyyEÀ.la.t, 5 wv ot 7ta.-ripEç, xa.t l!; wv ò Xpt<r-ròc; -rò xa.- promesse ; 5 ad essi appartennero i patricb~ e da es~i
"t'à. 1.Tcipxa. ò wv !r.t mXV'tWV ì}Eòc; EÙM"(TJ"t'Òc; El<; "t'OÙc; a.tw- proviene il Cristo della carne che è sopra ogm cosa D10
vac;, rì.µilv. benedetto per l'eternità. Amen.

1216. - ilv&:l>q.r.a. : forma ellenistica in luogo dell'attico avci-


DT)µct propriamente 'offerta votiva', poi 'ciò che è abb:rndo- - • 'tÒ X<X'tÒ: o
crcl.pxcx.: cfr. r ,5. - i.'iv : dosso logia, dr. r ,2 5 i
1rnto all'ira di Dio', 'ciò che soggiace alla maledizione'. Nel ~ Cor. lJ ,31 e Eph. 4,6: Etc; 'Ì}Eoç ... ò bt 'ltciv~w. Polc~é
N.T. si trova nel significato di 'offerta votiva' in Le. 2 1 5 in questo sarebbe l 'unico caso, almeno nelle grandi lettere, ~n
qu~l .l o di ' oggetto di maledizione' ( = ebr. 'arur) oltr~ ~ he cui Paolo definisce esplicitamente Dio il Cristo (dr. però Ttt .
2, 1 3) e per di più gli riferisce_ una dosl~gia (.cbe nel giu-
qw tn Gal. 1,8 s. e r Cor. 9,3. - -rwv avyyEvwv: qui 'conna-
:tionali' (dr. invece t6,7. TI .2I). L 'articolo indica che il voca- J1c1ismo e nello stesso N .T. è nservaca a D10 ), sm dal iv se-
bolo è usato con vaJore di sostantivo. - xa.'tà. a&pxa. : per il colo (Eusebio di Cesarea) si è cercato di sfuggire alla di!fi-
senso, se non per il costrutto, si riferisce anche ad iloEÀ.cpwv coltà mettendo un punto fermo dopo acipxa (o dopo 7.G.v-
È ques~o l'unico passo del N.T. in cui &.oEÀ.cpoc; designa iÌ °'wv) e considerando quanto segue una dossologia indipen-
'connazionale' mentre di solito è termine tecnico per indicare J <;. nte riferita a Dio Padre. Ma una dossologia che comincia
il crisrfano. per asindeto, senza alcun legame con qu~nc ? ~recd, non
4· 'lapcx.TJÀ.i:-.at: membri del popolo eletto. In questo senso h~ 1 paralleli in Paolo (cfr. olue a qu~e già md1cac<: la dos-
Paolo. usa 'lc;pa.11À.l-rnc; in riferimento a se stesso in 11,r. In- sologia finale e inoltre Gal. l ,5; 2 T1111 . 4 ,r 3; Phtl. 4,20;
~ec t~ 2 I~ Co. ,~2 e ~hil. 3,5 si definisce 'EBpafoc; ossia 1 Tim. 1,17). D 'altra parte nelle dossologie indipendenti
palescuiese di angine e d1 madrelingua arnmaica'. - vioì}Eala: l'uso biblico e più generalmente semitico vuole che il pre-
cfr. 8,.15. - 061;.a: cfr. r,23. Nell'A.T. il k'bod jhwh cLimo- dicato venga prima <le! soggetto (dr. il tipo ben ~ot «Be-
rava tn mezzo al popolo, neUa tenda dcll 'alleanza o nel tem- nedetto il Signore ecc.»). Alrri pensano a un antico erro.r e
pio (Ex . 40,34 ss. Lev 9,6.23; I Reg. 8,10 s.). Con lo stesso di scrittura, a uno scambio fra O.N n e !l !lN e propongono
s ign~cao nel giuda}sm~ si. p~lerà della s~kind che designa di }eggl!re: w ò ~E6ç in armonia col precedente wv ot 'Tta:tÉ-
propriamente la habtttrtzo d1 Dio. - OLa.1>Tjxat: nel greco pro- pEç ecc. Ma questa congettura, oltre ad essere filologicamente
~ano n~ ha quasi mai il senso di 'patto'; nel greco biblico arbirraria, è anche in stridente contrasto con quanto l'Apo-
;n. corr!spondeoza di b'rit il sjgnificato oscilla ua 'patto' e stolo afferma risolutamente in 3,29 s. : essere cioè D io non
dtspostzione', 'annunzio' della volomà di Dio che si manife- solrnnto dei Giudei ma anche dei gentili. A conferma dell 'ù1-
sta nella storia. Il plurale richiama la formtùa tardogiudaica Lcrpretazione da noi accolta aggiungiamo «l'osservazione mor-
OLa.l>Tjxat 't"WV r.a"t'Épwv , dr. r Mach. 4,ro; 2 Mach . 1,2; fo logica, che Paolo qui parla del Cristo Dello sc. he~a :isual~
Behm, ThWb TI, 130 ss. = GLNT n , 1075 ss. - voµoi>Eala.: del duplice kerygma, come in Rom. r ,3 s. dove mdica il Cr1-
hapax nel N.T. Nell'uso del vocabolo l'idea del risultato pre- sro come figlio di Davide Y.a:tà. <rcipxa. e Figlio di Dio xa."Tà.
vale gene_ralmeme su quella dell'azione e cosl anche in que- r.vEuµa. In Rom. 9,5 Paolo ha parlato di C r ist~ come figlio
~to cas~ t_l p~s e~so della legge e non la sua promulgazione d i Israele xa.-.à. O"a.pxa. e conclude il suo pensiero secondo
e. u.n pr1v1leg1,o dt Israele. - À.cnpElrx: qui nel senso di 'ser- questo duplice schema, chiamando Cristo il ~E6c; che tutto
vizio cultuale come sempre nei LXX ( = ebr. 'aboda). sorpnssa» (E. Srnuffer, ThWb m, io6 =
GLNT IV, 427).
La promessa di Dio

6 Oux olo'V oÈ 0-n Èx7tÉ7t-cwxE'll ò À.6yoc; 'tov 1>Eov. ov yà.p 27. La promessa di Dio resta valida
mi'll-.Ec; oì. È!; 'fopo:1}À, oihoL 'Io-pa.1}À: 7 oùo' ih·i elcrtv 0'7tÉp- perché non riguarda l'I sraele naturale
l.LO: 'A~pc.aYµ, mi:.'11-.Ec; 'tÉX'llO:, &,).).', «'Ev 'Icra:ch XÀ.T)ì1TJO'E- 6 Non che la parola di Dio sia risultata vana: infatti non
'tO:t e7oi v7tÉpµa:». 8 -.oih' fo-.LV, où 'tà. -rÉxva. -rijc; crapxòc; curti quelli che provengono dalla stirpe di. Israele sono
":'aiho: '\ÉxVCX. "tOV ì1Ecv, à.À.Àà. ..&. "tÉX'llO: -.fjc; Èr.:a.yyEÀlac; ' Israele', 7 né perché sono discendenti cli Abramo sono
À.oylSE"tCX.L EL<; C17tÉpµcx. . 9 È7tO:yyEÀ.lcx.c; yà.p Ò À6yoç OVToc;, rutti suoi 'figli', bensl In Isacco avrai la tua progenie.
«Kcx... cX. "t'Ò'll XCX.LpÒ\I '\OU'tO'\I n.sucro1.LCX.L xa.1. fo"tCX.L "t'TI i:&.p- 8 Questo significa che non i figli della carne sono i figli
pcy. vlòc;». xo où µ6vo'll oÉ, à.À.À.à. xa.1. ' PE~Éxc. È!; Évòc; di Dio, ma soltanto i figli della promessa sono considerati
XOL"t'TJV EXOVC10:, 'Icrcx.àx "t'OU 7tO:'tpÒc; uµW'll' I I µTjnw yà.p progenie. 9 T ale infatti è la patola della promessa: Tor-
YEWTJì>Év-.wv WfJOÈ npcx.l;cX.v-.wv "tL à.ycd}ò'll iì cpcx.vÀ.ov, tva nerò circa a questo tempo e Sara avrà ttn figlio. xo Non
solo , ma c'è anche il caso cli Rebecca che concepl da un
6. oùx OLo\I OÈ o·n: incrocio fra oùx oro'\/ e où (À.Éyw) O'L L, e&. solo uomo, il padre nostro I sacco: n i suoi figli non
Blass-Debrunner 11 , §§ 304; 400,5. - ÈX7tÉ7t'tWXE'll : con va- erano ancora nati e non avevano fatto nulla di bene o di
lore assoluto nel senso di ' venir meno', ' risultar vano' come
anc ~ie neJ greco. p ~ ofa n o (non però nei LXX). - À.Òyoc; -.oli un passo singolo senza il genitìvo di colui che parla; e&. 13,
i> ~ov: è cara;ter1st1co del N.T. J'uso di À.6yoc; o pi)µcx. in rife- 9; I Cor. x5,54; Gal. 5 ,14 ; G. Kittel, ThWb 1v, n 2 =
r~m e nto a ~10 che parla (d"bar jhwh) per indicare singoli pas- GLNT v1, 313. - xcx.'tà. 'tÒV xa.Lpov ... ul.6c;: cfr. LXX Geiz .
s1 e ~ontes1 dell'A.T. (diverso è il caso di 2 Peti-. 1,19, dr. .r8,ro.14: fil;w np6c; Ci'E xcx..-.<X "t'ÒV xa.LpÒ'V -.ou'\O'll x.cx.t E~L
G ._ ~teJ , ThWb i v, u2 = GLNT VI , 314). - È!; 'IcrpaTjÀ.: vlòv ~cipo:. . EÌ.ç 'tÒ'V :;w.Lpòv "t'OV"t'OV à.vcx..e7'tpÉ\jlw np6c; O"E
qui . fo'pa.·IJ). parrebbe riferirsi al patriarca Giacobbe anche dc; wpaç xcx.i Ecr'tCX.L 'tTI l:ap~ vi.oc;. Qui XO:Lp6c; ( = 'et) vale
perché nella frase ìmmediatamente seguente si parla della di- 'breve spazio di tempo', 'termine' (cfr. Mt. 24,45; Le. I2 ,42 ;
~ce 1:d ~ nza .~a Abra~o . Ma è più probabile che .oi É!; 'lc;pa1}À. Mc. 12,2 par.) secondo un uso che è attestato nella xow1}
m~1chi «pm semphcemente quelli che per nascrta sono mem- anche al di fuori del greco biblico, e&. G.Delling, ThWb m,
b.r1 del popolo di Israele in quanto 'Icrpcx.1}À. è la denomina- 460 SS, = GLNT IV , 1372 ss.
Z10i1e fissa del popolo» (W . Gutbrod, ThWb m, n87 = 10.où µévo'll OE: e&. 5,3.n; 8,23; 2Cor.8,1 9. Formula el-
GLNT IV, II77). littica (secondo Blass-Debrunner u, § 479,3 si tratterebbe di
7· È'll 'Icra.à.x xÀ71i>T)crE-.cx.l croL Ci'7tÉ.pp.cx.: citazione di LXX Gen. una figura cX7tÒ Y.OLVOV). A differenza per? de~li altri casi ":
21,12 (cfr. anche Hebr. u ,r8). Si ricordi che il 'chiamare' di cui l'imegrazione si presenta molto fac1le (m 2 C~r. 7,7 e
Dio è verbum elficax e quindi xÀ.'T}i)1]crE"t'a.L = Erno:L. Per i l addirittura espressa) qui il contesto non la suggerisce con
signi fica to di Isacco, d r. Gd. 4,2r-3r. precisione e l'ellissi riesce assai dura. - É~ Évòc; xol-tTJV i'.xov-
8: "t'O\h' Ev"tL'll : cfr. r,12. - ÀoylsE"t'O:L clc; Ci''itEP!.LCJ.: cfr. 2,26. crcx..: qui 7tOl'tTJ (propriamente ' giaciglio') pare da intendersi
S1 noti cor~e qtù, a dilleren:rn di 2,14, venga rispettato lo nel senso di semen emissum come in LXX Num. 5,20; Lev.
schema Attzcum (neutro pltu:ale col verbo al singolare). In 18,20 .23. Si veda invece nella nostra lettera 13,13. L'espres-
generale l'uso del N.T. è a questo proposiro oscillante e nel- sione xol'tTJ EXELV con questo significato non appare attestata
le vafrrnti occorre in mol ti casi tener conto dell'atricismo dei altrove.
copisti, dr. Moulton-T urner, 3r3 . n . xa.'\' ÉXÀ.oy1Jv : qui ÈxÀ.oyi) ha senso attivo e indica l'at-
9· €ncx.yyEÀ.la.c; yàp ò ).éyoc; ov-roc;: si noti À.Òyoç riferito a to della scelta compiuta in vista cli una destinazione o di un
Dio è sormmomentt ltbero nella gr11:111 e nell'ira 193
ii xa•' lxÀoYiiv np6i>ccn.c; •ov i>cov µÉVTI, 12 ovx t~ Épywv maJe ma perché rimanesse fermo il decreto di Dio con-
aU: Èx TOU xaÀovv-roc;, ÈppÉlh1 aùtjj O'tL «'0 iulswv OOV· for me a libera elezione, r 2 senza riguardo alle opere,
ÀEVCiEL -rQ ÈÀciO'CTOVL))' r3 xafrwc; yéypa7t't<XL, bensl per il volere di colui che chiama le fu dctlo: Il
«Tòv ' Iaxw~ 1)yaitriaa, mt1ggiore sarà soggetto al minore 13 come sta scriuo:
't'ÒV oè ' HcraO ȵlCTYJO"CX». Ho amato Giacobbe,
ma ho odiato Esatì.
LJ. Tl oùv Èpouµcv; µii àoLxlcx m::tpck -.Q i}EQ; Jl'lÌ yÉvoL•o·
r5 -rQ MwvcrEt yckp ÀÉyEL,
28. Dw è sovrat1ame11te libero nella grazia e nell'ira
«'E),d1crw Sv 8.v EÀEw, 14 Che diremo dunque? Che v'è ingiustizia in Dio ? Non
xal olX'tlpi}uw ov liv oi.x"tlpw». sia mai. 15 A Mosè infatti egli dice:
Io avrò compassione di chi voglio aver compassione
uffi.cio, (in r1 ,7 ha invece senso passivo: ' la parte eletta' ). e userò misericordia a chi voglio usarla.
Po1che nel greco profono, specie in PoUbio, hÀ.oy1) ha so-
ve.1~t e il ~eso di ' re.clutamento' qualcuno ha avanzato l'ipo- u11icamente a confermare il principio esposto Ì11 ub,un nel
tesi (assat improbnbJ le per vero) che anche in Poolo sia pre- quale si incentra il discorso. È quindi arbitrario interpretare
sence l'immagine militare: la comunità sarebbe «la truppa l'esempio biblico nel senso che Paolo ammetta una praede-
scelta, rruppa d 'assalro per rutto il creato» (G. Schrenk, !.li11atio ab aeterno dell'uomo alla salvezza o alla perdizione.
ThWb rv, 182 = GLNT VI, 490). - µÉvn: nel greco bibli- In realtà Paolo vuol soltanto affermare l'assoluta libertà con
c~ è c~ra_teiso per indicare la stabilità della parola e dei la quale Dio agisce nelln storia» (Althaus, 186).
disegni d1 Dio, dr. LXX Is. 40,8 : -rò oÈ fniµa 'tou i>cov l)µwv 14. 'lt<XPÒ: "t~ l>t4>: dr. 2 , 11. mxp<l col dativo è raro nel N.T.
µÉvEL cl.e; • Òv alwva e Hauck, ThWb 1v, 579 = GLNT (non si rrova nella Lettera agli Ebrei e in quella di Giuda:
VII, 27 SS. il costrutto più frequente è 7tp6c; ·nva) e sempre con nomi
12. ò iulswv oovÀEVO'EL 'tQ ÈÀcXO"CTOVL: citazione di LXX Gen. di persona- come nell 'uso classico - tranne in Io. t9,2,, cfr.
25,23 dove peraltro (come nell'originale ebraico) il rife1i- 13lass-Debrunner 12, §§ 238; 239, s. - µi) yÉVOL"tO: dr. 6,2.
me ~ro non va rnnto a Giacobbe e a Esau quonto ni due po- r 5. MwucrEL': gli editori moderni preferiscono in gen~r la
poli - Israele e gli Edomiti - che discenderanno da essi. Pao- forma ttisillabico Mwi.icrEi: : sembra però che la forma dicton-
lo ~p li _ca l'oracolo. ai due bambini considerandoli però come gata di wu sia più anlica e meglio attestata, dr. Blass-De-
capi dei due popoli e rappreseotanti della loro progenie. brunner 12, § 38; J. Je rcmins, Th\'V'b iv, 853 n. I = GLNT
13._"tòv 'laxw~ ... ȵlO'T}o-a : citazione approssimativa di LXX vu, 768 n. I . Essa deriva, pare, dall'alto Egitto che cosl ri-
M<n. 1,2,s. (dove il testo che noi leggiamo porta: xal T}yci- produceva l'ebraico mOJeh (tardiva è la fo ~ ~ Wo:tl~). L~
7n)O"a • ov 'Iax w~. -.òv ot
'HcraiJ ȵlcn)cro. ). Si badi che nel desinenza E~ del dativo rappresenta una variante 1tac1suca di
contesro di Malachfa queste parole di Jabvé hanno di mira TI che prevale nella tradizione manoscritta dei LXX, dr.
Es~u e Giacobbe non avanti la loro nascica, ma parecchi se- Blass-Debrunner u, § n,1d. - À.ÉyE~: si noti ÀÉ"(EL con un
co ~ appresso ~ non. come individui, ma come rnppresenranti soggetto indeterminato per introdurre una citazione dell'A.T.
de1 due popoli. Né e da pensare che Paolo abbia mutato que- Corrisponde al rabbinico 'omero hU'omer per lo più da com·
sta prospettiva. «L'episodio di Esau e Gincobbe è addotto pletare in hakkiitftb '()mar «la Scrittura dice»; d r. G . Kittel,
Dio ~ sovra11ammlt! libero mila grava e 11e/1'110 195
16 èiprx OVV OV 'tOÙ i)ÉÀOV'tC>ç OÙOÈ 'tOÙ 'tPÉXOV'tOç, àÀÀÒ: 'tOV i6 Quel che conta non è perci.ò il volere o il correre del-
ÈÀtwv'toc; l)Eov. l 7 ÀÉyEL yà:p -ii ypa.q>'iJ -tQ <J>rxprxw o-tL l'uomo, ma la misericordia di Dio. 17 Dice la Scrittura
«Elç u.Ù-tÒ -to\ho É~'i)yEtpc O"E onwc; ÉVOEl!;wµcu ÈV col 't"Ì)V al Faraone: Per questo li ho suscitato, per mostrare in te
ovvo.µ.Lv l.lOU, xo.l OitWc; OLo.yyùfi "tO ovoµ.6. µou Èv itcioil (a mia potenza e perché il mio nome sia celebrato su tut-
<tfl rii». r8 éipo. oùv ov DÉÀEL ÈÀ.Ee:i:, Sv OÈ DÉÀEL cntÀllPVVEL. ta la /erra. 18 Dunque egli ha pietà di chi vuole e in-
19 ' EpEi:ç µoL ovv, Tl [ oùv] En µÉµq>E'tO.L; -r<;> yà:p ~ouÀT)- durisce chi vuole.
19 Tu mi dirai: «Ma perché allora Dio muove rimpro-
ThWb 1v, no, n. 171 = GLNT VI, 309 , n. 17r. -ÈÀt-ficrw •..
olx-tlpw: citazione di LXX Ex. 33,19. «D avanti a Dio nessu- senso biblico e paolino occorre mostrare che quella ~orte (a
no è degno di misericordia. Questo è il p rincipio che Dio ha parte del disegno salvifico di Dio: di qui l'esempio del Fa-
seguito da sempre e ba esposto solennemente a Mosè ... Se- n1one, l'indurimento del quale fa risaltare la potenza di Dio
condo una concezione troppo umana della giustizia divina che si esercita in favore del suo popolo; dr. Huby-Lyonnet ,
Dio dovrebbe prendersi cura di tutti in ugual misura; ora 6r8 s. - dç aù-.6 ... 'tTI rii: citazione di Ex. 9,16, dove però
una pretesa siffatta ha la sua matrice occu lta nell'idea che il testo dei LXX che noi leggiamo portA: EVEXEV 'tOV'tOV OLO:-
Dio ci sia in qualche modo debitore. Ma se così fosse ln gra· qp1)lh1c; tva ÈvoElçwµrxL E.v crot 'tTJV icrx.vv (A Suvo:µLv ) p.ov
zh1 non sarebbe più grazia e Dio non sarebbe più Dìo» (Al- xo:L 01tW<; OLIXYYEÀTI 'tÒ ovoµci µou Èv rc!XO'TI 'tTI ')''"TI· !l tC·
thnus, 188 s.). ~ro ebraico suona: «lo ti ho lasciato in vita per questo ... ».
x6. -tpÉxov'toç: con lo stesso significato metaforico in r Cor. Paolo ha inteso il verbo he'emadtlka nel senso di 'far com-
9,26; Col. 1,2; Gal. 2,2; ,5,7 ; Phil. 2,16. - ÉÀEWV'toç: nel parire nella storia', 'chi.amare in vita', com'era d'uso al tem-
N.T . alcune forme di ÉÀEÉW sono coniugate sul modello dci po suo, cfr. Strack-BilJerbeck, m , 268 . Il composto È~Eylpw
verbi in civ; cfr . Blass-Debrunner u, § 90. La frase è forte· ricorre nel N.T. oltre che qui anche in I Cor. 6,q (nel senso
mente ellittica. Si è proposto di integrare come soggetto 'la di 'svegliare da mor te').
scelta', o la ' miserkordia ' (Sanday-H eadJam ), ' la cosa in ge· i8. crxÀTJpVVEL: può esservi una reminiscenza, p. es. di LXX
nerale' (Zahn, Lagrnnge), )"appello' (Huby-Lyonnet). «En Ex. 4,2 r: Éyw oÈ crxÀ.llPVVW TI)v xo:polav rxv'tou (se. del Fa-
cxcluant la voloncé de l'homme et sa course, c'esr-à-dire son raone). Il verbo <TXÀ.llpvvw appartiene in origine alla termi-
effort comme raisons déterminantes dc l'appel divin, saint nologia medica ; nel greco biblico ha il significato caratteristi-
Paul s'oppose à ceux qui par des oeuvres purement naturellcs, co di 'i ndurire il cuore e l'anima'; d r. K. L . e M. A. Schmidt,
sans aucunc intervcntion de la g:clce, auraient la prétention ThWb v, 1031. Non è certamente qui il caso di affrontare
de mériter les faveurs divines» (H uby-Lyonnct, 34 1 ). rutto il complesso dei problemi esegetici e teologici legati alla
17. Dopo il richiamo alla sovrana gratuità della chiamare di- nozione biblica dell"indurimento'. Ci basterà richiamare la
vina (vv. r4-16) ci attenderemmo, aJ v. 17 un ragionamento piana osservazione del Lagrange, 247 : «li Faraone, sebbene
parallelo: se i pagani e non Israele sono stad chiamati, que- iodurico, avrebbe potuto certamente convertirsi proprio co-
sto non costituisce un'ingiustizia perché Dio non doveva nul- me i G iudei dei quali egli era il tipo e che Paolo non manca
la a Israele e d'altronde questi meritava, per il suo peccato, mai di invitare alla fede».
di perdere la sua vocazione. L 'Apostolo invece parlerà deJ pec- 19. ~ovÀT)µ a-r L: vocabolo di uso piuttosto raro, indica fon-
cato di I sraele solo nel capi tolo successivo. In realtà la colpa dmnen talmente la volontà intesa come 'disegno', ' proponi-
di Israele non spiega tutlo. Non basta affermare che la sorte mento', 'piano', ' teodenza'; in qualche caso ' arbitrio', 'facol-
di ! sr:iclc è meritata; per for risaltare la «giusdzia dj Dio» nel tn discrezionale'; nnche questa secondo sfom atura può illu·
Dio è sovro11ame111L• libero nella grazia e nell'ira

JJ.a·n cxv•ov •le; civl>fo..t"'T)X.Ev; 20 w O.vDpwnE, µEvoùvyE aù veri? Può forse qualcuno resistere alla sua volontà?».
"tlc; Et ò à.'ll'tCX'ltOX.pwop.Evoc; -~ i>E0; «µ1) ÈpE'i: 'tÒ 1tÀ.cic;µix :?O O uomo, chi sei tu che osi far rimostranze a Dio?

-.Q itÀ.à.c;ixv"t'L», Tl µE ÉnolT)O"ac; ou•wc;; 21 iì ovx EXEL Forse che l'oggetto plasmato può dire al p.lasmatore:
È;ovO"lo:v «Ò XEpcxµEÙc; 'tCÙ itT)ÀOÙ» Èx •ov mhoù cpvpciµcx- Perché mi hai fatto così? 21 E il vasaio non ha forse
•oc; 7tOLTjCTCXL a µtv Etc; 'tLµÌ]v O"XEÙOc;, o OÈ EL<; ii'tLµlcxv; 22 patere sull'argilla di cavare dallo sresso impasto sia un
El oÈ {}ÉÀ.wv oDEòc; ÈvoEl;acrDcxL ..,;v òpyY)v xat yvwplO'aL -.ò vaso per uso oobile sia un vaso per usi spregevoli? 22
ovvcx'tòv a:Ù•ov Tl'llE"(Y.E'll Èv noÀÀij p.axpol)vµlq. O'XEVT) 6pyi')c; E che dire se, volendo mostrare la sua collera e far co-
noscere la sua potenza, Dio ha roLlerato con lunga sop-
minare il preciso valore semantico della parola nel nostro
passo. cfr. G.Schrenk, ThWb 1, 634s. = GLNT u, 319-
324. - à.vl)fo-.TJXE\I: perfetto gnomko (Vulg.: resisti!) . 11 , 652 s. = GLNT III, 641 s. Singolare è il costrutto lçou-
20. L'uomo in quanto creatura non ha clicirti di far rimo- alav i;ou nri),ov 7toLTjcra.L crxEùoc;, dr. Blass-Debrunner n, §
stranze al Creatore esattamente come il vaso d'argilla non ba 393 ,4.- <pvpciµo:•oc;: è usato nel N.T. soltanto da Paolo (II,
il diritto di far rimostranze al vasaio. Questo e soltanto que- i6; l Cor. 5,6 s.; Gal. 5,9). - o µE'll ... o oÉ: quest' uso del
sto ci sembra, ancbe sulla scorta dei paralleU vcrerotescamen- relativo in luogo deH'articolo è frequenri!isimo nel N.T. men-
tarii, il senso della risposta, o meglio della ripulsa, che l'Apo- tre è sporadico nell'attico classico, dr. Blass-Debrunner 12, §
scolo oppone all'obiezione insensata del v. 19. Voler trasfor- 250; Ki.ihncr-Gerth, r, rr, 228. - dc; 'tLµ-l)v ... Etc; &:nµlav :
mare il paragone in allegoria e vedere, p. es. nel v. 21 i par· cfr. 2 T'im. 2 ,20: È\I l.lEyi'.ÌÀn OÈ obd~ ovx ECT"t"LV µ6vov O"/.EUn
ticolari cli una dottrina della predestinazione significa, a no- xpvaà. xcxt à.pyvpa, à.ì...),à. xat ;vÀLVa xcx.t òcr'tp(bttvix, xcxt
sti:o avviso, introdurre nel contesto idee che gli sono estra- (:). µb elc; ·nµ'Ì')v & oÈ El.e; à-.~µlav
nee. - µEvovvyE: all'inizio della frase contro l'uso classico, 22. I l pru·allelismo evidente col v. 17 richiede che ~ÉÀ.wv ven-
dr. Blass-Debrunner 12, § 450,4. - àv't!X'ltoxptvéµEvoc;: bicom- ga inteso in senso causale e non concessivo. Generalmente i
posco di tipo ellenistico; nel N.T. ricorre solo qui e in Le. sostenitori di questa imerp~t3zon vedono la µa.xpoUup.la. al
14,6 nel signi6.cnto tardivo di ' far rimostranze ingiustilìcate', servizio tanto dell'6py1) quanto dell'EÀ.Eoc;: Dio sopporta il
' litigare', 'criticare per sistema' (nei LXX traduce l'ebr. 'nh peccatore perché questi, rimanendo in vita, si incancrenisca
'risponJere'). - µT) ÈpEi: Y.1:À.: dr. LXX Ts. 29,16: ovx wc; o nel suo peccato; e ritarda il giorno del giudizio per aver tem-
!tT)ÀÒc; -.ov xEpaµÉwc; À.oytcr{}ficrE·n; µi) ~pd "'t'Ò nÀ.<icrµa "'t'Q po di mosuare fa SWl gloria nei «vasi di misericordia» (dr.
1tÀ.aO'et:V'tL' où crv !.LE ETCÀ.a.crac;; ì) i:ò 'itolT)µ.a -.Q 'ltOLTJO'aV'tL' spec. Horst, ThWb rv, 385 s. = GLNT vr, 1032 ss.; Al-
où crvve-.wc; Ènolrwac;; 45 ,9: p.i) ÈpEi: o 7t'l'J léc; -.w xEr.iaui::t:;. rhAus, 191 ). Di diverso parere è S. Lyonnet (in H~1by-Lon­
2r. CEr. Sap. 15,7: xat yàp XEpaµEùc; à.mx.)..·h'll yi)v t)J~wv net, 620 s.): «La longanimità divina ha sempre come fine la
Èitlµox~v 7tÀ.aO"crEt 7tpòc; ù?tnpmicxv T)µwv E'll Exaa-.ov, à)..)..' conversione dell'uomo». Parlando dell'infedeltà di Israele in
Èx •où a.Ù•où 1tl)Àou à.vcx7tÀ.àc;a:"'t'o -.<i "CE "tWv xaDap<7iv !:p- cui si manifesta la collera di Dio Paolo usa il vocabolo 'pa-
ywv ooùÀ.a O'XEVl), •é~ ·n; ~'JCl. \l'ta., T.0.V'\(l Ò[.Lolw-;. Nel testo zienza', probabilmente per inilusso della riflessione sapienziale
deJla Sapienza si parla della fobbricazione degli idoli. - Èt,ov- che vedeva nelle punizioni inflitte da Dio al suo popolo una
c;lcxv: guj nel senso di 'fncolrà di disporre di qualcosa' col ge- 'correzione' educatrice. Quindi <mell'iniedeltà di Israele si
nitivo secondo l'uso anche cfassico; aluovc Paolo stesso e gli manifestano contemporaneamente: a) In collera di Dio - la
altri autori neotestamenral'ii usano l;ouO"la con preposizioni punizione del Faraone e il suo indurimento esprimono l'op-
conforme alla rendenza della >~owi], dr. \YJ. Foerster, ThWb posizione radicale fra Dio e LI peccato -; b) la potenza di
Dio ~ sovrir11amcnte libero 11dltt vari.a e 11cll'ira 199

xa-r11p'TLO'µÉva Elc; à.nwÀE~av, 2 3 xaL tva yvwplO'Tl -rÒ\I porrazione vasi d'ira maturi per la perdizione, 23 e ha
r.À.ov"to\I -tf}c; Soç11c; aù"tov !nt O'XEVT) H.fovc;, r.pOTJ'tolµa- a. facto questo anche per manifestare la ricchezza della sua
O'EV EÌ4 86~a\I, 24 ove; XCXÌ. ÉXCÌ.À.EvEV 1}µ~ OÙ µ6vov È~ 'fov· gloria sui vasi della misericordia che appunto per la glo-
egli ha preparato? 24 Ora vasi della misericordia siamo
Dio - se Dio usa misericordia a tutti è perché 'può tutco' noi che egli ha chiamato noD solo di tra i Gi udei, ma an-
(Sap . rr,23; dr. l2,I6) - c) infine la sua pazienza e longani-
mità io qWlnco Dio lascia a I sraele il tempo per convertirsi: do al modo in cui egli tratta l 'umano sullo stesso piano: la
senza comare la misericordfa che egli attesta ai pagani (v. grazia è la volontà primordiale di Dio; l'ira invece no n è a1-
2 3 )». - yvwplO'aL: secondo un uso caratteristico già dei LXX t rettanto od~inar rna è solo una reazione di Dio al pecca-
indica gtii la manifestazione, fatta da Dio stesso, de!Ja sua to ... Alla luce del capitolo undicesimo può dirsi questo: i
volontà. Nel N.T. -yvwplsw si trova anche con significaro 'vasi d'ira' non sono tali definitivamente; la collera divina
profano (r Cor. n,3; 15,1; Col. 4,7,9) e in Phil. l,22 nel non sarà l'ultima parola. Potranno forse divenire anch'essi
senso di 'sapere'. - 1)\IEyXE\I ... O'XEVT) òpyi;c;: reminiscenza, ' v:tsi di misericordia'? È ciò che Paolo attende almeno per
ma soltanto formale, di LXX Ier. ,;0,25: É~i)\IEyxv ... O'Y.EV'l) lsrnele {u,23 )» (Altbaus, 192). - àr.wÀ.ELav: vocabolo raro
òpyi;c; dove O'XEVTJ òpyfjc; sono le «armi dell'ira». Nel nostro nelh1 grecità profana, qui, come quasi sempre nel N.T., ba
passo O'XEuoc; sulla traccia deU'uso veterotestamentario di il senso di 'perdizione eterna', cfr. 2,12 .
k tl~ (aram. biblico mii'an) indica figuratamente J'uomo in una 23 . xaì. twx.: se si omette il xal come fanno B e la Vulga-
sua qualità o destinazione, dr. Maurer, ThWb VII, 360.363; Ul quesra terza manifestazione divina viene ad essere la cau-
Strack-Billerbeck ru, 271. òpyi'jc; è genitivo di con tenuto sa finale delle due precedenti: la potenza e l'ira hanno
(Blass-Debruoner n, § 165 ,I) o di qualità alla maniera semi- lo scopo· di far risaltare la misericordia. Se invece il xal,
tica (cfr. Maurer, TbWb vu, 364). - xa'tT)P'tLO'µÉ\la: è stato come riteniamo, va mantenuto, si dov rà considerare la mani-
inteso io tre modi, nessuno scevro di difficoltà: a) 'che si so- festazione della gloria un «effetto parallelo» (Lagrange) fermo
no preparati' con valore mediale come in 2 Cor. IJ,II. Cosl restando che nel disegno deJla saJvezza la misericordia è ef-
intendeva già il Crisostomo, i11 Rom. hom. 16,8; b) 'maruri', fettivamente l'ultima parola di Dio (cfr. n ,32). - ÈÀ.fovc;:
'pronti' per la perdizione. I sostenitori di questa interpreta- nel N.T. sempre 'tÒ EÀ.Eoc; (attico ò EÀ.Eoc;). RHerito a Dio
zione si appoggiano a una serie di testi (Le. 6,40; I Cor. 1, ÈÌ>.Eoc; significa, nel linguaggio biblico la grazia del perdono
ro; I gn., Eph. 2,2; Smyrn. 1,1; Phtd. 8,1) dove però xa- ( = (".!sed); in Paolo designa più generalmente l'agire di D~ o
"t"TJP'tLvµÉ\loc; comporta sempre un'idea di eccellenza o perfe- nello storia. - npo11-rolµav-Ev : è usato io senso sacrale già
zione e comunque ha un significato nettamente positivo; c) da Omero (Il. io,171; Od. I3,184}. Ma soltanto nei LXX
'formati', quindi 'predisposti', 'preparati' sulla linea del con- prende il particolare significato religioso che ha in questo
cetto veterotestamentario di Dio che dirige la vita dell'uo- passo.
mo, cfr. LXX Ps. 16,5: xa-tci.p'~OL -.èx. SLa.(3-ftµa-rci µov Èv 24. cvç: la constructio ad sensum si u·ova nel N.T. come in
-.ai:c; -tpl(3oLc; O'OV i:va p:iJ O':À.EV~W -tèx. OLa(3-ftµa-rci. µov. Lu tea la grecità, cfr. Blass-Debrunner 12 , § § i 34,3; 2 96. li
Staccata dal contesto, guesrn interpretazione potrebbe cer- periodo sintattico cominciato nl v. 22 rimane in certo modo
tamente suggerire l'idea di una incondizionata praedestinalio sospeso (va però ricordato che, come osserva il Bacrett, 189,
ab aetemo all:t dannazione. Ma proprio rutto lo sviluppo dei il greco usa talvolta interrogazioni r e toriche in forma condi·
capitoli 9·n ci assicura che questo non è il pensiero di Pao- zionale come «e se è così?» per significare «è certamente
lo. «L'Apostolo par.la di Dio storicamente, ossia con rigunr- cos1 e non c'è ragione perché debba essere altrimenti»). Ge-

,...._
200 Dio è sovra11omente libero nella groi10 e nell'ira 201

Oa.LC.J'V cXÀ.À.à xa.t Èç rnvwv, 25 wc; xa.t Èv "tQ ·nC1T)È À.ÉyEL, che di tra i gentili; 25 come dice anche nel libro di
«Ka.ÀÉcrw "tÒv où Àa.ov µov À.a.òv µov Osea:
Chiamerò mio popolo quello che non è mio popolo
xa.L "t1ÌV oùx fiya.n'l')µÉv'l')v 1Jya.7tT)µÉv'l')v·
e mia diletta quella che non è mia diletta
26 xa.t Ecr"ta.L Èv "tQ "t"Ò1t<Y où ÉppÉ1'T) a.Ù"toi:c;, Où Àa.6c;
26 e accadrà che nel luogo stesso ove fu eletto loro: 'voi
µov ùµEi:c;,
non siete il mio popolo'
ÉXEi: xÀ.ni}1Jcrov"tm vLol. i}Eou ~wv"toc; ».
essi verranno chiamati figli del Dio vivente.
27 'Hcra.ta.c; OÈ xpci:sEL V7tÈp "tov 'Io-pa.1}À., «'Eà.v Ti 6 àpLi}- -:i.7 Isaia poi esclama a proposito di I sraele: Quand'anche
µòc; "t"WV vtwv 'Jcrpa.Y}À wc; Ti èiµµoc; "tijc; i}a.À.0:crC1T)c;, \Ò V1t0- il numero dei figli di I sraele sia come la sabbia del mare,
),nµµIX crwi}iiuE\a.L· 28 Àoyov yàp uvv\EÀ.wv xa.t crvv"tɵ- il resto sarà salvato. 28 Perché il Signore manderà ad
effetto pienamente e prontamente la sua parola sulla ter-
neralmente si peosn a un'apodosi di questo tenore: «che co-
sa oseresti dire in contrario?». Secondo altri, che mettono proferi; anzi «Geremia gridò», «Isaia gridò~>, ecc. dive?tan~
l'accento più s ul '~ ÀEoc; che sulla 6py1}, si dovrebbe invece formule stereotipe per introdurre citazioru. In questL casi
sottintendere qualcosa come «non dovresti piuttosto tacere xpcisw mantiene qualcosa del significato di 'proclamare'; d r.
e lcdare Dio? ». (A giudizio del Maurer, ThWb VII, 364 l'a- W. Grunclmann , ThWb m, 899 s. = GLNT v, 960.963. -
podosi da sottintendere sarebbe: «Una caparbia presunzione uTtÉo: oeneralmente viene inteso nel senso di 1tEpl secondo
si volgerà in un'umile lode» ). un °us;' ellenistico (ma anche attico) che nel N.T. ricorre
25. xa.À.1)uw ... TJY1tT]µÉvT)v: citazione libera di LXX Os. 2 , quasi soltanto in Paolo, cfr. Blass-Debru;°Der 12, § 231,i. I~
2 5: xa.t ÉÀET)crw "t1)v ovx 1)À.El)µÉv'l')v (B V hanno xa.l ci:ya.- Lyonnet, in H uby-Lyonnet, 622 intende mvece nel senso di
m)crw TI}v oùx 1)ycrnnµÉvT]v) xa.t ÉpQ -.G Où Àa.Q µov Aa.6c; «in favore» (Vulg.: pro l srael).
(.Lov EL au. Le parole di Osea si riferiscono propriamente al 27b-28. M.v n... fot 'tf)c; yijc;: libera citazione di LXX Is. xo,
regno settentrionale di Israele ma hanno forza probativa ai 22 s.: Èà.V yÉV'l)"tO:L Ò À.a.Òç 'Jupcx'Ì')À Wç 'Ì') aµµoç 'tijç i}a.À.-<iu-
fini dell'argomentazione di Paolo in guanto in esse «Dio mo- U'l)ç, "tÒ XCX."t0:À.ELµµcx. a.Ù"tWV crwi}-i)crE"tCX.L' À.6yov yà.p O'VV"tE-
strava già fa volontà sua di chiamare un popolo che, avendo ÀWV xa.t crvv"tɵvw'V Èv oLxa.Locruvn o'tL À.Oyov crvv"tE"tµnµÉ-
cessato di essere 'ìl popolo di Dio', si trovava, in rapporto vov 7tOLiicrn ò i}Eòc; È.V "ti) otxovµÉVTI oÀn incrociata con LXX
alla salvezza, nella stessa condizione del 'pagano'» (Huby- Os. 2 I: xa.t l)v ò &.pd}µòc; "tW'V vtwv 'Jc;pcx'Ì')À wc; 'Ì') èiµµoc;
Lyonnet, 621). - Àa.ov : forma dorico-eolica (ion. À.n6c;, att. "tijc; ~a.Àci:r<1 nc; fi ovx ÈxµE"tP1)~TJ<CIL ovoÈ È!;a.pd)µni}-i)crE-
ÀE<I)<; ) invalsa nella XOLVTJ. Nei LXX corrisponde all'ebr. 'am 'a.L. - u7toÀ.ELµµa.: P46 KDG banno xa.'tO:ÀELµµcx. indotto pro-
e indica generalmente Israele come comunità nazionale. babilmente dal testo dei LXX. V1tÒÀELµµcx. cbe nel greco pro-
26. xa.t i'.cr"t"a.L... swv"toc;: citazione di LXX Os. 2,1 (che si ri- fano è termine prevalentemence scientifico, nelle traduzioni
ferisce sempre alle tribù settentrionali separate). - xÀ.ni}Ti- greche dell'A.T. può indicare, come xa."t0:),ELµµcx. , il ' resto'
uov"ta.t: cfr. 9,7. - i}Eoù swv"toc; = 'el-ha; designazione ca- ~lei popolo (S<'érit, rar) d i cui parlano i profeti, dr. L:CX
ratteristica di Dio neU 'A.T., cfr. Bultmann, ThWb rr, 851 4 Regn. zr,14; Mich. 4,7; 5,6(7); 5,7(8); Is. u,r ( qu~st ul-
= GLNT rn, 1413. timo passo nelle versioni di Aquila, Simmaco, Teodoz1one).
27. xpO:sEL: nel giudaismo i.I verbo xpO:sw e i suoi equiva- Considerata in termini generali. «l'idea del resto comprende
lenti ebraici sono usati in riferimento alla predicazione dei due aspetti: i. se una minaccia grava su tutto il popolo sol-

-
202 Israele rigetta la giustizia della fede Rom. 9.28-3r 203

\IW\I mmio-EL xvpLoc; È7tÒ -.iic; yfic;». 29 XCXL xcxi}wc; itpOElfY11- ra. 29 E come lo stesso I saia ha predetto:
XE\I 'Hacxtcx.c;, Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato nessu-
«El µ'Ì) XVpLO<; l:af3awi} Èyxcx-.ÉÀ.LitEV T)µi:v O'itÉpµa, noi saremmo diventati come Sodoma [ na posterità
Wc; 1:6ooµa 8.v ÉyEv1ii}T)µEv e saremmo stati simili a Gomorra.
xcxt wc; roµoppa av wµOLW~T)EV».
29. I sraele rigetta la giustizia della fede
30 Tl oùv ÈpouµEv; éhL EWTJ -.à µ'i) &wxov-.a &xcxi.oavVT)v e vuole la giustizia delle opere
xcx'tÉÀ.cxf3E\I OLXaLocruvT)v, OLxa.LOcrVvTJV OÈ •liv be Ttl<7'tEwc;· .30 Che dunque diremo? Questo: i gentili che non cerca-
3r 'Iapcxi]À oÈ oLclixwv v6µov OLXCXLOO'VVT)c; Elc; v6µov oux vano la giustizia hanno ottenuto la giustizia, quella che
viene dalla fede, 3r Israele invece che aspirava alla giu-
tanto un resto trova scampo; 2. il fatto però che un resto
sopravviva e permanga è gravido di promesse e si protende -rE-:µ1'}µÉvov (Vulg.: abbrevians in aequitate: quia verbum
nel futuro aJ di Jà di ogni rovina incombente. Perciò agli oc- breuiatum ).
chi dei profeti il resto si con.figura come una parte piccola 29. 7tPOElpT)xEv : di solito si intende nel senso di 'predisse';
ed eletta del popolo che, per misericordia cli Dio, supera il secondo qualcuno (p. es. Barrett) significherebbe invece: 'ha
giudizio di condanna per diventare la nuova depositaria del- detto prima' ossia in un passo precedente quello che vien ci-
le promesse ... Da ciò si può anche comprendere come l'idea tato dianzi. Nel primo caso Paolo riferirebbe sensu allegorico
del resto s ia fin dalJa sua origine connessa con l'attesa esca- al presente di Israele ciò che I saia diceva sensu historico del
tologica di Israele» (H. Gross in Bauer rr, 1000 s.). - crwlH1- Lempo sub. - El µ'i) xvpLoç x-rÀ.: citazione letterale di LXX
<1E'tCXL: l'ebraico suona : 'ritornerà'. Il profeta allude agli Js. r,9 . - Kuptoc; :taf3cxwiì = jhwh fbii'6t, cfr. 8 ,3 8. - é:y-
scampati alle devastazioni di Sennacherib. - CNV'tEÀwv X'tÀ..: xa'tÉÀ.VitE'V: composto attestato già in Esiodo. Col significato
l'interpretazione più probabile è questa: «Dio farà giungere di ' lasciare d'avanzo' ricorre nel N.T. soltanto in questo pas-
presto una fine, darà corso alla saJvezza e alla condanna e so. - crmpµcx: il T.M. porta siirid ' resto' . - wc; r6µ.oppcx 0.v
cosl manterrà la sua parola» (Althaus, 192). Il testo ebraico wµotWiÌT)µEV: lo stesso costrutto in LXX Ezech. 32,2: wµOLW·
porca: «La distruzione è decretata; darà corso alla sua giusti- ih1c; xal. crù Wc; op<ixwv 6 Èv -rn i}cxMaan. Non si conoscono
zia. Ora lo sterminio decretato il Signore Dio degli eserciti alrri esempii di bµoLOw con wc; (dr. Preuschen-Bauer, s.v.);
lo compirà su tutto il paese». Generalmente si pensa che il viene spontaneo pensare all'influsso dell'ebr. k• anche se nel
castigo riguardi i Giudei ribelli: ma porrebbe anche trattarsi passo di Isaia il TM. porta il dativo (la'iimora daminu ).
del castigo di Assur menzionato appunto nel versetto seguen- 30. OLwxov"tcx: nel senso di ' mirare', ' aspirare a qualcosa' è
te di I saia, cfr. Huby-Lyonnet, 623. - crvv-rEÀwv: qui 'com- già nel greco profano e nei LXX ( =ebr. rdp ). Nel N.T. ri-
piere', 'eseguire', come molto spesso nei LXX ( ebr. klh)= corre con questo significato soltanto in Paolo, nella lettera
ma anche nel greco profano. Nel N.T. il verbo significa al- agli Ebrei e in 1 Petr. Se si eccettua questo passo OLWXW nel
tresl 'finire', dr. Le. 4,2; Act. 2r,27. - cruv'tɵvwv: 'taglian- N.T. indica sempre l'aspirazione propria del cristiano. - xa-
do corto'. Indica un «taglio netto e impietoso» e «serve a "t ÉÀ.cx~ i:v composto che risale a Omero ed Erodoto; nel N.T.
Paolo per mettere in forte rilievo l'idea del giudizio» (G. si trova usato tanto in senso positivo, come qui, quanto in
Schrenk, ThWb rv, 216 = GLNT v1, 277 s.). SKDG hanno senso negativo come in Io. I,5.
la lezione lunga cniv'tÉp.vwv Év OLXaLoavv11 èht À.oyov avv- 3x. oLwxwv v6µov OLY.O'..LouuvT]c;: .il Crisostomo, in Rom. hom.
204 Israele rigetta la giustizia della fede Rom. 9,31-33 205

fcpi}a.o-Ev. 32 OLà. 'tl; O'tL oùx Èx 'ltlunwç à.À.)..' W<; Èl;, Epywv· stizia della legge non l 'ha raggiunta. 32 E perché non
'ltpocrfao"1a.v 'tQ À.it~ 'tou n pocrx6µµa. 'toc;, 33 xa.i}wc; yÉ- l 'ha raggiunta? Perché voleva essere giusto non per la
Y pcx.'lt't a.L. fede, ma per le opere. Così hanno urtaco nella pietra di
« 'J oov 'tli}TJµL Èv I:vwv ),,lt)ov npoo-x6µµa.'toc; inciampo 33 della quale sta sericeo:
xa.t 1tÉ'tpa.v crxa.vòcD.ov, Ecco io pongo in Sion un sasso di inciampo
xcx.l ò 7tt.O°'TEUWV È'lt. alYt-<1> où XC1'tC11.<1XUVi>1}crE'tC11.>> . e una pietra di scandalo
e chi crede in essa non sarà con/uso.
'/.W'tEVW\I (A bt' mhQ) ov µT) XQ.'tC1LCTXVVi}ii (ls. 28,16). Al-
17,10 intendeva v6µov OLY.CILocrUvTJc; come ipallage per 'tTJV cune delle varianù di P aolo rispetto al testo dei LXX come
Èx 'tOU véµov ÒLXa.LocruvTJv. In eJfetti questo è il senso del- -.rn'T)µL, tv .!:Lwv. ì..li}ov r.:pocrxéµµa. 'toç, 7tÉ'p~v ?'xc.vorù,~u
l'espressione anche se precisamente si dovrà intendere: «che (per il significato dj o-xci.vOcx.À.ov dr. Jr ,9) s1 rmovano ~1
aspira alla legge (ossia all'assolvimen to della legge) la quale r Petr. 2,16.18 dove pure vengon citati ls. 28,16 e 8,14 ~I
dà la giustizia». - Elc; v6µov oux t":cpi}ac;Ev: espressione bra- che ha fa tto pensare a una comune dipendenza da un flori-
chilogica dovuta nl parallelismo ( = «non è giunto all'osser- legio di testi biblici avente come titolo ~lftoc, (dr .•.H~by ­
vanza della legge, ossia al.la giustizia che da essa si aspetta- -Lvonnet, 361, n. 2 ). Si badi che mentre il «Sasso d 111ctam-
va»). E<(li>a.O'EV: nel sign1ìc~o di 'giungere', ' pervenire' è del- po'» per Isaia era certamente J ahvé (ci riferiamo, s'intende,
la xowi) e del neogreco. al senso 'letcerale' o 'srorico'), non è escluso che in Is. 28,16
32 . lS'tL oux ti; nlcr'tEW<; &.U.' wc, ÈC, fipywv: espressione ellit- il profeta pensasse al Messia. Ad ogni modo il sc:con?o pas:
tica; l'integrazione, comunque si voglia formu larla, non può so era inteso in senso messianico già nel cardo g1uda1smo (1
avere che questo significato: «Perché non mirava al suo sco- qumran.iti l'ap~icvno a~ loro c~mnit)., Fo ~ se la P .r~v
po con la fede ma come se potesse essere conseguito con Je più anuca dell'mtetpreta21one mess1amca e I aggiunta d! ~re
opere». - W<; ti; fipywv: Vulg.: quasi ex operibus. La parti- a.u'tW nel testo dei LXX (ma si può anche pensare che l'tn-
cella wc, allude all'immaginazicne che ha sviato i Giudei: «Les serm'.iento di b t' a.ù't<1> sia avvenuto per effetto ?i Rom. 9,33
Juils devaient pr:itiquer la loi mais ne passe figurer (wc;) que e r Petr. 2,6). In ogni caso questa aggiunta modifica «alquan·
les oeuvres par elles-memes les rendaient justes» (Lagrange, to il senso di Is. 28,16 e in modo impanante perché rende
250). - 'ltpocrÉxowav: di nma la famiglia di 7tpoax6r.-.w solo la pietra il fondamento. della a;~ez e l'~geto deU~ fede:
il verbo è attestato già in età classica ma assume un'impronta ciò doveva almeno facilitare un 1nrerpretaz1one personificante
tutta particolare nei LXX e nel N.T. Ne abbiamo qui un della pierra» (J. Jecemias, T bWb IV, 276 = GLNT Vl, 376).
esempio eloquente. - À.rnù.J 'tcv 1tpocrx6µ1.La.'toc;: cfr. il v. se- Per il paragone fra Cristo e la pietra, cfr. Ml. 2I,42 par. I
guente. Cor. I0:4 e J. Jeremias, ThWb 1v, 27~ =
GL'..JT VI, ?33.ss.
3 3. 'Iooù -rli}TJµ~ ... xa.'ta.LCTXuvi}i)crE-.cx.L: libero rifa cime oro di - itLO'>Euwv fo' a.v-rw: il costrutto Ém col dauvo per md1ca-
due passi dell'A.T. i quali così suonano nel testo dei LXX re colui che verso iÌ quale si rivolge la fede è insolito nel
che noi leggiamo: xcx.l È<iv È7t' mhi;l 1trn0Li}wc; ijc;, fo'ta.L N.T. dove appare oltre che qui in ro,rr; .r Petr. 2,6 (semP_re
O'OL EL<; aylcx.<rµa. xa.L ovx' wc, À.lnou 1tpvx6µCI'~ CTV\ICX.\1- come citazione di LXX Is. 28,16b); r Trm. r,16 (probabile
"TTJCTEO'l}E a.u'ti;l oUOÈ wc; 7tÉ-rpa.c; n-rwµ cx.'tL (ls. 8,r4) e loov reminiscenza dello stesso testo di I saia) e in Mt. 27,42 (v.1.
Èyw tµ~a.Àw Elc; 'tà. t}EµÉÀ.tcx. .!:Lwv À.li}ov noÀ.u•EÀ.ii hÀ.Ex- del testo anùocheno ). - o\J xa.'ta.Lcrxvvi}T}crE-ra.i.: DG hanno
-ròv ci.xpoywvLa.i:ov tv-rLµov dc, 'tà iJEµ ÉÀ.La. au'tiic; xa.t ò µ'Ì') xa.-ra.Lcrxuvi}fl conforme al testo dei LXX.
206 La giustizia della fede Rom. ro,r-7 207

10 'Aòùq>ol, Ti µÈv EÙÒoxla. -cfjc; ȵijc; xa.pòia.c; xa.t Ti ÒÉTJ- 10 Fratelli, la mia volontà piena d 'amore e la mia pre-
cnc; 1tpòc; -ròv ltEòv vTIÉp atrr:wv Elc; crw-r11plav. 2 µap-rvpw ghiera a D io è che anche i Giudei ottengano la salvezza.
yàp ct.Ù"Coiç O"CL l;ijÀov ltEoii EXOVCTLV, àJ..),,' où xa:t' btlyvwcrw· 2 Essi hanno zelo per D io - ne sono testimone - ma non
3 &.yvooÙV"CEc; yàp "C"TJ\I "COV ltEOV ÒLXCX.LOCTV\IT]\I, xcx.t "CTJV lòla.v secondo il retto discernimento. 3 Misconoscono infatti
i;TJ"COV\l"CEç CT"CijCTa.L, "CTI ÒLXCXLMU\llJ "COV ltEOV oùx U'ltE"CcXY'l'J- la giustizia di Dio protesi ad affermare la propria; per
cra.v· 4 -rÉÀ.oc; yèt.p vòµou Xpunòc; Eì.c; ÒLXCX.LOCTVV'l'JV 'ltcx.v·d questo non si sono sottomessi alla giustizia di Dio . 4 In
't ~ 7tLO""CEUO\l"CL. effetti Cristo è la fine della legge e il principio di giusti-
5 Mwucrfjc; yàp ypciqm -rTjv Òixa.ioCTvvriv 'tTJV Ex -rov vòµov zia per chiunque ha fede.
O"CL « Ò '7t0Li}crcx.c; awpw7toç STJCTE"CCX.L È\I» mhfi. 6 ii ÒÈ È:x.
7tlO""CEWc; ÒLXct.LOCTV\l'l'j oìhwc; À.ÉyEL, «M-i) Et'ltuc;» Év "TU xa.pòl~ 30. La giustizia della fede è annunziata dalla Scrittura
O"OU, «Ttc; à.vcx.f31)crE"TctL Elc; "CÒV oùpa.vo\I; » "TO\h' Ecr'tL\I · tanto per i Giudei quanto per i pagani
XptCT"TÒV xa:myayEi:v· 7 ·(}, «Tlc; xa."Ca.f31)o-E'tcx.L Elc; -.'i)v 5 Scrive infatti Mosè a proposito della giustizia che vie-
ne dalla legge: L'uomo che la pratica vivrà di essa. 6 Ma
10.i. µÉv: si noti anche qui µiv senza il correlativo ÒÉ· in la giustizia che viene dalia fede parla cosl: Non dire nel
casi come questo l'uso ha buoni precedenti classici, e&. Bi'ass- tuo cuore: Chi salirà at cielo? per farne cioè discendere
Debrunner 12, § 447'4· - EÙÒoxla.: vocabolo quasi esclusivo il Cristo; 7 oppure : Chi scenderà negli inferi? S'inten-
del greco biblico; è attestato per la prima volta nei LXX ( =
ebr. ra~on). Nel N.T. soltanto qui e in Phil. :i,I5 è usa to in
riferimento alla volontà dell'uomo. - -.ijc; ȵijc; xa.polac;: l'u- esige l'assenso della fede» (R. Bultmann, ThWb I, 117 =
so degli aggettivi possessivi è assai ridotco nella xowi) e nel GLNT r, 3 l 3 ). - -ti}v tola.v: classicamente si direbbe •liv
N.T. (cfr. Moulton-Turner, l9I ). Qui ȵfjc; ha ben poco ri- Éa.V'tW\I.
lievo sicché per il senso non si distingue da µou enclitico, cfr. 4. 'tÉÀ.oc;: la parola comprende i concetti di fine e di compi-
Blass-Debrunner 12, § 285,I. - Elc; CTW"tTJpt'.a.v: finale. Si noti mento. Cristo si sostituisce alla legge come realtà che portù
la frase nominale. aJla 'giustizia'. Ma si sostituisce in quanto, comunicando al-
2 . sT}À.ov ltEou: per il concetro cfr. Act. 22,3 e Phil. 3,6. Qui l'uomo lo Spirito, lo rende capace di assolvere effettivamente
ilEOV è genitivo oggettivo mentre invece nei LXX sfiÀ.oc; ltEOV «le giusre esigenze della legge}> (8A). - Eiç otxatoCTVVTJV: fi-
( = ebt. qin'at jhwh) indica di solito una disposizione di nale, e&. A. Oepke, ThWb n, 427 = GLNT III, 267.
Dio. - È7tlyvwaw: qui nel senso di 'devoto riconoscimento 5 . -.i}v Òtxa.ioa-uv'l'jv "t'Ì)V Èx -rov vòµou O"CL: lectio diffecilior
della volontà di Dio', dr. Bulrmann, ThWb I, 107 GLNT= rispetto a O'tt -.i}v OLX<X.tocrO"Vvriv -.'i}v Èx -.ov vòµov di Sf<
Il, 510. (Vulg. : quoniam iustitia quae ex lege est). - ò 'ltOLTJO"ct.c; liv-
3· ò:.yvoovv"r:Ec;: «Secondo la concezione veterotestamentaria ì>pw'ltoç sTJCTE'tctL Év av'toi:ç = questo 'vivere' era riferito dai
Paolo vede nell'&.yvoti:v non solo l'ignoranza scusabile di rabbini ora alla vita temporale ora alla vita eterna, d r. Strack-
chi non è stato sufficientemente istruito e illuminato bensì Billerbeck, III, 277.
anche la consapevole aberrazione... E questo perché la cono- 6-8. Cfr. LXX Deut. 9.4: µ-i) EL'ltlJ<; Èv xapòi~ crov; 30,12 ss.:
f.>
scenza di cu~ à.yv. è la negazione non proviene dall'intelligen- -tLc; ctVctp'l'jO"E"Cct.L
I I I t
T}µLV ELc; 'tO\I ovpcx.vov; ... "Ctç oLct7tEp<XO"EL
"" ) \ t t t ~ ,

za e dalla ricerca umana ma dall"aonunzio' evangelico che i)µi:v Elç -.ò 'ltÉpav -rTjc; -0-aÀ.acrCTTJc; xat À.T}µ~E "C ct. Tjµt:v a.ù-
208 La giustizia della fede

6.[3ua-crov»; 'tOU't fo-.tv XpLCT'tÒv Èx. vapwv à.vcx:ya:yELV. 8 de per far risalire il Cristo dai morti. 8 Ma che dice
à.À.À.èt -.l À.ÉyEt; invece?:
La parola è presso di te,
« 'Errvc; crou .ò pfiµa fo-cw,
sulla tua bocca e sul cuore,
Év -.Q CT't'oµa'tl crou xo:t €.v -tji xo:polq. crou».
11
doè «la parola» della fede che noi annunziamo. 9 Per-
't'OU't ECT'\tv -.o p11µ0: "t'1']<; mCT'tEWç o Xl')pucrcroµEv.
- t \ t.- - I f\ I
9 O't't
il Lagrange, ad l. richiama Epict., diss. 2,r,25: ot cptÀ.écrocpot
'tTJ'V; ... Ecr'ttv O'OU ÈyyÙç -.ò pT]µo: ( A Éyyuc; CiOU Ecr't'tv) CTq>O- yò:p À.Éyouaw oi:L oùx Ém-rpÉitoµEv H.wi}ÉpoLc; E!VaL El µiJ
opa ÈV 't'Q O''tOµ<X'tL O"OU xat È'V 't'TI xa.polq, CTOV xo:t È'V -ca~; 1tE7t<XLOEUµÉvotc;, 'TOV't'O ÈO"'t't\I ò l}Eòc; oùx Èmi:pÉ1tEL. - "CL<; x.o:-
XEPO"L'V crou o:Ù't'Ò 7tOLELV. Il passo del Deuteronorllio nel suo 'tr.l~TJCE T O:L Etc; -ri]v èi(3u<r<1o\I : P aolo varia qui il testo di
significato storico e letterale non riguarda ]a «giustizia della Deitt. 30,13 con una reminiscenza di LXX Ps. 106,26: ò..vo:-
fede» e Ja «parola dell'annunzio», bensl il comandamen to del- (3o:lvouaw È'wc; 'tWV oùpcx.vwv xo:L xa'to:(3o:lvoucrw ~wc; "CW\I

la legge. «Ancora una volta Paolo amibuisce a un passo del- ò:[3VO'O"W\I dando ad a[3uO"CTOL ( = ebr. t"h6m6t) che di solito
l'Antico Testamento, senza alcun riguardo al suo riferimento nell'A.T . indica la massa d'acqua primigenia il senso di 're-
storico, uo significato cristologico. Formalmente quindi egli gno dei morti' ossia di ~OTJç= ( ebr. s"6l) come in LXX Ps.
seg~ 1'.esege;i dei rabbini, ma la sua non è un'esegesi arbi- 70 ,20: Èx 'tWV &.(3ucr<rwv 'tijc; yijc; à.'.11}yo:yÉc; µE. Ricordiamo
rrana giacche secondo lui quel che Deut. 30 dice del coman- che xa'ta(3alvw è terrlline tecnico per indicare la discesa agli
inferi. - -.ò pijµo: = ebL. diibiir nei LXX è sinonimo di À.6-
'
damento si è inveraco nel suo significato più profondo in
Cri~to. Dietro l'interpretazione allegorica sta quindi una reo- yoc;, dr. O. Procksch, ThWb IV, 91 = GLNT vr, 263. Se-
logia della historia salutis» (Alrhaus, 200 ). Si può notare pe- condo S. Lyonnet in Huby-Lyonnet, 625 s. questa ' parola' si
ralt~ che le parole del Denteronorllio qui applicate da P aolo riferirebbe al dovere di amate Dio con tutto il cuore e con
al CtlSto si trovano r-iferite alla 'Sapienza' in Bar. 3 29: -.le; tutta l'anima enunciato in Deut. 30,6: «11 Signore, Iddio tuo,
à.vÉ(31'] EL<; "CÒ'V oupa.'VÒ'V xo:t EÀ.<X[3E') a.ù-ri)v xo:t XO:'t';[3l[3aCTEV circonciderà il tuo cuore e quello dei tuoi discendenti, in mo-
o:uTl}v Èx -rwv 'VE<pEÀ.wv; 't'lc; otÉ[311 'ltÉpav 'tijc; i}o:À.aO"O"Y)c; xo:t do che tu arlli il Signore, Iddio tuo, con t utto il tuo cuore,
EVPEV <XV't'TJV xo:l. o(cm. au't'l)V xpucrov ÈXÀ.EX't'ov; Inoltre nel- con tutta l 'anima tua e cosl possa vivere». La «circoncisìone
l'esegesi giudaica del tempo di P aolo si trova un'interpreta- del cuore» è caratteristica della nuova economia salvifica. Ap-
zione che è in certo senso affine a quella dell'Apostolo là dove plicando Deut. 30,14 alla «parola della fede» Paolo avrebbe
(ad esempio nel Targum palestinese n) si riconnettono il «di- prolungato il pensiero dell'antico agiografo nel senso sugge-
scendere nell'abisso» (cosl viene inteso !'«attraversare il ma- rito da tatto il contesto del libro. - -roi:i't' fo'tw: dr. sopra.
re» (del testo originario ) e il «salire al cielo» rispettivamente - pijµo: i:ijç itlO"'tEW<;: per indicare la 'parola' dell'annunzio
c~n. Giona e M?sè .os.sia co~ due figure dell'A.T. che la pri- il N.T. adopera ordinariamente Myoc;, cfr. G. Kittel, ThWb
fillt:Iva catechest cr1st:Iana ttguardava come 'tipi' del Cristo, 1v, u5 ss. - GLNT v1, 320 ss. Qui l 'uso di pijµo:. è dovuto
dr. Huby-Lyonnet, 626. - ò:vo:[3'i}c:TETO:t dc; 't'Ò'V oupo:v6v = evidentemente al richiamo veterotestamentario. Per quanto
ebr. mi ja'aleh liinu hassama;ma. L'espressione ricorre anche riguarda 'ltlCT'tEwc; è da osservare che il genitivo, qui come in
altrove nell'A.T., dr. LXX Am. 9,2 ; I Regn. 2 , 10. Nel N.T. costrutti analoghi quali À.6yoç -rijc; xcipt't'oc;, -.ijc; O"W• TJplo:c;,
ò:vo:(3cx.lvELv è termine tecnico per indicare l'ascesa di Crist0 't'T)c; swfic;, «non è u na semplice determinazione della parola
al cielo, dr. J. Schneider, ThWb 1, 518 s. = GLNT n 20- ma vuol precisarne l'efficacia proprio in quanto parola di
23. - 'tOU't EO"Ttv: s tntend'
- t 11 ( t•
e. p er quest'uso di i:ovi:' È''O'TLV Dio» (G. Kittel, ThWb rv, 120 = GLNT VI, 338).
2. IO
Israele e /'ann1111:io euange/ico Rom. ro,9-15 2II

Éà.v òµ.oÀ.oyi1o-nc; Èv -.Q cr-.6µa.-.l crov xvpLov 'IT)croùv, xa.t ché, se tu confessi «Con la tua bocca» che Gesù è il Si-
'ltLO"'tEV01lc; ÉV "CTI xa.polq. crov éh-L ò i>Eòc; a.V-.ò\I ìlYELPE\I ÈX gnore e credi <<nel tuo cuore» che Dio Io ba resuscitato
vExpwv, crwi}iJcrtr rn xa.polq. yà.p mcr"t"EVE"Cet.L Elc; oLxaLo- dai morti, sarai salvo. 10 Infatti col cuore si crede e si
cr\J\lnv. cr"t"6µ et."CL oÈ òµoÀ.oyEi:"CaL Etc; CTWTIJpla.v. n À.ÉyEL viene giustificati, con la bocca si piofessa la fede e si vie-
yà.p 1) ypa<p1'), Ilfi.; «Ò 'r.LCi"t"EVWV Èr.' Cl.V'Q OÙ ~Cl."tL!TXUV­ ne salvati. n Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede
i)T)uE'tCXL». l 2 où ycip Ècnw OLacr"CoÀ.-i] 'Iouoa.lou "CE xa.t in lui non sarà confuso 12 giacché non v'è differenza
"EÀ.À.T)voc;, Ò yà.p et.Ù-rÒc; xvpt.oc; TicXV'tWV, -r.À.OU"CWV ELç r.civ- fra il Giudeo e il Greco; il Signore è uno per tutti, ricco
'tac; 'tOÙ<; Émxa.ÀouµÉvovc; aÙ"CO\I' l 3 «lic'ic; yà.p oc; l:J.v È'ltL- per tut ti coloro che lo invocano; 13 infatti chiunque in-
xaÀÉcrT)"tCt.L -rò 3voµ a. xuplov crwì}T)crE-tet.L». vocherà il nome del Signore sarà salvato.
I.4 IIG>c; oùv ÈmxaÀ.Écrwvi:aL Elc; ov oùx È7tla"Cwcra.v; itwc; oÈ
'itl.U'tEVCTWO't.V ov ovx i]xoua-av; r.Wc; OÈ CÌXOVO'WCTLV xwptc; XT)- 3 I . Tsraele ha compreso l a1111unzio evangelico
1

pVcrCTOV"CO<;; X 5 'ltWç OÈ XT)pV~WO"L Èà.'J µ T) <Ì.1tOO'"Cet.À.wow; 11111 non vi ha creduto

14 Or3 come possono i1wocare colui nel quale non han-


9. òµoÀoy1'Jcrnc;: qui nel senso di ' fare una solenne professio- no creduto? E come possono credere in chi non hanno
ne di fede '; d r. Phil. 2,II: xa.t 7tc'iO"a y)..G>crcra Èl;oµoÀoy1)- ascoltato ? E come possono ascoltare se non v 'è chi req
aE"Cat. o"Ct. KvpLoc; 'IT)aouc; Xpt.cr,6c;. Vedi anche I Cor. n ,3. l'annunzio? x5 E come può esservi l'annunzio se non
1 0 . itt.O", EVE"Cet.t. ... éµoÀ.oyEi:'tet.t.: passivo impersonale scarsa-
mente attestato nel N.T. come del resto in cutra la greci- o."l,) J~

tà, cfr. Blass-Debrunner 12 , § 130,L - Etc; OLxa.1.ocrvvT)v ... Kascb, ThWb VT, 357. - Èmxa.ÀouµÉvovc;: qui nel senso di
Etc; UW"tT)plav: in P aolo la 'salvezza' appare sempre distin- 'i nvocare nella preghiera' secondo un uso che trova riscontro
ta (non separata) daUll 'giustizia' e rispetto ad essa mosrra nnche nel greco profano ma che nel N.T. risente soprattutto
un più spiccato caratlere escatologico sovente con riferimen- dei LXX; dr. la citazione seguente.
to al giudizio finale, cfr. G. Schrenk, T hWb 11 , 21os . = 13. 7tc'ic; ... crwi}1)crE"CaL: citazione let terale (tranne yap) di
GLNT n, 1279 s. Se qui però l'Apostolo riallaccia la giu- LXX Ioel 3,5. - Èmxet.ÀÉO'T)"CCl.L -.ò ovoµa. xuplov = ebr. iiq-
stizia della fede al ' cuore' e la salvezza alla professione orale rii' b"Sém jhwh formu la tecnica per indicare l'invocazione a
di fede ciò sembra dovuto più alle esigenze di un paralleli- Dio (di solito b"sem vien reso dai LXX con le espressioni se-
smo retorico che a una reale distinzione (di altro avviso mitizzanti Èv "tii} òv6µa"tL, Ènt "Cii} òv6µa."CL; dr. K. L. Schmidt,
Schlatter, 314: «L a giustizia libera dalla colpa, la salvazione ThWb III, 500 = GLNT rv, 1485). Quel che ne.U'A.T. è
dalla morte; la salvazione rende il fedele membro della co- detto di Jahvé (xvptoc; = ebr. jhwh) nel N .T. è applicato si-
munità che è chiamata aUa vita e il fedele entra nella comu- gni6c!ltivan1ente al xvpt.oc; 'l'l'}O"Oùc; Xpt.cn6ç.
oiuì mediante ciò che egli proclama con Ja bocca»). 14.15. «Per invocare il Signore bisogna credere; per credere
II.. mie; Ò 'ltt.O'"tEUWV: cfr. 9,33. bisogna aver udito; per udire bisogna che vi sia l'annunzio;
12. Ot.Cl.CT'tOÀ.TJ: cfr. 3,2 2. - xvpt.oc; nci.v-rwv: cfr. Act. 10,36: perché vi sia l'annunzio bisogna che qualcuno sia mandato -
a.1hoç Èa'"CL\I 7i:cXV"tWV xv p~oc;. - itÀ.CT)"CW'J: dr. 9,+ I n Paolo dal Signore - ad annunziare». Se tali condizioni della fede
la 'ricchezza' è il contrassegno dell'opera compiuta dll Dio in sono soddisfatte è obbiettivamente in colpa chi non invoca
Cristo e della condizione fi nale de.Ila comunità, dr. H auck- iJ nome del Signore Gesti. Questo è il senso delle quattro in-
212 Israele e l'a111111m.io eva11gelico Rom. ro,15-19 213

Y.ai}wc; y Éyp<l7t't<lL, « 'fl<; Wp<lLoL ot 7t60Eç 'tWV EÙayyEÀLz;,o- c'è chi è inviato ad annunciare? Sta scritto: Come sono
µÉVWV àyai}à». x6 'A)..),,' où miv·n:c; ùn'i)xoucra.v -r@ Evay- belli i piedi di coloro che recano un annunzio di bene.
YEÀl~. ' Hcratac; yàp ÀiyEL, «KupLE, -rlc; ÈnlCT"tEVCTEV -.f} àxofl .i6 Eppure non tutti hanno obbedito all'evangelo. Dice
i)µwv»; 17 èipa ii n lcr-nc; tç àxofic;, ii ÒÈ &.xoi; OLà. p1Jµa.- infatti I saia: Signore, chi ha creduto alla nostra predica-
-roc; Xpt..er'toù. 18 &.U.à. À.Éyw, µiJ où;r. i)xoucrav; µ EvovvyE, zione? 17 D unque la fede dipende dalla predicazione e
«Elc; micra.v TTJV yijc; tçii'ì..i}EV ò cpMyyoc; aihwv xa.t
la p redicazione dalla parola di Cristo. x8 Ma, dico io,
forse i Giudei non hanno potuto ascoltare? Eppure
Ei.c; 'tà. 7tÉpa-ra 'tiic; 01.xouµÉvl)c; Tà. p1)µai:a a.vi:w'll»
La loro voce si è diffusa su tutta la terra [abitato.
19 aÀÀ.à. À.Éyw, µl) 'Icrpa.i)À. ovx ityvw; 1tpwi:oc; Mwucrflc;
e le loro parole sono giunte sino ai confini del mondo
ÀÉyEL,
19 Allora, insisto io , I sraele forse non ba compreso? Ma
è Mosè per primo che dice:
terrogazioni disposte in ordine ascendente, a climax. - Èm-
XC111.ECTW'\l"t<lL.
' ~
1tLCT'tEUCTWCTLV

... u.XOUCTWCTL'
1. '
ll ... XT)pu,
•y w::nv: con-

giuntivi aoristi con valore dubitativo conforme all'uso anche potrebbe parlare di un senso messianico indiretto o ' tipico'. -
classico, dr. Blass-Debrunner 12, § 366,r. - où ovx ìlxoucrav: wpa.i:oc;: nel senso di 'bello' non è attestato prima dei LXX,
la traduzione: «Del quale non han sentito parlare» parrebbe cfr. Preuschen-Bauer; Llddell-Scott, s.v.
meglio rispondente, nell'ord ine della gradatio, alla domanda 16. xupLE, 'tlc; È1tW'tEVl1EV Tfi à.xofl i]µwv: citazione di LXX
seguente. Ma bisogna arrendersi alla grammatica: il genitivo Is. 53,1 che ricorre anche in Io. u,38. axofi = ebr. s~mt/!z
con à.xovw nel N.T., come in tutta la gredtà, non indica mai può indicare tanto ciò che il profeta ba udito da Dio quanto
Ja persona della quale si sente parlare. È giocoforza quindi ciò che gli altri hanno udito da lui ossia la sua predicazione
rradurre: «Colui che non hanno ascoltato». Cristo può essere (il contenuto in ogni caso è lo stesso). Nel N.T. à.xoT) si uo-
ascoltato o direttamente o mediante la predicazione nella va come termine tecnico per indicare l'annuncio, la predica-
quale risuona la parola di lui (V. J7 ). - wc; wpa.LOL ot T.60Eç zione (dr. oltre al v. seguente 1 Thess. 2,I3; Hebr. 4,4) con
'tWV EvayyEÀLl;,oµÉvwv à.ycx.i}à.: DGK dopo n6oEc; inserisco- riferimento però piuttosto a coloro che ascoltano cbe all'an-
no i:wv EvayyEÀ.Ll;,oµÉvwv dp1JvT)v (Vulg.: evangelizantium nunzio in sé (a diJfereoza di xiJpuyµa. ).
pacem). Cfr. LXX ls. 52,7: wc; wpa btt 'tWv òpéwv, wc; n6oEc; I7. OLÒ. p1)µa.-roc; Xpt.CT'tOU: qui pijµa è la parola del Signore
EvayÀ.L ~ oµÉVOU à.XOTJV EÌ.pYJvT)c;, wc; EVCX.yyEÀ.Lz;,6µE\IOç ciya- p resenre e operante nell'&.xo1), ma con ogni probabilità vi è
i}ci (il testo ebraico porta: «Quanto sono belli sui monti i anche un riferimento ai {>iiµa.-.a di Gesù trasmessi dalla ita.-
piedi del messaggero che annunzia Ja pace, del messaggero pcioocrLc;, dr. G. Kittel, TbWb rv, 109 = GLNT v1, 306.
di bene»). La parole del Deureroisaia si riferiscono storica- I8. 1.LEvoùvyE: cfr. 9,20. - Elc; mia-av ... cx.ù-.wv: citazione di
mente a coloro che annunziano la liberazione dalla schiavitì1 LXX Ps. I 8 ,5. Le parole del salmo si riferiscono ai cieli che
di Babilonia; ma furono incese in senso messianico anche nel narrano la gloria di Dio. Si tratta perciò di un «adattamento
giudaismo rabbinico, cfr. Srrack-Bilierbeck m, 282 s. Non è figurativo» del testo a quella predicazione del vangelo che,
però agevole stabilire se Paolo le abbia citate come una pro- quando Paolo scriveva, era sotto gli occhi di tutti.
fezia vera e propria del tempo di Cristo o soltanto per de- .r9. [yvw: non si rratta evidentemente della 'conoscenza' nel
scrivere con il testo dell'antico profeta l'adempimento di uno pregnante significato biblico, tale cioè che implichi un'ade-
dei reqtùsiti del la fede indicati dianzi. Nel secondo caso si sione p ratica, perché proprio questo genere di conoscenza
2r4 Il resto di Israele Rom. JO,J!)-1 r,r 215

«'Eyw r.apal;l)À.WO'W» vµfu; «Èr.' ovx E:wEL, Io vi renderò gelosi di un popolo che non è tale
rn' E:tNEL àavÉ't~ r.apopyLW» Ùµcic;. ed ecciterò la vostra collera contro un popolo insi-
[ piente.
20 'HCTatac; oÈ à7CO'toÀ.p..Q. xat À.ÉyEL, E Isaia giunge a dire:
«Evp~'fl 'toi:c; tµÈ µT] s11'tovow, Mi wno fatto trovare da coloro che non mi cercavano
ȵ<pavTjc; È')'EV6(.ll)'J 'tOL<; ÈµÈ µTj É7CEPW•WOW». e mi sono mostrato a coloro che non chiedevano di me
21 -r.pòç oÈ 'tÒV 'fopa'Ì)À. À.ÉyEL, «"OÀ.71v "ÌJv 'l)µipav tl;mÉ- H mentre di Israele dice: Tutto il giorno ho disteso le
'taaa. -.à.c; XE'Lpac; µov 7Cpòc; À.aòv à'itELÌ}ovv'ta xat àv·n À.É- mie mani verso un popolo diwbbidiente e riottoso.
yov-c a».
11 AÉyw oùv, µi) à7tw<ra'to ò l}Eòç -.òv À.aòv mhov; µi)
32. Il rt?sto di Israele
yÉvoL'to· xat yà.p Éyw 'Iapa11À.h71ç Etµl, Éx <r7tÉpµa-.o:; 'A-
J 1 Ora io domando: D io ha forse ripudiato i.I suo popo-
Isròele ha ripudiato, dr. 10,3. - Èy w ... vµiiç : citazione di lo? Non sia mai detto. Anch'io sono israelita, della stirpe
LXX Deut. 3 2 ,2 I dove Paolo ha sostituito due volte vµcic;
ad av-rovc;. «P aolo vuol dir questo: se D io actrae a sé i l?a- te ma di termine per l'enalogia di signlficato fra EvplO'Y.t::o-l}Cl.L
gani, allora questo 'popolo insipiente' deve aver compreso - t:'::ipp:uire'. S7J'tELV DEO\I o Sl)'tEÌ:V xupiov è nell'A.T. form~la
e quanto più allora l'avrà compreso Israele dal quale il 'po- J bitualc per denotare il volgersi volontario dell'uomo a Dio,
polo insipiente' viene esplicitamente discinto» (Altbaus, 202 ). d r. H . Greeven, ThWb u, 895, n. 5 = GLNT u , 1531,
Nello stesso tempo l 'Apcscolo trova preconizzata nelle parole n. 5. - Èr.Epw-.w1rt.v: nei LXX iJ verbo. è usa~o sp~o PC:
dcl Deuteronomio quella 'gclosia' che è uno dei motivi più indic::ire la richiesta di un oracolo a Dio o at suoi profcu
profondi che impediscono n I sraele di credere (cfr. r1,31; (cbr. sii'al); qai però vorrà dire semplicemente «coloro che
Act. 5.17; 13,41; 17,5 }. Si badi che dal testo dcl Deuterono- non chiedono di me», cfr. H. Greeven, Tb\'qb n , 685 =
mio non appare quale sia il ' non popolo' che deve fare inge- G LNT III, 971 s.
losire Israele. - n a pa.ç11À.w<rw: non attestato prima dei LXX. 2T . 1tpÒc; OÈ 'tÒV 'Iupa.·IJ À: d r. il V. precedente. - oÀ.'Tl\I X"t À.:
20. à7to'toÀ.p.<i: composto di uso anche classico, hapax nel d taziooe di LXX Is. 65,2 (dove però nel testo dei LXX che
N.T. - Evptm'flv x-.À..: dr. LXX Is. 65 1 1 : ɵq>av'l)ç ÈyEv6µT)v noi leggiamo oÀ"l]V -ri)v 'l)µÉpav vien dopo É~ rn hcxra ). -
-roi:c; ÉµÈ µTj Ém:pw-.wcnv, EupÉih1v 'toi:ç ÈµÈ µi) ç71'tov<rLv (sol- tl;rnÉ-:u.o-a: composte di uso ancico, hapax oel_N}'· - cb t E~­
tanto in BL la frase è disposta come nella citazione di Paolo). i}ou'J"ta: è termine caratterisrico dell'A.T. per md1care la di-
Paolo applica ai gemili le parole del profeta che si riferiscono sobbedienz.1 dcl popolo eletto verso Dio, cfr. Bulrrnann,
storicamente all'apostasia di I sraele. In ciò egli segue, a quan- ThWb Vl , IO s. = GLNT IX , r379 ss. - aV'tt.À.ÉyOV'ta: qui
to pare, una tradizione esegetica giudaica, cfr. Huby-Lyonnet, 'riottoso', 'indocile'; così anche in T1t . r,9; 2,9 ; in Le. 20,27
628. E.jpÉi}"l]v: nei LXX indica di frequente il ' trovare' Dio, àv·nÀ.Éyov-.Ec; significa invece 'negatori' .
cfr. H.Preisker, T hWb 11 , 767 = GLNT m, u9r. - •ore; ... 11.r. à7twcra-.o : composto di uso antico nel N.T. si trova an-
S"IJ'toùow: P'6 BD*G leggono E.v -.oi:ç; ma l'ebraico ha il che in Act. 13,46; rTim. 1,19 sempre in senso metaforico. -
p refisso l" che esprime la relazione del dativo. Secondo Blass- À.a.ov: la variante xÀ"l]povoµlav è attestata 1in dal m secolo
-Debrunner 12 , § 191,3 non si trattere bbe di un dativo d'agen- (P 16) ma sporadicamente. Essa non trova .riscontro nei testi
2I6 Il resto di Israele Ram.II,1-4 217

~pcxi.µ, cpuÀiic; BEvLcxµElv. 2 «oÙx à.7twcrcxi:o é i}Eéc; i:òv di Abramo, della tribù di Beniamino. 2 Dio non ha re-
À.cxòv cxvi:ov» ov ;tpoÉyvw. 'il oùx oì:ocxi:E Èv 'HÀ.l~ i:L. ÀÉ"(EL spinto ii suo popolo che ha scelto. O non sapete forse
i) ypcxcpYJ, W<; Évi:uyxcivEL i:é;> i}E<";l XCX't'cX 'tOU 'l <rpCXYJÀ.; J quel che la Scrittura dice nella storia di Elia quando il
Kvpt.E, «i:oùc; 7tpocp1)-.cxc; aou à.nix-.Ewcxv, i:à i}ucrLcx<1't'YJpLci profeta accusa Israele d avanti a Dio? 3 Signore, essi
aou xcxi:É<rxmjlcxv, x&.yw vnEÀ.Elcp1'T)v µ6voc;, xcxt l'.,T)i:ou<1Lv hanno ucciso i tuoi profeti, hanno distrutto i tuoi altari;
-ri}v \jluxYiv µov». 4 6.)..),à. -.l À.ÉyEL cxÙ't~ ò )(pl)µcxi:t.aµOc;; io sono rimasto solo ed essi mi cercano a morte. 4 E co-
«Kcx-.D1.L7tOV» ɵcxu-.<;> «Éit't'CXXLCT)(LÀlouc; éivopcxc;, oi'.i:LVE<; oùx me suona la risposta di Dio? lo mi sono riservato seimi-
la uomini che non hanno piegato le ginocchia davanti a

dell'A.T. ai quali Paolo si ispira, dr. il v. seguenre. - 'Iapcn1-


Àl'tT)<;: cfr. 9,4 e Phil. J,5: Éx yÉvouc; 'Icrpcx1}À., cpuÀ.iic, BEVLCX- Dio' compare per la prima volta in LXX 2 Mach. 2,4. - xcx-
µlv, 'E~pcxi:o; È~ 'E~pcxlwv. - Éx cpuÀ'iic, BEvLcxµlv: l'apparte- "t"ÉÀ.mov ... 'tij BG.a_À: cfr. LXX 3 Regn. 19,18: xcxl xcx-.cxÀEl-
nenza alla tribù di Beniamino costituiva un titolo d'onore. La 1\!ELc; Èv 'IO'T)cxi}À È'Tt't'à. )(LÀL6.ocxc; cX.vopwv 7t&.V't(X. yévcx-.a., a
I

tribù di Beniamino infatti era stata la prima a entrare nel ovx CJXÀCXt;fCXV yévu "ti;> Bu.cxÀ (si tratta di coloro che sfuggi-
Mar delle Canne durante la prodigiosa traversata; per questo rnnno alle strngi perpetrate da Jeu, da Azael e da Eliseo). Si
sul suo territorio era stato eretto il tempio, cfr. Strack-Biller- badi che né il xa.-ra.ÀEl\j.IEtc; dei LXX (sorto probabilmente da
beck m, 286 . uno scambio &a w"hiS'aril e ufhis'arta dovuto al fatto che la
2. oùx ... mhou: cfr. LXX Ps. 93,q: oi:L ovx &.1twcrE'tcxL xv- vocale finale non era scritta) né il xcx-.ÉÀ.t7tov di P aolo cor-
pLoc, 'tÒV Àcxòv cxù-.ov; 1 Regn. 12 ,22: ovx &.7tWcrE'tCXL xupLoc; rispondono al testo ebraico: «Ma io lascerò sussistere». -
't'ÒV Àcxòv (XU'tOV OLcX 'tÒ ovoµcx. CXV't'OV. - Év 'HÀ.l~: dr. 9,25 : (xcx.µ4'cxv yow: nel N.T. :x.6:µ1t'tW è usato soltanto in unione
Èv -.<{J '!WT)É. Significa propriamente «nella parte della Scrit- con yovu o yovcxi:a. tanto in senso transitivo con y6vu come
tura che tratta di Elia». h un uso che ba paralleli nel giudai- oggetto (qui e in Eph. 3,x4) quanto in senso intransitivo con
smo rabbinico, dr. Stral.'.k-Billerbeck m, 288. y6vv come soggetto (14,rr; Phil. 2,10). Nella grecità 'paga-
.3· -.oùc; npoq>i}Tcx.c;... \)Juxitv µou: dr. LXX 3 Regn. 19,xo.14: na' x6:µ7t-r~LV yovv non è anestato con significato religioso,
't'<Ì i}u<1LCXCT'tYJpL<i O'OU XCX'tÉO'xcx\jlcxv, xa:t i:oùc; npocp1)-.a:c; CTOU dr. M. Schlier, ThWb ID, 598.600 = GLNT v, r65 .170. -
<Ì7tÉx"t ELvcxv Év poµcal~ xcxt ùnoÀ.ÉÀ.EµµaL Èyw µovwi:cxToc; -rii Bci:a).: ebr. ba'al, propriamente 'il padrone', divinità ca-
XClL l'.,T)'t'OVaL -.T}v \jluxYiv µou ... 't'à. ltU<1LW1'ti)pL<i O'OU xa:tM- nanea e di altre stirpi semitiche. Si noti l'articolo femminile
Àav xcxt 'toùc; 7tpoqni<tac, <rou ànÈX'tEwcxv Èv f>oµqal~ xat in riferimento a una divinità certamente maschile. La spie-
u7toÀ.ÈÀELµµcxL Éyw µovw'tcx-.oc; xcxt l'.,T)<toucrLv -.i)v 4iuxftv gazione più attendibile è che, nella lettura, gli Ebrei volendo
µou. - i}uLcx.r~p: sono gli 'altari' del culto di Jahvé (gli evitare di prcnuoziare il nome del dio cananeo lo sostituissero
altari degli dèj pagani nei LXX e nel N.T. sono sempre in- con boiet ('onta', 'vergogna'), in greco con cxl.crxuvn, femmi-
dicati con ~wµ6c;). IJ sostantivo i}uuLcxui:'fiptov non è attesta- nile. Quest'uso avrebbe lasciato traccia nei LXX sia con la
to prima dei LXX. - xcx'tÈ<Txcx\jla.v: ricorre nel N.T. soltanto sostituzione, molto rara per la verità, di cxl<T)(UVT) a B6.a:À.
qui e in Act. r5,16 (v.l. P74 ACKD) in una citazione di LXX (LXX 3 Regn. 18,19.25 ) sia con l'impiego dell'articolo -.fl
Am. 9,11 s. È un ccmposto di uso antico. - 'tTJv 4iuxi}v = davanti a Bci:aÀ. per significare al lettore che in luogo di
ebr. ne/es, lo 'spirito vitale', la vita. Bcia.À si doveva leggere cxl.<TxuvT) (cfr. LXX 4 Regn. 2 I ,3;
4. XPT)µa.'ttcrµ6c;: hapax nel N .T . Nel senso di 'responso di Ier. 2,8 ss. e passim).
2I8 11 resto di frraele 219
EY.aµljJav y6vu 't"'fi EciaÀ.». 5 oihwç ovv xat Év -re:;> vvv xaL- Baal. 5 Così anche nel tempo presente vi è un 'resto'
pcf> À.Ei:p.µcx xcx-r' Èx)~oy'i}v xapvtoc; YÉ)"OVEV. 6 El OÈ xcipL'!L, di Is rnele per scelta di grazia. 6 e quindi non per ri-
OÙXÉ'tL Él;, Epywv, foEt 'lÌ xcipL<; OÙXÉ't'L ylVE'tlXL xcipLc;. 7 -.l guardo alle opere, altrimenti la grazia non sarebbe più
cùv; oÉm~TJ'tEL 'Icrpai)À., 'tov-.o oùx Ér.hvxEv, -fi OÈ ÉxÀ.oyT) grazia . 7 Che diremo dunque? Che Israele non ha otte-
Èr.É'tvXEV' ol oÈ À.omol. Èr.w!)Wl1T)crav, 8 xcd)wc; yÉypar.taL, nuto quel che cerca mentre invece l'ha ottenuto la parte
«"EowxEV aihoi:c; ò l1Eòc; 'itVEÙµa XC<'tCl.VVçEw<;,
eletta : gli altri sono stati induriti. 8 Si legge infatti nel-
òcpì>cxÀµoùç 'tOU µ'i} ~ÀÉ1tELV lo Seri ttura:
xat W•a 'tOÙ p.1] &.xovEw, Dio ha dato loro tm spirito di stordimento,
EWc; "ti)c; cri}µtpov 'l̵Éprx<;». occhi per non vedere
e orecchie per non udire
9 xat ~avi.o À.ÉyEL,
fino al giorno presente.
«I'EVT)i>TJ'tW Ti 1."pci7tESCX. C.tV'tWV Elc; 7taylorx» xcxt Elc; 9E Dnvide scrive:
1'}i)pcxv «xal. Elc; crxcivoaÀ.ov xa.I. Elc; civ-ra7t6ooµa cxù-
La loro tavola divenga p<'r essi laccio e trappola,
'toi:c;,
inciampo e rappresaglia.
IO <iXO•Lcrì>i)'tWO'CX.V ot òcpi>aÀ.µol. cx.ihwv 'tOÙ µ1] riÀÉ7tELV,
ro Si oscurino i loro occhi cosicché non vedano
xat 'tÒV 'JW"tOV CXU"t'WV OLà 'itCX.'ll"t'Ò<; cruyxt:tµljlov».
e piega il loro dorso per sempre.

5· -rQ ~? Xcx.Lpcf>: cfr. 3,26; 8,18. - À_Ei:µµa: vocabolo atte- non se ne conoscono altri esempii nel significato passivo di
s. ~a to g1a m ~rodat, hapax nel N.T. E usato per esprimere 'pm1:e eletta'. - É7twpwlh1cra.v: propriamente indica il formar-
11dca profetica de,1 ,'resto', (S•'ertt) in LXX 4 Regn. 19,4; cfr. si cli una callosità. Nel N.T. ricorre soltanto in senso tra-
sopra 9,27.--: Xc:1" EY.Àoy11v: cfr. 9,n. «La congiuntura pre- slato p ~ r indicare l'indurimento dci Giudei (oltre che qui in
sente rassorrugl1a a quella del tempo di Elia ... anche ora vi lo. 12 ,40; 2 Cor. 3,14) o dei discepoli di Gesù (Mc. 6,52;
è un 'resto' ... una comunità giudeocristiana, una continuazio- 8,17).
ne d.eli'!sraele carnale nell'àmbito ~I neotestamentario popo- 8. Cfr. LXX Deut. 29,J: x.at oux EOWXE'll xupLoc; ò i>Eòc; Y}µi:v
lo ?1 Dio~ (Althaus, 205 ). Questo 'resro' testimonia che l'e- xcxpola.v EtoivaL xat òcpi>aÀµoùc; ~À.ÉrEtV xcxt W "t'CL lixounv
lezione d1 Israele da parre di Dio resta irrevocabile. «Per EtJJc; 'tf}c; Y}µÉpac; 't'au•11c;; I s. 29 ,10: O'tL 'itE'l:O't'LXE'll ùµlic;
Paolo, esattamente come nella profezia deJl'A.T., il nudeo xupto<; 'ltVEUµct'tL XCX.'tGt'llUçEwc; xat XCIµµUCTEL 'tOÙ<; 6q>tkLÀµovç
essenziale dell'idea di resto è costituito in linea dj principio cxÙ'tW'V. - xr1.-.cx.vuçEwc;: ht1pax nel N.T. Do xa.-." vuo-aw +
dall'elezione invioJabile di I sraele» (G. Schrenk, TbWb rv, 'urtare', 'ferire', 'pungere' e quindi 'sforacchiamento', in sen-
220 = GLI\TT VI, 584 ). so figurato ' dolore violento', 'sbalordimento', 'stordimento'.
7· ~msTJ'tEL: nel N.T. come nei LXX non si disti ngue pel si- U sostantivo è attestato solo nel greco biblico e cristiano ma
gnificato dal semplice STJ'tÉW, cfr. H. Greeven, ThWb n, 897 con ogni probabilità non è un conio dei LXX perché in essi
s. = GLNT m , i537 s. - 'tOÙ"t'O oux È1ri·rvxEv : l'uso di Ém- appare già in senso traslato.
:rnyxciw con l'accusativo neutro di un pronome o aggettivo 9.10. Cfr. LXX Ps. 68,23 s.: yEvTJi} ·~•w 1i T.p&.7tESCL aÙ't'W'll
e anche classico, cfr. Blass-Dcbrunner 12, § 171,2. - ÉXÀ.oyi) : dc; àv'tcx.7t60oc;w xat Etc; O'xcivoaÀ.ov· <rxo'ttcri}Tj..waav ot òrp·
220 L'incredulità dr Israele nel piano di Dio Rom. 11.n - i 2 22 1

11 AÉyw oùv, µi} En'tCUCTCLV i:va r.fowCTw; µ'Ì) yÉvoL-ro· CÌÀ.À.à. 33. Nd piano di Dio l'incredulità di I sraele è 11110 strumento
• @ CLÙ'tWV 1tCLfJCL'1t'tWµCL'tL Ti O'WTl')pla 'tO~ WvEaW, Elç -.ò per la salvezw dei pagani e di Israele stesso.
r. cxp~'T)À.wuL aù-covç. 12 Et Sf. -.ò 1tcxpa7t-.wµcx cx\rtwv
Am111011imento ai pagani convertiti
JI Ora io d omando: essi sono forse inciampati per ca-
~cxÀ.µot cxù-:wv -rou µ i} (3À.É7tELV xat -.òv vw-.ov aò-cwv ÒLà. dere definitivamente? No di certo. 12 Al contrario, dalla
'ltetv-.òç O"VyxcxµtVOV. Il testo masoretico suona: «Sia per essi
la loro mensa u n laccio e un tranello per i commensali. Si genitivo dell'infinito (non dipendente da una preposizione) è
offuschino gli occhi loro e p iù non ved ano, né si reggano caratteristico di una certa xowTi piuttosto distinra, cfr. Blass-
mai più sui loro fianchi». L 'inrerprerazione messianica del Debrunner 12, § 400. - u•JyxaµIJiov: composto d i uso classi-
salmo ~ actestaca and1c altrove nel N.T. (lo. 2,17; Act. 1, co, hapax nel N.T. .
20 ); i parricolari sono però difficili da spiegare. «La maggio- 11. E7t'tCXLCTav: conserva qui in certo modo il significato dt
ranza degli I sraeHti soggiace ... alla condanna di D io indicata ' inciampare'; dr. 9,32: 1t pO O'ÉX O ~CL'\I -e@ ),l~ 'tOV 'ltpOO'XOµ-
neUa Scrittura: Dio cioè ha indurito il loro cuore rendendo- p.a-.oç. Negli altri passi del N.T . (lac. 2,10; 3,2; 2 Peti·. r,
lo cosl incapace di aprirsi al suo evangelo. Egli ba trasforma- 10) significa 'peccare', 'sbagliare'. - \:va. 7tÉO"WO'W : qui 7tÉ<Tw-
ro la loro ' tavola', ossia tutto ciò di cui essi vivono e tutto O'LV indica la permanenza definitiva di Israele nella sua osti-
ciò che fanno, in un motivo di scandalo e di rovina; egli nnzione e nel suo peccato (l'idea d i peccato è già implicita in
p iega il loro dorso sotto la condanna de.U 'ira e in tal modo E7t'tCXLcrav cfr. invece aJ v. 22); si può ricordare l'uso di
li ripaga d uramente della loro disobbedienza. Nel destino di 'ltL'lt'tW ~ indicare il 'cadere' in battaglia; \:va. va inteso in
I sraele Paolo vede compiersi le parole terribilmente oscure senso finale giacché tutta la vicenda di I sraele obbedisce a un
e severe dei lamen ti o delle imprecazioni veterotestamentarie» d isegno divino (dr. Blass-Debrunner 12 , § 38~; E. Stauffer,
(Altbaus, 206). - YE'VT)~JtW: imperativo abbastanza frequen- TbWb III, 330 = GLNT IV, 1028). - 7tCLpet7t-cwµa:L: Vulg::
te nei LXX e nel N .T. ; ÉyEvr)~TV è forma della xowTi esplici- delicto ; dr. 4,25. Q ui però la parola serba probabilmente il
tamence ripudiata dagli atticisti, dr. P hryn., op.cit. 108 s.; suo significato originario di 'passo falso' per coerenza con la
Blass-Debrunner 12, § 78; Debrunner, § 101. - 1taylòcx: ' lac- merafora di E'lt'tCLL<Ta.V. - i} uw-r11pla -.oi:ç E~O"L\I : Vulg.:
cio' ma già nei LXX è usaro largamente in senso metaforico. salus est gentibus. Fu l'incr edulità d~i Giud~ i ~he sp~e gli
- l)l)pav: hapax nel N.T. Quasi certamente vi è una remini- Apostoli e in particolare Paolo a nvolgers1 ai genul1 , dr.
scenza di LXX Ps. J-+,8: ÉMÉ'tw etÙ'o~ç mxytç, fiv où yww- Act. 13,4 5-4 8; I8,6. - 'itCL9as1}.w~cu : cfr.. 10,19..«Quest.a
uxovuw xat Ti l>Tipa, fiv ÉXPVtVCXV O"V),).a(3hw aù-.ovç. - ~a lveza, proprio per essere p:irteapa,ta a~1cno a1. pa ga~?
crxcivòaÀ.ov: corrisponde all'ebr. m6qe1. In origine significa- ridonderà alla fine su I sraele stesso: I amrruss1one dei gentili
va 'm!17.Za di legno', poi 'trappola', 'inciampo' e infine 'occa- alla salvezza susciterà infatti la gelosia di Israele, sveglierà
sione di sventura e di corruzione'. - à:v-ca'ltoÒoµa: vocabolo nell'antico popolo eletto un senso d i vergogna e una brama
tardivo, non attestato prima dei LXX. Ricorre nel N.T. sol- nosralgica di entrare in q ue.Ua comunità di Dio nella quale
tanto qui e in Le. 14,12. Il T .M. porta s'l6111im 'coloro che gli spregiati pagani già si tto":ano» (Al thaus, 208 ). .
stan no tranquilli' (=i commensal i) cbe i LXX banno scam- i2. r.À.ov-coç : cfr. l0,1 2. - xouµo v: cfr. 3,6.19. Qui x6uµo ç
biato per sillt2ml!n ( =à.V'tCL7t000(TLç). I1 Targum legge invece è usato precisamente nel senso di E~V'T) alla maniera giudaica,
s"lamim (uccisione sacrificale) e intende : «Il loro banchetto dr. Le. I 2 ,30 e H . Sasse, TbWb lll, 892 = G LN1: y, 9 42.
sacrificale d iventi per essi un inciampo», cfr. Strack-Billerbèck 1]-r•T)!J,<1: vocabolo rarissimo, attestato olue che qm in LXX
Il!, 289. - O"XO'tLO"i}1)-.wcrav: dr. 1 , 2r. - 'tOU µfi ~ À.É 1t EW: il l s. 31 ,8 e 1 Cor. 6,7. È certo che TJ't't'T')µcx , derivando da YJ't·
222 L'mcred11/11à di Israele nel piano di Din Rom. i 1 1 12-15 223

TIÀ.ov'toc, x6crµou xcxt 'tÒ t]-r-cT)µcx m'.rtwv 1tÀ.ov-coc, ÈÒ\lwv TI6- loro caduta è derivata la salvezza ai gentili perché quelli
c n ~ µciÀ.À.ov "tÒ TIÀ.Y)pwµcx cxu'twv. ' ne vengano ingelositi. M a se già la loro caduta è una ric-
~3 ~Yµv ÒÈ Àlyw .. ~e; ~i} v Ecn.v· Ècp' &rov µÈv ovv dµL Èyw che7..za per il m ondo e la loro diminuzione è una ricchezza
EWW\I CXit6cr-roÀ.oc;, 'tT)\I OLCXXOVLCXV µou o~cisw. 14 Et 1tWC, per i gentili q uanto più lo sarà il loro conseguimento del-
itcxpcxsT)À.wo-w µou -ci]v crcipxa. xcxt crwa-w 'tLvàç i.!; cxu'twv. la pienezza!
r.5 El y à.p Ti &.7t o~À.T} cxu-cwv xcx-rcxÀ.À.cxrn xòcrµou, -.le, i) 1 3 P erciò a voi gentili convertiti io elica: proprio perché

sono ap ostolo dei gentili io faccio onore al mio ministero


i:6:op.cxL, ~oi;npta l'idea di perdita, di danno, di dimi nuzione 14 nella speranza di rendere gelosi coloro che sono miei
CyuJg. dtmmutzo J· Mo, me_n tre al~uni intendono questa per- fratelli secondo la carne e di portarne alcuni alla salvez-
dita n~ s~n? di un falluuento (questo io effetti sembra
essere 11 s1g~ifcato della p_ a rol~ in I _Cor. 6,7) altri interpre- za. 15 Giacché se il loro ripudio ha significato la ricon-
tano In perdirn come una riduzione dJ numero con riferimen- ciliazione per il mondo, la loro riammissione che al tro
t? .al fa1to ';!1e solcamo un ' resto' ha creduto.- itÀ.i}pwµcx: se
s1 ,intende T)'t"~La nel senso di 'riduzione numerica' si do-
vra dare a 'itÀ. ~p w~ a il significato di 'totalità' (dr. 11,25 ; za però mai collocarli proprio all'inizio, cfr. Blass-Debrunner ,
Gal. -t,4) con. :1fcrnncnto alla conversione di 'tutto' I sraele § 473,r). Già ncll 'A.T. biisar/cét.p°E, può indicare singole per-
~ I , 2~ ). Altr ~ mvece intendono 7tÀ.l]pwµcx io senso attivo: il sone legate ad altre da vincoli di sangue, cfr. Gen. 2,23; LXX
comp1memo (da parte dei Giudei) della volontà di D io (cfr. Gen. 37,27; singolare è però quest'uso di cr<Xp; per designare
13,10). . il complesso dei connazionali.
i3 . Ècp' oCTov: Vulg.: quamdfo. Malgrado le osservazioni del 15· &.nor3o)..i): composto di uso classico, attestato nel N.T.
Lagrange. ad l. il significato temporale non può essere esclu- soltanto qui e in Act. 27 22. - xct~À.yfi: cfr. 5,r. -
~o perché, se~ vero che in questo senso Paolo usa sempre Ècp' npoc;À.T)µ\jnc;: hapax nel N.T. Manca nei LXX (a differenza di
ccr_ov ~ov ov , e pur vero che nel N.T. si trova anche il sem- npocrÀ.aµBavEo-i)u.L; cfr. G. Delliog, ThWb iv, 16 = GLNT
plice Ecp 8crov nella medesima accezione (e soltanto in questa Vl , 49). Propriamen•-: significa ' aggiunta'. Qui per analogia
cfr. Blass-Debrunner '\ §§ 233,3; 455,3; Moulcon-Turner: col verbo (attrarre a sé) indica la futura riammissione del po-
272 ). Inoltre P aolo puo bene aver detto «per tutto il tem- polo ebraico. Dopo itpÒcrÀ.T)µ~; si deve quindi sottintendere
Po, ~ e sono Apo~r l o dei gentili>> nel senso di «finché vivo». cxu'twv. - d µi} çwi} ÈX vExpwv: «La riaccettazione definitiva
Ecp ocrov nel s1gni1ìcato non temporale di «per quanto» «in di Israele che altro può significare se non l'approssimarsi del
quan.~o» è d~entao nella grecità profana (Lld elJ- S~ot, Lempo finale io cui, secondo la promessa, avverrà la resurre-
s:v· ocroc; registrano Thuc. I.4 1 ; nessun esempio invece è
1
zione e la morte sarà definitivamente sconfitta? La conver-
n 1;ortato ~ n Kilhner-Gcnh H, n, 498). - µlv oùv: l 'uso di sione di Israele segnerà dunque la fine della storia della sal-
µEv. senza 1l correlativo OÉ sembra qui giustilicabile anche con VC7.Za}> (Althaus, 209). Cosl intende la maggior parte degli
la s intassi c~si: in quanto ha valore asseverativo, dr. Blass- esegeti. Altri invece dànno a swl) ÈX 'llEXpWV vita ex mortuis
Debrun?er ·: § 4-}7,+ «En mm que je suis apotre des gentiJs, (si ricordi che l'espressione con la quale Paolo indie.a abirual-
ce que 1e sws,,cerres: .. ; dr. Hebr.IX,I» (Lagrange). men te la resurrezione dei corpi è [-Ti] à vcicr-cacn.c; [ 'tW\I]
1+ µou 'tl)v crapxcx: il costrutto si spiega, a quanto sembra, VEzpwv, Vulg.: resurrectio mort uorum) un senso figurato.
C<;>~ la r~g? l a,_ o almen? con la consuetudine di avvicinare il «La conversion en masse d'Israel sera pour les Genri]s un
pm possibile 1 pronom1 encHtici al principio della frase (sen- évènement d'une très grnnde utilité et felicité comparables ~
224 L 'incredulità di Israele nel pio110 di Dio Rom. r 1,15-17 225

1tpO"À)µ~u; EL µ'Ìj swii ÈX VEXpwv; I6 EL ÒÈ ii &.mxpxiJ può significare se non la resurrezione dei morti? 16 In-
éJ.yla., xa.t -.ò <pupa.µa: xat tl 1) f>l sa. à.yla, xat ol. xÀcX.ooL. vero se le primizie dell'imp2sto sono sante santa è anche
I? El oÉ ·tw t c; -.wv xÀciowv É~txÀ.cXO")Tr av , aù ÒÈ &.ypLÉ- la massa e se la radice è santa santi sono anche i raro i.
À.cuoc; wv Évtu-.pl~T)c; Év a ù-roi:c; xat O"VyxCR.vwvòc; 'ti')c; I7 Ma se alcuni dei rami sono stati recisi e tu, ramo d el-
l'oleastro, sei stato innestato fra essi divenendo così par-
celles qu'apporrerait dans une famille la résurrection d 'un de
ses membres ... Sans affirmer aucun lien chronologique entre care la maggioranza colpevole di Israele. - à.ypLÉÀa.Loç: pro-
la conversion des Juifs et la fin du monde, les expressions priamente è aggettivo di à yp ~f.Àcx l a e significa ' appartenente
adoptées par J'Ap0tre semblent en é tablir un enue la conver- all'ulivo selvatico' ; ccn valore di sostantivo ( = &.ypLEÀa.la.) è
sion des Juifs et le salut du mond pa1en» (I-luby-Lyonnet, attestato a cominciare da Theophr., hist. plant . 2 , 2 , 5 e Theocr.
390.629). 7,I8. Nel N .T. ricorre soltanto qui e al v. 24. - ÈVEXEVi:plcr-
I6. &.7ta.px1}: dr. 8,23 . Qui si allude alla primizia dell'im- t>11ç: termine tecnico per indicare l'innesto (soltanto in Sap.
pasto che, secondo Num. i5 ,20 ss., doveva essere riservata a I 6,1 1 il verbo significa ' pungolare'). La similitudine ccntrad-
Dio. «Paolo va oltre e considera tutta la massa come sottrat- dice-la p ratica normale dell'olivicoltura: in realtà si innesta-
ta all'impiego profano» (Delling, ThWb 1 , 484 = GLNT r, no rami domestici su un tronco selvatico. «Ma ciò non ha
1290). Secondo alcuni qui la 'primizia' sono i primi giudeo- alcuna importanza; oggettivamente l'immagine doveva essere
cristiani o addirittura lo stesso Gesù Cristo (cfr. p. es. Bar- svolta in questo modo e il concetto risulta chiarissimo» (Al-
rett, 216 s. ). Ma questa interpretazione ben difficilmente si thaus, 211, n. 3). È pur vero che esisteva e, a quanto pare,
p uò sostenere ove si tenga con to del parallelismo con la si- esiste ancora un metodo per ringiovanire un olivo vecchio
militudine seguente; infatti la 'radice' da cui sono spuntati i consistente nell'innestarvi un ramo giovane di un olivo sel-
'rami' (ossia la totalità di Israele), alcuni dei quali sono stari vatico (ne abbiamo una descrizione in Coluìnella, 5 ,9 ,16).
recisi (i Giudei non creden ti ), rappresenra evidentemente i pa- Ma è sommamente improbabile che P aolo conoscesse tale
triarchi e soprattutto il padre della fede Abramo (dr. cap. 4). pratica; più improbabile ancora è che abbia inteso alludervi
Ciò è confermato dal v. 28 dove si afferma che i Giudei anche ru1che perché, come osserva il Lagrange, in tal caso la compa-
se rigettano la grazia dell'evai1gelo, continuano ad essere a- razione risulterebbe meno adeguata in quanto il ramo selva-
mati ÒLà. -roùc; 1t<X-rÉpm;. «Il pensiero dP.11'Apostolo è che per tico avrebbe, per cosl dire, qualche merito. Opportunamente
la pasta ci si deve aspettare quel che si è visto a proposito invece, a questo proposiro, si può ricordare che gli scritti rnb-
delle primizie; che cioè si attende dal popolo quanto è stato binici conoscono l'immagine dei germogli wrutni (i gentili)
dato ai patriarchi, allo stesso modo che dai rami si attende che vengono innestati (mediante la circoncisione) nel tronco
quel che è appartenuto alla radice che era santa» (Priimm, (cli I sraele), dr. Strack-Billerbeck rn, 292. - <Tvyxowwvoç:
I 35 ). - cpvpa.µix: dr. 9,21. È vocabolo attestato a cominciare nel N.T. l' uso della famiglia di xotvwv- è caratteristico di
da Aristotele (probl. 929 A 25 ). Nel N.T . ricorre col signifi- Paolo. - -.fjc; pls11c; -.Tjc; m.o't'l")"t'oç: il secondo geni tivo è di
cato di 'pasta di pane' anche in I Cor. 5 ,6 s. (sempre in un q ualità alla maniera semitica (il vocabolo è hapax nel N .T. ).
contesto figurato). - xa.t d 1i plsa. à.yla., xa.t ot xÀ.ciooL: vi Le varianti come -rfjc; pls'l")ç xat -r'fiç 1tLO'tYJi:oc; (AK) o sem-
è qui un richiamo all'immagine giudaica di I sraele quale plicemente 'tijc; moTI]'toc; (P46 D *G-) sono evidenti lectiones
«pianta di giustizia» di cui Abramo è la radice; dr. le testi- faciliores . «I pagani che credono in Crisro vengono incorpo-
monianze in Strack·Billerbeck In, 290 . rati nella comunità di salvezza di Dio come membri di pie-
17. t l OÉ i:wEc; i:wv xÀ.ciowv : espressione addolcita per indi- no diritto. Il legame del sangue è sostituito dal legame della
L'incredulità di Israele 11el piano di Dio 227
pll,l')c; tjc; moTI}'toc; 'tfjc; H.alac; ÉyÈvou, I8 µl) xa-.axauxw Lecipe delJa pingue radice dell'olivo, non essere arrogante
'twv xÀ.6.owv· El oÈ xa'taxauxcicrat, ov aù 'tTJV pl'(,a.v ~acr't<i­ verso i rami. Che se tu lo fai, ricordati che non sei tu a
l,ELc; &:À.Àà. Ti pl'(,rx crÉ. 19 ÈpELç ovv, 'EçExÀ<i<Ti>l')crcx.v xÀaOOL portare la r adice, ma è la radice che porta te. 19 Tu
~vrx Éyw ÈyxEnptcrt>w. 20 xaÀW<;· 'tTI &.mcr'tla. tçExÀ<icrt>TJ- puoi dire: «Ma sono stati recisi i rami perché i.o fossi in-
crav, CTÌ.J oÈ 'tTI 7tlCT'tEL ECT't'"l)Xcx.c;. µT) ·hlJJ"llÀà. cppovEL, O:À.Àa cpo- nestato». 20 È vero: per la loro incredul ità essi sono
~ou· 21 Et yap ò t>Eòc; -cw'J xcx.'tà. cpucnv xÀ<iowv oùx tcpd- stati recisi e per la fede tu stai sull'ulivo. Perciò non an-
cra't'o, oÙOÈ voli <PEL<iE'tCX.L. 22 ~OE oùv XPTJCT'tÒ't'"l)'tCX. xrxt àito- dar superbo, ma abbi timore. 21 giacché, se Dio non ha
'toµlav t>Eou· Èitt µÈV 'toùc; 1tEcr6v-cac; &.m~ltoµa, fot oÈ o-È risparmiato i rami che appartengono all'albero per natu-
XPTJC1't6'tTJc; t>Eou, tà:v ÈmµÈvnc; -tj'j xPTlcr'tb'tTJ'tL, Èitd xat uù ra, non risparmierà nemmeno te. 22 Vedi dunque la
bontà e la severità di Dio, severità verso coloro che sono
caduti e bontà verso di te, sempre che tu rimanga in que-
fede. Tutto ciò è espresso nell'immagine de1l'ulivo: l'ulivo
continua a sussistere ma Dio taglia via dall'albero quei rami
che - nella situazione determinata da Cristo - non gli appar-
tengono più, per innesra1·vene dei nuovi, che in origine era- àÀ.À.à cpo~v : si ricordi che la fede esclude ogni Y.<XVTJCL~
no in un organismo del tutto diverso» (J. Schneider, Th\'V'b (J,27).
m, 720 = GLNT v, 489 s.). 21. ovoÈ: Ja variante µT}7twc; ovoÉ (P.it. KDG Vulg.: ne forte
:r 8. xa.'taxauxw: propriamente xa-.axcr.uxcicri>aL significa nec tibi parcat) è sorta con ogni verosimiglianza dalla preoc-
'gloriarsi guardando trionfanti altrui dall'alto al basso' (il cupazione di evitare il tono troppo perentorio dell'afferma-
verbo ricorre si può dire soltanto nel greco biblico e cristia- zione che poteva farla apparire quasi una profezia.
no). Il costrutto col genitivo compare anche in Iac. 2,13; con 22. àitO'Toµlav: da &.7tb'toµoc; ((i-r.6- -cɵvw ) propriamente 'ta-
valore assoluto il verbo si trova invece in Iac. 3,14. - xa-.a- gliato .a picco', 'scosceso' e figuratamente 'aspro', 'severo'.
xcwxacrat: per la forma cfr. 2,17. Si noti la brachilogia che E vocabolo rarissimo, non attestato avanti l'età di Augusto,
ha un preciso riscontro in I Cor. u,r6; cfr. Blass-Debrun- hapax nel N.T. - 1tEcr6v-.o:c;: qui sono i peccatori a differenza
ner 12, § 483 . cli u ,r:r. - XPTJCT'to't'r)c;: dr. 2,4. - lmµ Évnc; 'tTI XPTJ<T't6't'TJ-
20. xaÀ.wc;: nel N.T. come nei papiri prevale nettamente su 'tL: si noti come Paolo dica «rimanere neUa bontà» e non «ri-
EV, cfr. Blass-Debruoner 12, §§ ro2,3; :r26,1 a a.. - 'tij 7tlCT'tEL mane.r e nella fede». «Les deux choses sont nécessaires, mais
Ecr't'TJY.et.c;: «L'opera di Dio si attua in correlazione con la de- la nuance a été choisie pour montrer que demeurer dans la
cisione umana, in modo che l'una comporti l'altra. La fede foi c'est demeurer sous l'action de cette bonté qui a greffé
è un effetto operato da Dio che attivizza l'uomo movcndolo Ics rameaux sauvages par pure bonté» (Lagrange, 282). Èm-
a credere cosl che la fede diventa - sotto l'azione della gra- µivw è composto attestato già in Omero, in senso traslato a
zia - un vero atto dell'uomo. Essa non è mai un Epyov auto- cominciare da Platone (cf r. resp. 49ob). - ÈitEl: nel senso
producente che garantisce la continuità della grazia. Però non di 'altrimenti' è anche dell'uso classico, dr. Blass-Debrun-
si può sottacere che la fede è anche opera dell'uomo» (G. ner 12, § 456,3. - Èxxomicrn: lo stesso verbo è usato per in-
Schrenk, Th\'Xlb IV, 220 = GLNT VI, 587). EO'TI}Xa confor- dicare la recisione dell'nJbero isterilito nella parabola varia-
me all'uso classico ha sempre nel N .T. significato di presence, mente riferita e applicata dai si nottici (Mt. 2,10 par.; Mt. 7,
cfr. Blass-Debrunner 12 , §§ 34:r; 342a. - µi} ùtJniÀ.à cp6vE~ 19; Le. :r3,7 ss.). \
228 Alla fine tutto Israele troverò la salvezza Rom. 1 r,2;-26

ÈXXOTITJVTI. 2 3 xò:xEi:voL oÉ, Èà.v µT) ÉmµÉvwcnv Tfl à.mcr"tlQ., sta bontà, altrimenti anche tu sarai reciso. 23 V iceversa
ÈyxEv'tptm'hicrov'tcxL· ovvcx'tòç yap Ècr'ti.v ò -DEòc; TtaÀ.Lv Èy- quelli, se non si ostinano nell'incredulità, saranno reinne-
Y.EV"tplcrcx1. cuhovc;. 24 El yàp CTÙ tx "tilc; XCX'tà <pVCTLV E:ç,E- stati, giacché Dio ha il potere d i far ciò. 24 Infatti, se
X07t11c; Ò:yptEÀcxlou xcxt itapà. q>VCTLV ÈVEXEV'tpti}T]c; dc; xcxÀÀLÉ- tu sei stato reciso dall'oleastro al quale appartieni per na-
ÀCXLOV, 'ltOcrCp µ<iÀÀ.ov ou'tot ot xcx"tà cpucri.v ÈyXEV'tptai)1)crov- tura e conu-o natura sei stato innestato nell'olivo dome-
-rcxL 'tTI loi.~ ÈÀ.cxlc,.. stico, quanto più facilmente essi che vi apparcengono per
25 Ov yàp i)ÉÀ.w nµéic; Ò:yv~i, Ò:OEÀ<pol, 'tÒ µvatjpLOV 'tOV- natura saranno nuovamente innestati nel loro ulivo.
'tO, rvcx. µ1J -n-.E [Èv] Éav-roi:c; <ppovLµOL, O'tL 7tWpw:nc; Ò:'!tÒ
µÉpovc; 't~ 'Icrpcxi}À. yÉyovEv cX.xpLc; ou 'tÒ 7tÀ.1}pwµcx -.wv rn- 34. Alla fine tutto Israele troverà la salvezza
vwv El!rtD..i)n, 26 xat ov-cwc; 7tcic; 'IapcxT)À. awi)iJcrE'tcu· xcx-
25 Non voglio infatti nascondervi, o fratelli, questo mi-
i)wc; yÉypCX.'it'tCXL,
stero perché non presumiate troppo di voi stessi: l'indu-
« "H~EL Èx LLWv o pv6µEvoc;, rimento che ha colpito una parte di Israele perdura sin-
ò:itoa"t"pÉtfieL &:cn;~Ela. Ò:7tÒ 'Icxw~· ché la totalità dei gentili sarà entrata; 26 dopo di che
tutto Israele sarà salvato come sta scritto:
23. OVVCX'tO<; ... 7tlXÀ.Lv ÈyXéV"t"plCTetL: COStruttO anche classico, Da Sion verrà il Salvatore
dr. Thuc. l,139,4 .
24. xaÀÀ.l.ÉÀ.c.uov: 'olivo domestico' composto di xaÀÀL 'bel- e toglierà l'empietà da Giacobbe.
lo' (usuale nei composti; la geminata )..).. qui come in xaÀ.-
À.lwv, xciU.1.a'toc;, xaÀ~c; è tuttora inspiegata, dr. Chan- vezza (come in 1 Cor. I 5 ,5 l ). Chiedersi come Paolo abbia
rraine, s.v. xaÀ.6c;) e 10..cxtoc; per cui vedi &.ypLÉÀ.0:1.oc; al v. avuto conoscenza di questo ' mistero' significa, a dir poco,
17. È vocabolo di uso rarissimo attestato per la prima volta avventurarsi in congetture in nessun modo corroborate dal
in Aristot., plant. 820 B 40, hapax nel N.T. - µvcr't1]p1.ov: testo. - tav-toi:c,: dr. 6,n. - 7twpwinc;: 'indurimento' è
«Visto nel suo insieme µva"tT}p1.ov nel N.T. è un termine ra- vocabolo della tarda grecità; nel N.T. ricorre sempre in sen-
ro che in nessun caso lascia intravedere relazioni con le reli- so trasbto, dr. Mc. 3 15; Eph. 4,r8. - cbtò µÉpouc;: locu-
gioni misteriche» (G. Bornkamm, ThWb IV, 831 GLNT = zione di uso tardivo, attestata per la prima volta nel n sec.
vm, 706) e neppure, aggiungiamo, ha nel complesso attinen- a.C. da Antipatro di Tarso, SVF ID, 249, fr. 34; vedi infra
za con la sfera del culto e dei 'sacramenti' ( tranne in I Cor. 15,15.24. - axp1. ov : nel N.T. si trova costruico o con l 'in-
4,1, e forse Eph. 5,32 ). Gencralmeme nell'uso paolino µv- dicativo alla maniera classica oppure col congiuntivo ma sen-
a"t1]pLO'' indica il disegno salvifico di Dio al centro del quale za av, dr. Blass-Debrunner 12, § 383,2. - itÀ.1}pwµcx -rwv E:l>-
srn la persona del Signore. Tale disegno prima dell'avvento vwv: la 'pienezza' dei gentili ossia Ja loro totalità morale. -
di Cristo, sebbene i profeti l'avessero a modo loro annunzia- EL<TÉÀ.i)n: nel N.T. è termine caratteristico per indicare l'in-
to, era rimasto in complesso occulto mentre ora è rivelato gresso nel 'Regno'; qui è usato in senso assoluto come in Mt .
(pur rimanendo sempre un 'mistero', ossia w1a realtà supe- 7,13, dr. J. Schneider, TbWb n , 674 s. = GLNT m, 942-45 .
riore e inaccessibile al senno umano) e viene proclamato dal 26.27. xcxt oihwc;: non equivale senz'alcro a xcxt 'tértE e sem-
kerygma apostolico (dr. K. Prumm in Bauer 11, 897 s.). Qui bra indicare una cena causalidL «La transformation de l'eo-
µ vCTTTJPLOV indica un'aspetto pm·ticolare del disegno di sal- semble des Gentils par la foi chrétienne provoquera l'émula-
2JO
Alla fine tutto Israele troverà la saivezzo 231

'2.7 xcd au"CT} aù-.oLc; ii Tiap' ȵo ù OLat}T}xT), 27 Questo è ciò che io dispongo per essi,
O'tav ètcpÉÀ.wµo:1. -rà.c; étµap'tla<; aù-r:wv». quando avrò cancellato i loro peccati.
28 xa-rà µÈ\I -.ò EÙayyÉÀ.1.ov Èxi}pot 01.' ùµ<ic;, xa'tà. oÈ. -.i)v 28 In effetti, se si considera l'evangelo, essi sono nemici
ÈY.Àoyi}v ciya'ltT)i:ot 01.à. i:oùc; 'ltai:Épac;· 29 ciµE -r:aµfÀ.T)-.a di Dio per vantaggio vostro, ma se si considera l'elezione
sono invece i suoi prediletti per motivo dei loro padri;
29 giacché dei suoi doni e della sua chiamata D io non può
tion d'I srael et aura une pare d 'in1luence sur sa conversion»
(Huby-Lyonnet, 402). - 7téX.c; 'Icrpai}À. <Twì>1)crE-r:at.: non sol-
tanto il hdµf.La del v. 5. n<ic; 'Ie7pa1)À. è formula semitizzante (Altbaus 1222 s.). - f)çEL .. . a.v-r:wv: cfr. LXX Is. 59,20 s.: xat
(cfr. Blass-Debrunner 12 • § 275 ) e come giustamente osserva f)çEL E\IEXEV LLi;)'V 6 pu6µEvoc; xat a7toCT-.pÉ\)IEL CÌ.O'E~lac; cX7tÒ
W. Gutbrod , ThWb m, 390 = GLNT IV , u8o non equi- ' J cxw~· xat au"CT} cxò-r:oLc; i) 7tap' ȵoù 01.ai>T1x11 (cfr. anche
vale a r.O:vi:Ec; ot 1ovoai:ot.. Si tratta anche qui cli una tota- LXX Ps. 13,7), LXX Is. 27,9: [xat -.où-r:6 Èui:w i) EÙÀ.oyla
lità morale. Avvalendosi anche di un'interpretazione soste- aù-roù) éhav <icpÉÀwµa1. a.ù-r:où TTJV &,µap'tlav. - lx 1:1.wv:
nuta in antico da Agostino (dr. ep. r 49,r9) i primi teologi può essere una reminiscenza di LXX Ps. r 3,7: -rlc, oWO'Et. Èx
della Riforma in genere hanno inteso «tutto Israele» nel sen- kl.W\I 'tÒ CTW"rTJPLO\I -rou 'Jc;paiiÀ.; Per oia,1'1)xT) dr. 9,4.
so cli «Israele d i Dio» (Gal. 6,r6) riferendolo quindi alla 28.29. 01.' uµiiç .. . 01.à. -r:oùc; 1ta'tÉpaç: malgrado il p arallelismo
chiesa (o ai fedeli predestinati), non al popolo c:brnico che la preposizione oL&: non ha esanamence lo stesso significato
essi considuavano definitivamente riprovaro. O ggi nessuno in 28a e 28b; nel primo caso essa reca una sfwrutrura finale
più sosterrebbe, almeno in termini così radicali, questa ese- («per voi, ossia perché la salvezza giunga a voi»); mentre nel
gesi, non foss'a ltro perché ad essa si legano, a tcrro o a ra- secondo è puramente causale, cfr. 4,5 e A. Oepke, ThWb II,
gione, i ricordi di un certo :mcisemicismo cristiano. Inaccet- 69 s. = GLNT n , 92r ss. - tx1'pol: il parallelismo con àya-
tabili sono però anche talune recenti interpretazioni di segno 'l'tT)'tol non ci sembra un morivo suf!iciente per attribuire an-
oppos to le quaH, forzando tutto il significato del cap. I I che ad tx1'pol un significato passivo in contrasto con q uello
e in particolare di uùuni passi (per es . vv. 28 ss.) rischia- che è il valore normale dell'aggettivo oel N.T. ; dr. W.
no di approdare a una vera e propria fede nel popolo ebrai- Foerster, ThWb Il, 814 = GLNT m, 1315. - xÀ.'fiu1.c;: è
co e di negare quindi, almeno implicitamente, lo chiesa qua- termine specifico del linguaggio paolino per indicare La chia-
le unico «popolo di Dio» e unica comunità di salvezza. <{La mata o la vocazione cbe vengono da Dio, cfr. K. L. Schmidt,
speranza che l'Apostolo nutre per il suo popolo riguarda T hWb m. 42 ss. = GLNT 1v, 1464-68. «L'abondance des
soltanto la sua futura conversione a Crisro ... Dopo la venuta miséricordes divines répandues sur les patriarcbes rejaillit
di Gesù Cristo Israele è decaduto dalla condizione privilegia- sur leurs descendants, de celle sorte qu'un jour il se converti-
ta di 'popolo di Dio' che lo distingueva da tutti gli altri l'Ont au Christ, comme saint PauJ vient de l'annoncer... Israel-
gruppi umani. Il 'popolo cli Dio' è rappresentato ora dalla -peuple reste appelé à entrer dans le royaume de Diem> (Hu-
cristianità della quale fanno pane canto i Giudei quanto i pa- by-Lyonnet, 403 s.). «Ma ciò non contraddice forse quanto
gani. La missione che Israele era stato chiamato a compiere è stato detto nel capicolo nono, che cioè Dio è affatto libero
nella storia della salvezza è passata ora a Cristo e alla sua nella sua scelta e quindi non vincolato in alcun modo a Israe-
chiesa che è il \1ero Israele. Secondo la testimonianza dell'A- le? Paolo non sta forse parlando dell'elezione cli I sraele allo
postolo, Israele come popolo avrà un futuro di salvezza ma s tesso modo in cui ne parlano i Giudei? Nienre afbtto ... Pao-
non avrà più una missione particolare nella historia salutis» lo non può ammettere il principio 'della discendenza fisica
232 Alla fine /litio I srae/e troverà lo salue;:za Rom. 11,29-34 2 33

yà.p -rà. xcx.plaµa-.o: xat Ti xÀ.Tjcnc; 'toù i}Eou. 30 Wa7tEp yà.p penarsi. 30 Infatti come un tempo voi fos te disobbe-
VµEi:c; 1tO'tE T)T:ELi}l]cra.'tE -rQ 1'E~, 'VU'V oÈ 1})..ET)1'T}'tE -rii -roV- dienti a Dio, mentre ora avete ottenuto misericordia per
'tW'V à;;ELi}Elq., 31 oihwc; xo:l ov-roL vuv i)7tElì}T}cretv "t'c{J vµE- cagione della loro disobbedienza, 31cosl ora essi han-
-rÉp~ ÉÀ.ÉEL ivo: xo:t CX.Ù'tOL \IU'V ÉÀ.ET}i>wcnv· 3 2 CTV'VÉXÀ.ELCTE'V no rifiutato l'obbedienza di fronte alla mise.ricordia ac-
yà.p ò 1'Eòc; -roùc; 7tci.\l"t'CX.c; Elc; ànElì}ELCX.'V tvcx. -roùc; 7tci.'V'tCX.c; cordata a voi per ottenere a loro volta misericordia. 32
ÈÀETJCTTI. Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per u-
33 "n ~ci>o; 1tÀ.oV•ov xo:t crocplcx.c; xcx.t yvWO'Ewc; 1'Eoù· wc; sare a tutti misericordia.
cX'VE~PO:T)tC. -rà. xplµo:-ra CX.V'tOU xcx.L à.VE~Lxvlacr-o a.t 33 O profondità della ricchezza, della sapienza e della
oool OÙ'tOU. scienza di D io! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi
34 «Tlc; yà.p (yvw vouv xuplou; e impenetrabili le sue vie!
ii -rU; uvµ~oÀ.c; «XÙ'tou ÉyÉvt-ro; 34 Infatti chi ha conosciuto i pensieri del Signore?
E chi è stato suo consigliere?
dai patriarchi' quando esso venga fatto valere dall'uomo co-
me una sua prerogativa davanti a Dio ... All'uomo che cos1 servato come lectio difficilior. Contrapposto al 7tOTE del v. 30
pensa va detto che l'appartenenza al popolo eletto non ha esso indica il mmc escatologico deJ nuovo eone g ià comin-
alcun valore davanti a Dio iJ quale è assolutamente libero ciato (sebbene tuttora nascosto sotto l'antico) con la croce
di respingere o di chiamare a sé chi vuole. Ma quando l'uomo e la resurrezione di Cristo. Non ci sembra davvero necessario
è veramente sottomesso a Dio e ne osserva la volontà allora ricorrere, come fanno parecchi, p. es. l'Althaus, 2r6 e G.
gli. si può beo ricordare la promessa fatta da Dio ai patriar- Stahlio, ThWb rv, 11 05, n. 43 = GLNT vrr, 1474, n. 43
c~ 1 - promessa gratuita, che quindi non conferisce alcun di- alla tesi, secondo noi indimostrabile, che Paolo attendesse
ntto - di non lasciar perire il popolo che ha scelro per sé ... come 'imminente' il ritorno di Cristo e quindi la conversione
la libertà di Dio non esclude la sua fedeltà» (Althaus, 204. di Israde. Secondo O . Casel. Il mistero cit., 196 «L'Aposto-
210.216). lo vede come p rofeta, nelle profondità deJ mistero di Dio e
30 . TJ1tEL1'1)cra:tE: dr. 10.24. - 'TÙ -rou-.wv &.7tEL1'ElQ.: Vulg.: perciò vede, come Dio, solo un eterno 'adesso' ».
P':opter incredulitatem illorum. Ma forse il dativo greco in- 3 2. crvvÉXÀ.ELO'EV : forma normale nella xowTi (art. cruvÉxÀ.n-
dica tanto una causa quan to una circostanza (in occasione o C-!v ). In senso traslato (eh. Gal. 3,22 s.) il verbo è attestato
in concomitanza della loro disobbedienza). solo nell'età ellenistica, dr. Preuschen-Bauer; Liddeli-Scott,
31 · -c4l VµETÉp~ ÉÀ.ÉEL: in parallelo con a7tEL1'Ela sarà da in- s.v. - "t'oùc; miv-.a.c;: contrappone la totalità alle due parti
tendere allo stesso modo, v. sopra. L'interpaz~ (Sanday- (Giudei e gentili) secondo un uso anche classico; in Paolo oi
-Headlam, Zabn) che riferiva -rQ ÙµE-rÉp<fl tÀ.ÉEL alla frase 7tcXV' E~ e "t~ 'ltcXV'tet sostantivati sono abbastanza frequenti ;
seguente intendendo «affinché per la misericordia usata a voi dr. Blass-Debrunner 12 , § 274,7.
anch'essi trovino misericordia» ha avuto scarsa fortuna. Po- 33-36. La pericope che conclude la parte più specificamente
chi intendono ÉÀÉEL come datwus commodi (Vulg.: in ve- 'dogm~tica della lecrera ba l'intonazione e la movenza di un
stram misericordiam ). - vuv ÈÀ.ET)l>wcn.v: il vuv, sebbene omes- inno articolato in quattro periodi strofici corrispondenti cia-
so da_~. AK<?, ~a moltissimi codici greci minuscoli, da pa- scuno a un versetto. Un'analisi tuttora fondamentale dell'inno
recchi manoscmu della 11etus Latina e dalla V r.llgata, va con- nei suoi aspetti formali è stata condotta da E. Norden, Agno-
La vita cristiana come ofjerla a Dio l<om. rr,35-n,I 235
35 fì't"Lç 'itpOÉOWXEV aùi:é;>, 35 o chi ha dato a lui per primo
xat civ'to:noooihìcn·uu aùi:ii>; » sicché gli fosse dovuto il contraccambio?
36 O't"L tç aÙ'tOV xat OL' aÙ•ov xat Elç mhòv i:à mina· aù- 36 Perché tutto procede da lui , sussiste p er mezzo di lui
't<{j TJ oo;a Elç 'tOÙç alwvac;· à.µi)v. e tende a lui. Sia gloria a lui nei secoli. Amen.
12 IlcxpcxxaÀ.w ovv ùµéic;, aoEÀq>ol, oLà -cwv olx'tLpµwv -.ov
i}Eou, 7tapaCTTijCTCXL -cà CTWµa""ta Ùµwv i}vcrlav ~WCTa\I aylav 35. La vita cristiana come offerta totale di se stessi a Dio
12 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio
stos Theos, 240-250. Più di receme U. Wilckens, TbWb vu, ad offrire i vostri corpi come un sacrificio vivente, santo,
518 s. ne ha dimoscrato il carattere 'sapienziale'. - Bciiloç
nÀ.ou-.ou xal uocplac; xaì yvwcrEwç i}Eov: iJ Norden, Agnostos
Theos, 243, n.3 pensa che Paolo abbia desunto questa for- nel N.T. Nel significato di 'dare prima' è attestato per la pri-
mula da una fonte scritta ellenistico-giudaica dove già essa fi- ma volta in Xenoph., hist. Graec. l,5 ,7. - à.V'tcio}rE•a~:
gurava tra i predicati cli Dio. In parricolare egli osserva che dr. LXX Is. 40,14 (codd. SA). È un composto moho antico,
~6:ì}oç 7tÀ.OU"t'OIJ non ha riscontri scritturistici mentre la se- frequen te nei LXX e nei papiri. - il; cx.ù-.ov ... -.<X 7tc:X.'ll'tcx: dr.
condn metà del versetro contiene richiami all'A.T. (LXX Js. 1 Cor. 8,6; Col. i,16 s.; Eph. 4,5 s.; Hebr. 2,xo. Secondo il
45,15; 55,8). Ad ogni modo si osservi come i tre concerei Norclen, Agnostos Theos, 240-250 la formula di Paolo deri-
dl '.r ic ~e c za', 'sapienza', e 'conoscenza' vengano ripresi in verebbe, attraverso il giudaismo ellenistico (cfr. p. es. Philo,
Ordine inverso dalle domande dei VV. 34 S. - avE!;EpWJV'l')"t'CX.: spec. leg. 208) dalla Stoa (che a sua volta l'avrebbe desunta
hapax nel N.T. È composto di uso antico. Per la forma cfr. dagli antichi fisici ). La natura e i li.miti di questo commento
8,27. - Ò:vE!;LxvlacJ"toL: composco attestato, a quanto pare, non ci consentono di esaminare minutamente la questione.
soltanto nel greco biblico e nei testi che ne dipendono. Ri- Un punto comunque deve rimanere ben fermo: la derivazio-
corre nel N.T. oltre che qui in Eph. 3 1 8. - 't"Lç... ÉyÉvETo: ne, se c'è, non può essere che puramente verbale. Si pensi
dr. LXX Is. 40,13: -.lç E'.yvw vovv xuplou xat -.lç cxÙ"t'ov che il testo extrabiblico formalmente più vicino a quello di
auµ~oÀç ÈyÉVE'tO; dr. LXX lob r5,8; ler. 23,ì8). La pri- Paolo, ossia M. Ant. 4,23: Èx vov n<iv'ta, Èv crot 7tav'ta, Elç
ma domanda fa riferimento alla yvwcnc; cli Dio la seconda al- !J~ A6.V't'C1. si riferisce al XOCTµoç e alla cpuCTLç panteisticamente
la sua crocplcx.. Nessun uomo può conoscere l 'u~a e l'altra ma identificati col divino. L'Apostolo parla invece del Dio perso-
secondo il giudaismo, la Sapienza è addentro ai più recondicl nale e trascendente che si è liberamente manifestato nella
pensieri di D io e lo ba assistico nella creazione; cfr. Sap. 6, <.:reazione, nel governo delle cose e nella storia. «Come Dio
15-21 e Prov. 8,27: f,vlxa. f,-.olµacrev -.òv oùpav6v, cruµna- solo è la sorgente, il rnoderaLOre e il line della storia della
p{]µ'l')'ll aÙ't<{j, - +ì -.lç ... a.ù-~: queste parole non trovano un salvezza, cosl ogni essere e ogni accadimento ha in lui la sua
preciso riscontro nell'A.T. ma sono con ogni probabilità una origine, il suo Signore e il suo fine. A lui spetta la lode ecer-
reminiscenza di lob 4I.3 (non tanto nella versione dei LXX na» ( Altbaus, 217 ). Possiamo ancoro ricordare che secondo
quanto in una variante dcl testo ebraico: «Chi mi ha pre- S. Ly::mnet, in Huby-Lyonnet, 630 il v. 36 si ispirerebbe a
venuto per modo che io debba rendergli?» ). La domand:i lob 41,3 di cui Paolo ha dianzi riecheggiato la prima parte:
fa riscontro al ~ci.ì}oç 7tÀou-.ou e richiama implicitamente la «Tutto quello che è sotto i cieli è mio» (LXX: El 'ltciaa. ii Ù'it
1

concezione gi ud A ico-ellenistica delln Sapienza quale dispen- oùpo.vòv ȵ1) Èv"tW. Cfr. anche Strack-BWerbeck lll, 295).
s:!trice dei doni di Dio, cfr. Sap. 7,n-14. - 7tpoÉOWXE'll: hapax 12.J. itapa.xo.À.w: «Vi esorto». Ma questa traduzione abituale
La uita cristiana come oflerta a Dio Rom. n,1-2 237

occetto a Dio: è questo il vostro culto spirituale. 2 E


non uniformatevi a questo mondo, ma trasformatevi, rin-
e in certo senso inevitabile, non coglie tutta la ricchezza se-
mantica del verbo. «Ciò che noi traduciamo con 'esortare ' tratta di offrire qualcosa di nostra proprietà, b ensl noi stessi
indica per Juj (se. per Paolo) essenzialmente tre cose: un fa- e non di uccidere un animale, ma dl essere vivi per Dio e
re appello che scongiura, un pregare che incita, un cercar di non solo come rusposizione interiore, ma anche in un atto di
persuadere che incoraggia, vicino come senso, a un consolare» obberuenza concreta e quindi fisicamente ... È il culto vera-
H. Schlier, Riflessioni cit., 440 ). Ciò risulta anche dai più mente 'razionale' o 'spirituale'. 'Razionale' era un termine
importanti equivalenti che Paolo usa per 'ltcxpcxxa.À.Ei:v os- prediletto della filosofia ellenistica. N~a ~sca d.el' e l :~i­
sia vovi}E'tEi:v (i5,14; I Cor. 4,14; Col. 1,28; 3,16; I Thess. smo alessandrino era d'u so parlare del sacrificio razionale m
5,12.14; 2 Thess. 3,15); OEi:o"1)aL e Épw'tciv (2 Cor. 10,2; 5, contrasto coi sacrifici di animali» (Althaus, 226 s.). Ma forse
20 ; dr. 2 Cor. 8,4; Phil. 4 ,3; I Thess. 4,1; 5,12; 2 Thess. 2 , più opportunamente si può r!cordare che nel'~.T- la .«legge
1), µap 'tupEoì}cx.L (r Thess. 2,12 ), mxpcxµvi}Ei:ui}cx.L, 'ltcxpcxµu- di sa!'.::ità» (Lev. 17,2 5) considerava tutta la vita degli Israe-
1)fo., 7tcxpcxµui}Lov (dr. r Thess. 2,12; 5,14; I Cor. 14,3; Phil. liti come una liturgia divina, che i salmi (cfr. Ps. 51,18 s.) e
2,1 ). - OLCÌ. 'tWV olx'tLpµwv: in espressioru come questa, co- i profeti (dr . p. es. Hos . 6,6) hanno p~oclam: in.stancabil-
me 15,30; I Cor. x,ro; 2 Cor. ro,r «OL6: ... equ ivale al per mente essere accetto a Dio soprattutto il culto intenote e che
causale che si usa in preghiere e giuramenti: orare, iurare, l'idea del sacrificio o culto 'spirituale' era diffusa non pure
obsecrare, dicere per deos, fortunas ecc. Gli autori attici di- nel giudaismo ellenistico (clr. p. es. Philo, spec. leg. 1,277)
cono 7tp6c; 'twoc;. Non è possibile decidere se q uesto uso di ma anche nel palestinese (le parole di Deut. u,13: «Ser-
OLlX sia un latinismo o un fatto autonomo del greco ellenisti- vitelo con tutto il cuore>> furono riferite al 'culto sacrifica-
co» (A. Oepke, ThWb 11. 67 = GLNT n, 914 s.). otx'tLpµwv: le del cuore', ossia alla preghiera, dr. Strack-Bileb~ ~Il,
qui come in 2 Cor. l ,3 corrisponde al plurale veterotestamen- 26). «Nel caso dj P aolo il dato essenziale e carattensuco
tario rahamin abitualmente riferito a Dio. Il richiamo alla mi- non è tanca l'innalzamen to nella sfera etica e spirituale dei
sericordia ru Dio è caratteristico anche delle preghiere giu- concetti di sacrificio e di culto e nemmeno la conformità di
daiche, dr. Bu ltmann, ThWb v, 162 = GLNT vnr, 454 ss. questo sacrificio 'interiore' all'essenza del Myoc; (o 'itVEvµa )
Nel nostro passo si tratta della «misericordia che si manifesta bcnsl che questa innovazione avvenga OLCÌ. 'tW\I olx'tLP!J.0":··
nell 'avvenimento salvifico di Gesù Cristo tramite lo Spirito» cioè in virtù dell'azione misericordiosa compiuta da D10 111
(Schlier, Riflessioni cit., 443). - 1tpcO' 'tijOcx~: dr. 6,13 . - EM- Cristo ... Che la scelta lessicale di Paolo dipe~a dalb termi-
PEO''tOV: vocabolo della xow1). Nel N .T., tranne Tit. 2,9, in- nologia dei misteri è poco probabile ... Ja questione ha ~o­
dica sempre ciò che è gradito a Dio. - À.oyLxf}v À.cx'tpElcxv : munque scarsa importanza giacché in ogni caso la _conf?rm1t~
sintatticamente è una libera apposizione non di 1)vcrlcxv mo del sacrificio al À.oyoc; ba luogo soltanto nel itvEuµa I'l'}crou
di tutto quanto precede nel versetto ('Satzapposition'; cfr. XpLO'-roii» (G. Kittd, ThWb JV, 147 = GLNT v1, 399). In
8,3 e Blass-Debrunner 12, § 480,6). Per il senso corrisponde realtà l'evangdo non tanto 'spiritualizza' quanto 'cristizzn' il
perfettamente a 'TtVEVµCX'tLxàc, l)valcxc; di r Petr. 2,5. «Anche culto; cfr. Huby-Lyonnet, 631.
l 'etica di Paolo si apre con la nozione dj 'sacrilicio' elemento 2. crvuxTJµa. 't l~Ecri}: composto di uso piuttosto raro, attesta-
primordiale ili ogni culto. Ancora una volta l'evangelo non to per la prima volta in Aristot., top. 151 B 8. ~core nel
dissolve nulla ma soltanto reca a compimento. Ma l'essenza N.T. soltanto qui e in I Petr. 1,1 4 . - µE'tcxµopcpovulk com-
del sacri.fido appare totalmente rinnovata ... esso è nuovo ri- posto ellenistico. Nel N .T. è usato per indicare ~na t:asfor-
spetto sia al paganesimo, sia al giudaismo cultuale: non si mazione invisibile oltre che qui in 2 Cor. 3 ,I 8 (designa rnvece
L'esercizio dei carismi a vantaggio delta co111u11i:.i Rom. 12,2 -5

1.i-YJ CTUCTXT)µcn lsEO'-OE 't(i> cc.lWVL 'tOU~, CÌÀ.À.à. µE'taµopcpovcrt)E novando la vostra mente, sicché possiate conoscere qual
-rn àvaxawwcm 'tov vo6c;, Etc;, •Ò ooxLµlisew ùµiic; 'tl ..ò ilÉ- è la volontà di Dio, ossia ciò che è bene, ciò che piace a
À.'f)µa 'tOV i>Eoi:i, 'tÒ àyai}Ov xat euapwwv xat 'tÉÀELOV. lui, ciò che è perfetto .
3 AÉyw y à.p OLtX 't'ijc; XtXPL'tO<; i:i)c; ool>elcr11c; (J.OL itCX\l'tL 't(i>
o
cv-.t Èv ùµi:v µ1i Ù1tEpq>pové'i:v 1tap' OEi: cppovEi:v, Ò:.À.À.à. cppo- 36. L 'esercizio dei carismi a vantaggio della cotmmità
vEi:v EL<; -.ò uwcppovei:v, hticr'tl.tl '1lc; ò i)Eòc; ɵÉpLCTE\I µÉ'tpov 3 In virtù della grazia cbe mi è stara dara io dico ad ognu-
;.;lcr·n:wc;. 4 xat>&.m.p y à p Èv évt crwµa'tL 'itOÀ.À.à. µ ÉÀ.'l'] EXO- no dj voi : .non vogliate stimarvi più del dovuto, ma nei
µev, ...à. oÉ µH .11 1tav'tcx. où 't'ÌlV a.tr.+,v EXEL 7t p i~w , 5 ou- limiti della moderazione, ognuno in proporzione alla mi-
'tWç ot rtoÀ.À.ot E'J O'wµci Èuµe:v Èv Xptu't<{), 'tÒ ot xcx.i)' elc; sura della iede che Dio gli h a attribuito. 4 Come infatti
in un solo corp o abbiamo molte membra, ma le membra
una trasformazione visibile nella pericope della trasfigurazio- non assolvono tutte il medesimo ufficio, 5 cosl noi, pur
ne, cfr. Mc. 9,2 par. ). Alcuni commentatori _ravvisano una essendo molti, siamo un solo corpo in Cris to, ma come
spiccata differenza tra O'UO'XT)µa.-. lsevi}e e µe-.r;x.µopcpou<ri)e::
«Il primo ver bo ... derivato da crxfiµ C( 'ligura' indica qualcosa
di pitt esteriore, di più superficiale; modellarsi sul secolo pre- oltrepassare è il (.lÉ't'pov nlv•e:wç. n senso della cwcppoci\J'V 'fl
sente, prendere le sue maniere, i suoi gusti, !e sue ' mode' di cristiana è spiegato al v. I6: è la itC'J.'tELVOcppoai}vT). - ɵÉpt-
pensare e di agire è conformarsi a un mondo effimero e cao- crev : neJ senso cli \mr.ibuirc' si trova soltanto nella xowr1.
gianre ... il secondo verbo ... derivato da µopcp1) 'forma' sigoi· 4-5. Cfr. I Cor. u, r4 ss. La teologia del «corpo di Cristo» o
fica per converso una trasformazione in profon dità che cam- ~<cor p o mistico» avrà poi uno sviluppo particolare, com'è no-
bia l'essere interiormente per una vita più perfetta» (Huby- m, nelle lettere della prigionia_ «I testi di r Cor. e di Rom.
Lyonnet, 4r3 s.). Ma se si confronta 2 Cor. 3,z8 con Phil. 3, dipendono più che altro dal paragone che suggerisce l'idea di
I I si può dubitare che questo fosse davvero il pensiero di corpo, anche se sono da interpretare in maniera affatto rea-
P aolo. - àvaxawwO'Et: nel N.T. soltanto qui e in Tit. 3,5 . listica per quel che riguarda la realtà da essi intesa, la comu-
Non se ne conoscono esempii anteriori. - vo6c;: dr. 7,23 . - tiità in Cristo di tutti i battezzati (Gal. 3,27: tutti siamo un
Elc; ..ò ooxtµO:se tv : dr. Eph. 5 ,zo.z 7 : ooxtµ&.so'V"tEc; ...l ÈO''tL\I solo essere in Cristo). Il rapporto Cristo-chiesa, così come
Eva.pEO''tO'V TQ xupl~ . O"UVlE'tE "tl "tÒ i)ÉÀ:riµ a 'tOU xuplou. viene rappresentato mediante Ja correlazione 'capo'-'corpo'
L'accostamento cli l)t).T)µa, ò:yai)6v , eùapEO''tO\I ha carattere (Col. I,18.24; 3,15; Eph. 1,22 s.; 4,II-I6; 5,23.30) implica
formulare, dr. H ebi'. 3,21. sia vicendevole appartenenza che diversità, sia sottomissione
3. OtÒ:. -rfic; xapt"toç ·dic; ooikla'l']c; µoL : «Anche i n Rom. I2,3 della chiesa al proprio Signore dimorante in cielo che impor-
il ota pur significando in virtù di non ha senso puramente tanza di essa per l'estensione della sua Signoria sul cosmo»
strumentale» (A. Oepke, ThWb n , 67 =
GLNT n , 915 ); (R. Schnackenburg, Signoria e Regno di Dio, ed . ir. Bologna
cfr. 15,15. - "ltctv-ct -.Q OV'tt: cfr. 2,r. - Ù1tEpq>povEtv: com- r971 [Freiburg i. B. r965] 307 s.). - xai>' EL<;: volgarismo
posto di uso antico e classico, hapax nel N.T. - cppovei:v Elc; passato nel neogreco ma piuttosto raro nel N.T ., dr. Blass-
-.ò awcppove:i:v: si osservi Ja paronomasia («quasi affettata» Debrunner 12, § 305. - &,)..)..T})..wv µÉÀ.'l'] : cfr. Eph. 4 ,25. Se ~
secondo BJass-Debrunner 12, § 488,x b). Il significato 'areca' ve san T ommaso, in Rom. lect. n. 975 commentando questo
di crwcppovei:v 'avere il senso della giusta misura' pre nd~ luce passo: membrwn enim quodlibet proprium actum habet et
dal contesto che è prettamente cristiano. La misura da non virtutem; in quantum ergo unttm membrum sua virtute et
L'esercivo dei carirmi a vantaggio della comunità Rom. 12,5-8

Ò:À.À.1)À.wv µÉÀ.1). 6 EXOV"tEç OÈ xcxplcrµCX."t"CX. XCX.'tà "t"'Ì'}V xa- singoli siamo membra gli uni degli altri. 6 Perciò, aven-
pw "t""Ì'}V obE~Ci'X.V i}µ~v OLclq>opcx., er"t"E TtpOq>l')"t"ELCX.V XCX."t"à. "t"lJV do carismi diversi secondo la grazia che ci è stata conces-
&.vcx.À.oylcx.v "t"Tjç nlcr"t"EWç, 7 Et"t"E OLcx.Xovlcx.v Év "t"TI OLc.t.xovlq., sa, se si tratta del dono della profezia s i eserciti con ri-
El'.i:E ò oLoacrxwv lv "t"TI oLomrxcx.À.lcx. 8 El'.i:e ò 1tcx.pcx.xcx.À.wv guardo alla misura della fede; 7 se si tratta del servizio
ÉV "t"TI 'T\CX.pcx.xÀ1)crn, ò µE"t"CX.OLOOÙç ÉV &.nÀÒ"tl')"t"L, ò 1tpO~CT"a­ ai poveri ci si dedichi a tale servizio; chi ha il dono di in-
µEVOç ÉV Ci'1tOVOi'j, ò H.EWV ÉV tÀ.a.pÒ'tl')"t"L. segna re, insegni; 8 chi quello di esortare, esorti; chi
cede d el suo lo faccia con bontà semplice; chi presiede
lo facc ia con zelo; chi pratica la misericordia lo faccia con
letizia.
actu alteri prodest dicilur membrum alterius sicut pes dicitur
membrum oculi... ita etiam in corpo re 111)'Stico ille qui acce-
pit gratiam prophetiae indiget illo qui accepit gratiam sanita- stoli) anche in I Cor. u,28; Eph. 4,u; Act. 13,u. «ln ~on:
ttun ... Unde dum tmusquisque fi.delis sectmdum gratiam sibi trasto coi 'profeti' che prendono la parola nelle celebraz1oru
datam alteri servit, efficirnr nlterius membrum. cultuali per libera ispirazione i 'maestri'. .. fanno ciò per il.
6-8. xcx.plcrµcx."t"cx.: qui nel senso tecnico di 'carismi'; dr. r, loro ufficio. Essi hanno il compito di interpretare la sacra
II. - Et°tE ... EL"t"E. .. EL'tE..• E~"t: la correlazione EL"t"E. .. EL"tE Scrittura l'Antico Testamento e di svolgere w1 insegnamento
ricorre nel N.T. soltanto in Paolo e nella r Petr. sovente, co- morale» (R. Koch presso Bauer 1 , 16r ). - OLOcx.crxcx.À.lq.: qui
me qui, senza un verbo .finito in conformità a un uso che è con significato attivo come in r 5 .4. - na.pcx.xa.À.wv: d r. il
anche classico; il significato copulaùvo di EhE ..• EhE nel no- v. r. - µE"t"CX.OLOouc;: è colui che dà del proprio, dr. Le. 3,n;
stro passo è talmente spiccato da rasentare quello di xcxt ... Eph. 4,28. La traduzione della Vulgata: tribuit p~ò far pen-
xcx.l, dr. Blass-Debrunner 12 , §§ 446; 454,3 . - àvcxÀ.oylcx.v -cfiç sare a una 'distribuzione' di elemosine (interpretaz1one certa-
TilCT"t"EWç: il significato dell'espressione è controverso. Per lo mente errata, dr. Huby-Lyonnet, 631). - &.'!tÀ.Ò"t"'l'}"tL: quj
pitt essa viene intesa in senso puramente soggettivo: «in pro- come in 2 Cor. 8,2; 9,u.13 vale 'bontà' piena di abnega-
porzione alla fede di ciascuno>> ( = µÉ"t"pov 1tLCT"t"Ewç). Ma il zione «l'attitudine a dedicarsi anima e corpo alle necessità
principio dell'agire «secondo la misura della fede» vale per degli altri con il solo scopo di alleviarle, senza ne~s ricer-
tutti i carismi e non soltanto per la 'profezia' (non convin- ca di guadagni o di meriti» (Althaus, 230). - 7t~OLv'cxµEoç:
cente G. Kittel, T hWb I, 351 =
GLNT T, 939 s.: v'è il pe- con ogni verosimiglianza il particii;ii? qui co~e ~ I T_hess. ),
ricolo che la TtpOq>TJ"t"Elcx. a differenza degli altri carismi venga r2 designa chi svolge nella comumta un ufficio direttivo sen-
esercitata anche in assenza della fede). Neppure sembra, dato za tuttavia riferirsi a una carica precisa (cfr. invece I Tim. 5,
l'uso linguistico di Paolo, che si possa intendere 7tLO'"t"Ew<; nel 17). tÀ.cx.pÒi:1)"t"L: vocabolo di uso tardivo; hapax nel N.T.
senso di 'professione di fede' o regula fidei. Riteniamo col Per il concetto dr . .2 Cor. 9,7. Che si dovesse beneficare con
Lagrange che si possa dare all'espressione un significato og- letizia era ben noto anche all'etica pagana (cfr. Sen., ben. 2 ,
gettivo di questo genere: «In accordo con la fede, ossia in r,1 s.; 7 ,I ). «Non l'idea in sé è i:ristiana ma la s~a nuova
modo da non turbare la fede della comunità». motivazione suggerita dal contesto 10 Rom. 12,8 ... ~ 10 2 Cor:
7-8. OLCX.Xovla.v: non indica qui un particolare ufficio bensl 9,7 ... e indicata espressamente in r Petr.4,9 s.: il dono di
ogni servizio compiuto in spirito di carità. - OLOao-xwv: i Dio rende lieti e rimuove il yoyyvcrµ6ç» (R. Bultmann,
oLoacrxcx.ÀoL vengono menzionati dopo l profeti (e gli apo· T hWb Lil, 299 = GLNT I V, 949).
Norme di co111portame11to cristiano Rom. r 2,9-r I 243
9 'H à:ycbtT] à:W'ltOXPL"t"Oc;. à:'ltOCT"t\Jyouv·m; "t"Ò 1COVT]p6v, XOÀ.· 37. Norme di comportamento cristiano
À.wµ-EvoL -rQ à:ycxì)Q. 10 -riJ q>LÀ.aoù:il~ Etc; à:À.À.1JÀ.ouc; qn- 9 L 'amore sia senza in6ngimento. Aborrite il male, tene-
À.ocr"topyoL, "t"TI "t"Lµii ctÀ.À.TJÀ.Ouç 1tPOTJYOVµEVOL, I I -rii CT7t0\J· tevi stretti al bene. i o Amatevi reciprocamente di amo-
on µ,; ÒXVT]pol, -rQ 'ltvEvµa-.L ~ÉoV 'tE<; , -rQ x.vpl~ OOVÀ.EVOV· re fraterno; ognuno rispetti l'altro ritenendolo più meri-
tevole di se stesso. n Non siate negligenti nello zelo,
siate ferventi nello Spirito, pronti a servire il Signore.
9· Dopo Ti ay&.7tT] tX'VUitOXpL"tO<; la paraclesi si arcicola fino
al v. 13 in una serie di participii intercalati da aggettivi; si
alternano poi frasi con l'imperativo (vv . .r4,15 ), col participio
(cppovouv-rEc; ecc. v. i6), ancora con l'imperativo ( ylvEcri}E v. ' aderire' (come qui) a quello di ' unirsi in matrimonio' (come
16) e si conti nua poi coi participii (vv. 17 ss.). L'uso in con- io Mt. 19,5).
testi parenetici di participii in serie senza alcun chi aro col- rn. q:>LÀ.a.oEÀ.cplq.: vocabolo della xoLV'~. Nel N.T. ricorre sol-
legamento con verbi finiti è caratteristico nel N.T. dello sti- tanto in senso traslato per indicare l'amore m1 i 'fratelli' in
le di Paolo e ancor più degli scritti petrini (dr. Blass-Dcbrun- Cristo. - &.À.À.1JÀ.ouc; npoT]yovµEVOL: Vulg.: invicem praeve-
ncr 12, § 468,2) ma se ne hrumo esmpii anche nei papiri (dr. nientes e così intendono anche molti modem.i. Ma 7tPOl'J·
Moultoo, 352 s.). La spiegazione più semplice, almeno in un yEi:cr~a.L con l'accusativo non è attestato altrove in questo si-
caso come il p resente, è che i participii sotrintendano rutti un gnificato. Si dovrà dungue .interpretare l'espressione nel sen-
Ècr-rÉ imperativo (come ammettono anche Blass-Debrunner 12, so suggerito da Phil. 2a: -rii 'tc:titEWocppocrvvn &.À.À.l}À.ovc;
§ 468,2 ). Si tratta comw1que di un uso singolare assai nel 1JyovµEVOL Ù7tEPÉXOV"ta.c; É!XIJ"t"W'll.
complesso della grecità e questo spiega come qualcuno sia po- II. 'TCVEvµc:t-rL (ÉoV"t"Ec;: espressione metaforica, forse coniata
tuto ricorrere, per spiegarlo, all'ebraico rabbinico dove i par- da Paolo per indicare il fervore prodotto dalJo Spirito santo.
ticipii sono adoperati per esprimere norme e regole. Secondo Si trova nel N.T. qui e in Aci. 18,25. - xuplw.: la tmdizione
tale interpretazione la nostra pericope e in particolare i vv. 'occidentale' ( D~ 'G) e una p:irte della tradizione latina (non
9-13 proverrebbero da una fonte giudeocristiana ambientata però la VuJgata) hanno xaLpQ /empori e in tal caso la tradu-
nella cristian ità primitiva, dr. Barrett, 239 s. - &.wnoxpL•oc;: zione dovrebbe essere: «Servite adattandovi alle circostanze»
composto di uso raro e tardivo, attestato per la prima volta ossia abbiate riguardo ai tempi e alle persone nell'esplicare il
in Sap. 5,18; 17,16. B. Zucchelli, YIIOKPITHI. Origine e fervore dello Spirito (a meno che non vi sia un richiamo al
storia del termine, Genova 1962, 94 crede di poter ravvisare xaLpoc; escatologico). È un concetto assai bello e che ben si
nel N .T. anche per &.wnoxpL-.oc; come per rutta la famiglia adatta al contesto; per il senso quindi non vi sarebbe nulla
di Ù'ltoxplvEcri}aL W1 osciJlazione di significato: mentre qui, in da eccepire contro questa lezione. A favore di xuplw. sta la
2 Cor. 6,6 e r Petr. 1,22 l'aggettivo alluderebbe a una coscien- sua più larga attestazione anche se si può sospettare che ri-
te finzione o simulazione, in Iac. 3,17 e soprartutto in I Tim. spetto a xcnpQ rappresenti una lectio f acilior (io effetti oou-
l ,5 e 2 Tim. r,5 si riferirebbe «ad un peccato che ha attinen- ÀEvonEc; Y.a.LpQ poteva suscitare perplessità giacché nel gre-
za con la fede, caratter.istico di coloro che si atteggiano a mae- co profano, p. es. Anth. pat. 9,44r,6, l'espressione ha U senso
stri dei loro frateJli». La Vulgata traduce in ogni caso ( tran- volgare di «adattarsi al vento che tira»). Il Lagrange, 400
ne r Petr. I ,22) con non ficta o sine simttlatione. - à:'ltOCT"t\J· giunge a pensare che Paolo abbia scritto: -re{) xupl~ où -rQ
yov"TEc;: hapax nel N.T. - xoÀ.À.wµEvoL: nel N.T. si trova ;r.u~pc7J éiovÀ.Evov"tE<; e che i copisti nbbiano fatto poi una
soltanto al medio o al passivo. Il significato va dal generico scelta non comprendendo la paronomasia.
244 Norme di comporta111e11to cristiano Rom. 12,11-17 245

'tEc;, I2 "TI ÈÀ.m'.& xalpoV'tEc;, 'tTI i>À.liJiEL i'.moµivoV'tEc;, 'tTI 12 Siate gioiosi nella speranza, pazienti nella tribolazione,
7tpOO"EVXii npocrxap'tEpoùv·m;, I 3 't<XLc; XPEla.Lç 'tWV aylwv perseveranti nella preghiera. x3 Prendete parte alle ne-
XOL\lt.J\IOÙ\l'tEç, tjv qnÀ.o~EVl a.v OLWXO\l'tEç. 14 eù).oyEL°tE cessità dei santi, praticate con sollecitudine l 'ospitalità.
"Toùc; Olwxov"Ta.ç, EÙÀ.oyEi:-.E xat µ-iì xa.'tap<X.crik 15 xalpEw 14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non
µE'tà. X<XLpov'twv, xÀ.a.lEw µE'tà xÀ.aLo\l'twv. 16 'tÒ aÙ"tÒ Elç maledite. 15 Gioite con chi gioisce, piangete con chi
<ÌÀ.À.i)Àouc; cppovoùv'tEc;, µ'!Ì 'tà. ù4rrJM. cppovoùv·m; cH.À.à "tOLc; piange. 16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso
"t(l7tELVoi:c; O"U\l(l'Tt(lyoµE\IOL. µTi ylVEO"i}E cpp6vLµOL na.p' Èau- altri. Non aspirate alle grandezze, piegatevi alle cose umi-
'tOL<;. 17 µT]OEVL XCXXÒ\I av'tL xaxoii anoSLS6v"TEc;· «1tpovo- li. i7 Non vogliate essere saggi ai vostri occhi. Non ren-
dete a nessuno male per male; badate a fare il bene di

12. Si noti l'armoniosa struttura trimembre del versetto. -


npoeTXCXp"t'Epoùv'tEc; "t'TI npoO"EUXTI : la stessa espressione in testato nel N.T. X<X.'ta.pci:oµcn e avcxi}Eµa'tlsw sono i verbi
Act. I ,14; Col. 4,2. La necessità deUa preghiera assidua era più usati per esprimere il concetto di ' maledizione'.
stata i:1~ulat da Gesù stesso, cfr. Le. 18,1.8. npoeTXap'tEPEL\I l 5. XaLpELV : l'infinito imperativo è di USO molto antico llla
ha gu1 il s1goificato, ben noco al greco profano, ma caratteri- già piuttosto ridotto nell'attico classico, si trova nel N.T.
s~ico d~ l t-:J.T., dj 'perseverare'. Secondo J. Jeremias, Abba soltanto qui e in Phit. 3,16; cfr. Blass-Debrunner 12, § 389. -
at., 86 qrn come in Act. 1,14; 2,46; 6 ,4 e Col. 6,4 il verbo µE"tct: nel greco del N.T. prevale nettamente sull'altra pre-
non alIL1derebbe genericamente a una preghiera incessante posizione 0"1N, dr. Blass-Debrunner 12, § 227. Si noti l'omoio-
b~l. al'ose_rv~n; ?elle tre ? re stabilire per la preghiera teleuto XCXLp6v"twv / xÀ.aLO\l'tW'll.
giudaica. EgJ1 s1 richiama a Dzd. 8,3 ma non spiega perché i6. "t'Ò aÙ'tÒ ELc; Ò:À.À.i)À.ouc; cppovoiinEc;: è stato inteso in due
npoO"xe>:p"t'EpEL\I itJ questi pllssi si debba necessariameDte in- modi: «Abbiate tra voi gli stessi, pensieri. gli stessi senti-
tendere nel senso di 'osservai·e fedelmente un rito'. menti, andate d'accordo» oppure «abbiate gli stessi sentimen-
13. 'tW'll àylwv: nel N.T. éiyLoL indica i cristiani in guanto ti gli uru verso gli altri», vaJe a dire «Ognuno ami l'altro CO·
membri della nuova XÀ.TJ't'IÌ ayla (cfr. 1 ,7), della nuova co- me ama se stessm>. Alla prima interpretazione si obbietta
murutà cultuale fondata sul sacrificio ru Cristo e sulla crua- che essa richiederebbe Èv ciÀ.À.i)À.oLç come in 15 ,5 piuttosto
mata della grazia divina. Non sembra il caso di ravvisare qui che Etc; à À.À.1)À.ou{,. L'espressione 'tWU'tÒ ('tà aù'tà.) cppovEi:v
un allusione particolare aj cristialli di Gerusalemme (cfr. r 5 , nel senso di «esser d 'accordo» o «mettersi d'acco.rdo» è già in
2 5:3 r )· - q>LÀ.oçEvlav: nel N.T. il vocabolo ricorre solcanto Hdt. r,60; 5 172. Per il N.T. cfr. 15,5; 2 Cor. r 3,r1; Phil. 4,
qu1 e 111 Hebr. I 3,2 . Il tema dell'ospitalità è però caratteristi- 2. - O"UVa.'7tay6µEvoL : bicomposto attestato da Senofonte in
co delJa parenesi neotestamentaria ( cfr. Stiihlin, T hWb v, poi. Nel N .T . si trova sem).J'te al passivo e in senso traslato
20 = GLNT vm, 57 ss.) e protocristiana, cfr. I Clem. r,2; (cfr. Gal. 2,13; 2 Petr. 3,r7)_ - 'toi:c; 't<X.TELlo~c; : si può inten-
ro,7; 11,1; 12,r. dere come maschile o come neutro. A sostegno del neutro si
14· EÙÀ.oyEÌ:"TE : il concetto di 'benedizione' (ebr. bèrék1 b0 rii- può invocare il parallelismo con "Tà VtVTJÀ.ri. A favore dell'al-
ka) .è tipicamente vecerotestamemario e cristiano. Nel greco tra interpretazione si potrebbe ricordare, col L agraoge, che
proh1110 EÙÀ.oyEi:v valer ' parlar bene di', 'magnificare'. - otw- il neu tro plurale 'tèt. 'tCX.TtEL'll<i ricorre una volta sola nei testi
xov•ac;: l'idea della persecuzione religiosa è stata associata a biblici (LXX Ps. 137,6).
questo verbo dai LXX, cfr. A. Oepke, T hWb u, 232 s. = 17. 'itpovoovµsvoL ... àvi}p<l>nwv: libera citazione di LXX Prov.
GLNT rr, 1337 s. - xa"Tap!iO"i>E: il verbo semplice non è ot- 3 ,4: xat 'ltpovoov xa.À.à. Èvwmov xuplou xat àvi}pwnwv. Se
Obbedienza alle au/oritrì coslituite Rom. I ~,17-3I 247

ovµEVOL xcx.À.à. Èvcl.l'ltLOV» nciVl:W'J «&.vi)pW1tW\I>>' 18 Ei OV· /ronte a tutti gli uomini. 18 Se è possibile, per quanto
vcx.-.6v, -.ò ti; ùµWv µE-;Ò: 'itciv-:wv àvi)pwnwv ElpTJVEvov-rEc;· sta in voi, mantenete la pace con tutti gli uomini. 19
19 (.LYJ ÈCX.V'tovc; ÈXOLXoÙnEc;, aytx.T>T)'tOL, <i.À.À.à. oén -rémov 'tTI Non fatevi giustizia da soli, o carissimi, ma lasciate fare
òpyfj, yÉypcx.7t-rcx.L ycip, «'Eµot f.xolx'l')cnc;, Èyw ci.v-.cx.noow- all'ira di Dio. Sta scri tto infatti: Mia è la vendetta, io
crw», ÀÉY~L xvpLoc;. 20 àÀ.Àà. «Éà.v 7tnvq. ò ixi)pòc; crov, ~w­ darò il contraccambio, dice il Signore. 20 Anzi, se il tuo
µL<';E cx.ù-.6v· Èà.v OLlj~, 7tO'tL<;E cx.ù-.6v· 'tOVTO yà.p 'ltOLW\I av- nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da
i)pcx.xo:c; 7tvpòc; O'WpEVCi'ELc; Èii:L -.Y]v XEq>cx.À.Y]v ctÙ'tOV». 21 µ-i] bere; facendo così ammasserai carboni ardenti sul mo
VLY.W Ù7tÒ 'tOV xcx.xou, &.À.Àà vlxa. Év -.Q aycx.i)Q -rò xcx.xòv. capo. 21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male
13 rr acrcx. \)lvx-i] Èl;oucrlcnc; Ù'ì.EPEXOVO'CX.Lc; V'itO'tCX.Ci'O'ÉO'i)w. où col bene.

si ammette che il v. r7b sia una ripresa anritetica di 17a allo- 38 . Obbedienza alle autorità costituite
ra l'aggiunta di nciv-rwv ad &.vì}pw'ltwv sotrolinea l'universa- 13 Ognuno sia sottomesso alle autorità superiori, giacché
lità ciel perdono cristiano. La lezione lunga di G ( où µòvov
Évwmov i:ou i)EoO 0:).).&. ìH"J.t J.civ-.wv àvììp&Yitwv, Vulg.: 11on
tanlum coram Deo sed etùun coram omnibus hominibus) è cimento' (guesr'ultima accezione si trova nel N.T., a quanto
sorta con ogni probabifaà per effetto di 2 Cor. 8,21. pure, in un solo caso: Le. 18,7 s.). .
18. dp'l'}\IEvov•Ec;: nel N.T. ha sempre j] significato di 'mnn- 20. M.v ... o:v"tou: citazione letterale di LXX Prov. 25 ,21 s.
tenere fa pace', 'vivere in pace con qualcuno' (come compor- (secondo il testo di B).Malgrado l'opinione di cere! comen~
tamento) ed è costruito con Èv o µE'tci, clr. W. Focrster, tatori antichi, soprattutto greci, né il contesto dei Proverbi
ThWb 11, 416 = GLNT m, 238. né quello di Paolo permettono di ravvisare nei «carboni ar-
1.9. µ1} Èav-roùc; ÈxoLxoOv-rEc;: qui ÈxOLY.Éw è usato nell'acce- denti» l'immaoine dei castighi futuri, che sarebbe in con-
zione, caratteristica del greco tardivo, di 'vendicare', cfr. G. trasto con lo ;pirite di carità (dr. v. 2 r; una tale interpre-
Schrenk, ThWb II, 440 ss. = GLNT m, 305-309. - o6i:E Laziooe sembra sconosciuta anche alJ'esegesi rabbinica la qua-
-r67tov •Ti òpyfi: per 06-.E -.émov clr. Eph. 4,26. Dato il con- le però molro spesso ha inteso il 'nemico' come l."i:~uso
testo sembra ovvio che 1'6prfl sia la 'rriustizia 0
vendicativa' malvaoio' eh. Strack-Billerbeck w , 302). «Per chi Cl e ne-
(n~ ~a. 'gi~sta sal~ifìc' = oLxmoC1V vTJ) di Dio. Ci pare mico ;perimentare la nostra bontà verso di lui è come avere
9u1nd~tielpos del Korter, ThWb vm, 206, n. 46 che sul capo dei carboni accesi: egli deve per forza mutare ln
I espressione vada intes:l ne.I senso del neooreco oòc; 'tO'ltO'J propria disposizione interiore verso di noi. La bontà cristia-
-.fic; òpyfic;, «datti pace». - f.µot holxTJ<nc;, lyw àvwnoow- na ha clwique in sé b forza irresistibile di provocare nell'uo-
?"w: la citazione di Deut. 32,35 (fatta allo stesso modo anche mo un senso doloroso di vergogna e di vincerne l'ostilità»
in llebr. I0,30) corrisponde più che al testo ebraico («mia è (Alchaus, 2 35). - \)lwµL<';E: da ljiwµ6c; ' boccone', 'briciola'. -
la, vend~ta e la r~muneazio») o dei LXX (Èv T]p.ÉpQ. tx8L- Nel N.T. ricorre soltanto qui nel senso di 'cibare' e in I Cor.
xricrewc; cx.v-ranoowcrw) al Targum Onkelos: «Davanti a me 13,3 dove significa 'elargire in cibo' o (meno probabilmente)
(cioè mia) è la punizione ed io ripagherò», dr. Suack-Biller- 'frantumare in bocconi'. - èivì)paxac;: hapax nel N.T. - crw-
beck ~1, 200. - [xolX'l'JO'Lc;: le prime attestazioni della pa- pEucre~;: verbo ellenistico; nel N.T. ricorre solc~nt qui e in
rola St banno nei LXX e in iscrizioni del m secolo a.C. Il si- 2 Tim. 3,6 (dove significn 'colmare', ' riemp~'· . ,
gnHicato dcl vocabolo è 'vendetta', 'punizione', oppure 'risar- 13.r. ita<rcx. t!Jvx1t: cfr. 2,9. - È!;ovcrlatc;: md1ca le autonta
Obbedienza alle! autorità costituite Rom. 1 ;,1-2 249

yàp Ecr'tW i!;ovo'lcx, El µ'Ì] V'ltÒ ~EOÙ, a.t oÈ OVCTClL vnò ~EOÙ stono sono costituite da lui. 2 Perciò chi si oppone al-
"t'E"t'cx.yµÉ\IClL do-l\I' 2 WCT'tE ò a\l"t'L'tCX.CTO'OµE\IOc; "t'ft È!;ovO'l<t )'autorità si oppone alJ 'ordine stabilito da Dio. Ma colo-

pubbliche come in Le. I2,11; Tit. 3,1 secondo un uso che è e della dignità di questo potere si accompagna a qu e l~ e.le!
attestato anche nel greco profano, cfr. W. Foester, ThWb rr, $UOi limiti e dell'impegno dj coscienza che .grava su d1 clu
561 = G LNT m, 635. Poiché nel N.T. la stessa parola è lo esercita. Si tratta perciò di un potere ben distinto da
usata sen.rn novo per designare le potenze spirituali del co- qualsiasi d ispotismo. Ai nostri giorni oguiqual.volta il mate·
smo (1 Cor. 15,24; Eph. 1,2I; 3,ro; 6,12; Col. 1,16; 2,10. rialismo dialettico ha rinunciato a fondare il potere del-
15; I Petr. 3,22) di recente qualche esegeta (p. es. K. Barth, lo stato sul diritto naturale stabilito in definitiva da Dio, si
G. Debn, O. Cullmann) ha pensato che anche nel nostro è avuto come conseguenza inelut tabile la riduzione io schia-
passo È!;ouO'la indichi anche le potestà invisibili del cosmo vitù di tutti i sudditi» (Priimm, 143). Si può aggiungere cbe
oppure tanto esse quanto i loro organi esecutivi terrestri. ciò è avvenuto, almeno in linea d i principio, non soltanto col
Poiché Cristo ha debelfaro e posto al suo servizio le potenze «materialismo dialettico», ossia col marxismo, ma con tutte
spirituali delle quali il potere politico è strumento, quest'ul- le ideologie e i movimenti nali ?alla . rivo~uzne . i ~uali ~ an·
timo può pre tendere l'obbedienza dei cristiani. Ved i una bre- no ripudiato l'idea arcaica , classica, gmda1ca e cnstlana di un
ve ma convincente critica di questa interpretazione in Al- diritto divino-naturale per collocare nell'individuo o nella
thaus, 2_36 s.; Huby-Lyonnet, 63 2 s. Già nell'antichità cristia- cccnunità - nazione, proletariato, razza - la fonte di ogni
na una certa esegesi di stampo gnostico o gnosticizzante rife- norma morale e giu ridica. ~ !;oucrlx. viene qui generalmente
riva in tutto o in parte la nostra pericope alle ' potestà' invi- inteso nel senso complessivo di 'autorità politica' (dr. Mt .
sibili del cosmo suscitando l'opposizione degli scrit tori orto- 8,9 par.; di altro parere è G. Delling, TbWb vin, 29 s.). Poi-
dossi, cfr. K.H . Schelkle, Staat und Kirche in der patristi- ché tale uso non pare nbbia riscoocro nella grecità profana
schen Auslegung von Rom. IJ,I-7 : Zeitschrift fur neutesta- (dove si ba invece in questo senso il plurale; vedi sopra) si
mentliche Wissenscbaft 44 (1952-53) 22 5 s. Soltanto come è pensato a un influsso del rabbinico r"sut o rasut (aram. mal-
una curiosità storica si può ricordare che i Donatisti e anche klita); cfr. W. Foerster, T hWb II, 562 = GLNT m , 64r s.
Pelagio sostenevano o almeno ritenevano possibile che Paolo 2 • &.\l-rL-rcx.crcr6µE\IOc;: nel N .T. il verbo è usato sempre al me-
alludesse all'aLttorità spirituale dei ministri della Chiesa; dr. dio. - 't"TI "t'OÙ ì}Eoù OLCX.'t'CX.YTI &.\l~ÉO'tTJXEI: e per converso,
Schelkle, Staat und Kirche cit., 228.230 s. - vTie:pe:xoUo-cuc;: come notava il Crisostomo, in Rom. hom. 23 1 1 chi obbedisce
è verbo caratteris tico per indicare la superiorità gerarchica, all'autorità obbedisce a Dio, o nd'è che tale obbedienza non è
cfr. Sap. 6 ,5; r Tim. 2,2. - uno"t'CX.O'O'Éoi}w: già il Cristosto- disdicevole agli eredi del regno dei cieli. OLCX'tayfi è voca-
mo, in Rom. hom. 23,1 faceva notare come V'ltO"t'CX.O'O'ÉO'-Ow bolo d i uso raro e tardivo; nel N.T. ricorre soltanto qui e in
sia assai più forte d i 'lt EL i)fo~w . - ou yà.p fo·nv Èt;,oucrla El Act. 7,73 nel senso di 'ordinamento'. L'affermazione d i Pao-
µi) VitÒ ikoù: principio radicato nell'A.T . e insegnato costan- lo ha naturalmente valore di principio. Egli sa bene che l'au-
temente dall'antica sinagoga anche in riferimento alle auto- torità politica può anche usurpare i diritti di Dio e in tal
rità pagane, cfr. Strack-Billerbeck m , 303 ss. «Riconoscere caso 'ltEL~a.pxiv oEi DEQ µciÀ.À.o\I iì &.\lftpw'ltoi,ç (Act. 5,29).
che il potere dello stato viene, in definitiva, da Dio è lo stes- L'esegesi patristica della nosLra pericope richiama con tinua-
so che affermare, senza mettere a repentaglio alcuna parola mente questo limice dell 'obbedienza cristiana, cfr. K. H.
deJl'Apostolo, che l'autorità è responsabile innanzi al tri- Schelk.le Staat und Kircbe cic., 223-236; G. Torti , Non est
bunale di Dio. In tal modo l'affermazione deJ carattere sacro potestas'nisi a Deo: La Quercia 4 (I 975) n s. - À.iiµtjJo\l"\CX.L :
\

250 Obbedienza alle autorità costituite

i:ii i:ov ih:ov OLa.i:cx:yii à.vi>foi:11xEv, ot OÈ à.viJEO"'t'l')X6'tE<; Èa.u- ro che si oppongono attireranno su di sé la condanna. 3
-roLç xplµa. À.1]µ\j/ovwL. 3 ot yèt.p &pxov'tEç ovx Elcrtv cpé~ oç J governanti infatti non incutono timore quando si fa il
-rQ àya.iJQ Epy~ aÀ.À.à. 'tQ xo:xQ. iJÉÀ.EL<; OÈ µ"Ì) cpo~E"L cri>x.L bene, ma quando si fa il male. Vuoi non temere l'auto-
'tTJV È!;ovcrlcxv ; -rò O:ya.iJòv 7tolEL, xa.t E!;w; E7tCX.LVOV Èl; cx.v'tfjç. rità? Agisci bene e avtai elogi da essa; 4 perché l 'auto-
4 iJEoO yèt.p 0Lchov6ç ÈCT't"LV crot Elç -rò àya.Mv. Èèt.v OÈ i:ò rità è ministra di Dio per tuo bene. Ma se tu agisci male
xa.xòv 'ItoLfic;, cpoSoO· ov yèt.p Elxn -.Y}v µ O:xcupcx.v cpoE~ · iJEou abbi timore: non per nulla infatti essa porta la spada, ma
yò:p OLà.xovéç ÉO"'tLV, EXOLxoç Elç òpy"Ì)v 'tQ -rò xcxxòv 7tpcicr- perché è ministra di D io, vindice della sua ira ed esecu-

ogni modo che I' EitCLWoç dcll'aurorità è apprezzato in quanto


forma caratteristica della xoLv1] (come ÉÀ.rn..upì>'l'}v, hlÀ11µ- essa è «ministra di D io; dr. il v. seguente.
\)JL<;, crvÀÀ.1]p.7t'tpLcx) attestata nei papiri a comi nciare dal rv / 4 . OLà.xovoç: qui nel senso generico di 'ministro' (V?lg. : mi-
III sec. a.C. (cfr .. Blass-Debrunner 12, § rn1; Debrunner, 67). n;ster· quando invece significa 'diacono' è reso con dtacomts J;
Secondo C. D elling ThWb vrn, 30, n. 2 soltanto il v. 2b in dr. S~p. 6,4: v7tEpfj-rcx.L ov't"Ec; -rfiç cx.ù-rov BwnÀelo:ç ( riferito
tutta questa pericope potrebbe essere indizio <li una qualche ai re). G . D elling, ThWb vrn, 36, n. 5 preferisce rendere
tensione fra la comunità cristiana e il potete politico. oLrhtovoc; con 'strumento'. - c;ot etc; -.ò àya.116v: fin dall 'nnti-
3. èipxovnc;: senz'altra specificazione vale 'coloro che sono chitù fu inteso in due modi : a) per aiutarci a praticare il be-
investiti di un'autorità pubblica' (opp. tOLW'tC1.L), cfr. Aeschin . ne con lo stimolo dello lode e con la punizione delle cattive
3,29; Diod. S. 18,65,6; Ios., ant. 16,174. NeJ N.T. soltanto azioni; b) per procurarti il beneficio della tranquillità e della
in I Cor. 2,6,8 e in un contesto tutto particolare èipxoV'tE<; pace: così Pelagio: quia f!~O tua sotli~ est f!Uiete ; cfr. !"·
soi;io le potenze ultraterrene alle quali è sottoposto in certa Souter, Pelagius's Expostttons o/ thtrteen Eprstles o/ Samt
gwsa questo mondo, cfr. G. Delling, ThWb 1, 486 ss. = Paul, Cambridge 1926 , 102. G . Delling ThWb vm, 30, _n.
GLNT I, 1298-1302. - cpéScc;: 'oggetto di timore': cfr. LXX 18 esclude recisamente ogni idea cli ' benessere' e sembra in-
Is. 8,13. - &:ycxiJQ [py~: cfr. r Petr. 2,14. - i:ò &.ya.iJòv Lendere in questo modo: «È suumento di Dio per te in quan-
r.olH: si ricordi quanto nbbiam detto nell'introduzione : il to ha il compito di tutebre e apprezzare il b~e. - dwfi: nel
potere poli tico appartiene nlla sfera della legge che è il ' be- N.T. significa quasi sempre 'lnvano'; dr. I Cor. 15,2; Gal. 3,
ne' (7,13); mn può assolvere la legge soltanto chi è rinato 4; 4,.n. La grafia qu i adottata è q uella attica ma già nel III
dallo Spirito: ò ayet. ~0 7t0LWV Èx lh:oiJ ÈO''tL\1° ò XCt.X01tOLWV oùx sec. a.C. lo iota 11011 è pit1 segnato. - µaxcx.Lpav : cfr. 8,3~.
lwpcxxEv i:Ò'J ~E6 v (J lo. ll). - E'itaLvov: cfr. 2,29. Secondo In questo caso si tratta evidentemente della spada lunga, ctr.
l'esc~i più recente (cfr. per es. Barrett, 246; Althaus, 238; \V. Michaelis, TbWb IV, 531 = GLNT VI , 1422 s. La spada
Delling, ThWb vm, .+-+, o. 26). l'Apostolo alluderebbe qui era per i Romani il simbolo dcl potere supremo .. I. governa-
agli elogi che in varia guisa venivano concessi dalle autorità tori delle provincie tanto imperiali quanto senatonali avevano
ai cita~n meritevoli. L'esegesi antica non pensava a questo, il ius gladii, dr. Ulpian., diJl,. l , t8, 6 . - ExOLxoç:_ ~e N_.T;
cfr. Or1gene-Ru1ino, comm. in Rom. 9,28: quod autem dicit ricorre soltanto qui e in r Thess. ~· nel se~o .d~ ~10ce,
de potestate f ac quod bonum est et habebis laudem ex ea (poiché faoLxoç soprattutto nei papm e nelle iscr1z1om di eta
altius requirendum mihi videtttr. Non enim consuetudo est ellenistica vale and1e 'procuratore', 'assistente JegaJe' qual-
potestatibtts saeculi laudare hos qui non /uerint criminosi... cuno propone di intendere «procuratrice vicaria dell'ii:a di
non peccantes vero lattclare eis mos nullus est. È certo in D io}>, cfr. Althaus, 239, n. 3).
252 L'amore, debito supremo e compimen/o della legge Rom. J JA-8 253

0"0\1'1:L. 5 oiò &.v&.yxT) Ùito't&.a-crEcrt}aL, où (..t6vov otò:. 'tYJV bp- rrice del suo giudizio contro chi fa il mal~. ; Biso.~na
yi)v àÀ.À.à. xa.l. otà. 'ti)v a-uvEloria-w. 6 otò:. -co\ho yàp xctt dunque essere sottomessi non soltanto per umore dell u·a,
cp6pouc; 'tEÀEL'tE, ÀEL"t'OUpyot yà.p iJEOV Ela-w Ei.c; aÙ'tÒ 'tOV"t'O ma altresl per un motivo di coscienza .. 6 Per ~ust
7tpocrxa.p'tEpouv'1:E<;. 7 &.7t6oo'tE 1taa-w -ccU;. ocpEtÀ.&.c;, 'tQ 'tÒV pagate anche i tributi, poiché i governat~ sono rrumsttl
cp6pov '1:Òv cp6pov, 'tQ 'tÒ -cÉÀ.oc; -cò 'tÉÀ.oc;, 'tQ -còv cpé~ov 'tÒv cli Dio che attendono assiduamente proprio a questo .u~­
cpé~ov, 'tQ 'tlJV "t'tµ:i)v -c'i)v -ctµ1}v. fìcio. 7 Date ad ognuno ciò che gli è dovuto: a. c~1 ~
8 MT)OEvt µnoÈ.v ocpElÀE'tE, El µi) 'tÒ à.À.À.1}À.ouc; &.ya.7tav· ò tributo il tributo, a chi la gabella la gabella, a chi il tl·
more il timore, a chi l'onore l'onore.
5. àv&.y:wf}: qui come in Mt. 18 17 significa 'è necessario' in
riferimento a un ordine stabilito da Dio. L'idea 'pagana' del- 39 . L'amore, debito supremo e compimento delta legge
l'àv&.yx'I) quale 'potenza inesorabile del fato' è ovviamente
8 Non siate debitori a nessuno di nulla footché dell 'amo-
estranea al N.T. perché inconciliabile con la fede in un Dio
creatore e provvidente. - O"UVELO'l)O"tv: dr. 2,r 5. re reciproco perché chi ama gli altri ha osservato tutta
6. cp6pouc; "t'EÀEL'tE: propriamente cp6poc; è l" imposta diretta•;
cfr. il v. seguente. L'obbligo cli pagare i tributi era stato af- mentre cpépoc; indica l'imposta diretta 'tÉÀ.oc; è sotan~iJme:
fermato da Gesù nella ben nota risposta agli erocliani, dr. te la 'gabella'; dr. K. Weiss, TbWb IX, 83. ~on diverso ~
Mc. 12,13-17 par. Paolo conosceva con ogni probabilità il il senso cli xf\vcrov xa.t 't'ÉÀ.T) inMt. 17,25. Va ricordato pero
detto del Signore (cfr. K. Weiss, ThWb rx, 84). L 'uso del- cbe sin da epoca abbastanza a~tic. cpépoc; ha .i!1vas.o l'area se-
l'indicativo (Vulg. praestatis) denota che per la comunità ro- mantica cli "t'ÉÀoc;, cfr. K. We1ss, lbld. 8r. C10. sp1eg? proba·
mana il. pagamento dei tributi a Cesare era cosa pacifica. 't'E- bilmente come nel v sec. Gennadio di Costanunopolt (Staab?
40 s s.) abbia potuto sostenere che Paolo con due vocaboli
ÀEÌ\I ha, sebbene sporadicamente, il senso di 'pagare' anche
nel greco profano, dr. Delling, ThWb vrn, 58. - ÀEt•oup- diversi ba inteso significare la stessa cosa mentre Teodoreto
yol: si riferisce agli i:X.pxov"t'E<; e per il significato non si di- di Ciro distingueva esattamente il signfcato ~ delle due paro-
stingue da Ot&.iGOVO<; (V. 4 ). È vocabolo cli USO raro tanto le dr. PG 82, 196. - cp6Bov : «respect plutot que frayeur»,
nella grecità profana quanto nei LXX dove solo eccezional- (Huby-Lyonnet, 4·39). Già. il Crisoston;o, in Ro~z . h~m .. 23:3
mente assume un significato sacrale o cultuale. Nel N .T. do- spiegava la parola come "t't]V btt'tE"t'C'/.µ.EV'l'JV 'tLµT}~ , ou 'to\I EX
ve ricorre cinque volte tale significato è presente solo in 15, 't'OV 'ltOVTJpoù cruvEto6-roc; cp6~ov. Cfr. anche S~e1dr , ThWb
16 e in Hebr. 8,2; mentre in casi come questo o Hebr. 1,7 vm, 175 . Secondo K. \'V'eiss, ThWb rx, 85 s ., t1 v. 7 a ndre~
una certa colorazione religiosa proviene solo da ciò che è Dio be inserito alla parenesi generale dei capp. 12 e 13 e no~ v1
o il Cristo Colui che riceve il servizio, dr. H . Strathmann, sarebbe quindi alcun biso!?°o cli _rife~ e ~éov alle ÈçouCìt<XL.
ThWb JV, 236 ss. = GLNT vr, 627-632. - 7tpocrxa.p't'Epouv- Verrebbe meno così la dil:ficolta costltmta dal v. 3 e da ,L
"t'Eç: cfr. 12, 12. Soltanto qui nel N. T. ha il significato cli Petr. 2,17. . , .t
'pensare continuamente a', 'occuparsi assiduamente di' che si 8. µ'l)OEVÌ µ'l']oÉv: questo tipo di doppia negazione e a;s?t n;-
trova anche nel greco profano, dr. Polyb 1.J5A· quente anche in attico, cf:r. Moulton-Turner, 28?. - 'tO <XÀ.À.'1)-
7. ocpEtÀ.&.ç: VOCabo}o rato nel greco letterario. Ricorre ne} À.ouc; &.ya.7tav: l'accusativo del'inf, t ~ sota~lv nel N.T.
N.T. anche in Mc. 8,32 nel senso di 'debito pecuniario' e in è frequente soprattutto in Paolo; 1~t1lo '1:0 ba valore ?na-
I Cor. 7,3 nel senso di 'debito coniugale'. - cpépov .. . -.ÉÀoc;: forico, si riferisce cioè a qualcosa cli gta detto o conosciuto
254 Ricbi111110 ercatologico Rom. r;,8-11 255
yàp à:ya.7tw\/ -rÒ\I ihEpov v6µov 1tE7tÀ.1}pwxEv. 9 -rò yàp la legge. 9 Infatti i vari comandamenti : Non commet-
«Ov µoLxeucmc;, Où cpoveucrELc;, Où xÀÉljiEtc;, Oùx Èml)uµiJ - tere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare
uELc;», i<O:L d Tt.ç hÉpo: Èv"toÀT), Èv -rQ À.6y4> TOU't'4> àvcxxE- e tutti gli altri si compendiano in questo: Ama il prossi-
cpa.Àt~V'r, ( h 't ~ ] «'Aya.7C'fJcrELc; 't'Ò\I 7tÀ.'l']crlov crou wc;
1
Ci'ECW't'OV». I O Ti O:ycx1tT) -.0 7tÀ'l']crlov xa.xòv ovx ÈPYÒ:SE't'<XL"
mo tuo come te stesso. 1 0 L'amo.re non fa alcun male
al prossimo, d unque l'amore è il compimento della legge.
7C11.'l'Jpwµa ovv voµou 'Tl ò:yci'l'C'l'J.
' ' .,.. , t

:1 Ka.t 'TOVTO ELOÒ'tEc; 't'Ò\/ X<Xtp6v, OTL wpa. ~O TJ Ùµéiç Èç 40. Richiamo escatologico
vnvou ÈyEpl)iiva.L, vi:i\I yàp Èyyv't'Epov 1Jµwv Ti crwnipla fj n E fa te questo nella consapevolezza dell 'ora che volge,
ben sapendo cioè che è tempo ormai che vi svegliate dal
(in questo caso il ben noto comandamen to dell'amore) cc-.
sonno giacché la nostra salvezza è adesso più vicina di
Bl ass- De btunner 12, § 399, r. - ~ -. Ep o v: dr. 2,i. -< mmÀ.1)pw-
il , I

i<EV: cfr. 8 ,4. classico invece wpo. LVCX in Io. 12,23; 13,1; 16,2.32, dr. Blass-
.!\
Debrunner1J, § 393. ÉyEpilfjvcu ba qui il senso traslato di
, , t •
9· ~v µoLXEUCTELc; ..: oux E'ltLvuµTjaELc; : tanto in Ex. 20, 13 quan-
to in Dct1t. ~ , r7 il T.M. segue quest'ordine: «Non commet- ' svcgli:irsi dal sonno delln carne'. - ùp.àc;: la variante T]µàc;
te~ a~u h eri o , non rubare, non uccidere, non dice falsa te- (P 4" K DG) può esser dovuta a un conguaglio col successivo
StlDoruan~, n?n desiderare». Però iu LXX De11t. 5,17-19 (B ) 1)µwv e con le seguenti esortazioni in pi:ima persona plura-
1~ succes.s1one e la,ste~ adottata da Paolo : ov µotXEVCTELc; _ le. - Éyyv't'Epov: in senso temporale è attestato solo nella
ou q>O\/~U'E Lc; - ou XÀE\jJELc; - où l)ieuooµap't' up1)aEtc;.. . ovx xotv11. Osserva H. Pr eisker, ThWb Il, 332 = GLNT m,
Èm~uµ1 cr n c;. Nella tradizione de.I nostro passo ov IJ;w ooµap- i6 s.: «Ne.l più :intico uso cristiano Èyyuc; e Èy l ~ etv r ientra-
't'upricrEt<; (VuJg.: 11011 falsitm testimonium dices) è scarsamen- no nel novero di quelle parole in cui scorre il sacro brivido
te arte st ~co (S 'l'). Per jJ futuro con valore imperativo, cfr.
1
de.IJ'attesa escatologica. Esse esprimono la speranza nel pros-
7,7. - È'tEpa =liÀ.ÀTJ, dr. Blass-Debrunner 12, § 306; Mo ulton- simo avvento dell'eone futuro e in tal modo si configurano
~urne, r97. - ÈV't'oÀ.1): dr. 7,8. - -rQ À.6y~: indica qui il come le parole sacre dell'imminente rivolgimento cosmico».
singolo comandamento come in Mc. 7,13. - àvaxE<pa.ÀLou- In proposito si deve però chiarire che la 'vicinanza' o ' pros-
't'C:U: verbo raro nel~ gr ~ cità p~ofan, vale qui 'ricapitolare'. - simità' escatoloeica (quali che fossero le speranze di Paolo e
&.y cx~r etc; X't_~ ~: _c1taz1one di ~X. Lev. r ~,r 8. - nÀ11crlo\I dei suoi letrori) è altra cosa daH" imminenza' cronologica. «11
o-ov.-:- ebr. re ~ka. Il concetto di o 7tÀT)CiLov estraneo alla tempo nella sua totalità dopo l'annuncio escatologico di Gesù
greata f?rofana, e prettamente biblico; nel N.T. l'espressione è vicino al compimento della Basileia ... ciò determina il ca-
( cra~e .in r5,2; lo. 4 ,5; Iac. 4,2) ricorre sempre in citazioni rattere di rutta quest'epoca della storia della salvezza e le con·
o re m1 ~ 1 scenz e dell'A.T. e soprattu tto di LXX Lev. 1 9,x8. Ma fe risce la tensione verso la fine, sia che ne siamo all"inizio'
la noz~e neotestamentaria dj 'prossimo' ba una latitudine che alb 'conclusione'. Poiché Gesù ha gettato il seme, poi·
ben diversa. da quella dell'A.T . (si ricordi la parabola del ché d:il momento della sua azione la Signoria di Dio è ormai
buon Samwtano, dr. Le. l 0,29 ss.). irreversibilmente presente per quanto in m:iniera provviso-
:.o.
11 v. 8b e Mt. 7,ri .
nÀ'l')pwµ cx.: qui in senso aLtivo ' pieno assolvimento', dr. ria, anche il raccol to è alle porte e gli even ti finali incombo-
no su di noi con l:i loro urgenza e le loro istanze» (R. Schnac-
~ .r . xat. -roù • ~: per l'ellissi, cfr. Blass-Debrunner 12, § 128,5 . - kenburg, Signoria e Regno di Dio cit., 215). - Èmv'TEVCTc.tµev:
wpo: ... Eyepi}'T)V<Xt: è costrutto normale anche in attico; non aoristo ingressivo: 'abbiamo cornincbto a credere'.
Richiamo escatologico Rom. r3,11-14 257

C't'E E'itLCT'tEUcraµEV. I2 Ti vù!; itpofaolJ;EV, Ti ÒÈ 1}µipa llYYL- quanto fosse quando giungemmo alla fede. 12 La notte
XEV. Ò'.'ltoi)wµEi>a oi'.iv 'tèt. itpycx. 'toù crx6'touc;, t.vòucrwµEi>cx. oÈ è avanzata; il giorno è vicino, deponiamo quindi le opere
'tà élitÀCX. 'tOV (j)W'tO<;. I 3 wc; f.v nµÉprt EWXT)µovwc; 'ltEpL1t<X- delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13 Cam-
"t'1)crwµEv, µ-iJ xwµotc; xat µÉfrmc;, µ-iJ xohmc; xat à.crùyE- miniamo dignitosamente come si conviene in pieno gior-
laL<;, µl} EptÒL xat ~1).cp· I 4 Ò'.ÀÀà f.vòucracrfrE ..òv xvpLov no; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nella lus-
'Ir,crov'J Xpw-.év, xaL 'tijç crapxòc; 7tpovoLav µ'iJ 7tOLE:i:crfrE Elç suria e nella dissolutezza; non nelle contese e nelle gelo-
Emi)uµla.c;. sie, r4 ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non cu-
ratevi d ella carne per non soggiacere alle sue concupi-
I2. vuç: con questo senso metaforico si trova nel N.T. sol- scenze.
tant.o in Paolo e Giovanni, dr. I Thess. 5,7; Io. 9,4; II,Io. -
7tpoExo\jJEv: nel N. T. 7tpoX6it-.w e 1tpoxo1t1} si trovano sol- 2 Cor. 6,7; A. Oepke, ThWb v, 293 ss. = GLNT vm, 225-

tanto in Paolo e Luca, ossia negli autori che più si avvicinano 226). Per le analogie qumraniche, dr. Conzelmann, ThWb
alla xowl] letteraria o ai modi della diatriba cinico-stoica, cfr. vn, 434·
Reicke, ThWb v1, 70I. - T]µlpa: non ha qui un valore esca- 13. 7tEpma.-t1}crwµEv: dr. 6,4 e 6,13 (aoristo ingressivo, cfr.
tologico in senso stretto ('il giorno della parusia' 'il ciorno Blass-Debrunner 12 • § 337,r ). - xwµoLc;: nel N.T. è usato sem-
del giudizio'), be:nsl indica il nuovo eone già corm:iat~ , seb- pre sensu malo, dr. Gal. 5,21; r Petr. 4,3. - µffiaLç : voca-
bene soltan to in linea di principio e come possibilità con la bolo antico; nel N .T. si trova oltre cl1e qui in Gal.5,21 in una
resurrezione di Gesù. Si spiega cosl l'esortazione se~nt a elencazione analoga. - xol"t'<XL<;: soltanto qui nel N.T. è ado-
ri"."estire 'ora' le armi della luce (dr. IThess. 5,5.8) e a 'cam- perato sensu malo; cfr. 9,ro; Le. n,7; Hebr. I3 A· - Ò'.crEÀ-
m10are' come in pieno giorno. - Epycx. "t'OÙ crxénuç: la stessa YEL<XLç: nel N.T. ba sempre il significato primitivo, materiale,
espressione in Eph. 5,n. crxé-.oc; nella Y.OLV1} è sempre neutro di 'scostumatezza', 'dissolutezza'; in particolare qui si allude
(nell'uso antico e classico anche maschile. cfr. Blass-Debrun- con ogni probabilità alla sfrenatezza sessuale come nell'elenco
ner 12, § 51 ,2). Il genitivo può essere di appartenenza o di analogo di Gal. 5,9, cfr. O. Bauernfeind, ThWb 1, 448 =
q~alit:à con impronta semitizzante. Nel N.T., come nel tardo GLNT 1, 1033 s. - (, 1) À~: si trova collegato a vocaboli che
giudaismo (compresa la setta di Qum.ran ) l'antitesi 'tene- indicano passioni ed errori anche in I Cor. 3,3; 2 Cor. 12,20;
bra'-'luce' sostanzialmente si colloca sotto il segno di un dua- Gal. 5,20; Iac. 3,14.16. «(,i)Àoc; sarà qui sempre lo zelo che
lismo che non è metafisico (come nel sincretismo ellenistico e in qualsiasi forma lavora non all'edificazione del prossimo ma
nella gnosi, specialmente nel mandeismo) bensl etico e secun- al suo danno e a questo tende con veemente impulso» (A.
dum rationem historiae salutis. La 'tenebra' è il mondo del StumpJI, ThWh n, 844=GLNT rn, 1499).
peccato e della mane, in concreto molto spesso (dr. r,2I ; 2 , 14. ~vòe1cx.rl)E 't'Òv xvpLov 'IT)crouv Xpw"t'év: cfr. Gal. 3,27
r9; Eph. 4,18 e anche qui) il paganesimo mentre la 'luce' è (dove però l 'espressione ha valore non imperativo ma indica-
la salvezza manifestatasi storicamente in Cristo; cfr. H. Con- tivo). Il senso della metafora è chiaro («poiché nel battesimo
zelmann, ThWb vn, 442 ss.; G. Delling, ThWb rv, u19 siete stati innestati in Cristo, ora uniformatevi pienamente a
= GLNT VII, 15 rr; R. Schnackenburg in Bauer II, 776 ss. - lui cosicché in voi si possa vedere soltanto la sua impronta e
ÈvÒuc;wµEi>cx. ÒÈ 'tà. 01tÀa -tov cpw'toc;: sebbene la metafora il suo stile») ma discussa ne è l'origine anche se io questo
delle armi sia abbastanza comune nella grecità profana e nei caso particolare il suggerimento diretto può esser venuto a
LXX, pure la si può considerare caratteristica della paraclesi Paolo dalla precedente immagine del «rivestire le armi della
neotestamentaria (cfr. 6,r3; r Thess. 5,8 ; Eph. 6,1r.13.14; luce». Si può ricordare l'uso nei LXX (cfr. gli esempii in A.
I 'deboli' e i 'forti' }{om. J4,r-2 259
14 TÒ'V oÈ à.o-1}E\louncx. -rii '!tlu'tEL 7tpoo-À.cx.µBci'VEvfrE, µi} El<; 4t.I 'deboli' e i 'forti ' devono rispettarsi gli uni gli altri
oLaxplcrEL<; oLcx.À.oyLo-µw\I. 2 o<; µÈ\I mo-·miEL cpcx.yEL\I 7téL'V- perché tutti appartengono al Signore
14 Accogliete chi è debole nella fede senza giudicare le
Oepke, ThWb II, 319 s. = GLNT II, 1559 s.) e anche nel
N.T. di É\louw per designare l'assunzione di qualità etico-reli- sue op1ruoni . 2 L'uno crede di poter mangiare qualun-
giose; si può richiamare il rito battesimale dove l 'abito nuo- que cibo, l'altro che è debole mangia soltanto ortaggi.
vo del catecumeno era il segno visibile del suo inserimento
nel mondo nuovo (e&. Althaus, 248) ma ciò può al massimo
spiegare l'uso enunciativo di Gal. 3 1 27 (ex opere operato); l'u- retta yvwcrLc;, dr. I Cor. 8,7. - rtpocrÀ.aµBa\IEcrik dr. II,15.
sanza degli iniziati ai misteri di portare gli abiti e la masche- Nel N.T. ricorre soltanto al medio che come avviene nei
ra del dio non sembra da prendere in considerazione e d'al. LXX, ha assumo anche il significato del'~tivo. Qui si tratta
tro canto l'uso, attestato nella grecità profana, (cfr. Dion. di 'accogliere' gli altti in quella piena comunione in cui Dic
Hal., ant. Rom. n,5) di àvouw con l'accusativo di persona (o Cristo) ba accolto noi (cfr. 14,3; 15,7; LXX Ps. 17,17; 26,
nel senso di ' fare la parte di' può offrire tutt'al più un ri- lo; 64,5; 72,24). - µ1J d<; oLcxxplcre:Lc; OLo:À..oyLcrµwv: Vulg.:
scontro (formale, beninteso) per casi come il nostro, non per non in disceptationibus cogitationmn. Ma in questo senso il
Gat. 3,27 (la 'fede' e il battesimo producono una vera tra- greco richiederebbe p iuttosto 7tEpt OLo:À.oyLaµwv. In realtà
sformazione non una semplice 'imitazione'). Secondo A. Oep- nel N.T. &cixpLvLc; signi1ìca per Io più 'distinzione', 'discerni-
ke, ThWb n, 321 s. =GLNT n, 1562 s. l'uso paolino «pog- mento' (1 Cor.13,ro; f-lebr. 5,14). Meglio quindi intendere
gia sulla concezione escatologica del Cristo, secondo Adamo, la parola nel senso di 'valutazione'; dr. F. Bi.ichsel, Tb \Xlb nr,
come anima generalis. Precisando questa concezione con un 95 1 = GLNT v, 1098 s. Per ota.À.oyLcrµ6c; cfr. I ,21. Elr, si
incisivo ricorso all'accusativo singolare, l'Apostolo parla (sem- può interpretare tanto in senso consecutivo quanto finale ,
pre usando l'imperativo; il corrispondente indicativo traspare dr. A. Oepke, ThWb rr, 427 = GLNT m , 269.
però da Col. 2,n ) anche di indossare il xo:w6<; oppure 'VÉoc; 2. o<; µ..É'V ... ò oÉ : cfr. 9,21 e Blass-Debrunner , § 250. -
12
&.vfrpwTtoç (Col.3 1 10; EphA,24)» . - 'tfj<; o-o:pxò<; 'ltpÒ'Votcx.v µTi mv'tEUEL 7tciv-ra <pet:yEL\I: quest'uso di mcr'te:uw, afia tto sin-
'ltOLEi:crfrE Elc; àmfrvµlo:c;: può significare: «non curatevi della gofare ;Ùmeno nel N .T. 1 rappresenta, a quanto pare, l'incro-
carne (intesa più o meno nel senso di 'corpo') tanto da cedete cio di due concetti: «È tanto forte nella fede da poter man-
alle sue concupiscenze» (cos1 intendeva Lutero e, fra i mo- giare» e «è convinto di poter mangiare», cfr. Preuschen·Bauer,
derni, o. es. Zahn, Schlatter, Altbaus, Behm, Th\'ifb rv, rno6 s.v. ; I3ultmann, TbWb v1, 220. Contro l'uso attico rtLO"'tEuw
= GLNT vn, 1205) oppure «non datevi cura della carne nelN.T. è molto spesso costruito con o-rL, cfr. Blass-Debrun-
(percbé questo serve solo) a soddisfarne le passioni» (p. es. ner 12, § 397,2. - ).cX.xcx.wx.: usato generalmente al plutale 'or-
Kiihl, Lietzmann, Lagrange, Huby-Lyonnet, Barrett; e&. an- taggi' (da Ào:xalve:w 'zappare'). L'astensfone assoluta dalle
che Schweizer, ThWb VII, 132). La seconda interpretazione carni (e dal vino) non era in alcun modo prescritta dalla to!'à
ci pare meglio rispondenre all'intonazione escatologica e ra- e non era quindi praticata dal giudaismo ufficiale (tranne in
dicale di questa parnclesi, all'antitesi fra la notte e il giorno, qualche caso come segno di mestizia, peraltro solo dopo la
fra Ja tenebra e la luce. In tale contesto la «doverosa cura distruzione del tempo nel 70 d.C., dr. Strack-BilJerbeck III,
per il corpo fisico» (Altbaus, 248) ci sembra un' idea cosl ac- 307) . È quindi ingiusri1ìcato identificare senz'altro questi
cessoria da risultare intrusa. vegetariani di Roma coi giudaizzanti. Vero è invece che
14.I. ci.crfrE'Vouv-ra:: e&. G . Stahlin, ThWb 1, 490 = GLNT I, la pratica vegetariana ern assai diffusa tanto nelle cerchie
1308 s. l cristiani 'deboli' sono quelli che non posseggono la orfico-pitagoriche del inondo pagano quanto negli ambien-
260 I 'deboli' e i 'forti' Rom. r4,2·5

'TCX., ò U &.o-iJE'JWV À.axavcx. É<riJlEt. 3 ò foiìlwv 'TÒv l.LTJ Ècr~lov­ 3 In tal caso colui che mangia non deve disprezzare chi
'TCX. µ'Ì] è:çoviJEvEl'Tw, ò oÈ µ-ft fo~lwv "t'Ò'li ÉO"iJloV'tcx. µ-ft xpwÉ- si astiene né questi deve giudicare quello poiché Dio lo
'TW, ò iìEòc; yàp av"tòv Ttpoaù~E'O. 4 <TV -rlc; El ò xplvwv ba accolto. 4 Chi sei tu che giudichi il servo di un al-
&,)..)..6'tptov olxfriw; -.<'.;'> lo~ xvpl~ a"-c1Jxn +i 'lt('lt't'Et' <r"ta- tro? Se si regge o cade è cosa che riguarda il suo Signore.
iJTjO"EW.t OÉ, OWCX.'tE~ yàp ò xuptoc; O''tijO"CX.L mhov. 5 oc; µÈv Ma egli si reggerà perché il Signore ba Jl potere di so-
[ yàp] xplVEL i)µÉpav '!tap' i)µÉpcx.v', oc; OÈ xplVEL '!tcXO'CX.V i)µÉ- stenerlo. 5 Qualcuno fa differenza fra giorno e giorno,
mentre altri considerano tutti i giorni alla stessa stregua.
ti del giudaismo sincretistico (Terapeuti, Essenj). L 'accen- Che ognuno sia pienamente convinto nel suo giudizio!
no all'osservanza di determinati giorni (cfr. Col. 2,16) può
far pensare che questi vegetariani di Roma fossero, almeno
in prevalenza, di estrazione giudaica (è da notare però che Phil. r,27; 4,r. - <r't'cx.iJTjO"E'TCXL: ci si può chiedere se signifi-
qui, a diffe renza di Col. 2,r6, non si parla esplicitamente del- chi «sarà rialzato dalla sua caduta)> oppure «anche se giu-
le feste giudaiche come i sabati e i novilunii e che l'osservan- dicato da altri reggerà al giudizio del suo Signore»; il con-
l!a di particolari 'giorni' sembra riguardare soltanto l'astinen- fronto con Le. 21,36: u-raì}T}vcx.t itµ'ltpo<rDE\I -rov uLoù -rou &.v-
za da determinati cibi). Che il loro rifiuto di mangiar carne ~pwnou induce a preferire la seconda interpretazione; cfr. W.
fosse dovuto, come nella comunità di Corinto, al timore di Grundmann , TbWb VII, 647. Nel N.T. Èv'Tci1)riv e O' 't cx~1]0"o­
contaminarsi con gli idolotiti (cfr. r Cor. 8,ro) è nulla più cli µat, quando non sono in composizione, hanno per lo più si-
una congettura, dr. Lagrange, ·335-340; G. Bornkamm, gnificato intransitivo come in ionico e in genere nella xowi)
ThWb IV, 67 s. = GLNT VI, r 92-196. È certo in ogni modo (in attico hanno invece normalmente significato passivo, cfr.
che questi 'deboli' non facevano dell'astinenza dalle carni e Blass-Debrunner 12, § 97,I). - ovcx.-E~ : derivato di owa-.6c;.
dell'osservanza di certi giorni un:i questione di salvezza; altri- Nel N.T. si trova anche in 2 Cor. 9,8 ; r3,3. In epoca precri-
menti P aolo non avrebbe potuto trattarli con tanta compren- stiana se ne conosce un solo esempio in Pbilodem. Philos.,
sione (cfr. invece Gal. 4,10; I Tim. 4,3). sign .I 1,8. Di uso classico è invece &.ovvcx.-.Éw (secondo Blass-
3. ÈçoviJEvE'i:-to: verbo ellenistico parallelo a i;ovoEvouv (che Debrunner 12, § 108,2 ovvcx't'ÉW sarebbe una retroformazione
prevale nei LXX ). Deriva da ov~É forma attica recente (di da tXOU\ICX.'t'ÉW ). - xvptoc;: la variante ~Ebc; di KDG e della
cuj si hanno attestazioni epigrafiche a cominciare daU 'anno rradfaione latina appare indotta dal v. 3.
378 a.C.) invalsa dapprima nella xow1] ma sopraffatta [lOÌ 5. oc; µi:v ... oc; oÈ: cfr. 9,21 e 14,2. - y&.p: è omesso da P46
dal ripristino di ovoÉv dovuto all'influsso degli altri cli.aletti BKDG. Se proprio lo si vuol conservare (come fa il Merk)
e dell'atticismo (neogreco oÉv =
ovoÉv), dr. Blass-Debrun- è ben difficile attribuirgli un qualsiasi valore causale. - xplvEt
ner 12, § 33, Debrunner, 69. i}µÉpav '!tap' i}µÉpav : qui xplVEL indica una valutazione prefe-
4. &.À.M'tpLov: nel N.T ., come del resto anche nell'uso classi- renziale come in Plat., rasp. 399e: OVOÉV yE, rjv o'Èyw, XCX.t-
co, significa fondamentalmente 'ciò che appartiene a un lJ.)... vòv TtOLOVµEv, w q>LÀ.E, xplvoV't'Ec; -ròv 'A'ltéÀ.À.w xat "'Cà 't'OU
À.oc;'. Si avvicina al significato di ' nemico' in Hebr. u ,34. - 'A1t6À.À.wvoc; opycx.vcx 'ltpÒ McxpcrUOU ... Òpyavwv. Per 1tCXpa
otxÉ't''l'}V: soltanto qui nel N.T. indica j( 'servo' di Cristo. - con valore comparativo, d r. Blass-Debrunner 12, § 236 13 (in
CT'ti)XEL: formazione ellenistica da it<T'T'l'}xcx.. E. tipico del greco questo caso non sembra che si possa amibuire alla preposi-
postclassico lo sviluppo della coniugazione: tematica a spese zione un senso esclusivo come in I , 2 5 ). - xplVELnfi<Jcxv i)µl-
dell'atematica. Nel N.T. <T't'TJXW è caratteristico del linguag- pcx.v: daremo a xplvELv il senso cli ' riconoscere', 'ammettere',
gio paolino, dr. r Thess. 3 17; 2 Thess. 2,r5; r Cor. 16 1 13; 'approvare' come per es. in Xenoph., hist. Graec. 1,7,34:
1 'deboli' e i 'forti'

pcxv· ExCXO''toc; Èv 'tQ lo~ vot 7tÀ.T}pocpopElO"l>w. 6 ò cppovwv 6 Chi osserva determinati giorni Jo fa per il Signore e chi
'tTJV 1JµÉpa.v xvpl<IJ cppovEt' xa.t ò È~lwv XVPL4l wl>lu, EVXCX.· mangia ogni cibo Jo fa per il Signore giacché a D i_o ~i vo l~e
pLV"t"Et yàp 'tQ l>EQ· xa.t ò µ'Ì'} ÈO"i}i.wv xvpl4-1 oùx w !)lEL, xo.t la sua preghiera di ringraziamento; cosl pure chi s1. astie-
EVXCX.PLO''tEL 'tQ !)EQ. 7 oÙOEl.c; yàp 1Jµwv ÈCX.V't<'i) si'\. xcxt ov- ne si astiene per U Signore e anch'egli ringrazia D10. 7
oELc; É<XlJ'ti;> CÌ.?tOWUO"XEL' 8 Mv 'tE yàp swµEv, 'ti;> x.vpl4-1 Nesstmo di noi i11fatti vive per se stesso e nessuno muore
swµEv, Mv 'tE à.1to!)vfJO'xWµEv, 'tQ xvpl4-1 a?to!)viJO"xoµEV. Mv per se stesso. 8 Se viviamo, viviamo . pe ~ il_Signor:, _se
"t'E oiJv swµEv Mv 'tE CÌ.7tOWUO'XWµEv, 'tOV xvplou È<TµÉv. 9 moriamo, moriamo per il Signore; qU10d1 sia che Vlvia-
Elc; 'tOV'tO yàp XpLO''tÒç à.1tÉi>aVEV xa.t ~S'l}OEV rva. xa.t VE· mo sia che moriamo, apparteniamo al Signore. 9 Per
xpwv xat swnwv xvpLEvO"n. 1 o O"ù oÈ 'tl xplVELc; 'tòv &.où- qu ~s to infatti Cristo è morto e r isorto, per ess:re. il _S~ ­
cpòv O'OV; 1ttXV'tEc; yàp 'ltC<.PCXO''t'(}O'OµE!)a. 'tQ ~-µC1.'tL 'tOÙ ikoiJ. gnore dei morti e dei vivi. 10 E tu perché gmdichi ~
I I yÉypct.1t'tC1.L ycip, fratelJo tuo? E tu perché disprezzi il fratello tuo ? Tuttt
«Zw Éyw, ÀÉyEL xvpLoc;, O'tL ȵot xciµ\)IEL miv yòvv, compariremo davanti al tribunale di Dio. rr Sta scrit-
xcxt miO"a. y À.w<na È~oµÀ.yi]O"E'tCXL 'tQ i>EQ» . to infatti: [me si piegherà ogni ginocchio
Quant'è vero che io vivo, dice il Signore, davanti a
(xpwav , ..l)v 'tijc; ~ovÀi'jc; : «npprovarono il (parere) del con- e ogni lingua renderà gloria a Dio.
siglio», cfr. Preuschen-Bauer, s.v. xplvw. - vot: cfr. 7,23. -
itÀ.T}pocpopEwl>w: dr. 4,21: rì. - xvpLEVO"TJ: sol tanto qui nel N .T. per indicare la Signoria
6. cppovwv 't'ÌJv 1JµÉpct.v : in questo caso cppovÉw vale precisa- del Cristo. Per iJ concetto cfr. 2 Cor. 5, r 5. <tÈ soma~ nt e
mente ' badare a' (dr. 8,5; 12, 16 b; Phit. 3, 19; Preuschen - improbnbile che Paolo veda nella 01ort~ e n~l l a. rcsll1:reztonc
Bauer, s. v.). - EVX<XPLO''tEL: cfr. 1,8. L'Apostolo si riferisce di Gesì1 i titoli di legittimità della sua Signoria mpettzvamen-
evidentemente a una preghiera determinata; ma non è possi- te sui morti e sui vivi. Vero è piuttosto che la morte e la
bile stabilire se si tratti dell'orazione che, secondo la tradi- resurrezione di Gesù costicuiscono insieme l'unica legirtima-
zione giudaica, si recitava prima del pasto o del ringrazia- zionc della sua regalità ramo sui vivi quanto sui morcj »
mento che si faceva dopo mangiato, dr. Strack-Billerbeck ur, (Alth:rns, 255 , n . r). _ .
309 . ·- µ·(] ÉO"ì)lwv ... ovx ÈO"blEL: per l'uso di ovx e µ1J clr. xo. ~1}µct. 'tL 'tOÙ !)Eoù: la variante XpLO''tOV di_ K e della m~
1,28 . dizione latina appare indotta da 2 C,or. ( ,ro.: .(µnpoO'i}Ev. 'tOV
8. Mv 'tE oùv ~wµEv, Mv 'tE &.nowno-xwµEv 'toù xvplov ~i}µa 't oc; 'toiJ XpLO''tOV. Sono quesa gli u ~1c 1. due pas~ 1 d~l
É<tµÉv: evidentemente tanto Paolo quanto i suoi lettori ban- N.T. in cui ~i'jµa. indica metaforicamente il mbunale di D io
no ben familiare ]'idea di pote.r morire avanti la parusia, di o del Cristo. , . _
«uscire dal corpo e trovare dimora presso iJ Signore» (r Cor. xx . sw €.yw ... 'te{) ftEQ: cfr. LXX Is.45 ,23: xa't Eµa.v-.o,v
5,8), di «andarsene e trovarsi con Cristo» (Phil. 1,23). òµvvw· Ti µ'Ì"j'J ÉçEÀ.EVO'E.'tC1.L !x 'tOÙ O''tÒµct.'tOC, µov 0LXCl.L0<1_v-
9. à;rÉitcxVEV xa.1. EST}O'EV : è la lezione di S"ABC; G porta V'I'}, ot À.Òyot µov oùx à.TIOO''tpa.q>i}O'OV'tCl.L O'tL ~µot xai:\j;EL na.:_:
à.itÉl>o:vEv x11.t &:vfo'tT} (Vulg.: mortuus est et remrrexit). Le y6vu xa.t òµEt"t'C1.L (AQ É~oµMyTJO'EtC1.L) 'ltCXO'C1. y ÀWO'~ 't~
varianti più lunghe à.7tÉl>cxvEv xo:t àvfo'tT} xat ES'l'}O'EV (K ); ~EW; 49 ,18: çw Éj'W, ÀÉYEL xvpt~c;. O'tL X'tk. A X~'t· EIJ.C1.V·
EST}O'EV xcxt &.nÉi>a.vEv xcxl &:vÉO''tT} (D*) mirano a rendere il 'tOÙ òµ.vvw Paolo, citando probabilmente a memona, ha so-
testo più completo o a indicare meglio ' la sLJccessione dei fot- stituito la solenne formula di gilu·11111ento sw Éyw (dr. anche
I 'forti' devono aver riguardo ai 'deboli' Rom. i4,r2-14

I 2 éipa: ( OUV] ExO:Ci''tOç 'J̵wv 7tEpL fo.U't'OV À.6yov owcm -rQ 12 Quindi ognuno di noi dovrà rendere conto di se stesso
ileQ. a Dio.
13 MTJXÉ't'L ouv cXÀÀ'i)Àouç xplvw~· CÌÀÀ&. -rov-.o xplva:-rE
1.uiÀÀov, -rò µ'JÌ -rdUva:L 7tp6crxoµµa. -rQ cioe'MpQ i) crY.6.voa:- 42 . I 'forti' devono aver riguardo ai 'deboli'
Àov. 14 oroa: xa:t 1tÉ1tELGµO:L Èv x up~ 'lTJO'OÙ O't'L ovoÈv XOL- per amore di Cristo
vòv oL' Èa:u'toù· EL µ'JÌ -rQ Àoyil,µv~ 'tL xoLvòv Erva:i, ÈxEl- 13 Perciò non giudichiamoci p iù tra noi, ma impiegate
piuttosto il vostro giudizio a non procurare motivi di
LXX Num . 14,28 e r Clcm. 58,2). Il costrutto t,w Èyw ... éhL inciampo o di scandalo ai vostri fratelli. 14 Io so e cre-
(so!tanto D*~G hanno El µ7], cfr. Blass-Debrunner I?' § 454,
5) e dunque ricalcato su LXX Is. 49,18 che a sua volta ripro- do fermamente nel Signore Gesù che nessuna cosa di per
~uce fedelmente il testo masoretico: haj-'imi w•um-jhwh kt. - sé è impura; solo per chi la considera impura essa è tale.
E!;oµoÀoy'i)crE-ra.L: dal III sec. a.C. in poi è attestato nel sen-
so di 'confessare', 'ammettere', 'riconoscere'; il N.T. dà a
questo significato un 'impronta eminentemente cultuale-litur- sto la formtùa serve a designare come 'cristiana' una partico-
gica; c~r. O. Miche!, ThWb v, 214 = GLNT vm , 509-602; lare azione o situazione (dr. 9,1; 15,17; 16,2,3.9.12). - xoL-
~robailnte da. questo passo di Paolo (e da Phil. 2,10 s.) v6v: 'comune', 'accessibile n tutti', 'profano' (contrapposto a
E!;oµoÀoyricre'ta:L e penetrato come variante nel testo dei LXX &ytoc,). Con questo significato che corrisponde all 'ebraico /Ji5l
(òp.Ei:-r<XL di BS corrisponde letteralmente all'ebraico tissiiba'). l'aggettivo xow6c; è attestato soltanto nel giudaismo elleni-
li testo di Isaia si riferisce direttamente alla dominazione di stico (Deuterocanonici, Giuseppe Flavio) e nel N.T. Sebbe-
Jnhvé c;he t~i dovranno .riconoscere, gli uni per Joro vergo- ne i concetti di 'profano' e di ' impuro' siano fondamental-
gna, gli altri per loro glorilicazione (cfr. i vv. 24 s.). Ma que- mente distinti, molto spesso vengono a sovrapporsi; c&. Act.
sco dominio universale implica un giudizio universale; cfr. 10,14 e nella i1ostra pericope il v. 20 : 7t&.v'ta. xa.~o:pci che
Huby.Lyonnet, 458. fo riscontro a ovoÈv xow6v. Secondo il Lagrange, 239 Pao-
x2. ripa. [ ~ ùv] : la congiunzione oùv è omessa da BD · ~ 173 9 lo non avrebbe potuto fare un'asserzione cosl perentoria se
e questa st può considerare lectio difficilior risperco all'uso i 'deboli' fossero stati Giudei, giacché questi avrebbero potu·
corrente di Paolo. cfr. 5,18 ; 7,3.35; 8,12; 9,16.18; Gal. 6, to replicare che un cibo, di per sé puro, poteva diventare im-
10. -:- Àoy~ oW<rei: locuzione tecnica, come À6yov a:L'tELV, puro per disposizione di Dio. Ma è un' argomentazione che
de1 ltnguagg10 commerciale, che nel N.T. viene usata preva- non regge in quanto le parole dell'Apostolo poggiano appun-
lentemente con significato religioso per indicare la responsa- to sulla certezza di fede che nella nuova economia salvifica
bilità morale dei cristiani, d r . G . Kittel, TbWb rv, 103 s. = Dio stesso mediante le parole del suo Cristo (dr. Mc. 7,1 ss.
GLNT VI, 291 s. spec. 19; Mt. 15,1-20) o una rivelazione diretta (Act. ro,15 ;
i 3. xplvwµE\I ... xplwnE: il testo gioca sui due significati del 11 ,9) aveva abolito l'antica disti nzione fra cibi puri e impuri,
verbo xpi'.vw che neJ primo caso vale 'giudicare', nel secondo fra animali mondi e immondi . D'altro canto è assai discuti-
' proporsi' come in 1 Cor. 7,37; 2 Cor. 2,I. - rtp6crxoµµo: ... bile che l'accenno al puro e aU'impuro faccia senz'altro rico-
<rxO:vòa.Àov: i due termini sono praticamente sinonimi, cfr. noscere nel vegetarismo dei 'deboli' una tendenza giudaiz-
9,33; u,9; G. ~tahli n, TbWb vrr, 356; Schlatter, 374. zante, come vorrebbe, p. es. J. Behm, ThWb 11, 691 s. =
1:4. otoa. xo:t 7tE1tELcrµa:t : formula solenne. Per il significato, GLNT m , 989 s.; cfr. il v. 2. - EL µ1}: qu i nel senso di à..ÀÀ6:.
dr. 6,9 e 8,37. Év xuplt~ 'lTJO'Ou: cfr. 8,1. fo casi come que- Cfr. Le. 4,26 s.; Gal. 1,7; I Cor. 7,17. Al contrario può aver-
266 I 'forti' devono aver riguardo ai 'deboli' Rom. 14,r4-r9

v~ xow6v. r5 El yò:p oLà. ~pwµa o à.oEÀ.cpòc; aov À.V7tEi:-.aL I5 Ora, se per cagione di un cibo tuo fratello si trova
ovxhL xo:'tò: à.ychtnv r.tpmo:'tEi:c;. µTj ..c;i ~pwµa-rl uov Èxti:~ a soffrire, tu non cammini più nell'amore. Non condurre
vov O:noÀ.À.vE vnÈp ov XpLu'tòc; à.7t@avtv. 16 µTj ~À.o:O"q>YJ­ alla perdizione col tuo cibo un uomo per il quale Cristo
µElai}w OUV Ùµwv \ Ò <iycttJov. 17 OÌJ ycip È<1\LV YJ ~<XO"LÀ.El è morto. r6 Non esponete il vostro bene alla diffamazio-
'tOV tJtov ~pWa'Lc; xo:t n6o-Lc;, 6:À.À.à. OLX<XLoo-UvT} xat Elplj'VTJ ne. 17 Il regno di D io non è certo mangiare e bere, ma
xo:t xo:pà Év 'lt'llEuµo:'tL ò:yl~· l 8 o yà.p Èv 'tOU't<tl SovÀ.tvwv giustizia, pace e gioia nello Spirito santo; 18 e chi serve
'tQ XpLo--r@ tM.pto-'toc; -r@ tJEQ xo:l 86xLµoc; 'toi:c; &.vì)pw1toLc;. in questo senso il Cristo è accetto a Dio e stimato dagli
19 èipo: oùv -.ò: 'tfjc; tlp'fivTJc; OLwxwµEv xat 't'à. 'tfjc; olxooo- uomini. 19 Dobbiamo quindi ricercare quel che contri-

si &.À.Àa al posco di c.l µ1) come in Mc. 4,22, cfr. Blass-De- già al presente si manifesta la gloria futura ~el? Si~nora di
brunner ta, § 448,8. Dio» (R. Schnackenburg. Signoria e Regno dt Dto, m., 295 ).
I?· yci.p.: se si vuo ~ mantenere il valore causale della congiun- Si ricordi che «i cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi:
zione bisogna .o nallacciarla .al v. 13 considerando il v. r 4 Dio però distruggerà questi e quello)> (r Cor. 6,.i:3). L'esprc~­
a~ J a str~gua d1 una parentesi oppure sottintendere un pen- sione Bo:aùdo: 'tov ~eov è piuttosto rara in Paolo: I Cor . .J.,
siero d1 questo genere: <(Il principio esposto al v. 14 deve 20· 6 9 s.; Col. 4,u; 1 Thess. 2 ,12; 2 Thess. 1,12. - Bpwcnc;
regolare fa nostra condotta, infatti ... ». - ÀU1tEt't'<XL: 'si rat- xat n6o-~c;: accostamento formula re anche in Col. 2,.c6. - el-
trista:, 'soffre' perché, trascinato dall'esempio del 'forte', p'l)vT}: fondamentalmente indica la salute escatologica ?d-
mang1,a la ca~ne pur credn~o di far male o semplicemente l'uomo intero (dr. 2,IO) che già ora si manifesta e ng1sce
perche vede il fratello compiere un'azione che egli disappro- come potenza divina (Col. 3,15; Phil. 4,7). Secondo W. Foers-
va; cfr. I Cor. 8,10-13. - ò:noÀÀ.vE: la coniugazione tematica ter, ThWb n, 415 = GLNT m, 234 qui può es~rvj anche
del verbo è caratteristica della xow'fi, cfr. Blass-Debrunner 12 , un riferimento alla pace tra i membri della comunità: «Il re-
§ 92. Le form,e ,ntematiche resistono invece al passivo, dr. gno viene instaurato là dove nello Spirito santo si crea qual-
1 Cor. 8,n: <X7toÀ.À.u-ro:t yàp ò à.ai}Evwv Év "t'TI o-TI yvwO"EL cosa di salutare ( = tlp1JvTJ). Ciò che è 'salutare' nel caso
ò à.où~òc; OL• ov Xpf.(T-ròc; ò:nÉi>o:'JEv. • ' concreto della comunità romana può senz'altro manifestarsi
16. «Se... i forti si ostinano a praticare la loro libertà senza come 'pace'.».
alcun riguardo per i fratelli deboli... i deboli, messi in conHit- 18. iv -tov-.w: cioè riconoscendo il principio esposto nel ver-
ro ~on la propria coscienza, finiranno col misconoscere affat- setto precedente e comportandosi di conseguenza. ;-- E,va-
to 11 som~ ?i bene q~ela libertà ... e la spregeranno come pEO"'toc;: cfr. 12,1. - ooxLµoc;: normalmente nel N.T. !I ooxL-
quitl~oa di m.aJ~gto, dt scandaloso, di pregiudizievole per la µoc; è tale in riferimento a Dio; questo è un caso parucolare,
condizione cristiana. La libenà cristiana viene insomma ad dr. W. Grundmann, ThWb u, 264, n. 20 =
GLNT n, 1416,
e~.sr calunniata e bestemmiata ... e possono i forti desiderare n. 20.
c10?» (Althaus, 258 s.). - BÀ.o:acpT)µElcri}w: cfr. 2,24. - ùµwv: i9.'tà. "t'Tjc; ELp'l)vT}c;: per il cosr:rutt? c~r. 8,5. !n.ques_to,c~­
DG'l' e la tradizione latina banno i)µwv, nostrum. Secondo so fermo restando il fondamentale s1gn1ficato biblico d1 nPTJ-
questa lezione il ' bene' è la condizione cristiana in gencrn lc VTJ1 sembra sinoolarmente spiccata l'accezione particola-
e la ' bestemmin' sarà quella degli infedeli. re 'cli 'pace fra gll uomini'; dr. Foerster, ThWb u, 415 =
17 . «~ I sen.so del passo è che non ha importanza ciò che sì GLNT m , 324. - oLwxwµtv: per iJ signili.cnto cfr. 9.3.0: La
mangia e s1 beve ma soltan to q uei frutti dello Spirito in cui variante oLwxoµEV ancorché bene attesrnta dalla tradizione
I '/orti' devono aver riguardo ai 'deboli' Rom. r4,19-:13

µfjc:; -.ijc:; Elc:; àÀ.À.'l)À.ovç- 20 µÌ") evExEv Bpwµ1noc:; xa-r(D.. vE buisce alla pace e alla edificazione reciproca. 20 No~ di-
-.ò Epyov -.où i>Eoù. 1tctV'tlX µÈv xal>apci, Ò:À.À.à: xaxòv •ii> ò:v- struggere per un cibo l'opera di Dio. È vero: tu ~o d1 P~
i)pwm~ 'tcfl oLà itpoax6µµa -roc:; Èai>lov·n. 21 xaÀ.Òv •Ò µTi sé è puro, ma tutto diventa causa di male per chi man!?a
q>ayEi:v xpfo. µ'Y)OÈ mEi:v orvov µ'Y)OÈ EV w. ò àoEÀ.cp6c:; O'OI) con cattiva coscienza. 21 È quindi bene non mangiar
7tpoO'xÒn• EL. 22 O'Ù 1tl<7-.w fiv EXEL<; xa-.à cmx.v•òv EXE carne, né bere vino, né fare cosa che per un tuo fratello
ÈVW7tLov -roù i)Eoù. µaxci pLoc:; ò µÌ") xplvwv Èav-.òv Èv woo- sia occasione di scandalo. 22 La fede che hai conservala
xL µ a~EL . 2 3 ò ÒÈ ÒLaxpLvoµEvoc; tàv cpciyn xa-. Éxp ~'ta, per te stesso davanti a Dio. Beato colui ~ ~ non ha s~­
O'tL oùx Èx 1tLO''tEwc:;· 1téiv ÒÈ ooùx h 1tLO''tEwc; aµap•la fo"tlv. poli per ciò che si risolve a fare! 23 Chi tnvece mangia
con scrnpolo di coscienza è già condannato perché non
agisce secondo il convincimento d ella sua fede. E tutto
(SABGL) non regge per il senso. Per lo scambio fra w e 0
~· 5,r. -. olx~Òµ.fic:; vocabolo tardivo esplicitamente ripu- ciò che non proviene d alla fede è peccato.
diato dagli amasti (cfr. Phryn, op. cit. 421); il N.T. e so-
pr~t ro Paolo ne fo un largo uso in senso eminencemente
religioso, cfr. O Michel, ThWb v, r47 s. = GLNT vm, contesto di questo capitolo (cfr. 3 s.ro.13) non se 1~bni si
408-4r5. possa accordare con 9uella del ' rit en :~ !;mono' ...;vieglio dun-
20. xa-.ci:À.vE: qui nel senso di 'distruggere' con riferimento que intendere 8oxLµ.asEL nel senso di risolversi (dr. 1,28)
~a meta.fora de:1J'olxoooµ1). La stessa antitesi ma in ordine sottintendendo un infinito come 1tOLELV.
inverso s1 trova ID Gal. 2 18: El yàp 8. xa•i.À.uua •aù•a 7tci:-
1 23. 8Laxpw6µEvoc;: è l'atteggiamento opposto alla, -r.lo-·rn;,
À.w OLXOOOµW. - Epyov 'tOÙ i)EOÙ: secondo l'interpretazione cfr. 4,20. - 7téiV bÈ 8 OVX ÉX 1ti<T"t'EW<; ci.µcx.p'tlCX. ÈO':LV.: tutto
prevalente !'«opera di Dio» è la comunità o la edt6cazione ciò che non è proporzionato al µÉ'tpov 1tlO"'tEW<;, di cias~uo
della comunità, cfr.. P·. es: G . Bertram, ThWb u , 640 = si compie per ciò stesso senza l'approvazione del:la cos1~ n za
?LNT Hl! 85.0. Altn, richiamandosi al v. 15, ravvisano nel- ed è quindi 'peccato'. All'epoca della controversia pela.giana
1 «or;ra di Dto» la condizione cristiana dei 'deboli'. - itCiv- Agostino, seguendo il metodo suo di. tr.arre .dalla S?'1~roa
't~ µEv xai)apa: dr. Tit.1,15. -ÒLÒ. 7tpo<7xoµµa• oc;: indica prove teologiche anche est~apolnd 1 smgoli enunciati dal
e v ~ dent;i~r un~ circostanza concomitanre ma non è beb loro contesto, pretese ravvisare .nel v. ~3b la co nd an~ og-
chiaro chi srn colw che mangia . I pit1 ritengono che si tratti gettiva della condotta morale dei pagn ~ l ad~v e .e s~o ~ ve-
del debole che mangia contro la suo coscienza. Altri (p. es. rità ha di mira la disposizione soggettiva det ~rtsia m (c;fr.
Sandy-H~lm_, S. Lyonnet in Huby-Lyonnet, 634) pensano A. C. de Veer, Rom. I4,2 J dans l'oeuvre de Samt Augustm:
con maggior ragione al forre che mangia provocando scanda- Recherches Augustiennes, Paris 8 [I971] r 68:r85). Lute-
lo. M:1 forse ancora una volra si tratta di un'espressione vo- ro poi intese la (rase paolina nel .senso che ogm ope~a com-
ll!tamente ambigua perché l'Apostolo ho in meme entrambe piuta da chi non ha la fede (fiduciale) è peccato. Oggi anche
le possibilità. da porte protestante (cfr. p. es. ~tba u s, 260) si riconosce
21. Cfr. r Cor. 8,r3. cbe il nostro testo correttamente mterpretato non offre al-
22 . fiv EXEL<;: K DG e la tradizione latina hanno soltanto cun appiglio a siffatta dottrina. Seco~d la dogmatica catto-
EXEL<;. In tal caso si può dare al verbo an senso interrogativo, lica è sententia certa che per commere opere moralmente
Vulg.: tu fide?:' habes?. - Èv 0 ooxLµci:sEL : Vulg.: in eo quod buone (ma non meritorie) non è richiesta la grazia della fe-
probat. Ma I idea del xplvELV soprattutto quale risulta dal de, cfr. Denzinger-Schonmetzer, t925.2308.
I 'forti' devono aver riguardo ai 'deboli' lfom. r;,r-4

15 'OqnO.oµEv oÈ 'i)µEi:c; ol ovvcx:tol. "t'cX &.<rfrEV'{Jµa."t"cx. "t"WV 15 Noi quindi, i forti , abbiamo il dovere di non cercare
&.ouvci:twv ~CX.<r "t CX.sm1, XCX.L µ'i) ÈCXU't'oi:c; &.pfoXELV. 2 ExCX<r't'oc; la nos tra soddisfazione, ma di sopportare le debolezze di
iJµwv -.Q 7tÀTJ<rlov &.pE<rxhw Elc; "t"Ò &:ycx.Mv 7tpòc; olxoooµ'fiv· coloro ch e forti non sono . 2 Ognuno di noi deve vivere
3 xa.1. yàp ò XpL<r't'òc; ovx ÈcxV'tctJ 'i)pE<rEv· &.À.Àà xcx.Dwc; yÉ- per amore del suo prossimo, per il suo bene, per la sua
xpa.7t't'CXL, «Ot ÒVELOL<Tµot "t'WV ÒVELO~'tW O"E É7tÉ7tEO"CXV edificazione. 3 Cristo non ha cercato la propria soddisfa-
È7t' ȵɻ. 4 OO"cx. yàp 7tpoEypCX.cp·f), Elc; "t'1}v T]µE"t'Épa.v OL- zione; al contrario, come sta scritto: Sono ricaduti su di
ocx.<rxcxÀ.lcxv ÉypCX.cpTJ, tvcx. OLcX 't'fjc; Ù7toµovfjc; XCXL OLcX 't'Tjc; 7tCX- me gli oltraggi di chi oltraggiava te. 4 E tutto quello
ch e fu scritto, fu scritto, come sappiamo, per nostro am-
1.5 •.r. 6cpdÀ.oµEv: con l'ù1Gnito come in 13,8, dr. Blass-De- maestramento, perché rimai1essimo fermi nella speranza
brunner, § 392,2. - &.<rfrEv'l)µcx."tcx : hapax nel N.T. È vocabo-
con la preserveranza e il conforto che vengono dalle
lo sce~to d el~ 10gu~ eUenistica. - 'tWV àouvchwv : dr. s,3 . -
~CX<T"t'ELV: il significato del verbo è ambiguo: può esservi
sempltc~n l'idea di 's?pportare' (dr. Mt. 20,r2; Act. I ,
5 del Signore, si richiami al testo cli un salmo interpre tandolo
ro ) ma pu~ '.llche esservi quella del 'portare' ossia del soc- messianicamente. Ciò non vuol dire che Paolo ignorasse l'im-
correre pom 1v~m entc I~ difficoltà dell'al.tro (cfr. Gal. 6,2). magine del Signore che sale sulla croce o non vi desse impor-
For s~ ~ao l o è ricorso de11beratameme all'ambiguità del verbo tanza: vero è invece che essa era importaDte per lui non co-
per tn s mu~re n e tram~ ì i c~net ti. - &.pÉ<rXELV: Vulg.: nobis me realtà semplicemente umana ma come r ealtà del Cristo,
plac7re .. ~a. la traduzione piacere' corrente anche in molte ossia deJ promesso Messia» (Al thaus, 261), ÒVELOL<rµoc; è vo-
vers1on1 italiane, non ha senso giacché, come bene osserva W. cabolo della xowTi, dr. Scbneider, ThWb v, 241 = GLNT
Fo~rc e r , ThWJ:> ~ , 45~ ~ ?LNT 1, 1214 (v. anche n. a 8,8) v111, 677 s. - ÈnÉnECTcxv: l'inserimento di desinenze dell'aori-
qw .I ~post di Ea.U"t'~ cx.pE<rXELV non è «detestare se stessi» sto debole nella coniugazione dell'aoristo forte è caratteristi-
ma «rtnega ~ e. se stessi». Cosl "t"Q 1tÀ.TJ<rlov &.pfoxEw significa co della xoLv·h, dr. Blass-Debrunner 12 , §§ 8o,8r. Nel caso
« co r? porta~1 111 modo da compiacere al prossimo», «vivere di 1tL7t't'to) e composti il processo era più facile, per essere
per iJ prossuno». Questo significato di &.pfoxw è prevalente ~7tECT avvertito come aoristo sigmatico, cfr. Blass-Debrun-
m Paolo, cf~. ~ Cor. 10,33; I Thess. 2,4; Gal. 1,10; i Thess. ner 12 , § 8 r.
2 .'1~; 4,1. S1 r1c~li che in origine àpwxw con l'accusativo 4 . 7tp0Eypacp11: composto ellenistico; nel significato di 'scri-
s~gmlicav «soddisfare quakuno1> e che col dativo nella gre- vere prima' si trova nel N.T. sol tanto qui e in Eph. 3,3. -
cità .profana può significare «esser cortese con qualcuno» co- OLOcx.crxcx.À.lcx,1: come nei LXX così anche nel N.T. OLocx<rxcx-
me m Xenoph ., me''!· 2,12. I LXX invece per indicare una Àla. è usato sempre al singolare quando indica un insegna-
c.e.rta condotta (quast sempre il «camminare alla presenza cli mento che viene comunque da Dio. Ad essa si contrappon-
D t o»~ usano EÙcxpE<r'tÉW, cfr. Foerster, ThWb 1, 455 s. = gono le oLocx.<rxcxÀ.la.L degli uomini; cfr. Col. 2,22. - Ù7toµo-
GLNf I, 1213 s. vfjc;: per il rapporto fra la Ù7toµov1J e la ÈÀ.nlc;, cfr. 5 ,3 ss. ~
2. "t't;i 1tÀ.TJcrlov : d r. r3,9 . - 7tpoc;: con valore finale come in 8 1 25. - 7tCXpcx.xÀ.1}<rEwc;: sarà qui da intendere nel senso di
: C~r. 10,4; E~h . 4,•2?; c!t'. ~ l as- Deb rune 12, § 239,7. 'consolazione' come suggerisce il versetto seguente. - ypcx-
_,. OL O\IEL<Tµo~ ... EµE: citazione lenerale di LXX Ps. 68,10. q>Wv: genitivus auctoris. «La Scrittura p resentandoci la storia
Le P?role del ~1sto sofferente e perseguicato vengono appli- dei campioni di D io i quali si accollarono le prove più dure
cate 111 se!1s? t1p1co o almeno accomodati:.do al Cristo. «A noi eccita in noi lo spirito di sopportazione, ci solleva e ci con-
fa meraviglia che Paolo, nnziché rievocare la figura storica ferma nella nostra speranza che ogni prova alla fine sarà su-
Esortazione alla concordùz /ra i dt1e gruppi Rom. 15,4·9 273
p<X.ÙTJvEWc; 't'WV yp<X.q>WV 't'TJV f>...nlo<X. exwµEv. 5 ò OÈ l}Eòc; Scritture. 5 Il Dio della perseveranza e della consola-
"t"iic; Ù'ltoµovrjc; x<X.L 't'ijc; 'it<X.p<X.ÙTJO'Ewc; O~'lJ ùµ'Lv -.ò <X.Ù't'Ò cppo- zione vi conceda di avere fra di voi i medesimi sentimenti
VELV Èv &.À.À.TJÀ.OLc; X<X.'t'à XpLCT't'ÒV 'I 'l'}crouv, 6 tv<X. òµol}uµ<X.- conformandovi a Cristo Gesù , 6 cosicché possiate loda-
oòv Èv Èvt O''t'Oµ<X."t'L ooçci.sTJ"t"E 't'ÒV l}Eòv x<X.t 7tC7."t'EPC7. -.ou xu- re con un solo cuore e con una sola bocca colui che è Dio
plou ·}Jµwv 'l'l'}crou XpLcr"t"ou . e Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
7 ~LÒ npocrÀ.CLµ~ivE} &J.. À.7JÀ.ouc;, xCLl}wc; xcxt ò XpLCT't'Òc;
7tpocrùi.~E' ùµ&c;, dc; 06~.v 't'ou l}Eou. 8 À.Éyw yèl.p XpL- 43. Esortazione alla concordia fra i due gruppi
v't'òv OLcixovov ye:vtcrl}CLL 7tEPL't'oµiic; Ù7tÈp CÌ.À.'l'}lMcxc; ì}e:ou, 7 Accoglietevi quindi l'un l'altro come Cristo ha accolto
e:l4 't'Ò BE~CX.LWO'7 -.&.e; É'ltcxyyEÀ.lixc; -.wv 'ltO."t"Épwv, 9 -.à oÈ voi per la gloria cli Dio. 8 Voglio dire che Cristo è sta-
Ei)v'I'} Ù'itÈp fÀ. Éouc; ooçci.crCLL 't'ÒV l}e:òv· xo.l}Wç yÉyp0.7t't'<X.L, to ministro dei circoncisi, per adempiere le promesse fat-
te ai padri e confermare cosl che Dio è verace, 9 men-
perata. In definitiva però lo spirito di perseveranza e il con- tre i gentili devono lodare Dio per la sua misericordia.
forto non ci vengono dalla Scrittura ma da D io tramite Ja Sta scritto infatti:
Scrittura» (Althaus, 261 ). - 't''Ì}V ÈÀ:nloo. exwµEV: espressione
frequente nel N.T., cfr. Act. 24 1 15; 2 Coi-. 3 1 I2; Eph. 2,12; crEÀ.a~'tO i)µéic;: «Ancora una volta come nei vv. 3 s '. Crist~
1 Thess. 4,r3; I Io. 3 13. Per il valore teologico di EXELV in è presentato come il modello d i, comp;ta~n. che i _fedeli
questi casi , cfr. H. H anse, T bWb u, 824 GLNT m , r 343: = devono tenere tra loro. Egli ha accolto tutti 1 men;i~ d;U~
«I cristiani hanno una speranza salda, mentre i pagani sono comunità per la gloria di Dio. Essi quindi sono tali m vtrtù
senza speranza. È una speranza fondata sull'atto redentore di questo suo atto di grazia, hanno la vi.ca in quant? so n~
compiuro da Cristo. Quest'atto rende possibile una fiducia stati accolti ; e perché non dovrebbero v1e~ acc?gliendos1
in Dio del tutto nuova ... In tutte queste formu le (se. con vicendevolmente?» (Althaus, 162). L'esortazione di Paolo ha
~ xnv) ... Paolo ... considera la condizione del cristiano quale certamente un carattere generico; non riteniamo però (contro
grande bene soteriologico per se stessa : per lui non è più Huby-Lyonnet, 469) che essa prescinda ormai del tutto dal-
tutto futuro, ma al tempo stesso i l possesso dei cristiani ... è la questione dei ' forti' e dei 'deboli_'. . . . ' . .
un anticipo della salvezza eterna». 8-9. «Se Paolo viene a parlare del d1vano fra 1 G~ude1 e ~ pa~
5. 6 oÈ ì}Eòc; 't'ijc; U7tO(J.Ovijc;: il Dio che dona la uTioµ.,v1). - gani non è perché esso coincida con quello tra i deboli e ~
o4J'Yl: ottativo ellenistico che ricorre quattro volte negli scrit- forti ... Il pensiero di Paolo è invece questo: se l'ai;nore .d1
ti paolini: 2 Thess. 3 1 16; 2 Tim. r ,r6 s.; cfr . Moulton-H o- Cristo ha potuto colmare l'immane cli ~a ~o tra pa?au1 e. G1~­
ward, 2I r; Blass-Debrunner 12, § 95 ,2. - 't'Ò o.Ù't'Ò cppove:'Lv tv dei, a maggior ragione dev'ess:re P?s.s1b11e per ~01, se v1 uni-
CÌ.À.À.TJÀ.OLc;: cfr. I2,IO. formate al Signore nella sua d1spos1z1onc: a .servire, mantene:
6. òµoì}uµixo6v: avverbio usato soprattutto nella tarda gre- re l 'unità e la concordia malgrado quest1oru come quelle de1
cità. Nel N.T. ricorre specialmente negli Atti per indicare cibi» (Althaus, 263 ). Secondo Huby-Lyonnet, 470 ~ < per f?~
l'unanimità che ispirava e sorreggeva la primitiva comunità meglio risaltare questa miserco~da di ~risto verso 1 gentili
cristiana, cfr. r,14 ; 2,46; 4 1 24; 5,r2. - Èvt cr-.6µix·n: meta- l'Aposto.l o mette io contr st ~ 1 eco~m1a della salvez~ nel
fora antica nella grecità, cfr. Plac., resp. 364a; Aristopb., eq. caso dei Giudei e in quello dci pagani» . - ~ a str utr~ su;itat-
670. tica dela periodo non appare chiara. Due 10terpaz~ so-
7.-npocrÀ.ixµBci.vEcri}E: cfr. 14,r. - xixl}wc; xo.t ò Xptcr't'òc; rtpo- no possibili: 1. da À.Éyw y&.p dipendo no le due subordinate
Esortorio11e alla co11cordia fra i due gruppi Rom. r5,9· 1 r 275
«ÀLà. "t'ov-ro ÉçoµoÀ.oyiicroµal croL Év Ei1vECTLv, Per questo ti loderò fra le nazioni
xat "t'(i> òvoµa"t'l crou lj/aÀ.w». e canterò il ttto nome.
IO xat '!t(D,Lv ).éyEL, i o E in un altro passo:
«Evcpp&.vDT]"t'E. (fiv'I'), µe."t'à. 'tOV À.aou ClV"t'OV». Rallegratevi, voi gentili, con il suo popolo.
J l xa.t it&.Àw, 1J: E ancora:
«Alve.L"t'E, 7taV"t'Cl 'tcX EfiVT], -cÒv XUpLOV, Lodate il Signore, nazioni tutte

parallele Xpicr-.òv ... ytvfofra..L e -rà. !Wvri òo!;O:crat mentre da certo modo la veracità e Ja fedeltà di Dio; invece i pagani
yi::vfo-t1txt dipende la st1bordinata di secondo grado dr; "tÒ f3e.- erano ~Évoi -.wv oia.i1rixwv -.ijç Èr.a.yyEÀ.laç (E ph. 2,12) e
f3aiwcraL; cosl la Vulgata: dico enim Christum Iesum mini- perciò la loro chiamara alla salvezza fu dovuta soltanto all'E-
stmm /uisse circumcisirmis... ad confirmandas promissiones ÀEoc;, non al1'&.À.Tji1ELtx di Dio. «Come opera di Cristo è sorta
patrum; gentes autem ... honorare Deum; 2. Elç -rò f3e.f3mw:mt ora l 'unica comunità nella quale pagani e Giudei lodano con-
e òo~O:cra.L dipendono entrambi come subordinate di secondo giuntamente Dio. Si è quindi compiuta la profezia della
grado da yEvfot1txt. Tutt'e due le interpretazioni postulano Scrittura che cioè i gentili si sarebbero uniti al popolo eletto,
LLO cambiamento di soggetto che nel secondo caso sembra I sraele, nel rendere lode a Dio perché lln fig lio di Davi<l sa-
troppo duro. - òitixovov yEvfoi1txL '!te.pi-.oµfjr;: se l'espressio- rebbe divenuto il re e salvatore dei pagani» (Altbaus, 263). -
ne significa, come ritiene la maggior parte dei commentatoci, OLà. -.ou"t'o... ljJaÀ.w: citazione letterale di LXX Ps. J:? ,50 (è
che l'opera di Gesù era rivolta in primo luogo a Israele {itE- omesso soltanto il vocativo xupLE dopo (www). Per tço-
pi-.oµTj in senso concreto = i circoncisi, il popolo giudaico, µoÀ.oyi)croµcu dr. 14,u. \jlaÀ.À.Ew nel N.T. ha sempre il si-
cfr. 3,30; ,i.,9,12; Gal. 2,7 s.) allora yEvfofrtxt aoristo con senso gnificaro di 'celebrare cantando le lodi'. Nel salmo Davide si
passato (BC'~D*G) sembra pit1 giustificato d i yqEvijcrDai rivolge a Dio lodandolo per le vittorie che gli ha concesso.
accolto generalmente dagli editori moderni. Né ci pare, come Nel contesto di Paolo la citazione si spiega principalmente
sostiene il Barrerr, 268 11. 2 che yEvfoDa.i sia lectio faciJior. ccn il richiamo agli eDvri e alla lode che di tra essi sì innalza
Osserviamo di passaggio che ci sembra affarto inverosimile a Dio. Secondo il Lagrange, 347 le parole del salmo vengon
l'interpretazione ritenuta 'migliore' dal Barrett: «Cristo di- messe in bocca a Cristo (anticipo di David) il quale, collocato
venn:: servitore dei Giudei i quali, specialmente se indicati nel mezzo delle nazioni, intona un canto al quale rutti fanno
col termine ' circoncisione', possono essere considerati come le eco.
persone scrupolose nel modo più fastidioso e irritante. Egli IO. 1taÀ.tv À.ÉyEL: per l 'uso di À.ÉyEL in questo senso dr. 9 1
guincli offre un esempio a tutti i cristiani 'forti'». - !iÀ.1)- t5. In particolare mX.À.tv ).éyEt corrisponde all'ebr. w''6me1·,
~Ela.ç: 'veracità', 'fedeltà' ( = 'emet) , cfr. 3.4· - ~tBaiwcr. cfr. Strack-Billerbeck III, 3r4. - EucppO:vi>T]"tE x-.À..: citazione
"t'Ò'.ç ÉitayyEÀ.la.r;: dr. 4,16: Be.f3alav -.l}v btayyEÀ.lav. Qui letterale di LXX Deut. 32,43 (il TM. che noi leggiamo porta
~EBaLwcru vale in definitiva 'compiere' ed è quindi piuttosto hamfou gojim 'amm6, «fate gioire, o genti, il suo popolo» ;
lontano dall'accezione originaria ma è significativa la sua con- b traduzione dei LXX presuppone evidentemente 'im 'amm6,
ness!one con la èù:~i)a. i>Eov che è il fondamento della sta- «con il suo popolo»). Le quattro citazioni che si susseguono
bilità e quindi della validità della promessa, cfr. H. Schlier, nei vv. 9-12, hanno in comune la parola tematica lw11. Ciò
ThWb 1, 602 = GLNT 11 , 232. Per Ér.ayEÀl~ dr. 4,13. - ha fatto pensare and1e in questo caso (dr. 9,33) alla deriva-
fafour;: cfr. 9,23. Anche le promesse fatte ai patriarchi erano zione ,da un florilegio biblico.
atti di misericordia; mn in guanto promesse impegnavano in J:I. atvEi:'tE Y."tÀ..: citazione di LXX Ps. II6,1 (dove È"i<a..tvE-
Rom. 15, u-14 277
Notizie personali: la missione di Paolo
lo esaltino tutti i popoli.
x.a.L bta.wtcra-rwCiav a.v-ròv rtciv'tec; ot À.aol».
12 E in Isaia:
l 2 x.a.i 7tciÀ.w 'Hcratac; À.Éytt, Verrà la radice di I esse
«' 'E<r-rat ti pl(,a -rou 'IEcrual, e colui che sorge per governare te nazioni;
x!X.t Ò &.vtcr'tciµtvoc; apXELV Èt>vwv· in lui spereranno le genti.
ht' ctv't"Q M~v'I) ÉÀ.moucrw». 13 Il Dio della speranza vi ricolmi di ogni gioia e pace
nella fede per modo che siate ricchi di speranza in virtù
IJ ò OÈ ì}Eòc; -rfjc; ÈÀ.7tlooc; 7tÀ.'l')pwcrat vµcic; micr'l')c; xa.pcic; xat dello Spirito santo.
Elpi)vT]ç Èv -rQ 7tf.O'"CEUELV, tlc; "CÒ 7tEptuCTEUELV ùµcic; Èv 't"TI ÈÀ.-
itlot Èv owciµEt 7tVEUµa.'toc; àylou. 44. Notizie personali: la missione di Paolo
14 IIÉitEtcr1.!at oÉ, &.oEÀ.qiol µou, xo:t mhòc; f.yw 7tEpt ùµwv,
14 Fratelli miei, sono fermamente convinto che anche
o'tt xrxì mhot µEcr'tol Ècr-rt &.ycx.i>wcruvT)c;, 7tE7tÀ.'l')PWµÉvot itci-
voi siate pieni di ogni buona disposizione e di ogni co-
<TT]c; [ 'tiic;] yvwcrtwc;, ouvciµevot xo:t àÀ.À.T)À.ouc; voi>t-E~.
noscenza e quindi capaci di esortarvi reciprocamente.

s
crchwO"CX.'11 è lezione di mentre A porta É7taLVÈCTO:"tE). rnvr1
corrisponde a hagg6jim e À.cxol a hà'ummin ma i due cermini nima': «Come per la vita esteriore si parla di un ~Eòc; -rfjç
sono in pratica equivalenti, cfr. H. Strachmann, ThWb rv, Etpi}vT}c; e come tlpiJvTJ appare come ha condizione 'normale'
33 = GLNT VI, IOI. Le distinzioni di significato che i rab- dell'uomo nella sua totalità, cosl Dio crea nell'uomo come
bini pongono ralvolta frn di essi non hanno un vero fonda- 'salute' la condizione 'normale' dell'anima che è '.in ordine',
mento linguistico o srotico, dr. Strack-Billerbeck m, 314. 'a posto', condizione che non va disgiunta dalla xapcX.». Si
12 . Ecr'tctt X.'t"À..: cicazione letterale di LXX Is. 11,IO (è omes- ricordi comunque che la 'pace' e la 'gioia' sono anzitutto ma-
so soltanto Èv "TI 1)µÉp~ Éxtlvn all'inizio). Il testo ebraico nifestazioni nel presente della futura gloria deJ Regno di
suona: «In quel giorno il virgulto di lesse starà come un se- Dio. - Év -rQ m<r-tEUEtV: dr. 3'4· L'artico non usa Év con
gnacolo alle genti, lo ricercheranno i popoli e il luogo della l'infinito in casi come questi. Si tratta con ogni verosimiglian-
sua dimora sarà glorioso». - 'ltacrcx.l: ebr. jilàj nome padre za di un costrurro mutuato dai LXX che ricalca l'ebraico b"
D avid. - É7t' av-cQ ... ÉÀ.moucnv: nel N.T. ÉÀ.itl(,w è costruito + infinito, cfr. Blass-Debrunner 12, § 404,r. - 7tEPLCTCTEUELV
con È7tl e il dativo o l'accusativo, con Etc; e l'accusativo e in 1}µéic; lv H:itlot: nel N.T. 7tEp~ creuw si trova costruico o col
un solo caso (Mt. 12,21) col dativo semplice. L'uso del verbo genitivo alla maniera classica (Le. 15,17; I Thess. 3,12) o col
con queste preposizioni, caratteristico della grecità biblica, è dativo ~emplic (2 Cor. 3 ,8 v .J. Ev K DG) o col dativo con
raro e tardivo (m sec. d.C.) nel greco profano, cfr. Blass-D e- Év come qui, cfr. Blass-Debrum1er 12, § 172. - Év ouvaµE~
brunner 12, §§ 187,6; 233,2; 235,2; Preuschen-Bauer, s.v. EÀ.- 7t'llEuµa-coc; à:ylou: come nella locuzione Év 7tvµa-.~ anche
7tlSELV. La sintassi classica conosce soltanto i costrutti ÉÀ.7tl- qui Èv ha un significato 'situazionale' che si fonda su un'ori-
SELV -rt oppure tb:l(.ELV -rt napct -.woc;. Il semplice dativo in ginari<1 nccezione spaziale («nell'ambito della potenza dello
Thuc. 3,97,2 ha valore causale (diverso quindi dal caso di Spirito»), cfr. A. Oepke, ThWb n, 536 = GLNT m, 567.
Mt. 12,21). 14. 7tE1mcrµcx.t: «Quando Paolo dice di 'fidarsi' ... dj aver 'fi-
13. ELpi}VT)ç: dr. r4,15.19. Secondo W. Foerster, TbWb n, ducia' ... si riferisce per lo più alla fiducia che egli ha in quan-
= GLNT m, 236 qui la parola significherebbe 'pace dell'a-

\ \
Notizie personali: la missione di Patio Rom. 15,15-17 279
l 5 noÀ.µT]pb-tEpov OÈ Eypo:~ uµi:v !i1tò µÉpovç, wç È1to:vcx- 15 Nondimeno vi ho scritto con toni qua e là piuttosto
p.LµviJc;xwv ùµiiç OL<Ì -ci}v xapw TI)v ooi>Ei:v6.v µoL Ù1tÒ 'tOU arditi come per rich iamarvi alla memoria ciò che già sa-
t}Eou l 6 dc; "tÒ E!vcxl µE À.EL"roupyòv X pLcr-tou 'I'r}crou E.tç "tà: pete e ho fatto questo a motivo della grazia che m i è
et}v'r}, LEpoupyouV'tO: 'tÒ EÙo:yyÉÀ.LO\I "tOV i>EoÙ, tvcx y èvrrcm ii s tata concessa da Dio, x6 di essere cioè ministro di Gesù
1tpocrcpopò: 'tWV Éi>vwv EÙ7tp6<roExuç, 1)yLo:<rµÉv·11 €v 'ltVEÙµcx:n Cristo per i gentili e di prestare cosl w1 servizio sacerdo-
&.yl~ 17 EXW ouv [ 't'1}v l xo:uxTJow Èv XpLcr't@ 'ITJO'OÙ "tà. tale all'evangelo di Dio affinché i gentili stessi divengano
un'offerta bene accetta, santificata dallo Spirito santo.
17 Ho dunque motivo di gloriarmi in Gesù Cristo per il
to missionario e pastore di anime e non alla fede salvifica.
Nonostante questa limitazione, però, è cerco che anche colui
il quale ha accettato il messaggio di Dio che opera la salvezza ThWb m, 35 2 = GLNT rv, 824. Non si tratta di una me-
per mezzo di Gesù Cristo, è convinto che pur neUe congiun- taforn: in effetti l'apostolo in quanto ministro o 'ambascia-
ture di ogni giorno egli non può più fare afiidamento su se tore' (2 Cor. ;,20) di Cristo partecipa dell'ufficio sacerdotale
stesso ... né sulla 'carne'» (Kuss r, l9I s.). - xo:L o:ù'tòc; Èyw : di lui, cfr. anche Phil. 2,17 s. - 'ltpoc;cpopcX. "tWV lnvwv: l'of-
«io stesso che vi scrivo per ammonirvi e istruirvi». L'impie- fe rta sacrificale che Paolo fo dei gentili ('tWV f:l}-vwv è geniti-
go di cx.Ù•Òç coi pronomi persomùi nel N.T. non si discosta vo appositivo). In 12,1 sono invece i credenti che offrono se
dall'uso classico, dr. Blnss-Debmnner t2, § 288,1. - ci.ycx.t}w- stessi come un sacrificio vivente a Dio . - Etmp6aoEY.-:toc;: ag-
crÙvT]ç: vocabolo passato dai LXX nel N.T. e nel greco cristia- oettivo verbale ellenistico. Nel greco biblico appare sovente
no dove non indica una semplice qualità morale bensì un ~olegat al culto sacrificale e risente dell'ebraico, r~I ~'es.r
xcxp7tÒç 'tOÙ 'ltVEVµ<x.'toç (Gal. 5,22). - yvWo'Ewç: «L'oggetto oggetto di compiacenzn per un atto della v?lon ta d1vma )-,-
della fede è percepito per via di fede, e in seguito viene rite- 1)yLrurµ.ÉV'r) Èv 'ltvEvµcx.<tL àyl!.!): Paolo coglie soprattutto I a-
nuto come 'scienza', cioè come una convinzione che guida spetto passivo della santificazione e perciò prderisc.e .parl~·e
tutta la vita» (Kuss r, 196). Cfr. 6,9 . - IÌÀ.À.1)Àouç: la va- di 'santificati' (cfr. p. es. 1 Cor. l,2; 6,rr) nello Spmto o m
riante riU.ovç di K è evidentemente facilior, cfr. lgn., Rom. Cristo. Il verbo ayL&.sw appartiene quasi esclusivamente al
3: OVOÉ1tO"t'I! È~CX.O'aVE-r OU~va: UÀ.À.ovç €ot06.!;cx.'t'E. - VOU- greco biblico o che risente l 'influsso bi?lico, dr. O. \rock~h,
ìJE-rELV: composto di uso antico; al pari di vouDE.crlo: ricorre ThWb 1, u 3 = GLNT 1, 302. Si not.1 nel versetto l allus10-
nel N.T. soltanto negli scritti paolini; è vocabolo caratteri- .. . .
ne ' tnmtaria
)

stico della terminologia pastorale; dr. nota a x2,1 e J. Be.hm, 17. XCIVX'l'JO"W Év Xpt<i"tQ 'ITJcrov: per xc.~ , X'lJCTLç dr. 3,~7;
TbWb rv, 1015 = GLNT vn, r230-u34 . per il costrutto con Èv dr. J.3· «Tutto c10 che Pao!o ~ce
15. -roÀ.µT]po-.'1']pov: è In lezione di P46 C.KDG. La variante del vanto suo e degli altri è fondato su questa conv111z1one
-.oÀ! . l"f)po-.·~wç di .BA, :; cb~ne hapax nel N.T., appare rutta- che un motivo di gloriarsi, se è giusto, si identifica con ~n
via faci/ior. - a'ltÒ µÈpovç: cfr. rr,25. - btCX.VCX.µLµVUO'XWV: lode di Dio che è espressione di riconoscenza. Anche qm s1
hapax nel N.T. È composto di uso antico ma raro, ignoto ai vede subito che per l'Apostolo un vanto vi può essere solo
LXX. in Gesù Cristo e in relazione alJa sua azione per Dio» (Kuss
x6. À.Et•ovpyòv: cfr. x3,6 . - tEpoupyoùv-.Cl: verbo della tarda r, 295). - "tà.1tpÒç "tÒV l)Eòv: cfr. Hebr. 2 117; 5,r. È ac~s­
grecità. Con l'accusativo come qui nel senso di «trattare qual- tivo di relazione irrigidi to ormai in una formul a avverbiale,
cosa in veste di sacerdote» è di uso rarissimo, dr. G. Schtenk:, cfr. Blass-Debrunner 12, § 160.
280 Notizie personali: la missione di Paolo 281

itpòc; i>E6v· 18 où yà:p 7toÀ.µTJO'W "tL À.aÀ.EL\I wv où xa."mpytl.- servizio di Dio. 18 Non oserei infatti dire altro se 11on
O'a"to XpLa"t òc; oL' ȵov dc; Ù'ltcx.xoT)v Èi}vwv, À.6y~ xa.L EPY<il, quello che Cristo, per trarre i gentili all'obbedienza, ha
19 ÈV OV\la(J.EL O"'l')µElwv xa.t "tEpci'°tWV, È\I ovcJ.µ~L 'TC\IEVµa."toc;· compiuto per mezzo mio con parole e opere, 19 con
WO'"tE µE à:r.ò 'I EpovO"a.À.1Jµ. xa.t xvxÀ.ù.-J µixpL "tov 'I À.À.vpLxov potenza di segni e di prodigi, col vigore dello Spirito;
tanto che da Gerusalemme via via in tutte le direzioni
18 . I1 giro sintattico è alquanto involuto. Probabilmente Pao- sino all'I llirico ho portato a compimento l'evangelo di
lo vuol dire due cose insieme: r. non oserei parlare di que-
sto se non fosse opera di Cristo anziché mia; 2. non oserei «potenza dello Spirito» alluda a manifestazioni carismatiche
parlare di ciò se non fosse opera di Cristo compiuta per mez- qm1li la profezia o la glossolalia, dr. H uby-L yonnet, 479. -
zo mio, anziché di altri, d r. Barrett, 276. Meno bene il La- à?tò '!EpovO'aÀ.1)µ: Gerusalemme e l'Illirico segnano i limiti
grange intende la frase come una protesta solenne di veraci- estremi dei viaggi missionarii di Paolo che banno abbracciato
tà: «Non oserei dire nulla che Cristo non abbia effettiva- ormai tutta la parte orientale dell'Impero. Gerusalemme co-
mente compiuto ecc.». Il senso complessivo è ad ogni modo me tale non apparteneva certo al campo di missione di Pao-
chiaro: la XCX.VX'Y)O'Lc; di Paolo consiste in tutto ciò che Cristo lo (sebbene vi avesse predicato, dr. Act. 9,29) ma in quanto
ha compiuto per mezzo di lui quale apostolo dei gentili. - luogo d'origine dcl cristianesimo ben si prestava ad esser pre-
-ro˵-i)O'w: classicamente si avrebbe piuttosto l'ottativo po- sa come pumo di riferimento. Singolare l'interpretazione del-
tenziale che nel N.T. è rarissimo e sovente è sostituito dal fu. lo Schlatter, 387: Paolo avrebbe «procurato il compimento
turo, cfr. Blass-Debrunner u, § 38 5. - "tL... wv = 't'L "tov-rwv dell'evangelo anche a Gerusalemme riferendo a quella co-
Ci. è un tipo di attrazione del relativo comune anche nell'uso munità ciò che Cristo aveva compiuto fra coloro che crede-
classico, clr. Blass-Debrunner 12 , § 294,5 . - Ùitcx.xo'Ì}v tl'vwv: vano in lui senza avere la legge». - 'IÀÀ.vpixov: hapax nel
dr. 1,5. N.T. L'interpretazione più probabile è che l'Illirico indichi
r9. ÈV OV\lcX(J.EL O''Y)(J.ElW\I XctL "tEPcX"tW\I: iJ nesso O''Y)µELCX. x cxt «une frontière qui n'a pas été francbie» (Huby-Lyonnet,
"tÉpct.'t'CX. (che Paolo usa anche in 2 Cor. 12,12; 2 Thess. 2,9) è 480 ). Gli Atti non parlano di un viaggio missionario di Pao-
la formula con la quale i LXX rendono l'espressione ebraica lo nell'Illirico; ma questo non esclude che egli vi abbia fatto
'6t6t Ctmoppln che nella tradizione deuteronomistica appare una puntata movendo dalia Macedonia (l'Illirico e la Mace-
sempre connessa con gli eventi dell'esodo, clr. Rengstorf, donia vengono spesso menzionati insieme, e&. App., bell. civ.
ThWb VII, 209, n. 65; 219.259. Nel N.T. i «segni e i prodi- 3,63; 4,75). Lo Schlatter, 388 pretende addirittura che Pao-
gi» accompagnano e confermano la predicazione (Mc. 16,20; lo alluda qui a comunità da lui fondate sulla costa adriatica
Hebr . 2,4 ) e ad essi l'Apostolo si richiama per convalidare la e quindi particolarmente vicine all'Italia e a Roma. Ma evi-
propria missione (dr. 2 Cor. 12,12). - ÈV ovvciµEL ?t\IEVµcx- dentemente il testo non giustifica simili illazioni. - 7tE'TCÀ.'Y)·
"tOc;: è la lezione di B, più semplice rispetto a 'Tt\IEvµ.ct"toc; pwxÉva.L "t'Ò EÙa.yyÉÀ.Lov: cfr. Col. 1,25; Le. 7,1; Act. 12,25.
à.ylov (ACDG Vulgata) e 'ltVEvµa."toc; i>Eov (P46 SK). La «po- «Non solo egli ha condotto a termine la sua opera missiona-
tenza dello Spirito» contrassegna tutto il ministero apostoli- ria, ma è compiuto il vangelo allorché esso ha raggiunto la
co tanto nella predicazione quanto nei 'segni'. Poiché questi sua piena efficacia» (G. Friedrich, ThWb u, 739 s. = GLNT
ultimi sono menzionati specificamente, si può ritenere che m, 1089 s.). In effeni, come ben rileva S. Lyoonet in Huby-
OV\ICL(J.Lc; Si riferisca qui all'altro aspetto, OSSÌa alla predicazio- Lyonnet, 634 s. TIÀ.'Y)povv "tÒ Evcx.yyÉÀ.Lov non significa tanto
ne e all'edificazione della comunità, cfr. W . Grundmann, «portare a termine la predicazione dell'evangel0>> quanto
ThWb rr, 213 = GLNT n, 1540 s. Altri pensano che la «procurare il compimento deli'evangelo», cioè far sì che
Notizie personali: i disegni di Paolo per l'avvenire Rom. i;,19-23

'itE'ltÀT)pwxÉvaL "tÒ EÙayyÉÀLov 'tov XpLO"tov, 20 o\hwç oÈ Cristo, 20 r ecandomi ad o nore di non predicare là do-
qn'ì..o·nµouµE'JOV EuayyùlsECiì>at oùx O'TtOU wvoµ&.uih1 Xpt- ~e il nome di Cristo era già noto per non costruire sul
O'"t6ç, tva µl) Éit' à'ì..M"t"ptov i}El-tÉÀ.Lov otxoooµw, 2 1 &,)..)..&. l·ondamento posto da altri, 21 ma di seguire invece la
xai}wç yÉypait"t"aL, Sc1·ittura:
«0Lç oux. Ò.VTJYYÉÀTJ 1tEPL mhov o\jlonc:tL, Coloro ai quali non era stato annunziato lo vedranno
xat ot oùx CÌxT)x6aow cruv'i)crouow». e coloro che non ne hanno mai sentito parlare com-
[ prenderanno.
2 2 t:.LÒ xctt ÈVEXOm6µ'1')V "t"à. 1tOÀÀ.à. "t"OV ÈÀ.i}E'LV 1tpÒç ùµci<;·
23 wvt oÈ µl)xÉ·n -r6itov EXWV Èv "toi:ç x.À.lµmn 't'ov-.014, È'ltL·
-l-5· Notizie personali: i diseg11i di Paolo per l'avvenire
1toi}lctv OÈ EXWV 'tOV H.tlELV 1tpÒç vµ&.ç èntò 'itOÀ.À.wv hwv, 22 Per tutto ciò sono stato più volte impediro di venire
da voi; 23 ma ora, non avendo più un campo di missio-
l'evangelo. potenza salvifica di Dio ( r ,r6) produca tutti i ne in queste regioni e desiderando da parecchi anni di
suoi fructi.
20. q>LÀ.CYttµovµEvov: con l'infinito anche nel greco profano, LXX traducendo col futuro i due perfetti ebraici hanno volu-
cfr. Xcnoph., mem. 2,5>,3: ol: mivu <lv q>tÀ.o-.Lµ'l')i}dEv <plÀ.~ t,o r ilevare più nettamente il carattere profetico d el passo. -
crot XPliaì}at. - W\Joµ&.ai}11: il nome di Gesù è il fondamento CX.\IT)'Y'yÉÀTJ: form a non attica; vedi sopra 3 119 e d r. 1 Petr.
e l'oggetto dell'annunzio, cfr. 1 15 ; Le. 24,47; Aet. 8 1 12; 9>47; r,12; Le. 8,20; Act. r7, r3.
) lo. 7. - &.À.À.o-rptov i}EµÉÀ.Lov: il fondamento posto da altri. ~2 ••ÈvEX01t'toµ11v: a differenza di xwMw nel N.T. Éyxomw
Il fondamento della comunità è Cristo, dr. I Cor. 3,rr (in tn~Ja s~pri; uo impedimento di natura in qualche modo
via subordinata sono considerati 'fondamento' anche gli apo- relrgrosa. EYX07t'<W, composto di uso ellenistico come Éyxor-1]
stoli , in primo luogo P ietro, e i profeti; clr. Eph. 2,20 s. con ~aie propr.iamente 'tagliare' (solo io H erond. 5 ,30 significa:'
Mt. 16,r8). ò ikµÉÀ.Loç (se. Àlì>oç) e "tÒ i}EµD..Lov (nella mag- ~ar pe. n ~tra colpendo con forza'); con riferimento alla pra-
gior parte dei casi non è possibile srabilire dalla desinenza .oca mi lit a r ~ tagl~re la ,stra.da (al nem.ico)' e poi in generale
il genere grammaticale del vocabolo) è usato nel N.T., come porre un 1mped1mento . S1 trova gumdi anche col dativo
nel greco profano, tanto in senso proprio quanto (più spesso) che è probabilmente il costrurto originario; nel N.T. si ha
in senso traslato quasi sempre con tiferimenti cristologici o sempre l'ac~stivo forse per analogia con xwÀuEtv, dr. Blass-
ecdesiologici : dr. K. L. Schmidt, ThWb m , 63 ss. =
GLNT Debrunner , § r52,x. - "tà. itoÀ.À.&.: soltanto qui nel N.T. e
q~di te:tio difficilior rispetto a 1tOÀÀ.ax14 di pl6 B DG. -
iv, 3t3 318. - olxoooµw: cfr. 14,19. In Paolo olxoooµEi:v è
caratteristico del ministero apostolico con riferimento al con- "tOV fai}Ew: nel N.T. Éyx6r.-rw regge gui 't'OU + l 'inlinito
cetto deJla chiesa quale edificio costruito da Dio e da Cristo e e forse µ1] + l ' in~to in Gal. 5,7; d r . Blass-D<!brunner 12,
nello stesso tempo in via di edificazione «in Cristo» per ope- §§ 40~.; .429. Classicamente "t"OU + inliniro (senza µ1)) si
ra delln comunità e soprattutto dei suoi ministri quali col- tr~va m .dipen?enza da verbi di senso negativo solo quando
laboratori di Dio, cfr. K. L. Schmidt, ThWb m , 63 = GLNT tali verbt per 11 loro significato possono regaere il genitivo
Iv, 3r5; O. Michel, ThWb v, q2 s. = GLNT vur, 392-400. dr. Ki.'thner-Gerth n, n, 21 5 . "' '
2r. o!ç oux x-rÀ..: citazione di LXX Is. 52,15. Il testo ebraico, ~3· 1:'Àl!J:CXCTL: vocabolo ellenistico; propriamente 'pendio',
che si riferisce alla manifesUtzione del «Servo di Jahvé», suo- 'rnclinaz1one', 'declivio'; poi 'spazio' o 'regione' del cielo o
na: «Perché hanno visto ciò che non è stato loro annunziato de!la terra ( ~el senso di 'paese', 'contrada', compare per la
e hanno compreso ciò di cui non hanno sentito parlare». I prima volta 1Il Polyb. 5.4·+,6). Nel N.T. se ne hanno altri
Notizie personali: i disegni di Paolo per l'auue11ire
Rom. 15,24-26
24 wc; 8..-v 1tOpEuwµa.L ELc; TIJ'Y :Ena.-vla.-v· ÉÀ.nl ~w yàp 0L<X.1tO-
pEU6µE'YOc; ì)Eàcra.crfra.L ùµac; xa.t ùcp' ùµw-v npomµcpì)-rjva.L ÉXEL venire da voi, 24 quando andrò in Ispagna spero dj vi-
Éà.-v ùµW-v 1tpw-cov ànò µÉpouc; ɵnÀ.TJcrl>w - 25 vwt OÈ no- sitarvi durante il viaggio e di e ssere avviato da voi verso
pEuoµa.L Elc; '!Epouaa.À.i]µ OLa.xo-vwv -coLc; à.yloLc;. 26 TJÙ06- quel paese dopo aver god uto almeno per un poco la vo-
x·ricra.v yàp Ma.xE&o-vla. xa.t 'Axa.t<J. xoww-vla.v -cwà noL'i}cra.- stra presenza. 25 Adesso però vado a Gerusalemme per
cro<J.L dc; 'rovc; 'lt'rWXOÙ<;, 'rWV àylw-v 'tWV Év 'lEpoucra.À.Tjµ. rendere un servizio ai santi. 26 La Macedonia e l 'Acaia
hanno pensato di fare una colletta per i poveri che si
esempi in 2 Cor. u,1 0; Gal. 1,2 I. - bnoì)la.-v : i lessici non
riportano altri esempiì del vocabolo. - txa.vw-v : cocradkale è anche nei classici (dr. Thuc. 7,25 ,9) ma che nel N .T. sem-
di l:xw, tx-vÉoµ<J.L 'venire',' giungere', 'raggiungere', txcxv6c; bra favorito, almeno in qualche caso, dal valore atemporale
vale fondamentalmente 'bastevole' 'sufficiente' ; poi, per un'e- del participio ebraico e aramaico, cfr. Blass-Debrunner 12, §
voluzione semantica affine in certo modo a queUa del nostro 339,21. Secondo il Lagrange invece il participio avrebbe va-
eassai" ha preso, specie nelle determinazioni di q uantità e di lore di presente in quanto già facendo la colletta Paolo ren-
tempo, il senso di 'considerevole', 'parecchio', avvicinandosi derebbe un servizio ai 'santi'. - &.yloLc;: dr. 12,13. Poiché
in molti casi a noÀ.uc;. Si spiega così la variante 1tOÀ.À.w-v di qui, come al v. 26, come in r Cor. 16 ,1; 2 Cor. 8,4; 9,12 i
P 46 SA K DG che è tuttavia da considerarsi f acilior. fedeli di Gerusalemme vengon chiamati ' santi' senz'altra spe-
24. wc; 8.-v 7tOpEVWµ<J.L : Paolo usa wc; liv col congiuntivo (neo- dfìcazione, si è pensaco a un suo antonomastico o addirittura
greco cra:v) nel senso di éhcxv: dr. I Cor. II ,34; Phil. 2,23. tecnico dell'aggettivo. Altri (L. Cerfaux) ba ritenuto che 'san-
L'uso è attestato anche nei LXX e nei papiri, cfr. Blass-De- ti' indichi non tutti i fedeli di Gerusalemme ma soltanto i
brunner 12, § 455,2; Moulton-Turner, 112. - :En<J.-vl<J.-v : for- capi della comunità.
ma attestata nei papiri e nella lingua letteraria a cominciare 26. TJÙ06x'T}cra.v: verbo della xow'i} popolare attestato nei pa-
da 2 Mach. 1 ,20 e Diod. S. 5 ,37,2. Secondo alcuni derivereb- piri fin dal m secolo a.C. La costruzione con l'infìnito è t re-
be direttamente dall'iberico, secondo altri proverrebbe dall'i- quence anche nei LXX; nel N.T. essa comporta «un'accentua-
berico per iJ tramite del latino 'volgare' Spaniae (CIL v, zione della scelto, della decisione, del decreto» (G. Schrenk,
)835 ), cfr. Blass-Debrunner 12, § 41,1. Si noti come dopo TbWb n , 739 = GLNT m, I I r6). - Ma.xEoo-vla. xu.t 'Axa.-
:En<J.-vla.v il periodo resti sintatticamente sospeso; per evitare tcx: l'uso dell'articolo coi nomi di località in -la. è molto oscil-
l'anacoluto K inserisce l'ovvia integrazione EÀ.Evcroµm npòc; lante; nd ogni modo 'Axa.ta. (nome dato ufficialmente dai Ro-
ùµtl.c; che abbiamo ritenuto opportuno rendere nella nostra mani alla Grecia) nel N.T. ha sempre l'articolo tranne qui e
versione. - 0Lcx7topw6µE-voc;: soltanto qui in P aolo; in Le. 18, in .2 Cor. 9,2. - xoL'JUNla.-v -.Lva : soltanto qui nel N .T . :x:oL-
36 vale 'passare oltre'. - l>EcX:cra.crl}a.L: a differenza d i lOEL'Y vw-vlo: 'comunione', 'partecipazione' è usato quale ahstractum
( 1,II) indica un 'vedere' pili lungo, profondo e cordiale, cfr. pro concreto per indicare il segno della comunione, la 'collet-
MichaeUs, ThWb v, 344 = G LNT vm, 968 s. - ɵ'ltÀ.TJcrl>w: ta' (che tecnicamen te si chiama À.oyEl<J., r Cor. i6,r s. cfr.
nel N.T . significa sempre 'saziare', qui in senso metaforico. G. KitteJ, ThWb rv, 285 = GLNT v1, 761). L'aggiunta di
25. OLcxxo-vw-v: qui nel senso generico di 'rendere un servizio' 'ttva sembra intesa ad attenuare la metonimia, cfr. F. Hauck,
(nelle lettere pastorali OLCXXO'YEL'Y ha già invece il senso tec- ThWb m, 809 , n. 79 = GLNT v, 722, n. 79; Blass-Debrun-
nko di 'esercitare il servjzio del diacono'. dr. r Tim. ~ .10 ner 12, § 301. Al di fuori del N.T. quest'uso può avere un cer-
r 3 ). Se OLcxxo-vw-v ha valore finale ( VuJg.: ministrare sam:tis) to riscontro in LXX Lev. 5 ,21 dove xowwvlcx corrisponde a
allora corrisponde a un participio futuro secondo un uso che t"H11net ;ad «ciò che è dato in mano» (dr. Strack-Billerbeck
lll, 316) e in talune iscrizioni dell 'Asia Minore dove la pa-
286 Notizie personali: i disegni di Paolo per l'avvenire Rom. 15 27-28
1

27 rivo6xricro:v yap, xo:t 6qmÀ.e-.o:r. Elcrtv o:ù-.wv· El ràp -.oi:ç trovano fra i santi in Gerusalemme. 27 Cosl hanno vo-
7tVEVµo:-.LXOi:ç o:Ù-.wv È>COLVWVT)CTO:V -.à Ebv1), 6q>E{À.OVCTLV xcd luto e d'al tronde hanno un debito verso di quelli : i gen-
Èv 'Toi:ç cro:pxr.xoi:ç À.Evtovpyl)cro:r. 0:1hoi:ç. 28 'TOV'tO ovv È7tt.- tili infatti son divenuti partecipi dei loro beni spirituali e
devono perciò soccorrerli nelle cose materiali. 28 Quan-
rola indica il 'tribuco', cfr. Preuschen-Bauer, s.v. xor.vwvlo:. -
L'impegno di soccorrere i poveri della comunità di Gerus:i- Lo di indigenza, dr. 2 Cor. 8,14.
lemme apparteneva agli accordi intercorsi fra Paolo e le 'co- 27. rivo6xricro:v ycip: li y6:p ripetuto ha valore rafforzativo
lonne' della chiesa primicivn (Gal. 2,10) e l'Apostolo vi accen- analogo a quello che ha rnlvolta nelle risposte, dr. Blass-De-
na più volte (I Cor. x6,t; 2 Cor. 8,1; 9,2.12). Si è volllto brunner u, § 452. - 7tVEVµo:-.Lxoi:ç o:ù-.wv: si allude alla pre-
raccost:ue guesta colletta di Paolo per la chiesa madre al dicazione dell'evangelo (non ai carismi che provengono di-
tributo che i G iudei versavano per il rempio (cfr. p. es. AJ. rettamente dallo Spirito). xoLVWvEi:v col dativo di cosa non
thaus, 269; E. Schweizer, ThWb VT, 4r2 il quale vede al- è classico, dr. Blass-Debrunner 11, § x69,x; F. Hauck, ThWb
Lrcsl alla collem1 il compimento di Is. 2,2; 60,5-16) o al- m, 798 = GLNT v, 695. - €xoLvwvricro:v -rà EWTJ: per la
le o!Jerte che provenivano Uberamente da Gerusalemme dal- concordanza, cfr. 2,14 e 9,8. L'uso del plurale coi neutri che
la diaspora (G . Kittel, ThWb 1v, 286 = GLNT VI, 76:l s.) indicano persone è anche classico, cfr. Blass-Debrunner 12,
o ancorn alla migbat (1akam!m «raccolta per gli scribi» isti- § 133,I. - cr~px.oç: cfr. 7,14. Qui come io I Cor. 9,u in-
tuita dopo la distruzione di Gerusalemme per soccorrere dica senza alcun senso spregiativo le cose esterne come i me~­
la povertà degli scribi e dei dottori (cfr. Strack-Billerbeck m, zi di sussistenza, dr. Schweizer, ThWb vu, 145. - À.Er.-.oup-
317·s.). Certo è che per Paolo la colletta <<non ha affatto ca- ri)cro:L: si trova nel N.T. oltre che qui in altri due passi dove
rattere meramente economico... ma è espressione efficace del- si riferisce, seppure in diverso modo, al culto: Act. 13,2 e
]'unione esistente fra la comunità d'origine giudeo-cristiana e Hehr. 10,u; i1 sostantivo ÀEr.-rovpylo: ricorre quattro volte
le comunità cristiane di missione di provenienza pagana» (F. con significato certamente anche se variamente cultuale (Le.
I-fouck, ThWb m , 809 = GLNT v, 722). - dc; '!oùç mw- 1 ,23; Hebr. 8,6; 9,2r; Phil. 8 1 17) mentre in 2 Co,r. 9,u in-
xoùç 'TWV iiylwv ÉV 'IEpovcro:À.'i}µ: nel N.T. xoLvwvlo: non dica la colletta per i poveri di Gerusalemme e in Phil. 2,JO
è mai costruito col dativo, come avviene nell'uso classico (dr. si riferisce al denaro inviato a Paolo dai Filippesi (1tp6ç µE
Kuhner-Gerrb n, i, 406) rnn sempre col genitivo soggettivo À.er.-.oupylo:). In quest'ultimo caso la À.Et.'Tovpylo: prestata
o oggettivo oppure con le preposizioni Elç o 1.u:-.ti, cfr. Blass- personalmente all'Apostolo non può essere evidentemente in-
D~brune 12, § 194,3 . r--.wx6ç e non 7tÉVTJ<; è il termine con cesa ne.I senso profano ('prestazione di un servizio per il bene
cui il N.T. indica di preferenza il povero. Poiché Paolo (tran- della comunità') e canto meno in senso cultuale-sacerdotnle;
ne Gat. 2,10) parla. solitamente di una raccolta per i 'santi', si spiega invece con l'uso, ampiamente documentato, del vo-
qualcuno (clr. p. es. E. Bamel, ThWb Vt, 909) ha pensato cabolo nel significato non tecnico e generico di 'servizio'. Per
che qui n•wxot •wv &.ylwv non alluda soltanto ai bisognosi analogia è sommamente probabile che allo stesso modo si
ma sia un'autodefìnizione, anzi un titolo onorifico della pri- debbano intendere À.EL-.ovpylo: e À.wtovpyÉw in 2 Cor. 9,12
mitiva chiesa di Gerusalemme la quale rappresentava la co- e nel nostro passo; cfr. H. Strathmann, ThWb rv, 233 =
munità, profetizzata dalla Scrittura, dei 'poveri' (ossia degli GLNT Vl, 621 s.
oppressi) che sono anche 'santi'. Ma non pare che questa in- 28. crq>po:yLcraµEvoç -ròv xa.pr.6v: il significato preciso dell'e-
terpretazione abbia una sufficiente base testuale. È cerco in spressione è controverso. Sembra comunque da escludere un
ogni modo che la comunità di Gerusalemme versava in ista- uso di crcppo:ylsoµo:r. in senso proprio secondo il quale Paolo
Notizie personali: i disegni di Paolo per l'avvenire Rom. T ),28-3 3

't"ÙÉO"a.c;, xa.L O"q>pa.yLcrciµEvoc; a.Ù't"oi:c; 't"ÒV xa.pnòv 'tOV't"OV, do avrò assolco questo incarico consegnando ne lle loro
cÌ7tEÀ.EUO"oµa.t OL' ùµwv dc; !:na.vla.v· 29 oroa. OÈ O't"L ÈpxoµE- anm i ~ ricavato della colletta, andrò in Ispagna passando
voc; npòc; ùµéic; av 7tÀ.TJpwµcr.'tt EÙÀoyla.c; Xptcr't"ov ÈÀEucroµcr.t. da voi; 29 e so che, quando verrò da voi, verrò nella
30 Ila.po:x.cr.À.W oè: ùµéic; [, à.oEÀ<pol,] 8tà 'tov x.uplou ùµwv pienezza della benedizione di Cristo.
'ITJO"OV XptC1'tOV xcc.t oLèt 'ti'jc; à.ya7tl}c; 'tOV 7tVEVµa.'toc;, cruva.- 30 Ma vi scongiuro per il Signore nostro Gesù Cristo e
ywvlcra.oìJa.l µot Èv 'ta.i:c; npocrEUxa.i:c; Ù7tÈp ȵov 7tpòc; 'tÒv per la carità. dello Spirito di associarvi alla mia battaglia
i>Eov, 31 ~va. pucri>w à.7tò 'twv ci7tEti>ouv-.wv Èv 'tft 'Ioua.l~ pregando DJO per me 31 perché io possa sfuggire ai di-
xa.t Ti Ota.xovlcr. µou 1) dc; 'IEpoucrcr.À,;µ EÙnpocroEX'tO<; 'toi:c; sobbedienti che sono in Giudea e il mio servizio per Ge-
a.ytotc; YÉVTJ'tCt.L, 3 2 Cva. Èv xa.pq. ÈÀi)wv npòc; ùµéic; Ot<Ì i>E- r~salem sia ~e accetto ai santi. 32 Così potrò, se
'X.1Jµa:toc; i>Eou cruva.vcx.mxucrwµa.t ùµi:v. 33 ò oÈ i>Eòc; 'ti'jc; EL· piace a D10, venire d a voi ricolmo di g ioia e ristorarmi
r-iiv'r'Jc; µE-.à miv'twv ùµwv· à.µT}v. con voi. 33 Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.

d.!2ione (p;6 e B ). - 7tVEuµ.a.'toc;: è genitivus auctoris. Si ricor-


e i testimoni avrebbero apposto i sigilli alla borsa contenente ~ che xa.p7tòc; 'tOu 7tVEvµa'toc; &.yci7tT} (Gal. 5 ,22 ). - cruva.yw-
il denaro come in Tob. 9,5. Secondo alcuni il significato sa- vtcrauDcc.t: bapax nel N.T. È composto cli uso antico attesta-
rebbe semplicemente «portare a termine» cosi come un sigil- to per la prima volta in Antiph. 5,93. Se si prescinde da Le.
lo su un contratto mette fine a una trattativa (Lagrange), 13,2~ e J~. 18,36 l'uso e Ja metafora d i O:ywv e derivati nel
«portare a sicura conclusione» (Schlatter, Althaus), «conclu- N.T. appaiono soltanro nelle Lettere di Paolo. - itpoa wx a.~c;:
sione dell'affare della colletta e attestazione del contenuto me- cfr. I,IO . .

diante il sigillo, la garanzia di una persona degna di fede» 3I. &.7tEtfrov-.wv: nel carattetistico significato biblico di 'di-
(Radermacher). In realtà «la colletta è consegnata in certo sobbediente'; dr. 2,8; io,2 1; Bultmann, ThWb v1, 10 s . =
modo sotto sigillo ... Il pensiero dell'Apostolo è che il denaro GLNT IX, IJ79 ss. - ota.xovla.: cosl Paolo definisce la sua
è stato raccolto e viene consegnato in modo sicuro e fidato. coH.etta per i santi anche in 2 Cor. 8,r.6; 9,I. 12. Antica è la
La scel ta del verbo cr<pa.yl~oµt vuole appunto caratteriz- ~an5 e owpocpoplcc.. La Vulgata ha: obseqttii mei òblatio (ma
zare q uesta sicura garanzia della consegnai> (G . Fitzer , ThWb il, codice Fuldense [ Vl sec.] porta: ministerium meum ). -
vn, 984). EV'lt~6<?"07oc;: cfr. 15,16. Qui il vocabolo appare sciolto da
29. ÈpxoµEvoc; X'tÀ.: è caratteristico di Paolo l 'indicare il mo- ogm rlfen me n t ~ cultuale, dr. À.w;;oupyfjcra.L al v. 2 7 .
do e la disposizione d'animo in cui è venuto o sta per venire 32. I l verset.to e tramandato con molteplici varianti che non
in una determinata comunità; cfr. 32; I Cor.2,1; 4,21; 2 Cor. hanno però importanza notevole per il significato. - c;uva.vcx.-
2,13; 12.u. - EÙÀ.oyla.c;: per il concetto biblico e cristiano di na.ucrwµa.t: composto ellenistico, hapax neJ N .T. Altrove ha
' benedizione' ( = ebr. b'rakd) cfr. 12,14. Secondo Act. 3,26 sempre il significato proprio di 'dormire insieme'; cfr. Liddell-
l'intera opera del Cristo è consistita nel 'benedire'. - Xptcr- Scott ; Preuschen-Bauer, s.v.
'tOV: la lezione lunga di K: 'tOV EVcc.yyEÀ.lov -.où Xptcr'tou si 33· Il versetto ha Jo stile caratteristico dei saluti finali, dr.
ritrova nella Vulgata: in abu:idantia benedictio11is Evangelii I T_hess. 5 1 28; 2 Th:_ss. 3 ,,1 8; I Cor. 16,24; 2 Cor. t3,I3;

Christi. Phil. 4,2 3. - i>Eòc; TI]<; ELPTJVTJ<;: «li Dio che dà la pace» è
30. mxpcx.xa.À.w: d r. 12,i. - [ &.oEÀ.cpol ]: è fortemente sospet- locuzione molto frequente nel N.T.; c&. 16,20; Phil. 4,9;
to perché omesso da due fra i più antichi testimoni della tra- I Thess. 5,23; 2 Thess. 3,16; Hebr. 13,20; 2 Petr. 3,14. Il si-
Salai i particolari Rom. I6,r-4

16 l:uvlO'"t'T)µL OÈ vµLv <l>oi~'T)V "tTJV àOEÀ.q>TJ'V iìµwv, OÙCH.t'V 46. Raccomanda la persona Latrice della lettera
[ xo:t] OLcixovov ·dic; ÉxxÀ.'T)O"lo:c; -.ijc; Èv KEYXPEO:Lç,, 2 l:vo:
1tpoCTOÉ~]ik a.v-.i}v Èv xupl<.iJ &.~lW<; "tWV &:ylwv, xo:t 'ito:po:- 16 Vi raccomando la nostra sorella Febe che serve la co-
O''tij'tE O:Ù'tft Èv 41 llv vµWv XPTISTI 'itpciyµa.'tL, xo:t yàp tl.V'tTJ munità di Cenere; 2 accoglietela nel Signore come si ad-
TCpOO'"tcX"tLc; 1tOÀ.À.wv ÉyEVi)i>1] xo:t ȵov !X.V'tOV. dice ai santi e assistetela in qualunque cosa per cui ab-
bia bisogno di voi, giacché anch'essa ha prestato la sua
3 'AO'TCcicro:ai>E IIpl<Txa.v xa.t 'Ax:uÀ.a.v "toùc; cruvEpyovc; µ.ou
Èv XpLCT't~ '11]crov, 4 oi:'twEc; ÙnÈp 'tfjc; ~uxTjc; µou "tÒv ta.u- assistenza a molti e anche a me.
"t"Wv "tpcixnÀ.ov v'ltÉi>nxo:v, oì:c; oùx Èyw µ6voc; EÙX.O:PLCT"tW à.À.-
47. Saluti particolari

gnificato di ElpT}vl) è quello indicato nel commento a 2,10 e 3 Salutate Prisca e Aquila, miei colJaboratori in Cristo
14,17; dr. anche 16~20. -.à.lJ:Tiv: dr. l,~5 . . , . Gesù 4 che per la snia vita hanno messo a repentaglio
16.x. o-uvl<T"t'l)µL: qut nel stgmfìcato classico di raccomanda- la loro testa: ad essi va il ringraziamento non soltanto
re', cfr. Kasch, ThWb vn, 896. Molto probabilmente Paolo
raccomanda la persona che porterà a Roma la lettera, d~.
Polyc., ep. r4: haec vobis scripsi per Crescentem quem in 2; Ilp(crxo: in Act. 18 1 2.26 è chiamata Ilpl<TxLÀ.À.o:) di coniugi
praesenti commendavi et mmc comen~ ... sornram autem giudeocristiani. Prisca e Aquila, banditi da Roma in quanto
eius habebitis commendatam cum venerit ad vos. - <l>o~nv : Giudei dall'editto di Claudio, avevano incontrato Paolo a Co-
il nome spiccatamente mitologic,o fa p ensare a ~na do~na con- rinto (Act. 18,2) e con lui si erano recati a Efeso dove ancora
vertita dal paganesimo. - [ xo:L] OLcx.xovov: e dubbio se la
1

si trovavano quando fu composta In prima lettera ai Corinzii


parola alluda genericamente ai servizi resi da Febe alla comu- (Act. 18,18.26, I Cor. 16 1 19). Il loro ricorno a Roma doveva
nità oppure abbia il senso tecnico di 'diaconessa' (~i ~ui ~on essere recente, sicuramente posteriore alla morte di Claudio
si banno altri esempi nel N.T.; r Tim. 3 111 pare s1 rifertsca ( 13 ott. 54). All'epoca della composizione di 2 Tim. li trovia-
nlle mogli dei diaconi; il più antico accenno, al!~ min!st1:ae mo ancora a Efeso (cfr. 2 Tim. 4,19). - O'UvEpyovc;: 'collabo-
cristiane si trova in Plin., ep. rn,96,8). Quest ulttmo s1g016- ratori', mai però sullo stesso piano dell'Apostolo; pare vi sia
cato sembra più naturale se si ammette l'autenticità di xo:i una rispondenza con l'ebraico ~aber nel senso lato di 'com-
(P'6 B C): Febe non è oltanto una 'sorel~ ma tiene anche pagni', 'soci', cfr. Bertram, ThWb vn, 872, n. l9i Strack-Bù-
una carica che evidentemente era nota o esisteva anche a Ro- lerbeck m, 318.
ma. - KEYXPEO:i:ç: è il porto di Corinto sul lato oàentale del- 4. ot"t'LvEc;: cfr. 1,25. Secondo BJass-Debrunner 12 , § 293,4 quj
l'istmo: il porto occidentale si chiamava AEXO:i:ov. Nel N.T. come al v. 7b ohwEc; sarebbe 'regolare' in quanto avrebbe
è menzionato anche in Act. 18,18. valore caratterizzante; in tal caso però si dovrebbe conside-
2. r.poCT"t'CÌ."t'Lc;: femminile di 1tpOO'"tci"t'rtc;, ricorre qui per 1n rare 'non regolare' o\: che sempre al v. 7b ha evidentemente
prima volta (se si prescinde da una lezione cong.etturale d~l lo stesso significato dj OL"t'LVEç; per questo sempre secondo
Dindorf in Soph., Oed. Col. 458). In .senso ~ec.nto . 1t pocr."t'~­ Blass·Debrunner 12, ibid. sarebbe da prendere in considerazio-
't'T)c; era il rappresentante legale degli straruert restdent1 m ne la variante "toi:c; 'itpÒ È.µov È'V XpLO'"t'Q di DG. - IJ;uxijc;:
una città e quindi anche il loro tutore, cfr. Lys. 3 I ,14. dr. rr,3. - "tÒv É<X.V"t'wv 'itpcix.TJÀ.Ov Ù'ltÉ~rixc.v: locuzione at-
3. Ilplcrxcx.v xat AxvÀ.o:v: nomi latini (AxuÀ.o:c; è trascrizione testata anche altrove, cfr. Epict., diss. I,4,77. Non sappiamo
di Aquila, cfr. Th. l. L. n, 373,9; Blass-Debrunner 12 , § 4.t, a quale episodio alluda precisamente l'Apostolo.
Saluti particolari
2 93

Àà. xaL r.fica~ a.L EXXÀ.'Y)cria.L •CN Èi}vwv, 5 xat -.i)v xa.·t' mio, ma di tutte le chiese dei gentili; 5 salutate pure la
o!xov a.Ù't'W'll EXXÀ:r1crla.v. à.cmcicra.crfrE 'E7ta.l'llE"t"O\I "tÒ\I &.ya- comunità che si riw1isce in casa loro. Salutate il mio di-
7t'Y)'tov p.ov, oc; ECT'tt\I Ùita.pxiJ 'tiic; 'Acrla.c; Elc; XpLCT't6'11. 6 letto Epeneto che è la primizia dell'Asia per Cristo. 6
à.ait<icracroE MapLciµ, ì1•Lc; 1toÀ.À.à. hortlacrEv Etc; ùµéi.c;. 7 Salutate Maria che si è data molto da fare per voi. 7 Sa-
acr1tcicra.crl)E 'A'110p6vLXO\I xat 'IouvLÒ.V -.oùc; auyyEvEi:<; µou lutare Andronico e Giunia, miei amici e miei compagni
xat C"'VVet.LXµet.À.W'touc; µ ou, ot't'wÉc; daw Eitla'Y)p.oL liv 'tote; di prigionia, i quali sono eminenti tra gli apostoli ed era-

tornano Maria femminile di Maritts, cfr. Lagrange, ad t. e


5. xa•' olxov: cfr. I Cor. r6,r9; Col. 4,15. Poiché si tratta Preusdm1-Bauer, s.v. - Èxor:lc.trnv: è cru:ntteristico dcl N.T.
di ttn espressione formulare lu mancanza dell'articolo non è e in particolare ?i _Paol? l'uso di x6noc; e xomtiw per indi-
da considerare ricalcata sullo status constructus dell'ebraico, care 11 _l~vor m1ss1onano compiuto nella comunità e per la
dr. Blass-Debrunner 12, § 259,1. - 'EmxlvE'tov: antico nome comuruta, cfr. F. Hauck, TbWb rn, 828 ss. = GLNT v, 775-
greco documentato anche in forma latina, cfr. CIL vr, 3, 778.
r7r7r. - à.7tcxpx1): d r. r Cor. 16,15: à.itcxpxiJ 'ti'jc; 'Axatcxc; 7. 'AvSp6vLxov: nome greco molto comune fra i liberti e por-
(detto delln famiglia di Stefona). Può darsi che l'uso della tato anche da Giudei, cfr. Ios., ant. I3,),4; CIL 1x, 621<). -
paroln si riallacci alla metafora à.1ta.px1)/q>upc.tµa svolta nel 'Iouvtéi.\I: si tratta con ogni probabilità di una forma abbre-
cap. n: la primizia della fede è garanzia che :mcbe la 'mas- viata dj lunianus non attestata però altrove dr Blass-De·
12
sa' (in questo caso l'Asifl Minore) è destinata alla salvezza, ?mnner , § 125 , n. 2 . L'ipotesi che IouvLcx~ si~ un nome
«a meno che l'accento non sia qui posto principalmente sul t7min~e (P46 Jegge 'IouÀ.i'.av e cosl gran parte della tracli-
carattere cli offerta votiva proprio della primizia che la regio· zrone lanna fino alla Vulgata sistina del 1590) linguisticamen-
ne d'Asia ba offerto a Crisro, così come un tem,oo venivnno te possibile, ben difficilmente si sostiene in considerazione di
offerti uomini in qualit~ a
àvaD7}µa. 1toÀEwc;» (G. Delling, È~lOì)µoL Èv 't'o'Lc; a'itO<T"t"oÀoL<; (che significa, come par certo,
ThWb I, 484 = GLNT 1, 1291). Per il valore delle &.ne<.pxe<.l «Illustri fra gli apostoli» e non «ben noti agli apostoli»). Non
nella p redicazione e nella missione degli apostoli si può ricor- risulta infatti con sicurezza che il titolo di 'apostolo' sia mai
dare il noto testo di I Ctem. 42,4: XCX'tCÌ. xwpac; OV\I xcxt 7tO- staro amibuito a una donna. - crvyyEvE'Lc;: 9,3 l'Apostolo ha
ÀéLc; >t'T)pucraov-.Ec; xcxi)lc;i:C1.vov -.&e; àitapxcì.c; a.v•wv SoxLµ<i.- definito i Giudei auyyEVW'J µou xa-rà. crcipxcx dove l'agaiunta
aavuc; 'ti!) 'ltVEUf.J.CX.!"n dc; E7tLcrx67touc; xat SLaxovovc; 'tWV xcxi:à c;cipxcx lascia intendere che di per sé cruyyEVEi:c; n~ sa-
(..LEÀ.Àov'tW'll 7tLCT'tl!UELV (nella versione .lation vulgata: per re- rebbe univoco. Ci si chiede ora che cosa significhi cruyyEVEi:c;
gio1ter i.gitur et urbes verbum praedicantes primitias earum qui e in tutto il cap. r6: a) generalmente s'imende auyyE'JEi.ç
.1piritn cum probassent, consituerunt episcopos et diaconos nel senso di 'connnzionali', 'Giudei di nascita'· ma allora non
eomm qui credituri el'alll) . si capisce perché lo stesso appellativo non ve;1ga dato anche
6. Mapla.v: P'6 SKDG leggono McxpLéLµ, trascrizione dell'ebr. ad Aquila e Prisca, b) auyyEvEEç = 'familiari ', 'parenti stret-
111frjti111. Se si tratta effettivamente del nome semitico por- ti'; ma ben sei familiari di Paolo nel n9vero delle persone
tato dalla madre di Gesù siamo allora di fronte all'oscilla- m~ozinate nel cap. r6 sembrano davvero trnppi; c) cruyyE-
zione, caratteriscica per siffatti nomi , specie per quelli dell'e- =
VEL<; 'appartenenti aUa tribù di Beniamino'; mn anzitutto
poca neotestamentaria e segnatamente per miriiim, fra la tra- questo non è il senso della parola in 9.3 eppoi tenendo con-
scrizione e la forma grecizzata, cfr. Blass-Debnmner 12, § 53, to di rr,r e Phil. 31 5 ci aspetteremmo che Paolo usasse in
2 ,3. In questo caso però si potrebbe anche trattare del nome questo senso q>uÀÉ't'Y)c; o òµ6q>uÀ.oc; come fa Giuseppe Flavio,
Saluti particolari
294 2 95

&.1toCT't6ÀoLc;, ot xat 7tpÒ Èµou yÉyovav Èv XpLcr'tQ. 8 &.cr'!t<i- no cristiani già prima di me. 8 Salutate Ampliato, mio
cra.c;i)E 'Aµ'ltÀLrl-tov -tòv &.ycx.1tTJ't6v µou Èv xupl~. 9 &.CT1t&.- diletto nel Signore. 9 Salutate Urbano, nostro coopera-
cra~E O up~ cx.vò 'tÒV cruvEpyòv i}µWv Èv XpLcr'tQ vat l:'t&.- tore in Cristo e Stachi mio diletto. Io Salutate Apelle
x.uv -ròv à.yct.'JtT}'t6v µov. IO à.crmicracri)E 'A1tEÀÀi)v -ròv 06- che ha dato prove in Cristo. Salutate i fratelli della casa
xLµov Èv XpLcr-r@. &.cr7t<icra.aì)E -.oùc; ÈX 'tWV ' ApLcr-o~ ovÀ. di Aristobulo. rr Salutate Erodione mio amico. Salu-
n à.crmina.aì)E ' H p~olwv a. -tòv cruyyEvl) µou . à.cr1t<icra.c;i)E tate quelli della casa di Narciso che sono nel Signore.

ani. 3,14; 6,82; inoltre il numero appare sempre spro~i­ AMPLIAT[r]. Si è pensato che possa trattarsi della persona
oato· d) cruyyEvEi:c; ='familiari' in senso laro, alla maruera che qui Paolo manda a salutare, cfr. Lagrange, 366 s.
orie~Lal ossia membri di una sorra di 'clan'; è un'interpre- 9. Oup~av6: nome romano di trasparente derivazione, in
tazione ~cetabil ma postula una differenza di significato titulis cognomen servile (Forcellini, Onomasticon n , 742). -
rispetto a 9,3 e lascia il dubbio che il numero sia sempre l:'t<ix.vv: ricorre nella trascrizione latina Stachys come nome
eccessivo; e) secondo W. Michaelis, ThWb vn, 741 s. Paolo di schiavo in CIL VI , 8607.
si rifarebbe qui all'uso, attestato nella grecità pagana e nel ro. ATIEÀÀ.fjv: dr. Th. t. L. n, 207: nomen graecum viro·
giudaismo ellenistico, ~ cruyyEv1}c; pe~ !n~ca:e _un vincol'? rum ... nomen servorum, cognomen. Ern portato anche dai
Ji amkizia e un titolo dJ o nore; se tutti i cr1st1am sono suoi Giudei come risulta d al notissimo Hor. sat. 1,5,100: creda!
cruyyEVEi:c; xa-tà. "TtVEvµa o Èv xuplcp questi lo sono in mani~r Iudaeus Apella (la forma Apetta è Ja più antica in latino; po·
eminente e particolare allo stesso modo delle persone defirute steriori sono Apetles-is e ApelleH'lis quest'ultima soltanto
'mio diletto' ai vv. 5 .8; o-uyyEvEi:c; µou potrebbe equivalere a nelle iscrizioni e in Petr. 64, d r. Th . t. L. u, 207). - 06-
cplÀoL che Paolo non usa mai. A questa interpretazione noi XLµov E.v XpLo-'tQ: dr. r4,r8. - -toùc; Èx "tW'V 'Ap LO"'to~vÀu :
aderiamo . - o-uvct.LX,µa.Àw-rouc;: non sappiamo in quale delle coloro che erano appartenuti come schiavi o liberti a un cer-
sue molte carcerazioni (cfr . 2 Cor. n,23; I Clem. 5,4) Paolo to Aristobulo, cfr. 2 Tim. r,16; 4,19. ' Apw'to~uÀ. c; antico
abbia avuto compagni Andronico e Giunia . o-uvct.LX,µ.cX.Àw'toc; è nome greco ebbe gran fortuna tra i Giudei soprattutto nelle
usato nel N.T. soltanto da Paolo in riferimento ad alcuni dei famiglie degli Asmonei e degli Erodi. Solo dell'età di Paolo
suoi collaboratori. Non ci sembrano convincenti i motivi per si possono ricordare Aristobulo fratello di Agrippa I morto
i quali G. Kittel, ThWb 1, 196 s. = GLNT 1, 529 s. vorreb· probabilmente a Roma fra il 45 e il 49 d .C. (Ios., bell. 2,n ,
be attribuire al vocabolo uo significato metaforica. - à.TioCT'tO- 16), il nipote di lui fatto re dell'Armenia Minore da Nerone
ÀoLc;: non si tratta qùi evidentemente dei Dodici ma dei pri- nel 54 e il terzo figlio di quest'ultimo (Ios., ant. 18,54 ) tutti
mi missionari cristiani cfr. K. H . Rengstorf, ThWb r, 422 = della stirpe degli Erodi.
GLNT 1, rr30. - yÉyovav: forma ellenistica piuttosto rara rr. 'H pwoi'.wva : la forma del nome (attestato oltre che qui in
(la relativa stabilità di yÉyovacrL(V) si spiega con l'essere -CXO"L una iscrizione. funebre di Kom-el-Gad; cfr. Preuschen-Bauer,
l'unica desinenza distintiva del perfetto rispetto all'aoristo s.v .) fa pensare a un liberto di un Erode, forse (ma è una
debole) ma attestata già nella prima metà del n sec. a.C. semplice congettura) dell'Aristobulo menzionato subito pri-
S. 'Aµ1tÀLci"t"ov: cfr. Tb. l. I. I, i999 : nomen cognomenve ma. - Na.pxlcruov: qualcuno ha pensato che possa identificar-
crebrum servorum et humilium... in uso fuit demtmt ab si col celebre liberto e ministro di Claudio che Agrippa fece
i11e1;nte I p. Chr. saeculo crebcrrimum ili media Italia multo uccidere all'avvento di Nerone (Tac., ann. 13, r; Suet., Claud.
rarittS in provinciis. Nel cimitero di Domitilla in Roma, in 28; Dio C ., hist. 64,3,4). Nal'cisrns è comunque largamente
un'iscrizione funebre che può risalire al 1 secolo si legge attestato nelle iscrizioni latine dell'età imperiale come nome
Saluti particolari Rom. 16,II-16 2 97

'toùc; Èx 'tW\I Ncxpxlcrcrou 'tOÙ<; O\l't<X<; Èv xupl~. 12 &:crit&.- 12 Salutate Trifena e T rifosa che si affaticano nel Signore.
crcxc;i)E Tpvq>cxwcxv x.cxt Tpuq>wcrcxv 'tÒ:<; xonLwcro:.c; Év xup~. Salutate la mia diletta Perside che si è data molto da fare
<icrmia-cxcri)E IlEpO'locx. 't'Ì')v &:ycx.nl)'t1)v, il'tL<; 'lto)..À.oc Éxonl<XO'E'J nel Signore. 13 Salutate Rufo, l'eletto nel Signore e sua
Èv xupl~. 13 Ò:O'rtà:O'cxO'i}E 'Poùcpov 'tÒ\I ÉXÀ.EX'tÒV Èv xupl~ madre che è madre anche per me. 14 Salutate Asincrito,
xa.t 't'Ì')V µl)'tÉpa. a.u'tOV xa.t ȵov. 14 Ò.0'7tM<XO'i}E 'AO'uyxpL- Flegonte, Ermes, Patroba, e gli altri fratell i che sono con
'tO\I, <l:>)..iywta., 'Epµi')v, Ila.'tpoBciv, 'Epµéiv, xcx.t 'tOÙ<; O'ÙV loro. 15 Salutate Filologo e Giulia, Nereo e sua sorella
a.u"toi:c; &:oE),q>ouc;. r 5 à.O'naO'<XO'i>E <l>LÀ.oÀ.oyov xa.t 'IouÀ.la.v, e Olimpa e tutti i santi che sono con loro. 16 Salutatevi
Nl)pÉ<X xa.t 't'Ì')v O:oEÀicpi}v o:Ù'tov, xa.t 0À.uµnéiv, xa.t -.oùc;
1

CTÙ\I <XU'tOL<; 'ltci\l'tCtc; &.ylovc;. 16 'Acnt&.O'a.cri>E &:À.À.1}À.ouc; ÈV 5 ,2: 7t<Xpa:xaÀEL ... 7tpEO'~UÉ<X; W<; µl)'tÉp<Xc;.
J4. 'Ac;uyx.pL'tO\I : llOmen servorum (Th. t. L. n, 99 1); in
CIL VI, 125 65 Asyncreto è il nome di un liberto di Cesare. -
di schiavi o di liberti, dr. Preuschen-Bauer, s.v. <DÀ.Éyov-.cx : nome assai comune di schiavi. e liberti, in Cl L
12. Tpu<pa.Lvcx.v xa.t Tpuq>wO'a.v: nomì greci forse di due so- IV, 12565 è il nome di uno schiavo di Cesare. - ''Epµi)v: no-
relle. In forma latina i due nomi si incontrano a Roma nelle me mitologico molto comune. - Ilcx.-rpo~Civ: nome attestato
iscrizioni dei columbaria, dr. CIL VI, 4866 . 5035. 5744. - oltre che qui io CIG 6864. È la forma abbreviata di Ila'tp6-
IlEpO'loa: nome greco piuttosto raro, portato soprattutto da ~Loc; nome documentato a Roma in IG xrv, 1741. Si può ri-
schiave originarie della Persia. cordare anche il Patrobius liberto di Nerone (Tac., hist. r,
13. 'Povq>ov: è il latino Rufus molto comune come nome di 49). - 'Epµciv : o è una forma parallela di 'Epµijc; o è la for-
schiavi e liberti. Poiché Paolo mostra di conoscere molto be- ma abbreviara di quache nome che comincia con 'Epµ- cfr.
ne e da gran tempo .la madre di Rufo è da pensare che fos- BJass-Debrunner 12, § 125,1. 'Epµiic; è nome di schiavi comu-
sero persone venute dall'Oriente. In tal caso il Rufo qui ne in Oriente. A Roma è arrescato il nome Herr11a nei co-
menzionato si può con buona probabilità identificare col Rufo lumbaria, cfr. ClL VI, 8r2r. Si ricordi che Erma , l'autore del
fratello di Alessandro e figlio di Simone Cireneo ricordato 1IoLµ1)v era un orientale venduto schiavo a Roma (vis. r,1,1).
come persona evidentemente nota ai lettori nel vangelo di 15. <I>~À.Ò oyv: nome greco frequente fra gli schiavi e i Ji-
Marco ( 15 ,21) scritto, secondo la tradizione, a Roma. - É- berti anche delln casa imperinle, cfr. CIL VI, 4 it 6. 6215. -
xÀ.E:X.'tÒV Èv xvpl~: se qui ÈXÀ.EX'toc; significa <<appartenente ' IovÀ.lcxv: nome romano comunissimo, portato anche in O-
alla comunità degli ÈxÀ.Gx'tot -.ov ilEov» (cfr. 8,33) riesce dif. riente e nncJ1e eia Giudei (I-foby-Lyonnet, r4). La vnriantc
fìcile spiegare perché questo appellativo venga dato a lui Iov\IL<X'V di c{:G è indotrn evidentemente dal V. 7. - Nl)pfo.:
solo. Di qui la propensione a intendere ÉXÀ.Ex-ròv Èv :x.upl~ nome mitologico non raro frn i liberti e gli schiavi, cfr. CIL
nel senso di «cristiano eminente» (cfr. lga., Phil. 11,1). G. TV, 4344.8121. - 'OÀ.vp.7tciv: attestato come nome di liberti
Scbrenk, ThWb rv, 195, n. 22 = GLNT VI , 526, n. 22 ritie- della casa imperiale; dr. CIL v1 , 536.30786. È forma abbre-
ne questo significato improbabile in Paolo, ma la soluzione viata, di 'OÀ.vµmowp~ o di alcro composto con 'OÀ.uµr.-,
che egli subito dopo suggerisce in forma dubitativa ci riesce cfr. Blass-Debrunner 12, § 125, I.
oscura. - µl)'t Épa:... ȵov: evidentemente Paolo vi.10! dire che r6. à.0'7t6<X~E ... &.Ylw: la stessa esortazione si trova in 1
la madre di Rufo si era comportata come madre anche nei Cor. 16,20 ; r Thess." 5',26; 2 Cor. 13,12; r Petr. 5,14. Cfr.
suoi confronti. Ma non si può escludere che nell'uso della Iust., apol. 1,6.5: àÀÀ.i}À.ouc; q>LÀ.T)µa:.-.L &.crnx~6µEi)a -:ta.IJO'a-
parola 'madre' si esprima anche l'atteggiamento reverente µEvo~ -rwv EÙXWV. Al tempo di Giustino il gesto aveva ormai
verso la persona più anziana! cfr. Diocl. S. r7 ,3 7,6 e I Tim. assunto un preciso valore rituale.
Ammonimento a guardarsi dai /alsi maestri Rom. 16,1 6-19 299

cpLÀ:fiµa·n àyl({J. 'AcrmH;wrat ùµiic; at ÈxxÀ:ricrlcx.t 7tiicrcx.t 't'OU l'un l'altro con un santo bacio. Vi salutano tutte le co-
XptCT'tOU. muttltà di Cristo .
17 Hcx.pcx.xcx.À.w oÈ ùµéic;, àoù<.pol, crxo7tEi:v ..oùc; ..èt.c; otxocr-.cx.-
ulcx.c; xcx.t "à <Txcivocx.À.cx. 'ltcx.pà. "i)v otocx.xiiv fiv vµEi:c; ȵcii)E-rE 48 . Ammonimento a guardarsi dai falsi maestri
'ltotou'J'tcx.c;, xcx.t -rà <Txcivocx.À.cx. 7tcx.pà. -.1)v otocx.xi}v fiv ùµEi:c; i 7 Vi esorto però o fratelli a guardarvi da coloro che pro-
Èp.cii)E'tE 'ltOLouv..cx.c;, xcx.ì. ÈxxÀ.lVE'tE à1t' CX.Ù'tW\I' 18 ol yà.p vocano dissensi e scandali in contrasto con la dottrina
-.otov-.ot "Q xupl~ 1)µwv XpL<T'tQ où oouÀ.EvoucrLv àÀ.Àà. "TI che avete ricevuto. Allontanatevi da loro, 18 giacché
Écx.u-.wv xotÀ.l~ xcx.t otèt. -rrjc; XP'l'}<T-roÀ.oylcx.c; xcx.t EÙÀ.oylcx.c; simili persone non servono Cristo, nostro Signore, ma il
i!;ct.Tict.•w<Tw -ràc; xcx.polac; -.wv &.xcixwv. 19 ii yèt.p ùµwv loro ventre e con bei discorsi e parole carezzevoli travia-
Ù1tCX.XO-T] Elc; '1t<iv-.cx.c; <icplXE'tO' È<.p' ùµi:v ovv xcx.lpw, i)éÀ.w OÈ no i cuori dei semplici. 19 L'obbedienza della vostra
ùµiic; O'o<.poùc; ELVCX.L Elc; -rò àycx.i)6v, àxEpcx.louc; oÈ dc; 'tÒ xcx.x6v. fede è nota ormai a tutti; quindi io mi rallegro con voi,
ma voglio che siate accorti quanto al bene e integri ri-
17. <TX07tELV: nel N .T., tranne Le. II,35 , ricorre soltanto in
Paolo. È verbo antico, usato classicamente solo al presente e
all'imperfetto in sostituzione cll <TXÉ7t-roµcx.L; significa 'guar· dei giudaizzanti i quali ammassavauo ricchezze sfruttando la
dare. con occhio critico', in qualche caso 'avere davanti agli generosità dei fedeli; dr. Tit. l , II: Otoci<TxonEc; a. µ1J od
occhi come modello' (questa accezione particolare sembra a.luxpou XEpOouc; xapw. Livece secondo un'altra interpreta-
trovarsi nel N.T. in Phit. 3,17; dr. Fuchs, ThWb vn, 4r6- zione molto antica l'Apostolo schernirebbe rudemente i giu-
4r9). - OLXO<T'tct.<Tlcx.c;: vocabolo antico (Hdt. 5,75) significa daizzanti per la loro scrupolosa osservanza delle prescrizioni
genericamente ' dissenso' e in senso specifico la 'ribellione po- riguardanti i cibi, dr. J. Behm, ThWb m, 789 = GLNT v,
litica'; nel N.T. (ICor.3,3 v.l. p;,; KDG; Gtd.5 ,20) indica 670; Barrett, 285 . - XP'l'}CT'toÀoylac;: composto di uso raris-
sempre il disaccordo nella comunità; lo Schlier, ThWb r, simo, arrestato oltre che qui in pochi passi della letteratura
r3 66 s. ravvisa anche nel N .T. un signilìcato 'politico' del patristica, quasi sempre sensu malo, dr. Lampe, s.v. - EVÀo-
vocabolo con riferimento alla società pubblica della ÈXXÀ.'l'}- ylo:c;: dr. 15,29. In questo caso la parola parrebbe da in-
crlcx.. - Otocx.xiiv: dr. 6,17 e Phil. 4,9 ss. - 7tOtouv-.ac;: si trat- tendersi in senso affatto profano. Invece lo Schlatter, 402
ta con ogni probabilità degli avversarli giudaizzanti di Paolo vuol ravvisarvi anche qui un significato biblico, anzi 'palesti·
(le espressioni generiche usate dall'Apostolo potrebbero atta- nese': EÙÀ.oylcx. sarebbe il contrario di 'maledizione' come
g]iarsì anche a una serta gnostica). In ogni caso è certo che XP'flCJ'toÀ.oyla sarebbe l'opposto del «cllscorso dell'ira che
questi provocatori di discordia non sono i 'deboli' del cap. annunzia il giudizio». Cfr. anche H. W. Beyer, ThWb u, 76r
r4. - gxxÀ.lvE.. E: cfr. 3,I2. Quest'uso intransitivo del com· = GLNT III, 1176. - Éçcx.rca-.w<Tt: dr. 7,rr. - chcixwv : vo-
posto è anche classico, cfr. Blass-DebrÙnneru, § 308. cabolo antico (Aesch., Pe1·s. 661); significa 'cbe non compie
18. 't'TI Ècx.u-.wv xotÀ.lq.: cfr. Phil. 3,19: wv ò i)Eòc; Ti xotÀ.la.. il male', o 'che non è toccato dal male'. Qui trattandosi di
Ltn inganno sarà da intendere piuttosto nel senso particolare
Di solito si intende che «guesri agitatori non si curano af-
dì 'ingenuo', 'semplice' secondo l\1so dei LXX e di Filone,
fatto del servizio di Cristo ... bensl del proprio io e quindi
dei piaceri sensuali come sempre succede a tutti coloro che dr. W. Grundmann, ThWb m, 483 = GLNT IV, 1438 s.
vivono per se stessi » (AJtbaus, 275 ) oppui'e s_i pensa (La- 19. yli.p: sottintende un'idea intermedia come: «Vi ho av·
grange, Huby-Lyonnet) cbe qui Paolo alluda alla cupidigia vertiti e basta avvertirvi perché ... » (Lagrange), oppure «non
300 Sa/1111 da parte tle1 com pagni di Paolo /!o:::. 16,20-22 301

20 ò OÈ i}Eòc; 'tfjc; ELpl}V'T]ç O'\N'tplljJEL 'tÒV LCl'tClVéi'll Ù1tÒ 'tOVc; spetto al male. 20 Il Dio della pace schiaccerà tosto Sa-
it6oac; ùµwv tv -rciXEL. 1i xcipi.ç 'toù xuplov ùµwv 'IT)aoù µW' tana sotto i vostri piedi. La grazia del Signore nostro Ge-
ùµwv . sti Cristo sia con voi.
2x 'Aa7tci1'.;.E'tClL ùµiic; TLµòDEoc; 6 avvEpy6c; µou, xat AouxLo<;
xat 'Ic:X.awv xat l:wal7ta'tpoc; ot auy-yEvdc; µou. 22 &.aTt6:l;.o- 49. Saluti da parte dei compagni di Paolo
21 Vi salutano Timoteo mio collaboratore e Lucio, Gia-
guast:ite b vostra reputazione perché ... » (Lietzmann). - ao-
q>ouc;: dr. 1,14.22. - dc; -.ò à.yaMv: quest'uso di dc; con di Paolo, dr. e Cor. i 6,23 ecc. Nella nosc:ra letcera invece,
l'accusativo nel senso di 'in riferimenco a' è anche classico, secondo la testimonianza della tradizione più autorevole, la
dr. Plat., ap. 32b: oi. OLa q>ÉpoV'tEc; ' AD ·r )'Va~oL ti.e; 'ti)v &.wd1v formul:i augura le non segna Ja conclusione ma è seguita da
(«gli Ateniesi che si distinguono quanto a virtù»). - àxEpo:i'.- quel che potremmo considerare un post scriptum. Per uni-
ouc; oÈ Elc; ...:ò xax6v: Vulg.: simplices in malo e così molti formarsi all'uso ordinario di Paolo DG e parecchi codici del-
moderni per contrapposizione al precedente aocpouc;. Ma è la Verus Latina collocano la formula al v. 24; K, qualche ma-
una traduzione che non ha fondamenco nel significato lette- nosccitto delln Vetus Latina, b Vulgaca clementina (non pe-
rale di à.xÉpaLoç (dr. Y.Epo:tl;,w 'distruggo') 'non distrutto', rò il testo geronimiano dei codici) e taluni Padri reca no la
'inca tto', da cui proviene il senso metaforico di 'incorrotto', formula due volte, qui e al v. 24; P , alcuni minuscoli e
'integro'. Nel N.T. à.xÉpaLoc; è sempre usato in quest'ulrimn la versione sito-palestinese pongono il saluto dopo il v. 27.
accezione, cfr. G. Kitrel, Th\"{fb I, 2xo = GLNT I , 515 s. L'Ambrosinsuo infine colloca la formula ?.I v. 2ob e la ripe-
20. Ì)EÒ<; 'tfiç Elp1JVTJc;: dr. 15,33. - cruv'tplljJEL -.òv aa-:o:và.v: te dopo il v. 27.
«L'annientamento di Satana è visto qui come una parte del- 21-23. Per l 'invio d i saluti de parte di persone vicine all'Apo-
la salute; l'espressione ~EÒç 'tfjç Elp1]vT)c; non vuol dire che stolo si vedano r Cor. 16,19; Phit. 4,21 ; Col. 4,10 ss . - cru-
Dio ' vuol concedere pace e beatitudine', bensì che egli di- VEpy6c; µ ou: la collaborazione fra Paolo e Timoteo è ben no-
struggerà Satana» (W. Foersrer, ThWb u , .p3 = GLNT ur, ca : Timoteo figura come mittente accanto all'Apostolo in
229). Gò però non esclude che, in ragione del t::omesto, qui 2Cor. r , r; Phil. 1,1; Col. 1,1; rThess. 1,1; 2Thess. 1 1 1;
' Samoa' possa indicare i suoi mini5tri che insegnano l 'errore e Philem. x. - AovxLoç: nome romano. Nel N.T. è menzionato
fomcncgno discordie (cfr. 2 Cor. u ,x5) e che quindi il con- un AovxLoç ò Kup'Tjva.foc; in Act. 13,x. Già Ocigene identifi-
cetto di 'salute' possa specificarsi in quello di ' pace nella co- cava il Aoux~c; del nostro passo con l 'evangelista Luca; si
munità' (cfr. 14,17. 19 ). In O'U\l'tPLtYEL 'tÒ\I O'Cl'tO:ViiV abbiamo, ricordi Aouxc1...ç è forma abbreviata di Lucius o Lucantts, d r.
a quanto pare, la fusione di due immagini. Una è quella di Blnss-Debrunner 12, § 125,2. A questa i dentificazione si ob-
Dio cb;! schiaccia Satana derivata da G e11.3,16; l 'altra è quel- bietta generalmente (cfr. per es. Schlarrer, 404) che Luca in
la dell'uomo pio che calpesta i «leoncelli e dragoni» ossia le Col. 4.4 è collocato &a gli incirconcisi mentre qui L ucio fì.
potenze avverse, tratta da Ps. 9r,r3. - Èv ..-6:XEL: si può in- gura tra i auyyEvErc; di Paolo. Ma questa difficoltà vien me-
tendere tanto in senso cronologico quanto nel senso di una no se, come noi riteniamo, auyEvi:~ qui non significa 'con-
vicinanza escatologica (dr. 13,u ; si ricordi che nel N.T . i nazionali', cfr. v. 7. - '16.crwv: nome greco molto &equenrc
dissensi e le scissioni nella comunità sono considerati un sini- anche fra i Giudei. Secondo la tendenza, caratteristica del giu-
stro fenomeno escatologico, clr. H. Schlier, TbWb I, 182 = daismo elnist i ~o, a sostituire i nomi semitici con nomi greci
GLNT I, 492 s.). - i) xcipLc; ... ùµWv: è la formula d i com- di suono 2ffine spesso 'Iàcrwv figura come equivalente d i je-
miato che ritorna, con qualche variante, alla fine delle lettere .itllf (Gesù) massime quando, a partir! dal II secolo d.C.,
Saluti da parte dei compagni di Paolo Rom. 16,22-23 303
302

µcu ùµéic; Éyw TÉp·noc; ò ypchjJa.c; 'tTJV É.mcr"toÀ.i}v Èv xupl~. sane, Sosip atro, miei amici. 22 Vi saluto nel Signore io
23 àO"'itciSE'ta.L ùµ<ic; r&ùic; ò l;€voc; µou xa.l OÀ.T)c; -rijc; ÉXY.À.T)- ~ · Terzo che ho scritto questa lettera. 23 Vi saluta Gaio

iésti.1 /'IT)crovc;, non viene pit1 usato come nome proprio dai tehre, Miinchen 1928 (rist. 1963 ) 105; Blass-Debrunner u,
Giudei; cfr. Bhss-Debrunner 12 , § 53,2; W. Foerster, Th\X'b § 41,3. Lo stesso nome si trova nella subscriptio di r Cor.
m, 285-287 = GLNT IV, 909-917. Nel N.T. è ricordato un Non pochi esegeti (anche canolici, vedi un elenco in H uby-
Giasone che ospita Paolo a Tessalonica, dr. Act. 17,5 ss. 9. - Lyonnet, 491'. .635 ) hanno pensato che il cap. 16 fosse in ori-
1:wa-l1ta."tpoc;: nella forma abbreviata LW'lta.-rpoc; si trova, nel gine una lettera o un frammento di lettera (Deissmann) in-
N .T., come nome di un cristiano di Beroea in Macedonia viato dall'Apostolo a Efeso che per errore, quando fu raccolto
(Act. 20A ). - TÉp'tLoc; ò ypétlj.icx.c;: è l'unico caso nelle lettere il corpus paolino, sarebbe stato aggiunto alla lettera ai Roma-
di Paolo in cui l'amanuense manda i suoi saluti. L'uso di far ni. Gli argomenti principali su cui poggia questa tesi sono i
conoscere il nome dello scrivano è attestato anche negli scrit- seguenti: a) l'augurio di 15,33 si può considerare un saluto
ti rabbinici, cfr. Strack-Billerbeck, m, 319. - r&.'Loc;: con ogni finale; b) l'accenno a Prisca e Aquila e a Epeneto «primizia
probabilità è lo stesso Gaio che Paolo aveva battezzato, dr. / dell'Asia» si spiega meglio in uno scritto indirizzato a Efeso;
Cor. l ,14. - sÉvoc; µou xcx.t oÀ.T)c; -riic; É.xxÀ.T)crlcx.c;: Gaio ospita non sembra credibile che i due coniugi in cosl breve tempo
Paolo e rutta la chiesa nel senso che nella sua casa si tengono fossero ritornati a Roma e vi avessero ricostituito una 'chiesa'
le adunanze dello comunità, oppure (forse meglio) perché dà domestica; e) è difficile pensare che Paolo conoscesse perso-
ospitalità a tutti i cristiani di passaggio (cfr. Huby-Lyonnet, nalmente tanti fedeli di Roma quanti ne figurano nell'elenco
509 ). - "Epcx.cr"toc;: nome greco attestaro frequentemente tan- dei saluti; d ) l'accorato ammonimento dei vv. 17-20 a guar-
to negl i scritti letterari quanto nelle epigrafi. Nel N .T. è men- darsi dai fomentatori di discordie mal si spiega in una lettera
zionato un Er:tsto che si trova a Efeso con Paolo e viene da rivolta a una comunità che l'Apostolo non conosce diretta-
lui incaricato di precederlo con Timoteo in Macedonia (Aci. mente e che d'altronde nel resto della lettera non appare mai
19,22 ); al tempo della 2 Tim. (cfr. 4,20) questo Erasto si travagliata da gravi dissensi. Senza sminuire la serietà e i1
trovava a Corinto. Una iscrizione latina, rinvenuta nel tenero peso di queste obiezioni diremo che nessuna di esse ci pare
romano di Corinto e databile nel 1 secolo d.C., menziona un ver_amente risolu ~ a. Infarti:
Erasto che esercita l'ufficio di aedilis, cfr. P reuschen-Bauer, I . E inconcepibile Che l'Apostolo abbia scritto a Efeso una

s.v.; Huby-Lyonnet, 636. - otxov6µoc; -.fjc; itOÀ.Ewc;: qui olY.o- lettera o un bigliene che comincia con un O'V\ILO'"tl]µL senza
v6µoc; indica in senso tecnico l'amministratore delle finanze la rituale intestazione. Né è credibile che si trarti di un fram-
della città, carica superiore a quella dell'arcarius che aveva la mento di lettera venutosi a trovare casualmente nella raccolta
semplice sorveglianza delle casse pubbliche. In senso figurato delle minute dell'Apostolo subito dopo la lettera ai Romani
olxo\16µoc; nel N.T . designa gli Apostoli e i ministri della co- e perciò aggiunto erroneamente ad essa (Deissmann). L'esi-
munità quali «dispensatori dei misteri di Dio»: rCor. 4,1; stenza di un siffatto copialettere di Paolo è meramente con-
Tit. l,7; cfr. Miche!, ThWb v , TF-T53 = GLNT vru, 422- getturale e tutto fa pensare che il corpus paolino, come quel-
42 7. - Kouéip"toc;: traslitterazione di Quartus ( xoua.- corri- lo di Ignazio, s:i sia formato con Ja raccolta delle lettere per-
sponde al latino qua accentato, in posizione atona qua vien venute alle varie chiese e conservate da esse; dr. P olyc.,
reso con xo- p. es. in xoop&.\l"t'Y}c;, cfr. Blass-Debrunner 12, § ep. r3; Mitton , op. cit., 56. Inverosimile è anche l'ipotesi
41 ,2). Anche l'accentazione KoùcxP't'oc; in luogo di Kouéip"toc; (Goodsped) che l'editore del corpus paolino abbia rinvenuto
è giustificata, dr. Leumann, Lateinische Laut- und Fotwen- a Efeso, dov'era conservato come ricordo dell'Apostolo, un
Dossologia
305
crla.c;. à:<TnasEi:a.t. ùµiic; "Epa.CT'toc; ò otxov6µoc; -ri}c; '!t6À.Ewc; che ospita me e tutta la comunità. Vi saluta Erasto, te-
Y.at Kouà.p-roc; ò à:oEÀ.cp6c;. soriere della città e il nostro fratello Quarto.
25 TQ OÈ. o uva.µÉ~ ùµ<ic; a-r11pll;a.t. XCX"tÒ. 'tÒ EvayyÉÀ.t.6v µ.ov
xcxt -rò x1)puyµ.a. 'I1')crov XpLcr-rov, xa.-:ò: CÌ.'!toxaÀ.ulj.iw µucr"r1')- 50. Dossologia
plou XPOVOt.<; a.Ù.1.l'JlOL<; CTEC"t.y"l)µ.É\IOV 26 q>CXVEpwi)ÉV'tO<; OÈ:
25 A colui che può confermarvi secondo il mio evangelo e
vuv 01.& •E ypa.cpwv 7tpoq>TJ•Lxwv xa..: ' Ém-rcx.yiiv -rou a.lw-
l'annunzio cli Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mi-
stero taciuto per tempi eterni 26 ma ora manifestato e,·
bigliettino privato e, volendo allegarlo nella sua collezione ~
non abbia trovatÒ di meglio che aggiungerlo alla lettera a1 per disposizione dell'eterno Iddio mediante le scritture
Romani, dr. Mitton, op. cit., 47.
2. Scrivendo alle chiese da lui fondate l'Apostolo non invia dicazione che ha per oggetto il Cristo glorioso». Sarebbe però
mai saluti individuali ; invece ben si comprende come egli, l'unico caso nel N.T. di x1)pvyµcx seguito da un genitivo og-
rivolgendosi a una chiesa che in complesso gli è sconosciuta, gettivo. Secondo G.Friedrich, TbWb m, 7 16 = GLNT v,
voglia dar risalto sotto forma di saluti alle_ cons~ze perso- 476 '11')crou Xpt.CT'tov è genitivo soggettivo e con esso Paolo
nali che già coma in essa {Althaus). Non e detto moltre che intenderebbe sottolineare la concordanza fra la sua predica-
l'Apostolo conoscesse de vistt tmti coloro che manda a salu- zione e quella del Gesù terreno (così sostanzialmente anche
tare; taluni potevano essergli noti soltanto per fama. . . Schlatter, 405). - àr.oxciÀ.u"1w : dr. 2,5 . - µvu•Tjp(ou xpO-
3. La collocazione della parenesi dei vv. 17-20 ha un signifi- \IOtc; a.lwvlot.c; CTECTtYTJµÉvou: per il concetto cfr. I Cor. 2,7-10;
cativo riscontro in 1 Cor. i6,21 s. dove Paolo, dopo aver sa- Eph. 3,5 ss.; Col. l,26; 2 Tim. 1,9 ss., Tit. 1,2 s. Per il signi-
lutato i Corinzii, aggiunge di sua mano un anatema t:ontro ficato di µuCT"t'YJptou cfr. ll,24. L'uso del dativo per indicare
chi non ama Gesù (il Lietzmann pensa che in Rom. 16,17-20 la durata nel tempo è caratteristico della xowi), cfr. Moulton-
come in Gal. 6,n, Paolo prenda la penna di mano allo scriba Turner, 243. - cpcx.vEpwi)tv-roc;: cfr. 3,2r. - St.à -rE yp<Xcpwv
Terzo). Si può discutere se qui Paolo mena in guardi.a la co- '!tpocpT)i:t.xwv: la congiunzione 'tE concordemente attestata dal-
munità di Roma da un pericolo futuro (cosl Zahn, Alrhaus) la tradizione induce a ricollegare ypa.cpwv itpOcpT)Tt.XW'V a yvw-
o già presente (Lagrange); in ogni caso egli sapeva bene che p~Év'toc;: le scritture profetiche (1tpoq>1')-rtx6c; si trova nel
oli agitarori giudaizzanti e in genere i maestri dell'errore era- N.T. solo qui e in 2 Petr. 1,19 io riferimento alle profezie
~o all'opera dovunque; ma sapeva anche che la chiesa di ~a­ veterotestamentarie) attestano il Cristo, dr. 1,2; 3 ,21. «Se-
ma era ben salda nella «obbed ienza della fede». Questo spie- condo l'ordine di Dio gli apostoli, servendosi degli scritti
ga come l'ammonimento aboia, nel complesso della lettera, profetici dell'Antico Testamento che avevano annunziato il
un carattere dcl turco marginale (e si può anche pensare che Messia e il suo regno, hanno annunziato la civelazfone deJ
esso sia dovuto a informazioni pervenute a Paolo poco primo mistero a tutte le nazioni per condurle alla fede che salva»
che egli terminasse la lenera, dr. Barrett, 285). Si veda anche (Huby-Lyonnet, 510). Origene conosce Ja lezione lunga Si.ci
l'introduzione, pp. 17 s. . . "'tE ypa.cpwv itpOq>Tj'ttY.W'll X<XL TTiç ÈT.1.q><XVEla.c; 'tOV xvplov
25-27. Per Ja questione dell'autenticità della dos~lg1a vedi i)µwv '11')crou Xpi.cr-rou che seinhra sorta dall'incrocio fra il te-
l'introduzione. - a-r11plsa.1.: d r. 1,u s. - 'tÒ EÙcx.yyEÀ.L6v µou: sto originario e 2 Tim . 1 ,10. - xcx't' Èm-ra.y1}v: il sostantivo
dr. 2,16. - x1)pvyµcx. '11')rJOV Xpunou: di solito si inte d~ Èm'ta.yii non attestato avanti Polibio ricorre nel N.T. sol-
come una specificazione del precedente EÙcx.yyEÀ.t6v µ.ov e s1 tanto negli scritti paolini e sempre neUa formula xa.·t' Èm-
considera 'I11aou Xpl.O""\ou come genitivo oggettivo: «La pre- -ca.y1Jv: r Cor. 7,6; 2 Cor. 8,8 (dove significa: «a mo' dico-
Dossologia Rom. z6,26-27

vlov l)Eov Elc; ùmxxoi)v 7tlo-"tEwç dc; 7tav"tcx "tà Él)vn yvwpL- profetiche, portato a conoscenza di tutte le nazioni per
crl)tv"toc;, 2 7 µ6~ crop~ DE~ OLà 'l T)CTOV XpLO""tOV i!> Ti oéçcx I· indurle all'obbedienza della fede, - 27 a Dio unico sag-
Etc; 'tovc; cxlwvm;. &:µ1)v. gio, per Gesù Cristo, a lui sia gloria per tutta l 'eternità.
Amen.
mando»), I Tim. :r,r; Tit. 1,3 (dove significa invece, come
qui, «secondo il decreto»). - 'tOV cxi.wvlou l)Eov: soltanto qui
nel N.T. Dio è chiamato cxlWvLoc;. Nei LXX l)Eòc; cxi.wvLoc; tra- pieoza mediante il Cristo. Cosl propone di intendere Schlatter,
duce l'ebr. 'el '6lam propriamente «Dio antichissimo», dr. 407. Secondo Kuss 1, 290 il sigruficato potrebbe essere «che
Gen. 21,23; ls. 40,28. - ùr.cxxoi)v itW"tEwc;: dr. 1,5. - dc; i piani di Dio vengono portati a compimento per mezzo del-
itd:V"to. "tcX E~: «Il frequente accenno agli El)vT} nel quadro l'opera di Gesù Cristo che continu:t ancora», ossia il riferi-
del µva-ri}pLO'll (Rom. 16,26; Col. 1,27 ; Eph. 3,6) dimostra mento non sarebbe limitato al Cristo storico. - w: è omesso
che la loro inclusione nell'ambito del messaggio apostolico da B evidentemente per sopprimere l'anacoluto: se lo si ri-
ha un senso escatologico» (G. Bornkamm, ThWb 1v, 828, n. ferisce a 'l T)<Tou Xpt.cr'tou tutto quanto precede r~sta come so-
1 50 = GLNT vn, 699, n. 150). - yvwpL~É-roc;: per in- speso; se lo si riporta invece a Dio l'anacoluto è spiegabile
dicare la predicazione il verbo è usato oltre che qui in 2 Petr. come un lapsus calami dovuto all'abitudine di terminare io
1,16. - µ6v~ crocpQ: soltanto qui nel N.T. crocp6c; è riferito questo modo le dossologie, cfr. Gal. 1,5; 2 Tim . 4,18; Hebr.
a Dio (in I Tim. 1,17 e Ittdae 25 si tratta di lezioni spurie in- 13,21. - Elc; "toÙç cxlwvo:c; "tWV cxlwvwv: formula rafforzata ed
dotte con ogni probabilità dal nostro passo ). Per il concetto e~ati c a per indicare l'eternità attestata sporadicamente aià
dr. però II,33. - OLà 'ITJCTOV XpLCT"tOV: si può riferire a 06!;,cx net L~ , p. es. ~s . 83,5; T ob. 14,15 (v.1. S) dove però non ha
e intendere, come jo I11dae 25, che la gloria viene resa, ossia un preoso cornspondente ebraico a differenza del singolare
riconosciuta a Dio «a motivo di Cristo» ossia per effetto del- (ò) cxlwv (-rov) o.lwvoc; che risponde più volte alle formule
l'azione di Cristo (A. Oepke, ThWb II, 68 = GLNT n, 916; 'olam wa'ed e 'adé-'ad ' \ (dr. LXX Ps. 44 17·I 82 I 18·t 91 I 8·) 131 I
il Lagrange pensa a Cristo quale mediatore, ma vedi l ,8) op- 14 ). Ne1 NT . . EL<; "tovç cxlwvcxc; "tWV cxlwvwv è locuzjone ca-
pure si può riallacciare a CTo<I>Q: Dio ha manifestato la sua sa- ratteristica oltre che dell'ApocaUsse, degli scritti paolini (cfr.
Gal. z ,5; Phil. 4,20; r Tim. 1,17; 2 Tim. 4,18). Nel nostro
passo -rwv cxlwvwv è però criticamente malcerto perché omes-
so da P'6BCL.
INDICE

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
I. I primordi della chiesa di Roma destinataria della lettera . . 7
2 . Luogo e data di composizione della lettera . . . . . . . . . . . . . . t i
3. ·Lettern' o ' epistola'? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
4 . Struttura e contenuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
5. Lingua e stile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
6. Autenticità e integrità. Lo srudio del cesto quale si ()resenta
oggi e le più anciche versioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
7. La lettera ai Romani nella storia della chiesa . . . . . . . . . . . . 46
8 . Crateri della presente edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

Nota bibliografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 r
Lettera ai Romani
\

'
Fini co di stampare
dalla tipografia Paideia
Brescia, giugno 1977
GIOVANNI TORTI dal x967 è assistente ordinario alla cattedra
di Lingua e Letteratura Latina dell'Univerc_ità di Parma, dove
è anche docente di Letteratura Latina Medievale. :R autore di
saggi su Prudenzio, Agostino, Ambrogio, Minucio Felice e
sull'esegesi della lettera ai Romani. Ha collaborato all'edizio-
ne italiana. del Theologisches Worterbttch zum Neuen Testa-
ment e ad altre pubblicazioni dell'editrice Paideia.

La lettera ai Romani, primo saggio di teologia cristiana in or-


dine di tempo e di autorità e segno di contraddizione duran-
te tutta la storia della chiesa, ha avuto h\numerevoli commen-
ti i quali, anche nei tempì più recenti, hanno considerato pre-
valentemente se non esclusivamente (e ben si capisce il per-
ché) l'aspetto dottrinale sen:za a<ldentr:i.rsi in una disamina
specifica degli elementi linguistico-formai i.
La presente edizione si propone invece in primo luogo di for-
nire al lettore colto, ma non necessariamente versato .nel gre-
co biblico, un commento lessicale e sintattico, condotto in
maniera puntuale e analitica, dal quale risulti delineata la
fisionomia linguistica della maggiore epistola paolina. Ovvia-
mente, non si potevano trascurare i temi propriamente dot-
trinali ed esegetici; ma in quest'ambito la presente edizione
.non pretende di arrecare un contributo particolare, conten-
tandosi di rimanere in linea di massima sul terreno della più
solida e accreditata esegesi, sia antica sia moderna, e di rag-
guagliare il Lettore, nei punti più controversi, sulle princi-
pali e sovente discordanti soluzioni che sono state proposte.
La lettera ai Romani, dalla quale trasse origine in certo sen·
so il moto della Riforma, può forse oggi essere un terreno
di incontro o almeno di avvicinamento fra i cauolici e i cri-
stiani delle confessioni riformate. J;; parso, quindi, opportu-
no segnalare oe11'introduzione e anche nel commento, sia pure
si
in maniera non sistematica, j punti sui quali è avuta negli
ultimi tempi una certa convergenza fra l'esegesi cattolica e
quella di taluni fra i più illustri b.iblisti protestanti.

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STUDI BIBLICI N. 41 - 1977


Direttore responsabile: Giuseppe Scarpat
Periodico iscritto all'albo dcl Tribunale di Brescia

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