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collana di testi patristici

giovarmi crisostomo
PANEGIRICI
SU SAN PAOLO

città nuovo editrice


Copertina di Gyòrgy Szokoly

Con approvazione ecclesiastica


© 1988, Città Nuova Editrice, via degli Scipioni 265 - 00192 Roma
ISBN 88-311-3069-2
INTRODUZIONE

1. Circostanze storiche

I sette Discorsi in lode di s. P aolo1, che vengono


qui presentati per la prima volta in versione italiana, si
possono considerare il più celebre panegirico composto
da Giovanni Crisostomo2. Aniano di Celeda, che li tra­
dusse in latino, disse che l’A postolo non vi è solo raffi­
gurato, ma quasi risuscitato, per offrire di nuovo un
esempio di perfezione3. È nota del resto la particolare
predilezione di Crisostomo per la figura e il pensiero di
Paolo, di cui commentò tutte le epistole, ivi compresa la
Lettera agli Ebrei, essenzialmente in forma omiletica e
anche, come nel caso della Lettera ai Galati, nella veste

1 D’ora in poi saranno citati con la sigla Laud. Paul. = De


laudibus Pauli, seguita da una cifra rom ana che indica il num ero
d’ordine dei Discorsi e da una cifra arab a relativa alla num erazio­
ne dei capitoli secondo la suddivisione dell’edizione di A. Piéda-
gnel, Jean Chrysostome. Panégyriques de S. Paul, « Sources Chré-
tiennes» 300, Paris 1982.
2 Si ricordino i panegirici che egli com pose in onore dei fra­
telli M accabei, di num erosi m artiri e di alcuni vescovi antiocheni:
PG 50. Cf. M. Sim onetti, Sulla struttura dei panegirici di S. Giovan­
ni Crisostomo, «R endiconti dell’Istituto lom bardo di Scienze e
Lettere» 86 (1953), serie III, 17, pp. 159-180.
3 PG 50, 471 *-472*
6 Introduzione

di un'esposizione continua del testo. A. Piédagnel, che


nell’introduzione alla sua recente edizione critica di que­
sti Discorsi si è a lungo soffermato, fra l'altro, sulle cir­
costanze storiche della loro composizione e sul relativo
genere letterario4, ritiene che essi possano risalire al pe­
riodo antiocheno del nostro autore, in un arco di tempo
verosimilmente compreso tra il 387 e il 397. Ad ogni
modo, soltanto per il quarto Discorso si è certi che fu
composto ad Antiochia, sia perché Crisostomo, accen­
nando ad alcuni episodi avvenuti sotto l’impero di Giu­
liano, parla, come di un fatto ben noto ai suoi ascolta­
tori, del fulmine che si abbatté sul tetto del tempio di
Apollo, da identificare con quello situato a Dafne, sob­
borgo di Antiochia, sia perché, subito dopo, fa riferi­
mento alla siccità delle « nostre fonti », che non possono
essere che quelle di cui la medesima città andava orgo­
gliosa5. Si può inoltre ipotizzare che almeno alcuni di
questi Discorsi furono pronunciati in occasione di una
festa liturgica in onore di san Paolo, in quanto Crisosto­
mo, rivolgendosi al suo uditorio, parla dell'Apostolo che
« oggi ci ha riuniti in assemblea » 6, anche se è difficile
precisare di quale festa si trattasse7.

2. La struttura dei Discorsi

Anche se i Discorsi in lode di s. Paolo si inserisco­


no nel solco della tradizione panegiristica sia profana
che cristiana, si distaccano notevolmente dallo schema
prestabilito dell’encomio per assumere un andamento
più indipendente secondo procedimenti diversificati con

4 Ed. cit., pp. lOss.


5 Laud. Paul. IV, 6.
6 Ibid., IV, 1. Cf. anche V, 1.
7 Si veda la discussione in Piédagnel, ed. cit., pp. 14ss.
Introduzione 7

sviluppi talvolta irregolari, come ha ben messo in evi­


denza Piédagnel8. Ogni Discorso è incentrato su un
tema principale che illumina un aspetto specifico della
personalità e dell'attività apostolica e missionaria di
Paolo, e termina sistematicamente con una breve dosso­
logia imperniata, come si concludono di solito le omelie
crisostomiane, sulla grazia e la bontà di nostro Signore
Gesù Cristo; solo il settimo e ultimo Discorso presenta
una dossologia più ampia e di carattere trinitario.
Il primo Discorso, dopo una dichiarazione, tipica
della tecnica panegiristica, in cui si manifesta l’inade­
guatezza dell’autore a celebrare degnamente le lodi di
Paolo, mira a rilevare la superiorità dell’Apostolo nei
confronti di alcuni tra i più significativi personaggi del-
l'AT quali Abele, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giu­
seppe, Giobbe, Mosè, David, Elia. Crisostomo termina
estendendo il confronto anche a Giovanni Battista e in­
fine agli angeli, con i quali Paolo, pur essendo rivestito
di un corpo mortale, era capace di gareggiare nella com­
pleta obbedienza a Dio e nel fervore del ministero per la
salvezza del mondo.
Nel secondo Discorso l’accento viene posto sull'infa­
ticabile esercizio della virtù da parte di Paolo che con il
suo esempio ha mostrato a quali vette possa giungere la
natura umana, pur mortale e transeunte, se alla grazia
divina aggiunge un impegno saldo e costante.
Il tema del terzo Discorso è l’amore che più di ogni
altra virtù accomuna a Dio e che è stato vissuto dall'A­
postolo nei confronti di tutti, Giudei e pagani, con l’an­
sia continua di condurre a perfezione ogni uomo. Egli
ha realizzato questo amore prendendosi cura delle neces­
sità sia spirituali che materiali dei suoi fratelli, e m ani­
festando nelle sue opere e nei suoi scritti che esso deve
essere anteposto a qualsiasi prodigio o carisma.

8 Ibid., pp. 25ss.


8 Introduzione

Il quarto Discorso, il più lungo e il più ricco di rife­


rimenti storici soprattutto riguardo all'epoca dell’impera­
tore Giuliano, è incentrato sulla chiamata di Paolo e
sull'universalità dell'invito a conversione che Dio rivolge
a tutti, lasciando l’uomo libero delle proprie scelte in
ogni momento. La prodigiosa diffusione dell’evangelo,
avvenuta in virtù della potenza divina del Crocifisso no­
nostante le accanite persecuzioni, ha trovato in Paolo
uno dei suoi operatori più incisivi ed efficaci.
Nel quinto Discorso si insiste sul fatto che la condi­
zione mortale dell'uomo non è di ostacolo al consegui­
mento della virtù. Ne è esempio evidente Paolo che ha
unito l'impegno personale al dono della grazia divina,
adattando sistematicamente il proprio comportamento
alla diversità delle circostanze perché la sua azione fosse
più fruttuosa.
Il sesto Discorso affronta il problema delle debolezze
che si possono riscontrare in taluni atteggiamenti di
Paolo, quali la paura delle percosse o il timore della
morte; egli ha validamente superato le deficienze proprie
della natura con la forza della volontà, ed è per questo
sforzo costante che è maggiormente degno di elogio.
Nel settimo Discorso, che si apre con l'immagine di
Paolo vessillifero di Cristo, la cui croce portava in mez­
zo a dure prove e sofferenze di ogni genere, sono rievo­
cate alcune tappe significative della sua instancabile at­
tività missionaria, dalla predicazione a Damasco subito
dopo il battesimo al viaggio verso Roma, durante il qua­
le la sua opera di maestro e di strumento della grazia di­
vina si rivolse anche ai compagni di prigionia. I pericoli
e le persecuzioni, invece di fiaccare il coraggio e la vo­
lontà dell'Apostolo, ne accrescevano il vigore e contribui­
vano a diffondere la parola di Dio sempre di più perché
facevano si che Paolo non si stabilisse in un solo luogo,
ma si spostasse ovunque ad annunciare il messaggio di
salvezza.
Introduzione 9

3. L’uso della Scrittura

Come prescriveva il genere dell'encomio9, Crisosto­


mo confronta Paolo con altri personaggi, tratti natural­
mente dall’A T e dal NT, il che è caratteristico dei pane­
giristi cristiani, per mostrare la superiorità dell'Apostolo
su di essi ed esaltarne maggiormente le virtù che proprio
da queste comparazioni assumono un risalto più eviden­
te. Si è già visto, a proposito della struttura dei Discorsi,
che il primo di essi è dedicato a questo tipo di raffronto,
ma anche in altri possiamo trovare qua e là un procedi­
mento di tal genere. È interessante notare quali sono gli
aspetti di ciascun personaggio biblico che Crisostomo
vuole soprattutto mettere in evidenza e che sono per lui
più idonei a tratteggiare le qualità di Paolo. Si tratta
perciò dell’offerta di sacrifici da parte di Abele e della
sua uccisione, della giustizia e della perfezione di Noè,
dell'obbedienza di Abramo ai comandi di Dio fino all’of­
ferta del proprio figlio, della tolleranza di Isacco, della
costanza di Giacobbe, della temperanza di Giuseppe, del­
la pazienza di Giobbe, della sua purezza di vita, della
sua ospitalità e sollecitudine verso i bisognosi, dell’ansia
di Mosè per la salvezza del suo popolo fino a preferire di
perire insieme ad esso, dell'umiltà di David e del suo
amore per Dio, dello zelo di Elia per il Signore, della
frugalità di Giovanni Battista e della sua franchezza di
linguaggio. Nella puntuale analisi crisostomiana tutte
queste doti sono non solo uguagliate, ma anche ulterior­
mente potenziate da Paolo nelle molteplici esperienze del­
la sua esistenza. Particolarmente suggestivo è il confron­
to fra Noè e Paolo: questi, nella sua universale opera di
salvezza, non fissò tavole né costruì u n ’arca materiale,
ma compose le epistole e strappò ai flutti non poche per­
sone, ma tutto il mondo; l’arca dell’A postolo non circolò

9 Ibid., pp. 29-30.


10 Introduzione

in un solo luogo, ma raggiunse i confini della terra, e


fino ad ora continua a navigare e non si dissolve, per­
ché le sue tavole non sono spalmate di bitume e di pece,
ma ricevono la loro unzione dallo Spinto S a n to 10.
Il paragone con David ritoma anche nel quinto Di­
scorso11, in riferimento alla necessità di vantarsi soltan­
to quando le circostanze lo richiedano e limitatamente a
ciò che è indispensabile, mentre nel sesto D iscorso12 l'e­
sempio di Abramo, unito in questo caso a quello dei tre
giovani nella fornace, riappare per mostrare la forza del­
la volontà nell’avere il sopravvento sulla natura, come si
è verificato in Paolo che ha vinto debolezze e timori de­
rivanti dalla natura umana 13. Un parallelo tra Paolo e
Mosè viene poi ripreso nel settimo D iscorso14 in quanto
entrambi, anche prima di ricevere un incarico esplicito,
furono trasportati dalla generosità del loro animo a
prendersi cura dei propri fratelli e per questo motivo fu ­
rono in seguito eletti da Dio a compiere la loro missio­
ne. L ’A postolo inoltre come Geremia si sforzava di trova­
re qualche giustificazione per i peccatori15, e al pari di
Eliseo giovava al prossimo non solo spiritualmente, ma
anche materialmente16. Paolo regge infine il confronto
anche con gli angeli a motivo della sua obbedienza ai
precetti di Dio e del suo ardore apostolico17; anzi, men­
tre agli angeli sono stati spesso affidati diversi popoli,
come quello giudaico a M ichele18, a Paolo è stato affi­
dato il mondo intero19.

10 Laud. Paul. I, 5.
11 Ibid., V, 14 ove è sviluppato anche il confronto con Sa­
muele.
12 Ibid., VI, 6.
13 In Laud. Paul. VI, 4 il discorso è allargato a Pietro.
14 Ibid., VII, 4.
15 Ibid., Ili, 4.
16 Ibid., Ili, 7.
17 Ibid., I, 15.
18 Cf. Dan. 10, 13.21; 12, 1.
19 Laud. Paul. II, 8.
Introduzione 11

Poiché l’oggetto di questi Discorsi è l’elogio di Pao­


lo, ne consegue che le citazioni o allusioni scritturistiche
sono tratte in maggior parte dai capitoli degli Atti degli
Apostoli che illustrano espressamente la figura di Paolo,
e dalle sue epistole. I riferimenti precisi a tutti questi
passi si troveranno nel corso della traduzione; m i limito
per ora a mettere in evidenza l'insistenza con cui ritor­
nano, nell’argomentazione crisostomiana, due passi che
mi sembrano assai significativi nell'economia generale
di questi panegirici, vale a dire Rom. 9, 3 e Fil. I, 23-24,
a volte presenti nel medesimo contesto. Il primo contie­
ne quelle parole che Crisostomo considera grandi, incre­
dibili per m o lti20, pronunciate dall’A postolo pieno di ar­
dore per la gloria del Signore21, non senza lotta e soffe­
renza22: «Vorrei essere anatema, separato da Cristo a
vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la
carne». Tali espressioni manifestano in modo parados­
sale, al più alto grado la sollecitudine di Paolo per la
salvezza dei suoi connazionali, ben oltre l’atteggiamento
dello stesso Mosè che avrebbe preferito essere cancellato
dal libro di Dio, e quindi perire, per la salvezza dei Giu­
d ei23, mentre l'Apostolo avrebbe preferito non perire in­
sieme agli altri, come Mosè, ma essere escluso dalla glo­
ria senza fine, purché gli altri fossero sa lvi24. La supe­
riorità di Paolo è colta qui da Crisostomo, con grande
finezza, anche nei suoi risvolti psicologici; Rom. 9, 3 di­
venta quindi l’emblema della dedizione dell’Apostolo,
senza riserve, alla causa del riscatto di quel popolo da
cui proveniva e che lo perseguitava per la sua adesione
incondizionata a Cristo.
Il secondo brano, tratto dalla Lettera ai Filippesi, è
tipico della duplicità di atteggiamenti di Paolo, combat­

20 Ibid., VI, 2.
21 Ibid., I, 14.
22 Ibid., II, 6.
23 Cf. Es. 32, 32.
24 Laud. Paul. I, 13.
12 Introduzione

tuto fra il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere


con Cristo e la necessità di rimanere nella carne a van­
taggio dei fratelli25. Molto acutamente Crisostomo deli­
nea tale duplicità osservando che Paolo amava forte­
mente la vita presente per l’utilità che ne derivava ai fini
della sua missione, e la disprezzava fortemente per la
premura di andarsene da Gesù26, temperando in ogni
caso i suoi desideri con la volontà di D io11.
Nel discorso crisostomiano, la chiave di volta per
comprendere pienamente la personalità di Paolo è sem­
pre la sua ansia di raggiungere tutti mediante la predi­
cazione evangelica, a costo di qualsiasi sacrificio; da
questo punto di vista si spiega il collegamento, già rile­
vato, tra i due brani suddetti, in quanto l’A postolo, pur
preferendo essere con Cristo, scelse tuttavia ciò che in­
dubbiamente costituiva una lotta e una sofferenza, vale
a dire rimanere nella carne e addirittura essere anatema,
separato da Cristo28, per non andarsene via da questo
mondo impoverito della salvezza dei suoi fratelli29.

4. G razia e libertà

Uno dei temi che più spesso ricorrono nell’opera cri-


sostomiana e anche in questi Discorsi, ove acquista un
rilievo particolare, è quello del rapporto armonico fra
l’invito con cui Dio chiama l'uomo alla salvezza me­
diante la sua grazia, elargita a tutti indistintamente, e la
libera scelta, da parte umana, di accogliere o rifiutare la
sua chiamata. Questo concetto è ribadito innanzitutto a

25 Ibid., II, 6; in questo passo, come in VI, 4, c’è anche il rife­


rim ento a Rom. 9, 3.
26 Laud. Paul. V, 3.
27 Ibid., V, 4.
28 Ibid., II, 6.
29 Cf. ibid., VII, 8.
Introduzione 13

proposito di Paolo che accolse la vocazione divina sulla


via di Damasco senza subire alcuna imposizione, ma
anzi con la possibilità di tornare indietro alla situazione
precedente se l’avesse voluto, come accadde ad alcuni
personaggi, sia nell’A T che nel N T 30. Dio dunque non
costringe con la forza a rispondere alla sua chiamata,
ma lascia liberi delle proprie decisioni anche dopo il suo
invito a conversione31; ancora una volta Crisostomo si
rifà ad episodi vetero e neotestamentari per avvalorare il
suo discorso: i Giudei, nonostante innumerevoli prodigi,
finirono col fabbricare un vitello32, mentre Raab, pur
non avendo visto nulla di prodigioso, mostrò una fede
meravigliosa33, come anche i Niniviti che credettero al
messaggio di Giona, e d ’altra parte, nel NT, il buon la­
drone adorò Cristo crocifisso a differenza dei Giudei
che, pur avendo visto miracoli, fecero imprigionare e
crocifiggere G esù34 Questa pluralità di atteggiamenti di­
mostra perciò la libertà dell’u o m o 35.
Vi sono due frasi molto significative con cui Criso­
stomo esprime in termini di grande efficacia la coopera­
zione tra grazia e libera volontà umana: i risultati otte­
nuti da Paolo furono raggiunti non solo in virtù della
grazia, ma anche del suo impegno, e per effetto della
grazia proprio perché si univa l’im pegno36; egli divenne
cosi grande in virtù delle proprie forze e per opera di
Dio, e per opera di Dio perché si impegnava con tutte le
sue forze37. Certamente, Crisostomo non dimentica la
priorità dell'intervento divino: lo afferma chiaramente

30 Ibid., IV, 2.
31 Ibid., IV, 4.
32 Cf. Es. 32, 4.
33 Cf. Gios. 2, lss.
34 Laud. Paul. IV, 5.
35 Cf. anche ibid., V, 8: Dio vuole che siam o buoni volontaria­
m ente e non p er necessità e costrizione; se ci traesse a sé contro
la nostra volontà, ci toglierebbe la libertà di scelta che ci ha dato.
36 Ibid., V, 3.
37 Ibid., VII, 3.
14 IntrodLzione

quando, ricordando che nessuno mai ha trovato Cristo


con le sue proprie forze, ma fu lui a rivelarsi, cita Gv.
15, 16: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto
voi » 38. Se egli insiste tanto sulla volontà e sull’impegno
personale, lo fa per scuotere gli uom ini dall’inoperosità,
dall’incuria, dalla negligenza, dall’erronea e blasfema
opinione che la condizione creaturale e corporea dell'uo­
mo sia di per sé ostacolo al conseguimento della virtù,
mentre l'esempio di Paolo attesta esattamente il contra­
rio 39. Ne scaturisce quindi un invito, ripetuto frequente­
mente, a non disperare, a non tirarsi indietro nel cam­
mino verso il bene, a non scoraggiarsi, ma ad aprirsi
alla fiduciosa speranza di poter imitare, con l’aiuto di
1Dio, il modello di Paolo40.

5. Il linguaggio: metafore e similitudini

Come nel complesso delle sue opere, cosi anche in


questi Discorsi Crisostomo arricchisce e abbellisce le
proprie argomentazioni con una notevole varietà di me­
tafore e di similitudini, desunte sia dalla sua formazione
retorica, sia dal linguaggio della Scrittura e rielaborate
con u n ’impronta personale e originale che conferisce al
periodare grande vivacità e immediatezza41. A volte tali

38 Ibid., IV, 3.
39 Ibid., II, 1; cf. anche V, 1.
40 Cf. IV, 21; V, 1; VI, 1-3.5.9.
41 Sull’argom ento si vedano i seguenti studi: H. Degen, Die
Tropen der Vergleichung bei Johannes Chrysostomus, O lten 1921; J.
D um ortier, Comparaisons et métaphores chrysostomiennes (PG 47,
277-316), «M élanges de Science religieuse» 23 (1966), t. suppl. pp.
31-38; G.J.M. Bartelink, De kinderwereld in vergelijkingen bij Chry-
sòstomus, «H erm eneus» 48 (1976), pp. 19-23. Si tengano presenti
inoltre questi studi specificam ente dedicati agli aspetti retorici
dell’opera crisostom iana: T E. Ameringer, The stylistic influence o f
thè second sophislic òri tìie pdtìégyHcal sèrmótL, ò f St. 'John Chryso-
Introduzione 15

immagini sono riprese direttamente da testi della tradi­


zione paolina, quali E f 6, 17 per l’espressione «spada
dello Spinto » 42, Ef. 5, 23ss. riguardo alla Chiesa come
sposa di Cristo43, Gal. 4, 19 che offre lo spunto al no­
stro autore per rilevare come Paolo fosse lacerato, per i
suoi fedeli, da dolori più acuti di quelli di qualsiasi par­
toriente44. A volte è la tradizione classica che si può in­
travedere agevolmente nell’uso di singole metafore, come
« ombra di indulgenza », « ombre di giustificazioni » 45,
che richiamano l'espressione «ombre della giustizia» di
Platone, Rep. 517d.
Molte immagini sì ispirano al fuoco e alla fiamma:
Elia era più ardente del fu o co 46, Paolo, più ardente del
fuoco 41 e di ogni fiam m a 48 come vento e fuoco percorse
tutto il mondo e purificò la terra49; come il ferro che
cade nel fuoco diventa tutto fuoco, cosi anche l’A posto­
lo, acceso dal fuoco dell’amore, diventò tutto am ore50, e
come un fuoco che si abbatte su paglia e fieno, cosi an­
nientò gli assalti dei dem oni51. Altre similitudini, imper­
niate sempre sull'immagine del fuoco, mettono bene in
evidenza l’efficacia della predicazione di Paolo: «come,
quando arde un rogo, le spine, consumandosi a poco a
poco, si tirano indietro, cedono il posto alla fiam m a e

stom. A study in Greek rhetoric, W ashington 1921; M.A. Bum s,


Saint John Chrysostom's Homilies on thè Statues: a study o f their
rhetorical qualities and forni, W ashington 1930; H.M. Hubbell
Chrysostom and Rhetoric, «Classical Philology» 19 (1924), pp. 261­
276.
42 Laud. Paul. I, 4.
43 Ibid., I, 8.
44 Ibid., I, 12.
45 Ibid., III, 3-4.
46 Ibid., I, 14.
47 Ibid., VII, 6; cf. anche VII, 4.7.
48 Ibid., Ili, 9.
49 Ibid., I, 15.
so Ibid., Ili, 9.
51 Ibid., IV, 10.
16 Introduzione

mondano i campi, cosi, quando la lingua di Paolo par­


lava e assaliva tutto con più ardore del fuoco, ogni cosa
si tirava indietro e cedeva » 52; « come un fuoco, abbat­
tendosi su differenti materiali, aumenta di più e trova
incremento nella materia sottostante, cosi anche la paro­
la di Paolo faceva passare dalla sua parte quanti incon­
trava; coloro che gli erano ostili, conquistati dai suoi di­
scorsi, divenivano subito alimento per questo fuoco spi­
rituale » 53. Inoltre, in una delle più suggestive e sapiente­
mente costruite comparazioni, Crisostomo rileva che,
come le tenebre vengono scacciate e tutto diventa chiaro
e distinto al levarsi dei raggi del sole che illumina ogni
cosa, cosi, all'apparizione dell'annuncio evangelico disse­
minato da Paolo ovunque, l'errore, i disordini morali, le
pratiche idolatriche si esaurivano, sciogliendosi come
cera al fuoco, consumandosi come paglia ad opera della
fiamma, mentre si levava splendente e alta fino al cielo
la luminosa fiam m a della verità54.
Frequenti sono poi le immagini ispirate all’ambiente
militare, che si possono riscontrare del resto in varie
forme nello stesso epistolario paolino55. Troviamo in­
nanzitutto diversi termini quali battaglia, guerra, com­
battimento, applicati di volta in volta alla lotta valorosa
sostenuta da Giobbe nelle prove che dovette affrontare56,
alla resistenza contro i v iz i51, ai conflitti scatenati dalla
persecuzione contro i cristiani sia in pubblico che in
privato56, alla bellicosità degli avversari di Paolo59. Que­
sti è paragonato ad un generale che, per il bene del suo

52 Ibid., IV, 18.


53 Ibid., VII, 11.
54 Ibid., IV, 18.
55 Cf. Rom. 13, 12; 1 Cor. 9, 7; 14, 8; 2 Cor. 6, 7; 10, 3-4; Ef. 6,
11.13-17; 1 Tess. 5, 8; 1 Tim. 1, 18; 2 Tim. 2, 3-4.
56 Laud. Paul. I, 10.
57 Ibid., Ili, 1.
58 Ibid., IV, 16.
59 Ibid., VII, 4.6.
Introduzione 17

esercito, si sobbarca ogni funzione, da quella del porta­


bagagli a quella del combattente in prima fila 60, e, per
mezzo delle ferite sopportate valorosamente senza cedere
al nemico, infonde nei suoi soldati maggior coraggio e li
incita ad impegnarsi di più nella battaglia61. Per dimo­
strare che a determinare la vittoria della fede non furono
mezzi puramente umani, ma la potenza di Dio che si
servi di uomini, come Paolo, di umile condizione, sprov­
visti di risorse materiali, esposti a continui pericoli in
un mondo apertamente ostile, Crisostomo presenta la si­
tuazione paradossale di un re che con tutta la sua po­
tenza militare non è capace di vincere i barbari, mentre
l'impresa riesce ad una sola persona, povera, sènza
a rm i62. L ’immagine viene successivamente ampliata me­
diante il paragone tra chi, pur allestendo un assedio in
grande stile e disponendo di ingenti mezzi economici e
militari, non è capace di conquistare una sola città, e
chi invece, facendo uso soltanto delle mani, si getta al­
l’assalto e prende innumerevoli città con tutti i loro abi­
ta n ti63. Significativo è poi il contrasto fra la magnifi­
cenza tutta esteriore dei vessilliferi imperiali, ornati d ’o­
ro, splendidi nelle loro vesti e preceduti da molti soldati,
e la povertà di Paolo, cinto di una catena al posto del­
l’oro e vessillifero non dell’imperatore terreno, ma di Cri­
sto, la cui croce costituisce la sua bandiera64.
Anche la terminologia agonistica suggerisce a Criso­
stomo diverse immagini, incentrate sulla figura dell’atle­
ta, cui viene paragonato sia Giobbe65, sia naturalmente
Paolo stesso, che ovunque gareggiava nell’arena strap­
pando le pecore alle fauci del diavolo66 e, pur essendo

60 Ibid., I l i, 6 .
61 Ibid., VII, 10.
62 Ibid., IV, 13.
63 Ibid., IV, 14.
64 Ibid., VII, 1-2.
65 Ibid., I, 10.
66 Ibid., I, 8.
18 Introduzione

rivestito di un corpo mortale, entrava in gara con le po­


tenze incorporee67. In linea con queste immagini di tipo
agonistico è inoltre il frequente uso del termine «coro­
na», che si trova in senso metaforico in diversi luoghi
del N T 6i, per indicare il premio finale, incorruttibile ri­
servato non solo a Paolo, ma a quanti ne seguono fedel­
mente l’e sem pio69.
Sulla scia del N T che presenta Cristo come medico
che è venuto per sanare i malati, cioè i peccatori70, Cri­
sostomo applica questa medesima immagine a Paolo11,
il quale, come un medico esperto che si serve, a seconda
dei casi, di sistemi terapeutici diversi che possono sem­
brare contraddittori, ma che in realtà si adattano sag­
giamente ai differenti tipi di malattie, si comportava alla
stessa maniera nei riguardi di coloro che erano malati
nell'anima ed avevano bisogno di trattamenti differenzia­
t i 72. L ’A postolo inoltre, individuando la malattia di quel­
li che gli procuravano sofferenze in virtù dell’influsso
diabolico, era sollecito nei loro confronti come un padre
premuroso lo è verso il figlio colto da follia73.
Anche il mondo degli animali è ben rappresentato
nel linguaggio metaforico crisostomiano: Paolo, median­
te la sua opera di conversione della natura umana,
m utò i lupi in pecore, i falchi e le cornacchie in colom­
be 74, strappò le pecore alle fauci del diavolo, il leone so-
vrasensibile75, non valutava i beni di questo mondo
nemmeno come una tela di ragno76, considerava zanzare

67 Ibid., I, 15.
68 2 Tim. 4, 8; Giac. 1, 12; 1 Pt. 5, 4; Ap. 2, 10; 3, 11.
69Laud. Paul. I, 14; II, 10; III, 10; IV, 21; VI, 5.14: VII, 8.
70 Cf. Me. 2, 17.
71 Cf. Laud. Paul. VII, 11.
72 Ibid., V, 7.11.
73 Ibid., Ili, 2; l’atteggiam ento paterno di Paolo è messo in ri­
lievo anche in II, 6; III, 6.9; VII, 9.
74 Ibid., I, 5.
75 Ibid., I, 10; p er l'im m agine, cf. 1 Pt. 5, 8-9.
76 Laud. Paul. II, 4.
Introduzione 19

despoti e popoli spiranti alterigia77 tanto più aveva pie­


tà della follia dei suoi nemici, quanto più essi diventa­
vano come belve16, indietreggiava di fronte alla prospet­
tiva di doversi vantare, come un cavallo che recalcitra
su di un precipizio79
Alcune immagini sono ispirate a vari materiali: l’a­
nima di Paolo era più forte della roccia e superava il
ferro e l’acciaio60, era più salda del diamante, più pre­
ziosa dell'oro e delle pietre preziose61. Nella terra promes­
sa i Giudei, nonostante i prodigi, rimanevano più insen­
sibili delle pietre62; per mostrare quindi la funzione a
volte positiva della collera, Crisostomo osserva che il
Creatore l’ha posta nell'animo dell’uomo come il filo nel
ferro, perché ne faccia uso al momento opportuno83.
Vi sono poi numerose altre immagini che si rifanno
alla sem ina64, alla vegetazione65, alla navigazione66, al
mare e ai fiu m i67, al volo66.
Da questo panorama espressivo ricco ed efficace m i
pare che emerga chiaramente come il linguaggio metafo­
rico e comparativo scelto di volta in volta da Crisosto­
mo, anche se a noi moderni può sembrare in certi casi
troppo ridondante e magniloquente, sia non fine a se
stesso, ma funzionale al tipo di discorso che egli intende
sviluppare a seconda delle circostanze, sulle orme dell'a­
postolo Paolo, per tenere sempre desta e viva l'attenzione

77 Ibid., II, 5.
78 Ibid., Ili, 2; l’im m agine della belva è applicata anche a Ne­
rone (IV, 15) e ai persecutori (IV, 17).
79 Ibid., V, 12.
80 Ibid., I, 12.
81 Ibid., II, 7.
62 Ibid., IV, 5.
83 Ibid., VI, 13.
84 Ibid., I, 4.
65 Ibid., I, 1.4; 11,5.
86 Ibid., I, 5; VI, 12.14.
67 Ibid., I, 1.7.12; IV, 2; VI, 12.14; VII, 6.
88 Ibid., II, 8; III, 1; IV, 2.
20 Introduzione

dei suoi ascoltatori e spingerli sulla via di un continuo


perfezionamento interiore.

6. Il testo

Nella presente traduzione ho seguito essenzialmente


l’edizione critica curata da Piédagnel che ha riesaminato
la tradizione manoscritta dei Discorsi e ha preso in con­
siderazione quattro codici non ancora utilizzati89. Que­
sto lavoro rappresenta un progresso rispetto alle edizioni
precedenti, per le quali rinvio allo studio accurato dello
stesso autore90. Mentre, come rilevavo all’inizio di que­
sta introduzione, mancava finora una traduzione italia­
na integrale dei Discorsi, diverse sono state le traduzioni
in varie lingue moderne91; ultimamente, poco prima del
lavoro di Piédagnel, è stata pubblicata una traduzione
francese ad opera di P. Soler92.
Nel tradurre ho cercato di rimanere il più. possibile
fedele all’andamento del discorso crisostomiano, talvolta
inserendo fra parentesi tonde alcune espressioni, non
esplicite nel testo greco, ma da esso presupposte e neces­
sarie per una sua migliore comprensione. Ho aggiunto
inoltre numerosi sottotitoli al fine di rendere la lettura
più agile e scorrevole.

89 Ed. cit., pp. 53ss.


90 Ibid., pp. 86ss.
91 Ibid., pp. lOOss.
92 Coll. «Les Pères dans la Foi», 1980.
Giovanni Crisostomo

PANEGIRICI SU SAN PAOLO


PRIMO DISCORSO

Le virtù di Paolo superano qualsiasi discorso

1. Non si sbaglierebbe se si chiam asse l’anim a


Paolo prato di virtù e paradiso spirituale, tanto gran­
dem ente era fiorente di grazia e al tem po stesso mo­
strava la saggezza1 dell’anim a degna della grazia. Da
quando infatti divenne strum ento eletto 2 e si purificò
convenientemente, copioso si riversò su di lui il dono
dello Spirito; di qui fece anche scaturire per noi fiumi
meravigliosi, non solo quattro come fu per la sorgente
del p arad iso 3, m a m olti di più: essi scorrono ogni
giorno, non irrigano la terra, m a l’anim a degli uom i­
ni, incitandoli a produrre come frutto la virtù. Quale

1 Qui, come in altri passi di questi Discorsi, e diffusam ente


nelle sue opere Crisostomo usa il term ine philosophia che p er lui
non designa un concetto intellettualistico né astrattam ente teorico,
m a si riferisce essenzialm ente alla condizione esistenziale del cre­
dente, trasfo rm ata dalla grazia ed operante concretam ente al ser­
vizio del prossim o; si tra tta dunque di una regola di vita, infor­
m ata ai principi del cristianesim o. Su questo term ine, si veda lo
studio di A.-M. Malingrey, «Philosophia». Étude d'un groupe de
m ots dans la littérature grecque, des Présocratiques au IVe siècle
après J.-C., Paris 1961.
2 Cf. Atti 9, 15.
3 Cf. Gen. 2. 10-14; i fium i di cui p arla questo passo sono il
Pison, il Ghicon (non altrim enti noti), il Tigri e l’Eufrate.
24 Giovanni Crisostomo

discorso sarà dunque adeguato alle sue imprese, o


quale lingua potrà arrivare a lodarlo? Quando una
sola anim a ha, riunite insieme e al grado più alto, tu t­
te le buone qualità che si trovano negli uomini, e non
solo quelle degli uom ini, m a anche degli angeli, come
raggiungerem o la grandezza del suo elogio? Certam en­
te non per questo taceremo, anzi proprio per questo
soprattutto parlerem o, in quanto la forma più alta di
elogio consiste nel fatto che la grandezza delle im pre­
se superi a profusione la destrezza del discorso; la
sconfitta è per noi più splendida di innum erevoli tro ­
fei.
2. Da dove sarebbe opportuno p artire per d
inizio alle sue lodi? Da che cosa d’altro se non pro­
prio da questo prim o punto, dim ostrare cioè che egli
possiede i pregi di tutti? Quanto infatti di nobile han­
no m ostrato i profeti, i patriarchi, i giusti, gli aposto­
li, i m artiri, egli ha riunito insieme tutto ciò e lo pos­
siede tanto im m ensam ente quanto nessuno di essi pos­
sedeva ciò che aveva di virtuoso.

Abele

3. Considera: Abele offri un sacrificio4 e per q


sto viene esaltato. Ma se presenti il sacrificio di Paolo,
esso si rivela m igliore di quello tanto quanto il cielo
lo è della terra. Di quale sacrificio volete che parli?
Non ce n’è infatti uno solo. Egli ogni giorno sacrifica­
va se stesso, e in questo modo faceva per giunta una
duplice offerta, da un lato m orendo ogni g iorno5, dal­
l'altro portando la m orte nel proprio corpo6. Difatti

4 Cf. Gen. 4, 4.
5 Cf. 1 Cor. 15, 31.
6 Cf. 2 Cor. 4, 10.
Primo Discorso 25

era pronto continuam ente ad affrontare pericoli e of­


friva in sacrificio la sua volontà; mortificò la natu ra
della carne al punto da non essere affatto da meno
delle vittim e im m olate, m a anzi m olto superiore ad
esse. Non offriva buoi né pecore, m a ogni giorno im ­
m olava se stesso in duplice modo; perciò non ebbe ti­
more di dire: «Sono già offerto in libagione»7, chia­
m ando libagione il proprio sangue.
4. Non si lim itò certo a questi sacrifici, ma, do
aver nobilm ente consacrato se stesso, offri anche il
mondo intero, la terra e il m are, la Grecia e i barbari;
in una parola, percorse tu tta quanta la terra su cui il
sole volge lo sguardo8, come se fosse divenuto alato,
senza andare in giro soltanto, m a estirpando le spine
dei peccati, sem inando la parola della vera religione,
scacciando l’errore, riportando la verità, facendo degli
uom ini angeli, o piuttosto rendendo gli uom ini angeli
da demoni che erano. Perciò, in procinto di andarsene
(da questa vita) dopo m olte fatiche e i num erosi trofei
conseguiti, confortando i discepoli diceva; «Anche se
devo essere offerto in libagione per il sacrificio e l’o­
blazione della vostra fede, sono contento e ne godo
con tu tti voi; per questo, anche voi gioite e rallegrate­
vi con m e » 9. Che cosa potrebbe uguagliare questo sa­
crificio che egli offri dopo aver sguainato la spada
dello S p irito 10, e che presentò sull’altare al di sopra
dei cieli? Abele però fu fatto perire, ucciso a trad i­
mento da C aino11, e in questo modo è diventato più
glorioso. Ma io ti ho enum erato una q u antità infinita
di m orti, tante per quanti giorni questo b e a to 12 visse

7 2 Tim. 4, 6.
8 Per questa im m agine del sole, cf. II. Ili, 277; Od. XI, 109;
Euripide, Hipp. 849-850.
9 Fil. 2, 17-18.
10 Cf. Ef. 6, 17.
11 Cf. Gen. 4, 8.
12 Cioè Paolo.
26 Giovanni Crisostomo

predicando. Se poi vuoi com prendere il loro sacrificio,


giunto fino alla stessa esperienza (della morte), Abele
cadde per m ano del fratello che da lui non aveva rice­
vuto né ingiustizia né benefici, Paolo invece fu fatto
m orire da coloro che si dava da fare per strappare a
m ali innum erevoli e a causa dei quali sopportava tu t­
te le sue sofferenze.

Noè

5. Ma Noè era giusto, perfetto tra quelli della


generazione13, e solo lui era cosi fra tutti. Anche Paolo
però era il solo ad essere cosi fra tutti. Q uello14 si sal­
vò con i figli so lta n to 15, q u esto 16, m entre il m ondo era
colpito da un cataclism a m olto più trem endo, senza
fissare tavole e costruire un’arca, m a com ponendo le
epistole invece di m ettere insieme tavole, strappò ai
flutti non due, tre, cinque consanguinei, m a tutto il
mondo che stava per andare a fondo. La sua arca in­
fatti non era tale da circolare in un solo luogo, m a
raggiunse i confini della terra; da quel m om ento in
poi, fino ad ora, egli conduce tu tti a quest’arca. Ren­
dendola proporzionata alla m assa dei salvati, acco­
gliendo persone che erano più insensate degli anim ali
irraz io n ali17, egli le porta al livello delle potenze cele­

13 Cf. Gen. 6, 9; 7, 1.
14 Noè.
15 Cf. Gen. 6, 18; 7, 7.13; 8, 16.18.
16 Paolo.
17 Forse qui Crisostomo allude ai « G alati insensati » di Gal. 3,
1.3. Si veda d 'a ltra p arte il com m ento crisostom iano a questo pas­
so di Gal., in cui i G alati sono paragonati a bestie irragionevoli ir­
retite d alla propaganda giudaizzante degli avversari di Paolo in
G alazia: Comm. in Gal. Ili, 2; PG 61, 649.
Primo Discorso 27

s t i 18, superando cosi quell’a r c a 19. Essa infatti, che ave­


va accolto un corvo, di nuovo fece uscire un corvo20;
aveva ospitato un lupo, m a non ne m utò la n atu ra fe­
rina. Paolo invece non fece cosi, m a avendo ricevuto
lupi, li rese pecore, e avendo accolto falchi e cornac­
chie, li m utò in colombe e, scacciando dalla natura
um ana ogni stoltezza e ferocia, vi infuse la mitezza
dello Spirito; fino ad ora quest’arca continua a navi­
gare e non si dissolve. Infatti la tem pesta della m alva­
gità non è stata capace di sconnetterne le tavole, ma
anzi, navigando al di sopra dei marosi, ha posto fine
alla tem pesta; e ben a ragione, perché queste tavole
non sono spalm ate di b itu m e 21 e di pece, m a la loro
unzione è data dallo Spirito Santo.

Àbramo

6. Tutti am m irano Abramo perché, dopo a


ascoltato: «Esci dalla tu a terra e dalla tu a fam i­
glia » 22, abbandonò la patria, la casa, gli am ici e i pa­
renti; il com ando di Dio era tutto per lui. Anche noi
lo am m iriam o; m a che cosa potrebbe uguagliare Pao­
lo? Egli, per Gesù, non abbandonò soltanto patria,
casa e parenti, m a il m ondo stesso, anzi non fece con­
to del cielo stesso e del cielo del cielo23; una sola cosa
cercava, l’am ore di Gesù. Ascoltalo m entre manifesta
questo concetto e dice: «Né il tem po presente né quel-

18 Si veda quanto ha detto Crisostomo al precedente cap. 4


sulla trasform azione degli uom ini in angeli operata da Paolo.
19 Vale a dire quella di Noè.
20 Cf. Gen. 8, 6-7.
21 Cf. Gen. 6, 14.
22 Gen. 12, 1.
23 Cf. 2 Cor. 12, 2 sul rapim ento di Paolo fino al terzo cielo.
28 Giovanni Crisostomo

10 avvenire né altezza né profondità potranno separar­


ci dall’am ore di D io»24. Abramo però, gettandosi nei
pericoli, strappò il nipote agli stra n ie ri25; m a Paolo
strappò non agli stranieri, m a alla m ano stessa dei
dem oni non il nipote né tre o cinque città, m a il mon­
do intero, affrontando ogni giorno innum erevoli peri­
coli e procurando agli altri una grande sicurezza m e­
diante i personali rischi di morte. Ma nel caso di
Abramo il culm ine dei beni e il coronam ento della
sua vita v irtu o sa26 fu l’offerta del figlio27; anche da
questo punto di vista però troverem o che il prim ato
spetta a Paolo, perché im molò innum erevoli volte non
11 figlio, m a se stesso, come ho detto in precedenza.

Isacco

7. In che cosa si potrebbe am m irare Isacco?


m olte e altre virtù, m a soprattutto per la tolleranza,
in quanto, scavando pozzi e venendo scacciato dai
propri confini, non muoveva all’attacco, m a anzi sop­
portava con pazienza di vederli ostruiti e passava
sem pre in un altro luogo, senza scontrarsi m ai con co­
loro che lo molestavano, m a ritirandosi e abbando­
nando ovunque i propri possedimenti, finché non sa­
ziò la loro iniqua b ram o sia28. Ma Paolo, che non vede­

24 Rom. 8, 38-39. Si noti come Crisostomo parli di Gesù e di


Dio in term ini equivalenti, avvalorando la ricerca dell’am ore di
Gesù da p arte di Paolo con la citazione del predetto brano di
Rom., ove si fa riferim ento all’am ore di Dio.
25 Cf. Gen. 14, 12-16: si tra tta di Lot, figlio del fratello di
Abramo.
26 Anche in questo caso è usato il term ine philosophia con la
sua connotazione esistenziale, di cui si veda alla η. 1.
27 Cf. Gen. 22, 1-18.
28 Cf. Gen. 26, 15-25.
Primo Discorso 29

va coperti di pietre i pozzi, m a il proprio corpo29, non


cedeva soltanto come lui, ma, andando incontro a
quelli che lo colpivano con pietre, si sforzava di con­
durli al cielo; quanto più infatti la fonte era ostruita,
tanto più irrom peva e riversava più copiosi fiumi af­
finché potesse perseverare.

Giacobbe

8. Ma la S crittura non am m ira il figlio di Isa


per la sua costanza? Quale anim a adam antina potreb­
be m ostrare la forza di resistenza di Paolo? Non servi
per quattordici a n n i30, m a tu tta la vita p er la sposa di
C risto31, senza essere oppresso solo dall’ardore del
giorno e dal gelo della notte, m a affrontando i rovesci
di innum erevoli pro v e32, ora ricevendo fru state33, ora
colpito nel corpo da p ie tre 34, ora com battendo contro
belve35, ora lottando col m a re 36, giorno e notte conti­
nuam ente in preda alla fame e al freddo37, ovunque
gareggiando nell'arena come un atleta e strappando le
pecore alle fauci del diavolo.

29 Crisostomo allude al tentativo di lapidazione di Paolo a Li-


stra in Licaonia: cf. Atti 14, 19.
30 Tanto durò il servizio di Giacobbe presso suo zio Labano:
cf. Gen. 29, 15-30.
31 La Chiesa: cf. Ef. 5, 23ss.
32 Per questa espressione si veda anche In Mi. hom. 33, 7; PG
57, 396.
33 Cf. Atti 16, 22; 2 Cor. 11, 24-25.
34 Cf. Atti 14, 19; 2 Cor. 11, 25.
35 Cf. 1 Cor. 15, 32: Paolo p arla di un com battim ento con le
belve a Efeso, m a questa espressione va intesa m olto probab il­
m ente in senso m etaforico: cf., ad es., H.-D. W endland, Le Lettere
ai Corìnti, ed. it., B rescia 1976, pp. 281-282.
30 Giovanni Crisostomo

Giuseppe

9. Giuseppe non era forse tem p eran te?38. Ma


temo che sia ridicolo lodare da questo punto di vista
Paolo che crocifisse se stesso per il m ondo39 e conside­
rava in questo modo non solo lo splendore dei corpi,
m a tutte le cose, come noi la polvere e la cenere, e
come un m orto sarebbe im m obile davanti a un morto.
Cosi placando accuratam ente i soprassalti della na­
tura, non fu m ai sotto l’influsso di alcuna passione
um ana.

Giobbe

10. Tutti gli uom ini rim angono sbalorditi di fron­


te a Giobbe? Ben a ragione; infatti fu un grande atle­
ta, tale da poter essere paragonato a Paolo stesso per
la pazienza, la purezza di vita, la testim onianza resa
a Dio, per la lotta valorosa che sostenne e la m eravi­
gliosa vittoria che consegui dopo la battaglia. Paolo
però non trascorse cosi la vita lottando p er m olti
mesi, m a per m olti anni; non am m orbidiva zolle di
terra con il suo p u s 40, né stava seduto sul le tam e41,
m a scagliandosi continuam ente contro la bocca stessa
del leone sovrasensibile42 e lottando con innum erevoli
prove, era più saldo di ogni roccia. Veniva ingiuriato,
vilipeso, oltraggiato non da tre o quattro am ici43, m a
da tu tti i falsi fratelli incred u li44.

38 Cf. Gen. 39, 7ss.


39 Cf. Gal. 6, 14.
40 Cf. Giob. 7, 5 secondo il testo dei LXX.
41 Cf. Giob. 2, 8 sem pre secondo il testo dei LXX.
42 Cioè il diavolo: cf. 1 Pt. 5, 8-9.
43 Si veda Giob. capp. 4 - 37, in cui Elifaz, Bildad, Zofar e
quindi E liu intervengono nel d ram m a di Giobbe.
44 Cf. Gal. 2, 4.
Primo Discorso 31

11. Non fu forse grande l’ospitalità di Giobbe e la


sua sollecitudine nei confronti dei bisognosi?45. Nep­
pure noi lo negheremo, m a troverem o che la sua solle­
citudine fu inferiore a quella di Paolo, tanto quanto il
corpo differisce dall’anim a. Ciò che infatti Giobbe mo­
strava nei riguardi degli inferm i nella carne, Paolo lo
faceva verso coloro che erano corrotti nell’anim a, cor­
reggendo tu tti quelli che avevano una m entalità di­
storta e deforme, e ricoprendo i nudi e gli indecorosi
con la veste della sua sapienza46. Anche dal punto di
vista m ateriale era tanto superiore a Giobbe, quanto è
m olto meglio, vivendo nella povertà e nella fame, soc­
correre gli indigenti, piuttosto che farlo partendo da
una situazione di abbondanza; la casa di Giobbe era
aperta a ogni vian d an te47, l’anim a di Paolo era spa­
lancata a tutto il m ondo e accoglieva popoli interi.
Perciò diceva: «Non avete piccolo spazio in noi, m a
nei vostri cuori » 48. L’uno, avendo innum erevoli pecore
e b u o i49, era generoso nei confronti degli indigenti,
l’altro, che non aveva nulla di più se non il proprio
corpo, con questo soccorreva gli indigenti; esclama:
«Alle mie necessità ed a coloro che erano con me han­
no provveduto queste m ani » 50. Dal suo lavoro fisico
ricavava il provento per i poveri e gli affamati.
12. I verm i e le ferite51 non procuravano forse a
Giobbe aspri e insopportabili dolori? Lo riconosco an­
ch’io, m a se si m ettono a confronto le frustate subite
da Paolo in tanti anni, la fame continua, la nudità, le
catene, il carcere, i pericoli, le insidie da parte dei

45 Cf. Giob. 29, 12-17; 31, 16ss.


46 Si noti anche qui il term ine philosophia, p er cui rinvio alla
η. 1.
47 Cf. Giob. 31, 32.
48 2 Cor. 6, 12.
49 Cf. Giob. 1, 3.
50 Atti 20, 34.
51 Cf. Giob. 7, 5; 2, 7.
32 Giovanni Crisostomo

suoi, degli estranei, dei governanti, di tutto il mondo,


e inoltre le sofferenze più am are di queste, intendo
dire il dolore per quelli che cadevano, la preoccupa­
zione per tutte le Chiese, il bruciore che provava per
ciascuno di coloro che ricevevano scandalo52, allora si
vedrà come l'anim a che sopportava queste prove, fos­
se più forte della roccia e superasse il ferro e l’acciaio.
Quanto Giobbe pativa nel corpo, Paolo soffriva nell'a­
nim a; l’angustia che provava per ciascuno di coloro
che ricevevano scandalo corrodeva la sua anim a più
duram ente di qualsiasi verme. Perciò versava conti­
nuam ente torrenti di lacrim e53, non solo di giorno,
m a anche di n o tte 54, e per ciascuno di loro era lacera­
to da dolori più acuti di quelli di qualsiasi partorien­
te; per questo diceva: «Figliolini miei, che io di nuovo
partorisco nel dolore » 55.

M osè

13. Dopo Giobbe, da chi si potrebbe essere co


ti? Da Mosè, certam ente. Ma Paolo superò di gran
lunga anche lui. Difatti tra le altre e grandi qualità di
Mosè, il culm ine ed il coronam ento di quell’anim a
santa furono costituiti dal fatto che egli preferì essere
cancellato dal libro di Dio p er la salvezza dei Giu­
d e i56. Egli certo preferiva perire insieme con gli altri,
m entre Paolo avrebbe preferito non perire insieme

52 Cf. 2 Cor. 11, 28-29.


53 Per questa im m agine, si veda Sofocle, Tr. 852.
54 Cf. Atti 20, 31; 2 Cor. 2,4.
55 Gal. 4, 19.
56 Cf. Es. 32, 32.
Primo Discorso 33

(agli altri), m a essere escluso dalla gloria senza fin e57,


purché gli altri fossero salvi. L’uno lottava col Farao­
ne, l’altro ogni giorno col diavolo; l'uno si affaticava
per un solo popolo, l’altro per tu tto il mondo, bagnato
dappertutto non di sudore, m a di sangue invece di su­
dore, intento a rim ettere in ordine non solo la terra
abitata, m a anche quella inabitata, non solo la Grecia,
m a anche i barbari.

Altri personaggi dell’A ntico e del Nuovo Testamento

14. Si potrebbe anche far entrare in scena Gio


Samuele e gli altri profeti, m a per non allungare trop­
po il discorso, passiam o ai più ragguardevoli fra essi;
nel caso infatti che Paolo appaia m igliore di questi,
non resterà m ateria di contendere nei confronti degli
altri. Chi sono i più ragguardevoli? Chi altri, dopo
quelli precedenti, se non David, Elia, Giovanni? L’uno
di questi è precursore della prim a venuta del Signore,
l’altro della seconda58; perciò hanno condiviso en­
tram bi lo stesso titolo. Qual è poi il tratto singolare di
David? L’um iltà e l’am ore verso Dio. E chi più dell’a­
nim a di Paolo, chi non in m inor grado ha realizzato
entram be queste virtù? Che cosa si am m ira in Elia?

57 Cf. Rom. 9, 3. Troverem o altre volte in questi Discorsi il ri­


ferim ento al p redetto testo paolino che per Crisostomo è em ble­
m atico dell’am ore paradossale dell’Apostolo nei confronti di tu tti
coloro che egli voleva condurre alla salvezza.
58 II prim o precursore è naturalm ente G iovanni Battista, m en­
tre il secondo è identificato con Elia secondo una certa in terpreta­
zione di Mal. 3, 23, come m ostra di intendere Crisostomo. Su tale
interpretazione negli autori cristiani greci, cf. G.W.H. Lampe, A
patrìstic Greek Lexicon, Oxford 1968, p. 604.
34 Giovanni Crisostomo

Forse che chiuse il cielo 59, suscitò una care stia60 e


fece scendere il fuoco?61. Non credo proprio, m a p iut­
tosto il fatto che era pieno di zelo per il S ignore62 e
più ardente del fuoco. Se però consideri lo zelo di
Paolo, lo vedrai prevalere tanto quanto Elia era supe­
riore agli altri profeti. Che cosa infatti potrebbe ugua­
gliare quelle parole che diceva pieno di ardore per la
gloria del Signore: «Vorrei essere anatem a a vantag­
gio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la car­
n e » 63? Per questo, p u r essendo a sua disposizione i
cieli, le corone e i prem i, esitava e indugiava dicendo:
«È più necessario per voi che io rim anga nella car­
ne » 64. Perciò ritenne che né la stessa creazione visibi­
le, né quella sovrasensibile bastassero a m anifestare il
suo am ore e ardore, m a anzi ne cercava un’altra che
non esiste65 in modo da m ostrare ciò che voleva e de­
siderava.
Giovanni non m angiava forse locuste e miele sel­
vatico?66. Ma Paolo viveva in mezzo al mondo, come
quello nel deserto, senza nu trirsi di locuste e di miele
selvatico, m a im bandendosi una m ensa m olto più mo­
desta di questa e non procurandosi neppure il cibo
necessario a causa della prem ura per l’annuncio evan­
gelico. Giovanni non m ostrò forse grande franchezza
di linguaggio nei confronti di E rode?67. Ma Paolo
chiuse la bocca non a una, due, tre, m a ad innum ere­
voli persone come quello, anzi anche m olto più feroci
di quel despota.

59 Cf. 1 Re 17, 1.
60 Ibid., 18, 2.
61 Ibid., 18, 38; 2 Re 1, 10.14.
62 Cf. 1 Re 19, 10.14.
63 Rom. 9, 3.
64 Fil. 1, 24.
65 Cf. Rom. 8, 39.
66 Cf. Mt. 3, 4; Me. 1,6.
67 Cf. Mt. 14, 4; Me. 6, 18; Le. 3, 19.
Primo Discorso 35

Gli angeli

15. Resta poi da paragonare Paolo con gli ang


Perciò lasciam o da parte la terra e saliam o alla som­
m ità dei cieli; nessuno accusi il discorso di essere te­
m erario. Se anche la S crittura ha chiam ato angelo
G iovanni68 e i sacerdoti69, che c’è da m eravigliarsi se
m ettiam o a confronto con quelle potenze Paolo che è
stato m igliore di tutti? In che consiste la loro gran­
dezza? Nel fatto di obbedire a Dio con la m assim a
cura; di fronte a ciò rim aneva sbalordito anche David,
dicendo: «Potenti per vigore, realizzatori della sua p a­
ro la » 70. N ulla è pari a questa virtù, anche se fossero
infinite volte incorporei, perché ciò che li rende so­
p rattu tto beati consiste nel fatto di obbedire ai co­
m andi (divini), di non disubbidire mai. Anche in Pao­
lo è possibile vedere osservata accuratam ente questa
virtù, perché non solo realizzò la parola di Dio, m a
anche i suoi precetti, e al di là di essi; indicava que­
sto concetto dicendo: «Qual è dunque la m ia ricom ­
pensa? Quella di predicare gratuitam ente il vangelo di
C risto»71. Per quale altra caratteristica am m irava gli
angeli il profeta dicendo: «Egli che fa dei venti i suoi
angeli e delle fiam m e ardenti i suoi m in istri» 72? An­
che in Paolo si può vedere questa caratteristica; infatti
come vento e fuoco percorse tutto il mondo e purificò
la terra. Però non ricevette ancora il cielo; ciò che è
stupendo consiste proprio in questo, che era cosi sulla

68 Nel senso di messaggero: cf. Mt 11, 10; Me. 1, 2; Le. 7, 27.


69 Cf. Mal. 2, 7; anche qui il term ine « angelo » è usato nel
senso di m essaggero del Signore. È chiaro che Crisostomo gioca
sull’am bivalenza del term ine greco « anghelos ».
70 Sai. 103(102), 20.
71 1 Cor. 9, 18.
72 Sai. 104(103), 4.
36 Giovanni Crisostomo

terra e, p u r essendo rivestito di un corpo m ortale, ga­


reggiava con le potenze incorporee.
16. Di quanto biasim o non sarem m o degni
caso che, m entre un solo uomo ha conseguito tu tte le
virtù, noi non ci sforziamo di im itarlo nem m eno per
la m inim a parte? Riflettiamoci, sfuggiamo a questa
accusa e sforziamoci di arrivare al suo zelo, per poter
anche conseguire gli stessi beni, m ediante la grazia e
la bontà di nostro Signore Gesù Cristo, al quale è la
gloria e la potenza ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.
SECONDO DISCORSO

Paolo mostra la vera natura dell’uomo

1. Più di tu tti gli uom ini Paolo ha m ostrato


cosa è l’uomo, quanto grande è la nobiltà della nostra
n atu ra e quanta virtù questo essere vivente è capace
di accogliere in sé; ed ora, da quando si è m anifesta­
to, è li saldo che, con voce chiara, p arla in difesa del
Signore contro tu tti quelli che m ettono sotto accusa la
nostra condizione c rea tu rale1, esorta alla virtù, chiude
la bocca im pudente dei bestem m iatori e m ostra che
non c’è m olta differenza tra angeli e u o m in i2, se vo­
gliamo stare attenti a noi stessi. Senza aver infatti ri­
cevuto in sorte un’altra natura, né aver partecipato di
u n'anim a diversa, né aver abitato un altro mondo, ma
essendo stato allevato sulla m edesim a terra, nella
stessa regione, con le stesse leggi e consuetudini, ha
superato tu tti gli uom ini che ci sono stati, da quando
esistono uom ini. Dove sono dunque quelli che affer­

1 La polem ica di Crisostomo è rivolta in m odo particolare


contro la concezione negativa che avevano i m anichei della m ate­
ria e della corporeità um ana. Un esem pio assai interessante di
tale polem ica, am piam ente presente nell’opera crisostom iana, si
trova in Comm. in Gal. V, 3-5; PG 61, 668-672.
2 Cf. Sai. 8, 6; Ebr. 2, 7, in cui si dice che Dio h a fatto l’uom o
di poco inferiore agli angeli.
38 Giovanni Crisostomo

m ano che la virtù è difficile e la m alvagità è facile?


Paolo replica a costoro dicendo: «Il mom entaneo, leg­
gero peso della tribolazione procura una quantità sm i­
su rata ed eterna di g lo ria» 3. Se allora le tribolazioni
di questo genere sono leggere, m olto di più lo sono i
piaceri che nascono dall’interno.
2. Egli è da am m irare non solo perché, a causa
della sovrabbondanza del suo zelo, non si accorgeva
nem m eno delle fatiche sostenute per la virtù, m a an­
che perché non la cercava al fine di avere una ricom ­
pensa. Noi non sopportiam o le fatiche per essa neppu­
re se ci sono proposte delle ricompense; Paolo, anche
a prescindere dalle ricom pense, la desiderava e l'am a­
va, e superò del tutto agevolmente quelli che sem bra­
vano essere ostacoli al suo conseguimento, senza in­
colpare né l’inferm ità fisica, né la difficoltà delle cir­
costanze, né la tirannide della natura, né alcun’altra
cosa. Pur essendogli stato affidato un incarico più gra­
voso di quelli di tu tti i generali ed i re che sono sulla
terra, tuttavia ogni giorno era nel pieno del suo vigo­
re. Nonostante i pericoli crescessero per lui, rinnovava
il suo impegno; m anifestava questo atteggiam ento di­
cendo: «Dimentico del passato e proteso verso il futu­
ro » 4. Se era in attesa della morte, esortava a condivi­
dere questa gioia, dicendo: «Gioite e rallegratevi con
me » 5; m entre incalzavano pericoli, oltraggi, ogni infa­
mia, esultava di nuovo e scrivendo ai Corinti diceva:
«Mi com piaccio nelle inferm ità, negli oltraggi, nelle
persecuzioni » 6.
3. Ha chiam ato le m edesim e sofferenze «arm i di
g iu stizia»7, facendo vedere che anche da esse traeva i
frutti più rigogliosi ed era ovunque invincibile da p ar­

3 2 Cor. 4, 17.
4 Fil. 3, 13.
5 Ibid., 2, 18.
6 2 Cor. 12, 10.
7 Cf. Rom. 6, 13; 2 Cor. 6, 7.
Secondo Discorso 39

te dei nemici; ovunque fustigato, insultato, oltraggia­


to, avanzando solennem ente come in un corteo trion­
fale e innalzando continui trofei in ogni parte della
terra, cosi ne andava fiero e ringraziava Dio dicendo:
«Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare
ovunque al suo trio n fo » 8. Andava dietro alla vergogna
e all’oltraggio a causa dell’annuncio del Vangelo più
di quanto noi andiam o a caccia degli onori, cercava la
m orte più di quanto noi corriam o dietro alla vita, in­
seguiva la povertà più di quanto noi perseguiam o la
ricchezza, desiderava le fatiche più di quanto gli altri
aspirino al riposo, e non sem plicem ente di più, ma
m olto di più; cercava il dolore più che gli altri la
gioia, la preghiera per i nem ici più che gli altri l’im ­
precazione contro di essi. Rovesciò l’ordine delle cose,
anzi noi l’abbiam o rovesciato, m entre egli lo conser­
vava cosi come Dio aveva prescritto. Tutto ciò infatti
è secondo natura, al contrario invece si pone l’atteg­
giam ento opposto. Quale ne è la prova? Paolo, che,
p u r essendo uomo, si atteneva a questo ordine piutto­
sto che a quello contrario.

Un intenso amore per Cristo

4. Per lui solo questo, e nient’altro, occorreva


m ere e fuggire, vale a dire offendere Dio, come d’altra
parte non c’era nessun’altra cosa desiderabile, e non
mi riferisco solo ai beni presenti m a anche a quelli fu­
turi, se non piacere a D io9. Non m i venire a parlare
di città, di popoli, di re, di eserciti, di arm i, di ric­
chezze, di dignità di satrapi, di dominii, perché non li
valutava nem m eno come una tela di ragno; considera
invece gli stessi beni celesti e allora vedrai il suo in­

8 2 Cor. 2, 14.
9 Cf. Gal. 1, 10; 1 Tess. 2, 4.
40 Giovanni Crisostomo

tenso am ore per Cristo. Egli infatti, in confronto con


tale amore, non ha guardato con am m irazione né alla
dignità degli angeli, né degli arcangeli, né a nient’al­
tro di questo gen ere10, perché aveva in se stesso la
cosa più sublim e di tutte, l’am ore di Cristo; con que­
sto si ritenne più beato di tutti, senza di questo non
faceva voti di entrare nel novero delle Dominazioni,
Principati e P o testà11, m a con questo am ore voleva
trovarsi fra gli ultim i, anzi fra coloro che ricevono
su p p liz i12, piuttosto che, senza di esso, fra i più insi­
gni ed onorati.
5. Il solo castigo per lui consisteva nel perdere
questo am ore. Tale eventualità rappresentava per lui
la geenna, la punizione, innum erevoli mali, come d’al­
tra parte la sua gioia stava nel raggiungerlo: ciò costi­
tuiva la vita, il mondo, gli angeli, il presente, il futu­
ro, il Regno, la prom essa, innum erevoli beni. Riteneva
che nessun’altra cosa che non conduceva a questo
amore, non fosse né dolorosa né piacevole, m entre
non teneva in alcun conto tu tti i beni visibili cosi
come l’erba im putridita. Despoti e popoli spiranti al­
terigia gli sem bravano zanzare; la morte, le pene, gli
innum erevoli supplizi, quasi fossero giochi di bam bi­
ni, a meno che non li sopportasse a causa di Cristo.
Allora aveva care anche queste sofferenze e tanto an­
dava fiero delle sue catene, come neppure Nerone per
la corona che aveva in testa. Viveva in prigione come
se fosse il cielo stesso, accoglieva ferite e staffilate più
volentieri di coloro che portano via i prem i, am ava le
fatiche non meno delle ricompense, pensando che le
fatiche fossero una ricom pensa; perciò le chiam ava
anche una g ra z ia 13.
6. Considera: era un prem io essere sciolto dal cor-
10 Cf. Gal. 1, 8.
11 Cf. Ef. 1, 21; Col. 1, 16.
12 Cf. 2 Cor. 6, 9.
13 Cf. Fil. 1, 29.
Secondo Discorso 41

po ed essere con Cristo, m entre rim anere nella carne


costituiva il com battim ento; tuttavia, preferisce questo
a quello e dice che gli è più necessario14. Essere ana­
tem a, separato da C risto 15 era una lotta e una soffe­
renza, anzi anche al di là della lotta e della sofferen­
za, m entre essere con lui era una ricom pensa; preferi­
sce però quelle a questa a causa di Cristo. Ma forse
qualcuno potrebbe dire che tutto ciò gli era piacevole
a causa di Cristo. Lo sostengo anch’io: quanto è per
noi motivo di angustia, a lui generava una grande
gioia. A che parlare dei pericoli e delle altre tribola­
zioni? Era anche infatti in un’ansia continua; perciò
diceva: «Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi ri­
ceve scandalo, che io non ne frema? » 16. A meno che
non si dica che anche l’ansia procura gioia. Molti in­
fatti che hanno perso dei figli, se cedono al pianto, ne
traggono conforto; se invece ne sono im pediti, soffro­
no. Cosi anche Paolo, piangendo notte e g io rn o 17, ne
traeva conforto; nessuno ha pianto i propri m ali allo
stesso modo con cui egli piangeva quelli altrui. Quale
credi che fosse il suo stato d’anim o di fronte al fatto
che i Giudei non si salvavano, se, per la loro salvezza,
si augurava di essere escluso dalla gloria celeste?18.
Perciò è evidente che era m olto più penoso il fatto che
essi non si salvassero. Se infatti non fosse stato più
penoso, non avrebbe form ulato quell’augurio; fece
questa scelta in quanto era più facile a sopportarsi e
procurava maggiore conforto. Non si lim itava sem pli­
cem ente a volere questo, m a anche levava un grido
dicendo: « Ho nel mio cuore dolore e sofferenza » 19.
14 Ibid., 1, 23-24.
15 Cf. Rom. 9, 3.
16 2 Cor. 11, 29.
17 Cf. Atti 20, 31.
18 Cf. Rom. 9, 3.
19 Rom. 9, 2; questa citazione crisostom iana è alquanto sem ­
plificata, perché propriam ente il testo paolino suona cosi: «Ho nel
m io cuore un grande dolore e una sofferenza continua».
42 Giovanni Crisostomo

L ’anim a di Paolo

7. Egli che ogni giorno, per cosi dire, soffriva


gli abitanti della terra intera, per tutti insieme, per i
popoli, per le città, per ogni singola persona, a che
cosa si potrebbe paragonare? A quale ferro? A quale
diam ante? Come si potrebbe chiam are quell’anim a?
D’oro, di diam ante? E ra infatti più salda di ogni dia­
m ante, più preziosa dell’oro e delle pietre preziose;
del prim o di questi m ateriali supererà la saldezza, de­
gli altri la magnificenza. A che cosa dunque si potreb­
be paragonare? A nessuna delle cose esistenti. Se l’oro
diventasse diam ante e il diam ante oro, si troverebbe
in qualche modo il modello che si cerca in essi. Ma
perché si deve paragonarlo al diam ante e all’oro?
M etti a confronto il m ondo intero e allora vedrai l’a­
nim a di Paolo far pendere la bilancia dalla sua parte.
Se infatti egli parla cosi di coloro che, in una piccola
parte della terra, si erano segnalati per le loro pelli di
pecore e per la loro vita nelle caverne20, m olto di più
potrem m o dirlo di lui, perché il suo valore era uguale
a quello di tutti. Se dunque il m ondo non è degno di
lui, chi potrebbe esserlo? Forse il cielo? Ma anche
questo è piccolo. Se infatti egli antepose l’am ore p er il
Signore al cielo con i suoi beni, m olto di più il Signo­
re, che è più buono di lui tanto quanto la bontà è m i­
gliore della m alvagità, lo anteporrà a innum erevoli
cieli. Egli non ci am a come noi lo am iam o, m a tanto
di più quanto non è possibile neppure m anifestarlo
con la parola.

20 Cf. E br. 11, 37-38; in questo passo l’autore della lettera, che
Crisostomo, com e altri autori cristiani antichi, identifica con Pao­
lo, p arla delle prove e dei supplizi subiti da alcuni uom ini di Dio
nell’AT: essi «andarono in giro coperti di pelli di pecora e di ca­
pra... vaganti p er i deserti, sui m onti, tra le caverne e le spelon­
che della terra» .
Secondo Discorso 43

Paolo e gli angeli

8. Considera di quanto grandi beni (il Signore) lo


stim ò degno anche prim a della risurrezione futura. Lo
rap i in paradiso, lo fece salire al terzo cielo, lo rese
partecipe di m isteri cosi ineffabili, di cui non è lecito
parlare a nessuno di quelli che hanno ricevuto in sor­
te la n atu ra u m a n a 21. E ben a ragione perché, p u r
cam m inando sulla terra, faceva tutto come se andasse
intorno con gli angeli, p u r essendo legato ad un corpo
m ortale, m ostrava una purezza angelica, p u r essendo
soggetto a tante necessità, si sforzava di non apparire
affatto inferiore alle potenze celesti. Infatti percorse la
terra come se avesse le ali; non si curava di fatiche e
pericoli come se fosse incorporeo, non teneva in nes­
sun conto i beni terrestri come se avesse già ottenuto
il cielo, ed era continuam ente vigilante come se si tro­
vasse in com pagnia delle stesse potenze incorporee.
Certo agli angeli sono stati spesso affidati diversi po­
p o li22, m a nessuno di essi guidò il popolo affidatogli
cosi come Paolo lo fece con tutto il mondo. E non ve­
nirm i a dire che non era Paolo a svolgere questa fun­
zione di guida, perché sono d’accordo anch’io; se an­
che infatti non era lui in persona a com piere quest’o­
pera, nem m eno in tal caso era però escluso dalle lodi
per essa, in quanto si rese degno di una grazia cosi
grande. A Michele fu affidato il popolo giudaico23, a
Paolo la terra e il m are, il mondo abitato e quello di­
sabitato.
9. Dico questo non per offendere gli angeli, non
sia mai!, m a per dim ostrare che è possibile, p u r es­
sendo uomini, essere con loro e assom igliare ad essi.

21 Cf. 2 Cor. 12, 2-4.


22 Si tra tta degli angeli delle nazioni di cui si p arla in Deut.
32, 8 secondo il testo dei LXX.
23 Cf. Dan. 10, 13.21; 12, 1.
44 Giovanni Crisostomo

Perché non è stato affidato agli angeli questo incari­


co ?24. Perché tu non abbia alcuna giustificazione in
caso di negligenza e non faccia ricorso alla differenza
di n atu ra standotene inoperoso. Inoltre il prodigio era
anche più grande. Non era infatti m eraviglioso e
straordinario che una parola uscita fuori da una lin­
gua di arg illa 25 bandisse la m o rte 26, distruggesse i
peccati, risanasse una n atu ra sto rp ia ta27 e facesse del­
la terra un cielo? Per questo resto sbalordito davanti
alla potenza di Dio, per questo am m iro lo zelo di Pao­
lo, perché ha ricevuto una grazia cosi grande e ha di­
sposto se stesso in tal senso28.

Esortazione a imitare Paolo

10. Vi prego di non am m irare soltanto, m a


im itare anche questo modello di virtù; cosi potrem o
infatti condividere con lui le medesime corone. Se ti
meravigli ascoltando che, com portandoti virtuosam en­

24 Cioè l’incarico, di carattere universale, che è stato invece


affidato a Paolo.
25 Si noti l’accento posto sulla creatu ralità dell’uomo, derivan­
te d all’argilla, con riferim ento al racconto di Gen. 2, 7.
26 Cf. Atti 20, 9-12, ove si rip o rta l’episodio della risurrezione
di un ragazzo a Troade per intervento di Paolo.
27 Cf. Atti 14, 8-10: Paolo guari u n paralitico a Listra.
28 Crisostomo, come si vedrà anche successivam ente, si preoc­
cupa di m ettere sem pre in rilievo contem poraneam ente sia l’in ter­
vento della grazia divina, sia l’im pegno personale con cui Paolo
risponde ad essa. Anche se talvolta Crisostomo sem bra insistere
m aggiorm ente sul secondo elem ento (la volontà um ana), non tra ­
scura il prim o (la grazia) che ne è la prem essa; come si evince
chiaram ente da questo cap. 9, al nostro autore sta a cuore che i
suoi u d ito ri non si lascino prendere dalla negligenza e dall'ig n a­
via, m a rispondano invece con im pegno al richiam o della grazia
divina.
Secondo Discorso 45

te come lui, raggiungerai le medesime ricompense,


ascoltalo m entre esprim e questo concetto: «Ho com­
b attuto la buona battaglia, ho term inato la m ia corsa,
ho conservato la fede. Ora mi resta la corona di giu­
stizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in
quel giorno; e non solo a me, m a anche a tu tti coloro
che am ano la sua m anifestazione»29. Vedi come chia­
m a tu tti a condividere i medesim i premi? Poiché dun­
que sono proposte a tu tti le stesse ricompense, sforzia­
moci tu tti di divenire degni dei beni promessi. Non
guardiam o soltanto alla grandezza e allo splendore
delle sue virtù, m a anche all’intensità del suo im pe­
gno, per mezzo del quale si è attirato una grazia cosi
grande, e alla com unanza di natura, perché ha condi­
viso tutto con noi. Cosi ciò che è assai difficile da rag­
giungere ci apparirà facile e agevole e, dopo esserci
affaticati per questo breve tempo, porterem o continua­
m ente quella corona eterna e im m ortale, m ediante la
grazia e la bontà di nostro Signore Gesù Cristo, al
quale è la gloria e la potenza ora e sempre, nei secoli
dei secoli. Amen.

29 2 Tim. 4, 7-8.
TERZO DISCORSO

L ’amore accom una a Dio

1. Il beato Paolo, m ostrando il vigore dell’im


gno um ano e indicando che possiam o volare fino al
cielo stesso, lasciando da parte gli angeli, gli arcangeli
e le altre potenze, talora, per mezzo del suo solo
esempio, esorta a essere im itatori di Cristo, dicendo:
« Siate miei im itatori, come io lo sono di Cristo » 1: ta ­
lora, anche indipendentem ente dal suo esempio, li fa
salire fino a Dio stesso, dicendo: « Siate dunque im ita­
tori di Dio, quali figli carissim i » 2. Poi, per far vedere
che nulla realizza una tale im itazione come vivere per
il bene com une e guardare a ciò che è vantaggioso per
ognuno, ha aggiunto: «Cam m inate nella c a rità » 3. Per­
ciò, dopo aver detto: «Siate miei im itatori», p arla su­
bito d ell'am ore4, m ostrando che soprattutto questa
virtù fa avvicinare a Dio, giacché le altre sono inferio­
ri ad essa e si collocano tu tte sul piano um ano, quali
la battaglia contro la concupiscenza, la guerra all’in­

1 1 Cor. 11, 1.
2 Ef. 5, 1.
3 Ef. 5, 2.
4 Occorre precisare che dell’am ore Paolo p a rla in Ef. 5, 2
dopo aver detto: «S iate im itatori di Dio», e non subito dopo
1 Cor. 11, 1 com e dice Crisostomo, il quale pensa forse a 1 Cor.
13, dove si trova il celebre inno all’am ore.
Terzo Discorso 47

gordigia, il com battim ento contro l’avarizia, la lotta


all'ira; l’am ore invece è com une a noi e a Dio. Perciò
anche Cristo diceva: «Pregate p er coloro che vi oltrag­
giano, affinché siate sim ili al Padre vostro che è nei
cie li» 5.
2. Anche Paolo dunque, sapendo che questo è il
culm ine dei beni, ne dette la dim ostrazione con gran­
de accuratezza. Certam ente nessuno come lui ha tanto
am ato i suoi nemici, nessuno ha fatto tanto bene a co­
loro che gli tram avano insidie, nessuno ha sofferto
tanto per quelli che lo angustiavano. Non guardava
alle sue sofferenze, m a pensava alla com unanza di na­
tura; quanto più diventavano come belve, tanto più
aveva pietà della loro follia. E come si com porterebbe
un padre nei confronti di un figlio colto da frenite —
quanto più gravem ente infatti l’infermo è preso da fu­
rore e recalcitra, tanto più egli ha pietà di lui e pian­
ge — cosi anche l’Apostolo, individuando la m alattia
di coloro che gli procuravano tali sofferenze in virtù
dell’istigazione diabolica6, si sentiva spinto ad avere
m aggior sollecitudine nei loro confronti.

Amore dì Paolo verso i Giudei

3. Ascoltalo, con quanta dolcezza, con quanta


com passione ci parla in favore di quegli stessi che lo

5 Mt. 5, 44-45. Si noti che qui, come nel com plesso delle sue
opere, Crisostomo cita sistem aticam ente Mt. 5, 45 (« affinché siate
figli del Padre vostro che è nei cieli ») con la variante « sim ili » al
posto di «figli». In am bito greco troviam o questa variante anche
in Epifanio (Pan., haer. 33, 10, 5; GCS 25, p. 461) e, in am bito la­
tino, in Cipriano (De zel. 15; CCL 3/2, pp. 83-84) e nell’Ambrosia-
ster (Ad Ef. 4, 32: CSEL 81/3, p. 109).
6 N ella traduzione ho accolto la lezione hypobolè piuttosto
che hyperbolè, com e preferisce invece Piédagnel nella sua edizione
di SCh 300, p. 164.
48 Giovanni Crisostomo

avevano fustigato cinque volte7, l’avevano la p id ato 8,


l’avevano fatto im prigionare, erano assetati perfino
del suo sangue e desideravano ogni giorno farlo a pez­
zi. Dice: «Rendo infatti loro testim onianza che hanno
zelo per Dio, m a non secondo una retta conoscenza » 9.
E d’altra parte, frenando quelli che li insultavano, di­
ceva: «Non ti insuperbire, m a temi! Se infatti Dio non
ha risparm iato i ram i naturali, guarda che non rispar­
mi neppure te » 10. Poiché conosceva la sentenza del
Signore em anata contro di essi, faceva ciò che era nel­
le sue possibilità: piangeva continuam ente per essi,
soffriva, tratteneva quelli che volevano rivolgersi con­
tro di essi e, nei lim iti del possibile, si sforzava di tro­
vare per essi alm eno un’om bra di indulgenza11. E poi­
ché non poteva persuaderli con la sua parola a causa
della loro inflessibilità e durezza, ricorreva a continue
preghiere dicendo: «Fratelli, il mio desiderio e la m ia
preghiera salgono a Dio per la loro salvezza » 12. Fa
balenare loro anche buone speranze dicendo: «I doni
e la chiam ata di Dio sono irrevocabili » 13, in modo
che non disperino com pletam ente e si perdano. Tutto
questo era un atteggiam ento proprio di chi si preoccu­
pava e ardeva intensam ente per il loro bene, come
quando dice: «Da Sion uscirà il liberatore e toglierà
le em pietà da Giacobbe » 14. Si sentiva infatti profon­
dam ente lacerato e ferito vedendoli andare in rovina.
Perciò rivolgeva nel suo anim o m olti motivi di confor­

m i . 2 Cor. 11, 24.


8 Cf. Atti 14, 19; 2 Cor. 11, 25. Per questo episodio, si veda la
n. 29 al prim o Discorso.
9 Rom. 10, 2.
10 Rom. 11, 20-21.
11 Per questa im m agine, cf. l’espressione «om bre della giusti­
zia» in Platone, Rep. 517d.
12 Rom. 10, 1.
13 Rom. 11, 29.
14 Is. 59, 20 citato in Rom. 11, 26.
Terzo Discorso 49

to a questa sofferenza, dicendo a volte: «Uscirà il libe­


ratore e toglierà le em pietà da Giacobbe», a volte:
«Cosi anch’essi sonò diventati disobbedienti in vista
della m isericordia usata verso di voi, perché anch’essi
ottengano m iserico rd ia» 15.
4. Fa cosi anche Geremia, sforzandosi e cercan
di trovare una giustificazione p er i peccatori, dicendo
a volte: «Se i nostri peccati si sono rivolti contro di
noi, agisci per il tuo n o m e » 16, a volte poi: «L’uomo
non è padrone della sua via, né cam m inerà e m anter­
rà diritto il suo cam m in o » 17; altrove è detto ancora:
« R icordati che siam o polvere » 18. Coloro che infatti
pregano per i peccatori, anche se non hanno nulla di
verisim ile da dire, sono soliti escogitare alm eno come
delle om bre di giustificazioni, che certam ente non
sono perfette, né possono essere prese quali opinioni
autoritative, m a che tuttav ia confortano quelli che sof­
frono per chi si perde. Non esam iniam o dunque nep­
pure noi in modo rigoroso tali giustificazioni, m a
com prendiam o quanto è stato detto, riflettendo al fat­
to che esse sono indizio di un’anim a che soffre, che
cerca di dire qualcosa in difesa dei peccatori.

Amore di Paolo verso i pagani

5. Forse che egli aveva questo atteggiam ento


tanto verso i Giudei e non verso i pagani? E ra più
dolce di tu tti sia nei confronti dei connazionali che
degli stranieri. Ascolta dunque che cosa dice a Timo­
teo: «Un servo del Signore non deve essere litigioso,

15 Rom. 11, 31.


16 Ger. 14, 7.
17 Ger. 10, 23.
18 Sai. 103(102), 14.
50 Giovanni Crisostomo

m a m ite con tutti, atto a insegnare, paziente, dolce


nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio
voglia loro concedere di convertirsi, perché riconosca­
no la verità e ritornino in sé sfuggendo al laccio del
diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la
sua volontà » 19. Vuoi vedere come si esprim e anche
nei confronti dei peccatori? Ascolta che cosa dice scri­
vendo ai Corinti: «Temo che, venendo, non vi trovi
come desidero » 20; e poco dopo: « (Temo) che, alla m ia
venuta, il mio Dio mi um ilii davanti a voi e io abbia
a piangere su m olti che hanno peccato in passato e
non si sono convertiti dalle im purità e dalle dissolu­
tezze che hanno com m esso»21. Scrivendo ai Galati di­
ceva: «Figliolini miei, che io di nuovo partorisco nel
dolore finché non sia form ato Cristo in v o i» 22. Nei ri­
guardi del fornicatore23, ascolta come non soffra meno
di lui ed esorti dicendo: «Fate prevalere nei suoi con­
fronti la carità » 24. E quando lo escludeva dalla com u­
nità, lo faceva con m olte lacrim e: «Vi ho scritto —
dice — in un m om ento di grande afflizione e col cuo­
re angosciato, non per rattristarvi, m a per farvi cono­
scere l’affetto im m enso che ho p er v o i» 25. E ancora:
«Mi sono fatto giudeo con i Giudei, con coloro che
sono sotto la legge sono diventato come uno che è sot­
to la legge, m i sono fatto debole con i deboli, mi sono
fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcu­

19 2 Tim. 2, 24-26.
20 2 Cor. 12, 20.
21 2 Cor 12, 21.
22 Gal. 4, 19.
23 Cf. 1 Cor. 5, 1.
24 2 Cor. 2, 8.
25 2 Cor. 2, 4. Crisostomo identifica la situazione cui Paolo si
riferisce in questo e nel passo precedente di 2 Cor. con quella di
cui si p arla in 1 Cor. 5, 1, m entre in realtà si tra tta di circostanze
diverse.
Terzo Discorso 51

n o » 26. E altrove: «Per rendere ogni uomo perfetto in


Cristo Gesù » 27.

L ’impegno totale di Paolo

6. Hai visto la sua anim a innalzarsi al di sopra di


tu tta la terra? Ha avuto la speranza di rendere (per­
fetto) ogni uom o e, per quanto era in lui, li ha resi
tu tti cosi. Come se avesse generato egli stesso il mon­
do intero, si m etteva in agitazione, correva, si sforza­
va di condurre tu tti al Regno, avendone cura, esortan­
do, prom ettendo, pregando, supplicando, incutendo
p au ra ai demoni, scacciando i corruttori, m ediante la
sua presenza, le sue lettere, le sue parole, le sue azio­
ni, i suoi discepoli, se stesso, risollevando quelli che
cadevano, conferm ando quelli che stavano saldi, de­
stando quelli che giacevano a terra, prendendosi cura
degli oppressi, incoraggiando i negligenti, levando gri­
da terribili nei confronti degli avversari, rivolgendo
sguardi penetranti verso i nemici. E ra come un ottim o
generale che per il bene dell’esercito assolve ogni in­
carico: porta i bagagli, fa lo scudiero, com batte in p ri­
m a fila, fa l'ausiliare.
7. M ostrava grande cura e impegno non solo nel­
l’am bito spirituale, m a anche in quello m ateriale.
Ascoltalo come, a favore di una sola donna, scriva a
u n ’intera com unità, dicendo: «Vi raccom ando Febe,
nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cenere; rice­
vetela nel Signore, come si conviene ai santi, e assiste­
tela in qualunque cosa abbia bisogno di voi » 28; e an­

26 1 Cor. 9, 20.22.
27 Col. 1, 28.
28 Rom. 16, 1-2.
52 Giovanni Crisostomo

cora: «Conoscete la fam iglia di Stefana; siate anche


voi deferenti verso di lo ro » 29; e di nuovo: «Sappiate
apprezzare siffatte p erson e» 30. È caratteristico infatti
dell’am ore dei santi venire in aiuto anche in questo
am bito. Cosi anche Eliseo non solo giovava spiritual­
m ente alla donna che lo aveva accolto, m a cercava di
ricom pensarla anche da un punto di vista m ateriale;
perciò diceva: «C’è forse bisogno di intervenire in tuo
favore presso il re oppure presso il capo dell’eserci­
to? » 31.
8. Perché m eravigliarsi se Paolo nelle sue lett
faceva questa raccom andazione, dal mom ento che,
quando invitava presso di sé qualcuno, non riteneva
indecoroso occuparsi anche delle spese per il viaggio e
com unicarlo per lettera? Difatti scrivendo a Tito dice:
«Provvedi con cura al viaggio del giurista Zena e di
Apollo, perché non m anchi loro n u lla » 32. Se faceva
fare questo viaggio im partendo disposizioni cosi accu­
rate, m olto di più avrebbe fatto ogni cosa, se avesse
visto qualcuno in pericolo. Vedi, ad esempio, quando
scrive a Filemone, quanto si dà da fare per Onesimo,
con quanta perspicacia, con quanta sollecitudine scri­
ve. Se non ha rifiutato di scrivere un’intera lettera a
favore di un solo servo, e che per di più era un fug­
giasco e si era appropriato di m olte cose del padro­
n e 33, pensa quale era il suo atteggiam ento nei con­
fronti degli altri. Riteneva che una sola cosa fosse de­
gna di vergogna, vale a dire trascurare quanto era ne-

29 1 Cor. 16, 15-16.


30 1 Cor. 16, 18.
31 2 Re 4, 13.
32 Tit. 3, 13.
33 In realtà in Filem. 18 Paolo dice rivolgendosi a Filem one a
proposito di Onesimo: «E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è de­
bitore, m etti tutto sul m io conto». Crisostomo am plifica un po’ il
senso di questo passo.
Terzo Discorso 53

cessano per la salvezza. Perciò faceva di tutto e non


esitava affatto a profondere, per coloro che voleva sal­
vare, parole, sostanze, il proprio corpo; egli che innu­
merevoli volte si espose a pericoli di morte, a maggior
ragione non risparm iò le sue sostanze, se ne aveva. E
perché dico: se ne aveva, dal mom ento che, anche se
non ne aveva, è possibile m ostrare che non le risp ar­
miò? Non pensare che questa espressione sia un enig­
ma, m a ascoltalo invece quando scrive ai Corinti: «Mi
prodigherò assai volentieri, anzi consumerò me stesso
per le vostre a n im e » 34. Parlando agli Efesini diceva:
«Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che era­
no con me hanno provveduto queste m ani » 35.

Intensità dell'amore vissuto da Paolo

9. G rande com’era, in ciò che rappresenta il c


mine dei beni, l’am ore, era più ardente di ogni fiam ­
ma; come il ferro che cade nel fuoco diventa tutto
fuoco, cosi anche egli, acceso dal fuoco dell’amore, è
diventato tutto am ore. Come se fosse il padre comune
di tu tto il mondo, im itava i padri stessi, anzi superò
ogni padre, a motivo delle sollecitudini di carattere
m ateriale e spirituale, elargendo, per coloro che erano
oggetto del suo am ore, sostanze, parole, corpo e ani­
ma, ogni cosa. Perciò chiam ava l’am ore «pieno com­
pim ento della legge » 36, « vincolo di perfezione » 37, m a­
dre di tu tti i beni, principio e fine della virtù; per
questo diceva: «Il fine del rich iam o 38 è l’amore, che

34 2 Cor. 12, 15.


35 Atti 20, 34; il discorso di Paolo è rivolto agli anziani della
Chiesa di Efeso convocati a Mileto.
36 Rom. 13, 10.
37 Col. 3, 14.
38 Crisostomo usa il t. epanghelia, non paranghelia di 1 Tim. 1, 5.
54 Giovanni Crisostomo

sgorga da un cuore puro e da una buona coscienza » 39,


e ancora: «Infatti il precetto: Non com m ettere adulte­
rio, non uccidere, e qualsiasi altro com andam ento, si
riassum e in queste parole: Amerai il prossim o tuo
come te stesso»40.
10. Poiché dunque l’am ore è principio, fine e t
i beni, cerchiam o di im itare Paolo anche in questo;
egli infatti in virtù dell'am ore è diventato quello che è
stato. Non venirm i a parlare dei m orti che ha risusci­
ta to 41, né dei lebbrosi che ha san ato 42; Dio non ti
chiederà niente di questo. Procurati l’am ore di Paolo e
avrai la corona perfetta. Chi lo dice? Egli stesso che
ha alim entato l’am ore e l’ha anteposto ai miracoli, ai
prodigi, a innum erevoli altre cose43. Proprio perché
l’aveva intensam ente realizzato, ne conosceva anche la
forza con precisione. In virtù di esso divenne quello
che è stato, e nulla lo rese cosi meritevole come la po­
tenza dell’am ore; perciò diceva: «Aspirate ai carism i
più grandi; io vi m ostrerò una via m igliore di tu t­
te » 44, riferendosi all’am ore, la via più bella e facile.
Procediamo anche noi continuam ente per questa stra­
da, per vedere Paolo, anzi il Signore di Paolo, e per
conseguire le corone incorruttibili, m ediante la grazia
e la bontà di nostro Signore Gesù Cristo, al quale è la
gloria e la potenza ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.

39 1 Tim. 1, 5.
40 Rom. 13, 9.
41 Cf. Atti 20, 9-12.
42 Cf. Atti 19, 11-12, ove però si p arla in generale di m alati.
43 Cf. 1 Cor. 13, 1-3.
44 1 Cor. 12, 31.
QUARTO DISCORSO

La chiam ata di Paolo

1. Il beato Paolo, che oggi ci ha riuniti in ass


b le a 1 e che ha illum inato il mondo, un tem po è dive­
nuto cieco al m om ento della sua c h iam ata2; la sua ce­
cità però è divenuta luce del mondo. Poiché infatti ve­
deva male, Dio lo rese cieco a fin di bene, in modo
che riacquistasse la vista con vantaggio, dandogli al
tem po stesso dim ostrazione della sua potenza e prefi­
gurando, in tale inferm ità, l’avvenire, insegnandogli la
m odalità dell'annuncio evangelico, che cioè è necessa­
rio seguirlo dovunque dopo aver scacciato dal proprio
interno le precedenti disposizioni ed aver anche chiu­
so gli occhi. Perciò esclamava, m anifestando questo
concetto: « Se qualcuno fra voi si crede un sapiente, si
faccia stolto per diventare sapiente » 3, in quanto non
gli era possibile riacquistare la vista con vantaggio,
senza averla prim a persa opportunam ente, aver ban­

1 Q uesta espressione, come altre sim ili che ritroverem o più


avanti, potrebbe indurre a ritenere che i Discorsi crisostom iani in
lode di san Paolo furono pronunciati in occasione di u n a festa li­
turgica celebrativa dell’Apostolo.
2 Cf. Atti 9, 8.
3 1 Cor. 3, 18.
56 Giovanni Crisostomo

dito i propri atteggiam enti che lo turbavano ed aver


rim esso tutto alla fede.
2. Nessuno però, sentendo parlare di ciò, pe
che questa chiam ata sia stata im posta con la forza,
perché avrebbe potuto anche ritornare indietro al
punto di partenza. In effetti m olti personaggi, sia del­
l'Antico che del Nuovo Testamento, p u r avendo visto
altri prodigi maggiori, fecero m arcia indietro: ad
esempio Giuda, Nabucodonosor, il mago E lim a4, Si-
m o n e5, Anania e S affira6, tutto il popolo giudaico.
Non cosi Paolo; egli invece, avendo fissato lo sguardo
alla luce incorruttibile, aum entava la corsa e volava
verso il cielo. Se esam ini perché è stato reso cieco,
ascoltalo m entre dice: «Avete certam ente sentito p ar­
lare della m ia condotta di un tem po nel giudaismo,
come io perseguitassi intensam ente la Chiesa e la de­
vastassi, superando nel giudaism o la m aggor parte dei
miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel so­
stenere le tradizioni dei miei p a d ri» 7. Poiché dunque
era cosi im petuoso e irrem ovibile, aveva bisogno di
un freno più forte, affinché non si verificasse che, la­
sciandosi trascinare dalla foga del suo ardore, non
desse retta a quanto gli veniva detto. Perciò (il Signo­
re), frenando quel suo furore, dapprim a placa i flutti
della sua ira im petuosa per mezzo della cecità e poi
gli parla, m ostrando l’inaccessibilità della sua sapien­
za e la sublim ità della sua conoscenza8, perché ap­
prendesse chi era colui che com batteva e che non po­
teva sostenere non solo nell’atto di punire, m a neppu­
re nell’atto di elargire benefici. Non furono infatti le

4 Cf. Atti 13, 8ss.


5 Si tra tta di Sim on Mago: cf. Atti 8, 9ss.
6 Cf. Atti 5, lss.
7 Gal. 1, 13-14.
8 Cf. Fil. 3, 8.
Quarto Discorso 57

tenebre ad accecarlo, m a fu un eccesso di luce che


l’ottenebrò9.
3. Perché m ai, si potrebbe obiettare, ciò non è
caduto fin dall’inizio? Non investigarlo, non ricercarlo
con curiosità, m a lascia all'incom prensibilità della
provvidenza divina la facoltà di scegliere il mom ento
o p p o rtu n o 10. Si com porta cosi anche Paolo che dice:
«Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia
m adre e mi chiam ò con la sua grazia si com piacque
di rivelarm i suo Figlio» u . Anche tu dunque non ricer­
care ulteriorm ente con curiosità, dal m om ento che
Paolo si esprim e in questi term ini. Allora si, allora era
utile (che si convertisse), dopo che furono tolti di mez­
zo gli ostacoli. Im pariam o pertanto da questo evento
che nessuno, in nessun modo, né fra quelli che lo pre­
cedettero, né egli stesso trovò Cristo con le sue pro­
prie forze, m a fu lui che si rivelò. Perciò diceva: «Non
voi avete scelto me, m a io ho scelto voi » 12. Perché in­
fatti (Paolo), p u r vedendo i m orti risorgere nel suo
nome, non credette? Pur vedendo uno storpio cam m i­
nare 13, i dem oni fuggire14, i paralitici rim essi in pie­
di 1S, non ne traeva alcun frutto; non ignorava certo
questi fatti egli che faceva tante indagini sul conto de­
gli apostoli. Quando Stefano veniva lapidato, egli,
benché fosse presente e vedesse il suo volto come
quello di un angelo16, non ne trasse alcun vantaggio.

9 Cf. Atti 9, 3.
10 Anche com m entando Gal. 1, 15-16, Crisostomo rileva l’arca­
na disposizione divina che ha differito la conversione di Paolo: si
veda Comm. in Gal. I, 9; PG 61, 627.
11 Gal. 1, 15-16.
12 Gv. 15, 16.
13 Cf. Atti 3, 2ss.
14 Cf. Atti 5, 16; 8, 7.
15 Cf. Atti 8, 7.
16 Cf. Atti 6, 15.
58 Giovanni Crisostomo

Perché non ne trasse alcun vantaggio? Perché non era


stato ancora chiam ato.

Universalità della chiam ata

4. Ma, sentendo fare questo discorso, non credere


che la chiam ata sia im posta con la forza, perché Dio
non costringe, m a lascia padroni delle proprie scelte17
anche dopo la chiam ata. Infatti si rivelò ai Giudei
quando era necessario, m a non vollero accoglierlo a
motivo della gloria um ana. Se un non credente dices­
se: "Che cosa prova che Paolo fu chiam ato dal cielo e
si lasciò persuadere? Perché (Dio) non ha chiam ato
anche me?", gli risponderem o: Dimmi in una parola,
o uomo: credi a questo? Dunque se credi, ti basta
come prova. Se non credi che lo ha chiam ato dal cie­
lo, come fai a dire: "Perché non ha chiam ato anche
me?”; se credi invece che lo ha chiam ato, ti basta
come prova. Credi dunque; chiam a anche te dal cielo,
se hai un’anim a ben disposta, m entre se sei insensibi­
le e ti lasci fuorviare, non basterà alla tu a salvezza
neppure che ti arrivi una voce dall’alto.

L ’esempio del passato

5. Q uante volte i Giudei hanno udito una voce


che proveniva dal cielo e non hanno creduto? Quanti

17 Qui Crisostomo usa il term ine proàiresis che denota la libe­


ra scelta dell’uom o e che, in un altro passo, è definito come un
im pulso che p arte da noi stessi verso ciò cui vogliam o indirizzar­
lo: cf. In Rom. hom. 13, 2; PG 60, 510. Su questo tem a, si veda lo
studio di E. Nowak, Le chrétien devant la souffrance. Étude sur la
pensée de Jean Chrysostome, Paris 1972, pp. 58-59 e 61-63.
Quarto Discorso 59

prodigi hanno visto, sia nel Nuovo come nell’Antico


Testamento, e non sono divenuti migliori? Nell’Antico
Testam ento essi, dopo innum erevoli prodigi, fabbrica­
rono un v itello 18; invece la prostituta di Gerico, senza
aver visto nulla di ciò, m ostrò una fede meravigliosa
nei confronti degli esp lo rato ri19. Nella terra della pro­
messa i Giudei, nonostante avvenissero prodigi, rim a­
nevano più insensibili delle pietre; i Niniviti invece,
dopo aver soltanto visto Giona, credettero, si converti­
rono e allontanarono l’ira d iv in a20. Nel Nuovo Testa­
mento, alla venuta stessa di Cristo, il ladrone, veden­
dolo crocifisso, lo ad o rò 21; i Giudei invece, p u r aven­
dolo visto risuscitare i m orti, lo fecero im prigionare e
crocifiggere.

I segni del presente

6. Che è accaduto ai nostri tem pi? Un fuoco, s


gionatosi dal tem pio di Gerusalemme, dalle sue fonda­
m enta non si è scagliato contro coloro che lo stavano
costruendo e cosi li distolse dalla loro im presa scelle­
ra ta ? 22. Ma tuttavia non si convertirono né posero fine
all’indurim ento (del loro cuore). Dopo di quello quanti
altri prodigi si sono verificati, senza che se ne sia tra t­
to alcun giovamento? Ad esempio, il fulmine che si

18 Cf. Es. 32, 4.


19 Per l’episodio di R aab, cf. Gios. 2, lss.
20 Cf. Giona 3, 5ss.
21 Cf. Le. 23, 42.
22 Sul progetto deH’im peratore Giuliano, nel 363, di far rico­
struire il tem pio di G erusalem m e e sul fallim ento deH’im presa a
causa di un incendio che investi gli operai, cf. Ammiano M arcelli­
no, Rer. gest. XXIII, 1, 2-3; si veda il relativo com m ento di J. Fon-
taine, Am m ien Marcellin. Histoire, t. IV, Commentaire, Paris 1977,
pp. 12-14.
60 Giovanni Crisostomo

abbatté sul tetto del tem pio di Apollo; l’oracolo di


questo stesso dem one im pose all’im peratore di allo­
r a 23 di spostare il m a rtire 24 che era sepolto li vicino,
dicendo che non poteva parlare, finché vedeva vicino
a sé la sua u rn a funeraria: questa infatti si trovava
nelle vicinanze25. Successivam ente suo zio 26, che ave­
va recato oltraggio alla suppellettile sacra, spirò roso
dai vermi, e il tesoriere im p eriale27, a causa di un’al­
tra prevaricazione com piuta contro la Chiesa, m ori
squarciato in m ezzo28. Ancora, le nostre fo n ti29, il cui
flusso superava quello dei fiumi, si ritrassero in m assa
e sparirono; ciò non si era m ai verificato in preceden­
za, m a (accadde) quando l’im p erato re30 macchiò il
luogo con sacrifici e libagioni. Che dire della carestia
che, in ogni parte della terra, sotto questo im peratore,
si abbatté sulle c ittà 31, della m orte del medesimo im ­
peratore, avvenuta in Persia, dell’inganno prim a della

23 Si tra tta sem pre di Giuliano.


24 Babila.
25 II 22 ottobre 362 un incendio scoppiò nel tem pio di Apollo
a Dafne, sobborgo di Antiochia; si veda, ad es., Ammiano M arcel­
lino, Rer. gest. XXII, 13. L’im peratore Giuliano, pensando che i
cristiani fossero responsabili di questo incendio, p er ritorsione
fece chiudere la G rande Chiesa di Antiochia. Lo spostam ento delle
reliquie del m artire B abila era avvenuto alcuni giorni p rim a di
tale incendio, che Crisostomo presenta quindi come un castigo di­
vino per l’atto com piuto contro il sepolcro del m artire.
2 Giuliano, zio dell’om onim o im peratore e comes d ’Oriente;
sulle vicende di questo personaggio, cf. Ammiano M arcellino, Rer.
gest. XXIII, 1, 4 e, p er la sua ostilità verso i cristiani, Sozomeno,
Hist. eccl. V, 7, 9; 8, 1-2 (GCS 50, 203).
27 Felice; cf. Ammiano M arcellino, Rer. gest. XXIII, 1,5.
28 Felice m ori per em orragia; l'im m agine usata da Crisostomo
rich iam a u n ’espressione simile, riferita a Giuda, secondo la n a rra ­
zione di Atti 1, 18.
29 Su questa siccità, cf. Ammiano Marcellino, Rer. gest.
XXII, 13.
30 Giuliano.
31 Cf. A m m iano M arcellino, Rer. gest. XXII, 14.
Quarto Discorso 61

m o rte32, dell’isolam ento dell’esercito in mezzo ai b ar­


bari, preso come in una rete, del suo ritorno m eravi­
glioso e straordinario da quella regione? Dopo che in­
fatti quell'em pio im peratore cadde m iseram ente e gli
succedette un altro che era invece cristian o 33, tu tte le
avversità cessarono subito e i soldati, che erano stati
presi in mezzo alle reti e non avevano da nessuna
parte alcuna via d’uscita, con il perm esso di Dio furo­
no quindi liberati dai barb ari e ritornarono in tu tta
sicurezza. Questi eventi chi non sarebbero sufficienti a
trarre alla vera religione?

La potenza di Cristo crocifisso

7. Le circostanze attu ali non sono m òlto-pìu m e­


ravigliose di queste? La croce non è forse proclam ata
e il m ondo accorre? Una m orte ignom iniosa non è an­
n u n ciata34 e tu tti si precipitano? Non sono state croci­
fisse innum erevoli persone? Insieme allo stesso Cristo
non sono stati appesi alla croce due ladroni? Non ci
sono stati forse m olti sapienti? E m olti potenti? Il
nome di chi ha m ai avuto tan ta potenza? E perché
parlare di sapienti e di potenti? Non ci sono stati for­
se re illustri? Chi ha conquistato il mondo in cosi bre­
ve tempo? Non mi venire a parlare delle svariate e
m ultiform i eresie; tu tti infatti annunciano lo stesso
Cristo, sebbene non tu tti rettam ente, tu tti adorano co­
lui che è stato crocifisso in Palestina, al tem po di Pon-

32 Cf. Ammiano M arcellino, Rer. gest. XXV, 2, 3, in cui si p a r­


la di u na visione di cattivo augurio avuta da G iuliano p rim a della
morte.
33 Gioviano, acclam ato im peratore dopo la m orte di G iuliano
nel 363, concluse la pace con i Persiani.
34 II riferim ento è alla m orte di Cristo.
62 Giovanni Crisostomo

zio P ilato 35. Non sem bra che ciò dim ostri la sua po­
tenza più chiaram ente di quella voce venuta dal cielo?
Perché nessun re ha vinto cosi come egli ha dominato,
nonostante innum erevoli ostacoli? Re lo hanno com­
battuto, tiranni gli si sono schierati contro, tu tti i po­
poli sono insorti contro di lui, e tuttavia il cristianesi­
mo non è stato pregiudicato, m a anzi è divenuto più
fulgido. Da dove scaturisce dunque, ditemi, una forza
cosi grande?
8. (Cristo) era un mago, potrebbe dire qualcuno.
Solo lui dunque fu un mago di tal genere. Avete certa­
m ente sentito dire che presso i Persiani e gli Indiani
ci sono stati m olti m aghi e ce ne sono anche ora; in
nessun luogo però non sussiste neppure il loro nome.
Ma, si potrebbe dire, quel ciarlatano e im broglione di
Tiana, anche lui è diventato fam oso36. Dove, quando?
In una piccola parte del mondo, per poco tempo, e ra ­
pidam ente si è estinto ed è morto, senza lasciare una
Chiesa, un popolo, nient’altro di simile. A che parlare
dei m aghi e degli im broglioni che si sono estinti?
Come m ai tu tti i culti degli dèi sono cessati, quello di
D odona37, quello di C laro38, e tutti questi perversi edi­
fici tacciono e sono stati ridotti al silenzio?
9. Come m ai i dem oni hanno orrore non solo del
Crocifisso, m a anche delle ossa di coloro che sono sta­
ti uccisi per lui? Perché, anche sentendo parlare di
croce, fuggono via? Certo ci sarebbe da ridere: la cro­

35 Si noti come, nell’individuare il carattere com une della pre­


dicazione cristiana al di là delle divergenze e deform azioni d o ttri­
nali sfociam i anche nell’eresia, Crisostomo m etta fortem ente l’ac­
cento sulla realtà del Cristo storico.
36 Si tra tta di Apollonio di Tiana, in Cappadocia, filosofo neo­
pitagorico del I sec. d.C.; F ilostrato ne scrisse u n a biografia ro­
m an zata verso il 200.
37 A Dodona, in Epiro, c’erano un tem pio e un oracolo di
Zeus.
38 Claro, città ionica, aveva u n celebre santuario di Apollo.
Quarto Discorso 63

ce è forse qualcosa di glorioso e di insigne? Al contra­


rio, è una vergogna e un'ignom inia. È strum ento di
m orte per un condannato, è la m orte più abietta p er i
malvagi, esecrabile per i Giudei e abominevole per i
Greci. Come m ai dunque i demoni ne avevano paura?
Non forse in virtù della potenza del Crocifisso? Se in­
fatti la temessero di per sé, ciò sarebbe senz’altro in­
degno di divinità; del resto molti sono stati crocifissi
sia p rim a di Cristo che dopo di lui, e due insieme a
lui. Che dunque? Se uno dicesse: “In nome del ladro­
ne crocifisso o di un tale o di un talaltro (crocifisso)",
fuggirà forse il demone? Per niente affatto, m a anzi ne
riderà. Se invece aggiungi (il nome di) Gesù N azare­
no, (i demoni) fuggono via come da un fuoco. Che si
potrebbe dire, allora? Come m ai ha dominato? Perché
era un im postore?39. Ma i suoi precetti non sono di
questo genere, e d’altra parte di im postori ce ne sono
stati molti. Perché era un mago? Ma la sua dottrina
non rende testim onianza in questo senso, e di maghi
ce n ’è stata spesso una gran fioritura. Perché era un
sapiente? Ma di sapienti ce ne sono stati spesso molti.
Chi dunque si è im posto in questo modo? Mai nessu­
no, senza avvicinarglisi nem m eno un poco.

Da Cristo deriva la forza di Paolo

10. Quindi è evidente che non perché fosse


mago o un im postore, m a perché era tale da corregge­
re costoro ed aveva una potenza divina e invincibile,
fu superiore a tu tti e infuse in questo costruttore di
ten d e40 ta n ta forza, quanta attestano i fatti stessi. Di­

39 Per quest’accusa nei confronti di Cristo, cf. Mt. 27, 63.


40 Cioè Paolo: cf. Atti 18,3.
64 Giovanni Crisostomo

fatti un uom o che se ne stava in piazza e lavorava la


pelle, ebbe tan ta forza da condurre alla verità, in
nem m eno tren t’anni, Romani, Persiani, Indiani, Sciti,
Etiopi, Sarm ati, Parti, Medi, Saraceni e, in una paro­
la, tutto il genere um ano. Come mai, dim m i, egli che
passava il suo tem po in piazza, se ne stava nella sua
bottega, m aneggiava il trincetto, fu lo stesso che arri­
vò ad un livello cosi alto di sapienza e persuase gli al­
tri, genti, città, regioni, senza m ostrare potenza orato­
ria, m a anzi tutto il contrario, essendo nella più gran­
de ignoranza? Ascoltalo m entre dice senza vergognar­
sene: «Se anche sono un profano n ell'arte del parlare,
non lo sono però nella d o ttrin a » 41. Non aveva sostan­
ze; infatti dice anche questo: «Fino a questo mom ento
soffriamo la fame, la sete, veniam o schiaffeggiati»42.
E perché parlare di sostanze, dal m om ento che spesso
non disponeva neppure del cibo necessario né aveva
un m antello da indossare? Che non si segnalasse per
il suo mestiere, lo m ostra il suo discepolo43, dicendo:
«Si stabili presso Aquila e Priscilla, poiché erano del
medesimo mestiere; erano infatti di m estiere fabbrica­
tori di te n d e » 44. Non era di progenie illustre; come
avrebbe potuto esserlo, se esercitava un simile m estie­
re? Non si segnalava né per patria, né per nazione.
Tuttavia, dopo che apparve in pubblico e si fu soltan­
to m anifestato, sconvolse tu tti i piani degli avversari,
portò lo scompiglio su tu tto e, come un fuoco che si
abbatte su paglia e fieno, cosi annientò gli assalti dei
dem oni e trasform ò tutto in ciò che voleva.
11. E quel che è prodigioso non è soltanto
egli, p u r essendo di tale condizione, avesse tan ta po­

41 2 Cor. 11, 6.
42 1 Cor. 4, 11.
43 Luca.
44 Atti 18,3.
Quarto Discorso 65

tenza, m a che anche la m aggior parte dei discepoli


fosse costituita da persone povere, rozze, ignoranti,
che passavano la loro vita nella fame, da gente oscura
e di origini oscure. Lo proclam a pubblicam ente anche
lui e non si vergogna di parlare della loro povertà,
anzi nem m eno di chiedere in loro favore: «Vado a Ge­
rusalem m e — dice — a rendere un servizio a quella
co m u n ità» 45, e ancora: «Ogni prim o giorno della set­
tim ana ciascuno di voi m etta da parte conservando
presso di sé, perché non si facciano le collette al mio
a rriv o » 46. Che la m aggior parte di essi fosse costituita
da persone incolte, lo dice scrivendo ai Corinti: «Con­
siderate la vostra chiam ata: non ci sono tra voi m olti
sapienti secondo la c a rn e » 47; e che fosse costituita da
gente oscura, lo dice anche lui: «Non m olti n o b ili» 48,
e non solo non nobili, m a anche di condizione assai
modesta. « Dio — afferm a — ha scelto ciò che nel
m ondo è debole, e ciò che è nulla, per ridurre a nulla
le cose che sono»49. Ma, p u r essendo di m odesta con­
dizione e incolto, era in qualche modo abile nel p arla­
re? Non aveva neppure questa qualità. Anche questo
fa vedere egli stesso dicendo: «Anch’io sono venuto
tra di voi ad annunziarvi la testim onianza50 non con
sublim ità di parola o di sapienza. Io ritenni di non sa­
pere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi
crocifisso; e la m ia parola e il mio messaggio non si
basarono su discorsi persuasivi di sap ien za» 51.

45 Rom. 15, 25.


46 1 Cor. 16, 2.
47 1 Cor. 1, 26.
48 Ibid.
49 1 Cor. 1, 27-28.
50 II testo paolino aggiunge le parole «di Dio», omesse da Cri­
sostomo.
51 1 Cor. 2,1-2.4.
66 Giovanni Crisostomo

La potenza divina ha determinato la vittoria


della fede

12. Ma il contenuto dell’annuncio non era s


ciente ad attirare (le genti)? Anche su questo argo­
m ento ascolta che cosa dice: «M entre i Giudei chiedo­
no m iracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predi­
chiam o Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stol­
tezza per i Greci » 52. Non godette forse di una condi­
zione di sicurezza? Ma non riprendeva fiato un mo­
m ento dai pericoli. «Io venni in mezzo a voi — dice
— nella debolezza e con m olto tim ore e trepidazio­
n e » 53; non solo lui, m a anche i discepoli erano nella
m edesim a situazione. «Ricordate — dice — quei p ri­
m i giorni nei quali, dopo essere stati illu m in ati54, ave­
te sopportato una grande e penosa lotta, ora esposti
pubblicam ente a insulti e tribolazioni, ora facendovi
solidali con coloro che venivano trattati in questo
modo. Infatti avete accettato con gioia di essere spo­
gliati delle vostre sostanze» 55. E di nuovo, scrivendo
ai Tessalonicesi, dice: «Voi infatti avete sofferto da
p arte dei vostri connazionali come essi56 da parte dei
Giudei, i quali hanno messo a m orte il Signore e i
loro profeti e ci hanno perseguitato; essi non piaccio­
no a Dio e sono nem ici di tu tti gli uom ini » 57. E anco­
ra, scrivendo ai Corinti, diceva: «Abbondano le soffe­
renze di Cristo in voi, e come siete partecipi delle sof­
ferenze, cosi lo siete anche della consolazione » 58; e ai

52 1 Cor. 1, 22-23.
53 1 Cor. 2, 3.
54 Cioè battezzati.
55 Ebr. 10, 32-34.
56 I cristiani della Giudea.
57 1 Tess. 2, 14-15.
58 2 Cor. 1, 5.7.
Quarto Discorso 67

Galati: «Avete dunque sofferto tanto invano? Se pure


invano! » 59.
13. Dunque, dal m om ento che colui che annuncia­
va era di m odesta condizione, povero, oscuro, il conte­
nuto dell’annuncio non era attraente, m a anzi scanda­
lizzava, quelli che l’ascoltavano erano poveri, insigni­
ficanti, di nessun conto, i pericoli continui e ininter­
rotti sia per i m aestri che per i discepoli, e colui che
veniva annunciato era stato crocifisso, che cosa fu a
determ inare la vittoria? Non è evidente che fu una po­
tenza divina e ineffabile? A ognuno, credo, è evidente.
Lo si può vedere anche se si considera la situazione
opposta. Q uando osservi infatti accum ularsi insieme
le situazioni opposte a quelle esam inate in preceden­
za: ricchezza, nobiltà, grandezza di patria, abilità ora­
toria, sicurezza, l’essere oggetto di grande ossequio,
l’im m ediata soppressione delle innovazioni, m entre in­
vece hanno il sopravvento quelli che provengono da
situazioni opposte, qual è la causa, dim mi? Si è verifi­
cata infatti la m edesim a situazione che se, m entre un
re non può vincere i b arb ari p u r con eserciti, arm i e
uno schieram ento regolare, si presentasse un povero,
nudo, da solo, senza avere in m ano neppure un gia­
vellotto né possedere un mantello, e portasse a term i­
ne quello che altri non sono stati capaci di fare con le
arm i ed il loro apparato.
14. Non essere ingrato, dunque, m a da’ ogni gior­
no il tuo consenso e adora la potenza del Crocifisso.
Se vedessi uno assediare città, far tracciare tu tt’intor­
no fossati, accostare alle m ura m acchine da guerra,
forgiare arm i, arruolare soldati, possedere im mense
ricchezze e non poter conquistare una sola città, e un
altro invece gettarsi all’assalto col corpo nudo, facen­
do uso soltanto delle m ani, scagliarsi contro non una,

59 Gal. 3, 4.
68 Giovanni Crisostomo

due, venti, m a innum erevoli città del mondo e pren­


derle con tu tti gli abitanti, non potresti dire che que­
sta è opera di una potenza um ana. Ciò è evidente an­
che ora. Perciò Dio ha perm esso che dei ladroni fosse­
ro crocifissi e che prim a di Cristo si presentassero al­
cuni im postori, affinché il confronto m ostrasse ai più
insensibili il prim ato della verità e si com prendesse
che Cristo non era uno di loro, m a che grande, infini­
ta era la differenza tra lui e quelli. N ulla è riuscito a
oscurare la sua gloria, né il condividere le medesime
sofferenze, né il trovarsi ad operare nello stesso perio­
do di tempo. Se i dem oni tem ono la croce e non la
potenza del Crocifisso, i due ladroni chiudono la boc­
ca di coloro che parlano co si60. Se poi tutto è dipeso
dalla difficoltà delle circostanze, una difesa ci viene
dai seguaci di Teuda e di G iu d a61, che hanno fatto i
nostri stessi tentativi, anche con m olti altri prodigi, e
sono periti. Come dicevo, Dio ha permesso questo per
far conoscere a profusione il suo piano. Perciò ha la­
sciato apparire dei falsi profeti al tem po dei profeti, e
dei falsi apostoli al tem po degli apostoli, perché si ap­
prendesse che non è possibile oscurare nulla dei suoi
progetti.

Prodigiosa diffusione del Vangelo

15. Potrei, anche per altra via, p arlarti della


ravigliosa e straordinaria potenza dell’annuncio evan­
gelico e m ostrarti che Paolo veniva innalzato ed esal­
tato anche per mezzo di coloro che lo com battevano?

60 Cf. Mt. 27, 38: Me. 15, 27; Le. 23, 32.
61 Cf. Atti 5, 36-37, in cui si p arla dei falliti tentativi di in su r­
rezione di questi due personaggi; i loro seguaci furono ben presto
dispersi.
Quarto Discorso 69

Alcuni che lo com battevano, predicavano a Roma que­


sta d o ttrin a 62. Volendo infatti irritare Nerone che
com batteva Paolo, accettavano anch’essi di predicare,
perché, estendendosi m aggiorm ente la Parola e diven­
tando più num erosi i discepoli, l’ira del tiranno si fa­
cesse più violenta e quella belva si inferocisse. Lo di­
ceva lo stesso Paolo scrivendo ai Filippesi: «Desidero
che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte
piuttosto a vantaggio del Vangelo, al punto che la
m aggior parte dei fratelli, incoraggiati dalle mie cate­
ne, ardiscono annunziare la Parola con m aggior zelo e
senza tim ore. Alcuni, è vero, predicano Cristo anche
per invidia e spirito di contesa, m a altri con buoni
sentim enti: i prim i, con spirito di rivalità, con inten­
zioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle
mie catene; gli altri, invece, p er amore, sapendo che
sono stato posto per la difesa del Vangelo. Ma che im ­
porta? Purché in ogni m aniera, per ipocrisia o per sin­
cerità, Cristo venga an n u n ziato » 63. Hai visto come
m olti predicavano con spirito di rivalità? Tuttavia (la
Parola) si im poneva anche per mezzo degli avversari
(di Paolo).

La persecuzione

16. Insiem e a questi anche altri erano gli ostac


Le antiche leggi infatti non solo non erano di aiuto,
m a erano anche ostili e nemiche, senza contare poi la
m alvagità e l’ignoranza dei calunniatori, che afferm a­
vano: “H anno Cristo come re” Non conoscevano il suo
Regno celeste, terribile e infinito, m a l i 64 accusavano

62 Vale a dire il cristianesim o.


63 Fil. 1, 12.14-18.
64 Questo pronom e si può riferire ai cristiani in generale o più
specificam ente ai predicatori del Vangelo.
70 Giovanni Crisostomo

di introdurre nel m ondo un potere assoluto. Tutti in


pubblico, e ciascuno in privato, com battevano contro
di loro: in pubblico, con l’accusa di distruggere lo
Stato e sovvertire le leggi; in privato, con l’accusa di
lacerare e dissolvere ogni famiglia. E difatti allora il
padre com batteva contro il figlio, il figlio rinnegava il
padre, le mogli i m ariti, i m ariti le mogli, le figlie le
m a d ri65, i parenti i parenti, gli am ici gli am ici. Que­
sta guerra era di vario genere e multiform e, in quanto
si insinuava nelle famiglie, divideva i parenti, turbava
le assemblee politiche, m etteva lo scompiglio nei tri­
bunali; l’accusa era di distruggere le tradizioni dei p a­
dri e di sconvolgere le feste e il culto dei dem oni66,
che agli antichi legislatori stavano a cuore sopra ogni
altra cosa. Inoltre il sospetto di introdurre un potere
assoluto li faceva cacciare da ogni luogo. E non si po­
trebbe dire che questa era la situazione presso i paga­
ni, m entre era tranquilla da parte dei Giudei; anche
questi invece li attaccavano, e m olto più aspram ente,
in quanto anche da parte loro veniva l’accusa di sov­
vertire la vita sociale. D ice67: «Non cessa di bestem ­
m iare contro questo luogo santo e contro la legge»68.
17. Tuttavia, m entre il rogo (della persecuzio
ardeva da ogni parte e si scatenava dalle famiglie,
dalle città, dai cam pi, dai luoghi solitari, dai Greci,
dai Giudei, dai governanti, dai governati, dai consan­
guinei, dalla terra, dal m are, dai sovrani, m entre tutti
infierivano l’un l’altro e assalivano più ferocemente di
ogni belva, il beato Paolo, balzando dentro fornaci

65 Cf. Mt. 10, 35; Le. 12, 52-53.


66 Si noti qui, come anche precedentem ente, l’uso, comune,
alla letteratu ra cristiana antica, di designare com e dem oni le divi­
n ità pagane.
Penso che il soggetto sottinteso di questo verbo sia l'autore
degli Atti degli Apostoli.
68 Atti 6, 13; il passo si riferisce alle accuse dei Giudei contro
Stefano.
Quarto Discorso 71

cosi ardenti, stando saldo in mezzo ai lupi e colpito


da ogni parte, non solo non fu sopraffatto, m a anzi li
condusse tu tti alla verità. Potrei parlare, oltre che di
queste, anche di altre lotte più dure: quella dei falsi
apostoli e, ciò che lo angustiava più di tutto, quella
relativa alla debolezza dei suoi, poiché m olti credenti
si perdevano; m a fece fronte anche a ciò. Come, con
quale forza? Dice: «Le nostre arm i non sono carnali,
m a hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze,
distruggendo i ragionam enti e ogni baluardo che si
leva contro la conoscenza di D io»69. Per questo ogni
cosa veniva m utata e trasform ata rapidam ente.

L ’inarrestabile diffusione della verità

18. Come, quando arde un rogo, le spine, con


m andosi a poco a poco, si tirano indietro, cedono il
posto alla fiam m a e m ondano i cam pi, cosi, quando la
lingua di Paolo parlava e assaliva tutto con più ardo­
re del fuoco, ogni cosa si tirava indietro e cedeva: i
culti dei demoni, le feste, le assemblee solenni, i co­
stum i tradizionali, le leggi corruttrici, l’ira delle popo­
lazioni, le m inacce dei tiranni, le insidie dei connazio­
nali, le m alvagità dei falsi apostoli. Anzi come, quan­
do si levano i raggi del sole, le tenebre vengono scac­
ciate, le belve si nascondono e si rintanano, i briganti
fuggono, gli assassini si rifugiano nelle caverne, i p ira­
ti si ritirano, i violatori di tom be si allontanano, gli
adulteri, i ladri, gli scassinatori, essendo sul punto di
essere sm ascherati dai raggi del sole, se ne vanno lon­
tano da qualche parte e spariscono, e tutto diventa di­
stinto e chiaro, terra e m are, perché i raggi del sole il­

69 2 Cor. 10, 4-5.


72 Giovanni Crisostomo

lum inano tutto dall’alto, le distese d’acqua, i monti, le


cam pagne, le città, cosi anche allora all’apparire del­
l'annuncio evangelico, che Paolo ovunque dissem ina­
va, l’errore veniva scacciato, ritornava la verità, il
grasso e il fumo dei sacrifici, i cem bali e i tim pani, le
ubriachezze e le gozzoviglie, le dissolutezze, gli adul­
teri e gli altri vizi che non è bene nem m eno nom ina­
re, le cerim onie praticate nei tem pli degli idoli cessa­
vano e si esaurivano, sciogliendosi come cera al fuoco,
consum andosi come paglia ad opera della fiam m a. In­
vece la lum inosa fiam m a della verità si levava splen­
dente e alta fino al cielo stesso, innalzata proprio da
ciò che le si opponeva e increm entata per mezzo di
ciò che la ostacolava; non im pedivano il suo corso e il
suo slancio incontenibile né i pericoli, né la tirannide
di un’inveterata consuetudine, né la forza di usi e leg­
gi tradizionali, né la difficoltà ad accogliere l’insegna­
m ento dei precetti (evangelici), né nient’altro di quan­
to è stato detto.
19. Perché com prenda la grandezza di que
evento, m inaccia i Greci, non dico di pericoli, di m or­
te, di fame, m a di una piccola perdita di danaro, e li
vedrai subito trasform ati. Non cosi però era della no­
stra religione, ma, sebbene tu tti fossero fatti a pezzi,
trucidati, com battuti ovunque e in svariati modi, dive­
niva più fiorente. E perché parlare dei Greci di ora,
vili e spregevoli? Facciamo entrare in scena quelli che
un tem po furono oggetto di am m irazione, divenuti ce­
lebri per la filosofia, Platone, D iagora70, quello di Cla-
zom ene71 e m olti altri di questo genere; vedrai allora
la potenza dell’annuncio evangelico. Dopo che Socrate

70 Diagora di Melo fu un poeta e filosofo del V sec. a.C.


71 A nassagora (V sec. a.C.) introdusse la filosofia ad Atene al
tem po di Pericle, di cui fu am ico e m aestro; accusato di em pietà,
si ritirò a Lam psaco. R estano alcuni fram m enti della sua opera
Sulla natura.
Quarto Discorso 73

ebbe bevuto la cicuta, alcuni se ne andarono a Mega-


ra, tem endo che capitasse a loro la stessa cosa; altri
persero p atria e libertà e non ebbero la meglio su nes­
sun altro, tranne che su una sola d o n n a72. Il filosofo
di Cizio73 poi ha lasciato il governo dello Stato nei
suoi sc ritti74 ed ha cosi term inato la sua vita. Eppure
allora non c’era alcun ostacolo né pericolo; non erano
ignoranti, m a anzi abili nel parlare, avevano abbon­
danza di danaro, la loro p atria era celebrata da tutti:
non ebbero però alcuna influenza. Cosi infatti è l’erro­
re: anche se nulla lo turba, crolla; cosi è la verità: an­
che se m olti la com battono, si rinvigorisce.

Paolo strumento dell'azione benefica divina

20. Lo proclam a la stessa verità dei fatti, se


che ci sia bisogno di discorsi né di parole, poiché da
ogni luogo levano la voce il mondo, le città, i cam pi,
la terra, il mare, i luoghi abitati e disabitati, le cime
dei monti. Dio infatti non ha escluso dai suoi benefici
nem m eno i luoghi solitari, m a anzi soprattutto que­
s ti75 ha colm ato dei beni che ci ha recati venendo dal
cielo, per mezzo della lingua di Paolo, m ediante la
grazia infusa in lui. Poiché egli m ostrò un impegno
degno di questo dono, la grazia rifulse copiosa; la
m aggior parte dei beni esposti in precedenza è stata
realizzata per mezzo della sua lingua.

72 Si tra tta forse di Diotim a, m enzionata da Socrate nel S im ­


posio platonico, 20 ld.
73 Zenone (IV-III sec. a.C.) fu il fondatore dello stoicismo; dei
suoi scritti restano fram m enti.
74 Crisostomo si riferisce alla Repubblica, una delle opere di
Zenone, citata, fra gli altri, anche da Origene, C. Cels. I, 5 (SCh
132, p. 88).
Il riferim ento è alla vita m onastica.
74 Giovanni Crisostomo

È possibile imitare Paolo

21. Dunque, dal m om ento che Dio ha onorato


tal punto il genere um ano da ritenere degno un solo
uomo di com piere im prese cosi grandi, emuliamolo,
im itiam olo, sforziamoci di divenire come lui anche
noi e non pensiam o che ciò sia impossibile. Non sm et­
terò di dire quanto ho detto spesso: egli aveva un cor­
po come il nostro, si nutriva come noi, aveva la stessa
anim a, m a grande era la sua volontà, magnifico il suo
impegno; è stato questo a renderlo cosi76. Nessuno di­
speri, nessuno si tiri indietro; se disponi la tu a mente,
nulla ti im pedirà di ricevere la m edesim a grazia. Dio
infatti non fa preferenze di persone77, è lo stesso che
lo ha creato e che ha condotto te alla vita; come è il
suo Signore, cosi è anche il tuo, e come lo ha esaltato,
cosi vuole dare la corona anche a te. Offriamo noi
stessi e purifichiam oci, perché riceviam o anche noi la
grazia in abbondanza e conseguiamo i medesimi beni,
m ediante la grazia e la bontà di nostro Signore Gesù
Cristo, al quale è la gloria e la potenza nei secoli dei
secoli. Amen.

76 Anche qui Crisostomo pone l’accento sulla proàiresis, su cui


cf. la n. 17.
77 Cf. Atti 10,34; Rom. 2, 11.
QUINTO DISCORSO

La condizione mortale non è di ostacolo per la virtù

1. Dove sono ora quelli che accusano la m ort


dicono che questo corpo passibile e corruttibile è loro
di ostacolo per la virtù? Apprendano i m eriti di Paolo
e pongano fine a questa perversa calunnia. In che
cosa infatti la m orte ha danneggiato il genere umano?
In che cosa la condizione corruttibile è stata di osta­
colo per la virtù? Pensa a Paolo e vedrai che l’essere
m ortali ci ha anche giovato moltissimo. Se infatti egli
non fosse stato m ortale, non avrebbe potuto dire, anzi
non avrebbe potuto m ostrare ciò che ha detto per
mezzo delle sue opere, vale a dire: «Ogni giorno af­
fronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto
in Cristo G esù » 1. Ovunque ci occorrono anim o e im ­
pegno, e non c’è nulla che ci im pedisca di schierarci
in prim a fila. Paolo non era m ortale? Non era incolto?
Non era povero, non si procurava il nutrim ento con il
lavoro di ogni giorno? Non aveva un corpo soggetto a
tu tte le necessità naturali? Che cosa gli im pedì dun­
que di diventare quello che è diventato? Nulla. Nes­
sun povero quindi si scoraggi, nessun incolto ne provi
dispiacere, nessuna persona dappoco sia angustiata,

1 1 Cor. 15, 31.


76 Giovanni Crisostomo

m a solo coloro che hanno un anim o fiacco e uno spi­


rito privo di vigore. Il solo ostacolo alla virtù è rap ­
presentato dalla m alvagità d'anim o e dalla debolezza
di carattere, e da nient’altro. Ciò è reso evidente da
questo b eato 2 che ora ci ha riu n iti3; come infatti la si­
tuazione in cui versava non lo ha danneggiato affatto,
cosi la condizione opposta non ha giovato in nulla ai
pagani, né abilità oratoria, né abbondanza di ricchez­
ze, né distinzione di stirpe, né grandezza di fama, né
essere al potere.
2. Perché parlare degli uom ini? Anzi, fino a qu
do dovrò lim itare il discorso alla terra, m entre è pos­
sibile parlare delle potenze celesti, dei Principati, del­
le Potestà, dei dom inatori del m ondo di tenebra di
questo secolo?4. Di quale u tilità è stato per questi ri­
cevere una n atu ra siffatta? Tutte le potenze non sa­
ranno giudicate da Paolo e da quelli come lui? «Non
sapete — dice — che giudicherem o gli angeli? Quanto
più le cose di questa vita! » 5. Non angustiam oci dun­
que per nient'altro, se non unicam ente per la m alvagi­
tà, né gioiamo e rallegriam oci se non esclusivamente
per la virtù. Se la cerchiam o con ardore, niente ci im ­
pedirà di diventare come Paolo.

Grazia e impegno personale

3. Egli divenne cosi non solo in virtù della gra


m a anche dell’im pegno personale, e per effetto della
grazia proprio perché si univa anche l’impegno. En­
tram bi gli elem enti erano al grado più alto: da un

2 Paolo.
3 Per questa espressione, cf. la η. 1 al quarto Discorso.
4 Cf. Ef. 6, 12.
5 1 Cor. 6, 3.
Quinto Discorso 77

lato i beni di Dio si riversarono su di lui, dall’altro si


mise in luce la sua volon tà6. Vuoi conoscere i beni di
Dio? I dem oni tem evano le sue v esti7. Ma non mi me­
raviglio di ciò, come neppure del fatto che le m alattie
rifuggirono l’om bra di P ietro 8; mi meraviglio invece
che prim a di ricevere il favore divino, proprio fin dal
punto di partenza, fin dal p rin cip io 9 sia apparso com­
piere queste cose prodigiose. Senza avere questa po­
tenza, senza aver ricevuto l’imposizione delle m a n i10,
fu infiam m ato da un cosi ardente am ore per Cristo
che eccitò contro di sé tu tto il popolo g iu daico11. Ve­
dendosi in cosi grandi pericoli, al punto che la c ittà 12
era assediata, si lasciò calare da una finestra per il
m u ro 13 e, dopo che fu fatto scendere, non si lasciò
prendere da indecisione, viltà o paura, m a gliene deri­
vò un im pegno maggiore. Cedendo di fronte ai perico­
li per un prudente adattam ento alle circostanze, senza
cedere invece a nessuno nell’insegnam ento14, al con­
trario afferrava la croce e le andava dietro; eppure
aveva ancora sotto gli occhi l’esempio di Stefano e ve­
deva i Giudei che, più di tutti, fremevano di ucciderlo
e desideravano gustare le sue stesse carni. Non si get­
tava sui pericoli senza alcun riguardo, né d’altra parte
si svigoriva evitandoli. Amava fortem ente la vita pre­

6 Si noti l’equilibrio con cui anche in questo passo Crisosto­


mo m ette in evidenza la cooperazione in Paolo tra grazia e volon­
tà personale.
7 Cf. Atti 19, 12.
8 Cf. Atti 5, 15.
9 Cioè fin dal m om ento della conversione e del battesim o,
p rim a di ricevere i doni divini straordinari che gli sarebbero stati
conferiti successivam ente.
10 Cf. Atti 13,3 (im posizione delle m ani su B arnaba e Saulo
p rim a di essere inviati in missione).
11 Cf. Atti 9, 23.
12 Damasco.
13 Cf. Atti 9, 24-25; 2 Cor. 11, 32-33.
14 Cf. Gal. 2, 5.
78 Giovanni Crisostomo

sente per il vantaggio che ne derivava e la disprezza­


va fortem ente per la saggezza che gli veniva dal di­
sprezzo, o per la prem ura di andarsene da G esù15.

Molteplicità degli atteggiamenti di Paolo

4. Lo dico sem pre di lui e non sm etterò m ai


dirlo: nessuno, trovandosi davanti a prospettive oppo­
ste, le ha affrontate entram be con tan ta cura, nessuno,
neppure coloro che sono assai attaccati alla vita pre­
sente, l’ha tanto desiderata, nessuno, neppure coloro
che non si curano m inim am ente della morte, l'h a tan ­
to d isp rezzata16. Egli era cosi im m une da ogni passio­
ne e non era attaccato a nessuna delle realtà presenti,
m a in ogni caso tem perava i suoi desideri con la vo­
lontà di Dio; ora dice che la vita è più necessaria del­
l’essere con Cristo ed incontrarsi con l u i17, ora che
essa è cosi pesante e penosa, al punto da gemere e
aspirare ad essere sciolto dal co rp o 18. Desiderava in­
fatti solo quanto gli recava vantaggio conformemente
al progetto divino, quand’anche avvenisse che ciò si
opponesse ai suoi precedenti desideri. Il suo atteggia­
m ento era vario e m ultiform e; non simulava, non sia
mai!, m a diveniva tutto ciò che richiedeva la necessità
dell'annuncio evangelico e della salvezza degli uomini,
im itando anche in questo il suo Signore.

15 Cf. Fil. 1, 23-24. Spesso in questi DiscorsiCrisostomo fa r


ferim ento a tale passo p er m ostrare il duplice desiderio di Paolo,
da un lato di lasciare la vita p er unirsi a Cristo, dall’altro di re­
stare in questo m ondo p er il bene dei fratelli.
16 Cioè la vita.
17 Cf. Fil. 1, 24.
18 Cf. Fil. 1, 23; 2 Cor. 5, 4.
Quinto Discorso 79

M olteplicità delle m anifestazioni di Dio

5. Dio infatti si manifestò anche come uom


quando questa manifestazione era necessaria, e un
tem po anche nel fuoco, quando la circostanza lo ri­
chiedeva19; apparve ora sotto le sem bianze di un sol­
dato a rm a to 20, ora in form a di vecchio21, ora in una
b rezza22, ora come v ian d an te23, ora realm ente come
uomo, e non rifiutò nem m eno di m o rire24. Quando
dico: "era necessario”, nessuno pensi che tale espres­
sione indichi effettivam ente una necessità, m a che
questa si riferisce soltanto al suo am ore per gli uom i­
n i25. A volte (Dio) siede su un tro n o 26, a volte sui Che­
ru b in i27. Faceva tutto ciò secondo il piano che aveva
stabilito; perciò diceva per mezzo del profeta: «Ho
m oltiplicato le visioni e mi sono fatto simile (agli uo­
mini) per mezzo dei profeti » 28.

Paolo sulle orme del suo Signore

6. Cosi anche Paolo, che im itava il suo Signo


non avrebbe potuto essere accusato, ora divenendo
come un giudeo, ora come uno che è senza legge29.

19 Cf. Es. 3, 2ss.


20 Cf. Gios. 5, 13.
21 Cf. Dan. 7, 9.
22 Cf. 1 Re 19, 12.
23 Cf. Gen. 18, lss.
24 II riferim ento è naturalm ente a Cristo.
25 Crisostomo m ette in luce la libertà dell’agire divino, non
vincolato d a necessità.
26 Cf. Is. 6, 1 ss.
27 Cf. 1 Sam . 4, 4.
28 Os. 12, 11 secondo il testo dei LXX.
29 Cf. 1 Cor. 9, 20-21.
80 Giovanni Crisostomo

Ora osservava la legge, ora non se ne curava, a volte


era attaccato alla vita presente, a volte la disprezzava;
ora chiedeva d a n a ro 30, ora rifiutava anche ciò che gli
veniva d a to 31, faceva sacrifici e si ra sa v a 32, e d’altra
p arte anatem atizzava coloro che lo facevano33, ora
praticava la circoncisione34, ora la respingeva35. Tali
com portam enti erano opposti, m a il disegno e l’inten­
zione da cui scaturivano erano del tu tto conseguenti e
in arm onia con se stessi. Una sola cosa infatti cerca­
va: la salvezza di coloro che lo ascoltavano e vedeva­
no. Perciò ora esaltava la legge, ora la elim inava. Non
solo infatti in ciò che faceva, m a anche in ciò che di­
ceva il suo atteggiam ento era vario e multiform e; non
cam biava parere né diveniva diverso da quello che
era, m a rim aneva cosi e adattava alle necessità del
m om ento ciascuno dei com portam enti di cui si è p ar­
lato. Non biasim arlo dunque per questo, m a proprio
per questo invece esaltalo e onoralo al più alto grado.
7. Anche per quanto riguarda il medico, quan
lo vedi ora cauterizzare, ora far sviluppare (il male),
ora avvalersi del ferro, ora di un farmaco, a volte in­
terdire all’inferm o cibi e bevande, a volte perm ettergli
di farne uso a sazietà, a volte coprirlo da ogni parte,
a volte, quando quello stesso m alato è riscaldato, pre­
scrivergli di bere una coppa intera di acqua fredda,
non lo accuserai di essere incostante, di cam biare con­
tinuam ente, m a allora soprattutto ne loderai l’abilità
professionale, vedendola far uso coraggiosam ente di
sistem i che ci sem brano contraddittori e dannosi, e
dare garanzie di sicurezza. Cosi è una persona esperta

30 Come nel caso della colletta p er i poveri della com unità di


G erusalem m e: cf. Rom. 15, 25-26.
31 Cf. Atti 20, 33-35; 1 Cor. 9, 18.
32 Cf. Atti 21, 26.
33 Cf. Gal. 1, 8-9.
34 Cf Atti 16, 3.
35 Cf. Gal. 5, 2.
Quinto Discorso 81

della sua arte. Se dunque accettiam o un medico che


ricorre a mezzi opposti, m olto di più occorre esaltare
l’anim a di Paolo, che si com portava in questo modo
con gli infermi. Difatti quelli che sono m alati nell’ani­
m a hanno bisogno di abili trattam en ti non meno dei
sofferenti nel corpo; se ci si accosta ad essi senza cau­
tela, svaniranno tutte le possibilità della loro salvezza.
8. Che c’è da m eravigliarsi se gli uom ini agisc
cosi, dal m om ento che Dio, che può tutto, si serve di
questa regola terapeutica e non sem pre ci tra tta senza
precauzioni? Poiché vuole che siam o buoni volontaria­
m ente e non per necessità e costrizione, ha avuto biso­
gno di stratagem m i, non per sua incapacità, non sia
mai!, m a per la nostra debolezza. A lui infatti è possi­
bile fare solo un cenno, anzi volere solam ente e fare
tutto ciò che vuole; noi, una volta divenuti padroni di
noi stessi, non sopportiam o di obbedirgli in tutto. Se
ci traesse a sé contro la nostra volontà, ci toglierebbe
quello che ci ha dato, intendo dire la libertà di scelta.
Perché dunque non si verificasse questa eventualità,
ha avuto bisogno di m olti accorgim enti. Ho detto que­
sto non senza motivo, m a a causa della varietà degli
atteggiam enti del beato Paolo e della sua saggezza;
sicché, quando lo vedi fuggire i pericoli, am m iralo
ugualm ente come quando lo vedi andare incontro ad
essi, perché come quest’ultim o com portam ento è indi­
zio di coraggio, cosi il prim o lo è di saggezza. Quando
lo vedi far risuonare forte la sua voce, am m iralo
ugualm ente come quando lo vedi agire con m odera­
zione; come infatti questo atteggiam ento è segno di
um iltà, cosi quello lo è di grandezza d’animo. Quando
lo vedi vantarsi, am m iralo ugualm ente come quando
lo vedi respingere gli elogi; difatti quest’ultim o com­
portam ento è proprio di un’indole senza superbia,
m entre il prim o atteggiam ento è proprio di chi ha af­
fetto e am ore per gli uomini, perché agiva cosi avendo
cura della salvezza delle m oltitudini.
82 Giovanni Crisostomo

Assenza di orgoglio in Paolo

9. Perciò diceva: «Se siam o stati fuori di senno,


era per Dio; se siam o assennati, è per voi » 36. Nessun
altro infatti aveva tante occasioni p er cadere nell’in­
sensatezza, nessun altro era cosi im m une da vanaglo­
ria. Considera: «La scienza gonfia»37; tu tti potrem m o
dirlo con lui. Tanto grande era in lui la scienza, quan­
to m ai fu in nessun uom o del passato; tuttavia non si
lasciò m uovere da orgoglio, m a anche in ciò era m isu­
rato. Per questo dice: «La nostra conoscenza è im per­
fetta e im perfetta la nostra profezia»38, e poi: «Fratel­
li, non ritengo ancora di essere giunto (alla perfezio­
n e )» 39; inoltre; «Se qualcuno crede di sapere qualche
cosa, non ha ancora conosciuto n u lla » 40. Anche il di­
giuno gonfia d’orgoglio; lo m anifesta il fariseo dicen­
do: «Digiuno due volte la settim a n a» 41. Ma Paolo,
non digiunando, anzi soffrendo la fame, si definiva un
ab o rto 42.
10. Perché parlare di digiuno e di scienza, dal
m om ento che aveva con Dio incontri tanto sublim i e
continui, quanto non ebbe nessuno tra i profeti né tra
gli apostoli, e anzi si um iliava per questo?43. Non mi
venire a parlare degli incontri di cui ha scritto; infatti
li ha tenuti nascosti per la m aggior parte e non li ha
riferiti tutti, per non procurarsi una grande gloria, né
li ha taciuti tutti, per non aprire la bocca ai falsi apo­
stoli. N ulla faceva sconsideratam ente, m a tutto con

36 2 Cor. 5, 13.
37 1 Cor. 8, 1.
38 1 Cor. 13, 9.
39 Fil. 3, 13.
40 1 Cor. 8, 2.
41 Le. 18, 12.
42 Cf. 1 Cor. 15, 8.
43 Cf. 2 Cor. 12, lss.
Quinto Discorso 83

una motivazione giusta e ragionevole; perseguiva


obiettivi opposti con tan ta saggezza da ricevere ovun­
que i medesim i elogi. Quello che voglio dire è questo:
è cosa m olto buona non dire nulla di grande di se
stessi; egli però lo faceva cosi a proposito, da essere
lodato più per le sue parole che per il suo silenzio. Se
non avesse agito cosi, sarebbe stato messo sotto accu­
sa più di coloro che si lodano fuori luogo; se infatti
non si fosse v an tato 44, avrebbe rovinato e perduto tu t­
to e avrebbe risollevato le sorti degli avversari. A tal
punto sa cogliere ovunque il mom ento opportuno e
fare con retta intenzione anche ciò che è vietato, e con
tan ta utilità, da essere stim ato per questo com porta­
mento non meno che per l'osservanza delle prescrizio­
ni. Paolo, vantandosi, si fece onore più di qualsiasi al­
tro che avesse tenuti nascosti i propri m eriti; nessuno
infatti ha com piuto tanto bene tenendo nascosti i pro­
pri m eriti, quanto egli m anifestandoli.
11. Ciò che si deve am m irare ancora di più
fatto che non soltanto egli li ha m anifestati, m a anche
che si è ferm ato a quanto era necessario. Infatti non
perché la circostanza gli offrisse una grande sicurezza,
agiva senza m isura, m a sapeva fino a che punto dove­
va procedere. E non si lim itò neppure a questo, ma,
in modo da non corrom pere gli altri né da m etterli
nella condizione di elogiarsi senza motivo, chiam a
stolto anche se stesso45; lo fece difatti poiché la neces­
sità lo esigeva, dal m om ento che era verisimile che gli
altri, guardando a lui, si valessero del suo esempio su­
perficialm ente e sconsideratam ente. Questo si verifica
anche nel caso dei medici; spesso infatti quel farm aco
che l’uno ha applicato a proposito, l’altro, applicando­
lo inopportunam ente, danneggia e ostacola l’efficacia
del farmaco.

44 Cf. 2 Cor. capp. 1 1 -1 2 .


45 Cf. 2 Cor. 11, 16-17.
84 Giovanni Crisostomo

12. Perché non si verifichi ciò anche in questo


caso, osserva quanto grande sia la precauzione46 di
cui si avvale quando sta p er vantarsi, cercando di sot-
trarvisi non una né due, m a molte volte. Dice: «Oh, se
accettaste di sopportare un po’ di stoltezza da parte
m ia !» 47; e ancora: «Quello che dico, non lo dico se­
condo il Signore, m a come da stolto... Però in quello
in cui qualcuno osa vantarsi nella stoltezza, lo oso an­
ch’io » 48. Dopo aver detto tanto, non si è lim itato a
ciò, m a di nuovo, in procinto di passare agli elogi, na­
sconde se stesso dicendo: «Conosco un u o m o » 49, e an­
cora: «Di lui mi vanterò, di me stesso invece non mi
v an terò » 50; e dopo tutto ciò: «Sono diventato pazzo;
m a siete voi che mi ci avete co stretto » 51. Chi dunque,
vedendo quel santo, sotto l'incalzare di una necessità
cosi urgente, esitare e indietreggiare davanti alla pro­
spettiva di dire qualcosa di grande nei suoi confronti,
come un cavallo che arriva su di un precipizio e re­
calcitra continuam ente, chi dunque, p u r dovendo re­
golare questioni cosi im portanti, sarebbe tanto stolto e
del tutto insensibile da non fuggire ciò con tu tte le
proprie forze e andarvi incontro solo costrettovi dalle
circostanze?

Pedagogia paolina

13. Vuoi che m ostri anche un altro aspetto di tale


suo atteggiam ento? Ciò che m eraviglia è il fatto che

46 Per l’uso della prodiòrthosis da parte di Paolo, cf. F. Blass -


A. D ebrunner, Grammatica del greco del Nuovo Testamento, ed. it.,
Brescia 1982, p. 606.
47 2 Cor. 11, 1.
48 2 Cor. 11, 17.21.
49 2 Cor. 12, 2.
50 2 Cor. 12, 5.
51 2 Cor. 12, 11.
Quinto Discorso 85

non si contentava della sua coscienza52, m a ci inse­


gnava anche come si doveva affrontare ciascuna di
queste situazioni, non preparando solo per sé una di­
fesa in base alla necessità delle circostanze, m a am ­
m aestrando anche gli altri in modo che, capitando
l’occasione, non rifuggissero da un sim ile com porta­
mento, né d’altra parte lo ricercassero inopportuna­
mente. M ediante le sue parole, diceva press’a poco
cosi: è un grande m ale parlare di se stessi in term ini
elevati e tali da suscitare am m irazione; è un’estrem a
follia, mio caro, adom arsi di elogi senza che incalzi
una necessità e una necessità cogente. Questo non è
parlare secondo il Signore, m a piuttosto una dim o­
strazione di follia, e ci vanifica tu tta la ricompensa,
frutto di m olti sforzi e fatiche. A tu tti espose tu tti que­
sti argom enti e ancora di più, per mezzo dei quali
cercò di sottrarsi (agli elogi) anche sotto l’urgenza del­
la necessità. Quel che è più notevole è che nem meno
in caso di necessità manifestò in pubblico tu tti i suoi
m eriti, m a ne occultò la m aggior parte e i più grandi.
«Verrò — dice — alle visioni e alle rivelazioni del Si­
gnore... evito però (di vantarm i) perché nessuno mi
giudichi di più di quello che vede o sente da m e » 53.
Diceva questo am m aestrando tu tti a non presentare e
m anifestare in pubblico, neppure in caso di necessità,
tutto ciò di cui siam o consapevoli, m a ciò che è utile
a coloro che ascoltano.

Gli esempi di Samuele e di David

14. Si veda anche il caso di Samuele; non è in


ti sconveniente ricordarsi anche di quel santo, perché

52 Cf. 1 Cor. 4 ,4 .
53 2 Cor. 12, 1.6.
86 Giovanni Crisostomo

è ancora a nostro vantaggio che si verifica l’elogio.


Anch’egli una volta si vantò e m anifestò le proprie
virtù, m a quali? Quelle che erano di u tilità per gli
asco ltatori54. Non fece un lungo discorso sulla castità
né sull’um iltà né sul non serbare rancore per le offese,
m a su che cosa? Su ciò che doveva apprendere soprat­
tu tto il re di allora, vale a dire la giustizia e l’avere le
m ani pulite da do n ativ i55. Anche David a sua volta,
quando si vanta, si vanta di ciò che poteva correggere
l’uditore; infatti non ha p arlato di alcun’altra virtù,
m a ha fatto riferim ento all’orso e al leone56, e a nien­
te altro. Spingere il discorso troppo in là sarebbe stato
proprio di una persona am biziosa e vanitosa, m entre
dire quanto sarebbe stato indispensabile per la neces­
sità presente, era proprio di una persona benevola e
che vedeva ciò che è utile ai più; cosi ha agito anche
Paolo. E ra accusato infatti di non essere un apostolo
autentico e di non avere alcun potere. Dunque era ne­
cessario, a causa di tali accuse, ricorrere a quegli a r­
gomenti che dim ostrassero soprattutto la sua dignità.
15. Vedi in quanti modi ha insegnato a ch
ascoltava a non vantarsi senza motivo? Innanzitutto,
col m ostrare che l’aveva fatto per necessità; in secon­
do luogo, col qualificare anche se stesso come stolto e
con lo scusarsi più volte; in terzo luogo, non dicendo
tutto, m a nascondendo i m eriti più im portanti, e per
di più in caso di necessità; in quarto luogo,"'insinuan­
dosi in un altro personaggio e dicendo: «Conosco un
u o m o » 57; in quinto luogo, non palesando pubblica­
mente ogni altra virtù, m a quella parte che so p rattu t­
to richiedeva la circostanza presente.

54 Cf. 1 Sam . 12, 1-5.


55 Nel senso cioè di non lasciarsi corrom pere.
56 Cf. 1 Sam . 17, 34-37: p er convincere Saul a lasciarlo com ­
battere contro Golia, David ricorda la sua difesa vittoriosa del
gregge del pad re contro l’orso e il leone.
57 2 Cor. 12,2.
Quinto Discorso 87

Opportuna durezza di Paolo

16. Si com portava cosi non solo nel vantarsi, m a


anche nel trattare con durezza. Certamente trattare
con durezza un fratello era vietato, m a anche in que­
sto caso il suo atteggiam ento fu cosi conveniente che
egli venne apprezzato più di coloro che tributano elo­
gi. Perciò, p u r chiam ando i Galati «insensati» non
solo una, m a due volte58, e i Cretesi «ventri pigri, cat­
tive b estie» 59, anche da ciò trae motivo di celebrazio­
ne. Ci ha dato infatti una norm a e una regola di com­
portam ento, in modo da non trattare con riguardo co­
loro che sono trascurati nei confronti di Dio, m a da
usare un linguaggio piuttosto pungente. Egli è m isura­
to in ogni frangente; per questo era apprezzato in tu t­
to quello che faceva e diceva, trattan d o con durezza e
lodando, respingendo e trattan d o con riguardo, innal­
zandosi e m oderandosi, vantandosi e proclam andosi
infelice. Perché m eravigliarsi se la durezza e il vitupe­
rio sono apprezzati, dal m om ento che lo sono stati an­
che l’omicidio, l’inganno, la frode sia nell'Antico che
nel Nuovo Testam ento?60.
17. Esam inando accuratam ente tutto ciò, am m i­
riam o Paolo, glorifichiamo Dio e com portiam oci cosi
con lui, per conseguire anche noi i beni eterni, me­
diante la grazia e la bontà di nostro Signore Gesù Cri­
sto, al quale è la gloria e la potenza ora e sempre, nei
secoli dei secoli. Amen.

58 Cf. Gal. 3, 1.3.


59 Cf. Tit. 1, 12.
60 Se questa osservazione può valere p er alcuni episodi del­
l'Antico Testam ento, appare m eno pertinente in riferim ento al
Nuovo, nel cui am bito si può tu tt'a l più ricordare la parabola del­
l’am m inistratore infedele e le espressioni di elogio nei suoi con­
fronti (Le. 16, 8).
SESTO DISCORSO

Paolo seppe dominare tensioni e paure

1. Volete che oggi, miei cari, tralasciando i gra


e meravigliosi m eriti di Paolo, esponiam o ciò che
sem bra, per alcuni, offrire un appiglio (contro di lui)?
Vedremo infatti che anche tali aspetti non lo rendono
meno grande e splendido di quei m eriti. Che cos’è
dunque che offre appiglio? Lo si è visto una volta, si
potrebbe dire, aver p au ra delle percosse; in effetti lo
si è visto, quando l’ebbero legato con le cin g h ie1, e
non solo allora, m a anche un’altra volta nel caso della
com m erciante di p o rp o ra2, quando sollevò delle diffi­
coltà a coloro che volevano farlo uscire di prigione3.
Agiva cosi per provvedere a nient’altro che alla pro­
p ria sicurezza e per non ricadere rapidam ente nelle
medesime situazioni. Che potrem m o dire? Che nulla
lo m ostra cosi grande e meraviglioso come quanto è

1 Cf. Atti 22, 25.


2 Cf. Atti 16, 14; si tra tta di Lidia che si converti al cristiane­
sim o con tu tta la sua fam iglia in seguito alla predicazione di Pao­
lo a Filippi.
3 Cf. Atti 16, 35-39,ove si n a rra della scarcerazione di Paolo a
Filippi e della sua protesta p er essere stato percosso e im prigiona­
to senza processo, nonostante fosse cittadino rom ano. In questa
circostanza Paolo pretese le scuse ufficiali dei m agistrati locali.
Sesto Discorso 89

stato detto, poiché, pur avendo un’anim a siffatta, né


tem eraria né dissennata, e un corpo che si ritraeva
cosi davanti alle percosse e tem eva la sferza, non
meno delle potenze incorporee disprezzo tutto ciò che
sem bra essere spaventoso, quando la circostanza lo ri­
chiedeva. Quando lo vedi teso e timoroso, ricordati di
quelle parole, per mezzo delle quali oltrepassò i cieli e
gareggiava con gli angeli, dicendo: «Chi ci separerà
dall’am ore di D io4? Forse la tribolazione, l’angoscia,
la persecuzione, la fame, il pericolo, la spada? » 5. Ri­
cordati di quelle parole, per mezzo delle quali afferma
che queste realtà non sono nulla: «Infatti il m om enta­
neo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura
una q uantità sm isurata ed eterna di gloria, perché noi
non guardiam o le cose visibili, m a quelle invisibili»6.
Aggiungi a ciò le tribolazioni quotidiane, i pericoli di
m orte che affrontava ogni giorno; riflettendo a questo,
am m ira Paolo e non disperare più di te stesso.
2. Proprio quella che sem bra essere debole
della n atu ra è la prova più grande della sua virtù,
perché era cosi p u r non essendo im m une dalle neces­
sità comuni. Poiché infatti la gran quantità dei perico­
li avrebbe indotto in m olti questa opinione e forse
avrebbe fatto sospettare che era cosi grande in quanto
superiore alla condizione um ana, per questo fu con­
sentito che soffrisse, affinché si im parasse che, p u r es­
sendo una persona com une secondo la natura, riguar­
do alla volontà non solo era al di sopra dei più, m a
era anche al livello degli angeli. Con un’anim a ed un

4 « Di Cristo » secondo la lezione di alcuni codici, forse da


preferire in quanto, nel com m ento specifico a questo passo di
Rom., Crisostomo lo cita rilevando espressam ente che Paolo dice
«Cristo» e non «Dio», perché gli è indifferente dire Cristo o Dio:
In Rom. hom . 15, 3; PG 60, 544.
5 Rom. 8, 35.
6 2 Cor. 4, 17-18.
90 Giovanni Crisostomo

corpo siffatti7 sosteneva innum erevoli pericoli di m or­


te e non si curava né del presente né del futuro. Per­
ciò pronunciò quelle parole grandi e per m olti incre­
dibili: «Vorrei essere anatem a, separato da Cristo a
vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo
la carne » 8.

Impegno della volontà e aiuto divino

3. Noi potrem m o, se soltanto volessimo, super


ogni resistenza m essa in atto dalla n atu ra con la forza
della volontà. Non c'è nulla di impossibile p er gli uo­
m ini in quanto Cristo ha ordinato; se infatti m ettiam o
tu tto l’im pegno che abbiam o, anche Dio ci dà insieme
m olto aiuto, e cosi diventerem o invincibili davanti al­
l’assalto di ogni avversità. Non è degno di biasim o l’a ­
ver p aura delle percosse, ma, per la p au ra delle p er­
cosse, sottostare a qualcosa di indegno del com porta­
m ento religioso, in modo che la p au ra delle percosse
m ostra colui che rim ane invincibile nelle prove, più
am m irevole di chi non ne ha paura. In questo modo
rifulge m aggiorm ente la volontà, perché aver paura
delle percosse è proprio della natura, m entre non sot­
tostare a nulla di sconveniente per p au ra delle percos­
se dipende dalla volontà che corregge la deficienza
della n atu ra e vince la sua debolezza. Nemmeno l’af­
flizione è motivo di accusa, ma, a causa dell’afflizione,
dire o fare qualche cosa che non piace a Dio. Se io di­
cessi che Paolo non era un uomo, giustam ente mi ad­
durresti le deficienze della natura, p er confutare cosi
il mio discorso; m a se dico e sostengo che era un

7 Cioè come quelli di tu tti gli uom ini; la differenza dunque


consisteva non nella natura, m a nella volontà.
8 Rom. 9, 3.
Sesto Discorso 91

uomo, in niente superiore a noi riguardo alla natura,


m entre divenne m igliore riguardo alla volontà, invano
mi presenti queste obiezioni, anzi non invano, m a a
favore di Paolo. Infatti in virtù di esse dim ostri quan­
to grande egli fosse, perché, p u r trovandosi in una na­
tu ra siffatta, fu più forte di essa. Non solo lo esalti,
m a chiudi anche la bocca a quelli che si sono perduti
d’animo, non consentendo ad essi di rifugiarsi dietro
la superiorità della sua natura, m a spingendoli invece
all’im pegno che deriva dalla volontà.

Carenze della natura e forza di volontà

4. Ma, si potrebbe dire, non ebbe pau ra qual


volta anche della morte? Anche questo atteggiam ento
è proprio della natura. Tuttavia egli stesso che temeva
la m orte diceva a sua volta: «In realtà quanti siam o
in questa te n d a 9, sospiriam o come sotto un peso » 10; e
ancora: «Anche noi gem iamo in terio rm en te» 11. Vedi
come ha presentato la forza che deriva dalla volontà
quale contrappeso della debolezza della natura? Infat­
ti anche m olti m artiri spesso, in procinto di essere
condotti al supplizio, im pallidirono e furono pieni di
pau ra e di angoscia; però proprio per questo sono so­
p rattu tto degni di am m irazione, perché, p u r tem endo
la morte, non l’hanno fuggita a causa di Gesù. Cosi
anche Paolo, p u r tem endo la morte, non rifiuta nep­
pure la geenna per am ore di G esù12, e, p u r trepidando
al pensiero della propria fine, desidera essere sciolto

9 Cioè il corpo.
10 2 Cor. 5, 4.
11 Rom. 8, 23.
12 II riferim ento è ancora una volta a Rom. 9, 3.
92 Giovanni Crisostomo

dal co rp o 13. Non era solo lui a provare ciò, m a anche


il capo degli apostoli, p u r avendo spesso detto di esse­
re pronto a dare la v ita 14, tem eva m olto la morte.
Ascolta che cosa gli dice Cristo parlandogli di questo
argomento: «Q uando sarai vecchio tenderai le tue
mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove
tu non vuoi » 15; si riferisce alla deficienza della n atu­
ra, non della v o lo n tà16.
5. La n atu ra m ostra le sue proprietà anche contro
la nostra volontà, e non è possibile superare tali defi­
cienze, neppure se si vuole e ci si im pegna intensa­
mente; pertanto da questo lato non siam o danneggiati,
anzi siam o am m irati m aggiorm ente. Che motivo d’ac­
cusa è infatti aver p au ra della morte? Quale elogio
non è invece, p u r avendo p au ra della morte, non sot­
tostare ad alcun atteggiam ento m eschino a causa di
tale paura? Non è motivo d'accusa avere una natura
con delle deficienze, m a essere schiavi di queste; sic­
ché chi para l’assalto che deriva da essa con il corag­
gio della volontà, è grande e am mirevole. Cosi m ostra
quanto grande sia la forza della volontà e chiude la
bocca a quanti affermano: "Perché non siam o divenuti
buoni per n atura?” Che differenza c’è che questo si
verifichi per n atu ra o per volontà? Q uanto è m igliore
questa condizione di quella? Per il fatto di procurare
corone e una splendida esaltazione.
6. Ciò che è proprio della natu ra non è forse sal­
do? Ma se vuoi avere una forte volontà, questa condi­
zione è più solida della prim a. Non vedi che il corpo

13 Cf. Fil. 1, 23.


14 Per questi riferim enti a Pietro, cf. Mt. 26, 35; Me. 14, 31; Le.
22, 33; Gv. 13, 37.
15 Gv. 21, 18.
16 Si veda, a questo proposito, l’osservazione di M.-J. Lagran-
ge, Évangite selon saint Jean, Paris 1936, p. 532: « Jésus ne dit pas
que Pierre subirà ce supplice à contre-coeur; il le décrit seulem ent
dans sa nudité?, effroyable à la nature».
Sesto Discorso 93

dei m artiri è trafitto dalla spada e che, m entre la na­


tu ra si ritrae davanti al ferro, la volontà non cede ad
esso né si lascia sopraffare? Dimmi: non vedi che, nel
caso di Abramo, la volontà ebbe il sopravvento sulla
natura, quando gli fu ordinato di sacrificare il figlio17,
e la prim a si manifestò più potente della seconda?
Non vedi che si è verificata la m edesim a situazione
nel caso dei tre giovani? 18. Non ascolti anche la m as­
sim a profana che afferm a che la volontà diventa una
seconda n atu ra in forza dell’abitudine? Anzi potrei
dire che diventa la p rim a 19, come l’ha dim ostrato ciò
che è stato detto in precedenza. Vedi che è possibile
acquisire anche la saldezza della natura, se la volontà
è forte e vigile, e che raccolga m aggiori elogi chi sce­
glie e vuole essere buono più di chi vi è costretto?
7. Questo è bello soprattutto, come quando dice:
«Tratto duram ente il mio corpo e lo trascino in schia­
vitù » 20. Allora soprattutto lo lodo, vedendolo raggiun­
gere la virtù non senza pena, in modo da non essere
motivo di indolenza, per quelli che sarebbero venuti
dopo, la sua (presunta) facilità (nel conseguire la vir­
tù). Quando dice ancora: « Sono crocifisso per il mon­
d o » 21, do la corona alla sua volontà. È possibile infat­
ti, è possibile im itare la forza della n atu ra con il rigo­
re della volontà; se lo proponiam o come l’esempio
stesso della virtù, troverem o che si sforzò di portare le
buone qualità che aveva in conseguenza della volontà,
al livello della saldezza della n a tu ra 22.
8. Soffriva certam ente quando era percosso, ma
non disprezzava i patim enti meno delle potenze incor­

17 Cf. Gen. 22, lss.


18 Cf. Dan. 3, 12ss.
19 N atura; la volontà, m ediante l’abitudine, diventa un tu tt’u-
no con la n atura.
20 1 Cor. 9, 27.
21 Gal. 6, 14.
22 Cioè com e se fossero naturali.
94 Giovanni Crisostomo

poree che non soffrono, come si può apprendere dalle


sue parole che non farebbero ritenere che appartenes­
se alla nostra natura. Quando infatti dice: «Il mondo
è crocifisso per me e io p er il m o n d o » 23, e ancora:
«Non sono più io che vivo, m a Cristo vive in m e » 24,
che altro significa se non che ha abbandonato il corpo
stesso? Che vuol dire, quando dice: «Mi è stata messa
una spina nella carne, un messo di s a ta n a » 25? Nien-
t’altro se non m ostrare che la sofferenza arrivava fino
al corpo; non perché non passasse all’interno, m a per­
ché egli la respingeva e l’allontanava p er la sovrab­
bondanza della sua volontà. E che dire, quando fa
m olte altre afferm azioni più am m irevoli di queste, e
gioisce di essere frustato e si vanta delle sue cate­
n e?26. Che altro si potrebbe dire se non quanto ho det­
to, che cioè afferm are: «Tratto duram ente il mio cor­
po e lo trascino in schiavitù, nel tim ore che, dopo
aver predicato agli altri, non venga io stesso squalifi­
c a to » 27, indica da un lato la debolezza della natura,
m a dall’altro, m ediante quanto ho detto, la nobiltà
della volontà?

Grazia divina e impegno

9. Perciò si trovano entram bi questi aspetti, af


ché né pensi che per le sue grandi virtù appartenesse
ad una n atu ra diversa e non disperi, né condanni
quell’anim a santa per le sue debolezze, anzi al contra­
rio, scacciando in conseguenza di ciò la disperazione,

23 Gal. 6, 14.
24 Gal. 2, 20.
25 2 Cor. 12, 7.
26 Cf. 2 Cor. 11, 24-25; Fil. 1, 12-14.
27 1 Cor. 9, 27.
Sesto Discorso 95

ti volga verso una fiduciosa speranza. Per questo mo­


tivo presenta d’altra parte anche la grazia di Dio in
term ini am plificativi, anzi non in term ini am plificati­
vi, m a con saggezza, perché pensi che nulla viene da
lui. Afferma però anche il suo impegno, perché, attri­
buendo tu tto a Dio, non si trascorra la vita nell'inope­
rosità e n ell'in cu ria28. E troverai rigorosam ente in lui
m isura e regola di tutto.

Severità di Paolo

10. Ma, si potrebbe obiettare, una volta ha an


lanciato la m aledizione su Alessandro, il ra m a io 29. E
questo che significa? Le sue parole non erano dettate
dall’ira, m a dal dolore a motivo della verità; non sof­
friva infatti per se stesso, m a perché egli si opponeva
alla predicazione evangelica: «Si oppone accanita­
m ente — dice — non a me, m a alle nostre parole » 30.
Sicché la maledizione non era soltanto prova del suo
intenso am ore per la verità, m a era anche di incorag­
giam ento per i discepoli. Poiché infatti era naturale
che tu tti rim anessero scandalizzati in quanto coloro
che oltraggiavano la parola di Dio non subivano alcu­
na conseguenza, per questo motivo si esprim e cosi.
Ma un’altra volta im precò anche contro altri indivi­
dui, dicendo: «È proprio della giustizia divina rendere
afflizione a quelli che c i31 affliggono » 32; non desidera­

28 L etteralm ente: «dorm endo e russando».


29 Cf. 1 Tim. 1,20; 2 Tim. 4, 14.
30 2 Tim. 4, 15 che propriam ente dice: «si è opposto accanita­
m ente alle nostre parole».
31 II testo paolino ha hymàs(voì), m entre Crisostomo rip o rta
hemàs(noì).
32 2 Tess. 1, 6.
96 Giovanni Crisostomo

va che quelli fossero puniti, non sia mai!, m a si ado­


perava per confortare quelli che subivamo vessazioni,
e perciò aggiunge: «Sollievo a coloro che sono afflit­
t i » 33. Quando infatti subisce qualcosa di spiacevole,
ascolta con quanta saggezza risponde agli avversari,
dicendo: «Insultati, benediciamo; perseguitati, soppor­
tiamo; calunniati, confortiam o»34. Se poi affermi che
le sue parole o i suoi atti per il bene degli altri erano
dettati da ira, dovresti dire anche che, per effetto del­
l'ira, inveì contro Elim a e lo rese cieco35, e che Pietro
per ira causò la m orte di Anania e S affira36. Ma nes­
suno è cosi insensato e stolto da fare queste afferm a­
zioni. Troviamo m olte altre sue parole e azioni che
sem brano essere dure e che invece m ostrano soprat­
tutto la sua mitezza. Infatti quando consegna a satana
l’incestuoso di C orinto37, lo fa spinto da grande am ore
e da un anim o pieno di affetto, e lo dim ostra anche
nella seconda le tte ra 38. Quando m inaccia i Giudei e
dice: «L’ira è arrivata al colmo sul loro c a p o » 39, non
lo fa perché in preda alla collera — certam ente lo
ascolti pregare continuam ente per essi — m a perché
vuole incutere loro tim ore e renderli più saggi.

Conformità di Paolo all’atteggiamento di Cristo

11. Ma, si potrebbe obiettare, insultò il sace


t e 40 dicendo: «Dio ti percuoterà, m uro im bianca­

33 2 Tess. 1,7.
34 1 Cor. 4, 12-13.
35 Cf. Atti 13, 9-11.
36 Cf. Atti 5, 5.10.
37 Cf. 1 Cor. 5, 3-5.
38 Ai Corinti: cf. 2 Cor. 2, 6-8. Si veda la n. 25 al terzo Di­
scorso.
39 1 Tess. 2, 16.
40 Anania, som m o sacerdote.
Sesto Discorso 97

to !» 41. So che alcuni, per difenderlo da questa accusa,


dicono che le sue parole erano una profezia. Non con­
testo questa affermazione, perché questo fatto è acca­
duto ed egli è m orto cosi42. Ma se un avversario più
acuto obiettasse e, facendo un’analisi più minuziosa,
replicasse dicendo: "Anche se fosse una profezia, per­
ché (Paolo) si giustificò dicendo: Non sapevo che è il
sommo sacerdote’’43?, potrem m o rispondere che (lo
fece) per am m aestrare gli altri ed esortarli a com por­
tarsi in modo conveniente nei confronti delle autorità,
come faceva anche Cristo. Dopo aver detto nei con­
fronti degli scribi e dei farisei tu tto quanto aveva da
d ire 44, dice: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli
scribi e i farisei; tutto ciò dunque che vi dicono di
fare, fatelo » 45. Cosi anche in questo caso Paolo al tem ­
po stesso salvaguardò la dignità (del sommo sacerdo­
te) e preannuncio quanto sarebbe accaduto.

Rigore nella sequela di Cristo

12. Se poi si è separato da G iovanni46, anche q


sta m isura corrispondeva alla cura per la predicazione
evangelica. È necessario che colui al quale è stato affi­
dato questo servizio, non sia debole né si tiri indietro,
m a sia forte ed energico e non affronti questa bella

41 Atti 23, 3.
42 Anania fu assassinato nel 66, all’inizio della guerra giudaica
contro i Rom ani.
43 Atti 23,5.
44 L etteralm ente: «cose dicibili e indicibili».
45 Mt. 23, 2-3.
46 Si tra tta di Giovanni, detto Marco, che Paolo rifiutò di
prendere con sé in occasione del suo secondo viaggio m issionario,
perché precedentem ente in Panfilia lo aveva lasciato ed era rito r­
nato a G erusalem m e; per questa vicenda, cf. Atti 13, 13 e 15, 38.
98 Giovanni Crisostomo

im presa se non è disposto ad esporre innum erevoli


volte la propria vita alla m orte ed ai pericoli, come
dice anche Cristo stesso: «Se qualcuno vuole venire
dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua»47. Chi non ha queste disposizioni, tradisce
m olte altre persone; è più utile standosene inoperoso e
per conto suo piuttosto che facendosi avanti ed accet­
tando un peso più grande delle sue forze, perché rovi­
na se stesso e quelli affidati a lui. Non è assurdo che,
m entre chi ignora l’arte del pilota e la lotta contro i
marosi, rifiuta di m ettersi al tim one anche se innum e­
revoli persone cerchino di costringerlo, chi invece va a
predicare il Vangelo affronti questa im presa superfi­
cialm ente e alla leggera e accetti sconsideratam ente
un com pito che può procurare innum erevoli morti?
Né il pilota, né chi com batte contro le belve, né chi
sceglie di lottare corpo a corpo48, né alcun altro deve
avere l’anim o cosi disposto ad affrontare m orti e ucci­
sioni, come chi si fa carico della predicazione evange­
lica. Difatti i pericoli sono più grandi, gli avversari
più duri, e tali torm enti non si affrontano per obietti­
vi di poco conto. Il cielo è la ricom pensa, la geenna è
il castigo per i peccatori; si tra tta della rovina o della
salvezza dell’anim a. Deve essere cosi disposto non
solo chi si fa carico della predicazione evangelica, m a
anche sem plicem ente il credente; a tu tti è prescritto
di prendere la croce e di seguire (Cristo), e se lo è per
tutti, m olto di più lo è per i m aestri e i pastori, di cui
faceva parte allora anche Giovanni, detto M arco49.
Perciò giustam ente fu scarta to 50, perché egli, dopo es­
sersi schierato proprio sul fronte della linea di b atta­

47 Mt. 16, 24: Me. 8, 34; cf. Le. 9, 23.


48 Nel senso cioè di fare il gladiatore.
49 Cf. Atti 12, 12.25; 15,37. Secondo Col. 4, 10 questo perso­
naggio era cugino di B arnaba.
50 Cf. Atti 15,38.
Sesto Discorso 99

glia, si era com portato con grande debolezza; p er que­


sto motivo Paolo lo allontanò, in modo che la sua in­
dolenza non svigorisse la loro corsa.

Funzione della collera

13. Se poi Luca dice che ci fu disaccordo tra


loro 51, non pensare che questo sia un motivo di accu­
sa, perché non è grave essere in disaccordo, m a esser­
lo in modo irragionevole e senza alcun giusto motivo.
Sta scritto: «La collera ingiusta non an d rà im puni­
t a » 52; non si p arla sem plicem ente di collera, m a di
quella ingiusta. Dice Cristo d’altra parte: «Chi si adi­
ra con il proprio fratello senza m o tivo»53; non dice
semplicem ente: chi si adira. E il profeta afferma: «Ir­
ritatevi e non peccate » 54. Se infatti non ci si dovesse
avvalere di questo im pulso 55, neppure se la circostan­
za lo richiedesse, si troverebbe in noi invano e senza

51 Cf. Atti 15, 39; a causa della questione relativa a Giovanni-


Marco, il dissenso tra Paolo e B am ab a fu tale che si separarono:
il prim o p a rti per conto suo dopo aver scelto Sila, m entre il se­
condo prese con sé Giovanni-M arco e s’im barcò p er Cipro (cf. Atti
15, 39-40).
52 Sir. 1, 22 secondo il testo dei LXX.
53 Mt. 5, 22. Crisostomo, citando questo passo evangelico, ag­
giunge l’espressione «senza m otivo», secondo u n a tradizione che
riscontriam o in Ireneo (Adv. haer. II, 32, 1 : SCh 294, p. 332; IV,
13, 1: SCh 100, p. 524; IV, 16,5: ibid., p. 572), Origene (In Cani.
Cantic. I: GCS Vili, p. 95), C ipriano (Ad Quir. Ili, 8: CCL 3, p. 97).
54 Sai. 4, 5: Ef. 4, 26.
55 Crisostomo usa il term ine pathos che, come si può rilevare
dal contesto del suo discorso, non ha un'accezione negativa, m a
indica invece una tendenza orientata a buon fine. Del resto si ten ­
ga presente che per lui le passioni, tra cui anche l’ira, insite nella
condizione m ortale dell’uomo, non sono di per sé peccato che de­
riva invece dalla loro sm oderatezza: cf. In Rom. hom. 13, 1; PG
60, 507-508.
100 Giovanni Crisostomo

motivo; non è però senza motivo. Perciò il Creatore lo


ha radicato per la correzione dei peccatori, al fine di
destare il torpore e l’indolenza dell’anim a, di svegliare
chi dorm e ed è snervato, ponendo nel nostro anim o il
vigore della collera come il filo nel ferro, affinché ce
ne serviam o al m om ento opportuno. Per questo anche
Paolo se ne serviva spesso e, quando si adirava, susci­
tava più attrazione di quelli che parlavano con m itez­
za, perché faceva tutto al m om ento conveniente p er il
bene della predicazione evangelica. Infatti la mitezza
non è un bene in senso assoluto, m a quando è richie­
sta dalle circostanze; in caso contrario, essa diventa
indolenza e la collera tracotanza.
14. Ho detto tutto ciò non per difendere Pa
perché non ha bisogno delle nostre parole, in quanto
il suo elogio non viene dagli uomini, m a da D io56;
l’ho detto per insegnare a coloro che ascoltano a ser­
virsi di tutto al m om ento opportuno, come sostenevo
anche in precedenza. Cosi potrem o trarre vantaggio
da tutto, arrivare, con m olte ricchezze, nel porto non
b attuto dai flutti e conseguire le corone incorruttibili,
di cui voglia il cielo che noi tutti siam o ritenuti degni,
m ediante la grazia e la bontà di nostro Signore Gesù
Cristo, al quale è la gloria e la potenza ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.

56 Cf. Rom. 2, 29.


SETTIMO DISCORSO

La croce è il vessillo portato da Paolo

1. Quando coloro che portano i vessilli im periali,


preceduti dal suono della trom ba e da m olti soldati,
entrano nelle città, tutto il popolo suole accorrere, in
modo da ascoltare il suono e vedere il vessillo che si
leva in alto e la m aestria di chi lo porta. Poiché dun­
que anche Paolo fa il suo ingresso oggi, non in una
città, m a nel m ondo intero, accorriam o tutti. Infatti
porta il vessillo non dell’im peratore terreno, m a la
croce di Cristo che è nei cieli; lo precedono non uom i­
ni, m a angeli, per onorare ciò che è portato e salva­
guardare colui che lo porta. Se a coloro che provvedo­
no alla propria vita e non si occupano degli affari ri­
guardanti la com unità sono stati dati degli angeli
come custodi da parte del Signore di ogni cosa, come
dice anche Giacobbe: «L’angelo che mi ha protetto fin
dalla m ia giovinezza»1, a m aggior ragione le potenze
celesti assistono coloro cui è stato affidato il mondo
intero e recano una quantità cosi grande di doni.
Quelli che, nell’am bito profano, sono stati ritenuti de­
gni di questo on o re2, si cingono di vesti, di un om a-

1 Gen. 48, 15-16.


2 Di essere cioè vessilliferi.
102 Giovanni Crisostomo

m ento d’oro intorno al collo e rifulgono da ogni parte.


Paolo invece, cinto di una catena al posto dell’oro,
porta la croce, perseguitato, flagellato, affamato.

Paolo insegnava a portare il vessillo di Cristo

2. Non rattristarti però, mio caro. Questo or


mento infatti è m olto m igliore e più splendido dell’al­
tro e caro a Dio; perciò non si stancava a portarlo. Il
fatto più meraviglioso è che, in mezzo ai ceppi e alle
frustate, era più splendido di quelli che portavano la
veste di porpora e il diadem a. Che fosse più splendi­
do, e che le mie parole non siano spavalde, lo hanno
dim ostrato le sue vesti. Se m etti infatti su un infermo
innum erevoli diadem i e tante vesti di porpora, non
potrai elim inare la febbre nem m eno in piccola parte;
i grem biuli che erano stati a contatto con lui, applica­
ti al corpo dei m alati facevano fuggire ogni m a la ttia 3,
e a buon diritto. Se i briganti, vedendo questo vessil­
lo 4, non osano avvicinarsi, m a fuggono senza voltarsi
indietro, a m aggior ragione m alattie e demoni, veden­
do quel vessillo5, fuggono. Paolo lo portava non per
essere il solo a portarlo, m a p er rendere tu tti cosi e
insegnar loro a portarlo; perciò diceva: «Fatevi miei
im itatori, secondo l’esempio che avete in n o i» 6, e an­
cora: «Ciò che avete ascoltato e veduto in me, fate­
lo » 7, e di nuovo: «A noi è stata concessa la grazia
non solo di credere in Cristo, m a anche di soffrire per

3 Cf. Atti 19, 12.


4 Vale a dire quello im periale.
5 II riferim ento è alla croce di Cristo.
6 Fil. 3, 17.
7 Fil. 4, 9.
Settimo Discorso 103

lui » 8. Gli onori della vita presente appaiono più gran­


di quando si trovano riuniti in una sola persona, m en­
tre nel caso dei beni spirituali avviene il contrario:
l’onore risplende soprattutto quando sono m olti a p ar­
tecipare del privilegio, e chi vi partecipa non è solo,
m a ha m olti che godono dei medesimi beni. Vedi dun­
que che tu tti erano vessilliferi (di Cristo) e che ciascu­
no portava il suo nome davanti alle genti e ai re,
m entre lui anche davanti alla geenna e al castigo9.
Questo però non l’ha richiesto, perché non potevano
sostenerlo.

La corporeità non è di ostacolo alla virtù

3. Vedi quanta virtù è capace di accogliere la


stra natura, che non c’è nulla di più prezioso dell’uo­
mo, p u r restando m ortale? Che cosa puoi dirm i che
sia più grande di q u esto 10 o uguale a lui? Di quanti
angeli e arcangeli non è degno chi ha pronunciato
queste parole? Egli che, in un corpo m ortale e caduco,
ha rinunziato per Cristo a tutto ciò che era in suo po­
tere, artzi a quanto non lo era — ha abbandonato in­
fatti presente, futuro, altezza e profondità o altra crea­
tu r a 11 —, se si fosse trovato in una n atu ra incorporea,
che cosa non avrebbe detto? Che cosa non avrebbe
fatto? Io am m iro gli angeli per il fatto di essere stati
ritenuti degni di tale onore, non per il fatto di essere
incorporei; difatti anche il diavolo è incorporeo ed in­

8 Fil. 1,29 citato con la variante hemin(a noi) invece di hy-


m in (a voi).
9 Cf. Rom. 9, 3.
10 Paolo.
11 Cf. Rom. 8, 38-39.
104 Giovanni Crisostomo

visibile, tuttavia è il più sventurato di tutti, perché ha


offeso Dio che l’aveva creato. Quindi diciam o che an­
che gli uom ini sono sventurati non quando li vediamo
rivestiti di carne, m a quando non se ne servono in
modo conveniente. Anche Paolo era rivestito di carne:
come m ai allora era cosi grande? Lo era in virtù delle
proprie forze e per opera di Dio, e per opera di Dio
proprio perché lo era in virtù delle proprie forze; Dio
infatti non fa preferenze di p erso n e12. Se tu poi dices­
si: “Come è possibile im itare tali uom ini?”, ascolta
che cosa dice: «Fatevi miei im itatori, come io lo sono
di C risto » 13. Egli è divenuto im itatore di Cristo, e tu
non potresti esserlo di chi ti è compagno di servitù?
Egli ha em ulato il Signore, e tu non potresti em ulare
il tuo com pagno di servitù? Quale giustificazione
avrai?

Paolo e Mosè

4. Ma, si potrebbe dire, come ha im itato Cris


Consideralo fin dal principio, proprio fin dagli inizi.
Difatti risali dalle acque d iv in e14 con un fuoco cosi a r­
dente che non attese un m aestro, in quanto non aspet­
tò Pietro, né andò da Giacomo, né da nessun a ltr o 15,
ma, spinto dal suo ardore, infiam m ò la c ittà 16 al pun­
to da scatenare un’aspra guerra contro di l u i17; del re­
sto anche quando era giudeo, agiva al di là della sua

12 Cf. Atti 10,34; Rom. 2, 11.


13 1 Cor. 11, 1.
14 II riferim ento è al battesim o.
15 Cf. Gal. 1, 17.
16 Damasco.
17 Cf. Atti 9,23-25; 2 Cor. 11, 32-33.
Settimo Discorso 105

autorità, arrestando, im prigionando, confiscando18.


Cosi anche Mosè, senza che nessuno lo incaricasse, si
oppose all’iniquità dei barb ari contro i suoi connazio­
n a li19. Questo com portam ento dim ostra u n'anim a no­
bile e un carattere generoso, che non sopporta di tol­
lerare in silenzio i m ali altrui, anche se nessuno glie­
ne dà l’incarico. Che (Mosè) giustam ente si sia preci­
pitato a difendere (i connazionali), lo ha dim ostrato
Dio eleggendolo successivam ente20; ha agito cosi an­
che nel caso di Paolo. Che anche questi abbia fatto
bene allora a darsi alla predicazione e all'insegnam en­
to, lo ha m anifestato Dio innalzandolo rapidam ente
alla dignità dei m aestri.

Vero e falso zelo

5. Se si fossero precipitati verso le loro iniziat


per conseguire onore e una posizione privilegiata, giu­
stam ente sarebbero stati accusati p er la loro sollecitu­
dine nei riguardi di se stessi. Ma poiché am avano i
pericoli e attiravano su di sé rischi m ortali p er salva­
re tu tti gli altri, chi sarebbe cosi sciagurato da accu­
sarli per uno zelo cosi grande? Che agissero in questo
modo per am ore della salvezza di coloro che erano
perduti, lo ha m anifestato l’elezione divina, lo ha m a­
nifestato anche la rovina di quelli che furono presi da

18 Cf. Atti 9, 1-2; 22, 4-5; 26, 10-12. Secondo questi racconti
degli Atti, Paolo aveva ricevuto dai som m i sacerdoti l'autorizza­
zione ad agire contro i cristiani; non agiva quindi p er auto rità
propria.
19 Cf. Es. 2, 11-14.
20 Alla m issione di liberare il popolo di Israele dalla schiavitù
d’E gitto e guidarlo alla te rra prom essa.
106 Giovanni Crisostomo

questa passione in modo negativo. Talvolta anche altri


si precipitarono verso il potere e una posizione di pre­
dominio, m a tu tti perirono, alcuni b ru c ia ti21, altri in­
ghiottiti per effetto della spaccatura della te rr a 22. In­
fatti non agivano cosi allo scopo di difendere (gli al­
tri), m a per desiderio di u n a posizione privilegiata. Si
precipitò anche Ozia, m a divenne im p u ro 23; si precipi­
tò anche Simone, m a fu condannato e incorse nei pe­
ricoli più g ra n d i24; si precipitò anche Paolo, m a rice­
vette la corona, non del sacerdozio o degli onori, m a
del servizio, delle fatiche, dei pericoli. E poiché fece la
sua corsa spinto da m olto zelo e ardore, è questo il
motivo per cui viene esaltato e rifulse fin dall’inizio.

La trasformazione di Paolo dopo il battesimo

6. Come chi è prescelto a com andare, se


adem pie convenientem ente il suo incarico, è degno di
una punizione ancora maggiore, cosi anche se uno
non è prescelto, m a assolve come si deve non dico le
funzioni del sacerdozio, m a il com pito di essere solle­
cito verso la m oltitudine, m erita ogni ricom pensa.
Perciò Paolo, più ardente del fuoco, non rim ase nes­
sun giorno inoperoso, m a non appena risali dalla sa­
cra fonte delle acque, si infiam m ò grandem ente e non
pensò ai pericoli, alla derisione e alle ingiurie da p ar­
te dei Giudei, al fatto di non trovare credito presso di
loro, né a nessun altro elem ento di tal genere; presi
invece altri occhi, quelli dell’amore, e un’altra m enta­

21 Cf. Giud. 9, 49.


22 Cf. N um . 16, 31-32; Deut. 11,6; Sai. 106(105), 17.
23 Per effetto della lebbra: cf. 2 Cron. 26, 16ss.
24 Si tra tta di Sim on Mago: cf. Atti 8, 18ss.
Settimo Discorso 107

lità, si slanciava con grande impeto, come un fiume in


piena, travolgendo tutte le argom entazioni dei Giudei
e dim ostrando, m ediante le Scritture, che Gesù è il
C risto25. Eppure non aveva ancora m olti doni della
grazia, non era stato ancora ritenuto degno di ricevere
lo Spirito cosi intensam ente, tuttavia subito si infiam ­
mò, e faceva tutto con u n ’anim a che non si curava
della morte; agiva in ogni occasione come per giustifi­
carsi del p assato 26 e si dava da fare per gettarsi in
quel punto del conflitto che soprattutto lo travagliava
ed era pieno di pericoli e di paure.

Docilità di Paolo

7. Tuttavia, pur essendo cosi audace, impetuos


ard en te27, era d’altra parte talm ente docile e m ite nei
confronti dei m aestri, da non resistere ad essi m algra­
do un cosi grande slancio del suo zelo. Infatti quando
allora era pieno di fervore e di entusiasmo, andarono
da lui e gli dissero che doveva partire per Tarso e Ce­
s a re a 28, ed egli non si oppose; gli dissero che doveva
essere calato dalle m ura e acconsenti29; gli consiglia­
rono di radersi il capo ed egli non fece obiezione30;
gli dissero di non presentarsi nel teatro ed egli cedet­
t e 31. Cosi ovunque badava soltanto a ciò che era utile
per i fedeli, alla pace, alla concordia, e ovunque si
serbava alla predicazione evangelica.

25 Cf. Atti 9, 22.


26 Prim a della conversione e del battesim o.
27 L etteralm ente: «spirante fuoco».
28 Cf. Atti 9, 30.
29 Cf. Atti 9,25; 2 Cor. 11,33.
30 Cf. Atti 21, 24.26.
31 Q uesta situazione si verificò ad Efeso: cf. Atti 19, 29-31.
108 Giovanni Crisostomo

Zelo apostolico di Paolo

8. Quindi, quando ascolti che m anda il nipote dal


trib u n o 32, volendo sottrarsi ai pericoli, quando si ap­
pella a C esare33, quando si affretta verso Roma, non
pensare che le sue parole siano prova di m ancanza di
coraggio. Egli infatti, che lam entava di essere in que­
sta v ita 34, come non avrebbe preferito essere con Cri­
sto 35? Egli che per lui non teneva in nessun conto i
cieli e non si curava degli an g eli36, come avrebbe po­
tuto desiderare le cose presenti? Perché dunque agiva
cosi? Allo scopo di persistere nella predicazione evan­
gelica e di andarsene (da questo mondo) dopo che
m olti uom ini avessero ricevuto la corona37. Temeva
infatti di partirsene da quaggiù im poverito e privato
della salvezza della m aggior parte delle persone; per­
ciò diceva: «Rim anere nella carne è più necessario
per voi » 38.
9. Per questo, p u r vedendo che il tribunale espri­
meva un giudizio più favorevole nei suoi confronti, al
punto che Agrippa diceva a Festo: «Quest’uomo pote­
va essere rim esso in libertà, se non si fosse appellato
a C esare»39, sebbene fosse incatenato e condotto via
con innum erevoli altri prigionieri40 che avevano com­

32 Cf. Atti 23, 17.


33 Cf. Atti 25, 10-11.
34 Cf. Rom. 8, 23; 2 Cor. 5, 4.
35 Cf. Fil. 1, 23.
36 Cf. Rom. 9, 3; Gal. 1, 8.
37 Nel senso della salvezza, oggetto precipuo della sollecitudi­
ne pastorale di Paolo.
38 Fil. 1,24.
39 Atti 26, 32.
40 Cf. Atti 27, 1.
Settimo Discorso 109

messo innum erevoli m alefatte, non si vergognava di


essere incatenato insieme ad essi, anzi si prendeva
cura di tu tti i com pagni di navigazione, avendo fidu­
cia nondim eno per la sua sorte e sapendo di essere al
sicuro41; era condotto in catene per un m are cosi va­
sto e gioiva, come se fosse accom pagnato a prendere
possesso di una carica assai im portante. E non era
una piccola im presa quella che gli era stabilita, vale a
dire il rinnovam ento della città di Roma. Non trascu­
rò tu ttavia nem m eno coloro che erano nella nave, m a
am m aestrò anche essi narran d o la visione che gli era
apparsa, dalla quale apprendevano che tu tti i suoi
com pagni di navigazione si sarebbero salvati a causa
s u a 42. Lo faceva non per esaltarsi, m a per renderli do­
cili a sé. Perciò Dio perm ise che il m are si agitasse43,
affinché sia per mezzo di quelli che non avevano dato
retta a Paolo, sia per mezzo di quelli che lo avevano
ascoltato, per mezzo di tu tti fosse m anifestata la gra­
zia che era in lui. Difatti aveva consigliato di non sal­
p a re 44, non era stato ascoltato e ne era sorto un estre­
mo pericolo; neppure in questo caso però era duro, al
contrario si prendeva cura di essi come un padre dei
suoi figli e faceva di tutto perché nessuno perisse.
Dopo essere arrivato a Roma, anche li con quanta m i­
tezza p a rla ? 45. Con quanta franchezza chiude la bocca
agli increduli?46. E non si ferm a qui, m a da questa
città corse in S pagna47.

41 Cf. Atti 27, 21-26.33-36.


42 Cf. Atti 27, 24.
43 Cf. Atti 27, 14ss.
44 Cf. Atti 27, 10.21.
45 Cf. Atti 28, 17-20.
46 Cf. Atti 28, 25ss.
47 Per questo progetto di raggiungere la Spagna, cf. Rom. 15,
24.28. Clemente Rom ano (Ep. ad Cor. 5, 7: SCh 167, p. 108) allude
a questo viaggio.
110 Giovanni Crisostomo

Le persecuzioni aumentano il coraggio di Paolo

10. Aveva m aggior fiducia quando era in perico


questa situazione lo rendeva più coraggioso, e non
solo lui, m a anche i discepoli a causa sua. Come infat­
ti, se l’avessero visto cedere e diventare più timoroso,
forse anch'essi avrebbero ceduto, cosi, poiché lo vide­
ro divenire più coraggioso e, p u r m altrattato, im pe­
gnarsi m aggiorm ente, proclam avano (il Vangelo) con
franchezza. Per indicare ciò diceva: «In tal modo la
maggior parte dei fratelli, incoraggiati dalle mie cate­
ne, ardiscono annunziare la Parola con m aggior zelo e
senza tim o re » 48. Quando il generale è prode e non
solo uccide e am m azza, m a viene anche ferito, rende
più coraggiosi quelli che gli sono sottoposti, e di più
quando viene ferito che quando ferisce. Quando infatti
lo vedono insanguinato e ferito, senza ritirarsi di fron­
te ai nem ici neppure in queste condizioni, m a stando
saldo coraggiosamente, agitando la lancia, colpendo
gli avversari, senza cedere alle sofferenze, vengono a
battaglia anch’essi con m aggior impegno; ciò si è veri­
ficato anche nel caso di Paolo. Vedendolo incatenato e
proclam are il Vangelo in carcere, flagellato e conqui­
stare (alla sua causa) i flagellatori, (i discepoli) ne ri­
cevevano m aggior fiducia. Perciò, m ostrando questo
concetto, non ha detto semplicem ente: «incoraggiati
(dalle mie catene)», m a aggiunge: «ardiscono annun­
ziare la Parola con m aggior zelo e senza tim o re» 49;
vale a dire: i fratelli parlavano con maggior fiducia
ora piuttosto che quando ero libero. Allora anch’egli
aveva un ardore maggiore, perché era m aggiorm ente
m otivato contro i nemici, e l’aum ento delle persecu­
zioni si risolveva in un increm ento maggiore di sicu­
rezza ed era causa di m aggior coraggio.

48 Fil. 1, 14.
49 Ibid.
Settimo Discorso 111

Fecondità delle persecuzioni

11. Una volta fu im prigionato e rifulse al pu


da scuotere le fondam enta (della prigione), aprire le
porte, far passare dalla sua parte il carceriere50, e far
quasi cam biare parere al giudice, tanto che egli stesso
disse: «Per poco non mi persuadi a diventare cristia­
n o » 51. Un’altra volta fu preso a sassate52 e, entrato
nella città che l’aveva lapidato, la converti53. Lo cita­
rono in tribunale per giudicarlo ora i G iudei54, ora gli
A teniesi55; i giudici diventarono discepoli, gli avversa­
ri seguaci56. Come un fuoco, abbattendosi su differenti
m ateriali, aum enta di più e trova increm ento nella
m ateria sottostante, cosi anche la parola di Paolo fa­
ceva passare dalla sua parte quanti incontrava; coloro
che gli erano ostili, conquistati dai suoi discorsi, dive­

50 Cf. Atti 16, 25-34. L'episodio si riferisce alla prigionia di


Paolo a Filippi.
51 Atti 26, 28: queste parole sono pronunciate dal re Agrippa
duran te l’incontro con Paolo a Cesarea.
52 A Listra: cf. Atti 14, 19; 2 Cor. 11, 25.
53 Secondo Atti 14, 19-20, Paolo a L istra fu preso a sassate e
trascinato fuori della città; i discepoli gli si fecero quindi attorno
ed egli entrò in città, da cui p a rti il giorno dopo con B arnaba alla
volta di Derbe, ove fece un num ero considerevole di discepoli: cf.
Atti 14,21.
54 Cf. Atti 18, 12-16 (a Corinto, m entre era proconsole dell’A-
caia Gallione); 22, 30 - 23, 10 (davanti al sinedrio di G erusalemm e).
55 Cf. Atti 17, 19: Paolo venne condotto sull’Areopago perché
esponesse la d o ttrin a che predicava.
56 Ad Atene furono convertiti Dionigi, m em bro dell’Areopago,
una donna di nom e D am aris e altri (Atti 17, 34). Per quanto ri­
guard a il sinedrio di G erusalem m e, si può rilevare che alcuni scri­
bi del p artito dei farisei parlarono in favore di Paolo (Atti 23, 9),
quando egli fece riferim ento alla risurrezione dei m orti, negata
dai sadducei e professata invece dai farisei (ibid., 23, 6-8). È una
congettura che Sostene, capo della sinagoga di Corinto (Atti
18, 17), si sia convertito e si possa quindi identificare con il Soste­
ne di 1 Cor. 1, 1.
112 Giovanni Crisostomo

nivano subito alim ento p er questo fuoco spirituale e,


m ediante essi, la Parola prendeva nuovo vigore e pas­
sava ad altri. Perciò diceva: «Sono incatenato, m a la
parola di Dio non è incatenata » 57. Lo cacciavano; tale
circostanza era certo una persecuzione, m a la conse­
guenza era l’invio di m aestri. Quello che avrebbero
fatto am ici e seguaci, lo facevano i nemici, in quanto
non gli perm ettevano di stabilirsi in un solo luogo,
m a facevano girare ovunque quel medico, m ediante le
loro m acchinazioni e persecuzioni, in modo che tutti
ascoltavano la sua parola. Di nuovo lo incatenarono e
m aggiorm ente lo incitarono; scacciarono i suoi disce­
poli e inviarono un m aestro a quelli che non lo aveva­
no; lo condussero a un tribunale più im portante e gio­
varono a una città più g ran d e58.
12. Perciò i Giudei, tu rb ati p er gli apostoli59,
cevano: «Che farem o a questi u o m in i?» 60. Con i nostri
provvedim enti, intendono dire, li facciamo crescere.
Affidarono (Paolo) al carceriere, perché lo custodisse
accuratam ente, e fu lui invece ad essere fatto prigio­
niero da Paolo con m aggior c u ra 61. Lo fecero partire
insieme a dei prigionieri perché non fuggisse, ed egli
am m aestrò i p rigionieri62; lo inviarono per m are per­
ché, sebbene involontariam ente, facessero in modo che
il viaggio fosse portato a term ine rapidam ente, m entre
il naufragio che si verificò gli dette l’occasione di
istruire i com pagni di viaggio63; lo m inacciavano di
innum erevoli castighi per estinguere l’annuncio del

57 2 Tim. 2, 9.
58 Questo riferim ento si può applicare a Cesarea, sede del go­
vernatore rom ano, e n aturalm ente a Roma.
59 Pietro e Giovanni.
60 Atti 4, 16.
61 Cf. Atti 16, 23ss.
62 Cf. il racconto di Atti 27.
63 Cf. Atti 27, 21ss.
Settimo Discorso 113

Vangelo, m a questo si diffondeva di più. Come nei ri­


guardi del Signore dicevano i Giudei: «Uccidiamolo,
perché non vengano i Rom ani e distruggano la nostra
città e la nostra nazione » 64, e invece avvenne il con­
trario, perché, dopo che lo uccisero, fu per questo che
i Rom ani distrussero la loro nazione e la loro c ittà 65,
e quello che pensavano fosse un ostacolo, fu invece un
aiuto per la predicazione evangelica, cosi anche nel
caso della predicazione di Paolo, gli espedienti messi
in opera per estirpare la Parola, la fecero crescere e
l’innalzarono ad u n ’altezza indicibile.

Dossologìa conclusiva

13. Per tu tti questi benefici ringraziam o la po


za di Dio che li ha elargiti, proclam iam o beato Paolo,
per mezzo del quale essi si sono verificati, preghiam o
di conseguire anche noi i medesimi beni, m ediante la
grazia e la bontà di nostro Signore Gesù Cristo, per
mezzo del quale e con il quale sia gloria al Padre e
insieme allo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

64 Cf. Gv. 11,48.


65 Questo evento si verificò nel 70 ad opera di Tito. Per Criso­
stom o la distruzione di G erusalem m e costituì il castigo dell’ucci­
sione di Cristo; è significativo che Orosio parli di « vendetta della
passione del Signore» (H ist. VII, 9, 9; ed. A. Lippold, voi. II, Fon­
dazione Lorenzo Valla 1976, p. 278).
IN D IC E D E I N O M I E D E L L E C O S E N O T E V O L I

Abele: 7, 9, 24, 25, 26 42; p er Gesù: 91; verso


Abramo: 7, 9, 10, 27, 28, tutti: 7, 11, 33, 34, 47,
93 49, 81, 96
Acaia: 111 Anania, m arito di Saffira:
Agrippa: 108, 111 56, 96
Aiuto divino: 90 Anania, sommo sacerdote:
Alessandro il ram aio: 95 96, 97
Ambrosiaster: 47 Anassagora: 72
Ameringer T.E.: 14 Anatema: 11, 12, 34, 41, 90
Ammiano M arcellino: 59, Angeli: 7, 10, 24, 25, 27,
60, 61 35, 37, 40, 43, 44, 46, 57,
Amore: 15, 27, 28, 47, 52, 76, 89, 101, 103, 108
54, 69, 96; di Dio: 28, 79, Aniano di Celeda: 5
89; verso Dio: 9, 33; ac­ Anima: 18, 19, 23, 29, 31,
com una a Dio più di 37, 49, 53, 58, 74, 81, 98,
ogni altra virtù: 7, 46; 100; di Paolo: 19, 23
deve essere anteposto a (prato di virtù e p arad i­
qualsiasi prodigio o ca­ so spirituale), 24, 32, 33,
rism a: 7, 54; pieno com­ 42 (più salda di ogni
pim ento della legge, vin­ diam ante, più preziosa
colo di perfezione, m a­ dell’oro), 51, 81, 89, 94,
dre di tu tti i beni, p rin ­ 105, 107
cipio e fine della virtù: Antiochia: 6, 60
53; occhi dell’a.: 106; a. Apollo, cristiano nativo di
di Paolo per Cristo: 39, Alessandria: 52
40, 77; per il Signore: Apollo: tem pio situato a
116 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Dafne: 6, 60; santuario Cipriano: 47, 99


di A. a Claro: 62 Cipro: 99
Apollonio di Tiana: 62 Circoncisione: 80
Aquila: 64 Cizio: 73
Arca di Noè: 9, 26, 27 Claro, città ionica: 62
Areopago: 111 Clazomene: 72
Atene: 72, 111 Clemente Romano: 109
Ateniesi: 111 Collera: 96, 100; sua fun­
Avarizia: 47 zione a volte positiva:
19, 99
Concupiscenza: 46
Babila: 60 Conversione: 8, 13, 18, 50,
Barbari: 17, 25, 33, 61, 67, 57, 59, 77, 107
105 Corinti: 50, 53, 65, 66, 96
B arnaba: 77, 98, 99, 111 Corinto: 96, 111
Bartelink 14 Corona (premio): 18, 34,
Bildad, personaggio del li­ 44, -45, 54, 74, 92, 93,
bro di Giobbe: 30 100, 106, 108
Blass F.: 84 Corpo: 12, 18, 24, 29, 30,
Burns M.A.: 15 31, 32, 36, 40, 41, 43, 53,
74, 75, 78, 81, 89, 90, 91,
92, 93, 94, 98, 102, 103
Caino: 25 Coscienza: 54, 85
Cappadocia: 62 Cretesi: 87
Carità: 46, 50 Cristo: passim·, crocifisso:
Carne: 12, 25, 31, 34, 41, 13, 59, 61, 62, 65, 66, 67;
65, 90, 94, 104, 108 morte: 61; potenza del
Cenere, porto orientale di Crocifisso: 8, 61, 63, 67,
Corinto: 51 68; medico venuto a sa­
Cesare: 108 nare i peccatori: 18; es­
Cesarea di Palestina: 107, sere im itatori di C.: 46;
111 , 112 nessuno può trovare C.
Cherubini: 79 con le sue forze: 57; gra­
C hiam ata di Dio: 48, 55, zia e bontà di C.: 7, 36,
56, 58, 65 45, 54, 74, 87, 100, 113
Chiesa: 56, 60, 62; sposa di Croce: 8, 17, 61, 62, 68, 77,
Cristo: 15, 29 98, 101, 102
Indice dei nomi e delle cose notevoli 117

Dafne, sobborgo di Antio­ Eresie: 61, 62


chia: 6, 60 Erode Antipa: 34
Damaris, convertita da Etiopi: 64
Paolo ad Atene: 111 Eufrate: 23
Damasco: 8, 13, 77, 104 Euripide: 25
David: 7, 9, 10, 33, 35, 85,
86 Faraone: 33
D ebrunner A.: 84 Febe, diaconessa della
Degen H.: 14 Chiesa di Cenere: 51
Demoni: 15, 25, 28, 51, 57, Fede: 25, 45, 56, 59; vitto­
60, 62, 63, 64, 68, 70, 71, ria della f.: 17, 66
77, 102 Felice, tesoriere im periale:
Derbe: 111 60
Diagorà: 72 Festo, procuratore della
Diavolo: 17, 18, 29, 30, 33, Giudea: 108
47 (istigazione diaboli­ Filemone: 52
ca), 50, 103 Filippesi: 69
Digiuno: 82 Filippi: 88, 111
Dionigi, convertito da Pao­ Filostrato: 62
lo ad Atene: 111 Fontaine J. : 59
Diotima: 73 Franchezza di linguaggio:
Dodona, in Epiro, sede di 9, 34, 109, 110
un tem pio di Zeus: 62
Dossologia: 7, 113
D um ortier J.: 14 Galati: 26, 50, 67, 87
Gallione: 111
Efeso: 29, 53, 107 Geenna: 40, 91, 98, 103
Egitto: 105 Geremia: 10, 49
Elia: 7, 9, 15, 33 Gerico: 59
Elifaz, personaggio del li­ Gerusalemme: 65, 80, 97;
bro di Giobbe: 30 tem pio di G.: 59; sine­
Elim a: 56, 96 drio di G.: I l i ; distru­
Eliseo: 10, 52 zione di G.: 113
Eliu, personaggio del libro Ghicon, fiume del p arad i­
di Giobbe: 30 so: 23
Epifanio: 47 Giacobbe: 7, 9, 29, 48, 49,
Epiro: 62 101
118 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Giacomo: 104 Hubbell H.M.: 15


Giobbe: 7, 9, 16, 17, 30, 31,
32 Im itazione di Cristo, di
Giona: 13, 59 Dio: 46
Giosuè: 33 Impegno: dell'uomo: 7, 8,
Giovani (i tre) nella forna­ 14, 46, 75, 76, 90, 94; di
ce: 10, 93 Paolo: 13, 44, 45, 51, 73,
Giovanni apostolo: 112 74, 77, 95
Giovanni B attista: 7, 9, 33, Imposizione delle mani:
34, 35 77
Giovanni Marco: 97, 98, Indiani: 62, 64
99 Ira: 47, 56, 59, 69, 71, 95,
Gioviano: 61 96, 99
Giuda il Galileo, prom oto­ Ireneo: 99
re di un tentativo di in­ Isacco: 7, 9, 28, 29
surrezione: 68 Israele: 105
Giuda Iscariota: 56, 60
Giudei: 7, 11, 13, 19, 32, Labano, zio di Giacobbe:
41, 47, 49, 50, 58, 59, 63, 29
66, 70, 77, 96, 106, 107, Ladrone (buon): 13, 59
111, 112, 113 Lagrange M.-J.: 92
Giuliano im peratore: 6, 8, Lampsaco: 72
59, 60, 61 Legge: 50, 53, 70, 79, 80
Giuliano, zio deH’omoni- Liberi, libertà: 12, 13, 73,
mo im peratore e comes 79, 108
d’Oriente: 60 Lidia, com m erciante di
Giuseppe: 7, 9, 30 porpora convertita da
Giustizia: 9, 15, 48, 86; Paolo: 88
arm i di g.: 38; corona di Lippold A.: 113
g.: 45; g. divina: 95 Listra: 29, 44, 111
Golia: 86 Lot: 28
Grazia divina: 7, 8, 12, 13, Luca: 64, 99
23, 36, 40, 44, 45, 57, 73,
74, 76, 77, 94, 95, 102, Maccabei, panegirici com­
107, 109 posti da Crisostomo in
Greci: 63, 66, 70, 72 loro onore: 5
Grecia: 25, 33 Malingrey A.-M.: 23
Indice dei nomi e delle cose notevoli 119

M anichei: 37 zio di virtù: 7; esempio


Medi: 64 di perfezione: 5; m odel­
M egara: 73 lo da im itare: 14, 36, 44,
Melo: 72 54, 74; superiorità di P.:
Michele, angelo cui fu affi­ 7, 9, 11; coraggio e vo­
dato il popolo giudaico: lontà: 8, 81; povertà: 17,
10, 43 39, 67, 75; lavoro: 75;
Mileto: 53 sacrifici: 24, 25; forza di
Miracoli: 13, 54, 66 resistenza: 29, 31, 32;
M isericordia: 49 zelo: 34, 44; severità: 95;
Mosè: 7, 9, 10, 11, 32, 97, mitezza: 96, 109; docili­
104, 105 tà: 107; sequela di Cri­
sto: 97; vessillifero di
Nabucodonosor: 56 Cristo: 8, 17, 101; im ita­
N atura um ana: 7, 8, 10, va il suo Signore: 79,
18, 27, 30, 37, 43, 45, 47, 104; ardore per la gloria
89, 90, 91, 92, 93, 94, del Signore: 11, 34; a r­
103 dore apostolico: 10, 48,
Nerone: 19, 40, 69 71 ; abbandonò tutto per
Ninive, Niniviti: 13, 59 Gesù: 27; ansia verso
Noè: 7, 9, 26, 27 tutti: 12, 41; per la veri­
Nowak E.: 58 tà: 95; atteggiam ento
vario e multiform e: 78,
Obbedienza a Dio: 7, 9, 10, 80, 81; medico: 18, 81,
35 112; pedagogia paolina:
Onesimo: 52 84; compose le epistole:
Origene: 73, 99 9, 26, 51, 52; uni l’im pe­
Orosio: 113 gno personale al dono
Ozia: 106 della grazia divina: 8,
44; superò debolezze e
Pagani: 7, 49, 70, 76 tim ori: 10; gareggiava
Palestina: 61 con gli angeli, p u r es­
Panfilia: 97 sendo m ortale: 7, 18, 36,
Paolo apostolo: passim; 89; rapito al terzo cielo:
chiam ata: 8, 13, 55, 56; 27, 43; festa liturgica in
battesim o: 8, 77, 104, suo onore: 6, 55
106; infaticabile eserci­ Paradiso: 23, 43
120 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Parola di Dio: 8, 35, 69, Regno di Dio: 40, 51, 69


95, 110, 112, 113 Risurrezione: 43, 44, 111
Parti: 64 Roma: 8, 69, 108, 109, 112
Passioni: 99, 106 Romani: 64, 97, 113
Pazienza: 9, 28, 30
Peccati, peccato: 25, 44, Sacerdozio: 106
49, 99 Saffira: 56, 96
Pericle: 72 Salvezza: 7, 8, 9, 11, 12,
Persecuzioni: 8, 16, 69, 70, 33, 41, 48, 53, 58, 78, 80,
89, 110, 111, 112 81, 98, 105, 108
Persia: 60 Samuele: 10, 33, 85
Persiani: 61, 62, 64 Sangue, versato da Paolo:
Phìlosophia: 23, 28, 31 25, 33, 48
Piédagnel A.: 5, 6, 7, 20, 47 Sapienza: del Signore: 56;
Pietro apostolo: 10, 77, 92, di Paolo: 64
96, 104, 112 Saraceni: 64
Pison, fiume del paradiso: Sarm ati: 64
23 Satana: 94, 96
Platone: 15, 48, 72 Saul: 86
Ponzio Pilato: 61, 62 Saulo: 77
Potenza: di Dio: 17, 44, 55, Sciti: 64
113; di Cristo: 36, 45, Sila: 99
54, 62, 74, 87, 100; di Sim onetti M.: 5
Paolo: 64, 65 Simon Mago: 56, 106
Precetti: 54, 63, 72 Sion: 48
Predicazione: 12, 15, 62, Socrate: 72, 73
95, 97, 98, 100, 105, 107, Sofocle: 32
108, 113 Soler P.: 20
Preghiera: 39, 47, 48, 49, Sostene: 111
51 Sozomeno: 60
Priscilla: 64 Spagna: 109
Proàiresis: 58, 74 Speranza: 14, 48, 50, 51,
Prodiòrthosis: 84 95
Provvidenza divina: 57 Spirito Santo: 10, 107,
Purezza: 9, 30, 43 113; spada dello S.: 15,
25; dono dello S.: 23;
Raab: 13, 59 m itezza dello S.: 27
Indice dei nomi e delle cose notevoli 121

Stefana: 52 assomigliare agli angeli:


Stefano: 57, 70, 77 43
Stoicismo: 73
Vangelo, annuncio evan­
Tarso: 107 gelico: 8, 16, 34, 35, 39,
Tem peranza: 9 55, 68, 69, 72, 78, 98,
Terra prom essa: 19, 59, 110, 113
105 Verità: 16, 25, 50, 64, 68,
Tessalonicesi: 66 71, 72, 73, 95
Teuda, autore di un tenta­ Vita: 12, 77, 78, 80, 103;
tivo di insurrezione: 68 vita monastica: 73
Tigri: 23 Vitello d’oro: 13, 59
Timoteo: 49 Volontà: 8, 10, 13, 14, 25,
Tito, discepolo di Paolo: 44, 50, 77, 81, 89, 90, 91,
52 92, 93; v. di Dio: 12, 78;
Tito im peratore: 113 di Paolo: 74, 77, 94
Troade: 44
W endland H.-D.: 29
Umiltà: 9, 33, 81, 86
Uomo: creaturalità: 44; li­ Zelo: 9, 34, 36, 38, 44, 48,
bero delle proprie scel­ 69, 105, 106, 107, 108,
te: 8, 58, 81; la sua con­ 110
dizione corporea e m or­ Zena: 52
tale non è di ostacolo al Zenone: 73
conseguim ento della Zeus: 62
virtù: 14, 75, 103; pur Zofar, personaggio del li­
essendo u., è possibile bro di Giobbe: 30
IN D IC E S C R IT T U R IS T IC O

Esodo 12, 1-5: 86


Antico
17, 34-37: 86
T estam en to 2, 11-14: 105
3, 2 ss.: 79
1 Re
Genesi 32, 4: 13, 59
32, 32: 11, 32 17, 1: 34
2, 7: 44
18, 2: 34
2, 10-14: 23
Numeri 18, 38: 34
4, 4: 24
19, 10.14: 34
4, 8: 25 16, 31-32: 106
19, 12: 79
6, 9: 26
6, 14: 27 Deuteronomio
2 Re
6, 18: 26
11, 6: 106
7, 1: 26 1, 10.14: 34
32, 8 (LXX): 43
7, 7.13: 26 4, 13: 52
8, 6-7: 27
Giosuè
8, 16.18: 26 2 Cronache
12, 1: 27 2, 1 ss.: 13, 59
26, 11 ss.: 106
14, 12-16: 28 5, 13: 79
18, 1 ss.: 79
Giobbe
22, 1 ss.: 93 Giudici
22, 1-18: 28 1, 3: 31
9, 49: 106
26, 15-25: 28 2, 7: 31
29, 15-30: 29 2, 8 (LXX): 30
1 Samuele
39, 7 ss.: 30 4 - 37: 30
48, 15-16: 101 4, 4: 79 7, 5: 31
Indice scritturistico 123

7, 5 (LXX): 30 Malachia 9, 23: 98


29, 12-17: 31 12, 52-53: 70
2, 7: 35
31, 16 ss.: 31 16, 8: 87
3, 23: 33
31, 32: 31 18, 12: 82
22, 33: 92
Salmi 23, 32: 68
4, 5: 99 23, 42: 59
Nuovo
8, 6: 37 T estam en to
103 (102), 14: 49 Giovanni
103 (102), 20: 35 Matteo 11, 48: 113
104 (103), 4: 35 13, 37: 92
3, 4: 34
106 (105), 17: 106 15, 16: 57
5, 22: 99
5, 44-45: 47 21, 18: 92
Siracide
5, 44: 47
1, 22 (LXX): 99 10, 35: 70 Atti
11, 10: 35 1, 18: 60
Isaia 14, 4: 34 3, 2 ss.: 57
16, 24: 98 4, 16: 112
6, 1 ss.: 79
23, 2-3: 97 5, 1 ss.: 56
26, 35: 92 5, 5.10: 96
Geremia
27, 38: 68 5, 15: 77
10, 23: 49 27, 63: 63 5, 16: 57
14, 7: 49 5, 36-37: 68
Marco 6, 13: 70
Osea 6, 15: 57
1, 2: 35
12, 11 (LXX): 79 1, 6: 34 8, 7: 57
2, 17: 18 8, 9 ss.: 56
Daniele 6, 18: 34 8, 18 ss.: 106
8, 34: 98 9, 1-2: 105
3, 12 ss.: 93 9, 3: 57
7, 9: 79 14, 31: 92
15, 27: 68 9, 8 ss.: 55
10, 13.21: 10, 43 9, 15: 23
12, 1: 10, 43 9, 22: 107
Luca
9, 23: 77
Giona 3, 19: 34 9, 23-25: 104
3, 5 ss.: 59 7, 27: 35 9, 24-25: 77
124 Indice scritturistico

9, 25: 107 22, 25: 88 11, 26: 48


9, 30: 107 22, 30 - 23, 10: 11, 29: 48
io, 34: 74, 104 111 11, 31: 49
12, 12.25: 98 23, 6-8: 111 13, 9: 54
13, 3: 77 23, 9: 111 13, 10: 53
13, 8 ss.: 56 23, 17: 108 13, 12: 16
13, 9-11: 96 25,10-11: 108 15, 25: 65
13, 13: 97 26, 28: 111 15, 24-28: 109
14, 8-10: 44 26, 32: 108 15, 25-26: 80
14, 19: 111 27: 112 16, 1-2: 51
14, 19-20: 111 27, 1: 108
14, 21: 111 27, 10.21: 109 1 Corìnti
14, 29: 29, 48 27, 14 ss.: 109
15, 37: 98 27, 21: 112 1, 1: 111
15, 38: 97, 98 27, 21-26.23-36: 1, 22-23: 66
15, 39: 99 109 1, 26: 65
15, 39-40: 99 27, 24: 109 1, 27-28: 6
16, 3: 80 28, 17-20: 109 2, 1-2.4: 65
16, 14: 88 28, 25: 109 2, 3: 66
16, 22: 29 3, 18: 55
16, 23 ss.: 112 Romani 4, 4: 85
16, 25-34: 111 4, 11: 64
16, 35-39: 88 2, 11: 74, 104 4, 12-13: 96
17, 1 9 :111 2, 29: 100 5, 1: 50
17, 34: 111 6, 13: 38 5, 3-5: 96
18, 3: 63, 64 8, 23: 91, 108 6, 3: 76
18, 12-16: 111 8, 35: 89 8, 1: 82
18, 17: 111 8, 38-39: 28, 8, 2: 82
19, 11-12: 54 103 9, 7: 16
19, 12: 77 8, 39: 34 9, 18: 35, 80
19, 23-31: 107 9, 2: 41 9, 20-21: 79
20, 9-12: 44, 54 9, 3: 12, 33, 34, 9, 20-22: 51
20, 31: 32, 41 41, 90, 91, 9, 27: 93, 94
20, 33-35: 80 103, 108 11, 1: 46, 104
20, 34: 31, 53 10, 1: 48 12, 31: 54
21, 24.26: 107 10, 2: 48 13: 46
21, 26: 80 11, 20-21: 48 13, 1-3: 54
Indice scritturistico 125

13, 9: 82 11, 28-29: 32 5, 1: 46


14, 8: 16 11, 29: 41 5, 2: 46
15, 8: 82 11, 32-33: 77, 5, 23 ss.: 29
15, 31: 24, 75 104 6, 11.13-17: 16
15, 32: 29 11, 33: 107 6, 12: 76
16, 15-16: 52 12, 1 ss.: 82 6, 17: 25
16, 18: 52 12, 1-6: 85
12, 2: 27, 84, 86 Filippesi
2 Corìnti 12, 2-4: 43
12, 5: 84 1, 12-14: 94
1, 5.7: 66 12, 7: 94 1, 12.14-18: 69
2, 4: 32, 50 12, 10: 38 1, 14: 110
2, 6-8: 96 12, 11: 84 1, 23: 78, 92,
2, 8: 50 12, 15: 53 108
2, 14: 39 12, 20:50 1, 23-24: 41, 78
4, 10: 24 12, 21: 50 1, 24: 34, 78
4, 17: 38 1, 29: 40, 103
4, 17-18: 89 Galati 2, 17-18: 25
5, 4: 78, 91, 108 2, 18: 38
1, 8: 40, 108
5, 13: 82 3, 13: 38, 82
1, 8-9: 80
6, 7: 16, 38 3, 17: 102
1, 10: 39
6, 9: 40 4, 9: 102
1, 13-14: 56
6, 12: 31
1, 15-16: 57
10, 3-4: 16
1, 17: 104 Colossesi
10, 4-5: 71
2, 4: 30
11, 1: 84
2, 5: 77 1, 16: 40
11, 6: 64
2, 20: 94 1, 28: 51
11 - 12: 83
3, 1.3: 87 3, 14: 53
11, 16-17: 83
3, 4: 67 4, 10: 98
11, 17.21: 84
4, 19: 32, 50
11, 24: 48
5, 2: 80
11, 24-25: 29, 1 Tessalonicesi
6, 14: 30, 93, 94
94
11, 25: 29, 48, 2, 4: 39
Efesini
111 2, 14-15: 66
11, 25-26: 29 1, 21: 40 2, 16: 96
11, 27: 29 4, 26: 99 5, 8: 16
126 Indice scritturistico

2 Tessalonicesi 4, 6: 25 11, 37-38: 42


4, 7-8: 46
1, 6: 95 4, 8: 18 Giacomo
1, 7: 96 4, 14: 95
1, 12: 18
1 Timoteo 4, 15: 95

1, 5: 54 1 Pietro
Tito
1, 18: 16
5, 4: 18
1, 20: 95 1, 12: 87
5, 8-9: 18, 30
3, 13: 52
2 Timoteo
Ebrei Apocalisse
2, 3-4: 16
2, 9: 112 2, 7: 37 2, 10: 18
2, 24-26: 50 10, 32-34: 66 3, 11: 18

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