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QUALE RICCO
SI SALVERÀ?
Introduzione, traduzione e note
a cura di M aria G razia Bianco
Città Nuova
Grafica di copertina di Gyòrgy Szokoly. Restyling di Rossana Quarta
ISBN 88-311-3148-6
C l e m e n t e A l e s s a n d r i n o : v it a e o p e r e
I l Q uis d iv es salvetur
Il Q u is d iv e s s a l v e t u r e i l te m a d e l l a r ic c h e z z a
N E I PRIMI SEC O LI CRISTIANI
42, 2; cf. infra, p. 21), piuttosto che la considerazione circa le possibilità di sal
vezza del ricco. Il titolo, invece, viene per lo più interpretato come espressione di
dubbio circa la possibilità di salvezza del ricco, quasi Clemente vedesse nella ric
chezza un elemento di controindicazione per la fede cristiana. In realtà, a leggere
attentamente l’opera, ci si rende conto che essa vuole essere in ultima istanza un
approfondimento circa la redenzione e circa la universalità di estensione della sal
vezza, operante in tutti e per tutte le situazioni umane, ivi compresa quella del ric
co. Cf. infra, p. 21.
8 Cf. ad es. O. Stahlin - M. Wacht, Welche Reiche wird gerettet werden?,
Miìnchen 1983; A. Pieri, Retto uso delle ricchezze nella tradizione patristica, Edi
zioni Paoline 1985, 63: C’è salvezza per il ricco?-, C. Nardi, Clemente di Alessan
dria, Quale ricco si salva? Il cristiano e l’economia. Boria 1991.
9 Nella traduzione che ne fa W. Wilson (nel volume The Testaments of thè
Twelve Patriarchs, Edinburgh 1871, 185-217), a p. 187 il titolo si legge così: Who
is thè rich man that shall he saved? Da parte mia preferirei mantenere la ampiezza
e il tono del contenuto dell’operetta clementina traducendone il titolo con l’e
spressione: «L a salvezza e il ricco», vedi infra. Tale, di fatto, sembra voler essere il
messaggio dello scritto dementino, rivolto piuttosto ad illustrare il rapporto in
tercorrente tra la salvezza e il detentore di ricchezza che non ad interrogarsi sulla
possibilità della salvezza per il ricco.
Introduzione 9
L in e e e ss e n z ia l i d i c o n t e n u t o
16 Clemente, di fatto, non cita questo passo, ma esso risulta essere ben pre
sente in filigrana a tutto il suo discorso.
17 E così nelle edizioni recentemente pubblicate, cf. ad es. M. Todde - A.
Pieri, Retto uso delle ricchezze nella tradizione patristica, Edizioni Paoline 1985,
55ss.; C. Nardi, Clemente di Alessandria, Quale ricco si salva? Il cristiano e l’eco
nomia, Boria 1991, passim.
12 Introduzione
i s c f . G v l , 18.
19 Cf. 1 G v 4, 8.16.
20 Cf. 1 Gv 4, 19; il pensiero dell’Alessandrino si fonda sulla certezza che
Dio si rivolge all’uomo per amore e con amore, amandolo per primo: da questo
scaturisce la risposta di fede e di amore che parte dal cuore dell’uomo, cf. M.G.
Bianco, Il Protrettico e il Pedagogo di Clemente Alessandrino, Torino (Classici
UTET) 1971, 49s. Tale risposta non si esaurisce in qualche gesto di breve o lunga
durata, si esprime invece attraverso un cammino perenne dell’uomo, intelligente
e amante, che incessantemente si rivolge a Dio Padre nel Logos incarnato peda
gogo e maestro, per lo Spirito Santo (cf. M.G. Bianco, Clemente Alessandrino: un
itinerario di fede pensante, in: S. Felici [a cura di], Sacerdozio battesimale e forma
zione teologica nella catechesi e nella testimonianza di vita dei Padri, Roma 1992,
39-49). L’amore dell’uomo per Dio è ciò che lo mette in condizione di esprimere
ed esplicare la sua somiglianza a Dio, ed è, nello stesso tempo, l’unica cosa che gli
consente di ricambiare i favori/doni/beni messi dal Creatore a sua disposizione e
servizio. Accanto all’iniziativa di Dio che non fa violenza e non impone l’acco
glienza del suo amore Clemente evidenzia l’iniziativa dell’uomo che, in quanto li
bero, sceglie di cercare, chiedere, accogliere il dono di Dio (cf. C. Tibiletti, Pagi
ne monastiche provenzali, Boria 1990, 13).
Introduzione 13
fronto dei suoi grandi doni’ non avendo nessuna altra cosa da
dare in cambio a Dio, che non ha bisogno di nulla ed è perfet
to, se non rivolgere a lui il pensiero e amare il Padre allo stes
so modo ricevendo l’incorruzione» (27, 5). Nessuno perciò,
sottolinea in molti modi e in molti passi Clemente, tema di
non essere adatto alla fede e al mondo di amore di Dio, alla vi
ta di familiarità con Dio.
Come ad ulteriore convalida di questo messaggio, Cle
mente inserisce il racconto del brigante. E la narrazione di un
evento di salvezza, l’esperienza del giovane che, dato in affida
mento con grande speranza dall’apostolo Giovanni a una co
munità cristiana e al suo vescovo, abbandona la fede e si dedi
ca al brigantaggio. Giovanni, tornando a visitare la comunità
e non trovandovi il giovane, con le sue parole e con il suo af
fetto ottiene che il brigante si converta tornando con pienezza
alla sua professione di vita cristiana. Là scelta di tale racconto
da parte di Clemente in questa sua opera contiene un messag
gio di sostegno forte per quei ricchi che dopo il battesimo non
fossero stati fedeli agli impegni cristiani: il giovane/brigante
infatti è diventato tale in quanto dopo il battesimo ha abban
donato la sua fedeltà a Cristo, ma, nonostante tutto questo, an
che per lui c’è ancora salvezza.
In definitiva l’opera è un invito al cristianesimo e, nello
stesso tempo, un invito alla conversione, ma forse ancor più è
un invito a rendersi conto del modo in cui Dio, spinto dal suo
essere amore che opera la salvezza dell’uomo nella filantropia,
agisce nella vita dei singoli e nella storia.
I DESTINATARI D E L L’OPERA
Un c a m m in o d i s a l v e z z a n e l l a c o n v e r s io n e
1 Cf. Rm 11,36. 2 Cf. Clem. Al. Paed. I I 20,3 ; Plat. Leg. II 666a. 3 Cf.
Mt 23, 12; Le 14, 11; 18, 14; Ez 21, 26.
re che gli adulatori dei ricchi attraverso parole intrise del messaggio di Cristo of
frono qualcosa che ne è invece privo.
(3) L'espressione^ intessuta di rimandi evangelici, cf. Mt 5, 48; 19, 17; Me
10, 18; Le 18, 19.
(4) Il testo di questo passo è lacunoso (nella traduzione sono indicate tra
parentesi uncinate le congetture accolte), ma il senso è accessibile grazie anche al
passo dementino parallelo di Protr. 56, 3.
(5) È espressione tucididea, cf. Tucid. I I 53, 1.
(6) Il periodo è lacunoso, anche se è di facile comprensione - con l’ausilio
dei periodi iniziali dell’opera clementina - il senso generale: Clemente non si in
serisce nella schiera degli encomiatori delle ricchezze ed esprime nei confronti dei
Quale ricco si salverà? 1 ,2 - 2 , 2 23
4 Cf. F a 3, 14. 5 Cf. FU 3, 13. 6 Cf. Me 10, 25; Mt 19, 24; Le 18, 25.
7 Cf. Erma, Mand. XII 6, 2.
ricchi un amore più grande, in quanto invece di porsi a loro servizio con empietà
e perfidia, adulandoli - cosa che reca loro danno -, vuole indicare loro il bene au
tentico, la salvezza, la verità, la vita eterna. Nella traduzione ho segnalato con pun
tini (...) le lacune del codice.
(7) Non sembra necessario modificare il Xéyo) dello Scorialensis che non so
lo offre un testo comprensibile, ma sottolinea lo stile operativo di Clemente e la
distanza che egli prende dagli adulatori dei ricchi.
(8) Qui “mondo” è usato con accezione negativa.
(9) È insistente, specialmente in queste pagine iniziali, il contrasto tra le co
se/i beni terreni, materiali, esteriori e le cose/i beni celesti, spirituali, interiori, tra
la vita nel tempo e la vita nell’eternità.
24 Clemente Alessandrino
8 Cf. 1 Cor 11, 25ss. 9 Cf. Str. VII 83, 2. 10 Cf. 1 Cor 13, 13.
(18) Un concetto presente altre volte in Clemente, cf. ad es. Protr. 96,3; Str.
VII 20, 3-8.
(19) H o voluto mantenere nella traduzione di a\)Tr|V con “quella” il ri
mando di Clemente alle espressioni iniziali in cui egli indica nella perdita della
speranza la prima causa per l’allontanarsi dei ricchi dalla salvezza.
Quale ricco si salverà? 3, 6 - 4 , 10 27
(21) Cf. Gv 5, 26; 17, 2. In questo modo di parlare di Dio sono da ricono
scere anche espressioni platoniche, cf. Rep. II 379c (per l’attributo “buono”);
379e (Platone presenta Dio come TOC^uae dei beni e dei mali).
(22) C ’è una allusione a Gv 17, 3.
(23) Alà yvcóoeok: nel pensiero di Clemente la “gnosi” è un modo e un mez
zo per il cammino di fede dell’uomo che si sviluppa nella conoscenza e nell’amo
re di Dio. Fondamentale è lo studio di P.Th. Camelot, Foi et gnose. Introductìon à
l’étude de la connaissance religieuse chez Clément d’Alexandrie, Paris 1945.
(24) Per questa definizione di èm atf|)iri, di sapore stoico, cf. Str. II 9, 3-4.
30 Clemente Alessandrino
(25) Matrice evangelica (Gv 17, 3) e matrice platonica ( Teet. 176ab) si uni
scono nella riflessione clementina a proposito della conoscenza di Dio. Per Cle
mente il cammino del credente si svolge in un intreccio di conoscere/credere/a
mare/assimilazione a Dio.
(26) Il “segno” per eccellenza della vita del Cristo è la sua morte in croce.
(27) Cf. Antif. sof. fr. 49 Diels6 II 360, 2.
Quale ricco si salverà? 7, 3 - 9, 2 31
(28) Per questo passo cf. Filone, De poster. Cain. 71: in un diffuso modo di
sentire l’età giovanile come preda delle passioni e l’età adulta come sede di sag
gezza e di virtù, viene invece qui presentato il motivo del puer senex, che diven
terà poi un topos, il motivo del giovane che nei suoi costumi virtuosi dà prova di
maturità superiore alla sua età e compete per questo con coloro che, vecchi, sono
virtuosi.
(29) Con la citazione di Rm 10, 4 in questo brano si richiamano e si fondo
no passi scritturistici paralleli, quali ad es. Rm 13, 10 e Mt 5, 17,come in Str. IV
32 Clemente Alessandrino
(31) Mt 19, 21 (cf. Me 10, 21; cf. anche Qds 4, 6, vedi supra).
(32) Allusione alla parabola del seminatore, cf. Mt 13, 22; Me 4, 19; Le
8, 14.
34 Clemente Alessandrino
31 Cf. Col 1, 15; 2 Cor 5, 17; Gal 6, 15; Clem. Al. Protr. 114, 3.
32 Le 16, 9.
(38) Cf. Mt 9, 9s. Per Clemente, Levi è distinto da Matteo, cf. Str. IV 71, 3
(inserito in un rimando ad un testo del valentiniano Eracleone) e Orig. C. Cels. 1 62.
(39) Al di sotto di queste espressioni che ricalcano i passi evangelici (in
particolare Mt 25, 35-45) già richiamati è da vedere anche Is 58, 7 (per il termi
ne àazeyot: = senza tetto).
(40) Clemente articola e sviluppa il suo pensiero e la sua riflessione intorno
ad alcuni vocaboli che si riecheggiano fra loro e su cui egli enuclea il suo discor
so: le ricchezze (%pii|iaTa) sono insieme cose che si posseggono (KTT||l(XToO e co
se atte a procurare vantaggi (%pr|cn.|j.a).
Quale ricco si salverà? 13, 3 - 15, 1 37
(44) Non c’è motivo per emendare il codice dello Scorialensis, alla cui lez.
jtpóxepov mi sono attenuta nella traduzione, cf. anche Messana, L'economia. .., cit.,
138.
(45) Ancora un gioco di parole con l’assonanza t r a k t t ^|j .octcx e x p i i c n j i a .
Quale ricco si salverà? 15, 1 - 1 7 , 1 39
43 Cf. Mt 6, 21; Le 12, 34; vedi anche Str. VII 77, 6. 44 Le 6, 45; cf. Mt
12,35.34. 45 Cf. Mt 13,44.
(47) Cf. Qds 40, 2, ma è un pensiero altre volte presente, cf. ad es. anche
Str. VII 10, 1: l’uomo si lascia catturare da ciò che egli ha nel cuore, a questo per
ciò deve porre attenzione. Il suggerimento dell’Alessandrino va a proporre all’uo
mo un orientamento radicale verso Dio e i beni di Dio.
(48) Mt 5, 3.6. Cf. Qds 11,3.
Quale ricco si salverà? 17, 1 - 18, 6 41
46 Cf. Me 10, 23 . 47 Cf. 1 Cor 13, 13. 48 Cf. 1 Cor 3, 17. 49 Cf. Le
6, 29; Mt 5, 39.
(49) Il verbo C,àco è usato, qui e in seguito, per indicare la vita per eccel
lenza, quella vera, eterna, la vita dello spirito che non consiste in ciò che è este
riore e materiale.
(50) Ho seguito il testo dello Stàhlin.
42 Clemente Alessandrino
condo il mondo, non considerato tale secondo lo spirito. Ciò che differenzia le
due situazioni è l’essere ricco di passioni o l’essere ricco di Dio. Anche il Nardi
(Nota a Clemente Alessandrino, Quis dives salvetur 19, 3, «Prometheus», IX-
1983, 105-110) è dell’avviso di conservare il testo tradito, ma ne dà una interpre
tazione diversa (egli ritiene che Clemente in 19, 6 «si muove entro quadri concet
tuali ben lontani dalla beatitudine evangelica [Mt 5, 3], come prova anche la ten
denziale identificazione del povero dal punto di vista economico col vizioso» [e
rimanda a C. Curti, Osservazioni sul Quis dives salvetur di Clemente Alessandri
no, Torino 1968], e pensa che non si debba «intervenire sul testo tramandato, che
dà un senso plausibile, in sintonia con le idee che precedono e seguono» [p. 110]).
Conseguentemente a questa interpretazione, il Nardi dà anche una differente tra
duzione del passo: «ora, a chi è povero secondo il mondo e ricco secondo le pas
sioni, colui che non è povero secondo lo spirito e ricco conforme alla volontà di
Dio dice...» (cf. Nardi, Clemente di Alessandria, Quale ricco si salva? Il cristiano
e l’economia, cit., 81s.).
(52) Molte allusioni evangeliche, cf. ad es. Mt 5, 8; 19, 23; Me 10, 23; Le
18, 24.
(53) Vedi supra, nota (45).
44 Clemente Alessandrino
58 Cf. Mt 17, 27. 59 Me 10, 28. 60 Cf. Le 10, 20; Eb 12, 23. 61 Me
10, 29s.
precedente discorso sulla violenza/decisione nei confronti del regno dei cieli) e
pepodcoe che vuole esprimere ciò da cui parte il comportamento «violento» per
impadronirsi del regno dei cieli: la sicurezza che Dio dà il suo dono.
(57) L’espressione, di origine comica (cf. Aristoph. fr. 300 Koch in Poli.
Onom. VII 133; cf. Suda s. v. XETxdpcùv ófìoXcòv), è proverbiale ed equivale al no
stro «quattro soldi».
(58) Emerge qui con chiarezza il concetto dementino di imitazione e assi
milazione a Dio come indicazione dell’impegno fondamentale di vita per il cri
stiano.
Quale ricco si salverà? 21, 3 - 23, 2 47
65 Cf. Le 14, 26. 66 Cf. Me 8,35 (Mt 10, 39; 16, 25; Le 17,33). 67 Cf.
Me 10, 30. 68 Cf. Mt 4, 18-22; Me 1, 16-20; Le 5, 1-11; Gv 1, 40-42.
(64) Altro concetto platonico (cf. Plat. Soph. 252c) e nello stesso tempo bi
blico (cf. ad es. G b 14, 4; Rm 7, 15-23).
(65) 2 Cor 4, 18 e Me 10, 30 sono uniti da Clemente in queste espressioni.
Quale ricco si salverà? 25, 5 - 26, 7 51
(66) Dalla vita sociale del mondo greco Clemente trae le due metafore del
corego (colui che pagava le spese per allestire un coro) e prosseno (l'incaricato uf
ficiale di dare accoglienza ad un ospite straniero illustre) e le usa con una conno
tazione negativa, applicandole alla ricchezza, presentata come ciò che dà ospita
lità e paga le spese per far essere presente la morte.
(67) H o tradotto in questo modo 0eòv àvoiTweìv che indica l’atteggiamen
to del desiderare Dio in modo esistenziale e profondamente vitale; è espressione
presente, in riferimento a Cristo, in testi di letteratura monastica, cf. ad es. Atan.
Vita Ant. 91.
52 Clemente Alessandrino
71 Cf. Me 10, 25. 72 Cf. Mt 7, 14; Orig. C. Cels. VI 16. 73 Cf. Mt 22,
36-39; Me 12, 29-30; Le 10, 27-28. 74 Cf. Rm 11, 36.
(68) Clemente allude a una sua opera non pervenuta, o forse non scritta, cui
fa riferimento anche altrove, cf. ad es. Str. Ili 13, 1; 21, 2; IV 2, 1.
(69) Il verbo è usato da Diogene Laerzio (VI 87) a proposito di Cratete e
da Luciano (Tim. 56).
Quale ricco si salverà? 26, 7 - 2 8 , 2 53
76 Cf. Le 10, 31. 77 Cf. E f 6, 12. 78 Cf. Paed. I 101, 1; Str. II 119.
79 Cf. Mt 3,10; Le 3, 9; vedi anche Paed. I I 51,2. 80 Cf. Gv 15,1. 81 Cf. Did.
9,2 .
Quale ricco si salverà? 28, 2 - 30, 3 55
89 Mt 25, 34-40. 90 Cf. Mt 25, 41-45. 91 Cf. Mt 10, 40; Le 10, 16.
92 Mt 18, 10. 93 Le 12, 32. 94 Cf. Mt 11, 11; Le 7, 28. 95 Mt 10, 41s.
96 Cf. Le 16, 9.
103 Cf. Greg. Naz. Or. 37, 11. 104 Cf. Le 16, 9. 105 Mt 10, 22; cf. an
che Me 13, 13.
106 Cf. Mt 7, ls.; Le 6, 38. 107 Cf. Gv 14, 23. 108 Cf. Policarpo, PM .
9,2.
(81) Per lo Spirito Santo indicato come rugiada, cf. Clem. Al. Inno al Cri
sto, v. 51 (= Paed. Ili 101, 3); Ignazio, Magn. 14.
(82) Emerge qui il pacifismo di Clemente, cf. E. Pucciarelli, I cristiani e il
servizio militare. Testimonianze patristiche dei primi tre secoli, Firenze 1987, 112-
129.
(83) Ho espresso con il termine “franchezza” ciò che Clemente vuole tra
smettere attraverso 7tocppT|<ri(X, di matrice filosofica ed evangelica, cara all’Ales
sandrino per indicare l’atteggiamento interiore ed esteriore del credente che sta fi
ducioso dinanzi a Dio e manifesta con serena e tranquilla sincerità il suo pensiero.
Quale ricco si salverà? 34, 1 - 36, 2 61
(86) Per la riflessione sul Logos immagine e somiglianza del Padre e sul
l’uomo immagine, vedi A.-G. Hamman, Lhomme image de Dieu, Paris 1987; tr. it.
(coordinata da E. Giannarelli), L’uomo immagine somigliante di Dio, Milano 1991.
(87) H o tradotto mantenendo il testo tradito dallo Scorialensis. Il linguag
gio di Clemente è fortemente allegorico e allusivo. La creazione, opera del Padre
per mezzo del Logos e in ordine al Logos, è consegnata al seme che sono gli elet
ti e rimane compatta, cioè viva, finché non ci sarà la raccolta finale (la fine del
mondo, vedi infra).
(88) A monte di questo periodo è da cogliere la presenza della parabola del
seme seminato dal nemico, cf. Mt 13, 36-43 (la raccolta rappresenta la fine del
mondo, Mt 16,39) con rimandi a Mt 3, 12; Did. 9 ,4 ; 10,5. La presenza di un con
cetto analogo è anche in Clem. Al. Exc. ex Theod. 26, 3.
(89) Sembra preferibile mantenere il testo tradito dallo Scorialensis è0T|pd-
0T|, in luogo della correzione £0eà0T| accolta dallo Stàhlin. Se l’emendamento è
difendibile (cf. Str. 5, 3, 16,5), il verbo dello Scorialensis è termine platonico assai
usato da Clemente (Str. 1, 1, 11, 2; 6, 35, 4; 26, 168, 3; 5, 1, 7, 3; 4, 23, 2; 6, 12,
98,3; 11, 90,4; 7,15, 91,5), cf. Nardi, Il seme eletto e la maternità di Dio nel Quis
dives salvetur di Clemente Alessandrino, cit., 281. Viene espresso in questo pas
saggio il pensiero fondamentale di Clemente: Dio ama la creatura e si lascia pren-
Quale ricco si salverà? 36, 2 - 37, 6 63
116 Cf. 2 Tm 4, 6. 117 Cf. Gv 14, 27; 13, 34. 118 Cf. Gv 15, 13.
dere da questo suo amore per noi. La salvezza nasce tutta da qui. Clemente la
esprime con questo linguaggio, dalle allusioni gnostiche, che esplicita il rapporto
di Dio ineffabile/trascendente (il Padre) e, insieme, carità/compassione (l’amore
materno, l’elemento femminile) con l’uomo. Il linguaggio gnostico è usato da
Clemente per esprimere la sua visione del Dio cristiano che per amore dell’uomo
gli viene incontro continuamente e lo rende partecipe della sua stessa capacità di
amore.
(90) Cf. Sinesio, Hymn. V(II) 63s.: eri) 7tarr|p, ai) 8' èccn |xàtT )p .| eri) |xev
dppryv, a ù Sfe SfjXtK;.
(91) Cf. Nardi, Il seme eletto e la maternità di Dio nel Quis dives salvetur di
Clemente Alessandrino, cit., 276-286.
(92) Allusione a molti passi evangelici, cf. ad es. Gv 13, 1.
(93) E insistente la presenza di àv"ri in questo passo dementino, a sottoli
neare che lo stile di vita dell’uomo è quello di ripetere gli stessi gesti che egli rice
ve da Dio.
64 Clemente Alessandrino
38, 1. Tu, invece, impara «la via eccellente» 121 che Pao
lo indica per la salvezza: «L ’amore non cerca le cose sue» 122,
ma si riversa sul fratello; riguardo a lui è colmo di stupore,
riguardo a lui saggiamente impazzisce (94).
2. «L ’amore copre una moltitudine di p eccati123; l’a
re perfetto caccia via la paura 124; non agisce a vanvera, non
si gonfia, non si rallegra dell’ingiustizia, si compiace della ve
rità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’a
more non viene mai meno; le profezie si manifestano, le lin
gue cessano, le medicine si lasciano sulla terra. Rimangono
queste tre realtà: fede, speranza, amore; tra esse più grande
è l’amore» 125. 3. E giustamente: la fede infatti se ne va quan
do, vedendo Dio, saremo persuasi dal nostro sguardo; anche
la speranza svanisce, una volta che ci sono state date le cose
che erano state sperate; l’amore invece entra in pienezza 126,
anzi si accrésce di più, una volta che ci siano stati donati i be
ni perfetti. 4. E se uno lo accoglie con l’anima, costui, facen
do crescere l’amore e intraprendendo una conversione au
tentica, pure se è stato generato nei peccati 127 e pure se ha
compiuto molte cose proibite, può vincere le cose in cui è
caduto.
1191 G v 3, 15. 120 Cf. Gv 15,5s. 121 1 Cor 12, 31. 122 1 Cor 13,5.
123 1Pt 4, 8 (Prv 10, 12). 124 1 Gv 4, 18.125 Cf. 1 Cor 13, 4.6-8.13.
126Cf. Clem. Al. Exc. ex Theod. 26, 3. 127 Cf. Gv 9, 34.
128 Cf. Str. I I 57, 1. 129 Cf. Le 15, 23s. 130 Cf. Le 15, 7.10.
131 Cf. Le 17,3s. 132C f .M t 7 ,11; Le 11,13. 133 2 Cor 1,3. 134 Cf.
Le 9, 62.
(97) Un insieme di passi biblici: Mt 9, 13; 12, 7 (Os 6, 6); Ez 18,23; Is 1, 18.
(98) Cf. Me 2, 7; Le 5, 21; 2 Cor 5,19. Per il passo inoltre cf. Erma, Sim. V
7, 3s.
(99) Vari attributi biblici (per i quali cf. G c 5, 11; Sai 85, 5; Es 34, 6) sono
messi insieme da Clemente in questa frase.
(100) Clemente esprime lo stesso concetto in Ecl. proph. 15, 2 (edd. O.
Stahlin - L. Friichtel - U. Treu, G C S 17/2, 19702, 141): «Chi si è accostato alla fe
de ha ricevuto dal Signore il condono dei peccati [è concetto molte volte sottoli
neato nel vangelo, ma cf. ad es. Mt 9, 2], chi è pervenuto nella gnosi, in quanto
non pecca più si procura da sé il condono degli altri». I primi secoli cristiani af
frontano il problema della penitenza per i peccati commessi dopo il battesimo e
incontrano numerose difficoltà prima di individuarne la soluzione. Clemente nel
Qds attesta la pratica della seconda penitenza come dono della divina misericor
dia che passa attraverso la Chiesa e il rinnovato atteggiamento di conversione del
peccatore (cf. l’episodio del giovane brigante), ma conosce anche, per lo "gnosti
co”, la pratica di una vita cristiana che non ha più a che fare, dopo il battesimo,
con peccati volontari. Sull’argomento, cf. A. Méhat, «Pénitence seconde» et «pé-
ché involontaire» chez Clément d’Alexandrie, «Vigiliae christianae» 8, 1954, 225-
233; vedi anche E. Junod, Un écho d’une controverse autour de la pénitence: l'hi-
Quale ricco si salverà? 39, 4 - 40, 5 67
135 Cf. 1 Pt 4, 7. 136 Cf. Sap 3, 11; Ez 18, 21-29. 137 Cf. E f 4, 28.
138 Cf. 1 Cor 7, 9. 139 Cf. Le 19, 8.
stoire de l’apótre ]ean et du chef des hrigands chez Clément d'Alexandrie (Quis di-
ves salvetur 42,1-15), «Revue d’histoire et de philosophie religieuses», 60, 1980,
153-160.
(101) Ho volutamente cercato di mantenere il gioco di parole del greco con
l’insistenza del verbo “fare”.
(102) Cf. Ez 33, 20. La sentenza compare anche in Giustino (Dial. cum
Tryph. 47, 5) che, probabilmente trasmettendola dalla stessa fonte da cui la trae
Clemente, la attribuisce non al profeta Ezechiele, ma al Cristo (cf. A,J. Bellinzoni
Jr., The source ofthe agraphon in Justin Martyr's Dialogue with Trypho 47:5, «Vi-
giliae christianae» 17, 1963, 65-70).
(103) Per una definizione stoica delle passioni, cf. Clem. Al. Paed. 1 101, 1.
68 Clemente Alessandrino
ché, alla tua uscita dalla vita, tu ne sia trovato dinanzi all’av
versario, già liberato sin da questa terra. 6. E dunque forse
impossibile eliminare del tutto le passioni cresciute insieme,
ma con la potenza di Dio e la preghiera umana e l’aiuto fra
terno e il pentimento sincero e l’esercizio costante si rad
drizzano.
140 Cf. Eb 13, 17. 141 Gal 6, 7. 142 Cf. Eb 4, 12; Ger 17, 10; Sai 7, 10;
Ap 2, 23. 143 Cf. D n3. 144 Cf. G io2 .
toniche non va forse dimenticato il modo in cui la Scrittura intende il logos, pa
rola che è evento, suono perciò che si attua (cf. Gn 1, 3ss.).
(110) Il racconto che qui si inizia presenta le idee di Clemente circa la con
versione e la possibilità che Dio offre all’uomo di tornare a vivere nella sua amici
zia anche se ha peccato dopo aver ricevuto il battesimo. L’episodio deve aver in
fluito sulla posizione della Chiesa circa la penitenza, come probabilmente è da co
gliere nel fatto che il racconto dementino, rielaborato sul fondamento di una tra
dizione orale cui sembra qui alludere Clemente, ha avuto una notevole fortuna nei
vari secoli e nei vari autori dal IV al X IX secolo, da Eusebio (H.e. Ili 23,6-19) che
lo riporta consentendoci di ristabilire il testo dove lo Scorialensis è rovinato, a Gio
vanni Crisostomo, a Massimo il Confessore, ad Anastasio il Sinaita, a Giorgio Sin-
cello, a Fozio, a Simeone Metafraste, a Iacopo da Varazze, a Niceforo Callisto, a
J.G . Herder, per indicare almeno qualcuno degli autori in cui la narrazione è ri
portata. Per un esame attento, esauriente e particolareggiato della “fortuna” del
l’episodio, cf. Nardi, Clemente di Alessandria, Quale ricco si salva? Il cristiano e l’e
conomia,, cit., 117-172. In tale lavoro il Nardi riporta le conclusioni dei suoi lavo
ri precedenti sull’argomento (Reminiscenze platoniche nel Quis dives salvetur di
Clemente Alessandrino. Il racconto del giovane brigante, «Annali del Dipartimen
to di Filosofia dell’Università di Firenze», 5, 1989, 91-115; Il racconto del giovane
capo dei briganti del Quis dives salvetur di Clemente Alessandrino negli Atti di
Giovanni dello Pseudo-Procoro, «Prometheus», XV, 1989, 80-90).
(111) Si tratta di Domiziano, morto n d 96.
(112) Per la presenza di Giovanni a Patmos come deportato in quanto cri
stiano, cf. Ap 1, 9.
(113) Sarebbe Smirne, secondo il Chronic. pasch., Olimpiade 220, anno 101
(PG 92, 608A).
(114) Se la città è Smirne, il vescovo cui Giovanni affida il giovanetto do
vrebbe essere uno dei predecessori di Policarpo. Policarpo infatti dovrebbe esse
re vescovo di Smime al tempo del martirio di Ignazio, intorno al 110. E inoltre un
dato di fatto che, certamente, mal si attaglia a Policarpo il comportamento di ve
scovo poco attento al “dono” affidatogli dall’apostolo Giovanni.
Quale ricco si salverà? 42, 1 - 42, 8 71
145 Cf. Orig. Contra Cels. Ili 51; cf. anche Clem. Al. Paed. Ili 81, 1.
146 Cf. Eb 13, 7.
Quale ricco si salverà? 42, 8 - 4 2 , 15 73
la tua morte, come il Signore l’ha subita per noi; per te darò
in cambio la mia anima (11). Fermati, credimi: Cristo mi ha
mandato». 14. Quello, ascoltando, prima si fermò guardan
do a terra, poi gettò le armi, poi tremando piangeva amara
mente (118); abbracciò il vecchio che si avvicinava, confes
sando con i gemiti come poteva e lasciandosi battezzare una
seconda volta dalle lacrime, tenendo nascosta soltanto la de
stra. 15. E Giovanni, dando garanzie, giurando che aveva
trovato perdono per lui dal Salvatore, pregando, inginoc
chiandosi, baciando quella stessa destra come purificata dal
la conversione, lo ricondusse alla chiesa, e pregando con
suppliche copiose, lottando con continui digiuni, con varie
gate sirene (119) di discorsi affascinando la sua mente, non
se ne andò, come narrano, prima di averlo posto a ca
po (120) della chiesa, dando un grande modello di conver
sione vera e un grande segno di seconda nascita, trofeo di re
surrezione cui si volge lo sguardo (121).
(122) Il testo presenta qui una lacuna non molto ampia. Potrebbe forse ap
partenere a questa lacuna un frammento armeno sulla penitenza rinvenuto in un
codice parigino. Ne riporto il testo in traduzione latina da GCS 17/2, cit., 229
(edd. O. Stahlin - L. Friichtel - U. Treu, 19702): De poenitentia. Qui in vetito ma
lo perseverant homines, a sinistri lateris supervenientibus angelis violenter percu-
tientur forasque eiecti duris <ligati> vinculis a spiritu deducentur in ignem aeter-
num. In vanum et sine fructu multos tunc poenitebit. Conviciis petent nomineque
proprio daemones vocabunt fornicatricem, occisorem, adulterum, avarum, cupidum,
raptorem. Qui vero dignos paenitentiae fructus egerint, illos angeli sinistri lateris ne-
que aspicere in facie neque tangere neque appropinquare valebunt. Hos autem lau-
dabunt atque amplectentur angeli dextri lateris, summo gaudio illos prosequentes,
caelo atque ante omnia ipsi Salvatori gratias agentes.
(123) Cf. forse Le 11, 8; Mt 11, 12. Concetto già presente nell’operetta cle
mentina, cf. Qds 10, 1-3.
Quale ricco si salverà? 42, 16 - 42, 20 75
immutabile vita il Padre buono che è nei cieli. 20. A lui at
traverso il figlio Gesù Cristo, Signore dei viventi e dei mor
ti 148, e attraverso lo Spirito Santo sia gloria, onore, potenza,
eterna maestà, e ora e nelle generazioni delle generazioni e
nei secoli dei se co li149. Amen.
148 Cf. Rm 14, 9. 149 Cf. Rm 16,27; E f 3,21; 1 Tm 1,17; J Clem. ad Cor.
61, 3; 65, 2.
INDICI
IN D IC E D E I N O M I E D E L L E C O SE N O T EV O LI
A n t ic o 58, 7: 36
T est a m e n t o
Geremia
Genesi
17, 10: 69
1, 3ss.: 70
1,26:61 Ezechiele
3, 19:39
18, 21-29: 67
18, 23: 66
Esodo
21, 26: 22
34, 6: 66 33, 20: 67
Giobbe Daniele
14,4 :5 0 3: 69
Salmi Osea
7, 10: 69 6, 6: 66
85, 5: 66
Giona
Proverbi
2:69
10, 12: 64
Sapienza Nuovo
3, 11:67 T e st a m e n t o
Isaia Matteo
1, 18: 66 3, 10: 54
86 Indice scritturistico
15, 1: 54 12,31: 64
15, 5s.: 64 13,4.6-8.13:64
15, 13: 63 13,5:64
15, 14: 56 13, 13:25,41,55
17,2 :2 9 15, 52: 26
1 7 ,3 :2 9 ,3 0
2 1 ,5 :5 6 2 Corinti
1, 3: 66
Atti degli Apostoli
1,22:65
4 ,3 2 :5 7 4, 18: 50
5, 17:34
Romani 5, 19: 66
9, 7: 57
1, 6.7: 24
12, 4: 47, 48
I, 17:31
4, 11: 65
5 ,4 :5 0 Galati
7, 12:31 2 ,2 1 :3 0
7, 15-23: 50 3 ,2 4 :3 1
8, 14-17:31 5, 7: 25
8, 17: 62 6, 7: 69
8, 19-21: 55 6, 15: 34
8, 28: 24
10,3:33 Efesini
II,3 6 : 22,52
2, 1.3: 47
13, 10:31
3, 10: 55
14, 9: 75
3 ,2 1 :7 5
16, 27: 75
4, 28: 67
6, 12: 54
I Corinti
1, 2.24: 24 Filippesi
2, 9: 47, 48
2, 8: 30
3, 13:50
3, 13:23
3, 17:41
3, 14:23,25
7, 9: 67
7 ,3 1 :4 4
9, 24ss.: 25
Colossesi
11, 25ss.: 25 1, 15: 34
Indice scritturistico 89
1 Timoteo 1 Pietro
1, 2: 62 1 ,3 :4 7 ,4 8
1, 17: 61,75 1, 8: 61
6, 19: 30 1, 12: 47,48
4, 7: 67
2 Timoteo 4, 8: 64
4, 6: 63 4, 12:50
4, 7-8: 25
I Giovanni
Tito
1, 4: 62 3, 15: 64
4, 8.16: 62
4, 18: 64
4, 19: 53
1, 14: 55
3, 5s.: 30
4, 12: 69 Giuda
12, 22: 57
1:24
12, 23: 46
13,7:72
13, 17: 68, 69 Apocalisse
1, 9: 70
Giacomo
2, 23: 69
5, 11: 66 17, 14: 24
IN D IC E G E N E R A LE
I n t r o d u z io n e ..................................................................pag. 5
Clemente Alessandrino: vita e opere ...................... » 5
Il Quis dives sa lv e tu r .................................................... » 7
Il Quis dives salvetur e il tema della ricchezza nei
primi secoli c r is t ia n i.............................................. » 8
Linee essenziali di contenuto .................................... » 10
I destinatari dell’o p e r a ................................................. » 13
Un cammino di salvezza nella conversione . . . . » 15
Nota del T r a d u t to r e .................................................... » 18
C le m e n t e A le s s a n d r in o
Q UALE RICCO SI SALVERÀ?
Q u a le r ic c o si sa lv erà ? » 21
INDICI
I n d ic e d ei no m i e d e l l e co se n o t e v o l i » 79
I n d ic e s c r i t t u r i s t i c o ...................................................... » 85