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Tempio Malatestiano

Sigismondo Pandolfo Malatesta, un signore di Rimini, inizialmente aveva chiesto a


Matteo de' Pasti di realizzare una cappella funeraria nella chiesa gotica di San
Francesco per ospitare le tombe della sua famiglia. Successivamente, nel 1447,
decise di trasformare completamente la chiesa in un mausoleo per se stesso, la sua
famiglia e la corte. Affidò questo progetto a Leon Battista Alberti.

Purtroppo, il lavoro non venne completato perché Sigismondo Pandolfo Malatesta


morì nel 1468. Tuttavia, conosciamo il progetto grazie a una moneta in bronzo
coniata da Matteo de' Pasti, a cui Alberti aveva dato incarico di eseguire i lavori.

Altri artisti, come Agostino di Duccio e Piero della Francesca, furono chiamati dal
Signore di Rimini per contribuire alla decorazione interna della chiesa. Il progetto era
volto a celebrare se stesso come un condottiero e un principe di ideali umanistici
attraverso l'arte.

Il rapporto con il preesistente


Leon Battista Alberti ha scelto di mantenere la struttura originale della chiesa
esistente e di rivestirla con un guscio esterno fatto di marmo. Questa decisione è
stata presa per evitare di compromettere il suo progetto originale adattandolo
all'edificio esistente.

Nei lati della chiesa, Alberti ha creato un ritmo solenne di archi separato
completamente dall'aspetto delle finestre gotiche presenti nella parte posteriore.
Queste finestre gotiche sono state lasciate intatte per permettere alla luce di entrare
all'interno della chiesa, ma la loro disposizione irregolare rispetto al nuovo
rivestimento in marmo evidenzia il fatto che Alberti non ha cercato di integrare
completamente il suo nuovo progetto con la struttura esistente.

Il richiamo ai modelli antichi


Leon Battista Alberti si è ispirato all'architettura romana per la realizzazione di alcune
parti della chiesa. L'ingresso, ad esempio, si ispira agli archi trionfali romani, come
quello dell'Arco di Augusto a Rimini, incorporando ghirlande come decorazione, un
elemento comune negli edifici onorari dell'antica Roma.

Il portale d'ingresso è inserito in un arco profondo, circondato da pilastri con


semicolonne scanalate di stile corinzio. Presenta un timpano sporgente e è
realizzato con marmi policromi, tra cui il bianco, il porfido rosso e il serpentino verde,
lavorati con tecniche antiche di intaglio.

Inizialmente, il progetto prevedeva che anche i due archi laterali fossero aperti e
contenessero i sarcofagi di Sigismondo e di Isotta degli Atti, sua terza moglie. Gli
archi laterali, che richiamano la struttura degli acquedotti romani, contenevano le
tombe dei dignitari di corte.

La chiesa è sollevata su un alto basamento e lungo il suo perimetro si sviluppa un


motivo a racemi, un tipo di decorazione di origine romana. Una cornice orizzontale,
con un fregio dedicato al committente, percorre l'edificio, separando la facciata in
due parti. Alberti aveva immaginato un frontone arcuato nella parte superiore della
facciata, che avrebbe evidenziato una cupola emisferica simile a quella del
Pantheon di Roma, prevista per la parte terminale dell'edificio. Infine, aveva
progettato un accesso monumentale per accedere a una grande rotonda, ispirata al
Pantheon, concependolo come uno spazio magnifico degno dell'architettura
imperiale romana.

Un tempio cristiano
Il progetto di Leon Battista Alberti per il Tempio Malatestiano combina elementi
dell'architettura civile (come gli acquedotti romani) e celebrativa (come gli archi
trionfali). Tuttavia, la struttura richiama anche i templi antichi con il sollevamento su
uno stilo-bate. La chiesa stessa è stata concepita come un luogo per preservare la
memoria storica del principe, mescolando ideali provenienti dalla tradizione classica
e cristiana.

In quegli anni, Alberti ha scritto il De re aedificatoria, dove ha indicato che la


"maestà" di un edificio (la sua forza duratura nel tempo, chiamata firmitas) è
caratterizzata dalle sue forme classiche, fissando così i principi della nuova
architettura.

Tuttavia, Sigismondo Pandolfo Malatesta ha trasformato il Tempio Malatestiano in


un mausoleo privato, eliminando qualsiasi riferimento alla cristianità. Questa
decisione può essere collegata ai suoi contrasti politici con papa Pio II, che lo
scomunicò nel 1460. La sua autocelebrazione evidente nel tempio, come dimostrato
dall'uso di caratteri romani in un'iscrizione sulla facciata e l'abbondante presenza di
simboli araldici della famiglia Malatesta all'interno della chiesa, ha suscitato scandalo
tra i suoi contemporanei.

L’interno
All'interno del Tempio Malatestiano, l'arredamento comprendeva la creazione di
alcune cappelle laterali e la decorazione scultorea, principalmente realizzata da
Agostino di Duccio. L'atmosfera interna è molto diversa dallo stile classico
dell'esterno ed è ancora influenzata da un gusto cortese.

Le sculture in rilievo, chiamate "stiacciati", adornano l'intera struttura architettonica


con eleganza e linee fluide. Anche se ci sono elementi presi dal repertorio classico,
non seguono regole rigide di misura e proporzione. Piuttosto, puntano a creare un
senso di preziosità diffusa piuttosto che aderire a uno stile uniforme.

I soggetti raffigurati nelle sculture si riferiscono a temi profani e sono concentrati


soprattutto sui pilastri che delimitano le cappelle. Queste sono dedicate a vari
argomenti come le Muse, lo Zodiaco, giochi per bambini e ospitano raffigurazioni che
rappresentano le Arti liberali, le divinità planetarie, le Virtù, i segni zodiacali,
personaggi biblici, angeli musicanti e bambini giocosi. Due cappelle sono state
create appositamente per i sepolcri di Sigismondo e Isotta.

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